Gestione della chioma - IIS Mattei

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ISTITUTO TECNICO AGRARIO “ Giustino Fortunato” Eboli

Indirizzo: Viticoltura ed Enologia Anno scolastico: 2015/16 Classe: 5°C Docenti: Pisaturo Alfredo, De Chiara Pietro Disciplina: Viticoltura e difesa della vite Appunti di gestione della chioma, a cura degli alunni coordinati dai docenti. AZIENDA AGRARIA DELL’ISTITUTO TECNICO AGRARIO “G:FORTUNATO” VIGNETO ALLEVATO A CORDONE SPERONATO SUPERFICIE:ha O.79.69 SESTO D’IMPIANTO:2,00xO,80m PORTAINNESTO:3309 VITIGNI:AGLIANICO,PIEDIROSSO,FIANO 1

            GESTIONE DELLA CHIOMA Indice Potatura di allevamento pag.3 Potatura di allevamento 1° anno pag.4 Potatura di allevamento 2° anno pag.5 Potatura invernale di produzione pag.6-8 Potatura estiva pag.8-9 Spollonatura pag.9 Scacchiatura pag.10 Legatura dei germogli pag. 11 Sfemminellatura pag. 12 Cimatura germogli pag. 13 Sfogliatura pag. 14 Diradamento delle infiorescenze e dei grappoli pag. 15 2

POTATURA DI ALLEVAMENTO La gestione della chioma in viticoltura è una tecnica colturale fondamentale sia per contenere i costi di produzione , sia per raggiungere i livelli elevati di qualità. L’operazione che sta alla basa della gestione della chioma è la potatura. Con questo termine si intende una serie di operazioni, sia invernale che estive, applicabile al vigneto sin dalla messa a dimora delle barbatelle. La barbatella è una piantina di vite prodotta dai vivai già innestata, che presenta poche radici, un fusto di circa 30 cm di lunghezza e uno sperone di cerca due gemme. La potatura, a seconda dell’epoca di attuazione si divide in invernale e in estiva. La prima comprende tutti gli interventi eseguiti durante il riposo vegetativo della pianta. In base alle finalità per cui si esegue si divide in: potatura di allevamento e potatura di produzione. La prima ha lo scopo di dare alla pianta la forma e la struttura portante, mentre la seconda di mantenere un giusto equilibrio tra vegetazione e produzione. La potatura invernale comprende una serie di interventi di natura cesoria effettuati durante il riposo vegetativo, la cui durata dipende soprattutto dalla località di ubicazione del vigneto. Tale tecnica richiede in media 100 ore/Ha e può essere diluita in un intervallo di tempo più tosto ampio. Gli scopi sono vari e variano fortemente in funzione dell’età della pianta: nei vigneti giovani, primi 2 o 3 anni, la potatura invernale si dice “di allevamento”; dal quarto anno in poi e fino all’estirpazione si definisce di produzione. Lo scopo principale della potatura di allevamento è di accelerare il più possibile l’entrata in produzione della pianta trasformando un barbatella appena messa a dimora in pianta idonea alla fruttificazione. Al momento della messa a dimora, la barbatella presenta un apparato radicale e una chioma di sviluppo contenuto. 3

In primavera quando i germogli nati dalla barbatella hanno raggiunto una lunghezza di 25-30 cm si individua il germoglio miglior e da quelli nati, e si cimano i restanti. Nel corso della prima vera i germoglio scelto va legato più volte, man mano che cresce, Durante la potatura invernale si ripulisce il tralcio dalle lo si spunta a 20 cm sotto il filo portante e lo si fissa al tutore con 2-3 legamenti. I tralci cimati nella stagione vegetativa precedenti, vanno eliminati. 4

In primavera, quando i germogli hanno raggiunto una lun ghezza di 10-15 cm, si quelli inseriti nella parte basale del tralcio selezionato, lasciando sviluppare quelli inseriti nella parte superiore. I grappoli presenti vengono eliminati. Durante la potatura invernale successiva, il migliore dei tralci viene steso e legato al filo e gli altri vengo eliminati. Questo tralcio viene sostituito ogni anno nei sistemi di allevamento a tralcio rinnovato, ad esempio nel Guyot, mentre andrà a costituire il nel sistema Sylvoz, nel cordone speronato, ecc.

