Libricino-Santuario-PDF - Basilica Santuario di Leuca

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MONS. GIUSEPPE STENDARDO
Basilica - Santuario
Santa Maria di Leuca
Breve guida storico-artistica-spirituale
MONS. GIUSEPPE STENDARDO
Basilica - Santuario
Santa Maria di Leuca
Breve guida storico-artistica-spirituale
INDICE
IL PROMONTORIO
DI LEUCA
IL SANTUARIO
IN GENERE
13
IL SUO NOME
E ORIGINE
15
IL QUADRO
DELLA MADONNA
LEUCA
DIOCESI
23
IL MIRACOLO
DEL 13 APRILE
27
IL SANTUARIO
E LE INDULGENZE
29
I QUADRI
LE ALTRE TELE
NEL SANTUARIO
revisione dei testi a cura di
IL PULPITO
DON GIANNI LEO
Rettore-parroco della Basilica Santuario
Santa Maria “De Finibus Terrae”
Layout e copertina: rosa de salvatore
Crediti fotografici: Michele rosafio
Stampa: Pubbligraf-alessano
iiia edizione 2016
© Copyright 2016
Proprietà letteraria riservata
www.basilicaleuca.it
In Copertina:
Piazza della Basilica-santuario
di santa Maria di Leuca o “de Finibus terrae”
9
21
31
37
39
LA CAPPELLA
DELLA MADONNA
43
SALA DELLE
CONFESSIONI
45
LA CAPPELLA
DEL SANTISSIMO
47
I PORTONI
BRONZEI
49
LE OPERE
DEL SANTUARIO
51
LA VIA CRUCIS
MONUMENTALE
53
IL MUSEO DI ARTE
CONTEMPORANEA
55
LE VICENDE
DEL SANTUARIO
57
LE
VETRATE
62
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
COME SI ARRIVA A LEUCA
INTRODUZIONE
Molti devoti pellegrini o turisti occasionali che
frequentano la nostra Basilica-santuario vengono a chiedere notizie storiche del luogo sacro.
in questa breve guida si vuole offrire a tutti quello che tanti bravi cristiani e devoti pellegrini
hanno fatto e fanno per testimoniare il loro
amore alla vergine santissima di Leuca e al suo
santuario.
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IN AEREO: aeroporto più vicino quello di Brindisi (100 Km). voli giornalieri con le principali
città italiane. si può raggiungere santa Maria di
Leuca con l’autobus fino a Lecce e proseguire
con il treno (Fse) fino alla stazione di Gagliano.
IN TRENO: con i treni delle Ferrovie dello stato
fino alla stazione di Lecce. i collegamenti in provincia invece sono garantiti dai treni delle
Ferrovie sud est fino alla stazione di Gagliano, a
5 Km da Leuca.
IN AUTO: autostrada fino a Bari, superstrada per
Lecce. Giunti nel capoluogo salentino si può raggiungere Leuca con la ss. 101 Lecce-Gallipoli
che prosegue con la ss. 274 da Gallipoli a Leuca
(consigliata) o con la ss. 16 fino a Maglie e ss.
275 da Maglie a Leuca.
troverete anche illustrato quanto, in questi ultimi anni, si è fatto per abbellire e rendere più
accogliente non solo la Basilica, ma anche l’ambiente circostante, che ci auguriamo possa raggiungere quanto prima la sua definitiva completezza.
La vergine santa, da noi tanto pregata, accompagni te, devoto pellegrino, la tua famiglia, il tuo
ambiente, il mondo intero e infonda nel tuo
animo tanta pace e tanto amore per il signore e
per il fratello che incontrerai sul tuo cammino.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Il complesso della Basilica-Santuario
di Santa Maria De Finibus Terrae
8
9
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
NOTIZIE UTILI
Apertura Basilica
Chiusura Basilica
ore 7,00
ore 18,30 (orario invernale)
ore 23,00 (orario estivo)
SS. MESSE
Novembre-Marzo
Feriali ore: 8,00 e 17,00
Festivi ore: 8,00-9,00-10,00-11,00-17,00-18,15
Aprile-Giugno e Settembre-Ottobre
Feriale ore: 8,00 e 18,00 (Giugno ore 19,00)
Festivi ore: 8,00-9,00-10,00-11,00-17,30-19,00
Luglio-Agosto
Feriale ore: 8,00 e 19,00
Festivi ore: 8,00-9,00-10,00-11,00-18,00-19,30
Adorazione Eucaristica: ogni giovedì dopo la s.Messa
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ORARI UTILI
Sagrestia Basilica:
dalle ore 7,00 alle ore 12,30
e dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Prenotazioni S.S. Messe:
dalle ore 7,00 alle ore 12,30
dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Celebrazione Battesimo:
Prima domenica ogni mese ore 11,00
Celebrazione Matrimonio:
informazioni presso il rettore della Basilica.
Sala Confessioni:
tutti i giorni negli orari di apertura della chiesa.
CONTATTI
Sagrestia:tel. 0833 758636 Fax. 0833 758636
Suore “Figlie Santa Maria di Leuca”: tel. 0833 758758
Casa del Clero e dell’Anziano: tel. 0833 758555
Museum “Vito Mele”: informazioni tel. 0833 758636
Ristorante Pensione: tel. 0833 758696 Fax. 0833 758696
Libreria: tel. 0833 758696 Fax. 0833 758696
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
IL PROMONTORIO DI LEUCA
LA SUA NATURA -IL GENIUS LOCI
sulla bellezza e la caratteristica del promontorio di Leuca -dove sorge il nostro santuario- mi
piace riportare la considerazione e lo studio preparato dall’architetto umberto valletta da Lecce
nella “Bozza di progetto di rinnovamento del
capo di santa Maria di Leuca” nel 1986.
dice umberto valletta:
“Se la storia ci rende senz’altro interessante
questo estremo lembo d’Italia, un’attenta analisi
del modo in cui la natura vi si manifesta può
apparire sorprendente.
Per comprendere la natura di un luogo è fondamentale vedere quali elementi primari la compongono, che peso ognuna di essa ha rispetto
agli altri, quali forme essi assumono e in che
modo interagiscono tra loro.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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Ad esempio la caratteristica che predomina a
Lourdes è la preponderanza di due elementi: l’acqua e la terra, delle quali una scaturisce dall’altra.
Mentre il “genius loci” di Fatima è caratterizzato
dagli altri due elementi: l’aria e il fuoco. A Lourdes
l’attenzione è attratta verso il basso, a Fatima
verso l’alto. Ogni luogo è diverso da un altro a
seconda delle caratteristiche quantitative e morfologiche dei propri elementi.
In questo senso Leuca è uno scenario naturale assolutamente raro e prezioso.
I quattro elementi sono infatti presenti tutti e,
nel loro ambito, ognuno di essi è sovrano e si
manifesta in dimensioni “gigantesche”.
Il fuoco è rappresentato dal sole, il quale appare in tutta la sua massima “traiettoria” visibile, in
quanto la parabola che descrive sorge dall’orizzonte più basso che è quello definito dalla linea
che delimita il cielo dal mare, e dietro lo stesso
orizzonte sparisce al tramonto.
Nessuna terra emersa nasconde, neanche per
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
un attimo, il sole allo spettatore che voglia osservarlo da quel luogo privilegiato che è il Capo di
Santa Maria di Leuca. Un altro spettacolo sorprenderà il fruitore dello spazio antistante il faro:
è l’immensità dell’elemento acqua, il mare che lo
abbraccia quasi senza soluzione di continuità.
