un invito au tenticoa vivere il vangelo

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Transcript un invito au tenticoa vivere il vangelo

La Provincia
MARTEDÌ
10 MAGGIO 2016
GIANLUCA
FIRETTI
Santo della porta accanto
www.laprovinciacr.it
RIFLESSIONI
UN INVITO
AUTENTICO
A VIVERE
IL VANGELO
DON MARCO D’AGOSTINO
enso a come è nata, per me,
la storia di Gian. E’ un po’
‘giù di corda’, vuole fare due
chiacchiere con me e io vado, senza grandi aspettative. Quell’i ncontro, una cosa da niente davanti
ad una tazza di té, mi entra dentro
a tal punto che lo sento, ogni giorno, come un appello alla conversione.
Penso a come Gian ha sofferto
nella sua malattia. Interiormente e fisicamente. Tutto, a rigor di
logica, avrebbe dovuto essere
disperazione e reazione. Quel divano di casa e il letto dell’hospice diventano, inspiegabilmente, luoghi sui quali il Signore si
corica. Appelli alla vita, piacevoli momenti di condivisione, lezioni sull’amore autentico,
sguardi che trapassano, tempo
condiviso con l’intensità dell’amicizia che non muore.
Penso alla morte di Gian e al
dolore che la sua partenza, come
quella di tutti quelli che ci lasciano, ha provocato: nella sua
famiglia, nei suoi amici, nella comunità di Sospiro. Anche in me.
Penso che dalla sua vita e dalla sua morte sono nate tante riflessioni, incontri e catechesi.
Qualcuno lo prega anche. Ho conosciuto altre famiglie colpite
dal dolore, che ancora stanno
lottando coi loro giovani figli in
cura. Ho ascoltato storie di dolore incredibili, tutte accompagnate dalla lettura dell’alfabeto
di Gian che sa comunicare e sostenere non solo con parole, ma
anche attraverso fotografie, disegni, un monologo teatrale che
strappa speranza.
Penso come la storia di Gian
sia viva. Per questo viaggia in aereo, sul treno ad alta velocità,
tiene in piedi, consola, fa del bene, oltrepassa le sbarre e i controlli del carcere, sta sui comodini dell’ospedale, entra silenziosamente nelle case dei credenti
e non attraverso i testi e il web, è
letta dall’iPad, ascoltata nel minuto di vangelo quotidiano in face book (fili di speranza), passata in tv e in radio. Il quotidiano
‘La Provincia’, innumerevoli
volte, sceglie di farsi conduttore
di una buona notizia. Strumento
di evangelizzazione per una storia che le persone leggono volentieri e, come mi ha detto una giovane mamma l’altro giorno, una
vicenda che ‘non mi stancherò di
sentirla raccontare’. Gian incontra tutti, ragazzi e adolescenti
che si preparano alle iniziative
estive, alunni delle scuole medie e superiori che vogliono crescere, genitori ed educatori che
ritornano all’essenziale, noi preti e qualche vescovo, ‘in ammirazione’ per la sua vicenda di fede
e di dolore.
Gian è gratuito e per questo
non s’impone a nessuno. Non obbliga. E’ invito autentico a vivere il Vangelo. Ad essere, come
era lui, ‘contentissimi’ di ciò che
si è e di come lo si viva. Propone
se stesso attraverso poche parole, la sua vita ‘smezzata’, come
quella della croce, il suo essere
riflesso di Dio che, in Gesù, si dona, senza pensare a sé, ma sempre a noi.
Gian non smette di far riflettere. A questo penso con intensità.
Sono incredulo, ma questo è.
Gian è un santo giovane, ha il linguaggio fresco e spontaneo dei
giovani, si fa ascoltare attraverso voci giovani.
Il mistero di una vita — g ià
eterna — che sperimentiamo
straordinariamente bella.
Un fiore appena sbocciato e
così profumato.
Peccato non vederlo. Splendido contemplarlo.
P
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L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ
10 MAGGIO 2016
La Provincia
www.laprovinciacr.it
DOMENICA 1 FEBBRAIO 2015
Sospiro. Tanta solidarietà alla famiglia Firetti. «Era un ragazzo eccezionale, forte e pieno di umanità»
Il paese piange Gianluca
Morto a 20 anni, ha scritto un libro sulla sua malattia
di Simone Biazzi
SOSPIRO — La malattia lo
ha colto all’improvviso, nel
fiore degli anni, e lui ha cercato di combatterla con un
coraggio e una fede fuori
dal comune, trovando persino la forza di scrivere un
libro per raccontare il suo
dramma. Venerdì sera Gianluca Firetti, 20enne di Sospiro, si è dovuto arrendere
al male contro cui stava lottando da due anni. Il suo
cuore ha smesso di battere,
ma il suo ricordo continuerà a vivere nelle pagine
scritte a quattro mani con
don Marco D’Agostino, vice
rettore del Seminario di
Cremona. Il libro, pubblicato da Edizioni San Paolo, si
intitola ‘Spaccato in due,
l’alfabeto di Gianluca’, e
verrà presentato proprio in
Seminario il 13 febbraio alle 18. Gianluca non ci potrà
essere, eppure sentiranno
tutti la sua presenza. «In
questo libro mi ritroverai,
in ogni pagina», ripeteva il
ventenne negli ultimi giorni della sua vita troppo breve. Lo diceva alla mamma
Laura, al papà Luciano e al
fratello maggiore Federico,
che ieri mattina hanno dato
l’assenso alla donazione
delle cornee. Intorno a loro
e agli altri parenti, adesso,
si sta stringendo una comunità intera, addolorata per
la morte del ragazzo.
Gianluca amava lo sport,
giocava a calcio nella Sospirese, aveva un diploma di
perito agrario, conseguito
all’istituto Stanga di Cremona quando era già alle
prese con la malattia. Frequentava sempre l’o r a t orio, dove aveva un mare di
amici e dove è stata allestita la camera ardente, in attesa del funerale fissato per
domani alle 15. Capelli
chiari, due occhi blu che
tolgono il fiato, un sorriso
di quelli che ti conquistano
subito. ‘Gian’, come lo chiamavano tutti, aveva una
gran voglia di vivere. E
quando ha scoperto di essere malato, ha reagito con un
coraggio smisurato, supportato dall’amore dei familiari.
«Ho avuto la fortuna di
conoscerlo l’estate scorsa
— racconta don Marco D’A-
gostino — e ho trovato un
ragazzo forte e lucido. In
vent’anni di sacerdozio non
avevo mai incontrato una
persona simile. La sua forza
è stata la capacità di condividere questo momento
drammatico, far entrare
tutti nella sua vita. Ha affrontato la malattia con dignità, fede e coraggio, mi
sentivo così piccolo vicino a
lui. L’idea del libro è nata
all’inizio di gennaio ne ab-
biamo parlato e lo abbiamo
scritto in pochi giorni. Per
ogni lettera dell’a lfab eto
Gianluca ha raccontato
qualcosa di sé, della sua
esperienza, del suo dolore
vissuto con forza e speranza. Un esempio incredibile
per tutti noi».
Toccanti le parole del
parroco di Sospiro don Federico Celini: «Era un ragazzo straordinario — racconta — aveva una fede in-
crollabile e trasmetteva coraggio a tutti, riuscendo a
regalare serenità nonostante il dramma». Il sindaco
Paolo Abruzzi esprime il
cordoglio dei sospiresi:
«Siamo scossi — afferma —
e ci uniamo al dolore della
famiglia. Gianluca lascia un
segno indelebile, in queste
ore drammatiche la comunità è unita nel suo ricordo».
