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Transcript i quaderni de la voce dell`anac

I QUADERNI
DE LA VOCE
(INDIPENDENTE)
DELL’ANAC
20
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2
EDITORIALE DEL PRESIDENTE
TUTTI UNITI
CON IL NOSTRO CANDIDATO
2017/2020
S
iamo alla conclusione di una stagione e di un quadriennio, e come di consueto, ci
avviamo ad eleggere un nuovo Consiglio Federale che guidi il canottaggio italiano
verso Tokio 2020. Non voglio entrare nel merito ai due (per ora) candidati presidenti,
né ai candidati consiglieri in quota società, ma alla votazione che ci riguarda più
da vicino: quella in quota tecnici. I nomi desumibili dai rumors di questi giorni, sono nomi
molto conosciuti nell’ambiente, e rappresentano comunque allenatori di spessore che ora
come in passato a livello societario e di squadra nazionale, hanno dato il loro importante
contributo, ed uno di loro in particolare, ha già fatto parte di un precedente Consiglio
Federale. L’ANAC in questo periodo che ci divide dall’Assemblea Elettiva di Roma, sentirà
la base, per capire chi tra i candidati, a detta del popolo degli allenatori italiani, ha i migliori
requisiti per rappresentarci, per portare la nostra voce in Consiglio Federale, facendo
valere le ragioni di chi il canottaggio lo mastica giornalmente. Non dovrà essere un nome
più o meno gradito ad uno o all’altro candidato, ma il tecnico che meglio degli altri avrà
le capacità per portare le nostre idee in Consiglio, quelle idee nate dall’esperienza sul
campo.
Vista l’importanza della posta in palio, il Direttivo dell’Associazione si riunirà da oggi, le
volte necessarie per decidere di comune accordo, il nome del proprio candidato, che rappresenti l’effettiva espressione dei tecnici italiani, i quali poi attraverso i loro rappresentanti regionali, saranno coloro ai quali andrà l’ultima parola.
Maurizio Ustolin
Presidente dell’ANAC
3
Innovazione, qualità... per una Performance di Classe Mondiale
2016 • Rio De Janeiro • Giochi Olimpici
Oro
lm2x
m1x
m2x
lw2x
w2x
France
New Zealand
Croatia
The Netherlands
Polonia
Bronzo
Argento
lm2x
m2m2x
lw2x
w2w4x
20
Ireland
South Africa
Lithuania
Canada
New Zealand
The Netherlands
lm2x
m2m4m4x
lw2x
w2w2x
w4x
w8+
Norway
Italy
Italy
Estonia
China
Denmark
Lithuania
Polonia
Romania
medaglie totali
con 15 nazioni diverse!
5 Ori 6 Argenti 9 Bronzi
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“NUOVI TRAGUARDI
PER IL CANOTTAGGIO FEMMINILE
VERSO TOKIO 2020”
L'Associazione Nazionale Allenatori Canottaggio, organizza
po, che si ritengano più importanti.
La Tavola Rotonda rispetterà i seguenti
orari:
MATTINO: 10,00 – 13,30
PAUSA
POMERIGGIO: 14,30 – 17,30
SABATO 15 OTTOBRE,
presso la sede della CANOTTIERI FIRENZE,
una Tavola Rotonda che avrà come argomento riflessioni sul quadriennio appena
trascorso e lo sviluppo del canottaggio femminile verso Tokio 2020.
L'incontro è aperto a tutti i tecnici (soci e
non soci ANAC), regolarmente tesserati per
l'anno in corso alla FIC.
A seguito delle discussioni ed idee emerse
nella sede fiorentina, l'Associazione stilerà un Progetto di sviluppo del Canottaggio
Femminile da proporre al futuro Consiglio
Federale della Federcanottaggio.
CHIEDIAMO CORTESEMENTE
A TUTTI I PARTECIPANTI:
Gli argomenti saranno:
1. Crescita e sviluppo dell'Italia del canottaggio femminile nelle competizioni internazionali nel quadriennio 2012/2016.
2. Quali sono i valori fisiologici necessari
per un canottaggio femminile di alto livello, (e quali quelli attualmente riscontrati
nelle componenti le squadre nazionali
italiane).
3. Esigenze e necessità di un'atleta di alto
livello.
4. Nuove strategie di promozione per l'acquisizione di nuovi soggetti con caratteristiche adeguate all'alto livello.
5. Ruolo degli Allenatori, delle Società, dei
Comitati Regionali e della Federazione
nella nuova azione di promozione del
canottaggio femminile.
di comunicare tempestivamente la loro
partecipazione
via mail [email protected]
via cellulare 3403964127 (anche via sms);
di esprimere il loro interesse a relazionare
su uno dei cinque argomenti proposti, od
ad altri, inerenti il canottaggio femminile.
Maurizio Ustolin
Questi punti non sono blindati e possono
essere sostituiti da altri, proposti per tem-
5
UNITI SI VINCE ...
SEMPRE!
di Franco Cattaneo
ra da tempo che, mio malgrado e
sempre per impegni concomitanti
con le molteplici attività legate alla
Direzione Tecnica, non riuscivo ad
assistere ai Campionati del mondo Junior e
under 23. Quest’anno, con grande piacere
e a Olimpiadi terminate, ho potuto seguire
e verificare quello che, da qualche tempo,
vado affermando: nei settori giovanili siamo al top del mondo. Già nel periodo di
Piediluco, negli ultimi giorni del raduno pre
mondiale, mi sono reso conto che grazie al
modo di remare, alla tecnica e all’attenzione che i nostri juniores mettevano in quello
che facevano, il movimento era cresciuto
maggiormente. Ricordo che, durante un
confronto sull’argomento con gli allenatori federali presenti in raduno pre-mondiale,
ho sottolineato ripetutamente che gli atleti
presenti erano migliorati rispetto al passato
sia sotto l’aspetto tecnico sia fisiologico. Al
mio arrivo a Rotterdam la prima cosa che
mi è balzata agli occhi è stata proprio la
differenza tecnica dei nostri azzurrini con il
resto del mondo.
Questa differenza è molto evidente negli junior, un po’ meno negli under 23, anche in
questa categoria è evidente una certa differenza, mentre è azzerata negli equipaggi
senior non olimpici. Allargando il discorso
sulle differenze, queste ancor di più sono
minime, se non impercettibili, nel settore
Olimpico, anzi proprio in quest’ultimo settore ci sono molti equipaggi stranieri che
remano e applicano la tecnica in maniera
ottima. Ritornando alle categorie giovanili è
sostanzialmente molto evidente come i no-
E
stri e le nostre vogatrici abbiano finalmente
chiaro il modello tecnico cui devono ispirarsi e questo sicuramente è dovuto all’ottimo
lavoro che i colleghi allenatori sviluppano
prima all’interno delle proprie società e poi
nella squadra nazionale. Allo stesso tempo
ritengo impensabile, quindi, poter riuscire a
impostare completamente un gesto tecnico ottimale, ex novo, in un mese di raduno
pre mondiale se questo non è già impiantato e modellato nelle società per tutti gli
altri dieci mesi precedenti al raduno estivo
e negli anni precedenti.
Come pure insegnare ai nostri giovani, nei
propri club, oltre alla “buona” tecnica la
giusta interpretazione del programma di allenamento nei volumi e nelle intensità, fa si
che quando vengono in raduno collegiale
proseguono e affinano la preparazione che
li porta a ben performare durante le competizioni iridate. Se questo non avvenisse
nei club, non sarebbe possibile riuscirci in
soli trenta giorni di raduno estivo. Tutto ciò
pone, quindi, gli atleti delle categorie junior
e under 23 nelle condizioni migliori per raggiungere obiettivi adeguati alla preparazio-
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missime posizioni delle classifiche per nazione coinvolgendo, e convogliando, quasi
tutte le risorse verso il settore Olimpico.
Gli atleti stranieri che, durante le categorie
giovanili, erano solo molto più talentuosi,
ma mal preparati e organizzati, iniziano a
entrare nel “sistema” e questo li pone nelle
condizioni migliori per fare il salto di qualità
verso il livello Olimpico. Non è difficile avere informazioni su come le nazioni big del
movimento remiero mondiale, cioè quelle
all’avanguardia nel canottaggio internazionale e che tutti ammiriamo, lascino il
canottaggio giovanile (junior e under 23) e
non olimpico alle iniziative personali e societarie, con interi raduni e trasferte a carico degli atleti o delle stesse società, senza
gravare, se non in minima parte, a carico
delle rispettive federazioni.
Ovviamente chiarisco subito che non è il
modello che prediligo, anzi tutt’altro, poiché le società vanno aiutate nella misura dell’impegno profuso per portare nelle
squadre di alto livello i loro atleti. Quello
che succede negli altri paesi deve essere
considerato come il metro per comprendere meglio come si orientano queste nazioni leader verso il canottaggio giovanile e
non olimpico e come considerano, invece,
quello Olimpico. In Italia, tra l’altro, troppo
spesso assistiamo, all’interno dei nostri
club, all’esaltazione eccessiva degli ottimi
risultati giovanili raggiunti, cosa sacrosanta,
ma andrebbero considerati e analizzati un
po’ di più non come un traguardo raggiunto
ma con un punto di partenza. Questi ottimi
risultati, oltre a riempirci di orgoglio per il
buon lavoro svolto, ci dovrebbero anche far
comprendere, con i dovuti distinguo, che i
nostri vogatori e le nostre vogatrici hanno i
prerequisiti per ambire a entrare a far parte della squadra Olimpica, ma il lavoro da
fare è ancora tanto, lungo e deve essere
assolutamente “riadeguato”. Detto questo
devo anche affermare, confrontandomi anche con i colleghi allenatori di club, che per
allenare e guidare questi stessi giovani, i
famosissimi “Golden boy/girl” che tanto si
affidano a noi quando sono “in erba”, man
ne sopperendo, e superando, il più delle
volte anche alla stazza e talentuosità dei
vogatori stranieri. In poche parole anche se
gli altri sono più talentuosi, noi in queste
categorie remiamo e ci alleniamo meglio di
loro. Questo ci porta a conseguire che le
nostre categorie giovanili raggiungano i primissimi posti nel mondo. Mi complimento,
quindi, con gli allenatori e con le loro società per quello che riescono a fare in queste categorie. Continuando, però, ritengo
sia necessario formulare due domande alle
quali è necessario trovare le giuste risposte:
a) Che cosa succede a tutto questo movimento che ha ottenuto questi splendidi
risultati?
b) Perché non si riesce a mantenere questi
livelli e questi standard nelle categorie
assolute?
Sicuramente ognuno di noi a queste domande potrà trovare molteplici risposte e
consigli, ma vi posso assicurare che non
sono di facile soluzione poiché, a differenza di quello che accade in Italia, nel canottaggio mondiale, proprio nel momento
in cui dalle categorie giovanili – junior e
under 23 – si transita nella categoria assoluta tutto cambia radicalmente e le azioni
si proiettano fortemente verso la preparazione e l’organizzazione del movimento
remiero di alto livello. Nel resto del mondo, nel momento in cui i propri vogatori/
vogatrici raggiungono i venti/ventuno anni,
s’inizia a lavorare per raggiungere le pri-
7
mano che crescono e maturano tutto diventa sempre più difficile.
