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ASSEMBLEA dei SOCI

Firenze, 26 maggio 2016

Relazione Massimo Vivoli Presidente di Italia Comfidi

Buongiorno e grazie per essere intervenuti a questo importante appuntamento annuale. Un grazie particolare agli autorevoli rappresentanti della politica, delle istituzioni e del mondo del credito. Un mondo che sta attraversando un momento particolarmente difficile con avvenimenti che hanno scosso alle radici il Sistema bancario del nostro Paese evidenziando l’urgenza di interventi in grado di renderlo più efficiente e capace di garantire la tutela dei risparmiatori ed il necessario sostegno finanziario alle imprese, soprattutto piccolissime, piccole e medie, che rappresentano una componente fondamentale della nostra economia e che più di tutte possono contribuire ad accelerare la ripresa economica che stenta a decollare. Ho parlato di garantire, un verbo che in questa sede ed in questa occasione ha un peso ed un significato fondamentali. E’ proprio grazie alla capacità di coniugare concretamente questo verbo da parte dei Confidi che centinaia di migliaia di imprese hanno potuto ottenere finanziamenti da parte delle banche, in un Paese come l’Italia in cui l’accesso al credito continua a rappresentare un enorme problema per le pmi, soprattutto nelle regioni del Sud. I Confidi sono soggetti mutualistici che si riconoscono nei valori del radicamento territoriale, della prossimità e della conoscenza diretta delle imprese. Al tempo stesso svolgono una funzione pubblicistica dando attuazione nel modo più efficiente alle azioni di politica industriale delle Istituzioni secondo il principio di sussidiarietà. Negli ultimi anni però le criticità del sistema Paese stanno pesantemente contaminando anche queste strutture. Si rendono pertanto necessari interventi tesi a sostenerne l’azione mutualistica e a fronteggiarne la situazione di difficoltà. Andrebbe promossa un’organica, mirata e continuativa azione di politica industriale della garanzia in grado di favorire l’accesso al credito delle PMI, abbandonando la logica degli interventi discontinui e non coordinati in un disegno unitario di sostegno al sistema. Nel concreto occorrerebbe procedere a un riordino della filiera in una logica di semplificazione, efficienza, integrazione sinergica tra risorse pubbliche e private. La riforma dovrebbe coinvolgere in modo armonico e coordinato i Confidi (sistema privato) e il Fondo di Garanzia per le PMI e le Finanziarie regionali (sistema pubblico). Il Fondo di Garanzia si riconferma infatti uno strumento fondamentale per l’accesso al credito delle PMI e per quanto riguarda l’operatività dei Confidi. I Confidi richiedono una percentuale media di controgaranzia pubblica pari al 45% e assistono principalmente le micro e piccole imprese, con una buonaleva finanziaria, una forte differenziazione nel portafoglio degli impieghi, una generale granularità e un rischio contenuto del portafoglio in essere. La prospettata riforma strutturale nel funzionamento del Fondo di Garanzia, come descritta di recente dal Ministero dello Sviluppo Economico, sembra andare nella direzione auspicata dal sistema dei Confidi, che ha accolto molto positivamente le innovazioni illustrate. Riteniamo, infatti, che la stessa possa conseguire gli obiettivi di efficienza nell’impiego delle risorse pubbliche, di sinergia pubblico-privata, di parità di trattamento tra le PMI che vi accedono in garanzia diretta o in controgaranzia, di sostegno alle imprese effettivamente bisognose dell’intervento pubblico. Valutiamo altresì in modo assolutamente positivo le modalità di accesso riservate, nella proposta di riforma, alle imprese che si avvalgono dei Confidi, ritenendole ampiamente funzionali a valorizzare gli impatti positivi generati dalla presenza di tali soggetti. L’auspicio è quello che le aperture e le opportunità offerte dalla riforma del Fondo di Garanzia per le PMI

