Collezione di monografie illustrate

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Transcript Collezione di monografie illustrate

IO GRAFI E
TRAÌE*
* *
* *
h DE ROBERTO
* *
R ANDAZZO E LA VALLE
DELL'ALCANTARA
*
*
Digitized by the Internet Archive
in
2010 with funding from
University of Toronto
http://www.archive.org/details/collezionedimono49berg
Collezione
Monografie
di
illustrate
ITALIA ARTISTICA
Serie
DIRETTA DA
CORRADO
RICCI.
Volumi pubblicali:
1.
RAVENNA
di
2.
FERRARA
e
con 13S
Corrado
Ricci. VII Edizione, con 156 illus.
POMPOSA
di
Giuseppe Agnelli.
3.
VENEZIA
4.
GIRGENT1
5.
LA REPUBBLICA DI SAN MARINO
NUNTE
II
Ediz.,
Ili
illustrazioni.
di
Pompeo Molmenti. Ili Ediz.. con 140 illus.
Serafino Rocco; da SEGESTA a SELI-
di
Enrico Mauceri. con
di
101 illustrazioni.
Corrado
di
Ricci.
Edizione, con 96 illustrazioni.
8.
URBINO di Giuseppe Lipparini. II Ediz., con 116 illus.
LA CAA1PAGNA ROMANA di Ugo Fleres. con 112 illus.
LE ISOLE DELLA LAGUNA VENETA di P. Molmenti e
9.
SIENA
6.
7.
D. Mantovani, con 119 illustrazioni.
10.
11.
12.
IL
14
Di
GARDA
di
II
Ed.,
con 153
;
CAMPI
e
PERUGIA
di
PISA
B. Supino, con 147 illustrazioni.
17.
VICENZA
di
I.
di
Gallenga Stuart
R. A.
di
134 illustrazioni.
16.
19.
illus.
ili.
GUBBIO di Arduino Colasanti, con 114 illustrazioni.
COMACCHIU, ARGENTA E LE BOCCHE DEL PO
15.
20
153
G. A. Borgese, con 122 illustrazioni.
Antonio Beltramelli, con
18.
illustrazioni.
Giuseppe Solitro, con 128
SAN GIMIGNANO di R. PXntini. Il Ediz., con
PRATO di Enrico Cokradini MONTEMURLO
di
13.
d'ART. Jahn Rusconi.
LAGO
Giuseppe Pettina, con
II
Ed.,
con 168
ili.
147 illustrazioni.
VOLTERRA di Corrado Ricci, con 166 illustrazioni.
PARMA di Laudedeo Testi, con 130 illustrazioni.
IL VALDARNO DA FIRENZE AL MARE di Guido
Ca-
rocci, con 138 illustrazioni.
21
L'ANIENE
22.
TRIESTE
23.
24
di
di
Arduino Colasanti. con
Giulio Caprin, con 139
C1VIDALE DEL FRIULI di Gino Focolari,
VENOSA E LA REGIONE DEL VULTURE
26.
De Lorenzo, con
MILANO, Parte
MILANO, Parte li.
27.
CATANIA
28.
TAORMINA
25.
105 illustrazioni.
illustrazioni.
I.
29. IL
di
F.
di
GARGANO
121
di
di
di
ili.
Giuseppe
illustrazioni.
F.
Malaguzzi Valeri, con
155
F
Malaguzzi Valeri, con
140
De Roberto, con
ili
ili
152 illustrazioni.
Enrico Mauceri, con 10S
di A.
con 143
Beltramelli. con 156
illustrazioni.
illustrazioni.
Collezione
30
IMOLA
con
Monografie
di
LA VALLE DEL SANTERNO
E
illustrate
di
Luigi Orsini,
illustrazioni.
Ibi
31.
MONTEPULCIANO, CHIUSI E LA VAL DI CHIANA
NESE di F. Bargagli-Petrucci. con lbb illustrazioni.
32.
NAPOLI,
33.
CADORE
34.
Parte
di
I.
Salvatore
di
di
Giacomo, con 192
Antonio Lorenzoni. con
SE-
ili.
122 illustrazioni.
NICOSIA, SPERLINGA, CERAMI. TROINA. ADERNO'
Giovanni Paterno Castello, con 125 illustrazioni.
di
35.
FOLIGNO
36.
L'ETNA
37.
ROMA. Parte I. di Diego Angeli, con 128 illustrazioni.
L'OSSOLA di Carlo Errerà, con 151 illustrazioni.
IL FUCINO di Emidio Agostinoni, con 155 illustrazioni.
38.
39.
di
Michele Faloci Pulignani, con 165
Giuseppe De Lorenzo, con 153
di
illustraz.
illustrazioni.
42.
ROMA, Parte IL di Diego Angeli, con 160 illustrazioni.
AREZZO di Giannina Franciosi, con 199 illustrazioni.
PESARO di Giulio Vaccaj, con 176 illustrazioni.
43.
TIVOLI
40.
41.
di
Attilio Rossi, con 166
illustrazioni.
47
BENEVENTO di Almerico Meomartini, con 144 illustraz
VERONA di Giuseppe BiXdego. con 174 illustrazioni.
CORTONA di Girolamo Mancini, con 1S5 illustrazioni.
SIRACUSA E LA VALLE DELL'ANAPO di Enrico Mau-
48.
ETRURIA MERIDIONALE
44.
45.
46.
ceri,
con 180
illustrazioni.
di
Sante Bargellini, con
168
illustrazioni
49.
RANDAZZO
E LA
VALLE D'ALCANTARA
berto, con 147 illustrazioni e
TRADUZIONE
1
VENICE
F
de
Ro-
LINGUA INGLESE
IN
Serie Artistic
RAVENNA
di
tavola.
Italy
by Corrado Ricci.
by Pompeo Molmenti. Translated by Alethea Wiel.
TRADUZIONE
IN
LINGUA TEDESCA
Das Kunstland
Italien
VKNF.DIG von Pompeo Molmenti Deutsch
TRIEST von
G. Caprin. Deutsch von
DER OARDASEE
Briiuer.
F.
von Giuseppe Soi.itro.
I.
veni
Brain
I".
I.
Brauer.
r.
Deutsch
von
F.
I
.
COLLEZIONE
MONOGRAFIE ILLUSTRATE
Serie
a
I.
ITALIA ARTISTICA
49.
RANDAZZO
e
la
VALLE DELL'ALCANTARA
I
F.
DE
ROBERTO
RRNDAZZO
Valle
e la
dell'Alcantara
CON
147
ILLUSTRAZIONI
E
TAVOLA
1
BERGAMO
ISTITUTO ITALIANO
D'
ARTI GRAFICHE
1909.
-
EDITORE
TUTTI
I
DIRITTI RISERVATI
INDICE DEL TESTO
........
Introduzione
Cai'. I: Randazzo
architettonici
Cai',
li
—
....
Gap. IV
Cap.
14
—
.
Gap. Ili Il contenuto artistico
San Nicola e San Martino
:
.
13
Avanzi
—
zione Vagliasindi
dell'Assunta
...
—
Randazzo
La ColleLe tre cattedrali
Origine di
:
Topografìa
di S.
—
.
dell'Alcantara
valle
Francavilla
—
— (ieogralia
.............
Cap. VI: Motta Camastra
Maria,
La
—
Roccella
—
Linguaglossa
—
—
Castiglione
Moio
Calatabiano
festa
...
.
e storia
34
......
Storia di Randazzo
:
V: La
58
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
Randazzo
Quartiere
Il
rotondo
Finestre di casa
Martino
d
.
Randazzo
.
.
.
.
dalla valle
—
—
di
S.
di S.
Mura
—
Cappuccini
.
Domenico
di S.
di S.
Vòlta
Maria
Giorgio
Martino
.
.
.
.
.
.
.
Porta Aragonese
.
Postierla Pugliese
Via Beccaria
.
.
.
.
.
Finestre di casa
Resti del palazzo
20
Collezione Vagliasindi;
-3
Chiesa
23
—
Dalla strada di Piazza Sottana
di via
Roma
.
.
Terrecotte
di
.
.
.
Santa Maria
acciaia
Fianco meridionale
.
—
Porta meridionale
.
2b
— —
—
.
—
.
.
—
La Piana
.
Vasi
.
24
— —
vicolo dell'Agonia.
Gioielli
25
28
.
L
.
Cam arda
.
.
Lanza
22
.
Cavallaro
.
....
38
29
Calderara
Firmari
.
.
—
.
.
.
di casa
.
——
Granatara
-
casa Parisi.
11
Spitaleri.
—
di
In
— —
—
—
17
——
del
.
—
—
—
castello
Il
.
Porte di via Cavallotti.
Casa Scala
— di via Agonia.
16
21
.
di via degli Uffìzi
La Macchia
Palazzo Clarentano
Poe
14, 13
Balze dell'Alcantara.
dei
il
13
.
Panorama con l'Etna
—
e
settentrionale e sacristia
Absidi
....
30
—
—
Altare maggiore
31
—
Vòlta della navata centrale
31
—
Martirio di S. Andrea.
32
— —
33
—
L'abside e l'altare maggiore
....
di S. Giacomo
La salvezza di Randazzo.
.
.
—
—
Raggi
....
INDICE DELLE ILLCSTRAZK
Chiesa
di
Maria
S.
Incoronazione
:
Castiglione e la valle dell'Alcantara
della
Pila dell'acqua santa
— Tesoro
— —
— —
— —
(
—
Istensorjo
Libro
Giovannella de
di
...
Il
pino gigante
.
Il
banditore della festa.
.
Chiesa
San Martino
di
:
Francavilla e
—
11
Panorama.
—
Fonte battesimale
Francavilla
Sotto
.
.....
—
Veduta.
Chiesa
—
....
ostensorio ....
Tesoro
Mazza, cofanetto e calice
<
Nicola
S.
di
Veduta
:
....
Statua del titolare,
di
(
Chiesa
—
Maria
S.
di
di
Gesù
di
V. Gagini
Mausoleo
di
Isabella Sóllima
Mi
di
ii~
S.
ileo
Romeo
La "Bara
Flavia
di
Pari colai
i
Statua
della
"
Bara
della
"
Bara
on iggi
di
(
1
tro
'
Il
France
s.
ili
.
..
.
Kaggi
Chiesa
dell'Alcantara.
M. 92
....
:
1'
1
...
.
.
...
121
...
120
Cappuccini.
122
123
:
......
:
1:
118
:
Etna
124
..........
..........
Calatahiatio
San Filippo
Porla di San Filippo
....
128
....
.
.
Valle dell'Alcantara:
valle sono la neve
93
d'ai
in,
:
.
ni
'
15
114
.....
Panorama.
.....
Portatrice
e
Piedimonte
.
1
114
.
L'Etna da Linguaglossa
.
.
1
113
.
......
.
ai
.,
ico,
Randazzo
da
Tipi randazzesi
Castiglione
riuseppe
:
.
Custodia del Sacramento
Fontana
S.
.
Malvagna
San Francesco
.
I
n:
:
Linguaglossa
Veduta.
Fuori porta
1
.......
:
Linguaglossa
....
Nicola
111
.
nr
Kandazzo Vecchia,
di S.
109
.
.
:
Palazzo del Principe.
.
Domenico: Esterno
lesta dell'Assunta:
Pi
.
108
.
.
castello di
11
Madonna
'hiesa
108
.
Veduta
Crocefisso
:
.
..........
Umile
Fi-aie
di
104
llu
....
dalla valle
Malvagna
Vito
S.
di
Agostino
Veduta
La torre di Moio
Casa Guzzardi
.....
.....
ìstensorio
S.
di
Moio
A. Ga,
.
-
.
102
.
Francavilla
Porta dell'Annunziata
:
Chiesa
i
—
Tesoro Calice e reliquiario
Croce processionale
—
.
suo castello
il
Motta Camastra
d'in
Fonte battesimale
.
.....
Porta
:
.
:
.......
di
L'Angelo custode
— —
.
.
.
La valle intorno a Francavilla
Rovine del castello
.
Sacramento,
del
.
castello di Francavilla
il
Bacino
.
Madonna gaginesca,
Custodia
.
Castiglione e l'Etna da Francavilla
Facciata
Il
.
.
......
.....
San Nicola
— campanile
— Porta settentrionale.
— — meridionale
coro
'l'i
...
— — — Intaglio.
— — l'aliotto. ......
98
09
...
da ponente
....
Qua
97
.....
L'Alcantara sotto Castiglione
Torre di S. Vincenzo
Calice di Re Martino
mature.
castelluccio
il
da mezzogiorno
-
Turibolo, navetta e p
:
castello e
Il
.
(tavola)
.
....
La rocca
Vergine
—
>NI
'U
l.a
95
—
......
da Calatabiano
del
Monete
Petrolo: Gole
di
Nasso
.
di
I.
.
arderla
.
.
.
127
m:
.
126
1
l'i
130
RANDAZZO
E
LA VALLE DELL'ALCANTARA
ItANUAZZO
—
\ltl IKKI-;
I.H
II.
ultimo dei romantici
«
ROlllMMì.
l'OCIIIM
II.
l'autore della Dora, Giuseppe Regaldi, fra l'una
»,
e l'altra peregrinazione
SAN MARTINO E
Lll
della sbalestrata
sua
vita,
si
trovò in
a
Sicilia,
non sognava neppure di
diventare una stazione, come si dice, internazionale, né riusciva davvero
agevole prenderne le mosse per visitare l'interno dell'isola
se non che
disagi e
Taormina, nel 1842, quando quella
cittadella
i
;
pericoli dinanzi ai quali
invece un'attrattiva di
il
i
rari viaggiatori capitati
avventuroso dell'improvvisatore piemontese
spirito
allo
pili
quale, divisato d'inoltrarsi lungo la valle dell'Alcantara,
il
di trasporto
che
la
—
i
primi passi,
e mi balzò in
«
dei piedi e seppi per 25
mezzo
mi
i
piegò
quella
le
ferrovia
penna e
il nome.
notizie.
—
la
Il
:
mezzo
»
—
lasciamo la parola a
il
il
città,
terrore.
che
lui
valsi
Padre guardiano
In
pare
mi
Randazzo
os-
avere sulle sue
E' città da romanzo, è città da
».
Orbene: un nordico romanziere dall'anima
ora che
gambe
malinconica
baroni alla vedetta per diffondere
Sicilia,
un mulo
del che prendendo triste presagio,
;
fu largo di ospitalità e di amicizia
servai tutto che ha di mirabile
torri
«
alla via
miglia trascinarmi fino a Randazzo, dove
dei Francescani conventuali
poeta nordico....
;
senz'altro, nel cuore
sua buona o cattiva stella non volle neanche concedergli a lungo,
perchè la bestia, dopo
stesso
montò
21 gennaio, sul treno diretto di quei tempi, cioè sopra
dell'inverno,
i
laggiù solevano arretrarsi, offrirono
alla
vecchia
città
etnea
e non vi ha posto piede.
matita
il
paese ed
il
Un
si
di poeta,
in
Sicilia
è
venuto
altro artista straniero disceso a ritrarre
costume
isolano,
Gastone
Dry, altro autore d'un recentissimo viaggio
La comitiva venuta
Renato Bazin,
con
in
accede comodissimamente per mezzo della
la
Vuillier,
in Sicilia,
con
la
ne ignora financo
non ne ha maggiori
crociera della Re-eue generale des seienees
14
ITALIA ARI ISTIGA
era munita
studiava
magnifico volume che
un
di
l'isola
sotto ogni aspetto;
ma
di
Randazzo non vi si parlava se non per
chiamarne normanna la sveva Santa Maria,
scambiandola inoltre con San Martino.
Come
Francesi,
viaggiatori
questi
tutti
potranno essere giudicati un poco supere un poco troppo disinvolti
ma un
Tedesco che possiede le virtù opposte a
ficiali
;
questi difetti, e che per l'appunto
si
considerando quanto poco e male
sia
i
duole
la Sicilia
conosciuta dai Settentrionali, compresi
—
suoi connazionali,
«
che fra
tutti gli
Europei sanno più e meglio comprendere
i
paesi e
popoli
i
stranieri
vogliamo
Schneegans,
».
dire,
—
Arturo
anima d'ar-
tista entusiasta e scrittore di razza, la cui
anche
Sicilia sta per divenire classica
fra
noi nella traduzione annotata da Giuseppe
Pitrè, lo Schneegans neppur lui ha veduto
neppur da lontano la punta del campanile
di San Martino, ed avendo composto a
Taormina un bellissimo capitolo sul Ri manticismo dei Normanni^ non ha sospettato il romanticismo di Randazzo.
Non
anche
dei
solo nei libri
in quelli nostrani,
ma
forestieri,
Randazzo
è igno-
Mario Mundalari le aveva ultimamente dedicato un volume, ma narrandone più che altro la storia: mentre per
rata.
dell'aspetto e la bellezza dei
la singolarità
monumenti
la
sarebbe degnissima di
città
fermare l'attenzione degli
perdono:
c'è slato
un
artisti.
nordico precisamente,
ziere,
rion Crawford, che
la
il
Domando
un roman-
artista,
signor Ma-
conobbe
e vi mise,
per l'appunto, alenile scene del
leoni
il
:
ma quanto male
carattere
Non
si
è
possibile,
rapide righe
Regaldi
a
vedrà
rome
fra
egli
suo
•
ne compre»
poco.
veramente,
in
quelle della lettera
cosi
di
I
Lionardo Vigo, suo confratello
ITALIA ARTISTI! A
luMnun
in
valli:.
vi.i. v
li
Apollo, dipinger meglio quel cantuccio di
mondo
sopravvissuto
medio Evo. Chi
al
guarda Randazzo venendo da Maletto o scendendo da Santa Domenica Vittoria, chi
scorge
mucchio
il
delle vecchie case annerite
delle balze che l'Alcantara
delle sue porte, la
e
di
ad una specie
città
abbia
suoi baroni
:
archibugieri sul punto
vedette,
alle
poco ha l'anima capace
e
Santa Maria
finestre gotiche di
le
sull'i ori
merlature delle sue mura
le
di
commozioni
quasi ad un'allucinazione: pare effettivamente che
dar fuoco
ili
sbattute dai venti
e
sole
guglie e
se per
sottrarsi,
fascino,
di
dal
contempla
chi
torre del Castello, le
San Martino, non può
estetiche,
la
lambisce,
sue
le
miccie,
alle
scolte
suoi
i
vigili
dietro
pronti
araldi
i
.1
ripari,
dar
i
fiato
suoi
alle
trombe.
Ed
or ora,
1
mura
le
prima
di
di
San Giorgio:
sfidare
a
lassù
battaglia
dell'arcangelo biondo, che più tardi
i
d'Altavilla non
venerare
per
apparirà,
gli
Ruggero
eonte
il
Saraceni,
nella
sanguinosa
e
decisiva
di
Troina, cavalcando un bianco destrii ro e sventolando uno stendardo bianco
il
Normanno
celeste
tenta di
per portarsela
la
del
d'Aragona
vi
1
'l
che
<\.<
pugna
Invano
staccare dalla parete della chiesa l'immagine del suo protettore
ed
p,
lui
?
San Giorgio vuol restare in Randazzo,
Ed ecco l'arco aguzzo della porta
Aragonese, rimbombante di voci e di scalpitìi: re Pietro
seco quale talismano:
ttà
s'ingolfa
è salito
reliquie e l'effigie
Le
i
suoi
pii
abitanti
con parte delle sue schiere,
si
chiamerà
ina
'
fino
ntro
nei
il
più
parte lasciandone
tardi
rivale (.irlo
secoli
Campo
d'Angiò, e
al
fuori
le
mura,
Re;
e di
qui
sommo
dell
arco
del
RANDAZZf
fa incastrare gli
stemmi
della sua casa regale
naio di passi più oltre, sotto
qui non faranno impeto
le
balze di
fedele
e della
Santa Maria, ecco
Randazzesi stanotte,
i
'7
)
Qualche centi-
città
la postierla
quando Ruggero
Pugliese
di Lauria,
:
di
l'ammi-
raglio traditore di re Federico, verrà da Castiglione per tentar di sorprendere la città
nel
sonno e conquistarla ? E di qui non usciranno alla lor volta, nascostamente, di
cittadini per scalare le mura di Castiglione prima e della Roccella poi, ed
notte,
i
abbassarvi
le
bandiere angioine ed issarvi
Domenico, con
vecchia chiesa turrita ed
la
aragonesi
le
Ed
valcata
ecco finalmente
le si
le
mura
e la porta
il
padrone del mondo
:
le
balze di
San
San Martino: una magnifica
di
approssima, proveniente dalla Gurrida
bronzati dal sole africano, prigionieri moreschi
circondano
ecco
gli
l'apertura del general Parlamento sici-
orifiammi e squillano le tube per annunziare
liano...