Mentre prima ascoltavano, ora non lo fanno più. Mentre nelle categorie giovanili era
un piacere guidarli, in quelle assolute il rapporto cambia radicalmente. A questo poi
si aggiunge che, negli anni “giovanili”, gareggiavano con i pari età, o con pochi anni
di differenza come succede negli under
23, ma poi devono “vedersela” con quelli che si preparano ad alto livello da dieci,
dodici, anche quindici anni. Uno “scontro”
generazionale che potrebbe creare in loro
delusione e frustrazione per i pochi risultati raggiunti con il cambio di categoria. E
questo, d’altra parte, con il “buon metodo”
succede già in Italia, nelle gare TRio e nei
Campionati Italiani. Una situazione che,
molte volte, porta a far si che i nostri Golden boy/girl si demoralizzino coinvolgendo,
in questa sorta di “crisi d’identità” anche
noi allenatori. Una situazione che purtroppo, finisce per creare il famosissimo drop
out. Adoperiamoci tutti insieme per evitarlo. Con i giovani, e intendo gli over venti,
bisogna aver pazienza per farli arrivare ai
massimi livelli, quelli Olimpici. È indubbio,
ed evidente, che quel gap iniziale, a nostro
favore, creato nel momento in cui riusciamo a vincere nelle categorie giovanili, arriva
perché siamo in grado di farli remare bene
preparandoli nel modo migliore rispetto
al resto del mondo. Questo gap in nostro
favore inevitabilmente si riduce, come ho
detto prima, negli under 23 fino a sparire
negli assoluti. Quando gli altri si concentrano su i propri talenti, in maniera da potergli
insegnare una tecnica evoluta sottoponendoli ad adeguati programmi di allenamento,
quel gap inizialmente favorevole agli atleti
italiani sparisce. Le nazioni leader possono contare su maggiori numeri di vogatori
e soprattutto vogatrici con pre requisiti per
un canottaggio Olimpico.
Di questo tutti ne dobbiamo prendere coscienza e non allentare l’attenzione verso
i nostri vogatori e le nostre vogatrici che
vanno motivati al miglioramento con l’applicazione, profonda e precisa, in grado di
portarli ai grandi risultati che tutti aspirano
di raggiungere. Così com’è facile conoscere come il resto del mondo, con i dovuti
distinguo, nelle categorie giovanili dedica
molta poca attenzione “all’alto livello”, è
altrettanto facile conoscere come le nazioni leader dedicano la quasi totalità delle
proprie risorse al settore olimpico. Moltissime nazioni svolgono dai tre ai quattro cicli annuali di preparazione all’estero fatti di
tre quattro settimane ciascuno. Talvolta in
quota, posti costosissimi. Sempre più spesso chiedono ai loro atleti probabili Olimpici
di trasferirsi dalle proprie abitazioni e i propri club per concentrarsi presso i centri federali allenandosi e studiando in collegiale
per tutto l’anno. Molte delle nazioni extra
europee, come la Nuova Zelanda, trascorrono all’estero dai tre ai quattro mesi ogni
anno. Quasi tutte le nazioni leader mondiali
hanno i college che curano e allenano i loro
atleti senior, è ormai chiaro che tutte concentrano e non decentrano. Tutto questo,
oggi come oggi, per noi in termini di risorse economiche sarebbe impensabile. Per
competere, quindi, con queste nazioni non
serve scopiazzare, ma serve adottare “Il
Metodo Italiano” cucito sulle nostre realtà.
Tutti sappiamo come e cosa fanno all’estero, ma applicarlo in Italia a scatola chiusa
sarebbe un gravissimo errore, pura utopia.
Questo non perché non ne siamo capaci,
ma perché oggi il nostro paese funziona in
un altro modo, lo vediamo tutti i giorni e in
tante altre attività, e pensare di diventare
con qualche accorgimento, qualche aggiustamento, come la Germania, La Gran Bre-
8
biamo farlo insieme, crescere insieme e insieme far evolvere le nostre ragazze e i nostri ragazzi. Sicuramente il nostro “Metodo
Italiano”, che negli anni tante soddisfazioni
ci ha regalato, va migliorato, aggiornato e
modernizzato. Non dobbiamo mai restare
fermi perché nello sport lo stare fermi significa peggiorare, ma questo non vuole dire
rivoluzionarlo scopiazzando metodi stranieri. Questo è già successo nel recente
passato, non lo dimentichiamo, e sappiamo com’è finita. Per questo motivo, ritengo
che se nei settori giovanili siamo riusciti a
emergere tutti insieme, perché non dobbiamo riuscirci tutti insieme anche in quello
assoluto? Come fare? Iniziamo da queste
riflessioni e parliamone perché solo il confronto porta alla crescita e solo la crescita
porta, e fa rimanere, il canottaggio italiano
al vertice del remo mondiale.
tagna, La Nuova Zelanda sarebbe risibile.
Il mio invito va nella direzione della comprensione che queste nazioni evolute hanno un’altra cultura, un’altra organizzazione
scolastica, altre risorse da dedicare al canottaggio e, soprattutto, un altro approccio
al mondo dello sport che parte dall’infanzia. Il cambiamento dovrebbe essere sociale e culturale. Noi siamo italiani, e non
per colpe individuali, siamo lontani ancora
anni da questi modelli, ma dobbiamo comunque intraprendere un’evoluzione. Dob-
Ad augusta per angusta
Franco Cattaneo
9
PROF. MASSIMO CASULA:
LE MIE,
LE NOSTRE DONNE!
accio parte della squadra nazionale dal 2002, anno in cui, Claudio Romagnoli, sentito il parere del
dott. La Mura, mi chiese di entrare
a far parte della squadra Juniores. Iniziai
cosi a prendere parte ai raduni di categoria nel 2003, anno del mondiale di Atene.
Mi venne affidato il 4x maschile e ricordo
che, durante il raduno lungo, i colleghi, mi
dettero una grossa mano per capire come
dovevo muovermi e come dovevo gestire
il mio equipaggio. Fu Claudio Romagnoli,
negli anni, che, oltre a trasmettermi parte
del sacro fuoco che lo pervade, mi insegnò il “mestiere di allenatore”. Devo ancora imparare tantissimo ma, quel che so,
è innegabile, lo devo a lui e agli insegnamenti del Dottore! Nel 2007, dopo due anni
di purgatorio, Claudio, sentito il Direttore
Tecnico Coppola mi richiamò a Piediluco
per allenare la squadra femminile. Non ho
più abbandonato questo settore e credo,
per quanto abbia ricevuto in termini di soddisfazioni, amicizie e riconoscimenti, sia
stata una scelta azzeccatissima. Nel qua-
F
driennio scorso mi è stato chiesto di affiancare Josy Verkondschot per la squadra
Juniores e accettando l’incarico ho avuto
modo di toccare con mano e sperimentare
un metodo diverso con impostazioni differenti, spesso sottovalutate da chi, con una
analisi piuttosto superficiale ritiene che sistemi differenti dal nostro siano, a prescindere, privi di fondamenta e inadatti per il
Canottaggio di alto livello. In questo quadriennio ho ripreso a collaborare con Claudio, nei primi tre anni seguendo la squadra
olimpica e quella juniores come coadiutore
e, nell’ultimo anno solo la squadra giovanile e la Under 23. Nel 2012, all’indomani
della elezione del Presidente Abbagnale e
dell’incarico affidato al Direttore Tecnico
La Mura, abbiamo stabilito che il nostro
obiettivo, fino al 2016, fosse quello di cercare un sistema, costruire una squadra e
un metodo di lavoro che potesse durare
negli anni affiancando le società che tanto
attivamente lavorano sul territorio. Infatti,
mentre nello scorso quadriennio, a livello
federale si è cercato di fare affidamento su
10
anno
barche
atlete
medaglie
finali
poche barche e magari già impostate a livello locale, in questi quattro anni la nostra
continua ricerca è stata quella di trovare le atlete fisicamente e fisiologicamente
più adatte a poter ricoprire ruoli importanti
all’interno della squadra juniores. In poche
parole la formazione di una equipe che,
indipendentemente dai singoli risultati, potesse ben figurare a livello internazionale in
termini di gesto tecnico, determinazione,
stile e voglia di raggiungere il massimo risultato possibile.
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
4
3
4
4
6
6
5
6
10
9
12
15
24
24
20
24
0
1
1
2
6
1
2
5
2
1
4
4
4
4
5
5
una fotografia reale del canottaggio femminile juniores italiano e, i numeri che stiamo ad elencare, credo siano una cartina di
tornasole puntuale e aggiornata. Le sedute
di lavoro fisiologico, alternate alle seduta
di tecnica di voga e di approccio alle condizioni atmosferiche di Rotterdam (ricordo
che a Piediluco, il pomeriggio abbiamo
spesso lavorato con lago mosso e vento)
hanno prodotto risultati molto importanti.
La squadra, in maniera partecipe si è adattata alle varie condizioni metereologiche
lavorando con impegno e attenzione per
capire in quale contesto avremmo potuto lavorare sul campo di gara olandese.
Lo spirito delle nostre atlete in raduno
è sempre stato positivo e il clima allegro
e costruttivo. Alcune volte i problemi del
singolo sono stati superati dalla squadra e
tutte hanno contribuito a creare un gruppo
forte e coeso. Credo che gli obiettivi che ci
eravamo prefissati: gruppo forte e maturo,
aspetto caratteriale, determinazione, stile
e tecnica di voga siano stati raggiunti dalla
squadra nazionale juniores femminile con
2 ori, 1 argento, 2 bronzi e 20 atlete medagliate su 24.
Primo posto assoluto nel medagliere femminile e nel medagliere generale! Il nostro è
stato un lavoro di equipe, splendidamente
guidato da Claudio e portato avanti da me,
Gian Carlo e Valter per raggiungere questo
splendido obiettivo. Vedere le ragazze sorridere in partenza e negli ultimi 500 metri di
gara credo sia lo specchio del loro stato.
Questo è quello che vorremmo da tutte le
nostre atlete. Il sorriso e la consapevolezza
di fare qualcosa di bello e importante!
Le tabelle, che riportano i dati sulla partecipazione della nostra squadra Juniores
ai Campionati del Mondo, evidenziano
come in questo quadriennio la tendenza
sia stata di portare, ai campionati mondiali, la squadra completa ma soprattutto
competitiva. Viene sottolineato il fatto che
dal 2011 l’Italia piazza in finale A almeno
4 equipaggi. Il supporto della Federazione
che ha permesso continui accessi societari e quindi una continua e costante attività di supporto alle società sportive ha
permesso, in questo periodo, di monitorare e valutare un numero consistente di atlete. Il lavoro di equipe svolto dalla nostra
squadra in collaborazione con il Centro di
Preparazione Olimpica di Piediluco e del
suo personale, del lo staff medico federale
hanno permesso che avessimo, negli anni,
L’analisi dei dati in nostro possesso inoltre,
rimarca la continua e costante crescita dei
valori fisici e fisiologici delle atlete chiamate a vestire la maglia azzurra. Infatti l’altezza media della squadra, il peso corporeo e
i valori del consumo di O2 dimostrano che
l’altezza media cresce di anno in anno, il
peso cala e la media del consumo di O2
non cala, nel triennio 2013/2016 oltre i 3,7
litri di consumo assoluto ma, chiaramente,
11
in finale B, del 4x di Ravoni-MontesanoMondelli-Mignemi, risulta evidente che la
seconda parte di gara, delle nostre atlete
è, quasi sempre, più veloce della prima a
dimostrare la validità del programma di
allenamento svolto durante il raduno. Le
sedute di lavoro fisiologico, alternate alle
seduta di tecnica di voga e di approccio
alle condizioni atmosferiche di Rotterdam
(ricordo che a Piediluco, il pomeriggio abbiamo spesso lavorato con lago mosso e
vento) hanno prodotto risultati eccezionali.