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Gianluca Firetti, 20 anni
IL RICORDO, LA VITA E LA FEDE
«Ha vissuto un’esistenza piena di amore»
Il sacerdote (coautore del volume): non ho timore di dire che è un santo delle nostre terre
di don Marco D’Agostino
CREMONA — Morire a 20 anni è qualcosa che la mente e il cuore rifiutano.
Categoricamente. Sia che una persona
creda, sia non creda. Tuttavia la morte
di Gianluca impone una riflessione.
Umanamente di spiegazioni non ce ne
sono, se non l’ingiustizia di una vita che
premia alcuni e penalizza altri. Tuttavia la vita di Gian è stata una vita piena:
di amore, di gioia, di pazienza, di relazioni, di amici. Una vita aiutata, soprattutto in questi ultimi anni, dai suoi
splendidi genitori, Laura e Luciano, da
suo fratello Federico, straordinario, dagli zii, i cugini, gli amici, dai suoi preti.
Un ragazzo che aveva le fattezze dell’uomo anche se, come diceva scherzosamente – «non capisco perché non mi
cresca la barba!». Umanamente, dunque, è un’ingiustizia. Non c’è altra spiegazione. E nella fede?
Io, da prete, non avevo mai avuto modo di imparare così tanto, intensamente
e in breve tempo da un ragazzo che, in
questi mesi, si è lasciato accompagnare
nella fede e, al contempo, ne è divenuto
maestro. Non è retorica se dico che, proprio parlando con lui, ho capito il valore
della vita, questa e quella che ci attende. Gian s’impensieriva. «Come sarà la
mia morte?» chiedeva. «Che cosa c’è,
don, dopo la morte? Gesù mi aspetterà?». Domande che bucavano il cuore,
mio, dei suoi, del personale medico, infermieristico e dei volontari. Gian permetteva che si parlasse, con lui, della
morte, della bellezza della fede, del Paradiso e della croce. «Dio mi ha messo
sulle spalle una bella croce» mi ha detto
domenica. «No, non è Dio — aveva concluso — E’ la malattia ad essere grave».
Gian è stato un ragazzo normale, un vero
credente. Purtroppo, umanamente, apparentemente ha vinto il sarcoma. Eppure, a pensarci bene, il sarcoma, adesso, ha finito. Gian vive nel cuore, nella
preghiera, in Dio, in tanta solidarietà
che ha creato attorno a sé. Questo è il miracolo. Gian mi ha insegnato che oltre ai
miracoli bisogna «chiedere anche gli
occhi per vederli». Una volta mi aveva
chiesto «quale fosse il senso di tutta
questa sofferenza». Erano seguiti attimi di silenzio intenso. Poi lui aveva dato
la risposta: «Don, ho pensato che Dio mi
ha messo in questo mondo per dire a tutti che la vita non è tutta rose e fiori». Su
questa sua frase vorrei che tutti i ragazzi
IL PUNTO. DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015
e i giovani facessero qualche riflessione. La storia di Gian, condivisa in queste
ore sulla pagina facebook ‘fili di speranza’, dedicata al libro ‘Spaccato in due.
L’alfabeto di Gianluca’, San Paolo Editore, che Gian ha scritto con me in tempi
record, ha molto da dire. Sta dicendo
che il tempo non è l’unità di misura della
vita, ma l’intensità con cui la si vive.
Questo Gian ha scritto nell’introduzione al libro. Lui non aveva vent’an ni .
Aveva la sapienza di un anziano, la forza
di un uomo, la dignità di un nobile, la fede di un santo. Non ho paura ad affermare che Gian è un santo delle nostre terre,
un testimone del Vangelo autentico.
«Don, devi pregare di più» mi diceva. E
aveva ragione. Per questo chiedevo preghiere a tutti. Anche a Papa Francesco,
nella lettera che Gian gli aveva scritto lo
scorso dicembre. Il Papa, nella sua umanità aveva risposto con una telefonata
nella persona del suo segretario personale: «Gianluca, il papa prega per te».
Era felicissimo. Gian. Tutti credono –ea
ragione – che Gian sia una persona speciale e Gian ‘si è lasciato generare nuovamente’. C’è stata una sua nascita, alla
vita, naturale, nella carne. C’è stata una
sua rinascita nella fede, nell’amicizia,
nella solidarietà, nella condivisione di
un dolore che non ha voluto vivere da solo, ma del quale ha fatto partecipi tutti,
dalla sua famiglia alle persone a cui voleva bene. E’ stato una presenza di Dio
in mezzo a noi. Un segno della sua bontà
tra gli uomini. E questo professo senza
paura. Piango perché lui ha avuto la capacità di convertirmi. Sono felice perché ho conosciuto un ragazzo straordinario. Davanti al quale – come è stato
scritto in un messaggio di un ragazzo –
‘io mi sono inginocchiato al suo letto,
perché avevo davanti Gesù in croce’.
C’è da crederci. Ha vissuto una vita ricca di amore. Non è morto arrabbiato, anche se ne avrebbe avuto il diritto. Non è
morto imprecando, anche se, forse,
avrebbe potuto. E’ morto da uomo, dignitosamente; da cristiano, confortato
dai sacramenti. Ora io mi sento malato,
io mi sento solo, e debole. Come la sua famiglia, privata di una così cara presenza. Ma mi sento pieno di speranza. E pieno di forza per vivere una vita vera ricca
di amore. A Dio, Gian! La tua vita faccia
ancora scuola a molti. Parlaci anche attraverso le pagine del tuo libro. Come
hai scritto tu nell’introduzione «sentiamo che, in Dio, siamo già amici».
LA LETTERA. GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO 2015
IL SACRIFICIO DI GIANLUCA
E’ UN SEME
E GERMOGLIA DENTRO DI NOI
CON LA STORIA
DI GIANLUCA AVETE FATTO
GIORNALISMO DI VALORI
di VITTORIANO ZANOLLI
difficile accettare la morte di un ragazzo
tutti, non solo i credenti. E’ una lezione di vita per
di vent’anni. Un decesso in giovane età suognuno di noi. Molti, forse la maggior parte di coloscita dolore, frustrazione e impotenza.
ro che hanno acquistato il libro, nemmeno conoCostringe a misurarsi con i limiti umani e a interroscevano l’autore. E un’analoga considerazione vagarsi sul senso della vita, che in situazioni estreme
le per la folla assiepata nella chiesa del Seminario,
come questa sembra che non ci sia. E’ ingiusto che
alla presentazione del libro. Gianluca era un ragazun’esistenza si spezzi quand’è appena sbocciata.
zo come tanti: non cercava la notorietà e ha avuto la
La ragione rifiuta una realtà che sovverte l’ordine
sfortuna d’ammalarsi. Ma nella sorte avversa ha
naturale delle cose. E’ una violenza che subiamo,
mostrato tutto il suo spessore. La storia di ordinasenza comprenderne fino in fondo la ragione. Perrio eroismo del giovane cremonese malato termiché una ragione non c’è. Gianluca Firetti viveva coi
nale di cancro ha fatto il giro d’Italia. Si è diffusa in
genitori e il fratello a Sospiro. Studiava e giocava a
modo virale nella comunità locale, è approdata in
calcio. All’improvviso s’è trovato a lottare con un
televisione ed è arrivata fino al Papa. In un mondo
tumore che non perdona. Si è diplomato durante la
apparentemente arido e dominato dall’egoismo e
malattia e con l’aiuto dei medici, dei familiari e dedall’indifferenza è riuscita ad aprire un varco nella
gli amici ha tentato inutilmente di tornare a concoscienza di migliaia di persone. Gianluca ha visdurre una vita normale. Ma il sarcoma osseo ha
suto con serenità la malattia e ha avuto perfino la
avuto il sopravvento. L’ha distrutto nel fisico, non
forza di dare conforto a parenti e amici, anziché
nello spirito. Anzi, il male ha esaltato tutta la sua
chiederne. Era pienamente consapevole della sipositività. Ha svelato un coraggio non comune, alimentato da una fede incrollabile. La sua vicenda è
tuazione e sapeva che il destino era segnato. Eppusimile a quella di molti giovani le cui tragedie si
re non si è mai arreso. La sua vita breve ma esemconsumano tra le pareti domestiche e gli ospedali.
