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Percorsi Culturali Coriglianesi di Giulio Iudicissa
San Francesco di Paola
Eremita Uomo impegnato e Santo
di Franco Pistoia
Presidente Studium „I. Giordani‟
La storia della spiritualità, nella quale
Francesco occupa un posto di rilievo, ci
parla di personaggi, uomini e donne, che,
mossi dalla fede e dal desiderio di accrescere la fede, congiungono terra e cielo.
San Francesco di Paola cammina sulla
terra (appoggiandosi al bastone), ma ha
lo sguardo rivolto al cielo.
L’ascetismo e il colloquio con Dio attraverso la preghiera ne fanno un grande
riformatore. Il XV secolo, che egli attraversa, vede l’insorgere del paganesimo,
registra scandali e corruzione in ogni ambito, compreso l’ambito ecclesiale e papale. Francesco di Paola riscopre i padri
del deserto (gli storici della spiritualità lo
collegano a Giovanni il Battista), torna
alle origini.
Quando c’è crisi, quando si vuole uscire
dalla crisi, si torna alle origini. In un mondo che perde ogni riferimento ai valori
dello spirito, in cui guazzano principi corrotti e papi incoerenti e guerrieri, Francesco di Paola propone un cammino di conversione piena e autentica. La sua regola
viene in genere definita severa. Essa è la
via verso la liberazione. Una via indicata
per consacrati e per laici, per uomini e
per donne. La via penitenziale riporta
l’uomo a Dio e aiuta l’uomo a riscoprire
se stesso.
Tutto questo è rivoluzionario nel Quattrocento. E lo è anche oggi. In un mondo
globale che annulla ogni identità, nel contesto di una modernità liquida, il Paolano
fa riferimento ai valori genuini del Vangelo
e riporta l’umanità alla sua autenticità.
Viandante di Dio, araldo della pace e della solidarietà e della giustizia, luce che
illumina i penitenti. “Egli dal lembo meridionale dell’Europa, incarna la sorgente
riforma cattolica; quella che non separa,
né scandalizza, ma unisce e purifica”.
E una riforma religiosa, aggiunge il Giordani, è anche riforma sociale. Un grande
movimento di risveglio, che coglie e interpreta le inquietudini della gente. L’uomo
si salva, come uomo, se sa scoprire le
sue interiori risorse; si salva, come cristiano, se sa incamminarsi in un percorso di
conversione, che libera da incrostazioni e
pregiudizi e dona gioia e pace.
Anno IV, Numero 34, Luglio-Agosto 2016
Uno dei progetti su cui
La lezione del “Mercante di Venezia”: tra locale e globale
“Vetera Nova” intende inveMilena Durante - Gianfranco Macrì
stire nei prossimi mesi è
quello del come declinare
Università degli Studi di Salerno
la globalizzazione partendo
dal basso, dalla dimensione locale, provando globalizzata, dove le contraddizioni politiche,
ad articolare una proposta culturale a metà economiche e sociali si alimentano di un lessistrada tra Bauman (la “glocalizzazione” come co multiculturale (e multireligioso) che mette
aspirazione dell’individuo a non subire passiva- “sotto pressione” «l’alfabeto della cittadinanza»,
mente le forme più estreme dell’ideologia mer- richiedendone la riscrittura (M. Ricca, Oltre Bacatista) e Habermas, fautore di una sfera pub- bele. Codici per una democrazia interculturale,
blica libera da condizionamenti ideologici e a- Bari, 2008, pp. 86-88). La “doppiezza” dei properta ai processi comunicativi. In sintesi: non tagonisti dell’opera shakespeariana non fa
tutto quanto risulta ascrivibile alla globalizzazio- sconti quando il benessere di tutti (la stessa
ne è di per sé nocivo; la sfida consiste, piutto- tenuta coesiva della comunità) deve essere sasto, nella capacità di osservare e decodificare il crificato per il vantaggio di qualcuno, o di un
mondo attraverso l’apprestamento di strumenti gruppo in particolare. I rimorsi, la clemenza,
ermeneutici rinnovati funzionali alla conserva- l’amore, il peccato, la trasgressione, la stessa
zione di una trama valoriale all’altezza della legge, rappresentano gli ingranaggi di un circuicomplessità, capace di ottimizzare la dimensio- to per niente “democratico” (allora come oggi),
ne locale in chiave complementare rispetto a all’interno del quale le “posizioni di forza” sono
fenomeni quali le migrazioni, l’innesto di sog- ben marcate e incidono sui destini delle persogettività “altre”, la comparsa di formanti culturali ne. Chi resta escluso dal perimetro della cittadiritenuti (spesso troppo approssimativamente) nanza (l’ebreo Shylock, oggi il credente musul“estranei” alla tradizione di riferimento (quella mano oppure l’immigrato irregolare sfruttato dai
“caporali” nelle campagne del nostro meridione)
maggioritaria).
