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Martedì 27 Settembre 2016 Corriere della Sera
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Cultura
La dinastia Brueghel
alla Venaria Reale
Le immagini online
www.corriere.it/lalettura
Il popolo minuto, il lavoro e la miseria
sulla tela. Temi che segnarono una
stagione dell’arte, quella dominata dai
Brueghel, una delle più celebri dinastie
fiamminghe di artisti attiva tra il XVI e il
XVII secolo. Su corriere.it/lalettura un
percorso per immagini a cura di Ida Bozzi
propone alcune delle opere in mostra alla
Venaria Reale in occasione dell’esibizione
Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga,
L’indirizzo
I lettori
possono
scriverci
all’indirizzo
email laLettura
@corriere.it
che il sito espositivo ospita fino al
prossimo 19 febbraio. La mostra celebra
150 anni di vita fiamminga attraverso le
tele più importanti dei Brueghel, oltre a
quelle di grandi autori affini e dei loro
allievi. E sul nuovo numero de «la
Lettura» in edicola un articolo di Eleonora
Belligni è dedicato proprio alla dinastia di
artisti che attraverso le loro opere
immortalarono il nascente capitalismo.
Anticipazione La raccolta di scritti «Sogni antichi e moderni» esce oggi per Mondadori
Scorribande d’un divoratore di libri
Pietro Citati, la febbre delle storie
Un viaggio che tiene dentro tutto, la Bibbia, i miti, l’Oriente, i grandi romanzieri
L’autore
 Il libro Sogni
antichi e
moderni di
Pietro Citati
è pubblicato
da Mondadori
(pagine 408,
e 22)
 Pietro Citati è
nato a Firenze
nel 1930.
Laureato nel
1951 alla
Normale di Pisa,
è da molti anni
editorialista e
critico del
«Corriere». Tra
le sue opere:
Goethe
(Mondadori
1970, Adelphi
1990); Il tè del
cappellaio
matto
(Mondadori
1972, Adelphi
2013); Tolstoj
(Longanesi
1983, Adelphi
1996); Kafka
(Rizzoli 1987,
Adelphi 2007);
Storia prima
felice, poi
dolentissima e
funesta (Rizzoli
1989,
Mondadori
2002); La
colomba
pugnalata
(Adelphi 2008);
Il Male assoluto
(Adelphi 2013);
La civiltà
letteraria
europea (2005);
La morte della
farfalla (2006);
Leopardi (2010);
Il Don Chisciotte
(2013); I Vangeli
(2014) questi
ultimi tutti editi
da Mondadori
 L’immagine:
Mimmo Jodice,
Alba Fucens
(2008) esposta
nella
retrospettiva
Attesa.19602016 al Madre
di Napoli fino al
24 ottobre
di Gian Antonio Stella
fiori dell’albero di susino, i ciliegi di
montagna, i pini, le oche selvatiche
che attraversavano starnazzando il cielo» e «l’amore era l’arte suprema» così
come «praticare l’eros senza parlarne o
sfiorandolo appena con le parole».
E di colpo, nel mondo di Citati, irrompono i Vichinghi, «navigatori,
guerrieri, mercanti crudeli e abilissimi», ma insieme dotati di «un dono
che gli uomini di guerra posseggono di
rado: conoscere gli altri, “mandare a
memoria le vicende storiche di tutti i
popoli”, adottare i costumi delle genti
sottoposte: assimilarsi e assimilare,
trasformarsi e trasformare» fino a coprire la Norvegia di «uno scuro manto
di piccole chiese di legno» dette stavkirke che «ci commuovono assai più
delle grandi cattedrali di pietra».
E la scorribanda di cultura, teologia,
colori, aneddoti, costumi, paesaggi,
fiori, amori che ruotano intorno a quel
perno vitale, l’avventura umana, continua passando dai lupi grigioblù e dalle
cerbiatte selvatiche di Gengis Khan alla
meravigliosa Santa Sofia, la cui volta
sembra «un infinito cielo stellato», ma
«se dalla cupola si guardava il pavimento, ecco, le pietre tumultuavano,
M
a dove li tiene, Pietro Citati,
tutti i suoi cammelli? Te lo
chiedi ricordando l’aneddoto dello storico Douglas Greenberg sul Gran visir Abdul Kassem
Ismael, il quale nel X secolo possedeva
una biblioteca di 117 mila libri che in
viaggio caricava su 400 cammelli in ordine alfabetico. Il minimo, per un intellettuale onnivoro.
Certo, i tempi sono cambiati. E imprese come quella di Guglielmo da Rubruk, che dopo essere partito da Costantinopoli ai primi di maggio del
1253 impiegò ventisette mesi per raggiungere la terra dei Mongoli, l’«altro
mondo», passando «steppe sconfinate
come il mare», non sono più possibili.
Un aereo, poche ore di volo, sei arrivato. Un hard disk e ci sta tutto: libri e
cammelli. La curiosità, però, è rimasta
intatta. E così quel senso di inquietudine inappagata che lo scrittore fiorentino riconosce proprio nel viaggiatore
fiammingo: «Rubruk vide moltissime
cose. Ma quando fu di ritorno, a Cipro e
in Palestina, ebbe l’impressione di non
aver compreso, o di avere
compreso confusamente,
o di avere tralasciato migliaia di sensazioni e osservazioni, forse proprio quelle più rare e essenziali».
Aveva ancora bisogno di
vedere, di sapere, di annusare, di capire. Incontentabile.
Ed è questo il percorso
che Citati segue nel libro
Sogni antichi e moderni,
che esce oggi da Mondadori. Un lungo lungo viaggio.