plare sta già producendo frutti, come dimostra la
E’simile, ma non uguale a tante altre perché ha trapartecipazione emotiva suscitata. E la comunità
valicato l’ambito personale e familiare nel quale
cremonese è un terreno fertile, come la storia diquesti drammi solitamente restano confinati ed è
mostra. Qui la solidarietà non è un impegno astratdiventata di dominio pubblico. Gianluca racconta
to ma un fatto concreto che si manifesta ogni giorla sua tragica e al tempo stesso luminosa esperienno, nella normalità come nelle calamità. I cremoza in un libro scritto a quattro mani con il vice retnesi non tarderanno a dimostrare la loro generositore del seminario di Cremona, Marco D’Agostino.
tà all’associazione Futura che di nuovo ha visto
E’ stata per entrambi una corsa contro il tempo e il
crollare sotto la neve il tendone che copre il percormale che avanzava inesorabile e che ha impedito
so per l’ippoterapia. In passato l’hanno fatto e ora
all’autore di vedere pubblicato il suo testamento
si ripeteranno. Anche Agropolis ha subìto danni
di dolore ma soprattutto di speranza. In un attimo
ingenti per il maltempo e ai volontari che prestano
le copie sono andate esaurite ed è già in cantiere la
servizio in quella cooperativa non mancherà il doristampa. E’ riduttivo spiegare questo successo
veroso sostegno. Una vita si è prematuramente
editoriale col legame che lo sfortunato ragazzo
spezzata, ma il sacrificio di Gianluca è un seme che
aveva con la parrocchia. Il mondo cattolico s’è mogermoglia dentro di noi. Ci ricorda che la vita non è
bilitato, ma ciò non basta a spiegare una reazione
tutta rosa e fiori. E ci invita a riconsiderare valori e
imprevedibile, almeno in queste dimensioni. Ciò è
avvenuto perché la storia di Gianluca coinvolge
obiettivi.
DON GIACOMO PEREGO*
E’
‘Una testimonianza silenziosa’
entilissimo direttore, mi permetta un sincero
«grazie» per lo spazio e il modo in cui ha accompagnato la pubblicazione del testo ‘Spaccato in due’, scritto da Gianluca Firetti e da don
Marco D’Agostino.
Leggendo i diversi articoli apparsi in
queste settimane, ho notato la cura e la
delicatezza con cui la testimonianza di
Gianluca è stata riletta e proposta e questo, mi permetta di riconoscerlo, non è da
tutti.
Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di
un giornalismo che dia voce ai valori dell’esistenza e che sappia trattare anche temi delicati e complessi, come quelli della
malattia e della morte, non tanto per solleticare le emozioni primarie dell’uomo,
ma piuttosto per aprirlo a quel mistero
che tutti supera e che, a volte, ha la forza
di schiudere l’esistenza a squarci inediti.
Grazie di cuore, direttore, anche per la
visibilità data a un libro che vuole essere Don Perego
testimonianza silenziosa e forte di tutto
questo. Un libro che, come lei sa, prima
ancora di essere distribuito nelle librerie
di tutta Italia è già andato in stampa per ben quattro
volte (le confesso che, da quanto sono alla direzione
della casa editrice, una cosa simile non si è mai verificata per nessun altro testo o autore).
Prendendo a prestito un’espressione del mio fondatore, il Beato Giacomo Alberione, le auguro di continuare, con frutto, a «fare a tutti la carità della verità».
I miei più cordiali e riconoscenti saluti.
*direzione editoriale del Gruppo San Paolo
G
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L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ 3 FEBBRAIO 2015
Sospiro. Ieri chiesa gremita per il funerale, tutto il paese stretto attorno alla famiglia Firetti
Il sagrato della parrocchiale invaso dalla gente per dare l’ultimo saluto a Gian
Il corteo con i chierichetti e i parroci che ha accompagnato Gianluca
‘Gian aveva la fede di un santo’
Folla e lacrime per l’ultimo saluto al ventenne stroncato da un tumore
Il volume scritto dal ragazzo con don D’Agostino prima di morire
In un libro tutta la sua forza
Gianluca, assieme a
don Marco D’Ag os tino, ha scritto un libro
sulla sua tragica vicenda: ‘Spaccato in due,
l’alfabeto di Gianluca’, edito da San Paolo.
Un volume che pone
in risalto il carattere
eccezionale di questo
ragazzo che ha affrontato la malattia con un
coraggio fuori dal comune.
Il libro verrà presentato venerdì 13 febbraio, alle 18 in seminario a Cremona, nella
sala Bolognini. Inoltre
don Marco mercoledì
11 racconterà la forza
di Gian su TV2000 (in
diretta alle 15.30) in
occasione della Giornata Mondiale del Malato.
di Serena Ferpozzi
SOSPIRO — La giornata del
dolore del paese, delle lacrime, della solidarietà, del ricordo di un ragazzo che ha affrontato la malattia con coraggio e fede. Chiesa gremita
e tanta commozione per l’ultimo saluto a Gianluca Firetti, il 20enne morto venerdì
sera dopo aver lottato contro
un sarcoma osseo. «Un ragazzo che aveva la volontà di un
uomo, la fede di un santo e la
forza dirompente di un testimone» così lo ha definito don
Marco D’Agostino, vice rettore del seminario di Cremona
con il quale Gianluca ha scritto un libro a quattro mani sul
suo dramma. Una cerimonia
carica di dolore e tristezza,
ma allo stesso di fede e speranza, valori nei quali anche
‘Gian ’ ha creduto sino all’ultimo. Mamma Laura, papà
Luciano e il fratello maggiore Federico hanno ricevuto
l’abbraccio, il calore e la vicinanza dei sacerdoti presenti
alla cerimonia, di amici e conoscenti. Poco prima delle
15, il feretro, coperto da un
cuscino di fiori bianchi, è partito dall’oratorio dove era allestita la camera ardente ed
ha fatto il suo ingresso in
chiesa. Tantissima gente ha
voluto dire addio a Gianluca,
tanto che la parrocchiale di
San Siro non ce l’ha fatta a
contenere tutti. Alcune persone sono rimaste sul sagrato
per seguire la cerimonia celebrata da don Federico Celini
affiancato da don Antonio
Censori, da don D’Agostino e
da innumerevoli parroci delle realtà parrocchiali limitrofe. Un ragazzo forte, coraggioso con una fede incrollabile, attorniato dall’amore della famiglia e dei tantissimi
amici. E’ questo il ricordo che
tutti coloro che hanno avuto
La copertina del libro
A sinistra Gianluca Firetti, sopra la bara portata a spalla dagli amici: tanta gente ha partecipato al funerale
L’OMELIA
«Ha pregato anche il Papa
Sia un esempio per tutti noi»
SOSPIRO — Marco D’Agostino ha
ricordato l’esperienza vissuta con
Gianluca. «Assieme abbiamo scritto
un libro, senza però arrivare mai alla lettera Z, perché per lui l’ultima
lettera è stata scritta da Dio. La sua
è stata una storia di dolore, ma anche di fede. Oggi siamo qui a vivere,
nella vita di Gian, la morte e la resurrezione di Gesù. E’ stato un
esperto del dolore che ha visto negli
altri solo la bellezza. Il miracolo di
Gianluca è stato quello di lasciarsi
aiutare da tutti, il suo cammino di
purificazione è diventato anche il
nostro. Nell’ultimo mese di vita, si è
preparato ad andarsene in pace e così è stato. La sua fede ha fatto il giro
del mondo, delle case, degli ospedala fortuna di conoscerlo, porteranno nel cuore per sempre. Proprio ieri don D’Agostino lo ha ricordato come
«ragazzo luminoso, con una
fede inattaccabile che ha
sempre convissuto con la sua
malattia, senza mai nasconderla ». Un giovane che sino
li, dove tutti pregavano per lui.