Mi si obietterà che lo stesso spettacolo di acqua
e fuoco si può contemplare da una nave o da una
isoletta dell’Egeo: è vero, ma solo sulla punta di
Leuca anche il terzo elemento, la terra, appare
nella sua dimensione macroscopica, essendo
immediatamente percepibile il fatto di essere con i
piedi poggiati sulla propaggine di un continente.
L’aria che avvolge il visitatore di questo luogo
senza riparo, è facilmente avvertita come una presenza anch’essa maestosa. In un contesto siffatto è
inevitabile che lo sguardo dell’uomo venga attratto in tutte le direzioni”.
Umberto Valletta
Bozza Progetto di rinnovamento
del Capo di Santa Maria di Leuca
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
IL SANTUARIO IN GENERE
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ogni santuario, in genere, sorge o dove la natura è particolarmente varia e capace di favorire il
devoto raccoglimento e l’invocazione, o dove dio
si rivela con particolare intensità ai suoi figli, ascoltando le loro preghiere, asciugando le loro lacrime
di dolore o consolando il loro cuore affranto.
san Giovanni della croce, afferma che “il
santuario è il luogo che dio, la vergine, i santi
scelgono per essere invocati e onorati comunicando ai fedeli i loro favori di sapore spirituale, e
dove ognuno può fare esperienza della misura in
cui ascoltino le loro preghiere, asciughino le loro
lacrime e consolino i loro cuori affranti”.
Per questo ogni santuario è meta di grandi ed
innumerevoli pellegrinaggi, di incontro di preghiera e di raccoglimento. È il luogo dove uomini e donne, specie se segnati dalla sofferenza, scoprono la vicinanza del signore.
oggi stiamo assistendo ad un fatto sorprendentemente anomalo: mentre le chiese del mondo
cristiano tendono a spopolarsi, i santuari si affollano sempre di più.
Le parrocchie vivono un momento di crisi e i
frequentatori, che un tempo erano abituali, diminuiscono a vista d’occhio. i santuari, invece,
sono luoghi di pellegrinaggio sempre più frequentati non solo da adulti, ma anche da giovani,
i quali desiderando soddisfare le esigenze più
profonde dell’animo cercano qualcosa di più che
li coinvolga emotivamente e che esuli un pochino
dalla religiosità monotona di ogni giorno.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
IL SANTUARIO DI LEUCA :
IL SUO NOME E LA SUA ORIGINE
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IL SUO NOME
La sua denominazione è duplice in quanto viene
chiamata “santa Maria di Leuca” o “santa Maria
de Finibus terrae”. essa non proviene da un ritrovamento di immagine o da un fatto miracoloso che
ha dato origine alla devozione o per una donazione
speciale da parte di un devoto per grazia ricevuta.
il nome di “santa Maria di Leuca” prende origine dal luogo che i Greci chiamavano “Leucos”
(la) bianca terra ridente rischiarata dal sole.
i romani, invece, la chiamavano “de Finibus terrae”: cioè ai confini della terra, per indicare l’estremo limite dei “cives” (cittadini) romani, al di
là del quale cominciavano i “Provinciales” (i coloni). oggi si tende a chiamarla anche “Madonna
delle frontiere”, dal momento che dall’estremo
lembo d’italia, Maria spalanca le braccia verso
oriente per infrangerne ogni barriera e fare del
mondo intero, l’unico popolo di dio.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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LE SUE ORIGINI
il santuario affonda le sue radici ai primordi del
cristianesimo. esso sorge là dove c’era stato il
tempio dedicato alla dea Minerva del quale,
entrando in chiesa, sulla destra, si conserva un
cimelio: l’ara o una parte di essa, su cui venivano offerti dai Leuchesi i sacrifici alla dea. su
questo cimelio c’è scritto su di un lato, in latino:
“UBI OLIM MINERVAE
SACRIFICIA
OFFEREBANTUR hODIE
OBLATIONES DEIPARAE
RECIPIUNTUR”.
su di un altro lato, in italiano:
“Qui dove sacrifici a
Minerva offriansi e doni/
l’obol sacro a Maria cristian deponi”.
non esistono documenti cartacei che ci parlino dell’origine
del santuario, anche perché le
varie distruzioni del tempio
Ara a Minerva
hanno fatto perdere ogni traccia, vi sono solo documenti lapidei avvalorati dalla tradizione e da testimonianze molto
remote.
La tradizione vuole che a santa
Maria di Leuca sia sbarcato s.
Pietro, il Principe degli apostoli, proveniente dall’oriente
per recarsi a roma. Questa
tradizione è avvalorata da
molte testimonianze di fede:
chiese, lapidi, croci erette
lungo il tragitto percorso da
Croce Pietrina
s. Pietro, città e luoghi a Lui
intitolati per ricordarne l’evento. alcuni esempi:
la croce pietrina eretta nella pineta vicina al
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santuario, la chiesa di
s. Pietro in Galatina, la
chiesa di s. Pietro in
Giuliano, san Pietro in
Lama, san Pietro vernotico ecc. ecc. Lo confermano anche molti scritLapide ingresso chiesa
tori, fra i quali citiamo:
Giovan Giovane in: “de antqu.et var. tarentin.
Fortuna”; il Galateo in: “de situ Japigiae”; il
tasselli in “antichità di Leuca”; l’arditi in “Leuca
salentina”; vincenzo rosafio ne: “il santuario di
Leuca o de Finibus terrae”, ecc.
su una delle più antiche lapidi posta sulla porta
centrale dell’atrio si legge:
“SCACCIATO DA QUESTO TEMPIO
IL CULTO DEGLI IDOLI DAL DIVINO
PIETRO, I SUOI DISCEPOLI
NELL’ANNO 43 LO DEDICARONO
ALLA VERGINE MADRE DI DIO
ANNUNZIATA DALL’ANGELO.
NELL’ANNO 59 FU INSIGNITO DI SEDE
VESCOVILE…..”.
a riguardo, l’arditi in “Leuca salentina”, riportando anche il pensiero del tasselli, afferma: “…ottenuta la conversione dei Leuchesi, S. Pietro trasformò il loro tempio di Minerva in chiesa dedicata al
Salvatore.. e solo dopo la morte e Assunzione in
cielo della B. V. Maria, -anno 58 dell’era cristiana-, i discepoli di S. Pietro dedicarono in onore di
Lei la chiesa di Leuca”.
La tradizione vuole ancora, che i Leuchesi si
recassero a Malta dove dimorava, per ministero, l’evangelista s. Luca e si fecero da lui dipingere la prima immagine della Madonna la
quale aveva sul seno il Bambino in piedi, col
braccio destro levato in alto benedicente e da una
parte s. Pietro genuflesso con in mano le chiavi
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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e la sacra scrittura, e
dall’altra s. Paolo con
gli evangeli e la spada”
(G. arditi o.c.)
il santuario è stato distrutto ben cinque volte Iscrizione sul portale di ingresso
dalla forza devastatrice,
specie dei turchi e dei saraceni, ed è stato ricostruito sempre seguendo più o meno gli stessi
muri perimetrali. La prima si ebbe in seguito
all’editto di diocleziano e di Galerio (293-311)
che ordinava la demolizione di tutte le chiese.
