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PRIMO PIANO
Venerdì 30 Settembre 2016
Il premier: ciambella non riuscita, se fossimo stati più bravi... Siluro alla Giannini
Buona scuola, Renzi ora frena
Congelati fino al referendum i decreti attuativi della riforma
ALESSANDRA RICCIARDI
QUANDO NEL 2017 I TRE PAESI CON GOVERNI FRESCHI FARANNO LE SCELTE STRATEGICHE
on tre miliardi di
investimenti, e un
piano straordinario
di 120 mila assunzioni, Renzi si aspettava decisamente risultati migliori. E invece le contestazioni
alla riforma della scuola arrivano copiose, non si tratta
solo delle proteste di piazza
organizzate dai sindacati, a
cui il premier è quasi indifferente, ma dell’umore che
si respira nelle scuole. Dove
all’insoddisfazione dei docenti neo assunti, costretti
a cambiare città per lavorare, alle polemiche per le difficoltà del concorso, che ha
falcidiato metà dei candidati, alle contestazioni per la
chiamata diretta degli insegnanti, e a migliaia di ricorsi e decine di sentenze dei
Tar che stanno cambiando
la geografia di graduatorie
ed assunzioni, si somma lo
sconcerto di migliaia di famiglie. Che ad anno scolastico iniziato si sono trovate con la classe del proprio
figlio scoperta, con orari
ridotti, con la promessa
di una stabilizzazione nel
giro di qualche settimana.
Peggio di quando la riforma della Buona scuola non
c’era, le assunzioni non si
facevano e si andava avanti
a supplenti.
Un annus horribilis,
insomma, quello appena
iniziato nella scuola, che
ha fatto dire al premier
Matteo Renzi: «Non tutte
le ciambelle riescono con
il buco. Se fossimo stati
più bravi a gestire questa
vicenda sarei stato più
contento». Il riferimento è
alla mobilità straordinaria,
operazione messa in piedi
per venire incontro alle
richieste dei docenti del
Sud e che, incrociata con le
assegnazioni provvisorie,
ha lasciato scoperte molte
cattedre del Nord. L’accusa neanche troppo velata
è all’indirizzo del ministro
Stefania Giannini, e in
generale all’amministrazione di viale Trastevere,
rea di aver commesso errori
tecnici e di strategia.
A palazzo Chigi si temono i risvolti negativi
che il caos generato avrà
sul referendum del 4 dicembre, andando ad ingrossare
le ragioni del no nella categoria. Tanto che, dicono
rumors governativi, il premier è fortemente deciso a
bloccare fino a quella data i
decreti attuativi della riforma, dalla nuova istruzione
professionale all’istituzione
di un modello generalizzato di offerta formativa per
la fascia di età dei bambini 0-6 anni. Preferendo
concentrarsi sulla legge di
Elezioni anticipate per essere in piena forma
per trattare con Usa, Francia e Germania
DI
C
DI
CARLO PELANDA
A
fine 2017, dopo le elezioni
politiche in Germania in autunno, quelle in Francia di
primavera e il rodaggio della
nuova presidenza negli Stati Uniti
che s’insedierà a gennaio, i governi
di queste nazioni avranno davanti a
loro tre o quattro anni di legislatura
in cui probabilmente saranno revisionati sia il modello europeo sia la
relazione tra Ue e Stati Uniti. Le due
azioni sono fra di loro correlate e non
distinte.
La probabilità è determinata dal
fatto che l’Ue senza modifiche non
ha destino. La correlazione deriva
dalla considerazione che qualsiasi
competitore geopolitico dell’America
deve separarla dall’Europa e che per
questo Washington non potrà rinunciare, anche in caso di svolta isolazionista, all’alleanza con gli europei, o
almeno parte di loro, e a insinuarsi
negli affari della regione.
Stabilità. Sulla scuola «abbiamo preferito trovare le
soluzioni per i professori
che avrebbero dovuto muoversi, abbiamo permesso
ad alcuni, soprattutto al
Sud, di restare e abbiamo
scoperto alcune cattedre al
Nord..», ha detto Renzi.
La Giannini solo pochi
giorni fa, in audizione congiunta camera-senato, ha
fornito i dati dell’operazio-
Per l’Ue il legame con l’America
è vitale sui piani economico e della
sicurezza, ma è difficile trovare una
formula di convergenza. L’elaborazione di strategie 2017 - 20 nei governi
delle nazioni citate è ferma in attesa
delle elezioni. Il Regno Unito è costretto a precisare di più le possibili
opzioni perché, dopo la Brexit, deve
già predisporle per decidere in velocità se confermarla o meno nonché
se prepararsi ad azioni apocalittiche,
per esempio la dissoluzione dell’euro
e la divisione dell’Ue tra pro-atlantici
e contro, idea non escludibile in caso
di vittoria di Trump, spinta da un
rinnovato “nucleo anglofono”.
