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n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
Copia privata
Sky trasmetterà
Obbligo HEVC
SIAE
incompatibile
Europei di calcio
la legge fantasma con norme europee 02 gli
in Super HD
09
Nel silenzio di tutti gli attori coinvolti, ci avviciniamo
alle scadenze di legge che mettono al bando dal
primo gennaio prossimo, a torto o a ragione, tutti i
TV privi di tuner DVB-T2 e codec HEVC.
In un Paese normale, nei mesi precedenti a tale
divieto, le istituzioni chiarirebbero cosa accadrà
nei prossimi anni alle frequenze televisive e agli
standard di trasmissione, così da consentire acquisti consapevoli. In un Paese normale, ci sarebbero
chiari ed evidenti segni a differenziare i TV evoluti
da quelli destinati a breve a diventare obsoleti. In
un Paese normale ci sarebbero sanzioni severe
e facilmente applicabili per i negozianti che, una
volta scattato l’obbligo di legge, violino questa
disposizione continuando a vendere TV obsoleti.
Evidentemente l’Italia non è un Paese normale,
se succede il perfetto contrario: nessuna
informazione su tempi e modi di un eventuale
switch off; nessuna possibilità concreta per il
consumatore non evoluto di capire quali siano,
tra quelli in vendita e in promozione, i TV HEVC;
nessuna sanzione prevista per chi, dopo il 1°
gennaio 2017, continuerà a vendere i TV banditi.
Tanto da arrivare a stupirsi se Esselunga (e non
i retailer specializzati), per prima si “azzarda” a
mettere in evidenza sul volantino che un TV in
offerta è compatibile con il nuovo standard. Un
“dettaglio”, la compatibilità con HEVC, che nessun
retailer, men che meno specializzato, può ignorare
ma che, guarda caso non compare a margine di
nessun TV tra quelli promossi sui volantini dedicati
ai campionati europei di calcio.
Beninteso, non chiediamo che i rivenditori
pratichino dell’autolesionismo “bollando” i TV che
diventeranno invendibili dal gennaio prossimo.
Uno stupido obbligo di questo tipo fu introdotto
nel 2008, durante lo switch off della TV analogica,
con un triste “necrologio” in bianco e nero che sarebbe stato obbligatorio affiggere agli apparecchi
obsoleti: “Questo apparecchio non è compatibile
con le trasmissioni in tecnica digitale”. Ovviamente
i negozianti che si adeguarono furono pochissimi e
l’obbligo finì per essere così largamente disatteso
da rendere impossibile qualsiasi forma di sanzione. Ma basterebbe segnalare in maniera chiara
quelli compatibili con HEVC: chi sa, capisce; e chi
non sa, magari si può porre la domanda.
Dove sono i bollini, quando servono? Negli ultimi
dieci anni siamo stati invasi da bollini di tutti i colori
appesi sui TV. E ora, quando sarebbe bene che
venisse fatta chiarezza su quali TV sono effettivamente rispondenti ai nuovi standard, i produttori,
le associazioni di categoria e i consorzi di filiera
si “dimenticano” che forse un po’ di chiarezza
andrebbe fatta, anche con gli abusati bollini.
E se produttori e rivenditori – senza obblighi
espliciti in tal senso - tutto sommato è comprensibile che non abbiano tutta questa fretta di
porsi il problema, le istituzioni non solo sarebbe
opportuno che intervenissero ma anzi sono esse
stesse obbligate dalla legge a farlo. E non lo fanno.
Infatti, proprio la legge 44/2012 che istituisce
l’obbligo di vendita di TV DVB-T2 e HEVC dal
prossimo gennaio, indica anche chiaramente tra i
compiti del Ministero dello Sviluppo Economico e
dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di
porre in essere “ogni azione utile alla promozione
degli standard televisivi DVB-T2 e MPEG-4 o
successive evoluzioni approvate nell’ambito
dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni
(ITU)”. Nulla si è visto in questo senso da parte del
MISE e dell’AGCOM, ma proprio nulla. E se sono
le istituzioni le prime a smentire la legge, come
si pretende che a rispettarle siano i produttori e
rivenditori? Insomma, ci dicano se ci siamo sognati
tutto. Perché tutto quello che vediamo accadere
attorno a noi dice chiaramente che questa legge
non la sta prendendo sul serio nessuno, anzi
che forse neppure esiste. E in queste condizioni
di informazione inesistente, programmazione
inesistente e possibilità di far rispettare la legge
inesistente, i propositi di fare uno switch off
nel 2020 o al più tardi nel 2022, non solo sono
discutibili ma addirittura da incoscienti.
Gianfranco GIARDINA
Tim Cook: iPhone 7
sarà un acquisto
irrinunciabile
11
Tutti i segreti del crowdfunding
I successi e i più sonori “epic fail”
Non basta un’idea, occorrono anche doti di marketing
06
21
Reportage Braun, design
e qualità made in Germany
Oltre 95 anni di storia Braun svelano
il successo del design dei prodotti nati
nei laboratori della società tedesca
IN PROVA IN QUESTO NUMERO
Sony XD93, coniuga qualità e design
Con l’innovativo sistema di retroilluminazione
e l’HDR promette qualità delle immagini al top
32
Kindle Oasis, eBook reader da sogno
Leggerissimo, robusto, con un’autonomia super
Costa 349 euro: tanto per un eBook Reader
35
36
HTC 10 scommette
tutto sulla qualità
43
HP Spectre x360
È il migliore 2 in 1
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MERCATO Emesse le conclusioni dell’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea:SIAE e Ministero verso la revisione delle regole
Procedure rimborsi ed esenzioni per copia privata
Gestione SIAE incompatibile con norme europee
Le procedure previste per gli usi professionali non sono sufficientemente trasparenti ed equilibrate, lo dice la Corte di Giustizia
L
di Gianfranco GIARDINA

a gestione delle esenzioni per uso professiona‑
le della copia privata in Italia, gestita da SIAE,
non sarebbe compatibile con il diritto europeo.
A sostenerlo la Corte di Giustizia Europea nelle con‑
clusioni dell’avvocato generale Nils Wahl (disponibili qui per chi volesse approfondire) pubblicate
e riferite a un contenzioso tra una serie di aziende
produttrici e distributrici di cellulari e PC (Nokia Italia
SpA, Hewlett‑Packard Italiana Srl, Telecom Italia SpA,
Samsung Electronics Italia SpA, Dell SpA, Fastweb
SpA, Sony Mobile Communications Italy SpA, Wind Te‑
lecomunicazioni SpA) da un lato e Ministero dei Beni
Culturali, SIAE e altri aventi diritto dall’altra. Il conten‑
zioso è arrivato alla Corte di Giustizia Europea su invi‑
to della Corte di Stato italiana, inizialmente coinvolta
nella causa; la nostra Corte ha chiesto a quella eu‑
ropea un parere sulla compatibilità con le normative
europee delle leggi (e delle consuetudini) italiane in
tema di esenzioni e rimborsi del compenso per copia
privata per gli utilizzi di tipo professionale. Una com‑
patibilità che, secondo le argomentate conclusioni
dell’avvocato generale, non ci sarebbe affatto.
Innanzitutto sarebbe necessario prevedere un siste‑
ma di esenzione a priori per gli acquisti chiaramente
finalizzati all’utilizzo professionale, per il quale ven‑
gono meno i presupposti della fattispecie della copia
privata: in Italia eventuali esenzioni sono limitate e
concesse dalla SIAE secondo negoziazione diretta
con le singole realtà o con associazioni di categoria,
una discrezionalità in mano all’ente di raccolta e ridi‑
stribuzione (e, in parte anche percettore, per rappre‑
sentanza dei propri soci) che non sarebbe accettabile,
secondo le conclusioni di Wahl.
Il secondo tema riguarda i rimborsi per uso professio‑
nale: considerando l’oggettiva impossibilità di preve‑
dere delle esenzioni ex ante per tutto quel flusso di
merci soggette al compenso per copia privata che
vengono vendute al dettaglio, la Corte di Giustizia
chiarisce che è comunque necessario avere un siste‑
ma di rimborso efficace, accessibile e normato, carat‑
teristiche che il sistema italiano, sempre secondo il
parere dell’avvocato generale, non avrebbe.
Uno dei vulnus principali, sia della questione delle
esenzioni che di quello dei rimborsi, sarebbe proprio
il fatto che sia la SIAE a dettare regole e modalità, in
assenza di provvedimenti di legge in tal senso. Una
circostanza alla quale in Italia siamo purtroppo deci‑
samente abituati con SIAE che, a seconda delle cir‑
costanze, continua a cambiare cappello: da paladino
a difesa degli interessi degli aventi diritto (e quindi di
una parte) a consulente particolare del legislatore a
ente tecnico molto ascoltato dal Ministero per studi e
analisi di mercato a – come in questo caso – sostituto
de facto del legislatore stesso.
torna al sommario
Va detto che le conclusioni dell’avvocato generale
non sono vincolanti per la Corte che dovrà pronun‑
ciarsi a breve sull’argomento, anche se sono davvero
rari i casi in cui la Corte decida di smentire tali con‑
clusioni; è lecito quindi attendersi un pronunciamento
della Corte assolutamente a favore dell’industria e
che vedrebbe SIAE e Governo soccombere e trovarsi
nella necessità di rivedere completamente la gestio‑
ne di esenzioni e rimborsi.
La notizia arriva nel pieno della tempesta di polemi‑
che sul futuro della SIAE, relative da un lato all’annuncio da parte di Fedez di abbandonare la SIAE
a favore di Soundreef e dall’altro alla liberalizzazione
dei servizi di collecting dei diritti d’autore disposta
dall’Unione europea e non ancora recepita in Italia
malgrado siano scaduti i termini.
La questione delle esenzioni e dei rimborsi dei com‑
pensi per copia privata è centrale in questo quadro
perché è uno degli aspetti della non trasparenza di
SIAE denunciata da molte parti.
Infatti, come avevamo spiegato in un lungo articolo
di analisi dei bilanci di SIAE, da alcuni anni la socie‑
tà accantona grandi cifre proprio per cautelarsi verso
eventuali richieste di rimborso; e questo malgrado poi
le richieste di rimborso reali risultino minime; la ma‑
novra fa in modo che diversi milioni di euro (25 a fine
2014, ultimo dato disponibile) restino in cassa per un
tempo molto lungo, anche due anni, prima di essere
reintrodotte nel monte ridistribuibile; nel frattempo
SIAE incassa lauti proventi finanziari su questo accan‑
tonamento (come sugli altri oltre 900 milioni di debiti
verso aventi diritto) che però fa suoi e non riconosce,
né in toto né in parte, agli autori, editori e interpreti.
Anzi, come i bilanci dimostrano, di fatto la SIAE riesce
a postare un utile solo in considerazione degli inte‑
ressi sugli investimenti finanziari (in larga parte realiz‑
zati con soldi non suoi). Se esistesse un sistema ben
congegnato di esenzione ex ante, come chiesto dalla
Corte di Giustizia europea, la raccolta SIAE diminui‑
rebbe; ma soprattutto diminuirebbe l’introito da oneri
finanziari che SIAE mette a segno proprio perché ac‑
cantona una parte dei soldi per molto tempo prima di
ridistribuirli per cautelarsi da un rischio di richieste di
rimborso che all’atto pratico non sono certo sostan‑
ziose (anche se non sono precisamente quantificate
visto che SIAE, malgrado nostre richieste specifiche,
non dà visibilità del dato). Accantonamenti già discu‑
tibili oggi ma che diventerebbero addirittura ingiustifi‑
cabili nel caso in cui la Corte di Giustizia europea con‑
fermasse – come previsto – le conclusioni del proprio
avvocato generale.
Insomma, un motivo in più per il legislatore per met‑
tere mano – finalmente – a una riforma radicale del
sistema della raccolta dei diritti d’autore che dia da un
lato possibilità ad eventuali concorrenti di porsi come
alternativa a SIAE, come disposto dall’Europa, e dal‑
l’altra la sottragga all’odioso e reiterato equivoco tra
interessi particolari e ruolo pubblico, non più accetta‑
bile neppure in nome dell’arte e della cultura.
UPDATE - Comunicato stampa SIAE
SIAE ha emesso un comunicato stampa con il proprio
commento sulle conclusioni dell’avvocato generale
della Corte di Giustizia europea. Pubblichiamo qui di
seguito il testo integrale del comunicato.
“SIAE prende atto delle conclusioni dell’Avvocato
generale Wahl nella causa C-110/15 in discussione
davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, in
materia di copia privata e usi professionali.
Le conclusioni non mettono assolutamente in dubbio
segue a pagina 03 
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MERCATO L’ennesima apparizione del premier Matteo Renzi con la Mela luminosa del suo MacBook Air non è piaciuta al Codacons
Il Codacons denuncia Renzi: “Fa pubblicità occulta a Apple”
Presentato un esposto all’Antitrust contro la scelta di non coprire il marchio. Renzi si giustifica: “Ho questo, che ci posso fare?”
C
di Roberto PEZZALI
odacons contro Matteo Renzi,
colpevole di non aver oscurato
in alcun modo il logo di Apple
durante l’appuntamento #matteori‑
sponde. Nella nota emessa si legge:
“Finora Matteo Renzi si era impegna‑
to a pubblicizzare, specie all’estero,
le aziende italiane, promuovendo le
eccellenze del nostro paese. Ora il
Premier sembra aver cambiato rotta,
scegliendo di sponsorizzare un noto
marchio americano della telefonia e
dei computer: la Apple.
Ieri infatti – prosegue la nota - nel
corso dell’appuntamento settimanale
del #matteorisponde e in diretta sui
principali social network, Renzi è apparso seduto ad una scrivania davanti
ad un pc portatile, mostrando in bella
evidenza in video il logo della mela,
che individua in modo diretto l’azienda statunitense Apple. Ci chiediamo
se la scelta del Presidente del Consiglio possa rappresentare una forma
di pubblicità occulta, ancor più grave
se si considera la provenienza istitu-
zionale del mega spot alla società di
Cupertino. Il logo della mela, infatti,
poteva essere coperto o nascosto
con estrema facilità, una leggerezza
che non è sfuggita a tanti consumatori che si sono rivolti al Codacons
segnalando l’accaduto. Per tale motivo l’associazione presenterà oggi un
esposto all’Antitrust, chiedendo di verificare se la scelta del Premier possa
configurare la fattispecie di pubblicità
occulta”.
L’amore di Matteo Renzi per Apple
non è una novità, così come non è una
novità neppure il MacBook che ha ac‑
compagnato il Premier in moltissime
apparizioni pubbliche, ultima quella in
questione. Renzi usa un MacBook, ha
un iPhone, conosce e stima Tim Cook
e da giovane non si è lasciato sfuggire
l’occasione di fare un salto a Cuper‑
tino, facendosi immortalare davanti
all’Apple Campus.
Stuzzicato proprio sull’argomento, nel
corso della puntata di #matteorispon‑
de, il premier getta acqua sul fuoco:
“Tranquillizzatevi, ho questo, che ci
posso fare? Se usassi un altro compu-
ter mi direbbero che faccio pubblicità
occulta all’altra marca. Anche se ci
metto un adesivo davanti non è che
cambi molto, sempre Apple è.” Sicuro
Matteo che sia proprio facile per tutti
riconoscere un MacBook senza logo?
MERCATO
Copia privata: gestione SIAE
incompatibile con norme europee
segue Da pagina 02 

la legittimità complessiva del sistema di copia privata in
vigore in Italia, così come autorevolmente riconosciuto
dal Consiglio di Stato nella sentenza del 18 febbraio
2015 che ha respinto la quasi totalità dei motivi proposti dalle imprese che producono e commercializzano
dispositivi e apparecchi idonei alla copia privata.
Secondo l’Avvocato generale, sarebbe però necessario un adeguamento della normativa italiana per
quel che concerne gli usi professionali. In particolare,
dovrebbe essere introdotto un sistema di esenzioni
ex ante dall’obbligo di pagamento nel caso in cui produttori e importatori dimostrino di aver venduto direttamente a imprese o enti pubblici.
Sotto diverso profilo, l’Avvocato generale ha affermato
la compatibilità con la normativa europea di un sistema di rimborsi ex post “nel contesto della vendita al
dettaglio, indipendentemente dalla questione se l’uso
finale sia professionale o privato. In tale contesto si
presume che i produttori e gli importatori siano tenuti
a pagare il compenso”. Tuttavia, ad avviso dell’Avvocato generale, il sistema vigente in Italia richiede delle
modifiche perché il rimborso ex post sia consentito anche alle persone fisiche che acquistano per uso pro-
torna al sommario
fessionale e non venga sottoposto a formalità che ne
possano pregiudicare l’effettività.
In attesa della sentenza della Corte di giustizia e delle
possibili iniziative da parte del Governo italiano, SIAE
evidenzia che l’impatto sostanziale, nel sistema italiano della copia privata, sarebbe comunque molto limitato. Infatti, l’attuale sistema di copia privata già prevede che produttori e importatori possano astenersi dal
pagare l’equo compenso, semplicemente dimostran-
do che gli apparecchi sono ceduti direttamente ad
utilizzatori finali per usi manifestamente diversi dalla
riproduzione per uso personale. Inoltre, SIAE precisa
che non ha mai respinto una domanda di rimborso
in quanto tardiva e che ha sempre rimborsato anche
le persone fisiche munite di partita IVA e che abbiano dimostrato di aver acquistato un apparecchio per
usi professionali, manifestamente estranei alla copia
privata”.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MERCATO L’Unione Europea starebbe per comminare una multa da 3 miliardi di euro a Google
Antitrust UE: Google rischia una maxi multa
Abuso di posizione dominante per il motore di confronto prezzi, questa la motivazione
C
di Emanuele VILLA
he Google sia nel mirino dell’Anti‑
trust UE non è una novità, ma se è
vero ciò che afferma il Telegraph,
l’organo garante per la concorrenza eu‑
ropea starebbe per emettere una maxi
multa da 3 miliardi di euro contro il co‑
losso del web. La cifra potrebbe addi‑
rittura essere superiore (e non di poco)
arrivando al 10% del fatturato annuale di
Google, ovvero circa 6,6 miliardi; in un
caso o nell’altro, si tratterebbe della san‑
zione più pesante dell’Antitrust UE.
La fattispecie è nota: si tratterebbe di un
abuso di posizione dominante relativo
al motore di confronto prezzi (shopping)
che Google utilizza nelle ricerche gene‑
rali, cosa che di fatto impedisce agli altri
fornitori di servizi analoghi di ottenere
traffico sulle proprie piattaforme. Ma l’in‑
dagine si sta allargando a macchia d’olio
andando a configurare anche un possi‑
bile abuso di posizione dominante rela‑
tivo ai servizi di Android, ai risultati delle
mappe e alle informazioni di viaggio.
Secondo il Telegraph, la linea morbida
del precedente commissario alla con‑
correnza Joaquin Almunia - che tentò
di giungere a un accordo con il colosso
del Web – si è tramutata in una condotta
ben più aggressiva da quanto al timone
vi è Margarethe Vestager: la commis‑
sione intende formalizzare l’annuncio
entro l’estate, con ottime probabilità già
il mese prossimo.
Google rischia non solo la maxi multa, il
cui ammontare dipende anche dal fatto
che avrebbe abusato della propria posi‑
zione per anni, ma anche l’obbligo per
l’azienda di rivedere in modo corposo i
propri algoritmi di modo tale da mettere
sullo stesso piano i propri servizi e quelli
dei concorrenti. Nonostante Google ab‑
bia proposto di presentare i risultati del‑
le ricerche in modo graficamente diver‑
so (ma identico nella sostanza), si vede
che l’UE si aspetta un intervento di ben
altro tenore. Non ci resta che attendere
le mosse ufficiali.
Centro Sviluppo iOS: Apple lo vuole entro ottobre
Apple vuole un grande open space e soprattutto il centro deve essere pronto per ottobre 2016
A
di Andrea ZUFFI

torna al sommario
Sky e Fastweb hanno
rinnovato la partnership
fino al 2021
Sky Online entrerà
definitivamente
a far parte
dei pacchetti congiunti
di Gaetano MERO
MERCATO Niente aule per il primo centro europeo di sviluppo per app iOS che sorgerà a Napoli
pple vuole chiudere in tempi brevi
gli accordi operativi per l’avvio del
Centro di Sviluppo di app iOS con
sede a Napoli. Sarà il primo in Europa
e Apple, che spinge perché si parta en‑
tro ottobre, invierà a breve un team di
esperti di Cupertino per un sopralluogo
nell’area scelta, cioè gli spazi della fa‑
coltà di ingegneria situata nel quartiere
periferico di San Giovanni a Teduccio.
L’incontro, che dovrà tenersi entro fino
maggio o al più tardi a inizio giugno in
occasione di un convegno partenopeo
sulle start-up innovative organizzato
dalla Fondazione Ricerca e Imprendito‑
rialità, sarà cruciale per definire le siner‑
gie tra il colosso fondato da Steve Jobs
e l’Università Federico II.
Giorgio Ventre, delegato del rettore
dell’ateneo napoletano, definisce mol‑
to sfidanti le tempistiche, viste anche le
modifiche infrastrutturali necessarie a
soddisfare gli standard voluti da Apple.
Sky e Fastweb
ancora insieme
per altri 5 anni
Questa la dichiarazione del portavoce
Ventre in merito ai tempi di progetto:
“Loro ci chiedono di partire ad ottobre
il che non è detto che sia una cosa
semplice da fare, però sarà anche il
motivo per cui vengono qui. Non è ufficiale ma questa è la richiesta”. I det‑
tagli sulla conformazione del Centro
di Sviluppo saranno discussi durante
il meeting di fine mese ma secondo
quanto già emerso l’area di lavoro sarà
un grande open space adeguatamente
insonorizzato. Mentre alla Federico II
già si pensa a come allargare la colla‑
borazione ad altre università italiane,
tra le prime attività in carico alla nuova
struttura ci sarà l’avvio della formazione
di 600 giovani per fornire le competen‑
ze pratiche per lo sviluppo di app per
l’ecosistema iOS.
Fastweb e Sky hanno deciso di
rinnovare per ulteriori cinque anni
la partnership avviata nel 2011 vi‑
sto il successo riscontrato dall’of‑
ferta congiunta di banda larga e
Pay TV. Il pacchetto lanciato per
la prima volta sul mercato italiano
cinque anni fa ha garantito alle
due aziende circa 500 mila nuovi
abbonati, attirati soprattutto dal ri‑
sparmio complessivo sui rispettivi
abbonamenti. Tra le novità che
caratterizzeranno la nuova cam‑
pagna promozionale figura Sky
Online, l’Internet TV di Sky, che ad
oggi permette di vedere in strea‑
ming una selezione di contenuti
di cinema, intrattenimento e sport
della TV satellitare, fruibile como‑
damente anche dal proprio tele‑
visore da salotto grazie al Tv Box.
Tutti i pacchetti di Sky e le offerte
per telefonia di Fastweb compren‑
deranno adesso una versione con‑
giunta in modo da fornire ai clienti
maggiore libertà nello scegliere
tra le diverse combinazioni il profi‑
lo più adatto alle proprie esigenze
di connessione ad Internet e Pay
TV. Ricordiamo infatti che l’offerta
Sky dispone, oltre che di 150 ca‑
nali satellitari, anche di Sky Go e
Sky Online che rendono la banda
larga necessaria per il loro funzio‑
namento. Dal canto suo Fastweb
ha appena varato il nuovo piano
per raggiungere con velocità sino
a 200 megabit al secondo il 50%
della popolazione italiana.
“Siamo felici di continuare il cammino insieme, - ha affermato Alberto Calcagno, AD di Fastweb
- costruendo sul successo fin qui
raggiunto e vogliamo estendere
i vantaggi di questa partnership
a sempre più italiani nei prossimi
anni”.
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MERCATO Dal 25 giugno Paypal eliminerà la protezione acquirenti per i progetti di crowdfunding
Paypal non “protegge” più il crowdfunding
Gli acquirenti che pagheranno utilizzando Paypal lo faranno a proprio rischio e pericolo
P
di Andrea ZUFFI
aypal ha annunciato di voler eli‑
minare dalle condizioni di utilizzo
la “protezione acquirenti” per i
propri clienti che intendono finanziare
progetti innovativi sulle piattaforme di
crowdfunding. A partire dal 25 giugno
alla sezione 13.3 del regolamento, quel‑
la che elenca le tipologie di pagamen‑
to escluse dalla “Purchase Protection”
sarà infatti aggiunta la voce “pagamenti
verso piattaforme di crowdfunding”.
L’azione di Paypal va senza dubbio vi‑
sta come una contromisura rispetto al
fallimento di iniziative e ai tentativi di
frode che si registrano nel sistema dei
finanziamenti collettivi online. Secondo
un sondaggio commissionato a marzo
2015 da Kickstarter e condotto dalla
University of Pennsylvania su un cam‑
pione di 500.000 finanziatori privati, il
problema dei reclami e delle richieste di
rimborso a vario titolo coinvolgerebbe il
9 percento dei progetti presentati.
Con la precisazione contrattuale in vi‑
Vodafone anticipa
i tempi e propone
due abbonamenti
con roaming incluso
Tariffe convenienti solo
se si viaggia molto
Si parte da 39 euro
ogni 4 settimane
gore dal 25 giugno Paypal metterebbe
così fine a tutte le future dispute tra
creatori e finanziatori, stroncando sul
nascere ogni possibile diatriba sull’ap‑
plicabilità della protezione dell’acquisto
e quindi del rimborso. E’ quindi chiaro
che, anche chi intende finanziare dal
proprio conto Paypal un progetto in‑
novativo in crowdfuding, dal 25 giugno
2016 in avanti non potrà più contare in
nessun caso sulla tranquillità offerta dal‑
la “protezione acquirenti”, che si tratti di
frode, di un prodotto non funzionante
o di qualsiasi altra tipologia di rischio.
Nell’ambito delle più note piattaforme
la modifica impatta principalmente gli
utilizzatori di Indiegogo, poiché nei
fatti Kickstarter già non permette al‑
cuna possibilità di reclamo o recesso
alla piattaforma, sollevandosi preventi‑
vamente da ogni responsabilità circa il
raggiungimento degli obiettivi dichiarati
nelle presentazioni e l’aderenza alle
specifiche dei prodotti finali.
MERCATO Windows 10 ha già raggiunto quasi un terzo dell’obiettivo prefissato a Redmond
Windows 10 su 300 milioni di dispositivi
A fine luglio l’aggiornamento da Windows 7 e 8.1 non sarà più gratuito e costerà 149 euro
di Mirko SPASIANO
rmai sono passati circa 9 mesi
dall’arrivo di Windows 10 e l’ultima
versione del sistema operativo di
casa Microsoft ha tagliato il prestigioso
traguardo delle 300 milioni di installa‑
zioni. Questa cifra sottintende, però, che
Windows 10 è installato su una moltitudi‑
ne di dispositivi diversi, che oltre ai lap‑
top ed ai PC tradizionali, include anche 2
in 1, tablet, Xbox One e smartphone.
Per festeggiare l’avvenimento, la compa‑
gnia americana ci ha tenuto a snocciola‑
re qualche cifra simbolica che misurasse,
in qualche maniera, il coinvolgimento
degli utenti con Windows 10 e le sue
funzionalità. Tra le più curiose, troviamo
6 miliardi di domande poste a Cortana e
9 miliardi di ore di sessioni di gaming dal
momento del lancio di Windows 10 e 63
miliardi di minuti trascorsi complessiva‑
mente ad esplorare il web con Edge nel
solo mese di marzo.