Quando nell’ultimo periodo ha steso
le mani ormai affilate dalla malattia
per ricevere la comunione mi ha
spaccato il cuore con il suo sguardo,
con quegli occhi colore del mare.
Vorrei che la vita di Gian avesse su
tutti noi lo stesso effetto di conversione. Quando ci ha lasciati sono arrivati messaggi da tutta Italia e, il 18
dicembre, ha ricevuto anche una telefonata da parte del segretario del
Papa che gli diceva che anche il Santo Padre stava pregando per lui. Oggi piangiamo per la sua morte, siamo
tristi e confusi ma non senza la gioia
nel cuore sapendo che adesso Gian è
accanto a Dio».
all’ultimo non ha lesinato nel
pronunciare la parola «grazie. Grazie per la visita, per la
risata, per la pasta ai quattro
formaggi, per la torta, per il
pranzo, per il cuscino raddrizzato, per la coccola, per i
massaggi». Ma ha chiesto nel
contempo anche «Scusa, scu-
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sa don se sono stato male, se
fate fatica a portarmi con la
lettiga, scusate ragazzi». Un
flusso di parole, di ricordi
che, assieme ai suoi occhi colore del mare, rimarranno
impressi nelle menti di tutti.
Sino all’ultimo ha vissuto serenamente. «Nell’ultimo pe-
Don D’Agostino, don Celini e la folla al cimitero
riodo — racconta don D’Agostino — mi ha chiesto: don,
Gesù mi aspetta? E io gli ho
risposto: certo, se non aspetta te, chi altri dovrebbe
aspettare». Prima della fine
della cerimonia il parroco
don Celini ha voluto porgere
le più sentite condoglianze ai
familiari. «Sicuramente —
ha detto — sarà sereno in paradiso e veglierà su di noi come un angelo custode». La
salma è stata poi trasportata
a spalla dagli amici sino al cimitero, dove è avvenuta la tumulazione.
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L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ
10 MAGGIO 2016
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LUNEDÌ 23 FEBBRAIO 2015
La San Paolo provvede
a una nuova ristampa
A don D’Agostino
mail di consenso
da tutta Italia
Libro. L’Alfabeto del ventenne fa breccia nel cuore della gente
Il miracolo di Gian
«Spaccato in due» al top delle vendite
di Giuseppe Bruschi
CREMONA — Quando
‘Spaccato in due. L’alfabeto
di Gianluca’, il libro scritto
a quattro mani da Gianluca
Firetti e Marco D’Agostino ,
è stato presentato nella
chiesa del Seminario, ha fatto registrare il tutto esaurito. Un successo annunciato
e che è assolutamente confermato. Il quotidiano cattolico italiano Avvenire del 20
febbraio, a pagina 13, nella
rubrica settimanale ‘I best
seller della fede’, a cura di
«Rebecca libri», segnala,
ogni venerdì, i libri più venduti sul territorio nazionale.
La classifica dei libri religiosi più venduti viene elaborata da ‘Rebecca libri’ rilevando i dati dalle librerie
Ancora, Dehoniane, Elledici, In Dialogo, Messaggero,
Paoline, San Paolo. Sono
esclusi i libri di costo inferiore ai 5 euro e non sono
compresi la Bibbia, testi liturgici, la catechesi e i sussidi. Al primo posto, come
nuova entrata, la più venduta «Spaccato in due. L’alfa-
naria forza sta che difficilmente le persone ne acquistavo una copia, ma almeno
due: una da tenere, da meditare e da tenere a portata
di mano. L’altra da regalare.
Il testo diventa una buona
notizia per tutti. E smuove
anche le scuole cittadine e
di Sospiro perché molti ragazzi si interessano della
storia di Gian. Così come alcuni giovani della Sardegna, del Veneto, delle Marche e dell’Emilia si sono fatti sentire: «La storia di
Gian, anche se non l’abbiamo conosciuto — scrivono
nelle mail — è anche un po’
no - stra. Pensando a lui, che
aveva la nostra età, ci sentiamo smossi e scossi ad una
vita più bella, più grande,
più santa». Frutti di una vita e di una morte che non
sono state inutili, ma sono,
come ha scritto Vittoriano
Zanolli nell’editoriale del
15 febbraio, ‘un seme gettato nella terra’. Questo seme,
proprio perché incontra una
terra buona, sta portando
frutti.
La chiesa del Seminario piena alla presentazione del libro
betodi Gianluca». Il testo
del ventenne di Sospiro,
morto di tumore tre settimane fa, il 30 gennaio scorso,
ha sbaragliato le classifiche
collocandosi subito al primo
posto. «Il risultato raggiunto dal testo ha del miraco-
loso — ha commentato don
Giacomo Perego, direttore
Editoriale della San Paolo
— e abbiamo ordinato la
quarta ristampa. Non riesce
ad andare nelle librerie che
è già esaurito». La bellezza
del testo e la sua straordi-
Don Marco D’Agostino, autore del volume che fa breccia tra i giovani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DOMENICA 8 FEBBRAIO 2015
Venerdì alle 18 in Seminario la presentazione del libro di Firetti - D’Agostino
Quel sorriso di Gianluca
che «spacca il cuore in due»
ANCHE SU FB
In due giorni
vendute 450 copie
CREMONA — Ecco il libro di Gianluca Firetti e
don Marco D’Agostino in
cifre. Il libro ha seguito
un iter veloce, ma senza
sconti. Idea del libro: 1°
gennaio 2015 Consegna
del manoscritto all’Editrice San Paolo: 8 gennaio 2015 Accettazione
da parte dell’Edi trice:
10 gennaio 2015 Firma
del contratto e approvazione della copertina da
parte di Gianluca: 13
gennaio 2015 Correzione
bozze: 14 gennaio 2015
C o n s egna del
libro finito: 2
f e bbraio
2 0 1 5
(g ior no
d e l f unerale
di Gian.
U n c aso?) Prima edizione:
tiratura
3000 cop i e
Vendita
all’E d icola Michele
S a c c h ini di Sospiro:
450 copie in
d u e
giorni
Pagina facebook
www.facebook. com/FiliDiSperanza (una settimana) 1772 mi piace Copertura del post 34.889
Partecipanti iscritti alla
serata di venerdì 13 febbraio (ore 18) in Seminario: 474
© RIPRODUZIONE RISERVATA
don Marco D’Agostino
CREMONA — Sarebbe stato
bello, a quattro mani, io e Gianluca, come abbiamo scritto il
libro, potessimo scrivere anche
questo articolo. Adesso lui, fisicamente, non c’è più ma, a quanto pare, l’ondata di bene, speranza e fede che ha seminato,
soprattutto nei lunghi mesi della sua malattia (un osteosarcoma osseo) lo dice a chiare lettere. Il libro ha come titolo «Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca» (Edizioni San Paolo,
12,00), collana ‘Storie vere’. E la
storia che viene raccontata è vera. Come vero era Gian, genuino, semplice, profondo, chiaro,
trasparente, buono, disponibile, un ‘grande’. Tutti aggettivi –
e la lista potrebbe continuare
per tutto il giornale – che i suoi
amici, vecchi e nuovi,
tanti di Sospiro, ex
compagni
di classe allo Stanga di
via Milano,
hanno testimoniato anche con parecchie lacrime. D a c
h i e quando
nasce l’idea
di questo libro? Da me
e da Gian,
insieme, il
1° gennaio,
dopo la
messa celebrata in cas a s u a .
