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Vespa, vespisti, mito e business | 1
venerdì 27 maggio 2016, 11:30
Vespa, vespisti, mito e business
La passione e il business del veicolo a 2 ruote più diffuso nel mondo raccontati dai protagonisti
di Maria Chiara Strappaveccia
Una storia che compie 60 anni quella della Vespa, molto più di una motocicletta, un mito. La Piaggio ne depositò il brevetto il
23 aprile 1946, con l’intento di realizzare subito dopo la guerra un mezzo destinato alla mobilità individuale in Italia, a basso
costo e di largo consumo, derivato dalle motociclette per paracadutisti, migliorato dopo il prototipo MP5, denominato
‘Paperino’ per la sua strana forma, dall’ingegnere progettista Corradino D’Ascanio. La soluzione da lui trovata era
all’avanguardia per l’epoca e rivoluzionaria per i veicoli a due ruote, con una forma che richiamava quella della vespa, da cui
derivò il nome. Venne messa in vendita in due versioni a prezzi diversi: quella normale a 55.000 lire e quella di lusso con
alcuni optional a 61.000 lire, corrispondenti a diversi mesi di lavoro di un impiegato: ma l’idea di rateizzazione del
pagamento fu di grande stimolo per le vendite. La Vespa contribuì, così, alla motorizzazione di massa in Italia. Ad
oggi conta oltre 18 milioni di esemplari in tutto il mondo, e si è diffusa come un marchio globale sulle strade di
tutte le Nazioni quale simbolo di mobilità e di benessere acquisito. Vespa è molto di più di un mezzo di trasporto, ci
dicono dall'Ufficio Stampa Piaggio. Rappresenta un simbolo della tecnologia e dello stile italiano nel mondo, il lato più
classico ma anche più giovane e irriverente della mobilità urbana. La grandezza, se vogliamo la unicità di Vespa, "è il fatto di
aver presto superato la sua funzione di mezzo facile ed elegante, perfetto per il commuting per diventare un simbolo delle
epoche che ha attraversato. Oggi Vespa non è solo uno scooter, è il veicolo a due ruote più diffuso nel mondo. Primo
marchio veramente globale della mobilità, Vespa ha interagito con ambienti sociali lontanissimi tra loro,
generando fenomeni culturali diversi, peculiari delle realtà nelle quali ha saputo calarsi fino a diventarne protagonista e
tratto distintivo. Ha guidato le rivoluzioni di costume, musicali, giovanili. Ha accompagnato i popoli nella loro
crescita. Li ha fatti correre nelle fasi di benessere economico. Ed è oggi uno dei prodotti italiani più diffusi e conosciuti a
ogni latitudine", ci dice Paolo Pezzini dell’Ufficio Stampa della Piaggio e C. SpA.. Quello che oramai si è guadagnato a buon
diritto l’appellativo di ‘mito’ è stato fortemente alimentato da quella community rappresentata dai così detti
Vespisti. “Ad oggi sono 40 i Vespa Club nazionali associati, con oltre 60.000 soci in tutto il mondo, che si radunano per i
Vespa World Days, ma è impossibile quantificarne il numero”, dice Pezzini. “Ormai in ogni Paese c’è un gruppetto di vespisti
e quasi in ogni città esiste un club o un’associazione che raccoglie gli appassionati di questo scooter senza tempo”, ci dice
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/vespa-vespisti-mito-e-business/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
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Dario Mazzato, Presidente dell’Associazione Vespisti in Italia. Il sorgere dell’associazionismo fra Vespisti è legato
alla diffusione della Vespa sul mercato internazionale; già nel 1948, in occasione della Fiera Campionaria di Milano, i
Vespa Club nazionali organizzarono un rally (detto ‘sciame d’argento’, per il colore verde argentato della moto), che ebbe
grande successo e risonanza. Nel 1951 alla Giornata Italiana della Vespa aderirono 20.000 vespisti, mentre nel 1953 le
stazioni di servizio Piaggio nel mondo erano divenute già 10.000, con oltre 50.000 appassionati. Viaggiare e incontrarsi in
Vespa, per gli appassionati del settore, costituisce quasi un simbolo di libertà, di fruibilità degli spazi, di facilità di rapporti
sociali, di condivisione di tutte le iniziative ed esperienze messe in campo nella guida e nell’equipaggiamento della propria
moto. “Credo che in ogni persona ci sia un potenziale vespista che alla prima occasione salta fuori!...poi tra amici la cosa è
virale”, dice Mazzato. Italiani, ma non solo, “Inglesi, francesi, austriaci, tedeschi sono tra i più numerosi ed appassionati….”.