Ed
?...
convento dove sventolano
vecchio
il
l'imperatore
di catene, potenti baroni
carichi
e
ca-
soldati spagnuoli e tedeschi ab-
:
re Carlo
V
reduce
che
dall'espugna-
zione di Tunisi
Ahimè
!
L'arco della porta non è più quello, è stato malamente
ancora sono deturpate
le
porte di San Francesco
e
più quelle del Carmine, della Fiera e della Fontana
e dell'Erba Spina
intatta,
come un
?
Fino a poco tempo
anello
:
girava
metri e larga due, con un
vano
:
una
per
cammino
sola ne avanza. I danni
addietro
circa
in
?
tutta la
due miglia, era
ronda
di
che
rifatto. Peggio
San Giuseppe. E dove sono
Dove le postierle di San Pietro
di
di
tutte
vecchia cinta merlata
alta
era.
poco meno che otto
cinque palmi. Sette torri l'afforzale
città
etnee sono
stati prodotti
dall'impeto delle lave e dalla furia delle scosse del formidabile vulcano, in Randazzo-
UAI.ZI-.
LlKI.I.'.\Li;\M.\U\.
Fot. Jc Rob(
ITALI A ARTISTICA
UD-
furono quasi totalmente opera dell'uomo.
rovinò mezza
terremoto
terribile
Il
del
1693, che pure
rispettò l'antica sede aragonese solidamente impiantata sopra le
Sicilia,
case più danneggiate
balze inconcusse, e solo alcune
piano. Senza la necessità di rinnovare
furono allora alleggerite d'un
loro vecchie dimore,
le
potuto lasciare l'impronta storica a tutto
Randazzesi avrebbero
i
loro paese, mentre ora in troppi luoghi
il
è perduta, cancellata, distrutta. La via della Piazza Soprana, oggi Umberto I, che
divide in due l'abitato da Santa Maria a San Martino, se ancora serba la sua linea
serpeggiante
medium
ed
scindens
angolosa
»
—
—
precipita
«
ha tutte
ampliar
ci
via,
opidum pene
sed obliala,
case rifatte, con appena qualche vestigio delle an-
le
rfV
—
Ii\Mi v//t>
Il
lavorata a triangoli contrapposti;
sniK. stati
distrutti
—
tranne
delle antiche finestre sono
primo piano,
nera pietra
teneva!
mogli
si
io
1
di
sotto
—
per
la
l'edifizio
Gentile!.
idunanze
Federico
11
II
e
nomi. mno;
che-
vi
pian terreno, gli archi antichi
botteghe, e una parti
Un grande
come doveva
scendevano
vi
al
altrettante
moderni,
e
essere,
colonnine,
i
bi-
fascia a pietre bianche e nere
la
fascia,
unto ogive
vulcanica,
e
aprirvi
ridotte a balconi
Guglielmo
irrigo,
ma
uno
immaginare
necessario per
rivestilo di
VI, lo
(I-'ot.
più notevole è certo quello della casa Scala, con le due grandi finestre
fore e la fini-stretta archiacuta del
è nni
BALZE DK1 CAPPUCCINI,
sforzo di
a tre
quando
re e le regine:
il
fan!
piani,
civico
tutto
con-
Giovanna d'In-
Costanza moglie dell'imperatore Arrigo
ammise molte persone
nobili
.il
suo servizio,
ITALIA ARTISTICA
tutta la Corte
aragonese che
Dov'è
vi
stette ogni
anno durante
l'estate,
il
gran Carlo
V
elu-
monarca s'affacciò a
sudditi acclamanti, e che dopo la sua partenza fu murata perchè nessuno
are
mai se ne potesse più servire?.... E chi, vedendo il rosone che sta sulla porta di una
casa Scala, può credere che questo sia un avanzo della
cantili.!, un poco oltre la
chiesa di San Stefano, al sec. XIII una delle prime della città ? Due delle finestre
ad arco ogivale e colonnine ritorte restano in casa Cavallaro; una torre è trasformata
nella casa Paratore, e poi null'altro, in tutta la lunga via, rammenta gli antichi tempi.
vi
passò tre
notti.
la
finestra dalla quale
il
potentissimo
i
IIAMiU/JI
Ma
l:\I.ZE
III
S\N IMIMKMCii.
(Fot.
de
Roberto).
rammodcrnata. la chiesa di Santa Maria è
dove campanile fu rifatto nel 1S58, restando
l'antica decorazione nella sola porta di destra, quanto dai fianchi e dalle absidi, (iià
semplici muri, anche dove l'uniforme nudità non ne è interrotta da lavori d'arte.
con la sola imponenza dei blocchi di lava adoperati nella costruzione, con la stessa
secoli spalmarono la loro vernice inimitabile.
severità della tinta metallica sulla quale
hanno un lor proprio carattere di bellezza e sembrano fusi nel bronzo; male finestre
monumentale porta di mezzogiorno tutta adorna di colonne lisce
trifore e
(asciate, tutta fiorita di rosoni e di rame frondose; e poi le tre absidi.
e ritorti
all'inizio
una meraviglia
;
di
questa arteria
non tanto dalla
così
facciata,
il
i
i
].,
.
<
con l'eleganza
delle loro curve, con la
severità
delle
loro
merlature, con la grazia
ITALIA ARTISTICA
delle fasce quadrettate e delle cornici
ad archetti e colonnine e capitelluzzi, col can-
dore dello scudo marmoreo sul quale rampa
liwn W/ii
tigi
medesima
vi,
i
il
dell'architettura
p
i
V'OLI
V
IH
\
il
u
leone
DECI
I
a
distra
Randazzo, sono
tra
i
più
UFFIZI.
arabo-normanno-sicula.
che volge
di
E
nel
bel
mezzo
di
questa
per recarsi a San Nicola, difficilmente
ITALIA ARTISTICA
24
irà
un
altro
una viuzza dove
moto ed un'esclamazione
si
Il
ha ancora intatta, nella
da
ui
parti-
adra colonnina di
guarda
di
meraviglia entrando nella via degli Uffizi:
dischiudono a galleria una serie di archi acuti,
a
tram,
\\ii\//n
m
deci ini
\
I
supcriore del muro,
una
marmo.
piazza di
.ni,
Nella
stessa
ma, se sono state
rifatte
primo dei quali
il
Roberto).
doppia finestra gotica divisa
in
San Nicola
le costruzioni
parte, sono ancora in parte
ANDAZZO
-
IL
CASTELLO.
(Fot. Brogi)-
ITALIA ARTISTICA
intatte
acuti sono gli archi della chiesetta della Volta, bifore
:
casa Russo, antichi sono
il
le
sono due finestre della
Dal
particolari architettonici di altre case.
altri
lato
opposto
palazzo Clarentano, oggi Pmocchiaro, è un gioiello, religiosamente serbato in tutte
sue linee cinquecentesche, col portone centinato, con
qua-
grate delle finestre
le
drate del pianterreno, con le finestre gotiche del piano superiore bipartite da colonnine
marmoree
esili
come canne
la fascia centrale nella
li
INTER.
per
E
ri
FINESTRA
VNDA7.Z0
in
che
i
\'.i.
PER,
m
ios.
\.,\i.
viuzze interni- della
le
DUM. vivii.
città
gli
le
t.i
diedero
le
porti
il
nome:
sulla
PRO.
[PSE.
avanzi
facciata
ad arco acuto,
le
contrapposti all'interno e nicchiette per
•-nati
con
piccoli scudi,
:
(Fot de Roberto)
CASA i;\M\m>\.
a rilievo su pietra
bianca, la
scabra
In
via
e
in
grandi finestre
figurine,
tinta
dei
SI
architettonici dei
ancora, per buona sorte, ad ogni passo.
;
di
VUTEM. PENSA. NEDUM. EST. TUTIOR. VIA. S1T. UT. BONUM. QUISQUE. POST. MORTEM,
RAT.
p
e coronate da capitelli ornati
quale l'antica iscrizione mette a dura prova gl'interpreti
e
secoli
Lanza sorge
di
la
parte rabberciata
mezzo
casa dei
si
dise-
parimenti ogivali con archi
ancora ricorre parte della fascia
stacca sul fondo nerognolo
quali
RANDAZZO
della pietra vulcanica.
se ne
vede
A
-7
pochi passi da questo avanzo
in casa Spitaleri
un
altro
intatta è qui
;
di
prospetto del secolo XIV,
una grande
finestra a sesto acuto,
con colonna ritorta e capitello lavorato, adattata ora a balcone grazie all'aggiunta di
un terrazzino. In via Cavallotti c'è un'altra finestra nella casa Dilettoso, e due porte
più giù, la prima delle quali notevole per
il
lavoro di scalpello che ha ridotto
l'U.U/O CI.\HKN UMl.
ad un grazioso merletto.
E
ancora
:
una finestra
facciata del Trecento nel vicolo dell'Agonia con
in
mata
E
Farina
casa
due belle
poi ancora le porte e le finestre della via
perciò Vòlta Scala, e
le finestre
lava
(Fot. Castorina).
gli
;
finestre
casa con porte e finestre antiche più oltre, dopo scantonata la
una singolare finestra adorna di strane scolture negli stipiti
Calderara.
la
avanzi
bifore
;
di
una
un'altra
chiesetta dell'Agonia;
al
principio della via
coperta ad arco acuto chia-
elegantissime di via Mercurio, e
le
due belle
ITALIA ARTISTICA
28
porte di taglio arabo, con grande arco e piccola luce, nelle case Ferro e Panissidi
.
[uelle di
casa Parisi,
;
casa Palermo, di casa Capparelli, e tante altre che sarebbe
di
troppo lungo enumerare.
R
'
stremo opposto della
11'
città,
dei secoli
cam;
n
1
tranti,
i
ii
ibo-m
ordini
scolpiti
in
«li
m
i
F1HESTRA
ANDAZZO
'-siculo,
dove
'li
CASA 8P1IALI
la via
passati
si
Umberto
pietre
fasci
:
di
lava,
ili
(Fot. da Rol>crtoi
RI.
affollano:
magnifica reliquia
doppie finestre a
tre qualità
l'i
finisce
più
nella piazza
importante
quest'arte
ili
ili
San
tutte
il
singolarissima, con
colonnine ed archetti concentrici e rien-
pomice
e calcare, e per ciò di tre tinte
2
'*•»
.^ "£&•
RANDAZZO —FINESTRE
H\M>\//0
-
l'illlTK
IH
DI VIA
\
I
\
GRANATARA.
<.\\
U
Ini
II
(Fot. de Roberto).
(Fot. de Roberto).
ITALIA ARTISTICA
diverse; con
sua grandiosa finestra
la
mento merlato ed
disgraziatamente
rifatta,
gli
mezzogiorno,
ornamentali,
si
e trifora del terzo piano,
altri
resti
Poi,
:
una
laterali nei
fascia di squisiti
muri
tramontana
di
decorazione delle quali, col suo sobrio sviluppo di armonici motivi
la
prima
affranca,
E
ibridismo ambi «-bizantino.
di
ogni altra
in
Sicilia,
dal pesante ed ingombrante
ancora, dall'altro lato della piazza, gli avanzi del castello,
(Fot.
ducale, con
già p
t
irre
tri
quadrata che
Dove non
si
lo
in
la patina
con
spioventi,
Bea
primitive scolture,
-
«me all'angolo
n
e
e
poi ancora,
H
tortuosi
spalmatavi dalla
travi
nelle
quali
Vi sono certi cantucci,
di
via
idazzo,
Furnari,
dove
scorgendone da
in
modo che
i
sesti.
a
corrosioni
i
resti
di
un'al-
e
sono sormontati
danno immagine
nell'interno della città,
man.,
le
mura:
cittadini
vi
si
li.
lì,
più nudi muri delle più sem-
i
visitatore ritrova
il
Ri
acuto-
mano del tempo
le
'li
sull'arco dell'entrata e la
a qualche pass, di
casa
hanno
pò ere casi
e
d'Aragona che s'impenna
l'aquila
sormonta;
La Macchia, con finestre
vedono cimelii architettonici, anche
facciata,
tica
corona-
il
chiesa che è
stessa
nella
dell'antico edifizio
anror più notevoli porte
bassorilievi nel frontespizio, e le
e
marmorea
piramide poligonale.
a
fastigio
il
come
l'illusione
le
linee di
di
in via
prò
queste
potessero asserragliare,
RANDA7.Z0
-
RANDAZZO
FINESTRE DKL VICOLO
FINESTRE
IH
HI
CASA CAVALLARO.
Fot. de Roberto).
Fot. de Roberto).
ITALIA ARTISTICA
—
"
more
angusti vicus retri uni
obliqui
—
»
la stessa
disegno,
il
che
aria
il
colore,
respira fra
si
queste vecchie case suggeriscono
di
visioni
parisci >no
Il
E
tempi.
altri
improvvise
nuove,
testimonianze ne ap-
dove meno
aspettano.
si
palazzo Rùmbolo, oggi Fisàuli v
che a giudizio di chi potè vederlo,
qualche
diecina
d'anni
addietro,
una meraviglia, e che ancora
Baedeker cita fra le cose più
era
il
notevoli
città,
fu
notevolissima
quella
di
dovuto
nacciava rovina
rifare
perchè mi-
vede
chi lo
;
ora,
particolarmente dalla facciata principale,
(Fot. de Roberto
non può neanche sospet-
tarne l'antica bellezza, e chi entra
i.
a pian terreno
elegante
gno
ma
;
ad un
passando dall'una
tratto,
zione e di bigliardo per entrare
trova la
di
sede
conve-
lasciando quelle di conversa-
destinate
ed
alla lettura
vede spiccare sul candido stucco moderno
l'occhio meravigliato
al
giuoco,
nere costole del-
le
costruzione sveva, le colonne inca-
l'antica
strate negli
e le
all'altra sala,
contigue
nelle
vi
un Casino
di
angoli
coi
loro
doppie crociere delle
E
loro rosone centrale.
per
chi
capitelli fioriti
vòlte ogivali col
si
allontana dalla
campagna, trova ancora da fermarsi dinanzi a qualche segno delle
antiche età. Fuori porta San Francesco, sulla
esce
città, chi
la
del Campo Santo, la chiesetta di Sant'Agata serba ancora l'antica porta dall'arco
via
Non
acuto.
ogiva delle porte,
la sola
l'antica ossatura
appare
San
via
sulla
Vito,
nell'altra
che
esce
ma
unta
chiesa di
dalla
porta
Aragonese...
questi muri,
In
intagli
predomina, e
^inai..
I.
li
i
la
in
questi
lava solidificata
torrenti di lava rappresa
sfondo
.
Ne viene
ia.
[a
questi archi,
che
e frastagliano le pendici del vulcano
io
•
in
pietra vulcanica,
la
nel
piale campeggia Tan-
all'anima un'impressione
forza grandiosa e severa
compatti
zza,
il
colore ed
:
il
quella pietra ha
peso del
f<
rro
,
'
impi
i
duna o
liwin/zii
i
ini
Min
in
r\s\ CAI
razza
r ot.
,
|
l'I
BARA.
,
„
de
Koucrto^*.
,
RAXDAZZO
Ma
invulnerabile.
la gravità della
veste è
boschi, e sulle facciate degli edifizi
un romanziere, un
tagonista che Randazzo è
scrittore,
dalla
artista,
città
«
il
—
Crawford, trova
tetra
e
pietra
scolpita
per proprio conto che è
e selvaggio
egli se la
con
una
singolare
»,
che
le
«
e
sua
la
impossibile
alture
IH
\
I
\
cattedrale
immaginare
etnee! Affastellando
modo
di
nonostante
sinistra,
FINESTRA
sue porte di
33
ammanti dei
temperata, sul
e un degrazia dei motivi ornamentali
monte, dagli
UHM
far dire al suo
i
(Fot.
V
arabo-normanna
nulla di più
le
suoi
»,
le
Ruberto)
>ie
e di affermare
disgustoso,
romanticherie
pro-
balconi,
più
desolato
incredibili,
prende col romanticismo degli italiani, senza poi trovarlo dove pur lo vide
nel panorama, nel paesaggio, nell'aria di questa
occhiata il Regaldi
sola
città.
:
ITALIA ARTISTICA
II.
i
Fra tanti documenti della floridezza che Randazzo dovette godere nell'Evo medio.
ne troverà qualcuno rivelante le sue prime origini? Esisteva essa nell'età r< >-
(I
i
Qui
nella
si
greca, e
come
si
chiamò
rchitettoniche dei tempi
o
li,
trovati,
in
allora,
nente nelle più
iti
è
piena
veto,
e
si
ili
trovano
campagna; ma
là
donde
i
fitte
venne
le
ancora
!
nome
nui
è
la
lacuna
le
archeoloj
remote
nei
Sant'Anastasia è lontana più
«Ih-
singolari
dì
suo
il.-
Quanto sono abbondanti
tenebre.
mezzo, tanto grande
necropoli
il
ot.
avanzi
«li
civiltà
(Fot.
MKDAZZO
RANDAZZO
-
TORTA
fi
DI
NESTRE
CASA PAM».
IH
CASA LA MACCHIA.
.le
Robcrtol.
-
ITALIA ARTISTICA
cinque miglia dalla città, nel perimetro attuale della quale nulla si è rinvenuto che
possa richiamarne le origini. Gli storici di professione e più, naturalmente, i dilettanti ncn si sono scoraggiati per cosi poco. Se la necropoli è molto discosta, che
cosa impedisce ammettere che Randazzo
tea 7
'-
:
fi
AAKDAZZO
che altra
volta
essa distendesse fin
lì
y
si
sia
spostata nel corso dei secoli,
^ps®
$?•
53
^
-cg?
CASE
uno
HI
\l\
H
UN UH.
dei suoi
I
quali
è
ot.
.le
Roberto).
una
molti quartieri? Siracusa era
una pentapoli non potè essere anche Randazzo?
Diodoro, Stralicilo od .litri antichi scrittori parlano di alcuno
pentapoli
meglio
;
perduto
:
I"
stesso nome.
regno dei
nenti
sotb
Sicoli e
tta
i
alla
città
sicole delle
Esisteva una Tiracia, o Trinaci. i, o Trinacria fon-
cosi
nominata da Trinaco
dominazione greca;
ma
i
loro re.
Questa
città
Siracusani cresciuti
fu la
in
pò
RAXDAZZO
tenza,
37
dopo aver domato gli Agrigentini rivali e vinto il re Ducezio e sottoposto il
non tollerarono che questa superba restasse indipendente, e nella
•suo vasto dominio,
[UNDAZZO
-ottantacinquesima Olimpiade
-difesero
con valore
in
campo
(Fot. Giannonc).
RESTI DEL PALAZZO I.VN/\.
radunarono un
aperto, poi
si
esercito
per
conquistarla.
chiusero nelle loro
mura,
1
ma
Tiracini
vi
si
furono
ITALIA ARTISTICA
raggiunti e sopraffatti dalla furia nemica.
preferirono la morte alla schiavitù
Molti
dei
vinti,
mandarono
vincitori
i
;
particolarmente
le spoglie,
in
vecchi,
i
segno
di rin-
graziamento, all'oracolo di Delfo. Questa Tiracia, secondo antiche tradizioni, sarebbe
la città che doveva sorgere nella contrada a levante di Randazzo, anche oggi chia-
mata
citata.
nome
sino alle Cube di Mischi
Da
di
e
al
tempo
di
Sant'Angelo
Normanni, quando
dei
ili
Brolo
E che cosa accadde
o '"
il
di
quell'altra
nell'interno dell'isola, sottoposta
precisione
ta
conte Ruggero
il
libri,
fra
Centuripe
poichi
Spanò
tempi
di
rò,
e
I
Utò,
il
Santa
E'
vero che,
«li
e
chiamata
monte
»,
Matiiaee e
Randazzo,
la
all'abate del
ivata
Ri berto
.
monastero
Bosco.
di
Alesa?
Taormina
e
il
Se è vero che
fiume Simeto,
non è così designato con sufficiente
sei.. mio
documenti, questa Alesa
il
eas.de di
Spanò:
San
Pulichello, Cattaino, Bolo,
uno dei dodici :asa formanti
moderna pot« benissimo nascere
I'.nmte,
città
altri
castello ed
il
con Càrcaci, Floresta,
Lucia.
distretto
prima volta così menti
concessi'
sicola
il
Troina, dove sorse poi
fu per l'appunto,
mezzo
tra
monte Etna
.il
territorio randazzese?
il
città
ii
la
MARTINI
,s\\
feudo di Santa Maria del
legge negli antichi
i
m
balze dell'Alcan-
alcuni etimologisti, lo stesso
Tiracia o Trinacia deriverebbe, a giudizio di
.m'ir,
le
Sant'Anastasia, dove è la necropoli
di
Randazzo: Trinacium, Rinacium, Randacium,
Itwiuzzn
ma
grotte di Calderara per
Città vecchia e distendentesi dalle
tara e la pianura
i
li
RANDAZZO
RANDAZZO—
L' « OENcll.lloE > V
dalla fusione di questa Alesa con Tiracia, alle
Tutte e
guerre
molestate
tre,
e servili
civili
;
ai
tempi romani
Augusto, come
gli abitanti
delle
vorrebbe dire per l'appunto
tre bellezze
ma
;
quali
in
si
ma
con tre
e
nomi.
le
più
Triocala sarebbe
aggiunse Triocala o Triocla.
diede proporzioni
precisamente
la
nuova Randazzo, posta sopra
mez-
fino al-
da
l'eruzione del 1553,
due
corsi
d'
acqua
:
il
fiume Grande, od Alcantara, ed
il
Piccolo,
deviato e coperto dalle
lave di quel fuoco vulcanico.