Sono diverse le “cartine di tornasole” attraverso trova ad accoglierlo una cornice politicole quali provare a ri-leggere le trasformazioni normativa che poggia su schemi agitati in modo
dello spazio pubblico (nella sua estensione spesso irriflesso da prassi oppositive, che sermultilivello: dal locale al globale) e dalle quali vono (politicamente) a ricordare all’ospite chi è,
trarre indirizzi per assumere una postura men- da dove proviene, qual è la sua legge. Questo
tale conseguente al complesso variare dei pa- vale sia per le società complesse, sia per le coradigmi sociali e istituzionali. Una di queste è la munità più piccole.
letteratura, nelle cui trame in molti hanno intra- Nella nostra società multiculturale ritroviamo,
visto la via maestra per recuperare la dunque, le stesse contraddizioni della Venezia
“concretezza della vita” e un approccio anti- di Shakespeare, dove il valore della solidarietà
formalista alle domande del presente. Ebbene, – che dovrebbe fungere da (unica) linea di conl’ampia portata celebrativa dei 400 anni dalla giunzione tra l’ebreo Shylock e il cristiano Antomorte di Shakespeare, invita a cogliere spunti nio (oggi diremmo: tra Occidente e Islam) – non
di impegnata riflessione sulla complessità del rappresenta la “legge universale”, non determipresente attraverso le opere del “Bardo na una soggettività sociale da cui far germinare
dell’Avon”. Tra queste, il Mercante di Venezia una soggettività giuridica e una cittadinanza
rappresenta al meglio uno dei nodi dialettici più legale, quest’ultima orientata alla governance
evidenti all’interno delle società post-secolari: la “pragmatica” delle interferenze umane scatucontrapposizione tra estremismo sostanzialista renti dai processi migratori. Le conseguenze
e ricerca faticosa del compromesso ragionevo- sono il “perdurare di terribili stereotipi” che si
le, tra diversità (culturali) che si offrono nella nutrono sia delle contraddizioni patologiche del
loro integrale affermazione di purezza e fatico- mercato (tecno-finanza, “mega-banche”, etc.),
so impegno a rimuovere la coltre di polvere che sia della “difettività” della politica, incapace di
ricopre lo scenario (sovente ipocrita) delle facili ordinare, secondo rinnovate scale normative,
rappresentazioni, delle troppo schematiche de- gli antagonismi identitari. Una strada percorribile, allora, potrebbe essere quella di lavorare
clinazioni contestuali.
Il capolavoro di Shakespeare è stato definito la sulla dimensione “locale”, aprendosi al globale
«cornice di una trasformazione che si mostrerà attraverso un’educazione civica costruita dal
decisiva per l’occidente» (M. Ventura, “Il rischio basso, che rifugge le costruzioni astratte quandegli stereotipi giuridico-religiosi. La lezione del to i provincialismi, il folclore museale e gli etno«Mercante di Venezia», in Daimon, 7/2007, p. centrismi. La diversità, dunque, può diventare
206). Probabilmente perché la Venezia del un ottimo “carburante” non solo in funzione sodrammaturgo inglese somiglia molto a una mo- ciale ma anche in chiave economica. “Think
derna qualsiasi città occidentale pienamente global, act local”.
