Un mare di sogni e di fughe

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Transcript Un mare di sogni e di fughe

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Anno LXIV - N. 18 | 30 settembre 2016 | Rivista quindicinale - kn 14,00 | EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401
L’epoca bella del turismo
e della navigazione nella
Venezia Giulia tra fine ‘800
e primi decenni del ‘900
Un mare
di sogni
e di fughe
Panorama
1
2
Panorama
sommario
UN ESULE CHE HA SAPUTO COSTRUIRE SULLE MACERIE DELLA STORIA
Il ritorno possibile di Amleto Ballarini
primo piano
Fautore, protagonista e al contempo
testimone del “ritorno” possibile nella città
delle origini, Amleto Ballarini ha saputo
costruire, sulle macerie della storia, le basi
per una rinnovata fiumanità. Lavorando con
i giovani e perseguendo il
dialogo con l’attuale Fiume
Croazia, prove di governo: si cerca di partire col
piede giusto. Maggioranza nelle mani di Most e
minoranze 4
La rotta balcanica verrà riattivata?
7
in memoriam
9
Un grande italiano: Carlo Azeglio Ciampi 16
scenari
Presidenziali: 8 novembre D day. Nell’urna
un’America debole. Ritratto dei due candidati
18
mostre
«Mare. Fra turismo e navigazione, l’immagine del mare nella Venezia Giulia e in
Dalmazia 1890-1940». L’epoca bella dei
sogni e delle fughe
22
spazio
Kepler il cacciatore di nuovi pianeti CONCLUSA L’EX TEMPORE 2016
44
Grisignana 23
un successo
innovazioni
7 oggetti d’uso comune destinati a sparire
46
ambiente
arte
Il volto come emozione. A Palazzo Manzioli
di Isola il Mosaic Young Talent 2016
29
teatro
Stagione 2016/2017: «Zajc», polo delle
diversità
Dramma Italiano all’insegna del 70.esimo
32
ReGen, il villaggio ecologico del futuro
48
verde
L’ingegnere della Toyota che pianta foreste
on demand
Alberi nel deserto grazie alle acque reflue
50
concorso
ALImentazione
Premio pianistico internazionale «Stefano
Marizza», a metà ottobre la XX edizione
I cibi anti-fame naturali
37
pubblicazioni
Il caffè è a rischio di estinzione
In serie difficoltà anche cacao e banane
Mirella Schott Sbisà, visse d’amore e visse d’arte
54
38
multimedia
Il mondo di iOS 10 56
italiani nel mondo
La «dolce lingua» è sempre viva. Verso la seconda edizione degli Stati Generali della lingua
italiana nel mondo
European Week of Cities and Regions: il terremoto del 1976 in Friuli
40
made in italy
Firenze torna capitale del buon vivere con la
Biennale enogastronomica
42
52
ricerche
curiosità
Il miglior lavoro del mondo? Il coccolatore
di mici
58
PASSATEMPI
Cruciverba
di Pinocchio 59
In copertina: Edmondo Passauro, “Nuda in riva al
mare”, olio su cartone, 1920 ca. , tratto dalla mostra
al Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e
dalmata di Trieste
grande evento a zagabria
«Madama Butterfly»
eccellenza italiana
Il capolavoro di Puccini in scena al TNC di
Zagabria per celebrare il ventennale del
Trattato italo-croato sulla tutela delle minoranze e il 25.esimo dell’Unione Italiana
30
Una rivisitazione del celebre motivo
storico della “Zattera della Medusa”
porta all’Ex Tempore di Grisignana 2016
uno sguardo sull’attualità
27
Anno LXIV | n. 18 | 30 settembre
Redattore capo responsabile
Ilaria Rocchi
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Progetto grafico-tecnico
Sanjin Mačar
Redattore grafico-tecnico
Sanjin Mačar, Teo Superina
Collegio redazionale
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REDAZIONE
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ISSN 1334-4692 Panorama (Online)
TIPOGRAFIA
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PANORAMA esce con il concorso finanziario della Repubblica di Croazia e
della Repubblica di Slovenia e viene parzialmente distribuita in convenzione
con il sostegno del Governo italiano nell’ambito della collaborazione tra
Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e l’Università Popolare di Trieste
Ente giornalistico-editoriale
Rijeka - Fiume, Zvonimirova 20A
Direttore f.f.
Errol Superina
Consiglio di amministrazione
Oskar Skerbec (presidente), Roberta Grassi Bartolić (vicepresidente),
Roberto Bonifacio, Samuele Mori, Dario Saftich, Borna Giljević
Panorama
3
primo piano
Il 2017 sarà
un anno
pieno di sfide per
il nuovo governo,
dato che
Zagabria dovrà
restituire 3,5
miliardi di euro di
debiti contratti
in precedenza
4
Panorama
Maggioranza
nelle mani
di Most
e minoranze
a cura di Diana Pirjavec Rameša
P
rove di governo, per la
Croazia, che in queste
settimane post-elettorali
sta concordando i vari
passaggi verso la nuova
maggioranza. Anche questa volta, la chiave di svolta della sarà
il raggruppamento di liste Most
(Ponte), ma importante sarà pure
il ruolo delle minoranze. La disposizione delle forze questa volta
è diversa. Il presidente dell’Hdz,
Andrej Plenković, gode infatti di
considerevoli appoggi. Questi arrivano sia dalla scena politica croata
che quella internazionale, che vede
di buon occhio il suo insediamento. Inoltre, il balletto delle poltrone
desta sì un po’ di polemiche, ma
nulla ha a che vedere con le trattative che avevano portato alla costituzione del precedente governo,
quello formato da Orešković. Stando ad alcune prime indiscrezioni,
alla lista Most andrebbero tre ministeri, e forse anche un quarto. Per
Božo Petrov si prospetta la carica
di primo vicepresidente del governo: a lui andrebbero affiancati altri
tre scelti tra le file dell’Hdz. Most
continua a insistere e richiede il
Ministero dell’Economia, ma pare
che Plenković non sia propenso a
consegnargli questo importante
dicastero. Ci sarà battaglia pure
per l’assegnazione degli Interni e
dell’Agricoltura. Ma il tutto in un
contesto di pacata discussione tra
le parti. Almeno per il momento.
In ogni caso, partito con il piede
giusto, Plenković sta raccogliendo
intorno a sé le forze che gli assicureranno una larga maggioranza e
una stabilità. Sarà solo così che potrà affrontare i numerosi problemi
che premono sul governo e sull’economia nazionale. Le trattative tra
l’Hdz e i partiti che costituiranno la
maggioranza procedono in modo
sistematico, punto per punto, senza quelle situazioni isteriche a cui
avevamo assistito in occasione della costituzione del fragile governo
Orešković, caduto perché minato
dalla propria maggioranza.
ccBuona parte dei nuovi equilibri sono nelle mani della lista Most. Nella foto il leader Božo Petrov
fSi (ri)parte da sette
Most ha presentato un elenco di
sette richieste, ora la pettine una
a una. Molte di queste verranno
inserite nel programma generale
del futuro governo, altre, se possibile, saranno votate subito in
Parlamento. Tali riforme riguardano, secondo quanto affermato
da Petrov, la “democratizzazione
del sistema politico ed elettorale
croato, il finanziamento ai partiti,
la definizione di priorità economiche, le modifiche alla legge sui
pignoramenti e confische, la riforma della legge sull’emittente pubblica (HRT), l’approvazione della
nuova legge sui salari nell’amministrazione locale e l’abolizione
della tassa sulle PMI”.
Petrov ha affermato in precedenza che la richiesta delle riforme prima della formazione della
maggioranza “non rappresenta un
esperimento, dato che alcune leggi
sono state approvate prima della
formazione del governo anche nella sesta e nella settima consulta del
monocamerale”. Le riforme richieste, secondo Petrov, “sono le stesse
che sono state promesse dall’Sdp e
dall’Hdz nel corso della campagna
elettorale precedente”.
fNo ad Hasanbegović
“Nessuno mi vuole”, potrebbe cantare (parafrasando la celebre cavatina del “Barbiere di Siviglia”) l’accadizetiano Zlatko Hasanbegović.
Infatti, se di problemi si può parlare allora salta in primo piano la
questione dell’ex controverso ministro della Cultura, che a quanto
pare vorrebbe continuare a guidare questo dicastero.
Stando ai voti preferenziali, lui è
popolarissimo in una parte dell’elettorato croato; però numerose
cancellerie europee non lo vedono di buon occhio, come neppure
l’ala più moderata del suo partito.
I deputati delle minoranze non
sono certo tra i suoi fan (anzi!),
per cui non hanno alcuna intenzione di supportare la sua nomina.
Hasanbegović rappresenta l’ala nazionalista e revisionista dell’Hdz,
che mal si sposa con il nuovo corso “europeo” impresso al partito
da Plenković, che punta su valori
come la tolleranza, la democrazia
e il rispetto delle diversità culPanorama
5
primo piano
eeLa leadership del Partito contadino croato (Hss) ha
deciso di dare il proprio appoggio all’Hdz. Almeno
per i primi cento giorni, come dichiara il presidente
Krešimir Beljak. Il partito è allo sfascio
ciato di voler uscire dall’abbraccio
dell’Sdp e di voler supportare il governo Hdz. Tutti e cinque i suoi deputati eletti voteranno a favore del
governo Plenković, pur rimanendo
all’opposizione. In ogni caso chi
vuole fare il governo deve presentare perlomeno 76 firme, Plenković
conta di ottenerne di più.
turali. Ma Hasanbogović, che ha
assicurato all’Hdz parecchi voti,
ora potrebbe chiedere di essere
premiato. E, paradossalmente, più
viene attaccato più rafforza la sua
posizione.
fI diritti delle etnie
Al tavolo delle trattative pure le
minoranze nazionali, che potrebbero avere un ruolo chiave nella
formazione della maggioranza.
I deputati minoritari vorrebbero
che parte della loro piattaforma
venisse inclusa nel futuro programma del governo. Si tratta di
richieste che traggono la loro legittimità dalla Costituzione, dalla
Legge costituzionale sulle minoranze, come pure da una serie di
normative che regolano i diritti
delle etnie. Ci sono poi le richieste
che ciascuna minoranza presenta
per sé e che sono pure oggetto di
meticolose analisi.
Per quanto riguarda le richieste
presentate dal deputato italiano,
Furio Radin, è lecito attendere –
visto anche il suo programma elettorale – l’introduzione del diritto
al voto aggiuntivo, l’estensione più
ampia del bilinguismo sul territorio d’insediamento storico della
Comunità nazionale italiana, migliorie nel settore dell’istruzione e
del mondo della scuola in genere,
sicurezza nel flusso dei finanziamenti alle istituzioni della CNI.
Dopo il secondo incontro con
6
Panorama
Plenković, il deputato italiano ha
dichiarato che è stato raggiunto
un consenso di massima sul programma comune, piattaforma che
dovrebbe entrare a far parte delle
direttrici nel cui ambito ha intenzione di operare il futuro governo.
Al costituendo esecutivo è arrivato,
praticamente inaspettato, il supporto del Partito contadino croato (Hss), che si era presentato alle
elezioni nell’ambito della Coalizione popolare capeggiata dall’Sdp,
grande perdente di queste elezioni.
Il presidente Hss, contro di cui una
frazione sta avviando un procedimento di destituzione, ha annun-
ccZlatko Hasanbegović:.
Buona parte delle
minoranze contestano
una sua possibile
nomina al Ministero
della Cultura
fDebiti in riscossione
Intanto, l’agenzia “Al Jazeera
Balkans” ricorda che il 2017 sarà
un anno pieno di sfide per il nuovo governo: a Zagabria arriverà il
“conto” dei prestiti, ossia 3,5 miliardi di euro da restituire. In questo contesto, sarà possibile ridurre
l’Iva, come promesso in campagna
elettorale? Tomislav Čorić, alto
esponente dell’Hdz, ha spiegato
che “si ricorrerà al rifinanziamento
del debito in base al tasso di crescita
economica. L’Iva in ogni caso non
subirà rintocchi nel 2017, semmai il
provvedimento potrebbe entrare in
vigore appena nel 2018”.
primo piano
La rotta
balcanica
verrà riattivata?
L’Europa è vicina al limite sulla sua capacità nell’accogliere nuovi flussi di
rifugiati. Quotidianamente nell’UE entrano 4200 persone richiedenti asilo
L
a notizia positiva per l’Europa è che
l’accordo con la Turchia sui migranti è
salvo, almeno per ora. Quella negativa è che l’equilibrio precario su cui si
fonda l’intesa rischia di sbilanciarsi
a favore di Ankara col passare dei mesi. “La
questione dei rifugiati sta ribaltando i ruoli
e ora sembra essere l’Europa nella posizione
di dover rincorrere la Turchia”, scrive Gerardo
Fortuna, ricercatore Istrid – Istituto studi ricerche informazioni difesa e collaboratore di
Limes – Rivista Italiana di Geopolitica e Ispi –
Istituto per gli studi di politica internazionale.
“L’azione della macchina diplomatica europea
è diventata evidente a fine agosto, quando è
arrivata in Turchia una missione con funzioni
esplorative, guidata dal viceministro tedesco
agli affari europei Michael Roth, accompagnato da una delegazione di tecnici della Commissione e del Seae”. A inizio settembre hanno
fatto tappa ad Ankara anche il commissario
alle migrazioni Dimitris Avramopoulos e il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
L’apice dell’azione diplomatica si è però avuto
con l’incontro di alto livello del 9 settembre,
che ha visto contrapporsi da una parte il capo
della diplomazia turca Mevlüt Çavusoglu e
il ministro per gli affari europei Ömer Çelik,
dall’altra l’alto rappresentante Federica Mogherini e il commissario all’allargamento Johannes Hahn - rileva il sito di studi geo strategici Affari internazionali.
fLiberalizzazione
dei visti
“Laccordo è ad oggi l’unica proposta di contenimento del fenomeno migratorio messa
effettivamente in piedi dall’Ue e ha portato
risultati operativi, congelando, nei fatti, la
rotta balcanica. La stessa cancelliera Angela
Merkel ha difeso più volte il patto e ha anche
recentemente presentato l’ipotesi di un suo
utilizzo come modello per Tunisia ed Egitto.
In cambio, la Turchia ha chiesto all’Europa
la liberalizzazione dei visti all’ingresso in Ue
per i propri cittadini e l’assistenza finanziaria
nella gestione dei rifugiati sul suolo turco –
riporta nella sua analisi Fortuna –. Anche
se la revoca del regime dei visti era prevista
entro ottobre 2016, le parti hanno già convePanorama
7
primo piano
nuto di rimandare la questione a fine anno.
Tutto è bloccato finché gli Stati membri non si
riterranno soddisfatti, e cioè finché la Turchia
non rispetterà i 72 parametri posti a condizione per l’abolizione del regime dei visti. Ma
da maggio sono sempre ferme a 5 le richieste
ancora da adempiere, delle quali una, quella
relativa alla nuova legge antiterrorismo di cui
Ankara dovrebbe dotarsi, sembra davvero
lontana dal poter essere mai soddisfatta.
fArrivano le carte
elettroniche
“Se la questione dei visti rappresenta la vera
spada di Damocle per Bruxelles – prosegue
Fortuna –, procede, seppur con qualche ritardo, la cooperazione per fornire assistenza, non
solo umanitaria. Il sostegno finanziario alla
Turchia rappresenta l’aspetto sgradito all’opinione pubblica europea e gli aiuti vengono
ancora percepiti come un assegno in bianco da
3 miliardi intestato a Erdogan”.
“In realtà la somma è destinata al finanziamento di un complesso programma di assistenza che vede tra i principali beneficiari gli
storici partner umanitari dell’Ue, tra cui diverse
agenzie Onu come l’Unhcr e il Wfp e alcune importanti Ong come la Croce Rossa. Alla Turchia
spetta il coordinamento operativo sul campo
e una piccola parte di finanziamento diretto,
principalmente indirizzata al proprio Ministero
dell’istruzione per il rimborso dei programmi
educativi. Ankara non può però disporre liberamente della somma e ogni euro stanziato è
soggetto a una procedura di controllo di effettiva destinazione da parte degli audit europei”.
In virtù della scarsa popolarità dell’aspetto finanziario si è potuto notare, almeno da luglio,
un cambiamento nella strategia comunicati-
8
Panorama
va della Commissione. Dai primi comunicati
stampa contenenti solo freddi numeri sull’impiego delle risorse, viene ora dato più spazio ai
diversi progetti approvati. L’ultimo dei quali è
stato entusiasticamente presentato come il più
grande programma d’aiuto nella storia dell’Ue
sia per la somma record destinata, 348 milioni
di euro, sia per le modalità operative.
L’obiettivo è infatti quello di consegnare la
maggior parte della somma in modo diretto, e
cioè tramite delle carte elettroniche che saranno date a quasi 1 milione di profughi, che vedranno così preservata la loro dignità di scelta
nel decidere come utilizzarli.
fUna relazione
più dinamica
“In questi mesi dunque la cooperazione
tra Turchia e Ue non si è fermata, anzi sono
stati messi in cantiere grossi progetti per
l’immediato futuro. Questo mostra come le
relazioni bilaterali si stiano evolvendo: tradizionalmente statiche, stanno ora acquisendo
dinamicità, grazie anche a un pragmatismo
politico bilaterale. La condivisione di interessi comuni, in primis la questione dei
rifugiati, sta contribuendo a far evolvere in
senso politico un rapporto che finora si era
fondato su un sistema di aspettative reciproche funzionali a determinati obiettivi. In
questo senso, l’azione diplomatica di inizio
settembre dell’Ue è stata necessaria, perché
ha mostrato quella vicinanza politica che
era stata disattesa negli scorsi mesi e che
adesso la Turchia ritiene importante tanto
quanto l’ingresso nel mercato comune”,
conclude il ricercatore italiano.
intervista
Ha saputo costruire
sulle macerie della
storia. Alle sue
spalle oltre un
quarto di secolo
di dialogo e di
iniziative concrete,
tese non solo
a preservare la
memoria ma a
intessere di questa
la nuova realtà
fiumana. È il primo
esule italiano cui le
istituzioni croate
della sua città
d’origine hanno
assegnato un
premio prestigioso
qual è la Targa
d’Oro – «Stemma
Città di Fiume»
I
di Ilaria Rocchi
n un’occasione, qualche anno
fa, Amleto Ballarini, presidente della Società di studi
fiumani a Roma, scrisse che
il nostro Novecento, “secolo
tragico e ‘breve’ non ha risparmiato
nulla agli italiani delle terre adriatiche perdute. Istriani, fiumani e
dalmati sono stati investiti in pieno da tutte le grandi emozioni che
hanno sconvolto l’Europa nei primi
cinquantanni determinando due
guerre mondiali e irreversibili mutamenti nei loro territori di secolare appartenenza. Lo sradicamento
traumatico dell’esodo rese inevitabile il culto delle memorie fattosi
Amleto
Ballarini
testimone
del ritorno
possibile
Panorama
9
intervista
quasi sacrale nell’isolamento politico imposto alla loro storia taciuta”.
Così, per molto tempo, il culto della
memoria ha ostacolato ogni dialogo
costruttivo con l’attuale realtà slovena e croata nelle città d’origine e
con la minoranza italiana superstite,
suscitando “le stesse emozioni provocate dall’ingiustizia storica subita
per cui lo slavo si identifica, nel subconscio, con l’Armata di Liberazione
del Maresciallo Tito e i connazionali
rimasti con gli strumenti d’oppressione del regime comunista”.
Ma proprio perché la storia non si
trasformi in “un presente senza futuro”, contribuendo “a far sì che non
la si possa mai scrivere compiutamente”, più di un quarto di secolo fa,
Ballarini e la Società di studi fiumani
– non senza subire le critiche di una
parte degli esuli – hanno intrapreso
la strada pionieristica del “ritorno”
e hanno fatto da precursori al “ricongiungimento” partecipando in
modo diretto alla vita culturale della
città, percorrendo la via del dialogo
con la minoranza dei rimasti e con
la maggioranza croata, nel pieno rispetto delle diverse storie nazionali.
“C’è da chiedersi ora – concludeva –,
se quanto è stato possibile proprio
là, dove sull’onda emotiva dell’ImeUn
e momento
della serata
omaggio a
Ballarini,
organizzata a
Palazzo Modello
durante le festività di San Vito,
a margine della
presentazione
dello “Stradario”
di Massimo
Superina
Un Archivio-Museo unico al mondo
Quali potrebbero essere le direzioni in cui muoversi in futuro?
“Il materiale del nostro Archivio-Museo è
estremamente vasto e importante, spesso
unico al mondo. Offre molti elementi di
indagine e di studio per quanto riguarda
Fiume e il Litorale Adriatico. Considerata la
carenza di conoscenze in questo settore, in
Italia e altrove, il lavoro certo non ci mancherà. Il Museo è una fonte inesauribile e
sorprendente di interessanti sorprese documentali per una conoscenza sempre più
integrale della storia di Fiume”.
L’Archivio-Museo è stato riconosciuto quale
sito di eccezionale interesse storico e artistico con il decreto del Ministero della pubblica istruzione N. 103089 del 12-7-1972.
Unica proprietaria dell’Archivio-Museo storico di Fiume è la Società di Studi Fiumani,
che provvede all’amministrazione e alla
10
Panorama
Ricercatori, fatevi avanti!
conservazione del patrimonio, in comunione
d’intenti con l’Associazione per la Culturale
Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio.
Il Museo offre un’ampia panoramica documentale sull’esodo dalle terre adriatiche,
procede con cimeli e documenti originali che
illustrano ampiamente la storia fiumana dalle
origini romane al secondo conflitto mondiale,
gli aspetti urbanistici, monumentali, associativi, scolastici, amministrativi, religiosi e culturali della città di Fiume e del suo territorio
ricollegabili all’identità di carattere italiano.
L’Archivio, invece, è suddiviso in due settori:
uno destinato a sala riunioni con mezzi audiovisivi offre trenta posti a sedere e ospita
un’ampia panoramica d’opere realizzate da artisti fiumani dal 1700 ai giorni nostri, nell’altro
sono disposte postazioni informatiche, l’ufficio
amministrativo della società e del museo.
L’Archivio dispone d’oltre 80.000 documenti
e di alcuni fondi particolarmente importanti:
Riccardo Zanella, Antonio Grossich, Riccardo Gigante, Gabriele D’Annunzio, Icilio Bacci, Andrea Ossoinack, Maria Vitali, Giovanni
Giurati, Oscar Sinigaglia, Armando Odenigo, Michele Maylender ed altri. L’archivio è
inserito nel progetto di informatizzazione
nazionale Archivi del ‘900.