L’Italia è la nazione più a rischio
di danno e/o di perdita d’opportunità
nei possibili (som)movimenti 2017-20,
ma il suo pensiero strategico appare
fermo. Da un lato, non ha senso precisare strategie prima dei risultati elettorali altrove. Dall’altro, l’Italia deve
prepararsi a poter giocare sui tavoli
post-17 e non è pronta a farlo.
ne del piano straordinario
di mobilità: sono giunte al
sistema 207 mila domande
di trasferimento. Più del
doppio rispetto allo scorso anno. Le conciliazioni
per errori nei passaggi di
sede sono state 5mila. Dati
che devono fare i conti con
una situazione strutturale
della scuola italiana: l’80
degli insegnanti immessi
in ruolo risiede al Sud di
Raccomandazioni:
a) anticipare le elezioni politiche alla
primavera o autunno 2017 per rafforzare la credibilità negoziale del
nuovo governo in tempo utile;
b) nuova legge elettorale proporzionale per permettere una coalizione
maggioritaria tra partiti razionali
nel caso quelli irrazionali conquistassero consensi rilevanti;
c) prevenire già in gennaio, con diplomazia riservata, che l’eventuale
destabilizzazione dell’Europa venga
attuata facendo “saltare” il debito
italiano;
d) far slittare la Difesa europea e
promuovere l’integrazione tra industrie militari americane ed europee,
così evitando un consolidamento solo
regionale del settore e rafforzando
di fatto la Nato, pilastro del sistema
euroamericano e unico vero moltiplicatore di forza dell’Italia, nonché
garante di fatto del suo debito e sistema finanziario.
©Riproduzione riservata
Roma, il 65% delle cattedre disponibili al Nord della Capitale. E ha ribadito,
la Giannini, l’eccezionalità
di quest’anno, con l’avvio
di tante riforme insieme:
dalla chiamata diretta allo
svolgimento di una nuova
tipologia di concorso alla
mobilità, appunto.
Ragioni tecniche che
non bastano a invertire
il dato politico: lo strappo
con la scuola, generato dalle prime uscite dello stesso
Renzi a inizio mandato, non
è stato affatto ricucito. Anzi.
Intanto, cavalcando il caos,
i sindacati di categoria, FlcCgil, Cisl scuola, Uil scuola
e Snals, hanno scritto una
lettera denuncia sui troppi
errori di quest’anno al presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella.
© Riproduzione riservata
FILO DI NOTA
Il posto vuoto accanto alla signora, è rimasto vuoto
DI
R
MARINA CORRADI
oma – Seduti a un grande tavolo in un ristorante di lusso,
dieci partecipanti a un convegno non si conoscono fra
di loro. Sono professionisti di mezza
età, tranne una ragazza bruna e un
giovane sui 25 anni, elegante. L’ultima ad arrivare è una signora anziana
vistosamente truccata e ingioiellata.
Chiede di tenere un posto libero accanto a sé, perché aspetta un amico. I
camerieri volteggiano attorno al tavolo versando un bianco spumeggiante
nei calici. La conversazione stenta a
decollare.
A rompere il ghiaccio è la vecchia signora, che inizia amabilmente
a chiacchierare del caldo, e dell’estate che non vuole finire. I commensali
convengono, educatamente.
La osservo: deve avere superato di
molto i settanta, ma i capelli, freschi
di parrucchiere, sono completamente
neri. Gli occhi chiari sono ancora molto belli, e il volto è liscio, ma di una
morbidezza non naturale, e le labbra
appaiono come gonfiate. Deve avere
fatto ampio ricorso a chirurgia estetica e botox. La collana d’oro al collo
è massiccia, gli anelli alle dita evidentemente autentici e preziosi: ma
quel collo, nonostante tutte le creme,
non nasconde le rughe; e le mani, con
le vene bluastre in rilievo sul dorso,
denunciano spietatamente gli anni.
La signora intanto ha preso
a raccontare della villa ai Parioli
in cui vive sola, e ora ricorda le sue
amicizie di gioventù: il conte Di X.,
la duchessa Di Y., la marchesa Di Z.:
snocciola con sussiego cognomi alteri
di cinquant’anni fa, che ai commensali non dicono nulla.
Allora cambia discorso: «Quanti
anni mi date?», domanda con civetteria. Silenzio a tavola. «Fra un anno
ho ottant’anni, ditemi, ne li dareste?»
Tutti si nega gentilmente, in coro. Poi
la dama si mette a dare consigli di
bellezza alla giovane donna bruna:
«Sai cara, per quelle rughette attorno
agli occhi dovresti usare la crema X,
è miracolosa...».
Si sorride attorno al tavolo,
non nascondendo un velato compatimento per la signora. Tranne il
ragazzo, che pare infastidito. Le risponde, quando lei gli rivolge la parola, volutamente a voce molto alta,
a sottolineare che la vecchia è un
po’ sorda. Poi, gelido: «Signora, mia
madre è ben più giovane di lei, ma
non si tinge i capelli». La donna incassa, ha un attimo di esitazione, poi
replica: «Vede, giovanotto, il fatto è
che noi donne non siamo tutte così
coraggiose ».
E finalmente la vecchia truccata da star ha detto una cosa sincera,
che suscita in me simpatia. «Io non
sono coraggiosa», ha detto, «io della
vecchiaia ho paura». Una tremenda
paura, a giudicare da come esorcizza
i suoi segni, non riuscendo però ad
occultarli del tutto, con quelle mani
vizze.
Vorrei dirle: signora, lei sarebbe
tanto più bella, con quegli occhi, senza
trucco, e con i capelli bianchi. Però taccio, pensando: e io, alla sua età, quanta paura avrò? Il posto tenuto libero
accanto alla vecchia dama è rimasto
vuoto. Un amico aveva promesso di
esserci, ma non è venuto nessuno.
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