La squadra, in maniera partecipe si è adattata alle varie condizioni metereologiche
cioè, alle condizioni che poi avremmo trovato sul campo di gara. Lo spirito delle nostre atlete in raduno è sempre stato positivo, alcune volte i problemi del singolo sono
stati superati dalla squadra e tutte hanno
contribuito a creare un gruppo forte e coeso. I nostri equipaggi si sono distinti per
l’aspetto caratteriale, la determinazione, lo
stile e la tecnica di voga raggiungendo risultati, credo, eccezionali: 2 oro 1 argento
2 bronzi 20 atlete medagliate su 24. Primo posto assoluto nel medagliere femminile e nel medagliere generale! Il nostro è
stato un lavoro di equipe, splendidamente
guidato da Claudio. Io, Gian Carlo e Valter abbiamo lavorato e contribuito al raggiungimento di questo obiettivo. Ringrazio,
credo lo faccia tutta la squadra Juniores, la
federazione, il Ristorante Eco, il personale
del Centro di Piediluco,il personale medico, Il Direttore Tecnico e il Coordinatore
delle squadra Nazionali. Un’ultima cosa: il
sabato sera prima delle finali, riunito con
gli equipaggi da me seguiti, singolo doppio e due senza, al termine della riunione
ho chiesto loro, prima di partire per la gara
di finale un sorriso per ricordare che fare
canottaggio è il loro sogno, e farlo ad alto
livello un obiettivo bellissimo. Loro sono
partite con il sorriso ma, Clara, ha remato
gli ultimi 500 metri con il sorriso stampato
sulle labbra. Questo è quello che vorremmo da tutte le nostre atlete... Il sorriso e la
consapevolezza di fare qualcosa di bello e
importante!
Peso medio
Max V2
71,0
70,2
68,2
66,6
3750
3904
3810
3850
Max
Vo2 x kh
Peso
Corporeo
H nedia
168,4
170,3
172,1
174,9
Max
Vo2/kh
Peso
Corporeo
2013
2014
2015
2016
anno
anno
al diminuire del peso medio della squadra
aumenta il consumo per kg di peso corporeo che arriva nel 2016 ad una media di
57,8 cc/litro
2013
2014
2015
2016
3750/71,0
3904/70,2
3810/68,2
3850/66,6
52,8
55,6
55,9
57,8
Le tabelle e i grafici che seguono mostrano
il livello di maturità tecnico/tattica raggiunto dalla squadra e dai singoli equipaggi: la
tabella 1 mostra i tempi di passaggio delle
varie finali. La tabella 2 mostra i passaggi
intermedi e i passaggi temporali. La tabella 3 indica la velocità delle barche finaliste
in m/s. Il primo grafico indica le velocità
raggiunte dalle imbarcazioni presenti nelle
finali A e l’ultimo grafico esplicita in maniera puntuale la velocità della barca delle
nostre rappresentanti. Come per le altre
barche presenti in finale, ricordo l’oro del
1x di Clara Guerra, del 2- Di Fonzo- Rocek,
l’argento del 4- Meriano-Faravelli-BragliaMaule, il bronzo del 2x Bartalesi-Schettino
e il bronzo del 8+ De Filippis-Martinelli,
Alajdi, Rossi, Cabula, Tontodonati, Millo,
Pelacchi e Meriano e il secondo posto,
12
13
TAB 1
14
15
16
17
LA PARTE FORTE DELLO SPORT:
DONNE SULL’OLIMPO?
dott.ssa Michaela Fantoni
dott.ssa Federica Orlandi
“Non importa se ti alleni per una o dieci ore
al giorno per preparare una gara, la fatica è
la stessa dei nostri colleghi uomini ma a differenza di loro restiamo solo delle dilettanti”
Josefa Idem
gnare spazio nelle discipline cosiddette femminili, a Kazan infatti, nel 2015 debuttarono
gli uomini nel nuoto sincronizzato con non
poche polemiche e commenti.
L’11 agosto usciva on line un articolo Di Sara
Beauchamp sull’’Huffington Post dal titolo “I
10 momenti più sessisti delle Olimpiadi di
Rio 2016 (finora)”.
“Non c’è niente come le Olimpiadi per ricordare al mondo che una donna non può
sentirsi libera di conquistare alcunché senza
vedersi paragonata a un uomo che svolge la
medesima attività, senza vedersi etichettata
come “moglie” o “madre” prima d’ogni altra
cosa, o senza dover subire una forma spudorata di paternalismo in diretta tv sui canali
nazionali.”
h si, alcuni sport, in particolare quelli
di resistenza dove il sudore e la fatica
regnano sovrani, sono ancora ritenuti
una prerogativa maschile.
Ricordo anni fa di essere rimasta senza parole di fronte a una intervista televisiva in cui
un noto ciclista italiano commentando una
bellissima medaglia di una delle nostre più
grandi atlete azzurre nello sci di fondo, alluse
alla sua poca femminilità e al fatto che fosse proprio brutto vedere arrivare al traguardo una donna con la bava alla bocca…certo
perchè vedere un uomo arrivare al traguardo
con la bava alla bocca invece è particolarmente bello….probabilmente bisognerebbe
considerarlo virile.
Ma lo sport può essere davvero etichettato ancora come maschile o femminile?
O possiamo finalmente parlare solo di
sport?
In passato alle atlete erano riservate quelle
attività motorie definite tipicamente “femminili” come la danza, l’equitazione e la ginnastica artistica perché richiedenti caratteristiche fisiche tipicamente associate alla donna
come leggerezza, grazia, eleganza e armonia nei movimenti.
Con il passare del tempo, però, le donne
sono riuscite a dimostrare il loro valore anche in quelle discipline sportive cosiddette
maschili e gli uomini sono riusciti a guada-
E
Ma davvero al giorno d’oggi quindi essere
donna vuol dire partire svantaggiata e dover continuamente dimostrare il proprio
valore?
Dove vogliamo arrivare?
Vogliamo affermare che le donne nello
sport sono uguali agli uomini?
Assolutamente no!
Non possiamo negare che ci siano delle
differenze tra uomini e donne, ma queste,
invece di rappresentare dei limiti, non dovrebbero essere considerate come risorse e
quindi, strutturando dei lavori ad hoc, esaltate: diverse competenze, diverse potenzialità
messe in campo per raggiungere una meta
comune.
Esistono delle differenze fisiologiche tra
l’uno e l’altra che possono influenzare la prestazione sportiva e proprio queste differenze
18
osservare cosa accade nel cervello quando
si è impegnati in un’azione, gli studiosi hanno rilevato come negli uomini siano più potenziati i collegamenti tra la parte anteriore e
posteriore all’interno dello stesso emisfero,
portando ad un maggior vantaggio nelle abilità motorie e spaziali.
Le donne hanno più sviluppate le connessioni globali tra i due emisferi del cervello,
di conseguenza sono migliori la memoria, le
abilità sociali, l’intuizione, l’analisi dei problemi e l’abilità di multitasking. Questo permette
loro di mantenere più a lungo la concentrazione sul compito, di possedere una maggior
propensione a sfidare se stesse e a puntare
su obiettivi di miglioramento personale.
Grazie alle loro abilità sociali riescono ad instaurare un buon rapporto con l’allenatore e
le persone che le seguono, sono attente alle
indicazioni e ripongono molta fiducia in loro.
Le donne tendono ad essere più in contatto
con le loro emozioni che, se ben gestite e
supportate, sono un motore importante per
motivazione e impegno.
Il Comitato Olimpico Internazionale nel dicembre 2014 ha redatto 40 raccomandazioni, tra cui quella di promuovere la parità
di genere, con l’obiettivo di raggiungere una
partecipazione femminile ai Giochi Olimpici
pari al 50%.
La FISA ha già iniziato ad adottare misure
specifiche per aumentare la partecipazione
delle donne nel canottaggio con l’obiettivo di
raggiungere maggiore uguaglianza in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
La nazionale italiana ci sta lavorando: un
equipaggio a Londra 2012 e due equipaggi
a Rio 2016.
E intanto quest’anno ci godiamo il sorriso
di Clara Guerra, azzurra della Pro Monopoli, campionessa del mondo 2016 nel singolo
juniores che dopo avere vinto batteria e semifinale, stabilisce il record mondiale di specialità dominando la finale…
Bene cosi!
Michaela Fantoni
Psicoterapueta Psicologa dello sport.
Responsabile Centro Elpis
Federica Orlandi Psicologa
spiegano come mai l’uomo è più abile in una
disciplina e la donna in un’altra.
Le differenze antropometriche, ci mostrano,
tra le altre cose, come le donne sviluppino
maggiormente la parte inferiore del corpo,
cosce e bacino. Per questo motivo risultano
avere maggior flessibilità negli arti inferiori e
più senso di equilibrio. Diversamente gli uomini, hanno un maggior sviluppo del torso e
delle spalle, consentendo loro di avere più
flessibilità e forza negli arti superiori.
La forza muscolare degli uomini è favorita inoltre da una maggior produzione di testosterone, tuttavia numerosi studi hanno
dimostrato come la donna possa aumentare la propria forza attraverso l’allenamento,
l’elevata presenza di estrogeni le conferisce
inoltre maggior elasticità.
Anche l’apparato cardiaco è differente: il cuore femminile è proporzionalmente più piccolo
rispetto a quello degli uomini, sono quindi minori la gittata sistolica e la portata cardiaca,
favorendo gli uomini nelle attività aerobiche.
Possiamo riscontrare differenze anche a
livello psicologico? Inequivocabilmente!
Le atlete, al pari degli uomini, sono in grado di
impegnarsi in uno sforzo giornaliero attraverso allenamenti intensivi per raggiungere e superare i propri limiti fisici: dedite all’impegno
nonostante, per esempio nel canottaggio, il
vento contrario o i cambiamenti climatici.
Un interessante ricerca di Ingalhalikar et.al
(2013) ha evidenziato come alcune tra le
principali differenze psicologiche tra uomo e
donna dipendano dalla connettività cerebrale. Utilizzando tecniche di brain imaging per
19
FITROW:
IL CANOTTAGGIO
DI PASQUALE
di GIUSEPPE LAMANNA
i chiamo Pasquale Panzarino e sono
nato a Bari il 9 luglio 1972. Ho scoperto le delizie (e le sofferenze) del
remo all’età di 14 anni, guidato dal
maestro Bepi Altamura e nel corso della mia
carriera non ho mai cambiato società, che è
rimasta sempre il Cus Bari. Tuttavia, malgrado i successi e le vittorie ottenute, nel corso
della mia carriera ho spesso pensato al ritiro. E, pur continuando ad allenarmi, ho iniziato a lavorare come agente di commercio.
Nel 1997, però, decido di puntare tutto sul
canottaggio, e grazie all’intervento del presidente del sodalizio universitario Lojacono,
che mi concede una borsa di studio, posso
dedicarmi anima e corpo agli allenamenti. I
miei sforzi vengono premiati e nel 2000 par-
M
tecipo ai giochi Olimpici di Sydney, la più
grande ambizione di ogni sportivo.
Ho sempre sognato di poter partecipare un
giorno alle Olimpiadi. Credo sia l’aspirazione
di tutti gli atleti. Ma come tutti i sogni, prima o poi arriva anche il momento del risveglio. Così nel 2002, quando mi sono ritirato
dall’attività agonistica, mi sono reso conto
che un atleta di canottaggio, soprattutto se
non appartiene a un gruppo sportivo militare, ha davvero poche opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro dopo aver smesso
di remare. Nel senso che o si mette a fare
l’allenatore di canottaggio oppure è fregato.
Tuttavia, essendoci una grande sproporzione in Italia tra il numero di società remiere
e quello delle “semplici” palestre, dieci volte
20
più numerose, ho capito che il canottaggio
avrebbe potuto svilupparsi ulteriormente anche all’interno dei centri fitness. Così, dopo
aver conseguito il diploma da allenatore di
secondo livello, ho cominciato a propormi
come istruttore, illustrando la mia idea di
multilateralità da applicare all’allenamento.
Ovvero il principio secondo il quale le attività
fisiche non devono limitarsi ai caratteri presenti in un solo specifico sport, ma allo scopo di migliorare la motricità generale, devono utilizzare gesti ed azioni di altre discipline
sportive. Ed è questa l’intuizione che mi ha
spinto a uscire dalla mia “nicchia”: raggiungere quanta più gente possibile con un’attività che esula dal solo canottaggio praticato
in barca e che, per chi smette di vogare, crea
un’opportunità esponenziale per potersi inserire all’interno del mondo del lavoro. Così
ho ideato e sviluppato una disciplina che
ho battezzato come FitRow. Si tratta di una
nuova forma di movimento, studiata appositamente per chi ha bisogno di una disciplina
di fitness ad alto dispendio energetico che,
attraverso un elevato lavoro muscolare e di
resistenza, sia utile per allentare stress, nervosismi e tensioni lavorative. La potremmo
definire una disciplina “high intensity”, poiché sposta su un livello decisamente alto e
intenso il livello di prestazioni fisiche, doti di
resistenza, ma anche di dispendio di energie e possibilità di accelerare il proprio ritmo
metabolico.
