L`EDIPO TRAG ICO SOFOCLEO Ε IL PROBLEMA DEL

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Philologus
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1987
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19-31
GHERARDO UGOLINI
L ' E D I P O TRAG ICO SOFOCLEO Ε IL PROBLEMA D E L CONOSCERE
Ricercando una definizione appropriata del ,tragico' e della materia piu. idonea
alia ,forma tragica', scriveva Schiller in una lettera del 2 ottobre 1797 indirizzata
d a J e n a all'amico Goethe 1 : «(...) Mi sono impegnato in questi giorni nel tentativo
di rintracciare una materia adatta per la tragedia (,einen Stoff zur Tragödie'), che
fosse del tipo dell'Edipo re e che procurasse al poeta siffatti vantaggi. Tali vantaggi
sono innumerevoli; basti citare solamente il fatto che la trama delineata, quale si
oppone alia forma tragica, puo qui rimanere sullo sfondo, mentre questa trama e
giä accaduta, e dunque cade completamente al di lä della tragedia (,ganz jenseits
der Tragödie'). Oltre a cio succede che l'accaduto, in quanto invariabile, e per sua
natura ancora piü terribile, e la paura che qualcosa possa essere successo colpisce
i sensi in modo assai differente dalla paura che qualcosa possa succedere. L'Edipo
έ per cosi dire solo una analisi tragica (,Der Oedipus ist gleichsam nur eine tragische Analysis'). Tutto e giä. dato e viene solo sviluppato. Cio puo accadere mediante la trama piü semplice e in un lasso di tempo minimo, sebbene gli avvenimenti
siano giä cosi complicati e legati alle circostanze. Tutto questo non favorisce
davvero il poeta. Ma temo che l'Edipo sia un genere proprio e che non ve ne sia
un'altra specie: non si potrebbe affatto trovarne un riscontro, anche risalendo a
tempi meno favolosi. L'oracolo ha tale parte nella tragedia, che non potrebbe
assolutamente essere sostituito da altro. Ε se si volesse conservare l'essenziale
della stessa favola, mutandone i personaggi e i tempi, diventerebbe ridicolo quello
che έ terribile (...)».
II problema di Schiller e quello di individuare lo specifico dell'azione tragica, e
l'Edipo re si offre alio sforzo del drammaturgo tedesco quale modello antico e
perennemente valido di tragicitä assoluta («temo che l'Edipo sia un genere proprio e che non ve ne sia un'altra specie »)2. Con questo suo rapido giudizio Schiller
1
Fr. Schillers Werke, Bd. X X I X (Briefe 1796—98), hrsg. von N. öllers und F. Stock, Weimar
1977, 1 4 0 - 4 2 (lettera n° 143).
!
A commento del giudizio di Schiller sull'Edipo re cfr. P. Szondi, Theorie des modernen Dramas, Frankfurt/Main 1956 (tr. it. Torino 1972, 15ss.). L'attenzione di Szondi e concentrata sulla
forma del dramma neoclassico del '700, la sua crisi, e le risoluzioni Offerte da alcuni drammaturghi
del secolo seguente. Nel successivo Versuch über das Tragische, Frankfurt/Main 1961, Szondi
ricoetruisce la vicenda tragica di Edipo dal punto di vista del suo rapporto antagonistic© con
l'oracolo apollineo, assunto e interpretato erroneamente come ammonimento anzichi come profezia ineluttabile. I due saggi di Szondi sono raccolti nell'edizione delle Schriften I, Frankfurt/
Main 1978 ( 1 1 - 1 4 8 e 1 5 1 - 2 6 0 ) .
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G.
UGOLINI,
L'Edipo tragico sofocleo e il problema del conoscerc·
formula un'estetica della forma tragica e al tempo stesso un modulo interpretative»
dell'Edipo re, assolutamente nuovi e originali. A partire dalla Poetica aristotelica
fino ai vari trattati di poetologia rinascimentali e post-rinascimcntali, ΓEdi-po re
e sempre stato assunto a modello paradigmatico del ,far tragedia', diventando eo.si
lo schema col quale confrontarsi costantemente. Ma la tragicitä dell 'Edipo era
stata fino allora sempre individuata secondo il medesimo quadro categoriale indicato da Aristotele, cioe secondo alcune funzioni peculiari che nella Poetica definivano il genere tragico: il «ribaltamento » (περιπέτεια) per esempio, che nel
caso dell 'Edipo e il migliore possibile, in quanto avviene simultaneamente al
« riconoscimento » (άναγνώρισι,ς) e nasce « dai fatti stessi » (έξ αύτών των πραγμάτων), cioe senza artifici esterni, eel e perciö il piü adatto a suscitare paura e
pietä negli spettatori (Arist. Poet. 1452a, 32—34; 1455a, 18). Oppure la dimensione tragica sarebbe determinata secondo Aristotele dal peculiare rapporto
dialettico tra il fare e il conoscere: Edipo agisce (uccide il padre e sposa la madre)
ignorando i rapporti di parentela, e venendoli a sapere solo dopo (Arist. Poet.
1453b, 3 0 - 3 5 ) 3 .
Giä l'interpretazione aristotelica assegnava un posto di grande rilievo al
« riconoscimento » (άναγνώρισις), il momento in cui il personaggio tragico capisce
e prende coscienza della sua identitä, delle sue colpe, della sua sciagura. E '
questo per Aristotele il cardine dell'azione tragica — di ogni azione tragica —
perche e quello che emotivamente piü doveva scuotere lo spettatore e innescare
di conseguenza un processo di rimozione e liberazione psicologica. Con Schiller
siamo tuttavia di fronte a una lettura del tutto diversa. L'intera tragedia viene a
coincidere col momento del « riconoscimento »; essa non racconta la vicenda di
Edipo che inconsapevolmente uccide il padre e sposa la madre, ma racconta il
modo in cui Edipo scopre la sua storia. II riconoscimento non e piü un segmento
indispensabile e culminante della sequenza tragica, ma e tutta la tragedia. Lo
spettacolo teatrale messo in scena da Sofocle nel V sec. a. C. e particolarmente
tragico proprio perche tutto giocato su una .tragische Analysis' 4 . Da qui, e non
da altro, deriverebbero l'assoluta validitä e modernita della tragedia sofoclea.