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non vengano ridimensionate lungo le varie fasi di approvazione della normativa, che va assolutamente sostenuta. La disciplina di settore – e in particolare la Legge Quadro – non rispecchia più completamente le caratteristiche e l’operatività dei Confidi né il contesto di mercato in cui questi agiscono. La riforma del Testo Unico Bancario, seppure molto importante, non può a nostro parere essere considerata risolutiva sotto questo profilo. Per queste ragioni, accogliamo con assoluto favore la volontà del decisore pubblico di dare avvio ad una riforma strutturata ed omogenea del sistema ed esprimiamo la massima soddisfazione in merito ai principi ed ai criteri direttivi di riferimento. Anche lo strumento della legge delega, opportunamente utilizzato, potrebbe contribuire a superare la logica degli interventi inseriti frettolosamente in proposte normative, certe volte addirittura destinate ad altri temi, che faticosamente collimano con il quadro di riferimento di settore e non sempre rappresentano la scelta ottimale. A tale riguardo, assumerà particolare importanza la fase applicativa dei principi sanciti nella legge delega. Rispetto ai contenuti della riforma, condividiamo in particolare gli obiettivi di trasparenza, efficienza, armonizzazione e orientamento ad una dimensione funzionale delle strutture, mentre riteniamo che la riforma non dovrebbe mirare ad uno stravolgimento della natura dei Confidi, ad una loro omologazione con gli intermediari finanziari “puri”, non avendone la natura, le finalità e le opportunità di mercato. Con riferimento alla contribuzione pubblica, la medesima dovrebbe tendere ad una programmazione pluriennale strutturata e sistematica, dovrebbe essere commisurata ai benefici prodotti a favore delle PMI e dovrebbe adottare modalità di sostegno uniformi e standardizzate. La partecipazione al capitale sociale dei Confidi di soggetti diversi dalle PMI dovrebbe poi essere rivista. Potrebbe essere infatti meglio definita la figura del “socio sovventore” e di diverse categorie di soci. Potrebbero essere eliminati i limiti massimi di partecipazione al capitale da parte di enti pubblici e privati. Per i Confidi intermediari finanziari andrebbero individuate forme tecniche di contribuzione computabili nel patrimonio di vigilanza. La verifica sulla conformità della contribuzione pubblica alla normativa sugli aiuti di Stato rappresenta un elemento cruciale, come dimostrano le difficoltà nel dare attuazione alle misure previste dalla Legge di Stabilità 2014, ancora in attesa di risoluzione. Dovrebbero essere definiti criteri utili ad individuare le modalità di sostegno che soddisfino i requisiti della normativa comunitaria, anche al fine di giungere ad una posizione univoca come sistema Paese, per superare le molte criticità e le troppe interpretazioni – talvolta discordanti tra di loro – che impediscono alle PMI di accedere a risorse oggi più che mai dirimenti. La riforma in discussione sul Fondo di Garanzia per le PMI, laddove confermata ed attuata, potrebbe generare maggiori impatti positivi a favore di tutti i soggetti grazie al potenziamento della controgaranzia, che semplifica e rafforza la filiera della garanzia e massimizza la leva sulle risorse pubbliche attraverso l’apporto di quelle private delle imprese. Al riguardo, andrebbe poi instaurato un rapporto di collaborazione e sinergia con le Finanziarie regionali in una logica di specializzazione e di complementarietà degli interventi, anziché di mera competizione. Andrebbero altresì attivate innovazioni di prodotto e di processo, ad esempio attraverso la costituzione di portafogli per le imprese

retail

, che favorirebbero una maggiore efficienza ed efficacia a parità di risorse e di profilo di rischio.

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Il potenziamento dei servizi a favore delle PMI da parte dei Confidi rafforzerebbe il supporto alle imprese, rispondendo alle nuove esigenze manifestate dal sistema produttivo e valorizzando la partnership con i Confidi. Alcune ipotesi potrebbero riguardare la garanzia a favore dei soggetti che intervengono nel capitale delle imprese (la cosiddetta

