Federcoop, allarme dipendenti Verifiche per il

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- giovedì 9 giugno 2016 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 11
Federcoop, allarme dipendenti
Verifiche per il gruppo alternativo
Perotti (First Cisl): «Con la centralizzazione via il 50% delle risorse»
TRENTO Grande preoccupazione fra i dipendenti di Federcoop per la prossima costituzione del gruppo unico. Secondo
Mariano Perotti di First Cisl
«finirebbe per mancare il 50%
delle risorse, fatto che getterebbe un’ombra sinistra sul futuro dei 180 dipendenti». A
questo punto sarebbe molto
meglio che Cassa centrale
prendesse il coraggio a due
mani e fondasse il proprio
gruppo. Per questo ieri i vertici
sono scesi a Roma per prendere informazioni direttamente
da Bankitalia. Intanto oggi,
dopo l’approvazione del Fondo occupazione locale, i sindacati sono chiamati a trattare a
Pergine i primi esuberi, ma la
posizione è spinosa perché i
confederali non l’anno sottoscritto, mentre la Fabi vorrebbe già collegarlo all’accordo,
prima dell’approvazione dei
lavoratori.
«Visco ha detto che le Federazioni dovranno essere solo
di rappresentanza. Una cosa
relativamente affrontabile nel
resto d’Italia, ma in Trentino
Federcoop ha 4 settori, un po’
tutto il sistema trentino» dice
Perotti, ricordando le parole
del governatore di Bankitalia.
«Se i contribuiti delle Rurali fi-
Via Segantini La partita dle credito coinvolge Federcoop. A destra Mariano Perotti e Giulio Magagni
niranno tutti a Roma, Federcoop perderà il 50% delle risorse.
Non sarebbe una cosa da poco
riuscire a creare il gruppo su
Cassa centrale» aggiunge, in
riferimento alle parole del vicepresidente Carlo Antiga, che
sul Corriere del Trentino di ieri
ha chiesto a Ccb «più coraggio». La sua voce, che non sarebbe isolata nel sistema del
Nordest, acquista forza dal
momento che Iccrea, nel negoziato con Ccb, sembra voler
concedere poco o nulla.
Tornando al personale, la
First Cisl, dopo che Fabi ha
raggiunto da sola l’accordo
con Federcoop sul «Focc»
trentino, ritiene che «potrebbe attenuare il problema, magari con l’esodo di 15-20 persone, ma non certo risolverlo».
Dalla struttura invece viene
l’indicazione che il Focc «porterebbe un bel risparmio» e
che comunque «i dipendenti
che si occupano di credito sono molto stimati per il loro lavoro, per cui non dovrebbero
esserci problemi di lavoro».
Intanto i dubbi sulla convenienza di scendere a patti con
Iccrea sono sempre più forti,
perché il protocollo voluto da
Giulio Magagni snaturerebbe
Ccb e la depotenzierebbe. E
con lei le società di sistema come Phoenix e Ibt. I vertici di
Cassa centrale sono molto
prudenti, perché sanno quanto sarebbe difficile fondare il
proprio gruppo (da un miliardo di patrimonio). Ma paradossalmente proprio su questo tasto hanno insistito l’anno
scorso a Milano e a Bologna:
alcuni degli istituti che lavorano con Ccb a questo punto
chiedono loro un senso di responsabilità. Per questo risulta che i vertici trentini siano
scesi a Roma per quantificare
nel modo più verosimile
quanto costerebbe fare il
gruppo proprio. Si tenga conto poi che la vigilanza sarebbe
in capo alla Bce, in ogni caso.
Ma un’opinione non contraria
di Bankitalia è considerata in
ogni caso fondamentale.
Un altro fronte si apre oggi a
Pergine, relativamente alla fusione a 4 (con Levico, Caldonazzo e Pinè) che ha creato la
Cr Alta Valsugana. Si stanno
individuando alcuni esuberi,
forse una decina nel complesso, che in parte potrebbero ricadere nelle specifiche del
Focc trentino, che è appunto
fondo per l’occupazione e serve per tutelare questi passaggi.
Il sindacato maggioritario Fabi
lo vorrebbe già collegare nella
discussione, anche se ancora
non sono iniziati gli incontri
con i dipendenti. Cgil, Cisl e
Uil non l’hanno firmato, anche
perché se ne dovrebbe creare
uno nazionale. In teoria dovrebbero astenersi. La situazione è spinosa: il fronte locale
e le segreterie nazionali spingono in modo opposto.
Enrico Orfano
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