In questa sperimentazione, del tutto originale per la prassi drammaturgica del
tempo, va colto lo specifico dell'Edipo re, ciö che lo definisce e lo differenzia
rispetto ad altre tragedie e alio stesso mito edipico, che fino al tempo di Sofocle
doveva essere stato tramandato soprattutto oralmente per opera di cantastorie
popolari e comunque appartenere saldamente al patrimonio culturale ateniese 6 .
3
Nella Poetica aristotelica la tragedia sofoclea Edipo re, ovvero il personaggio tragico Edipo,
vengono citati almento una decina di volte con questa funzione di esemplaritA, unica nell'ambito
dell'intera produzione tragica ateniese. Sul problema del rapporto tra teoria poetica aristotelica
e Edipo re cfr. H. Flashar, König Ödipus. Drama und Theorie, Gymnasium 84, 1977, 120 — 136.
4
W. Schadewaldt, in un contesto interpretativo di matrice heiddegeriana (Der .König ödipus'
des Sophokles in neuer Deutung, in: Hellas und Hesperien, Zürich 19702, 466 — 76). e riferendosi
proprio a Schiller, parla di ,Enthüllungsdrama' (dramma dello svelamento).
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Forse fu proprio per questa sconvolgente dose di innovazione nella forma tragica che VEdipo
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Di fronte alia tradizione mitica relativa alia figura di Edipo, quale si era andata
determinando nel corso dei secoli per via di aggiunte, sovrapposizioni, congiunzioni c .approfondimenti' a partire dalle piü lontane attestazioni oraerico-esiodee 6 ,
Sofocle compie un lavoro di rielaborazione peculiare. Con consapevolezza e grande
maestria il drammaturgo taglia e cuce la tela dei segmenti mitici, ne dipana il
filo lineare e paratattico proprio del racconto mitologico, ingarbuglia le maglie
della trama, scarta dei particolari, altri Ii lascia in secondo piano, altri Ii finge giä
accaduti e Ii recupera mediante accorti flash-backs. Quello che esce dal laboratorio
mentale dcH'artista, il prodotto di questo profondo lavorio di smontaggio/rimontaggio e una sequenza nuova. Non piü il mito di Edipo raccontato in forma di
tragcdia, ma la t r a g e d i a di Edipo, il progressivo indagare del protagonista fino
a scoprire la violenza e l'assurditä penosa del suo esistcre 7 . Ε percorso della tragedia non e sovrapponibile automaticamente al percorso biografico di Edipo. All'inizio AeW Edipo re tutto e giä accaduto. Anzi l'azione tragica inizia quando la
storia di Edipo volge ormai al termine.
Edipo in fasce e stato deposto dai genitori sul monte Citerone, e stato salvato
da un pastore impietosito, e stato allevato a Corinto presso dei presunti genitori,
e stato messo in allarme sulla veritä della sua origine, se n'e partito da Corinto,
ha ricevuto la profezia delfica del parricidio e dell'incesto, ha ucciso Laio, ha risolto l'enigma della sfinge, e diventato lo stimato e venerato re di Tebe, ha sposato
Giocasta, e la pestilenza si e a b b a t t u t a sul suo regno. II cammino di Edipo dalla
nascita alia piena maturitä ha giä percorso molte tappe quando 1 'Edipo re comincia. Ε i passi da compiere prima di giungere alia fine sono ancora pochi. T u t t a la
trama « resta sullo sfondo », ovvero « cade completamente al di lä della tragedia »,
per tornare alle parole di Schiller nella menzionata lettera a Goethe.
La peculiare organizzazione mitemica che Sofocle realizza ne\\'Edipo
re segue
una consapevole strategia di recupero, nel senso che tutti i segmenti costituenti
l'intreccio mitico sono di fatto incorporati nella tragedia e da essa estrapolabili,
solo che anziehe raccontarli ,in diretta' Sofocle Ii recupera man mano per via
re, secondo la testimonianza di Dicearco (B. Snell, Tragicorum Graecorum Fragmenta, Göttingen
1971 —81, 24 1 a), non vinse il concorso tragico al quale fu presentato, ma ei piazzö al secondo posto
dietro una tragedia di Filocle I.
Un Edipo di Eschilo, presentato al concorso nel 467 a. C. in una tetralogia comprendente anche
Laio, Sette contro Tebe e Sfinge (tutte perdute tranne i Sette), che doveva conservare moduli drammaturgici ,normali', ottenne invece la vittoria (cfr. Argumentum dei Sette in: A. Nauck, Tragicorum
Graecorum Fragmenta, Hildesheim 1964, 39).
β
Le prime attestazioni del mito edipico nella letteratura greca sono in Omero (II. X X I I I
676 — 80, Od. X I 271—79) ed Esiodo (Erga 161ss.). Sul mito edipico prima di Sofocle cfr. E. L.
De Cock, The Sophoclean Oidipus and its Antecedents, Acta classica 4, 1961, 7 — 28.
7
Sull'opposizione mito/tragedia e quelle ad essa connesse (diegesi/mimesi, passato/presente,
veritä/realtii, cfr. F.Dupont, Comment parlait le Roi Oedipe?, Revue des Sciences Humaines X X X V ,
141, 1971, 23 — 32. Una scomposizione strutturalista del mito edipico nelle sue unitä narrative
fondamentali e stata tentata da V. J. Propp, Edipo alia luce del folclore, tr. it. Torino 1975,
85-137.