La biblioteca comunale, intitolata a Franaltamente qualificato. Nell’aprile 2002 una
Granai
della
storia
e
Granai
dello
spirito
cesco Pometti, venne inaugurata domenimostra documentaria celebrò Corigliano
ca 13 febbraio 1966 dalla soprintendente Archivi e Biblioteche di Corigliano Calabro come la “Città degli archivi” ma fu
Guerriera Guerrieri. La sua dotazione orisolo una brevissima primavera: tramontata
di Crescenzo Di Martino
ginaria consisteva di 800 volumi donati
l’idea di rendere il “Garopoli” il Palazzo deldalla Soprintendenza stessa e dal Ministero l’archivio dei baroni Compagna, rivelarono la Cultura cittadina, gli archivi furono smemdella Pubblica Istruzione. Nel 1970 si ag- sorprese incredibili: preziosi documenti di brati: una parte dell’archivio Comunale restò
giunsero i 2000 volumi antichi e rari prove- personalità del mondo della politica, dell’arte al Garopoli mentre l’altra parte fu portata nelnienti dal Garopoli, trasportati nella nuova e della cultura; documenti artistici e fotogra- la vecchia sede di via Municipio; gli archivi
sede in un clima di grandi speranze da alcu- fie d’epoca; testimonianze complete e minu- privati tornarono nei locali restaurati del Cani giovani coriglianesi. Al tempo la biblioteca te della vita sociale ed economica del paese stello; l’archivio di deposito, prezioso quanto
era frequentata da seicento persone al me- tra XVI e XX secolo. Il lavoro fu determinan- l’archivio storico, trovò sede allo Scalo.
se. I responsabili redigevano inoltre partico- te per la rinascita degli studi di storia locale: L’ultimo impegno degli archivisti cosentini si
lareggiati annali cittadini. Nel 1981 la Sezione separata d’archivio comunale svolse nel rivellino dell’antico maniero, sol’amministrazione presieduta dal sindaco (istituita nel 1983) ricevette in dono dall’avv. stanziandosi nel riordino dell’Archivio ComGabriele Meligeni approvò il regolamento, Mario Policastri l’archivio della nobile fami- pagna e producendo un inventario monuoggi ancora vigente, redatto dal bibliotecario glia Solazzi.
mentale che, purtroppo, non è stato ancora
dell’epoca. La Biblioteca ha svolto negli anni Con l’iniziativa culturale dei “Quaderni Cori- pubblicato. E’ da temere che, nel frattempo,
una funzione importante nella nostra comu- glianesi”, promossa dal sindaco Franco Pi- sia stato alterato l’ordine delle carte con imnità: è stato il luogo di studio e ritrovo di mol- stoia, furono finalmente divulgati i frutti dei provvidi spostamenti e manomissioni, rente generazioni di studenti, che ricordano con primi anni di lavoro: nel 1988, l’inventario dendo del tutto inutile il lavoro di riordino e
nostalgia l’ambiente culturalmente stimolan- dell’archivio Solazzi; nel 1990, l’inventario inventariazione. Spero si ponga presto rimete. In essa prese corpo e si sviluppò dell’archivio Saluzzo e, a distanza di otto an- dio: la situazione è gravissima.