Per questo editto anche la chiesa di Leuca venne
rasa al suolo. riedificata la nuova chiesa e dedicata a Maria salutata dall’angelo, fu consacrata il 1°
agosto del 343 dal Papa Giulio i, il quale, tornando dalla visita ai luoghi santi si fermò a Leuca.
in quella circostanza, afferma l’arditi, il Papa arricchì il santuario di numerose indulgenze. si
dice che durante la celebrazione eucaristica del
Pontefice piovvero dal cielo foglietti con le prescrizioni necessarie per poter avere le indulgenze
(arditi, Pirreca, tasselli, ecc.). in una vecchia
lapide fissata sul lato sinistro della porta centrale
interna della chiesa si legge:
“JULIUS hIC PRIMUS
CELEBRANS, EMISSA DE
COELO INDULTA ACCEPIT.
KALENDAS, CCCXLIII DUM
CONSECRAVIT hOC TEMPLUM”
Giulio i,/qui celebrando /
ricevè dal cielo gli indulti/
il 1° agosto 343/
mentre consacrava questo tempio.
Queste parole vogliono esprimere come le grazie
speciali, concesse con le indulgenze dal Pontefice, siano arrivate inaspettatamente, quasi discese
dal cielo.
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
La chiesa subì ancora varie devastazioni, e solo
nel 1507 i del Balzo fecero ricostruire il
santuario e lo arricchirono di una bellissima
immagine della Madonna con il Bambino, opera
di un discepolo del tiziano, Giacomo Palma
Junior, commissionata dal vescovo Giacomo del
Balzo. Questa immagine sostituiva quella dipinta dallo stesso s.Luca su commissione dei
Leuchesi e poi quella di Giacomo Palma senior.
distrutto per l’ennesima volta dalla furia dei
saraceni e dei turchi, il santuario fu ricostruito
nell’anno 1720 dal vescovo del tempo Mons.
Giovanni Giannelli (1718-1743).
egli utilizzò i muri perimetrali della chiesa precedente che era a tre navate. Le navate laterali sono
state poi assorbite dalle cappellette, dove ora troviamo gli altari dedicati ai vari santi mentre si
pensò di allungare l’unica navata ora esistente. Per
evitare ulteriori distruzioni da parte dei saraceni
invasori, Mons.Giannelli ebbe una felicissima idea.
Fece mascherare il santuario da abitazione civile,
facendone quasi una fortezza a due piani sopraelevati con tre finestre per ciascun piano. tale costruzione, fortificata da due speroni antistanti l’atrio e
sormontati da due statue, presenta sul portone centrale, tra i due contrafforti,
una spia architettonica che
permetteva l’offensiva contro gli invasori, con le armi
del tempo: olio e acqua bollente. se poi qualcuno di
essi riusciva a penetrarvi
dentro, attraverso una piccola buca, ancora visibile al
centro dell’atrio, venivano,
per difesa, lanciate delle
pietre. della vecchia chiesa
è rimasto solo il portale
Portale interno del 1500
interno del 1500.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
IL QUADRO DELLA MADONNA
Il quadro attuale
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L’altare maggiore e il quadro della Madonna
il quadro attuale situato sull’altare maggiore è, secondo la tradizione, il terzo in ordine di tempo.
il primo-come già detto- lo si attribuisce a s. Luca
e dipinto, su commissione dei Leuchesi, mentre
l’evangelista si trovava a Malta a causa del suo
ministero.
il secondo quadro fu opera di Giacomo Palma
senior e fu distrutto dalla furia dell’editto dell’imperatore Galerio (293-311).
il vescovo Mons. Giacomo del Balzo (1488-1512),
nel 1507 ne commissionò un terzo al pittore fiorentino, Giacomo Palma junior, discepolo del tiziano, pregandolo di ricalcare le stesse immagini di
quello attribuito a s. Luca. nella distruzione successiva del 1624, anche questo quadro - insieme ad
altre suppellettili - finì nel fuoco. Ma quando le
fiamme lambirono il volto della Madonna e del
Bambino si spensero miracolosamente. La parte
salvata è quella che ora veneriamo e ammiriamo
sull’altare maggiore.
nel 1625 il quadro originale del Palma fu rifatto
dal grande pittore mesagnese andrea cunavi della
stessa scuola del Palma. esso fu commissionato dal
marchese di corigliano d’otranto, Geronimo dei
Monti, a perpetuo ricordo. ora lo ammiriamo sulla
porta della cappella del santissimo sacramento.
il quadro attuale che ora ammiriamo sull’altare,
incoronato dal capitolo vaticano il 21 novembre
1722, è stato restaurato nel 1947 dal prof.
amerigo Pernacchia di roma in occasione del
congresso mariano di Leuca. Le corone auree sono state cesellate e incise nel 1721, per mandato
del conte alessandro sforza Pallavicini.
UNA SEMPLICE RIFLESSIONE
il quadro originale raffigurava la Madonna con il
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Bambino così come descritti dall’arditi con queste aggiunte: il quadro riproduce in alto l’immagine del Padre, al centro l’immagine della Madonna con il Bambino, che ha la manina rivolta
verso l’alto, ai loro piedi ci sono gli apostoli Pietro e Paolo, e tutto intorno gli angeli che lodano
la Madonna e il Bambino. col successivo incendio del 1624 tutto il dipinto andò distrutto, eccetto il
volto della Madonna e del
Bambino che è rimasto sempre con il ditino rivolto verso
l’alto, quasi ad indicare il
volto della Mamma.
sono scomparse le figure degli apostoli Pietro e Paolo
che erano in preghiera. al loMadonna con Bambino
ro posto ci sono, metaforicadi Andrea Cunavi
mente, i pellegrini che incessantemente vengono ad impetrare grazie e ai
quali Gesù sembra dire: “volete le mie grazie?,
rivolgetevi a mia Madre che è la Mediatrice di
tutte le Grazie”.
inoltre la Madonna e il Bambino hanno lo sguardo rivolto verso il basso quasi a guardare i fedeli nell’intimo del cuore dicendo: “a noi non interessa da dove venite e chi siete, a noi interessa la
vostra anima, per cui prima andate a mettervi in
grazia e poi venite a chiederci le grazie”.
Maria è Madre di Misericordia. ecco perché nei
santuari ci si reca non solo per rendere omaggio,
ma soprattutto per riconciliarsi con il signore.
L’immagine, poi, del Bambino in braccio alla
Madonna invita ad affidarci e consacrarci completamente a Lei, perchè quando da piccoli ci si
faceva cullare dalle braccia della mamma ci sentivamo al sicuro da ogni male. Gesù suggerisce:
“se non diventerete piccoli come questi bambini
non potrete entrare nel regno dei cieli”(Mt. 18,3).
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LEUCA DIOCESI
non voglio entrare in merito alle polemiche sorte
intorno a questo argomento. Gli studiosi si dividono in due categorie: chi vuole a tutti i costi basarsi
su documenti cartacei e chi si basa non solo sulla
tradizione ma anche sui documenti lapidei.
ci rendiamo conto che le cinque distruzioni subite
dal tempio nei vari anni non risparmiarono gli
archivi dove erano conservati i documenti cartacei,
che anzi era premura dei predatori dare alle fiamme quanto poteva essere distrutto: carte, indumenti
e suppellettili in genere e perfino le opere murarie.
dobbiamo pensare che Leuca acquistava sempre
più rinomanza proprio per la convinzione che da
questo luogo fosse passato l’apostolo Pietro, per la
presenza continua dei suoi discepoli in quanto era
stato il primo luogo cristiano della penisola (43
d.c), per il prestigioso quadro della Madonna dipinto da s. Luca, e ancora per la visita dei vari
Pontefici, le indulgenze di cui era stato arricchito il
santuario e i vari miracoli che si erano verificati
per intervento della Madonna.
