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DOMENICA 22 maggio ore 10.15
GLI ORATORI DI SANT’ANDREA, SANTA BARBARA E SANTA SILVIA
AL CELIO, E LE TABERNAE DI ETÀ ROMANA
Con Carla Vaudo
Appuntamento: ore 10.15 in piazza di San Gregorio sul Celio, davanti alla chiesa di San Gregorio
Quota di partecipazione: Eu 7,00 (Eu 10,00 Non Iscritti)
Biglietto di ingresso: Eu 2,00
In età imperiale il versante del colle Celio rivolto
verso il Palatino era notevolmente urbanizzato e
percorso da alcune strade. Il clivus Scauri, che
costituiva l'asse stradale principale, era tagliato dal
Vicus Trium Ararum, lungo il quale si aprivano
tabernae, i cui avanzi si trovano oggi sotto
l'oratorio di Santa Barbara. Nel tardo impero la
zona inizialmente popolare, caratterizzata da
insulae con tabernae al pianterreno, fu
trasformata progressivamente in zona residenziale
con la costruzione di domus patrizie in luogo delle
precedenti insulae. Nel VI secolo papa Gregorio I,
della gens Anicia, eresse alla fine del clivus Scauri
un monastero, in cui dimorò a lungo, e nel 575 un piccolo oratorio dedicato a Sant'Andrea. Dopo la morte di Gregorio
Magno il monastero cadde in abbandono. Papa Gregorio II (715-731) fece ripristinare il monastero e costruire l'edificio
attuale. Per la sua importanza e per la notevole antichità, la Chiesa di San Gregorio al Celio è una delle più venerate
dal popolo romano. L'area dei tre oratori subito a sinistra della chiesa di San Gregorio include anche le rovine della
Biblioteca di Agapito e alcune strutture di età imperiale probabilmente riconducibili a tabernae.
Oratorio di Sant'Andrea: l'oratorio presenta affreschi della Flagellazione di sant'Andrea del Domenichino, restaurato
da Carlo Maratta; un Santi Pietro e Paolo ed un Sant'Andrea al Tempio di Guido Reni. Inoltre una Vergine con i santi
Andrea e Gregorio del Pomarancio; Santa Silvia e san Gregorio di Giovanni Lanfranco. Oratorio di Santa Silvia: è
dedicato alla madre di San Gregorio e probabilmente è situato sopra la tomba della santa. La statua di Santa Silvia è di
Nicola Cordieri e fu eseguita con la supervisione di Michelangelo. Questo oratorio ospita gli affreschi Concerto degli
Angeli di Guido Reni, San Damiano di Francesco Mancini (1679-1758) ed un David e Isaia di Badalocchio. Oratorio di
Santa Barbara: questo oratorio ospita affreschi di Antonio Viviani (1602) e la statua di San Gregorio di Nicolò Cordieri.
Qui si trova anche il famoso triclinium pauperum, la mensa dove San Gregorio di persona serviva ogni giorno il pranzo
a 12 poveri di Roma. La pesante lastra marmorea è legata alla leggenda secondo la quale un angelo un giorno si
sedette alla tavola vestito da povero e dopo aver mangiato scomparve all’improvviso.
DOMENICA 22 maggio ore 16.00
Medioevo a Roma
LA BASILICA DI SAN LORENZO FUORI LE MURA
con Francesca Virzì
Appuntamento: ore 16.00, all’ingresso della basilica, in piazzale del Verano
Quota di partecipazione: Eu 7,00 (Eu 10,00 Non Iscritti a Flumen)
Noleggio sistema di amplificazione: Eu 2,00
Questa importante basilica è il risultato della fusione di due distinte chiese, edificate una alla fine del VI e l’altra
all’inizio del XIII secolo intorno alla tomba di Lorenzo, diacono d’origine spagnola martirizzato sotto l’imperatore
Valeriano e sepolto nel cimitero di Ciriaca, lungo la Via Tiburtina. La chiesa conserva anche le reliquie di Santo Stefano
protomartire ed è per questo, da tempo immemorabile, uno degli edifici sacri più venerati di Roma, inserita nel
ristretto numero delle cinque basiliche patriarcali, le più antiche e importanti in assoluto.
Già Costantino, nel IV secolo, aveva fatto sistemare la tomba di S. Lorenzo e edificato una grande basilica cimiteriale
nei suoi pressi (= basilica maior). Alla fine del VI secolo papa Pelagio II fece costruire una nuova chiesa, a tre navate
con matronei, che inglobava completamente il sepolcro (= basilica minor). Clemente III (1084-1100) edificò il chiostro
ed iniziò la fortificazione del borgo (= Laurentiopolis) sviluppatosi intorno alla basilica. Fu Onorio III Savelli (1216-1227)
a conferire al complesso l’aspetto attuale erigendo una nuova chiesa che sostituì, incorporandola e trasformandola in
presbiterio dopo averne invertito l’orientamento, la basilica pelagiana. Innocenzo IV (1243-1254) fece rialzare il
presbiterio e commissionò la cattedra papale. Dei numerosi restauri effettuati nel corso dei secoli va ricordato quello
radicale operato nel XIX secolo da Virgilio Vespignani (1855-1864), quasi completamente eliminato dai rifacimenti
successivi al terribile bombardamento del
quartiere San Lorenzo del 1943, che tentarono di
ridare alla chiesa il suo aspetto medievale. La
facciata è stata quindi completamente ricostruita
dopo i bombardamenti ed è preceduta da un
portico, attribuito ai marmorari Vassalletto (1220
ca.), sorretto da sei colonne di spoglio sormontate
da una trabeazione con ricco fregio policromo. A
destra della facciata svetta il campanile romanico
in laterizio del XII secolo. Il portico è decorato con
affreschi della fine del Duecento (Storie dei Ss.