cordone permanente, 5

La potatura invernale di produzione si effettua in un intervallo di tempo compreso tra la caduta delle foglie e il risveglio vegetativo. A partire dal terzo anno dell’impianto, inizia la potatura di produzione, che , tra i tanti obbiettivi, ha soprattutto quello di mantenere nel tempo, per almeno 25 anni, in produzione il vigneto. Per quanto riguarda la modalità di potare, è sempre esistito, in viticoltura un dualismo tra potatura corta e potatura lunga. I termini corta e lunga si riferiscono alla lunghezza dei tralci che vengono lasciati sulla vite dopo l’intervento di potatura. La potatura corta lasci a degli speroni, porzioni di tralcio non più lunghi di 2-3 gemme, mentre quella lunga lascia capi a frutto, porzioni di tralcio che possono presentare la 5-6 fino a oltre 20 gemme ciascuna.

ESEMPIO DI POTATURA INVERNALE CORTA SU UN SISTEMA DI ALLEVAMENTO A CORDONE SPERONATO dopo Nel sistema di allevamento a cordone speronato, la potatura deve ripristinare gli speroni produttivi ricavandoli dai tralci basali prodotti sugli speroni dell’anno precedente. Nella potatura corta i nuovi speroni vann la pianta più giovane nel tempo. Un esempio di sistema di allevamento a Guyot o ricavati da zone che siano il al cordone permanente. Questa tecnica consente di mantenere è rappresentato dal . La potatura, vi basa su 3 tipi di interventi: Rimozione del tralcio fruttifero che ha prodotto nelle precedente vendemmia; -sostituzione dello stesso con un nuovo tralcio che viene legato filo di sostegno e a esso legato; orizzontalmente sul -ripristino di uno sperone di rinnovo otte sperone lasciato l’anno precedente.

nuto dal tralcio basale inserito sullo 6

ESEMPIO DI POTATURA LUNGA INVERNALE SU UN SIS GUYOT TEMA DI ALLEVAMENTO A La scelta del tipo di potatura, lunga o corta dipende da prime gemme basali di ogni vitigno. Se esso è basso no una serie di fattori che con cura. Innanzitutto è importante conoscere il livello di fertilità delle n è possibile optare per la potatura corta, se non si vuole una maggioranza di germogli privi di grappoli. Qualora, dovesse risultare elevato nelle prime gemme basali, si può applicare sia la potatura corta che lunga, che consentiranno di avere due grappoli per germoglio. fine i vitigni che presentano una fertilità della parte mediana e terminale del germoglio, richiedono, per forza maggiore, una potatura lunga. Sia la potatura lunga, che corta, presentano alcuni vantaggi e svantaggi. La lunga è più semplice da eseguire ed è meno impegnativa dal punto di vista economico, per quanto riguarda la potatura verde della chioma. Di contro contribuisce ad aumentare una crescita non molto omogenea dei germogli inseriti lungo il capo a frutto e può determinare, una maturazione non uniforme delle uve. La potatura corta evita l’insorgere di questo problema, inoltre più rapida da eseguire e può essere parzialmente o integralmente meccanizzata. Un’altra scelta da farsi riguarda il numero di gemme lasciate con la potatura invernale. Aumentando il carico di gemme per ceppo, anche la produzione a un punto in cui non aumenta più. La aumenta in modo proporzionale, ma poi lasciare sempre più gemme, la produzione cresce più lentamente fino pianta, sottoposto a un carico di gemme troppo elevato, reagisce, riducendo il germogl iamento, il livello di fertilità, il peso 7

dei grappoli e il grado zuccherino. Il carico di gemme dovrebbe, in primo luogo, dipendere dalla fertilità del terreno e dal clima; dovrebbe essere superiore nei terreni fertili e nelle zone con clima favorevole. Per capire se il numero di gemme lasciate dopo la potatura invernale è quello giusto, basta osservare come germoglia la pianta. Se il numero di germogli prodotti da ciascuna gemma lasciata è spesso superiore a 1, il carico di gemme lasciato sulla pianta è sottodimensionato. Questa situazione risulta negativa in quanto si crea una condizione favorevole allo sviluppo delle malattie fungine e all’aumento di costi relativi alla potatura verde. Se invece il numero di germogli prodotti da ciascuna gemma è inferiore a 1, per esempio, da 3 gemme lasciate una sola si schiude, in questo caso si crea un deficit di superficie fogliare rispetto alle esigenze di maturazione. Il carico di gemme legate è quello giusto quando in ogni gemma corrisponde la funzione di un germoglio. POTATURA ESTIVA Con il termine potatura estiva si intende una serie di operazioni eseguita in un periodo in cui la vite è in piena fase vegetativa. Comprende le seguenti operazioni: Spollonatura, Scacchiatura, Legatura dei germogli, Sfemminellatura, Cimatura dei germogli, Defogliazione della fascia riproduttiva e il diradamento dei grappoli. La potatura estiva richiede un numero di ore che supera,di gran lunga, quello richiesto dalla potatura invernale e la sua esecuzione non corretta può compromettere la quantità e qualità del prodotto finale. Interventi di potatura verde si rendono necessari per correggere situazioni anomale di crescita della chioma e anche per raggiungere obbiettivi di qualità in funzioni di specifici standard ecologici. 8