A ve nd og li
a nt ic ip at o
che avevo
da dirgli
una cosa, io
Gianluca Firetti
e l u i s o l amente, ci riserviamo qualche minuto . L o
sguardo di Gian è sempre e solo
profondo. Gli occhi, splendidi,
vivi, che ti ‘leggono dentro’, sono pronti ad ascoltare quello
che ho da dire. Io ci ho pensato,
ho anche pregato un po’ sopra
l’idea, non sono convinto del
tutto e sono anche pronto ad ab-
bandonare il progetto se Gian no altri giovani malati, altri genon fosse d’a cco rd o. «Gian, nitori coi figli malati, altri giovorrei scrivere un libro ». Segue vani a comprendere che la vita,
una pausa discreta di silenzio. proprio quando si sta bene, va
«Non su di te. Con te». Il suo usata per aiutare chi sta peggio.
sguardo dice già sì e, mentre lo Gian – e il libro ne è testimoscrivo, ancora mi commuovo. nianza chiarissima – è una luce
Più che un amico Gian, per me, è accesa e non sarà facile spestato un fratello. «Don – mi ri- gnerla. Nemmeno il tumore c’è
sponde – sai che anch’io ho avu- riuscito. La malattia e la morte
to sempre il desiderio di scrive- di Gian – impastate in una fede
re un libro?». Il primo passo è semplice ma profondissima,
fatto. Abbiamo tutti e due la ‘d’acciaio’, come dice il capitolo
stessa idea. E’ il tempo che ci che ha per titolo Carrello – fanmanca. A lui anche le forze. Ma no scuola a molti, infondono a
non la voglia. Si fida. «Quindi – chi legge il coraggio di affrontami chiede – come facciamo? ». re il dolore perché Gian ne è staSemplice. «Tu, Gian, mi regali to testimone forte. Il libro anaalcune idee e io ci metto la mano lizza tutte le lettere dell’alfabe». Si inizia. Il libro non racconta to, tranne la Z perché, come
la vita di Gian. Il libro – è la pri- Gian ha sottolineato nell’introma volta che lo dico – racconta duzione, «sarà Dio a scriverla
l’esperienza della malattia e nel momento giusto per ciascudella fede, del dolore e della no». Le altre lettere riportano
speranza, delal cuore e alla
l’avanzare
mente un
della morte e
Gian per moldella fede
ti ‘inedito ’,
nella Pasqua
ma così vivo e
che Gian ha
reale. E’ stato
fatto vivere a
– per usare
tutti quanti.
l’immagine
La frase ripedel Vangelo –
t u t a a m a mun seme marma Laura: «In
cito nella terquesto libro
ra di Sospiro,
mi ritroverelievito per la
te, in ogni pacomunità crigina», è vera.
stiana che ogAutentica.
gi lo riconoProfumata di
sce in tutta la
vita com’e ra
sua grandezGian. Il libro è
za. Bella l’iuna testimodea che la sua
nianza forte
‘ultima sosta’
della vetta alsulla terra
tissima che
fosse all’OraGian ha ragtorio. E’la prigiunto in que- La copertina del libro
ma volta –non
sti ultimi memi vergogno
si. Mi chiedo – ed è questo che nuovamente ad usare questa
‘spacca in due’, come dice il tito- parola – che scrivo un libro con
lo che abbiamo scelto insieme: un giovane santo. Perché la pro«Che cosa poteva desiderare va – proprio nella sofferenza e
ancora, Gian, in questa vita, do- nel dolore –fa uscire il santo che
po essere arrivato, per grazia, c’è in noi, se permettiamo che
per sensibilità, per fede al cuo- Dio – come Gian ha fatto – la fare della vita?». Nulla. Oltre miglia (e quanto hanno fatto
quello che lui via via intuiva, mamma Laura, papà Luciano, il
percepiva e voleva c’era sola- fratello Federico, gli zii e i cugimente Dio. Per questo, oggi, il ni) il personale medico e paraParadiso è la sua casa. Da là, medico, i volontari potessero
queste pagine diventano anco- entrare nella sua vita. Il libro
ra più luminose e belle. E aiuta- non ha avuto bisogno di iter lun-
Il canovaccio dal quale sono partiti i due autori
ghi. E’ stato scritto in otto giorni. Scrive Gian nel testo: «Il libro l’abbiamo effettivamente
scritto insieme. Io ho ispirato
pensieri e racconti. Alcune lettere dell’alfabeto sono proprio
ispirate da me». Conservo ancora su WhatsApp i suoi messaggi,
così profondi. In questi otto
giorni – e Gian attendeva sempre che gli spedissi via mail o gli
portassi una pagina che leggeva
da solo, leggevamo insieme, leggeva con Federico – avevo sempre in tasca un foglio. Questo è il
canovaccio del libro. Su questo
foglio –oggi spiegazzato, ma che
conservo come una “reliquia” –
abbiamo lavorato insieme a
quattro mani. Lì alcune lettere-capitoli (Adesso, Buon anno,
Hospice, Medaglia, Nostalgi a…) sono rimaste sempre
quelle. Ma
altre, come
l a O d i o cchi, corretta da lui in
Osteosarcoma, la L di
lettera in
Legno della
croce di Cristo, la T” di tisana/the corretta
in “Te ra p ie ” raccontano che
uomo, piccolo e grande, fosse
Gianluca. Il libro, dunque, racconta di due esperienze, quella
di Gian e la mia, che sono diventate una. Per questo il libro sta
facendo successo. La gente lo
acquista e dice: “Ho iniziato e
non stacco più gli occhi. L’ho finito. Mi sento spaccato in due”.
Perché dice di un confronto,
nella fede, nell’umanità tra
Gian e me perché alla fine, se
dobbiamo ringraziare qualcuno, dobbiamo gratitudine a Gianluca che ha vissuto la sua malattia con dignità e fede. E’stato
aiutato in questo, soprattutto
dai suoi genitori e da suo fratello, ad esprimersi al meglio, proprio nel dolore e in una storia
umana che andava spegnendosi. E’ diventato un maestro di vita e il suo cuore di bambino –
proprio come dice il Vangelo –
batteva e amava come quello di
un uomo maturo. Un giovane
esperto di preghiera che ha insegnato tanto a me, chiedendomi di esaminarmi continuamente. Frantumandomi . Sbriciolandomi dentro. Lunedì 26
gennaio l’ho salutato all’Hospice perché stavo partendo coi seminaristi per Assisi. «Vai – mi
ha detto- tanto ti aspetto, don».
Le sue condizioni, dal
martedì sera, sono peggiorate. «E’
tanto fino a
venerdì», si
diceva. Io
sono tornato venerdì
alle 18,15. Gli ho amministrato i
sacramenti e l’ho visitato alle
22, appena partito per il Cielo.
Aspettami, Gian! Questo libro,
che tu mi hai dato il privilegio di
scrivere con te, racconta a tutti
quelli che vorranno leggerti che c’è Qualcuno più forte della
dolore e della morte. E tu lo hai
dimostrato. Leggerti sarà sempre incontrarti. Pregarti chiederti aiuto e forza. Seguirti credere in una vita santa e bella, come la tua.