Come servizi, offre una guida gratuita
alla rassegna museale, assistenza settore
archivistico, ricerca bibliografica computerizzata, riproduzione di documenti, mezzi
multimediali, sito internet. Sono disponibili pubblicazioni (libri e DVD) sulla storia
fiumana e sull’esodo dei giuliano-dalmati,
edite a cura della Società di Studi Fiumani. Si organizzano corsi e seminari gratuiti
di storia patria inerenti la Venezia Giulia,
Fiume e la Dalmazia per le scuole di ogni
ordine e grado. Si seguono anche le tesi
di laurea su argomenti fiumani, istriani e
dalmati.
presa dannunziana, ogni aspro confronto nazionalistico si è alimentato
a dismisura nella politicizzazione
strumentale delle parti in causa, non
sia possibile anche altrove”. La storia
gli ha dato ragione e oggi, dall’Istria
alla Dalmazia, assistiamo a una collaborazione che fino a qualche anno
fa sembrava “impossibile”.
Le ragioni di un
riconoscimento
fIl riabbraccio
della «madre»
Ballarini, protagonista di questo dialogo e artefice, insieme con altri esuli
fiumani, di tante azioni e attività, tra
cui i concorsi rivolti alle scuole della
minoranza italiana, i convegni e le ricerche storiche... Un impegno civile e
culturale che è stato riconosciuto dai
fiumani, italiani e croati, che hanno
remato insieme perché gli fosse assegnato il Premio Città di Fiume. Che
è arrivato sottoforma di Targa d’Oro
– “Stemma della Città di Fiume”, a distanza di oltre settant’anni dall’esilio.
Che effetto le ha fatto la notizia che
la città di Fiume, quella città che ha
dovuto lasciare dopo la Seconda
guerra mondiale, le ha conferito
quest’importante riconoscimento,
primo tra gli esuli a riceverlo?
“La notizia ha suscitato in me una
grande emozione, un ridda quasi incontenibile di sentimenti e insieme
pensieri, ricordi che affastellavano
confusamente la mia mente, poi è
prevalsa solo una grande commozione perché Fiume mi è stata madre e se la madre mi abbraccia io
piango di gioia”.
Il testo della motivazione recita: “Za
dugogodišnje napore u promicanju
dijaloga i ugleda grada Rijeke”, tradotto in italiano: “Per il pluriennale
impegno alla promozione del dialogo della città di Fiume”. La sua è
stata una scelta tanto coraggiosa
quanto lungimirante. Che cosa l’ha
mossa a perseguire la strada del “ritorno” ideale degli esuli a Fiume?
“Non c’è fiumano che, dopo aver
lasciato alle spalle la propria casa,
la propria terra per un assoluto, disperato, bisogno di libertà, per una
La Targa d’Oro, assegnata quest’anno ad Amleto Ballarini nell’ambito
dei riconoscimenti che la Città assegna a San Vito a personaggi benemeriti, ha la seguente motivazione:
“Per il pluriennale impegno nella
promozione del dialogo culturale e
dell’immagine della città di FiumeRijeka”. Il premio, votato all’unanimità dal Consiglio municipale, è
stato consegnato nel corso di una
cerimonia solenne, che si è svolta
all’ex Teatro comunale “Verdi” (oggi
Teatro nazionale croato “Ivan de
Zajc”) il 14 giugno scorso, in occasione delle Giornate del Santo Patrono.
imprescindibile necessità di affermazione e difesa della propria identità italiana, non abbia sognato di
rivedere anche per poco il mare, le
strade, le piazze, le chiese che erano
state il mondo della sua infanzia.
L’esilio è un dolore che ti brucia l’anima; è un prezzo che si può pagare
solo per sfuggire a un male ritenuto
ancora più grande. Il mio primo ritorno privato a Fiume fu negli anni
Sessanta, quando volli incontrare i
superstiti sacerdoti salesiani della
chiesa di Maria Ausiliatrice, maestri
della mia infanzia. Trasferitomi da
Genova, dove, ragazzo, avevo vissuto la pesante esperienza del campo
profughi, a Roma trovai un museo
che esuli fiumani, prima ancora di
eeAmleto Ballarini, Simone
Cristicchi,
Francesco
Squarcia
e Marino
Micich: un
significativo
incontro nella
sede della
Società di
studi fiumani
a Roma
Panorama
11
eeLa messa a Castua, celebrata agli inizi
di maggio nella Chiesa parrocchiale di
Sant’Elena della Croce, in ricordo dei
caduti italiani nel corso della Seconda
guerra mondiale e, in particolare, dei
dodici connazionali che finirono trucidati
e sepolti in una fossa comune nel vicino
bosco di Loza, il 4 maggio del 1945. Tra
i caduti accertati,ì figurano il senatore
del Regno d’Italia, Riccardo Gigante, il
giornalista Nicola Mazzucco, il maresciallo della Guardia di Finanza, Vito Butti, e
come appurato di recente, con molta probabilità, il vicebrigadiere dei Carabinieri,
Alberto Diana. L’avvenimento, dal 1999
a questa parte, viene organizzato dalla
Società di studi fiumani, in accordo con il
parroco di Castua, don Franjo Jurčević
avere ricostruito una casa e un lavoro, avevano realizzato, raccogliendo
carte, documenti, cimeli, stampe,
giornali, libri portati in salvo e concentrati nella capitale da ogni parte
del mondo, ricreando anche quella
Società di studi fiumani, nata a Fiume nel 1923 e poi sospesa nel periodo bellico, che esprimeva la sua voce
più alta nella rivista storico-scientifica ‘Fiume’. Erano i Depoli, i Samani, i Burich, i Chiopris, i Prischich,
Fiume e Rijeka
Quando la fine
della dicotomia?
Lei continua a chiamare Fiume la città della memoria e
Rijeka la città del presente. I
motivi di questa scelta?
“La città grande e nobile, non di lignaggio
feudale ma di valori, operosa e attiva, che
noi facciamo rivivere attraverso i documenti delle nostre ricerche, quella che è
stata occultata dalla realtà dominante
può solo sopravvivere nella memoria dei
nostri studi. Furio Radin in un pubblico
discorso disse: ‘Gli esuli fiumani sono le
radici della nostra Rijeka’. Questo è il patrimonio di cui siamo portatori. Quando e se
Rijeka conoscerà queste sue radici, la dicotomia non avrà più ragione di esistere”.
i Proda, i Radetti e tanti, tanti altri.
Il museo divenne il mio impegno, il
mio progetto di studi, di ricerca.
fSi (ri)partì dall’Edit
“L’obiettivo era ricostruire la realtà
storica di una città che la politica dominante per ciniche, brutali ragioni
strumentali, relegava nel mondo
dell’oblio con l’intento di cancellarla
per sempre. Questo in Italia e nella
Jugoslavia del tempo. Con la caduta
del muro di Berlino, il crollo della
‘cortina di ferro’ e della politica dei
blocchi contrapposti, cercammo di
cogliere uno spiraglio di aria nuova
nella nuova realtà e si pensò che fosse giunto il tempo per un rapporto
diretto con la città natale. Anzi, anticipammo gli eventi; nel 1985, infatti,
si tenne a Roma una giornata di studio sugli aspetti della vita cattolica
nella storia di Fiume con la partecipazione di studiosi italiani e croati”.
“Ci fu poi l’incontro con l’ambasciata jugoslava a Roma, quando
a Fiume non esisteva ancora un
consolato italiano. Nell’ottobre
1990 una nostra delegazione fiumana fu ricevuta a Fiume dal sindaco Lužavec. Ci presentammo con
dignità e il coraggio della verità.
Fummo accolti con rispetto: il dialogo con la Comunità degli Italiani
e le istituzioni cittadine croate erano un necessità storica”.
Il dialogo di Fiume è stato avviato su
12
Panorama
un duplice binario: da una parte la
collaborazione con gli italiani rimasti, dall’altra quella con le autorità
cittadine. Come sono stati allacciati
i primi contatti e come questi rapporti si sono sviluppati nel tempo?
“Determinante il rapporto con Ezio
Mestrovich, allora direttore dell’Edit
e de ‘La Voce del Popolo’, e con Corrado Illiasich, già preside della scuola
superiore di Fiume cui, dopo i primi
positivi incontri, avanzavo proposte
di collaborazione alla Rivista FIUME
e ad altre iniziative culturali, nel pieno rispetto delle scelte reciproche e al
di sopra di ogni barriera ideologica e
politica. Il dialogo fra le due comunità fiumane della diaspora e della permanenza era una esigenza spirituale
necessaria e ineludibile”.
“Di grande importanza fu la licenza richiesta e accordataci dal Provveditorato agli studi della Contea e
dall’Assessorato alla Cultura per l’istituzione di concorsi a premi per gli
studenti della scuole italiane della città. Indimenticabile il discorso di conciliazione, in lingua italiana, di Oscar
Fabietti, sindaco del Libero Comune
di Fiume in esilio, nella cattedrale
di San Vito con il ripristinato culto
del santo patrono dopo tanti anni di
cupo silenzio. Molto interessante il
rapporto con il sindaco Slavko Linić,
ricco di una appassionata polemica iniziale che diede poi vita ad una
grande, franca, cordiale amicizia”.
“Queste le prime tappe di un lungo
percorso che non si è più interrotto.
eIle primo incontro
ufficiale tra esuli e
rimasti, che si tenne
a Palazzo Modello.
Correva l’anno 1987. In
piedi Amleto Ballarini
e, accanto a lui (a ds.),
Ezio Mestrovich. In sala
si riconoscono ancora
(in senso antiorario),
Gianfranco Miksa,
Luciano Giuricin, Ettore
Mazzieri, Ennio Tiblias,
Corrado Illiasich (di
schiena), Errol Superina, Ferruccio Glavina,
Giacinto Laszy e Aldo
Bencina
Non mancarono difficoltà, diffidenze, incomprensioni ed era inevitabile
che ciò accadesse. Ma nella mia veste di presidente della Società di studi fiumani mantenni dritta la barra
verso l’obiettivo prefissato, sempre
sostenuto dai collaboratoti della
Società stessa. Nel corso degli anni
questi rapporti di intensificarono in
maniera significativa, producendo
grandi, anzi grandissimi risultati:
vari convegni internazionali (con
la partecipazione di storici italiani,
croati, ungheresi, sloveni, austriaci)
e il Manifesto Culturale Fiumano,
che esplicitò con estrema chiarezza
le linee della nostra progettualità,
documento sottoscritto da uomini
di cultura ed esponenti del mondo
della politica di varie e opposte tendenze, documento che fu inserito
come parte integrante dello statuto
societario approvato nell’anno 2000.
Fondamentale la collaborazione tra
la Società di studi fiumani e l’Istituto
per la storia di Zagabria diretto allora dal dottor Mirko Valentić per
un’opera di eccezionale importanza:
‘Le vittime di nazionalità italiana a
Fiume e dintorni (1939-1947)’, a
cura mia e di Mihael Sobolevski per
la parte croata. I risultati della ricerca bilingue furono pubblicati nella
collana ‘Sussidi’ del Ministero italiano per i beni culturali e compaiono
oggi sul sito croato di wikipedia de-
dicato alla storia di Fiume”.
Qual era l’atmosfera dei primi contatti, dei primi colloqui?
“Ho già risposto, in parte, ma farò
un’altra precisazione. Gli obiettivi
della nostra volontà di dialogo furono espressi con chiarezza: ricomporre in armonia e in forma definitiva il rapporto con la comunità
degli italiani di Fiume e con loro e
per loro, e per noi e per i croati, oggi
maggioranza politica libera e democratica, uscita da un pesante passato,
dare diritto di cittadinanza a quella
storia di Fiume che i documenti del
nostro prezioso museo ci permettono di ricostruire, quella che ha corso
«Condivido il premio con quanti lo hanno chiesto per me»
Come valuta oggi la
collaborazione con la
Comunità italiana di
Fiume?
“Assolutamente positiva e
gratificante. Abbiamo imparato a superare, col tempo,
i pregiudizi legati a una superficiale, limitativa, riduttiva semplificazione che per
troppi anni pretese di interpretare le ragioni della diaspora e della permanenza.
Abbiamo imparato a comprendere gli uni le ragioni
degli altri”.
“Come ho già ripetuto, in
altre circostanze, sulle macerie della storia uomini di
buona volontà, provati da
grandi sofferenze ma animati da nobili valori, hanno
costruito una realtà nuova,
prodiga, crediamo, di ulteriori risultati positivi. Esuli
fiumani e rimasti hanno
saputo ricomporre un popolo affratellato dall’immenso
amore per la città natale”.
“Questo ha incrementato la
forza della Comunità italiana
e il rispetto da parte della
maggioranza croata. Il premio che mi è stato conferito
ne è un chiaro riconoscimento. Un premio che io condivido con quanti, e sono tanti,
lo hanno chiesto per me. Un
premio che ha un grande si-
gnificato storico, un premio
che onora la mia persona, ma
che, riconoscendo l’alto valore di un dialogo, rende onore,
per la sua stessa natura, anche all’altro interlocutore di
tale rapporto, ad una Croazia
democratica, rappresentata
oggi dal sindaco dr. Vojko
Obersnel, e dai suoi collaboratori, che interpreta alti e
civili valori di pacifica convivenza tra i popoli”.
Panorama
13
intervista
f Ricerca della verità
cativa la partecipazione dei docenti.
La scuola italiana è come un faro che
irradia con la sua luce quella cultura
di cui l’Italia è maestra ammirata nel
mondo. Annualmente vengono proposte alla riflessione degli studenti
interessanti tematiche e i premi sorridono a ragazzi sia italiani che croati e
talvolta emergono anche personalità
che si impongono all’attenzione del
mondo della cultura come il giovane
William Klinger, ricercatore storico
di fama internazionale che collaborò
anche con la nostra Società, purtroppo prematuramente colpito da un
tragico destino”.
Fin da subito ha puntato sui giovani, giustamente, perché decenni di
regime avevano portato allo smantellamento del patrimonio storicoculturale fiumano di carattere italiano. Nel complesso, è soddisfatto
Per certi aspetti i capitoli delle foibe, delle esecuzioni sommarie e del
conseguente esodo della popolazione italiana dopo la Seconda guerra
mondiale restano ancora avvolti nel
silenzio, quasi un tabù per la mag-
il rischio di andare perduta per sempre. È quanto dissi al sindaco Linić:
‘È solo il ritorno della nostra storia
taciuta che noi vogliamo, nelle sedi
e nei luoghi opportuni. La Rijeka del
presente accetti la Città della memoria che noi esuli conserviamo...
Il messaggio fu accolto col dovuto
rispetto. L’atmosfera degli incontri
attenta, vigile; le parole dosate con
intelligente cautela. Ma certamente
sincera la reciproca comprensione a
vivere una realtà nuova, dialogante,
collaborativa”.
dintorni negli anni 1939-47’. Opera
unica nel suo genere in Europa per
la collaborazione italo-croata, segno
di grande civiltà. L’opera c’è, diffusa
negli atenei d’Europa. Non importa
se il tema è sconosciuto a molti in
Italia, a moltissimi in Croazia. L’opera c’è, non può essere distrutta. In
essa si trova la genesi della diaspora
e la documentazione del coraggio di
chi è rimasto a difesa della propria
identità. Le ragioni dell’occultamento della verità sono semplici: la storia, in ogni tempo e ovunque, è scritta dai vincitori che, finché possono,
sostengono le loro tesi nascondendo
e mistificando le ragioni dei vinti.
Ancora oggi persiste l’immagine di
Catilina criminalizzata da Cicerone”.
“Molti sono stati i tentativi di realizzare una filiale della Società di studi
fiumani a Fiume stessa, purtroppo
falliti. Siamo stati anche molto vicini
ccEsuli fiumani in Corso: da
sinistra, il presidente della
Società di studi fiumani,
Amleto Ballarini (alle sue
spalle Roberto Palisca) e i
rappresentanti dell’Associazione Libero Comune
di Fiume in Esilio, Laura
Calci Chiozzi (vicesindaco),
Guido Brazzoduro (sindaco)
e Mario Stalzer (segretario
generale), e Marino Micich,
figlio di esuli della Dalmazia, direttore del Museo
Archivio Storico di Fiume e
presidente dell’Associazione
per la Cultura Fiumana,
Istriana e Dalmata nel Lazio
dei risultati di quest’iniziativa?
“Il rapporto con la scuola italiana ha
prodotto risultati ampiamente positivi. Proficua la collaborazione con
i presidi, corroborata da sentimenti
di vera amicizia. Indimenticabile la
sensibile, costruttiva partecipazione
ai nostri progetti della professoressa
Ingrid Sever; insostituibile la determinante presenza dell’attuale preside, prof. Michele Scalembra. Signifi14
Panorama
gioranza a Fiume. Come si spiega la alla realizzazione, erano stati identifipersistenza di questo “muro”? cati gli elementi costitutivi: una sede,
“Le drammatiche vicende delle foi- gli uomini. Sono prevalse le difficoltà
be, delle esecuzioni sommarie de- inerenti al progetto. Oggi tuttavia la
gli italiani e del rifiuto, da parte del Comunità degli Italiani indirizza al
mondo della diaspora fiumana, del nostro museo di Roma ricercatori di
regime comunista titino, prima an- Fiume e da varie parti d’Europa, recora che si fuggisse dal muro di Ber- centemente dalla Svezia, interessati
lino, al prezzo spesso della vita, trova ad aspetti della storia fiumana. La rispazio nell’opera già citata, ‘Le vitti- vista ‘Minoranze/Manjine’, pubblicizme di nazionalità italiana a Fiume e zata dall’Ambasciata croata a Roma,
afferma in un suo editoriale: ‘La storia di Fiume si può studiare anche a
Roma’. Tale rivista l’abbiamo presentata nel nostro Archivio-Museo alla
presenza dell’ambasciatore Damir
Grubiša, anche lui fiumano. Collaboriamo da tempo col professor Ervin
Dubrović; abbiamo organizzato una
paio di anni fa insieme una mostra
sul fiumano Francesco Drenig al
Museo Civico di Fiume. Siamo disponibili a collaborare con la recente
facoltà di italianistica e con la prof.ssa
Daina Glavočić interessata agli artisti
fiumani”.
fVuoto incolmabile
Quanto si sa oggi di Fiume e della
nostra storia in Italia?
“Da quando è stata istituita in Italia
la ‘legge del ricordo n. 92 – febbraio 2004’ che, fra l’altro, riconosce il
valore scientifico della nostra attività di ricerca, le cose sono in parte
migliorate, soprattutto per quanto
riguarda la diffusione della tematica
nelle scuole. Le speranze si incentrano sulle nuove generazioni, ma la
classe docente italiana, in generale,
anche quando volenterosa, è ancora
inadeguata, non in grado di trasmettere conoscenze di cui è stata a sua
volta intenzionalmente privata. Tutto è affidato alla nostra, certamente
intensa, attività di comunicazione”.
C’è qualche rimpianto? O un momento che segna i suoi ricordi?
“Nessun rimpianto. Tanti i momenti significativi. Indimenticabile la mia relazione introduttiva al
Convegno Internazionale del 1999
‘Fiume nel secolo dei grandi mutamenti’, tenutosi nella sala del Consiglio comunale di Rijeka. Un evento grandioso, che la nuova Croazia,
indipendente e sovrana, celebrò in
tutta la sua solennità. Gli atti furono pubblicati dall’Edit nel 2001”.
Ha nostalgia della sua città?
“Un’immensa nostalgia. Un vuoto,
una voragine, che nulla potrà mai
colmare”.
Coraggio e lungimiranza
Amleto Ballarini: l’uomo dal fegato secco,
ma dal cuore tenero che batte per Fiume. Potremmo descriverlo così, in una frase, parafrasando i versi della “Canzone del Quarnaro”
(1918), il cui testo fu scritto da Gabriele D’Annunzio per celebrare quella che è passata alla
storia come la beffa di Buccari. Lui, del resto,
non ha mai nascosto la sua ammirazione per
il Comandante, per la sua impresa fiumana,
per l’ambizioso progetto insito nella Carta del
Carnaro, per un periodo che la storiografia ha
un po’ bistrattato. Come ha ingiustamente
trattato i morti delle foibe, l’”olocausto” fiumano, l’esodo.
È indubbiamente un uomo coraggioso, sempre coerente, dai molteplici interessi, capace
di scelte lungimiranti. Nato nel 1933 a Fiume,
un bisnonno – Ubaldo Ballarini – garibaldino (è uno dei cinque garibaldini sepolti al
cimitero di Cosala), ha trascorso l’infanzia
nel capoluogo quarnerino. Era un ragazzino quando abbandonò la sua città. E fu la
nonna materna, ottenuto il lasciapassare,
a imbarcarlo su un carro bestiame perché si
ricongiungesse con i genitori, che erano già
in Italia (il padre, tecnico del Silurificio Whitehead, si trovava a Fiume Veneto, dove, nel
periodo bellico, era stata in parte trasferita la
produzione, e la madre lo aveva raggiunto)
e che dopo il 3 maggio 1945 non erano più
riusciti a rientrare.
La famiglia approdò a Genova, ospitata
nel primo periodo nel quartiere di Sturla,
nell’asilo Bartolomeo Chighizola, che accolse
diversi profughi fiumani. Sempre a Genova
conseguì la laurea in Scienze politiche. Nel
1978 si trasferì a Roma, trovando impiego nel
settore amministrativo e collaborando, tra
l’altro, con ‘Il Secolo d’Italia’ e ‘Il Tempo’. Nel
frattempo cominciò anche a lavorare con e
per la Società di studi fiumani, di cui nel 1990
assunse le redini prima come facente funzio-
ne e poco dopo – morto il presidente all’epoca in carica, il generale Vasco Lucci – a tutti
gli effetti. Intanto la Società, che era sorta a
Fiume nel 1923 e che fu costretta a sciogliersi
agli inizi del Secondo conflitto mondiale (fu
assorbita dalla Deputazione di storia patria
delle Venezie) per risorgere il 27 novembre
1960 a Roma – su iniziativa di Attilio Depoli e di altri intellettuali fiumani, quali Enrico
Burich, Giorgio Radetti, Gian Proda, Casimiro
Prischich e Vincenzo Brazzoduro –, nel 1989
avviò il dialogo culturale con la città d’origine. Nel 1991 Amleto Ballarini assieme al gen.
Vasco Lucci furono ricevuti da Željko Lužavec,
all’epoca sindaco del capoluogo quarnerino.
Ballarini è autore di numerosi saggi, libri e
raccolte. Ricordiamo i versi e racconti fiumani di “L’eco della bora” (1984) e “Quelli
vestiti di bianco” (1987), entrambi Edizione
Occidentale; ma in particolare: “L’olocausta
sconosciuta: vita e morte di una città italiana” (Occidentale, 1986), “L’antidannunzio a
Fiume: Riccardo Zanella” (Edizioni “Italo Svevo, 1995), “Piccolo libro bianco di una grande
ingiustizia: Fiume 3 maggio 1945-3 maggio
1995” (con Claudio Schwarzenberg, Società
di studi fiumani, Libero comune di Fiume in
esilio, 1995), il monumentale “Le vittime di
nazionalità italiana a Fiume e dintorni 193947” (con Mihael Sobolevski, Società di studi
fiumani, Hrvatski institut za povijest-Istituto
storico croato, Roma-Zagabria, 2002), “La
rivoluzione mancata: terrore e cospirazione
del Partito comunista in Italia dalle stragi del
1945 all’abiura di Tito del 1948” (con Marino
Micich, Augusto Sinagra, Koine Nuove Edizioni, 2006), “Il nuovo Samani: Dizionario del
dialetto fiumano comprensivo dello stradario
della città di Fiume, anno 1939” (a cura di,
Società di studi fiumani, 2008). Dal 1992,
inoltre, Ballarini è stato direttore responsabile della rivista di studi adriatici “Fiume”.