i vari scrittori e critici hanno dato, infatti, delle
definizioni lusinghiere della chiesa di Leuca. il
Galateo in “de situ Japygiae” la definisce: “Illustre, sacra e venerabile; l’ughelli in “italia sacra tom iX” la denomina: “insigne ed antichissima”; il Bibliotecario in “vita s. Petri” la riconosce
Il Santuario di Leuca agli inizi del ‘900
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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come “luogo di cose mirabili e portentose”; il
Freccia la dice:“venerata da tutti i popoli”, mentre
il tafuri la considera “singolare e visitata da pellegrini delle più lontane regioni cattoliche” (note
al trattato de situ Japyigiae). sulla stessa scia sono
il Pirreca, il cataldi, il Montorio, il conti ecc.
di fronte a tanta rinomanza ne consegue che se non
s. Pietro, almeno i suoi discepoli stabilirono in
questo luogo il vescovo per dare maggior lustro al
primo luogo cristiano d’italia. ecco perché il Fimiani, il cencio camerlengo e lo stesso ughelli
definiscono antichissimo il vescovo di Leuca (episcopus Leucadensis antiquus est) ed ecco perché
sulla lapide posta sulla porta centrale della Basilica
-di cui si è già accennato- tra l’altro si legge:
ANNO VERO LIX FUIT
SEDE EPISCOPALIS DECORATA
(Nell’anno 59 fu insignita di sede vescovile)
ai fini della dimostrazione della tesi che Leuca
sia stata sede vescovile non interessa se il vescovo sia stato di origine greca e quindi obbediente
al Patriarca di alessandria e alla metropolia di
Filippopoli. certamente, quando la chiesa di Leuca nel 342 fu riedificata, il Papa Giulio i che personalmente la consacrò nel 343, la passò sotto la
giurisdizione di roma e la rese suffraganea di
otranto. i paesi che la componevano erano: vereto, alessano, Montesardo, tricase, tutino ecc.
(tass. Lib.ii, cap. iX).
solo in seguito alla distruzione del santuario dell’873 da parte dei saraceni il vescovo fu costret-
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
to a trasferirsi in alessano, città meno esposta
alle invasioni dei turchi, dei saraceni, dei pirati
in genere e alle inclemenze del mare e dei venti,
pur conservando il titolo di vescovo di Leuca.
cessate poi le incursioni e devastazioni (da parte
dei saraceni) che durarono oltre il 928, il
vescovo ritornò alla sua sede primitiva di Leuca.
nella lista dei vescovi di Leuca si legge:
“Gerardus episcopus Leucadensis regnante
ottone Magno anno 971”. (il tasselli, l’arditi, il
castaldi, v. rosafio ecc. trattano questo argomento in modo molto diffuso). il vescovado di
alessano fu eretto nell’Xi secolo ma in seguito a
discordie, divisioni e ribellioni, la sede rimase
vacante fino al 1283, quando si incontra il nome
del nuovo primo vescovo Giovanni napoli. in
seguito, distrutta ancora una volta Leuca, il suo
vescovo tornò definitivamente ad alessano nel
1071-1072 circa e da quel momento venne denominato: vescovo di Leuca e di alessano.
“POSTEA DESTRUCTA CIVITATE LEUCAE,
SEDESQUE ALEXANUM TRANSLATA,
CAThEDRALITATE RETENTA
SUNT SIMUL PERPETUO UNITAE”
(Poi, distrutta la città di Leuca
e trasferita la sede ad Alessano,
le due chiese conservando la cattedralità
rimangono insieme unite in perpetuo).
in seguito alla nuova ristrutturazione delle diocesi,
con il concordato del 16 febbraio 1818, le diocesi
di alessano e di Leuca furono soppresse e annesse
a quella di ugento. da quel momento i vescovi si
chiamarono solo vescovi di ugento (Per maggiori
approfondimenti oltre al libro di Mons. G. ruotolo
–ugento, Leuca ed alessano- si consiglia leggere
quanto rocco Fino –nel suo libro: “il capo di
Leuca e dintorni”- Congedo Editore 2004 - scrive
al capitolo vii).
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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IL MIRACOLO DEL 13 APRILE
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Il quadro di suor Ada Cantelmo marcellina che ricorda il
miracolo del 13 aprile.
sin dal periodo paleocristiano (attorno al iv secolo), si parla di un grande miracolo operato dalla
Madonna di Leuca a favore dei Leuchesi e delle
zone limitrofe. Le cronache del tempo e precisamente del 365 d.c. narrano che un furente maremoto si stava abbattendo su tutto il capo di Leuca.
Fu così tanta la paura che gli abitanti all’unisono
sentirono il bisogno di chiedere con insistenza l’intervento
della Madonna affinché li salvasse dal grave e prevedibile
disastro. ella si impietosì di
fronte a tali insistenti richieste
e subito fece calmare le acque
e risparmiò dalla catastrofe
uomini e cose. era il 13 di
aprile del 365. da allora la
gente ogni anno-in quel giorno-si reca in pellegrinaggio a
piedi a Leuca, da tutti i paesi
vicini per ringraziarLa della grazia ricevuta e per
impetrarne di nuove. Fu forse questa la spinta che
fece nascere la grande devozione alla vergine santa
di Leuca. si dice, infatti che, solo in quella data, si
recavano a Leuca, a piedi, almeno cinquantamila
pellegrini. dinnanzi all’effige della Madonna “de
Finibus terrae” si sono prostrati pontefici, vescovi,
santi, uomini politici e re. ricordiamo s. Francesco d’assisi di ritorno dall’oriente, s. Benedetto
Giuseppe Labre, pellegrino francese che si portò a
Leuca per venerare la Madonna, dopo aver onorato s. nicola di Bari.
si narra ancora che nel 1300, il re di napoli, alfonso d’aragona, riconoscente per uno scampato
pericolo, ordinò un grande pellegrinaggio da napoli a Leuca, di oltre cinquecento ragazzi.
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IL SANTUARIO E LE SUE INDULGENZE
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si è fatto già menzione delle numerose indulgenze
concesse dal Papa Giulio i in occasione della consacrazione del tempio il 1 agosto del 343. dopo di
lui molti altri Pontefici hanno arricchito il
santuario di tanti privilegi spirituali proprio per la
sua popolarità e la devozione sempre crescente.
dei documenti papali vanno ricordati:
- la Bolla di innocenzo Xi;
- il breve di Benedetto Xiii del 20 -03-1726;
- Pio iX il 23-6-1876 lo rese partecipe di tutti i
privilegi della Basilica di santa Maria Maggiore in roma;
- s. Giovanni XXiii nel 1959 concesse di unire
il nome di santa Maria di Leuca a quello di
ugento, per cui: diocesi di ugento-santa Maria di Leuca;
- s. Giovanni Paolo ii il 19-06-1990 gli concesse il titolo di Basilica Pontificia.
Per quest’ultimo privilegio i fedeli possono lucrare l’indulgenza plenaria, alle consuete condizioni, nei giorni:
• 25 Marzo, solennità dell’annunciazione
di M.v., titolare della Basilica;
• 13 aprile, memoria di s. Maria di Leuca;
• 29 Giugno, festa dei ss. apostoli Pietro e
Paolo;
• 1° agosto, anniversario della dedicazione
della Basilica;
• 2 agosto, festa del perdono di assisi;
• un giorno liberamente scelto da ciascun fedele.