Ma
per fare una
pentapoli tre città non
bastano
proprio
ne occorrono
:
sarebbero
Ecco:
Quali
cinque.
le altre
esistette
due
?
antica-
città di
acque, l'ubertosità del suolo e
zo a terre fertilissime,
•ed accerchiata,
sufficienti
disgraziate consorelle. Triocala
Potrebbe voler dire anche
se queste furono l'abbondanza delle
la fortezza del sito,
una salda balza,
due prossime
città
MJLUSINhI.
da Sesto Pompeo, andarono distrutte nelle
per economia aveva rifabbricato in Siracusa
la sola Ortigia, così rifece qui la sola Triocala,
ad accogliere
39
randazzo- colìeziom vagliassi
:
ITALIA ARTISTICA
AO
il.
mente
in Sicilia
una
i
/hai
chiamata Tissa
città
v.m;i
Tirreno, e un'altra mediterranea, fondata da
del
monte Etna
il
:
fulmine, con
tapoli
:
legenda Sol ri ni,
la
tanto è vero
che
geografi
i
il
nome ad uno
il
Val Demona, per
A
sei
miglia
a
dei
l'appunto.
Randazzo vecchia,
il
cui
l
in
pil
i
d'arme,
Alesa,
it
dei
re
h
F.
<
ipotetica,
alla
vede
si
potè per l'appunto essere
arabi
la
parlano
di
testa di Pallade
la
la
quarta della pen-
una Tassah-Randah, che vuol
quinta ed ultima fu quella
Xon sorgeva,
questa
fino al
D
mena o Demona
Demena, presso
feudo
di
il
andò divisa:
Mongibello:
nome
di
passarono, proprio nel Duecento, a Randazzo nu<
hiamato appunto Capitan d'arme della valle
chiamò Capitan d'arme ili Randazzo?
di
Demena, mutò
si
li,
rissa,
Demena: ecco le cinque città.
come lui, anzi più di lui
Il
Regaldi e poeta
nella
storia
—
già
citato
del
e»
ilo
scorso,
la
Lio-
poiché mise
la
diede credito a questa
Don Giuseppe Plumari, arcipreteed erudito randazzese,
meta
Leo
(nizzardo, al Pizzo
XIII secolo un'abitazione designata col
dovrebbe trovare meno posto, cioè
rno
due: una marittima,
Messami alle radici
di
trevalli nei quali, sino al tS6o, la Sicilia
cittadini
cui
l'esodo, e
eia,
v\sl.
una colonia
settentrione dalla città moderna, nel
o Pizzo d'Inferno, non c'era
e
:
questa seconda, nelle monete della quale
dire precisamente Tissa-Randazzo.
che diede
\simii
ve ne furono anzi
;
sul
e
i
cronaca tuttora inedita:
ne
i
un formidabile
RANDAZZO
manoscritto
i
in tre
volumi
documenti, l'autore
si
parecchie migliaia
di
narrando
rifa
ripetendo sino alla sazietà ed
alla
storia
la
nausea
quel
4i
pagine.
di
di
Sicilia,
poco
Difettandogli
le
notizie
e
dell'Italia e del
mondo
e
che
si
conosce o
si
presume
della quale non si occupa tanto espressamente, come
intorno alla sua città natale
quando vuol dimostrarne la quintupla origine. Ma un altro religioso suo concittadino.
ed erudito non meno di lui, l'abate Paolo Yagliasindi, ne confutò in un opuscoletto
gli argomenti con una vivacità non priva di sale. L'arciprete Plumari, dice egli, era
;
parroco, e
nomi
come
ch'ei volle
tale
»
«
potette benissimo
a Randazzo
battezzare
ma non
;
una
delle
a
sua
voglia, e imporre tanti
cinque
città,
alle quali
che rimontasse, può averla originata: non Trinacria. che leggendo bene
doro sarebbe sorta
in tutt'altro luogo, presso
Mineo e Palica
;
i
pretese
libri di
Dio-
non Triocala, che stava
vicino alla moderna Caltabellotta
non Alesa, perchè le Alese furono parecchie e
vanno cercate molto lontano non Tissa né Demena per altre simiglianti ragioni...
Il Plumari, avuto notizia della confutazione, tornò con nuova lena sulla sua tesi
entrare nel dibattito sarebbe troppo lungo e
in una nuova redazione del suo libro
poco concludente. L'oscurità è tanto grande quanto la facilità di accomodare alla
tesi le ipotesi. Per esempio
è vero, si riconosce, che la Trinacria di Diodoro sorgeva
altrove, e probabilmente presso Siracusa
ma Randazzo non era la Trinacria dello
storico di Agira, bensi Tiracia
il problema geografico si risolve con una correzionsta bene che Tiracia sorgesse
cella ortografica. L'etimologia viene alla riscossa
;
;
:
:
;
;
:
'tìMSiJS
IIMI.I.KZKINK
\
V.I.IASIMil
:
TF.miEr.oirrc.
ITALIA ARTISTICA
4-'
ma ai piedi dell'Etna, presso la moderna Adernò,
non lontano quindi da Randazzo, non c'è forse il feudo di Pulichello, dove sorse
nell'Evo medio uno dei dodici casali di Randazzo? Pulichello, Palichella, Palica: ecco
dunque come la città moderna po-
presso Palica, dalle parti di Siracusa
;
e
trebbe essere
la
Ancora: uno
rico
Trinacria di Diodoro.
scrittore arabo, lo sto-
Ibn'-al-Atir,
narrando
gesta
le
compiute nell'anno 869 dall'Emiro di
Sicilia Hafagah, mentova una città
corrispondente a Randazzo, ma scri-
vendone
nome
il
rebbe doversi
in
modo
leggere
che par-
Tirasah
se
;
non che Michele Amari, autore
di
questa interpretazione del testo arabo,
al medio Evo la fondazione
Randazzo e ammette che il nome
ne sia derivato da quello di un Ren-
assegna
di
di Taormina, ucPalermo
il
nome
governatore
dàsci,
ciso nel 034
in
:
del governatore sarebbe a sua volta
di
origine bizantina, provenendo da
Rendakes o Rendakios, soprannome
di
un patrizio Sisinnio
Leone
Isaurico
ricco Ateniese
di
tempi
dei
quello
parente
Niceta sotto l'imperatore
di
di
un
del patrizio
romano Le-
capeno
è,
La soluzione del problema non
momento, possibile; ma si
il
per
può sperare che un giorno sarà
vata,
hanno
nastasia
tro-
scavi di Mischi e Sant'A-
(ìli
fruttato
una copiosa
suppellettile archeologica, parte della
quale
andata ad arricchire
è
nazionale
SANTA M
FIANCO MF.MD10NA1
visi V
(Fot,
masta
in
il
Museo
Palermo, e parte è
di
Randazzo presso
il
ri-
proprie-
E.
tario
Boni
di
Paolo
quelle
terre:
Vagliasindi,
cavaliere
il
nipote
del
pu-
gnace abate confutatore del Plumari,
La collezione Vagliasindi è molto
oggetto
di
notevole,
due comunicazioni,
Lincei. Tra
demia
dei
che
compongono, emergono per
la
La prima
1
è
di
i
vasi,
interessantissima
3o
.
i
vetri,
per
la
e
il
le
terracotte,
bellezza e
pittura
dottor Giulio
Emanuele Rizzo
archeologico germanico ed
all'Istituto
i
bronzi,
singolarità
che
la
Dalla dotta illustrazione del
le
oreficerie,
l'ha
all'Accale
monete
\xrCoenochoe e due amuleti.
decora: bine,, liberato dalle Arpie
Elizzo risulta
che questo mito ap-
RANDAZZO
pare rappresentato finora in tre
del
Museo
di
Wiirzburg,
sole
«ANDAZZO
- SANTA
interpretata e pubblicata dal Millnigen
il
quarto posto
in
pitture
l'altra dell'anfora
43
vascolari
:
quella della tazza di Fineo
della collezione Jatta a
Ruvo,
e la terza
MADIA: PORTA MERIDIONALE.
;
ordine di data, merita
XocnocJioe
il
Vagliasindi,
venendo
secondo per importanza ed
a prendere
il
primo per
bellezza. Dinanzi al profeta di Salmidesso, cieco per castigo divino, le Arpie mandati-
ITALIA ARTISTICA
44
IUMH//II
a incrudelire
cognati •
il
figli
Iridi-.
la
^n
I
M
\
Min.
figurazioni del mito
altre
non
salvezza
osta
Caratterisl
ob
.1
delle
da
si
ispirò
alla
Arpie era affidata
si
i
capelli
ili
poetica
Mercurio,
Apollonio Rodio, secondo
he che
difenderle.
.1
vede quest'ultimo personaggio
leggenda
.1
Gli
e Kalais, suoi
i
che dipinsi
tr.nl
l'I
tormento del vecchio, sono atterrate e legate da Zetes
quali le ucciderebbero se non apparisse Iris
Borea,
'li
In nessuna delle
quale
IBSIDI
uno
la
dei
ma
quale
accolta da
segui
il
invece
messaggero
Boreadi siano
:
l'artista
Esiodo, nella
liberi
la
più antica
ili
di
Giove
fu
corone e
RANDAZZO
•di
bende, e lunghi e svolazzanti,
«
come
se
il
4S
pittore
zione, la quale diceva che gli stessi capelli aiutavano
si
i
fosse ricordato di
Boreadi a volare
una
figurazione àelYoenochoe randazzese c'è un'altra novità più grande, perchè
tradi-
Ala nella
».
si
discosta
Boreadi che hanno sempre portato spade o lande,
da tutte le tradizioni consacrate
sono qui inermi affatto, e legano soltanto le atterrate Arpie con una fune.
Se il vaso non offrisse altro che queste singolarità, formerebbe soltanto la de:
lizia degli
archeologi
ma
l'eleganza delle sue linee
è
così
squisita,
il
disegno delle
aggruppamento così pieno di vita, che appaga
qualunque spettatore. Di non meno rara bellezza, e propriamente
figure così vero, ed
l'occhio di
;
i
il
loro
e diletta
perfette,
due helikes d'oro che stanno nella piccola bacheca delle oreficerie. « Io non
vidi mai gioielli antichi », dice il Rizzo, « così ben conservati
salvo una lievissima
ammaccatura in una di esse, le due helikes sembrano uscite ieri non già dalla terra
sono
le
;
etnea, che per tanto
tempo
le
vissuto più che ventitré secoli
tenne sepolte,
addietro
ma
dalle
stesse
mani
dell'orafo greco,
due
gioielli sono
due spire elegantissime, ornate sul dorso ed alle estremità da squisite filigrane, terminano ai due capi con due teste d'ariete tratteggiate
in parte con scrupolosa verità, ed in parte stilizzate
il Rizzo dichiara di non poterle
paragonare meglio che con la testa marmorea proveniente dal sima di un tempio
d'Eleusi, o meglio con le monete di Delfi.
una meraviglia
di fattura
:
».
Intatti
e
freschissimi,
i
le
:
La
collezione Vagliasindi possiede qualche altro gioiello d'oro e d'argento, perle
[ANDAZZO
—
SANTA MARIA
:
l'iillTA
M.
II
INI IlInYU.K
V.
SAUIISIIA.
(Fot. de Roberto)
ITALIA ARTISTICA
-irò colorato, vasettini fenicii o rodii di vetro opaco a fasce colorate serpeggianti
vasi attici con figure rosse, terrecotte siceliote ed arcaiche, alcuni bronzi
armi di pietra. Sul terreno archeologico dove tutta questa varia suppelCuòe: nome dato in Sicilia a tutti
lettile fu rinvenuta, si vedono le rovine di due
nomi di Sant'Anastasia
gli avanzi di chiese bizantine, come bizantini sono del resto
e
dentellati,
e parecchie
i
e di
San Teodoro
portati
da quelle
contrade;
sola
la
cosa che può quindi dedursi
dagli oggetti
tempi
dai
sotterra e dai
preellenici,
ricca
fino
Cristo,
una
Disgraziata-
fiorente.
e
sorse
durò
e
dopo
secolo
all'ottavo
città
trovati
sovrastanti, è che qui
ruderi
mente finora, ad eccezione di una
moneta con l'effigie di l'allade galeata nel diritto e di Pallade astata
nel rovescio e l'iscrizione
Tyra, che
accennerebbe
nulla
a Tiracia,
permetta
che
rinvenuto
è
si
identifi-
di
care la città scomparsa. Ria gli scavi
non sono
finiti
e se,
al
:
come giova
giorno
contrario, furono
quand'erano più fruttuosi
interrotti
ripresi,
sperare, saranno
potranno
;
un
finalmente
dare la chiave dell'cnimma.
Aspettando la desiderata rivemettendo per ora in quarantena la fantasticata pentapoli, non
lazione, e
è inverosimile che anticamente
Ra-
dazzo o mutasse luogo o accogliesse
genti
le
di più
luoghi circostanti, e
Questa è qualche
cosa più che un'ipotesi: < una tra-
precisamente
dizione;
~\\
I
\
MARI
N
e
di tre.
il
monumento che sorge
nella piazza di
:
San Nicola
docu-
la
menta. Sopra un'alta base rettangolare
vestito soltanto di stranissimi .simboli: gli sta
sul
capo adattandovisi
ed
avanza
la
uomo
statua di un
incurva
si
come un casco; un serpente gli s'attorciglia per
giace
mordergli la sinistra mammella: un leoni
il
tronco
ai
suoi
1737 quando andò rovinata quella di pietra che risaliva
tempi normanni, la statua è conosciuta dal popolino eoi nome di Statua di R
piedi.
ai
bocca a
la
troneggia
sulle spalle un'aquila elicgli
Rifatta
in
marmo
nel
dazzo rutilili, e rappresenta
il
gigante Pirammone
Steropesgue, Brontesgue, et nudus
i
da
nomi
una
del
città
:
membra Piracmon
balenante Sterope andò perduto, quello del fragoroso Bronte è
prossima a
Randazzo;
e
poiché
nel
territorio di
quest'ultima,
RANDAZZO
dalla parte del vulcano,
distende
si
il
47
feudo del Pirao o Pirò, non
nome, dicono gli etimologisti, essere una sopravvivenza
statua del fiammeggiante ciclope eretta in Randazzo
INUVZZO
zione
popolare
la
vecchia
—
città,
quella della consorella Brente,
che nelle monete
di
SANTA M\UU: VÒLIA
Triocala
si
si
LIKI.IA
i
connette
al
potrebbe
e simboleggiante
NAVATA CENTRALI
mito plutonico
?
i
Randazzo
suoi tre simboli
l'unione di tre genti diverse sotto
questo
Pirammone,
nella
e la
tradi-
(Fot. Bonsignore).
la
sua origine,
come
Qualcuno, considerando
vede l'ignudo Pirammone afferrante un bue
più credono che quella figura con
rappresenti
quello di
non starebbe a dimostrare che
corna, vuol trovare nella statua una prova che
ma
di
per
le
fu anticamente Triocala
—
aquila, serpe e leone
una stessa legge. Se
in
altre
;
—
monete
ITALIA ARTISTICA
di
Triocala
vedono
si
che una delle tre
militar
ali siila
sunt
»
:
il
ornatili-,
leone
appunto questa. Dice Cicerone che
ex
atque honestae,
rappresenterebbe
la
l'TA
Moi
fu
ila
stessa,
lungamente
Pirammone per Giove, potrebbe
fulmini fabbricati da
i
città fosse
che accolse
invidiata
gli
il
quilus
primis numi randa
in
magnanimità
U'.i
»
:
I."
u
I
vili.
abitanti di Alesa e
invano da Siracusa,
il
M
ili
Sicilia
in
di
Alesa,
est
oppure
darsi
cìritatcs
civitas
quella
di
(Fot. Scala).
v.i.HU'.l
E poiché
Trinacia.
serpente
«
quest'ultima
simboleggerebbe l'invìdia
iracusana...
Per poco che s'insistesse sopra queste interpretazioni,
d
i
pentapolitani.
Ma
lasciando da parte
le
cinque
si
ricadrebbe nelle Fanta-
città
e
i
numi che'avreb
ITALIA ARTISTICA
5°
non pare
portati,
i
Randazzo
Una
antica.
stessa sua costituzione
quali, assicura
si
uno
parlava fino
bisogno
che
di prove, indubitabile è
Ma
— ha
si
formarono
tre parrocchie, a cia-
sola,
—
a
illustrate,
Randazzo, dove
grandi e piccoli, destinati
al culto,
si
da
tre
e
cattedrale,
gran parte
in
tre
senza confondersi volle
il
vescovi;
la
una chiesa
c'è
la
edifizi, tra
matrice. Santa Maria,
tre anni
ciascuna, e la
storia della rivalità
il
protezione
primo della
San Martino,
di
inch'esso la sua
Maria e
l'intento,
la
ebbe
serie fu
e
San
il
discendenza da
non nella
Maria
volle
-'li
suo
vescovo,
Pellegrino.
religiosa
vescovile;
non
riracia,
rione.
li
di
Questa
rivincita
in
Nicola,
vantando
unirono
si
presumendo
[nocala per
di
tutte
Alesa,
protezione
di
Maria portò
il
semplice
corepiscopale fu più tardi
dignità
fondandosi
la
esigente: entrambi ottennero
pastore di Santa
il
San
tradizione dall'antica
la
meno
fu
ebbe nelle sue mura.
popoli che vi
che fu detto
l'orientale,
Santa Maria, bensì
prendere
città
tre
quartiere occidentale, posto sotto
Il
proveniente secondo
cattedra
pìscopo, o vescovo di
na
dei
rione centrale, o
11
con questa sola differenza, che
lora Santa
triplice
la
perchè ciascuno
suo gerarca.
derivare dall'antica Triocala,
l'appunto:
assicurano,
cristiana,
All'origine dell'era
la
anche qualche terra dove
nei più
Duomo,
quartieri.
contemporaneamente,
'li
mentre
titolo di
contarono un tempo sino a novanta
chiederete invano quale è
San Nicola e San Martino fanno tutte
storia di Randazzo più vicina a noi è
dei tre
E
trova una chiesa pomposamente decorata del
suo Duomo, nelle cartoline
il
unica e
Omodei,
anche questa asserzione ha
se
scuna delle quali fu ed è assegnata una delle tre chiese principali.
piccoli borghi siciliani
data dalla
castiglionese Filoteo degli
il
dialetto.
tre quartieri
i
radunassero nella
quartieri distinti, in ciascuno dei
tre
di
si
triplice origine è
della sua
scrittore isolano cinquecentista,
un diverso
popolazioni
diverse
tre
composta
la città è
:
suoi tempi
ai
che
incredibile
più convincente prova
le
chiese d'Occidente; e
sopra
al-
un preteso privilegio
RANDAZZO
5i
Randazzo nel 1089 per recarsi
accordatole dal Papa Urbano II, il quale, passando da
avrebbe pontificato in Santa Maria e accordato
il conte Ruggero in Troina,
presso
al
suo arciprete, col
titolo di
abate,
costanti. Forte di questo privilegio.
una larga giurisdizione sulle
Matteo de Elefante, arciprete
INOiliiìN
secolo
rono
XV,
IH
[il
('.Il
in sul principio del
SKCI'E VEI.
VSl.H'l S
pretese che la sua chiesa fosse dichiarata maggiore o matrice. Protesta-
le altre
scovili,
\/ln\E
terre e castelli cir-
due, adducendo d'essere rimaste, fino
al
tempii dei Saraceni, sedi ve-
dignità superiore a quella abbaziale vantata da Santa Maria
;
e
il
giudizio fu
dopo quattordici anni di discussioni,
nel 1414, diede ragione alle richieste dell'arciprete e proclamò cattedrale Santa Maria.
La sentenza, per la costante opposizione delle chiese rivali, fu dovuta confermare una
deferito al Metropolitano di Messina,
il
quale,
(ANDAZZO
SANTA MARIA.