Panorama
15
In memoriam
L
a Comunità italiana ricorderà Carlo
Azeglio Ciampi come il terzo Presidente italiano che ha fatto visita
alle principali istituzioni della CNI
e ha voluto conoscere la realtà in
cui vivono gli italiani dell’Istria e di
Fiume. Il 10 ottobre del 2001, accompagnato dal presidente croato Stipe Mesić,
ha fatto tappa a Fiume, Pola e Rovigno, occasione di un incontro commovente e importante per
tutte quelle iniziative che da qui hanno avuto
origine.
Ricordare il suo discorso pregno di emozioni al
Liceo italiano di Fiume ci aiuta a capire la portata e il contesto storico in cui questo incontro
avvenne. Il presidente Ciampi in presenza di alte
cariche istituzionali e di una folla di allievi rilevò:
“Questa di oggi sarà una giornata indimenticabile. È la prima volta che un Presidente della
Repubblica italiana viene a Fiume così come
è la prima volta che i Presidenti dei due Paesi
incontrano congiuntamente i cittadini croati di
origine italiana. Insieme vogliamo toccare con
mano, nei suoi aspetti quotidiani, il significato
profondo di un’Europa che, dalle sue mirabili diversità, trae ispirazione per avanzamenti unitari. Vogliamo toccare con mano i benefici arrecati
all’Europa intera dall’esempio trainante dei valori della libertà, della democrazia, del rispetto
della persona umana in cui si esprime l’identità
dell’Unione Europea. Pensavamo che nei nostri
Paesi, dopo i travagli del secolo scorso, quei
valori fossero diventati indistruttibili: sono stati
invece oltraggiati negli orrendi attentati di New
York e Washington. Ma non sono né saranno
piegati. Non tollereremo che estremisti e terroristi mettano a repentaglio le conquiste politiche
e civili di intere generazioni” - dichiarò Ciampi, in
un discorso che oggi risulta quanto mai attuale.
Fu un momento carico di emozioni e di questo il
Presidente Ciampi ne era cosciente. Si confessò:
“L’incontro con i connazionali del Quarnaro suscita in me un sentimento di familiarità, di affetto. Trae alimento dal vostro legame con l’Italia
basato sulla memoria, sui valori, ma anche sulla
preparazione ad un avvenire ispirato alla serenità, alla fiducia”.
fL’omaggio di Mattarella
Il nostro quindicinale “Panorama” pose in primo
piano l’incontro e pubblicò un’analisi attenta del
momento politico in cui si svolgeva l’incontro
dietro a cui c’è stato un sottile lavoro diplomatico. In un articolo pubblicato nel mese di ottobre
del 2001, a qualche giorno dall’evento, veniva
rilevato: “Lo Stato croato non dimentica né può
16
Panorama
dimenticare la rapidità con cui ebbe il suo riconoscimento internazionale da Roma e l’Italia
ora fa conto sulle sue aspirazioni europee e
atlantiste, tanto da farsene un suo autorevole
garante. Un processo che lascia presagire nuovi
sviluppi positivi in questa parte del continente
specie in un momento in cui il mondo è costretto a confrontarsi con azioni terroristiche...”.
L’articolo proseguiva: “Del tutto diverse, ma
non meno importanti sono le conferme per la
minoranza italiana che, grazie al suo ‘atteggiamento costruttivo, al suo costruirsi in un’accettazione delle diversità caratterizzato dal fermo
mantenimento della propria identità, dà una
chiara visione del ruolo che negli anni assumerà la CNI e di come con solerzia, intelligenza e
grande vicinanza all’Italia contribuirà a migliorare e sviluppare i rapporti tra di due Stati
all’insegna del reciproco rispetto e della volontà
di continuare lungo quel percorso che unisce i
popoli e rende giustizia a tutte le ferite che le
vicissitudini della storia ci hanno inflitto”.
“Ciampi è stato un grande italiano e un grande europeo”, sono queste le parole dell’attuale
presidente italiano Sergio Mattarella in occasione della scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi.
“La stima e la considerazione di cui la sua figura ha goduto e gode in tutto il continente e
nel mondo è il giusto tributo a una vita spesa
per il bene comune, e costituisce un grande
privilegio per l’intero paese. Gli italiani non lo
dimenticheranno - ha rilevato Mattarella -.
Continueranno ad apprezzarlo, e a considerarlo
un esempio di competenza, di dedizione, di generosità, di passione. Ha legato il suo nome alla
nascita dell’euro, e alla non scontata partecipazione dell’Italia al gruppo di testa. La sua determinazione è diventata un motore trainante per
l’intero paese. Ha poi sofferto per le incertezze
e le contraddizioni dell’Unione europea, fino
alle più recenti difficoltà. Se l’Italia tuttavia
ha ancora un ruolo importante da giocare nel
continente, e se può, a testa alta, collaborare
per costruire il futuro comune, lo deve in buona
a cura di Diana Pirjavec Rameša
Carlo Azeglio
Ciampi è stato il
primo Presidente
a conferire le
onorificenze
ai parenti delle
vittime delle Foibe
ccIl nostro quindicinale
seguì la visita di Ciampi a
Fiume e in Istria. La foto
di copertina testimonia il
bagno di folla che accolse
il Presidente davanti alla
sede del Liceo italiano
Un grande
italiano
misura alla passione e alla fede europeistica di
uomini come lui”.
Il presidente di Unione Italiana, Furio Radin, ha
incontrato a più riprese il presidente Ciampi,
anche in occasione di una visita privata fatta al
Quirinale assieme a Ivan Jakovćić quando furono gettatate le basi di una collaborazione a livello diplomatico che qualche anno dopo diede
preziosi risultati in favore della convivenza tra
i popoli e il superamento di antiche questioni
irrisolte. Radin ha ricordato pure la visita del
Presidente Mesić a Roma e la grande vicinanza
di Ciampi alla CNI.
Il presidente della Giunta esecutiva dell’UI,
Maurizio Tremul, ha parlato con commozione
della storica visita a Fiume, Pola e Rovigno e
l’invito che Ciampi rivolse agli allievi della SMSI
Dante Alighieri di Pola sostenendo: “I giovani
devono guardare oltre alla linea d’orizzonte e
tracciare una rotta di pace, integrazione europea e collaborazione”. “Nei suoi interventi, ricorda Tremul, puntò molto sulla presenza della
lingua e della cultura italiana in quest’area e
sul suo apporto alla costruzione di un dialogo
interculturale e alla convivenza”.
fIl saluto della FederEsuli
Anche la FederEsuli ha voluto rendere omaggio al Presidente Ciampi diramando un comunicato stampa in cui si rileva: “È morto un
amico degli esuli istriani, fiumani e dalmati, il
Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Fu il primo Presidente a celebrare
al Quirinale il 10 febbraio 2006 il Giorno del
Ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano-Dalmata... E fu il primo a conferire le onorificenze
ai parenti delle vittime delle Foibe e dei campi
di concentramento jugoslavi al termine della
seconda guerra mondiale. Così si espresse l’8
febbraio 2006 nel suo intervento alla celebrazione: ‘Il riconoscimento del supplizio patito è
un atto di giustizia nei confronti di ognuna di
quelle vittime, restituisce le loro esistenze alla
realtà presente perché le custodisca nella pienezza del loro valore, come individui e come
cittadini italiani. L’evocazione delle loro sofferenze, e del dolore di quanti si videro costretti
ad allontanarsi per sempre dalle loro case in
Istria, nel Quarnaro e in Dalmazia, ci unisce
oggi nel rispetto e nella meditazione. Questo nostro incontro non ha valore puramente
simbolico, testimonia la presa di coscienza
dell’intera comunità nazionale’. E aggiunse:
‘La responsabilità che avvertiamo nei confronti
delle giovani generazioni ci impone di tramandare loro la consapevolezza di avvenimenti che
costituiscono parte integrante della storia della
nostra patria’. Ed è oggi di stringente attualità
la sua affermazione: ‘L’Italia, riconciliata nel
nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con
il contributo degli esuli istriani, fiumani e dalmati, ha compiuto una scelta fondamentale.
Ha identificato il proprio destino con quello di
un’Europa che si è lasciata alle spalle odi e rancori, che ha deciso di costruire il proprio futuro
sulla collaborazione fra i suoi popoli basata sulla fiducia, sulla libertà, sulla comprensione’. La
sensibilità di Carlo Azeglio Ciampi per il tema
dell’esilio si era rivelata nella sua tesi di laurea
alla Normale di Pisa, su un raro testo greco del
II secolo, che descriveva il dolore dell’esule,
strappato alle cose più care. Forse per questo
le sue parole ci toccarono il cuore. Ed oggi ci
uniamo al dolore di Donna Franca e dell’intera
Nazione per la perdita di un grande italiano” viene rilevato da Antonio Ballarin, presidente
della FederEsuli, ricordo condiviso anche da
Renzo Codarin, Presidente dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Panorama
17
Presidenziali: 8 novembre D day
a cura di Fabio Sfiligoi
C
he a scendere in campo
siano le cartelle cliniche dei candidati può
avere diverse chiavi di
lettura per i cittadini
americani che si apprestano a votare
per l’erede di Obama (8 novembre).
La prima è la povertà di contenuti
che offrono i due candidati usciti dalle primarie, Hillary Clinton e
Donald Trump, la seconda è che si
tratti del solito show all’americana.
L’aleatorio sondaggio di Huffington
Nell’urna
un’America
debole
Post e YouGov li ha decretati quali
peggiori candidati alla presidenza degli ultimi quarant’anni. Man
Melania
a nudo
Passato misterioso della moglie di Trump
Potrebbe essere la nuova First lady degli Stati
Uniti: in campagna spesso ha rubato la scena
al marito, ma oggi l’America si interroga sul
suo passato ed emerge un giallo che mette
in seria difficoltà il candidato repubblicano
Donald Trump. Melania Trump, bellissima ex
modella, moglie slovena del candidato alle
18
Panorama
presidenziali Usa. Per la famiglia Trump è
arrivato il peggio quando sono state pubblicate le foto senza veli della signora, foto che
risalgono alla fine alla fine degli anni Novanta, ma che sarebbero state scattate prima che
la modella arrivasse ufficialmente negli Stati
Uniti con regolare visto: Melania Trump ha di-
mano che ci avvicineremo all’8 novembre, si smetteranno di contare i
voti della gente, che negli Usa non
chiarato di essere arrivata negli Usa nel 1996,
ma le foto pubblicate sarebbero state scattate
a New York nel 1995, ma con quale visto? In
una recente intervista l’aspirante First Lady
ha dichiarato di essere entrata regolarmente
nel ‘96, di aver conosciuto Donald Trump nel
1998 (sposato poi nel 2005) e di aver ottenuto la Green Card (o permanent resident card)
nel 2001 e di essere poi diventata finalmente
cittadina americana nel 2006. La domanda
che i cittadini Usa si sono posti è stata: non
è che Melania nel ‘95 ha vissuto negli States
da clandestina?
fMistero lungo
un anno
Rimane comunque quel buco di un anno
che insospettisce gli americani, al Washington Post il redattore capo di Max ha
dichiarato che le foto apparse nell’edizione
del febbraio ‘96, risalgono a novembredicembre 1995. Sulla vicenda è intervenuto
anche Donald che ha postato un commento breve su Twitter difendendo la moglie. La
polemica riguarda la regolarità della permanenza di Melania negli States non è certo una
questione di poco conto, specie se si considera
che questa vicenda coinvolge direttamente un
scenari
States
di salute
bastano a fare un presidente, e s’inizieranno a contare quelli dei Grandi
Elettori, quelli che pesano davve-
candidato alla presidenza che dell’immigrazione clandestina ha fatto il suo cavallo di
battaglia. Lady Trump nel frattempo ha ha
fatto causa per diffamazione al tabloid GB
Daily Mail e a Webster Tarpley, giornalista
e blogger statunitense: entrambi hanno
scritto che Melania fece la escort negli anni
Novanta, riportando voci senza prove o conferme. Melania ha chiesto un risarcimento di
150 milioni di dollari.
Il Mail è un tabloid noto per la sua costante
inaffidabilità e per le poche cautele usate nel
pubblicare le notizie. Melania Trump - essendo moglie di Donald Trump e possibile futura
First lady degli Stati Uniti - ha fatto causa
perché ad agosto il giornale ha pubblicato
degli articoli, ora rimossi, in cui scrisse che
forse lei aveva lavorato come escort e che
c’era chi sosteneva che fosse arrivata negli
Stati Uniti un anno prima rispetto a quanto
dichiarato (accusa che avrebbe conseguenze
legali, se fosse confermata). Charles Harder,
l’avvocato di Melania Trump, ha detto che
sia Tarpley che il Mail “hanno scritto cose
su Melania Trump che sono false al 100 p.c.
e incredibilmente dannose per la sua reputazione personale e professionale, e hanno
diffuso quelle bugie a milioni di persone che
stanno negli Stati Uniti e nel mondo”.
ro: nel giudizio popolare. Donald
Trump è ondivago un po’ come la
sua biondocarotesca messa in piega,
un giorno su, l’altro è indietro, sarà
a seconda delle sparate che dice. Ma
Hillary Clinton sembra molto più
vicina alla Casa Bianca: ha dalla
sua più Grandi Elettori ed è un fatto
reale. A fari spenti sarà tema di interessante analisi di esperti in comunicazione e “public relation” sapere
a chi abbia giovato o creato nocumento la faccenda della polmonite
di Hillary e delle accuse di essere
malata molto più gravemente.
C’è, intanto, un passaggio che va
sottolineato: uno dei principali
aspetti negativi che contestano gli
elettori alla Clinton è la mancanza
di trasparenza. Pesa la storia delle
Email gestite con server personale ai tempi in cui era segretario di
Stato, pesa un passato che l’ha vista sempre parte dell’establishment
(First lady, senatrice, segretario)
in un momento in cui la politica è
“non essere inquinati dalle stanze
dei bottoni”, pesano i rapporti sovrapposti tra azione politica e Clinton Foundation. E dunque, non
essere trasparenti su una malattia
in fin dei conti banale. Si somma al
pregresso, e fa sponda a tutta quella serie di scenari cospirazionisti,
accedendo a una delle debolezze
principali di Hillary come candidata: gli elettori non si fidano di lei, la
considerano misteriosa, opacizzata
Secondo Trump, Hillary sarebbe gravemente
malata, di qualche malattia disabilitante non
specificata: c’è chi dice il morbo di Parkinson,
chi un tumore, chi la sclerosi multipla, ma si
tratta di ricostruzioni non verificabili, perché il
dato fin qui registrabile è uno, e lo ha fornito
il medico della Clinton, che ha firmato – sotto
giuramento deontologico e professionale – un
breve documento in cui senza troppi dettagli si
attestava ad inizio campagna (era il 2015) la
sua sana e robusta costituzione. Hillary, invece, soffre da anni di flebotrombosi di tipo TVP,
ossia le si formano dei coaguli di sangue nelle
vene, che possono essere molto pericolosi;
nel 2012 se ne formò uno alla testa, non era il
primo, e come tutti gli altri che finora avevano
interessato le gambe fu sciolto grazie agli anticoagulanti che assume regolarmente. Inoltre è
ipotiroidea. I media americani sono entrati in
modalità Dr. House e tirano fuori ogni genere di
informazione o diagnosi.
Comunicare lo stato di salute di un candidato è
prassi comune negli Stati Uniti, rientra per così
dire nelle informazioni del curriculum. Anzi, è
strano che nessuno dei due principali contendenti lo abbia ancora fatto approfonditamente
(il documento medico presentato da Obama
era lungo 278 pagine, quello del suo rivale McCain 1.200), anche se Trump ne ha diffuso uno
abbastanza improbabile scritto da un medico
gastroenterologo che lo definiva “il più sano
individuo della storia a diventare presidente”.
David Scheiner, ex medico di Obama, tramite il
Washington Post ha chiesto che Trump mostrasse in una sorta di scambio all’insegna della trasparenza la sua dichiarazione dei redditi,
visto che il miliardario americano è l’unico nei
candidati nella storia recente Usa a non averla
resa pubblica. Ma lui, niente, però ha annunciato di essersi sottoposto a test fisici i cui risultati, positivi, sarebbero stati diffusi.
Clinton e Trump sono due contender entrambi
deboli, anche per questo i due concorrenti alternativi, Jill Stein dei Verdi e Gary Johnson dei
Libertari, stanno andando sorprendentemente
bene. Per Johnson meglio dire “stava” andando
bene – il suo partito non ha mai superato l’1
p.c., ora s’aggira intorno al 10 –, almeno prima
di una figuraccia che gli costerà voti: in diretta
alla Nbc ha ammesso di non sapere cosa fosse
Aleppo, la martoriata città siriana.
Panorama
19
dal potere e non la reputano adatta
per la Casa Bianca. E le cospirazioni si moltiplicano; per capire il livello raggiunto del dibattito di una
ventina di giorni fa. Avrebbe addirittura una sosia che prende parte
alle sue apparizioni pubbliche.
fGrandi Elettori
Sono quelli ottenuti da un singolo
candidato vincendo in uno Stato:
chi è davanti anche di un solo voto
popolare li prende tutti. Sono 538
Sproloqui:
il meglio
del tycoon
Populista, buffone pazzo o pagliaccio:
di Donald Trump s’è scritto di tutto da
quando è sceso in campo con quel fragore che ancora oggi alla vigilia del voto
lo contraddistingue. Le idee, o panzane,
che ha lanciato sono così assurde e quasi
offensive per una società multilingue
e multicomunitaria come quella Usa.
Come se il candidato repubblicano non
avesse le minime nozioni di storia del
Paese che andrebbe a rappresentare in
caso di vitoria. Trump ha promesso di far
tornare l’America grande nel mondo. Per
questo piace a una fetta dell’opinione
pubblica. Sull’immigrazione ha posizioni molto dure. Ha detto che la maggior
parte dei messicani che entrano clandestinamente negli Usa sono dei criminali
e ha annunciato che se lui dovesse essere
eletto presidente erigerebbe un muro sul
confine, ma a costruirlo dovrebbero essere i messicani con i loro soldi. Chissà a chi
andrà il voto della grandissima comunità
latina Usa (lo spagnolo oggi è quasi la
prima lingua). Il miliardario si è schierato
dalla parte di coloro che volevano vietare il ritorno in patria degli operatori che
furono mandati in Africa a combattere il
virus Ebola e che erano a rischio contagio.
“Stop Ebola. Basta far entrare i contagiati. Curateli laggiù. L’America ha già troppi
problemi”. Gli hanno chiesto anche della
20
Panorama
e, per fare bingo, bisogna averne
270. Contano solo quelli: se hai
preso più voti popolari non serve. Come accadde ad Al Gore: nel
2000 fu sconfitto da George W.
Bush per 257 voti in Florida, pur
avendone ottenuti mezzo milione
in più a livello nazionale.
Il sito 270towin, che aggiorna
regolarmente la stima dei Grandi Elettori, ne assegna 239 alla
Clinton e 153 a Trump, lasciando
in sospeso Stati in bilico tradizionali e spesso decisivi – Flo-
rida, Ohio, Iowa, Wisconsin,
Nevada –, ma anche Stati di solito schierati come Pennsylvania,
North Carolina, Georgia, Missouri, Arizona, oltre che il New
Hampshire. Alla Clinton basterebbe farcela in uno o due degli
Stati maggiori, in bilico, mentre
Trump deve quasi fare l’en plein.
Difficile, specie perché i giornali
più autorevoli lo vedono in panne là dov’era più forte: i maschi
bianchi, soprattutto i laureati, gli
voltano le spalle, persino in Te-
BLOB Trump
Cina. La sua risposta è stata perentoria: “Il nostro Paese ha un grosso problema. Non vinciamo più. Una volta vincevamo, adesso non lo
facciamo più. Quando abbiamo visto l’ultima
vittoria contro la Cina in una trattativa commerciale? Io batterò la Cina, Sempre!”.
fTest delle idee
Trump ha promesso ai suoi elettori un sistema “estremamente accurato” di verifica
dei requisiti per l’ingresso negli Usa di nuovi
migranti, a partire dall’analisi delle ideologie
cui prestano fede. “Dovremmo far entrare in
questo Paese solo chi condivide i nostri valori e chi rispetta la nostra gente. Durante la
Guerra Fredda avevamo un test ideologico.
Siamo in ritardo ed è giunta l’ora di nuovi test
per le minacce che affrontiamo oggi”. Questa
è una delle misure anti-terrorismo illustrate
dal candidato repubblicano, che ha anche
garantito che fermerà quanti provengono
da quei Paesi “instabili e pericolosi” in cui
non c’è garanzia di affidabilità. In campagna
Trump ha anche ribadito il generico proposito
di “schiacciare e distruggere” l’ISIS, riconfermando l’accusa al presidente Barack Obama
e alla rivale democratica ed ex segretario
di Stato, Hillary Clinton, di aver permesso al
sedicente califfato di nascere e svilupparsi.
Trump ha anche annunciato che istituirà una
“commissione sull’Islam radicale” per sradi-
care - non ha spiegato come - dal web le reti
jihadiste per fermare la radicalizzazione dei
giovani americani. Il tutto arrivando, se necessario, a “bloccare l’accesso ad internet agli
estremisti per impedire che la rete sia usata
come strumento di reclutamento” di aspiranti
terroristi. “Barack Obama è il fondatore dell’ISIS” ha affermato Trump in uno dei suoi sproloqui durante un evento elettorale a Sunrise,
a ovest di Fort Lauderdale (Florida), ripetendo
l’accusa per ben tre volte. Attaccando anche
Hillary Clinton. “È la cofondatrice dell’ISIS”,
avrebbe creato un vuoto in Iraq, vuoto riempito dall’ISIS. Trump si è reso protagonista di
una battuta-shock, quasi invitando a sparare
alla sua rivale che, tra le altre cose, vuole una
stretta sulle armi da fuoco: “Il popolo del secondo emendamento potrebbe fermare Hillary Clinton” – ha affermato il tycoon durante
un comizio, riferendosi a chi difende il diritto
di avere in casa fucili o pistole. “Uno che istiga
alla violenza non può fare il presidente. Per
questo Trump è pericoloso”, ha replicato la
campagna della ex First lady.
fDoccia fredda
Il candidato repubblicano, però, ha dovuto
fare i conti anche con una lettera aperta di 50
esperti repubblicani in materia di sicurezza
nazionale, tra cui Michael Hayden, ex direttore
della Cia e della Nsa, John D. Negroponte, ex
scenari
xas, bastione conservatore, dove
la corsa è statisticamente pari (46
per cento lei, 45 per cento lui) e
dove solo due donne su cinque
puntano sul magnate.
fStroncati
Per Huffington Post e YouGov, il 45
p.c. degli intervistati giudica Trump
il peggiore candidato repubblicano
degli ultimi 40 anni e il 10 p.c. lo
ritiene il migliore. Hillary è, invece,
la peggiore candidata democratica
per il 31 per cento e la migliore solo
per il 3 p.c. L’aleatorietà dei dati deriva dal fatto che, in genere, gli americani non ricordano chi sono stati
i loro presidenti, figuriamoci i candidati sconfitti. Anche se i sondaggi
lo danno in rimonta, a Trump sono
stati assestati due nuovi colpi: da un
lato, uno studio indipendente sul
(forte) impatto negativo sull’economia che avrebbe l’attuazione del
programma del candidato repubblicano alla Casa Bianca, dall’altro
un’inchiesta giudiziaria che indaga
su alcune operazioni della Donald
J Trump Foundation, ente no profit di cui si sospettano irregolarità.