L’alfabeto raccontato
attraverso emozioni
coraggio e fede
55
L’ALFABETO DI GIANLUCA
La Provincia
www.laprovinciacr.it
MARTEDÌ
10 MAGGIO 2016
GIOVEDÌ 12 FEBBRAIO 2015
Sofferenza e fede
coraggio e speranza
A Roma ieri il Pontefice ha ricevuto ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’
E’la testimonianza dell’esperienza del 20enne di Sospiro stroncato dalla malattia
La
copertina
del libro
scritto
a quattro
mani
da Gianluca
Firetti
e don Marco
D’Agostino
Ora l’esempio di Gian
è nelle mani del Papa
Il libro testamento è stato consegnato a Francesco
CREMONA — Ora l’esempio di Gianluca Firetti, il 20enne di Sospiro morto il 30 gennaio scorso dopo aver lottato contro un
osteosarcoma, è tra le mani di papa Francesco. Custodito dal pontefice insieme al suo
coraggio e alla sua voglia di vivere fino all’ultimo con la gioia che ha contraddistinto
tutto il suo percorso. Ieri, al Santo Padre è
stato donato il libro ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’: scritto a quattro mani
dal giovane con don Marco D’Agostino, è testimonianza di fede e sofferenza; esperienza
di dolore, certo, ma soprattutto di speranza.
Come un testamento. Ecco il racconto di don
Marco.
Scritto
a quattro mani
con don Marco
D’Agostino
Presenti gli amici
poi il racconto in tv
Gianluca Firetti, di Sospiro, aveva 20 anni
don Marco D’Agostino
Partenza dal seminario di
Cremona a mezzanotte. Destinazione: Roma, via Aurelia 796, studi di TV2000.
Obiettivo: raccontare la storia di Gianluca e soprattutto
il suo testamento umano e
cristiano, il testo ‘Spaccato
in due. L’alfabeto di Gianluca’ scritto a quattro mani ed
edito da San Paolo (prima
edizione esaurita e oggi inizia la tiratura della prima ristampa,
ndr) che sarà presentato in seminario venerdì prossimo alle
18. La giornata romana ha tre
t a p p e s ig n i f i c a t ive. Alle 9,
dopo aver
superato i
cancelli
p re si di at i
dalle guardie svizzere e la gendarmeria
vaticana,
gli amici di
Gian – i ‘bananari’, come li chiam a l u i
s c h e r z o s amente nel libro, dai quali, com’è scritto a pagina 49, «ha
saputo tirar fuori da ciascuno di loro il meglio» – incontrano il cardinal Angelo Comastri, vicario generale di
Papa Francesco per lo Stato
Vaticano. Incontro semplice,
genuino, paterno. Il cardinale chiede di Gian, della sua
vita, della sua malattia e
morte. Lui lo conosce indirettamente perché si era impegnato, il 18 dicembre scorso, affinché la lettera del giovane sospirese arrivasse
dritta sulla scrivania del Papa. E alla sera dello stesso
giorno il segretario del Papa
aveva telefonato a Gian.
«Gian è in cielo – dice il cardinale – e noi abbiamo molto
da imparare dai giovani malati». Ascolta i ragazzi con interesse. «Gian è stato veramente un giovane speciale.
Un credente. Un santo» racconta Valentina Righetti,
amica d’infanzia di Gian.
Il secondo momento è sul
sagrato della Basilica di San
Pietro. Il cardinale fa accompagnare il gruppo vicino al
palco da dove il Papa tiene
l’udienza generale. Nella festa della Vergine di Lourdes
risplende un sole meraviglioso: sembra che Gian illumini
con la sua vita e con la sua
presenza anche la splendida
mattinata. Dopo aver ascoltato un brano tratto dal profeta Isaia Papa Francesco
Bergoglio richiama con forza
e dolcezza che «se non si onorano i genitori e se i genitori
non stanno davanti ai figli
come esempi, non ci sarà futuro nella società». Vengono
Il giovane
sospirese
Gianluca
Firetti
Don Marco
e gli amici
di Gianluca
appena
arrivati
a Roma: con
il sorriso
che Gian
avrebbe
voluto vedere
Il momento in cui il Papa prende il libro ‘testamento’ di Gianluca
La storia: in ogni pagina
una vita da ‘santo’
CREMONA — Gianluca Firetti non c’è più da due settimane. Aveva 20
anni quando un male vigliacco se l’è portato via. Ma negli ultimi giorni
della sua malattia, insieme a don Marco d’Agostino, ha scritto un libro
sulla sua esperienza: sulla sofferenza ma soprattutto sulla fede e la speranza che da quella sono scaturite. Che Gian ha saputo e voluto far nascere. ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’ è pubblicato dalla casa
editrice San Paolo. Racconta la vita di Gian. La consapevolezza e il coraggio. Si ritrovano in ogni pagina. Testimonianza vera. Struggente. Anche dura. Spaccato in due, appunto. Come un santo.
Don Marco
e gli amici
di Gianluca
ieri alla
trasmissione
‘Siamo noi’
in mente i momenti difficili e
duri, gioiosi e di grande intensità vissuti con la famiglia di Gianluca: con papà
Luciano, mamma Laura, il
fratello Federico e gli altri
parenti e amici. Poi i saluti. Il
Papa scende dai gradini sulla piazza e sembra allontanarsi. Ma risale. Proprio dalla parte dove sono seduti gli
amici di Gian che tengono
stretto il libro ‘Spaccato in
due. L’alfabeto di Gianluca’.
Il Papa, salutando i malati
uno per uno, si avvicina sempre di più. Si ha la sensazione
che si realizzino le parole di
Gian: «Se potessi andare a
Roma, se potessi vedere il
Papa gli direi…». Da quel
sentimento era nata l’id ea
della lettera a Papa Francesco. Il Papa si ferma. Prende
il libro di Gian fra le mani:
una rapida occhiata e un sorriso. Gian è riuscito nel suo
intento. Entusiasmo a mille e
soddisfazione grande perché
il Papa ha e custodirà il li-
bro.
Terzo e ultimo momento:
la trasmissione ‘Siamo noi’,
in diretta su TV2000 alle
15,30, condotta da Gabriella
Facondo e Massimiliano Niccoli. Nella Giornata mondiale del malato viene raccontata, come prima testimonianza, l’esperienza di Gianluca.
La racconto io, amico e coautore del libro. «Gian è stato
per me motivo quotidiano di
conversione — dico —. Ogni
volta che andavo a trovarlo
era come sfogliare il Vangelo». La mia testimonianza
viene ampliata da quella dei
ragazzi che erano con lui:
tratti commoventi per un ricordo autentico di un giovane che, proprio negli ultimi
mesi della sua vita, ha saputo
vivere e interiorizzare il
Vangelo in una sintesi davvero unica. Il libro ‘Spaccato
in due. L’alfabeto di Gianluca’ è una sorta di testamento
spirituale di Gian e le centinaia di messaggi di persone
che l’hanno già letto – adolescenti e giovani, adulti e anziani, genitori e non – testimoniano che, «quel libro
apre a metà, interroga e
chiede un esame di coscienza che non è possibile evita-
re». Gianluca ha questo effetto veramente dirompente. Per questo la sua storia
sarà raccontata anche oggi a
mezzogiorno nel programma
‘Ore12’ di Cremona 1 e domani, alle 18, in Seminario,
in ‘Fili di speranza’, momento di riflessione sull’es perienza del dolore e della fede
in Gian. Un modo concreto
perché – come si legge nel libro – «è questione di prospettiva. L’os te os a rc om a
credeva di portar via tutto a
Gian e, al contrario, gli ha donato molto di più». Gian vive
in tutti. Il suo ricordo e la sua
parola incidono e cambiano
il cuore.