ITALIA ARTISTICA
54
TESCHIO DI S\M'A MARIA: TURIBOLO,
NAVETTA
(Fot, de Roberto
E PISSIDE,
prima volta nel
eduna seconda
4.2' ,
1
nel 1435 dallo stesso pontefice
Eugenio IV; ma non
acquetati gli
ci
romano
erano ad essa
si
altri quartieri,
ed
il
civico
msesso, per metter termine alla con-
propose ed ottenne che tutte le
Randazzo fossero aggregate
tesa,
chiese di
diocesi
alla
di
Messina
All' 'liso
Magnanini'
il
impegnato
fi
rmò
non che
quale,
il
:
re
.1
dopo
perchè
nell'assedio di Gaeta, con-
Bolla
la
'
anticamera
fatto fare
avergli
se
;
raccomandarsi
l'arciprete corse a
papa accordando
del
primato a Santa Maria. Disgraziatamente neanche l'autorità regìa \.ilse
il
a
far tacere
e dì
nasprirono
dazzese
1
|oo.
dopo, nel
iNTA M\lil
i
in
I
DELL
Al "i
\
SAN
I
;
anzi
tanto,
che
animi
l'autorità
s"
i-
ran-
viceré perchè
viceré tro\ è opportuna
11
e
1
gli
ri-
cose nello stato anteriore
le
proposta,
San Martino
gelosie di
rivolse al
si
mettesse
al
le
San Nicola
l'attuò:
1'' 1.
il
ma
clero e
i
la
pochi anni
parrocchiani
\.
[Fut, ae Roberto),
riavanzarono
le
loro
antiche
pret» se
ITALIA ARTISTICA
Santa
la
io
Due
Scile.
anni durò
il
nuovo
finché
litigio,
il
Delegato apostolico
qualunque preminenza delle tre parrocchie e ne stabilì la perfetta eguaglianza.
decreto non vigeva ancora da due anni, che Santa Maria mosse un nuovo appello,
abolì
11
finito
con una
intervenuta fra
liticessione
i
rar presentanti
Delegato apostolico un nuovo esame
delle tre cattedre,
quali
i
Quel povero
delegata, preso tra due fuochi, escogitò un temperamento, e riconfermando da una
parte l'eguaglianza delle parrocchie, accordò dall'altra a Santa Maria la residenza
San Nicola e San Martino si ribellarono e
dell' arciprete. Non l'avesse mai fatto
deferirono
al
delle loro
ragioni.
!
litigarono altri sette anni, finché fu proclamato, nel
1477,
non
sarebbero state un anno ciascuna cattedrale e sede dell'arciprete,
IUNDAZZ0 - TESORO
SANTA MAI1IA
DI
;
LIBI10 DI
l'Ili
r,lllll;l
DI
s °l° c ^le
ma
^
e tre chiese
che questi sarebbe
GIOVANNELLA DE QUATMS
mimmi
ili.
(Fot. scalai.
decaduto
dall'ufficio se
Le cose restarono
così
sempre mal rassegnato
premazia sotto
trato
gi
ni
ila
;
alla
fiirnia,
perdita dei presunti privilegi, ritinto
chiedendo che
la
chiesa fosse eretta
municipale, sicuro dello scoppio di nuove
liti,
di
in
ottenere
collegiata.
la
Il
su-
ma-
oppose, e disse che, se mai.
si
due parrocchie. Per un poco a Santa Maria
tetterò 'luti; ma nel
3 avanzarono nuovamente la domanda, e riuscirono
accogliere. Era a quel tempo arciprete don Carlo Romeo, savio uomo.ilquale
giate
1
altra
avesse accordato a qualunque di esse la minima preferenza.
fino al secolo NVII
ma nel [611 il clero di Santa Maria.
dovevano essere anche
t
corse a gettarsi
della
irono
dì
ai
piedi del
le
altre
'
>
1
viceré per ottenerne
supplica e revocò la concessione
la terza
volta
comporre
nel
il
;
la
revoca.
ma
nel
tentativo, che .uni" a
miglior
modo
la quistione.
finire
Il
11
viceré riconobbe l'op-
[618 quelli di Santa Maria
e.. 11
l'incarico
dato a un
prelato fece un'. il/. ita d'in-
RANDAZZO
gegno,
e
propose che
perchè
vi
fondassero
in
unica collegiata.
57
San Nicola fosse soppressa e data ai Padri Gesuiti
che San Martino e Santa Maria fossero riunite
ecco che un padre Antonino de Aiuto, per salvar San Ni-
la chiesa di
un
Ma
collegio, e
una pensata anche più
che ricusassero la chiesa ad essi
cola, fece
bella
:
offerta
stare con la loro rivalità la città,
lasciò la sua
!...
viceré,
il
Così
il
re,
le
il
roba
Padri Gesuiti, col patto
ai
parrocchie
tre
papa e
restarono a fune-
l'universo.
Fondandosi nel
San Martino, le altre due chiese non se ne stettero se non
ebbero le loro, ed in numero eguale; così che Paolo III ne dovette accordare 12 a
Santa Maria nel 1645, e la sua dozzina ebbe San Nicola nel 17 io. Nel frattempo le
gelosie e le invidie avevano ricevuto nuovo alimento, e nel 1668 Clemente IX aveva
162
1
dodici cappellanie in
—
IIANDAZ/.n
TESORO
IH
SANTA MARIA
Limili
:
1)1
PREGHIERE
MINIATURE.
(Fot. Scala).
dovuto intervenire ancora una
perfetta eguaglianza.
sino al
«
1
75
1
,
La
volta, e ancora
quando finalmente
unico e solo
parroco
una
quistione della collegiata
».
Da
si
tutt'e tre le chiese
allora
le
quistioni
volta proclamare
il
ebbero
la
loro,
principio della
un
trascinò durante
altro secolo,
con un arciprete
grosse cessarono,
ma
le
piccole
un bel pezzo. Quando, per esempio, Filippo V salì al trono, le
ma Santa Maria, che in quell'anno era matrice,
feste furono celebrate in San Nicola
reclamò quell'onore anche per sé, e il duca di Ascalona dovette ordinare che vi si
ripetessero. Così alla morte di Ferdinando I, nel 1824, non si celebrò un solo funecontinuarono
per
;
rale
in
una
delle tre collegiate,
ma
quell'anno funzionava da cattedrale,
Maria come uscente
ciascuna pretese
San Martino come
il
suo
:
San Nicola perchè
in
cattedrale subentrante e Santa
[TALI A ARTISTICA
IN.
E
tre chiese nell'ufficio e nelle
l'eguaglianza delle
ed
dersi alle qualità estetiche dell'architettura
Tutto quanto
sacra.
pellettile
Xon
fra le chiese rivali.
Santa Maria
—
esempio
Gesù, per
di
in
alla bellezza della sup-
ed
Randazzo come
manchino cose notevoli
che
già
è
meglio
c'è di
dignità dovette anche esten-
copia
alla
della
quale
arte
dice che fu
si
si
trova diviso
moltissime
nelle
altre.
fondata nel 1420.
con l'annesso convento dei Minori Osservanti, sugli avanzi del teatro antico di Trioè una delle
cala, dai Saraceni già precedentemente convertito in quartiere militare
—
iw.uiik.iif. ni
ni
i.inv wm-.i.i
ni
\
"i
—
uni
INTAGLIO.
(Fot. Scala),
più interessanti. Vi è custodita,
una statua
Madonna
della
cappella
nella
ticolarmente nei bassorilievi del piedestalli». Vi
:
di
di
Pietro
baroni e gentiluomini randazzesi
Lanza,
del
«
re
della decorazione, quello
lieri
si
trovano
.1
sono anche
più che
Donna
migrazione con
più
vi
si
—
riuniscono
carabinieri,
dei
la
1
rappri
del
tentava
«
parroco,
il
fidanzata e la
grande bottega
tutto quanl
gli
la
»,
Isabella Sóllima,
e
il
madre
paese con
crema
di
curato
(li
la
tutti
costei,
e
il
moglie e
Randazzo...
Briemi,
monumenti
parecchi
fu-
degni d'attenzione quello
ancora
fra
di
gaginesca par-
e
più,
mausolei
per
di
la
ricchezza
dame
e cava-
parentesi, d'una città
nobiltà, dice che in
sindaco con
il
altri
Altri
Crawford,
il
questa, piena di famiglie nobili, d'antica e storica
rimonia mondana
Vincenzo dagini,
Alfonso carissimo soldato
'li
San Domenico
in
:
Baroni del Fiascàio e
dei
delle Grazie attribuita
1
una certa ce-
moglie, gl'impiegati municipali,
la
e
duel),
il
giovane agente d'epadrone
il
bravo medico chirurgo,
i
».
figli,
—
l'albergatore, e
Per tornare
alle
insomma
chiese mi-
RANDAZZO
nori,
San Francesco
ha nella
d'Assisi
59
una
sacristia
colo XII, disgraziatamente deturpata, e sull'altare
di
legno scolpito e dorato, ricco lavoro del sec. XVIII
ed abbellito dalla regina Elisabetta, vedova
ad
grande vòlta a crociera del semaggiore un enorme tabernacolo
pubblici,
uffici
monastero
si
attribuita ad Antonello
zione, la Pietà,
uno svelto ed elegante
fregia di
Bartolo c'è una pittura
di S.
da Saliba
Rosario e
il
che
a
;
dAragona, ed ora destinato
chiostro
sei
XYJL
del sec.
monsignor
giudizio di
una gran tavola a
:
anta Marta
suo convento, ingrandito
il
;
di Pietro II
Nel
Marzo va
di
scomparti con l'Annunzia-
disgraziatamente,
non bastasse
quasi
la
deturpazione del restauro, è tanto mal custodita che cade a pezzi. Egualmente rovinata è l'altra tavola del Quattrocento che sta a San Francesco
tante in parecchi scomparti la Deposizione, Sant'Agata, la
Paola, rappresen-
di
Madonna
,
e
Santa Caterina
_„._
;
'it.
RANDAZZO
con un paese nello sfondo
;
in
-
IKSiiIhp IH
uno
SANTA MARIA:
stato ancora
l'AI.Illll
più lacrimevole è ridotto
il
Croce-
Ottimamente conservato è invece il
bellissimo trittico a sei quadri, con le figure della Pietà, di S. Giacomo, della Madonna e di S. Giovanni, che è il vanto della chiesetta di San Gregorio, la quale possiede anche un bel quadro del titolare dipinto dallo Zoppo di Gangi. Un trittico della
prima metà del secolo XV, rappresentante la Madonna col Bambino e San Giacomo
Apnstolo, con quadretti di storia ai lati, è nella chiesetta di San Giuseppe; una Trasfigurazione del Lanfranco (1612) è ai Cappuccini, donata a quel convento dal prinfisso
quattrocentesco della chiesa
cipe di Spadafora
;
suna
di
di
Madonna
—
le
Padova) e a San Domenico
quali invece
si
parlerà fra poco
Gesù
del Rosario), alla già citata Santa Maria di
queste chiese ha mai preteso
cattedrali
Carmine.
parecchi quadri di quell'Onofrio Gabriele di cui
all'Annunziata (Natività e
(Sant'Antonio
del
competere
di
non hanno
(altra
fatto
primato nelle grandi e nelle piccole cose.
altro
Madonna
con
che
le
del Rosario).
tre collegiate,
Ma
con
nes-
le tre
gareggiare e contendersi
il
ITALIA ARTISTI»
6o
Chi
antico,
le
osserva oggi da lontano
trova dissimili: San Martino ha
il
campanile
cupola moderna, e Santa Maria la cupola moderna e il campasull'antico; ma in altri tempi, quando nessuno si sognava di imporre cu-
San Nicola
nile rifatto
le
A
la
^N
IIMIIISH.
dei buoni
polepiù o meno lucidamente intonacate e verniciate sulle sacre architetture
I basta dare un'occhiata a
sol., campanile.
Cuna delle tre chiese ebbe
vedere come sono costruiti sullo stesso
di Santa Maria e ,li S.mi Martino per
il
li
:
entrambi hanno
primi piani sono
in
tre
piani
.li
finestre
entrambi accoppiate,
e
oltre
trifore
il
sono
terreno, e
le
le
finestre dei
due grandi finestre
due
dell'ul-
RANDAZZO
—
SAN MARTINO:
li.
CAMPANILE.
ITALIA ARTISI ICA
timo piano, con rosoni
due
i
di
nel centro
simili
degli
fastigi; le sole differenze notevoli
Santa Maria, addossato
mentre quello
di
centro
al
San Martino
della
non
esiste più,
anch'esso
i
ma
fu anch'esso dello
suoi tre piani di finestre oltre
ciando rovina
XVI,
fin dal secolo
stesso
chiesa
stile
campanile
Il
i
al
quale
il
barbaro proposito
manifestato
lizione
di
suo fastigio aguzzo. Minac-
il
fu salvato dall'imperatore Carlo V,
pose
e che
;
San Niarabo-normanno-siculo, ebbe
primo.
terreno, e
il
pian terreno,
al
fiancheggiante la
torre
merli di quest'ultimo diventano cuspidi e guglie nel
cola
in
forma portico
facciata,
come una
è
ed a piramide poligonale
questo: che il campanile
archi acuti,
consistono
op-
si
demo-
di
civico con-
dal
sesso, e ordinò invece che lo raffor-
con catene
zassero
vedimento non
monumento;
e indizioni statiche e di
La
a
lì
il
le
non molto
chiesa restò allora
per qualche tempo
feriore alle altre,
pensò
prov-
il
1693 ne peggiorò
del
fu abbattuto.
ma
;
servì ad altro che a
ritardare la fine del
terremoto
spese
di ferro a
del suo proprio erario
in
condizione
mozza
e tozza
con l'erezione
di rifarsi
;
in-
ma
«Iella
cupola.
L'inferiorità nini
una
gine
cappelletta
200 sul
nel
poteva
essere
Santa Maria, che fu
tollerata.
sito
dove
in ori-
improvvisata
si
ora
rinve-
nuta un'immagine della Vergine, e
che nel quarto secolo s'ingrandì alpn nder
quanto, aveva cominciato
.1
forme sontuose nel 1215. La costruzii
s\\ MARTINO: PORI
(Fot.
ambigua
.....
la
lettura:
più
ne sono
plausibile
VIRI,
VRÌ
GEN1TUM SANCTAI
POSI
11
1
HO
p »rtante
dozzina <li
una
qual
quell'anno,
lo
lini
nel
iscrizioni
La più lunga ed imdi molto
disgraziatamente
è
interpretazioni, delle
quali
IMS
1
1
m\i C
1
1
1
1
"M
EGREGIUM
<
si
BIS
Ilo
HRIS1
\|^
r\lii R
1
I
VENI
paese
venisse; aliami
anzi
VERBUM
VIRGINI
l'I
M SUBNIX
VPID1
Ali A
UBUS ILLUSTRAI
SEl'TENA FLUEBAN1
\r
jAK
COI UMN1S
V
POI
11
1
lis
MIRANDA
II
R \BII
questo Leone Cumier, che sarebbe stato
da
in
attestano
sacrestia.
della
DUCENT0 DECEM QUINQU1
MILLI
,
proposte
state
come
:
rEMl'ORA
1
Roberto).
(le
me, iniziata
1239,
SETTENTRtON VLB,
\
I
CI
MPL1 M.
l'architetto dell'opera,
negano che
sia
mai
esistito,
non
si
sa
leggendo
RANDAZZi
leo
culmine invece che Leo
(
Uno
umier.
Monsignor
siciliana è tanto obbligata,
63
)
stesso studioso
quale
al
la storia dell'arte
Marzo, ha mutato opinione a questo propo-
di
sto. Nel primo suo lavoro sulle Belle Arti in Sicilia, egli lesse illustrai leo culmine,
e riferì l'espressione allo scudo
raNdazzo
mezzo
marmoreo
—
san martino: pori
\
prima che
fosse
di
Randazzo che
e
le
absidi,
nel
rifatto
1858,
Petrus Tignoso, negò che questo artista avesse architettato
fermò che tutta
Gagini
<•
la chiesa
dovette
la scultura in Sicilia,
essere
ammise
l'architetto della chiesa e quello del
uno
dei molti stranieri,
«
non so
se
la
opera
sua
versione
campanile
:
del
;
sta infisso a
(Fot. de Roberto).
meridionale.
mezzogiono
dello spigolo tra la facciata di
nel campanile era scolpito,
Icone
col
ma
il
nei
e
il
nome
di
magister
solo campanile, ed afposteriori
Leo Cvmier e
Cumier
rammentando che
volumi
sui
la distinzione fra
disse che dovette essere
francese, o provenzale, o monferrino, o veneto.
ITALIA ARTISTICA
64
lombardo
»,
venuti ad esercitar l'arte in Sicilia; del Tignoso pensò, sulla fede del
ad erigere
casato, che venisse dall'alta Italia
dopo
campanile un secolo
il
l'edifica-
zione della chiesa.
Se questo punto resta dubbio, e se l'ambiguità dell'epigrafe si estende anche
primo verso, dove è segnata la data dell'inizio della fabbrica, certo è che essa fu
eseguita in pieno regno svevo e compiuta nel 1239, come attesta l'altra iscrizione,
al
ma
più breve
fortunatamente più precisa
:
ANNO DOMINI MCCXXXIX ACTUM EST HOC
E
così
«
il
tempio mirabile
»,
non solo
cuspidale, divenne
il
con
le
sue
ma
più bello,
SAN
nirntc questa fu una delle ragioni
ma anche San
nenza:
tre navate,
Un
anche
mudimi:
spinse
che
i
IL
più vasto
il
suoi
li
e
il
rettori a
Robe
pretenderne
loro
il
campanile
molto probabil-
(Fot. de
Nicola e San Martino vollero avere
ed entrambi
;
CORO.
rto).
premi-
la
campanile e
le loro
ebbero.
vantaggio incontrastabile venne a Santa Maria
l.i
OPUS.
navate a dodici arcate e
tre
moglie del patrizio Pietro Rìzzari, venendo
a
morte
ricchezze ereditate. Nel
dalli'
più propriamente de Quattro,
catanese baronessa Gidvannella de Quadris,
senza
figli,
lasciò tutta la sua
FabGesù Cristo », alla Maramma
suoi milioni issa però non s'arricchì tanto ili opere
brica di questa chiesa. Con tutti
Nelle poche notizie di Kandazzo date dalle
tutt'altro.
d'arte da eclissare le rivali
pingue sostanza,
quale piccola
(i
adoratrice di
i
:
[opedie
di
ridon
ma
>
sotti
nato
dalle guide,
1
Velasquez;
i
b
iffi.
I
la
si
stesso
Larousse
quadri sono di
vissuto in
Palermo,
tra
(
Santa
che
legge
li
Maria
menziona.
riuseppe Velasquez,
la
Fine del
possiede
Ma San
di
non
mono
Nicola e San
di
otto
Martino
Famiglia oriunda spagnuola,
Settecento e
il
principio dell'Ottocento
:
RANDA///)
65
ebbe ed ha il suo merito, ma che non va e non tentò di essere confuso
tanto è vero che firmò Velasques, con la
grande omonimo
secondo la
pronunzia siciliana, uno dei quadri di Santa Maria per l'appunto.
artista che
—
col suo
.v,
Di quadri antichi questa chiesa ha due grandi tavole di Giovanni Caniglia (1548),
la Pentecoste, ed un altro l'Assunzione di Maria: larghe composizioni popolate da infinite figure, ma non tanto interessanti quanto una tavoletta
uno rappresentante
del sec.
XV,
la città di
di Girolamo Alibrandi, il Raffaello siciliano ([474-1524), dove si vede
Randazzo salvata dalle lave per intercessione della Vergine la quale, vol;
(Fot. de Robertol.
SVN MARTINO: FONTE BATTESIMALE.
gendo
gli
nistra
mammella,
Curioso per
Ma
anche
—
e
le
S.
Cristo
troneggiale
fa spruzzare
città
il
nubi,
fra le
portentoso
antica,
il
latte
preme con
vede
il
si-
fuoco etneo.
quadretto è nelle figure di squisito disegno
;
tavole cominciano a sconnettersi.
se
—
il
il
tema ne
fosse stato espressamente
miracolo della
salvezza
di
suggerito
Randazzo
;
tema
la Natività della
in
modo
alquanto
diverso.
da quei
tranne che
de Pavia, valoroso quattrocentista siciliano meglio conosciuto col
svolse lo stesso
la sinistra la
che spegnerà
Martino ha un quadro antico di singolare interesse, rappresentante
come
rocchiani invidiosi
il
ne
veduta della
la
disgraziatamente
anch'esso
Gesù
occhi a
nome
di
par-
l'artista,
Anemolo,
Nella parte inferiore del quadro
Vergine, rappresentata con tocchi
alquanto veristi
;
si
dall'uscio
ITALIA A RUSTICA
aperto
si
scorge
la
città
investita
fuoco, e nella regione coleste
dal
Padre Eterno
il
ggia.
