il volo delle Gru - Nikkaia Strategie

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Transcript il volo delle Gru - Nikkaia Strategie

il volo
delle Gru
di
Edoardo E. Macallè
8 Agosto 2016
NIKKAIA Strategie
1
Premessa:
Questo servizio sarà postato sulla Home Page del nostro sito ed in tutte le sue AREE RISERVATE sino al
prossimo 15 agosto (più o meno…), quando riprenderanno regolarmente i servizi curati dal dott. Mattiello
e dall’ing. Bizzi, attualmente in vacanza. Nello stesso periodo, in tutte le AREE RISERVATE (ma solo in
esse) posteremo anche il nostro servizio B3 dedicato ai mercati internazionali. Il motivo è semplice: non
essendo, questo, un servizio propriamente operativo (a differenza di quelli curati dagli autori sopra citati),
quasi mai saranno citate soglie decisive nel giorno dopo giorno. Le stesse, invece, potrete trovarle proprio
nel servizio B3: un servizio che si occupa di tutti i principali mercati al mondo e, quindi, anche del nostro.
Di norma, quest’ultimo servizio è postato alle ore 12:00 del giorno dopo, quando finalmente disponiamo
di tutti gli aggiornamenti ufficiali sulla seduta precedente, ma
per evitare colpevoli ritardi nella comunicazione di dati che potrebbero essere per voi
importanti, faremo in modo di postare il servizio in area riservata entro le ore 8:40 (prima,
quindi, dell’apertura di Piazza Affari), sempre che i dati giunti sin lì siano sufficienti per dar
concretezza a quanto in oggetto.
***
L’ultima volta:
Far previsioni nel 2016 è un azzardo che può portare al fallimento. E questo non vale solo per il
sottoscritto, ma per tutti coloro che azzardano previsioni sulla base di modelli che comunque tengono
conto dei dati del passato: bisognerebbe disporre dei dati del futuro, ma con tutta evidenza non è proprio
possibile… Oppure bisognerebbe diffidare, per primi, dei propri modelli (ma non è quel che i più fanno) e
far riferimento a tutt’altro. Magari ad un quadro di Magritte…
“La Fée Ignorante”
[“La Fata Ignorante”]
1956
2
Un caro amico sostiene (parafrasando un po’ le sue parole) che, nel caso, più che “ignorante” la
fata debba dirsi “inquietante”… ed io non posso, ma soprattutto non voglio dargli affatto
torto, perché è proprio l’inquietudine quel che speravo potesse esser trasmesso a chi leggeva il
pezzo, giovedì scorso. Aggiungo, per onestà, che a lui avevo inviato l’immagine del dipinto (il
dipinto in sé, infatti, mi sarebbe costato troppo…), aggiungendo che la stessa rappresentava,
in fondo, un’immagine de “il mercato che sarà” ben più poetica di quella da me abusata sui
“buchi neri”. Tra l’altro, accompagnavo l’immagine con le seguenti parole di “una donna di cui,
tuttavia, non ho mai conosciuto il nome”:
Magritte aveva una particolarissima idea del rapporto che intercorre tra immagine e parola scritta, ovvero
su ciò che lega la forma al contenuto, il titolo alla rappresentazione, l’idea all’oggetto. È nota l’importanza
che egli attribuiva al titolo che si sarebbe indissolubilmente legato all’opera contribuendo a crearne, più
ancora che tecnica e contenuto, il fascino e l’impatto emotivo: “Credo che il miglior titolo per un dipinto
sia un titolo poetico: un titolo compatibile con l’emozione più o meno viva che proviamo guardando un
quadro. Ritengo che occorra ispirazione per trovare questo titolo. Il titolo poetico non deve insegnarci
nulla, ma ci deve sorprendere ed incantare…”. Nel caso de “La fée ignorante”, il titolo ha probabilmente
un riferimento preciso all'arte del dipingere, così come da lui intesa, che è come una fata ignorante: in
grado di rendere una magia di cui le sfugge il senso. “Il senso è l' impossibile”, amava ripetere Magritte.
E’ neutro quel volto di donna, incorniciato in una disposizione teatrale degli oggetti con il drappo, il cielo,
la sfera (che compongono il suo universo immaginario) e con una candela accesa ma dalla fiamma nera,
che oscura invece di illuminare. Mette in ombra una metà del viso, quasi a farci capire che in quella
luminosa bellezza c'è un qualcosa di oscuro che lei stessa non è in grado di vedere, né tanto meno noi.