O
torna al sommario
Vodafone RED
elimina
il roaming
un anno prima
Ma che prezzi!
Tuttavia, più che que‑
ste cifre, di maggiore
interesse è la situazio‑
ne delle applicazioni,
che nell’ultimo perio‑
do ha visto un deciso
miglioramento. Ap‑
pena una settimana
fa, Facebook ha rilasciato le app progettate per Windows 10
di Facebook, Messenger e Instagram.
Inoltre, sono arrivate le universal app di
Vine, WinZip e Viber (quest’ultima, però,
ancora in beta). Sul Windows Store sono
sbarcati anche diversi giochi da tripla
A, come Quantum Break e, proprio ieri,
Forza Motorsport 6: APEX (anche questa
in beta). Insomma, rispetto allo scorso
29 luglio, lo scenario è decisamente più
roseo.
A proposito di 29 luglio, se non avrete
ancora aggiornato a Windows 10 per
quella data di quest’anno, l’upgrade da
Windows 7 e 8.1 non sarà più gratuito: dal
30 luglio 2016, infatti, aggiornare a Win‑
dows 10 avrà un costo di ben 149 euro.
Gli irriducibili saranno lieti di sapere che,
sempre dalla stessa data, l’app Ottieni
Windows 10 verrà disinstallata in auto‑
matico e non riceveranno più alcuna no‑
tifica per effettuare l’upgrade. In un ver‑
so o nell’altro, il tempo stringe per fare la
propria scelta “definitiva”: mark the date,
mancano ormai meno di tre mesi.
di Roberto PEZZALI
Spariscono i piani Relax, arrivano
i piani Red: Vodafone ha presen‑
to due soluzioni di abbonamento
consumer che un anno prima della
scadenza europea eliminano i co‑
sti di roaming per chi va spesso
all’estero. Red Start e Red Maxi in‑
fatti integrano 100 minuti, 100 SMS
e 100 MB di traffico dati al giorno
in Europa e Usa, soglie oltre le
quali non si tratterebbe più di “fair
use” ma di “abuse”: per questo
motivo Vodafone tarifferà 2 euro
ogni 100 MB di traffico extra soglia
fino ad un massimo di 4.5 GB. Una
buona cosa, anche se guardando
ai prezzi sembra che il roaming più
che gratis sia incluso nel costo del‑
l’abbonamento, 39 euro ogni 4 set‑
timane per il RED Start e 49 euro
ogni quattro settimane per il Red
Maxi. Il primo piano, oltre al roa‑
ming, offre minuti e SMS illimitati
oltre a 4 GB di traffico dati, mentre
Red Maxi ha ben 8 GB di dati 4G e
6 mesi di Netflix (ma il traffico per
lo streaming è extra). Di fatto siamo
davanti a due ottime offerte per chi
passa la maggior parte del mese
all’estero, ma se l’utilizzo è pretta‑
mente “italiano” forse c’è di meglio:
4 GB di traffico non sono neppure
tanti considerando i 39 euro chie‑
sti, e quando viene dato Netflix in
HD gratis anche 8 GB rischiano di
finire alla svelta.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MERCATO Oltre a un’idea, per toccare il cielo con un dito servono doti di marketing per promuovere un progetto che possa sfondare
I segreti del crowdfunding, successi ed “epic fail”
Esaminiamo uno dei fenomeni di comunicazione e guadagno di questi anni: rischi, successi e fallimenti dietro a un’idea
di Michele LEPORI
idea di pre-pagare qualcosa non nasce cer‑
to con le piattaforme di cui parleremo oggi, e
basta pensare alle compagnie telefoniche per
rendersi conto che da anni paghiamo prima di consu‑
mare qualcosa, ma il finanziamento popolare esalta
ancora di più l’idea: un progetto nel cassetto da anni,
e al quale nessuna banca darà mai credito per man‑
canza di garanzie, ha la possibilità di divenire realtà se
il suo fondatore è in grado di allestire una campagna
marketing talmente accattivante da farlo acquistare
ai potenziali interessati prima ancora che il prodotto
finale arrivi sul mercato.
E molto spesso, il prezzo di acquisto della versione
così preordinata sarà più vantaggioso di quello retail e
con alcune caratteristiche esclusive. Tutto oro quello
che luccica? Forse.
L’
KickStarter e la filosofia “all or nothing”
Finanziamento, roadmap e consegna

Nata nel 2009 come seconda piattaforma di crowdfun‑
ding, in pochissimo tempo ha preso il gradino più alto
del podio forte di 95.000 progetti andati in porto, 9.7
milioni di sostenitori spesso attivi su più campagne,
132 campagne che hanno sfondato quota 1 milione di
dollari, altre 2.355 a quota più di 100.000 dollari per
un totale 2 miliardi di dollari raccolti ad oggi. Dovreb‑
be bastare per farsi un’idea di cosa sia oggi questa
macchina dei sogni (e di soldi). Un numero un po’
negativo? Solo il 36,7% delle campagne raggiunge la
quota prefissata alla vigilia.
La filosofia di pensiero che sottostà a KickStarter è
quella che si definisce all or nothing: stabilita la quota
economica che darà luce verde al progetto, se essa
viene raggiunta l’intero ammontare sarà prelevato dal
conto corrente dei backer (i sostenitori) e trasferito
sul conto corrente del funder (il creatore) previa trat‑
tenuta del 5%, che inizierà a lavorare sulla produzio‑
ne. Produzione che deve necessariamente rientrare
in 15 categorie: Alimentazione, Arte, Danza, Design,
Film, Video, Fotografia, Fumetti, Giochi, Moda, Musi‑
ca, Opere Manuali, Pubblicazione, Teatro, Tecnologia
torna al sommario
(a loro volta divise in 36 sotto categorie). È importante
sottolineare che la filosofia di KickStarter è quella di
far sentire i backer parte di un progetto e non semplici
utenti che stanno preordinando un prodotto, in quan‑
to su di loro grava quello che era il vecchio rischio
d’impresa: all-or-nothing li tutela se il progetto non ot‑
tiene lo status funded, in quanto i soldi non verranno
prelevati. Altrimenti starà al padre del progetto farne
buon uso nel lasso di tempo che separa la fine del
progetto dall’effettiva consegna nelle case dei suoi
sostenitori.
Già, il tempo. Probabilmente il tempo e la pazienza
possono essere considerati i migliori amici di ogni
backer. KickStarter obbliga i responsabili del proget‑
to a creare una roadmap che seguirà la campagna di
raccolta fondi, sempre nell’ottica di far sentire la co‑
munità parte attiva di qualcosa di molto più grande
di preordini collettivi. In essa, una stima delle tempi‑
stiche legate alle varie fasi della produzione è obbli‑
gatoria ma non vincolante e soprattutto senza alcuna
penalità economica o di reputazione: capita spessis‑
simo che la data di consegna slitti di mesi se non anni,
e partecipare consapevolmente ad una campagna
crowdfunding implica che il backer ne sia consapevo‑
le, specie se gli stretch goal sbloccati sono tanti.
Su di essi ci sentiamo in dovere di aprire una piccola
parentesi, perché sono l’elemento che ha contribuito
alla notorietà sui media ed al tam tam
mediatico di un progetto: contribuire
ad un progetto KickStarter può costare
anche solamente 1 dollaro, ed in quel
caso si otterrà un riconoscimento pub‑
blico di ringraziamento o poco più. Fa
gruppo, non costa praticamente nessu‑
no sforzo economico e ci guadagnano
tutti. I pledge (le quote pagabili) sono
però tanti, e vanno dalle quote simbo‑
liche alle più materiali necessarie per
portarsi poi a casa il prodotto finito.
Chi dovesse davvero credere nel pro‑
getto, facendosi carico implicitamente
di diffondere il verbo sui social, può
decidere di investire più del necessa‑
rio per portarsi a casa dei premi extra, che verranno
realizzati e spediti solo in caso vengano raggiunti
traguardi economici (gli stretch goal, appunto) più
alti della normale quota di finanziamento. È questa
la grandezza di KickStarter: fatto “x” un valore di in‑
vestimento per portarsi a casa l’oggetto dei desideri,
pagando X+1 si può avere qualcosa di meglio, con
X+2 qualcosa di ancora meglio e magari di esclusivo,
e così via. La spirale che si viene a generare se la
campagna marketing pre-apertura dei finanziamenti
è stata fatta con criterio ed analisi di mercato, può far
raggiungere la quota finanziamento in poche ore e
per i rimanenti giorni sarà “solo” una corsa all’ultimo
stretch goal ed a maggiori guadagni.
Attenzione però: la roadmap di produzione che la
piattaforma obbliga a rendere disponibile agli utenti è
solo sul progetto base. Gli extra potrebbero far salta‑
re le tempistiche stimate o, nel peggiore dei casi, far
saltare i conti economici redatti prima della campagna
ed affondare un progetto magari anche milionario. E
dopo il prelievo dei soldi dal nostro conto, KickStarter
non è responsabile più di nulla, o quasi. E neanche
PayPal. La storia insegna che fortunatamente nessu‑
na campagna è stata fatta per raccogliere fondi con i
quali fuggire alle Cayman e cambiare identità, ma la
possibilità esiste.
IndieGoGo e il “keep-it-all”
L’altra faccia della medaglia
Quando c’è un gigante, di solito c’è anche chi prova a
fargli le scarpe. Se il gigante è KickStarter, l’alternativa
non può che essere IndieGoGo, la piattaforma meno
conosciuta (benché più diffusa), meno seguita dai so‑
cial network ma con partner commerciali più rinomati
- YouTube e PayPal su tutti, e che vanta meno copertu‑
ra mediatica nonostante più campagne attive rispetto
al rivale: il triste destino dei secondi classificati. Ep‑
pure le premesse per essere il migliore c’erano tutte:
nato nel 2008, un anno prima del rivale, IndieGoGo
si proponeva come risorsa ideale per la produzione
di film indipendenti ma ci ha messo solo un anno per
segue a pagina 07 
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MERCATO
I segreti del crowdfunding
segue Da pagina 06 
rompere gli indugi e proporsi come piattaforma di
crowdfunding completa. Tanto che oggi le categorie
sono 24, che si traducono in 10.000 campagne attive
(circa 260 al giorno): la percentuale di completamento
è però del 9%, ma i numeri non raccontano tutta la
storia perché su IndieGoGo ogni dollaro può contare
qualcosa.
La più grande differenza fra le due piattaforme è l’ap‑
proccio ai nostri soldi: se KickStarter preleva solo e
soltanto se viene raggiunta la quota prefissata, Indie‑
GoGo offre questa opzione solo in alternativa al keepit-all, che è la modalità con la quale i soldi del pledge
arrivano subito sul conto del fondatore.
Sembrerebbe più rischioso, e probabilmente lo è per
davvero, ma su IndieGoGo si mantengono le promes‑
se indipendentemente da quello che si riceve con
questo metodo di sostegno. Le commissioni sul va‑
lore finale, per entrambe le piattaforme, sono del 5%
ed è probabilmente l’unica similitudine economica fra
i due rivali dopo che - nel luglio 2015 - IndieGoGo ha
rimosso i precedenti 4% in caso di funding e 9% in
caso di flop.
Appurato che la visibilità è tutto o quasi in un proget‑
to di crowdfunding, perché scegliere una piattaforma
che fa 1/3 delle visite dell’altra? Paradossalmente, per
avere più visibilità. O meglio, per averne una miglio‑
re. KickStarter è disponibile negli USA, UK, Canada,
Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Irlanda, Norve‑
gia, Svezia, Germania, Francia, Spagna, Italia, Austria,
Belgio, Svizzera e Lussemburgo mentre IndieGoGo
copre 224 paesi, fra cui Cina, Russia, India e Brasile
tanto per citare economie in crescita e dove il terreno
fertile per l’imprenditoria alternativa non manca. Non
dimentichiamo inoltre la specializzazione dei proget‑
ti: IndieGoGo ha una forte comunità di fashion victim,
mentre chi è interessato a produrre videogame, hitech o giochi da tavolo dovrà rivolgersi giocoforza a
KickStarter.
E attenzione ai dazi doganali, che in entrambe le piat‑
taforme sono sempre da controllare con estrema at‑
tenzione in caso di pledge su progetto con spedizione
dai soli USA e non EU-friendly, come si dice in questi
casi. Tanti soldi fa però rima con tante responsabilità,
e non sempre si riesce a sostenere il peso del succes‑
so: ecco perché casi come lo smartwatch di Pebble
ed il Coolest Cooler sono incidenti che possono capi‑
tare a chiunque rischi l’avventura crowdfunding.
Come raccogliere 13 milioni di dollari
e fallire clamorosamente

“Il semplice fatto che una campagna raggiunga o superi il traguardo economico prefissato, non significa
che il progetto si realizzerà e il progetto avrà successo”. Queste le parole, inquietanti ma tristemente vere,
di Justin Kazmark alla redazione di Mashable dopo
l’ennesimo, inutile update del team responsabile di
Coolest Cooler: il progetto che ha disintegrato ogni
record su KickStarter ma che è fallito miseramente.
Questi i fatti: nel 2013, un giovane ed ambizioso im‑
prenditore che risponde al nome di Ryan Grepper
presenta su KickStarter il prototipo del picnic con le
torna al sommario
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ruote sotto, Coolest Cooler:
un frigorifero portatile con
incorporato frullatore, pia‑
no per affettare le vivande,
speaker bluetooth e presa
USB per ricaricare i dispo‑
sitivi nel bel mezzo del
parco. Progetto presentato,
obiettivo di raccolta fon‑
di neanche lontanamente
raggiunto: addio al sogno
nel cassetto? Assolutamen‑
te no. Il 2014 è l’anno del‑
la rivincita di Grepper, che
ritorna su KickStarter con
un Coolest Cooler ancora
più bello, completo e con
un prezzo di finanziamen‑
to più basso: pledge da
165-185 dollari per assicurarsi quello che in poche
ore diventa letteralmente l’oggetto del desiderio di
teenager e famiglie del mondo, raccogliendo soldi e
disintegrando ogni record fino ad allora.
Al 60° ed ultimo giorno di campagna, il Coolest Cooler
passa alla storia come il KickStarter più desiderato di
sempre con i suoi 13.000.000 di dollari raccolti. Po‑
chi mesi ed i quasi 60.000 backer riceveranno a casa
l’oggetto dei desideri, giusto in tempo per l’estate.
Peccato che i pochi mesi inizino a diventare qualcuno
in più, e nonostante i continui aggiornamenti sulla pa‑
gina del progetto i backer inizino a mostrare qualche
malumore che nell’agosto del 2015 diventa rabbia.
Grepper è costretto a correre ai ripari ammettendo
quello che ormai è evidente a tutti: i conti non torna‑
no e i 185 dollari di pledge non bastano per costrui‑
re neanche metà del Coolest Cooler. In un video su
YouTube, il capo del progetto spiegava che per con‑
tinuare a “tenere alto il focus sul prodotto”, la startup
avrebbe chiesto aiuto ad Amazon per la vendita: nei
rosei piani di Grepper, la spinta del colosso di Seattle
avrebbe permesso di accontentare metà dei 60.000
backer entro novembre ma la messa in listino a 400
dollari al pezzo, 200 in più della versione KickStarter
ha tenuto ben lontano dall’acquisto anche chi si pentì
di non aver partecipato al crowdfunding. Con il conto
in rosso e 60.000 backer fuori dalla porta (di Twitter e
Facebook, ma qualcuno anche con pesanti minacce
al cellulare) la situazione era tragica ma non contento,
ad aprile 2015 Grepper rovescia una tanica di benzina
sull’incendio già fuori controllo: finché Amazon non
genererà profitti, il progetto è in standby ed i backer
che vogliono il Coolest Cooler dovranno versare altri
97 dollari senza una deadline per la consegna, im‑
possibile da stimare vista l’inesistente liquidità. Oltre
al danno, quindi, la proverbiale beffa. Oggi, 20.000
Coolest Cooler sono stati consegnati ai primi suppor‑
ter, per gli altri 36.000 c’è più tempo che speranza.
La storia di Grepper e soci è la più famosa perché se‑
gue il noto adagio del “più è grosso, più fa rumore
quando cade”, ma non è di certo l’unica dell’intricato
mondo del crowdfunding. Potremmo parlare dell’orologio CST-01, o della campagna... a luci ed ombre del
drone Zano. Chi scrive ha già avuto modo di dichiara‑
re più volte su queste pagine la propria passione per
i giochi da tavolo, e l’impatto che questo nuovo modo
di fare impresa ha avuto su questo settore è stato de‑
vastante, nel bene e nel male.
Per ogni progetto andato a buon fine c’è un The
Doom That Came To Atlantic City!, un gioco da tavo‑
lo ad ambientazione lovecraftiana attesissimo dai fan
e che è fallito, come il Coolest Cooler, non tanto per
mancanza di soldi quanto per inesperienza nel mon‑
do imprenditoriale. Il crowdfunding non è Amazon,
non si ordina con la certezza di ricevere a casa dopo
un lasso di tempo: il crowdfunding è fiducia, investi‑
mento, rischio, passione, supporto e - mai dimenticar‑
lo - tanta fortuna.
Crowdfunding, ora: ecco cinque
progetti davvero interessanti
Stabilito che il rischio c’è, non dimentichiamo che
una buona percentuale di successo esiste e le piat‑
taforme sanno anche regalare soddisfazioni ai propri
utenti. Se dovessimo scommettere qualche dollaro
d’investimento, ecco i progetti che ci sembrano de‑
segue a pagina 08 
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MERCATO
Compatibilità bluetooth per garantirne il “dialogo”
con lo smartphone, Cashew funzionerà con la relativa
app che ci permetterà di gestire le funzioni del por‑
tafoglio ed allertare la comunità di utenti in caso di
perdita, con geolocalizzazione condivisa. Sarà ovvia‑
mente possibile dare la possibilità a terzi di registrare
la propria impronta digitale per l’apertura; manca per
ora la possibilità di far aumentare i soldi all’interno
degli scompartimenti con un click. Peccato.
I segreti del crowdfunding
segue Da pagina 07 

gni di nota. Su IndieGoGo abbiamo scovato HOVR,
un geniale strumento fitness da usare quando meno
sembrerebbe opportuno. Consapevoli dei rischi di un
lavoro d’ufficio, e forse per questo ancora più amanti
della sana attività all’aria aperta, questo rivoluziona‑
rio strumento ci ha sorpreso: quante volte capita, alla
scrivania, di muovere involontariamente gambe e
piedi mentre lavoriamo al computer o scriviamo una
lettera? Questo piccolo strumento ci farà bruciare ca‑
lorie anche da seduti, e precisamente un +17%. Senza
nulla togliere ad una sana e regolare attività fisica.
Parlando invece di tecnologia in senso stretto, sem‑
pre su IndieGoGo e dalla California arriva ASAP
Connect. Sfruttando una combinazione di materiali
quali placcatura in oro 18KT e magneti al neodimio, il
cavo del progetto è separabile dalla testina Lightning
o MicroUSB (che verrà tenuta sempre inserita nello
smartphone) e permetterà la ricarica in condizioni di
buio totale, ad una mano in macchina senza distrarsi
dalla guida e salverà il nostro dispositivo da eventuali
cadute qualora dovessimo tirare inavvertitamente il
cavo. Per 21 dollari e 6 di spedizione internazionale,
ci sembra un rischio che si può correre.
Passando a KickStarter ed alla sua vena spiccata‑
mente gamer-friendly, non possiamo non parlare di
uno dei successi del 2016 che speriamo davvero si
possa trasformare in un successo commerciale: stia‑
mo parlando della versione da tavolo del famosissimo videogioco Dark Souls.
Creato da fan per i fan, questa trasposizione tutta
carte, miniature e segnalini promette di riportare dal
vivo la tremenda difficoltà che caratterizza l’incarna‑
zione originale su console Playstation. Due milioni
e mezzo di sterline a fronte di uno stretch goal di
50.000: la passione qui l’ha fatta davvero da padro‑
ne e ha contagiato i fan di due mondi che non si fan‑
no problemi a spendere cifre importanti per edizioni
che lo meritano. Menzione d’onore per la presenza
torna al sommario
Italia Pioniera dell’Equity Crowdfunding
per le PMI
di opzioni di finanziamento per negozianti, di solito
esclusi dal giro del crowdfunding ma che qui hanno
potuto contribuire attivamente alla pletora di stretch
goal sbloccati.
Sempre su KickStarter, invece, troviamo un acces‑
sorio in grado di trasformare radicalmente qualsiasi
bicicletta: è GeoOrbital Wheel, un motore elettrico
da sostituire alla raggiera della ruota anteriore e che
ci permetterà di raggiungere quasi i 30 KM/h e di co‑
prire una distanza fino a praticamente 90 Km.
Due le versioni disponibili: 26” o 700CC per adattar‑
si a tutte le ruote, ed entrambe le GeoOrbital Wheel
avranno un motore da 36V che richiederà circa 3 ore
per la ricarica. Al manubrio, il tasto di accensione e
spegnimento. Anche in questo caso, progetto ampia‑
mente sostenuto dal pubblico che andrà in consegna
(stimata) a novembre per chi pagherà i 699 dollari
richiesti.
Chiudiamo con un progetto che deve ancora festeg‑
giare il raggiungimento del proprio obiettivo, ma che
ha buone possibilità di farcela nei 20 giorni rimanen‑
ti. Si chiama Cashew, ed è il primo portafoglio smart
con apertura tramite impronta digitale, GPS per la lo‑
calizzazione in caso di furto o smarrimento e batteria
in grado di resistere per 9 mesi senza ricarica. Si por‑
ta a casa con un pledge a partire da 200 dollari.
Abbiamo visto come il crowdfunding si basi sostan‑
zialmente su due filosofie di raccolta, ma c’è di più.
Oltre alle donazioni, da un paio d’anni è nata un’al‑
tra forma raccolta fondi: stiamo parlando di Equity
Crowdfunding, un sistema pensato soprattutto per
aiutare le piccole startup a raccogliere del capitale
iniziale da piccoli o grandi investitori, che ne divente‑
ranno di fatto azionisti a tutti gli effetti.
Pioniera di questa nuova forma di raccolta è stata pro‑
prio l’Italia. Nel luglio 2013 la Consob approvò quello
che passerà alla storia come il primo regolamento
europeo di equity crowdfunding, contenente norme
e disposizioni pensate per tutelare i risparmiatori e
stabilire i soggetti autorizzati a raccogliere fondi per
conto delle imprese.
Via libera ad un tetto massimo di investimenti che
metteva un grosso freno alla “corsa al rialzo” tipico di
questo settore: 1.000 euro all’anno per investimenti
privati, di cui fino a 500 donabili online (oltre que‑
sta soglia, un modulo di compilazione obbligatoria
in partnership con l’istituto di credito che supervisio‑
nerà il trasferimento dei fondi) e fino a 10.000 euro
all’anno per qualsiasi persona giuridica. Battuta sul
tempo la burocrazia d’oltreoceano, che proprio in
quel periodo stava lavorando alle modifiche di un di‑
segno di legge, il Jobs Act (Jumpstart Our Business
Startups Act), già messo nero su bianco dal 2012 ma
che è stato più volte rimaneggiato su richiesta dell’or‑
gano di controllo della borsa americana (la Sec), che
ha stabilito tetti di massima sulle donazioni in relazio‑
ne al reddito annuo dell’investitore. A dicembre 2015,
sono arrivate dalla Consob le prime modifiche al re‑
golamento Equity Crowdfunding, ampiamente richie‑
ste dalle parti in causa dopo un periodo di rodaggio.
Snellite le procedure per le donazioni, ora effettuabili
praticamente solo online, ed abolizione della cosid‑
detta soglia MIFID: chi non è un investitore professio‑
nale, ora compila il questionario per valutare la sua
appropriatezza e può investire senza limiti puntuali
o annuali. Maggiore enfasi anche agli investitori abi‑
tuali, il vero cuore di questo tipo di crowdfunding: il
nuovo regolamento impone che il 5% dell’offerta sia
sottoscritta da investitori professionali, ai quali ora si
possono anche aggiungere gli investitori “su richie‑
sta”. Il vantaggio è quello per cui, di fatto, anche inve‑
stitori abituali possono contribuire alla raccolta fondi.
Questa visione macroeconomica del crowdfunding
per le imprese mette ancora più in evidenza l’aspetto
di rischio che sta alla base di questo mondo: c’è da
guadagnarci, certo, ma dimenticare anche solo per
un attimo che nulla di quanto visto o promesso sulle
piattaforme in gioco è garantito può portare a perdite
di capitali, anche ingenti.
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ENTERTAIMENT Le 51 partite del Campionato di Calcio Europeo saranno trasmesse in Super HD
Sky trasmetterà gli Europei in Super HD
Non è 4K ma offre una qualità più elevata del Full HD: ne potranno usufruire i clienti “extra”
di Gaetano MERO
S
ky si prepara a una stagione ricca
di eventi dedicati allo sport ed è
pronta a puntare sul Super HD.
La programmazione prenderà il via il
prossimo 10 giugno alle ore 21.00 con
la partita Francia - Romania che, come
molti sapranno, segnerà l’inizio degli
Europei di calcio 2016 di cui l’emittente
satellitare trasmetterà tutti i 51 incontri
(24 in esclusiva). Ma di cosa si tratta?
Super HD non è 4K, formato su cui i
competitor si stanno soffermando al
momento (vedi finale di Champions su
Mediaset Premium), bensì un Full HD
capace di un livello di definizione - e
di qualità percepita - superiore rispetto
alle trasmissioni standard.
La società è al lavoro sul Super HD dal
2014, ma solo negli ultimi mesi ha deci‑
so di svilupparlo anche per programmi
live, debuttando lo scorso 10 dicembre
con la finale di X Factor 9. Il Super HD
è basato su una codifica in H.264 e, ri‑
spetto alle trasmissioni “standard”, im‑
piega il doppio del bitrate - circa 15/18
Megabit al secondo -: il tutto si traduce,
secondo le intenzioni dell’azienda, in
una qualità percepita superiore, con
immagini più nitide e profonde, sicura‑
mente meno intaccate dagli artefatti di
compressione.
Potranno godersi lo spettacolo in Su‑
per HD tutti i clienti iscritti a “extra” - il
programma che premia gli utenti più
fedeli -, abbonati a Sky da almeno tre
anni, con HD attivo e pacchetto Sport o
Calcio incluso nell’abbonamento, sem‑
plicemente sintonizzandosi sul canale
209.
La visione di Euro2016 in Super HD,
dichiara l’azienda, è solo la prima tap‑
pa di un’intensa roadmap tecnologica
che nei prossimi mesi coinvolgerà tutti
i servizi e tutti i clienti Sky e che andrà
ad arricchire ulteriormente la customer
experience.
Roland Garros 2016: 4K e riprese a 360°
Entra in campo anche la realtà virtuale, con riprese a 360 gradi sui tre campi principali
A
di Dario Ronzoni

torna al sommario
Con una delibera
dell’AgCom vengono
assegnate le frequenze
per la radio digitale
in una vasta zona
dell’ItalIa centrale
e meridionale
di Roberto FAGGIANO
ENTERTAIMENT France Télévisions continua le prove di trasmissione in 4K del torneo parigino
nche quest’anno il Roland Garros,
tappa francese del circuito dei
tornei del Grande Slam di tennis,
sarà banco di prova privilegiato per
testare le nuove tecnologie di trasmis‑
sione televisiva. È quanto emerge da
un comunicato stampa diffuso da Fran‑
ce Télévisions, il gruppo che gestisce
i canali televisivi pubblici francesi, che
già lo scorso anno aveva svolto una
serie di test di trasmissione in 4K nel
corso del prestigioso torneo parigino.
L’edizione 2016 del Roland Garros,
partita il 16 maggio, vedrà un impegno
ancor più massiccio di France Télévi‑
sions, che oltre a trasmettere in Ultra
HD le semifinali e le finali del torneo
maschile e femminile (trasmissioni
al momento disponibili solo per la
Francia, via satellite nel buquet Fransat
e su digitale terrestre solo nella regio‑
La radio digitale
DAB si spinge
più a sud
ne di Parigi, l’Ile de France), metterà in
campo la realtà virtuale grazie alle ri‑
prese a 360 gradi, che riguarderanno
gli incontri disputati sui campi Philippe
Chatrier (il centrale), Suzanne Lenglen
e Court 1.
Le riprese a 360 gradi saranno acces‑
sibili tramite l’app mobile RG 360, svi‑
luppata da FireKast.
La copertura del segnale radio
DAB in Italia si estende alla co‑
stiera tirrenica centrale e meri‑
dionale e alla Sicilia, è stata infatti
pubblicata la delibera relativa
dell’AgCom come era già stato
preannunciato nella nostra guida
alla ricezione della Digital Radio.
Nella delibera vengono precisate
le zone e le relative frequenze as‑
segnate alle diverse emittenti che
potranno così iniziare le trasmis‑
sioni appena verrà pubblicato il
bando per le assegnazioni, ecco
il dettaglio.
Bacino 22 (Roma, Frosinone, La‑
tina, Rieti): blocchi di frequenze
12A, 12B e 12C (Rai e reti naziona‑
li), 11A, 11B, 11C e 11D (reti locali)
Bacino 28 (Avellino e Benevento):
blocchi di frequenze 12A, 12B e
12C (Rai e reti nazionali), 11A e 11B
(reti locali)
Bacino 29 (Napoli e Caserta):
blocchi di frequenze 12A, 12B e
12C (Rai e reti nazionali), 10A, 10B,
10C e 10D (reti locali)
Bacino 30 (Salerno): blocchi di
frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e
reti nazionali), 11C e 11D (reti locali)
Bacino 33 (Potenza e Matera):
blocchi di frequenze 12A, 12B e
12C (Rai e reti nazionali), 10C e
10D (reti locali)
Bacino 34 (Catanzaro, Cosenza
e Crotone): blocchi di frequenze
12A, 12B e 12C (Rai e reti naziona‑
li), 12D, 11A e 11B (reti locali)
Bacino 35 (Reggio Calabria, Vibo
Valentia, Catania, Messina e Sira‑
cusa):i blocchi di frequenze 12A,
12B e 12C (Rai e reti nazionali), 10A,
10B, 10C, 10D e 11D (reti locali)
Bacino 37 (Palermo e Trapani):
blocchi di frequenze 12A, 12B e
12C (Rai e reti nazionali), 12D, 11A,
11B e 11C (reti locali).
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ENTERTAIMENT 9to5Mac anticipa le novità che forse vedremo al keynote di San Francisco
In
arrivo
un
nuovo
vestito
per
Apple
Music
Grafica black&white e testi a video per Apple Music; probabili novità anche per iTunes
di Emanuele VILLA
d un anno dall’introduzione di
Apple Music in iOS 9, Cupertino
è pronta a mettere mani al pro‑
prio gioiellino per renderlo ancora più
accattivante e funzionale per gli utenti.
Come dimostrato da Cook e Maestri
nella recente earning call, Apple Music
è una voce importante nel fatturato della
major californiana e potenziarne i servizi
è una priorità che troverà la sua massima
espressione durante la WWDC del pros‑
simo mese.
Secondo le informazioni provenienti
da 9to5Mac, il noto portale americano,
Apple Music versione iOS10 dirà addio
al design tutto colori e trasparenze in
favore di un decisamente più intrigante
black & white a font San Francisco (tema
di caratteri proprietario Apple) che enfa‑
tizzerà le cover dell’album - più grandi ed
al centro dell’esperienza d’uso - ed i testi
sulle tab. Grande attenzione anche al 3D
Touch di iPhone 6S: la capacità di ricono‑
scere più livelli di pressione a schermo
renderà disponibili altrettante opzioni,
integrando l’app con la tecnologia dei
A
dispositivi Apple. Non si parla di nessuna
miglioria per Connect: il social network
integrato in Apple Music non dovrebbe
vedere grosse evoluzioni, e non sembra
aver intenzione di diventare Ping 2.0. Per
fortuna.
La grossa novità su cui punteranno forte
Cook e soci è però l’integrazione dei te‑
sti durante la riproduzione delle canzoni:
sincronizzati, subito a video e pronti per
un karaoke improvvisato, questa funzio‑
ne è ad oggi disponibile sulla versione
desktop di Spotify e - se vedrà la luce
- rischia di diventare un vero game chan‑
ger per la mela morsicata. Apple non di‑
mentica iTunes in questo giro di revival:
l’aggiornamento che seguirà il restyling
di Apple Music adeguerà la grafica e
qualche opzione nuova, ma i grossi cam‑
bi arriveranno - sempre secondo le gole
profonde californiane - alla WWDC 2017.
Qualora almeno la metà di questi report
dovessero essere veritieri, toccherà
aspettare le beta per metterci mano e
capirne le potenzialità prima del canoni‑
co lancio ad inizio autunno.
MERCATO Spotify, compiaciuta, ha annunciato il beneficio ricavato dal lancio di Apple Music
Chi ci guadagna di più da Apple Music? Spotify
La crescita di Spotify è aumentata in modo significativo dopo l’arrivo di Apple Music
di Alvise SALICE
L

a concorrenza è il sale del libero
mercato, nonché il solo propel‑
lente efficace per il miglioramen‑
to dell’offerta. Una nuova conferma di
questa tesi inconfutabile ci arriva da
Spotify, che ha annunciato compiaciuta
il beneficio ricavato dal lancio del suo
più forte competitor, Apple Music: a fine
marzo il popolare servizio musicale ha
dichiarato 30 milioni di utenti paganti, (il
50 % in più rispetto all’estate scorra), la
base installata totale (inclusi quindi gli
utenti paganti), è salita da 75 a 100 mi‑
lioni, distribuiti su 59 mercati.
“È grandioso che Apple sia sul mercato.
Sta senz’altro elevando il profilo dello
streaming. È difficile costruire un industria da soli. Da quando Apple Music è
stato lanciato, siamo cresciuti più velocemente e abbiamo conquistato più
torna al sommario
utenti che mai.”
Con queste parole Jonathan Forster,
vicepresidente di Spotify intervistato da
Reuters, ha sancito l’importanza dell’in‑
gresso sul mercato di un player potente
come il colosso di Cupertino, che ha in‑
fatti raggiunto quota 13 milioni di iscritti
in meno di un anno.
“Sarebbe terribile se ci stessimo portan-
do via iscritti a vicenda per scoprire che
c’è un tetto di 100 milioni di utenti potenziali… Ma dubito sia questo il caso”
ha concluso poi Forster, lasciando tra‑
pelare grande ottimismo per il futuro
di Spotify, che continua a coltivare il
proprio successo investendo su nuove
funzionalità, con particolare interesse
sul video
HBO contro
i pirati
per proteggere
Game of Thrones
HBO sfodera la spada
e lancia l’aut-aut
ai pirati virtuali
Rimuovete i link
dai siti e sottoscrivete
una membership
con HBO altrimenti
saranno guai
Ce la faranno
o stanno lottando
contro i mulini a vento?
di Michele LEPORI
Le battaglie legali di HBO sono or‑
mai notizia da prima pagina: dopo
aver parlato del caso Spanish Spoiler, il network americano mette nel
mirino i siti di torrent e tira il grilletto
senza pensarci due volte.
Alla luce della release della terza
puntata della sesta stagione, HBO
vuole mettere un laccio all’emor‑
ragia di link per scaricare illegal‑
mente le puntate e gli avvertimenti
mandati ai tantissimi siti di gestione
torrent non lasciano spazio a dub‑
bi: rimuovete i link, invitate a sottoscrivere un’abbonamento regolare
altrimenti saranno guai. Se tantis‑
simi si limitano a nascondere la te‑
sta sotto la sabbia, qualche nome
grosso come KickAss e Torrentz
hanno accolto la “richiesta” rimuo‑
vendo i link ai torrent più scaricati e
riducendo drasticamente l’upload
di nuovo materiale. È evidente che
HBO che stia facendo tutto quan‑
to in suo possesso per limitare la
distribuzione illegale degli episodi
di Game of Thrones. Scelta assolu‑
tamente e pienamente condivisibi‑
le, ma nel fluido mondo di internet
tutto è possibile e se anche i nomi
grossi del P2P decidono di aderi‑
re, le comunità di file sharing onli‑
ne difficilmente aderiranno. HBO
come Don Chisciotte?
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Dallo sconforto per l’ultima trimestrale all’entusiasmo nello spazio di una dichiarazione
Cook: iPhone 7 un acquisto irrinunciabile
Il CEO di Apple annuncia un futuro inarrivabile per i prossimi attesissimi device della Mela
di Alvise SALICE
T
im Cook nel salotto televisivo di
Jim Cramer, anchorman del pro‑
gramma Mad Money (CNBC) non
ha dubbi: “Abbiamo fantastiche novità in uscita. Nuovi iPhone che spingeranno chiunque possegga oggi un
iPhone a passare ai prossimi modelli.
Vi daremo cose che oggi come oggi
non pensate vi servano, ma senza le
quali domani non potrete più vivere:
questo è sempre stato questo l’obiettivo di Apple.”
Indubbiamente si tratta di una dichia‑
razione programmata ad hoc per resti‑
tuire ossigeno al titolo Apple, crollato
di oltre 10 punti in meno di due set‑
timane (peggior serie mai registrata
in borsa dal 1998, anno del grande ri‑
lancio di Cupertino) dopo la pubblica‑
zione, il 20 Aprile, dei deludenti dati
dell’ultima trimestrale. Detto questo,
è lecito lasciarsi prendere da una cer‑
ta esaltazione, considerando anche
le voci di corridoio che circolano su
iPhone 7: dal debutto della scocca
impermeabile alla nuova probabile
fotocamera posteriore Dual-Lens, si
capisce perché Tim Cook si definisca
“estremamente entusiasta delle novi-
tà in corso di sviluppo”.
L’amministratore delegato di Apple
ha poi usato parole di profondo otti‑
mismo per Apple Watch, paragonan‑
done la curva evolutiva addirittura ad
iPod: “Nel giro di pochi anni, le persone diranno:come ho potuto vivere
fino ad oggi senza questo orologio?”
MOBILE Nuove indiscrezioni sull’atteso iPhone 7, questa volta riguardano la versione Plus
iPhone 7 Plus, dual-camera e 3 GB di RAM?
I 3 GB di RAM necessari per velocizzare l’elaborazione delle immagini doppia fotocamera
N
di Mirko SPASIANO