l’esperienza della Terza serie del Popolano, ni, l’inventario dell’archivio Vincenzo Tieri, Contemporaneamente anche la biblioteca
diretto da Ernesto Paura ma fu anche il labo- donato alla città dal figlio Aroldo. Contempo- comunale fu trasferita nell’attuale sede. Il
ratorio culturale che Enzo Viteritti seppe or- raneamente, nel 1994, fu edito l’inventario risultato di quello spostamento è oggi sotto
ganizzare e da cui scaturì Il Serratore, rivista dell’archivio parrocchiale della chiesa matri- gli occhi di tutti. Nella fretta di lasciare la
che ha segnato un’epoca nella cultura citta- ce di S. Maria della Piazza. Tale impegno vecchia sede di via Ospizio non si tenne
dina e resta ancora un modello di divulgazio- rischiò più volte di essere vanificato ma conto del fatto che una biblioteca non è solo
ne culturale e di dibattito politico. Negli stessi quando dalla sede del Castello, gli archivi un insieme di libri ma un sistema organizzaanni in cui la Biblioteca assolveva a questi furono trasferiti nei locali dell’ex Convitto- to e funzionale che ha nel catalogo la sua
compiti fondamentali per la crescita civile del ginnasio “Girolamo Garopoli”, ogni tipo di chiave di accesso e ricerca. I volumi furono
paese nei sotterranei del Castello ducale, da preoccupazione parve dissolversi. Gli anni caricati senza ordine e stivati alla rinfusa nelpoco acquisito al patrimonio della Città, ca- del “Garopoli” furono quelli più ricchi di spe- la nuova sede. Inoltre non vennero assunte
sualmente veniva rinvenuto un enorme de- ranze per il futuro dei beni culturali di Cori- le minime precauzioni a salvaguardia
posito di documenti antichi. Nel 1982 ebbe gliano. Per la prima volta erano riuniti in un dell’integrità dei libri, ragion per cui una parte
inizio il recupero e riordino degli archivi cori- unico "contenitore" gli archivi privati è stata danneggiata irreparabilmente. Nonoglianesi: grazie alla collaborazione tra So- (Saluzzo, Solazzi, Compagna, Tieri), l'Archi- stante gli sforzi compiuti da parte di un maniprintendenza archivistica per la Calabria, Ar- vio Storico Comunale (esempio più unico polo di volenterosi si è ripresentato anche in
chivio di Stato di Cosenza e del Comune di che raro in tutto il Mezzogiorno d'Italia), gli biblioteca lo stesso scenario dell’archivio: è
Corigliano Calabro, le
archivi delle Giustizie possibile trovare nel vecchio catalogo i volucarte rinvenute furono
Mandamentali Napoleo- mi (alcuni rarissimi) di cui si desidera la conaffidate alle cure di
nico-Borboniche e della sultazione ma i bibliotecari non sono più in
Pier Emilio Acri e di
Pretura dello Stato Uni- grado di reperirli, dal momento che
Lucrezia Francesca
tario, l'Archivio del Col- l’indicazione non corrisponde più con la colLeo, con l’aiuto punlegio Garopoli), l'Archi- locazione fisica del libro.
tuale e solerte di Stevio del PNF: gli studiosi Concludendo, non voglio abbandonarmi al
fano Scigliano, orgaavevano, con una parte pessimismo. Voglio sperare che presto gli
nizzatore e direttore
importante della Biblio- archivi e la biblioteca tornino ad essere attivi
dell’Ufficio Beni Cultuteca Comunale, a loro e funzionali, luoghi d’incontro per giovani
rali
comunale.
disposizione un archivio che con la loro passione contribuiscano ad
L’archivio Saluzzo,
ottimamente coordinato accrescere il patrimonio culturale della noduchi di Corigliano, e
e dotato di personale stra città.