* vice rettore
del Seminario di Cremona
66
L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ
10 MAGGIO 2016
La Provincia
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SABATO 14 FEBBRAIO 2015
Il ragazzo
morto a 20 anni
per un tumore
«Un giorno
abbiamo deciso
che forse potevamo
dare un significato,
un percorso,
un senso a tutto ciò»
Sopra Gianluca Firetti
A destra la chiesa del seminario
gremita (foto Studio B12)
Gian, una storia
di fede e dolore
che spacca in due
di Giuseppe Bruschi
CREMONA — No stupido
cancro... Non ce l’hai fatta... E siamo qui in tanti a
dirtelo. Tu non hai vinto.
Perché Gian è e sarà sempre qua con noi!.Ciao Spiderman! Ciao Bananaro».
E scoppia un lunghissimo
applauso mentre si sente la
voce di Gian che dice ‘buonanotte’. Chiesa del Seminario stracolma (oltre 500 i
presenti) ieri pomeriggio
per una singolare ‘celebrazione’, quasi una festa, nonostante un sarcoma osseo
si sia portato via, a soli vent’anni, Gianluca Firetti, un
ragazzo solare, che amava
il sole della vita, un ‘santo
dei nostri giorni e della nostra terra’, come l’ha più
volte definito il suo amico
‘don’, cioè Marco D’Agostino che con lui ha scritto il
libro che non è la biografia,
ma una testimonianza di fede e di sofferenza. Libro
che è nelle mani di Papa
Francesco e dei tanti che
hanno conosciuto Gianluca
Firetti, nella sua casa di Sospiro e nell’altra ‘cas a,
l’Hospice di Cremona, dove ha concluso la sua avventura, stroncato da un
sarcoma osseo. E dove chi
andava a ‘sostenerlo’ (tanti
buoni ‘ci re ne i’) veniva a
sua volta ‘sostenuto’ dalla
sua fede. E quando qualcuno gli portava un regalo,
Gian rispondeva che il regalo più bello era la «Comunione». Chiesa del seminario trasformata appunto nella stanza dell’ospedale, con lettino, flebo,
amici che andavano e venivano. Storia di dolore, di
domande alle quali la risposta non era facile, dove
anche l’amore di Dio per
Gian sembrava non esserci
più. Ai tanti legittimi dubbi, ha risposto don Marco:
«Un giorno abbiamo deciso
che, forse, potevamo dare
un significato, un percorso,
un senso a questa storia.
Ed è ‘proprio Gian che ci
dice che non è solo una storia di dolore e lacrime. Anche se vi assicuro...quando
ho incontrato Gian... sono
In alto
e a fianco
il pubblico
presente
alla rappresentazione
A destra
la
scenografia
rimasto...spaccato in due».
Una storia fatta di una meravigliosa rete di solidarietà, di messaggi con il telefonino, pensieri, cartelloni,
biglietti, magliette, canzoni, preghiere delle suore,
torte ed amicizia. Ieri tante
sono state le testimonianze
degli amici, degli insegnanti, dei medici: parole speciali per un ragazzo speciale. Tra le testimonianze video quella di Tony, di
‘Braccialetti Rossi’. mentre
Damiano e Beppe, due seminaristi di Bergamo, gli
hanno cantato un inno, più
che alla gioia, alla fede. E
Gian è apparso mentre, sorpreso, firmava il contratto
per il suo libro con i Paolini. Non immaginava certo
di diventare un autore, anche se le pagine più belle le
ha scritte con la sua breve
vita.
Damiano
e Beppe due
seminaristi
di Bergamo
che hanno
cantato un
inno di gioia
alla fede
di Gian
7
L’ALFABETO DI GIANLUCA
DOMENICA 28 GIUGNO 2015
In piazza Stradivari. In tanti ai tavoli per assistere all’incontro
L’alfabeto di Gianluca
emoziona l’Happening
CREMONA — L’H a p p ening è tornato ad animare
piazza Stradivari con le tradizionali proposte culturali
e culinarie, buona musica e
con una interessante mostra di pannelli sulla figura
di don Luigi Giussani intitolata ‘Dalla mia vita alla
vostra’. L’evento, promosso
dal centro culturale Sant’Omobono, e ha come filo conduttore ‘Che cosa nutre
davvero l’uomo?’. Gli stand
sono stati aperti ieri con il
ristorante: piatti tipici della cucina cremonese e bar
con ottima pizza al trancio.
Primo incontro pubblico,
sempre ieri sera, con don
Marco D’Agostino, vice rettore del seminario vescovile e autore del libro ‘Spaccato in due. L’alfabeto di
Gianluca’: ha raccontato la
storia del ventenne Gianluca Firetti, deceduto lo scorso gennaio, ma il cui calvario ha cambiato la vita dei
tanti che sono stati accanto
a lui. Un libro che ha avuto
vendite record e che affascina non solo i giovani.
Questa mattina alle 11,
Don Marco D’Agostino e il volto di Gianluca
messa in duomo per tutti i
volontari dell’H a pp en i ng .
E alle 19, nel
cortile Federico II, presentazione
dei risultati
dell’ultimo
rapporto curato dalla
Fondazione
per la sussidiarietà e
d al l’U ni ve rsità di Bergamo sul tema
della spesa
pubblica.
P a rt e c i pa n o
Gian Maria
Martini, professore ordinario di Economia politica; Luciano
Pizzetti, sott os e gr et a ri o
alle riforme;
Carlo Malvezzi, consiglie- Tanta gente ieri sera ai tavoli dell’Happening in piazza Stradivari. Sotto le volontarie all’Happening
re regionale
del Nuovo Centrodestra.
Alle 21.30, serata speciale
dal palco di piazza Stradivari con la partecipazione di
tre ensemble di fiati: Junior
Band, Crescendo e MezzaBanda e la partecipazione
speciale del trombettista
Marco Pierobon.
Domani, nella zona ristorante, menù preparato da
alcuni artigiani cremonesi,
con 100 posti a sedere a disposizione; a seguire, sempre sul palco di piazza Stradivari, l’incontro intitolato
‘Un amore più forte della
morte – I cristiani perseguitati oggi’, con alcune testimonianze video del martirio che sta accadendo ai cristiani in Medio Oriente.
Martedì sera, alle 21.30, serata finale con L-Project
Band con un repertorio di
pezzi revival e di attualità.
(g.br.)
LUNEDÌ 29 GIUGNO 2015
Binanuova. Don D’Agostino ha presentato il libro sul 20enne Firetti
Una vita spaccata in due
Don Marco D’Agostino con Italo Pedrini
GABBIONETA BINANUOVA —
La biblioteca comunale di Binanuova, in collaborazione con la
parrocchia ha ospitato la presentazione del libro ‘Spaccato in due:
l’alfabeto di Gianluca’. Per l’occasione il responsabile della biblioteca di Binanuova Italo Pedrini ha
ritenuto «importante e un onore
avere la possibilità di poter presentare questo libro anche ai pro-
pri concittadini». Per questo don
Marco D’Agostino, autore del libro scritto con il giovane Gianluca
Firetti, il ragazzo di vent’anni di
Sospiro morto lo scorso 30 gennaio all’Hospice di Cremona per
un sarcoma osseo, ha illustrato il
volume all’interno della sala don
Venturini dell’oratorio. Durante
il pomeriggio, grazie anche al supporto di alcune slides, ha proietta-
Piazza Stradivari ieri sera. L’Happening sa sempre conquistare il pubblico
MARTEDÌ 19 MAGGIO 2015
Castelvetro, la vita di Gian
santo che usava Whatsapp
CASTELVETRO — Emozioni e
riflessioni domenica pomeriggio all’incontro organizzato da
Aido e Avis, nel teatro di Croce.