Per tutti questi privilegi ancora oggi è in uso il
detto: “a Leuca si va da vivi o da morti”. da vivi ci
si va per la remissione dei peccati, riservati per censura; da morti per lucrare le indulgenze concesse ai
vivi in favore delle anime sante del Purgatorio.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
I QUADRI
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il primo altare a sinistra è dedicato a S. Francesco
di Paola (Paola, 1416 – Plessis-les-Tours in Francia, 1507). il santo è ritratto in piedi, col capo
coperto dal cappuccio e il bastone fra le mani giunte in atteggiamento di preghiera. La sua figura domina la scena che ritrae sullo sfondo il paesaggio
del porto e della città di Messina.
alla destra del santo, in basso, sono rappresentate
due figure che navigano. tale raffigurazione ricorda l’episodio in cui s. Francesco, dovendo attraversare lo stretto di Messina e
non potendo permettersi una
barca, utilizzò il suo stesso
mantello che gli permise, insieme ad un suo discepolo, di
passare all’altra riva.
in alto a sinistra è raffigurato
un sole con la scritta cHaritas (motto scelto per l’ordine dei Frati Minimi da lui fondato) con i raggi che arrivano
a toccare il volto del santo. il
medesimo stemma si ritrova
inciso su marmo ai due lati S. Francesco di Paola
della mensa dell’altare.
La tela è firmata e datata in basso a destra:
“F. S. Mercaldi di Gagliano – dipinse il luglio
del 1898”.
nella vicina Gagliano del c. vi era un convento
dei Frati Minimi, ora tenuto dai PP. trinitari, con
la cappella dedicata ancora oggi a san Francesco
di Paola.
sotto questo altare è sepolto l’arcivescovo
Mons. Mario Miglietta (1925 – 1996) vescovo di
ugento – s. M. di Leuca dal 1981 al 1993, qui
traslato nel 2009 dal cimitero di Leverano.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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nel primo altare a destra entrando, troviamo
il quadro di S. Giovanni Nepomuceno (Nepomuk in Boemia, 1330 –
Praga, 1383), vestito
di talare, cotta bianca e
mozzetta, con la mano
destra poggiata sul petto e recante un piccolo
crocifisso, che galleggia su uno specchio
S. Giovanni Nepomuceno
d’acqua. il volto è contornato da 5 stelle.
sullo sfondo si intravede il castello reale di Praga
e il ponte sul fiume Moldava.
Più in alto tre angioletti sostengono un cartiglio
con la scritta: oBMutuJ, che significa: “sono
stato in silenzio”.
L’angelo a sinistra reca in mano una palma, simbolo del martirio.
L’angelo centrale porta nella mano destra la corona (ugualmente simbolo del martirio) e un lucchetto chiuso che indica il sigillo sacramentale
della confessione; infatti il santo è indicato come il patrono dei confessori in quanto è stato
ucciso e buttato nel fiume per non aver rivelato
ciò che aveva ascoltato in confessione.
il quadro è firmato semplicemente con la sigla:
sM. sulla parte inferiore della tela si leggono
queste parole in latino:
“Poenitere / Pie flere / Nulla adversa / Nos timere / Nos bona fac videre / Sancte Joannes” .
“Fa’ che ci pentiamo, che piamente piangiamo,
che non temiamo nessuna avversità, che vediamo
il bene, o san Giovanni”.
ai lati della mensa dell’altare è inciso il simbolo
del sole con all’interno la parola “cHaritas”
dell’ordine francescano dei Minimi.
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
il secondo altare a destra è dedicato a San
Pietro con la sua figura
che domina la tela e con
la mano sinistra che
impugna, a mo’ di pastorale, una croce.
il suo sguardo è rivolto
verso l’alto dove appare
l’immagine della vergine di Leuca, con accanto due angeli che
S. Pietro
sostengono uno striscione con l’iscrizione: “A Finibus Terrae ad te clamavi dum anxiaretur cor meum in petra extaltasti
me”. Questa è tratta dal sal. 60,3 ed è una supplica:
“Dai confini della terra io t’invoco mentre il mio
cuore viene meno, guidami su rupe inaccessibile”.
nello sfondo si intravede il mare da un lato e un
tempio dall’altro.
al suo fianco vi è una colonna che ha il capitello a terra su cui è seduto un angelo. Questo angelo sorregge con la destra la tiara e con la sinistra
una chiave, entrambi simboli del papato e quindi
del Primato di Pietro.
tale rappresentazione si poggia sulla tradizione
che narra del passaggio di san Pietro da Leuca
(42 – 44 d. c.) e nella sua permanenza abbia consacrato a dio un tempio pagano di Minerva. La
colonna spezzata e l’angelo seduto sul capitello
stanno ad indicare la sottomissione del paganesimo alla fede della chiesa di cristo.
il quadro è firmato dal pittore Pietro de simone
da Lecce (1845 – 1920) e datato 1885.
nella parte inferiore dell’altare due rilievi marmorei riproducono lo stemma di salvatore Luigi
Zola (1822 – 1898) vescovo di ugento dal 1873
al 1877 e successivamente amministratore apostolico dal 1887 al 1889.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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il secondo altare entrando a sinistra è dedicato a
S. Giuseppe Benedetto Labre (Amettes in
Francia, 1748 – Roma, 1783). La tela riproduce
il santo mentre prega in ginocchio con le mani
giunte davanti all’altare della Madonna di Leuca.
al suo fianco i segni del pellegrino: il bastone e
il cappello da viandante.
in alto a sinistra sono rappresentati due angeli
rivolti verso il santo. il primo sorregge una corona di rose, mentre il secondo reca un cartiglio
con l’iscrizione:
“Advena sum et peregrinus” che cita il
versetto di Gen.
23,4: “Io sono forestiero e pellegrino”.
sono le parole che
abramo, nella terra
straniera di canaan,
rivolge agli Hittiti
per ottenere un sepolcro dove seppellire la moglie sara.
il quadro vuole ricordare il passaggio
del santo che nel
novembre del 1771,
proveniente da Bari, venne a venerare
S. Giuseppe Benedetto Labre
la Madonna di Leuca, lui che è ricordato come “il vagabondo di
dio”.
il dipinto è opera di Pietro de simone da Lecce
(1845–1920) ed è datato 1897.
nella parte inferiore dell’altare due rilievi marmorei raffigurano lo stemma di Gennaro Maria
MaseLLi (1834-1890), vescovo di ugento dal
1877 al 1890.
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
L’altare che troviamo a sinistra del transetto è dedicato all’annunciazione di
Maria vergine (a cui è l’intitolata la chiesa). infatti
rappresenta l’annuncio dell’angelo a Maria attraverso uno straordinario esempio di bassorilievo in cartapesta salentina.
L’opera è firmata da “de
Annunciazione
Pascalis e Manzo – 1892”.
in esso, in basso a destra, è visibile uno scudo in
cui sono stati uniti gli stemmi di due famiglie
della zona: colosso e rovito.
il marmo bianco evidenzia la semplicità di tutto
l’altare e nei due lati inferiori troviamo lo scudo
con lo stemma della Fam. rovito.
a destra del presbiterio, vi è l’altare, simile a quello dell’annunciazione, della sacra Famiglia con
Sacra Famiglia
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
una tela che la rappresenta firmata dal pittore
salentino P. de simone (Lecce 1845 – 1920) e
datata il 1892. anche in essa nei due lati inferiori
laterali vi sono due stemmi della Fam.troisio.