Sul fronte dell’economia, la simulazione della società di consulenza
Oxford Economics mette in chiaro
che l’introduzione delle barriere
protezionistiche, il rimpatrio di milioni di migranti e la costruzione
del muro al confine col Messico (le
varie promesse di Trump in questa
campagna presidenziale), penalizzerebbero il Pil americano di mille
miliardi di dollari entro il 2021.
fInchiesta
sulle Trump girls
direttore dell’intelligence e vice segretario di
Stato, Robert Zoellick, vicesegretario di Stato ed ex presidente della Banca Mondiale. A
Donald Trump ‘’mancano carattere, valori ed
esperienza per essere presidente, metterebbe
a rischio il benessere e la sicurezza nazionale
del Paese’’, hanno affermato i firmatari, riecheggiando l’allarme lanciato dall’ex numero
uno della Cia Michael Morell, che ha definito
il tycoon “un pericolo”. In un’intervista al think
tank amico National Border Patrol Council, interrogato sulla possibilità di un nuovo attacco
americano Trump ha assicurato senza tentennamenti che “accadranno brutte cose, un sacco
di brutte cose. Ci saranno attacchi da non cre-
dere da parte delle persone che ora stanno venendo nel nostro Paese. I rifugiati che arrivano
hanno con sé telefonini con sopra la bandiera
dell’ISIS. E chi paga per il loro abbonamento?“
si è anche chiesto Trump prima di polemizzare
con il premier inglese David Cameron, reo di
avere definito stupidi alcuni suoi commenti
sui musulmani, e anche con il nuovo sindaco
di Londra, il laburista Sadiq Khan, che lo ha
accusato di avere una “visione ignorante” dell’islam. “Gli Usa potrebbero non avere una buona
relazione con la Gran Bretagna nel caso in cui
diventassi presidente” ha risposto Trump. Non
si può dire che non si sia fatti molti nemici in
patria e all’estero.
Trump ha pesantemente attaccato il
New York Times per un’inchiesta pubblicata sul suo presunto maschilismo.
Nel pezzo, frutto di 6 settimane di lavoro in cui sono state ascoltate oltre 50
donne, sono emerse accuse di comportamenti sgradevoli, ma anche giudizi
comprensivi e positivi. “Il fallimentare
New York Times ha scritto un altro pezzo su di me. Tutti sono impressionati da
come io tratto carinamente le donne
e loro non hanno trovato nulla. È uno
scherzo. Tutti ne stanno ridendo. Ho
dato loro molti nomi di donne che ho
aiutato ma si sono rifiutati di usarli” ha
risposto il miliardario. Trump ha anche
accusato il quotidiano di non scrivere
nulla sulla “vera storia dei Clinton (sia
Bill che Hillary) con le donne”. Dall’inchiesta del quotidiano Usa è emerso
un profilo sfaccettato del tycoon dai
tempi della scuola fino alla scalata al
successo. Trump, ha raccontato il NYT,
si è sempre circondato di molte donne
nel suo business, spesso in funzione di
rappresentanza. L’ex modella Rowanne
Brewer Lane ha ricordato un episodio
gustoso: una festa in piscina nel lussuoso resort di proprietà con circa 50
modelle e 30 uomini. Trump la notò, la
prese per mano, la condusse all’interno
della villa e le chiese di indossare un
bikini prima di tornare in piscina, esibendola agli amici come “una strepitosa Trump girl”.
Panorama
21
mostre
ccStephanie Glax, “Abbazia”, particolare di
copertina della “Guide des Étrangers”, volumetto curato dal marito Julius nel 1914
«Mare. Fra turismo e navigazione,
l’immagine del mare nella Venezia
Giulia e in Dalmazia 1890-1940»,
in visione al Civico Museo
della Civiltà istriana, fiumana
e dalmata di Trieste fino al 16
ottobre. Cronaca di un successo
annunciato
L’epoca bella de
di Ilaria Rocchi
A
ccPietro Coelli, “Istria”,
copertina di opuscolo
ENIT con le barche dei
pescatori e il campanile di
Pirano, 1933
22
Panorama
tmosfere intime e rilassanti, inondate dalla
luce brillante del sole,
pervase dal profumo
dell’acqua, silenzi rotti
dal rumore delle onde che si frangono sugli scogli, dal passaggio delle
imbarcazioni, dal vivace vociferare
di persone che si stanno godendo il
tempo libero, la natura, i loro sogni.
Sono visioni quasi magiche, affatto
suggestive, che stuzzicano la fantasia e fanno sospirare
immaginan-
do epoche in cui tutto era più bello
(o perlomeno così appariva!). Sono
stimoli a evadere almeno per un po’,
a viaggiare indietro nel passato, in
luoghi vicinissimi eppur così lontani, per come sono cambiati col
tempo, stravolti da mutamenti sociali, politici e culturali. “... abbiam
bisogno di sognare/abbiam bisogno
di volare/abbiam bisogno di cantare/di andare tutti un poco al mare...”,
canta Gianni Morandi. Una mostra
coniuga un po’ tutti questi aspetti:
i sogni, il mare, la voglia di “fuga”,
magari anche per riscoprire certi valori, certe identità
ccDa sin.: Società di
Navigazione a Vapore
Istria-Trieste, orario,
stampa cromolitografica Perpich, Trieste,
1900 ca; Antonio
Quaiatti, “Portorose
terme Palace Hotel”,
locandina, Modiano,
Trieste, 1930 ca.; Gigi
Vidrich, “Abbazia, feste
1930”, programma,
1930
ei sogni e delle fughe
sottaciute o delle quali non siamo
fino in fondo coscienti, che forse
abbiamo un pochino anche dimenticate, ma che fanno parte del nostro
Dna. Sono intessute nei geni delle
genti adriatiche.
Il merito di Mare. Fra turismo e
navigazione, l’immagine del mare
nella Venezia Giulia e in Dalmazia
1890-1940, in visione al Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e
dalmata di Trieste, è anche questo:
rievocare o far conoscere questo
immenso patrimonio di civiltà. La
risposta del pubblico è eloquente:
in poco più di due mesi di apertura
(lunedì – sabato dalle 10 alle 12.30 e
dalle 16 alle 18.30, domenica dalle 10
alle 19) al Museo di via Torino 8 sono
arrivati oltre novemila visitatori. Cifra record, che fino al 16 ottobre
è destinata a correggersi,
chiaramente al rialzo,
ee Il catalogo della mostra
riproduce un particolare della
copertina di dépliant (Comitato
provinciale del Turismo, Ufficio
Propaganda, Abbazia 1938), opera di
Ladislao De Gauss, uno degli autori più
interessanti del panorama artistico fiumano, in
particolare degli anni Trenta
considerato anche il potenziale degli
avventori della Barcolana, la regata
più affollata del mondo (dieci giorni
che culmineranno il 9 ottobre, quando si terrà la 48.esima competizione
velica).
Un successo annunciato, visto l’argomento, vista l’indole marinara
della platea cui si rivolge e della città
in cui ha sede, visto anche l’autore
dell’allestimento (e non da ultimi i
suoi collaboratori) – Piero Delbello
–, che riesce sempre a valorizzare i
preziosi materiali di cui si compone
il patrimonio dell’Istituto Regionale
per la Cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), ma anche scovare da
antiquariati e da collezioni private e
pubbliche quegli oggetti particolari,
rari, inediti, che stuzzicano l’attenzione tanto degli esperti quanto del
pubblico più vasto.
ccTh. Fischer, “Wintercurort und Seebad
(Cigale) Lussinpiccolo”, manifesto,
Feichtingers Erben, Linz, 1911
fParlano le immagini
“L’idea è stata quella di raccontare,
attraverso le fotografie d’epoca e il
disegno pubblicitario, uno spaccato di vita balneare del nostro mare
Adriatico, con particolare attenzione alla Venezia Giulia e a quelle terre in gran parte perdute, che sono
state meta di un turismo balneare di
alto livello”, premette l’autore della
mostra e direttore dell’IRCI, Piero
Delbello (nella foto, all’apertura, tra
ccGiò PontiI (attr.), “Lloyd – Italia –
Cosulich. Il mondo”, base per lampada
pubblicitaria, ceramica, 1935 ca.
Panorama
23
mostre
il presidente IRCI, Franco Degrassi,
e, dall’altra parte, Stefano Crechici,
amministratore delegato della Modiano, e Massimo Cirulli, della Fondazione Massimo e Sonia Cirulli).
È una narrazione che scorre su più
dimensioni, tra bozzetti vari, cartoline, dépliant, manifesti, locandine,
menù e liste passeggeri, opuscoli,
orari, programmi, quadri pittorici,
scatti storici, volantini, ecc. La fa
da padrone la storica produzione
di casa Modiano (Trieste), che oltre alle carte da sigarette e carte da
gioco (nel quale è tuttora attiva e
orgoglio locale in dimensione internazionale), ha prodotto con il suo
stabilimento di arti grafiche le migliori pubblicità fra la fine dell’800
e la prima metà del ’900. Gli artisti
Sì, VIAGGIARE, DOLCEMENTE
Una sezione è riservata
ai trasporti, con
diverse «chicche». Tra
vaporetti, piroscafi,
navi e idrovolanti si
ricostruiscono le linee
che collegavano le varie
località di villeggiatura.
Protagoniste l’IstriaTrieste, l’Adriatica
di Navigazione, la
SISA (dietro c’erano
i Cosulich) il Lloyd
Austriaco, l’AustroAmericana l’UngaroCroata, la Dalmatia,
l’Istria-Trieste, il
Lloyd Triestino, la
Navigazione Libera
Triestina, la Cosulich
Line...
24
Panorama
in scena sono i migliori sulla piazza:
triestini come i Sigon, il padre Giuseppe e il figlio Sigon, come Glauco
Cambon, Argio Orell, Guido Grimani, Ugo Flumiani, oppure dise-
gnatori e autori che hanno segnato
la storia del cartellonismo italiano
e austriaco, come Plinio Codognato, Filippo Romoli, Bruno Munari,
Antonio Quaiatti, Franz Lenhart,
Tutti a bordo... si vola
Sono stati trecento i vaporetti che dal 1868
e per i successivi 75 anni hanno collegato le
nostre localita costiere: da Trieste a Grado, a
Muggia, Capodistria, Isola, Pirano, Portorose,
Parenzo Rovigno, Pola, Fiume. E poi giù, fino
alle isole del Quarnero e alle località della costa dalmata. Scrive Claudio Ernè: “Questi trecento scafi raccontano una storia di lavoro e
di fatica, di coraggio e di successi commerciali
ma anche di naufragi e di fallimenti, fortunali
improvvisi, groppi di vento, temporali, banchi di nebbia”.
Ernè ricostruisce con accuratezza le rotte della
navigazione, a partire dal lontanissimo 1818,
quando prese servizio il primo piroscafo a ruote
destinato ad accogliere sulle sue panche di legno i primi sperimentatori dei viaggi di piacere
lungo la costa istriana. “Il capostipite dei vaporetti costieri si chiamava ‘Carolina, era stato costruito in legno a Trieste sullo scalo del cantiere
Panfili e col napoletano ‘Ferdinando I’ segnò il
debutto nel Mediterraneo della propulsione a
vapore – spiega Ernè nel catalogo della mostra
–. Bisognerà attendere fino al 1845 quando il
Lloyd Austriaco organizzò una linea di piccoli
piroscafi che collegavano a Trieste le località
costiere dell’Istria, con meta finale Pola. Ogni
due viaggi i vaporetti raggiungevano Fiume”.
“La prima linea di trasporto pubblico via mare
degna di questo nome – rileva Ernè – nasce
nel 1868, quando Giuseppe Tonello, fratello
di Gaspare, il fondatore del Cantiere San Marco, costruì l’‘Attivo’, un piroscafo a ruote con
scafo in legno di 62 tonnellate di stazza e ne
affidò la gestione a Giovanni Depangher. La
piccola nave collegò regolarmente Trieste a
Capodistria. Fu questo l’inizio di un’epoca che
si sarebbe melanconicamente chiusa pochi
anni dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale con la progressiva uscita di scena
della navigazione pubblica costiera e con lo
spostamento dei trasferimenti quasi esclusivamente su strada”, riporta ancora Ernè, che ci
fornisce un esaustivo quadro delle varie linee e
della loro evoluzione nel tempo – dai vaporetti ai piroscafi e alle navi, piccole e grandi, i cui
nomi sono entrati nella memoria popolare –,
completato dalle testimonianze sull’argomento di due tra i maggiori letterati giuliani: Biagio
Marin e Pier Antonio Quarantotti Gambini.
L’ampia carrellata offerta in mostra non trascura alcun segmento: si va dai tanti vaporetti
dell’Istria-Trieste o dell’Adriatica di Navigazione a quel circuito di percorsi aerei che si sareb-
eeArgio Orell,
“Portorose
presso Trieste. Stazione
climatica e
balneare…”,
manifesto,
Istituto Italiano d’Arti
Grafiche,
Bergamo,
1920
Adelina Zandrino, Vito Timmel,
Aldo Raimondi,
Ilse Lagerfeld,
Filippo Romoli, Umberto Ranzatto, Pietro Coelli e diversi altri. Ma
soprattutto, forse, catturano l’allu-
re della mondanità e le atmosfere modaiole di Stefanie Glax, alla
quale si deve la visione più elitaria,
più sfarzosa di Abbazia. Una vera
chicca i lavori degli artisti istriani,
fiumani e dalmati, come Marcello
Claris, Urbano Corva, Ladislao De
Gauss, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Carmino Butkovich
Visintini, Gigi Vidrich (poi Vidris),
be sviluppato nel primo dopoguerra con gli
idrovolanti della Società Italiana Servizi Aerei,
compagnia aerea dietro la quale ci stavano i
fratelli lussignani (trasferiti a Trieste) Cosulich,
imprenditori non solo di mare ma anche di cielo, e che oltre ad essere la prima azienda di trasporto aereo passeggeri ad essere fondata su
territorio italiano e la prima a effettuare voli regolari di linea, fu attiva anche nella formazione
dei piloti di idrovolante: portava turisti in Istria
ammarando a Portorose, a Brioni, a Fiume e
via giù sino a Zara. Uno degli idroscali triestini,
l’hangar galleggiante ancorato nel bacino San
Giusto, aveva il nome di Oscar Cosulich, l’organizzatore della SISA, morto il 26 luglio 1926 a
Portorose, nel tentativo di salvare il figlio Callisto caduto in mare dalla barca a vela.
Completa il percorso un’importante rassegna sulle navi e sulle compagnie di navigazione, da quelle più importanti a quelle minori. È lo spazio riservato al Lloyd Austriaco,
di cui si espongono eccezionali rarità, o per
l’Austro-Americana dei Cosulich, con altri
inediti manifesti e bozzetti, ma anche per
l’Ungaro-Croata, la Dalmatia, l’Istria-Trieste
e via via verso il Lloyd Triestino, la Navigazione Libera Triestina, la Cosulich Line...
Nella foto a fianco: Filippo Romoli, “Benvenuto nella Venezia Giulia”, depliant aperto,
SAIGA – Società Agricola Italiana Gomma Autarchica già Barabino & Graeve, Genova, 1939
Panorama
25
mostre
eeGiuseppe Sigon, “Des Oesterreichischer Lloyd
post dienst zwischen Triest und Dalmatien
piroscafo ‘Graf Wurmbrand’”, manifesto cromolitografico, Modiano, Trieste, 1898-1900
Bruno Angheben: sono i segni di un
tratto incredibilmente vivace della
grafica e della fotografia delle nostre
terre. Forme di espressione e stili
diversissimi, che testimoniano una
straordinaria vivacità culturale e artistica. E di un’usanza – quella della
balneazione e dei viaggi – che stava
lentamente acquisendo i connotati
di una “moda di massa”.
Sfruttando la già presente suddivisione di spazi del pianoterra del
Museo, il percorso espositivo è stato
concepito in due sezioni tematiche:
la prima (saletta a destra dell’entrata) è incentrata sul mare e offre ric-
chi materiali sulle località da Grado,
passando per l’Istria, sino a salire,
nella parte orientale, verso la “perla
dell’Adriatico”, Fiume e il Carnaro,
per poi volare verso le isole e la costa
dalmata, sugli stabilimenti, sul tema
della vita al mare interpretato dai
pittori Franco Iurizza, Pietro Coelli,
Eddy (Edmondo) Passauro, Giuseppe Pogna, Orfeo Toppi, Gino de
Finetti, Guido Marussig; la seconda
(Sala Arturo Vigini) si focalizza sulla navigazione.
La mostra è stata progettata e realizzata da Piero Delbello per conto
dell’IRCI, con partner la Modiano di
Trieste e la Fondazione Massimo e
Sonia Cirulli di Bologna-New York,
grazie alla collaborazione del Gruppo Volontari IRCI. L’accompagna un
ricco catalogo. Da non perdere.
Un progetto per affrontare
tutti gli aspetti legati al mare
“L’IRCI ha un progetto ‘Mare’ che intende, nel
tempo, affrontare l’argomento in tutti i suoi
aspetti e nel suo indissolubile legame con la
nostra regione – afferma Franco Degrassi,
presidente dell’IRCI –. Il lavoro del mare, dalla pesca alle saline, alla lavorazione del pesce,
lo squero e la costruzione delle imbarcazioni,
sino ai cantieri, la scienza del mare e gli studi
che al amre sono stati dedicati, lo sport del
mare... Ecco questi sono argomenti che pensiamo di continuare a trattare”. In questo caso
particolare, la chiave di lettura del volume
e della mostra di cui ne fa da catalogo sta
nell’immagine. “Si è voluto proporre una scelta ampia di materiali pubblicitari, fotografie
e cartoline, bozzetti, manifesti e quadri, che
mostrassero lo svago, la spensieratezza della vacanza marina – spiega ancora Degrassi
–. In questo percorso si è, in qualche modo,
creato un repertorio di bellezza e di rarità,
rispondendo alla logica istituzionale di recupero e conservazione di ogni tratto culturale
di Istria, Fiume e Dalmazia, individuando,
scoprendo e a volte riscoprendo i migliori
artisti locali e non che diedero la loro opera
all’immagine del turismo e della navigazione
26
Panorama
proponendo insieme l’immagine fotografica
di queste nostre terre dedicata al tema”.
Franco Degrassi, presidente da circa un anno,
ha avviato un nuovo corso nell’attività dell’Istituto, rilanciandone il ruolo primario nella
salvaguardia di una particolare forma di cultura; di una cultura che pur facendo parte e
in un certo modo dipendendo da quella italiana, è comunque diversa da quella praticata
in patria, date le contaminazioni cui è stata
esposta. Uno degli obiettivi che Degrassi si è
prefissato è contribuire in maniera concreta
alla conservare e valorizzazione del patrimonio storico e culturale e delle tradizioni delle
popolazioni italiane dell’Istria, Quarnero e
Dalmazia promuovendo idonee iniziative riguardanti ogni aspetto della storia istriana,
fiumana e dalmata, con speciale attenzione
alle vicende dello scorso secolo e con focalizzazione sull’esodo e sugli avvenimenti precedenti e conseguenti lo stesso. Saranno trattati
anche fenomeni demologici e demografici e
relative mutazioni attraverso i tempi, come
pure le caratteristiche etnologiche (parlate,
tradizioni, costumi e usi locali, arti e professioni popolari, religiosítà popolare, credenze
ccFranco Degrassi, da un anno presidente IRCI
e novellistica, architettura abitazionale e religiosa urbana e rurale, lavori e mestieri della
città del mare e del mondo rurale, ecc.), le
espressioni culturali maggiormente significative – letteratura, arti figurative, architettura, storiografia, ecc., con riguardo agli artisti
e alla relativa produzione artistico-letteraria,
comprese quelle manifestate nella diaspora,
quale segno di continuità di pensiero e di
tradizione –, le scoperte dell’archeologia,
le ricerche e gli studi delle civiltà attraverso
le vestigia del passato. Senza, ovviamente,
tralasciare le principali tematiche culturali
attinenti l’esodo, le sue conseguenze in rapporto alla sopravvivenza della cultura istriana
legata alla matrice latina, veneta e italiana.
arte
EX TEMPORE tra rivisitazione storica
e sguardo sull’attualità
A Grisignana approda
la zattera dei naufraghi
S
i è rivelata un’edizione di successo
anche l’Ex Tempore di Grisignana numero 23, riconfermandosi come uno
dei momenti più importanti a livello
interculturale in quanto momento
di scambio e confronto tra artisti di vecchia
e di nuova generazione. Alla kermesse, che
si è svolta, come da tradizione, nell’ultimo
fine settimana di settembre, hanno aderito
262 artisti in gara e centinaia di appassionati
eePrimo premio al
lavoro di Alen
Šimoković di
Fiume, intitolato
“Opus-Rijeka
Nigrum”: è la
trasposizione in
chiave moderna
di un soggetto
storico a forte
valenza sociale.
Con una grafica
“colta ed efficace”,
l’artista ha attualizzato il dipinto
“La zattera della
Medusa” di Théodore Géricault
d’arte e di cultura del territorio, nonché semplici “curiosi”, che hanno affollato il pittoresco
borgo istriano. Con grande soddisfazione degli
organizzatori, l’Unione Italiana e l’Università
Popolare di Trieste, il Comune di Grisignana e
la locale Comunità degli Italiani.
Complessivamente 385 le tele che la Commissione giudicatrice internazionale ha dovuto
valutare. Il team degli esperti, presieduto da
Renzo Grigolon (Trieste) e composto da Eugen Borkovsky (Grisignana), Lorella Limoncin
Toth (Buie), Majda Božeglav Japeli (Pirano),
Giovanna Felluga (Cormons) e Chiara Pirozzi (Napoli), ha assegnato il primo premio
(2.500 euro messi in palio da UI-UPT) ad Alen
Šimoković di Fiume per l’opera “Opus-Rijeka
Nigrum”. Šimoković, che lo scorso anno si era
classificato secondo, ha convinto la giuria per
la trasposizione in chiave “moderna” di un
soggetto storico a forte valenza sociale, che
acquista una nuova, forte attualità di fronte
ai fatti di cronaca che hanno contraddistinto
i passati mesi, con le numerose tragedie in
mare dei migranti.