Il FitRow punta sul potenziamento della propria massa muscolare e sulla possibilità di
rendere atletico e modellato il proprio corpo,
in poco tempo e con risultati di visibilità im-
mediata. La durata di un allenamento, circa
40 minuti, è breve, ma di un’intensità e un
lavoro assai elevato. Durante l’allenamento
si affrontano percorsi diversificati, con vogatori, bici da spinning, tappeti da walking,
corde, aste, pesi da sollevare e da lanciare,
ostacoli da superare o da evitare, che richiedono il massimo lavoro fisico e mentale. Ma
non solo: si praticano esercizi attinti da diversi sport e tecniche di fitness, rielaborati
attraverso una logica di utilità economica,
per cui si sfrutta solo ciò che potenzia e scolpisce il nostro fisico, oppure ciò che risulta
più stimolante e divertente. Si tratta, dunque
di una disciplina di fitness “funzionale”, in
cui ogni movimento viene studiato appositamente, per dare il massimo rendimento in
termini di tonificazione, dispendio energetico
e miglioramento dell’agilità.
Il FitRow è molto simile alla preparazione degli atleti di alta specializzazione che praticano canottaggio a livello olimpico o mondiale.
Infatti si tratta di una parte di allenamento
che eseguono presso la F.I.C. durante le
estenuanti sedute invernali, attraverso la
quale è possibile raggiungere in breve tempo un’apprezzabile preparazione fisica ed
apprendere tecniche di canottaggio. Quindi,
in qualche modo sono riuscito a fare dell’arte del remo il mio lavoro, creando una disciplina coinvolgente dove lo sport agonistico
diviene sinonimo di divertimento e sfatando
vecchi stereotipi e leggende metropolitane
che circondano gli ambienti dei circoli canottieri, mete di blasonati signori di mezza età.
Giuseppe Lamanna
21
REGALIAMO EMOZIONI...
Il cantiere Salani si è da sempre contraddistinto nella sua storia per la peculiare attenzione che riporta nel
servizio di refitting e riparazioni di imbarcazioni. L’azienda è esperta di messa a punto scafi danneggiati in legno, vetroresina e materiali compositi grazie ad uno staff di tecnici specializzati nella lavorazione dei materiali
compositi, con esperienza trentennale in questo settore, nonché dell’ausilio di specialisti nella lavorazione
del legno.
Ma andiamo con ordine. Refitting, idealmente, significa prendere in consegna una barca, smontarla pressoché in maniera totale ed andare a riprogettarne il layout interno qualora, ad esempio, si voglia convertire uno
scafo con scalmiere tradizionali in uno ad ala. Immaginate quanto sia difficile mettere mano a prodotti di terzi,
ripensarli e ricostruirli. Mentre il servizio di riparazione si distingue dal refitting perché la barca viene riportata
al naturale dopo essere stata vittima di un danno o incidente.
Diverse le lavorazioni che possono essere offerte:
- riparazione della carrozzeria: si effettuano lavori di ritocchi poco invasivi sullo scafo o più invasivi fino alla
struttura del sandwich; si passa dalla semplice lucidatura, alle modifiche strutturali più complesse fino
alla totale riverniciatura interna ed esterna dello scafo.
- manutenzione barche in legno: all’interno del nostro reparto, attrezzato ad uso falegnameria, si realizzano
modifiche al layout interno, si ripristinano strutture danneggiate e lavorazioni esterne lungo tutto il fasciame.
- riparazione della meccanica: all’interno del nostro reparto «meccanica» vengono registrate tutte le matricole appartenenti alle scalmiere di tipo tradizionali, ad ala ed in monotubo. Questo significa totale affidabilità in caso di scalmiere danneggiate con ricostruzione immediata e spedizione in tempi brevi.
- manutenzione degli accessori: grazie ad un magazzino fornito ed alla stretta collaborazione con le migliori
aziende di prodotti per la nautica, il cantiere può offrire ricambi originali con altrettanti tempi brevi di spedizione.
Apertura, valorizzazione delle persone, capacità di adattarsi e fornire risposte ai singoli bisogni contraddistingue il Cantiere Salani. Inoltre, si fa testimone di saper gestire e mantenere, allo tesso tempo, l’importanza di
22
una tradizione navale pluridecennale, ma guardando al futuro implementando le più importanti innovazioni in
campo nautico e composito.
Il cantiere Salani è da sempre sinonimo di eleganza ed eccellenza, un’icona del Made in Italy, grazie alla cura
del dettaglio e allo stile inconfondibile, le imbarcazioni continuano a conquistare gli amanti del canottaggio da
tutto il mondo. È per questo motivo che negli stabilimenti di Limite sull’Arno, negli ultimi anni, si è allargata la
famiglia di rivenditori, ma soprattutto è stata curata molto la parte dei servizi dedicati alla personalizzazione
di tutte le imbarcazioni offerte al pubblico. È stata potenziata la rete di fornitori, con alcuni dei i quali, si trattengono rapporti collaborativi anche dalla durata pluridecennale!
Il canottiere che sogna la Sua barca personale può scegliere un ampio ventaglio di optional che vanno dalla
completa personalizzazione dello scafo (colorazioni, layout aerografie,...) fino ad una vasta scelta della gamma di accessori finali e complementari, tipo remi Croker o remi Salani.
Il cantiere Salani si avvale quindi di uno staff qualificato nella lavorazione dei materiali compositi e di una rete
di fornitori sempre aggiornati sui migliori materiali che il mercato può offrire.
Ogni barca custom, che viene realizzata, rispecchia sempre il gusto del canottiere, nel pieno rispetto della
filosofia personale. In altre parole, un atleta che sceglie di costruire la propria barca da Salani riceve un
vantaggio extra decisamente non trascurabile: la possibilità di fare affidamento su un servizio post vendita
preparato e capace di dedicarsi alla sua barca in tempi brevi, ma allo stesso tempo con elevata attenzione.
È con piacere che presentiamo “Italian style” la nuova sezione fotografica che mostra alcune tra le imbarcazioni Salani custom più esclusive: www.salaniboats.com/photo-gallery/Italian style
Cura del dettaglio: è questo il punto di partenza basilare per la perfetta riuscita della costruzione di una barca
fino al momento della consegna. Siamo certi della competenza e della manualità del nostro staff, specializzato da anni nella lavorazione dei materiali compositi e dei prodotti affini, capace di realizzare qualcosa
di unico come le vostre idee. Cerchiamo sempre di spingerci oltre, finalizzando i nostri sforzi al costante
miglioramento con l’obiettivo di migliorarci, ma soprattutto per soddisfare al meglio le Vostre aspettative.
Siamo i primi a suggerire le soluzioni più adeguate, ma le migliori idee vengono da coloro che vivono la propria barca. Quindi non vediamo l’ora di conoscerti ed ascoltarti
Sperando di fare cosa gradita, è stata inserita una breve galleria di immagini per mostrare alcune delle
personalizzazioni più richieste recentemente; cosa aspetti a seguirci sul web, magari il tuo prossimo sogno
potrebbe essere già qui...
Per rimanere sempre aggiornati sulle novità www.salaniboats.com.
Per maggiori informazioni contattateci a [email protected] - tel. 0571 57062 - 335 78 17 720.
Salani Racing BoatsSalani Boats
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Società Ginnastica Triestina
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Associazione Sportivo Dilettantistica iscritta al C.O.N.I.
Stella d’oro al merito sportivo
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La Società Ginnastica Triestina – Nautica
promuove per i prossimi mesi due regate amatoriali:
PADRI FIGLI - Trieste 16 ottobre 2016, nella specialità del doppio canoè.
Il Campo di gara è la riviera di Barcola e la distanza da percorrere è fissata in metri 500.
Possono partecipare equipaggi nazionali e altri provenienti dalla Slovenia, Austria e Croazia.
Gli equipaggi potranno essere formati da padre/madre e figlio/figlia o nonno/nonna e nipote.
La regata si suddivide in tre categorie :
- equipaggi formati da solo maschi
- equipaggi formati da sole femmine
- equipaggi misti.
COPPA DI NATALE - MEMORIAL MARIO USTOLIN - Trieste 18 dicembre
La regata è aperta a tutte le Società affiliate alla Federazione Italiana Canottaggio ed alle società
delle vicine Repubbliche di Austria, Slovenia e Croazia.
La regata si svolgerà solo con imbarcazioni di tipo regolamentare (yole e canoè).
Il percorso di circa 6 km avrà le seguenti caratteristiche:
partenza dal Molo Audace lato Bacino San Giusto
con giro di boa all’altezza della Società Canottieri Nettuno;
arrivo al Molo Audace lato Bacino San Giusto;
Le specialità previste nella Coppa di Natale sono:
- ragazzi e juniores femminile: canoè, doppio canoè, yole a 4, GIG.
- ragazzi e juniores maschile: canoè, doppio canoè, yole a 4, GIG.
- senior e master femminile: canoè,doppio canoè, yole a 4, Gig, yole a 8
- senior e master maschile: canoè, doppio canoè, yole a 2, yole a 4, Gig, yole a 8
24
A AA N E T T U N O T E CNI CO CE R CA SI
Riceviamo comunicazione dall'A.S.D. Circolo Canottieri Nettuno con sede in Nettuno (RM)
la ricerca della collaborazione di un
tecnico di 1° livello
per la prossima stagione 2017.
Contattare: Alberto Parise
[email protected] tel 3389117990
B ARC HE I N V E NDI T A
La Società Canottieri Pallanza mette in
vendita n. 2 imbarcazioni
da Canottaggio a sedile scorrevole,
e
vendita n. 20 remi in legno.
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«
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Imbarcazione Quattro Con Donoratico
Spring
(Anni '70) 1500 €
Imbarcazione Due di Coppia Cantiere
Nautico Donoratico
(Anni '70) 1000 €
Remi in legno, di punta e di coppia,
50 € cada uno
(disponibili in coppia o singoli)
Per maggiori informazioni contattare la
Società attraverso l'indirizzo
e-mail [email protected]
oppure su questo indirizzo
mail [email protected]
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Scuola Regionale dello Sport Libertas Veneto
Corso di Formazione per
Tecnico di Voga alla Veneta
Piano di studi:
Il Tecnico di Voga alla Veneta è un Istruttore Specializzato per la formazione di atleti da avviare alla pratica agonistica della voga. Può essere impiegato nei circoli sportivi o può praticare
l’insegnamento autonomamente.
Sa condurre la preparazione programmando sedute di allenamento per atleti evoluti.
REQUISITI DI ACCESSO:
− aver raggiunto la maggiore età
− essere in possesso della qualifica Tecnica di Istruttore o tecnico (presentando gli attestati
in possesso) o avere un'esperienza personale come Atleta o Allenatore (previa presentazione e valutazione del curriculum sportivo)
− SUPERAMENTO del test di ammissione che prevederà sia prove di conoscenza teorica
che di abilità fisica.
La Formazione prevede una parte di cultura generale di carattere Fisiologico sportivo (verrà
svolta sia sia FAD -Formazione a Distanza-, sia con lezioni frontali) e una specifica nella preparazione tecnica e agonistica della voga alla veneta.
Gli argomenti saranno i seguenti:
° Medicina dello sport ,fisiologia dello sport , sistemi energetici , alimentazione. Educazione
sportiva del sano mantenimento fisiologico.
° Psicologia dello sport , comunicazione e motivazione ,uso del Training Autogeno
° Metodologia dello sport e pianificazione dei programmi
° Conoscenza degli apparati e applicativi per il controllo degli allenamenti
° Conoscenza della Tecnica e biomeccanica di voga
Inoltre saranno presenti interventi di specialisti e campioni per trasmettere esperienze e consigli tecnici e tattici relativi all’ambiente di regata e alle sue varianti particolari.