Marilena è stata una studiosa di storia e
Attualità del pensiero di Marilena Amerise la quale la sua voce acquistò il tono partinello stesso tempo, e proprio perché stucolare di un richiamo: partendo
diosa di storia, è stata una donna impegnadall‟importanza dei lasciti del passato anTesto della relazione
ta nella vita civile: infatti l‟impegno dello
cora presenti sul territorio, nonostante le
della prof.ssa Emanuela Prinzivalli
studioso è, contrariamente a quel che i
distruzioni intercorse, e dall‟orgoglio di
facili pregiudizi possono far pensare, un
custodirli, accennò alla necessità per la
tenuta nel seminario del 14 maggio
impegno civile: ampliare la conoscenza, in
terra di Calabria, incrocio nei secoli di tansugli „Scrittori e Poeti di Corigliano‟
qualsiasi campo dello scibile umano signite esperienze, popoli e culture, di assumefica accrescere la consapevolezza individure consapevolezza delle proprie potenzialiale di ciascuno di noi, significa promuovere la no- studio della storia e, in particolare, sullo studio di tà, riqualificandosi come terra di alto profilo civistra capacità critica.
quel periodo di storia che Marilena ha eletto come le. Ricordavo poco fa il detto di Marc Bloch di comE Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di capacità campo di studi privilegiato.
prendere il passato mediante il presente. In quancritica, ai nostri giorni. In questi giorni leggevo Oggi ci appare insoddisfacente una definizione to il presente è mutevole anche il passato muta,
sul Corriere della Sera un articolo di Gian Antonio tradizionale della storia come "la storia è la scien- non nel senso che un dato, un fatto avvenuto può
Stella, un serio giornalista che denuncia costante- za del passato", già criticata da un grande della essere modificato, ma perché è in costante ricerca
mente i mali italiani, il quale, ricordando il libro ricerca storica del novecento quale era Marc Bloch, e sviluppo il modo in cui interpretiamo il dato, lo
appena uscito di Nando Pagnoncelli, Dare i nume- fondatore della scuola delle Annales, entrato nella utilizziamo per il nostro presente. Qui però dobri. Le percezioni sbagliare sulla realtà sociale, resistenza ai nazisti dopo l‟occupazione della Fran- biamo stare molto attenti: c'è il rischio, soprattutmostra come noi italiani siamo un popolo costitu- cia e morto fucilato a 56 anni. Per Bloch la storia to quando si parla di certi argomenti, di voler atzionalmente incline a credere alle cosiddette bufa- deve permettere di comprendere il presente me- tualizzare il passato, assimilandolo a noi, ai nostri
le. Un popolo che ignora il dato reale che l‟Italia è diante il passato - l'atteggiamento tradizionale, ideali: faccio un esempio per farmi comprendere.
il secondo paese manifatturiero di Europa, dopo la per cui si ritiene che un fatto non possa essere Per un certo numero di anni mi sono interessata
Germania, che crede che i musulmani siano il 20% spiegato se non se ne conoscono le cause, poste alla figura storica di Francesco d'Assisi. Ebbene,
della popolazione, mentre sono il 3%, che gli over nel passato. Da questo punto di vista non solo il dai movimenti ecologisti, animalisti, ma anche da
65 siano il 48% della popolazione mentre sono il presente, ma il futuro (come ben diceva Carlo Levi) certa destra cristiana antimodernista, Francesco è
21% e via discorrendo. Perché questa distanza così ha un cuore antico - ma la storia deve permettere stato costantemente reinventato sulla base di criteaccentuata fra percezione e realtà effettiva? Perché anche di comprendere il passato mediante il pre- ri ideologici, sulla base delle nostre scelte e aspiabbiamo informazioni orecchiate o mal comprese, sente. E' un fatto che lo storico interroga il passa- razioni presenti: a questo punto non si legge più
essendo “teledopati” con una media di 4 ore di to a partire dal suo presente, nel quale rientrano in Francesco l'altro, un personaggio vissuto in un