Panorama
27
arte
Infatti, l’idea compositiva del lavoro dell’artista fiumano – resa con una “traslazione
temporale resa attraverso una grafica colta
ed efficace” – si richiama a “La zattera della
Medusa” di Théodore Géricault, quadro realizzato nel 1818-19 (e al quale, a sua volta, si
richiamò una delle più celebri rappresentazioni artistiche della Rivoluzione francese, ossia
“La libertà che guida il popolo”, di Eugène
Delacroix, dipinta nel 1830), che prende
spunto, nel suo soggetto, da un fatto di cronaca successo nel 1816: l’affondamento della
nave francese Medusa. Gli occupanti della
nave si rifugiarono su una zattera che rimase
abbandonata alle onde del mare per diverse
settimane. Gli sfortunati occupanti di quella
zattera vissero una esperienza terribile che
condusse alla morte la gran parte di loro. Solo
una quindicina di uomini furono tratti in salvo
da una nave di passaggio, dopo che su quella
zattera era avvenuto di tutto, anche fenomeni
di cannibalismo.
Va a Fiume anche il secondo posto (1.500
euro), vinto da Goranka Supin con “Snivam”
RICCO PROGRAMMA COLLATERALE
(Sogno), un “esercizio di maestria pittorica
che attraverso un delicato lavoro di trasparenze mette in vibrazione la tela restituendo
sequenze sceniche ricche di poesia e di realtà che solo un occhio attento e una mente
libera potrà percorrere”. Terza (con un premio
di 1.000 euro) la slovena di Lendava, Sabina
Šinko, con “Crne ovce, bijele ovce, crno-bijele
ovce (Pecore nere, pecore bianche, pecore
nero-bianche), “un simpatico gioco di parole
per titolo a un’opera che con senso ludico ci
riporta un’idea Schilleriana dell’arte talvolta
dimenticata”. Il premio “Città di Grisignana”
(5.000 kune) è stato conferito a Katja Smerdu
di Portorose per la sua particolarissima opera
Un albo variopinto
Una folla di artisti, visitatori e turisti: l’Ex Tempore cattura l’attenzione di un pubblico vastissimo per il suo alto valore culturale e per i contenuti collaterali, in cui l’arte figurativa si sposa
con l’arte del buon vivere. Infatti, a fare da cornice ai dipinti è
l’offerta enogastronomica e musicale del territorio, tra degustazione di vini rossi, mostra del tartufo bianco e dei funghi, libri
(non è mancato neppure quest’anno lo stand con le pubblicazioni dell’EDIT) ed esibizioni varie.
Il programma per così dire “off” ha visto protagonisti gli “ottoni” dalla banda della Comunità degli Italiani di Buie e quelli
del Serenade ensemble di Muggi, il Trio Saltin di Marussici, il
28
Panorama
composita “Grisignana”, mentre il premio Mostra personale alla galleria “Fonticus di Grisignana” è andato a Bojan Hercigonja di Fiume.
La novità di quest’anno, cioè il Premio degli
artisti – consegnato su giudizio espresso dai
colleghi che hanno partecipato all’Ex Tempore – è finito nelle mani di Luciano Grappeggia
(Trieste) per “Facciata a Grisignana”.
Segnalati ancora i lavori di Tanja Špenko (Lubiana), Lucia Daniela Rumini (Trieste), Bojan
Šumonje (Pola), Milan Marin (Umago), Bruno
Paladin (Fiume), Nikolina Butorac (Zagabria),
Goranka Supin (Fiume), Edo Mihovilović
(Abbazia) e Mija Kešelj (Belgrado). Il tema
dell’Ex Tempore era “Grisignana – paesaggio istriano”. Alla cerimonia di premiazione
– alla quale sono intervenuti pure il console
generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri,
e la vicepresidente della Regione Istriana,
Giuseppina Rajko – hanno preso parte,
consegnando i riconoscimenti ai vincitori di
questa XXIII edizione, i rappresentanti degli
enti organizzatori: il presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin, il presidente della
Giunta esecutiva dell’UI, Maurizio Tremul, e la
titolare del Settore Cultura dell’Esecutivo UI,
Marianna Jelicich Buić, il presidente dell’Università Popolare di Trieste, Fabrizio Somma, il
direttore generale dell’UPT, Alessandro Rossit, il sindaco di Grisignana, Claudio Stocovaz,
e il presidente della Comunità degli Italiani,
Mauro Gorian.
I. R.
coro misto della CI di Grisignana, il varietà con Ornella Serafini
e Flavio Furian, che hanno poroposto “Figli delle stelle”, senza
dimenticare lo spettacolo artistico-culturale “Grisignana canta”, preparato dalla CI locale, che ha visto la partecipazione di
numerosi esecutori, dai bambini che frequentano i corsi della
scuola di musica ai minicantanti e cantanti solisti del sodalizio, e
che ha avuto per ospiti il gruppo vocale della CI di Crassiza, di recente formazione, e il gruppo “Quei del mureto”, della CI di Buie.
Inoltre, per l’occasione è stato presentato “Grisignana, l’albo
variopinto della città degli artisti”, opera del letterato istriano
Daniel Načinović tradotta in italiano da Vanesa Begić.
arte
Si è svolto dal 14
al 29 settembre a
Palazzo Manzioli,
Isola, il Mosaic
Young Talent 2016
Esposti 15 ritratti in
mosaico di personaggi
del mondo della
musica, del cinema e
dello spettacolo
cc ADRIEN BRODY di Daria Gavrilova
cc AMY WINEHOUSE di Ilaria Bonsignore
cc JOHNNY DEPP di Francesco Anchora
cc IGGY POP di Annamaria Felcher
I
cc “GLASS” LEONARDO DI CAPRIO
di Pietro Rosolini
l mosaico a raffigurare un volto. Questo il
tema della mostra, svoltasi a Palazzo Manzioli di Isola lo scorso 14 settembre, dal
titolo Il volto come emozione – Mosaic
Young Talent Award 2016, una galleria di
15 ritratti in mosaico di personaggi del mondo
dello spettacolo internazionale, realizzati dagli
studenti del terzo anno del corso di perfezionamento di studi della Scuola Mosaicisti del Friuli
di Spilimbergo. Le opere hanno partecipato al
Concorso Mosaic Young Talent, Award 2016.
“L’obiettivo del Concorso era quello di selezionare tra le diverse realizzazioni e interpretazioni le più efficaci ed emotive sotto l’aspetto
figurativo ed estetico e di promuoverle in varie mostre, sia in Italia che all’estero. Abbiamo
lo scopo di far conoscere ed apprezzare il lavoro svolto dai giovani artisti mosaicisti – afferma l’architetto Guglielmo Zanette, direttore artistico del Concorso –. Gli artisti sono 20
giovani, provenienti non solo dalle province
di Udine e Pordenone, ma anche dalla Russia,
cc UOMO CON TURBANTE (foto di Steve
McCurry) di Kseniya Khalyavko
cc “JOKER” HEATH LEDGER di Noemi Silverio
Il volto
come
emozione
da New York e dalla Francia”.
La mostra, aperta fino al 29 settembre 2016,
è stata organizzata dalla Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana di Isola. A
presentare le opere è stato il critico d’arte,
nonché presidente della giuria del Concorso,
Enzo Santese, che ha voluto sottolineare la
particolarità dei ritratti come veicolo di emo-
zioni, che si leggono sui volti dei personaggi riprodotti.
La giuria, che oltre a Santese e Zanette si
componeva dello scultore orafo Piero De
Martin, si è trovata concorde nell’assegnare la vittoria all’opera “Amy Winehouse”di
Ilaria Del Signora. Secondo loro “l’autrice
ha saputo imprimere ai tratti fisionomici il
dato di un’attesa e di una drammaticità che
è scritta nella biografia di quest’artista”.
Hanno deciso inoltre deciso di consegnare
degli Special Award come riconoscimento
pubblico in virtù della eccezionale qualità
artistica di alcuni lavori: “Iggy Pop” di Annachiara Felcher, “Adrien Brody” di Daria
Gavrilova, “Glass” (Leonardo Di Caprio) di
Pietro Rosolini, “Joker” (Heath Ledger) di
Noemi Silverio, “Jack Sparrow” (Johnny
Deep) di Francesco Anchora e “L’uomo con
turbante” (del fotografo Steve Mc Curry) di
Kseniya Khalyavko.
N. B.
Panorama
29
In occasione del
ventennale del
Trattato tra la
Repubblica Italiana
e la Repubblica di
Croazia sui diritti
delle Minoranze
e del 25.esimo
anniversario della
nascita dell’Unione
Italiana, al Teatro
nazionale croato
(5-7 ottobre) una
delle partiture più
rappresentate di tutta
la storia dell’opera:
«Madama
Butterfly»
30
Panorama
LUIGI ANGELUCCI
eventi
È
ccAl centro del palcoscenico spicca l’elegante casetta di Butterfly
attorniata da piante e un unico albero di ciliegio
la prima significativa tappa di
questa stagione di “Grandi Eventi” che coinvolgono la presenza
italiana in Croazia e, al contempo,
suggellano l’amicizia e gli scambi culturali tra l’Italia e Zagabria.
In scena dal 5 al 7 ottobre (ore
19.30), al Teatro nazionale della capitale
croata, una delle partiture più rappresentate di tutta la storia dell’opera, vero esempio
dell’eccellenza culturale italiana: Madama
Butterfly. La rappresentazione, risultato
della sinergia tra l’Ambasciata della Repubblica Italiana in Croazia, l’Istituto Italiano di
Cultura a Zagabria, l’Unione Italiana e l’Università Popolare di Trieste – in collaborazione con l’Associazione Arena Sferisterio di
Macerata e l’Orchestra e il Coro del TNC, e il
sostegno di Ducati e Calzedonia –, è dedicata al ventennale del Trattato italo-croato sui
diritti delle Minoranze e al 25.esimo della
nascita dell’Unione Italiana. La “concertazione”, del resto, sintetizza alla perfezione lo
spirito della cooperazione culturale in atto
tra Italia e Croazia, con la CNI come “ponte”
che fa da tramite tra i due Paesi.
L’allestimento che viene proposto a Zagabria per l’occasione è curato da Pier Luigi
Pizzi, uno dei grandi maestri della regia lirica europea e non solo. Pizzi è anche mago
della luce, del colore, delle forme: architetto, scenografo, costumista, nella sua lunga
carriera ha firmato quasi 500 spettacoli curando regia e/o scene, costumi e luci, come
in questo caso (qui assistito nei costumi da
Mia Rejc-Prajninger). La bacchetta dell’Or-
Un be
l’eccellenza cu
chestra è invece in mano allo spalatino
Nikša Bareza, già a fianco di “mostri sacri”
del Novecento, quali Benjamin Britten, Carl
Orff, Olivier Messiaen, Luigi Dallapiccola,
Goffredo Petrassi, Dmitrij Šostakovič, Luigi
Nono. Coro diretto da Luka Vukšić.
fPièce di alto livello
Il cast è di altissimo livello, con artisti di
affermata fama insieme ad altri, che seppur giovanissimi sono già molto apprezzati presso importanti teatri. Nei panni di
Cio-Cio San, il soprano Donata D’Annunzio
Lombardi, una delle più incantevoli voci
della lirica italiana, oltre a una delle maggiori interpreti delle eroine pucciniane (riconosciuta come tale per le sue doti vocali
e attoriali, premiata con il prestigioso Albo
Oro Puccini dal Festival di Torre del Lago ed
entrata così in un élite di 14 artisti in tutto
il mondo, insieme a nomi come Pavarotti, Domingo, Gigli e Ricciarelli); il tenore
Vincenzo Costanzo interpreta la parte di
Pinkerton, tenente della marina degli Stati
Uniti; Raffaella Lupinacci è Suzuki, servente
ccIl soprano Donata D’Annunzio Lombardi nei panni di Cio-Cio San
e il tenore Vincenzo Costanzo nel ruolo di Pinkerton
el dì vedremo...
ulturale italiana in scena a Zagabria
di Cio-Cio San; Diana Hilje è Kate Pinkerton;
Damiano Salerno è Sharpless, il console
degli Stati Uniti a Nagasaki; e poi ancora
Božimir Lovrić come Goro, Nikša Radovanić
come Yamadori, Siniša Štork come Bonzo,
Alen Ruško (commissario imperiale), Igor
Hapač (cancelliere), Kristina Anđelka Đopar
(madre di Cio-Cio San), Tamara Cipek (zia).
Basata sull’omonimo dramma del commediografo statunitense David Belasco (a
sua volta ispirato da un racconto di John
Luther Long), che cedette a Puccini il diritto di musicare la sua rappresentazione
“Madama Butterfly” è un’opera in tre atti
di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe
Giacosa e Luigi Illica (che per alcune suggestioni orientaleggianti presero spunto
dal romanzo di ambientazione giapponese
“Madame Chrysanthème” di Pierre Loti). È
la sesta opera più rappresentata al mondo,
dopo (nell’ordine) “La Traviata”, “Carmen”,
“La Bohème”, “Il Flauto Magico” e “Tosca”.
Il lavoro pucciniano vide la sua prima al Teatro alla Scala di Milano il 17 febbraio 1904
e secondo le cronache dell’epoca, fu salutata da “grugniti, boati, muggiti, risa, barriti,
sghignazzate”. “Questa opera è la migliore
che abbia scritto”, avrebbe affermato Puccini di fronte al fiasco del debutto. Difatti, in
essa il compositore riteneva aver raggiunto
ciò che si era prefissato, perfezionando lo
stile personale che aveva stabilito e sviluppato con “La Bohème” e “Tosca”. In seguito
ad alcuni aggiustamenti, sostanzialmente
superficiali, a pochi mesi dalla disastrosa
première, Puccini fu rivendicato dal clamore
internazionale che seguì la produzione della
nuova versione. A oggi nemmeno il tempo
ha eroso la popolarità dell’opera.
fAtmosfere da anni ‘20
Naturalmente, “Madama Butterfly” è molto
di più che un viaggio in musica: è una tragedia nel senso classico, nella quale il conflitto
drammatico deriva dalla volontà dell’eroina
di abbandonare le proprie tradizioni culturali
(la famiglia, la religione, il suo stile di vita),
per amore di uno straniero. “Madama Butterfly è vittima innocente dell’inganno ben congegnato da un cinico Pinkerton, che la porta
al siudicio. Solo dandosi la morte ritrova l’o-
nore perduto, attraverso la catartica purificazione”, ha spiegato in passato il regista, che
disegna un Giappone essenziale e lineare,
elegante; le luci creano un’atmosfera azzurrina intima nel primo atto oppure il bianco
impietoso della rivelazione finale. Una scenografia delicata e dai toni intimi ricostruisce
una Butterfly collocata in un Giappone non
oleografico né folcloristico, ma visto come
una memoria poetica di un Paese di incanti
e di misteri evocato con malinconia.
La trasposizione di Pizzi rimanda alle atmosfere degli anni ’20, ben identificabili in
particolare per la componente occidentale.
Seguendo la versione di Belasco e di Puccini,
la giovane protagonista quindicenne nel primo atto è una bianca farfalla vestita di veli e
color del giglio, che nel procedere dell’azione
si trasforma in quella che Madama Butterfly
pensa sia il modello di una donna occidentale; una donna determinata, consapevole,
lontana dagli usi tradizionali. Credendo che
il suo uomo così tornerà da lei, porterà la trasformazione fino in fondo, con convizione. Il
suicidio finale ha il valore di una sua personale sfida alla morale borghese. (ir)
Panorama
31
teatro
I principali eventi della
stagione 2016/2017,
per un teatro
nazionale e
internazionale,
socialmente e
politicamente
impegnato
32
Panorama
Zajc
polo delle diversità
di Gianfranco Miksa
U
n Teatro nazionale internazionale: è lo slogan
scelto per trasmettere l’idea di un Teatro artisticamente, socialmente e politicamente
impegnato, che caratterizzerà il cartellone
dell’“Ivan de Zajc” dei prossimi dieci mesi.
Non sono previsti grandi rivoluzioni rispetto
alle linee guida tracciate dalla precedente direzione. Tuttavia qualche cambiamento ci sarà. Soprattutto nel ritmo.
Infatti, come esposto dal sovrintendente Marin Blažević
(attualmente solo facente funzioni, vista la mancata conferma da parte del Ministero della Cultura), il programma
è incentrato in gran parte su contenuti collegati al progetto Fiume-Capitale europea della cultura 2020 e al leit motiv
“Porto delle diversità”, al quale in pratica fa, in un certo
senso, da cornice. In tale ottica, lo “Zajc” si trasformerà in
una specie di polo delle diversità, valorizzando, in questo
contesto, la presenza della cultura italiana – attraverso il
Dramma Italiano, in primis, ma non solo – e delle altre
culture che formano il tessuto sociale e culturale fiumano,
l’identità della città.
Il Teatro nazionale croato di Fiume – rileva la direzione –
continuerà la collaborazione con teatri, gruppi artistici e
festival europei, che porteranno nel capoluogo quarnerino
artisti di fama internazionale, tra registi, attori, ballerini,
direttori d’orchestra, scenografi, coreografi... E, dunque,
sarà un’annata che si articolerà tra innovazione e tradizione. Confermate alcune iniziative promosse in passato. Tra
queste il ciclo Gran Galà, con trasferte per gli abbonati alla
Sala Concerti “Vatroslav Lisinski” di Zagabria e al Cankarjev
Dom di Lubiana; oppure i concerti di musica da camera
(protagonisti Marco e Ivan Graziani, Petar Kovačić, l’Orchestra da camera di Fiume, l’ensemble “Ad Hoc”, il Collegium
Musicum Fluminense, Marko Fortunato, Diana Grubišić
Čiković, Metod Sironić e altri); o, ancora, l’abbonamento
“transfontaliero”, con tappe nel Teatro sloveno dei giovani
(a vedere gli spettacoli “Repubblica di Slovenia” e “Fargo”,
mentre il pubblico sloveno assisterà a “Il Maestro e Margherita” e “La critica della scuola delle mogli”).
Invece per promuovere il ricco patrimonio teatrale fiuPanorama
33
teatro
mano, abbonamenti e carnet portano nomi
quali “Helmer & Fellner” (da Hermann Gottlieb
Helmer e Ferdinand Fellner, il duo di architetti
che progettò l’edificio inaugurato nel 1885),
“Klimt” (il pittore austriaco Gustav Klimt è
autore di tre superbi medaglioni allegorici che
signoreggiano dall’alto del soffitto del Teatro),
“Teatro comunale” (l’ente che funzionò dal
1885 al 1946), “Teatro popolare” (come si chiamò dal 1946), “Benvenuti” (da Augusto Benvenuti, scultore veneziano: è suo un elegante
gruppo scultoreo in stile neorinascimentale
che decora il frontone del Teatro), “Gliha” (da
Oton Gliha, il pittore dell’elegante sipario del
1981), “Il burbero benefico” (primo spettacolo
del Dramma Italiano, 1946), “Dubravka” (primo
spettacolo in lingua croata, eseguito nel 1946),
“Nikola Šubić Zrninski” (debutto dell’Opera e
del Corpo di ballo, sempre nel 1946), “Papandopulo” (leggendario direttore d’orchestra)...
Per quanto riguarda l’offerta del Dramma Croato, ci sono sei prime (di cui una in cooperazio-
ne con il Dramma Italiano) e quattro riprese.
La compagnia di prosa ha ripreso l’attività lo
scorso 16 settembre con “Il Maestro e Margherita”, tragicommedia di Mihail Bulgakov, per la
regia della bosniaca Selma Spahić. Lo spettacolo ha fatto da battistrada per una prassi che
caratterizzerà l’intera stagione 2016/2017 e
che consiste nell’impiego di una nuova e giovane generazione di artisti teatrali provenienti
dall’intera regione ex jugoslava. E così a Selma
Spahić, anche direttrice artistica del Mess di
DRAMMA ITALIANO
All’insegna
del 70.esimo
I
l Dramma Italiano avvia la stagione con
Racconti di costa e di mare, pièce firmata dal regista Franco Però – in coproduzione con il Rossetti-Teatro Stabile del Friuli
Venezia Giulia –, proposto in anteprima
il 27 settembre al Teatro di Capodistria, e
successivamente a Rovigno e a Fiume. All’appuntamento fiumano del 17 ottobre la pièce
sarà presentata alla Comunità degli Italiani in
omaggio al 70º anniversario del sodalizio di
Palazzo Modello.
Quest’anno anche la compagnia di prosa
in lingua italiana festeggia il traguardo dei
settant’anni della fondazione, che sarà celebrato con La locandiera di Carlo Goldoni,
diretta da Paolo Magelli, regista di fama internazionale, ponte tra Est ed Ovest, che ha
diretto “Medea” a Roma per la riapertura del
Colosseo con protagonista l’affermata attrice
pratese Valentina Banci. L’allestimento è atteso per il prossimo 26 novembre (proprio nel
giorno in cui settant’anni fa debuttò il primo
spettacolo, “Il burbero benefico” di Goldoni,
34
Panorama
cc“Racconti di costa e di mare”, pièce firmata dal regista Franco Però
prodotto dal nostro gruppo teatrale). “Sarà
proprio lei la Locandiera, in un caffè un po’
decadente che potrebbe essere balcanico,
ma anche di un qualsiasi posto del mondo,
dove si incontrano e si scontrano le storie di
uomini e donne un po’ decadenti, anche loro,
ma che nascondono un carattere forte e una
grande voglia di vivere e amare – si legge
nella presentazione –. Questo caffè diventa
allora un ponte culturale e ideale che unisce
Roma e Fiume, la storia Italiana con quella
del Quarnero, del Colosseo e del Teatro ‘Ivan
de Zajc’ in una continuità che permette al
Dramma Italiano, da sette decenni, di regalare emozioni al suo pubblico, alla Comunità
nazionale italiana di Croazia e Slovenia, alla
gente di Fiume e dell’Istria, all’Europa”.
Seguirà, il 17 gennaio, Attenti al lupo, ovvero
Cappuccetto rosso, spettacolo per bambini
realizzato in collaborazione con il Dramma croato, la cui regia sarà affidata a Giorgio Amodeo.
Torna così la collaborazione Dramma Italiano–
Dramma Croato, che si è consolidata nelle pro-
duzioni di teatro ragazzi per offrire alle scuole,
ai bambini e alle famiglie di Fiume, dell’Istria,
della Croazia e dell’Italia un grande classico
della tradizione europea. Questo il biglietto
da visita: “Un’unica idea progettuale, un solo
regista, un solo testo, due lingue e due cast che
sapranno mostrare con efficacia che sono di
più le cose che ci accomunano rispetto a quelle
che ci dividono. Con una delle fiabe europee
Sarajevo, seguiranno Oliver Frljić, Ana Tomović,
Matjaž Pograjc e Igor Vuk Torbica.