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G. UOOLIXI, L'Edipo tragico sofocleo e il problema del conoscere
di reminiscenze ο racconti del passato8. In altre parole 1'elemento diegetico (proprio del mito) viene nell'Edipo re polverizzato nei minimi termini, mentre viene
valorizzato al massimo quello mimetico-teatrale. All'inizio il sovrano di Tebe non
oonosce nulla di se, delle sue origini, del suo passato. Una voragine, ο se si vuole
una rimozione completa, e aperta tra il suo tempo passato e presente. L'unica
interazione necessaria ed esistente tra passato e presente di Edipo e determinate,
dal fatto che l'uno b in funzione dell'altro, nel senso che il suo passato ha portato
Edipo ad essere li sulla scena re di Tebe, ma d'altro canto e Ii sulla scena proprio
per scoprire il suo passato. C'e dunque una totale separazione e impermeability
tra i due piani temporali (che vale per Edipo — si badi — ma che non doveva
valere per gli spettatori, nei quali e presupposta la conoscenza estesa della vicenda).
Solo nel quarto episodio della tragedia, quando finalmente si conclude il lungo
riconoscimento, tale impermeability crolla con effetti disastrosi per il protagonista.
« Ahi, ahi, ogni cosa diventa chiara. Ο luce, possa io vederti per l'ultima volta, io
che fui generato da chi nondovevo, che mi congiunsi con chi non dovevo, e uccisi
chi non dovevo! » (vv. 1182—85) esclama Edipo oramai sconfitto, nel prendere
coscienza della sua situazione, poco prima di accecarsi. Solo ora i piani della narrazione e della rappresentazione finiscono col coincidere, e l'universo temporale di
Edipo trova una sistemazione ordinata. Tutti i tasselli del mosaico sono ora in
ordine. Parricidio e matrimonio incestuoso, che per tutta la tragedia Edipo aveva
pensato e temuto per il futuro, si scoprono essere stati gia commessi, appartenere
inesorabilmente al passato9.
L'idea di rappresentare Edipo all'inizio re di Tebe tranquillo e stimato dai suoi
sudditi, per poi condurlo attraverso una serie di incidenti di percorso alia scoperta
del suo passato, va intesa come una nuova e originalissima operazione di ,ristrutturazione tragica' del mito, cui fa pendant la utilizzazione di un nuovo modulo
teatrale sconosciuto, per quello che le testimonianze lasciano supporre, all'uso
drammaturgico del tempo. Ancora alcuni decenni prima di Sofocle, nel 467 a.C.,
nel mettere in scena la saga tebana legata a Edipo, Eschilo utilizzo la forma
tetralogica (Laio, Edipo, Sette ccmtro Tebe, e il dramma satiresco Sfinge), che molto
verisimilmente era dettata dalla volonte di disporre cronologicamente il materiale secondo una struttura di successione narrativa, molto piü vicina alia diegesi
mitica di quanto non lo fosse la rielaborazione sofoclea. Bisogna per altro osservare che e proprio la nuova forma ,tragica' conferita da Sofocle al mito di Edipo
quella che si impose come vulgata nella tradizione europea. Dopo Sofocle Edipo fu
concepito sempre secondo il ,montaggio' sofocleo, sia per quanto riguarda lo svolgersi sequenziale della trama, sia per quanto riguarda l'esclusiva destinazione
8 Cfr. su questo punto G. Paduano, Edipo re: gli oracoli e la logica del tempo, relazione tenuta
al Convegno Internazionale di Studi ,Edipo, il teatro greco e la cultura europea', Urbino, 15—19
novembre 1982. Atti del Convegno, Roma 1986, 99—111.
9 Cfr. ancora le parole di Schiller nella citata lettera a Goethe: « . . . e la paura che qualcosa
possa essere successo colpisce i sensi in modo assai differente dalla paura che qualcosa possa
succedere ».
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teatrale delta storia. A partire daXVOedipus rex di Seneca, attraverso gli .Edipo' del
teatro rinascimentale italiano (Dell'Anguillara), l'.Oedipe' di Corneille, Voltaire,
Gide, l'.Oidipus und die Sphinx' di Hofmannsthal e la .Machine infernale' di
Cocteau, il rifacimento e sempre giocato sul confronto, con scarti e variazioni piü
ο meno profondi, col modello sofocleo.
Dal punto di vista della resa teatrale Sofocle mette in campo una serie di accorgimenti drammaturgici indispensabili per avviare quel progressivo e inarrestabile
procedimento di ricostruzione del passato e di autoriconoscimento su cui e costruita
la tragedia.
All'inizio e la pestilenza (λοιμός) che colpisce Tebe (un elemento questo mai
attestato prima nel mito edipico, e da ritenersi verisimilmente un'innovazione
sofoclea 10 ) a mettere in moto laricercadi Edipo. II sovrano ha il compito moraleistituzionale di salvare la sua cittä, come giä aveva fatto quando Tebe era minacciata dalla Sfinge. Poi e la voce delfica riferita daCreonte a incanalare la ricerca di
Edipo su un oggetto preciso: l'assassino del vecchio re di Tebe Laio, il contaminatore impuro della cittä. Da Re-medico invocato a guarire la citta dalla peste (si
noti la frequenza nella prima parte della tragedia di termini della medicina contemporanea quali νόσος, νόσημα, ϊασις, άλκή ...), Edipo si trasforma in Re-giudice che commina, mediante un bando pubblico, una serie di misure punitive
(esilio, interdizione di parola e di sacrificio) contro l'ignoto colpevole, e si assume
come causa propria la causa della cittä, (vv. 264ss.: « combatterö questa battaglia
come fosse per mio padre ...»). Appaiono qui lessemi e sintagmi del linguaggio
giuridico.
Nel primo episodio e l'indovino Tiresia (altro elemento d'innovazione che Sofocle
incorpora nel mito edipico) a modificare il senso della ricerca di Edipo 11 . Davanti
alia reticenza e all'ambiguitä, del profeta, EdipQ, adirato e sospettoso, non capisce
il senso delle sue parole, neppure quando queste sembrano chiarissime (vv.