Santa Maria possiede nel ricco altare maggiore, che è tutto un intarsio di marmi
variopinti, un'antica
di
immagine
della Vergine
Bambino, affresco del secolo XIII.
e San Martino si vanta a
col
Madonna moderna;
carattere italiano, nascosti) da una
di una piccola tavola del Trecento dove è raffigurata la Madonna
San Nicola fa valere da canto suo una vecchia pittura, la singolarità
sua volta
Pietà.
tifila
della
quale consiste nell'essere parte su tavola parte su
tela:
sopra una croce
Crocefisso è dipinto
il
legno
quattro
le
;
dei quattro
figure
sono sopra tela: l'opera è anche
di
in
scompartì
varie inani
tempi diversi.
e di
Ma
gara delle
la
tre chiesi' nell'arricchirsi di
nuove pitture si manifesta con maggiore evidenza nel possesso dei quadri di Onofrio Gabriele, artista messinese, e secondo alcuni propriamente randazzese, fiorito nella seconda metà
XVII. Come quasi tutti
dal primo nel
Antonello da Messina
del sec.
sola,
—
merito
educò e perfezionò
del Berrettini,
ragione per
di
Dato per morto
brici''
e
e poi
m
IDONN
x
GAGINESCA.
si
Cicognara,
1(174 si rifugiava,
nelle
eleganza
molta
trovano
martirii
di
in
alcune
tre
il
il
Ca-
quadri
i
da Messina
fratello suo
delle opere elu-
chiese.
Contraddistinti
composizione
di
freschezza di colore,
:
si
pittura siciliana.
di
dal
165;,
lavorava
vi
vedono Oggi
la
(Fot. de Roberto).
Marzo nega che
di
il
rivoluzione, a Randazzo, presso
Roberto, e
si
Gabriele
il
era ancor vivo ed operoso molti lustri dopo,
precisamente nel
in
—
Venezia ed oltr'Alpe:
una scuola
nel
dell'i-
e per
scuola del Poussin
alla
in
quale
la
possa parlare
pittori
tempo
native qualità dell'ingegno
le
Roma
fuori di patria, in
e
i
a cominciare
.
singolare
del Gabriele
Santa Maria rappresentano
San
Lorenzo
e di
che
i
due
Sant'Agata;
due
ne possiede anche San Martino: un elegantissimo
Alien [o CUStl
ed una
sembra quasi
d'un'altra
zione,
ne stima maggiore
[i
opere
di
no ne ha uno
pii'
ili
di
Lazzaro, che per essere
il
un
rito,
tanto che
se
lo
tiene custodito,
scoltura? Santa Maria ha
solo,
e più piccolo,
ma
forza
invece che
singoiar*
la
Reden-
in
chiesa,
due acquasantai del Cinquecento; San
per compenso molto più antico.
battesimale, di marino rossi su pilastrini
ottagonali
troni
Angelo
l'iscrizione
di
possiede un solo Gabriele,
sede della Confraternita del Purgatorio.
nell'attigua
I
Resurrezione
mano. E San Nicola,
—
compiuta
Qui
dal
messinese
ed
acuti,
!•
il
suo
con ca-
nel 114;. come
Hoc opus expeditum
Riccio
credidetit et baptizatus fuerit salvus >rit.
archetti
dice
tuif
RANDAZZO
6;
per me magistrum Angelum de Riccio de Messana sub mi uà Incarnationi D. ijjj
non è forse d'un secolo più antico, e perciò tanto più importante che non il fonte
battesimale cinquecentesco di Santa Maria? Ecco però San Nicola che sfoggia il fonte
RANDAZZO
—
SAX MARTINO:
CUSTODIA DEL SACRAMENTO.
un secolo più vecchio ancora che non quello di San Martino a colonnine ed
emblemi di gusto bizantino.
Non c'è ne in San Martino ne in San Nicola un altare sontuoso come il maggiore di Santa Maria
ma quest'opera è dei nostri giorni, e le altre due chiese ne
hanno di antichi, di legno intagliato e dorato. E del resto Santa Maria possiede forse
suo, di
:
archetti di stile tedesco, con figure e simboli ed
;
la più piccola
opera del Gagini
?
San Nicola va invece superba d'una
delle
massime
ITALIA ARTISTICA
68
opere
quel
di
massimo
scultore siciliano
arcivescovo di Mira dal quale
lo stesso
all'artista
palermitano con atto del
:
marmo
statua di
la
la
dorato rappresentante
chiesa s'intitola. L'opera fu commissionata
1522 dal procuratore della chiesa, per
i° ottobre
suggerimento e conM'intervento, crune
Giovan Michele
deiussore, di
barone della Roccella.
in
contratto, steso
Il
latino infarcito di siciliano, prescriveva
che
il
iao-ini
<
scolpisse
ìmaginem Sondi
chi non tocca
di
«
tiiltu
rilevu
Nicolai, assectatu (seduto)
spalli ex putir retro,
li
quillu lavuri et rilevu
di
figure
siuit
pro-ut
h>ni in majoris panormitane ecclesie
[posti
.
fi-
Spadafora,
e soggiungeva che se
non
fosse riusi
».
ita.
a giudizio di maestri dell'arte, simile a quelle
Duomo
degli Apostoli del
avrebbe dovuto
iagini
(
pi r
«
ri
ad
magistros,
alios
—
60 onze
765
il
—
lire
con
impegno
tore.
di
11
Randazzo, dove prendeva
ma
in bianca, nel suo studio
Palermo, e qualche settimana dopo
in
Randazzo, dove assisteva
al
colorimento ed
collocazioni- della
alla
benedire: un'opera piena
quale
alla
e quanti
"-ai vsniiio.
(Fot. d' Ruberto).
lora in
Spadafora,
Io
clesiastico,
1111:1 i\,i:
poi
e paterno,
bacolo vesco-
il
non
a
dinanzi
di vita
procurator ec-
parrocchiani, tutti
i
capitarono
i
cittadini
Randazzo
poterono
ammirare. Nella base
la
col
e la destra alzata in atto
vile nella sinistra
di
r
doratura,
alla
San Nicola maestoso
seduto su ricco seggio,
-w
obbligava
compagnia d'un pitnovembre 1523 egli consegnava
[8
statua: un
i,i
si
di recarsi in
l'opera finita
Il miiiii
di
quali, oltre
le
lavoro di scoltura, l'artista
fine la statua in
—
tanto
Patto
».
compenso era
far dorare e colorare d'oro e d'azzuolo
a
li\\ii\z/n
il
dannici, interesse
expensas ipsius alligati
più durò, quanto che
al
palermitano,
rifarla o farla fare
far
<.V\
altro
al-
che
poggia
sulla quale
cattedra del santo vescovo sono scolpiti
due quadretti rappresentanti due episodii dell, vita del santo; ma. quantunque la
mano sia la. stessa, il lavoro non è forse altrettanto fin,', probabilmente per mancanza
«razione. Il procuratore della chiesa, infatti, un prete Santangelo, si era riserdi
.
dei
suggerire
all'artista
buon gusto
trilmni
liberati
e
di
dalla
i
soggetti
delle
quanta discrezione
morte
a
cui
erano
due
egli
stati
storie,
e
sua scelta dimostra di
l,
fosse dotai,,:
condannati
insieme con l'episodio
dall'imperatore
1
ostan-
RANDA
tino,
il
Santangelo volle che
il
/./.()
fu,
Gagini scolpisse quello del Vandalo che, avendo fede
saccheggiata dai
nel santo, lasciò incustodita la rasa, e trovatala poi
flagello e
si
mise a percuotere l'immagine del
L'AXCKI.O CUSTODE,
richiamato
li
al
dovere da quella persuasiva
ladri,
poco zelante suo protettore,
lezione,
l'I
si
prese un
il
quale,
ONOrllIO GAIIIIIKI.K.
affrettò
ad apparire
ai
ladri e
indusse a restituire la refurtiva....
Il
Gagini ebbe l'occasione, nella stessa Randazzo, di
rifarsi
quando
accettò,
il
dicembre 1523, la commissione di scolpire, per la stessa chiesa di San Nicola, e precisamente per la cappella del Sacramento, la custodia dell'Eucaristia per la somma
ITALIA ARTISTICA
;o
di
471 lira e 75 centesimi. Quest'opera fu da lui iniziata mi ilio più tardi,
dopo, nel 1535, quando prese impegno di finirla per il luglio dell'anno
anni
seguente
suo
—
onze
37
dodici
gl'impedì
se la morte, che lo colse nell'aprile,
:
Giacomo non
figlio
fece altro che dare l'ultima
compimento,
portarla a
di
mano
mar-
agli squisiti quadretti
morei rappn-scntanti scene della Passione. E così San Nicola ha due opere del Gagini, alle quali San Martino non può opporre la sola gaginesca Madonna della Misericordia;
ma
esso
si
rifa
con
tesuiio
custodia
la
ui
su
Sacramento,
del
che per l'antichità e
martino: m\//\ pastorale, cofanetto
e
t.
1
finezza ha un pregio superiore a quello dei lavori usciti dalla
una leggiadrissima e leggerissima architettura tricuspidale del
capitelli
coi
..
dalle gracili
colonnine e
canto goticamente ricciuto, e con
le
gli
statuine
archi
dei
e
le
Santi
la
de Roberto).
scuola palermitana:
'I
recento, di stile te-
cuspidi
Pietro e
di
folti
l'ani,
>
:
foglie d
.t-
un ricamo,
marmo simile al fonte battesimale di Santa Maria di Reutlingen. l'elio
Mirtino aveva anche tutto un altare, che fu barbaramente distrutto
San
so gusto
uno moderno; ma gli resta ancora un'altra opera di scoltura, un
istituito e,,
seefisso di quei Matinati che vennero in bella fama a Messina nel sec. \\
un merletto
di
11
1
.
i]
di
ide)
Marzo,
fin
dal
1514
si
ha noti/i,
Matinati; un Giovannello de
li
1
di
bravi crocefissa!
Matinati
Feci
soi
et.',
:
messinesi della
nel
fa-
1549 eoi prete
RANDAZZf
7i
)
Francesco de Gregutio ponendo in comune le stampe da Crocefissi e
guadagni sarebbero andati per due parti a Giovannello
patto che
i
Gregutio. Di un Giovanni Antonio Matinata
essere autore del Crocefisso di
E
si
si
è del
fatiche, col
per
l'altra al
1548; uno dei due dovette
parla nel
San Martino, che
l'emulazione delle tre chiese
le
e
1540.
rivela anche nei
loro Tesori. Chi
li
visita vi
trova tre mazze pastorali che sono tre copie d'uno stesso lavoro. In Santa Maria c'è
RANDAZZO
un
calice d'argento dorato,
—
SAN NICOLA.
molto bello e prezioso, con
sei
figurine a smalto nel piede
Abramo ed altri due profeti, e con
altri smalti nel nodo, rappresentanti gli Apostoli. Re Pietro d'Aragona, che lo regalò
clero ed
ma
popolo di
a quella chiesa, non pensò di offrirne altri alle rivali
raffiguranti l'Ecce
Uomo,
la
Vergine,
Giovanni,
;
il
il
San Martino se ne procurarono due simili, se non del tutto eguali; e due ne ebbero
a San Nicola, oltre un reliquiario. L'ostensorio di Santa .Maria è un monumento che
simboleggia tutta la religione cristiana: sopra un piede squisitamente rabescato, sul
cui nodo s'innalza una prima base in forma di tempietto con quattro statuine degli
Evangelisti nelle nicchie centrali,
si
erge tutta una basilica a varii piani sostenuti da
ITALIA ARTISTICA
72
svelte colonnine e terminati
si
vedono
lati
gli
da cupolette e guglie eleganti. Nel primo
Apostoli che diffonderanno
della spera raggiante sta la
del Verbo.
Ed
ne recano
tutti
al
i
Vergine
a
ancora,
alto
in
piani
ai
due
l'Arcangelo annunzia l'Incarnazione
cui
piano superiore è rappresentata
simboli. Più
di questi
Vangelo, nell'interno del portico e
il
la
Passione:
una schiera d'angeli
cupoletta,
sull'ultima
il
Cristo risorto
che sventola uno stendardo. L'opera fu eseguita, per commissione di Pietro Lanza,
barone del Moio, da Antonio Cocciula. o Cocchiola, o Crocchiola, o Cochiula il suo
:
nome
legge in quest'ultima forma
si
nell'iscrizione
-l\
nella
de Quatris, regnante
feudorum
ecclesiae,
orafo siciliano non
•
lì
si
ton
come
imo.
Invece che
di
di
alla
Gagini,
Rege
di
Ex
feudis legatù n
ma
MI)
l'ostensorio
prova ne
di
I.
A" VII. Di qui
Santa Maria permette
è l'aver
perchè
lasciato un
figlio
scoltura, arte di famiglia, Nibilio o Annibale
portò a compimento l'ostensorio della cappella
Cochiula: opera perduta,
di
(li
di
iniziato e
Polizzi
del
si
Sant'Antoni^
ma che doveva
Polizzi
Ora basta paragonare quest'ostensorio
Toati-
Petro Langae a procuratore
Siciliae,
Anno Dni
Antonello,
Dna
(Fot, de Roberto)!
IONIE l:u IKSIMVI.K.
ed un'altra
nipote
Marzo, all'ostensorio della chiesa
Nibilio.
:
faciebat
notizie,
gran merito.;
Nibilio
poi ito finire dal
il
hanno molte
i>[.\
G.
/>.
Antonini Cochiula
credere che Eosse
riai-
Filippo
\l
:
figlio
diede
'li
con-
suo
all'i -
Palermo,
essere simile, dimostra
finito
nel
1586 dal solo
a quello lavorato dal Cochiula
ITALIA ARTISTICA
74
per Randazzo, per vedere come
zione del
Guest" ostensorio
vidia
i
il
Gagini seguisse finanche troppo fedelmente
parrocchiani
di
di
Santa Maria dovette propriamente fare impallidire dall'inpiù che San Nicola aveva anch'esso una
San Martino, tanto
STATUA DKI
magnifica
ilici
custodia
ma
l'ispira-
predecessore.
su.,
più
del
sobria:
Sacramento,
uno
TI
fOLADE,
l'I
W ln\H.I
meno imponente ma
(Fot.
più
squisito lavoro dì stile gotico del
antica, di
secolo
llrotri».
lince più
XV. Quindi
i
sammarinesi pensarono a provvedersi anch'essi d'un ostensorio: ci pensarono un poco
di, quando
gusto non era più pur", ma ebbero anch'essi una macchina stralucut
d'argento e d'oro, in Forma anch'essa di tempietto sostenuto da cariatidi alate
tutto lavorato a teste d'angeli, anch'esso <>!) le figure degli Evangeil
ti
i
[i
RANDAZZ(
listi
tra le basi delle colonne e con
una bandiera
risorto sventolante
E come
di
San Martino
in
degli
Apostoli sul frontone e col Cristo
sulla cuspide.
c'è
una croce
figure e di simboli, così ce n'è un'altra
del Quattrocento, e precisamente
si
quelle
75
)
del
1498,
d'argento a squama, ricca
processionale
identica
San
in
Nicola, lavoro della fine
dovuto a Michele Gambino,
quale vi
il
Santa Maria ha una pisside del Settecento, molto lavorata e temperubini? San Nicola ne ha una meno ricca, ma più antica, del 1461. San
sottoscrisse.
stata di
una
possiede
Martino
sul
triarchi,
Imbriachi
preghiere
gusto
E
?
cassetta
figurine
a
scolpita
tutta
d'avorio
santi e pa-
di
quelle famose degli
di
Santa Maria ha
il
di
libro
Giovannella de Quatris
di
sin-
:
golare libretto senza una papina di testo,
perchè
sua
la nobile
giuna affatto
di
vece di quattro
la
tavolette
sono intagliate
era di-
composto
in-
d'avorio, oltre
d'avorio:
copertina parimenti
st'ultima
la
proprietaria
lettere, e
in
que-
la Crocefissione,
Resurrezione, l'Incoronazione della Ver-
gine e
sua morte
la
;
nelle tavolette interne
che tengono il posto delle pagine si ammirano sei finissime miniature su perga-
mena: l'Annunciazione, la Visitazione, la
Adorazione di Gesù Bambino, il Martirio
di San
tempio
Sebastiano,
la
Presentazione
al
e la Crocefissione.
Vi sono
altri
oggettini d'avorio molto
Tesoro di Santa Maria; e una
ricca collana d'ambra, e un turibolo d'argento con coperchio di forma esagonale e
belli,
nel
cuspidale, tutto
tiche,
traforato a fìnestrine go-
bellissimo lavoro
ricchissimo
paliotto
mezzo
metri e
circa,
un
trecentesco, e
RANDAKO
del 1638, lungo due
—
FESTA DELL'ASSUNTA: LA
«
BARA
(Fot. Bonslgn
largo uno, dove la
seta è adoperata soltanto nel ricamo della
piccola figura centrale
rappresentante
la
fiori, gli uccelli, le
campo, con le rame, le fronde,
le perle
farfalle, gli stemmi della donatrice, è un ricamo d'oro, d'argento e di perle
vi sono profuse in quantità strabocchevole. Ma queste maggiori ricchezze di Santa
Vergine
:
tutto
il
resto del vasto
i
:
Maria sono facilmente spiegabili con la fortuna capitatale
le cui seriche e dorate vesti sono anch'esse custodite
—
soro
la
—
;
eredità grazie alla quale
maggior
festa della città:
una
si
permette
il
festa alla quale
della eredità di
lusso di celebrare
dà
di
del
Te-
per l'Assunzione
singolarissimo carattere la pro-
cessione della Bara. Sopra un'altissima e pesantissima armatura
questa macchina è rivestita
Giovannella
fra gli altri oggetti
cartone variopinto in forma
di
eli
legno e
di
ferro,
cartocci, d'imbuti e ci
•
ITALIA ARTISTICA
p
tamburi sovrapposti, con una corona
cima
di dorature
e
ili
specchietti
colarità è la schiera di giovanetti
;
al
ma
che
sommo,
enti
nella
biti
mattinata del
is
agosto,
popola
la
ii.sii
e tutta straluccicante dalla base alla
che costituisce l'impareggiabile sua parti-
ciò
'
v>m \l
v
tutta.
:
convengono
Parecchie dozzine
IV
in
San Domenico, dove, indossando
appositamente custoditi in una delle stanze dall'antico convento,
ingeli e
da
del
soldati
romani: ad alcuni,
Redentore,
di
ai
San Giovanni,
privilegiati,
delle
adole-
di
Marie.
tocca
Nel
si
travestono
rappresentare
i
sacri
pomeriggio scemi.
ini
ITALIA ARTISTICA
a schiera in Santa Maria, dive, accanto alla Tribolici, o Sacrestia, è pronta
che essi popoleranno. Vi salgono
a prendervi posto,
infatti
ed alcuni
la
fermano
si
Bara
sulla
base, altri entrano nei cartocci e negli imbuti, altri sono legati a certi ordegni di ferro
dei quali
i
tamburi sono provvisti
trascinata per le vie dalla Piazza
ciano a girare per
che
vi
mano
Lo
;
d'uomini che
sono appesì e che cantano
Vergine.
e quando la macchina enorme è messa in moto,
Soprana fino a San Martino, questi tamburi comin
stanno nascosti, facendo roteare
vi
coro con
in
-
ri'.sn
iiki.i.'
vssi'.mt
\
:
i
i'KR-ìiin
di
più lontani
siti
gronda
e di Visnù, che se non
di
e
più barbari
sangue
i
n
nel
ìi
gli
mo
chi
punto
pietà
anni
dei
volentieri
li
<\.>
aspetta,
si
potrebbero
vertigine,
[a
cui prese
fedeli
futuri.
nei
e
le
non
appena
mosse,
il
la
al
della
pendono quei
(I"ot.
de Iiobcrto).
digiuni dal giorno innanzi,
movimento che
fame
processione,
solo
per
1'.
tornata
Mi-re
sui
li
travolge.
che -.'dono
suoi
passi,
si
Bara è fatto in mille pezzi
nudo scheletro, buono ancora
rivestim mto della
il
fanciulli
è
sono tenuti
contende, finché resta
ui\
i
laudi
il
medio Evo,
una specie di carro di Moloch
costa pure un sacrifizio: quelle
resistere
la
i:
le
non ricorda tanto
nausea e
la
iiki.ia «
riti:
umano,
Marie, quegli angeli, quei guerrieri minuscoli
prendessero cibo
v;a
che
grappoli di creaturine giravoltanti, è qualcosa
quanto i costumi
se
compagni
gli altri
spettacolo di quel carro dipinto di mille colori, dal quale
m\i>u/o
•
tutti
RANDAZZO
7"
IV.
secolare rivalità delle tre chiese randazzesi è forse la più convincente prova
La
della triplice origine della città:
propriamente dire
in
Tre fratelli,
questo caso;
dovevano proprio avere
edifizi
sacri
che
narra dell'imperatore Carlo
si
ma
V
e
merlati campanili dei tre antichi
l'aspetto
di
tre
il
;
l!\Ml\//0
rammentato, e
scorgendola
da lontano,
mente l'imperatore non parlava
si
appella questa città con tre torri?
erano andate incontro fino
«
la
Semprechè
questa
la
la
al
luoghi
se è vero quel
forti,
venendo a Randazzo come
è già
(Fot. de Roberto).