televisione al giorno, e il 57% della popolazione le sue convinzioni, la sua situazione di uomo in un determinato periodo che non è stato il nostro, ma
adulta ha solo la licenza elementare o media. Inol- determinato tempo e spazio, nonché tutto il tempo nient'altro che noi stessi. Ecco il discrimen da tetre, permettetemi di aggiungere, negli ultimi de- intercorso fra quel passato da interrogare e il suo nere presente: più che a scorgere modelli per il
cenni abbiamo avuto governi i cui rappresentanti presente. Diceva Benedetto Croce, spesso citato a presente, con il rischio di forzature e travisamenti,
si sono permessi di dire che con la cultura non si riguardo da chi riflette sui caratteri della storia, la storia insegna a mettere le distanze fra passato
mangia. Insomma, siamo indifesi perché abbiamo che ogni storia è storia contemporanea perché «è e presente, a restituire all'altro, sia questo un perscarsi strumenti individuali per reagire di fronte a sempre riferita al bisogno e alle situazioni del pre- sonaggio storico o un periodo storico, la sua prochi ci presenta in modo interessato un quadro ge- sente». Come afferma Bloch: «... l'ignoranza del pria dimensione e la sua diversità, e talvolta insenerale. Ecco allora l‟importanza del ruolo dello passato non solo nuoce alla conoscenza del pre- gna a liberarci del passato, quando è il caso, ma
studioso, che Marilena ha esercitato con serietà e sente, ma compromette nel presente l'azione me- solo dopo averlo compreso. (continua in 4a)
per il quale ha speso la sua breve vita. Lo studioso desima». In questo senso tanto più riusciamo ad
si riappropria né più né meno che della capacità di amare la vita e ad essere uomini e donne del prepensare in proprio, attraverso un lavoro individua- sente, a comprendere i bisogni e le necessità del
le e attraverso una rete di relazioni nazionale e presente, tanto più riusciremo a interrogare i dointernazionale (che Marilena aveva appieno) con cumenti antichi. E Marilena amava profondamente
altri studiosi; si esercita a porre domande, a cerca- la vita, in tutti i suoi aspetti, nel calore delle amire verità dietro la cortina fumogena che la propa- cizie, nella sovrabbondante bellezza della natura
ganda di tutti i tempi vuole indurre a credere.
di questa terra splendida, nel gusto
Dunque, in primo luogo il pensiero di Marilena è dell‟esplorazione di altri paesi e altre mentalità e
attuale perché è quanto mai attuale il ruolo dello quindi nella prospettiva del viaggio. Marilena era
studioso, in base a quanto ho appena detto. Marile- cittadina del mondo, ma era tenacemente attaccata
na si è occupata prevalentemente della storia pas- alle sue radici calabre. A proposito del discorso
sata e di un passato molto remoto, avendo trattato sopra accennato sulla ricaduta civile della sua attiautori e tematiche concernenti i primi 4 secoli vità di studiosa e a proposito dell‟errata opinione
dell‟era volgare: i primi 4 secoli dopo la nascita di che la cultura non dà il pane quotidiano, mi ricorCristo, per intenderci. Questa è dunque l‟occasione do di una sua lezione sul Codice Purpureo di Rosbuona per sgombrare il terreno, in generale, sullo sano, svolta nel Museo che lo custodisce, durante
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La storia, aiutando a comprendere ciò che è altro
da noi, educa alla tolleranza, perché comprende le
radici di ciò che siamo e il nostro lungo cammino,
e il cammino altrui, evitando, nell‟analisi del presente, sia l‟atteggiamento di chi punta il dito contro la violenza altrui, senza sapere che la violenza
si è annidata anche nel nostro passato, sia un buonismo privo di spessore perché intriso degli slogan di un presente smemorato. È precisamente
l‟attenzione al documento storico, l‟attenta lettura
filologica lo strumento con cui evitare il rischio di
rendere il passato plasmabile a nostro piacimento.