350—53: « Davvero? Ti intimo allora di mantenere il bando che hai proclamato,
e da oggi non rivolgere piü la parola ne a me ne a costoro, poiche sei l'empio contaminatore di questa terra »; v. 362: « Dico che tu sei l'assassino dell'uomo che vai
cercando »). Ε quando Tiresia, in una battuta ambigua, nomina i genitori di
10
Si puö pensare che l'introduzione del motivo della peste sia un riferimento alia pestilenza
storica che colpi Atene nel 431 a. C. decimandone la popolazione. Sulla scorta di questa osservazione e stata da piü parti suggerita una datazione della tragedia proprio negli anni della peste ateniese
(cfr. Β. M. W. Knox, The Date of the Oedipus Tyrannus of Sophocles, American Journal 77, 1956,
133 — 147). C. W. Müller, Zur Datierung des sophokleischen ödipus, Akademie der Wissenschaften
und der Literatur, Mainz 1984, Nr. 5, in una eccellente disamina dello status quaestionis relativa
al problema della datazione della tragedia, euggeriece, per esclusione, la data del 433 a. C.
11
Cfr. le riflessioni di Hölderlin a proposito della figura tiresiana nt\V Edipo re e xizW Antigone.
In entrambi i casi i discorsi di Tiresia produrrebbero un effetto di cesura, un'«interruzione antiritmica •> (.gegenrhythmische Unterbrechung') necessaria nella rappresentazione del «trasporto
tragico» (Anmerkungen zum Oedipus, in: Sämtliche Werke [Stuttgarter Ausgabe], Stuttgart
1952, vol. I, 195-202. Tr. it. in F. Hölderlin, Sul tragico, a cura di R. Bodei, Milano 1980. 6 8 - 7 4 ) .
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G . UGOLINI,
L'Edipo tragico sofocleo e il problema del conoscere
Edipo (vv. 435—36: « I o sono stolto, come a te pare. Ma per i genitori 'Che ti
hanno generato sono saggio »), questi ricava solo un dubbio circa la propria
situazione familiare. Da qui la sua ricerca si biforca e sdoppia automaticamente.
Ora Edipo cerca l'assassino di Laio e i propri genitori. I dialoghi successivi con
Giocasta, col messo corinzio, col vecchio servo di Laio, tutti chiamati a testimoniare sulla scena pezzetti di passato, p o r t a n o a un progressivo cumulo di sapere,
fino a coprire l'intero spazio temporale che va dalla conquista del regno di Tebe
all'indietro fino alia nascita di Edipo. Quando finalmente ai vv. 1182ss. E d i p o
diviene consapevole del t u t t o , allora il riconoscimento e davvero compiuto, e la
doppia ricerca si e praticamente conclusa. Con un perfetto ribaltamento il ricercatore si rivela essere il ricercato, il medico la causa stessa della malattia, il
giudice il colpevole 12 .
Alia ristrutturazione tragica del mito secondo una strategia che si puo definire di
.recupero cognitivo', e che passa t r a l'altro attraverso I'inserimento di nuovi
motivi come la peste di Tebe e l'indovino Tiresia, corrisponde parallelamente la
ristrutturazione del personaggio Edipo rispetto alia tradizione mitica. L ' E d i p o
sofocleo e connotato psicologicamente come un indagatore, un uomo che vuole
conoscere fino in fondo le cose. La « saggezza » (σοφία) di Edipo, giä c a n t a t a d a
P i n d a r o (Pyth. IV 264—66), dovevaessere un t r a t t o caratteristico presofocleo. Ma
Sofocle la spinge al massimo grado e fa di E d i p o l'emblema del personaggio che
vuole sapere t u t t o fino alle estreme conseguenze e che non puo rassegnarsi al non
sapere. II senso dell'Edipo sofocleo e opportunamente definite da E. D o d d s :
« P e r me personalmente Edipo e il tipo di simbolo dell'intelligenza u m a n a che
non puo fermarsi finche non ha risolto t u t t i gli enigmi, persino l'ultimo enigma,
la risposta del quale e che la felicitä u m a n a e costruita sopra un'allucinazione »13.
Sono in effetti molteplici le battut^s in bocca a Edipo, in cui egli sbandiera la propria intelligenza e dichiara la volontä di a n d a r e fino in fondo nell'indagine che
sta svolgendo. Anche nei momenti di piü a c u t a tensione, quando Edipo ha imboccato la discesa a precipizio verso la catastrofe e forse potrebbe ancora salvarsi
ritirandosi, dinanzi a Giocasta che cerca di dissuaderlo dal proseguire la ricerca,
esclama: « N o n mi lascerei convincere a non sapere cio con esattezza » (vv.
1065ss.).
Sofocle costruisce dunque una tragedia centrata sulla categoria tragica del
«riconoscimento», in cui il protagonista E d i p o si autoriconosce al termine di
un lungo processo di ricerca, scoprendo via via la propria origine, la propria
identitä di parricida e di incestuoso, l'illegalitä del suo regno, la veridicita degli
oracoli. Come si e detto, in questo contesto i motivi nuovi della peste e di Tiresia
12
Sul rovesciamento dell'Edipo re, cfr. Β. M. W. Knox, Oedipus at Thebes, London 1957 (rist.