elle scorse settimane sono circola‑
ti in rete diversi rumor in merito al
nuovo melafonino in arrivo questo
autunno, alcuni dei quali alimentati da
Ming-Chi Kuo, dimostratosi abbastanza
credibile in passato. I report iniziali vo‑
levano che la versione Plus di iPhone 7
fosse lanciata sul mercato addirittura in
due varianti, inclusa una versione pro.
Sarebbe stata proprio quest’ultima ad
avere un setup caratterizzato da una
doppia fotocamera e ben 3 GB di RAM
per gestire l’elaborazione delle immagi‑
ni; al contrario, la versione “standard” di
iPhone 7 Plus sarebbe stata commercia‑
lizzata con un unico obiettivo.
Ora, lo stesso Kuo ha rettificato le sue
previsioni, dichiarando in una nota che
Apple avrebbe deciso di commercializ‑
zare l’iPhone 7 Plus nell’unica variante
pro, per non danneggiarne le vendite
con un modello più economico. Le due
caratteristiche principe sarebbero state
confermate, unitamente al consueto up‑
grade dei componenti interni. Tuttavia,
torna al sommario
non è ancora chiaro del tutto chiaro cosa
accadrà per quanto riguarda due degli
aspetti più discussi e controversi del
nuovo smartphone Designed in Califor‑
nia, ovvero la presenza o meno del jack
per le cuffie e dello Smart Connector. A
quanto pare, invece, il design dovrebbe
ricordare molto da vicino quello del suo
predecessore, ma con degli inserti in pla‑
stica rinnovati per le antenne.
Appena pochi giorni fa, Tim Cook ha di‑
chiarato che il nuovo iPhone avrà delle
feature irrinunciabili che spingeranno
tutti i possessori di iPhone a passare
al modello nuovo. Che una di queste
sia proprio la doppia fotocamera? Quel
che è certo è che sempre più produttori
stanno adottando una configurazione
dual-camera per i propri smartphone.
In quel di Cupertino ci hanno abituato a
stupirci per la stretta collaborazione tra
hardware e software e pertanto, al netto
degli innumerevoli leak che seguiranno
nelle prossime settimane, per saperne
davvero di più non resta che attendere
l’autunno.
Sky operatore
telefonico
con streaming
illimitato?
Per ora è solo
un’idea...
Sky sta sondando
il terreno per capire
il gradimento di fronte
alla nascita
di un nuovo operatore
telefonico virtuale
Il vantaggio sarebbe
enorme: traffico dati
incluso per Sky Go
e Sky Online
di Roberto PEZZALI
Sky potrebbe lanciare anche in
Italia un operatore telefonico
virtuale chiamato Sky Mobile: il
progetto infatti è già certezza in
UK, dove l’arrivo è previsto per il
2016. La filiale italiana della pay
TV sta infatti recapitando un son‑
daggio ad alcuni suoi abbonati
per carpire l’interesse riguardo
una soluzione simile,
Un’idea che in ogni caso non è
affatto male: Sky Mobile infatti
sarebbe l’unico modo per poter
fruire in mobilità dei programmi
Sky senza pagare, infatti il traf‑
fico utilizzato per la visione di
Sky Go, di Sky Online e delle al‑
tre app che usciranno nel corso
dell’anno (Sky Kids e Sky Sport)
sarebbe gratuito.
Nel sondaggio che Sky ha com‑
missionato a Nielsen vengono
fatte anche alcune ipotesi di
prezzo, dalla tariffa con 500 mi‑
nuti, 500 SMS e 2 GB di traffico
a 15 euro al mese a quella da 8
euro con 50 minuti, 50 SMS e 1
GB. Anche le tariffe sono ovvia‑
mente indicative: Sky è interes‑
sata solo a capire se Sky Mobile
potrebbe raccogliere un numero
tale di clienti da giustificare l’in‑
vestimento per lanciarlo. Inutile
dire che 8 euro al mese per po‑
ter vedere su un tablet film, sport
e serie TV in in mobilità e senza
altri costi li spenderebbero in
molti senza pensarci troppo.
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Dopo il fratello maggiore, arriva nel nostro Paese anche la versione Lite del P9
Huawei P9 Lite: specifiche giù, prezzo OK
In termini di specifiche sembra un modello top di gamma 2014, ma costa solo 299 euro
P
di Mirko SPASIANO
iù di un mese fa, Huawei aveva
annunciato il suo nuovo top di
gamma con un evento in pompa
magna a Londra. Appena pochi gior‑
ni dopo, erano cominciati a circolare
in rete numerosi rumor in merito ad
una versione più economica, ovvero il
P9 Lite. Ora questo terminale è arriva‑
to in Italia e offre specifiche tecniche di
tutto rispetto ad un prezzo abbastanza
contenuto: 299 euro, esattamente la
metà del suo fratello maggiore P9.
Si tratta di uno smartphone equipaggia‑
to con Android 6.0 e personalizzato con
la EMUI 4.1. Ha una cornice in metallo ed
uno spessore di 7,5 mm, nel quale trova
posto un display da 5,2 pollici, con riso‑
luzione Full HD. Il suo cuore pulsante è
un Kirin 650 octa-core, accompagnato
da 3 GB di RAM e 16 GB di memoria in‑
terna, espandibile con microSD fino a
128 GB. La differenza più significativa,
però, è sul comparto fotografico: man‑
Disney ha cancellato
lo sviluppo di tutti
i prodotti dedicati
al mercato console
Chiuso anche
Avalanche Software,
sviluppatore
di Disney Infinity
di Francesco FIORILLO
cano i sensori a marchio Leica presenti
sul P9. In particolare, manca la caratte‑
ristica distintiva del P9, ossia il sensore
in bianco e nero, ma, almeno sulla carta,
la fotocamera principale ha comunque
il suo perché: sensore da 13 Megapixel,
dotato di lente grandangolare da 28
millimetri e apertura f/2.0.
Le differenze con il fratello maggiore
non sono poche, ma, nel complesso,
sembra un terminale dal buon rapporto
qualità prezzo. Tra i principali motivi alle
spalle del recente successo di Huawei
c’è, senz’altro, la sua strategia che mira
a coprire efficacemente tutte le fasce
di mercato e pare proprio che, anche
quest’anno, la compagnia cinese si sia
inserita di prepotenza nella fascia me‑
dia con uno smartphone davvero inte‑
ressante.
MOBILE Dal team di sviluppo di Siri arriva Viv, una nuova piattaforma di intelligenza artificiale
Ecco Viv, l’assistente virtuale più evoluto di Siri
In grado di effettuare rapidamente operazioni complesse, può rivoluzionare l’utilizzo del Web
C
di Gaeteno MERO

onsultando l’assistente virtuale
dello smartphone, a molti sarà
capitato di imbattersi in risposte
poco inerenti. Tutto ciò potrebbe a bre‑
ve diventare un ricordo grazie a Viv, una
nuova forma di intelligenza artificiale
che si preannuncia molto più evoluta
di Siri e Cortana. La piattaforma è sta‑
ta presentata al TechCrunch Disrupt di
New York dagli sviluppatori Dag Kittlaus
e Adam Cheyer, a cui si deve la paterni‑
tà dell’assistente Apple. Viv è in grado
di sfruttare molto meglio dei suoi riva‑
li i servizi di terze parti e di assimilare
abitudini e preferenze degli utenti così
da evolversi nel breve tempo grazie ad
una sorta di machine engine continuo.
La piattaforma è in grado di effettuare
ricerche complesse, svolgendo anche
più di dieci operazioni contemporanea‑
mente e di filtrare in autonomia le singo‑
le opzioni per ogni richiesta, collegando
tra loro diverse fonti di dati.
torna al sommario
Disney cancella
la serie Infinity
e abbandona
le console
Viv ha dimostrato duran‑
te i primi test di saper, ad
esempio, ordinare quattro
pizze farcite nella pizzeria
più vicina ai Viv Labs sen‑
za intoppi, proponendo
al team di lavoro anche
l’aggiunta di ingredienti
opzionali e il tipo di cot‑
tura preferita, inserendo
automaticamente nell’ordine l’indirizzo
dell’ufficio. L’assistente è stato in grado
di giungere alla soluzione più rapida in
completa autonomia utilizzando esclusi‑
vamente i comandi vocali, senza alcuna
digitazione e senza ulteriori programmi
di terze parti.
Durante la presentazione, Viv è stato
inoltre capace di effettuare bonifici, in‑
viare un mazzo di fiori ad un contatto
della rubrica e di prenotare un viag‑
gio tramite Uber per sei persone che
è stato poi disdetto in diretta. Viv, che
al momento risulta ancora privo di una
voce, si preannuncia come una delle
più grandi rivoluzioni del mondo infor‑
matico per i prossimi cinque anni, la
società si dice difatti pronta a cambiare
radicalmente le abitudini degli utenti sul
web semplificando ad esempio il modo
in cui si effettuano acquisti. Il sistema
ha tra i suoi punti di forza la trasversa‑
lità non essendo legato al momento
ad alcun sistema operativo specifico e
la possibilità di approdare dunque su
dispositivi diversi che potranno essere
interconnessi tra loro. Qui il video della
presentazione di Viv.
Un enorme terremoto videoludico
si è abbattuto in casa Disney. Nel
corso dell’immancabile presenta‑
zione dei risultati finanziari, relativi
al secondo trimestre dell’anno, il
colosso americano ha annunciato
infatti di aver cancellato lo svilup‑
po di tutti i prodotti futuri dedicati
al mercato console. Una volta
conclusa la pubblicazione dei tre
nuovi personaggi tratti da Alice
Attraverso lo Specchio, in arrivo
questo mese, e quella del set di
Alla ricerca di Dory, atteso per
giugno, anche Disney Infinity ver‑
rà abbandonato. Jimmy Pitaro, a
capo della divisione che si occupa
dei prodotti interattivi, ha dichiara‑
to che Disney perderà 147 milioni
di dollari in seguito alla chiusura di
Avalanche Software, la software
house che si occupa di Disney Infi‑
nity, e che purtroppo circa trecento
dipendenti si troveranno presto
senza lavoro. La difficile decisione
è giunta in seguito alla realizzazio‑
ne di non poter più competere in
un mercato, quello dei cosiddetti
toys-to-life, ormai saturo a causa
dell’agguerrita concorrenza di Ac‑
tivision e Nintendo. Disney, inoltre,
non si occuperà più della pubbli‑
cazione in prima persona di video‑
giochi per PC e console, l’etichetta
Disney Interactive verrà chiusa,
mentre le licenze di utilizzo delle
proprie IP verranno di volta in volta
concesse a publisher esterni.
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Sono trapelate alcune immagini del nuovo Gear Fit che verrà lanciato prima dell’estate
Samsung Gear Fit 2, colorato e con GPS
Oltre a un’interfaccia rinnovata, il fitness tracker sarà subito disponibile in tre colorazioni
di Gaetano MERO
ono state pubblicate in rete dal so‑
lito @evleaks alcune immagini che
ritraggono il Samsung GearFit 2, la
seconda generazione del famoso fitness
tracker che la Casa coreana dovrebbe
lanciare entro l’estate. Dagli scatti è
possibile notare alcune piccole diffe‑
renze nel form factor rispetto ai prece‑
denti modelli. Ad esempio, alla cornice
cromata, Samsung sembra aver preferi‑
to una rifinitura che riprende lo stesso
colore del cinturino. Si evince, inoltre, la
presenza di due tasti fisici sul lato de‑
stro del dispositivo e un’interfaccia del
tutto rinnovata. Ciò che salta all’occhio
sono sicuramente le tre colorazioni in
cui il Gear Fit 2 sarà presentato al pub‑
blico, oltre alla classica colorazione to‑
tal black dovrebbero essere disponibili
fin da subito anche le varianti in rosa e
blu. In merito alla scheda tecnica sono
S
Moto X 2016 scopre una
funzionalità importante
Si tratterebbe di uno
smartphone modulare
come il recente LG G5
Qualcuno parla anche
di due modelli uguali
esteticamente ma
diversi sotto la scocca
ancora poche le informazioni trapelate
online, il display dovrebbe essere un
AMOLED curvo da 1,84 pollici mante‑
nendo dunque le stesse dimensioni
dell’attuale modello, saranno 4 i GB
dedicati allo storage interno, presente
anche la certificazione di impermeabili‑
tà IP68. Il dispositivo, sempre secondo
le voci, sarà implementato con un rice‑
vitore GPS, assente nella prima genera‑
zione, e un sistema operativo tutto nuo‑
vo che aumenterà la compatibilità con
smartphone Android di altri produttori e
sarà compatibile con iPhone.
MOBILE L’idea dell’azienda svizzera è unire il design classico con lo stato dell’arte della tecnologia
Lo smartwatch più bello di tutti è targato Garmin?
Vivomove garantisce le funzioni base di un wearable ed esteticamente sembra un orologio
N
di Francesco FIORILLO

ovità in arrivo per il segmento
smartwatch del produttore svizze‑
ro. Vivomove è l’ultimo wearable
pensato per chi vuole monitorare il pro‑
prio stato di salute, mantenendo però
uno stile classico. Pensato per adattarsi
a qualsiasi polso e vestito, l’orologio è
caratterizzato da un quadrante tradizio‑
nale (dotato proprio di lancette fisiche)
e due semplici indicatori, utili per mo‑
strare i passi in relazione all’obiettivo
prefissato. L’immancabile app Garmin
Connect Mobile si occuperà poi di of‑
frire le solite indicazioni sulla forma fi‑
sica e sulla qualità del proprio sonno.
Stando a quanto riportato dall’azienda,
la batteria ha una durata di un anno,
mentre la resistenza all’acqua è di circa
torna al sommario
Moto X 2016
sarà modulare
come LG G5
Già previsti
sei moduli extra
50 metri. L’idea è dunque quella di ga‑
rantire le funzioni base di un wearable,
mantenendo però una linea classica e
una durata da orologio tradizionale. Il
Vivomove è già disponibile sul mercato
statunitense e offre di‑
verse finiture, cinghie e
colori. I prezzi partono
da $ 149,99 per il mo‑
dello sport, in nero o
bianco, fino ad arrivare
a $ 299,99 per le edi‑
zioni Premium, contraddistinte da una
cassa in acciaio inossidabile e da un
cinturino in pelle.
Garmin Vivomove
di Franco AQUINI
Con l’uscita delle prime immagini
definitive del MotoX 2016, arrivano
indiscrezioni secondo cui avrebbe
la stessa caratteristica modulare
già vista su LG G5. I moduli, diver‑
samente da quanto succede sul
G5, non andrebbero inseriti in uno
slot, ma si aggancerebbero sulla
parte posteriore. Già in occasione
dell’uscita delle immagini pubblica‑
te da HelloMotoHK, in parecchi si
erano domandati a cosa servissero
i 16 fori posti nella parte posteriore.
L’aspetto è simile a un connetto‑
re magnetico, proprio quello che
dovrebbe permettere l’aggancio
dei vari moduli aggiuntivi. Questi
ultimi, chiamati Amps, potrebbero
essere sei (al lancio): una coppia
di speaker stereo, un battery pack,
lo zoom ottico per la fotocamera,
un proiettore oppure una cover
con una lente grandangolo. L’altra
notizia è che le immagini dei due
dispositivi, segnalati dalla stampa
internazionale come appartenenti
a un unico dispositivo, riguarde‑
rebbero invece due modelli di‑
stinti. I due, pur condividendo il
connettore per i moduli aggiuntivi,
potrebbero avere differenze im‑
portanti a livello hardware. Entram‑
bi condividerebbero il display da
5,5”, mentre la risoluzione sarebbe
Quad HD per il modello top e Full
HD per il fratello minore. Differen‑
ze anche per il processore e la bat‑
teria, rispettivamente Snapdragon
820 e 3500mAh per il modello top
e Snapdragon 625 e 2600mAh
per il modello minore.
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
PC Il popolare servizio di messaggistica effettua un altro passo verso la conquista del desktop
WhatsApp, ecco il client per Windows e Mac
Dal sito Web è possibile scaricare il client per Windows e Mac, è simile alla versione mobile
W
di Giulio MINOTTI
hatsApp ha finalmente lanciato
la propria applicazione per Mac
e Windows, scaricabile diretta‑
mente dal sito ufficiale.
Dopo i rumor circolati in rete, con un
post sul suo Blog il celebre servizio di
messaggistica ha presentato un sof‑
tware che non ha niente da invidiare
all’app per dispositivi mobili. La nuova
applicazione, una versione stand-alo‑
ne di WhatsApp Web, è disponibile per
computer con almeno il sistema opera‑
tivo Windows 8 e Mac OS 10.9 . Il suo
funzionamento non riserva sorprese,
nella chat si possono usare gli shortcut
della tastiera ed è anche possibile invia‑
re foto, documenti e video e i messaggi
vocali. Inoltre si possono silenziare le
chat, archiviarle o eliminarle e modifi‑
care lo stato del profilo. Infine è anche
possibile scaricare una versione beta
per testare in anticipo eventuali novità.
Per quanto riguarda le notifiche, ad ogni
messaggio in arrivo l’app visualizzerà
sulla destra dello schermo un piccolo
pop-up con l’anteprima della chat che
potrà essere anche cliccato per una ri‑
sposta immediata.
Come nella versione web, per sincro‑
nizzare i dati con lo smartphone sarà
necessario aprire l’app sul cellulare ed
effettuare la scansione del codice QR
visualizzato sullo schermo del com‑
puter. Purtroppo, come nella versione
per browser, la nuova applicazione per
computer non funziona se si disattiva la
connessione dati sul cellulare.
PC Hp presenta i nuovi notebook Pavilion e un monitor 32” QuadHD. Arriveranno a giugno
Belli i nuovi HP, 9 ore di autonomia e fast charge
Offrono hardware aggiornato e la ricarica veloce della batteria, come sugli smartphone
H
Microsoft ha annunciato un aggiornamento di Windows 10 che porterà
con sè diverse opzioni ncentrate sul
gaming. La tecnologia FreeSync di
AMD e il G-Sync di NVIDIA, utile per
migliorare la fluidità delle immagini
grazie alla sincronizzazione del
refresh rate fra display e GPU, verranno implementate nell’ecosistema
Universal Windows Platform, così
come la possibilità di sbloccare il framerate nei giochi editati dal colosso
americano. I primi titoli a beneficare
di tali opzioni saranno Gears of War:
Ultimate Edition e Forza Motorsport
6: Apex. Entrambi potranno superare
il limite imposto dei 60fps e, avvalendosi di schede grafiche di fascia
alta come la GTX 980, raggiungere
una fluidità nettamente superiore.
L’aggiornamento non sarà disponibile
per tutte le piattaforme in un’unica
volta, ma sarà esteso gradualmente
agli utenti dotati di PC equipaggiati
con il sistema operativo Microsoft.
L’opzione per lo sblocco del framerate, inoltre, non sarà disponibile per la
quasi totalità dei portatili e neppure
per i device della famiglia Surface.
di Franco AQUINI
P rinnova la celebre linea Pavilion
per il 2016 e introduce diverse ca‑
ratteristiche importanti.
Si parte dal Pavilion x360, un notebook
da 13,3” la cui caratteristica principale è
quella di poter assumere quattro diverse
modalità d’uso. La cerniera infatti, già vista
sullo Spectre x360, permette allo scher‑
mo di ruotare in modo da trasformare il
notebook in un tablet o in altre configura‑
zioni. Pavilion x360 è un notebook votato
alla mobilità con dimensioni, spessore e
peso estremamente contenuti (33,7cm di
diagonale, 19,8mm di spessore e 1,58 kg
di peso). Nonostante questo, ospita una
tastiera con tasti distanti 1,5mm che non
sacrifica la comodità di scrittura. E per chi
ama lavorare di notte, c’è anche la retroil‑
luminazione (opzionale).
È finita l’epoca dei notebook color grigio
“triste”, ora è possibile scegliere tra un’am‑
pia gamma di colori, proprio come suc‑
cede per gli smartphone. I Pavilion x360
sono disponibili in Natural Silver, Modern
Gold, Dragonfly Blue, Cardinal Red e Sport
Purple. Le caratteristiche tecniche, a se‑

Windows 10
ora supporta
Freesync
e G-SYNC
torna al sommario
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano online
www.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
conda della configurazione, spaziano dai
dischi meccanici, agli ibridi per arrivare in
fine allo stato solido. E per l’audio c’è la
soluzione studiata da B&O PLAY.
Parliamo di un PC portatile, quindi è par‑
ticolarmente importante citare le nuove
batterie con celle prismatiche agli ioni di
litio, che garantiscono una durata maggio‑
re (fino a 9 ore e 15 minuti su alcuni model‑
li) e una ricarica rapida, in grado di arrivare
al 90% in 90 minuti.
La nuova gamma dei nuovi notebook Pa‑
vilion, oltre all’x360, comprende moltissi‑
mi modelli con dimensioni che vanno dai
13,3” ai 17.3” dei modelli più potenti e con
un peso che può arrivare, nel caso del
modello da 14”, ad appena 1,49 kg. Tutti
i modelli della gamma saranno disponbili
entro giugno.
HP, oltre a rinnovare l’intera gamma di
notebook Pavilion, ha presentato anche
Pavilion Display, un monitor da 32” con
risoluzione QuadHD (2560 x 1440 pixel)
che copre il 100% dello spazio colore
sRGB, dotato di doppia porta HDMI, Di‑
splayPort e hub USB. Per i gamer, il moni‑
tor è equipaggiato con la tecnologia AMD
FreeSync, che aumenta la fluidità del ga‑
meplay. Anche il monitor Pavilion Display
da 32” sarà disponibile entro giugno.
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago,
Alessandra Lojacono, Simona Zucca
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]
Per la pubblicità
[email protected]
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
GAMING Microsoft ha testato due prototipi di visori per la realtà virtuale per un maggior comfort
Niente più “nausea da VR” con SparseLightVR
La simulazione della realtà è migliorata grazie a un più ampio campo visivo percepito dall’utente
L’
di Andrea ZUFFI
arrivo sul mercato di prodotti
come Samsung Gear VR, HTC
Vive e Oculus Rift indicano l’ini‑
zio di una nuova era dell’entertain‑
ment caratterizzata dalla possibilità di
fruire di contenuti in realtà virtuale. Nel
frattempo la ricerca tecnologica con‑
tinua e, secondo quanto diffuso nei
giorni scorsi da un team di esperti del‑
la Microsoft Research, questa nuova
esperienza sensoriale può essere an‑
cora notevolmente migliorata. La solu‑
zione ipotizzata da Microsoft, semplice
ed economica da realizzare, si basa sul
concetto che portando il campo visivo
simulato dai visori VR dagli attuali 100°
a un valore prossimo ai 180°, molto più
simile alla normalità per l’uomo, si ga‑
rantirebbe un maggior realismo e una
migliore naturalezza d’utilizzo.
Microsoft ha studiato un particolare
tipo di schermo, che ha chiamato Spar‑
se Peripheral Display, e ha realizzato
due visori sia per simulare la realtà vir‑
tuale che la realtà aumentata. Il primo
prototipo, battezzato SparseLightVR
porta il campo visivo a un’ampiezza
di 170° tramite il posizionamento di 70
LED intorno ai due display di un Oculus
Rift DK2, mentre il secondo prototipo,
collaudato per la realtà aumentata, si
chiama SparseLightAR ed è una ver‑

sione modificata del Samsung Gear
VR cui sono stati aggiunti 112 LED
periferici che portano la percezione
del campo visivo fino a 190 gradi. Il
risultato finale, reso noto da Microsoft
Research e presentato all’AMC CHI
2016, conferenza sull’interazione tra
uomo e computer che si è tenuta a
San Jose in California, è una sensazio‑
ne di maggior comfort visivo nonché di
efficacia della simulazione. Da sottoli‑
neare, inoltre, la riduzione dei sintomi
di destabilizzazione che portano molti
soggetti alla nausea. Al termine di un
interessante esperimento apposita‑
mente creato per produrre vari effetti
torna al sommario
Battlefield
torna alle origini
Lo scenario
è la Prima
Guerra Mondiale
Sarà possibile attaccare
un carro nemico
mentre si è a cavallo
e sbaragliare le truppe
avversarie in battaglie
online da 64 giocatori
di Francesco FIORILLO
con delle luci in movimento nelle aree
periferiche del campo visivo, 11 perso‑
ne su 14 hanno dichiarato una minore
sensazione di nausea rispetto a quella
sperimentata da molti utilizzatori dei
normali visori per la realtà virtuale.
GAMING GTX 1070 e 1080 sono due nuove schede grafiche
Tanta potenza e consumi ridotti
Svelate le GPU Pascal di Nvidia
C
di Francesco FIORILLO
ome da promessa, Nvidia ha presentato due nuove schede grafiche basate
sulla tecnologia Pascal. Si tratta della GTX 1070 e della GTX 1080, che rap‑
presentano entrambe il nuovo step evolutivo rispetto alla generazione attua‑
le di GPU per PC della medesima compagnia. La GTX 1070, che andrà a sostituire
la vecchia 970, è caratterizzata da ben 8 GB di memoria GDDR5 e da 6,5 TeraFlops
di potenza computazionale. Il lancio in Nord America è previsto per il 10 giugno, al
prezzo di 379 dollari. La GTX 1080, successore dell’ottima 980, si presenta invece
con un frame buffer da 8 GB GDDR5X a 10 Gbps (evoluzione della GDDR5 stan‑
dard), per una potenza complessiva di 9 TeraFlops. Entrambe sono caratterizzate
da bus a 256 bit, mentre il lancio di quest’ultimo modello è previsto per il 27 mag‑
gio al prezzo di 599 dollari. Stando alle dichiarazioni del CEO di Nvidia Jen-Hsun
Huang, la GTX 1080 dovrebbe essere più veloce di uno SLI di GTX 980 (parliamo
di due schede montate in parallelo), mantenendo al contempo un consumo ener‑
getico di poco superiore a una singola GTX 980. GeForce GTX 1080 e GTX 1070
saranno ovviamen‑
te compatibili con
le librerie DirectX
12 e permetteranno
di vivere le nuove
esperienze in real‑
tà virtuale, sia con
Oculus che con
HTC Vive, senza
scendere a partico‑
lari compromessi.
Dopo la presentazione di Call of
Duty Infinite Warfare, (qui l’annuncio), è giunto il turno di Battlefield.
Lo sparatutto sviluppato da DICE,
atteso su PC, PlayStation 4 e Xbox
One il prossimo 21 ottobre, muo‑
verà i suoi passi in una direzione
piuttosto diversa da quella intra‑
presa dalla concorrenza. Chiamato
semplicemente Battlefield 1, il nuo‑
vo capitolo della serie proverà a
riaccendere gli animi dei videogio‑
catori inscenando una Prima Guer‑
ra Mondiale “alternativa”. Velivoli
futuristici, tute tecnologicamente
avanzate e sparatorie nello spa‑
zio profondo cederanno il passo a
piccole città francesi sotto attacco,
grandi spazi alpini, fino ad arrivare
a combattimenti frenetici nei deser‑
ti arabi. Sarà possibile attaccare un
carro armato mentre si è a cavallo e
collaborare con il proprio team per
sbaragliare le truppe avversarie in
epiche battaglie multiplayer onli‑
ne da 64 giocatori. “Il gioco offrirà
un’esperienza nuova, mantenendo
però tutto ciò che ha reso grande
Battlefield: un fantastico multiplayer, immersione, epicità, autenticità, gioco di squadra e un mondo
in continuo cambiamento pieno di
momenti Battlefield”. Queste le pa‑
role di un soddisfatto Aleksander
Grøndal, Senior Producer di DICE.
Oltre al trailer, Electronic Arts ha
pubblicato anche un’immagine del‑
l’edizione da collezione. In vendita
a 219,99 $, la Collector’s Edition di
Battlefield 1 includerà una statua di
35 cm, uno steelbook, un poster
di tessuto, un mazzo di carte, una
toppa e un contenitore di messaggi
per piccioni viaggiatori, con codice
per scaricare oggetti in-game.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
GADGET Compaiono su Kickstarter nuovi auricolari completamente senza fili, gli Erato Apollo 7
In arrivo gli auricolari totalmente wireless
Le caratteristiche sono al top: lettore audio, controlli touch, microfono per le chiamate
di Franco AQUINI
I
l nuovo trend degli auricolari mu‑
sicali è probabilmente quello del
total wireless, ovvero cuffie senza
filo anche tra una capsula e l’altra. Le
prime sono state quelle di Bragi, poi
è arrivata la notizia di Samsung e ora
compaiono su Kickstarter queste Erato
Apollo 7. La vera novità di questi dispo‑
sitivi, per cui qualcuno parla di un seg‑
mento di mercato totalmente nuovo, è
la multimedialità. Apollo 7 infatti, come
le Bragi, hanno i controlli touch posti
all’esterno delle capsule, tramite i quali
gestire il volume, avviare o interrompe‑
re la musica, rispondere alle chiamate
col microfono integrato e avviare Siri o
Google Now.
Le funzionalità fanno gridare al miraco‑
lo, le prove che si possono trovare in
rete un po’ meno. Anche queste Apol‑
lo 7 soffrono infatti, secondo Engad‑
get, del solito problema: il Bluetooth.
In arrivo per le
mirrorless EOS M
un obiettivo macro con
una luce integrata per
la rimozione di ombre.
Leggero e stabilizzato,
in vendita da giugno
Spesso la connessione tra una capsula
e l’altra viene persa, col risultato che
uno dei due auricolari rimane muto per
qualche secondo. Fastidioso si, ma mai
quanto la perdita di connessione con
la fonte audio: lo smartphone. Chi l’ha
testato riferisce che tenendo in mano
lo smartphone, la connessione è stabi‑
le, mentre facendo una normale attività
sportiva o mettendo lo smartphone in
tasca, la situazione peggiora notevol‑
mente. L’esperienza può diventare
molto frustrante. Le Erato Apollo 7 han‑
MOBILE
Da Samsung
la MicroSD
da 256GB