SAN viro.
esclamò
:
«
Come
le
si
appella
quali
parole,
lago della Gurrida, colsero la palla
le
al
—
natural-
—
«
»
semplici mortali
povera dei
Udendo
si
Come
persone che
gli
balzo e risposero
:
Vostra Cesarea Maestà non deve andare indietro, è
Randazzo, dalla Maestà Vostra or ora onorata del 1 itolo di Città ».
Parola Reale
città di
—
quale,
lingua
».
Tre campanili, bisognerebbe
tre castelli.
turriti
i
di
Al che l'imperatore rispose:
« Resta accordato ».
Questa è tanto più probabilmente una fiaba, quanto
chiarando Randazzo urbs plnia,
ma
disgraziatamente
tutta
la
l'avrebbe già trovata
storia
randazzese,
che lo stesso Carlo V,
di-
insignita della dignità civica
non solo
l'antichissima,
;
ma anche
ITALIA ARTISTICA
abbonda
quella a noi più vicina,
affermazioni fantastiche e di notizie controverse.
di
C'è particolarmente un capitolo intorno
ed è quello concernente
scrittori qui se
adunanze
le
quale
al
opinioni sono del tutto opposte,
le
dei Parlamenti generali siciliani.
Secondo alcuni
ne tennero moltissimi, e precisamente, come fu detto a suo luogo, in
IV per provvedere
San Domenico: quello convocato da Federico
missione del partito dei Chiaramontani
alla finale sotto-
bandito da Artale Alagona, balio della
l'altro
;
reginetta Maria, per proclamarla erede del trono se Federico fosse morto senza maschi
\
adunato più
l'altro
cessivo del
\
I
dianzi enumerati
Vili V
IH
CCS!
:
CHIP '.Kns-ill
regina Bianca;
tardi dalla
si
di
ospitare
toria di
il
di
III
I
T,
I
K
I
Castiglia.
Parlamento
Randazza,
le
<•
perioda delle lotte contro
Fetto di
tuta
la
S cilia,
Ma secondo
dell'isola
i
e
ambiguità, ben poco
notizie
meno
1411
ed
il
suc-
altri storici ^.an-
neppure una volta, e
quelli
può dire con certezza intorno
vanno oltre il tempestoso
Bizantini <• Normanni, Allora la
si
attendibili
Saraceni sostenute
dai
non
disputata dai due partiti e tolta e ritolta dall'uno
iba
MILK IH l'Kl'UU.U.
ancora quelli del
poi
e
\
tennero altrove.
Fra tante contraddizioni
l»r
M
1414 riunitosi sntto Ferdinando
dazzo non ebbe l'onore
fu
\
;
sanguinosissima battaglia
diede
ai
M
issulm mi
:
che
Giorgio
dopo nove
all'altro.
secoli quella
Nelle sue vicinanze
capitano greco e
pianura porta ancora
Maniace,
RANDAZZO
il
nome
racena
:
della Sconfìtta.
Ma
il
guerriero
bizantino
i
non debellò
questo risultato fu ottenuto dai Normanni che egli
di esserne aiutato nell'interesse
si
allora la potenza sa-
associò,
dell'Impero e non sospettava che
lavorato per loro proprio conto.
La
SANTA
finale vittoria
MANU
DI
GESÙ: MADONNA
normanna
DI
sulle
fu
il
conte
Ruggero
Randazzo dopo aver impetrato l'aiuto di San
suo favore verso la città, il duce normanno accordò il titolo
accinse dal suo quartier generale di
Giorgio. In segno del
•di
avrebbero poi
ultime resistenze
VINCENZO BACINI.
-saracene avvenne in quella campale battaglia di Troina, alla quale
•si
quando credeva
essi
Arconte
il
al
suo capitan d'arme
primo che
lo portò.
:
Pietro, figlio di Argirio
duca e principe
di Puglia,
ITALIA ARTISTICA
Se non si conosce con precisione quali genti si mescolassero in Randazzo nella
sua remota onorine, in questo recente periodo della sua storia la città si accrebbe di
elementi etnici ben definiti. Cominciò appunto Ruggero II col mandarvi nel 1147 '
Greci già schiavi nelle isole dell'arcipelago,
RANDAZZO
ta
che poi
libbn
si
metà
sa,
fiorì
introdussero quell'industria della.
quali
'-w DOMI
straordinariamente; nel secolo
ttll
(Fot. 4«
0.
XV
se
Roberto>.
ne produceva per circa cen-
Degna di speciale menzione è l'immigrazione lombarda, della
per un documento dall'Amari giudicato anteriore al
153, che nella prima
l'anno.
del secolo
.
i
Secondo
1
XII aveva formato
il
già
citato
un'importante
Filoteo degli
Omodei,
colonia
fino
al
godente
di
Cinquecento
speciali
il
fran
pretto lom-
f.^m
ITALIA ARTISTICA
!
bardo
si
parlava ancora nel quartiere centrale di San Nicola e un lombardo imbastar-
dito in quello di
in
(
morte
di
San Martino.
come
spiega
Grusflielmo
perchè dei Lombardi
e
e
I
durante
minorità
la
<r vrn.v in
disputarono
fedeli
rono
il
governa La regina vedova
cittadini;
a
i
difendere
quali,
la
le
e
di
di
ma
questa
valessero
si
Guglielmo
IT
quando, alla
le fazioni
baronali
si
reggente, Margherita, fu aiutata dai suoi
genti
.li
Lecce, e cugino della
Costanza:
Randazzesi
vnuv/cii
li
sovrana ventimila Lombardi.
nere Tancredi conte
Arrigo VI marito
collegati con
<
i
di
Nicosia, Capizzi e
La lega
fu
mano manca
causa
non
Maniaci, chiama-
rinnovata più tardi per
potè
di
Guglielmo
trionfare,
e
II,
contro
La
stessa
RANDA ZZO
85
Randazzo, con tante altre città di Sicilia, fu presa dal legato di Arrigo, Bonifacio
marchese del Monferrato, come cantò il trovatore Rambaldo di Vaqueiras
:
E quam
prezes Randaz e Paterno,
Rochel' e
Termen
e
Lentine e Aido,
Plas e Palerma e Caltagiro
marchese del Monferrato era
Il
RANDAZZO
in Sicilia nel
1194; pochi anni dopo
Randazzo, quando Marcualdo d'Amveiler,
disceso
nuovo fragore d'armi echeggiò intorno
—
a
PIAZZA
DI
(Fot. de Roberto).
SAX .NICOLA.
marchese d'Ancona, nominato da Arrigo tutore dell'infante Federico II, mosse guerra
di Palearia, vescovo di Catania, rimasto custode del piccolo re per conto
della madre Costanza e di Papa Innocenzo III; vinto una prima volta presso Mona Gualterio
reale,
Marcualdo
fu
definitivamente sconfitto
dalle
del
milizie
Cancelliere
presso
Randazzo.
Da
alle
quei giorni lontani più e più volte
mura
della vecchia città.
le
sorti della Sicilia
Quando Manfredi, soggiogato
il
furono decise intorno
continente napoletano,
venne in Sicilia e da Palermo mosse per Messina alla conquista dell'isola, giunto a
Randazzo non procede se non prima ebbe espugnata questa strategica rocca. L'importanza militare della quale fu riconosciuta anche meglio ai terribili giorni della
guerra del Vespro. Re Pietro d'Aragona, in una marcia simile a quella di Manfredi,
ITALIA ARTISTICA
86
— H OHI
l:\Mi\ZZO
Palermo, dove aveva cinto la corona
ila
pose
gioini,
dinò
il
le milizie
manzi della
storia,
si
vi
emanò
decreti
l-ll..
Messina accerchiata dagli An-
a
siciliana,
suo quartier generale nella
isolane,
SVN cirsi
pilllTX
ogni
di
può aggiungere che
—
sorta
per chi amasse
e,
ro-
i
invano tentato dalle mature grazie
fu
vi
rinsaldò le difese, vi rior-
ne
città etnea,
Macalda Scaletta, seconda moglie di Alaimo da Lentini, vero personaggio
« dopo lungo vagare in abito di frate minore e soggiorno men che
onesto in Napoli e Messina » si presentò al re vestita di pomposi abiti maschili.
« trattando una mazza d'argento », e che di lì a poro, chiusa
coi figli nel castello
«li
Messina per aver tradito la causa aragonese, mentre il marito giaceva prigioniero
di
quella
da romanzo, che
in Catalogna,
modo
di
non dimise
sollazzarsi
l'altero
atteggiamento
con un Margano ed
Randazzo
e
'85
quel
casa d'Aragona che va conosciuto col
nome
di
non
fedeltà
Intorno a
prese parte
vi
migliori
tìtolo
ali
doveva darne,
una
se
svolse nel
si
della
:
il
sua
essi
fatta
cittadini
contro
la
scostumate
voglie,
tentativo di sottrarre
Congiura
essa
al
tempi,
sorpresa
di
itello
Giacoi
[legai
t
ti
1
I
1
n
gli
trovò
la
di
ehi,
mio terra
Federigo
notturna
apo d'Orlando
Angioini,
Sicilia alla
la
Randazzo.
di
Ma
la
flotta
Roberto
11
città
la
'li
duca
Un
prelibata.
aragonese,
Ruggero
Furono qualificati fedelissimi. E un vantaggio più concreto
vato dalla loro fedeltà, quando,
ma
aveva già dato prove, ed anche
Giacomo, L'anno dopo,
più onorifico ottennero quei
premio della buona guardia
allora
ri
i
le
amici.
altri
fu
di
in
Lauria:
l'altro
rica-
Federico da quella
ili
Calabria,
figlio
RANDAZZO
—
li\Mi\z/,o
di re
i;i)i,[.K,i:iu
momento
Carlo, volle profittare del
sbarcato alla marina di Patti e valicate
e crudelissimo assedio
:
di
dogana su
Madonie,
il
cinse
Randazzo
assetata
città
l'isola,
e
di strettissimo
lo respinse,
duca depredò e guastò tutto
Randazzesi
Robe
ile
propizio per tentare di recuperar
le
ritirata
ai
(Fot.
imi i:\siiia.m.
l'affamata ed
che
invano,
aveva respinto l'ammiraglio. Nella
ma in compenso Federico accordò
«7
il
come
territorio,
l'esenzione in perpetuo dai
tutte le merci o generi che volessero estrarre o immettere, per
diritti
mare o
per terra, in ogni commercio iniziato non solamente nella loro città natale, ma anche
in Messina ed in Taormina. La strenua fedeltà di quel popolo animò poscia Federico
a prender tosto l'offensiva, da
Randazzo appunto, per
togliere Castiglione e la
Roc-
pimento, mentre
le
Randazzesi portarono felicemente a commilizie regie correvano in soccorso dei Messinesi assediati da Gia-
como
di
Carlo d'Angiò
cella al
ma
Lauria
e dai
:
figli
impresa che
poiché la flotta degli
i
suoi strenui
constringevano
e
alleati era
i
nemici
a lasciare
il
campo
rimasta nello Stretto e impediva che Messina
rifornisse di viveri, Federico persuase molti
dei
;
si
Messinesi a trasferirsi in Randazzo,
notano alcuni casati messinesi. Alla pace, finalmente, il meritato favore regale verso i Randazzesi si manifestò ancora una volta,
perchè la loro città fu dichiarata di regio demanio, e messa a paro con Palermo,
Messina e Catania come sede del Regno: per quattro mesi dell'anno, durante la calda
baroni siciliani dovettero corteggiare il re su queste alture. Più tardi il
stagione,
ragione per
la
quale anche oggi
vi
si
i
titolo di
marchese
di
Randazzo
fu
concesso
al
principe
ereditario
Guglielmo, dal
ITALIA ARTISTICA
più conosciuto come
temendo di essere ridi itti
perchè un Privilegio di re Lodovico, datato da Taormina il 6 diin vassallaggio
titolo come concesso inadvertenter e senza consicembre 1348, revoca ed annulla
derare che Randazzo è città demaniale. Quantunque il titolo si ritrovi portato anche
passò
iluca
al
secondogenito di
ma
d'Atene;
Federico,
pare che allora
i
Giovanni,
l'infante
cittadini protestassero,
;
il
dal figliuoletto di Giovanni, Federico, la demanialità, cioè la libertà di
rispettata,
né andò perduta quando
—
liAMi\/./n
Durante
la
minore
regno, ed anche
in
Randazzo
Fedeltà.
sur
Li
mura
Artalc Alagona,
Partita
la
corte,
1
i
-in, idi ni
fecero
sobillatori
popolazione
allusimi
esser riferito con
11
:
tore di
Randazzo
tizzo
Ilo
1
di
li
a
te
Eufemia,
reggente,
unanimemente
parole
del
al
solito,
fratellino
col
ribellioni
nej
ma, non appena arrivò
d'omaggio
atto
del
Re
Prezioso,
il
Re,
Federico,
Randazzesi,
ad
luogo
del cronista
Baroni uccellavano
talmente l'animo dei
Madre
scoppiarono,
11
Federico
agli augusti
e
l'aio
personaggi.
tentarono un'altra volta di rimuoverli dai loro sentimenti
stesse
Nume
i>
qualche moto popolare;
fu
senza riuscirvi. Se non che, poco dopo, ebbe
di
•
Randazzo, fu
alquanto dalla primitiva
scosse
si
>\\ nini
ni
Federico
di
vi
Dònna
l'infante
i
età
la
ucciderlo.
un
tragico episodio che merita
Colonna:
sorti
«
Ma
perchè
le
rivalità
che Giovanni Prezioso, Governa-
portandosi
tirannie. unente
in
quel
Go
animarono Guglielmo Spatafora,
Locchè felicemente sortito »
alla
che
—
RANDA ZZO
•grazia del felice fratricidio
senza che
scappata,
il
i
Re
—
fecero occupare al
«
menomo
risentimento
Randazzesi aiutarono Federico
Mangiavacca
rivolta di Giovanni
del
!
ne facesse un
:
89
III.
Spatafora
Dopo
».
il
posto del Prezioso,
quella più che brutta
insieme coi Taorminesi, a debellare la
atto che avrebbe meritato alla loro città d'essere sede
Parlamento convocato dal re per provvedere
alla finale
sottomissione del partito
Chiaram ontani. Nell'aprile del 1305 Randazzo tornò a ribellarsi a Riaria ed a
Martino
ma nel giugno fu domata e confermata nella qualità di città demaniale,
•dei
;
\I.i;\NTAl:\
perchè
si
riconobbe che
i
Ii\
Baroni traditori e
IUMH//H.
il
gannata e traviata.
I Randazzesi non dovevano però dormire
•quella volta
il
(Fot. de Roberto).
terribile Artale
a
lungo
i
Alagona l'avevano
in-
loro sonni tranquilli. Evitato
pericolo di vedere ridotta la loro città nella condizione infelice di feudo,
se lo videro pendere improvvisamente sul capo durante il regno di Carlo V. Non
giovò loro avere accolto del loro meglio, come già si disse, questo potente monarca,
non l'aver sostenuto per suo ordine e per il suo servizio non poche spese, quelle fra
-essi
l'altre di
«
esplanar
y
distndo y lurìsdidion
Palermo. Quando
i
•era presto trovato:
adrecar
—
come
governi
di
el
camino per donde haveremos de passar en vuestro
l'imperatore prescriveva con suo dispaccio datato ;da
quei tempi
vendevano una
città,
si
o,
trovavano a corto
per
di quattrini,
adoperare l'eufemismo
il
rimedio
ufficiale,
la
ITALIA ARTISTICA
segregavano dal regio demanio
dazzo ni 1555. Naturalmente
cittadini
rono
i
mai alienare
regio demanio.
dal
1630, per penuria dell'erario,
da buttare
canne
si
del
fisco,
non
fu-
mila scudi sonanti:
quattro
la
dei quali
conferma
di tutti
i
pre-
non si sarebbe ponon era passato ancora un secolo, che nel
Ma
loro città
la
vendita della città;
la
vendette
nell'oro,
il
migliori
ottennero
tornò a minacciare
nuotante
neanch'essa
nelle
lasciati liberi,
mandarono
riunirono, e
si
i
ma
solenne impegno che
insieme col
cedenti privilegi
per conto suo
appunto escogitato contro Ran-
fu
commossero,
monarchi,
precedenti
dai
privilegi ottenuti
mediante questa erogazione furono
tuta
si
ambasciatori muniti di buoni argomenti,
Vega
al viceré
provvedimento
il
:
i
del
diritto
rrn
a
ro
<
la
quale,
sua volta, per far denari
misto
imperio
che
il
sui
%
M-'ot.
Bronte
Capitan d'arme esercitava nella prossima
qui
nuova
ita
ottenuta per
minacciata
pochi
.1
dabile,
la
il
somma al
momento
regio erario, purché fosse lasciata tranquilla. Vana speranza
la
conferma del suo privilegio, essa si vide dì li a p
terza volta, e
sostenerne
e squisita
la
il
buon
l'
eloquenza
diritto.
loro arte nello
decessori avevano fatto quattrini
chiese invece
a
i
li
los
quali,
a
Re
Se,
il
loro castello ed
pertanto,
a
il
credito
il
Pietro
di
dei
re
Olivieri
:
non Furono
spagnuoli era Formi-
dopo che suoi prepopoli soggetti
smungere
Randazzo con la minaccia della vendita. Filippo l\
ai
cittadini,
di
t'us
los
i
:
i
Amados Nuestros
troppo bene comprendendo
i
e
Se non che l'appetito
un volontario donativo
Magnificos Fiele* y
,
ricavatone seimila scudi, versò
e
;
(Munni'iio.
rivolgendosi
Jurados de
dover fare
essi
lungo andare, quei cittadini
con
molte cerimonie
Ciudad de Rondano
necessità
di
pascendt che
la
virtù,
deliberarono
>
di
esercitavano nel tendo della
dimenticarono
la
loro secolare
RANDA ZZ<
fedeltà e insorsero,
dar loro torto?
ladri
!
».
come
del lesto
Ed anche
i
loro
i
bruciarono
in piazza e visto di
tennero dalla
il
proprietario
folla infuriata
di
nei
fiamme, abballarono
trarlo a salvamento.
Ma
gli
il
«
oli
atti
notarili
DELL\ VALLE DELL'ALCANTAFU.
ne
che morte atroce
seta che vi era depositata
tutti
1647, chi potrebbe
Vìva
il
Re, e morte
non andando troppo per
loro grido fu:
il
contratti debitorii, e bruciarono
senza aspettare che
alle
essi
diritti,
TIPI
ed
Napoli, nel
tutta la Sicilia e
nella ribellione
Stanchi d'aver sopportato tante imposizioni, e
sottile nel rivendicare
registrati
9i
)
poter
sindaco Giovanni Romeo,
fosse uscito. I buoni frati Cappuccini,
il
poveretto stava per
asportare
magazzini, e
malcapitato
dal
calatisi
fiammeggiante palazzo
sindaco nella
la
accorsi
morire, chiesero ed ot-
da una finestra
uomini che trasportavano
il
dove erano
Bonsignore).
palazzo del
il
ai
seta
in
la
mezzo
al
molta
fumo
e' credettero così di
troppo pesante balla s'accor-
ITALIA ARTISTICA
il
povero Romeo, tratto dal serico involucro più
morto che vivo, fu ben fortunato di cavarsela con l'esser buttato in prigione, sorte
toccata anche al Capitan d'arme Matteo Arges. I signori volevano liberare i due
popolani che facevano buona guardia risposero che non avrebberomagistrati, ma
schiuso le porte del carcere, se non fosse stato attestato con pubbliche fedi che tutte
sero del contrabbando nascostovi, e
i
le
gabelle erano state pagate, e le tande,
A
tate dai predoni spagnuoli.
cambio
fu accordato in
bellò
,
ili.
restò cheta.
'.itti.
in
Taormina
la
ili
altre diavolerie inven-
le
Arges furono
e
scarcerati
vicario
il
la
appiccò alcuni e
città
dopo, nel
fu
1674,
protezione del malfido re
tutta
ili
in
dopo
probabilmente
più
o
anni
la
cambio
mandò
B
i
nella ribellione;
riusciti, difficile
adunata
San Fratello:
e
l'
—
ne
rivolta,
lezione,
Le sarebbe
Randazzesi osservarono,
quale
il
Bellina, distintasi
questa
di
centro
e
IPRAIA DELLA VALLE DELL'ALCANTARA.
Spagna, ponendosi sotto
1
Randazzo
I
della
tentativo, certo è che trentasette
piazza d'armi,
ili
nonostante
capi
i
una donna, una certa
nuovo
Romeo
—
•
perdono definitivo.