Il prossimo allestimento del DC in cartellone
è “La nostra violenza, la vostra violenza”, progetto d’autore di Marin Blažević e Oliver Frljić,
che cura anche la regia. La pièce ha debuttato
la scorsa stagione al “Wiener Festwochenu”,
uno dei più prestigiosi e importanti Festival di
teatro europeo, che si svolge a Vienna. “Attenti
al lupo ovvero Cappuccetto rosso” è lo spettacolo per ragazzi realizzato in collaborazione
con il DI, che verrà proposto prima in versione
croata e poi anche in italiano. Seguirà “Sinfonia
d’autunno”, dramma familiare di Ingmar Bergman, diretto da Ana Tomović e interpretato da
Mira Furlan nel ruolo di protagonista. Il testo di
Bergman sarà adattato da Vuk Ršumović e Olga
Dimitrijević, noti per aver firmato la sceneggiatura della pellicola “Figlio di nessuno”, pluripremiata ai festival cinematografici internazionali.
Il regista sloveno Matjaž Pograjc curerà, invece,
l’allestimento de “Il giro del mondo in 80 gior-
ni”, spettacolo per ragazzi di Jules Verne, mentre sarà la commedia di Molière, “La critica della
scuola delle mogli”, diretta da Igor Vuk Torbica,
a chiudere la stagione 2016/2017 del Dramma
Croato. Tra le riprese, il monodramma “Kurva”
(Puttana), la “Trilogia del fascismo croato”, “Sulla tomba dell’Europa stolta” e la fiaba bilingue
(italiano-croato) “Spillo, Ciccio e Falco”.
La stagione lirica ha in serbo la messa in scena
delle opere “Werther”, di Jules Massenet, per la
regia di Fabrizio Melano, “Ero, lo sposo caduto dal
L’anniversario
sarà celebrato
all’insegna
della goldoniana
Locandiera
La compagnia
di prosa italiana
offre al suo pubblico sei première
e cinque riprese
ccLa compagnia al lavoro con Paolo Magelli: si sta preparando “La Locandiera” di Goldoni
più popolari al mondo e ancora modernissima,
ci si identifica per le sue naturali contraddizioni
e per il suo conflitto interno tra il fare la cosa
giusta ed i suoi desideri”.
fCabaret D’Annunzio
La commedia musicale di Fabrizio Sinisi Cabaret D’Annunzio, con la regia di Gianpiero
Borgia, in produzione comune con il Teatro dei
Borgia, è attesa per il 18 marzo 2017. Quella di
Gabriele D’Annunzio è stata senza dubbio un’esistenza fuori dal comune. Come ha scritto Piero Chiara, D’Annunzio “è un uomo che seppe in
sé riassumere la gloria e la miseria del carattere
italiano”. Il rapporto di D’Annunzio con la politica e l’ideologia fascista fu controverso e altalenante, ma tenta di realizzare a Fiume nel 1919
una “città di vita”, dove sono concessi il ribellismo di massa, il nudismo, l’uso di droghe, l’amore libero. Qui D’Annunzio e i suoi seguaci visionari cercano di mettere in pratica i loro ideali
sanciti dalla Carta del Carnaro dove si dichiara
l’uguaglianza di tutti i cittadini e la libertà di
pensiero. Comunque sia, la sua influenza sulla
cultura italiana ed europea nei primi decenni
del Novecento fu indiscutibile, e “Cabaret D’Annunzio” – che unisce la commedia brillante, il
teatro italiano di avanspettacolo con il teatro
brechtiano, coniugando musica e prosa, poesia
e biopic, dramma didattico e musical, azione e
narrazione – cerca di affrontare onestamente
questo personaggio e la pagina di storia e letteratura che ha segnato.
eeL’illustrazione di Gustave Dorè per “Attenti al
lupo, ovvero Cappuccetto rosso”, spettacolo
per bambini realizzato in collaborazione con
il Dramma Croato, diretto dal triestino Giorgio
Amodeo. A fianco, “Le donne di Tomizza”,
lettura scenica di Martina Gamboz, con la
regia di Marco Artusi
Panorama
35
teatro
cielo”, di Jakov Gotovac, per la regia di Larry Zappia, “Othello”, di Giuseppe Verdi, regia di Marin
Blažević – tutte con la bacchetta di Ville Matvejeff
–; infine, da rilevare una produzione speciale, intitolata “Giorgio Surian presenta il Barbiere di Siviglia”, rivisitazione di una delle opere più famose
in assoluto e una sorte di riflessione sull’opera
rossiniana, che segue l’approfondimento già proposti sulla “Carmen” nel 2014. Ritorna in scena la
“Carmen” e il “Giulio Cesare in Egitto”.
Ricco anche il cartellone concertistico, nell’ambito del quale saranno eseguite le sinfonie 3, 5, 7 e
9 di Ludwig van Beethoven, il “Gloria”e il “Magnificat” di Antonio Vivaldi, il “Metamorphosen” di
Richard Strauss, il “Faust” di Charles Gounoud, il
dramma lirico “Król Roger” (Re Ruggero) di Karol
Szymanowski, la “Suite di danze” di Béla Bartók,
il “Prélude à l’après-midi d’un faune” (Preludio al
pomeriggio di un fauno” di Claude Debussy, la
Sinfonia n. 5 di Dmitrij Šostakovič, nonché lavori
di Boris Papandopulo (Concerto numero 3 per
pianoforte e Concerto per violino). A Natale, appuntamento con “Il pipistrello” di Johann Strauss
jr (dirige Matija Fortuna, regia di Lucija Dedić);
Capodanno con il gospel (dirige Nicoletta Olivieri). Tra gli eventi, attesa per il recita di Fiana Haller
(“La pasión española”).
Il programma del Balletto prevede diverse sorprese, tra cui lo spettacolo di danza moderna,
diviso in due parti, “Scacco matto” (musiche
di Dmitrij Šostakovič, Johann Strauss, Maurice
Ravel), basato sul romanzo di Stefan Zweig e la
coreografia di Raza Hammad, e “Dogma” (Arvo
Part, Joby Talbot), balletto astratto con la coreografia di Baranyai. Apoteosi della stagione sarà
il balletto in stile neoclassico “Il lago dei cigni”
di Čajkovskij, coreografato e diretto da Lòrànda
Zachàr. Saranno riproposti “Lo Schiaccianoci” e
“Sogno di una notte di mezza estate”.
Di grande richiamo gli appuntamenti concertistici, a partire dall’evento speciale per il 40.esimo
anniversario dell’Orchestra da camera per proseguire con l’esibizione dell’Ensemble “Ad hoc”
(Romeo Drucker, Anton Kyrylov - violino; Petruš
Petruševski - contrabbasso; Iva Štefančić - viola,
brani di Tartini, Bach, Haydn, Mozart, Paganini,
fTrilogia tomizziana
Il 18 maggio sarà la volta di un altro spettacolo
per bambini dal titolo Anche le pulci hanno
la tosse, di Fulvio Tomizza, per la regia di Carlo
Rossi. Il lavoro è coprodotto da La ContradaTeatro Stabile di Trieste. Lo spettacolo sarà il primo di una trilogia dedicata al grande scrittore
di Matterada, in collaborazione con il Forum
Tomizza di Umago e con la Contrada. L’anticipazione recita: “Qui rivivono i personaggi della
favola, animaletti umanizzati e parlanti. Una
certa forza comica non disgiunta da disincanto
ironico ed espressa da questi bizzarri protagonisti che denotano l’abilità dell’autore di rendere partecipi i lettori dei loro vizi e virtù, dei
loro drammi e delle loro eccessive ambizioni:
con la brillante concisione e l’immaginazione
visiva, l’arguzia e l’ingegnosità dello scrittore di
talento, Tomizza narra le loro vicende e, con il
gusto quasi epigrammatico della battuta mordace, conclude la scena con una brusca antitesi
e il taglio onesto dell’adattamento di Ugo Vicic
lo rende un monito a comportarsi con umiltà”.
Seguirà la lettura scenica Le donne di Tomizza, di Martina Gamboz, con la regia di Marco
Artusi (la prima il 19 maggio 2017), anche
questa con l’unione di forze tra DI–TNC “Zajc”,
La Contrada–Teatro Stabile di Trieste e Forum
36
Panorama
Borodin e Piazzolla), il “Tribute to Jams Joyce” (in
collaborazione con l’Associazione Triestina Amici
della Lirica “Giulio Viozzi”, dirige John McCourt;
solisti: Ilaria Zanetti, Francesco M. Paccorini,
Fabio Accurso, Alessandra Sagelli Caoduro, Anamarija Knego, Robert Kolar, Vanja Zelčić; musiche
di Verdi, Dowland, Puccini, Donizetti, Mozart,
Gilbert, Murphy, Lyman Molloy e altri), la “Lisztomania” di Goran Filipec (e promozione del CD del
pianista, serata con brani di Franz Liszt e Niccolò
Paganini); e poi ancora “Musica Rara” (viaggio
nell’epoca barocca il Collegium Musicum Fluminense e l’Ensemble barocco fiumano, solista
Ingrid Haller, brani di Händel, Ariosto, Telemann,
Vivaldi, Bach) e recital vari (tra cui anche quello di
Marco Graziani e Danijela Detonija)...
Da non perdere gli ospiti: segnaliamo il Balletto
di Finlandia, con “Seven” e “Red light drowning”
(coreografie di Ville Valkonen), i “Quattro tenori”
Đani Stipaničev, Marko Škugor, Marko Pecotić
Peco, Vladimir Garić, la performance internazionale “Nazisupermenschen” della compagnia
tedesca Showcase Beat Le Mot.
eLa
e rivisitazione
della figura
di Gabriele
D’Annunzio
sarà in scena
dal 18 marzo
2017
Tomizza Umago. È un progetto multiculturale
e plurilinguistico che intende promuovere “un
dialogo sociale e culturale nell’area di frontiera sloveno-italico-germanica”, come si legge
nella presentazione, e ha “come pensiero conduttore il legame e la costante comunicazione
tra intellettuali e artisti che abitano e operano
nell’area di confine, traendo ‘simbolicamente’
ispirazione dalla vita e dall’opera” di Tomizza.
Considerato uno scrittore di frontiera, è il cantore dell’Istria. È grazie alle sue opere, in cui
sceglie la difficile strada dell’analisi, della conoscenza che porta alla comprensione dell’altro, che anche il grande pubblico internazionale ha conosciuto la tragedia di questa piccola
penisola, radicata nel cuore dell’Europa, tanto
da ricevere numerosi riconoscimenti, tra cui il
Premio Strega con “La miglior vita”, tradotto in
ben dieci lingue.
Infine, saranno riproposti i seguenti titoli:
Omicidi in pausa pranzo, commedia criminale
di Viola veloce, regia di Paola Francesca Galassi; Esodo Pentateuco #2 di Diego Runko, monologo per il Giorno del Ricordo, regia di Marco
Di Stefano; Le quinte della vita, monodramma
di Rosanna Bubola, regia di Mario Brandolin;
Spillo, Ciccio, Falco di Karel Jaromir Erben/
Magdalena Lupi Alvir, regia di Renata Carola
Gatica; E se invece di Pinocchio... di Carlo Collodi, regia e drammaturgia di Elvia Nacinovich.
concorso
Appuntamento riservato
ai giovani pianisti
Premio «Marizza»
a metà ottobre la XX edizione
D
al 17 al 19 ottobre 2016, negli ambienti del Conservatorio di Musica
“Giuseppe Tartini” di Trieste, si terrà
la XX edizione del Premio pianistico internazionale “Stefano Marizza”,
organizzato dall’Università Popolare di Trieste e
dall’Unione Italiana di Fiume, in collaborazione
con il Conservatorio triestino e la Famiglia Marizza, con il contributo della Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia.
Il Concorso è riservato ai giovani pianisti di età
compresa tra i 16 e i 27 anni compiuti. Il termine
ultimo per la presentazione delle domande di partecipazione è fissato per il 3 ottobre prossimo e dovranno essere inoltrate a mezzo raccomandata, via
fax o per posta elettronica, all’Università Popolare –
Piazza del Ponterosso 6, 34121 Trieste.
Il Primo premio ammonta a 2.000 e il Secondo a
1.000 euro. Inoltre, la Giuria si riserva la facoltà di
assegnare uno o più premi straordinari, per un valore complessivo di 1.000 euro ad altri concorrenti.
Il giudizio della Giuria sarà inappellabile. I premi
comprendono inoltre l’obbligo dei vincitori di esibirsi, senza compenso aggiuntivo, in concerto in
Italia, Slovenia e Croazia, secondo modi e tempi stabiliti dagli organizzatori. Per eventuali riprese televisive o radiofoniche i candidati dovranno rinunciare
a qualsiasi diritto.
tere alcun brano presentato nella prima prova) dovrà
comprendere: una Sonata classica (Mozart, Clementi,
Haydn, Beethoven); uno o più brani del repertorio
Romantico; uno o più brani del repertorio moderno
(dal 1900). La Commissione avrà la facoltà di interrompere l’esibizione in caso di durata eccessiva.
La cerimonia di premiazione si terrà il 19 ottobre
2016, presso il Conservatorio di Musica “Giuseppe
Tartini” di Trieste. Gli interessati troveranno il Regolamento del Premio e la scheda d’iscrizione, nel sito
dell’Università Popolare (www.unipoptrieste.it) e in
quello del Conservatorio “Tartini” (www.conservatorio.trieste.it).
fAudizioni e programmi delle prove
Le audizioni si svolgeranno al Conservatorio “Tartini” di Trieste (via Ghega 12), il 17, 18 e 19 ottobre 2016. L’ordine di chiamata alle prove sarà deciso
mediante sorteggio. La Commissione si riserva di
ammettere eventuali ritardatari. I concorrenti prima
di iniziare la prova dovranno esibire un documento
d’identità e le eventuali fotocopie di musiche inedite.
Nella prima prova (durata massima di 20 minuti), il
candidato eseguirà: uno Studio di Chopin o di Liszt;
un Notturno di Chopin o un Improvviso di Schubert;
uno o più brani a libera scelta. Per la prova finale,
invece il programma (durata massima di 45 minuti, nel corso del quale il candidato non potrà ripePanorama
37
pubblicazioni
Un libro restituisce il
ricordo della «regina
dell’Acquaforte»
N
el giugno dello scorso
anno, quand’è venuta
a mancare, la critica d’arte Marianna
Accerboni (pure lei
pittrice, oltre che scenografa e architetta), la definì “la regina dell’Acquaforte”, introducendo i vari percorsi (mostra d’acqueforti create dal
1968 al 2002, vendita all’asta di arredi, oggetti, opere d’arte e ceramiche della collezione privata e libro)
voluti dalle figlie Marina e Paola
per ripercorrere la vita speciale e la
carriera della madre Mirella Schott
Sbisà (Trieste, 1921-2015), pittrice,
incisore magistrale, moglie e allieva
del pittore, scultore e incisore Carlo
Sbisà. Una donna dall’animo ricco e
nobile, “gentile e discreto”, “delicata
con semplicità”, come scrisse Accer-
Mirella Schott Sbisà
visse d’AMORE
e visse d’ARTE
boni; una donna che ha tratteggiato
la storia del panorama culturale di
Trieste e che, assieme al marito, e
come il maestro stesso, ha tanto ha
dato per la promozione dell’arte nei
suoi diversi aspetti.
E lo ha fatto in maniera significativa, oltre che con la propria produ38
Panorama
zione, anche attraverso la Scuola
Libera dell’Acquaforte, fondata nel
1960 proprio da Carlo Sbisà. Dopo
la scomparsa di quest’ultimo, lei ne
assunse la direzione per quasi cinquant’anni (1964-2003).
La Scuola oggi porta il loro nome e
a sostenerla è l’Università Popolare
di Trieste, che organizza laboratori che si tengono nella sede di via
Torrebianca 22. Ed è stato in questo spazio polifunzionale, allestito e
inaugurato dall’UPT nel 2014, che a
un anno dalla scomparsa dell’artista
è stato presentato un libro in ricordo di Mirella Schott Sbisà; in sala
eeIn copertina,
il ritratto
realizzato da
Carlo Sbisà
alla moglie
nel 1944,
intitolato
“Mirella che
dipinge”
cc“Vele nella bonaccia” (1960)
anche la curatrice, la figlia Paola.
Intitolato “Mirella Schott Sbisà, una
vita di donna nell’arte e nella cultura di Trieste del Novecento”, edito
da Vita Activa (collana Memorie,
dedicata alle autrici dell’Ottocento
e Novecento) e realizzato grazie al
sostegno del Soroptimist International d’Italia Club di Trieste (organizzazione di donne impegnate in
attività professionali e manageriali
con elevata qualificazione, di cui
Mirella Schott Sbisà è stata una delle 19 socie fondatrici nel 1951).
fTra pubblico e privato
Tra pubblico e privato – con contributi delle figlie Paola e Marina
Sbisà, dei nipoti Teodora e Agostino Tommasi e Martina Zandonella,
di Marianna Accerboni e Marina
Tutta (Soroptimist International
d’Italia Club di Trieste) –, in una
novantina di pagine si ricompone il
mosaico della vita e dell’arte di Mirella e l’impatto che la sua personalità ha avuto nell’ambiente triestino.
È in buona parte Mirella stessa che
si “racconta”, grazie alla trascrizione delle memorie della pittrice,
raccolte dalla figlia Paola durante i
sei mesi in cui Mirella Schott Sbisà
fu costretta all’inattività, causa una
brutta caduta. Scorrono qui, tra storie di famiglia e vecchie fotografie,
scene di casa Schott, tipico casato
dell’agiata borghesia mitteleuropea, di religione ebraica; l’infanzia
di Mirella (con le sofferenze per la
malattia della sorella Dina, affetta
da idrocefalia); l’istruzione (prima
privata, poi al Liceo Dante); le paure
delle persecuzioni razziali (di fronte alla decimazione dei suoi compagni di classe, Giani Stuparich, suo
professore, dirà a lei e a una sua
amica: “Continuate a venire a scuola. Vi garantisco che finirete l’anno
scolastico”); i ritratti affettuosi dei
genitori e di altri parenti; l’incontro
con Carlo Sbisà e le prime lezioni
di disegno; il matrimonio celebrato
con il permesso del vescovo Antonio Santin (oltre alla forte differenza d’età, c’era il fatto che lei era ebrea
e le autorità dell’epoca avevano re-
ccMirella Schott Sbisà nel suo studio
spinto la richiesta di matrimonio);
gli anni duri della Seconda guerra mondiale; la crescita artistica e
quella personale... fino alla Scuola
dell’Acquaforte.
Una cavalcata di quasi un secolo
che, non a caso, ha al centro gli affetti. E l’arte: paesaggi marini e carsici, nature morte (fossili, uccelli,
fiori di cactus, conchiglie, cristalli
e magiche rappresentazioni del
Sole e della Luna), figure femminili e ceramiche.
I. R.
ee“Donna con
giacca rossa”
(1949)
Panorama
39
italiani nel mondo
C
i sarà anche l’Ente Friuli nel Mondo
alla “European Week of Cities and
Regions 2016”, in programma a
Bruxelles. Come informa l’Agenzia
internazionale stampa all’estero (Aise),
dal 12 al 14 ottobre sono previste iniziative per la commemorazione del terremoto
del Friuli 1976, che si terranno nella sede
di rappresentanza della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il 12 ottobre,
la presidente della Regione FVG, Debora
Serracchiani, e il presidente del Consiglio
regionale, Franco Iacop, porteranno una
ridotta sezione fotografica della mostra
storico-documentaria sulla tragedia nella Sala Grand Place di Bruxelles, dove il
European Week of Cities an
13 ottobre ci sarà anche la proiezione di un
video sul terremoto della Regione e dell’Ente Friuli nel mondo.
Seguirà la tavola rotonda su “Il 40° anniversario del terremoto del Friuli del 1976
– Nascita della Protezione civile regionale,
sistema trainante per lo sviluppo nazionale
ed europeo della tutela dai disastri naturali”.
All’introduzione dei presidenti Serracchiani
e Iacop farà seguito il dibattito con la Protezione Civile della Regione, tramite l’assessore
Panontin e il direttore Sulli, la Rappresentan-
za Permanente d’Italia presso l’UE, il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, il DG
ECHO, JRC, i sindaci all’epoca del terremoto e
gli ex assessori regionali. La tavola rotonda
sarà moderata da Roberto Collini, giornalista
RAI. La giornata si chiuderà con la “Festa della
Vendemmia 2016”: alla Sala Grand Place un
momento conviviale con degustazione di
prodotti tipici regionali.
Venerdì 14 ottobre, alle ore 12, l’Ente Friuli
nel Mondo sarà a Marcinelle per una visita alla miniera e la deposizione di corona
Seconda
edizione
degli Stati
Generali
dell’italiano
nel mondo
I
l 17 e il 18 ottobre si svolgerà
a Firenze, Palazzo Vecchio,
la seconda edizione degli
Stati Generali della lingua
italiana nel mondo, promossi dalla Farnesina. Agli Stati
Generali, dal titolo “Italiano lingua viva”, interverranno il ministro
degli Esteri e della Cooperazione
Internazionale, Paolo Gentiloni,
e il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini. Parteciperanno accademici
40
Panorama
nd Regions: il terremoto del 1976 in Friuli
al monumento ai caduti; quindi tappa a
Charleroi, per parlare del Trattato italobelga del 23 giugno 1946, della tragedia
di Marcinelle e del terremoto del Friuli del
1976. Sono previsti gli interventi dell’ambasciatore Vincenzo Grassi, del presidente
Iacop, dell’assessore regionale alla Cultura, Sport e Solidarietà, Gianni Torrenti, del
sindaco di Charleroi e ministro-presidente
della Vallonia, Paul Magnette, e di Paolo
Gossi, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles.
La «dolce
lingua» è
sempre viva
ed esponenti del mondo culturale
italiano e straniero. L’evento si terrà in connessione con la XVI Settimana della lingua italiana nel
mondo (17-23 ottobre), dedicata
quest’anno al tema design, intitolata “L’italiano e la creatività: marchi
e costumi, moda e design”.
Nel corso della seconda edizione
degli Stati Generali sarà lanciato
il nuovo Portale della lingua italiana nel mondo e saranno forniti
gli aggiornamenti sui progetti avviati con la prima edizione dell’appuntamento (tenutosi nell’ottobre
2014). Sarà inoltre approfondita
la riflessione sul ruolo della lingua
italiana nelle strategie di comunicazione delle imprese come fattore
di promozione dell’intero sistema
culturale italiano. L’evento servirà
anche a valutare i progressi com-
piuti e ad elaborare una strategia
di promozione linguistica a tutto
campo.
L’italiano nel mondo mantiene il
suo fascino: negli Istituti Italiani di
Cultura gli iscritti ai corsi linguistici sono circa 68mila. Il 4% della popolazione tedesca e di quella
francese dichiara di parlare la nostra lingua. “Non c’è da deprimersi
e neanche da esaltarsi. Confidare
in una presunta qualità estetica?