Samsung lancia la microSD EVO+
da 256GB, ovvero fino a 12 ore di
video in 4K su una sola card. Grazie
alla nuova tecnologia V-NAND
di Samsung la velocità in lettura
raggiunge i 95MB/s, 90MB/s quella
in scrittura. Samsung offre ben 10
anni di garanziaper la sua nuova
card, ma forse non serviranno
mai, visto che probabilmente
tra 5 anni le cose cambieranno
totalmente. EVO Plus arriverà a
partire da Giugno in 50 paesi al
prezzo di 250 dollari, praticamente
un dollaro per Gigabyte. Come
sempre, anche in questo caso parte
il toto-prezzi per l’Italia: varrà la
conversione dollaro/euro?
torna al sommario
Da Canon
l’obiettivo
Macro con luce
integrata
no comunque un’altra funzionalità inte‑
ressante: sono completamente inter‑
cambiabili. Usandole come auricolare
per il telefono, si può impiegare indif‑
ferentemente uno e l’altro. Il tutto però
ha un prezzo che, anche se allineato
agli altri produttori, fa comunque stor‑
cere il naso: 300 dollari, ma se correte
a prenotarle su Kickstarter è possibile
portarle a casa per 249$. Sarà davvero
il nuovo corso per le cuffie auricolari?
Può essere, ma certo la connessione
deve diventare più affidabile.
GADGET Una nuova cover per iPad con un secondo display
Apple brevetta una Smart Cover
I
di Emanuele VILLA
l noto portale di anteprime sul mondo della Mela morsicata, 9to5Mac, colpisce an‑
cora: stando a quanto riportato, Apple avrebbe ottenuto il brevetto per la creazione
di una Smart Cover molto “più smart” dell’attuale. Oltre a proteggere il display del‑
l’iPad, la “Smart Cover 2” integrerebbe qualcosa di variabile fra un secondo display
per l’iPad, una base di scrittura o disegno stile Wacom presumibilmente compatibile
con la Pencil o una struttura ibrida display/pannelli solari per la possibile ricarica. Della
cover stessa piuttosto che dell’iPad a cui è agganciata, non è dato sapere. A veicolare
il flusso di dati e di alimentazione, a sorpresa, uno Smart Connector a 4 punti invece
dei 3 che sono ora prerogativa della famiglia Pro di iPad. La major di Cupertino non è
nuova alla presentazione ed acquisizione di brevetti per prodotti che si discosteranno
nella versione retail o che - addirittura - non vedranno nemmeno mai la luce: a quale
categoria apparterrà questa nuova cover?
di Dario RONZONI
Canon ha presentato l’obiettivo
EF-M 28mm f/3.5, un’ottica macro
dedicata alle fotocamere della
serie EOS M. Leggerezza e com‑
pattezza a parte, ciò che stupisce
immediatamente è la presenza di
una luce Macro Lite integrata, per
la rimozione di ombre e oscurità.
L’illuminatore può essere control‑
lato tramite un interruttore che ne
modifica l’intensità e comanda
l’accensione di uno o entrambi i
lati del Macro Lite. La distanza mi‑
nima di messa a fuoco è di soli 13
millimetri, mentre l’ingrandimento
è sia naturale (1x), sia 1,2x in mo‑
dalità Super Macro. A garantire
nitidezza e precisione dello scat‑
to ci pensa poi lo stabilizzatore di
immagine, in grado di prevenire
anche le vibrazioni angolari della
fotocamera, spesso presenti nel‑
le riprese macro.
EF-M 28mm f/3.5 Macro IS STM
sarà disponibile a partire da fine
giugno al prezzo indicativo sug‑
gerito al pubblico di 379,99€ Iva
inclusa.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
FOTOGRAFIA Presentata a Milano la prima macchina fotografica realizzata da Impossible
I-1, la Polaroid secondo Impossible Project
Abbiamo potuto toccare con mano la nuova I-1, un gioiellino di design non proprio cheap
di Dario RONZONI
er gli appassionati di fotografia
istantanea, Impossibile Project è
ormai da anni un marchio di riferi‑
mento, un gruppo di “salvatori” che ha
sottratto all’oblio una serie di formati fo‑
tografici destinati all’estinzione. Quando
nel 2008 Polaroid decise di chiudere per
sempre le proprie linee di produzione di
pellicole tipo SX-70, 600 e Spectra, alcu‑
ni ex dipendenti della sede di Enschede,
in Olanda, rilevarono i macchinari del co‑
losso statunitense. Cominciò così un dif‑
ficile lavoro di ingegneria inversa, che nel
giro di un paio d’anni portò Impossibile,
questo l’eloquente nome del progetto, a
ricostruire il processo chimico di Polaroid,
con reagenti diversi a causa della messa
al bando di alcune sostanze utilizzate
in origine, ora considerate inquinanti. In
questi anni le pellicole Impossibile sono
gradualmente migliorate nella resa e nei
tempi di sviluppo, mediamente molto più
lunghi rispetto alle Polaroid originali. Il
passo successivo, assai ambizioso, era
quello di costruirsi internamente la pro‑
pria macchina fotografica. Ecco quindi
nascere I-1, la Polaroid secondo Impossi‑
ble, una rilettura moderna ma non troppo
delle vecchie fotocamere che furoreg‑
giavano negli anni Settanta e Ottanta.
Design minimalista, corpo satinato, un
curioso quanto utile ring flash, un mirino
pop-up: sono queste le caratteristiche
che balzano subito all’occhio. La novità
maggiore, rispetto alle vecchie Polaroid,
è senza dubbio la possibilità di control‑
lare la macchina da remoto via app,
grazie a un collegamento Bluetooth con
P
uno smartphone. In tal modo è
possibile impostare uno scatto
da remoto, regolare tempi di
posa e apertura (novità assolu‑
ta per una “Polaroid”), persino
selezionare una modalità Light
Painting per creare giochi di
luce con la torcia del proprio
device mobile. Tra le mani, I-1
si rivela assai leggera e tutto
sommato maneggevole, con
un grip che ricorda quello del‑ Il mirino pop-up ha un irresistibile retrogusto
le vecchie SX-70. Il mirino, per vintage.
chi è cresciuto a pane e reflex,
non appare subito intuitivo,
ma l’allineamento delle due lenti di cui è ricarica (basta un semplice caricabatterie
composto aiuta non poco nella composi‑ per smartphone). Il flash è assetato di
zione dell’immagine. Il ring flash, oltre a energia, e a conti fatti l’autonomia appa‑
illuminare la scena, fa anche da curiosa re forse l’unico aspetto poco convincen‑
quanto originale interfaccia utente: a se‑ te del prodotto. In vendita da fine maggio
conda dello status della macchina, i led al prezzo di 299 euro, Impossible I-1 uti‑
indicano la carica della batteria o il nume‑ lizzerà la nuova generazione di pellicole
ro di scatti rimasti. A proposito di batte‑ tipo 600 oppure, in alternativa, una linea
ria, la I-1 dispone di una microUSB per la sviluppata proprio per questo modello.

Design minimalista e corpo satinato: ecco come si presenta
la Polaroid I-1.
torna al sommario
I comandi, come da tradizione Polaroid, sono ridotti
davvero all’osso.
LG Friend
è la Action Cam
col 4G integrato
LG aggiunge
all’ecosistema
di dispositivi Friend
una telecamera
con modulo LTE,
GPS e giroscopio
Può fare streaming
video su qualunque
piattaforma
e si può controllare
con lo smartphone
di Franco AQUINI
Di Action Cam ce ne sono tante,
ma questa LG Active Cam LTE ha
diverse peculiarità che la differen‑
ziano dalla media: ha un modulo
LTE, che le permette di connet‑
tersi in autonomia alla rete 4G
per fare streaming di quello che
riprende. È pensata per essere
usata dove non si ha a disposizio‑
ne una rete Wi-Fi o un dispositivo
con cui collegarsi. La connessione
Internet la rende ideale come te‑
lecamera da usare per riprendere
la casa, il giardino o come Action
Cam da utilizzare in auto o mentre
si fa sport. La camera è comunque
sempre connessa, via Wi-Fi, 4G o
Bluetooth, allo smartphone col‑
legato, in modo che le immagini
riprese siano immediatamente
disponibili ovunque ci si trovi. Non
a caso ha la certificazione IP67, è
quindi resistente a polvere, sab‑
bia e può essere immersa nell’ac‑
qua fino a un metro di profondità
per 30 minuti. Non mancheranno
custodie totalmente waterproof
per attività che richiedono un’im‑
permeabilità totale. La batteria
da 1400mAh garantisce, secon‑
do LG, fino a 4 ore di riprese Full
HD. LG estende quindi la gamma
di “Friends”, gli accessori pensati
per ampliare le funzionalità del G5
come moduli intercambiabili, op‑
pure funzionanti come dispositivi
indipendenti. Talmente tanto che
questa camera ha praticamente
l’hardware di uno smartphone.
LG Action Cam uscirà il prossi‑
mo mese in Corea, poi in Nord
America e Europa.
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16 MAGGIO 2016
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GADGET easyjJet presenta a Barcellona un prototipo di scarpa connessa. Noi le abbiamo provate
La scarpa di easyJet ti guida vibrando
Facilita la navigazione pedonale senza distrarsi per guardare lo schermo dello smartphone
di Roberto PEZZALI
l momento siamo di fronte ad un
prototipo, ma l’idea di easyJet
non è affatto male. Con “Barcelo‑
na Street Project”, questo il nome del
programma, la compagnia aerea low
cost ha creato il primo paio di scarpe
smart, Sneakair, studiate per guidare il
turista verso punti di interesse di una
città e destinazioni specifiche. L’idea è
semplice: lo smartphone è ormai parte
integrante dei nostri viaggi e spesso,
per raggiungere un museo, un monu‑
mento o un ristorante passeggiamo
distratti con un occhio fisso su Google
Maps per assicurarci di aver preso ad
ogni incrocio la direzione giusta.
Le scarpe smart di easyJet provano a
cambiare questa tendenza: vibrando
le scarpe indicano al turista quando
girare, quando fermarsi e quando si
sta imboccando una strada sbagliata.
Dobbiamo imboccare la strada a de‑
stra? Vibra la scarpa destra, mentre se
abbiamo sbagliato strada una doppia
vibrazione ci avvisa di fare marcia in‑
dietro. Tre vibrazioni avvisano invece
che siamo arrivati a destinazione, e
possiamo finalmente goderci il pranzo
o la visita al museo. Le scarpe sono
ovviamente connesse allo smartphone
tramite bluetooth 4.0, e l’applicazione
easyJet utilizza il GPS del telefono e le

A
torna al sommario
Tesla accelera
la produzione
500.000 auto
all’anno entro
il 2018
Elon Musk ha
comunicato di voler
accelerare i piani
di sviluppo della
sua compagnia
puntando a produrre
mezzo milione di vetture
entro il 2018, 10 volte
i veicoli costruiti nel 2015
di Giulio MINOTTI
api di Google Maps per gestire la na‑
vigazione pedonale e indicare la stra‑
da migliore. l prototipo che abbiamo
avuto modo di provare a Barcellona è
dotato di due piccoli dispositivi vibran‑
ti realizzati utilizzando Arduino affogati
nella suola e spessi circa 3 mm, capaci
di generare una vibrazione percepibi‑
le ma non fastidiosa. Pazzia? In realtà
l’idea non è affatto male, ci siamo fatti
una breve camminata per le vie di Bar‑
cellona senza mai tirar fuori lo smar‑
tphone di tasca e senza mai sbagliare
strada, con la possibilità di goderci
scorci della città e rubare “scatti” che
probabilmente ci saremmo persi. Le
scarpe “arancioni” di easyJet non sa‑
ranno ricordate per essere gli sneaker
più fashion del momento, ma l’obiet‑
tivo di “Barcelona Street Project” è la
raccolta di feedback da parte di chi
avrà modo di provarli.
Se sarà un successo la “scarpa smart”
diventerà un accessorio compatibile
con tutte le scarpe in commercio (pro‑
babilmente una soletta) da vendere a
bordo degli aerei easyJet, anche se
dal prototipo alla produzione andran‑
no risolti un po’ di problemi. La bat‑
teria al momento ha un’autonomia di
circa 3 ore, poco per una giornata di
turismo frenetico, e non sarebbe male
una soluzione di ricarica basata sul
movimento.
L’elevato numero di ordini della
Model 3 (circa 400.000) ha costretto
Tesla a rivedere i suoi piani di svilup‑
po; nella lettera agli azionisti, oltre ai
risultati del primo trimestre, il CEO
di Tesla ha annunciato che il 2018
sarà l’anno in cui l’azienda costrui‑
rà mezzo milione di vetture, target
anticipato di due anni. Un traguardo
impressionante, ricordiamo infatti
che nel 2015 la compagnia ameri‑
cana ha prodotto solo 50.000 auto,
mentre quest’anno l’azienda punta
a produrre tra gli 80 e i 90 mila vei‑
coli. Tesla Motors ha, inoltre, comu‑
nicato i risultati economici relativi al
primo trimestre segnati da perdite in
aumento da 154,2 a 282,3 milioni di
dollari. Dati positivi arrivano, invece,
dal fatturato salito a 1,60 miliardi di
dollari, il 45% in più rispetto a un
anno fa, nonostante il costruttore
americano abbia consegnato nel
trimestre 14.820 vetture contro un
target di 16.000. Inoltre, Musk ha
confermato che le consegne negli
USA della Model 3 partiranno alla
fine del 2017. Nella seconda metà
dell’anno la fabbrica di Fremont do‑
vrà produrre tra le 100 e le 200 mila
unità. Buone notizie arrivano dalla
Model S che continua a riscuotere
un ottimo successo con gli ordini
aumentati del 45% rispetto al primo
trimestre dell’anno scorso.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
SMARTHOME Finalmente una soluzione centralizzata per tutti i dispositivi smart domestici
Su iOS10 debutta l’hub di Apple per la casa
Una fonte interna ad Apple parla di un’app dedicata alla gestione dei dispositivi casalinghi
L’applicazione dovrebbe far parte di iOS10, con tutta probabilità presentato al prossimo WDC
C
di Franco AQUINI
hi usa dispositivi domestici intelli‑
genti sa che deve affidarsi a molte
applicazioni diverse. Apple deve
averci pensato, sviluppando l’applicazio‑
ne Home, che potrebbe vedere la luce
all’interno di iOS10, che con tutta proba‑
bilità scopriremo al prossimo WDC (Wor‑
ld Developer Conference, la conferenza
di Apple dedicata agli sviluppatori). A dir‑
lo sarebbe un dipendente della stessa
Apple, che si sarebbe lasciato sfuggire
la notizia scrivendo una recensione di un
prodotto su Amazon. Che Apple possa
pensare a un’applicazione che faccia da
Hub per tutti i dispositivi smart dome‑
stici, è talmente probabile da sembrare
quasi ovvio. Dopo aver creato HealthKit,
il framework per far dialogare i propri di‑
spositivi con le periferiche dedicate alla
salute, ha creato anche l’app Health (Sa‑
lute), che registra tutti i dati provenienti
dalle applicazioni di terze parti. Pare
APP WORLD
Non dormiamo
abbastanza
Lo dice un’app

Un terzo della popolazione statunitense dorme meno di sette ore per
notte. È quanto emerge dall’analisi
dei dati raccolti da Entrain, un’app
anti-jetlag sviluppata da un team di
ricercatori dell’Università del Michigan e pubblicata nel 2014. I dati variano se scorporati su base nazionale:
la media di sonno degli olandesi è la
più alta (8 ore e 12 minuti), mentre i
giapponesi si accontentano di 7 ore
e 24 minuti. La fascia meno sonnacchiosa è quella degli uomini di mezza
età, che dormono meno rispetto alle
altre categorie prese in considerazione (le donne tra i 30 e i 60 anni
dormono in media 30 minuti in più).
La ricerca è significativa perché,
lo sappiamo bene, le ore di sonno
possono influire pesantemente sulle
nostre attività e sulla nostra salute. Il
debito di sonno accumulato nel corso
delle settimane e dei mesi, affermano
i ricercatori, può, a lungo andare,
trasformarci in ubriachi funzionali,
compromettendo pesantemente le
nostre performance.
torna al sommario
perfettamente naturale quindi che, dopo
aver creato HomeKit, il corrispettivo di
HealthKit per il mondo degli apparec‑
chi domestici intelligenti, possa creare
un’applicazione per la casa speculare a
quella sulla salute. Ad aggiungere credi‑
bilità alla notizia, c’è anche un’icona che
Apple avrebbe fatto registrare sul finire
del 2015, che raffigura una casetta stiliz‑
zata con la lettera “h”. L’app dedicata agli
apparati domestici non è quindi probabi‑
le, ma anche necessaria, se si considera
che i concorrenti, Google in primis, non
stanno ad aspettare. Per avere certezze,
comunque, bisognerà attendere ancora
un mese, quando avrà luogo l’annuale
conferenza dedicata agli sviluppatori e
ai sistemi operativi.
Zowi, il robot
programmabile
Zowi di BQ è un robottino programmabile con cui il bambino può compiere, attraverso il gioco, un percorso
didattico. All’apparenza è un comune
robot dall’aspetto simpatico, ha due
sensori ultrasuoni al posto degli occhi e un microfono per sentire quello
che gli accade attorno. L’interazione
più semplice è quella tramite l’app
ZowiApp, che via Bluetooth permette
di controllare il robottino facendogli
fare diversi giochi e attività. Ogni
prova superata sblocca una serie di
azioni sempre più complesse. In più,
Zowi più essere smontato e gli si
possono aggiungere altri sensori per
creare nuove funzionalità programmabili tramite un sistema a blocchi
fatto apposta per i più piccoli. Questo
linguaggio di programmazione si
chiama BitBloq e permette di creare
melodie, azioni o reazioni a quello
che il robot capta nell’ambiente.
Un giorno Zowi potrebbe diventare
vecchio; con una stampante 3D si
potrà creare una nuova scocca. Il
tutto è disponibile sul sito di BQ al
prezzo di 129,90€.
GADGET Cinque italiani hanno progettato un fornello che funziona con ogni tipo di biomassa
Il fornello per l’energia pulita conquista Kickstarter
Rami secchi, una batteria USB o un pannello solare bastano per avere una fiamma per grigliare
È
di Franco AQUINI
tutto italiano uno dei progetti più
ambiziosi di Kickstarter. L’obiettivo
è quello di produrre energia pulita,
gratuitamente e rispettando l’ambiente.
Più semplice a dirsi che a farsi, ma non
per i cinque ragazzi del team di Enki
Stove che hanno già abbondantemente
superato i 30.000 euro di finanziamento
necessari per portare avanti il progetto.
Enki Stove Wild, questo il nome del fornel‑
lo miracoloso, si basa su un processo di
decomposizione termochimica chiamato
pirolisi, il cui segreto sta nel recupero di
tutta l’energia possibile, compresa quel‑
la del fumo. Per farlo è necessario che la
combustione avvenga in assenza di os‑
sigeno, poiché in questo modo si sfrutta
tutta l’energia disponibile per scaldare la
parte superiore del fornello. Wild utilizza,
oltre alla biomassa secca (rametti, foglia‑
me, ecc), un powerbank USB e un picco‑
lo pannello solare. In questo modo è in
grado di produrre, con energia pulita al
100%, una fiamma sufficiente a grigliare
la carne o a far bollire l’acqua per la pa‑
sta. E come se non bastasse, il risultato
della combustione è il Biochar, un carbo‑
ne attivo dalle proprietà fertilizzanti. EnKi
Stove Wild è doppiamente ecologico:
non utilizza combustibili inquinanti, non
genera residui una volta scarico come
accade per le bombole vuote, e genera
dell’ottimo fertilizzante. Enki Stove Wild
verrà prodotto in due formati: uno più
piccolo (da campeggio), e uno più gran‑
de per scaldare pentole o superfici più
ampie. Il prezzo, variabile in funzione del
lotto di produzione o del bundle scelto,
parte da 160 € per la versione più pic‑
cola e comprende, oltre al fornello, una
batteria, un cavo e una borsa. Per chi è
interessato, la campagna Kickstarter è
disponibile qui.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
SMARTHOME Il museo della Braun Collection si trova a Kronberg, non lontano da Francoforte, a fianco della sede Braun
Reportage dal museo della Braun Collection
Qui è nato il design che ha ispirato anche Apple
La maggior parte dei fattori di successo del design dei prodotti di elettronica di consumo è nato nei laboratori Braun
E molti produttori, come Apple, hanno tratto a piene mani dal lavoro dei designer Braun, tra cui il mitico Dieter Rams
P
di Gianfranco GIARDINA
er molti i prodotti Apple sono l’incarnazione del
design, hanno un tocco inimitabile. Ma in pochi
sanno che lo stesso design Apple è in larga parte
frutto di imitazione: la maggior parte dei prodotti della
Mela degli ultimi 15 anni sono (neppure troppo vela‑
tamente) ispirati a prodotti Braun e al lavoro di Dieter
Rams, per trent’anni a capo della progettazione della
Casa tedesca; e – verrebbe da dire – per la proprie‑
tà transitiva, sempre ai prodotti Braun e ai principi del
design minimalista e funzionalista enunciato da Rams si
rifanno anche tutti i prodotti che da anni copiano Apple.
Per questo mettere piede a Kronberg (a mezz’ora da
Francoforte), nel centro innovazione, design e ricerca
e sviluppo di Braun, per un cronista dell’hi-tech è come
per un prete di campagna entrare in Vaticano. La no‑
stra visita è un evento raro: “I tesori, il modo di lavorare
e le esperienze che sono custodite qui, sono purtroppo poco note – ci dice un rappresentante della società
–. Non siamo stati bravi in questi ultimi anni a promuovere davvero l’attività che per anni si è fatta qui e che
si fa ancora”. È vero: nei laboratori Braun sono nati
prodotti iconici, disegnati e creati decine di anni fa e
ancora incredibilmente attuali; alcuni addirittura ancora
in produzione, con le stesse linee e la stessa forma di
allora; altri apparecchi, visti a 40 anni di distanza, fanno
capire a chiunque come abbiano chiaramente indiriz‑
zato tutto il resto dell’industria, cambiando per sempre
il mondo dell’alta fedeltà, dell’elettronica di consumo,
dei piccoli elettrodomestici. Molto per un’azienda, oggi
di proprietà del gruppo americano Procter&Gamble,
che viene spesso (ed erroneamente) identificata solo
con i rasoi. “A Kronberg si respira un’aria particolare
– ci racconta il nostro accompagnatore -, ci si innamora
del marchio”.
La Braun Collection, il miracolo della
meticolosità tedesca
A fianco della sede Braun a Kronberg c’è una picco‑
la palazzina al cui interno sorge un museo, la Braun
Collection. Un museo che già di per sé stesso è una
perla unica, in un mondo che tende a “bruciare” tutto:
qui c’è praticamente un esemplare per ogni pezzo rea‑
lizzato da Braun in 95 anni di operatività, mentre nella
stragrande maggioranza delle aziende non si conserva
nulla. Il “miracolo” è dovuto alla meticolosità tutta tede‑
sca di Horst Kaupp.
Kaupp è un arzillo ottantaquattrenne che entrò come
falegname in Braun nel 1950, quand’era diciassetten‑
ne con l’incarico di occuparsi della realizzazione degli
stand per le fiere. Operazione che Kaupp svolse e coor‑
dinò per diversi decenni, continuando a conservare nei
magazzini tutti i campioni esposti, anno dopo anno.
Nei primi anni 2000 il management di Procter&Gamble
che rilevò l’azienda si accorse di questo enorme pa‑
trimonio chiuso in un magazzino in perfetto stato di
conservazione e decise immediatamente di realizzare
il museo. Dove ancora oggi, tutti i giorni, si reca Horst
Kaupp che oggi svolge il ruolo di archivista e vera
memoria storica, impersonando allo stesso tempo sia
il custode di questo tempio del design e della tecno‑
logia che quello di parte integrante dell’esposizione.
Ovviamente, sempre con la spilletta Braun impuntata
al bavero.
Il tesoretto accumulato da Kaupp in 65 anni con Braun
è di 10mila prodotti, di cui più di 1600 esposti, oltre a
migliaia di fotografie, documenti, libri. Per estendere
l’esposizione, tanti sono i prodotti che la meritano,
sono stati aperti al pubblico anche una parte dei ma‑
gazzini, opportunamente riattrezzati.
Tutto iniziò con una graffettatrice

Horst Kaupp sulla soglia del suo ufficio, all’interno
del museo della Braun Collection
torna al sommario
Un patrimonio che parte proprio da là dove era inizia‑
to tutto: nel 1921 Max Braun si inventò un sistema per
riparare al volo le cinghie dei trattori, che all’epoca
erano di pelle e non troppo diverse da grosse cintu‑
re. Nulla di elettronico, nulla neppure di elettrico: una
specie di graffettatrice in grado di infilare una spirale
di metallo tra i due lembi recisi.
Dalla meccanica pura, in pochi mesi Max Braun cerca
nuovi sviluppi per la sua piccola azienda in altri settori.
Di lì a due anni, Braun intuì che c’era un grande spazio
di crescita nella componentistica per le radio, settore
in grandissima crescita. Ma dopo pochi anni – e siamo
nel ’29 – Braun passa alla produzione di apparecchi
radio interi, diventando velocemente uno dei marchi
di punta.
La produzione viene poi allargata anche alla proto-alta
fedeltà, con dei combinati ante litteram grammofono
segue a pagina 22 
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Reportage Braun Collection
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e radio tutto in uno, tra i primissimi nel loro genere.
Siamo ancora nell’epoca del non-design: gli chassis
sono di legno a linee squadrate o di bachelite con ri‑
chiami art decò, ancora nulla di veramente originale.
È lo stesso Max Braun che si occupa della concezione
del prodotto in tutti i suoi aspetti. Con il cassetto pieno
di progetti nuovi, a fermare, almeno temporaneamen‑
te Max Braun, ci pensò la Seconda Guerra Mondiale:
prima il regime pretese che tutti gli sforzi industriali fos‑
sero indirizzati verso i prodotti bellici; e poi, nel 1944,
i bombardamenti rasero al suolo completamente gli
stabilimenti. Braun diventa famoso in tutta la Germania
per la torcia elettrica a dinamo, lanciata nel 1938, a ri‑
dosso della guerra, che permette a milioni di tedeschi
di farsi luce anche in assenza di energia elettrica.
Il rasoio arrivò solo dopo la guerra
Appena finito il conflitto, Max Braun non si perse d’ani‑
mo e ripartì da zero con 150 operai: era finalmente
giunto il momento di risfoderare il progetto del rasoio
elettrico, rimasto bloccato per quasi dieci anni a causa
della guerra. Alla base l’intuizione che una lama fissa e
una, sottostante, in movimento oscillatorio veloce po‑
tessero fare a secco quello che fino ad allora si faceva
con lametta e schiuma. E funzionò: arrivò così l’S50.
Ancora oggi i rasoi Braun funzionano con il medesimo
principio, ovviamente decisamente perfezionato.
Ma ci fu solo un modello con un design datato: quasi
da subito venne studiato il design e il rasoio Braun as‑
sunse un forma leggermente bombata che per decen‑
ni ha retto ai segni del tempo.
Gli anni ’50 e ’60 furono per Braun il periodo più proli‑
fico e variegato, grazie alla capacità dei figli del fonda‑
tore di allargare la produzione a molti altre categorie,
come i proiettori per diapositive, le fotocamere reflex, i
flash, le cineprese, gli elettrodomestici per la cucina e
soprattutto gli acclamatissimi sistemi audio e hi-fi. No‑
tevolissima, per esempio, la mitica radio SK1, lanciata
nel 1955 e drammaticamente moderna: impossibile
non scorgere le linee della Tivoli, un seme piantato da
un gruppo di visionari 50 anni prima.
La radio Braun SK1 (1955) un esempio di design
totalmente innovativo. Per la sua realizzazione non
vennero coinvolti designer.
La celebre radio T3, disegnata da Rams nel 1958
e chiaramente prima fonte di ispirazione per il
design del primo iPod del 2001.
Anche i diffusori Braun, nati in quegli anni, potevano
forse sembrare all’epoca fin troppo moderni. Rivisti
oggi è evidente quanto abbiano influenzato tutto quel‑
lo che c’è stato dopo, a partire dalle linee essenziali
e le finiture che rivediamo oggi, per esempio, sugli
speaker Sonos.
certo non la sola, è la celebre radio T3, disegnata da
Rams nel 1958 e chiaramente prima fonte di ispirazio‑
ne per il design (che a tutti parve molto originale) del
primo iPod del 2001.
Le teorie di Rams erano semplici, almeno in apparen‑
za: ridurre, levare il superfluo, garantire la funzionalità
facilitata e definire un design “onesto”, non “truccato”.
Rimaneva il richiamo alla mitica SK1 con il frontale fora‑
to e la ruota delle frequenze, che però diventava essa
stessa comando, eliminando così la necessità delle
due manopole. Linee raccordate e colore bianco, una
specie di dogma per il primo Rams.
Il bianco infatti si ritrova anche nel rivoluzionario gira‑
dischi/radio SK4 del 1956, un vero elemento di rottura
rispetto agli apparecchi di quel tempo, sempre realiz‑
zati in legno. Anche qui linee pure, di una modernità
incredibile, probabilmente più avanti del loro tempo di
almeno 20-30 anni.
Dieter Rams si distingue con le sue teorie per aver
voluto su questo apparecchio un coperchio traspa‑
rente in plexiglass sopra il giradischi (con opportune
finestre per far fuoriuscire la porzione del 33 giri che
esce dalla sagoma dell’apparecchio). Il coperchio
trasparente è in quegli anni una novità assoluta per
La svolta: arriva Dieter Rams
A metà degli anni ’50 c’è però la vera svolta, almeno
sul fronte del design: i fratelli Braun, figli del fondatore,
insieme al manager Fritz Eichler, capiscono che non si
può più procedere solo grazie a intuizioni e decidono
di allestire un vero dipartimento di design e progetta‑
zione. Un giovane architetto lauerato a pieni voti e qua‑
si al primo impiego stupisce per brillantezza e viene
assunto: si tratta di Dieter Rams, colui che si rivelerà un
monumento del design e che solo qualche anno dopo
verrà nominato a capo dell’intero ufficio.
Dieter Rams, tutt’ora in vita, è il principale riferimento
del funzionalismo e del minimalismo che hanno reso
celebre il design dei prodotti Braun di quell’epoca e,
non a caso, è il riferimento assoluto di Jony Ive, il de‑
signer di Apple dall’iPod in poi. Infatti il lavoro di Rams
alla Braun di quegli anni si ritrova nitido, non solo nelle
forme ma anche nei concetti, nei prodotti iconici di Ap‑
ple degli anni 2000: dall’iPod ai Mac Book, dall’iMac
all’iPhone.
La dimostrazione più evidente di questo legame, ma di