LA VALUTAZIONE
° IL riconoscimento della Qualifica è subordinato ad una valutazione finale , sia TEORICA
(questionario a risposte chiuse , finalizzate a verificare il livello di apprendimento acquisito)
che PRATICA ( un una prova di voga per verificare la buona conoscenza della tecnica in
barca)
TITOLO RILASCIATO:
verrà rilasciato un Attestato di Qualifica Tecnica di
TECNICO SPECIALIZZATO in Voga alla Veneta
da parte del CNS LIBERTAS legalmente riconosciuto dal C.O.N.I. (riconoscimento nazionale)
e dallo S.Na.Q. (riconoscimento europeo)
Scuola Regionale dello Sport Libertas Veneto
c/o Coni di Venezia, via del Gazzato, 4 - 30174 Venezia Mestre
Responsabile: Dott.ssa Munaretto Erika cell. 340.1853.680
email: [email protected]
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C ORS O P E R T E C N IC I DI V O GA V EN ET A
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Completare il modulo allegato e inviarlo via e-mail a : ruzanni§ alice.it
Organizzatore corso: Zannini Ruggero cell 3294946649 e-Mail ruggerozannini§gmail.com
Possono iscriversi al corso persone maggiorenni di ambo i sessi, abili al nuoto con la qualifica
di primo livello S.n.a.q o tecnici con esperienza e curriculum sufficientemente adeguato per
le competenze tecniche acquisite che sarà vagliato dalla commissione tecnica di voga alla
veneta. Il numero massimo di partecipanti è fissato in n. 30 (secondo l’ordine di arrivo delle
domande).
Il costo di iscrizione è di 200 Euro (da regolarizzasi al primo giorno del corso) ed è comprensivo
di assicurazione personale ,materiale didattico,iscrizione all’albo nazionale di voga alla veneta
per l’anno 2017 .
Il termine ultimo per l’iscrizione è fissato per il giorno 15 OTTOBRE 2016.
Il corso avrà luogo certo con l’iscrizione di almeno 10 partecipanti; nel caso di un numero
d’iscrizioni inferiore al minimo, l’organizzazione del corso comunicherà per tempo ogni
decisione presa.
A superamento test finale sarà rilasciato Attestato di abilitazione all ‘ insegnamento della
voga veneta con certificazione CONI S.n.a.q-. iso 9001.
27
CHE COSA È
SPECIAL OLYMPICS?
di PAOLO RAMONI
Coordinatore nazionale Special Olympics
per la Federazione Italiana Canottaggio
pecial Olympics è un programma internazionale di allenamenti e
competizioni per persone con disabilità intellettiva nato negli anni ’60
negli USA: in Italia esiste Special Olympics Italia. Ogni 4 anni vengono organizzati
Giochi Mondiali estivi ed invernali (i Giochi
Mondiali estivi si sono svolti nel 2007 a
Shangai, 2011 Atene, 2015 Los Angeles:
eventi diversi dalle Paralimpiadi).
S
e maggiore sicurezza personale. Noi vogliamo dare a tutti la possibilità di partecipare ad un evento di canottaggio o indoor
rowing a prescindere dalle capacità. La
trasferta diventa un momento di integrazione sociale e crescita personale.
Special Olympics Italia (SOI) ha stipulato
nel 2009 una convezione con la FIC. Successivamente è stata introdotta nell’ambito TESSERAMENTO PROMOZIONALE FIC
la categoria Special Olympics riservata a
persone con disabilità intellettiva. (al costo promozionale di 1,00). Nel 2016 è stato formalizzato il regolamento dell’attività
Special Olympics in ambito FIC dove sono
riportate le distanze, le imbarcazioni da
utilizzare, gli equipaggi.
La caratteristica del canottaggio è che gli
equipaggi sono integrati ovvero composti
al 50% da persone con e senza disabilità
intellettiva (così come le staffette 4x1 minuto dell’indoor rowing).
Le barche utilizzate non sono di tipo olimpico ma sono GIG, coastal rowing o yole,
Special Olympics Italia è Associazione
Benemerita riconosciuta dal CONI. A livello nazionale vengono organizzati Giochi nazionali e Giochi regionali in diverse
discipline sportive. Si chiamano GIOCHI
e non CAMPIONATI non perché si giochi,
ma perché si gareggia secondo lo spirito dei GIOCHI OLIMPICI con regolamenti
adattati.
Nei Giochi Special Olympics non esistono “eliminatorie” ma ci sono i cosiddetti “preliminari”, in questo modo nessuno
viene escluso dalla fase successiva; i preliminari servono per valutare il livello di
abilità dell’atleta o della squadra per poi
essere inseriti nella fase finale con atleti o
squadre di pari abilità.
Non esiste un primo assoluto, non esiste il campione italiano o mondiale Special Olympics (ecco perché non si fanno
Campionati), vengono comunque stilate
le graduatorie finali; tutti gli atleti ricevono
una medaglia, non solo i primi 3 classificati. La medaglia è il premio all’impegno,
lo stimolo a proseguire, motivo di orgoglio
28
torie vengono effettuate in base ai metri
percorsi. Attraverso le prove preliminari
vengono create finali omogenee per valori
con uno scarto di circa +/- 20% tra il primo e l’ultimo; una finale potrebbe avere
anche un solo partecipante se lo stesso
atleta fosse troppo più forte o debole degli altri.
Il nostro obiettivo è far inserire l’indoor
rowing e il canottaggio nel programma
tecnico di Special Olympics International
in modo da poter partecipare ai Giochi
Mondiali estivi.
a seconda del bacino dove si svolgono
le regate. Nell’indoor rowing, i canottieri
Special fanno gare a tempo in modo da
partire ed arrivare tutti insieme; le gradua-
Paolo Ramoni
ATTIVITÀ DI CANOTTAGGIO E INDOOR ROWING
PER PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA
PARA ROWING
SPECIAL OLYMPICS ITALIA
Ambito
Agonistico
Promozionale
Categoria FIC
LTA ID
Special Olympics
Certificato
Agonistico
NON agonistico
Tipo barca
4+mix e 4GIG mix
4GIG – doppio canoino –
4 yole – coastal rowing
Tipo equipaggio
Mix, 2U+2D
Equipaggi integrati al 50%
da atleti con e senza disabilità
Distanza gara canottaggio
1000 metri e oltre
Max 500 metri
Distanza gara indoor row.
500 e 1000 metri
1 minuto
2 minuti staffetta 4x1minuto
Campionati Italiani FIC
SI
NO
Giochi Nazionali SOI
SI
SI
Batterie eliminatorie
SI
NO
Batterie preliminari
NO
SI
Premiazioni
Primi 3
Medaglia per tutti
29
CANOTTAGGIO:
GLI ANNI DEI RICORDI
di GIUSEPPE LAMANNA
on è durante un’Olimpiade che
vengono raccontate le storie più
belle sul canottaggio. Perché
questo sport è come un iceberg:
la parte più grande si trova sott’acqua. Il
filosofo libanese Khalil Gibran ha scritto
che “Le tartarughe potrebbero raccontare
delle strade, più di quanto non potrebbero le lepri”. Ecco perché ho sempre preferito andare alla scoperta delle storie di
chi “rema nell’ombra”. Una di queste è
Vito D’Agostino, canottiere “diversamente
giovane” e ricco di passione come la sua
terra: la Puglia. È lui l’anima del Cus Bari
Vintage, un gruppo di appassionati che
su Facebook pubblica e condivide storie, aneddoti, foto e ricordi sulla società
di canottaggio cui appartiene, dagli albori
a oggi. Persone che mi piacciono perché,
pur rimanendo discrete, non nascondono
il proprio vissuto. Un giorno, sulla bacheca
del gruppo ho letto il seguente messaggio:
“L’era del canottaggio di Vito D’Agostino è
morta. Il mondo è cambiato e ricordare lo
fanno solo i vecchi nelle case per anziani”.
Una fortunata coincidenza. Da tempo, infatti, volevo scrivere qualcosa sull’importanza dei ricordi. Insomma, aspettavo un
N
30
vani, nonostante la carta d’identità, o irrimediabilmente vecchi. Nonostante la
carta d’identità. E chi risale sul carrello di
una barca alla mia età non lo fa per vincere, ma per avere qualcosa da ricordare.
Perché noi siamo la nostra memoria. Ed
è proprio la mancanza di memoria che rischia di rendere poverissime, aride, vuote
e senza radici le giovani generazioni. Non
hanno avuto lo straordinario privilegio di
vedere in azione i grandi interpreti di questo sport. Non hanno potuto rubare con gli
occhi qualche briciola della loro immensa
esperienza. Si tratta, infatti, di maestri, di
giganti del mondo del remo di cui bisogna
assolutamente conservare la memoria di
ciò che hanno fatto. Il futuro è la direzione verso cui tendere, mai voltare la testa
indietro. Ma i nostri piedi devono essere
ben saldi a terra, devono affondare le proprie radici nel passato. Ed è proprio da lì,
dove un canottiere punta il suo sguardo,
che traiamo la forza necessaria per andare
avanti, per progettare il futuro e magari,
un giorno, avere il privilegio di diventare il
ricordo di qualcun altro
motivo e invece è arrivata l’orchestra. Malgrado le apparenze, il canottaggio è una
disciplina estremamente complessa. In
tutti i sensi. Non è solo l’andare dal punto
A al punto B il più velocemente possibile.
L’essere duro è ciò che lo rende grande.
Qui l’epica si può trovare solo col lanternino e nella maggior parte dei casi si raccoglie molto meno di quanto si è seminato.
Ecco perché in questo sport non si ricordano i giorni, ma gli istanti. Io sono tornato a praticarlo alla soglia dei quarant’anni,
nella cosiddetta “età del mezzo”, quella
in cui si è incerti se sentirsi ancora gio-
31
0,21 MEDAGLIE A TESTA
di CESARE DACARRO
Consigliere Nazionale CUSI
Presidente del CUS PAVIA
Pozna, in Polonia, si sono disputati i Campionati Mondiali Universitari
di Canottaggio (WUC) ai quali hanno partecipato 26 nazioni. L’Italia ha
portato 13 equipaggi, composti da 28 atleti;
11 equipaggi hanno raggiunto la finale. Le
medaglie vinte sono 6, di cui 3 d’oro: quindi
i canottieri hanno portato a casa 0,21 medaglie a testa. Ogni atleta sceso in acqua
sul lago Malta porta al collo quasi un quarto
di medaglia. La classifica a punti delle nazioni partecipanti, ottenuta in funzione dei
piazzamenti, è la seguente: Polonia, Italia,
Repubblica Ceca, Germania, Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Olanda, Australia,
Canada, Francia e a seguire tutte le altre.
L’Italia ha battuto nazioni che di canottaggio senz’altro se ne intendono.
I cosiddetti studenti/atleti, hanno gareggiato lontano dalle cronache della televisione,
dei quotidiani sportivi e non. Chi sono gli
studenti/atleti? Sono una categoria di sportivi? La molteplicità degli aspetti che caratterizzano l’avverarsi di un evento sportivo
a priori dovrebbe scoraggiare la classificazione tassonomica degli atleti in categorie
caratterizzate da peculiarità unificanti.
Mi sono posto questa domanda accingendomi ad essere spettatore dei campionati suddetti e cercando di comprendere le
motivazioni di atleti che hanno, in un breve lasso di tempo, affrontato tre eventi con
caratteristiche assai diverse, anche se uniformati da uno stesso filo conduttore: la
gara di canottaggio. Alcuni canottieri che
hanno partecipato ai WUC di Pozna hanno prima affrontato l’appuntamento delle
A
Olimpiadi: sono stati quindi atleti olimpici.
Poi hanno partecipato ai campionati under
23 di Rotterdam: sono quindi identificabili
da una sigla U23. E poi, dulcis in fundo, gli
studenti/atleti si sono coagulati sulle rive
del lago Malta per i WUC.