L’italiano lingua di cultura?”, si
chiede sulle pagine del ‘Corriere
della Sera’ (6 giugno 2016) il giornalista paolo Di Stefano, che ha
condotto un’inchiesta sullo stato di
salute dell’italiano. E cita Michele
Gazzola, economista della lingua
alla Humboldt-Universität di Berlino, che avverte: “Nell’attività di
diffusione dell’italiano all’estero si
tende a far prevalere questo aspetto – afferma lo studioso –, ma attenzione, c’è un italiano popolare
che ha molta diffusione internazionale: Toto Cotugno e i Ricchi
e i Poveri a Mosca fanno il tutto
esaurito... Giustamente Mogol dice
che le sue canzoni raggiungono 60
milioni di cuori, mentre la poesia
oggi non supera le cinquemila copie. Dunque - incalza il giornalista
-, occorre abbandonare il ricordo
della lingua di Dante e puntare altrove?” La risposta è affidata ancora a Gazzola: “L’italiano come ‘terza lingua classica’, la lingua della
lirica e della tradizione letteraria,
è un’idea museale: si rischia di farlo passare per un idioma privo di
utilità pratica. È invece una lingua
viva e funzionale, anche se limitata nella diffusione, una lingua che
favorisce l’accesso ad alcuni settori
di eccellenza della vita economica
e culturale. Si tratta non di offrire
corsi universitari in inglese per attrarre gli stranieri: quelli ci sono
ovunque. Per far salire le quotazioni internazionali bisogna piuttosto
disporre di un ottimo livello di studi, anche in italiano, e non perché
l’italiano suona bene ma perché è
una lingua attiva, indispensabile a
certi rapporti commerciali, specie
se legata a un tessuto produttivo
vivace e attraente”.
Panorama
41
Dal 10 al 28 novembre
la Biennale
Enogastronomica
2016. La collettiva
in punta di forchetta
e cucchiaio prevede
circa 500 espositori
con un calendario
ricco di 25 eventi
tematici e altrettanti
appuntamenti
collaterali
42
Panorama
made in italy
D
alla culla del Rinascimento si espande ai confini del conosciuto e del conoscibile il mondo del gusto made in Italy,
nel piatto e nel bicchiere – ma non solo –, attraverso una
combinazione di stili, eventi, location e contenuti non
banali e ridondanti. La voglia di promuove il buono senza
banalizzazioni si concretizzerà, ancora una volta, nella rinnovata edizione della Biennale Enogastronomica di Firenze. Ben
18 giorni, dal 10 al 28 novembre, dedicati al mondo del food & wine e
realizzati in luoghi cittadini tutti da scoprire. Arte, musica, letteratura,
convegni, appuntamenti tematici rappresentano le cornici entro le
quali le tele delle mostre mercato, degustazioni e show cooking si disegneranno. Una miscellanea di colori e sapori gustosa e frizzante che
per gli organizzatori vuole essere anche presidio per saperi e sapori da
tutelare, ma anche osservatorio attento e curioso verso tutto ciò che
nell’enogastronomia è contemporaneità, ricerca e futuro.
Sarà una vera e propria “rivoluzione” quella che accompagnerà l’edizione 2016. La manifestazione, nata otto anni fa nella volontà di offrire una serie di occasioni per riscoprire le radici di una cucina densa di
storie e tradizioni, è cresciuta al punto di rivolgersi a pubblico ed espositori sempre più internazionali. Basti pensare che nel 2014 ha registrato oltre 20mila persone che hanno partecipato agli eventi. Numeri
destinati a crescere in questa nuova edizione in programma che conta
circa 500 espositori che presenteranno il mondo dell’enogastronomia
spaziando nei settori più differenti, un calendario con 25 eventi tematici e altrettanti appuntamenti nel ricco programma “Fuori Biennale”.
A Firenze si potranno incontrare le produzioni più disparate del patrimonio alimentare nazionale e internazionale. Dal tè al gin, dalla
cioccolata alle bollicine, dalla pasticceria al panettone, passando per
l’immancabile simbolo dell’italico gusto, la pasta, si attraverseranno
confini e territori gastronomici come il riso, caffè, formaggi, carni, vini,
salumi, pane, pizza, olio, birra e molto altro ancora. Una mise en place
tutta d’assaggiare, degustare e provare attraverso momenti che sposano l’approccio pop con quelli più gourmet con la presenza anche e
soprattutto di chef stellati da tutta Italia, che saranno protagonisti di
cooking show e degustazioni.
“Stiamo lavorando per dare vita a un nuovo corso di questa manifestazione”, spiega il presidente della Biennale, Santino Cannamela.
“Tra innovazione e tradizione, la Biennale è senza dubbio una vetrina privilegiata sia per il miglior made in Italy che per le eccellenze
enogastronomiche del mondo. Ecco allora che all’interno di una formula collaudata porteremo nuovi contenuti che abbiano un respiro
internazionale. L’idea è realizzare un appuntamento che offra basi per
un confronto costruttivo su ciò che si rinnova e cambia nel comparto
del food, una sorta di stati generali dell’enogastronomia e di quanto
si muove intorno a questo settore. La Biennale Enogastronomica, infatti, non è solo un evento che ogni due anni propone un calendario
di iniziative. Il nostro lavoro è supportare e sostenere costantemente
tutte quelle iniziative che promuovono l’identità e la qualità dell’enogastronomia intesa come esperienza culturale di conoscenza. Per
questo – aggiunge – stiamo realizzando un viaggio fatto di tappe che
speriamo non finisca mai”.
Offrire eventi culturali e ricchi di contenuti, che al tempo stesso sappiano
far divertire tutti i partecipanti, consumatori e operatori, è “la maniera
giusta per trasferire messaggi che abbiano valenza per la vita quotidiana,
soprattutto in campo enogastronomico”, conclude Leonardo Romanelli,
critico enogastonomico e direttore artistico della manifestazione.
Firenze
torna capitale
del buon vivere
Panorama
43
spazio
Aumenta
sempre più il
catalogo degli
esopianeti
identificati grazie
al telescopio
spaziale, che in
questa occasione
trova anche
pianeti rocciosi
forse idonei a
sostenere la vita
a cura di Nerea Bulva
P
oi dicono che è importante sapersi riciclare... Giusto, ma come ti ricicli quando ti trovi magari a qualche decina di
milioni di km dalla Terra e un tuo componente fondamentale va fuori uso,
com’è accaduto tre anni fa al cacciatore
di esopianeti Kepler della NASA? Occorre molta
creatività, un ottimismo incrollabile e ingegno
come se piovesse. In compenso, i risultati possono premiare ampiamente lo sforzo. È quanto
44
Panorama
Kepler
il cacciatore
di nuovi
pianeti
sta accadendo con la missione K2, la cosiddetta
second light: un riadattamento in corsa degli
obiettivi e della strategia osservativa originale
del telescopio spaziale che sta dando grandi soddisfazioni. Ultima in ordine di tempo, in uscita su
Astrophysical Journal Supplement Series, la scoperta di oltre cento nuovi pianeti.
È andata così. Kepler (o meglio, K2 appunto), non
potendo più concentrarsi esclusivamente sul suo
bersaglio iniziale – ricerca di pianeti simili alla
Terra, attorno a stelle simili al Sole, in una ben
precisa fettina di cielo dell’emisfero nord – e
non essendo più in grado di fare tutto da solo, ha
ampliato il terreno di caccia e ha delegato ai telescopi terrestri alcuni compiti. Tipicamente, ciò
che avviene è che, quando il telescopio spaziale
NASA individua potenziali esopianeti, l’onere di
caratterizzarli e di confermare che di veri pianeti
si tratta viene delegato a telescopi terrestri.
Ebbene, dei 197 mondi in sospeso finiti nel
ccQuattro dei 104 nuovi pianeti scoperti potrebbero essere rocciosi e simili alla Terra: due di questi potrebbero sostenere
la vita. In questo montaggio, l’Osservatorio di Mauna Kea, il telescopio spaziale Kepler e il cielo notturno con quattro
delle regioni osservate da K2 e – rappresentati dai puntini gialli – i nuovi sistemi planetari
ccSuperati i problemi di 3 anni fa, il telescopio spaziale Kepler sta vivendo una nuova vita (NASA)
mirino di K2, 63 sono rimasti tali, 30 si sono rivelati falsi positivi ma ben 104 hanno ottenuto
l’ambito bollino di pianeta extrasolare confermato. A conferirlo, dopo attento follow-up, una
“squadra” che comprende quanto di meglio esista oggi sulla Terra per l’osservazione del cielo:
i due gemelli da 10 metri dell’osservatorio del
Keck, in cima al vulcano dormiente di Manua
Kea (Hawaii), la coppia di occhi da oltre 8 metri
di diametro ciascuno del Gemini Observatory
(uno anch’esso alle Hawaii, l’altro in Cile), il 2.4
metri robotico Automated Planet Finder, in California, ed LBT, il telescopio binoculare di Mount
Graham, in Arizona, per un quarto di proprietà
INAF.
Fra i nuovi pianeti, quattro più degli altri suscitano curiosità: fanno parte dello stesso sistema
planetario, hanno dimensioni paragonabili a
quelle della Terra (dal 20 al 50 percento in più)
e potrebbero essere – si attendono conferme –
tutti e quattro rocciosi. Potrebbero anche essere
adatti a ospitare la vita? Non si può escludere,
dice il primo autore dello studio, Ian Crossfield,
dell’università dell’Arizona. Benché orbitino a
distanza molto ravvicinata rispetto alla stella
madre, inferiore a quella che separa Mercurio
dal Sole, la stella in questione è piccola e debole. Due dei quattro pianeti, in particolare,
ricevono un flusso di radiazioni paragonabile a
quello che il Sole riversa sulla Terra.
Panorama
45
cSPECCHI
c
E SPECCHIETTI - Sempre
più automobili utilizzano le telecamere e
da maggio 2018 gli Usa, primi al mondo,
renderanno obbligatorie le telecamere per
la retromarcia sulle auto. Le telecamere
sono sempre meno costose e offrono una
visione più ampia, anche sui punti ciechi,
rendendo obsoleti gli specchietti. Senza
contare che man mano che arriveranno
le automobili che si guidano da sole la
quantità di telecamere aumenterà e gli
specchi non serviranno più.
Non solo: c’è anche chi ritiene che gli
specchi inizieranno a sparire anche dalle
case e dalla nostra vita di ogni giorno,
sostituiti da monitor ad alta risoluzione
che ci permetteranno di fare primi piani,
ottenere letture biometriche...
innovazioni
Chiavi, specchietti
retrovisori, portafogli,
lavatrici: oggi ci sembrano
indispensabili ma le nuove
tecnologie potrebbero
presto mandarli in soffitta
7
o
d’us
dest
ee supporti fisici - Se qualche anno fa ci avessero detto che avremmo fatto a meno
di CD, DVD e chiavette Usb, probabilmente non ci avremmo creduto: e invece già oggi
film, musica, videogiochi sono disponibili online sulla cosiddetta nuvola (cloud).
Quindi non dovrebbe essere una sorpresa se nel giro di pochi anni, CD, DVD e Blu-ray
saranno per lo più relegati alle cose che acquistiamo semplicemente perché
vogliamo una copia fisica (magari da lasciare in eredità, cosa non possibile con i
file digitali come App, musica e film acquistati in formato digitale).
Dai libri invece potrebbe arrivare la sorpresa: negli Stati Uniti, nel 2015, le
vendite di libri digitali hanno iniziato a calare e la vendita di libri a stampa sono
aumentate. Quindi il futuro dei libri sembrerebbe ancora incerto.
 portafogli - I portafogli diventeranno obsoleti, semplicemente perché, prima o poi,
non ci sarà nulla da metterci dentro. Detta così la frase può prestarsi a facili battute, ma la
verità è che il denaro diventerà virtuale. Applicazioni come Apple Pay e Samsung
Pay già lavorano ai fianchi banconote e carte di credito, puntando sul
pagamento attraverso lo smartphone. E se è vero che entro il 2025
sulle nostre strade circoleranno auto senza guidatore, il portafogli
non servirà neppure per la patente di guida. La buona notizia? A
differenza dei portafogli, i telefoni hanno diversi sistemi di protezione
e il GPS: in caso di smarrimento è più facile ritrovarli e impedirne l’uso
agli estranei.
46
Panorama
eLe
e chiavi - È dai tempi dell’antico Egitto che siamo
abituati a mettere sotto chiave i nostri beni. Ma nel corso
dei prossimi 20 anni le chiavi come le conosciamo potrebbero sparire o meglio trasformarsi: principalmente saranno
elettroniche e digitali, in grado di aprire le porte usando
il collegamento bluetooth o il Wi-Fi. L’uso del telefono
come chiave è già una realtà in alcune catene alberghiere.
Su Kickstarter sono molte le serrature virtuali, che hanno
ottenuto finanziamenti grazie al crowfunding e che presto
arriveranno sul mercato. Ma c’è un problema: le chiavi
elettroniche e intelligenti possono essere hackerate.
cc Il caricabatterie
oggetti
so comune tinati a sparire
- È diventato un elemento
essenziale delle nostre vite, ma
presto potremo imparare a farne
a meno: Energous entro la fine
del 2017 progetta di rilasciare un
caricabatterie wireless in grado
di caricare un cellulare a una
distanza di 3 metri. E i futurologi
si dicono sicuri che tempo 20
anni il perfezionamento di
questa tecnologia sarà tale da
permettere ai dispositivi elettronici di essere sempre in carica,
sfruttando le onde radio (come
nel caso di Energous) e persino
la luce, se si realizzerà il progetto
di un’altra azienda, Wi-Charge:
ricaricare i gadget elettronici
usando la luce infrarossa
convertita in energia elettrica
mediante celle fotovoltaiche
poste sui device.
eLa
e lavatrice - A nessuno piace davvero fare il bucato: la buona notizia è che tra 20
anni potrebbe non essere più necessario. Due distinti gruppi di ricercatori, uno in Cina nel
2012 e un altro in Australia nel 2016, hanno sviluppato un rivestimento di nanoparticelle
che quando è esposto al sole reagisce come la candeggina. I ricercatori australiani hanno
dimostrato che in 30 minuti di esposizione al sole si può ottenere un buon lavaggio. Come
funziona? La luce eccita le nanoparticelle metalliche che sono presenti sulla superficie e
questa energia è in grado di degradare la materia organica presente sui tessuti, sbarazzandosi delle macchie. Un problema potrebbero averlo i paesi dove di sole ce n’è poco: a Londra
per esempio, le lavatrici potrebbero avere ancora un futuro.
 Le password - In teoria le password sono una buona idea per la nostra
sicurezza. Peccato che in media ne abbiamo tra 5 e 10, che spesso dimentichiamo
e dobbiamo costantemente reimpostare. Ma in meno di 10 anni potrebbero finire
in soffitta. La tecnologia attualmente in fase di sviluppo già utilizza diversi dati
biometrici difficili da copiare: la scansione dell’iride, il riconoscimento vocale, la
scansione delle impronte digitali (che Apple, per esempio, già impiega sull’iPhone),
il riconoscimento facciale (già presente su alcuni smartphone Android).
E se non bastasse, BioCatch ha già sviluppato una tecnologia basata su profili
comportamentali che analizzano più di 500 parametri, da come reggiamo il nostro
dispositivo e quali siti visitiamo.
Panorama
47
ambiente
S
i parla molto di una nuova - chiamiamola così coscienza “verde” che si sta sviluppando anche nel
mondo occidentale, storicamente poco attento allo
spreco, al riciclo, al riutilizzo. Qualcosa è cambiato nelle nostre abitudini e in ogni dove spuntano
iniziative, promosse anche da grandi distributori
o dagli stati, per farci vivere in modo più verde. In
Olanda però questo concetto sta prendendo concretamente forma. Si chiama ReGen Village, si troverà ad Almere, poco distante
da Amsterdam, ed è una nuova idea di comunità, progettata per
essere completamente autosufficiente.
ReGen infatti coltiverà interamente il suo cibo ed avrà il proprio
allevamento di animali, produrrà l’energia necessaria a tutte le
attività e riciclerà tutti i suoi rifiuti e scarti internamente. Un villaggio praticamente ad impatto zero.
Un esempio: i rifiuti generati da ogni economia domestica quelli che finiscono nel compostaggio - verranno utilizzati per
alimentare il bestiame del villaggio o gli allevamenti di mosche.
48
Panorama
Le mosche serviranno ad alimentare il pesce e gli scarti derivati
dal pesce fertilizzeranno le piantagioni di frutta e verdura, mentre altre piantagioni saranno fertilizzate dagli sprechi derivati
dall’allevamento. Un vero e proprio circuito chiuso che si sostiene e rigenera da solo.
Il villaggio sarà all’avanguardia anche per il sistema stesso di
produzione di prodotti alimentari che permetterà alla comunità
di generare molto più cibo di una normale fattoria delle stesse
dimensioni, sprecando meno risorse.
ReGen Villages nasce dall’unione di sviluppatori californiani e
di architetti danesi, che hanno curato il design del complesso
edilizio-fattoria. Un pool di ingegneri poi ha anche pensato al sistema all’avanguardia che creerà il 100% dell’energia necessaria
alla community, un mix che sfrutta l’energia geotermica, solare,
eolica e delle biomasse. Un progetto ambizioso che però sarà
solo l’inizio di un’idea che si vuole sviluppare in tutto il mondo. Il
villaggio ReGen pilota sarà inaugurato ufficialmente ad Almere
- a 20 minuti da Amsterdam - nel corso del 2017.
ReGen
il villaggio ecologico
del futuro
È in costruzione alle porte di
Amsterdam, in Olanda, un quartiere
che sarà del tutto autosufficiente sia dal
punto di vista energetico che alimentare,
e sarà capace di riciclare acqua e rifiuti
Panorama
49
verde
Lo fa per riparare il
Pianeta creando nuovi
polmoni verdi a richiesta
Nel deserto
crescono
alberi grazie
alle acque
reflue
In Egitto esiste una straordinaria foresta nata
nel bel mezzo del deserto, a circa due ore di
viaggio di distanza dal Cairo. Come è possibile? Si tratta di una foresta che si estende
su 240 ettari e che è composta da alberi del
luogo e da specie non native nel bel mezzo
del deserto.
50
Panorama
L’ingegnere de
che pia
«on
In gran parte dell’Africa le precipitazioni non
sono sufficienti per la sopravvivenza di numerosi alberi presenti in un unico luogo. La
desertificazione sta diventando un problema davvero serio ma grazie al progetto per
la creazione di Serapium Forest, nato negli
anni Novanta grazie ad una collaborazione
tra l’Egitto e la Germania, è stata trovata una
soluzione davvero inaspettata: recuperare le
acque grigie non destinate al consumo umano per far crescere gli alberi.
Le acque reflue vengono depurate grazie a filtri meccanici e processi biologici. L’acqua ottenuta non è così pura da poter essere bevuta
ma va bene per la crescita degli alberi. Per
sicurezza quest’acqua viene utilizzata solo
per coltivare piante e alberi non destinati al
consumo umano. La presenza di un impianto
di depurazione nelle vicinanze della foresta
ella Toyota
anta foreste
n demand»
F
oreste on demand nuovo trend? Se non lo è
già deve assolutamente diventarlo. L’idea
è stata dell’ingegnere
indiano Shubhendu Sharma, il
fondatore di Afforestt (www.afforestt.com). Grazie al lavoro di
questa persona nella sola India
sono nate circa 75 nuove foreste.
Spazi verdi riempiti di alberi su “richiesta”, con il fine di riparare un
pianeta in cui l’eliminare indiscriminatamente alberi è purtroppo
una realtà.
Tutto è iniziato con il voler coltivare sul suo terreno 270 alberi
per creare una foresta “personale”: ora i suoi esemplari crescono
rigogliosi, danno rifugio a diversi
animali e promuovono una biodiversità sana e consapevole. L’i-
dea è poi diventata business ed
è cresciuta fino a dare all’uomo
clienti in ogni parte del mondo.
Foreste rigogliose stanno nascendo
grazie a questo progetto in zone popolose ed inquinate, ottenendo non
solo che le zone vengano riqualificate, ma portando ad un’importane
purificazione dell’aria
La cosa più curiosa è che tutto è
nato da un seminario aziendale
della Toyota, dove l’uomo lavora:
il botanico Akira Miyawaki spiegò
il metodo di coltivazione che porta il suo nome e (che è in grado di
rendere fertile il suolo grazie alla
piantumazione di specifiche piante) in occasione della presentazione dell’iniziativa che prevedeva la
messa a dimora di 30 mila alberi sul
suolo del brand.
Sono bastate piante pioniere, foglie
Serapium
Forest è un
vero e proprio
miracolo
ambientale
secche, micorizze (funghi) e una
selezione di piante di sottobosco,
arbusti e grandi alberi in grado di
essere autonomi già al terzo anno di
vita. Potrebbe essere proprio nelle
foreste on demand la soluzione dei
malesseri del nostro pianeta.
L’aspetto da evidenziare di questa operazione è soprattutto uno:
la scoperta che è possibile dar vita
all’ecosistema di una “mini-foresta”
in qualsiasi luogo del mondo, impiegando metodi naturali a fronte
di un investimento temporale (e
monetario) relativamente ridotto:
in pochi anni e al costo di un Iphone
è possibile ricostituire una foresta
con 50-100 varietà diverse, in grado da un lato di riproporre la biodiversità andata perduta e dall’altro di
ridurre la desertificazione e i livelli
di CO2 presenti nell’aria.
ha permesso ai ricercatori di trovare in breve tempo la soluzione per coltivare. L’acqua
viene trasportata alla foresta dal depuratore
attraverso un sistema di tubature.
I ricercatori hanno scoperto che, grazie all’intensa luce solare e alle sostanze nutritive presenti nell’acqua, in Egitto gli alberi crescono
4 volte più velocemente che in Germania.
Questa soluzione permette di rendere verdi
le aree desertiche ma anche di realizzare una
produzione di legname sostenibile da mettere in vendita per aiutare l’economia del Paese.
Anche se 240 ettari di foresta lussureggiante nel deserto possono sembrare poca cosa
rispetto alla velocità con cui i deserti stanno
avanzando in tutta l’Africa, il fenomeno Serapium Forest è un esempio dei traguardi che
l’uomo può raggiungere per proteggere il
Pianeta.
Panorama
51
alimentazione
Come tenere a
freno l’appetito
grazie agli
alimenti
sazianti che
nutrono
l’organismo
e aiutano a
stare in forma
naturalmente
Ianti-fame
cibi
naturali
52
Panorama
A
vete sempre fame? Imparate a fare
la spesa aggiungendo i cibi antifame che saziano a lungo e non vi
fanno ingrassare. Quando il regime
alimentare quotidiano risulta eccessivamente restrittivo, è facile cadere nel tranello dell’abbuffata. Tuttavia, in questo modo
si finisce nell’eccesso opposto, con il rischio di
un eccesso di zuccheri e grassi, senza contare il
senso di colpa. Ecco come fare scorta di alimenti in grado di contrastare la fame.