L’altare centrale è sormontato dal quadro della
vergine “de Finibus terrae” di cui abbiamo già
parlato. È di marmo policromo e sul cartiglio che
si trova sul quadro troviamo l’iscrizione: “Altare
privilegiato perpetuo – B.P.XIII (Benedictus
Pontifex Xiii) – 1726”, che ne individua l’anno
di realizzazione.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
LE ALTRE TELE ALL’INTERNO DEL SANTUARIO
Le altre tele che troviamo all’interno della
chiesa sono di pregiato
valore in quanto risalgono come realizzazione
intorno al ‘700.
abbiamo già parlato
Sacra Famiglia
del quadro del cunavi,
situato sulla parete a
destra dell’altare centrale, che rappresenta la
Madonna di Leuca con
i santi Pietro e Paolo,
mentre di fronte ad essa
troviamo una piccola
tela che raffigura la saLa Circoncisione di Gesù
cra Famiglia, dono della Baronessa serafini–sauli.
sulle pareti laterali dell’abside e sui due lati
del transetto di sinistra,
sono collocate quattro
tele, opera di un pittore
Sant’Antonio da Padova
locale di scuola napoletana, nato ad alessano (1669 ca – 1762) chiamato aniello Letizia.
Le due sul presbiterio rappresentano la circoncisione di Gesù e l’annunciazione della vergine,
Martirio di Giovanni Evangelista
L’Annunciazione
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
mentre le due tele sul transetto ritraggono il martirio di Giovanni evangelista nell’olio bollente
(da cui secondo la tradizione ne è uscito indenne)
e la visione estatica del Bambino Gesù da parte
di sant’antonio da Padova.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
IL PULPITO
una vera e propria opera
d’arte è il pulpito di pietra
leccese che campeggia al
centro dell’edificio sacro,
di autore ignoto. È di fattura settecentesca, delicatamente lavorato in stile barocco. i tre lati riproducono
tre scene significative per il
santuario.
sul pannello centrale vi è
raffigurato san Pietro che
con la sua predicazione fa
cadere il culto degli idoli;
sul lato di destra lo stesso
san Pietro che battezza; su
quello di sinistra è raffigurata la scena dell’annunciazione.
ai piedi del pulpito campeggia, scolpito nella pietra leccese, lo stemma del vescovo
Giovanni Giannelli (n. 3101-1660 + 05-01-1743).
SEPOLCRO DEL
VESCOVO RUOTOLO
accanto all’altare dell’annunciazione, sotto una lastra di marmo bianco sormontata da un cippo con
l’effige marmorea, riposano le spoglie del vescovo
diocesano Mons. Giuseppe
ruotolo del quale parleremo in altro luogo.
Pulpito
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Particolare
Scena dell’Annunciazione
Mons. Giuseppe Ruotolo
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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LAPIDI
sulle pareti appena dentro
l’ingresso del santuario troviamo due lapidi:
a destra una lapide in bronzo
che ricorda l’affondamento
della nave francese Leon
Gambetta, avvenuta nelle
acque di Leuca il 27 aprile
del 1915;
a sinistra una lapide marmorea che ricorda Mons. Giannelli, vescovo di ugento dal
1713 al 1743.
“D.O.M. viator aspice et
lege ut intelligas fugit tempus aperitur veritas astat
mors finem respice in tenebris et in umbra mortis ne
sedeas et si optas de ligno
vitae edere vince mundum
ac si vis in aeternum vivere
nunc vive ibique fixum sit
cor ubi vera sunt gaudia
Joannes Jannelus huius
sanctae et Alexanen Ecclesiae Episcopus vivens
morituro sibi posuit posthumo vero (ut et sibi prosit) ita monet obiit die V
Mensis Januarii anni
MDCCXLIII”.
traduzione: “A Dio Ottimo
Massimo. O Viandante, guarda e leggi affinché comprenda: fugge il tempo, si
scopre la verità, sovrasta la
morte. Pensa alla fine non
indugiare nelle tenebre e
Lapide Leon Gambetta
Lapide Giannelli
Portale interno
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
nell’ombra di morte e se desideri mangiare dell’albero della vita vinci il mondo e se vuoi vivere eternamente vivi ora in modo che il tuo cuore
sia fisso là dove sono le vere gioie. Giovanni
Giannelli vescovo di questa Chiesa e di Alessano
vivente si preparò questo sepolcro per quando
sarebbe morto. Ma da morto fa un ammonimento che possa giovare anche a se stesso. Morì il
giorno 5 del mese di gennaio dell’ anno 1743”.
ATRIO
L’atrio presenta al pellegrino che entra nel
santuario il portale originario della chiesa. esso si
trova all’interno dell’edificio in quanto nell’ultima
ricostruzione, dopo l’ennesima distruzione, si
pensò di inglobare il tempio propriamente detto,
camuffando il prospetto per non renderlo facilmente avvistabile nelle incursioni saracene. infatti
il prospetto che ancora oggi è evidente risulta quello di un normale palazzo adibito ad abitazione.
significativa è la presenza nell’atrio di una scultura in pietra leccese, posta sulla parete dell’ingresso
laterale, che rappresenta un angelo con le braccia
spalancate quasi ad accogliere i pellegrini e che sostiene due pannelli sui quali c’è scritto: “hINC
hUMILIBUS VENIAM”, “REPROBIS VERO RUINAM” (In questo sacro luogo, agli
umili è concesso il perdono; ai malvagi invece,
la rovina), parole che ben si addicono a coloro
che vengono nel santuario per confessarsi e
avere il perdono dei peccati.
Bassorilievo ingresso porta laterale
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
LA CAPPELLA DELLA MADONNA
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È stata realizzata per iniziativa
del rettore Mons. Giuseppe
stendardo nel marzo del 1990.
in essa si accede attraverso un
cancello in ferro battuto, opera
del maestro Giacinto nuzzo da
taurisano, sul quale si legge
a.M. (ave Maria) sovrastante
un cespuglio di rose. La statua
della Madonna, datata 1897 è
opera del maestro Manzo da
Lecce su incarico di Luigi Perruccio da ugento, mentre era
penitenziere don Luigi Margherito. È collocata
in una bellissima nicchia, edificata su progetto
dell’arch. umberto valletta, e resa degna di lode
dalla bravura dei fratelli Mangia da Lecce su
incarico della n. d. Baronessa Maria serafini
sauli, da tricase. Le corone auree incastonano le
perle donate sempre dalla Baronessa suddetta,
insieme alla corona del rosario posta sulle manine del Bambino Gesù.
dietro la nicchia della Madonna possiamo
ammirare un trittico, opera del pittore gaglianese
Francesco saverio Mercaldi, che rappresentano
al centro la scena della crocifissione ed ai lati la
raffigurazione dei santi Pietro e Paolo.
sul lato destro della cappella si ammira uno
Trittico
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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splendido presepe
tutto in legno d’ulivo inciso a mano opera unica- proveniente da Betlemme ed eseguito dall’artigiano Zaccaria Bros.
dello stesso autore
e dello stesso materiale, è anche l’intePresepe in legno d’ulivo
ra via crucis posta
nella Basilica, entrambi donati da Mons. Giuseppe
stendardo.
accanto all’artistico presepe vi è una raccolta di
pergamene e reliquie con certificato di autenticità, una statua lignea della Madonna del 700, un
reliquiario sempre del 700, in legno foderato di
argento, contenente le reliquie di s. alessandro
sauli e tre bellissime miniature in avorio il tutto
donato dalla Baronessa Maria serafini sauli.
sul lato destro ammiriamo due bellissimi ovali in
tela del ‘700: la Madonna con il Bambino e
s. Giuseppe con il Bambino.
a ridosso della nicchia della Madonna è stata
collocata la statua lignea di sant’alessandro
sauli, dono anche questo della generosità della
Baronessa.