Prima parlavo di come Francesco di Assisi rischi
di divenire non un personaggio storico concreto,
ma un fantasma buono per tutte le stagioni. Lo
stesso rischio corrono due personaggi storici del
IV secolo d. C. studiati da Marilena, l‟imperatore
Costantino e lo storico Eusebio di Cesarea, il primo
storico della Chiesa che fu anche biografo
dell‟imperatore Costantino. Eusebio sperimentò il
repentino mutamento da un periodo di persecuzione del cristianesimo, sotto gli imperatori Diocleziano e Galerio, alla rinnovata politica di tolleranza con Costantino e Licinio (cosiddetto editto di
Milano nel 313) e infine l‟aperto sostegno di Costantino, specie dopo che rimase unico imperatore. Ovvio quindi che nutrisse verso Costantino un
debito di gratitudine e un‟ammirazione smisurata.
Da poco è stato celebrato l‟anno costantiniano, nel
2013. Nell’occasione non sono mancate voci, che si
ripetono, pur con diversi accenti nelle varie epoche della modernità, di esaltazione del primo imperatore cristiano (sia pure battezzato in punto di
morte, come era usanza per gli uomini politici) e
dell‟impostazione della teologia politica di Eusebio di Cesarea (si intende per teologia politica un
pensiero che fornisce giustificazione teologica a
determinate situazioni politiche). Si considera, da
parte di molti, il pensiero e l‟azione di Costantino
quasi un modello, per il presente, di buon accordo
fra Stato e princìpi cristiani, anzi uno stimolo a
informare e uniformare lo Stato moderno a princìpi cristiani (che poi si rivelano piuttosto le disposizioni delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche),
contro il senso indicato nel principio di laicità
disegnato negli articoli della Costituzione italiana
che garantisce un regime di pluralismo confessionale e culturale. Marilena si è tenuta accuratamente lontano da questo travisamento. Desidero dimostrarlo attraverso il suo libro dedicato al battesimo
di Costantino: soprattutto è importante a riguardo
il suo trattamento della Vita Constantini, la biografia che Eusebio dedica all‟imperatore. Marilena,
con grande equilibrio e comprensione delle intenzioni di Eusebio, mostra attraverso quali accorgimenti narrativi egli riesca a fare dell‟episodio del
battesimo in articulo mortis il momento culminante di una raggiunta perfezione, costruendo un
«racconto paradigmatico»: Eusebio infatti lo separa dalla menzione della spedizione persiana che
Costantino aveva intrapreso, per evitare che la sua
morte santa fosse inquinata dall‟ombra di una
guerra, e induce il lettore, sottolineando il desiderio di Costantino di ricevere il battesimo nel fiume
Giordano, a pensare che la sosta a Nicomedia, dove il battesimo fu effettivamente impartito, fosse
una tappa verso il Giordano e non un momento di
pausa durante un‟impresa bellica. I nomi degli
interlocutori sono taciuti per permettere alla figura dell‟imperatore di stagliarsi. Tutto converge
verso il compimento della rappresentazione:
l‟esclamazione di Costantino, appena battezzato,
«ora so di essere beato». Il lascito spirituale di
Costantino è dunque, secondo Eusebio,
l‟affermazione della subordinazione del potere
terreno e del ruolo imperiale alla conversione a
Dio. Marilena pertanto svela il meccanismo manipolativo di Eusebio che ella comprende alla luce
della situazione storica. In linea con le più recenti
tendenze della ricerca storica, Marilena è sensibile
alla costruzione narrativa eusebiana, destinata a
produrre l‟effetto performativo proprio di un grande racconto agiografico: la stessa finezza Marilena
aveva mostrato in un articolo apparso sempre nel
2005 nella Rivista Salesianum: Costantino il
“nuovo Mosè”. Il paragone con Mosè è motivo ideologico fondamentale nella Vita Constantini. Colpisce il tono favolistico con cui è narrata da Eusebio
la storia di Mosè, proprio all'inizio, in quanto unico paragone adeguato alle imprese di Costantino,
l'imperatore «caro a Dio», come recita l‟abituale