AVENA – Facilmente digeribile, è consi-
gliata anche a bambini, anziani e convalescenti perché è altamente nutriente. Cornetto
e cappuccino al bar sono golosi, tuttavia non
saziano a lungo e a metà mattina è facile avvertire il classico buco allo stomaco. Ecco una
ricetta facile per un buon giorno salutare: la
sera prima in una ciotola versate una parte
di fiocchi d’avena e due parti di acqua o latte, poi riponete in frigo. La mattina seguente
ecco pronta una colazione che terrà lontana la
fame a lungo. Potete aggiungere un cucchiaio
di miele e frutta secca oppure un cucchiaio di
cacao, alternativa apprezzata anche dai bimbi.
LEGUMI – I picchi di glicemia possono ave-
re conseguenze negative sulla fame nervosa. I
legumi aiutano una dieta equilibrata e ricca di
nutrienti essenziali per l’organismo: via libera a
insalate di lenticchie, fagioli e ceci, da condire
con olio extravergine, cipolla (è un antibiotico
naturale) e una spolverata di curcuma. Durante
l’inverno ottime le zuppe a base di verdure e
legumi, che saziano a lungo e scaldano il corpo.
RISO – Il riso è un cibo a medio-basso indice
glicemico, in grado di contribuire al senso di
sazietà evitando i picchi. Scegliete riso integrale o parboiled, che presenta un contenuto di
micronutrienti più elevato. Ottimo per la pausa
pranzo, da portare in ufficio con un accompagnamento di verdure, carne bianca o pesce,
ricco di Omega Tre.
TÈ – Grazie alla presenza di catechina, il tè
verde abbassa il livello di zuccheri nel sangue,
prevenendo i picchi di insulina: un motivo in
più per seguire la buona abitudine di sorseggiarlo durante la giornata. Idraterete il corpo,
eliminando le tossine.
ZENZERO – Stimola l’organismo donando
più energia, aiuta a digerire bene e... combatte
la fame! Acquistate lo zenzero fresco, poi grat-
tugiate o tagliate a fettine sottili, da aggiungere alla tisana e insaporire con arancia o limone,
un cucchiaio di miele.
FRUTTA SECCA – Dai risultati di uno
studio condotto dall’Obesity Society Annual
Scientific Meeting è emerso che le mandorle,
ricche di Omega Tre, combattono la fame favorendo il senso di sazietà. Per merenda o colazione scegliete una ciotola di yogurt con un
cucchiaio di frutta secca: energia per il corpo e
per la mente.
AVOCADO – Questo frutto aiuta la salu-
te del cuore: ricco di grassi monoinsaturi, va
consumato con moderazione ed è ottimo…
nell’insalata! Per una pausa pranzo salutare
e gratificante preparate un piatto a base di
lattuga o gentilina, fette di avocado, cipolla
tagliata sottile, carote, pezzi di mela, sedano
o finocchio.
SPEZIE – Numerosi studi documentano
gli effetti positivi del pepe e del peperoncino
sul metabolismo. Le spezie aiutano a ridurre
il senso di fame e danno un sapore intenso
ai cibi. Voglia di pasta? Cucinate un piatto di
spaghetti e condite con due cucchiaini di olio
extravergine, un pezzetto d’aglio e una spolverata di peperoncino (ottimo anche contro il mal
di gola!): senza soffritto tagliate le calorie e con
gli ingredienti a crudo mantenete le proprietà
benefiche dei cibi.
BANANA – La stanchezza si fa sentire? Per
mantenere alti i livelli di energia puntate sul
magnesio: ne basta un cucchiaino a colazione, disciolto in un bicchiere d’acqua tiepida.
Eliminate le caramelle dalla borsa e… aggiungete una banana! Grazie al contenuto
di potassio vi aiuterà a tenere a bada il senso
di spossatezza allontanando la fame di metà
pomeriggio.
CEREALI – Utilizzati da secoli, i cereali
costituiscono un nutrimento essenziale per
l’organismo, tuttavia a causa delle lavorazioni industriali oggi il loro potere è fortemente
ridotto. Il consiglio? Evitate il pane bianco in
cassetta, dall’alto contenuto di zuccheri, imparate a farlo in casa, così potrete usare farine
scelte da voi, di qualità più alta, preziose anche
per l’alimentazione dei più piccoli. Sostituite la
pasta con alternative come miglio e amaranto
(uno dei cereali più antichi della storia!), l’organismo vi ringrazierà.
Panorama
53
ricerche
Il caffè
è a rischio
di estinzione
B
ere caffè è un’abitudine ormai radicata da secoli in tutto il mondo,
e in alcuni casi il consumo è tale
da essere una sorta di dipendenza,
per tenere alti i livelli di energia e
concentrazione o almeno per averne la sensazione. Ma il caffè non è solo una
piacevole abitudine per i molti che lo bevono
(circa 2,25 miliardi di tazzine consumate ogni
giorno nel mondo). È un’industria globale da
19 miliardi di dollari e la produzione è più che
triplicata dal 1960, con una crescita costante negli anni, pari a circa un 5% ogni anno.
L’80-90% dei 25 milioni di produttori sono
piccoli proprietari, con poca capacità di adattamento a un mondo più caldo e instabile. Il
caffè è una fonte di sostentamento per 120
milioni di persone che generalmente vivono
e lavorano in una cintura che comprende circa
i
70 Paesi, come Messico, Guatemala,
Brasile, Vietnam, Colombia, Etiopia,
Indonesia, Nicaragua, Tanzania...
Se però è difficile immaginare un mondo senza caffè, ora un recente rapporto
del Climate Institute australiano intitolato
A Brewing Storm: The climate change
risks to coffee avverte che se il surriscaldamento globale continua senza essere combattuto adeguatamente, l’estinzione
del caffè potrebbe essere più vicina
di quanto si creda. “Senza un’azione
forte per ridurre le emissioni, il cambiamento climatico è destinato a ridurre la
superficie globale adatta per la produzione di
caffè di ben il 50 per cento entro il 2050”, dichiara il rapporto firmato da scienziati australiani impegnati nel settore. John Connor, a capo
del Climate Institute di Sydney, avverte che se
qualcosa non cambierà gli agricoltori dovranno spingere la produzione su territori
riservati ora ad altri usi, come la conservazione
della natura e delle foreste, “via dall’equatore”. Entro il 2080 la pianta del caffè selvatico,
un’importante risorsa genetica per gli agricoltori, potrebbe essere estinta: da tenere presen-
In serie difficoltà anche
cacao e banane
Sempre a causa del cambiamento climatico e dall’aumento costante delle
temperature, le numerose coltivazioni di cacao presenti in alcune zone del
mondo stanno andando in seria difficoltà. Il cacao, infatti, viene coltivato
in condizioni di temperature specifiche, umidità elevata, piovosità ingente,
vento debole e in presenza di un suolo ricco di azoto. Condizioni queste che
si trovano con una certa frequenza soprattutto in Sud America
e nell’America centrale. L’aumento della temperatura, tuttavia, sta influenzando in maniera sfavorevole gli alberi di
cacao; una delle più grandi minacce per il cacao
è l’evapotraspirazione, tanto più adesso che sta
cadendo sempre meno pioggia. Secondo
alcuni ricercatori, entro il 2050 i luoghi ove
54
Panorama
Secondo un rapporto del Climate
Institute australiano se non si combatterà
adeguatamente il cambiamento climatico
la fine di questa bevanda potrebbe essere
vicina. E con essa le economie di 70 Paesi
te che solo in Etiopia si trova il caffè selvatico. “I
consumatori dovranno affrontare la riduzione
delle scorte, l’impatto su sapore e aromi e l’aumento del prezzo”, aggiunge Connor.
L’aumento della temperatura e le condizioni
climatiche estreme potrebbero infatti avere
conseguenze molto negative sulla fertilità e
sulla buona crescita degli amati chicchi, visto
abitualmente si coltiva cacao non saranno più favorevoli a causa di un aumento delle temperature sempre più intenso e costante.
Sarebbe un fungo killer, microrganismo diventato con il tempo più virulente, il responsabile della decimazione delle piantagioni di banane. E il frutto,
entro cinque o dieci anni, potrebbe sparire dalle tavole. Lo affermano i ricercatori dell’Università della California Davis in uno studio pubblicato da Plos
Genetics, che ha analizzato il genoma dei parassiti, scoprendo che sono diventati molto più aggressivi negli ultimi anni. I ricercatori hanno studiato la
malattia chiamata Sigatoka, che è causata da tre diversi funghi, analizzando
il genoma di tutti e tre. L’avanzata di questa e di altre malattie, spiegano gli
autori, può mettere in ginocchio in 5-10 anni un’industria da 100 milioni di
tonnellate annue. A peggiorare la situazione è il fatto che le banane Cavendish, quelle più comuni, derivano tutte da una stessa pianta originaria, e sono fondamentalmente dei cloni
con lo stesso genoma, il che rende più facile l’attacco da
parte dei parassiti. Lo studio potrebbe rendere più facile
modificare il genoma delle banane per renderle resistenti
o trovare nuovi fungicidi più efficaci.
che l’eccesso di pioggia o di siccità possono rapidamente distruggere i raccolti. Il tutto, oltre
a riflettersi sul costo della materia prima – che
sui mercati finanziari cambia (e di molto) –,
potrebbe aver rispercussioni anche sul gusto,
perché con più o meno pioggia, ad esempio,
il sapore delle nostre “tazzine” potrebbe diventare molto diverso. Una siccità prolungata
nello Stato di Espirito Santo, in Brasile, dove si
concentra la produzione della varietà “robusta”, potrebbe portare a un aumento
delle esportazioni sull’altro tipo, l’arabica. Con un conseguente cambio
di sapore per tutti. E le torrefazioni
potrebbe scegliere di utilizzare meno il
primo tipo e più il secondo.
“Le aziende come Starbucks e Lavazza,
nonché la International Coffee Organization, hanno già pubblicamente riconosciuto la gravità dei rischi climatici”, rileva
Connor, e stanno lavorando su progetti volti a ridurre l’impatto dell’effetto serra, per
l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Qualcosa per ridurre i rischi lo possono fare
anche i consumatori, secondo i ricercatori
autraliani: scegliere marchi che si sappia
essere attivi sul fronte della sostenibilità
ambientale e attenti al riconoscere il giusto
prezzo agli agricoltori, contribuendo, così,
a costruire la loro capacità di adattarsi ai
cambiamenti climatici, e, in ultimo, ma forse punto principale, l’opinione pubblica può
incidere sulle istituzioni per l’attuazione di
politiche volte a fermare il cambiamento
climatico. I. R.
Un fungo killer
sta decimando
le piantagioni
del più noto e
comune frutto
tropicale
Panorama
55
multimedia
Il mondo di
iOS 10
l major update del 2016 è iOS 10, un sistema operativo apparentemente simile
al precedente, ma che in realtà offre tantissime funzioni inedite e caratteristiche
innovative. Integra un importante aggiornamento di Messaggi, che offre nuovi modi più espressivi e animati di scambiare
messaggi con amici e parenti, come gli sticker
e gli effetti a schermo intero. In iOS 10, Siri
è in grado di fare ancora più cose lavorando
con le app terze, mentre le app Mappe, Foto,
Apple Music e News sono state ridisegnate.
Integra poi la nuova app Home, che permette
di gestire in modo facile e sicuro da un unico
posto tutti i dispositivi di domotica. Offre agli
sviluppatori nuove opportunità con Siri, Mappe, Telefono e Messaggi.
lare nella conversazione e la capacità di personalizzare rapidamente le GIF o modificare le
foto, inviare pagamenti o fissare un appuntamento per una cena o un cinema, il tutto direttamente dall’app Messaggi. Alcune app per
Messaggi sono già disponibili su App Store. È
una vera e propria piattaforma in iOS 10.
In iOS 10, Siri potrà fare ancora più cose, grazie all’interazione con le app terze. Per la prima volta, gli sviluppatori potranno integrare
l’intelligenza di Siri e permettere agli utenti
di interagire direttamente con le app usando
la voce. SiriKit aiuta gli sviluppatori a progettare facilmente app che funzionano con
Siri per inviare messaggi, telefonare, cercare
foto, prenotare viaggi, effettuare pagamenti
e allenarsi, oppure usare Siri per controllare
le app CarPlay, accedere ai comandi del climatizzatore o regolare le impostazioni della
radio con le app delle case automobilistiche.
fMessaggi e Siri
fMappe e foto
Messaggi è ancora più “divertente”, grazie ai
nuovi modi personalizzati e animati di mandare messaggi ad amici e parenti: include
animazioni evolute, come palloncini, coriandoli o fuochi d’artificio che possono occupare
l’intero schermo, messaggi scritti con l’inchiostro invisibile, che appariranno solo quando il
destinatario ci passerà il dito sopra, oppure,
per un effetto ancora più personale, messaggi
scritti a mano. Inoltre grazie ai suggerimenti
automatici è più facile sostituire le parole con
le emoji, mentre Tapback permette di rispondere velocemente con un semplice tap e rich
link che consentono di vedere i contenuti
online e di riprodurre musica, video e tanto
altro senza abbandonare la conversazione.
iOS 10 attiva l’App Store in Messaggi, offrendo
agli sviluppatori la possibilità di creare modi
nuovi e divertenti di comunicare in un thread
di messaggi, fra cui sticker da staccare e incol-
Mappe in iOS 10 ha un nuovo design, che
la rende più facile e intuitiva da usare. Ora
aperta agli sviluppatori con nuove estensioni, può integrare funzioni di prenotazione
da app come OpenTable, mentre servizi
come Uber e Lyft permetteranno agli utenti
di organizzare gli spostamenti più facilmente, senza mai lasciare l’app Mappe.
Integra una nuova intelligenza che fornisce
proattivamente le indicazioni per raggiungere la destinazione verso cui è più probabile
che l’utente voglia andare, calcolata in base
alle sue abitudini o agli appuntamenti nel
calendario. Dopo aver pianificato l’itinerario,
Mappe può cercare lungo il percorso benzinai, ristoranti, bar e altre attività lungo la
strada e fornire una stima di quanto le pause
influiranno sulla lunghezza totale del viaggio.
Memories esamina tutte le foto e tutti i video
degli utenti e trova gli eventi più significativi
a cura di Igor Kramarsich
I
56
Panorama
e dimenticati, o le persone e i viaggi, per poi
riproporli in una raccolta. Una Memory contiene anche il MemoryMovie, un video montato in automatico e completo di musica, titoli
e transizioni.
L’app Foto si è davvero evoluta. Memories
utilizza la visione artificiale avanzata per raggruppare negli album le persone, i luoghi e gli
oggetti nelle foto, grazie al rilevamento ondevice di volti, oggetti e ambientazioni. Inoltre, ora puoi cercare le tue foto in base a chi o
cosa vi appare, per esempio una spiaggia, una
partita di calcio o il tuo cagnolino.
fHome, Music, News
L’app Home è ora integrata in iOS e offre un
modo semplice di configurare, gestire e controllare le apparecchiature di casa da un unico posto. Gli accessori possono essere gestiti
individualmente o raggruppati per scenari, in
modo da poter lavorare insieme con un solo
comando e poter essere controllati con Siri.
Inoltre, possono essere controllati da remoto
oppure configurati per la domotica con Apple
TV, per rispondere con trigger automatici
impostati in base a ora, luogo o azione. Il
supporto per HomeKit continua a essere ampliato a livello globale, con quasi 100 prodotti
di domotica ad averlo adottato quest’anno,
portando sull’app Home il supporto per
termostati, sistemi di illuminazione, tende,
chiusura porte, videocamere e tanto altro.
Apple Music ha un nuovo design che rende finalmente più intuitivo ogni aspetto dell’esperienza utente. Le tab Library, For You, Browse
e Radio sono state interamente riprogettate
per un’organizzazione ottimizzata ed è stata
aggiunta la tab Search per trovare ancora più
facilmente la musica preferita. iOS 10 include
inoltre un’app News riprogettata, con una nuova sezione For You organizzata in sezioni distinte, che semplificano l’individuazione di articoli,
il supporto per le notifiche delle breaking news
e gli abbonamenti a pagamento.
In iOS 10, sarà più facile accedere alle informazioni di cui gli utenti hanno bisogno. Raise
to Wake riattiva in automatico lo schermo
quando si solleva l’iPhone, così sarà più facile
vedere a colpo d’occhio tutte le notifiche, direttamente dalla schermata di blocco. Basta
sfiorare o premere per accedere alle notifiche,
alla vista Oggi e al Centro di Controllo, mentre
una maggiore integrazione del 3D Touch con
iPhone 6s e iPhone 6s Plus semplifica ulteriormente l’interazione con le app.
Panorama
57
curiosità
Il miglior lavoro
del mondo?
Il coccolatore di mici
D
olci, teneri e soffici, i
gatti sono animali da
compagnia silenziosi e
discreti che amano farsi coccolare durante la
giornata per sviluppare un vero
e proprio rapporto con il proprio
padrone, ed è proprio questo il
motivo che ha spinto un rifugio
per gatti a cercare una figura che
si possa occupare unicamente di
coccolarli.
Avete capito bene, se siete amanti
dei gatti, in Inghilterra c’è il lavoro che fa per voi, ad annunciarlo
l’”Independent” che ha scoperto
il mestiere del futuro nella cittadina di Newcastle dove da alcuni
mesi si cercano persone disposte
a coccolare i gatti presenti nella
struttura. Anche in altre zone del
Regno Unito sembra siano presenti annunci di lavoro che richiedono
58
Panorama
persone disposte ad essere impiegati in questa particolare mansione. Come raccontato dal responsabile del gattile di Newcastle,
la richiesta dei “coccolatori pro-
Un «gattile»
inglese pubblica
un annuncio di
lavoro molto
particolare
fessionisti” è alta perché uno dei
principali problemi dell’adozione
dei gatti è la scarsa predisposizione dei piccoli esemplari all’uomo,
essendo spesso cresciuti in colonie
feline o in cattività. Questa caratteristica porta i gatti a diventare
aggressivi quando incontrano per
la prima volta un essere umano
e se si perde quella finestra d’opportunità nella quale i gatti dovrebbero essere estensivamente
esposti all’uomo entro l’anno,
gli stessi diventano selvatici o
semi-selvatici. Inoltre, più adulti
diventano, più difficile è l’addomesticamento quindi è necessario intervenire in un breve lasso
di tempo.
L’alto tasso di animali randagi ospitati costringe i gattili a
cercare persone addette alle
coccole perché né i volontari,
né i dipendenti della struttura,
riescono a sviluppare con i mici
un rapporto di qualità e a passare del tempo con loro, se non
per le urgenze base come dargli
da mangiare o pulire le lettiere.
Ovviamente il sig. Black, il responsabile del gattile di New-
castle, tiene a precisare come il
mestiere di coccolatore di gatti
verrà ben pagato ma richiede,
come tutti i lavori, determinate caratteristiche: il candidato
dovrà avere una buona dose di
pazienza e un po’ di resistenza
per sostenere la possibilità di
aggressione dei gatti. Questa
proposta stravagante ha attirato l’attenzione di numerosi
appassionati e amanti dei felini
domestici, inoltre tante testate inglesi scommettono sulla
possibilità che questo nuovo
mestiere possa varcare i confini anglosassoni e diffondersi in
tutta Europa.
Siete amanti dei gatti? Puntate
sulla vostra passione e dedicatevi al lavoro dei sogni, unica
raccomandazione... attenti ai
graffi!
passatempi
1
2
3
4
15
5
6
16
21
24
29
11
31
33
36
37
40
43
45
46
49
50
54
55
60
47
51
56
Soluzione del numero precedente
48
52
57
61
64
ORIZZONTALI: 1. Si riempie di schede o di ceneri
– 5. Una cantante come Marian Anderson – 12.
Era armato di siluri – 15. La Nannini cantautrice
– 17. Si prepara col pane a cassetta – 18. Connettore standard per televisori – 20. È detto lo
sperone d’Italia – 22. La minima puntata a poker
– 23. Dolorosa distorsione – 24. Il nome di Nureyev – 26. L’insieme degli inevitabili eventi – 28.
Danno alla nave – 30. Il simbolo del rutenio – 32.
La parte sostenuta dal protagonista – 33. La bevanda ambrata – 34. Delfino d’acqua dolce – 35.
14
19
32
42
59
13
27
39
44
12
23
26
35
41
63
10
22
30
34
53
9
18
25
38
8
17
20
28
7
58
62
65
Africani del settentrione – 37. Monte della Serbia
– 38. Cittadina del Veneto in provincia di Padova – 39. Comodissime... per il bradipo – 40. La
formano le persone in attesa – 41. Solitamente
portano nomi illustri – 42. Si raggiunge dall’aeroporto di Elmas – 43. Un frutto… stupefacente
– 44. Tossire senza tosse – 45. Città della Turingia
nota per l’Almanacco – 46. La risposta di chi non
sa decidersi – 47. Striscia di tessuto per medicazioni – 49. Quello sull’Oglio è un comune della
Lombardia – 51. Grande porto sul Mar Nero – 53.
Taccuino per appunti – 55. Sono barbare quelle
di Carducci – 57. Gli altissimi negri africani – 59.
Poco sagace o pigro – 60. La lingua degli euzoni
– 62. Il leggendario Kit frontiersman americano –
63. Estremamente spinto – 64. Rispettosamente
ossequiosi – 65. Impulso di partenza.
VERTICALI: 1. Antipatico fastidio – 2. Perversa,
cattiva – 3. Il personaggio che racconta – 4. Hanno la polpa rossa e i semi neri – 5. Si governa con
la pagaia – 6. In venti e in quaranta – 7. Bussata
onomatopeica – 8. Rapida azione di commando
– 9. Si riempie di acqua benedetta – 10. Latina
su targa d’auto – 11. Nemici, avversi – 12. Truppe italiane da sbarco – 13. Il nome di Garfunkel
– 14. La pesa col romano – 16. Nome di donna
– 19. Ha la base circolare – 21. Spagnola fuori
Spagna – 23. Oliver regista e Sharon attrice – 25.
Un elettrodomestico – 27. Lo sono maiali e cinghiali – 29. Era ministro del sultano – 31. Sporchi
di grasso – 33. Châssis italiani – 35. Le indossano
i magistrati – 36. Il paese degli ayatollah – 37.
Popolazione della Caucasia nordoccidentale –
38. Schivato, scansato – 39. Città dell’India sul
fiume Gange – 40. Fenditura lunga e sottile – 42.
L’avvoltoio delle Ande – 43. Si può mangiarla...
asciutta – 45. Città del Belgio occidentale – 47.
I sudditi di Alcinoo – 48. Si accoppiano ai cavalli per fare bardotti – 49. Esposte nel museo di
Madame Tussaud’s – 50. Bagna una Francoforte
– 52. L’attrice Wiest (iniz.) – 54. Quello delle miniere è il grisou – 56. Ghiaccio inglese – 58. Sopra
nelle parole composte – 60. Le iniziali di Verga –
61. Il contrario di off.
Pinocchio
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