Senza pretendere di essere portatore di certezze, penso che, di primo acchito, debba
essere attribuito agli atleti olimpici la dignità di categoria più rilevante. L’atleta olimpico sa di essere al centro dell’attenzione e
quando scende in campo, spera di vincere
la medaglia d’oro per risolvere i problemi
della propria vita – pochi ci riescono. Molti
invece, dopo pochi mesi dal trionfo, vengono dimenticati. L’atleta olimpico è un attore
di uno spettacolo inebriante, globalizzato,
trasmesso urbi et orbi come se fosse l’open
day di un supermercato nel giorno delle offerte Anniversario. Il medagliere olimpico
viene considerato come una misura delle
caratteristiche di una nazione progredita,
civile, con un elevato livello di cultura dello
sport. Già, la cultura dello sport; qualcuno
mi sa indicare con precisione cosa sia questa cultura? Tante medaglie, tanta cultura?
Sarà vero? Non si sceglie di essere atleta
olimpico, si diventa. È il palcoscenico che
tiene in vita il personaggio, fino a quando le
luci si spengono e il macinatutto delle cronache a tutti i costi inizia a triturare l’evento
e il personaggio successivo.
Attraversato il percorso delle olimpiadi, il
nostro ideale canottiere olimpico è passato
ai campionati U23 di Rotterdam. U23: un
numero , una sigla, una categoria. Facile
da definire: uno spartiacque che separa gli
32
può essere paragonato ad un professionista, senza stipendio, però. Un lavoratore da
sempre disoccupato. Chi sceglie di essere
studente/atleta aspira a compiere la “doppia carriera” – oggi si comincia a parlarne.
Sceglie una facoltà che rappresenta l’ultima
tappa nel compimento del percorso di studi,
la scelta che non si può sbagliare. Lo studente segue un sogno: quello di diventare
un medico, un ingegnere, un avvocato, ecc.
Opera una scelta in funzione della propria
nature, cioè delle proprie caratteristiche biologiche, e della nurture, il termine significa
educazione, allevamento, cioè della propria
cultura o, semplificando, della propria natura e cultura.
L’atleta può compiere il percorso che lo
classifica in olimpico, U23, o altro, ma il
tragitto è caratterizzato dall’acquisizione di
costrutti culturali che derivano da esigenze
consumistiche, di spettacolo e tecniche. Lo
studente/atleta compie invece un tragitto
attraverso lo sport che risponde soprattutto alle esigenze più personali, intime e di libertà che costituiscono il bagaglio culturale
che consentirà di sopravvivere nella società
quando il mito dello sport si spegne come
le luci del palcoscenico delle olimpiadi.
Ecco perché i canottieri universitari si sono
presentati sulle rive del lago Malta, dopo gli
appuntamenti delle Olimpiadi e dei campionati mondiali di Rotterdam, motivati per
vincere le medaglie. I canottieri sapevano
che le medaglie in palio non avrebbero brillato sotto i riflettori di nessun spettacolo.
Ecco perché i nostri ne portano al collo
0,21 a testa.
atleti in funzione della carta di identità. Perché U23 e non U25 – o altro? Una convenzione per separare gli atleti per fasce d’età
e per creare un nuovo evento agonistico
con una particolare motivazione tecnica.
È difficile pensare che questa popolazione
di atleti sia gratificata dall’appartenenza ad
una categoria caratterizzata da uniformità
dell’età e che questa appartenenza lasci
una traccia formativa nello sviluppo della
personalità dell’atleta.
Siamo quindi giunti agli studenti/atleti. La
storia ci racconta che in un recente passato questi atleti hanno dato vita, nelle città
universitarie, a nuove esperienze sportive,
portando tra i giovani novità che si sono poi
consolidate. Ma era un tempo in cui lo spirito
di ricerca degli studenti poteva manifestarsi;
c’è chi dice che erano goliardi che avevano tempo da perdere. Oggi chi pratica uno
sport ad alto livello fatica a frequentare l’università. L’atleta per essere anche uno studente eccellente deve sapersi programmare
e deve conciliare le ore di allenamento con
quelle delle lezioni e dei laboratori. L’atleta
33
INIZIA DA QUESTO NUMERO UNA CARRELLATA DI PRESENTAZIONE
DELLE SOCIETÀ ITALIANE DI CANOTTAGGIO
LA SOCIETÀ CANOTTIERI
PONTEDERA
a storia della nostra Società deve tutto
a un uomo che oggi non c’è più, ma
che dal 1978 alla metà dello scorso
anno ha investito sé stesso e la sua
grande passione per il canottaggio partendo
da un capannone di lamiera in riva all’Arno
nel quale sono cresciute medaglie olimpiche, atleti azzurri, campioni d’Italia: Sergio
Marrucci.
I risultati, l’impegno, la passione, lo stile della Canottieri Pontedera hanno il suo marchio, e grazie a queste caratteristiche, anche senza Sergio, che oggi veglia da lassù
sui colori amaranto, il nostro circolo si sta
facendo strada come uno dei migliori in Italia a livello giovanile. Forte di un passato
che tanto lustro ha dato ai colori della Na-
zionale -Leonardo Pettinari argento olimpico a Sydney 2000 e sette volte campione
mondiale; Lorenzo Bertini bronzo olimpico
ad Atene 2004 e tre volte campione mondiale; Matteo Baluganti con due argenti rispettivamente ai Mondiali Junior di Racice
2010 e al Mondiale U23 di Trakai 2012;Sara
Barderi bronzo e argento rispettivamente al
Mondiale junior di Trakai 2013 e Campionati
Europei di Minsk 2013; Tommaso Sacchini bronzo ai mondiali U23 di Racice 2009,
Marco Ferretti, Luca Frediani , Lorenzo Marrucci e Alessio Balatresi più volte azzurri a
livello Senior, Under 23 e Junior – oggi alla
Canottieri Pontedera stiamo rinnovando le
nostre tradizioni partendo da Allegra Francalacci, fresca del titolo mondiale Under 23
L
Anno di fondazione:
1978
Nome Breve:
PONTEDERA SC
Codice Coastal:
ITA PON
Indirizzo:
Via Bologna 34 56025 PONTEDERA (PI)
Telefono:
334/ 5326094 - -
Fax:
E-mail:
[email protected]
Pec:
[email protected]
Http:
http://www.canottieripontedera.org/
Attuale Presidente:
LEONARDO PETTINARI
Attuale Direttore Sportivo:
Allenatore/i:
Lorenzo Bertini, Giulia Basilei,
Marco Mancini, Leonardo Pettinari
Colori Sociali:
BIANCO AMARANTO
34
sul quattro di coppia femminile Pesi Leggeri
con tanto di record mondiale di categoria a
Rotterdam, per arrivare ad una squadra che
oggi conta ben 25 atleti nelle categorie da
Ragazzi a Senior, oltre a 35 giovanissimi canottieri che compongono la squadra Allievi
e Cadetti che all’ultimo Festival dei Giovani, a Sabaudia, grazie ai risultati conseguiti
(tre ori, tre argenti, due bronzi) è salita al 33°
posto nella classifica finale, che comprendeva ben 125 società andate a punti.Da circa un anno abbiamo iniziato il lavoro con il
Pararowing e quest’anno abbiamo centrato
il primo piazzamento nella categoria AS alla
gara internazionale di Gavirate con il nostro
Marco DelBene.
Il lavoro della Canottieri Pontedera è possi-
bile grazie all’impegno in qualità di tecnici di
Lorenzo Bertini e Leonardo Pettinari, atleti
a cinque cerchi che ogni giorno mettono la
loro esperienza d’alto livello al servizio delle
giovani leve pontedersi, coadiuvati negli allenamenti da Marco Ferretti, Marco Mancini,
Giacomo Taormina e da alcuni aspiranti allenatori.
La società sta arrivando alla fine di un percorso condiviso con l’amministrazione comunale che porterà ad un ampliamento degli spazi societari viste le crescenti richieste
e necessità dovute al numero crescente di
praticanti. Una società in crescita, che in
vista dei suoi primi 40 anni – cadranno nel
2018 – vuole confermarsi ai massimi livelli
del canottaggio nazionale e non solo.
35
CANOTTAGGIO
FEMMINILE A
STELLE E STRISCE
ai come quest'anno, la scelta di alcune atlete italiane di canottaggio si
è orientata verso le Università degli
Stati Uniti, per la prosecuzione della loro carriera sportiva e scolastica, attratte
sicuramente dall'esperienza Oltre Oceano,
ma anche dalle enormi disponibilità in termini economici e di attrezzature offerte dalle
strutture universitarie a Stelle e Strisce.
di una media di circa $50.000 all’anno per 4
anni per ogni membro della squadra. Questo
vuol dire che ogni anno solo di borse di studio
vengono spesi più di $4 milioni, senza parlare
del costo di tutto il resto: spese mediche, allenatori (11 per ogni squadra) il costo della manutenzione dello stadio (che di solito ha più di
50.000 spettatori), trasporti per le competizioni (di solito in jets privati) personale d’ufficio e
ci si rende conto di che costi pazzeschi (per
noi italiani) abbia una squadra di football.
Questi alti costi hanno lasciato le università
con il dilemma di come offrire alle donne le
stesse opportunità.
Subito hanno identificato il canottaggio femminile come una delle maniere più veloci
per spendere soldi. Una squadra femminile
di canottaggio ha generalmente 20 borse di
studio complete 4/5 allenatori, una boathouse (sede nautica) una segretaria etc. e può
velocemente compensare alcuni dei costi
dedicati agli sport maschili.
Questo ha creato una corsa alla ricerca di atlete per queste squadre. Gli allenatori americani hanno iniziato a frequentare i campionati del mondo Junior e U23 alla ricerca di
possibili atlete da inserire nelle loro squadre.
M
Ma sarà tutto oro quello che luccica?
Chi meglio di Marco Bovo, che ringraziamo,
allenatore di canottaggio dapprima in Italia e
dal 1995 negli States, può fare il punto oggettivo sulla situazione.
Racconta Bovo: Oggigiorno sempre più atleti scelgono di intraprendere la carriera di
atleta/studente negli USA. Una scelta che
ti permette di coordinare l’istruzione con la
possibilità di fare sport, cosa regolarmente
negata dalle istituzioni in Italia.
Questa richiesta per atleti di livello internazionale è aumentata ancora di più per una
legge che si chiama “Title IX” (Titolo 9), che
dice che le istituzioni scolastiche pubbliche
devono dare le stesse opportunità di poter
praticare sport a uomini come alle donne.
Se si considerano le quantità di denaro che le
maggiori università (quelle che vengono chiamate di “Division I o D1” - Prima Divisione)
investono, per mantenere squadre di football
con 85 atleti con full scolarships (borse di studio complete), la visione è subito molto chiara. Per borsa di studio completa si intende
una borsa di studio che include vitto e alloggio, libri, viaggi dal college fino a casa e ritorno, più il costo della scuola, quindi parliamo
Ma che cosa cercano nelle atlete che vorrebbero inserire nella loro squadra?
Il primo fattore è il risultato al remoergometro
(erg). Di solito la prima domanda che gli allenatori fanno è: What’s your erg score?
(qual è il tuo risultato sui 2000m del tuo remoergometro?)
La taglia! Il panorama atletico delle donne
negli USA vede donne di taglia superiore do-
36
Prima fra tutte una parco barche di prim'ordine. I college non badano a spese quando
si tratta di materiali. Di solito ci sono 4 o 5 8+
che non hanno più di 5 anni di vita. Di solito
non hanno molte barche corte come doppi o
due senza o singoli (anche se stanno diventando più comuni in quanto gli allenatori si
rendono conto della loro utilità formativa per i
loro atleti). Ma hanno anche una piccola flotta
di 4+ che di solito utilizzano per gli equipaggi
di terza o quarta categoria.