Lorenzo e Stefano e del Conte Enrico). L’interno a
tre navate mostra subito l’aspetto non omogeneo
della chiesa, con le due basiliche (la pelagiana, più
antica adattata a presbiterio, e la onoriana)
adiacenti ma non perfettamente in asse. Le
ventidue colonne che dividono le navate, differenti
per dimensioni e marmi, provengono forse dalla basilica maior. Pavimento, amboni e candelabro pasquale sono
cosmateschi (fine XIII sec.). Il presbiterio è inquadrato da colonne di pavonazzetto su cui poggia una magnifica
trabeazione con trofei d’armi e motivi vegetali (IV sec.) sorreggente il matroneo. Al centro del pavimento cosmatesco
si leva il ciborio, la più antica opera firmata da marmorari romani (1148), costituito da quattro fusti in porfido
sorreggenti una copertura piramidale su colonnine trabeate. Sulla parete di fondo si trova la cattedra episcopale
(1254), decorata con mosaici e marmi policromi, mentre nell’arco trionfale si può ammirare il celebre mosaico della
fine del VI secolo raffigurante Cristo trai Ss. Paolo, Stefano, Ippolito, Pietro, Lorenzo e papa Pelagio, quest’ultimo
ritratto nell’atto di offrire a Cristo il modellino della basilica minor.
SABATO 28 maggio ore 16.45
IL ROSETO COMUNALE SULL’AVENTINO,
TRA STORIA , LETTERATURA E NATURA
con Laura Angelelli
Appuntamento: ore 16.45 in via di Circo Massimo, sotto la statua di Mazzini
Quota di partecipazione: Eu 7,00 (Eu 10,00 Non Iscritti)
Ingresso Gratuito / Sistema di amplificazione: Eu 2,00
Il Roseto Comunale di Roma si sviluppa sulle
pendici dell'Aventino, in una magnifica posizione
panoramica di fronte ai resti del Palatino e del
Circo Massimo. Il giardino segue la pendenza del
terreno con una forma ad anfiteatro. Il disegno
architettonico vuole mimetizzare la frattura
orizzontale costituita da via di valle Murcia, che
divide il giardino in due parti. Fin dal III sec. a.c. il
luogo in cui sorge il roseto era dedicato ai fiori.
Tacito, negli Annales, parla di un tempio dedicato
alla dea Flora, i cui festeggiamenti, "floralia", si
svolgevano in primavera nel Circo Massimo.
Ricoperto di orti e vigne fino a tutto il XVI sec., divenne, nel 1645, l'Orto degli Ebrei con annesso il piccolo cimitero
della Comunità. Dal 1934, anno del trasferimento del cimitero ebraico al Verano, l'area, destinata dal piano regolatore
generale di Roma a Parco, rimase incolta fino al 1950, quando divenne sede del nuovo roseto comunale. L'antico, che
si trovava sul colle Oppio, era andato distrutto nella seconda guerra mondiale. Come ringraziamento alla comunità
ebraica, che aveva permesso di ricreare il roseto in un luogo sacro, venne posta all'ingresso del giardino una stele in
ricordo della precedente destinazione, e i vialetti che dividono le aiuole nell'area collezione, assunsero la forma della
menorah, il candelabro a sette bracci, simbolo dell'Ebraismo. L'idea di un roseto a Roma si deve all'interessamento
della Contessa Mary Gailey Senni, al suo amore per la natura e a una notevole conoscenza botanica. Americana di
nascita, si sposò con un conte italiano e rimase a vivere in Italia. Il Roseto ospita circa 1.100 specie di rose provenienti
da tutto il mondo, persino dalla Cina e dalla Mongolia.
DOMENICA 29 maggio ore 9.15
AD INGRESSO SPECIALE (… e a numero molto chiuso)
LE CASE DI LIVIA E AUGUSTO SUL PALATINO
con Barbara Di Lorenzo
Appuntamento: ore 9.15, all’ingresso del Palatino, in via di San Gregorio
Quota di partecipazione: Eu 8,00 (Eu 11,00 Non Iscritti a Flumen)
Biglietto di ingresso + diritti di prenotazione: Eu 15,00
Visitiamo gli appartamenti del primo principe di Roma e della
sua terza, amatissima, moglie, finalmente aperti al pubblico in
un'ampiezza mai raggiunta prima. E questo grazie a lavori di
restauro e di copertura dell'ala della casa di Augusto che fino a
poco tempo fa era esposta alle intemperie. La casa di Livia e le
sue bellissime pitture parietali, in particolare, rimase aperta per
pochissimo tempo nel 2008, poi richiusa per gravi problemi di
umidità, ora finalmente risolti.
Numero limitato di partecipanti (= massimo 19).