SPOLLONATURA La spollonatura dei germogli è il primo intervento di potatura verde che viene effettuato nel vigneto e consiste nel rimuovere i germogli che, all’inizio della stagione vegetativa, si forma lungo il ceppo della vite. Vanno eliminati per evitare che esercitano una competizione eccessiva nei confronti dei germogli produttivi che devono essere privilegiati. L’eliminazione può essere eseguita manualmente con tempi di esecuzione che vanno dalle 20 alle 40 ore/ha. L’epoca migliore di intervento è quella in cui i pollini sono lunghi 10-15 cm, ancora teneri e asportabili senza l’uso delle forbici. La tecnica può essere eseguita tramite spollonatrici che compiono l’operazione in 2-3 ore/ha. 9

SCACCHIATURA Questa operazione si esegue dopo il germogliamento quando i nuovi germogli sono lunghi circa un decina di centimetri e mostrano a gli abbozzi dei grappoli. È utile intervenire appena possibile per non fare sprecare alla pianta risorse verso germogli che andranno comunque eliminati. Questa operazione andrà effettuata prima dell’inizio della fioritura per convogliare tutti gli elaborati verso i futuri tralci uviferi. Tale operazione consiste nel rimuovere i germogli soprannumerari presenti, secondari o di corona, individuati sugli speroni o sui capi a frutto. L’intervento non può che essere manuale e richiede dalle 20 alle 50 ore/ha a seconda del caso. Le gemme miste ibernanti sono composte da 3 gemme, una principale e 2 secondarie. In caso di potatura severa, cioè si lasciano poche gemme rispetto al potenziale della pianta, o per caratteristiche proprie del vitigno, da una gemma mista si possono sviluppare più germogli (DOPPI). L’intervento di scacchiatura dovrà selezionare i germogli migliori in base al numero dei grappoli che porta e alla sua posizione rispetto alla verticale. Inoltre durante l’esecuzione di tale tecnica verranno eliminati i germogli derivanti dalle gemme avventizie posti sul legno vecchio del cordone. Da questi germogli si possono creare speroni di ritorno, posti più vicino o direttamente sul legno vecchio per sostituire quelli vecchi che, nel corso degli anni, si sono allontanati troppo dal cordone. Ovviamente in un chioma equilibrata che presenta un solo germoglio prodotto per gemma, questa tecnica è superflua. 10

LEGATURA DEI GERMOGLI È un’ operazione che consiste nel convogliare verso i fili di sostegno i germogli che si stanno indirizzando verso l’interfila. È quasi normale che una quota di germogli non riesca ad attaccarsi ai fili e tende a ricadere verso l’esterno; se non posizionati finirebbero con rompersi. La legatura può essere manuale, circa 20-25 ore/ha o meccanica, con tempi di esecuzione, in questo caso, di 2-3 ore/ha. 11

SFEMMINELLATURA La sfemminellatura consiste nell’eliminazione dei germogli sterili nati da gemme pronte, con lo scopo di creare arieggiamento all’interno della chioma contrastando così l’insorgere di malattie fungine e di ridurre lo spreco di elaborati prodotti dalla pianta. Questa operazione si esegue quando le femminelle sono lunga una decina di centimetri, da maggio a giugno, e solamente nella fascia interessata dai grappoli. L’intervento tempestivo consente di eliminare le femminelle con le mani, mentre in caso d’intervento tardivo si utilizzano le forbici che oltre a causare ferite più profonde che possono diventare la porta d’ingresso di malattie ,provocano sprechi di sostanze nutritive. 12