“La fée ignorante” esprime innanzitutto “l'amore dell'ignoto”, il bisogno di scoprire quanto non si lascia
possedere e che sempre rinvia all' “amore della banalità”. La incontriamo senza riconoscerla come tale, la
fata ignorante, ed è capace di compiere il “miracolo” di travolgerci, di cambiarci la vita permettendoci così
di crescere. Sono quegli incontri personali che lasciano un segno più o meno profondo e indelebile. Tanto
che da quel momento in poi non siamo più gli stessi, non possiamo più esserlo. Ci hanno cambiato, hanno
cambiato il nostro percorso, il nostro essere, il nostro “sentire”.
Non v’è alcun dubbio che il fascino e l’impatto emotivo del titolo ha finito con l’incantare ancor
più dello stesso quadro: il suo nome, infatti, è stato attribuito ad alberghi, ristoranti, locali vari
e persino ad un film (di Ferzan Ozpetek: un film, tra l’altro, “delizioso”), ma… ben pochi saprebbero
riconoscere il dipinto da cui quel nome è stato poi tratto. Una nemesi per Magritte che, nello
sceglier i titoli per i propri quadri, s’ingegnava (con l’aiuto di moglie e amici) a trovarne di poetici,
proprio perché questi ultimi rimanessero “indissolubilmente legati” al dipinto. Il sottoscritto,
tuttavia, è portato a credere che il più contento di tutti, per quant’accaduto, sarebbe stato
proprio Magritte che in fondo, anche se quasi nessuno lo sa, non ha mai amato il “dipingere”
(professionalmente era un disegnatore pubblicitario). E lo sarebbe stato proprio perché chi avesse
abusato del nome, assegnandolo al suo locale, si sarebbe tirato addosso, a propria volta, una
nemesi contraria: la “fata ignorante” è colei cui riesce la magia, ma che ignora l’arte
con cui l’ha provocata. Il che, inevitabilmente, determina l’irripetibilità e l’unicità di quella
stessa magia [in un ristorante che ha quel nome, personalmente, non andrei: a dispetto delle eventuali
buone recensioni, infatti… non avremmo alcuna garanzia sulla capacità del cuoco di sapersi poi ripetere].
3
I motivi per cui ho voluto rappresentare “il mercato che sarà” con quel quadro di Magritte si
trovano proprio in quant’appena detto: quel che ci attende in questa seconda parte dell’anno è,
con buona probabilità, qualcosa di unico ed irripetibile. Ed il nostro tentativo di illuminarne,
attraverso “il lume della ragione”, la parte oscura non fa che aumentare la confusione dei suoi
tratti. In perfetta linea, in fondo, con uno dei capisaldi di Magritte: “la realtà non è mai come
si vede: la verità è soprattutto immaginazione”.
Quel mio amico di cui sopra, tuttavia, vuole che io sia un po’ più sincero ed anche “esplicito” e,
quindi, mi consiglia di pubblicare il seguente dipinto del “pragmatico” Herbert James Draper:
“Ulisse e le sirene”
1909
Accompagnandolo, soprattutto, con le seguenti parole (più o meno):
“Spiega a tutti gli amici che, se vogliono sentir le sirene, si facciano legare all'albero maestro…
almeno non potranno farsi del male: credo, infatti, che comprenderanno meglio la situazione!”
Un amico, in fondo, a questo serve: a leggere il nostro pensiero più autentico meglio di quanto
noi stessi si riesca a fare. Tuttavia, anche se non nego che quant’appena affermato è proprio il
mio pensiero più autentico (è del tutto evidente che non c’è alcun ottimismo nelle mie parole, suvvia),
rivendico (anche se non so ancor per quanto…) la mia fedeltà al Magritte, surrealista ed anarchico,
che era solito dire: “La libertà è una possibilità d’essere e non un obbligo ad essere”. E
se quant’appena affermato lo rivendico per me stesso, a maggior ragione non posso non farlo
anche per il mercato (sebbene ritenga quest’ultimo certamente meno anarchico del sottoscritto…), in
particolare se faccio riferimento a quella unicità ed irripetibilità del 2016 che potrebbe spiazzar
tutti noi proprio come accade con un altro e ben più famoso quadro di Magritte:
4
“Questa non è una pipa.”
(1929)
Nel frattempo, il nostro mercato non ci regala grandi sorprese…
22000
22000
21500
21500
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21000
20500
20500
20000
20000
19500
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19000
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18500
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15000
15000
2016
February
March
April
May
June
July
August
…ma, d’altra parte, neppure n’attendevamo.
A domani.
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