Coltissimo. Raffinato. Arricchito qua e
là da chicche memorabili come il «bagaglio al seguito» di Charles Dickens in
partenza per Losanna: ««La moglie Kate, la cognata Georgine, i sei figli (l’ultimo di sette mesi), tre domestiche e il
cane Timber».
Un viaggio che comincia col libro di
Giobbe, «il testo più difficile e arduo
dell’Antico Testamento» («Spiegare
Giobbe», diceva san Gerolamo, «è come cercare di tenere nelle mani un’anguilla o una piccola murena: più forte
la si prende, più velocemente sfugge di
mano»), e si conclude con la speranza
tradita di Dietrich Bonhoeffer. Il grande teologo tedesco che, turbato dai
dubbi sull’America («Ma qui, negli Stati Uniti, esiste ancora il cristianesimo?») scoprì invece proprio lì, sulla
note degli spirituals, «un segno vivissimo della sua parola: nelle chiese dei
neri, dove sentì predicare con forza il
Vangelo vissuto» e lì trovò la forza per
tornare in Germania, tra i cosiddetti
«cristiano-tedeschi» in camicia bruna
(«con questo tipo di Chiesa non abbiamo nulla in comune»), dove sarebbe
stato arrestato dalla Gestapo, rinchiuso
in un lager e infine impiccato.
Alla Scuola Normale di Pisa dove si
laureò, ha raccontato Citati, «regnava
allora una meravigliosa indisciplina,
come nelle università medioevali».
Meravigliosa perché creativa. Assetata
di nuovi libri. Traboccante di interessi
per tutto e tutti. Coltivata poi per tutta
la vita.
Dal sogno di Achille al quale appare
Patroclo («Sono disteso fuori dal portale dell’Ade, e le altre ombre non mi

Protagonisti
Irrompono i Vichinghi, le
cerbiatte di Gengis Khan, la
volta di Santa Sofia che pare
«un infinito cielo stellato», il
teologo Bonhoeffer e Dickens
che fa i bagagli per Losanna
permettono di unirmi a loro oltre il fiume. Dammi sepoltura») alla vita di Antonio che, educato da Cesare «alla discrezione e alla misura», scelse la vita
«sotto il segno di Dioniso. L’ubriachezza a tutte le ore, le spese eccessive, il
suo avvoltolarsi tra le donne, passare il
giorno dormendo o vagando frastornato e con la testa greve, le notti in bagordi e spettacoli: l’amicizia coi mimi, i
buffoni, i giocolieri, i flautisti, i citaredi...».
Ed ecco la riscoperta di luoghi magici come «l’oasi del Fayum, presso il lago Moeris, a circa cento chilometri dal
Cairo: una delle zone più ricche dell’Egitto, con giardini, orti e vigneti»,
dove i soldati di Alessandro si stabilirono fondendo religioni e costumi in un

Saggio
La copertina
del volume
Sogni antichi
e moderni
(Mondadori)
di Pietro Citati,
in libreria
da oggi
«abbraccio di razze e di idee». E la Cina
della dinastia Tang che, tollerante e cosmopolita, accolse nel 635 Aluoben
(un missionario siro-orientale di nascita persiana, arrivato lì «avendo scrutato i segni delle nuvole azzurre» ed
«esaminando le note musicali dei venti») con amicizia. Il sovrano fece anzi
tradurre le scritture cristiane e promulgò un editto: «Questi insegnamenti conducono alla salvezza tutte le creature, e da essi traggono benefici tutti
gli uomini». Era la «Religione della luce».
E poi ancora la magia del Giappone
del XX secolo, quando le dame eleganti
«trascinavano con sé i grandi dignitari
a osservare la luna, che trapelava dalle
nuvole e dalle nebbie: contemplavano i
Si comincia dall’Antico Testamento con Giobbe,
il cui testo è così difficile che spiegarlo è «come
cercare di tenere nelle mani un’anguilla o una
piccola murena», sosteneva San Gerolamo
ondeggiavano, oscillavano, sembravano un ardimentoso mare in tempesta».
E poi la conquista di Gerusalemme raccontata da Raimondo d’Aguilers («Vi
basti questo: nel Tempio e nel portico
di Salomone si cavalcava nel sangue fino alle ginocchia e alle briglia») e la disfatta cristiana ai Corni di Hattin, dopo
la quale i cavalieri franchi «erano venduti come schiavi sul mercato di Damasco: uno schiavo in cambio di un
sandalo». E ancora il rimpianto per i
giardini e le acque della civiltà azteca e
le malinconie di La Rochefoucauld: «In
tre o quattro anni mi si è visto ridere sì
e no tre o quattro volte». E le donne
turche nelle lettere di Lady Montagu
dove i veli, oggi simbolo di sopruso, venivano visti come occasione di libertà:
«Non c’è modo di distinguere la gran
signora dalla sua schiava: neppure il
marito più geloso può riconoscere la
moglie».
E ancora i «cinquantatré giorni di indemoniata dettatura» bastati a Stendhal per scrivere La Certosa di Parma e
i triangoli amorosi di Lou Salomé sul
lago d’Orta con Paul Rée e Friedrich
Nietzsche... E Anton Cechov che, trasferitosi a Jalta in cerca di inverni più
dolci per combattere «i rapporti illegittimi con i bacilli», si innamora di una
«casinetta tartara» tanto carina ma è
presto asfissiato dalla noia: «È impossibile lavorare, impossibile e impossibile, assolutamente impossibile».
Unico svago: acchiappare i topi. Svago del quale c’è da dubitare abbia bisogno Citati: come potrebbe mai, lui, annoiarsi?
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