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Venerdì 17 Giugno 2016
PRIMO PIANO
Per lui il jihad non c’entra niente con l’Islam e il terrorismo non c’entra con il jihad
Obama è un sepolcro imbiancato
Per quieto vivere nega anche una realtà accertata da tempo
spazio sui mezzi d’informazione
di massa) lo dimostra. Il Califfo
arack Obama non (autoproclamato direbbe il p.c.)
conosce Alessandro avrebbe dato l’ordine ai suoi
Manzoni. Ne siamo combattenti di ritirarsi dall’Iraq
convinti. E a sentire e dal nord est della Siria (per
le sue reazioni all’attentato di recarsi in altri Paesi, non si coOrlando, questa convinzione di- nosce quali, secondo quel che
venta certezza. Almeno avesse scrivono alcuni siti islamisti).
letto una delle frasi più celebri In Iraq le truppe sostenute
del grande scrittore italiano che dagli Stati Uniti stanno riconsuona così: «Il buon senso esiste, quistando uno ad uno i fortini
ma sta nascosto per paura del dell’Isis, in Siria l’avanzata dei
senso comune». Il buon senso russi stringe la morsa attorno
dice che ammazzare in nome di ai combattenti del Califfato
Allah e di Maometto suo an- (cosiddetto). Lo stesso accade,
nunciatore, è diventata l’arma a quanto pare, in Libia dove
principale dell’islamismo politi- gli armati del governo provvico, fondamentalista in dottrina, sorio (sostenuto dall’Italia, tra
teocratico in politica, radicale l’altro) ottengono risultati che i
fino al martirio. Un fenomeno politicamente corretti fino a ieri
massiccio ed esteso, con un cre- ritenevano impossibili.
Speriamo che l’annunscendo agghiacciante fin dagli
anni ‘90, ma
che non nasce
Speriamo che l’annuncio di una
adesso, come
ritirata dell’Isis in Siria, generale
dimostra una
lunga lista di
quanto disordinata, sia vero. Lo
studiosi occivedremo nelle prossime settimane. Se
dentali e oriencosì fosse, bisognerebbe trarre alcune
tali, cristiani,
lezioni: primo, l’islamismo radicale si
musulmani
può battere quando si è decisi a faro atei. Per il
lo; secondo, lo si può battere solo acpresidente degli Stati Unicettando, in base al buon senso, quel
ti, però, non
che il senso comune negava, cioè
bisogna dirlo.
che esiste una formazione statualIl jihad non
territoriale (per quanto in fieri) per
c’entra niente
cui contro di essa è stato possibile
con l’Islam e il
terrorismo non
organizzare la controffensiva
c’entra nulla
con il jihad,
questo sostiene il senso comune cio di una ritirata, generale
politicamente emendato (defi- quanto disordinata, sia vero.
nirlo corretto sarebbe scorretto, Lo vedremo nelle prossime
settimane. Se così fosse, bisoscusate il gioco di parole).
Eppure il buon senso sug- gnerebbe trarre alcune lezioni:
gerisce il contrario, sorretto que- primo, l’islamismo radicale si
sta volta da montagne di libri e può battere quando si è decisi
da una spaventosa realtà. Ma la a farlo; secondo, solo accettando
pruderie dei sepolcri imbiancati in base al buon senso quel che il
peggiora la situazione al punto senso comune negava, cioè che
da farci chiudere gli occhi su esiste una formazione statualquel che sta accadendo. Pren- territoriale (per quanto debole
diamo l’Isis. Anche qui è p.c. o in fieri), è stato possibile orga(politicamente corretto) chia- nizzare la controffensiva. I sucmarlo «cosiddetto Stato islami- cessi sono arrivati solo dopo che
co» o Daesh (che poi non cam- si è deciso di mettere gli scarbia la sostanza). E come nella poni sulla sabbia direttamente
tarda scolastica, il dibattito sui (come hanno fatto i russi in Sinomi finisce per far perdere di ria) o più indirettamente (usanvista la sostanza. Quel che sta do gli sciiti, come gli americani
accadendo in queste settimane in Iraq). È una guerra tradizio(purtroppo non trova sufficiente nale quella contro il Califfato,
DI
STEFANO CINGOLANI
B
SCOVATI NELLA RETE
una guerra clausewitziana ra, in Spagna, negli Stati Uniti, tare questi punti fermi, al di là
(ancor più nel caso dei russi) non lasciano dubbi né sui loro di sociologismi vittime del p.c.,
che non sarebbe stata possibile profili sociali né sulle loro moti- non saremo in grado di attreznegando l’esistenza di uno Stato vazioni ideologico-religiose. Sa- zarci per una battaglia, politica,
(sia pur in progress) con il suo ranno anche lupi, ma non così culturale e militare, molto più
esercito (per quanto
vasta e difficile che
composto di guerrigliela ordinaria operazioI
successi
sono
arrivati
solo
dopo
ri). Una guerra imbevune i polizia (visto che
che si è deciso di mettere gli scarpota di realpolitik, persino
questo scontro non ha
di alleanze con “il diavonulla di ordinario che
ni sulla sabbia (come hanno fatto i
lo” (si pensi all’Iran) o di
possa essere risolto
russi in Siria) o più indirettamente
convergenze parallele
con più agenti o più
(usando
gli
sciiti,
come
gli
americani
(con Putin).
reparti speciali).
in
Iraq).