A sinistra l’S50, il primo rasoio Braun, seguito da tutti i modelli prodotti dalla Casa tedesca fino a oggi: 20
metri di storia del design
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segue a pagina 23 
Dieter Rams in una fotografia dei nostri giorni
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Il sistema audio SK4 (1956), noto anche come Snow White Coffin
l’epoca diventata poi un must di ogni piatto. In realtà
un modo per mettere in contatto in maniera immedia‑
ta e – appunto – trasparente - l’utente con il disco in
rotazione dal quale trae la musica.
Nel 1959 (e siamo praticamente agli esordi dei 33 giri),
Rams disegna e realizza un sistema hi-fi a componenti
separati con una linea che anticipa di molto quello che
poi accadrà vent’anni dopo: si tratta dello Studio 2,
con frontale in metallo e manopole nere formalmente
perfette. Una pulizia del design impressionante per
longevità e capacità di anticipare i tempi. Non a caso
Rams stesso sostiene da decenni che il buon design
non passa di moda.
Ma qual è il “buon design”? Rams non solo ne ha
un’idea chiara già negli anni ’50 ma definisce addirit‑
tura le 10 regole del buon design, che diventano un
grande classico.
Secondo Rams il design deve rendere il prodotto: in‑
novativo; in grado di mostrare la propria utilità; bello;
comprensibile; non invadente; onesto; senza tempo
e mai antiquato; curato nei minimi dettagli; rispetto‑
so dell’ambiente; e infine – il principio più importante
– deve essere meno disegnato possibile. Infatti per
Rams il punto chiave è proprio il “meno, ma miglio‑
re”, sottrarre elementi per lasciare quelli necessari e
questi studiarli nei minimi dettagli. Molto nota e deci‑
samente bella è la radio da tavolo RT 20 disegnata da
Rams nel 1961: si tratta di un monolite di rara bellezza
e ordine. E – come tutti gli altri apparecchi – di un de‑
sign incredibilmente moderno per quegli anni.
Nati con in mente lo stesso principio, ma con dimen‑
sioni più generose, vanno segnalati anche altri appa‑
recchi audio, come questo sistema di un materiale
che, al tatto, non riusciamo a definire ma che alla vista
sembrerebbe addirittura cemento.
Dal bianco al nero
Nasce il settore del “bruno”

Fino a un certo periodo per Rams (e quindi per i pro‑
dotti Braun) il colore chiave era il bianco o al massimo
il grigio; il nero compare solo sui comandi e le uniche
torna al sommario
Il sistema hi-fi a componenti separati disegnato da Rams nel 1959
concessioni al colore riguardano i tasti fondamentali,
come quello di accensione, che possono avere colori
sgargianti così da guidare il gesto dell’utente. Poi, di
colpo, Rams cambia idea, e introduce pesantemente
anche il nero, soprattutto nei prodotti audio, che poi si
espanderà anche ai TV Braun, non certo la categoria
di maggior successo del brand.
Ma Rams lascia comunque un grande segno nel mon‑
do TV: con la sua scelta del nero, seguita poi da tutti i
produttori, nasce praticamente l’era del “bruno”, come
normalmente vengono indicati i prodotti di elettronica
di consumo, in contrapposizione con il “bianco”, ovve‑
rosia piccoli e grandi elettrodomestici.
Da allora, per decenni, il nero è diventato l’unico co‑
lore utilizzato nei TV, decoder e videoregistratori e
quello prevalente utilizzato nei componenti hi-fi.
Il nero sbarca anche sui rasoi, fino ad allora bianchi:
è un amore che durerà per molti anni, prima dell’im‑
piego di finiture silver, colorate o “gommose”, mag‑
giormente ergonomiche, che da qualche anno vanno
per la maggiore.
Gli elettrodomestici
dalle linee più longeve
Il bianco resta il protagonista assoluto negli elettrodo‑
mestici, che già nei primi anni ’50 sono un capisaldo
dell’offerta Braun, seppur con linee ancora un po’ retrò.
Anche in questo settore, dalla fine degli anni ’50 ven‑
gono applicate le teorie di Dieter Rams e ne escono
prodotti iconici e moderni. Come la kitchen machine
KM3, che risale al lontano 1957 e che non sfigurerebbe
affatto oggi, a quasi 60 anni di distanza, sullo scaffale
segue a pagina 24 
Il registratore a bobine
Braun TG 1000 (1970).
La disposizione, la
forma e il colore dei
tasti dimostrano una
modernità rara nei
prodotti, qualsiasi essi
siano, dell’epoca.
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Le quattro
finiture
del macina
caffé Braun
KSM 1/11
(1967)
segue Da pagina 23 
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di un negozio. Lo stesso dicasi per il frullatore MX32,
che nasce nel 1962: questo incredibile prodotto (quello
bianco al centro nella foto qui sopra) sarà poi prodotto
immutato per moltissimi anni salvo il selettore della ve‑
locità che assumerà il classico verde chiaro che diven‑
terà poi un marchio di fabbrica terribilmente connotato
della produzione Braun in questo settore.
Sul finire degli anni ’60 anche Dieter Rams diventa più
“morbido” e accetta di colorare alcuni prodotti, uscen‑
do dagli stilemi bianco e nero, seppur in tinta piatta. Si
tratta dei colori che avevamo già visto su altri apparec‑
chi utilizzati come chiave di usabilità sui pulsanti più im‑
portanti: rosso-arancio, giallo uovo, verde intenso. Un
esempio è il classico macinacaffé KSM 1/11, largamente
disponibile anche in Italia per molti anni, lanciato nel
1967 e rivisitato due anni più tardi da Rams con forme
ancora più moderne nel KMM 2.
Nel massimo del suo splendore, con un portfolio di
prodotti vastissimo, nel 1967 Braun viene acquistata
dal gruppo americano Gillette, un’autorità nella rasa‑
tura, evidentemente interessata dall’esperienza della
società nei rasoi. Almeno nel breve termine, però, non
cambia l’approccio nel design dell’azienda e vengono
ancora partoriti pezzi di incredibile modernità: è il caso
per esempio del celebre spremiagrumi Braun, dise‑
gnato e realizzato nel 1972 e oggi, a più di 40 anni di
distanza, ancora attualissimo, insuperato per purezza
delle linee e assolutamente in vendita.
È in quel periodo che Braun inizia anche a concentrarsi
sugli orologi e più tipicamente sulle sveglie, fisse e por‑
tatili, che diventano in pochi anni, proprio in considera‑
zione del loro design, un vero e proprio must. Anche in
Italia, negli anni ’70 e soprattutto ’80 e ‘90, le sveglie
Braun si diffondono a macchia d’olio diventando così
diffuse da rappresentare praticamente uno standard.
Gli utenti si trovano a loro agio con le linee essenzia‑
li ma eleganti dei quadranti neri Braun e imparano a
riconoscere il ruolo del classico giallo intenso della
lancetta dei secondi, la lineetta verde su quella del‑
torna al sommario
l’impostazione della sveglia e il tasto, anche lui verde,
dello “snooze”.
I tantissimi modelli di orologi e sveglie Braun che
escono in questi anni condividono questi tratti comuni
e sposano a pieno le teorie di Rams. Ne escono dei
pezzi – ironia della sorte - senza tempo (malgrado si
tratti di orologi).
In anni più recenti, vengono introdotti gli spazzolini
elettrici; la rasatura viene affiancata dalla depilazione
(mitico il primo SilkEpil, un vero capostipite che ha rele‑
gato la dolorosa ceretta in un angolo); nasce il segmen‑
to dei frullatori a immersione, letteralmente inventato
da Braun con il primo Minipimer, che diventa addirittura
il nome comune per tutta la categoria; parte un’intensa
produzione di asciugacapelli portatili e da casa, alcuni
di questi resi veramente celebri dalle line moderne e
dal successo commerciale; si aggiungono anche i ter‑
mometri digitali, sia tradizionali che a misurazione nel‑
l’orecchio e sulla fronte.
Negli anni ’80 la società perde parte del suo smalto,
non riuscendo più a innovare come una volta, ma la
forza dei propri prodotti storici la sostiene; il decen‑
nio successivo è più difficile e iniziano ad affiorare
alcuni problemi di redditività ai quali, come tradizione
dei grandi gruppi americani, la proprietà reagisce con
tagli, riaccorpamenti e dismissioni di rami d’azienda.
Viene cessata o ceduta la produzione dei prodotti
hi-fi, quella dei proiettori per diapositive, quella degli
accendini; e soprattutto parte l’aggressione dei com‑
petitor che si ispirano direttamente ai prodotti Braun di
successo, realizzando però i propri prodotti in Estremo
Oriente a costi più contenuti. Anche Dieter Rams la‑
scia, andando in pensione, e la crisi del gruppo Gillette
finisce per riflettersi anche su Braun, che passa una
fase difficile.
Nel 2005 Gillette viene acquistata dal super-gruppo
americano Procter&Gamble, e con essa anche Braun.
Nel 2012 viene ceduto l’utilizzo del marchio e la licen‑
za dei progetti per quello che riguarda gli elettrodo‑
mestici da cucina all’italiana De’ Longhi; altri prodotti in
licenza sono attualmente gli orologi e i medicali, come
termometri e misuratori di pressione.
Braun Collection, guai a perdersela
Francoforte purtroppo non è una meta turistica tra le
più battute; ma chi si trovasse da quelle parti non deve
perdere l’occasione di visitare il museo della Braun
Collection di Kronberg, un viaggio nel design inteso
come strumento per avvicinare il prodotto al proprio
utente, per farli convivere felici per molti molti anni.
Una lezione apparentemente facile, quella di Braun
e di Dieter Rams, che molti marchi non hanno capito
ancora adesso, e basta guardarsi in giro in un negozio
per accorgersene.
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SMARTHOME A Kronberg si trovano il centro Design, Ricerca e sviluppo, le strutture di test e la fabbrica di alcuni prodotti
Centro R&D Braun, ecco come nasce un rasoio
Abbiamo fatto un viaggio nel quartier generale di Braun in Germania, seguendo le fasi della progettazione di un rasoio
di Gianfranco GIARDINA
ul cartello all’ingresso non compare più il logo
Braun. Effetti della globalizzazione: a salutare i
visitatori alla sede di Kronberg c’è un logo “P&G”,
che sta per Procter&Gamble, la multinazionale ameri‑
cana che dal 2005 controlla Braun. Ma è a Kronberg
che c’è il quartier generale di Braun, il centro design,
il centro ricerca e sviluppo, le strutture di test oltre che
la fabbrica dei prodotti di gamma alta. Abbiamo avuto
la (rara) possibilità di visitare la struttura e capire come
nascono i prodotti tra i più stimati del mercato.
S
Nel rispetto del DNA Braun
Il nostro viaggio nella sede Braun di Kronberg inizia
dal dipartimento design: uffici sobri e non eclettici
come si potrebbe pensare di un luogo dove si “crea”,
dove si disegna. “Scordatevi l’immagine dei designer
artistoidi con i capelli lunghi che passano la giornata a fare schizzi in cerca dell’ispirazione – ci anticipa
Ben Wilson, il designer di origine australiana che ci
accompagna nel nostro tour –. Il nostro lavoro si basa
su un approccio pragmatico con un metodo ben preciso”.
Il processo di concezione di un nuovo prodotto par‑
te dagli elementi comuni a tutti i prodotti Braun, una
sorta di DNA che deve legare l’uno con l’altro tutti i
prodotti in modo che facciano davvero parte di una
famiglia. Gli elementi comuni sono un mix di stilemi e
forme primitive e di principi che devono essere rispet‑
tati e nel rispetto dei quali impostare il lavoro. Elemen‑
ti che hanno fatto la storia dei prodotti Braun e che
prendono le mosse proprio dalle intuizioni di Dieter
Rams, il designer storico del brand e teorizzatore del
design funzionalista e minimalista che è diventato poi
il riferimento per moltissimi altri marchi, Apple prima
fra tutti. Gli elementi comuni del design Braun sono
gli stessi da anni: “Il nostro scopo non è solo di avere
prodotti belli, ergonomici e facili da usare – ci spie‑
ga Ben Wilson – ma prodotti che appartengano alla
stessa famiglia”. Per fare questo, l’inizio di ogni pro‑
cesso di ideazione e progettazione prende sempre le
mosse da una serie di elementi che devono essere ri‑
scontrabili e che sono radunati in uno schema appeso
in diversi punti nel centro design: “Strength of Pure”,
la forza della purezza.
Una purezza che si ottiene con la semplificazione; la
purezza geometrica, le linee raccordate e il l’attacca‑
mento alla simmetria; l’ordine e il bilanciamento degli
elementi; pulsanti riconducibili alla forma circolare e
ovaloide; dettagli che richiamano le icone a cui si rife‑
riscono in termini di funzioni; attenta scelta di colori e
materiali; grafiche chiare.
Un progetto, dal concept fino alla messa in produzio‑
ne, dura, se tutto va bene, almeno due anni, ma in al‑
cuni casi, se la tecnologia non viene giudicata ancora
pronta o ci sono dei dubbi, l’iter si può allungare fino a
cinque. Il team di design lavora a stretto contatto con
il dipartimento di ricerca e sviluppo, che non a caso è
qui nello stesso stabile: “Anzi, direi che lavoriamo assieme – ci spiega Wilson –, facciamo costantemente
riunioni insieme”.
In questo centro si progettano i prodotti rimasti sotto
il controllo diretto di Braun, dopo le cessioni in licenza
degli ultimi anni: i rasoi, innanzitutto e gli epilatori; gli
spazzolini da denti e gli apparecchi per l’igiene ora‑
le; altri prodotti per la bellezza, come per esempio gli
strumenti per la pulizia del viso. Gli elettrodomestici
per la cucina sono invece stati ceduti a De’Longhi,
che continua a produrre sotto licenza e comunque
coordinandosi con il quartier generale di Braun per
la coerenza dei prodotti con il DNA aziendale in ter‑
mini di design e con i requisiti di qualità e affidabilità
richiesti.
Dall’idea al prototipo
Il percorso per arrivare alla definizione di un prodot‑
to finito parte da lontano, dalle ispirazioni, dalle esi‑
genze del consumatore e dalle diverse concezioni di
bello degli abitanti delle varie aree del globo. Un la‑
voro apparentemente astratto che molto presto, però,
diventa decisamente concreto. Infatti basta superare
una porta e si passa dagli uffici a una vera e propria
officina. Qui si realizzano tutti i “mockup”, ovverosia i
prototipi non funzionanti che sono indispensabili per
definire le forme prima e le finiture e i materiali poi.
Sbaglia chi crede che basti una stampate 3D per fare
tutto: “Certo, ne abbiamo una molto bella – ci spie‑
ga Wilson – che ci permette di arrivare in pochissimo
tempo a fare alcune verifiche su forme, ingombri e
impugnatura di massima. Ma è solo un primo step:
per tutte le valutazioni del caso abbiamo bisogno
di tutte le parti in movimento funzionanti”. Di fatto la
stampante 3D viene utilizzata per definire se quanto
disegnato a computer sia effettivamente centrato in
termini di forme; ma le finiture e soprattutto il peso e
la sua distribuzione sono molto diversi da quelli finali,
tanto che solo i primissimi prototipi vengono realizzati
in questa maniera.
“Dopodiché entra in gioco l’officina – ci dice Wilson
– e lui”. Il nostro ospite indica un signore di mezza
segue a pagina 26 
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Nella foto a lato a sinistra,
l’ingresso della sede di Kronberg
della Braun, dove campeggia il
logo P&G, Procter&Gamble, la
multinazionale americana che dal
2005 controlla Braun.
Nella foto a lato a destra, Ben
Wilson, industrial designer di
riferimento del centro Braun di
Kronberg che ci ha accompagnato
nella nostra visita.
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Viaggio nel centro R&D di Braun
segue Da pagina 25 
età, barbuto, con il ventre segnato da qualche birra
di troppo e in abiti chiaramente di lavoro, pur con una
maglietta marchiata Braun: è il “capo officina”, un vero
e proprio “mockup artist”, che dalla mattina alla sera,
matita alla mano, trova soluzioni per simulare alla per‑
fezione nuovi materiali e forme avveneristiche.
Così la prototipazione, più che in una stampante 3D,
avviene direttamente sulla macchina utensile. Davanti
a noi una coppia di sofisticati macchinari che possono
lavorare un blocco di materiale dal pieno, ricavando‑
ne ogni forma possibile.
Infatti possono contare su un vero e proprio jukebox
di utensili capaci di forare, scavare, sagomare, rifinire
e se necessario anche lucidare. Con questa macchi‑
na, scavano pezzi di plastica e di metallo, vengono
ricreati tutti i pezzi che, nella produzione finale, saran‑
no realizzati con stampi e processi industriali.
Il risultato deve essere un mockup finale del tutto
identico a come sarà poi il prodotto finito, e non solo
in termini di finiture ma anche per quello che riguarda
il peso e la distribuzione dello stesso, cosa che sicura‑
mente influenza l’ergonomia. Ovviamente un mockup
così curato ha un costo di produzione enorme: un
prototipo finale di un rasoio costa circa 10mila euro,
contro i 2-300 euro di un esemplare di produzione
funzionante.
Ci hanno messo in mano due esemplari di rasoio, uno
“vero” e l’altro un prototipo finale: ebbene, l’unico
modo per capire quale fosse quello di produzione è
stato accenderlo. Il mockup “tace”, quello finale vi‑
bra… Una cura dei dettagli incredibile e la totale im‑
possibilità per noi di trovare delle differenze tra i due
esemplari
Ovviamente prima di arrivare al mockup finale ci sono
diversi step intermedi sempre più fedeli e che via via
integrano le modifiche che i designer chiedono per le
messe a punto.
Parallelamente allo studio delle forme viene fatto
Da sinistra verso destra i vari passaggi della prototipazione, con i primi due esemplari realizzati con
stampanti 3D; quindi, proseguendo, un primo mockup realistico sul quale però i progettisti hanno deciso
di apportare una serie di modifiche; si approda così al quarto rasoio, di fatto un nuovo mockup secondo
le ultime messe a punto e quindi -ultimo a destra - si arriva al prodotto finito e industrializzato.
anche uno studio sui colori e sulle finiture, dapprima
isolando le tinte giudicate adatte e quindi mettendo a
confronto su una palette fisica tutte le finiture ritenute
adeguate. E su di queste palette viene poi impostata
tutta la discussione tra designer, team di marketing
e team di ricerca e sviluppo. Nulla viene lasciato al
caso.
Approccio scientifico e verifica
sul campo
Parallelamente al lavoro dei designer – e non potreb‑
be essere altrimenti – parte il grande lavoro di ricer‑
ca e sviluppo, che nasce dal confronto costante tra
le necessità degli utenti e cosa la tecnologia rende
possibile: “Entrambe le cose sono in costante cambiamento – ci spiega Stefania Angelino, a capo del
team di R&D relativa alla rasatura maschile – e quindi
ci tocca monitorarle costantemente. Basta che cambi qualcosa nel quadro generale delle tecnologie di
base e quello che avevamo scartato ieri può diventare possibile oggi”.
In tutto ciò – come dicevamo – nulla viene lasciato al
caso e si esplorano le esigenze degli utenti analizzan‑
done tutte le dimensioni, se possibile in maniera nu‑
merica. “Un uomo nella sua vita – ci spiega Stefania
Angelino – si rade per 66 giorni della sua vita. Intendo dire per una durata di 66 giorni, 24 ore al giorno.
Capite quanto possa essere rilevante rendere questo
compito più veloce, soddisfacente, poco stancante”.
Per ottenere questo obiettivo in Braun misurano mol‑
ti parametri nella maniera più oggettiva possibile: la
vicinanza alla pelle del taglio, la completezza della
rasatura, l’efficienza (ovverosia quanto tempo serve
per ottenere una determinata efficacia di rasatura),
la precisione delle linee (per esempio per sagomare
basette e baffi). Queste misure vengono fatte stru‑
mentalmente: con una micro-videocamera vengono
fatti circa 15 campionamenti per lato del volto prima e
dopo la rasatura e quindi vengono misurati, grazie a
un sistema computerizzato, i parametri in questione.
In questo modo si possono confrontare diversi rasoi,
anche della concorrenza, per giudicarne l’efficacia e
l’efficienza di rasatura.
Inoltre viene misurato, anche qui scientificamente,
il livello di irritazione della pelle e i relativi arrossa‑
menti, soprattutto nelle zone più delicate. Per fare
questo viene usata una videocamera termica ad alta
risoluzione: in questo modo vengono immediatamen‑
te evidenziate eventuali zone iperemiche a causa di
anche una leggera irritazione. “È una costante ricerca
– ci spiega Stefania Angelino –: è facilissimo fare un
rasoio che taglia benissimo ma irrita molto, come è
altrettanto facile fare un rasoio che non irrita affatto
ma neppure taglia. Lo scopo è aumentare sempre più
la qualità del taglio contenendo al massimo il fastidio,
anche per le pelli più delicate”.
Il compito di non irritare la pelle appare decisamente
difficile, soprattutto quando si vedono i singoli peli di
barba ingranditi: “Tagliare la barba è un lavoro che
potrebbe sembrare impossibile – prosegue Angelino
-: il pelo ha la stessa resistenza di un filo di rame e la
pelle ha la stessa resistenza di una gelatina. In queste condizioni è difficile fare bene”.
Per questo – ci spiegano – nel mondo ci sono alla fine
solo pochissimi grandi produttori di rasoi: è un lavoro
che richiede una quantità di ricerca e sviluppo e di
esperienza che in pochi si possono permettere.
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segue a pagina 27 
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Viaggio nel centro R&D di Braun
segue Da pagina 26 
Studiare a fondo la soddisfazione
dell’utente
All’ingresso di un nuovo dipartimento, ci chiedono di
tenere un livello di voce più basso possibile: sono in
corso dei test che non dobbiamo disturbare. Sul cor‑
ridoio che stiamo percorrendo ci sono molte stanze
numerate, alcune con una luce rossa accesa a fianco
della porta di ingresso. Si tratta del centro di valuta‑
zione dell’esperienza di utilizzo dei prodotti Braun:
una serie di stanze dotate di “specchi segreti” e vi‑
deocamere per l’osservazione degli utenti alle prese
con i prodotti. “Conduciamo molti test - ci spiegano
– per valutare l’esperienza di utilizzo, la comodità dei
prodotti, la loro ergonomia, la facilità di pulizia e così
via. E ovviamente per misurare anche i risultati”. Sono
luoghi che ci si aspetta che esistano da qualche parte
nel mondo, ma vederli dal vivo fa un certo effetto: qui,
in queste sequenze di finte sale da bagno (nella stan‑
za da noi visitata ce ne sono sei in sequenza), uomini
e donne (vengono valutati anche epilatori e spazzolini
da denti) vengono invitati a provare apparecchi in un
ambiente controllato e a condividere le loro impres‑
sioni; ma vengono anche “misurati” nei tempi, nei ge‑
sti, nelle incertezze nell’utilizzo dei prodotti. E le mi‑
sure proseguono anche sull’efficacia degli strumenti.
Il tutto per definire cosa bisogna aggiungere in un
prototipo o da dove ripartire per cercare di migliora‑
re un prodotto corrente. Tutti i testi vengono fatti con
persone con barbe anche molto diverse tra loro: folte
e rade, lisce e ricce, sottili o spesse; per questo moti‑
vo vengono coinvolti molti tester, di tutte le etnie del
mondo, per garantire la realizzazione di un prodotto
che possa garantire ottimi risultati ovunque: “Dobbiamo capire le esigenze di ogni ceppo etnico – ci spie‑
gano -: per esempio i giapponesi con la barba sono i
più complicati, hanno la pelle delicata, la barba fine e
soprattutto devono essere impeccabili ogni mattina.
Soddisfatti i giapponesi, abbiamo buone probabilità
di soddisfare tutto il mondo”.
Nei laboratori Braun, così, hanno catalogato più di
100 tipi di pelo di barba, anche in considerazione
della lunghezza, che prevede trattamenti diversi e
strumenti di gestione e taglio differenti. Dati e infor‑
mazioni che diventano manna per i progettisti, oltre
che banco di prova inestimabile per ogni innovazione
che viene introdotta.
I test di qualità: tedeschi fino al midollo

Attraversando il cortile della sede Braun di Kronberg
si arriva una sorta di zona cuscinetto tra gli uffici e la
parte produttiva della fabbrica: lì c’è il centro di testing
dei prodotti finiti. Ci riceve l’ingegnere responsabile
della struttura, un omone alto e decisamente serio. Lo
provochiamo: “Lei praticamente è il peggior nemico
dei progettisti?”. Ride e annuisce: nella sua struttura
si cerca di capire se i prodotti Braun hanno qualche
punto debole e si capisce dalla faccia che non è di‑
sposto a fare sconti a nessuno.
Qui ci sono vere batterie di “massacro” dei rasoi: su
torna al sommario
una prima rastrelliera, un gruppo di rasoi simula la ra‑
satura, scorrendo da acceso su una ruota gommata
che fa basculare la testina. Cinque minuti acceso e
cinque minuti spento, così giorno e notte per tre set‑
timane: se qualcosa va storto e un rasoio “muore”
strada facendo, ne viene fatta “l’autopsia” per deter‑
minare precisamente le cause del cedimento e quindi
si manda l’informazione ai progettisti perché possano
porvi rimedio con qualche correttivo sui materiali o
sulle meccaniche coinvolte dal guasto. A fianco un’al‑
tra batteria ronzante: si tratta dei test di durata e resi‑
stenza della batteria. Anche qui i rasoi vengono acce‑
si e spenti ripetutamente fino a simulare 500 rasature
complete: alla fine la batteria deve essere ancora in
piena efficienza. Un’altra macchina valuta la capacità
di rasatura facendo calare una fila di rasoi su una serie
di barbe finte: si tratta di qualcosa di simile a una fitta
erba sintetica. Il rasoio cala dall’alto e “rasa l’erba” di
qualche micron; e poi fa un altro passaggio ancora un
po’ più giù, e così via. Il processo prosegue per due
settimane e il nostro ingegnere si aspetta che tutto
venga rasato sempre bene e in maniera uniforme, una
prova decisamente dura per i rasoi sotto test.
Rasoi che non ridono neppure quelli che vengono
testati per le loro capacità di essere stagni: vengono
infatti calati in una vasca pressurizzata (a destra) che
viene prima sigillata e poi mandata in pressione per
simulare la profondità: “Qui noi ci assicuriamo che i
nostri prodotti possano resistere ad un’immersione
fino a 5 metri di profondità – ci dice l’ingegnere – aumentando la pressione interna della vasca di mezza
atmosfera”. Ma non basta: i prodotti vengono mandati
in diverse camere climatiche in cui vengono simulati
ambienti secchi e umidi con temperature tra da -5° in
su. Come anche vengono fatte prove di caduta stan‑
dardizzate da due metri di altezza: i tester cercano di
dimostrare che una caduta libera di questo tipo non
possa rompere l’apparecchio. Se invece questo suc‑
cede, va corretto il progetto.
Una sorte simile tocca anche agli spazzolini: in que‑
sto caso, però, la simulazione di utilizzo ripetuto viene
fatto invece che sulla barba finta, su una dentiera. Si
tratta, in realtà, di una ingegnosa dentiera “infinita”
grazie alla forma circolare: il rullo gira e lo spazzolino
in funzione è soggetto alle classiche sollecitazioni di
un lavaggio energico di denti. Il tutto “a umido”, con
un getto d’acqua sul punto di contatto. Dopo moltis‑
sime ore di funzionamento, viene rivalutato l’apparec‑
chio, le sue funzionalità, ma anche il livello di usura
della spazzola.
Insomma, un lavoro complesso e di squadra, una pro‑
gettazione meticolosa e un testing altrettanto attento.
Il tutto per fare un rasoio, un apparecchio che molti
potrebbero ritenere tutto sommato semplice, nella
sua natura prevalentemente elettromeccanica. E che
invece comporta una tensione all’eccellenza e un’at‑
tenzione al dettaglio incredibile. Ed è proprio la cura
dei dettagli che può fare la differenza tra un prodotto
di successo e un flop.
Dalla visita al quartier generale Braun di Kronberg
portiamo a casa la netta sensazione di aver conosciu‑
to un gruppo di lavoro entusiasta, con un profondo
attaccamento al marchio e con una forte tensione
all’eccellenza. Qui gli americani di Procter&Gamble
vengono a insegnare le strategie di marketing e com‑
merciali, in cui sono i primi al mondo; ma vengono
anche a imparare, per esempio, come si fa a misce‑
lare passione e approccio scientifico per ripensare e
migliorare costantemente un prodotto che continua a
rinnovarsi malgrado i suoi 60 anni di vita.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Oltre a un aggiornamento estetico, la Model S vedrà aumentare la sua autonomia
Tesla Model S, spunta la batteria da 75 kWh
Il costruttore americano introdurrà nella sua berlina una nuova batteria agli ioni di litio
D
di Giulio MINOTTI
opo quattro anni dal suo de‑
butto, la prima vettura costruita
interamente da Tesla Motors ha,
di recente, ricevuto il primo aggior‑
namento estetico. Un facelift che ha
interessato, in particolare, il frontale
dell’auto, con nuovi gruppi ottici a LED
e caratterizzato adesso dall’assenza
della griglia come sulla nuova Model
3 e sulla Model X. Dopo il leggero fa‑
celift, la Model S vedrà anche l’arrivo
di una nuova variante di ingresso do‑
tata di un pacco batterie da 75 kWh,
già disponibile sul SUV dell’azienda
americana. Questo accumulatore ver‑
rà proposto come optional al costo di
3.000 dollari, sia sulla versione a due
ruote motrici, sia su quella AWD (Allwheel-drive).
La nuova batteria porterà un legge‑
ro incremento dell’autonomia, 25-30
Le aziende devono
decidere chi manterrà
la proprietà dei dati
raccolti durante i test
della monovolume
Pacifica realizzata da
Chrysler ed equipaggiata
con la piattaforma di
guida autonoma Google
di Giulio MINOTTI
chilometri circa, e affiancherà, per il
momento, la versione 70D. Si tratta del
modello base della berlina americana
che è in grado di vantare un’autono‑
mia di circa 380 km, con un’accelera‑
zione da 0 a 96 km/h in poco più di
cinque secondi e una velocità massi‑
ma di 225 km/h.
AUTOMOTIVE Un progetto su Kickstarter mira a rendere le biciclette elettriche più accessibili
Basta cambiare ruota e la bici diventa elettrica
GeoOrbital Wheel è una ruota che sostituisce quella anteriori delle biciclette tradizionali
L
di Mirko SPASIANO