Cambridge 1966) (piü che un ribaltamento si verificherebbe un « azzeramento ») e J. P. Vernant —
P. V. Naquet, Mito e tragedia nell'antiea Grecia, tr. it. Torino 1976. 104ss.
15
E. Dodds, On Misunderstanding the Oedipus Rex, Greece & Rome (seconda serie) 13, 1906. 48.
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trovano la loro funzionalitä e operativita drammatica: la peste e il pretesto che
mette in moto l'indagine, Tiresia il personaggio chiave che con la sua reticenza
e ambiguitä profetica segna la crisi della positivitä indagatrice di Edipo, imprimendo all'a-zione una violenta accelerazione verso la catastrofe. Nell'ambito di
questa rifondazione tragica sofoclea del mito edipico, con t u t t i i t r a t t i di novitA e
specificitä che si e tentato di indicare, un posto preminente e occupato dal problema del conoscere e del sapere. Forse l'etichetta di .tragedia del sapere' e, fra le
t a n t e proposte (.tragedia del destino', .tragedia dello svelamento', .tragedia del
ribaltamento'), quella meno impropria per un testo la cui n a t u r a ambigua e
composita sfugge di per se a qualsiasi definizione schematica e riduttiva. U n a
.tragische Analysis' come questa, in cui all'inizio e posto un vuoto gnoseologico,
progressivamente colmato dai vari personaggi secondo differenti approcci
metodologici e motivazioni psicologiche, in cui e presente una tessitura lessicale
fortemente s t r u t t u r a t a sui vocaboli che circoscrivono il campo semantico dell'indagare-sapere-conoscere (οΐδα, γιγνώσκω, νοέω, συνίημι, μανθ-άνω, διδάσκω,
ζητέω, ευρίσκω, τεκμαίρομαι, σκοπέω .. .)14 offre il fianco a una l e t t u r a di taglio
epistemologico.
Nel sostenere un siffatto approccio ermeneutico occorre pero sgombrare il
campo d a un possibile equivoco: e forte il rischio di mantenersi su u n livello di
diecorso assolutamente generico, cadendo magari in schemi interpretativi banalizzanti, che sottraggono il testo alia sua storia e alia sua epoca. II denominatore
comune di quanti hanno letto 1 'Edipo re come tragedia di conoscenza e l'ipotesi
che Sofocle abbia voluto rappresentare almeno due tipi di conoscenza differenti per
mezzi e possibilita, dal cui incontro/scontro risulterebbe il senso stesso della tragedia. Si e parlato cosidi un « sapere umano » e « sapere divino » (H. Diller) 16 , di u n a
conoscenza umana sensitiva e fondata sull'apparenza ed una conoscenza divina
vera, cioe δόξα e άλή&εια, illusione e saggezza (K. Reinhardt, Μ. Bowra, Μ. Champlin) 16 . Edipo Bulla scena sofoclea rappresenterebbe l'uomo raziocinante, che si
basa sulla conoscenza dei sensi e del proprio intelletto e agisce di conseguenza.
14
La diffusione cosi capillare di questo tipo di strumentazione lessicale έ un fatto abbaatanza
anomalo nel teatro atenieee del V sec. e, in modo cosi clamoroso, entro lo stesso corpus sofocleo.
16
H. Diller, Göttliches und menschliches Wissen bei Sophokles, Kieler Universitätereden I
(Kiel 1950) e in: AA. W . , Gottheit und Mensch in der Tragödie des Sophokles. Drei Aufsätze,
Darmstadt 1963, 1 - 3 0 .
16
Si tratta della nota lettura ,parmenidea', sostenuta da K. Reinhardt, Sophokles, Frankfurt/
Main 1947; M. Bowra, Sophoclean Tragedy, Oxford 1944, 162 — 211; M. Champlin, Oedipus
Tyrannus and the Problem of Knowledge, The Classical Journal 64, 1969, 337 — 345. Edipo si
muoverebbe sulla stessa via (sbagliata) di cui parla Parmenide, cioe la via fallace dei sensi umani,
trascurando la via che porta alia veritä. Su un orizzonte diverso si collocano le letture di matrice
antropologica. Tra le piü notevoli: M. Delcourt, Oedipe ou la legende du conquerant, Liege 1944
(riet. Paris 1981); P. Fergusson, Idea di un teatro, tr. it. Milano 19793, 21—54; R. Girard, La violenza t il saero, tr. it. Milano 1980, 97 — 122; R. P. Winnington-Ingram, Sophocles. An Interpretation, Cambridge 1980; Ch. Segal, Tragedy and Civilization. An Interpretation of Sophocles,
Cambridge-Mass. 1981.
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G. UGOLINI, L'Edipo tragico sofocleo e il problema del conoscere
Le coincidenze degli eventi fanno si che alia fine tutte le sue costruzioni intellettuali si rivelino inutili e inefficaci; e il sapere degli dei, incontrollabile e spesso
incomprensibile per gli uomini, l'unico sapere vero. Questa ipotesi ha degli spunti
validi, ma troppo astrattamente mette Edipo e la tragedia sofoclea fuori dal tempo.
Correttamente V. Ehrenberg 1 7 e B. M. W. Knox 1 8 hanno indicate come vada
posto il problema della storicita del testo, cioe dei legami con la societa e la cultura
ateniesi del V sec. a. C. Quello di Edipo non e un generico «sapere umano », ma
il sapere di alcune correnti di pensiero .razionalistiche', laiche e antropocentriche
dell'epoca. Analogamente non si deve parlare di un generico « sapere divino », ma
del sapere dei profeti delfici, degli oracoli apollinei, con le sue modalitä espressive
particolari e celebrante un dato sistema di valori etici. Spesso si e identificato
Edipo con la Sofistica (cfr. soprattutto Ehrenberg) e si e pensato a una tragedia
polemicamente diretta proprio contro quel movimento di pensiero; in realtä gli
atteggiamenti di Edipo, il suo modo di esprimersi, paiono abbastanza lontani
dallo spirito sofistico. Se e propria di Edipo, per esempio, una visione antropocentrica della vita e una fiducia totale nei propri mezzi intellettuali, questo atteggiamento doveva essere abbastanza comune a larghi settori della cultura ateniese
del secolo, al di lä del pensiero sofistico.
Mediante un'accurata analisi lessicale, l'analisi cioe dei moduli espressivi e dell'arsenale concettuale di Edipo e degli altri personaggi, e possibile constatare come
neWEdipo re sia rappresentato lo scontro tra due grandi modelli gnoseologici, due
linee culturali contrapposte. Da una parte il modello .razionalistico', antropocentrico, indiziario, sicuro delle proprie possibilitä, sostenuto da Edipo e Giocasta su
una linea sostanzialmente comune 19 , dall'altra il modello sacrale-divinatorio, di
cui e latore sulla scena Tiresia, ma che comprende anche il dio delfico Apollo, che
produce oracoli e profezie ispirate, utilizza formulazioni ambigue, e al quale
aderiscono nella parte finale della tragedia anche il coro e Creonte.