Strutture da fantascienza. Le boathouse (le
sedi nautiche) di solito sono progetti di diverse milioni di dollari, con incredibili parchi
barche e numeri astronomici di remoergometri. A queste si devono aggiungere strutture dedicate a tutto il dipartimento sportivo
del college: sala pesi, sala di fisioterapia e
riabilitazione, sale mediche e in molti casi
anche sale studio specifiche per gli atleti
con tutors (insegnanti di supporto) e sale
ricreative.
Studi facili. La diversa mentalità e filosofia
dell’insegnamento (è l’insegnante che deve
riuscire a farti capire la materia e non viceversa, il suo compito non è cercare di trovare le tue debolezze ma aiutarti a passare
l’esame), aiutano molto lo studente che era
abituato al sistema italiano. Se eri un bravo
studente in Italia è piuttosto semplice rimanere un bravo studente qui: ammesso che ti
abitui al sistema dei quiz a scelte multiple,
che sono il tipo principale di test.
In contrapposizione, non ci sono molte scelte riguardo agli esami: li devi fare quando richiesto e non importa molto se ci sono delle
regate importanti, non si possono rinviare,
ed ad ogni sessione devi portare 3 o 4 materie. Le materie di fine anno coincidono con
il momento più delicato della stagione sportiva: i campionati di Lega e Nazionali. Pochi
sono gli allenatori che vogliono sentire: “Mi
scusi sa, ma sono indietro con gli studi e
devo saltare l’allenamento”.
In generale (come dappertutto ci sono le eccezioni) l’allenatore non ha un grosso rapporto personale con gli atleti e la relazione è
più distaccata e più professionale.
Marco Bovo
minare nonostante ci siano alcune eccezioni
di notevole spessore. Essere sopra l’1.80 è
quasi d’obbligo.
I voti e la conoscenza dell’Inglese. Nonostante questi due requisiti siano molto variabili da università a università se si vuole
entrare in una università di tutto rispetto bisogna avere una media voti alta e una buona
conoscenza della lingua inglese in quanto
molte università richiedono di passare dei
test di ammissione.
I risultati a livello internazionale. Essere parte
della nazionale e aver preso parte ad una finale ai mondiali Junior aiuta sopratutto se si
riesce ad entrare in contatto con gli allenatori
americani sui campi di gara.
Ma che cosa si può aspettare l’atleta che
arriva nella università americana?
Ovviamente non tutte le università sono
uguali, ma di certo ci sono delle cose in comune.
37
Le tue compagne di squadra possono essere le tue migliori amiche o le tue peggiori nemiche. Vogliono il tuo posto in barca e
sono disposte a fare di tutto per prenderlo.
Se sei nel primo 8+ ci sono altre 40 ragazze
che vogliono entrare in quella barca. Quella
può essere una grossa motivazione oppure
un grande stress dipende molto dalla mentalità e dall’attitudine dell’atleta.
Bisogna essere pronti a rinunciare a molte
delle abitudini italiane. A volte anche trovare
un buon caffè è un sogno. Mangiare italiano
è l’ultima cosa che puoi fare qui negli USA.
Una buona pizza è una cosa rara. Quando
si pensa di intraprendere questa scelta bisogna farlo con una mentalità aperta ed essere
pronti ad abbracciare la cultura americana.
Di solito c'è molta curiosità e apertura a livello universitario verso lo straniero, ma in
alcuni casi si può trovare della resistenza e
ostilità. Se si aggiungono la lontananza da
casa e la nostalgia, può essere un momento
veramente difficile per l’atleta da affrontare.
Il mio consiglio finale è di visitare personalmente il college e capire se c'è affinità tra
voi e vostri futuri compagni o compagne e il
vostro allenatore. Se gli studi che state per
affrontare sono quelli che veramente volete.
Ricordate che gli allenatori quando cercano
di convincervi ad andare a vogare per loro
cercano sempre di “vendervi” gli aspetti migliori.
L’esperienza personale è sempre la migliore. Contattate le atlete che hanno già vissuto
quell’esperienza e fatevi dire come è andata
a loro. Specialmente se sono state alla stessa università. Come ho detto in precedenza
ci sono delle differenze sostanziali tra un università e l’altra. In bocca al lupo.
Marco Bovo
CIAO MARIO!
Cordoglio per la scomparsa (il 22 giugno scorso),
di Mario De Biasio, tecnico veneziano di III livello,
socio ANAC dal 1978. Approfittiamo del ricordo di
Alberto Vianello:
Mario De Biasio, classe 1941, avrebbe compiuto
75 anni il 25 luglio, ha rappresentato una vita intera
dedicata al canottaggio formando giovani che sarebbero saliti sul tetto del mondo o che avrebbero
indossato la maglia azzurra della nazionale nelle
competizioni internazionali. Nella sua lunghissima carriera ha messo le sue capacità tecniche a
disposizione di quasi tutte le società veneziane
(Canottieri Querini, DLF Venezia, Virtus Murano,
Canottieri Bucintoro in centro storico e, da ultimo, Canottieri Mestre formando la coppia tecnica con Alberto Vianello ottenendo ottimi risultati)
con un passaggio anche al Dlf Treviso. Ha allenato campioni come Vittorio Torcellan, il muranese
campione del mondo nell’Otto a Bled nel 1989,
Daniele Carbonich, Flavio Culiat, Marco Ragazzi e
Francesco Busato, ma cimentandosi anche con le
squadre delle università veneziane. Mario De Biasio lascia la moglie Jone, la figlia Federica e i nipoti
38
PROMOZIONE
DELLE RAGAZZE NELLO SPORT
Ringraziamo www.mobile sport.ch la piattaforma elettronica svizzera dedicata all’allenamento sportivo ed all’insegnamentp dell’educazione fisica a scuola, che per la seconda
volta ci ha autorizzato alla pubblicazione di un articolo, stavolta dedicato alla “Promozione
delle ragazze nello sport”
Promozione
delle ragazze nello sport
Colmare una lacuna
In Svizzera manca ancora uno strumento
didattico con esempi pratici per delle lezioni e allenamenti che promuovono la parità delle ragazze nello sport nonostante
gli appuntamenti di politica dello sport (p.
es. Giornata di Macolin 2015 «Le donne
nello sport», il Piano programmatico della Confederazione per lo sport popolare),
l’impegno e il successo delle «Laureus
Girls in Sport Camps» e i concetti noti di
parità delle ragazze elaborati a livello di
pedagogia sportiva e didattica sportiva.
Le autrici del presente tema del mese intendono fornire un contributo per colmare tale lacuna l’articolo diviso in due parti
(di cui una solo qui pubblicata) prevede:
nella prima parte del fascicolo presentati
aspetti relativi alla pedagogia di genere e
allo sport specifici all’educazione fisica a
scuola al fine di sostenere la parità delle
ragazze nello sport e in particolare delle
giovani con passato migratorio. Alcuni di
questi suggerimenti possono essere utili
anche alla promozione delle ragazze nello
sport societario.
La seconda parte contiene esempi pratici basati sulla teoria. L’accento è posto sul
calcio, giocare con le mani, sul gioco della
«palla prigioniera», presentato in una pro-
Per la promozione dello ragazze nello
sport svolgono un ruolo integrativo sia
gli aspetti legati alla politica dello sport
che alla politica di formazione. A livello di
politica dello sport, si tratta di assicurare
e di aumentare l’impegno sportivo delle ragazze. Sul piano della politica della
formazione, occorre incentivarle a impegnarsi nello sport tramite pratiche adeguate. Il tema del mese è inteso come un
aiuto destinato ai docenti.
In passato, la partecipazione di ragazze
e donne nello sport non era sempre desiderata. Il più recente rapporto sullo sport
«Rapporto sull’attività fisica di bambini e
giovani» sottolinea la necessità di assicurare e aumentare la partecipazione di ragazze
e donne nello sport anche agendo a livello di politica dello sport e nelle istituzioni di
formazione. Le ragazze e le giovani donne
praticano decisamente meno sport rispetto ai ragazzi e ai giovani uomini. Nei tempi
dell’eguaglianza tra i sessi, definita dalla legge, questa differenza è tuttavia problematica poiché è, tra le altre cose, dovuta a fattori
culturali ed economici.
39
spettiva diversa, sport da combattimento e
valutazione delle ragazze nell’atletica leggera. Il tema del mese è completato da una
lista di controllo per la pianificazione didattica e la preparazione della promozione dello
sport femminile e da altri documenti utili da
scaricare suwww.mobilesport.ch.
La varietà delle classi relativa al genere è da
combinare con determinati obiettivi e contenuti e contribuisce così a sfruttare possibilmente al massimo i vantaggi dell’apprendimento coeducativo e separato secondo il
genere nell’educazione fisica. Ma quali sono
gli obiettivi e i contenuti rilevanti che entrano in
gioco applicando la coeducazione riflessiva?
Coeducazione riflessiva
La coeducazione nell’educazione fisica
è controversa. Agli argomenti contrari
come la promozione delle prestazioni
e lo sviluppo ottimale si contrappongono quelli a favore come l’importanza
dell’interazione tra i generi, l’abbattimento delle frontiere tra i generi e l’attuazione di obiettivi sociali (Alfermann
1992). Lo studio «Girls in Sport» dimostra che per le ragazze in Svizzera sono
importanti entrambe le impostazioni.
Porre degli obiettivi nell’ottica delle
promozione delle ragazze
La decisione sulla suddivisione dei generi in una sequenza o una lezione di educazione fisica dipende fondamentalmente dagli obiettivi prefissati. Se si tratta di
rafforzare le ragazze per quanto concerne la fiducia in se stesse, la capacità di
resistenza, le loro competenze sportive
e la concezione positiva dell’esperienza,
ovvero se occorre promuovere un «empowerment» (che in italiano si potrebbe
tradurre con il termine «responsabilizzazione») delle ragazze (Kugelmann 2002),
è possibile realizzare sequenze o lezioni
«tra ragazze», cioè separare la classe secondo i generi. A livello contenutistico, i
temi scelti sono in grado di contrastare
esplicitamente o implicitamente le condizioni di socializzazione delle ragazze di
uso corrente a livello sportivo. Si tratta in
primo luogo della promozione dello sviluppo di interessi sportivi individuali per
così promuovere l’attitudine delle ragazze
a non volersi limitare a determinate idee
stereotipate di genere nello sport.
Per raggiungere tale obiettivo, le ragazze
possono per esempio essere introdotte
esplicitamente a discipline sportive fortemente connotate a livello maschile come
il calcio senza però confrontarle all’esperienza che i ragazzi si sentono (o vorrebbero sentirsi) più competenti in queste discipline.
Anche se questa esperienza non per forza si manifesta. In secondo luogo, anche
un allargamento di principio nel comportamento sportivo può contribuire a rafforzare la fiducia in se stesse, sia a livello
sportivo sia fisico.
Le allieve e gli allievi sono contrari o a favore della coeducazione nell’educazione
fisica anche in funzione della loro cultura
sportiva personale. Se nello sport superano
gli stereotipi relativi al genere, preferiscono
seguire lezioni coeducative. Se invece si basano sugli stereotipi sui generi e sui ruoli di
genere prediligono piuttosto l’educazione
fisica omogenea (cfr. Faulstich-Wieland &
Horstkemper 1995: 212 seg.).
Tutti hanno gli stessi
potenziali di sviluppo
Il concetto di coeducazione riflessiva
(Faulstich-Wieland 1991) offre una risposta di didattica dello sport a entrambi gli
approcci. Il concetto parte dal presupposto che tutte le allieve e tutti gli allievi
abbiano lo stesso potenziale di sviluppo
e che tali potenziali sono da sostenere
al meglio durante l’insegnamento. Al fine
da raggiungere tale potenziale, secondo
il concetto di coeducazione riflessiva si
tratta di aprire a tutti gli allievi e le allieve
degli spazi esperienziali diversi in funzione del genere, tramite la varietà della configurazione dei generi nel corso di un anno
scolastico.