Statua lignea di S. Alessandro Sauli
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SALA DELLE CONFESSIONI
entrando nella sala delle confessioni in alto, a
ridosso della porta possiamo ammirare un quadro donato dalla rinomata pittrice danese elisa
Maria Boglino che rappresenta i discepoli di
emmaus, scena descritta dall’evangelista Luca
(24,13-35).
sulla prima porta che
immette nella Basilica ammiriamo il
quadro di ispirazione
classicheggiante che
ricorda il miracolo
del 13 aprile del 365
firmato dall’artista
“ada
cantelmomarcellina e dalla
stessa datato 31-vii1984”.
sulla seconda porta
vi è il quadro che
rappresenta l’assunzione della Madonna al cielo sotto lo L’Assunzione della Madonna al cielo
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CAPPELLA DEL SANTISSIMO
Sacra Famiglia
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B. M. Teresa di Calcutta
sguardo stupito degli apostoli datato1988.
sull’arco d’ingresso è esposto un quadro della
sacra Famiglia in una scena che riproduce un
momento di vita quotidiana. L’opera è dipinta su
compensato e non è firmata.
sulla sinistra vi è l’immagine della Beata Madre
teresa di calcutta, opera dell’artista Mimmo spadavecchia da Foggia.
La cappelletta è dominata dalla statua in cartapesta di s. Pio da Pietrelcina, realizzata e donata
dal maestro d’arte nicola Pepe da salve.
Cappelletta con la statua dedicata a S. Pio
È stata realizzata nel 1990, laddove, una volta, vi
era la sagrestia. sull’architrave della porta vi
sono scolpite, con caratteri dorati le parole
“venite adoreMus” (venite, adoriamo). il
progetto è stato voluto e curato dall’allora rettore-parroco. La santissima eucaristia è conservata
in un tabernacolo, incastonato in una raggiera
dorata, che occupa il centro di una grande croce
di marmo bianco.
nel 2005 sono stati collocati ai lati del tabernacolo due angeli in bronzo in atteggiamento di
adorazione opera dello scultore ubaldo Ferretti
da Grottammare (aP) e sono stati offerti rispettivamente dal rag. enrico Bagnato da ugento e
dalla signora Giuseppina
vassalini da Gardone riviera (Bs).
il pavimento è stato realizzato dalla ditta antonio
Peluso da tricase. a destra
entrando, è stata collocata
una grande croce in legno
d’ulivo, proveniente da
Betlemme, nella quale sono finemente scolpite a
mano dall’artigiano Zaccaria Bros le varie stazioni
della via crucis.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
I PORTONI BRONZEI
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a ricordo del Giubileo del 2000 l’allora rettoreparroco –mentre governava la diocesi il vescovo
Mons. domenico caliandro– ha voluto la realizzazione di tre grandi portoni in bronzo progettati
e realizzati dallo scultore armando Marrocco di
Galatina, che da anni
vive a Milano. sono
stati fusi nella rinomata fonderia Mapelli di Milano.
il portone centrale denominato “porta
del cielo”- è dedicato
appunto alla Madonna “ianua coeli”.
nella parte centrale
la porta ha un rigonfiamento, quasi a significare una forza
misteriosa che spingendo dall’interno dilata la materia, simPortone centrale
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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bolo della maternità verginale e spirituale della Madonna che continua a generare cristo agli uomini
e gli uomini a cristo.
Questa porta è stata offerta dalla generosità della Baronessa Maria serafini sauli in memoria del
figlio anny.
La porta laterale sinistra
è dedicata all’esodo di
fine millennio (ricordiamo la guerra nel Kossovo) ed è stata offerta
dalle sorelle Garzola di
alessano.
La terza porta, la laterale
destra, intitolata a Maria
stella Maris, ricorda il
famoso miracolo del 13
aprile del 365 ed è stata
realizzata con le offerte
dei fedeli.
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LE OPERE DEL SANTUARIO
Casa del Clero e dell’anziano
Porta dell’Esodo
Maria, Stella Maris
ogni santuario che si rispetti deve essere punto
di riferimento per il culto, le opere di carità e per
la cultura. Per quanto riguarda il culto ci si è sforzati al massimo per garantire sempre accoglienza, disponibilità per la riconciliazione, la solennità e la dignità delle varie celebrazioni.
Per l’esercizio della carità -oltre al venire incontro alle varie vere necessità delle persone- è stata
anche istituita, per volontà di Mons. vincenzo
rosafio, già rettore-parroco, una casa di accoglienza per gli anziani gestita, ora, dalle suore
compassioniste serve di Maria, e inoltre una casa di spiritualità e di accoglienza per i pellegrini,
voluta dal vescovo Mons. Giuseppe ruotolo su
suolo donato da Mons. carlo Palese.
Casa per ferie Maris Stella
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
LA VIA CRUCIS MONUMENTALE
Solennemente inaugurata il 24 marzo del 2007
È stata realizzata per
la forte determinazione dall’allora rettoreparroco Mons. Giuseppe stendardo, nell’intento di offrire al
pellegrino un cammino di preghiera molto
caro alla chiesa.
Le quindici stazioni
in bronzo, con circa
quarantasei figure a
Gesù incontra sua madre
tutto tondo che rappresentano le ultime scene della passione, morte
e resurrezione di Gesù, sono immerse nel verde
della pineta con vista del mare e dello stesso
santuario. i gruppi scultorei sono posizionati in
circa tre ettari di terreno, lungo un percorso di
oltre millecinquecento metri. Progettista dell’itinerario è stato l’architetto umberto valletta da
Lecce, mentre la esecuzione delle varie stazioni
è scaturita dalla bravura dello scultore antonio
Miglietta anch’esso da Lecce.
La fusione del bronzo è avvenuta nell’artistica
fonderia cubro di novate Milanese.
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Cristo Risorto
Gesù viene posto nel sepolcro
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
IL MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA
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nella mente del rettore-parroco del tempo c’è stato sempre il
sogno di realizzare
un museo. in seguito
ai lavori di restauro
dell’intero complesso sono nate delle sale meravigliose che
davano già un’idea
su cosa fare.
L’incontro con il sig.
vito Mele da Presicce ma che da anni
vive a Milano, appassionato di arte moderna contemporanea, ha fatto sì che questo sogno si realizzasse.
il sig. Mele era riuscito a collezionare delle opere d’arte con le quali voleva dare vita a qualcosa
che sensibilizzasse la gente al gusto del bello, di
cui l’arte ne è la espressione più alta.
Mons. Giuseppe stendardo ha carpito al volo
questo bisogno, che era anche il suo, ed ha offerto tali locali adiacenti alla Basilica che si prestavano molto bene a questa realizzazione.
il Mele ha offerto le opere da lui possedute. scultori del salento, di tutta italia e anche esteri, sollecitati in favore di quest’opera meritoria hanno
spontaneamente offerto dei loro pregevoli lavori
sì da raggiungere circa centocinquanta sculture.
il Museo oggi si intitola “Museum vito Mele”, in
segno di riconoscenza da parte del parroco verso
il sig. Mele. nell’ambito della Basilica è allestita una Pinacoteca di arte contemporanea con l’esposizione di pitture di grande valore, tutte donate da pittori famosi.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
LE VICENDE DEL SANTUARIO
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il santuario così come lo ammiriamo oggi è opera
dell’instancabile solerzia del vescovo Mons.
Giovanni Giannelli (1713-1743) che lo ricostruì
nel 1720.