Non mancano per altro zone d'ombra e interferenze semantiche, che creano
effetti di ironia tragica, ambiguitä, ribaltamenti strutturali. Spesso il lessico del
conoscere e inoltre intersecato con quello del vedere/non vedere, creando sovrapposizioni metaforiche complesse, specie al momento dell'accecamento di Edipo,
vale a dire nel momento culminante della tensione tragica. Ma daH'intricato
universo di linguaggi che informa il testo tragico e possibile portare alia luce il
sapere edipico della razionalitä indiziaria e quello apollineo-tiresiano della divinazione nella loro trasparenza di modelli.
Edipo vuole conoscere a tutti i costi, vuole sempre «sapere di piü» (ώς
μάλλον μάθ-ω, v. 359), «fare luce sulla propria origine» (φανώ τούμον γένος,
17
V. Ehrenberg, Sofocle e Pericle, tr. it. Brescia 1958.
Oedipus at Thebes, cit.
19
Diversamente M. Vegetti (Forme di sapere nell'Edipo re, in: Tra Edipo e Euclide, Milano
1983, 23 — 40) distingue l'atteggiamento di Edipo (ricerca empirica) da quello di Giocasta (iperrazionalismo apparente che si traduce in un irrazionalismo sostanziale e nella negazione di qualsiasi
conoscenza).
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v. 1059). Come in passato aveva risolto l'enigma della sfinge, liberando Tebe dalla
schiavitü, cosi ora e deciso a risolvere i vari enigmi che man mano gli si presentano
sul cammino: l'enigma della peste, dell'assassinio di Laio, della sua origine. Tale
volontä programmaticamente sbandierata si fonda sulla fiducia nella propria
intelligenza (γνώμη) e sulia metodologia della ricerca di cui il re d i T e b e fruisce. Si
t r a t t a del metodo (οδός) semiotico, vale a dire della possibility di ricavare dall'osservazione empirica dei fenomeni indizi e segni (σύντομα, σημεϊχ, σύμβολα,
τεκμήρια), sulla base dei quali trarre razionalmente delle inferenze. Le origini
di tale metodo indiziario possono essere f a t t e risalire al principio anassagoreo « i
fenomeni sono spie visibili di cio che non si vede » (οψις των άδηλων τά φαινόμενα,
D. Κ . 59 Β 21a); ugualmente Ιο si trova teorizzato dal filosofo-medico Alcmeone
di Crotone: « circa le cose invisibili e mortali gli dei hanno la certezza, a noi uomini
e d a t o soltanto procedere per congetture (τεκμαίρεσθαι) » (D. K . 24 Β l) 20 .
Negli anni in cui Sofocle scrive e mette in scena l'Edipo re, il metodo della
ricerca indiziaria trova una sua sistemazione teorica organica, e u n ' applicazione
consapevole e programmatica in almeno due grossi campi della scienza u m a n a :
quello storiografico con la narrazione della guerra peloponnesiaca d a parte di
Tucidide, e quello medico con alcuni scritti del Corpus ippocratico, t r a i quali spiccano, proprio per la consapevolezza metodologica, Antica Medicina e Prognostico.
Ai versi 120—21 E d i p o esplicita la teoria secondo cui da un «piccolo principio » (άρχή) si possono inferire molti dati attraverso l'indagine, θ poco oltre (vv.
220—21) dichiara che, perche la ricerca dell'assassino di Laio proceda, occorre
« un qualche indizio » (τι σύμβολον). Alio stesso modo Giocasta e p r o n t a a mostrare
« indizi » (σημεία) t r a t t i d a eventi paseati, per dimostrare la falsitä dell'arte profetica (v. 710), e vuole congetturare (τεκμαίρεται) i f a t t i attuali sulla scorta di
quelli giä accaduti (v. 916). Come lo storico ateniese Tucidide, che congettura
(τεκμαιρόμενος) la grandezza e la d u r a t a della guerra peloponnesiaca alia luce dell'analisi indiziaria (έκ δέ τεκμηρίων . . . σκοποϋντί μοι, T h u c . I 1, 1—2) e che fonda
t u t t o il suo lavoro di ricostruzione storica sugli «indizi piü evidenti» (έκ των
έπιφανεστάτων σημείων, Thuc. I 21, 1); come il medico ippocratico, che dai segni
visibili sul corpo del malato t r a e inferenze logiche (έκ πάντων των τεκμηρίων . . .
τεκμαίρεσθαι), per poter prevedere l'andamento del morbo e determinare le
possibili terapie (Prognostico X V I I 46—47) ai , cosi si comporta Edipo, m u t u a n d o
vocaboli e teorie della scienza contemporanea.
20
Molte suggestioni alia base di questa ipotesi interpretativa vanno ricondotte al saggio di
C. Ginzburg, Spie, radici di un paradigma indiziario, raccolto nel volume miscellaneo di A. Gargani
(a cura di), Crisi della ragione, Torino 1979, Θ al dibattito che ne e seguito sulla rivista Quaderni
di Storia (n° 11, 12).
21
Sui metodi della scienza naturale greca cfr. il fondamentale saggio di H. Diller ΟΥΙΣ
ΑΔΗΛΩΝ ΤΑ ΦΑΙΝΟΜΕΝΑ, Hermes 67, 1932 (rist. 1967), 1 4 - 4 2 . In particolare su quello
ippocratico cfr. M. Vegetti, Teoria ed esperienza nel metodo ippocratico, II Pensiero 12, 1967,
66—84e: Nascita dello scienzato, Belfagor 28, 1973, 641 — 63. Per l'uso di termini ed espressioni
propriamente medici ne\V Edipo re cfr. Β. M. W. Knox, Oedipus at Thebes, cit., 140ss.