e biciclette elettriche non sono cer‑
to una novità: sono in giro ormai da
decenni, ma restano, tutt’oggi, un
prodotto tutto sommato di nicchia. I mo‑
tivi sono molteplici, ma tra questi possia‑
mo sicuramente annoverare due ragioni
principali: un costo elevato e, magari, la
disponibilità di una bicicletta tradizionale.
Sono probabilmente questi i principi che
hanno ispirato la GeoOrbital Wheel, un
progetto su Kickstarter che si sostanzia in
una ruota universale da montare su una
bici comune. Nello specifico, sostituendo
la ruota anteriore di una bici tradizionale,
si potrà raggiungere una velocità mas‑
sima di poco superiore ai 30 chilometri
orari, praticamente senza sforzo. La ruo‑
ta dispone di una batteria agli ioni di litio
che si ricarica pedalando, frenando e
procedendo in discesa e, nel complesso,
conferisce un’autonomia massima di 80
chilometri. La GeoOrbital Wheel non si fa
mancare niente, neanche una porta USB
per ricaricare lo smartphone e uno pneu‑
matico antiforatura. Ovviamente, però,
torna al sommario
Google - FCA
bisogna decidere
la proprietà
dei dati
tutto ciò ha un prezzo, da intendere in
senso ampio. Innanzitutto, le biciclette
che monteranno GeoOrbital vedranno
un incremento significativo del peso,
soprattutto quelle di ultima generazio‑
ne: dai 3 ai circa 5 chilogrammi in più, a
seconda del modello (che dipende chia‑
ramente dal raggio della ruota). Infine, il
prezzo “classico”, quello in denaro: 650
dollari per un salto nel futuro. Nonostan‑
te manchino 43 giorni alla conclusione
della campagna su Kickstarter, l’obiettivo
dei 75.000 dollari è stato già ampiamen‑
te doppiato e le spedizioni dovrebbero
partire il prossimo novembre. La GeoOr‑
bital Wheel rappresenta sicuramente un
cambio di paradigma rispetto all’approc‑
cio comunemente utilizzato per la pro‑
gettazione delle bici elettriche. Ma, del
resto, se i creatori di GeoOrbital hanno
lavorato presso SpaceX e Ford, c’era da
aspettarselo.
FCA e Google hanno annuncia‑
to un accordo per realizzare una
versione a guida autonoma dei
minivan Pacifica, dando vita a una
partnership che sembra presenta‑
re alcuni punti oscuri. Infatti, secon‑
do quanto riportato da Reuters, le
due aziende non hanno deciso chi
terrà e userà i dati raccolti durante
i test della monovolume. “Questo
è esattamente quello che deve
essere deciso”, ha dichiarato l’AD
di FCA Sergio Marchionne. “Dobbiamo arrivare a un livello in cui
la vettura funziona e possiamo
discutere dei risultati del lavoro.
Ora non siamo in questa posizione”. Le compagnie devono ancora
decidere se rendere Open Source
il software che fa muovere i veicoli
a guida autonoma di Google. L’AD
di FCA ritiene, inoltre, che le auto a
guida autonoma saranno pronte in
5 anni, non in 20 come sostenuto
da altri. La stampa americana ha
riportato altre dichiarazioni del top
manager italiano; le Chrysler Pa‑
cifica avranno un aspetto diverso
dopo che Google avrà installato la
sua tecnologia: ‘’Abbiamo offerto
la Pacifica perché è quella che più
si presta. L’architettura elettrica di
questa monovolume è abbastanza
forte per la tecnologia di Google.
Sarebbe molto naif da parte mia ritenere che sono l’unico sulla Terra
a parlare con loro. Se Google chiama, tu di solito rispondi. L’obiettivo
di questa prima fase della nostra
collaborazione è molto mirato e
prevede il portare la tecnologia
Google nel minivan Pacifica. Cosa
si svilupperà da qui? Vedremo’’.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Nissan lancia xStorage, sistema di accumulo energetico che arriverà a settembre
La fine delle batterie delle auto elettriche?
A casa tua, come accumulatori di energia
xStorage è realizzato con batterie di seconda mano riciclate dai pacchi sostituiti ai mezzi Nissan
Q
di Massimiliano ZOCCHI
uando le batterie dei mezzi elet‑
trici Nissan, Leaf e E-NV200, rag‑
giungono un certo degrado, e
vengono sostituite, dove vanno a finire?
Questa è la preoccupazione di molti pro‑
prietari di vetture elettriche, ma soprat‑
tutto un cavallo di battaglia dei detrattori
della mobilità elettrica. Nissan prova a
bloccare le critiche presentando un po’
a sorpresa xStorage, il suo sistema di ac‑
cumulo di energia elettrica. Inizialmente
esclusiva per l’Europa, i preordini inizie‑
ranno a settembre al costo di 4.000 euro.
Il punto focale di questo progetto è pro‑
prio quello di cui sopra. Le 12 celle agli
ioni di Litio al suo interno derivano dalle
batterie sostituite agli EV Nissan secon‑
do i termini di garanzia o su richiesta dei
proprietari, azzerando così il problema
dello smaltimento, e
donando nuova vita a
un componente vitale.
Normalmente 12 unità
di questo tipo potreb‑
bero accumulare 6
kWh, mentre xStorage
è certificato per 4.2
kWh. Ciò significa che
per il suo assemblag‑
gio vengono utilizzate
celle che ancora posseggono il 70% del
loro potere di accumulo, che infatti risul‑
ta essere proprio la percentuale prevista
per la sostituzione sulla Nissan Leaf e sul
van E-NV200. Il prezzo è comprensivo
di installazione, e l’azienda giapponese
di avvale della collaborazione di Eaton,
azienda leader nella gestione energeti‑
ca. Secondo i comunicati ufficiali, Nissan
prevede che xStorage possa essere col‑
legato a impianti fotovoltaici o eolici, per
accumulare l’energia elettrica prodotta
in eccesso, ma può essere anche un va‑
lido alleato di chi non possiede impianti
di questo tipo, per accumulare energia
quando costa meno (di notte) e utilizzar‑
la in un secondo momento, abbassando
così i costi in bolletta. Le previsioni di Nis‑
san e Eaton sono di distribuire 100.000
xStorage nei prossimi 5 anni.
AUTOMOTIVE Hyperloop One ha avviato i primi test open-air del sistema di propulsione
Primo prototipo di Hyperloop in arrivo già a fine anno
Il primo prototipo a fine 2016 e tra gli investitori compaiono anche alcune società europee
di Gaetano MERO
l progetto Hyperloop continua il suo
percorso di concretizzazione. L’inno‑
vativo sistema di trasporto si basa so‑
stanzialmente su cabine dette pod che
si muovono ad altissima velocità (fino a
1.200 Km/h) all’interno di un tunnel sfrut‑
tando l’aria compressa e la repulsione
magnetica. A far parlare di sé questa volta
è Hyperloop One, ex Hyperloop Techno‑
logies Inc., una delle start-up che ha preso
vita a Los Angeles in seguito ai progetti di
Elon Musk e del suo treno supersonico.
Proprio HO ha in programma in queste
ore una prova su strada, si fa per dire,
open-air del suo sistema a propulsione
in un’area top secret del Nevada. L’espe‑
rimento costituisce la prima vera e propria
dimostrazione su larga scala di questo
tipo di tecnologia in un ambiente aperto,
che potrebbe davvero modificare il modo
di viaggiare nel prossimo futuro.
La società - che non va confusa con
l’Hyperloop Transportation Technologies,
compagnia concorrente attualmente al
lavoro su un tipo di tecnologia diversa

I
torna al sommario
che sfrutta la levi‑
tazione magnetica
passiva - ha dichia‑
rato di aver ricevuto
finanziamenti
per
80 milioni di dollari
principalmente
da
compagnie del setto‑
re trasporti, una cifra
che lascia intendere
il forte interesse riscontrato dall’opera‑
zione. Nel progetto sono attualmente im‑
piegati oltre 160 dipendenti tra ingegneri
specializzati e ricercatori, “stiamo avvian‑
do una sfida globale al fine di sfruttare le
menti più creative del pianeta e far diven‑
tare Hyperloop una realtà” ha affermato il
CEO Rob Lloyd aprendo le porte a quanti
vorranno contribuire al progetto. I vantag‑
gi qualora Hyperloop dovesse diventare
realtà sono palesi: diminuirebbe l’inquina‑
mento, renderebbe i trasporti molto più
veloci, riducendo i tempi morti, e sarebbe
più sicuro, tuttavia bisognerà considerare
tutta una serie di problematiche legate ai
permessi per la costruzione delle infra‑
strutture nei vari territori ed i problemi
relativi alla conformazione degli stessi. l
momento Hyperloop One concentrerà le
forze sul trasporto merci, considerando
quest’ultimo il modo migliore di sfruttare
la tecnologia. Il primo vero e proprio pro‑
totipo di treno Hyperloop è già in fase di
costruzione e potrebbe vedere la luce a
fine anno afferma la società. Tra i partner
del progetto figurano anche alcuni grossi
nomi europei tra cui l’azienda ferroviaria
tedesca Deutsche Bahn, la svizzera
Amberg Group e le francesci Systra ed
SNCF che confermano il reale interesse
in merito al progetto anche da parte del
Vecchio Continente.
Compra online
il pacco lo trovi
nel bagagliaio
dell’auto
Volvo è pronta a testare
un nuovo servizio
con la start up Urb-it
Ordini online quello
che ti serve e ti viene
consegnato entro due
ore nel bagagliaio
dell’auto. Si parte
a Stoccolma, ma presto
saranno coinvolte
200 città
di Massimiliano ZOCCHI
Volvo è pronta ad andare oltre il
normale shopping online e supe‑
rare (almeno per alcuni tipi di mer‑
ce) le attese del corriere al proprio
domicilio. Grazie alla partnership
con la start-up Urb-it, basterà or‑
dinare un prodotto tramite un’app,
ed entro due ore un addetto con‑
segnerà l’acquisto direttamente
nel bagagliaio della vostro Volvo.
Ovviamente non è necessario la‑
sciare l’auto aperta e incustodita,
ma saranno compatibili solo le
Volvo connesse online, dato che
il vostro personal shopper potrà
aprire il bagagliaio sempre usan‑
do l’app.Gli Urber (così vengono
chiamati gli addetti) sono persone
estremamente affidabili (lo assicu‑
ra Urb-it) e sono spesso studenti
in cerca di lavori part-time per ar‑
rotondare. L’applicazione segnala
al proprietario dell’auto il nome
di chi effettuerà la consegna, ed
offre anche la possibilità di sce‑
gliere la persona che ritenete
più adatta, purché disponibile nel
raggio d’azione. Nel caso il tempo
massimo di due ore non sia rispet‑
tato, la consegna sarà gratuita. La
sperimentazione partirà da Stoc‑
colma, per poi allargarsi ad altre
città europee, per arrivare fino a
200 entro il 2025.
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
SCIENZA Messo a punto alla Cardiff University, ancora qualche anno per la commercializzazione
Il glucometro che non ha bisogno di sangue
Una grande svolta per chi soffre di diabete
In fase di sviluppo il glucometro che non richiede sangue per misurare il tasso di glucosio
A
di Franco AQUINI
lla Cardiff University, l’equipe del
Prof. Adrian Porch ha messo a pun‑
to un nuovo tipo di glucometro che
non necessita di sangue per misurare il
tasso di glucosio. Per essere più precisi:
di sangue ce n’è ancora bisogno, ma sol‑
tanto nella fase di taratura. Per le misura‑
zione il glucometro utilizza le microonde.
Un concetto nuovo in questo campo,
che potrebbe cambiare radicalmente la
giornata di chi soffre di diabete di tipo 1,
solitamente costretto a pungersi le dita
anche sei volte al giorno. I glucometri a ri‑
levamento continuo (CGM) non sono una
novità, ne esistono sul mercato di diverse
marche e modelli. Quasi tutti prevedono
un sensore costantemente inserito sotto
la cute, collegato a un piccolo dispositivo
che trasmette i dati al glucometro vero
e proprio. Il glucometro creato dal team
dell’università inglese è un dispositivo
raccolti dal glumetro possono essere letti
tramite un computer o un’app mobile. Il
glucometro a microonde è stato testato
per ora su un campione limitato, circa 50
pazienti. La commercializzazione è an‑
cora lontana, ma secondo il team potrà
essere in commercio entro 5 anni. Molto
dipenderà dai fondi che il team riuscirà a
recuperare. Non è escluso che il proget‑
to possa diventare appetibile anche per
qualche colosso della tecnologia.
L’aereo elettrico Lilium Jet decolla e atterra ovunque
In vendita a gennaio 2018 il jet biposto a propulsione elettrica con 500 km di autonomia
U

n team di ingeneri aerospaziali e
designer dell’Università di Monaco
di Baviera, in Germania a febbraio
2015 ha fondato la start-up innovati‑
va Lilium Aviation e sta lavorando a un
“oggetto volante” biposto a propulsio‑
ne elettrica che, combinando il meglio
delle caratteristiche di un aereo e di un
elicottero, si propone come soluzione
ecologia per il trasporto personale. Sarà
in grado di portare passeggeri ovunque,
senza che sia necessaria una specifica
avio-superficie. Lilium Jet, questo il nome
del prototipo ad ala fissa in via di realiz‑
zazione e che sarà omologato in classe
LSA (Light Sport Aircraft) potrà decollare
e atterrare in verticale grazie una serie di
motori elettrici “ducted fan” in configura‑
zione ridondata della potenza comples‑
siva di 320 kW. I propulsori permetteran‑
no una velocità di crociera di 300 km/h
e una velocità di picco pari a 400 km/h.
I progettisti dichiarano un’autonomia di
torna al sommario
Un’equipe di ricerca
statunitense, durante
un esperimento,
si è ritrovata quasi
casualmente fra le mani
una pila ricaricabile
che può sopportare
centinaia di migliaia
di cicli senza accusare
sintomi d’usura
di Alvise SALICE
da fissare al braccio tramite un adesivo,
capace di rilevare il glucosio nel sangue
tramite microonde. Il livello di intensità
di queste microonde, ci tiene a specifi‑
carlo il prof. Porch, è infinitamente più
basso di quelle utilizzate per cucinare e
persino più basso di quelle emesse da
uno smartphone. L’adesivo, non avendo
sostanze chimiche aggiunte, non neces‑
sita di essere sostituito con frequenza
(non viene indicata la durata media). I dati
SCIENZA Basta una superficie di 15x15 m per atterrare in verticale con il proprio aereo personale
di Andrea ZUFFI
Nasce la batteria
400 volte
più longeva
volo teorica prossima ai
500 km e la possibilità
di ricarica nelle normali
prese di corrente. Lilium
Jet, che nella versione
definitiva avrà un peso
massimo al decollo di
600 kg, con un payload
di 200 kg, inizierà la
fase di test con “umani”
a bordo nel 2017 per
essere disponibile sul mercato, se tutto
andrà bene, a gennaio 2018. La start-up
sostenuta da fondi venture capital è in‑
serita nel programma di incubazione del‑
l’ESA (Agenzia Spaziale Europea). “Il nostro obiettivo è sviluppare un aereo per
uso quotidiano” spiega Daniel Wiegand,
CEO e co-fondatore di Lilium Aviation. E
in effetti un mezzo che non inquina, non
fa rumore e può atterrare in piccoli spazi
(15x15 metri) potrebbe essere realmente
utile per gli spostamenti privati a corto
raggio. Anche se al momento è prema‑
turo chiederselo - Lilium Jet deve ancora
essere realizzato e certificato - non è
chiaro come l’uso di un veicolo di questo
tipo si possa conciliare con i regolamen‑
ti e con la sicurezza in prossimità delle
aree abitate. È più probabile che quan‑
do vedrà la luce il veicolo sarà utilizzato
secondo le regole attuali che prevedono
decollo e atterraggio presso strutture
idonee. Il prezzo al pubblico del jet non è
ancora stato annunciato ma sarà con tut‑
ta probabilità equiparabile a quello di un
aeromobile tradizionale di pari dimensio‑
ni, mentre i costi di esercizio dovrebbero
essere molto minori.
In base a uno studio pubblicato
sull’American Chemical Society’s
Energy Letters, alcuni ricercatori
dell’Università californiana di Irvi‑
ne hanno condotto un esperimen‑
to sulle batterie ricaricabili, trovan‑
do in modo pressoché casuale un
sistema per aggirare le problema‑
tiche connesse al litio. Il materiale
con cui vengono assemblate le
odierne pile ricaricabili, infatti, sof‑
fre l’effetto collaterale di “corro‑
dere”, a lungo andare, la batteria
all’interno. Al posto del litio, l’equi‑
pe ha provato a usare sottilissimi
nano-fili in oro per immagazzina‑
re l’elettricità: un sistema che, in
fase di test, ha consentito oltre
200.000 cicli di carica senza che
fosse osservabile la minima corro‑
sione. Obiettivo iniziale della ricer‑
ca era la creazione di una batteria
a stato solido, che per conservare
la carica usasse un gel elettroliti‑
co, in sostituzione di quel liquido
(contenuto nel litio), che rende le
batterie ricaricabili standard così
sensibili alla temperatura e a ri‑
schio di surriscaldamento. Una
volta rivestiti i nano-fili d’oro con
il gel elettrolitico e un apposito
guscio protettivo, ecco l’incredi‑
bile risultato: dove una canonica
pila al litio sopporterebbe in me‑
dia fino a 7000 cicli di ricarica, la
nuova soluzione ha raggiunto un
risultato 400 volte superiore.
Disegnata
per ascoltare
I nuovi diffusori CM10 S2 sono indubbiamente belli,
grazie alle loro linee pulite ed alle finiture di qualità
superiore. Ma come per tutte le realizzazioni Bowers
& Wilkins la forma deve seguire la funzione, grazie
alla doppia cupola dell’unità alti ed alla tecnologia
tweeter-on-top non crederete quanto bene la
musica può suonare.
www.audiogamma.it
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST Abbiamo provato il TV 65” Sony XD93, è il primo modello di nuova generazione dotato di HDR a passare in redazione
Sony XD93 in prova: coniuga qualità e design
Con una retroilluminazione innovativa promette un’ottima qualità d’immagine unita ad un design super slim mozzafiato
di Roberto PEZZALI
opo gli anni del 3D, quelli delle Smart TV e quelli
del 4K, ormai presente anche su modelli di fascia
medio bassa, si apre ufficialmente l’era dell’HDR.
Non è più questione di numero di pixel, ma di qualità
dei pixel: l’HDR si candida ad essere la più grande in‑
novazione nel campo della qualità dei TV degli ultimi
anni, musica per le orecchie degli appassionati che
con l’arrivo dell’OLED prima e dell’HDR poi possono
finalmente mettere una pietra sopra l’ormai defunto
plasma. Dopo qualche settimana di prova, e ci siamo
presi un po’ di tempo in più rispetto al solito proprio
perché l’HDR è una novità per tutti, possiamo aprire
ufficialmente il ballo delle recensioni dei TV 2016 con
il nuovo modello top di gamma Sony, l’XD93, nella ver‑
sione da 65” (KD65XD9305BAEP la sigla esatta, 3499
il prezzo).
Un TV particolare, perché per la prima volta Sony ha
cercato di abbattere il sottile confine tra qualità e de‑
sign. Lo scorso anno, con il super sottile X90C, ave‑
va costruito un TV incredibile sotto il profilo estetico,
soprattutto se visto di profilo, ma incapace di offrire la
qualità di visione che ci si aspetta dal marchio Sony.
Allo stesso tempo in gamma si potevano trovare ottimi
TV, ma anche qui l’esasperata ricerca della massima
qualità audio e video aveva portato ad un prodotto
spesso, massiccio e con larghi diffusori ai lati che ren‑
devano anche difficile il posizionamento.
L’XD93 è un po’ un mix, nel bene e nel male, perché
qualche sacrificio si è dovuto fare ed il più lampante
è la sparizione di quegli speaker ai lati che avevano
reso negli ultimi anni Sony unica paladina dell’audio di
qualità sui TV, in un mondo dove tutti i TV sono sempre
più sottili e l’audio vero è solo un ricordo. Inutile dire
che questo passo indietro si sente: l’audio del nuovo
XD93 torna ad assomigliare a quello di tutti gli altri TV,
qualità modesta ma quasi totale assenza di bassi e
pressione sonora inadeguata in un ambiente di ampie
dimensioni. Se Sony ha fatto un passo indietro sul fron‑
te audio, sotto il profilo video ci sono stati miglioramen‑
ti notevoli, dall’HDR appunto ad un nuovo sistema di
retroilluminazione local dimming con doppio diffusore
che dovrebbe migliorare uniformità e gestione delle
zone, condizione questa indispensabile per un buon
HDR. Nel nuovo XD93 ci sono anche aspetti che non
sono cambiati affatto, e ci riferiamo ad esempio alla
piattaforma smart basata su Android: a distanza di un
anno ci aspettavamo di più, e se Sony ha fatto di tutti
per migliorare la user experience, Google non ha fatto
praticamente nulla.
D
Elegante e raffinato, le connessioni
finalmente sono ben organizzate

La sparizione degli altoparlanti ha sicuramente contri‑
buito alla linea del nuovo XD93, ora molto più snella e
leggera. La nuova base, un monoblocco posizionato in
zona centrale, può piacere e non piacere, ma sostiene
stabilmente il TV nella versione da 65” da noi provata,
torna al sommario
video
lab
Sony 65 XD93
3.499,00
UN BUON TV CHE CONIUGA QUALITÀ E DESIGN
Il Sony XD93 è sicuramente un ottimo TV, ma non è un vero “top di gamma”: è al top per design, dotazione e funzionalità, ma è impossibile
dimenticare gli ottimi Full LED local dimming che Sony vendeva negli anni scorsi e che ormai sono stati sostituiti dalla tecnolgoia edge LED, più
economica da produrre. Il nuovo Slim Backlight Drive funziona bene ma non riesce a coprire del tutto il clouding e gli altri piccoli problemini
comuni a tutti i TV LCD, e se le 32 zone sono molto efficaci con un Blu-ray o con una serie TV in 4K da Netflix non si può dire altrettanto per
l’HDR, dove di zone ne servivano molte di più. Stiamo comunque parlando di dettagli: chi da tempo sceglie un televisore con occhio critico
se ne accorgerà subito, ma un normale consumatore resterà senza dubbio soddisfattissimo del suo acquisto, almeno per quanto riguarda la
qualità video. Più probabile che un utente standard si lamenti di Android: è migliorato, ma non è ancora perfetto e alcune operazioni sono
piuttosto macchinose. A questo si aggiunge anche la carenza di app, aspetto questo che potrebbe sorprendere chi è abituato ad uno store per
smartphone pieno di giochi e applicazioni.
7.8
Qualità
8
Longevità
8
Ottima linea e spessore record
COSA CI PIACE Qualità video con ogni materiale
Supporto Chromecast integrato
Design
9
Semplicità
7
D-Factor
8
Prezzo
7
Android TV ancora troppo macchinoso
COSA NON CI PIACE Edge LED poco adatto per l’HDR
L’audio nel 2015 era “wow”, ora è normale
anche se non offre la possibilità di rotazione. La cornice
è sottilissima, un piccolo profilo che va a coprire il solo
pannello aggiungendo un centimetro per bordo: se
vista di fronte sembra un po’ anonima, vista di profilo
una righino dorata impreziosisce il tutto. Il nuovo XD93
è spesso un centimetro, e onestamente poco importa
se non sono i 4 mm del modello dello scorso anno, un
TV va guardato di fronte e non di fianco. Inoltre Sony è
stata davvero furba: grazie ad una particolare staffa (in
dotazione) per l’aggancio a muro il TV a parete spor‑
ge praticamente quanto sporgeva quello dello scorso
anno, forse qualcosina meno, con un effetto molto si‑
mile a quello di un quadro.
Per ottenere questo risultato è stata rivista interamente
la disposizione delle connessioni, e finalmente i con‑
nettori sono stati organizzati sul retro in modo tale da
avere anche connessioni poste di fianco, senza quindi
le prese che ingombrano e impediscono di tenere il TV
troppo vicino al muro.
segue a pagina 33 
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST
TV Sony XD93
segue Da pagina 32 
Le prese possono essere nascoste sotto una serie di
sportelli plastici, e volendo con pochi cavi opportuna‑
mente organizzati si riesce ad avere un lato B pulito
e praticamente privo di cavi a vista. C’è però un ele‑
mento di disturbo nemmeno troppo piccolo, ovvero
l’alimentatore esterno: Sony ha separato lo stadio di
alimentazione e il risultato è un blocco da nasconde‑
re da qualche parte, cosa a nostro avviso non troppo
semplice nel caso di installazioni particolari. Riguardo
al design c’è una nota da segnalare, davvero curiosa:
quando il pannello si surriscalda, e stiamo parlando di
circa 3 ore di uso con una luminosità elevata, tende
leggermente a curvarsi: una cosa appena percettibile
(3/4 mm nella parte centrale), che si può notare solo se
si guarda attentamente il TV di profilo. Non abbiamo
capito il motivo, probabilmente è legato alla leggera
dilatazione del diffusore luminoso interno.
Nuovo anche il telecomando, dove oltre al tasto Netflix
ora compare per democrazia anche un tasto Google
Play per l’accesso ai servizi di Android. Non manca il
microfono, con la ricerca che funziona bene anche al‑
l’interno delle varie app: curiosa la scelta di utilizzare il
bluetooth esclusivamente per trasmettere l’audio del
microfono e non i comandi del telecomando, che ven‑
gono invece inviati tramite un tradizionale sensore IR.
Il telecomando è privo di retroilluminazione, con i tasti
che hanno una escursione minima e sono realizzati
sopra un’unica pellicola gommata. Il vantaggio di que‑
sta scelta è la possibilità di “salvare” il telecomando se
ci finisce sopra un po’ d’acqua, ma allo stesso tempo
l’utilizzo al buio non è troppo semplice. Il nuovo teleco‑
mando è più bello estaticamente di quello dello scorso
anno, ma non è così pratico.
Android TV non è cresciuta
Sony ha meno colpe di Google
Mentre si parla di già di Android N, dopo aver vi‑
sto Android 6.0 Marshmallow far capolino sui vari
smartphone top di gamma, Il TV Sony esce di fabbrica
con a bordo Android 5.1.1, una release del tutto simile
a quella dei TV dello scorso anno dopo qualche ag‑
giornamento necessario per migliorare l’usabilità di
una piattaforma che nei primi mesi di vita non è stata
stabilissima. La parte “smart” è sicuramente quella che
è stata rivoluzionata di meno, stesso processore Me‑
diatek dual core all’interno e sempre 8 GB di memo‑
ria per le app scaricate, da espandere mediante disco
esterno se necessario. Sony ha inserito qualche pic‑
cola modifica all’interfaccia, ha reso il TV più veloce e
la navigazione della home Android più fluida, ma oltre
a questo mancano le migliorie che ci si aspettavano
da parte di Google e soprattutto permangono alcuni
problemi di lentezza e di velocità in alcuni frangenti, so‑
prattutto dopo aver aperto un po’ di app. Con un anno
abbondante di vita alle spalle, Android TV sembra una
piattaforma che non interessa né agli sviluppatori né
a Google, probabilmente per lo stesso motivo, ovve‑
ro l’impossibilità di monetizzare. Le app presenti sullo
store sono poche, pochissime se si guarda a cosa è
stato fatto in un anno per Apple TV, e ancora mancano
moltissime applicazioni di carattere “locale”: di italiano
troviamo solo l’app della Rai, Infinity, Chili e Wuaki TV,
con l’aggiunta di Netflix che è internazionale. Ci sono
molti giochi, i più interessanti a pagamento, ci sono
app di streaming come la classica YouTube e l’utile VLC
come video player, ma se si cerca qualcosa in più non
rimane che affidarsi alla utile funzione “Cast”, che per‑
mette di usare il TV come schermo per app compatibili
Chromecast gestite da smartphone o tablet.
Doppio tuner e 3D, ma senza occhiali
Completissimo l’impianto tuner del TV: a bordo trovia‑
mo tuner DVB-T2 e DVB-S2, entrambi accompagnati
da un decoder multistandard che permette anche di
ricevere le trasmissioni 4K con HEVC. Non manca ov‑
viamente il supporto CAM, sia Premium che Tivu Sat.
L’applicazione TV in certi frangenti è leggermente lenta
nel cambio canale e nello zapping, anche se rispetto
a quanto visto lo scorso anno siamo davanti ad una
situazione decisamente migliore. Il cuore del sistema
di processamento dell’immagine è il processore X1 4K
con X-Reality Pro, un processore che lavora davvero
bene sull’upscaling dei contenuti SD e HD, sulla ridu‑
zione del rumore e degli artefatti di compressione e
sulla compensazione del moto, con il Motion Flow con‑
figurabile su diversi livelli.
L’unica impostazione che riesce a gestire un buon livel‑
lo di definizione in movimento senza snaturare la tipica
cadenza cinematografica è “nitido”, ma il purista po‑
trebbe anche scegliere di spegnere del tutto il Motion
Flow insieme agli altri filtri presenti. Buono il player USB
e DLNA interno, e se il secondo difficilmente tradisce il
primo ci ha dato qualche problema con alcuni hard disk
esterni carichi di file, con una lentezza eccessiva nel
browsing tra le cartelle e i contenuti. In ogni caso il TV
riproduce quasi ogni tipo di file, HEVC inclusi.
Sony mantiene la compatibilità con il 3D, ma gli oc‑
chiali non sono inclusi, e riesce ad offrire un input lag
decisamente basso (35 ms) in game mode. Una nota
infine relativa ai consumi: il TV è un classe B perché
con il profilo di default consuma circa 180 watt, tutta‑
via calibrato consuma molto meno, 77 watt. Nel caso
di riproduzione HDR la luminosità del pannello porta
il consumo a livelli che toccano anche i 200 watt, ,a
siamo davanti a situazioni sporadiche. Da segnalare
che Android resta in uno stato di stand by “hibernate”
per circa 4 ore dallo spegnimento, e in quelle 4 ore
consuma 24 watt. Lo stand-by totale arriva dopo, ma
il “resume” poi richiede il booting di Android che non
è particolarmente rapido: l’immagine TV arriva subito,
per le app si devono aspettare un po’ di secondi.
Edge LED spremuto al massimo
Il nuovo XD93 vuole essere la maggiore espressione
della tecnologia Edge LED, e proprio per questo Sony
ha messo in pista una nuova tecnologia chiamata Slim
Backlight Drive che sfrutta due guide luminose separa‑
te per gestire meglio le zone cercando di raggiungere
con l’Edge LED i benefici di una retroilluminazione Full
LED. Out of the box il TV viene proposto con un pro‑

segue a pagina 34 
torna al sommario
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TV E VIDEO Abbiamo misurato il consumo di un TV in modalità standard e in modalità HDR
L’HDR si vede meglio, ma consuma di più
Dai circa 75 watt della visione standard si arriva anche a picchi di 220 watt nel caso di HDR
L’
di Roberto PEZZALI
HDR promette immagine realisti‑
che nei colori e nella dinamica,
con luci capaci di “abbagliare” e
dettagli fino ad oggi impensabili. Per
ottenere i risultati che la nuova tecnolo‑
gia promette, oltre che di un pannello a
10 bit, serve anche un televisore dotato
di una retroilluminazione capace di spin‑
gere la luminosità di picco del pannello
fino a 1000 nits, e come tutti sanno è
proprio la luminosità dello schermo a
impattare sui consumi di un televisore.
Ci siamo così chiesti: quanto consuma in
più la visione di un film o di una serie TV
in HDR rispetto alla stessa serie in HD?
Abbiamo fattouna prova con Netflix e il
TV Sony XD93: wattmetro alla mano ab‑
biamo misurato il consumo con la visio‑
ne di un episodio di Marco Polo in HD e
dello stesso episodio in 4K HDR.
Il risultato non sconvolge ma colpisce:
il TV consuma il
50% in più moda‑
lità HDR rispetto
alla visione HD con
profilo calibrato,
dai 70 Watt di base
a momenti dove si
toccano anche i
220 watt di picco.
Se il consumo in
modalità standard
è costante, in mo‑
dalità HDR varia
a seconda della
quantità di bianco presente nelle scene,
come è giusto che sia. Ecco il grafico che
mostra l’andamento dei consumi nelle
modalità standard e HDR.
Nel complesso il consumo medio è di 110
Watt nel caso dell’HDR e di 72,62 watt
con la clip SDR, che equivalgono a 99,43
Wh e 65,6 Wh. Una nota: non abbiamo
TEST
Sony XD93
segue Da pagina 33 

