Omelia di D. Adam Golec

Download Report

Transcript Omelia di D. Adam Golec

30 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II
San Salvatore in Onda, 22.06.2016.
Adam Golec SAC
INTRODUZIONE
I Santi sono rari, ma quando si incontrano ci trasmettono qualcosa di
celestiale.
La mattina presto, alle 7.30, trenta anni fa, proprio qui ha avuto luogo un
incontro tra due personaggi eccezionali - san Vincenzo Pallotti e Karol Wojtyła,
nel momento il papa Giovanni Paolo II, futuro santo.
I Santi in Paradiso non dormono, ma ci seguono, ci accompagnano, ci
difendono, ci aiutano nel cammino della nostra continua conversione e ci
aspettano nella festa dei santi: nella festa del pieno compimento delle
Beatitudini. E oggi, in questo momento, Don Vincenzo e Don Giovanni Paolo II
ci parlano attraverso la loro vita. Essi hanno vissuto pienamente le Beatitudini
e ci indicano la strada per sperimentarle anche noi
Più che l’uomo che si avvicina a Dio, è Dio che si avvicina all’uomo, questa è la
cosa importante. Questo è l’atto di misericordia; questa profondità d’amore che
Dio ha per noi e che in questo momento intenso di spiritualità ci porta in
questo cammino di misericordia e di conversione.
1
30 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II
San Salvatore in Onda, 22.06.2016.
Adam Golec SAC
"Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere!" (Mt 7,20).
Così l’evangelista Matteo suggerisce un criterio per distinguere il vero dal falso
profeta. E chi è il profeta, se non un uomo che parla e agisce, perché inviato
da Dio a comunicare la sua Parola, perché chi è chiamato viva in fedeltà? Il
vero profeta parla in nome di Dio, comunica ciò che può aiutare gli uomini a
realizzare il suo progetto di salvezza. La sua forza risiede nell’obbedienza alla
Parola, nell’umiltà del cuore e della mente, nella forza della preghiera
incessante, nella semplicità e nella sobrietà dello stile di vita. Per tutti è un
segno di contraddizione. Parla opportune et importune secondo i tempi e i
disegni di Dio, non seguendo le mode e le voglie degli uomini. Parla a tutti, ma
non sempre è accettato da tutti.
Parafrasando una nota espressione dei Martiri di Abitene potremmo dire:
«Senza i profeti non possiamo vivere». Anche nel nostro tempo abbiamo
bisogno di loro. E il Signore non manca, nella sua bontà e provvidenza, di
inviarli. Ha bisogno di profeti il mondo perché, come ha scritto lo storico e
filosofo inglese Arnold Toynbee, «le opere di artisti e letterati hanno vita più
lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti e i filosofi vanno più
in là degli storici. Ma i santi e i profeti valgono di più di tutti gli altri messi
assieme».
Esattamente 30 anni fa, il 22 giugno 1986 qui in questo posto la famiglia
pallottina ha avuto il privilegio di partecipare nel incontro tra due santi e
profeti - Vincenzo Pallotti e Giovani Paolo II. Si poteva sentire qui: "la mia
visita odierna trova la sua motivazione più profonda nella mia ammirazione per
la persona e per l’opera del vostro santo fondatore, ammirazione che si è resa
più intensa nel mio frequente contatto con un vostro illustre confratello, che
ricordo con grande nostalgia: il padre Guglielmo Mohler, per molti anni rettore
generale della vostra Congregazione e anche membro del Pontificio Consiglio
per i Laici. Durante il Concilio Vaticano II abbiamo lavorato insieme alla stesura
del decreto sull’apostolato dei laici, Apostolicam actuositatem, nel quale c’è la
solenne conferma della validità dell’idea dell’apostolato cattolico, intuita e
proclamata già nel secolo scorso da Vincenzo Pallotti. La mia visita vuole
essere pertanto un atto di riconoscenza al vostro fondatore (...)”. In seguito,
nello stesso discorso, Giovanni Paolo II richiama ciò che disse altro santo, il
Papa Giovanni XXIII su san Vincenzo Pallotti; questi l’ha chiamato “un saggio
2
30 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II
San Salvatore in Onda, 22.06.2016.
Adam Golec SAC
di insigne santità”, “instancabile apostolo, direttore di coscienze, suscitatore di
entusiasmi santi, magnifico nelle molteplici intraprese (imprese).
Guardando a questi due personaggi possiamo dire, senza nessuna
esagerazione, che abbiamo da fare con due uomini a cui la provvidenza divina
ha riservato il destino di cambiare il senso della storia. Loro hanno cambiato il
senso della storia riproponendo, in maniera vigorosa, nuova e radicale,
l’annuncio della fede come annuncio della salvezza offerta agli uomini, che
fermenta e vive nel cuore di coloro che accettano questo incontro.
Fermentando nel cuore di chi crede, tale annuncio genera un movimento
inesorabile verso gli uomini del nostro tempo, poiché riattiva nei credenti, e
insegna alla Chiesa, la certezza che la sostanza della missione ecclesiale sta
nel riaprire continuamente il dialogo fra Cristo e il cuore dell’uomo.
Santo papa Giovanni Paolo II, suona forte. Ma per tanti anni chiamato
semplicemente - Karol Wojtyła è un Papa molto amato fin dal primo momento,
fin dal suo primo, timido, discorso introduttivo, quando pochi minuti dopo le 19