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G. UGOLINI, L'Edipo tragico sofocleo e il problema del conoscere
La consapevolezza di disporre di un metodo indiziario valido, la certezza che
solo attraverso l'indagine attiva ed empirica si arriva a conoscere, il concetto che
col tempo si produce un cumulo progressivo di sapere, la fiducia estrema nei
propri mezzi intellettuali di ricerca, la necessity dell'impegno .civile' della propria
attivitä intellettuale, e la polemica diretta contro gli indovini e l'arte mantica
in generale, sono i tratti salienti che descrivono e delimitano tipologicamente il
modello di sapere entro cui agiscono Edipo e, in misura meno massiccia, Giocasta.
A questo modello si contrappone una linea sacro-divinatoria, il cui interprete
a livello scenico e Tiresia, ma il cui punto di riferimento piü alto va individuato nel
dio Apollo coi suoi vaticini antichi rivolti a Laio (tuo figlio ti uccidera e prenderä
il tuo regno) e a Edipo stesso (ucciderai tuo padre e ti congiungerai con tua madre;
la peste cesserä quando sarä allontanato da Tebe l'assassino di Laio). II Tiresia
vecchio e cieco, ehe in ecena entra barcollante e accompagnato da un fanciullo,
riveste una funzione di capitale importanza nell'economia del dramma sofocleo.
Non solo Tiresia produce paura e incertezza nei suoi interlocutori (Edipo nelΪEdipo
re, Creonte nell'Antigone), ma il profeta (μάντις) si carica di nuove significazioni,
che vanno al di la del suo statuto mitologico tradizionale. Egli si presenta come
legato esclusivamente a Delfi e al dio Apollo (v. 410), non riconosce l'autorita
regale di Edipo, ne quella civile delle istituzioni cittadine 22 . E' un relitto di sacralitä. conturbante, depositario di un sapere assoluto, ispiratogli dal dio e trasmesso
agli uomini in forme spesso ambigue e oscure. « So che il signore Tiresia vede altrettanto bene (ταυθ' όρώντα) come il signore Apollo » (vv. 284—85): con queste
parole il coro presenta il profeta delfico prima del suo ingresso in scena, riconoscendogli una dignitä e profondita profetica addirittura pari a quelle apollinee. II suo
sapere non e legato al limite del segno e della congettura. Come un vero e proprio
dio, Tiresia e onnisciente, « conosce tutto » (πάντα νωμών), «le cose inspiegabili e
quelle indicibili, le celesti e le terrene » ( w . 300 —302)23. Alle categorie intellettuali
che definiscono il modello della razionalitä edipica (il cercare, l'indagare, il congetturare ...) Tiresia contrappone la dimensione dell' « essere saggi» (φρονεΐν),
un unico verbo per significare un sapere totale, in se concluso ed esaurito, che non
conosce indagine ne accumulo di conoscenza, perch6 giä di per se completo. A
Tiresia e inoltre « connaturata la veritä » (τάληθές έμπέφυκεν άνθ-ρώπων μόνω),
22
Sulla figura di Tiresia ne\YEdipo re cfr. la nota di D. Lanza, Tiresia sulla scena: l'indovino e
il sacerdote, appendice n° 8 a II tiranno e il suo pubblico, Torino 1977, 252 ss.; St. Lattimore,
Oedipus and Teiresias, Californian Studies in Classical Antiquity 8, 1975, 105—Iii; Η. Drexler,
Die Teiresias-Szene des König Oedipus, Maia 8, 1956, 3—26. Fondamentale per la figura mitologica di Tiresia lo studio strutturalista di L. Brisson, Le mythe de Tiresias, Leiden 1976. Per taluni
aspetti Tiresia ricorda l'arcaica figura di « maestro di veriti » di cui parla M. Detienne ne: I maestri
di veritA nella Grecia arcaica, tr. it. Bari 1977.
23
In Antica medicina (I 16 — 18), con un uso di coppie polari analogo, le « cose invisibili e
inesplicabili» e quelle « celesti e sotterranee » vengono programmatieamente escluse dalla possibility dell'analisi semeiotica. Sfuggono cioh per forza di cose alia ricerca empirica, delimitano un
campo di sapere estraneo alia scienza.
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come annuncia il coro (v. 299), una verita rivelata di cui Tiresia si dichiara l'unico
depositario («io nutro in me la forza della verita », v. 356) e alia quale si appella
quando e minacciato da Edipo (v. 369). L' άλήθ-εια di Tiresia si colloca in un
orizzonte temporale assoluto, che trascende la dimensione di passato-presentefuturo, il limite del ciclo generazionale umano; non e una conoscenza esito di
una ricerca ο di un ragionamento, ma una illuminazione totale, ispirata da un
dio 24 .
La distanza impermeabile tra le due forme di sapere, tra i due personaggi che
ne sono i maggiori interpreti, si fa sensibile quando essi si scontrano sulla scena. Di
fronte alia voce del profeta la razionalita edipica entra in crisi: nessuna parola
di Tiresia si rivela un indizio valido da cui trarre congetture, una nozione utile
alia ricerca, un elemento da disporre nel quadro temporale ordinato dell'esperienza. Davanti a certe espressioni tiresiane del tipo: « Questo giorno ti darä, vita e ti
distruggerä » (v. 418), il metodo indagatorio del .ricercatore' Edipo si trova spiazzato. Si produce un effetto di corto circuito sulle posizioni razionalistiche di Edipo
e Giocasta, con la conseguenza del crollo della loro sicurezza intellettuale, e l'insinuarsi al tempo stesso in loro di un forte senso di paura, il presagio della catastrofe. Edipo non sa, non riesce ad aesorbire entro le coordinate del proprio sistema razionale quello che dice Tiresia; d a qui, da questa incapacity, la crisi della
sua linea razionalistica, il rifugio nell'invettiva polemica e sterile contro l'arte
divinatoria (vv. 393—98). Pur di salvare il proprio carisma politico e intellettuale,
Edipo non esita a scagliarsi contro l'indovino, lo accusa di essere « cieco nella sua
arte» (τήν τέχνη ν ... τυφλός), un « mago, intrigante, imbroglione ciarlatano e
malfattore (... μάγον τοιόνδε μηχανορράφον, δόλιον άγύρτην) » ( w . 387—89),
« cieco di orecchie, di mente e di occhi (τυφλός τά τ' ώτα τόν τε νοϋν τά τ' δμματ'
εΐ) » (ν. 371). « Oracoli degli dei, dove siete finiti! » esclama arrogante Giocasta
( w . 946 —47), e di rimando Edipo parla di« vaticini senza valore » ( w . 971 — 72)2S.