epiteto esornativo in quest‟opera. Anche in questo
caso l‟attenta disamina del motivo dimostra la capacità di Marilena di cogliere la tramatura ideologica delle opere eusebiane. L‟ultima monografia di
Marilena, del 2008, affronta invece, quasi un presagio del suo destino, un tema quanto mai universale e quindi attuale quanti altri mai: quello delle
età della vita e la riflessione sulla morte attraverso
le lettere scritte da uno degli autori più importanti dell‟antichità cristiana: Girolamo. Ho già diffusamente parlato di questo lavoro di Marilena in una
precedente occasione, proprio qui a Corigliano e
non tornerò a lungo sull‟argomento. Il libro esamina soprattutto il trapasso fra la concezione delle società antiche, che avevano una grandissima
considerazione per la vecchiaia, sinonimo per loro
di esperienza e saggezza e alla quale pochissimi
giungevano: cominciava in un'età compresa fra i
quarantasei e i sessanta anni. Naturalmente non si
nascondevano i mali fisici della vecchiaia, più pesanti che nella contemporanea società occidentale,
dove c‟è maggiore possibilità di prevenzione e di
cura. Il cristianesimo, in ogni caso, aveva operato,
rispetto alla società pagana, un mutamento di concezione, una sorta di capovolgimento, riguardo la
vecchiaia. La vecchiaia fisica non è necessariamente sinonimo di saggezza, come credono le società
tradizionali: i cristiani pensano che esistono età
spirituali le quali non corrispondono necessariamente alle età fisiche e che un giovane può avere
la maturità spirituale che un vecchio non ha ancora conquistato. Nella parte finale del libro Marilena affronta l'argomento più impegnativo: la concezione della morte. Si parte dall'idea, comune a
cristiani e pagani, che la vecchiaia sia il tempo
della preparazione alla morte: per i pagani
quest'ultima era il momento fissato dal fato per
l'avvicendamento delle generazioni, per i cristiani
era la conseguenza del peccato di Adamo ed Eva e,
in ogni caso, segnava il passaggio a una vita migliore in Dio. Ma ecco che in questa concezione
pacifica e rassegnata, per così dire, viene a interporsi il problema della morte prematura dei giovani. È qui che Marilena riportava la spiegazione
che accomuna gli autori pagani al cristiano Girolamo, perché per gli esseri umani di tutti i tempi e
latitudini la morte del giovane non trova giustificazione umana, ma può solo trovare appiglio di
consolazione in speranze che travalicano il senso
di giustizia umano: riporto a questo proposito le
parole della studiosa Marilena, che mentre le scriveva non sapeva di indicare sé e la propria sorte:
«L'uomo sapeva di dover morire e quando ciò avveniva in tarda età la sofferenza era mitigata da
questa consapevolezza: ma quando l'uomo era
strappato alla vita prematuramente per una malattia o per qualche altro fattore, ciò provocava una
reazione di sgomento. La letteratura consolatoria
antica ha tentato di rispondere con diversi motivi
a questo evento traumatico (...). I motivi presenti
nella letteratura consolatoria possono essere riassunti in alcuni punti fondamentali: a) la morte è
una legge di natura comune a tutti gli uomini, per
cui tutta la vita non è altro che una meditazione
sulla morte, secondo la celebre definizione platonica (Phd. 67d-e); b) la vita è un prestito fatto
all'uomo che deve essere restituito; c) chi muore
prima del tempo è particolarmente amato dalla
divinità: "colui che gli dèi amano muore giovane"; d) ciò che importa non è la lunghezza della
vita, ma la sua pienezza». L‟ultima espressione
richiama la pienezza di vita: una pienezza che
Marilena ha sperimentato e di cui noi, attraverso il
suo ricordo vivo, anzi la sua attualità, continuiamo
a sperimentare.
Emanuela Prinzivalli - Dipartimento di Storia,
Culture, Religioni - Sapienza Università di Roma
Foglio stampato in proprio a Corigliano presso Tipografia-Impression di Giuseppe De Simone. Supplemento culturale a Nuova Corigliano di Don Vincenzo Longo. Distribuzione gratuita