40
Coeducazione riflessiva
Un’educazione fisica che persegue obiettivi
rilevati per la pedagogia di genere ed è organizzata in modo flessibile è coeducativa
riflessiva se la separazione e l’affiancamento
temporaneo dei generi avviene in concomitanza con l’integrazione dei rispettivi obiettivi di pedagogia di genere. Le ragazze, ma
anche i ragazzi, possono così essere sostenuti in modo mirato e variegato nell’educazione fisica.
Rendere possibile la coeducazione riflessiva a livello organizzativo
Nell’attuazione della coeducazione riflessiva entrano in gioco diverse questioni di
organizzazione scolastica. Nel caso ideale,
è possibile organizzare le lezioni di educazione fisica o di nuoto in modo da permettere la suddivisione temporanea tra ragazze
e ragazzi e poi di nuovo la riunione dei due
gruppi dello stesso grado scolastico. Se vi
sono due palestre, si potrebbe per esempio
sempre pianificare l’educazione fisica per
due classi in parallelo. È indicato pianificare
la lezione di due classi dello stesso grado
scolastico, ma è anche possibile affiancare
due classi di gradi scolastici contigui.
Le due classi sono guidate da un team di
due docenti. Sarebbe di vantaggio disporre
di team misto affinché le ragazze e i ragazzi
abbiano un rispettivo esempio. Così è inoltre
possibile permettere alla docente di insegnare la parte separata alle ragazze e al docente
quella per i ragazzi dando così l’esempio. In
questo modo, i docenti potrebbero variare la
configurazione dei gruppi tra le due classi in
funzione dei rispettivi obiettivi e contenuti di
apprendimento e in relazione al genere degli allievi. La pianificazione complessiva delle
lezioni avviene nel team e i docenti fissano
obiettivi di pedagogia di genere sull’arco
dell’anno scolastico a seconda della prospettiva: in lezioni o sequenze miste e/o omogenee per genere.
Superare gli stereotipi
A tal fine, è possibile in particolare usare discipline sportive i cui elementi di base svolgono in genere un ruolo piuttosto secondario nella socializzazione delle ragazze, per
esempio gli sport da combattimento in cui
l’allontanamento o l’avvicinamento (gioioso) a una lotta con contatto fisico con l’avversario costituiscono elementi costruttivi.
Fondamentalmente vale il motto: «Senza
conformarmi alle barriere e agli stereotipi
di genere, provo ogni possibile movimento,
qualsiasi gioco e ogni sport e mi impegno
nella disciplina sportiva che piace a me personalmente».
Secondo il concetto di parità delle ragazze,
è possibile raggiungere le prospettive che
si pongono l’obiettivo dell’emancipazione
delle ragazze a livello motorio e sportivo in
gruppi femminili visto che non vi è il confronto diretto con i ragazzi. Anche lo studio Girls
in Sport (Gramespacher et al. 2015) conferma l’importanza dello sport tra ragazze in
Svizzera. Tuttavia, lo studio fornisce anche
indicazioni sul fatto che le ragazze si interessano a praticare sport in comune con i
ragazzi quando si tratta di raccogliere esperienze comuni nello sport e imparare a livello sociale. Per le ragazze, l’aspetto sociale
dello stare insieme e imparare uno dall’altro
è molto importante.
Pertanto, anche gli interessi contenutistici
e sociali delle ragazze stesse sono a favore dell’attuazione del concetto di pedagogia di genere della coeducazione riflessiva
nell’educazione fisica.
Consigli metodico-didattici
L’uguaglianza dei sessi nell’educazione fisica a scuola è necessaria sia dal
punto di vista politico che della pedagogia dei generi. Tre indicazioni didattiche tratte dall’ambito «Bewegung
und Sport» del Lehrplan 21 (il Piano di
studio introdotto nei 21 cantoni svizzerotedeschi) consentono di raggiungere
questa parità nell’insegnamento.
41
Integrare le ragazze con un passato
migratorio
un gruppo eterogeneo. Tale gruppo si
differenzia per quanto concerne origine,
lingua, cultura, ceto sociale ed esperienza sportiva. L’eterogeneità richiede al
corpo docente una gestione competente
sia nelle prestazioni che negli interessi,
ma anche per quanto concerne le differenze culturali e specifiche al genere. I
docenti conoscono le allieve, gli allenatori conoscono le loro atlete. Sono così in
grado di presentare un’offerta polisportiva (a scuola secondo il Piano di studio)
e se necessario adeguarla e adattarla in
base agli scambi con le ragazze.
Lo sport può svolgere un ruolo significante
nell’integrazione sociale delle ragazze con
un passato migratorio. Siccome però nello
sport societario il loro numero è esiguo rispetto a quello delle ragazze indigene, tale
ruolo è importante soprattutto nell’educazione fisica della scuola dell’obbligo.
Sia lo sport scolastico che quello societario
possono contribuire in modo incisivo affinché le ragazze di diversi paesi di provenienza trovino un accesso facilitato al movimento e allo sport.
In questo modo, alle ragazze è offerto uno
squarcio della cultura sportiva svizzera. Nel
contempo hanno la possibilità di sperimentare e discutere delle regole del movimento
in comune nel rispetto della correttezza, delle differenze e delle similitudini e così creare
o intensificare i contatti sociali nella classe.
In questo caso, l’integrazione è intesa come
realtà esecutiva che è (ri)costruita progressivamente nelle attività delle allieve e degli
allievi e dei docenti e dunque sottoposta
sempre a nuovi processi di negoziazione.
2. La promozione individuale merita un discorso speciale. Si tratta in particolare
di bilanciare le eventuali debolezze motorie.
3. Prendere in considerazione le differenze
socio-culturali sottolineando nel contempo gli elementi comuni non è paradossale
né nello sport a scuola né nelle società
sportive. Al contrario, può diventare una
normalità vissuta.
Quali sono le conseguenze per il corpo docente nella pratica quotidiana sportiva scolastica e/o per gli allenatori dei gruppi femminili? Kleindienst-Cachay e Teubert (2008) le
riassumono in quattro raccomandazioni esecutive per l’educazione fisica a scuola che
valgono però anche per lo sport societario.
4. La promozione della socializzazione nello
sport è un impegno vasto. In particolare
l’educazione fisica a scuola svolge una
funzione di mediazione. Per le ragazze
con un passato di migrazione l’educazione fisica a scuola può e deve creare degli allacciamenti verso lo sport fuori dalla
scuola (societario e corsi G+S) e fornirne
i rispettivi contatti.
1. Le ragazze con un passato migratorio,
così come le ragazze indigene, formano
Autrici: Elke Gramespacher
Yvonne Weigelt-Schlesinger
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UN PARTNER DELL’ANAC:
LA DITTA MARTINOLI
L
a nostra ditta è nata nel 1980 in seguito
all’esperienza nel settore canottaggio di
MARTINOLI, il quale fu prima atleta poi
allenatore ed ora direttore tecnico. Noi
siamo specializzati nella produzione di materiale
per canottaggio: barche da regata e tipo olimpico.
Nel corso di questi 28 anni abbiamo sempre cercato di migliorare la qualità dei nostri prodotti e
continueremo garantendo sempre la massima
serietà e qualità del nostro materiale per il canottaggio nel mondo.
Martinoli Srl Via Ceriana, 12A
21051 ARCISATE (Varese) Italy
Tel. ++39-0332/47 11 10
Fax ++39-0332/18 54 118
e-mail: “mailto:[email protected]”
P.IVA 02619280122
BARCHE DA TURISMO
BARCHE DA REGATA
DETTAGLI E ACCESSORI
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UNA
DI-BI D’ORO
Ancora una volta la DI BI sale sul gradino
più alto del podio Olimpico.
Quattro senza pesi leggeri Svizzera Medaglia d’oro; Doppio pesi leggeri maschile
Francia Medaglia d’oro: Quattro senza pesi
leggeri Francia Medaglia di bronzo.
Svizzera e Francia, vestono da anni DIBI,
attraverso gli importatori Agon Sport per
i rossocrociati e Crew Line per i transalpini.
Quest’anno in occasione delle Olimpiadi
di Rio, per entrambe le squadre nazionali sono stati studiati modelli con immagini
grafiche particolari, ma soprattutto è stato
curato l’aspetto tecnico, utilizzando materiali adatti al clima molto umido di Rio, in
modo che gli atleti potessero avere il miglior confort nel momento del massimo
sforzo.
Anche la modellistica ha avuto parte predominante nella realizzazione dei capi destinati agli atleti, sia per la gara che per l’allenamento.
Particolare cura per le sottomaglie, realizzate con una rete in microfibra antibatterica, sempre fresca all’interno, che fornisce
una piacevole sensazione di asciutto sulla
pelle.
Anche la nazionale Ucraina ha indossato i
body DI BI,distinguendosi e facendosi ammirare per l’eleganza delle atlete……
A Rio, il nostro marchio AGAINST, scarpe
tecniche, ha raggiunto i vertici Olimpici su
molte imbarcazioni EMPACHER che hanno
montato le scarpe nero gialle.
Su tutte ricordiamo l’otto tedesco argento
e il doppio norvegese bronzo..
Molte altre barche EMPACHER hanno
montato a Rio le scarpe AGAINST, ormai
riconosciute come tra le migliori al mondo
per confort, resistenza e adattabilità alle diverse esigenze degli atleti di vertice.
DIBI aggiunge altri allori al suo palmares,
grazie agli atleti che indossano e calzano,
con orgoglio e piacere, abbigliamento e
scarpe rigorosamente “made in Italy”
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Collegio dei Revisori dei Conti:
Marco Beria
Gabriele Braghiroli
ANAC FAMILY
Collegio dei Probiviri:
Pierangelo Ariberti
Mauro Petoletti
Gianbattista Della Porta
Il Consiglio Direttivo 2013/2016
dell’Associazione Nazionale allenatori
Canottaggio è così formato:
Presidente: Maurizio Ustolin
Fiduciari regionali:
Piemonte: vacante
Sardegna: Massimo Casula
Lombardia: Luigi Arrigoni
Veneto: Alessandro Donadello
Friuli Venezia Giulia: vacante
Emilia Romagna: Paolo Di Nardo
Liguria: posto vacante
Toscana: posto vacante
Lazio e Umbria: posto vacante
Marche, Abruzzo e Molise: Guido Guidi
Campania: posto vacante
Puglia e Basilicata: Mauro Desantis
Sicilia e Calabria: posto vacante
Vicepresidente vicario:
Domenico “Mimmo” Perna
Vicepresidente:
Rocco Pecoraro
Consiglieri:
Roberto Romanini
Vittorio Scrocchi
Luigi De LucIa
Marco Massai
Rosario Pappalardo
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DEVI VERSARE LA QUOTA ANNUALE?
VUOI ISCRIVERTI ALL’ANAC?
Devi versare la quota annuale di 30,00 euro.
riempire il modulo predisposto e
consegnarlo ad uno dei componenti
il Consiglio Direttivo, oppure uno dei
Fiduciari Regionali;
versare la quota annuale di 30,00 euro
ad uno dei componenti il Consiglio
Direttivo,
oppure uno dei Fiduciari Regionali;
Puoi farlo:
sui campi di gara nazionali, ad uno dei
rappresentanti del Consiglio Direttivo,
oppure in occasione delle gare regionali ad
uno dei Fiduciari Regionali
VUOI DIVENTARE UNO SPONSOR
DELL’ANAC?
oppure con bonifico sul conto corrente di
Poste Italiane intestato ad Associazione
Nazionale Allenatori Canottaggio e
Canoa c/o Maurizio Ustolin
via Fabio Severo, 100
34127 – TRIESTE Conto:
000002342744 - Codice IBAN;
IT89U0760102200000002342744
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vedere la pubblicità della tua Ditta o
Impresa su http://www.anacc.org e su
I QUADERNI DE LA VOCE DELL’ANAC?
Contatta uno dei componenti il Consiglio
Direttivo, e poi compila l’apposito form.
Avrai una buona visibilità per tutto un anno
nell’ambito del canottaggio italiano ed
internazionale.
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