Il Vespa World Club, fondato Il 14 marzo 2006, in coincidenza con il 60° anniversario della Vespa, ha funzione di
coordinamento e di promozione di tutte le organizzazioni vespistiche del mondo, "ed è promosso dalla Piaggio con l’intento
di far tesoro delle esperienze dei club delle diverse Nazioni", ci spiega Pezzini dall’Ufficio stampa Piaggio. Ha sedi in vari
Paesi, soprattutto fra quelli europei (compresi gli Stati più recenti come Croazia, Repubblica Ceca, Serbia, Macedonia, ma
anche Principato di Monaco e Lussemburgo), e poi in Russia, Canada, Usa, Cile, Colombia, Argentina, Australia, Sud Africa,
Corea, Taiwan, Filippine, Giappone e Israele. La Vespa ha contraddistinto la mobilità nel XX secolo, presentandosi
come ‘trait de union’ fra culture e ambienti sociali molto diversi e lontani fra loro, spiega Pezzini, “ma sempre
accompagnando la crescita e l’avanzare del benessere economico in vari Paesi, con una progressiva evoluzione tecnica e
tecnologica. Aderire al suo marchio è un modo di essere e di sentirsi, anche come parte di un brand internazionale”.
Per l’Italia del dopoguerra ha significato la capacità di riconversione industriale da parte della Piaggio, fino alla I guerra
mondiale dedita alla costruzione di carrozze e vagoni ferroviari, motori, tram e carrozzerie speciali per autocarri e poi volta
alla produzione aeronautica, che la rese obiettivo militare e strategico, con tutte le conseguenze del caso durante il secondo
grande conflitto. "La determinazione di Enrico Piaggio di dedicare la sua industria all’obiettivo di realizzare un veicolo
destinato alla mobilità individuale per l’Italia, con un prodotto a basso costo e di largo consumo, derivato dalle motociclette
per paracadutisti, seppe far riprendere l’attività nei vari stabilimenti dell’azienda, a cominciare da quello di Biella, dove fu
realizzato il prototipo MP5, poi migliorato dall’ingegnere progettista Corradino D’Ascanio nella scocca che copriva il motore e
tutte le parti meccaniche, nel cambio e nella sostituzione delle ruote in caso di foratura, senza tralasciare l’estetica e la
sicurezza del guidatore", spiegano dall'ufficio stampa Piaggio. La soluzione trovata (e brevettata nel 1946) fu all’avanguardia
per l’epoca e rivoluzionaria per i veicoli a due ruote, con una forma a ‘vita’ stretta che richiamava quella della vespa, da cui
derivò il nome. La presentazione della nuova moto si tenne nel Circolo del Golf Club di Roma, con il generale americano
Stone rappresentante del governo militare alleato e fu ripresa perfino dal cinegiornale statunitense ‘Movietor’: in Italia la
Vespa comparve sulla rivista ‘Motori’ il 24 marzo del 1946 e fu esposta anche alla Fiera di Milano. Venne messa in vendita in
due versioni e con due prezzi: quella normale a 55.000 lire e quella di lusso con alcuni optional (contachilometri, stampella
laterale e pneumatici con fianco bianco) a 61.000 lire, corrispondenti a diversi mesi di lavoro di un impiegato: ma la formula
di rateizzazione per il pagamento fu di grande stimolo per le vendite. La Vespa contribuì alla motorizzazione di massa in
Italia, ancora prima dell’auto prodotta dalla Fiat con scopi popolari, ovvero la 500. “Di colpo l’Italia è passata dalla bicicletta
alla Vespa (e alla Lambretta, che però ebbe minore successo). Per la prima volta si poteva avere libertà ed economia di
spostamento a lungo raggio, a costi abbordabili e con un prodotto di assoluta qualità ed estetica, con una notevole
possibilità di carico, con comodità e praticità sconosciuti ai normali motocicli del tempo”, spiega Mazzato. Nei film e
manifesti del passato, prosegue Mazzato, “la Vespa era onnipresente perché lo era anche nella realtà di tutti i giorni… oggi
vediamo la cosa con romanticismo e fascino per il ‘vintage’, come in ‘Caro Diario’ dove la scelta rientra comunque nella
normalità della filmografia del Novecento. Porto l’esempio del Maggiolino VW e del furgone ‘Bulli’… in ogni film americano
dagli anni Sessanta ai primi anni Novanta se ne vedono di continuo parcheggiati o in transito: nei loro riguardi oggi gli
atteggiamenti sono gli stessi che verso la Vespa”. Negli anni della ‘Dolce Vita’ in Italia la Vespa rappresentò il mezzo di
locomozione più diffuso in moltissimi film. Basti ricordare il celebre percorso attraverso il centro di Roma di Gregory Peck ed
Audrey Hepburn in ‘Vacanze romane ‘del 1953, ma anche la comparsa della moto in ‘American Graffiti, Il talento di mr
Ripley, La carica dei 102’ , o in ‘Alfie’ con Jude Law, come in ‘The Interpreter’ con Nicole Kidman; il suo essere protagonista
con Nanni Moretti in Caro Diario, e l’aver accompagnato tanti altri grandi attori del cinema del Novecento. La Vespa, afferma
Pezzini, “ha indubbiamente costituito uno dei prodotti più riusciti della progettazione industriale italiana, che merita di