CIMATURA DEI GERMOGLI Tale operazione consiste nel taglio della parte terminale del germoglio costituita da apice vegetativo e alcune foglie giovani. L’esecuzione di tale pratica trova giustificazione nel fatto che la crescita della pianta eccede i limiti dimensionali dettati dalla struttura portante e la cimatura ha proprio il compito primario di riportare la chioma nelle dimensioni dovute. L’intervento può essere manuale ma, assai più frequentemente meccanica. La scelta relativa all’epoca d’intervento è importante e di solito coincide quando la maggioranza dei germogli svetta oltre il filo più alto. Sotto il profilo fisiologico si dovrebbero prevedere 1 o al massimo 2 interventi da eseguire tra post-fioritura e pre-chiusura del grappolo. Si consiglia di lasciare almeno 10-12 fogle sul germoglio principale per non compromettere la qualità dell’uva. Interventi molto precoci e ripetitivi fanno aumentare l’acidità a discapito degli zuccheri, sono altresì da evitare interventi dopo l’inizio dell’invaiatura,perché tardivi, che a eliminare foglie fondamentali per la maturazione dei grappoli. PRIMA DOPO 13

SFOGLIATURA Consiste nel rimuovere una parte o tutte le fogli inserite a livello dei grappoli allo scopo di arieggiare la fascia produttiva e consentire una maggiore efficacia dei trattamento antiparassitari. Di solito vanno asportate le fogle comprese tra il primo e il quinto-sesto nodo del germoglio. A differenza di tutte le altre operazioni di potatura verde, tutte necessarie e indispensabili, la sfogliatura va valutata bene ed è consigliabile solo quando la densità fogliare a livello dei grappoli è troppo elevata. In genere il periodo utile è compreso tra le fasi fenologiche dell’allegagione e dell’invaiatura. Un intervento precoce, eseguito intorno alla fioritura determina sicuramente una diminuzione di allegazione che può provocare conseguenze positive o negative, a seconda dei casi; negativo se operiamo in condizioni in cui il vigneto presenta già una bassa produttività, positivo se in vece si vuole contenere la produzione e ottenere grappoli più spargoli. In genere, fatta eccezione con vigneti coltivati in zone fresche, la defogliazione non dovrebbe rimuovere tutte le foglie basali lasciando i grappoli completamente esposti alla radiazioni solari, soprattutto nel meridione con filari disposti nella direzione est-ovest non si deve scoprire eccessivamente il lato a sud che subirebbe un irraggiamento eccessivo con conseguente ustione dei grappoli. 14

DIRADAMENTO DELLE INFIORESCENZE E DEI GRAPPOLI Consiste nelle rimozioni di una parte di grappoli presenti sulla vie. L’intervento è manuale e, a seconda dell’intensità di diradamento che si intende attuale, sono richieste dalle 20 alle 50 ore/ha. Prima di giungere al diradamento, bisogna regolare la produzione con tutte le altre tecniche colturali che abbiamo a disposizione: concimazione e lavorazioni più razionali, potatura invernale più corta, scacchiatura più consistente. A questo punto, se il vigneto gode di un naturale equilibrio vegetativo-produttivo e se l’orientamento è verso una qualità buona intorno agli 80- 100 q/ha di produzione, il diradamento non è necessario. L’epoca di diradamento si dovrebbe collocare in un periodo compreso tra le fasi di allegagione e d’invaiatura. Si rende invece necessario l’intervento quando esiste una situazione di eccesso di produzione rispetto allo sviluppo vegetativo e sia se si vuole raggiungere determinati obbiettivi enologici. I grappoli asportati sono in genere quelli terminali, più vicini all’apice del germoglio, male posizionati e in ritardo di maturazione,oppure quelli meno formati, danneggiati da parassiti o eventi climatici sfavorevoli. In genere i vantaggi di un intervento precoce sono determinati dall’eliminazione, nella fase iniziale, dalla competizione esercitata da una numero eccessivo di grappoli a vantaggio di quelli prescelti. Diradamenti troppo precoci, ad esempio prima della fioritura, provocano una maggiore crescita dei grappoli rimasti che si manifesta con un incremento della compattezza e della dimensione degl’acini, due fattori nemici della qualità. Di contro una diradamento troppo tardivo, effettuato dopo l’invaiatura, annulla i vantaggi della riduzione della competizione e non garantisce l’incremento qualitativo auspicato. 15