garanzia equity

), l’erogazione diretta di finanziamenti di importo ridotto e le fideiussioni dirette alle imprese, interventi utili anche per incentivare le PMI a ricorrere a strumenti innovativi e alternativi al credito bancario. Sarebbe altresì proficuo valorizzare ulteriormente, anche con forme innovative ed autonome rispetto alla garanzia, i servizi di assistenza e consulenza finanziaria. La semplificazione e razionalizzazione degli adempimenti per i Confidi ed il conseguente contenimento dei costi organizzativi e di gestione agevolerebbero l’accesso delle PMI al credito, in quanto renderebbero più efficiente la filiera della garanzia e contribuirebbero alla sostenibilità economica e finanziaria dei medesimi. Nel concreto, gli obblighi normativi a carico dei Confidi potrebbero essere previsti e/o rimodulati sulla base delle loro specificità, rendendoli coerenti con il loro profilo di rischio e commisurandoli alla loro struttura organizzativa e operativa. La necessità di superare le duplicazioni si avverte in particolare nelle procedure per l’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI, che richiederebbero a nostro parere una revisione complessiva. Si rileva positivamente, al riguardo, la volontà di eliminare queste aree di sovrapposizione delle funzioni con le Banche già in alcuni tratti della proposta di riforma del Fondo di recente ipotizzata dal MISE. Criteri di proporzionalità e specificità, se correttamente declinati, consentirebbero di rapportare lo sforzo dei Confidi, in particolare di quelli già intermediari finanziari, per gli adempimenti di vigilanza alla loro effettiva operatività e profilo di rischio. Inoltre, riconoscerebbero una specifica tutela alle peculiarità del sistema, salvaguardandone la mutualità, la sussidiarietà e la funzione pubblicistica di strumenti della politica economica delle Istituzioni. A nostro parere, tali principi, per quanto chiaramente definiti nel Testo Unico Bancario all’art.108, non vengono infatti pienamente declinati e valorizzati nelle disposizioni di vigilanza che spesso introducono una piena equiparazione tra Confidi e Banche e l’applicazione degli stessi a adempimenti e procedure. Sarebbe pertanto necessario formulare una interpretazione autentica di tali principi, sostanziandola nella volontà del legislatore di definire il criterio di proporzionalità della vigilanza, ed estendendo la proporzionalità e la specificità a tutti i Confidi. La garanzia dei Confidi esiste soltanto in relazione al credito concesso dalle Banche alle PMI, di conseguenza è strumentale a favorire l’accesso ad un bene che ha grande rilevanza economico/sociale: il credito. Ciò motiva la funzione anche pubblicistica dei Confidi e il sostegno pubblico di cui essi dovrebbero beneficiare per massimizzare il proprio intervento, nonché la semplificazione degli adempimenti, che dovrebbero essere svolti da chi pone in essere in prima istanza il finanziamento, ossia le Banche o gli altri intermediari. In questo ambito, ai Confidi potrebbe essere riconosciuto un diritto di privilegio speciale in relazione alla quota di finanziamento da questo garantita. Tale privilegio, da stabilire contrattualmente con le banche, sarebbe postergato rispetto a quello bancario, ma garantirebbe al Confidi un grado di solvibilità superiore rispetto ai creditori chirografari. La valutazione degli impatti delle politiche pubbliche finalizzate a favorire l’accesso al credito delle PMI è fondamentale per valutare l’efficacia delle azioni e l’efficienza nell’utilizzo delle

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risorse pubbliche e quindi per calibrare meglio le azioni di politica industriale attivate dai soggetti pubblici. La metodologia di valutazione degli impatti potrebbe prendere spunto da progetti realizzati in altri Paesi e potrebbe essere sviluppato uno specifico modello econometrico con la partecipazione, accanto al ruolo determinante dei Confidi, dei principali interlocutori pubblici a livello locale, nazionale e comunitario. Le Camere di Commercio, attraverso Unioncamere, in ragione della loro finalità istituzionale, potrebbero svolgere un ruolo determinante nella costruzione delle metodologie di analisi e dei relativi strumenti. In conclusione, i Confidi e le imprese loro associate si attendono dalle tante riforme in atto un forte segnale di discontinuità rispetto al passato, attraverso l’adozione di provvedimenti dai forti contenuti di innovazione, che recepisca le nuove sfide del mercato e supporti le esigenze di credito delle imprese. L’anno che si è chiuso evidenzia una lieve flessione dei flussi operativi, che si attestano, compresi i rinnovi dei fidi a revoca, a 840 milioni di euro. Il dato è soddisfacente se si rapporta ad un contesto dove alcuni competitors registrano cali dei flussi a doppia cifra. Non ci possiamo rallegrare delle vicissitudini che stanno interessando il mondo dei confidi, dove si registrano fenomeni di criticità, ma registriamo con piacere il manifestato interesse dei principali gruppi bancari verso la struttura e la solidità patrimoniale del nostro Confidi. Il risultato di esercizio è positivo con un utile di 501.394 euro, 3.525 nuove operazioni, 12.000 operazioni di rinnovo fidi, 1.197 nuove aziende. Qui mi fermo, nella speranza di essere riuscito, senza dilungarmi troppo, ad evidenziare gli elementi di criticità e le urgenze legate al mondo ed all’attività dei Confidi. Ma soprattutto le idee, le proposte, le indicazioni che l’esperienza, la storia di Italia Comfidi ci consentono di avanzare. Spero vivamente che trovino anche altrove la stessa attenzione che avete prestato qui voi oggi. Grazie

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