Ma, dopo la morte di Mons. Giannelli, il santuario iniziò un periodo di completo declino e abbandono, soprattutto dopo il passaggio della sede
vescovile da Leuca ad alessano. il santuario certamente avrebbe avuto la stessa sorte di altre istituzioni e di esso sarebbe rimasto solo il nome, se
non ci fossero stati cuori devoti della Madonna a
dargli vita. si ricordano tra i laici Filippo ii, Filiberto d’aragona, anna acquaviva, il marchese
di corigliano d’otranto Geronimo dei Monti e il
grande innamorato di Maria, il Marchese virginio Bourbon il quale, nel 1835, si fece mendicante e con le offerte raccolte arricchì il tempio delle
suppellettili necessarie e si adoperò per incrementare i vari pellegrinaggi.
tra gli ecclesiastici ricordiamo i vescovi Benedetto e Giacomo del Balzo, Giovanni Granafei,
dionisio Latomo Massa. Però tutti questi interventi non bastarono a dare lustro al santuario.
verso la fine del secolo XiX il vescovo di
ugento -il servo di dio- Mons. Luigi Zola (18731877) impietositosi dello stato di abbandono in
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Pavimentazione interno Basilica
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cui era piombato il santuario, una volta tanto rinomato, intervenne presso lo stato per riottenere i
beni confiscati nel 1866. da una famiglia che abitava nei locali annessi al santuario riuscì ad ottenere un piccolo appartamento per il penitenziere e
destinò a questo ufficio un religioso Paolotto che
era rimasto a Gagliano per custodire la chiesa di s.
Francesco da Paola annessa al convento dopo le
leggi di soppressione. il 1876 un dispaccio regio
riconobbe alla penitenzieria la qualifica di cura
d’anime, come succursale della Parrocchia di
Gagliano del capo. nel 1878 furono restituiti dallo
stato i beni confiscati al santuario.
nel 1883 fu realizzata la pavimentazione in
marmo ad opera del vescovo di ugento Mons.
Gennaro Maria Maselli, come si evince dallo
stemma ancora visibile presso la Balaustra dell’altare maggiore. Mons.
Maselli curò anche i
locali annessi per ospitare i pellegrini.
Mons Luigi Pugliese,
(1896-1923), restaurò i
locali annessi per un degno alloggio del penitenziere e nel 1901, a conclusione dell’anno santo,
organizzò un pellegri-
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
naggio diocesano, che fece
accorrere una moltitudine di
devoti della Madonna. a ricordo
di questa ricorrenza fece costruire una massiccia croce in pietra
locale (carparo) che si affaccia
sul mare verso ponente.
a dare un forte incremento e
lustro al santuario è stato un
grande innamorato della Madonna: il vescovo Mons. Giuseppe ruotolo (1937-1968).
da lui il santuario, nel 1938 fu
elevato a parrocchia e al penitenziere parroco fu affidata
anche la cura delle anime della
Marina di Leuca fino al 1942, Croce Commemorativa
quando istituì la parrocchia di
cristo re che affidò ai padri Francescani per
sgravare il parroco del santuario dai molti impegni e dargli maggiore disponibilità per la cura dei
pellegrini. Fondò il “villaggio del Fanciullo” per
accogliere i ragazzi orfani e figli di emigranti ed
istituì le scuole dell’obbligo e, tramite
l’e.n.a.i.P. ottenne corsi di formazione professionali per i ragazzi ospitati nel villaggio; fondò
la casa di spiritualità “Maris stella”, ottenne dai
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Congresso Mariano 1949
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comuni di castrignano e di Gagliano la donazione del territorio che circonda il santuario mettendo così fine alla annosa controversia tra i due
comuni e la stessa penitenzieria del santuario
che si contestavano a vicenda il diritto di proprietà; ottenne inoltre dalla santa sede il privilegio di indulgenze plenarie, e dal 15 al 22 maggio
1949 promosse il congresso Mariano salentino.
dopo questo congresso fondò l’associazione
degli “alfieri di Maria” con l’intento di promuovere la devozione alla Madonna. nello stesso
periodo, fondò l’istituto delle “oblate di cristo
re” e chiese espressamente che la congregazione sorta a Miggiano nel 1938 per opera
della fondatrice elisa Martinez, prendesse il nome di “Figlie di santa Maria di Leuca”.
Mons. ruotolo, uomo innamorato della Madonna di Leuca ha voluto essere seppellito sotto il
suo sguardo nel santuario che chiamava “La perla della sua diocesi”.
infine fu Mons. Mario Miglietta a prodigarsi
perché il santuario fosse elevato alla dignità e al
grado di Basilica Pontificia Minore. il tanto
sospirato decreto della sacra congregazione per
il culto divino e dei sacramenti arrivò il 19 giugno 1990 e come ringraziamento per questo
evento dal 25 marzo 1992 al 25 marzo 1993 pro-
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
muoveva un anno Mariano
diocesano.
oggi, tutto il piazzale che
circonda il santuario, con
al centro la colonna mariana del 1694, che rappresenta l’annunciazione, è stato
rimesso a nuovo, rivestito
con basoli di pietra di trani
e arricchito da una bellissima fontana monumentalerealizzata su territorio del
santuario e a spese di vari
Colonna Mariana
benefattori per interessamento del rettore-parroco
Mons. Giuseppe stendardo.
Per indicare la sacralità del luogo lo stesso rettore-parroco ha fatto istallare all’ingresso del piazzale due grandi statue di angeli, alti due metri
ciascuno, invitanti al raccoglimento e a dare il
benvenuto ai pellegrini. Gli angeli sono opera
dello scultore ubaldo Ferretti da Grottammare
(aP) e realizzati con il contributo della Banca
Popolare Pugliese e dalla toro assicurazioni.
al posto di queste statue, un tempo esisteva un
arco, che delimitava la proprietà del santuario.
demolito l’arco in occasione della realizzazione
delle opere terminali dell’acquedotto pugliese, fu
sostituito da una grossa catena. verso gli anni 50
fu tolta anche questa per meglio favorire l’ingresso dei pellegrini diretti al santuario.
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Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
LE VETRATE
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un’ultima parola vogliamo dire sulle vetrate che
ora abbelliscono la Basilica e le sale della Madonna e delle confessioni.
il presbiterio della Basilica è illuminato da una
bellissima vetrata istoriata a forma di rosone, posta in alto sulla parete di
fondo. essa rappresenta
l’incoronazione di Maria
regina degli angeli e dei
santi.
S. Michele
Le vetrate della Basilica
volute fortemente dal rettore-parroco, Mons. Giuseppe stendardo, per sostituire quelle fatiscenti già
in sito, sono opera della
ditta ars sacra di Pesaro e
posizionate l’antivigilia
di natale del 1993.
rappresentano varie scene
mariane. sono state offerte: dal dott. cesare Barbara in memoria dei genitori Giovanni e Matilde;
S. Giovanni Battista
dalla Banca tamburino
san Giovanni, dalla signorina Ponzetta Lucia in
memoria del fratello e da Mons. Giuseppe, già
rettore-parroco del santuario. Le altre tre sono
state realizzate con il contributo della Banca
Popolare Pugliese e con le offerte dei fedeli.
nella cappella della Madonna vi sono altre due
vetrate con i blasoni della Baronessa serafini
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
sauli; e dietro la cappella
della Madonna ve ne sono
altre due con l’effige di
sant’alessandro sauli.
nella sala delle confessioni
ne ammiriamo quattro con
immagini riferentesi al sacramento della riconciliazione. Le vetrate, realizzate
dalla ditta domus dei di
roma, sono state tutte donate per intero dalla Baronessa
serafini sauli, compresa
quella esistente nel pronao.
Sacra Famiglia
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L’Incoronazione di Maria
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
Basilica-Santuario Santa Maria De Finibus Terrae
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