filo d’immagine standard che è come sempre la cosa
più lontana possibile da una immagine ben calibrata
e cromaticamente corretta. Sony, come tutti gli altri
produttori, sfoggia colori vivaci e saturi, una luminosi‑
tà decisamente elevata e una buona dose di filtri per
creare un’immagine che sicuramente attira il cliente di
un negozio ma che vista a casa, seduta sul divano, non
è minimamente vicina alla realtà.
Per fortuna basta poco per cambiare impostazione, e
i due profili Cinema Pro e Cinema Home sono già un
buon punto di partenza per una visione di qualità al
buio o in ambiente illuminato.
Il pannello è simile a quello usato sui TV del scorso
anno, si tratta di un pannello LCD a 10-bit AMVA pro‑
dotto da AUO con un filtro frontale glossy che contri‑
buisce in modo deciso ad abbassare il livello del nero
quando siamo seduti perfettamente frontali rispetto al
TV, ma che non riesce ad abbattere del tutto i riflessi.
Spostandoci leggermente il filtro abbatte luminosità e
contrasto, penalizzando leggermente la qualità di visio‑
ne. Il nuovo sistema di dimming, regolabile su tre livelli,
funziona abbastanza bene e riesce effettivamente a
gestire le zone in modo simile ad un Full LED: utilizzan‑
do un piccolo “quadratino bianco” che si muove sullo
schermo abbiamo identificato 32 zone, con una griglia
di 4 x 8. Lo Slim Backlight Drive in ogni caso non riesce
a definire la zona bene come un vero Full LED, e un
leggero blooming attorno alle zone ad alto contrasto
(titoli di testa su fondo nero ad esempio) lo si avver‑
te. La retroilluminazione del TV è laterale, come si può
torna al sommario
potuto fare il confronto diretto tra 4K
HDR e 4K non HDR perché il TV Sony
con Netflix non permette di disattivare
il profilo HDR, quindi non escludiamo a
priori la possibilità che il processamento
del 4K possa influire in qualche modo
sul maggior consumo, seppur in forma
minima.
vedere dallo scatto con camera
termica, e parte del calore è con‑
centrato ovviamente anche nella
parte centrale per la presenza
dell’elettronica di controllo.
Non migliora moltissimo rispet‑
to ai prodotti dello scorso anno
l’uniformità del pannello: qui la
questione varia da esemplare
a esemplare, ma nel prodotto
da noi provato in determinate
situazioni si può avvertire una
uniformità non impeccabile. Il
profilo Cinema Pro con qualche
piccolo aggiustamento sui colori
si dimostra una base di partenza
perfetta per una visione di qualità. Dai modelli dello
scorso anno come abbiamo già detto questo TV ere‑
dita lo stesso processore d’immagine migliorato nel
software, e se c’è una cosa dove Sony si mantiene su
livelli altissimi è il processamento dei segnali e l’upsca‑
ling che difficilmente tradiscono. Nel complesso il TV
mette in mostra una buonissima resa con ogni tipo di
segnale, dal blu-ray al 4K per arrivare allo streaming,
ma è evidente che siamo davanti ormai ad una sorta di
muro che nessun produttore riesce a scavalcare. Co‑
lori, luminosità e definizione ci sono, ma il contrasto e i
dettagli sulle basse luci non sono paragonabili a quelli
che si ottengono con un OLED e restano evidenti i pic‑
coli problemi dei pannelli LCD, dal clouding alla scarsa
uniformità, qui probabilmente resa ancora più evidente
da un pannello tirato al limite.
Una nota a parte merita l’HDR, che è un po’ la novità
TV E VIDEO
Samsung
Niente OLED
nel 2017
Niente TV OLED: il presidente della
divisione TV di Samsung assicura
che la gamma TV del prossimo anno
sarà ancora basata su tecnologia
LCD Quantum Dots. Kim Hyun-seok
ha parlato di piccoli progressi nella
produzione di TV OLED, ma la tecnologia è ancora difficile da produrre e
soprattutto incapace di raggiungere
prezzi popolari in breve tempo. Caratteristiche che invece sembrano avere
i pannelli LCD con filtro Quantum
Dot. Samsung è fiduciosa che, con
qualche accorgimento produttivo, si
riuscirà a breve a raggiungere con un
LCD la stessa qualità di un OLED, e
questo senza problemi e con costi più
competitivi. Samsung lascierà davvero terreno libero a LG, che con gli
OLED sta facendo un ottimo lavoro?
Difficile da credere. È più facile che
voglia proteggere la nuova gamma
Quantum Dot LED in arrivo.
del momento: è senza dubbio un passo avanti rispetto
alla visione normale, ma crediamo che nonostante gli
sforzi fatti da Sony per riuscire a gestire il local dim‑
ming con una tecnologia comunque innovativa sia im‑
possibile ad oggi ottenere un risultato eccellente con
una luminosità di picco di 1000 nits e soprattutto con
la tecnologia edge led. Il livello del nero di un TV Edge
LED nelle scene luminose è comunque troppo alto per
poter esprimere un livello di dinamica tale da lasciar‑
ci a bocca aperta e 32 zone sono davvero poche se
si vogliono esaltare dettagli anche piccoli, come una
lampadina o una scintilla. Un TV Full LED, come il 75”
della stessa serie, è sicuramente più efficace e proprio
per questo che è davvero interessato all’HDR farebbe
bene ad attendere l’arrivo di un modello Full LED più
piccolo. Sony ha già mostrato un prototipo, e potrebbe
uscire nella seconda parte dell’anno.
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST Abbiamo provato il nuovo eBook reader di Amazon con la consapevolezza che, pur con diversi pregi, 349 euro sono tanti
Kindle Oasis, l’eBook da sogno anche nel prezzo
Il reader di Amazon è quanto di meglio si possa desiderare per leggere i libri in formato digitale: leggerissimo e un’autonomia super
di Roberto PEZZALI
i possono spendere 350 euro per un eBook rea‑
der? Amazon è convinta di sì, e non ha badato a
spese quando si è trattato di progettare Kindle
Oasis, l’ultimo membro della più nota e numerosa fami‑
glia di lettori al mondo. Si potrebbe pensare che è follia
pura proporre un lettore a questo prezzo, nel momento
in cui scriviamo Amazon non è in grado di consegnare il prodotto per le “grandi richieste ricevute.” Solo
per la versione con custodia nera la consegna è ini‑
ziata il 7 maggio, per le altre due versioni (bordeaux e
noce) servono dai due ai quattro mesi. Oscilla, invece,
tra giugno e luglio la disponibilità della versione solo
Wi-Fi, che costa un po’ meno, 289 euro. Kindle Oasis
è costruito attorno alle stesso schermo e-ink da 6” del
Kindle Voyage, ma rispetto agli eBook classici cambia
totalmente il design, con un corpo asimmetrico legge‑
rissimo e sottile che si incastra in una cover batteria per
garantire un’autonomia di lettura enorme, mesi invece
che settimane.
S
Una forma particolare per usarlo
con una mano

Solo 133 grammi di peso e 3,4 mm di spessore mini‑
mo sono un ottimo biglietto da visita, ma la prima cosa
che si nota quando si guarda al nuovo Oasis è la forma
strana, tendente al quadrato, che fa apparire lo scher‑
mo ancora più piccolo di quello che in realtà è. Se gli
eBook reader tradizionali hanno la forma di un libro e
sono fatti per essere impugnati con due mani, l’Oasis
nasce per poter essere impugnato con una mano sola,
sinistra o destra non importa. Il peso della batteria,
spostato sul lato, concentra, infatti, il baricentro verso il
polso, e trattandosi di soli 130 grammi di peso si riesce
a tenere in mano l’Oasis senza sentire la minima fati‑
ca neppure dopo un’ora di lettura. Sempre nell’ottica
di migliorare l’ergonomia, ci sono piaciuti molto i due
bottoni fisici per il salto di pagina inseriti nella cornice
a portata di pollice, molto più pratici del touch nell’uso
a una mano. L’altra novità di Oasis, oltre alla forma, è la
custodia, che si accoppia saldamente al reader tramite
dodici magneti e all’interno integra anche una batteria
supplementare, capace di caricarsi insieme al reader
stesso e in grado di fornire un’autonomia di lettura di
svariati mesi. Il battery pack integrato ricarica la bat‑
torna al sommario
video
lab
teria principale quando custodia ed eReader sono
uniti, un’idea semplice che fa comunque sorridere: in
un mondo dove l’autonomia media dei dispositivi è di
un giorno, Amazon si preoccupa di aumentare di mesi
l’autonomia dell’unico prodotto che non ha mai ricevu‑
to critiche sotto questo punto di vista. Forse, ma questo
è soggettivo, sarebbe stato meglio aumentare un po’ la
dimensione dello schermo, perché Oasis usa lo stesso
schermo e-ink Carta da 6” usato anche sul Voyage, e
con l’ultimo arrivato Amazon si ritrova in casa esclusi‑
vamente modelli da 6”, partendo dall’entry level Kindle
da 69 euro per arrivare al costoso Oasis. Sicuri che un
7.5” non interessi a nessuno? Purtroppo il mondo de‑
gli schermi e-ink è in mano a un’azienda sola e questo
monopolio non aiuta: i prezzi dei pannelli restano co‑
stosissimi rispetto a un normale LCD e uno schermo di
grandi dimensioni farebbe schizzare alle stelle il prez‑
zo del prodotto finale. Dimensioni a parte lo schermo
‘Carta’ dell’Oasis è quanto di meglio si possa trovare
oggi sul mercato come definizione, qualità di lettura,
angolo di visione e uniformità di illuminazione, tuttavia
sarebbe assurdo dire che ci sono enormi differenze tra
questo schermo e quello, sempre da 300 ppi, del Kin‑
dle Paperwhite. Per completare il discorso legato alla
parte hardware siamo rimasti colpiti dalla robustezza
del prodotto, con la parte sottile abbastanza difficile da
flettere e il rivestimento frontale robusto, antigraffio e
anti caduta. All’interno ci sono 4 GB di memoria per i
libri, per qualcuno potrebbero essere pochi ma la ver‑
sione 3G che stiamo provando ha connessione inclusa
illimitata da ogni parte del mondo, quindi basta lasciare
i PDF o i libri sul cloud per poi scaricarli quando serve.
In ogni caso, trattandosi di libri, per riempire 4 GB di
memoria servono parecchi libri. Due a nostro avviso
le mancanze del nuovo Oasis: la prima è l’assenza del
caricatore, ed è vero che tutti ormai ne hanno uno ma è
anche vero che su un prodotto così costoso vederselo
proporre da Amazon come “optional” a 19,99 euro non
è bellissimo, la seconda è un piccolo gap tra il vetro
e lo chassis, una frazione di millimetro che potrebbe
riempirsi di sporco. Una nota anche sulla cover in pelle
di qualità: la cover ha la funzione di proteggere il di‑
spositivo, ed effettivamente la cover batteria dell’Oasis
svolge egregiamente il suo compito, tuttavia la finitura
in pelle è decisamente delicata, e dopo qualche mese
il suo aspetto potrebbe essere molto “vissuto”. Possibi‑
le che questa sia una scelta, per dare un tocco “analo‑
gico” a un prodotto con anima digitale.
La miglior Kindle Experience
che si possa sperimentare
Probabilmente non ha senso comprare questo model‑
lo quando c’è un ottimo Paperwhite che a 109 euro
(169 la versione 3G) offre praticamente le stesse cose.
Pensandoci bene i 200 euro risparmiati sono almeno
20 libri da leggere o 20 mesi di abbonamento a Kindle
Unlimited, ma è anche vero che l’Oasis è un prodotto
unico per praticità, leggerezza ed esperienza. Nessuno
dice di comprare Oasis, Amazon ha in gamma lettori
per tutte le tasche e ognuno può scegliere il suo anche
in base alla disponibilità economica, quel che è certo è
che con Oasis si prende il meglio che oggi c’è in giro.
Lato software non cambia nulla, l’interfaccia Kindle è
sempre quella (con i suoi pregi e i suoi difetti), e anche
sulla lettura pura tra un Voyage e un Oasis non cambia
molto, ma la praticità e la cover integrata con batteria
sono un plus non da poco per chi legge tanto. Certo, se
solo lo schermo fosse stato un po’ più grande…
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST HTC si prepara a lanciare il suo nuovo smartphone top di gamma, promette importanti miglioramenti in ogni direzione
HTC 10 migliora in tutto, ma manca “la scintilla”
Lo smartphone HTC da un taglio alla personalizzazione per assomigliare ad Android stock. Si può ordinare sul sito di HTC
H
di Roberto PEZZALI
TC ha sempre puntato sulla massima qualità,
spesso proposta a prezzi poco popolari, e tante
volte ha anche fatto scelte discutibili alla ricer‑
ca dell’elemento o della particolarità che potesse, in
qualche modo, far decollare le vendite. L’HTC 10 che ci
troviamo tra le mani, invece, rinnega praticamente ogni
cosa che HTC ha fatto fino ad ora e allo stesso tempo
va totalmente controcorrente rispetto al mercato, rinun‑
ciando all’elemento distintivo per andare a riscoprire la
qualità in ogni singolo aspetto del prodotto. Galaxy S7
Edge verrà ricordato per lo schermo curvo, il G5 per la
modularità e la fotocamera grandangolare, il Huawei
P9 per la camera B&W ingegnerizzata con Leica, ma
se dovessimo dire quale elemento rende unico questo
HTC 10 proprio non lo ne viene in mente uno. Segni
particolari nessuno quindi, ma ogni singolo aspetto
è stato curato per realizzare quello che non solo è il
miglior smartphone realizzato da HTC, ma è anche lo
smartphone che più di ogni altro interpreta al meglio
l’esperienza Android, eccezione fatta per i Nexus.
Si parte con la scocca
Come sempre è robustissima
Il nuovo HTC 10 è un mix di influenze per quanto ri‑
guarda la linea: davanti sembra un HTC A9, mentre
il retro assomiglia a quello di un HTC One con alcuni
tratti particolari come la stondatura dei bordi. Una cosa
è certa: l’HTC 10 non è particolarmente fotogenico,
perché visto dal vivo non solo è più bello, ma offre an‑
che una sensazione di solidità che la foto non riesce
a trasmettere. Il contatto con il freddo corpo unibody
non tradisce la provenienza dei materiali, puro estruso
di alluminio, e lo stesso peso superiore alla media offre
una sensazione di solidità e robustezza che altri smar‑
tphone non riescono a dare. Il trattamento posteriore
rende la superficie molto scivolosa, ma la stondatura a
due livelli aiuta a mantenere una presa salda. Sembra
ormai una costante la protuberanza posteriore della
fotocamera: se in un Galaxy S7 spesso pochi millimetri
proprio non si poteva evitare, nell’HTC 10 probabilmen‑
te una lente a filo si riusciva anche a mettere. Restano
video
lab
alcuni elementi già visti anche su altri modelli HTC: jack
per le cuffie nella zona superiore, sensore biometrico
a portata di pollice sotto lo schermo, slot per card mi‑
croSD e nella parte bassa speaker audio e connettore
USB Type C. La presenza dell’USB Type C è un bene
e un male allo stesso tempo, perché ancora non è fa‑
cile reperire con facilità un cavo di questo tipo e siamo
costretti a tenerne uno sempre con noi. Che diventerà
lo standard del futuro non ci sono dubbi, ma forse era
meglio spingere la sua diffusione su dispositivi che non
necessitavano di carica costante lasciando gli smar‑
tphone alla fine. Lati negativi il posizionamento dei due
tasti touch di fianco al tasto home, piccoli e posti un
po’ troppo verso il basso per poter essere raggiunti
facilmente con il pollice: andavano messi qualche mil‑
limetro più il alto.
La qualità audio fa un passo in avanti
Lo speaker monofonico potrebbe sembrare un passo
indietro rispetto ai diffusori stereo BoomSound che
HTC ha usato sui modelli precedenti, ma la pressione
sonora è adeguata e la qualità (due le modalità sele‑
zionabili) non è affatto male. HTC si inventa addirittura
una cosa unica: il diffusore è uno speaker a due via
con amplificazione separata per woofer e tweeter,
dove il tweeter è lo speaker auricolare sopra il display
e il woofer quello ricavato nella parte inferiore. C’è un
miglioramento, ma un diffusore per suonare bene ha
bisogno di una cassa di risonanza adeguata e di tra‑
sduttori di dimensioni adeguate, cose che in uno smar‑
tphone non possono esistere. In ogni caso anche il mi‑
glior altoparlante interno di uno smartphone non può
competere con il peggior speaker esterno Bluetooth,
quindi se si vuole ascoltare la musica è indispensabile
dotarsi di un diffusore esterno.
Resta l’alternativa cuffie e qui HTC ha fatto un lavoro
egregio: inserendo le cuffie in dotazione viene attiva‑
ta una modalità d’ascolto particolare, con una curva di
calibrazione che l’utente costruisce in base alle sue
capacità acustiche. Questo, abbinato all’ottimo DAC
audio a 24 bit e agli auricolari in dotazione di buonis‑
sima qualità, permette di usare l’HTC 10 come ottimo
player audio musicale, mantenendo intatta una tradi‑
zione HTC che dura ormai da anni. Di default non è
però installato alcun player audio, dev’essere l’utente
a scegliere un buon prodotto da Google Play. Noi con‑
sigliamo la versione Pro di PowerAmp, ma ci molte altre
ottime soluzioni. Paradossalmente l’app Musica di HTC
è una delle poche che non è ancora stata messa sul
Play Store da scaricare, peccato.
Lo schermo migliora
La dimensione è giusta
HTC ha dotato il suo nuovo top di gamma di uno
schermo da 5.2” definito Super LCD 5: tralasciando
il marketing dietro a queste sigle ci troviamo di fronte
ad un buon schermo LCD con risoluzione QuadHD
da 1440 x 2560 pixel di risoluzione. La denominazio‑

segue a pagina 37 
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n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST
HTC 10
segue Da pagina 36 
ne “Super 5” dovrebbe far riferimento ad un tipo di
schermo dove è stata eliminato il gap tra vetro, tou‑
ch e pannello, ma ormai quasi tutti gli schermi degli
smartphone sono gapless.
Ottima la reattività del touch, buono l’angolo di visio‑
ne e abbastanza accurati i colori. Nel menu di control‑
lo è possibile scegliere tra un più vivace profilo “Vivid”
e un più corretto sRGB, con possibilità di andare a re‑
golare la temperatura colore del bianco. La luminosità
misurata in laboratorio è di 364 cd/m2, con il livello
del nero di 0,23 cd/m2. Da segnalare la temperatura
del bianco che varia leggermente al variare dell’an‑
golo di visione e uno schermo che proprio non è im‑
mune alle impronte. Non è il miglior schermo visto su
uno smartphone, ma in modalità sRGB ha una buona
fedeltà con un Delta E medio relativamente basso, e
onestamente su uno smartphone non serve altro.
Potenza da vendere, altro non serve
Il cuore del nuovo HTC 10 è lo Snapdragon 820 con
4 GB di memoria e 32 GB di storage, 23 GB dei quali
liberi per l’utente. Inutile dire che ormai siamo arrivati
ad un punto dove le prestazioni offerte dai vari pro‑
cessori sono più che sufficienti per gestire al meglio
ogni tipo di applicazione mobile, se proprio ci sono
problemi la colpa andrebbe cercata in chi ha scritto
certe app. Uno smartphone, sebbene qualcuno voglia
farci credere che è potente quanto una console, non
è fatto per giocare tutto il giorno e non deve neppure
fare calcoli di fisica quantistica, deve essere fluido,
veloce nel far girare app e interfaccia e rispondere
in modo reattivo ad ogni comando. HTC 10 è veloce,
davvero veloce, e i 4 GB di memoria sono più che
sufficienti per gestire una interfaccia HTC Sense che
ha subito una dieta dimagrante da assomigliare più a
Android stock che ad una interfaccia custom.
HTC migliora anche nella velocità di accesso allo
storage: i 32 GB di memoria SanDisk di nuova gene‑
razione garantiscono circa 260 MB/s in lettura, e ci
troviamo davanti ai livelli più alti mai riscontrati utiliz‑
zando una interfaccia e.MMC 5.1. Va detto comunque
che iPhone e Galaxy S7 sotto questo punto di vista
sono decisamente più veloci, quasi il doppio nel caso
del Galaxy S7.
L’autonomia non delude (se usato bene)
HTC 10 ha all’interno una batteria da 3000 mAh che ci
ha permesso di arrivare alla fine della giornata senza
badare troppo all’utilizzo, e questo forse è l’elemento
più importante, ma è chiaro che questa non è una indi‑
cazione che va bene per tutti. Come sempre ci tenia‑
mo a ribadire che sono troppi i fattori che influenzano
la durata della batteria: oltre all’uso che ognuno fa del
telefono vanno considerati tantissimi fattori. Possia‑
mo comunque dire che l’HTC 10 liscio (quindi niente
Whatsapp, Facebook e Twitter) di autonomia ne ha da
vendere; è chiaro che poi sta all’utente trovare il mix
migliore per arrivare a fine giornata senza affanno.
Da segnalare la possibilità di fruire del QuickChar‑
ge 3: utilizzando un caricatore predisposto tramite
USB Type C lo smartphone è in grado di ricaricarsi
un pochissimo tempo, da zero al 50% circa in meno
di 30 minuti (27), Teoricamente una soluzione simile
sarebbe in contrasto con la guidelines dell’USB Type
C, ma la questione è puramente politica e non tecni‑
ca: il QuickCharge 3 è fuori standard, ma funziona. Da
segnalare comunque che con QuickCharge 3 e USB
Type C dobbiamo portare con noi non solo il cavo ma
pure il caricabatterie.
HTC Sense sembra Android
Non tutti apprezzerano questa scelta
HTC da anni ci ha abituato alla sua ottima interfac‑
cia Sense, ma questa volta su HTC 10 ha voluto stra‑
volgere le carte in tavola. L’aspetto più curioso della
nuova interfaccia è la presenza di una singola appli‑
cazione per ogni cosa e (non per scelta di HTC) in
molti casi siamo davanti ad app Google. Difficile dire
se è un bene o un male, quel che è certo è che è
fastidioso trovarsi applicazioni doppie, come nel caso
del Galaxy S7, e non potendo HTC eliminare quelle
di Google ha preferito mettere le sue sul Play Store
lasciando a ciascuno la possibilità di scelta. A bordo
troviamo solo alcuni strumenti come una nuova uti‑
lity di ottimizzazione dello smartphone, il gestore di
temi e l’editor video Zoe, oltre ovviamente all’app ca‑
mera personalizzata, e aprendo una di queste app si
apprezza non solo la scelta di HTC di mantenere lo
smartphone “pulito” ma anche di unificare il look &
feel seguendo i dettami imposti dal Material Design.
Nessuno lo avrebbe mai immaginato qualche anno fa,
ma ci troviamo davanti ad una sorta di Android stock
leggermente migliorato e ottimizzato, ma con una
interfaccia e una esperienza utente coerente nella
grafica e nelle funzionalità. Gli orfani di HTC Sense
piangeranno questa scelta, chi invece adora Android
senza orpelli sarà felice di scoprire che il sistema ope‑
rativo di Android non era ancora perfetto come crede‑
va e che HTC è riuscita a fare qualche piccola modi‑
fica che da ancora più “senso” ad Android stesso. Da
segnalare come nota positiva l’aggiunta di AirPlay ai
protocolli gestiti da HTC Connect: HTC 10 può nativa‑
mente inviare audio e video a dispositivi compatibili
con il protocollo Apple.
La fotocamera è ancora work in progress
Prima di affrontare la parte software è giusto ricordare
HTC 10 per la doppia fotocamera stabilizzata, con la
camera frontale che viene anche stabilizzata per gua‑
dagnare 3 stop in condizioni di luminosità critica.
La camera frontale è un modulo da 5 Megapixel abbi‑

segue a pagina 38 
torna al sommario
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST
HTC 10
segue Da pagina 37 
L’interfaccia della fotocamera di HTC 10
nato ad una lente stabilizzata F1.8 da 23 mm, mentre
quella posteriore è un modulo da 12 Megapixel con
lente stabilizzata sempre F.18 ma 26 mm di focale.
HTC definisce questo sensore UltraPixel 2, ma mol‑
to probabilmente siamo davanti ad un Sony IMX 377
con fotodiodi da 1.55 μm: i produttori di smartpho‑
ne hanno trovato nei 12 megapixel il bilanciamento
perfetto tra risoluzione, gamma dinamica e resa sulle
basse luci, e per questa generazione di sensori Sony
ha dato loro un prodotto davvero eccezionale su cui
lavorare.
Il software di gestione e di scatto è abbastanza sem‑
plice, tuttavia sotto la tendina a scomparsa sono di‑
sponibili una serie di modalità di scatto avanzate tra
le quali troviamo anche la modalità “pro” che permet‑
te di scattare in RAW (insieme al jpeg) e di regolare
alcuni parametri di scatto come i tempi (curiosamente
indicati con l’icona del diaframma). Riteniamo la mo‑
dalità “pro” superflua su uno smartphone, così come
è superfluo il flash truetone sul retro: una sorgente di
luce puntiforme crea più danni che altro. Inoltre la ge‑
stione dei tempi di scatto è utile solo la sera se si vuo‑
le scattare a bassi ISO su un treppiedi o su un appog‑
gio, perché di giorno è impossibile scattare con un
tempo di posa elevato per foto a “effetto”: l’apertura
della lente fissa non lo consente e pensare di usare
un filtro ND su uno smartphone è pura follia. Buono
l’apporto del sensore laser per la messa a fuoco di
soggetti ravvicinati, non immediata però la messa a
fuoco generale: Galaxy S7 è molto più rapido con il
suo sensore DualPixel.
La fotocamera è sicuramente migliore di quella uti‑
La foto più contrastata è il Jpeg, quella “chiara” sovrapposta è il RAW. Oltre a essere poco bilanciato
(richiede molta postproduzione) mancano dei pixel. Inspiegabile
lizzata sui modelli precedenti ma a nostro avviso c’è
ancora tanto lavoro da fare: lo smartphone con il vec‑
chio software tendeva a sottoesporre leggermente,
ora tende a sovraesporre. Quello che vediamo poi
nel display non corrisponde poi allo scatto effetti‑
vamente salvato dalla fotocamera, perché in fase di
post processing cambiano radicalmente luci e om‑
bre. Un po’ la stessa cosa che succede con il RAW:
il file salvato dall’HTC 10 in modalità Pro dev’essere
pesantemente lavorato per poter raggiungere un li‑
vello di bilanciamento accettabile, agendo su curve,
contrasto, luci, ombre e esposizione.
Abbiamo riscontrato una chiara difficoltà nella ge‑
stione di alcune tonalità di rosso, e la foto qui sotto
scattata anche con un iPhone mette in luce la cosa:
la prima foto è quella dell’HTC 10. Inoltre è evidente
come HTC carichi molto la saturazione.
Dulcis in fundo il “giallo”: pensavamo di averle viste
tutte ma HTC ci mette di fronte ad un dilemma: il Jpeg

A sinistra una foto scattata con HTC 10, a destra quella scattata con iPhone 6S
torna al sommario
creato dall’HTC 10 è più grande del RAW. Il file RAW
è il dato grezzo che esce dal sensore, e il file salvato
dall’HTC 10 è da 3883 x 2939. Il Jpeg, paradossal‑
mente, è da 4000 x 3000, ha dei pixel in più. Questo
va contro ogni logica è onestamente non sappiamo
cosa pensare se non che il RAW non è il vero RAW.
HTC ha senza dubbio migliorato il comparto hard‑
ware della fotocamera, ma serve ancora qualche ag‑
giornamento per poter raggiungere il livello di altri
smartphone: come abbiamo detto Sony ha messo a
disposizione di tutti ottimo materiale, ma il software
riveste ormai un ruolo troppo importante nel work‑
flow di gestione dell’immagine su uno smartphone.
HTC 10 telefona pure. Ma dove si compra?
L’HTC 10 può anche telefonare. Fa sorridere ma spes‑
so si tralascia il fatto che lo smartphone nasce come
telefono, e HTC mette in pista una buona ricezione
nonostante il corpo in metallo e una chiamata audio
di qualità, con una buona riduzione di rumore grazie
ad un piccolo microfono sul retro e un audio in cap‑
sula abbastanza chiaro. Resta a questo punto un ulti‑
mo punto da chiarire, anzi due: il primo è il prezzo, il
secondo è capire dove si può acquistare questo HTC
10. Il listino sarebbe di 799 euro, ma al momento si
può solo effettuare il pre-ordine sul sito e il prezzo
di listino esposto in questo caso, per ognuna delle
tre finiture, è di 749 euro. L’acquisto online sembra
essere al momento l’unica via, perché la filiale italia‑
na di HTC ha chiuso e non siamo a conoscenza di
distributori o di partnership con catene per portare il
prodotto nei negozi. L’uscita è prevista comunque per
metà maggio, e siamo certi che nel frattempo HTC ri‑
lascerà ancora qualche aggiornamento per migliorare
e ottimizzare ulteriormente il software.
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TEST Aquaris X5 è uno smartphone di fascia media che ha le carte in regola per sfidare i colossi asiatici. L’abbiamo provato
BQ Aquaris X5: tutta la libertà di Cyanogen OS
Sottile design, dual sim 4G e autonomia superiore alla media sono gli aspetti con cui la spagnola BQ si presenta ai consumatori
di Andrea ZUFFI
l produttore spagnolo BQ ha lanciato una versione
del proprio smartphone di punta, Aquaris X5, che
si differenzia per la presenza del sistema operativo
Cyanogen, come alternativa ad Android. Abbiamo pro‑
vato Aquaris X5 Cyanogen Edition, un dispositivo di fa‑
scia media da 249 euro nella versione da 16 GB caratte‑
rizzato da un display da 5 pollici a risoluzione HD 1280
x 720 pixel e densita di 294 ppi. Il processore è uno
Snapdragon 412 quad core a 1,4 GHz con 2 GB di RAM.
La fotocamera principale è da 13 Mpx mentre quella se‑
condaria arriva a 5 Mpx, entrambe dotate di flash LED.
Aquaris X5 dispone di connettività LTE, Wi-Fi b/g/n e
Bluetooth 4.0; antenna GPS + Glonass e radio FM sono
integrate ma manca il chip NFC. Si tratta di specifiche
non proprio “premium” ma che hanno permesso agli
ingegneri di BQ di realizzare un terminale dall’ottimo
bilanciamento tra qualità, prestazioni, autonomia della
batteria e prezzo. Da non sottovalutare poi la garanzia
di 5 anni offerta dal produttore BQ, giovane azienda
spagnola fondata a Madrid nel 2010 da sei compagni
di università e che oggi ha in organico oltre 1.300 per‑
sone. BQ ha varcato i confini della penisola iberica e si
sta facendo apprezzare per la capacità di accentrare in
Europa il know-how per la progettazione e lo sviluppo
di tablet, smartphone, stampanti 3D e kit di elettronica
e robotica a scopo didattico.
I
User Experience al massimo
Aquaris X5 Cyanogen Edition è il primo degli smart‑
phone di BQ con scocca in alluminio anodizzato e
policarbonato, le cui parti sono unite tramite un pro‑
cesso di stampaggio particolare (DIE Casting e Nano
Molding) che non prevede l’utilizzo di viti o collanti. Il
risultato è un dispositivo robusto ed elegante, con un
bel design frontale, spessore di 7,5 mm, bordi ai lati del
video
249,90l€
ab
BQ Aquaris X5
UN BUON DISPOSITIVO, MA NON UN CAMERA-PHONE
Tirando le somme, Aquaris X5 Cyanogen Edition è la dimostrazione che anche in Europa si possono progettare e realizzare smartphone di
elevata qualità a costi non eccessivi. Probabilmente le economia di scala degli stabilimenti asiatici sono per il momento una chimera per BQ,
ma questo terminale è un ottimo esempio di prodotto con una specifica identità in termini di design, qualità costruttiva e performance. La
scelta di puntare su un OS che si discosti dal solito Android stock è un vantaggio per l’utente finale, che può così contare su aggiornamenti
più frequenti e un livello di personalizzazione molto elevato. Per un buon rapporto qualità/prezzo è possibile acquistare uno smartphone ben
assemblato, con un OS accattivante e con una batteria da 2900 mAh dall’ottima autonomia. Certo qualche rinuncia la si deve fare, accettando
di non avere per le mani un camera-phone e soprattutto accontentandosi di un display con risoluzione a 720p.
7.5
Qualità
7
Longevità
7
Autonomia
COSA CI PIACE Qualità costruttiva
Cyanogen OS
Design
8
Semplicità
8
COSA NON CI PIACE
display estremamente sottili e tasti fisici dalla forma
distintiva. Il peso complessivo è di 148 grammi. Sopra
al pannello touch trovano posto, invece, la fotocame‑
ra frontale con un proprio flash LED, il sensore di luce
e di prossimità e un altro LED per le notifiche. La scoc‑
ca posteriore non removibile in plastica non trattiene
le ditate e fornisce un buon grip, mentre il display non
sembra essere stato sottoposto ad alcun trattamento
oleofobico. Da segnalare che la cornice posteriore
dello smartphone, nel punto di raccordo tra plastica
e alluminio, è sormontata dal profilo di quest’ultimo
con una giustapposizione non perfetta che genera
una sorta di piccolo “scalino”. Ovviamente si tratta di
un profilo non casuale che risulta visivamente molto
accattivante ma a nostro avviso poco confortevole
da impugnare, almeno finché non ci si fa l’abitudine.
Particolarmente apprezzabile per i possessori di due
linee telefoniche il doppio slot per l’inserimento delle
nano SIM (entrambe 4G) separato da quello che ospi‑
ta la schedina di memoria microSD. Caratteristica non
scontata, dato che sono molti i dispositivi dual sim a
condividere lo slot della seconda SIM come alloggia‑
mento alternativo per l’espandere della capacità di
storage. Fin dai primi minuti di utilizzo, dell’Aquaris
X5 si riescono ad apprezzare la fluidità e la reattività.
La sensazione principale è quella di armonia tipica
di un sistema leggero e senza “zavorre”, segno che
D-Factor
8
Prezzo
8
Fotocamera non eccelsa
Display solo HD
l’ottimizzazione software fa emergere il meglio dalle
caratteristiche hardware, di certo non esagerate, del
processore e della RAM con un buon bilanciamento
tra performance e durata della batteria. Apprestando‑
ci a scrivere le impressioni d’uso di questo dispositivo
l’interesse e la curiosità sono ricadute principalmen‑
te sul sistema operativo che lo anima, per cui non
resta che introdurre Cyanogen OS. Sicuramente il
nome ricorda ai più CyanogenMod, una serie di ROM
open-source molto note agli “smanettoni” che serve
a estendere le funzionalità di tutti quei dispositivi per
così dire imprigionati, per volere dei produttori, in ver‑
sioni Android personalizzate una-tantum in fabbrica
e poi abbandonate al loro destino, senza più aggior‑
namenti periodici. Cyanogen OS offre una maggiore
personalizzazione della UI con funzionalità aggiuntive
di ogni tipo, anche per quanto riguarda la sicurezza
e la privacy. BQ sposa la filosofia Cyanogen OS che
permette ai produttori di concentrarsi su hardware e
funzionalità delegando ai creatori del sistema opera‑
tivo lo sviluppo dell’interfaccia grafica, degli upgrade
del firmware e di tutte quelle funzioni di contorno
dell’ecosistema, come temi e icone personalizzate,
app dedicate, funzioni di blocco del telefono e can‑
cellazione dati anche da remoto in seguito a furto o
smarrimento. Sull’esemplare di Acquaris X5 in prova