di quel lunedì del 16 ottobre 1978, non si limita alla lettura della benedizione in
latino della folla, ma con un italiano stentato improvvisa un breve discorso.
Sostiene di aver avuto paura ad accettare la nomina, paura di non sentirsi in
grado di esprimersi in una lingua non sua, e chiude con una frase destinata a
rimanere nella storia: "se mi sbaglio, mi corrigerete".
Da piazza San Pietro, immediata e calda si leva un’ovazione, è l’inizio di quello
che sarà un pontificato unico, il pontificato dei grandi numeri, dei grandi viaggi,
dei grandi incontri e di quel filo che ha sempre legato Giovanni Paolo II alla
gente, perché in fondo è stato il Papa di tutti, della gente comune, lontano,
quanto più lontano possibile dalla comune idea di un Pontefice chiuso tra le
mura dorate di Città del Vaticano.
Giovanni Paolo II è stato un uomo, prima di tutto un uomo. Poco importa se
grande o piccolo, compreso da tutti, osteggiato o amato. E’ stato l’essere
umano, in prima linea sempre. Il Papa viaggiatore, il Papa che ha portato
incisivi cambiamenti al volto della storia, l’uomo che amava il teatro e la
montagna, che sapeva conversare con i potenti del mondo, ma che sorrideva
negli occhi dei piccoli, che ha cantato e giocato con i più giovani, ha pianto con
i sofferenti. Che è stato presenza viva e costante per i suoi fedeli, per la sua
Chiesa. Ma è stato anche un simbolo, simbolo della storia che cambiava, di una
3
30 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II
San Salvatore in Onda, 22.06.2016.
Adam Golec SAC
Chiesa che cambiava a sua volta, per farsi, dove possibile, più vicina al suo
popolo. La sua è la storia di un uomo semplice, un uomo come tanti che
incontrò Dio, divenne prete e che in un giorno di ottobre del 1978 diventò Papa
e che mai dimenticato il suo soggiorno nella comunità dei Pallottini nel 1946
quando venne a Roma per completare i suoi studi.
I rapporti di Giovanni Paolo II con i seguaci di san Vincenzo Pallotti sono stati
descritti e raccolti in diverse pubblicazioni curati soprattutto da padre Kupka e
padre Korycki.
Quello che secondo me, vale la pena ancora sottolineare, è relazione, rapporto
personale o meglio - somiglianza tra santo papa Giovanni Paolo e san Vincenzo
Pallotti.
Prima può sembrare curiosa e di poca importanza - la data di 22. Ma
paradossalmente c'è qualcosa. 22 gennaio non necessità spiegazioni, 22
giugno cioè oggi e 22 ottobre - memoria liturgica di Giovanni Paolo II.
Seconda - momento della morte. Quando morì Vincenzo per le strade di Roma
si diffondeva la notizia - è morto un santo. Quando Giovanni Paolo II se ne
andato alla casa del Padre, sulla piazza san Pietro abbiamo sentito grido santo subito. Di solito gli candidati alla santità hanno bisogno di convincere
circa la loro santità. Nel caso dei nostri santi, questa convinzione cera sin da
l'inizio o meglio dire, da sempre.
Poi - ambedue santi hanno avuto solo due amori della loro vita: Dio e l'uomo. E
hanno unito questi due amori nella loro pastorale. Parlavano sempre dell'uomo
creato ad immagine di Dio.
Infine - nostro Fondatore si confida: “Avendo terminato di scrivere le regole
della Pia Casa di Carità, leggendo nella vita della Beatissima Vergine come gli
apostoli, dopo la venuta dello Spirito Santo, si portarono a predicare il
sacrosanto Vangelo nelle diverse regioni del mondo, il Nostro Signore Gesù
Cristo pose nella mia mente la vera idea della natura e opere della Pia Società
del fine generale dell’accrescimento, difesa e propagazione della pietà e della
fede cattolica”.
Nell’omelia pronunciata qui Giovanni Paolo II ha rievocato queste parole del
Santo, aggiungendo alla fine il seguente incoraggiamento: “Continuate a
4
30 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II
San Salvatore in Onda, 22.06.2016.
Adam Golec SAC
moltiplicare il vostro impegno perché quello che profeticamente annunciò
Vincenzo Pallotti, e il Concilio Vaticano II autorevolmente confermò, diventi
una felice realtà, e tutti i cristiani siano autentici apostoli di Cristo nella Chiesa
e nel mondo!"
"Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere!" (Mt 7,20).
I nostri due Santi sono lampada per i nostri passi. Erano semplici con
grandezza. Erano grandi per la semplicità. Il loro ingresso nella santità
manifesta la vittoria della virtù sul vizio, della luce sull'oscurità, dell'amore
sull’egoismo, della fede sull’indifferenza e il rifiuto di Dio.
E come Sant'Agostino, possiamo esclamare :“Perché quegli uomini (...) hanno
potuto fare e realizzare grandi cose nel Signore, e io no?” (Cfr. Confessioni
8,27). Non si nasce Santi uscendo dal seno materno. Lo si diviene, nonostante
tutte le nostre debolezze. L’impresa è possibile.
La santità non è qualcosa di straordinario, non è per pochi eletti. La santità è
per ciascuno di noi un dovere semplice.
Guardando alla reliquie del nostro Fondatore e ricordando la presenza di santo
papa Giovanni Paolo II in questo posto sentiamo il forte richiamo che risuona
per noi oggi: riscoprire il santo accanto a noi, sentirci parte di un unico corpo.
5