Fosse la durezza
donativi e tutte
il
Muzio Spatafora, endi Capitan
come si chiamavano
con sei compagnie
reggimenti di truppa regolare di fanteria, e con cannoni
l'indulto,
trato ad occupare la città
d'arme a guerra, con tre
da montagna, fece legare
frusta
i
questi) patto
di
della
decorata del titolo
nsignore).
che venne
l'impossibilità
quando Missina
di
di
si
il
un
ri-
Francia Luigi X1Y,.
muoversi, trasformata
valle
sotto la
come
fu in
dell'Alcantara e delle sergemie
fedeltà
ili
sponte,
che, spinti-
i
Graziostssima.
V.
11
valore
1
di
Si
1;.
'
Via
di
Randazzo
gfiore
manovra
italiano:
alle
e della
valle
dell'Alcantara è
ora
riconosciuto
negli ultimi anni più d'una volta questi luoghi
brigate e
-ili"
divisioni residenti
in Sicilia.
1. a
vallo.
RANDAZZO
scavata tra
i
orientale dell'isola e le
sue
dominando
nello stesso
tempo
e
conducono verso
di Patti
provincie
le
centrali
che
strade
l'interno.
La
VALLE DELL'ALCANTARA
vallata,
ma
alla
93
monti Nettuniani e l'Etna, è una gran via
—
:
da
città
chi
di
tiene
comunicazione tra
Randazzo
Messina e
non sorge,
PORTATRICE D'ACQUA.
dalle
la
marine
infatti,
nel
la costa
padroneggia,
di
Milazzo
mezzo
della
(Fot. Bonsignorc).
sua estremità superiore,
non molto lontano dalle stesse scaturigini
Poggio Rotondo dal quale se ne domina
tutto il corso. Né occorre arrampicarsi proprio in cima a
questa vetta per discoprire il panorama:
basta
salire fino a Santa Domenica Vittoria,
borgo che prese il duplice nome dalla
elei
one
fiume, sotto
il
Ver-
calabrese martoriata sotto Massimiano, e
da donna Vittoria Alliata che protesse
ITALIA ARTISTICA
XVII.
Santa Domenica l'occhio estatico scopre l'ampia verde vallata, tra l'enorme piramonti di Messina, con l'argenteo nastro
mide etnea, lo sperone di Linguaglossa e
del fiume che vi si snoda, coi valloni dei torrenti che la solcano ai lati, con le città
e beneficò le prime famiglie raccoltesi su quelle alture in sul finire del secolo
Da
i
e
i
borghi e
descrisse
diava
il
greco
il
che la popolano
castelli
i
Bembo, che
la visitò nel
1
i:\
>
contemplarlo spettacolo dell'Etna
ftumine scinditur
valiti
et ìrrigatur.
come
le trote,
percorre è sempre
•
t|,
1
ih
in
la
le
come
quelli
eruzione:
numerosa
tinche, le
stessa,
dalle
di
paraggi dalla curiosità
questi
di
niMu/i
mischi it,i:sm>
allora
l'Ini uni
in
«
Vallis sonora et perpetua
utrasque ripas inumbrantes ma-
stiva
partem egregiae incolae vìndicarunt
parsi dalle rive del fiume,
alture, e
quando
alla scuola del Lascaris, attratto
1
xima nei
Essa non è ora precisamente quale la
lasciò per poco Messina, dove stu-
tutta.
1493,
».
I
boschi di platani sono scom-
quercie, di roveri, di olmi, dalle circostanti
anguille
laido del
delle
suo
acque.
Ma
la
via che esso
monte Saliciazzo presso Casal
Foresta,
.il
Schisò sotto Taormina.
Lungo
le
balze
di
riandazzo, dovi- cominci.
per un letto .nido, angusto ed
torrenti
io
incassato;
1
.1
ma
meritare
a
poco
il
a
nome
dì
fiume, esso
poco, accresciuto dai
che visi gettano, si schiude una strada più ampia e maestosa, solca intorno
ima vasta pianura dove la vite, il frumento ed il lino si alternano; precipita
RANDA ZZO
poscia e par che ristagni
V
Carlo
mente
segnano
il
ma
si
dell'Imperatore,
affretta
un'enorme rupe, che
singolare. Castiglione sorge sopra
dai contrafforti etnei,
gliante per la
pompa
5
dove la tradizione vuole che
ancora una volta tra Castiglione e Franbacino centrale. Qui la bellezza del paesaggio è propriaalla
uccidesse un'anitra;
cavilla che ne
Gorga
'
come un promontorio verso
la
pianura
si
di
sporge, staccandosi
Francavilla somi-
ad un verde lago. Oltre quelle del fiume, le
questa gran conca da tutte le parti, vi alimentano
della vegetazione
copiose acque che sgorgano in
ANASTASIA PRESSO IIAN1UZZ0.
vasti e folti giardini d'aranci e di
come
in pochi altri luoghi.
città lacustre
;
il
limoni, e noccioleti
Francavilla, in
mezzo a
monticello sul quale sorgono
più piccolo dove
l'antico
convento dei
le
fitti
come boschi
tutto questo verde,
rovine della fortezza, e
Cappuccini
è
e fruttuosi
sembra una
l'altro
ancora
stato trasformato in cimitero,
sembrano due
tina,
alla
isolette. In fondo alla pianura le Madonie si stendono come una corcime del Polverello e del Castellazzo, per Io Scibbi e le Tre Finàite, fino
Montagna Grande ed a Monte Pandolfo. La vista, mirabile dal castello di Ca-
dalle
stiglione,
è più grandiosa
dall'opposto
mastra:
donde l'Etna par che
fumante
sul tutto.
schiacci
lato
fiume,
del
la valle,
i
monti,
dal
i
belvedere
contrafforti,
di
Motta Ca-
torreggiando
Ai piedi della rupe castiglionese l'Alcantara passa sotto un ponte e aprendosi la
ITALIA ARTISTICA
mezzo a una gran quantità di massi
San Nicola, lambisce
via a furia di cascatelle in
e di sassi,
sulla sinistra l'antica archiacuta chiesetta di
del monticino sul quale sorge
per
valle del
la
gole
le
che sembrano fasci di enormi verghe
peggianti gole formate di basalti prismatici
scorrenti tacite e lente
si
tingono
di
lascia
strettissime, profondissime, ser-
Larderia:
di
Fra
pidee violentemente contorti e spezzati.
si
falde meridionali
Franca villa, e passa sotto Motta Camastra
castello di
il
Petrolo e per
le
queste
non occorre molto
livide tinte, e
la-
scure pareti le acque
e
strette
sforzo di fan-
paesaggio dell'inferno
tasia allo spettatore per credersi trasportato dinanzi a qualche
dantesco.
Più oltre,
il
letto del
fiume e la stessa valle
i
monti del Mitoscio,
e
Tre Monti,
i
contrafforti delle
i
Madonie
Falco. Sul lato sinistro
nimo
"villaggio, oltre
finché
e
il
picco sul quale
londere
'
'Ili
I
le
del
nomi
slargano ancora una volta, tra
VSIII.l.KlM
(Fot. de]
Sant'Anastasio e
il
col Velluso,
sbocca
la
il
la
gran fiumana
di
alla
si
sua
erg'
il
imboccatura,
castello di
tra
il
la
Guardia, fino
di
al
monte
sull'altro,
IVrciata a sinistra
Pietra
Calatabiano a destra:
arenoso, se ne va per
Campo).
chiamata dall'omo-
Graniti, così
Poggio
i
Calciniera addossati all'Etna
Cappellazzo e
quale s'incontrano Kaggi e Cavallaro addossali L'uno
il
mezzo ad un larghissimo
in
:
valle arriva
la
vi
si
il
fiume, scorrendo
pianeggiante a consue acque verdi con quelle glauche del Ionio, presso il capo Schisò, SOttO
I
letto
la
riva
auro.
di
questi
luoghi ne rivelano
parte l'ortografia araba: Calatabiano,
un
poco
la
storia.
Kaggi serba
ani-ora in
l'ha
perduta, dice ancora chiaramente la sua
origine: fortezza dì Bian, capitano saraceno.
Motta Camastra. derivando dalla radice
fenicia
mot
—
rifugio, abitazione
lingua vale popolo
ili
—
Astarte, rista
se
e
ad
da 'Ani
attestare
.[stilarti
Ka mostrai,
una più remota
e
che nella stessa
tenebrosa età,
il
CASTIGLIONE E
I.A
VALLI:
HLLI.
ALCANTARA.
RANDA ZZO
97
culto dell'Afrodite orientale. Un'altra etimologia, facendo derivare Camastra dal greco
tremaste, sospesa
—
e
il
borgo appare
infatti
appollaiato
come
attesta l'introduzione dell'elemento ellenico,
l'attesta
sulle
il
falde del
nome
di
monte
—
Cremisa portato
da una regione limitrofa. Nel nome del capo Schisò l'elemento ellenico ed il mussulmano sono insieme confusi l'antica voce greca Naxos si frasformò al tempo degli
Arabi in quella che ancor oggi s'ode ripetere. Il villaggio del Moio parla della conquista latina col suo nome di Modium, che gli Arabi più tardi dissero 'Al Mudd,
:
quando
tutto
il
fiume, già chiamato
LA
Akesines
linci:
\
ni
dai
Greci,
fu
denominato
nella loro
CASTIG1 IONI
chiamano con voce araba
ma non perciò il
nome della parte si è esteso, come qui, al tutto. Secondo una leggenda popolare, il
ponte dell'Alcantara, sotto Calatabiano, fu eretto dal diavolo in una notte. Una tradizione meno fantastica, riferita dal geografo arabo Edrisi, dice che l'opera « di meravigliosa struttura » fu ordinata da un gran Sultano di cui attestò la potenza. LegRomani gettassero un gran ponte sull' Akegenda e tradizione escluderebbero che
sines, o Acesines, o Asines, all'incrocio con la via da Messina a Lilibeo, denominata
Valeria dal nome del console Marco Valerio Messala. Probabilmente, secondo un'ilingua \
il
Quantarah,
'àntara
—
uno passa
(
il
ponte. Altri ponti,
sull'altro
gran fiume
in
Sicilia,
isolano,
il
si
Simeto
—
i
potesi enunziata dal professor Pietro Rizzo, ai loro
ristretto,
tempi
il
letto del
fiume era più
ed un solo arco gettatovi sopra bastò a farlo traversare. Ouest'arco romano
TA1.IA
esisterebbe ancora, e sarebbe
età di
il
mezzo, eroso dalle acque
ARTISTICA
terzo di quelli che
il
terreno
formano
circostante,
il
il
ponte moderno. Nella
passaggio fu reso malage-
role, finché gli Arabi non costrussero il ponte loro, che per essere opera ingente e
lungamente desiderata, impressionò la fantasia delle popolazioni del territorio, in modo
Al Quantarah, Alcantara, il Ponte,
tale che ne nacquero la leggenda e la sineddoche
fu detto tutto il fiume sul quale si vide gettato il gran ponte.
:
E
Sicani, e Sicoli, e Greci, e Cartaginesi, e Siracusani, e Mamertini, e Bizantini,
Normanni, e Spagnuoli, e Francesi,
e Arabi, e
kSTIGLlONE
e se ne contesero la valle.
v-
e Tedeschi ne insanguinarono le
I
II
CASTELLUI CIO.
Le prime notizie sicure
che avvenne dalla foce, dove
i
Calcidesi
riferiscono all'invasione ellenica.
si
Teocle
di
acque
primamente toccarono
la
terra
fondarono Nasso. Sul lido essi innalzarono un tempio a Venere Afrodisia
ed un altare ad Apollo Arcagetc che fu per lunghi secoli oggetto di venerazione
profonda:
delegati delle colonie sicule alle feste della madre patria, e coloro che
siciliana
e
i
andav
in
Grecia a consultare un
venivano qui a compiere un
dove oggi
"il
tanti
re
insulan
s'innalza
altri
per
la
pubblicata
la
non
statua di San
alla
M
nografia
.Mini-tei-" della
scioglievano
Molto
propiziatorio,
le
vele se
probabilmente
non contempi"
il
il
vescovo antiocheno che dii
Gaetano Mari" Columba, valente
Pancrazio,
religione di Cristo nell'isola,
Sicilia
dal
la
oracolo,
.sacrifizi"
s/<>riui
dei porti dell'antichità nell'Italia
Marina, assicura che
la
tradizione durata sino
1ASTISLI0NE
—
CASTIGLIONE
II,
—
CASTELLO, DA MEZZOGIORNO.
II.
CASTELLI!, IH l'ONEME.
(Fot. de Roberto')
ITALIA ARTISTICA
ioo
come punto
fine del Seicento indicava quel sito
alla
di
sbarco:
«
nulla di più vero-
adunque, della vecchia ipotesi che la statua di San Pancrazio stia, press'a poco,
posto dell'antico altare di Apollo Arcagete, e il nuovo patrono abbia espulse l'an-
simile,
al
vede spesso nelle monete di Xasso, ed anche
moderno Santa Venera, se pure non è lo
stesso Acesines o Asines, e per conseguenza Alcantara. Tuttavia le prime e più frequenti impronte dei conii nassini sono la testa di Bacco impampinata e il tralcio col
grappolo d'uva, o Sileno. La potenza di Xasso si estese ben presto, oltre che lungo
tico
».
Certo è che
la testa
d'Apollo
quella del fiume Assinos, che
i:
le
si
sarebbe
il
\I.C\M M;\ Mll in
coste bagnate dal Jonio, anche verso
\sl
:
H',l
IHM
(Fo(
.
Bonslgoore),
superiore corso del fiume, a spese
il
suo massimo splendore quando
ilei
Si-
grande spedizione
ateniese contro Siracusa e Selinunte, capitanata da Nicia, Alcibiade e Lamaco, vi
ne fece la base delle operazioni guerresche, accampandosi
sbarcò nel 515 a.
coli di Tissa: la colonia era nel
la
Ce
probabilmente in quel
403, l'ultimo fato di
kles,
simo
l'espugnò
colle
e
sito
che oggi è detto Piano
Xasso fu segnato quando
discusse, disperdendone
Tauro sorgeva
[Taormina,
la
gli
di
Broderi.
l'orbi anni
dopo, nel
Dionigi, grazie al tradimento di
Pro-
abitanti: in quegli stessi giorni sul pros-
Nasso
nuova,
che doveva vivere d'una vita
prospera e Iuulu.
Nuove pugne
il
cartaginese
si
accesero ancora lungo
[milcone, distrutta
Messana,
la
si
valle
dell'Acesines poco dopo,
avanzò verso Catania
e
quando
Siracusa, e tro.
RAXDAZZO
vando sbarrata
la via
da un'eruzione
dell'
ioi
Etna (396
C),
a.
Tissa. Ellenizzata la valle dai Siracusani trionfatori dei
in potere dei
sero tra le prime Alesa e Tissa, e durante
Pompeo
Roma,
dominio
il
:
viro in Italia,
il
La marcia,
zecchiate
ai
\siir.uo\K
suo luogotenente
raggiungendo
-
rimasto
si
di
Taormina, e fuggito
al
comando
delle
Pompeo,
sui
risalirono
il
corso
disse a suo luogo,
dalle milizie
monti Xebrodi verso
del
manni percorsero e ripercorsero
conquista di Troina, poi quando
sette secoli
fiume
Randazzo
—
sino
a
per
la
trium-
pensò
via della valle.
numide
e
da Pompeo
pun-
la
campale nei pressi del
marina
dopo contro
i
Tirasah o Tiracia
di
Tindari.
Bizantini possessori
—
probabilmente,
guidate dal sultano Hafàgah o Khafàgia.
I
Nor-
primamente quando mossero da Messina alla
conte Ruggero, espugnata nel 107S Taormina,
la valle,
il
vol-
di Cornificio, affamate, assetate,
fianchi e di dietro dal nemico, sfidate a battaglia
risalite
il
milizie sbarcate,
la costa settentrionale siciliana
Le orde musulmane, rovesciandosi
come
rada
si
tempo delle lotte
memorabile ritirata di Lucio
al
i>
eroicamente compita dalle legioni
Moio, vittoriosamente
dell'isola,
limili:
ostacolata dalla cavalleria di
in persona, fu
tardi
della quale
al partito
romano,
e Ottaviano, questi luoghi furono teatro della
Cornificio. Disfatta l'armata di Ottaviano nella
di porsi in salvo
monte per
il
che
percorso dalle legioni spedite contro Siracusa da
fra
dietro
Gerone II disfece nella sua triplice campagna del
parte lungo il corso del fiume. Sette anni dopo il territorio fu
Mamertini,
272-71-70, svoltasi in
girò
Punici, essa cadde più
ITALIA ARTISTICA
ce la marcia verso Randazzo e l'interno dell'isola: fu allora che un santo frate
Cremete chiese ed ottenne la protezione del gran Conte, sotto
cui auspici sorse il
gran monastero di San Salvatore della Placa. Durante la guerra del Vespro fu signore di quasi tutta la valle Ruggero di Lauria, avendogli re Pietro affidato punti
i
i
più strategici
:
Castiglione, Francavilia,
Motta Camastra,
la
Roccella.
Il
re che
d'ogni valor portò cinta la corda.
i:\srn:i.iiì.\K
-
n.
ui;\\
i-ino
i
(Fot. Bonsignore).
i
non sospettava che l'ammiraglio avrebbe tradito
la casa d'Aragona per mettersi coi
avvennero quelle battaglie, quegli assedi e quelle espugnazioni dei
quali si parlò a proposito di Randazzo.
L'ultima grossa guerra combattuta liinej. l'Alcantara fu quella scoppiata dopo il
Francesi
;
e allora
breve regno
di Vittorio
conquistare la perduta
vittoriosamente.
lampo
sulla
di
oldati
maggio
le
1711».
11
e gli
marchese
11
Spadafora per
fine del
Amedeo
Sicilia,
di
Madonie
di
Savoia,
Austriaci,
quando
scesi
a
gli
Lede, generalissimo
e
sbarcarono
si
il
Eugenio e comandante austriaco, disponeva
marina
conte
ili
17
i
di
di
Savoiardi,
spagnuolo,
a Francavilia
trincerò
alla
e tremila paesani suoi fautori;
Spaglinoli vennero a
sostituire
Patti.
Il
si
la
ritirò
quando
i
ri-
dile-
dal suo
Tedeschi.
lede aveva con sé
[<j
Mery, luogotenente del principe
mila fanti e
4500
cavalieri. All'alba
CASTIGLIONE
—
TORRE
IH
SAN VINCENZI
(Fot. Bonsignore).
ITALIA ARTISTICA
104
giugno
del 20
mischia
si
accese la
San Giovanni
alture di
battaglia
il
:
austriaco del
Seckendorf attaccò
fiera lotta, nel
pomeriggio
Mery cadde
ferito
tra
:
e morti, non caddero meno di seimila
nemico restò padrone del campo, gl'Im-
feriti
i
combattenti. Perduta la battaglia, poiché
il
volsero verso Motta Camastra, che presero e nei dintorni della quale
si
le
allora la
;
fece generale attorno alle trincee spagnuole, dinanzi alle quali, sul far della
si
sera, lo stesso
periali
corpo
dopo una
e le espugnò,
centrarono, scendendo poi a poco per volta
corso dell'Alcantara, fino
il
si
con-
capo Schisò
al
ed a Taormina, che espugnarono, ed a Messina dove entrarono da vincitori la pace
firmata all'Aja diede loro il dominio della Sicilia. Dopo circa due secoli, le testimo:
II.
nianze della battaglia
Cappuccini
si
sono qua e
palle di
tomba
là
vedono
eonie
Ks
r \
.
,\
(Fot. Bonslgnore),
i-.VSI'll'.I.IIINK.
Francavilla non sono .incora perdute: sulla montagnola dei
serbano
si
nella chiesa
di
I
traccie delle opere di fortificazione
trovati e
cannone;
del
di
IHMiiriillK IIHI.H
Motta
in
madre
di
Camastra
questa terra
Wolkenstein che cadde
nella
si
fattevi
dagli Spaglinoli;
si
tedeschi' e
vestigi di divise
legge l'inscrizione posta sulla
gran giornata,
VI.
Questa matrice
nei
di
Motta non
primi anni del
più antica è
lo
Secolo
,'
Spirito Santo,
l'Annunziata, dove
la
sua
li
W'II
e
fu
più antica chiesa uè
qualche
decennio
la
più importante:
addietro
dove C*è una Madonna gagìnesca
maggior campana porta segnato
;
rifatta.
e
Un
veramente
l'anno
1161
RANDAZZO
e dove l'arco acuto che sostiene parte
stare l'origine
ha
gli
stipiti
normanna
maggiore resta ad
della volta dell'altare
Un
più
segno ne è
bel
la
di
stile
:
l'apertura è stata in
antico luogo sacro mottese fu anche luogo forte, prima che sorgesse sul castelli
nale la torre
:
torre e palazzo
formano insieme
—
r.\Sl'li',I.IONE
suoi difensori, che
italico
gran parte condannata per impedire
e solo un angusto passaggio consente ancora l'accesso. Questo
gotici
caduta degli archi,
atte-
porta laterale, che
terminati da graziosi capitelli e l'arco esterno centinato
con archetti interni
la
dell'edificio.