essere al centro di alcuni musei di design e arte contemporanea del mondo, come il MoMa di New York e il Triennale Design
Museum di Milano”. In qualche modo la Vespa rappresenta per alcuni versi il consumismo “Era il dopoguerra ed assieme ad
altri prodotti fondamentali rappresentò il cambiamento dell’Italia … Sì, possiamo dire che per certi versi (in senso buono) lo
rappresenta”, afferma Mazzato. Che vuol dire essere Vespisti oggi? “Si parte dalla passione per il mezzo (avvenuta per caso
o per voluta ricerca) e poi ci si accorge di essere circondati da un mondo di persone come te, che poi diventano veri amici,
con i quali spostarsi in gruppo per ammirare nuovi paesaggi, con lentezza, per riscoprire con un occhio diverso anche quelli
già noti e gustare un piatto tipico od un buon bicchiere di vino in compagnia; ma significa anche usarla per lavoro come un
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moderno scooter”, spiega Mazzato. “Molti giovani si avvicinano alla Vespa sull’onda della moda del momento, a
volte solo bramosi di atteggiarsi ben sapendo che 'fa il figo'. Poi si appassionano veramente … e lo vedi subito! Per quel
che riguarda l’ambiente, è chiaro che i modelli più vecchi non potrebbero oggi superare le severe norme attuali, ma la Vespa
non inquina di altri veicoli a motore, e comunque i modelli più recenti sono stati predisposti per rispettare la normativa
odierna”. Il ‘culto’ della Vespa, però, ormai è diventato anche una questione di business, “non è facile fare delle
quantificazioni, visto che oggi esistono più filoni: il puro commerciale che sfrutta l’immagine per vendere gadgets; il
mondo dei club, per distinguersi dagli altri gruppi, propone un particolare vestiario ai propri iscritti (magliette, giubbini,
bandane…), il cui ricavato viene sempre utilizzato per sostenere le varie attività o iniziative del gruppo; il ricambista, che di
solito è anche un grande appassionato”, afferma Mazzato. “Ormai esiste un vero business legato ai ricambi ed al
restauro della Vespa (ma come per tutti i veicoli storici); lo stesso dicasi per il collezionismo; i costi di acquisto e di
restauro variano molto da modello a modello e dall’anno di fabbricazione… chi possiede una Vespa delle prime serie od un
modello raro lo custodisce sempre con amore e cerca di usarla il meno possibile per preservarla". La produzione sempre ‘in
progress’ del veicolo dimostra un successo finora inalterato e l’interessamento da parte dei giovani. Oggi le Vespe sono
fornite di motori e soluzioni tecniche di supporto alla guida davvero di avanguardia, "e rappresentano la sintesi stilistica di
una evoluzione agile e dinamica, come quelle del modello Primavera, del 2013, nelle versioni 50, 125 (che com’è noto
consente di portare un passeggero) e 150cc, o della Sprint (2014) che ne rappresenta un’ulteriore evoluzione. Nel 2015, in
occasione del 40° anniversario della fondazione della maison Giorgio Armani, il noto creatore di moda ha firmato una nuova
versione di Vespa 946, dalle linee eleganti e dalla tecnologia avanzatissima (motore a 4 tempi a iniezione, per il massimo
contenimento dei consumi e minime emissioni, doppio freno a disco, sistema ABS e grandi ruote da 12 pollici per una
maggiore sicurezza su strada)", spiegano dall'ufficio stampa Piaggio. "Vespa sta vivendo proprio ora uno dei periodi più felici
della sua storia", afferma Pezzini. Dal 2005, quando furono prodotti 58.000 veicoli, "la crescita del marchio Vespa è stata
spettacolare". Si sono toccate le 100.000 nel 2006, per arrivare alle quasi 170.000 del 2015. Vespa ha triplicato la sua
produzione in questi anni recenti, durante i quali un milione e mezzo di nuove Vespa hanno iniziato a percorrere le strade del
mondo. Oggi Vespa è prodotta in tre siti produttivi: Pontedera dove Vespa nasce ininterrottamente dal 1946 e la cui
produzione sè destinata all’Europa e i mercati occidentali, Americhe comprese; Vinh Phuc, in Vietnam, che serve il mercato
locale e i paesi del Far East, e che il 21 aprile 2015 ha festeggiato i 500.000 scooter sin ora prodotti; in India, nel nuovissimo
impianto di Baramati, aperto ad Aprile 2012, nel quale nascono le Vespa per il mercato indiano. "Nei prossimi anni Vespa
potrà essere a trazione elettrica, potrà essere, da un punto di vista meccanico, anche diversa dalla Vespa di oggi, ma sarà
comunque inconfondibilmente Vespa. Sarà sempre riconoscibile come un veicolo unico e chi la comprerà troverà sempre
quel veicolo esclusivo che è nato nel lontano 1946. Questo manterrà vivo il successo di Vespa anche nei prossimi settanta
anni. Per questo oggi celebriamo il compleanno di Vespa definendola una giovane settantenne che ha davanti a se’ altri
decenni di grandi cambiamenti e di grandi rivoluzioni", assicura Pezzini
di Maria Chiara Strappaveccia
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