segue a pagina 40 
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MAGAZINE
TEST
Smartphone BQ Aquaris X5
segue Da pagina 39 
è implementata la versione 12.1 di Cyanogen OS, ba‑
sata su Lollipop 5.1.1. La versione 12.1 è già di per sé
interessante ma si spera possa ricevere presto l’up‑
grade alla 13.0 per la quale saranno disponibili funzio‑
ni come Skype nativo nell’app delle chiamata, aggior‑
namenti social sulla schermata di blocco, il cui refresh
sarà possibile semplicemente agitando il terminale. I
principali risvolti pratici nell’adozione di Cyanogen OS
sono per BQ Aquaris X5 la compatibilità certificata
con il Play Store e i servizi Google senza che vi sia per
l’utente una reale necessità di dipenderne, come ge‑
neralmente avviene per Android. Un altro vantaggio
è la possibilità di
rimuovere tutte le
applicazioni pre-in‑
stallate, compresi i
bloatware, giochini
e servizi vari scel‑
ti dal produttore
e poi inamovibili
dagli utenti che li
ritengono di scar‑
so interesse. Tra
le molte funzio‑
nalità aggiuntive
che arricchiscono
l’esperienza utente
citiamo il servizio
Truecaller integra‑
to nella tastiera te‑
lefonica che identifica le chiamate non desiderate e i
numeri sconosciuti, consentendone il blocco. Il piatto
forte della personalizzazione offerta da Cyanogen OS
è la possibilità di cambiare il tema del dispositivo,
intervenendo su ogni aspetto dell’interazione uomomacchina, comprese le icone e i font, la barra di sta‑
to, i suoni e le immagini del tema. Ci sono veramente
tanti temi sia gratuiti che a pagamento, per tutte le
esigenze. La barra di stato, inoltre, è totalmente rior‑
ganizzabile ed è addirittura possibile intervenire sul
tipo di icona che visualizza il livello della batteria ren‑
dendola grafica, numerica o combinandole insieme.
La personalizzazione non risparmia nemmeno i tasti
fisici che possono essere disabilitati in favore dei loro
corrispondenti su display, con la possibilità di spostarli
a destra o a sinistra quando lo smartphone si trova
in modalità landscape, per favorire l’uso anche agli
utenti mancini. Impossibile poi non notare la partico‑
lare disposizione delle app, visualizzate sotto forma di
lista in ordine alfabetico secondo uno stile che ricorda
Windows Phone, ma molto più spazioso e piacevole
alla vista. Nulla di eclatante sul fronte delle gesture
dove BQ offre sì qualche funzione rapida ma nulla che
non si sia già visto sui dispositivi che montano Android
“classico”. Ci stiamo riferendo, ad esempio, al doppio
tap per sbloccare lo schermo quando in stand-by e
allo stesso doppio tap nell’area delle notifiche per
compiere l’operazione inversa, cioè mettere il siste‑
ma in stato di sospensione. Quando il display è attivo
basta far scivolare il un dito sulla barra di stato per
aumentare o diminuire la luminosità del display. Uno
dei punti di forza di questo smartphone è senza om‑
bra di dubbio la riproduzione audio. Grazie all’applica‑
zione AudioFX integrata in Cyanogen OS, il telefono
offre audio ottimizzato per l’ascolto in alta qualità di
musica 24-bit Lossless, con aggiunta di bassi potenti,
riverbero ed effetto surround. Il telefono è addirittura
compatibile con Dolby Atmos e il risultato finale - te‑
nuto conto di tutti i limiti di un dispositivo del genere
- è notevole. Rimanendo sullo speaker va purtroppo
segnalato che impugnando il dispositivo in modalità
landscape per guardare un video o per una sessione
di gaming si copre inevitabilmente con le dita l’area
della cover posteriore in cui lo speaker è posizionato,
attenuando quasi completamente la pressione sonora.
Probabilmente i progettisti hanno lavorato parecchio
per riuscire a integrare l’altoparlante in una scocca di
soli 7,5 mm e il risultato è senz’altro lodevole anche se
purtroppo la posizione, specie per il gaming, vincola
la resa audio e quindi l’esperienza complessiva. Sul
fronte delle app Aquaris X5 si avvale di alcune solu‑
zioni sviluppate da Cyanogen che facilitano la gestio‑
ne delle attività quotidiane. È il caso della suite Boxer
per la gestione di e-mail multi-account e calendario
entro il perimetro di un’unica applicazione. Anche il
software che gestisce la fotocamera, come vedremo
in seguito, è frutto di personalizzazioni interessanti.
Tra le opzioni di sicurezza figura Privacy Guard che,
se attivato, permette di costruire una lista di app che,
seppur installate sullo smartphone, non possono ac‑
cedere ai dati personali quali contatti, messaggi ed
elenco chiamate.
Risoluzione soltanto 720p
Ma c’è LiveDisplay
Il display Quantum Color Plus di Aquaris X5 ha una
diagonale di 5 pollici, risoluzione di 720 x 1280 pixel
e densità 294 ppi e un ampio angolo di visione. La
risoluzione “solo” HD potrebbe risultare un po’ scarsa
rispetto allo standard del mercato ma la visualizzazio‑
ne è piacevole e non penalizza nell’uso quotidiano
perché è, nei fatti, un buon compromesso tra leggibili‑
tà e definizione.
Complice una
buona resa dei
colori con im‑
magini sempre
ben contrastate.
E dove non arri‑
vano le caratte‑
ristiche hardwa‑
re subentrano
funzionalità
specifiche come
LiveDisplay, una
soluzione che
adatta il contra‑
sto e la satura‑
zione alle condi‑
zioni ambientali.
Con LiveDisplay
è possibile in‑
tervenire anche
manualmente,
regolando la temperatura di colore tra 1000 e i 10000
gradi Kelvin e memorizzando separatamente il valo‑
re per la modalità diurna e per quella notturna. Dopo
aver provato un po’ di impostazioni la possibilità di
configurare la luce si è rivelata molto comoda, soprat‑
tutto per rendere meno affaticante la lettura nelle ore
serali. Un’altra opzione degna di menzione è quella
che riguarda la personalizzazione della luce del led di
notifica per la quale è possibile scegliere la tonalità e

segue a pagina 41 
torna al sommario
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16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST
Smartphone BQ Aquaris X5
segue Da pagina 40 
la frequenza di lampeggiamento. A differenza di altri
terminali, il led di Aquaris X5 è molto potente e ben
visibile anche di giorno. Per registrare tutorial o sem‑
plicemente commentare quello che viene riprodotto a
video ci si può avvalere della modalità Screencast che
permette appunto di realizzare una sequenza video
di tutto quel che succede sullo schermo, supportata
dall’audio ambientale registrato dai due microfoni
(uno dei quali posizionato sullo spigolo superiore de‑
dicato alla soppressione dei rumori) di cui il disposi‑
tivo è dotato. La scheda grafica Adreno 306 svolge
egregiamente i propri compiti favorendo un rendering
delle pagine web e dei filmati Full HD sempre fluido.
Abbiamo, invece, riscontrato qualche piccola esita‑
zione giocando a Real Racing, classico titolo 3D tra i
più utilizzati come termine di paragone tra dispositivi.
Le perfomance e la giocabilità non sono comunque
compromesse. Segnaliamo, infine, che la resistenza a
graffi e urti è garantita dallo strato esterno protettivo
Dragontrail, prodotto dalla giapponese Asahi Glass.
BQ non rinuncia a questa “feature” ma opera una
scelta in controtendenza rispetto alla maggior parte
dei produttori che invece si affidano al più diffuso Go‑
rilla Glass della Corning.
Snapdragon 412
un collaudato quad-core

Snapdragon 412, processore quad-core di Qualcomm
a 1,4 GHz, scheda grafica Adreno 306 e 2 GB di RAM
sono un abbinamento che potremmo definire nella
media per uno smartphone di questa fascia di prez‑
zo. Il funzionamen‑
to resta fluido e
senza esitazioni
grazie a un ocula‑
to bilanciamento
delle prestazioni.
Aquaris X5 è un
dispositivo
che
non eccelle per
potenza ma che è
comunque in gra‑
do di gestire con
spensieratezza sia
la routine di tutti i
giorni, sia opera‑
zioni più onerose
come la visione di
video di qualità o
la riproduzione di
videogame. Il test
con Antutu Ben‑
chmark 6 dà un
quadro della situazione: le varie componenti del si‑
stema messe sotto stress rivelano un comportamento
in linea con le aspettative. Il punteggio complessivo
è 29.084, cui contribuiscono test specifici sulla RAM,
CPU, GPU e UX. Da notare in particolare il punteg‑
gio UX, con il quale Antutu misura la user experience
complessiva che per Aquaris X5 vale 12.756, mentre
la performance dell’acceleratore grafico con opera‑
torna al sommario
zioni 3D hanno dato nel test un valore di 340. Tan‑
to per farsi un’idea questo test eseguito su un top di
gamma di Samsung o di Apple dà valori superiori alle
17.000 unità, il che risulta sostanzialmente bilanciato
all’hardware del telefono. La connettività è pressoché
completa e, fatta eccezione per NFC, comprende il
supporto alle reti 4G LTE per entrambe le SIM, il Wi-Fi
b/g/n, Bluetooth 4.0. Ottima la reattività nell’aggancio
dei satelliti GPS, analoga a quella dei dispositivi di fa‑
scia alta.
Due app per la fotocamera
La prima caratteristica che salta all’occhio quando
ci si appresta a utilizzare il comparto fotografico di
Aquaris X5 è la presenza di due distinte app Fotoca‑
mera preinstallate. Accanto a quella predefinita e un
po’ scarna di Cyanogen OS si trova, infatti, quella per
la gestione dei parametri foto/video sviluppata da BQ.
Soffermandoci maggiormente sulla questa secon‑
da app, l’abbiamo trovata molto comoda e, seppur
non proprio completa, ben studiata per gestire tutte
le funzionalità usando soltanto il pollice della mano
che impugna lo smartphone. Volen‑
dosi discostare dall’ottima modalità
“punta e scatta”, si possono rego‑
lare manualmente parametri come
l’esposizione, il tipo di messa a fuo‑
co, gli ISO, il bilanciamento del bian‑
co e molto altro; il tutto in aggiunta
alle varie modalità di scatto, tra cui
anche HDR e Panorama. Interessan‑
te inoltre la possibilità di impostare
la frequenza di “anti-banding” video
e di scegliere tra differenti codec sia
video che audio utilizzati dal dispo‑
sitivo in fase di registrazione video.
L’app Fotocamera gestisce anche
la modalità video con la cattura dei
normali filmati con risoluzione Full
HD ma può registrare filmati in mo‑
dalità slow motion con un numero
di immagini al secondo impostabile
a 60, 90 o 120 fps, video in bianco
e nero e catture in time-lapse con
intervallo tra 0,5 secondi e 5 minuti.
Durante la registrazione video il flash
può essere impostato per rimanere
sempre attivo. Il sensore principale
IMX214 Sony con dimensione 1/3.06”
ha una risoluzione di 13 Mpx (7160 x
3120 pixel) e il gruppo ottico, stabiliz‑
zato, composto da 5 lenti, dispone di
un efficiente sistema per la messa a
fuoco automatica che permette scatti
close up dai risultati apprezzabili. Non
male per uno smartphone l’apertura
f/2.0 con scatti accettabili anche in
condizione di scarsa illuminazione;
non bisogna però aspettarsi miracoli.
A fianco della fotocamera trova co‑
munque posto un flash LED dual-tone
per un’illuminazione meno “fredda”
degli scatti al buio. La fotocamera frontale, con un
sensore Samsung 5E2, ha un sistema ottico a 4 lenti
anch’esso con apertura f/2.0 capace di catturare foto
a 5 Mpx e registrare video Full HD. Anche la camera
frontale dispone di un proprio Flash LED per illumina‑
re i selfie notturni. Alla prova dei fatti Aquaris X5 non
è un camera-phone ma permette di catturare ottime
foto-ricordo e qualche scatto con tocco creativo.
Ottima autonomia
che va oltre la giornata
Aquaris X5 integra una batteria ai polimeri di litio da
2900 mAh che non ci ha mai piantato in asso durante
la giornata. Anzi, anche con un uso piuttosto intenso
la durata ha sempre superato abbondantemente la
giornata. Mantenendo la connessione dati attiva ma
limitando alcune attività più avide di energia come il
gaming e lo streaming video prolungati, è stato pos‑
sibile arrivare comodamente a una giornata e mezza,
lasciando il terminale acceso e in stand-by anche di
notte. Da segnalare che nella confezione di vendita è
incluso un cavo micro USB ma non il caricatore.
Dammi il cinque!
MODELLO 730-1 redditi 2007
ALLEGATO B
Scheda per la scelta della destinazione
dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF
Da consegnare unitamente alla dichiarazione
Mod. 730/2008 al sostituto d’imposta, al
C.A.F. o al professionista abilitato, utilizzando
l’apposita busta chiusa contrassegnata sui
lembi di chiusura.
genzia
ntrate
CONTRIBUENTE
CODICE FISCALE
(obbligatorio)
COGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile)
DATI
ANAGRAFICI
DATA DI NASCITA
GIORNO
MESE
ANNO
NOME
SESSO (M o F)
COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA
PROVINCIA (sigla)
LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF
NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
Il tuo 5 per mille
può cambiare la vita
di molti bambini
prematuri.
E non ti costa nulla.
Ogni anno in Italia nascono 30.000Assemblee
bambini
di Dio in Italiaprematuri,
di cui circa 5000 hanno un peso inferiore a 1500 gr.
Stato
Chiesa cattolica
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Questi
bambini
hanno
bisogno di
Unione Comunità
Ebraiche
Italiane
e assistenza per molti anni.
cure, controlli
genitori hanno bisogno del tuo aiuto.
AISTMAR Onlus
interamente impiegate per:
E anche i loro
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati,
si precisa che
Le contenuta
donazioninel
ad paragrafo 3 delle istruzioni,
vengono
i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni
beneficiarie
della
quota dell'otto
per mille
dell'IRPEF, il
- l’assistenza
delle
gravidanze
a rischio
o patologiche
contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente.
Lacura
scelta
deve
esserealfatta
esclusivamente
per una delle
la
e
il
supporto
neonato
prematuro
istituzioni beneficiarie.
e alla
famiglia
nel percorso
di sviluppo
crescita
La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta
non sua
espressa
da parte
del contribuente.
In talecaso,
la ripartizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alle
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beneficiario (eventuale)
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- 20122
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i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
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n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
TEST Il top di gamma di casa HP alla prova dei fatti si è dimostrato un ultrabook fenomenale che offre tutta la duttilità dei 2-in-1
HP Spectre x360 reclama la corona di re dei 2 in 1
Lo schermo che ruota di 360 gradi, contrariamente alle aspettative, si è dimostrato molto utilie in diverse circostanze
di Mirko SPASIANO
ata l’esplosione dei PC 2 in 1 degli ultimi mesi,
non potevamo esimerci dal provare uno dei prin‑
cipali candidati al titolo di best of 2016: lo Spectre
x360 di HP. Se dovessimo riassumere questa prova in
pochissime parole, potremmo dire che lo Spectre x360
di HP è stato una sorpresa continua: dalla qualità co‑
struttiva, alle prestazioni, passando per l’essenza del
suo form factor. Nonostante un potenziale scetticismo
circa le molteplici “modalità di utilizzo” (laptop, presen‑
tazione, tenda e tablet) di questo genere di dispositivi,
il mix ben assortito tra hardware e software di questo
Spectre sono in grado di far cambiare idea a chiunque.
Se a questo uniamo il fatto che è una macchina che
passa tutt’altro che inosservata, che urla “premium” da
qualsiasi angolazione la si guardi, la frittata è fatta: HP
ha tirato fuori il coniglio dal cilindro.
Piccola curiosità: in ambienti affollati, lo Spectre ha stuz‑
zicato la curiosità dei più, conoscenti e non. Sì, perché
questo Spectre non riporta il solito logo HP ma un’ele‑
gante iscrizione zigrinata Hewlett Packard in rilievo e
non tutti hanno riconosciuto il brand. Tralasciando que‑
sto simpatico aneddoto, entriamo nel merito e andiamo
a sviscerare pregi e difetti (pochissimi) di questo 2 in 1.
Con una premessa: a livello di dotazione hardware, il
modello in prova è quello precedente all’ultimo upgrade
hardware (prezzo di listino di circa 1.500 euro), ma resta
il fatto è che è pressoché identico alla versione 2016.
In ogni caso, abbiamo preferito soffermarci sugli aspetti
che accomunano tutte le edizioni di x360, indipenden‑
temente dalla dotazione interna.
D
Qualità costruttiva e design al top
Più che un guanto di sfida ai MacBook
Iniziamo col dire che il primo impatto con questo device
è davvero esaltante. Lo chassis è interamente in allumi‑
nio e toccando per la prima volta la superficie fredda
del metallo si ha immediatamente la sensazione di star
maneggiando un PC di valore. Il profilo, di soli 15,9 milli‑
metri, è evidenziato da una finitura lucida che fa un bel
contrasto con quella opaca del resto dello chassis. Ai
due lati trovano posto ben 3 porte USB 3.0 Type-A tradi‑
zionali (che possono ricaricare i dispositivi connessi an‑
che da spento), una porta HDMI, una Display Port, il jack
per cuffie e microfono e uno slot per una scheda SD,
per una connettività davvero completa. Sul lato sinistro è
collocato il tasto di accensione, mentre dal lato opposto
si trova il bilanciere del volume ed un tasto Windows. Se
queste scelte possono apparire insensate per un lap‑
top o un ultrabook tradizionale, aprendo lo Spectre si
trova la risposta: le due cerniere permettono di ruotare
il display di 360 gradi (da cui deriva il nome del prodot‑
to), in modo da utilizzare lo Spectre in modalità tablet. E,
in effetti, il tasto accensione ed il bilanciere del volume
tornano particolarmente comodi, a differenza del tasto
Windows, di cui si può fare tranquillamente a meno. La
tastiera a isola è ampia e spaziosa ed i tasti offrono un
bel feedback, oltre che un’ottima corsa, soprattutto se si
considera lo spessore di questo 2 in 1: siamo tra 1,5 e 2
millimetri. Non manca la retroilluminazione, ma qui dob‑
biamo fare un appunto ad HP. I tasti sono chiari e dello
stesso colore dello chassis e, se si tiene la retroillumina‑
zione attiva in ambienti illuminati, si fa fatica a riconosce‑
re i caratteri sui tasti. Nulla di grave, però, perché il tasto
F5 consente di attivare o disattivare rapidamente la re‑
troilluminazione. Piccola curiosità: la retroilluminazione
del tasto F5 è indipendente da quella del resto della
tastiera e rimane sempre attiva quando il PC è acceso.
Il touchpad HP Control Zone è ampio e ricoperto da
un pannello in vetro, che garantisce una delle migliori
esperienze in assoluto tra i portatili Windows: le ge‑
sture multitouch sono fedeli ed immediate. Il contorno
lucido, intagliato al laser, è un dettaglio che aggiunge
un tocco di stile, richiamando la cornice dello Spectre
e la finitura delle cerniere. Se è vero che una buona
parte delle app desktop non sono ancora pienamente
ottimizzate per il touch, è altrettanto vero che, nell’ul‑
timo periodo, sul Windows Store sono arrivate diverse
applicazioni ufficiali in formato Universal App, tra cui
l’ottima AutoCAD 360.
questo è “optically bonded” al pannello touch. Cosa
vuol dire? Che le immagini sembrano stampate e non si
riesce a scorgere alcun gap tra il display e la cornice: in
buona sostanza, sembra di toccare effettivamente i pixel
e non il vetro posto a loro protezione.
I colori sono ben tarati e gli angoli di visuale sono ottimi,
come ci si aspetta da un IPS su un prodotto di questo
livello. Il display è anche particolarmente luminoso, al
punto che la retroilluminazione al 25% risulta soddi‑
sfacente nella maggior parte delle condizioni di luce.
L’unico difetto, se così si può definire, è che lo schermo,
essendo lucido è particolarmente riflettente, ma, si sa, è
il prezzo da pagare per avere un pannello touch.
Ad ogni modo, aumentando la retroilluminazione intor‑
no al 45-50%, i riflessi non sono più un problema. Se
proprio dovessimo fare un altro appunto ad HP, questo
è una cornice un po’ troppo spessa, soprattutto se la si
paragone con l’Infinity Display della linea XPS di Dell.
Il touchscreen?
Molto più arrosto che fumo
Ma veniamo ora ad uno degli aspetti più interessanti
di questo Spectre, ovvero il touch e le molteplici mo‑
dalità di interazione che questo consente. E dobbiamo
ammettere che questo Spectre, dà una marcia in più al
touch sui PC portatili: la navigazione tra le pagine web
ed i documenti è un piacere e si impiega davvero poco
ad abituarcisi. Le cerniere del top di gamma di HP sono
Windows 10 e 2 in 1: matrimonio perfetto
Lo Spectre x360 che abbiamo provato è il modello da 13
pollici, con risoluzione Quad HD (2560 x 1440 pixel) e,
diversamente da uno smartphone, la differenza si nota
tutta rispetto ad un pannello Full HD. Ci sono davvero
poche parole per descrivere la bontà di questo display
IPS: non è solo una questione di risoluzione, perché

segue a pagina 44 
torna al sommario
n.133 / 16
16 MAGGIO 2016
MAGAZINE
PC Microsoft rilascia, tramite l’Insider Program, la preview della nuova versione di Windows 10, che porta con sé novità interessanti
Nuova Build Windows 10: estensioni per Edge e molto altro
Le estensioni si caricheranno direttamente dal Windows Store. Inoltre, notifiche in tempo reale del browser e temi “dark”
M
di Franco AQUINI
icrosoft ha rilasciato la nuova
versione di Windows 10 a tutti
gli iscritti all’Insider Program, il
programma dedicato agli sviluppatori.
Questa volta tocca alla Build 14342, che
porta con sè alcune novità interessan‑
ti. La prima riguarda Microsoft Edge, il
browser che ha preso il posto di Internet
Explorer. Edge guadagnerà una gestione
tutta nuova delle estensioni, che non si
caricheranno più da una cartella in locale,
ma direttamente dal Windows Store. Con
questo aggiornamento, le estensioni at‑
tualmente installate verranno rimosse in
automatico. Una volta reinstallate dallo
store, verranno poi aggiornate in automa‑
tico dal browser stesso. Sempre in tema
di browser, sono benvenute le notifiche
web in tempo reale. In questo modo, qual‑
siasi sito web potrà notificare messaggi
anche se il browser si trova in secondo
piano. Gabe Aul, vicepresidente del Mi‑
crosoft’s Engineering Systems Team, fa
l’esempio delle notifiche di Skype Web
quando l’utente è impegnato con l’app
Xbox. Sempre in tema di browser, nei set‑
tings della nuova versione di Windows 10,
ci sarà la possibilità di abilitare alcuni siti
TEST
HP Spectre x360 in prova
segue Da pagina 43 
web ad aprire la corrispet‑
tiva applicazione desktop.
La nuova finestra di dialo‑
go per il controllo account
utente. Veniamo quindi ai
temi Dark, con cui Micro‑
soft ha pensato anche alla
vista degli utenti che lavo‑
rano al computer di notte.
Sia l’app di GitHub per Windows (non a
caso è una preview per gli sviluppato‑
ri) che Skype acquistano questa nuova
modalità. Ma non solo, Skype guadagna
anche la possibilità di switchare tra un
account e l’altro direttamente nell’app.
Insieme a queste novità, ci sarà il solito
corredo di bug-fixes che correggeranno
una buona quantità di problemi noti. L’ag‑
giornamento a Windows 10 sarà gratuito
fino al 29 luglio, dopodiché la versione
Home costerà 149€.
il suo Active Stylus ed è un vero peccato, soprattutto
se si considera la direzione che sta prendendo il siste‑
ma operativo di casa Microsoft.
Prestazioni da notebook
e autonomia record

sufficientemente rigide da garantire che il display riman‑
ga sempre in posizione, senza ripiegarsi all’indietro, no‑
nostante una piccola oscillazione.
E le famose modalità presentazione, tenda e tablet? La
prima è davvero comodissima ed è, senz’altro, quella
utilizzata di più. Ruotando il display all’indietro di circa
270 gradi e poggiando la tastiera a faccia in giù su una
superficie si ottiene un tablet in posizione simil-verti‑
cale direttamente davanti ai nostri occhi ed a portata
di mano. Da apprezzare un altro piccolo dettaglio di
questo Spectre: quattro piccoli piedini disposti fronte
tastiera, per evitare che scivoli o si graffi quando si‑
stemato in modalità presentazione. In questa modalità,
posizionato magari su una scrivania, è perfetto per mo‑
strare documenti, CAD, rendering o filmati ad un colle‑
ga. Ma questo Spectre non ha solo un’anima business:
infatti, non essendo un peso piuma (1,45 chilogrammi)
e grazie all’angolazione completamente regolabile del
display, rimane perfettamente in posizione guardando
un film o giocando a Candy Crush distesi sul divano.
Se a questo si unisce il fatto che Windows 10 rende
immediata la transizione tra le diverse modalità di uti‑
lizzo, si è ulteriormente invogliati a sfruttarle. Avendo
utilizzato questo Spectre prevalentemente in ambito
lavorativo/studio, la modalità tablet, a parte qualche
raro episodio, non ha riscosso particolare successo.
Del resto, essendo un 13 pollici e, peraltro non parti‑
colarmente leggero, l’utilizzo come tablet puro è piut‑
tosto scomodo. Quello che avrebbe potuto far brillare
lo Spectre sotto questo profilo, magari poggiato sulla
scrivania, sarebbe stata la presenza di un pennino
analogo alla Surface Pen. Nonostante HP non lo pub‑
blicizzi, questo Spectre integra nel display un digita‑
lizzatore attivo della Synaptics. Tuttavia, la compagnia
americana ha deciso di non commercializzare in Italia
torna al sommario
Qualche parola sulle prestazioni, nonostante la pre‑
messa di cui sopra: il modello provato è equipaggiato
con un processore Intel Core i7-5500U dual core, da
2,4 GHz (con Turbo Boost fino ai 3,0 GHz) con proces‑
so produttivo a 14 nm. Completano il quadro la sche‑
da grafica integrata (Intel HD Graphics 5500), 8 GB di
RAM DDR3L e un SSD M.2 da 256 GB, una dotazio‑
ne più che sufficiente per la stragrande maggioranza
degli utilizzi. Si avvia da spento in appena 6 secondi
grazie al velocissimo SSD, ma anche per l’assenza di
quello che gli americani chiamano “crapware”, ovvero
programmi non richiesti installati di defualt. Il software
caricato da HP su questo Spectre è davvero ridotto
all’osso e si concretizza nell’immancabile antivirus
McAfee e poco altro, oltre ad alcune applicazioni dello
Store, che, volendo, si possono disinstallare agevol‑
mente (non lasciano alcuna traccia nei file di registro,
a tutto vantaggio della longevità del PC). Ma come
si comporta questo Spectre? Benissimo, gestisce in
contemporanea e senza alcuna fatica, oltre al display
QHD, anche un monitor Full HD da 22 pollici per un
multitasking davvero spinto. L’apertura delle applica‑
zioni tradizionali Win32 e quelle dello Store è fulmi‑
nea. Gestisce senza patemi pesanti file CAD, anche
in 3D, al solo prezzo dell’occasionale attivazione della
ventola. La cosa migliore è che nonostante le ottime
prestazioni l’autonomia è davvero buona. Nei nostri
test, questo Spectre x360 ha impiegato la bellezza di
9 ore per scaricarsi del tutto, che si sono articolate in
tanto word processing, gestione di una casella mail
(con il client Outlook integrato), navigazione web con
Edge (abbastanza intensa per un paio d’ore, con un
massimo di 4 schede aperte contemporaneamente),
musica in background con Groove Music e utilizzo di
diverse app dello Store (principalmente di news e di
messaggistica), con la retroilluminazione impostata al
30%, wifi e bluetooth sempre attivi. La carica completa
richiede circa 2,5 ore, raggiungendo il 50% dopo poco
meno di un’ora. Questo risultato è davvero impressio‑
nante, soprattutto se si considera il processore i7 e la
risoluzione Quad HD dello schermo. Il merito è da at‑
tribuire in parti uguali alla batteria davvero capiente da
56 WHr, che è anche tra i principali colpevoli del peso
leggermente superiore alla media di categoria, ed alla
scocca di alluminio, che distribuisce e dissipa molto
bene il calore. Difficilmente lo Spectre x360 risulta più
che tiepido sulla parte superiore e non raggiunge mai
temperature particolarmente elevate sul retro. Questo
fa sì che la ventola, silenziossima, si attivi solo rara‑
mente e sia percettibile soltanto durante le operazioni
più onerose, come le scansioni antivirus o gli aggior‑
namenti di sistema.
Il riferimento in casa Windows
Non c’è che dire, si tratta di un prodotto di qualità assolu‑
ta: non ci sono difetti evidenti, ma solo piccole cose che
possono essere affinate nelle generazioni successive.
HP ha posto grande attenzione ai dettagli: di esempio
sono gli intagli a laser del touchpad, che richiamano la
finitura lucida delle cerniere e i bordi, o perfino i piedini
anti-scivolo ed anti-graffio da utilizzare in modalità pre‑
sentazione. A questo Spectre non manca nulla, a parte,
forse, un pennino con digitalizzatore attivo a marchio HP.
La sua natura di 2-in-1 lo rende profondamente versatile
e adatto sia ad un contesto business, che ad uno ricrea‑
tivo. HP ha davvero fatto centro con questo convertibile
e il prezzo rispecchia in pieno la qualità del prodotto.