105
le
baro-
(Fot. de Roberto).
SAN NICOLA.
da quel culmine dominavano
>
fortezza di Motta, la vedetta dei
la
vie d'accesso al
borgo e tutta
la
parte centrale della valle.
Nella quale sorsero
in più inespugnabili
siti
altri
:
castelli,
primo
di
di tutti
maggiori
dimensioni, di più salda struttura,
quello di Castiglione, la
civitas
animosa che
Federico III abitn nel 1356, e che serba ancora, nelle vecchie case ammucchiate sulla
rupe, nelle viuzze ripide, anguste e serpeggianti, alcun che del carattere antico. Il
già citato Antonio Filoteo Omodei, autore
della Descrizione della Sicilia,
sopra due leoni, e dicesi
dice
in latino
che
la
—
—
ed italiane
ha per insegna un castello
fra tante altre opere latine
patria
Castrum leonum
sua
«
dalla sua forma, poiché
luogo rappresenta due leoni che insieme par che giacciano
».
Oggi come
il
sito del
oggi, per-
ITALIA ARTISTICA
io6
limosi per le erosioni
il
profilo delle
due
belve,
verso
valle pare un'immobile fiera appiattata, possiede
la
nino, e
sembra
luccio
«
:
fatta
apposta per sostenere
sommità
nella
»,
dice l'Omodei,
maggiore, che gira più
cui
il
stemma
lo
di
mezzo
le
rupe allungantesi
la
:
un aspetto veramente leo-
due fortezze del Castello e del Castel-
sono luoghi
«
altissimi di sassi grandissimi,
una rupe altissima
di
sarebbe
Castiglione
di
sopra un leone
più appropriato se rappresentasse due castelli
da ogni lato dirupata,
e
è cinto di mura, dov'è fondata la rocca o castello della terra, veramente inespugnabile,
tanto perchè non ha che una scoscesa e strettissima entrata
I.'
per
pi.
la parti'
ili',
\l.i;\M \l:\ 501
ponente, davanti
ili
nascondere
nitri- i-hc
la
la
CASTIGLIONE.
I
cui porta è
porta,
la
un
vi
è
un'altra fortezza, chiamata
smisuratamente
i
mdata
forte.
la
a
S.
vi
è
più di
quindi
in
r
ai
suoi
il
poi
dirupatis:
luogo
[benché ogni cosa
quale sotto l'impero
a
predicare
Gesù anni
in
circa
pio.
il
Castiglione e scacciò molti demonii, che infestavano
•
mezzo
il
prima che arrivasse ad A-ira. dove morì e diede
Sicilia,
nel
venendo
in
di
1.
Filippo Costantinopolitano,
dopo
nascita
K
so passi,
una cappelletta
d' Arcadio,
la
1
natura piantatovi,
dalla
all'entrata.
alto
Campi
Fot. del
Solecchia, con molte cisterne d'acqua
Dentro questo castello
in rovina] dedicata
sasso,
in
smisurata salita
i
difficoltosa
renili-
questo castello, sopra un'altissima rupe, che va
ili
di
tempi è cresciuta
coi
secoli,
e
nome
il
alla
paesi...
il
Vangelo
terra,
...
venne
La rovina
nell'interno della rocca,
dove
RANDAZZO
era questa cappella, dove
rotti
si
dice che fosse la
[07
zecca, non
si
vedono
e vòlte sfondate, sui quali s'abbarbicano l'edera e l'ortica;
e sollazzi
»,
la
«
stanza veramente regia
è irriconoscibile
»,
:
il
«
le sale
altro che
luogo
muri
di delizie
sono trasformate
nondimeno qualche cosa dell'antica bellezza
architettonica si vede nella facciata di ponente, dove sono quasi intatte alcune belle
finestre bifore. Da questo castello, soggiunge l'Omodei, « fu menata via la bella Anmagazzini o ridotte a piccole stanze
in
giolella,
;
o pure Angiolina, figlia unica (come per tradizione degli antichi) del barone
d'essa terra, dal Delfino di Francia
».
LA VALLE DELL'ALCANTARA, DA CASTIGLIONE, SOTTO LA NEVE.
Gli storici francesi
Omodei
dell'autore, nel
lici
«
non hanno certamente
fece oggetto d'un'opera divisa
1609 a Venezia,
col titolo
amori del Delfino di Francia
novamente
e
di
ma
«
questo ratto, che lo stesso
e
stampata, dopo
Loria nobile Siciliana
normanna
famosa
di
libri
la
morte
Della notabile e famosa historia de'
Angelica
ritrovata e dall'antica lingua
novamente perduta,
notizia
quattro
in
(!)
».
fe-
L'opera,
tradotta nella lingua italiana
»,
anche in versi volgari
nell'anno 1462 da un Antonio d'Oliverio, è questa
che, possedendo « Ruggieri di
Loria » la terra di Castiglione al tempo di Guglielmo il Malo, e dimorando egli nel
è stata
la
historia,
cantata
:
castello insieme
con l'unica
alcuni mercanti francesi
;
figlia
uno
Angiolina od Angiolella, accolse ed ospitò un giorno
dei quali,
un certo Giacchetto, rimase talmente coni-
SOTTO
FRANI
uni
|
i
il
ni
II.
ii
CASTELLO
CASI
,
DI
DALI
FHANCW1LI
\
STRADA
Fot. de Roberto).
\
DI
I
tSTIGLIONK.
(Fot.
B
ITALIA ARTISTICA
rio
preso dalla bellezza della donzella, che tornato in Francia ne parlò
Delfino in termini
tali
da farnelo
innamorare.
tissene sotto mentite spoglie, insieme
con
Nuovo
al
Janfré Rudel,
suo signore
il
Delfino par-
il
l'informatore, per la Sicilia e Castiglione,
mercante che l' accompagnava ma grauna certa Franca, antica balia della fanciulla, l'innamorato principe
potè avvicinare l'oggetto della sua fiamma, e « senza venire ad altro effetto giovanile ed amoroso », la sposò secretamente, promettendole però di porla sul trono di
dove
l'ignaro
zie agli uffici
Ruggero
l'accolse insieme col
VW.I.K IIKI.I.'WXAM
Francia
a
e
di
il
suo regno;
la
sponda del fiume Cantara
torno. Angiolella che lo aspettava
tei:
li
da
(i
Franca, Veglia
corda legata
lui
licità
il
BACINO
il
ma
PRANI
l'i
\\
ILLA.
Sicilia.
la
tornato
in
(Fot.
Così fece,
Sicilia
agosto, e sbarcato a Taormina, venne a Castiglione, e
di
monte sopra
•
UH
svelare l'esser suo prima di lasciare
Palermo, donde salpò per
-
;
di
condotta
Delfino,
alla
in
»,
colonna
si
ili
»,
insieme con
lasciò calare
una
diede
al
balia,
e
col
fuoco sopra
un
suo
ri-
del
che diceva contìnuamente
mura
le
raccolta
una giostra
con due galere nel
convenuto segnale
il
lungo
finestra, e
Francia e presentata
la
«
in
Bonslgnore).
del castello per
nelle
una scala
braccia dell, sposo fu
re: ad eterna testimonianza della sua
tornato ancora una volta in Sicilia,
»
fe-
per liberalità e grazia del buon
LA VALLE l.NTOHNO A KIIANCAVILH.
fium: VVILH
-
lillV
l\l
hi
I,
i
IMI
II
[Fot. Bonsianore).
ITALIA ARTISTICA
re Guglielmo fece edificare sopra quel monte,
dove aveva
quale, in
cavilla
un
della sposa,
il
tempo
dei
di
;
pensasse
ma
ancora
durre
ad una
nome
più bello è
Lauria tenesse Castiglione
Normanni
!
Nel suo volumetto
il
notabile e famosa historia
e
la
eternare
di
Mandatari ha
notato le altre incongruenze grazie
la
terra,
bel caso che, invece del
Popolazioni dell'Etna,
sulle
una
segno,
Franca, chiamò Fran-
Delfino
della balia
che Ruggero
al
il
di
".
E' già
quello
fatto
memoria
leggenda,
o
»
alle quali
si
meglio
deve
ad
ri-
un
semplice romanzo inventato e divulgato dai
Castiglionesi perchè provasse che
la
patria
loro esisteva ed albergava signori e principi
quando Francavilla non era sorta ancora. La
due terre, poste l'una ai piedi
dell'altra, doveva fatalmente scoppiare
dominando topograficamente vicini Francavil-
rivalità fra le
:
FRANCAVILLA
—
PORTA
MI
SANT'AGOSTINO.
H-'ot.
i
lesi,
de Roberto).
kSTIGI
m\i
i
I,'
quei di Castiglione
ETNA DA
m\>
dovevano
volerli sot-
RANDA ZZO
113
toporre; Francavilla, da canto suo, doveva difendersi
piedi al
tempo
Guglielmo
di
I
re di Sicilia
Muli
siatlis,
quale
e che fu rifatto,
il
regio
della signoria
demanio
di
secondo
lo
col
Taormina, nel 1535.
rato dalla parte dei Castiglionesi
:
l'
dal
suo
attesta
il
castello
di
tempo,
visconte di
Attilio di
Francavilla,
insieme con
che era in
«
De
Fazello nel
(Fot.
Omodei, da Don
titolo
Il
come
CAHASTRA.
.V
afferma
vendè,
»
la
natura,
.le
rebus
l;
Balsamo,
al
in
cambi"
si
è schie-
della loro fortezza, sorta sulla rupe eccelsa,
ha
ri-
MALIA ARTISTICA
'4
i
ancora qualche
spettato
mentre ha
cosa,
intera-
mente rovinato quella di Francavilla, della quale
non si vede altro che il mutilato profilo di qualche muro cadente. Pure, intravvedute da lontano,
in cima al monticello dal fondo della valle, le
rovine di quel castello hanno qualche cosa d'ariostesco.
Una
rovina press' a poco eguale ha colpito
chella, più
la
Roc-
fortezza della Roccella, l'antica Aurichella o
chiamata Roccella-Randazzo per
tardi
esser vicina a questa città, e ora ufficialmente de-
nominata Roccella-Yaldemone. Chiusa
tra
due
grado, l'altra più piccola, sulla quale sorse
stello
con
le
sue
merlate, con le sue
torri
da ogni
fortissime, inaccessibile
probabilmente
esistette
mani, quantunque
scano
.MOTTA
CAHÀSTRA
l'Illa \
IH
I
I
'\N\I N/IAI
\.
(Fot. de Roberto).
al
la diede nel
dopo, nel 1306, fu barone di Roccella
Sicilia
il
quale, ricevuta quella terra,
tra le
prime ad innalzare
la
dal
lato,
dei Musul-
notizie
Federico l'Aragonese,
1296 in baronia
al
Spatafora
seguito
dei
;
ca-
mura
questa terra
tempo
prime
il
si
il
riferi-
quale
suo milite Damiano
che erano venuti
Normanni. Dieci anni
ma questi non ebbe il
due c'era stata la signoria di Ruggero
insieme con tante altre, dalla casa d'Arai
gona, gliela volse contro quando egli stesso
fu
al
sue
Ruggero Spadafora
feudo come erede di Damiano, perchè tra
l.auria;
di
Spatafora, di quegli
in
'li
tempo
le
fin
rupi,
sommo
l'una enorme, erta, scoscesa, pittoresca in
bandiera dai
si
diede con gli Angioini.
fiordalisi,
sebbene
i
E
Roccella
Randazzesi.
come
^
,
MIMO
—
I.A
Tonni-,
^**
>
IASA
Gì
//Mini.
Ili
MALVAGNA.
(Fot. de
Roberto).
(Fot. de Ui.hcrtoi
ITALIA ARTISTICA
[8
si
il
disse a suo luogo, ve l'abbassassero.
feudalismo
quale questa
periodo nel
Da
quel tempo fino al 1812, quando fu abolito
Roccella appartenne a casa Spatafora,
in Sicilia,
la
Appunto da Errico
naiuto, dai Gioeni e dagli Statella.
quel Giovanni Spadafora che dopo aver arricchito
Gagini, volle per la sua
cola del
gli
tranne qualche breve
perdette, per recuperarla tosto dai de Castellis, dai BoStatella la rivendicò nel 1510
Randazzo
chiesa di
la
del
San Ni-
propria terra un'opera di quell'artista, e nel 1526
marmoreo della Natività con sopra il Santissimo Sacramento, a
San Giovanni, sotto uno scannello con dodici Apostoli e
allogò un quadro
destra San Nicola, a sinistra
l'U.\//<> IMI. l'HIV
ne]
mezzo
il
non che
Ciborio,
altri
sacri
lora
tata
committente pose
il
se
non
collocarla;
nello
ma
coma Tanto
questa volta
il
.1
bastò,
il
ed
le
Gagini
il
e.
tema
e
«lei
di
obbligò
e
ili
suggerirne
la
perizia
1"
a
tutto
un
doveva essere
sarebbe
stat.
recarsi usui
la chiesetta
d'un
1
rifiu-
luogo per
Randazzo, perchè Antola
iniziò,
svolgimento
quadro
--r.1l.11
Palermo. A.nchi
.il
contentandosi
figlio
tecnici dell'esecutore, perchè
1540. riuscisse
tempio d'una metropoli nonché
a
neppure
forse
ili
l'opera
anche
andarono come
l'opera,
il
:
Santa Cita
patto che
il
si
non
«se
unitamente con
dell'aprile
accettò
l'artista
compimento
fornire
di
consegnata
rarsene
e
piaciuta,
non portò mal
probabilmente
tura,
Fosse
(Fot.
.
soggetti ed attributi
maggiore
dello stesso lavoro del celebre altare
ll'l
suo Giala
scol-
mirabile, e tale da ono-
villaggio. Roccella ha poi.
ITALIA ARTISTICA
[20
in Santa Maria, una Madonna dove il tratto particolare dei Gagini è evidente, sebbene non possa dirsi ci in precisione a quale dei tanti artefici di quella fecondissima
famiglia è dovuta.
Se
il
castello della Roccella
è
un
informe
si
rudere,
sta
invece ancora
SAN FlUXCESr.O,
(Fot.
de-
in
piedi.
E)
la torre costruita nel Cinquecento da] barone don Pietro Lanza .il Moio,
anche qualche vecchia casa signorile e una chiesa con un Crocefisso del già
menzionato frate Umile da Petralia. Intoni., al moggio che diede il nome a questo
ro corre un'altra leggenda che non sarà fuor di
luogo riferire con le stesse pa-
intatta,
c'i
role
de]
già
citato
Omodei:
*
Imperocché dicono essere
che avendo quei campi seminati
e
fatta
stati
due
fratelli,
grandissima quantità
l'uno dei
di grano,
RANDAZZO
l.l
Nel' \i;i.f>SSA
i:
L'ETNA.
tempo di dividerlo il fratello che vedeva misurava quello con la misura che modio
o moggio si chiamava, e quando lo riempiva dal cupo lo riponeva dalla sua parte, e
quando per il fratello, riempiva solamente il fondo per il rovescio quella misura.
Laonde dicono che il cieco, toccando con la mano il grano, non potendosi accorgere
dell'inganno, diceva
Se non vedo io, vede per me Iddio. Finalmente, essendo il
grano diviso e fatto un grandissimo mucchio dalla parte del fraudolente fratello, sopravvenne miracolosamente un lampo di fuoco dal cielo, che bruciò lui con tutto il
grano laonde diventò un altissimo monte di terra arsiccia e di color quasi rossa ».
La favola, spiega l'autore, fu originata dal fatto che questo monte « veramente pare
manufatto a guisa propriamente che suol farsi il grano quando in grandissima quantità
al
:
;
ITALIA ARTISTICA
l22
viene ammassato con le pale
che diviene come
una piramide
metta
Si
».
al
luogo
piramide un cono tronco, e si comprenderà, anche senza vederlo, che questo
monte ha la forma, oltre che il colore e la natura, di uno dei tanti crateri avventìzi]
della
minati
ticolari,
come
forma, o secondo
la
I
vi
allignano.
Questo che prese
fuori
del perimetro de]
nulla
rammenta
niani,
e
fianchi dell'Etna e designati
tanti foruncoli sui
o secondo
La
che sono
Nella pianura
il
vulcano,
\
CI
secondo
STODIA DSL SACRAMENTO
nome
dal
oltre
\l
modium, ha
Fiume
il
natura plutonica, ed
'li
colore, o
il
che
1"
I
con
M'I'i
la
nomi par-
che col tempo
'
singolarità d'essere sorto
circuisce,
piedi di quei monti che
ai
tanti
gli alberi
un luogo dove
chiamano Nettu-
in
si
natura nettuniana effettivamente.
dove giace,
Moio
il
parte dei suoi
idarono Malvagna, che
è
è
infestato dalla
salirono
abitanti
pertanto
in
la
malaria durante l'estate
costa
una pittoresca
«Iella
montagna
;
per
vicina
e
situazione e possiede un
L'ETNA HA LINGUAGLOSSA.
L'ETNA HA
:
1NCUA61
1
(Fot. Jcl
Campo).
ITALIA ARTISTICA
124
vecchio palazzotto signorile, mezzo casa e mezzo fortezza.
A
destra della strada che
da questo villaggio conduce a Malvagna, e sotto il cratere, sorge una delle tante
(iibr che restano ad attestare la dominazione bizantina in .Sicilia: questa di Malvagna è oggetto di frequenti pellegrinaggi da parte degli stranieri che vengono a
l'Il
Taormina, leggendo
e la sola
ili
tutta
issi
Sicilia
nel
lom
i
I.IM.iN
I
I
-
|ii\l v\\.
i.icdcker clic è inulto interessante per gli architetti
scampata
dalla
distruzione
saracena.
Ma
la
guida tedesca,
d'ordinario tanto bene informata, dev'essere stata causa di molti disinganni;
i
viaggiatori che affrontano
per venir qui da
il
disagio
Taormina
—
di
n<>n
sette
ore
trovano
di
altro
carrozza
dir
—
perchè
quante ne occor-
quattro mura, senza una
(Fot. de Roberto).
RANDAZZO
127
sagoma, senza un intaglio, senza il minimo segno dal quale questo magazzino di sarmenti dimostri d'essere stato un'opera architettonica.
Per tornare ai castelli antichi, le rovine di uno molto vasto e forte, all'estremità
inferiore della valle, e precisamente sulla cima del picco che la chiude dalla destra.
CALATAM kNO
La
sono quelle di Calatabiano.
Normanni
rovinata.
e Spagnuoli
Oggi
le
fortezza
cominciarono
mura,
i
tetti
- POMA
col
meno
spaziosa,
non
è
(Fot. de Roberto),
SAN FILIPPO.
dell'arabo
capitano
trasformarla;
della cappella
e
della
Bian
è
irriconoscibile
;
vandali l'hanno
tempo e
torre cadono tutti in rovina
il
i
:
ma da quelle rovine la
un solo piombatolo
meno bella di quella famosa che si gode da Taor-
sull'arco acuto dell'entrata resta intatto
veduta, se è
DI
;
CALATABJANO
—
SAN
111 IH''
l:
CHIESA
l'I
RAGGI.
(Fot. de Roberto).
ITALIA ARTISTICA
MONI
mina
\
I
in
K ISSO.
sorgente dal mare che circuisce da levante
uno sfondo sublime per gli avanzi del luogo forte dalla parte di
mezzogiorno; a ponente s'inabissa e spalanca la valle, e da tramontana si ritaglia
l'orlo dentato dei monti taorminesi
la Mola in mezzo, che sembra un vero molare,
la Veneretta somigliante ad un incisivo, e il cacume del castello di Taormina aguzzo
l'impareggiabile profilo dell'Etna
:
\e rive
isolane, è
:
MONF.TK
come un
hi
N\SSn
canino. Alle falde del picco s'aggruppa
il
comunelle-
moderno
ili
Calata-
prima cinta merlata che difendeva l'antica cittadella.
sorge la chiesetta di San Filippo, che ha due belle porte tra bizantine e normanne,
simili a quelle della chiesa madre di Kaggi, della cappella di Sant'Agostino in Francavilla ed a tanti altri segni, mezzo cancellati dal tempo, e troppo poco custoditi
biano
;
a
mezza
costa, oltre la
dagli uomini, della civiltà fiorita in questi luoghi mirabili.
MONI
i
\
in
\ kSSO.
1
+3
U
cr>
&
OINOHOHOÀIOTAIM