Addirittura si arriva alia posizione estrema di Giocasta che, in un contest» polemico contro i vaticini divini, giunge ad affermare l'impossibilitä di qualsivoglia
« chiara previsione » (πρόνοια ... σαφής) per gli uomini (v. 978), e che t u t t o e
dominato dal caso (τύχη).
La contrapposizione tra i due metodi, tra le due diverse Weltanschauungen si
fa acuta, assolutamente inconciliabile. Entrambe concorrono, entro la s t r u t t u r a
di recupero cognitivo della tragedia, a colmare, con diversi criteri e sistemi, quel
vuoto di sapere che e posto all'inizio dell'azione tragica. E d entrambe pervengono
al risultato finale di annullare la lacuna del passato di Edipo, chiarendo il problema
24
Sulla funzione di άλήθεια e del verbo λανθάνειν nella tragedia, e in generale sulle categorie
intellettuali che definiscono la dimensione gnoseologica di Edipo e che nel corso della tragedia
cadono in crisi, cfr. V. Di Benedetto, Edipo: la crisi delle strutture intellettuali, in: Sofocle, Firenze
1983, 8 5 - 1 0 4 .
28
La polemica diretta contro la mantica ricorre analogalmente nello stesso Tucidide (II 17,
II 54) e negli scritti medici (Male sacro X X I , Regime delle malattie acute VII 2).
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G. UOOLINI, L'Edipo tragico sofocleo e il problema del conoscere
delle sue origini, dell'uccisione di Laio, della peste di Tebe. Nella cultura ateniese
del V sec. a. C. la tecnica profetica e la scienza del metodo indiziario appaiono
aesolutamente separate. Malgrado l'origine comune e alcune analogic strutturali
(anche la profezia in fondo interpreta certi fenomeni naturali come segni della
volonte. divina, ovvero del futuro), negli anni in cui Tucidide scopre un metodo
d'indagine .scientifico', e la medicina acquista la consapevolezza programmatica
di poter divenire una scienza vera e propria, in polemica con le pratiche magicoterapeutiche di taumaturghi e guaritori religiosi, capace di colmare spazi di sapere
ancora oscuri, la barriera tra i due modelli di sapere si fa impermeabile.
Nello spazio scenico inventato da Sofocle si confrontano e si misurano la validity
metodologica e l'efficacia delle due forme gnoseologiche. Entrambe conseguono
un esito positivo, nel senso che tanto Edipo quanto Tiresia giungono alia risoluzione dei problemi su cui era aperta la ricerca. La differenza sostanziale e data
peri) dal fatto che la sapienza profetica si rivela conoscitrice della verita fin dall'inizio, senza progresso ηό movimento. Edipo arriva dal canto suo, con i suoi metodi
propri, alia veritä: ma proprio questa scoperta ,deve' coincidere col suo annientamento totale, la perdita di autorita politica e di carisma intellettuale. L'autoaccecamento e in questo senso da leggersi come la visualizzazione scenica della perduta
capacita indagatrice del re di Tebe, la metafora crudele della sua resa. Ε non a
caso la perdita della vista fisica coincide per Edipo proprio col suo colmare quel
vuoto di sapere che lo divideva da Tiresia. La sua scoperta della veritä sancisce
infatti nient'altro che la giustezza delle profezie di Tiresia e degli oracoli di Apollo.
Sul campo della tragedia sofoclea la linea razionalistica subisce uno smacco totale,
si rivela inefficace, incapace di collegare i dati, ostinata e vana. Tocca a Creonte,
alia fine, ribadire programmaticamente la necessita di fare della consultazione
apollinea lo strumento primario di qualsiasi decisione, e di rimettersi completamente nelle mani del dio delfico ( w . 1438—39, 1442—43, 1445ss.). Per Edipo,
per la sua razionalitä indagatrice, non resta che la resa e l'obbedienza (v. 1516).
Alia fine dell 'Edipo re il protagonista esce sconfitto, privato del suo potere e
della sua autoritä regale, incapace di decidere per se stesso e per la sua citta. Tebe
deve neutralizzare, allontanare, ο comunque mettere a tacere Edipo. La sua
carica di inciviltä, mostruositä e ambiguita, la sua natura di parricida e incestuoso,
fino allora latenti, il suo sapere metodico, indiziario, razionalistico patente, sono
pericolosi. La struttura della tragedia postula la rimozione finale dell'abnorme,
ed Edipo e una figura abnorme. Rappresentarne la sconfitta, la caduta, la sottomissione rassegnata alia volonte degli oracoli e degli dei era il disegno ,tragico' di
Sofocle.
La suggestiva lettura schilleriana, da cui era partita questa ricerca, se da una
parte risulta illuminante per cogliere quel procedimento di recupero analitico
del passato su cui Sofocle ha costruito il suo Edipo, dall'altra non rende completamente ragione delle intrinseche motivazioni ideologiche e drammatiche che stanno
alia radice del testo. Ciö che contava per Sofocle non era infatti tanto il recupero
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e la conoscenza dei fatti, quanto le modalitä, i paradigmi di indagine, con i quali
tale recupero e conoscenza potevano venire realizzati; nel loro costante confrontarsi e contrapporsi va individuata la molla drammatica dell'Edipo re.
Universitä di Pavia
Collegio Ghislieri
27100 P a v i a / Italia
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