E’
una
guerra
tradizionaLo stesso discorOra che passerà il
le quella contro il Califfato, una
so si può fare per il
resto della sua vita
terrorismo islamico
guerra clausewitziana (ancor più
in conferenze pagapenetrato in Occidente.
te profumatamente,
nel caso dei russi) che non sarebbe
Se non si identifica il
Barack Obama avrà
stata possibile negando l’esistenza di
nemico e non si conosce
il tempo di leggere
uno Stato (per quanto composto di
chi e che cosa combatManzoni (ci sono ottiguerriglieri). Una guerra di alleanze
tere (né perché), non si
me traduzioni critiche
con “il diavolo” (si pensi all’Iran) o
potrà mai vincere. E il
in inglese). Ce lo augunemico a questo punriamo, anche se ormai
di convergenze parallele (con Putin)
to è chiaro, anche se
la frittata è fatta e un
magari vive accanto a
clownesco personaggio,
noi, è nostro vicino di casa, si solitari: al contrario, si sentono Donald Trump, può presentardiverte nella discoteca dove partecipi di una rete globale, si come l’uomo che interpreta il
andiamo a scaricare le nostre immaginano di essere gli an- buon senso dei nostri tempi. Iropulsioni (gay o non gay poco nunciatori di un nuovo mondo, nia della storia che costerà coimporta). Gli identikit dei ter- sono convinti che il martirio sia munque cara anche se alla fine
roristi che hanno attaccato in un passaggio necessario per il vincerà Hillary Clinton.
Francia, in Belgio, in Inghilter- trionfo del jihad. Senza accetda Formiche.net
CARTA CANTA/2
Scaroni e Daffina
nel mondo energetico (Mee)
DI
S
ANDREA GIACOBINO
viluppa e produce sistemi tecnologicamente avanzati ed innovativi in grado di ridurre il consumo di energia in
modo significativo, nonché la locale
emissione di inquinanti, contenendo al minimo l’impatto ambientale. Questo atout ha
permesso a Magister Energy Engineering
(Mee), di annoverare nel suo capitale nomi
illustri della finanza e dell’energia. Tra questi
Alessandro Daffina, consigliere delegato
di Rothschild Italia e Paolo Scaroni, ex
amministratore delegato di Eni e vicepresidente proprio di Rothschild attraverso la sua
Immobiliare Cortina. L’ingresso di Daffina
e Scaroni è avvenuto pochi giorni fa, con la
sottoscrizione dell’1,24% ciascuno del capitale di azienda milanese guidata da Silvio
Rancati, fra l’altro amministratore delegato di Ambrogest che è azionista importante
della merchant bank Ambromobiliare. Rancati controlla il 29,8% di Mee mentre il 29%
è della Elsafra di Guglielmo Galimberti,
seguito col 12% da Unione Fiduciaria e col
9,13% ciascuno da Franca Casubolo e Stefano De Gregorio. L’aumento di capitale di
Mee, deliberato a metà febbraio in un’assemblea straordinaria svoltasi davanti al notaio
Antonio Trezza e presieduta dallo stesso
Rancati, ha portato il capitale da 57.250 euro
a 60.250 euro mediante emissione di 3 mila
nuove azioni ciascuna dal valore nominale
di un euro con sovrapprezzo di 99 euro. La
ricapitalizzazione è servita per far entrare
nell’azionariato altri soci tra i quali, con una
quota paritaria a Daffina e Scaroni, Giuseppe Gotti, che presiede la vicentina Svea (Sviluppo Energie Alternative) tra i cui investitori
c’è pure l’ex ceo Eni. Gotti, fra l’altro è entrato
anche nel consiglio d’amministrazione di Mee
assieme all’imprenditore napoletano Achille
D’Avanzo, che guida il gruppo Solido.
In Vitale &Co il dividendo
è quasi triplicato a 3,4 milioni
Un ottimo 2015 ha consentito a Guido
Roberto Vitale e ai suoi soci nella merchant bank Vitale & Co. di distribuirsi
pochi giorni fa un dividendo complessivo di 3,4 milioni di euro, decisamente
migliore degli 1,3 milioni di cedola del
precedente esercizio. La boutique di consulenza, che lo scorso anno ha segnato
un utile di oltre 3,5 milioni, più che raddoppiato dagli 1,4 milioni del 2014, ha
mostrato una interessante crescita dei
ricavi commissionali passati anno su
anno da 13,2 a 19,6 milioni, rappresentati per il 20% dall’advisory in progetti
di ristrutturazione del debito di imprese
in difficoltà finanziarie e il restante 80%
incassati dall’assistenza nelle operazioni
di fusione e acquisizione.
La relazione sulla gestione sottolinea
con soddisfazione che, pur in un anno difficile, è aumentato il numero dei mandati
e del portafoglio clienti e le prospettive
per il 2016 grazie ai nuovi mandati acquisiti sono di «risultati commerciali e
economici in incremento». Vitale & Co.,
che l’anno scorso ha estinto un finanziamento di un milione ricevuto da Banca
Passadore e ha aperto un ufficio a Roma,
è controllata dalla Vitale & Associati Holding, di cui sono azionisti anche Orlando
Barucci, Alberto Gennarini, Daniele
Sottile, Riccardo Martinelli e Paola
Tondelli. Il consiglio d’amministrazione
della merchant bank, presieduto da Vitale e dove figurano fra gli altri Francesco Giavazzi e Leonardo Maugeri, lo
scorso anno ha ricevuto emolumenti per
circa 6,8 milioni.
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