Don Marco D’Agostino ha raccontato la storia di Gianluca Firetti, per tutti semplicemente
Gian, che da mesi sta commuovendo l’Italia intera. Il libro dal
titolo: «Spaccato in due», scritto a quattro mani dal sacerdote
proprio insieme al giovane morto il 30 gennaio scorso a causa di
un osteosarcoma, ha infatti scalato le classifiche e raggiunto i
cuori di molti. Così come le toccanti testimonianze, che domenica hanno fatto conoscere meglio la storia di Gian. Don Marco
l’ha definito «Un santo che usava whatsapp», ha raccontato di
come ha reagito con forza alla
malattia, senza mai cedere alla
rabbia o alla rassegnazione:
«Più il dolore fisico cresceva e
più il tumore lo mangiava — ha
detto il sacerdote —, più la sua
anima splendeva. Diverse persone si sono inginocchiate davanti al suo letto. Ha insegnato
a tutti che l’unità di misura della vita non dev’essere il tempo,
ma l’intensità». In sala, dove
erano seduti fra gli altri il parroco don Mauro Manica e gli
amministratori comunali con il
sindaco Luca Quintavalla, sono
poi risuonate le parole pronun-
Don Marco D’Agostino
ciate proprio da Gianluca. «Sono contentissimo», diceva in un
video girato in occasione della
firma del contratto per la pubblicazione del libro. Nonostante le fasciature sulla guancia, la
magrezza provocata dalla malattia, le difficoltà a muoversi e
a parlare, lui voleva brindare e
aveva voglia di sorridere. Di vivere intensamente quegli attimi. La testimonianza di Gian e
dei suoi amici è stata fortemente voluta dai presidenti dei sodalizi castelvetresi, Cristiano
Politi di Avis e Alba Macorig di
Aido, per spiegare concretamente il significato del dono.
Ma è stata importante anche
per dimostrare, come ha sottolineato don Marco, che «dai cuori
dei giovani escono cose belle».
Spaccato in
due è l’a l f ab e t o d i G i anluca, un ragazzo di vent’anni che per
due ha combattuto contro una terribile malattia,
c oi nv ol ge nUno scorcio del pubblico in biblioteca
do nella sua
lotta amici e
to alcune immagini e un video che
compagni di scuola, trasformanhanno raccontato lo spirito con
do, grazie alla fede, la sua e sopratcui è stato scritto questo libro.
tutto la loro vita. Gianluca è morto
Tutto è iniziato il 18 dicembre del
il 30 gennaio di quest’anno, pochi
2012, quando un referto medico
giorni prima dell’uscita del suo liha diagnosticato a Gianluca una
bro, che ora resta per tutti come
terribile malattia: osteosarcoma.
un messaggio di speranza. (s.f.)
8
L’ALFABETO DI GIANLUCA
MERCOLEDÌ 26 AGOSTO 2015
Il prossimo
appuntamento
è sabato 5 settembre
a Vigoreto
Baita di Campiglio. Quattro giorni di preghiera e amicizia
Per sei adolescenti
camposcuola vocazionale
CREMONA — ‘Primo caposcuola vocazionale’: si è appena conclusa, per sei adolescenti cremonesi della diocesi, un’esperienza intensa a
Baita di Campiglio. Quattro
giorni con l’obiettivo di interr o g a r e s e s t e s s i . « I l s ogno-proposta di un camposcuola vocazionale si è trasformato in realtà — ha chiarito don Marco D’A go st in o,
vicerettore del Seminario
Vescovile di Cremona e vicepreside del Liceo Vida —. La
proposta è venuta da un prete
giovane, vicario dell’or at orio, don Vittore Bariselli.
«Dopo un confronto con il rettore, don Enrico Trevisi, con
don Paolo Arienti , direttore
dell’Ufficio di Pastorale Giovanile e con altri preti incon-
trati via via in questi mesi, la
proposta ha preso forma: Baita di Campiglio dal 20 al 23
agosto. Quattro giorni intensi, di preghiera, riflessione,
silenzio, amicizia, camminate, raccoglimento, ascolto
della Parola e celebrazione
della stessa, di Eucaristia sul
tema: ‘Beati voi’, le beatitudini di Matteo, tema dell’anno
oratoriano che sta per iniziare».
I partecipanti sono stati sei
adolescenti, tre che hanno
frequentato la seconda e tre
che hanno frequentato la terza superiore. «Preferisco
mantenere l’anonimato dei
volti, dei nomi, delle storie
semplicemente per un fatto
di libertà — ha spiegato don
D’Agostino —. La condivisio-
ne, nella preghiera e nella riflessione, è stato il momento
più intenso del campo. È stato
molto utile il libretto ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’ che i ragazzi avevano letto
e meditato. Anche la testimonianza luminosa di Gianluca
Firetti (il ragazzo di Sospiro
morto pochi mesi fa per un male incurabile, ndr) ha fatto da
guida ai ragazzi, suoi coetanei». Il prossimo incontro sarà a Vigoreto (Sabbioneta) sabato 5 settembre, dalle 9,30 alle 14 (con pranzo al sacco).
I sacerdoti che volessero
proporre a qualche adolescente il cammino vocazionale possono segnalarlo ([email protected]) o
presentarsi a Vigoreto.
In cammino sui sentieri e nel riquadro Gianluca Firetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 6 NOVEMBRE 2015
Il libro-testimonianza.La mamma del giovane sospirese, il fratello e alcuni amici ospiti della trasmissione ‘Bel tempo si spera’
Il ritorno di Gianluca a Roma
Lunedì 9 la sua storia in diretta su TV2000: appuntamento alle ore 9
CREMONA — A Roma, Gianluca Firetti — ormai per tutti
‘Gian’ — il giovane di Sospiro
morto a soli vent’anni di osteosarcoma lo scorso 30 gennaio,
era andato con grande entusiasmo in quarta superiore,
con la sua classe dell’Istituto
agrario Stanga di Cremona.
Lunedì 9 novembre, in diretta
su TV2000, alle ore 9, Gian ‘ritornerà’, accompagnato dalla
mamma Laura, dal fratello
Federico e da alcuni amici che
gli sono stati vicino sino alla fine come Valentina, Francesca, Simone ed Emanuele. Saranno ospiti di uno dei programmi mattutini più seguiti
di TV2000, ‘Bel tempo si spera’, condotto da Lucia Ascione
raggiunta telefonicamente:
«Abbiamo scelto di parlare
con la famiglia e gli amici di
Gian nel giorno in cui la Chiesa italiana, a
Firenze, apre
il suo Convegno che ha
per tema Cristo e il nuovo
u m a n e s im o » , h a a ffermato la conduttrice non
senza emozione. «Gian è diventato, nella malattia, un uomo nuovo: i suoi cari e i suoi
amici ci aiuteranno a capire il
perché». In effetti la testimonianza di Gianluca fa molto riflettere e il suo libro, ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’ (San Paolo 2015, 3a edizione, p.126, 12) scritto a quattro
mani con don Marco D’Agostino, continua ad essere venduto e diventa il sottofondo di
molti incontri che intercettano soprattutto i giovani. Era
stato proprio Gianluca, il 7
gennaio scorso, a rivelare il
motivo del libro al gruppo dei
Bananari (il nome del gruppo
dei suoi amici che Gian aveva
fondato, ndr), in uno dei suoi
sms serali: «Sappiate che uscirà un libro scritto dal don in
collaborazione con me. Penso
che il libro sia una cosa bellissima e mi ci vedo dentro».
Questa affermazione di Gian è
ciò che sostiene le testimonianze e gli incontri. «Perché
— si è chiesto una sera un giovane papà — una persona dovrebbe leggere questo libro
che indurrebbe ad una storia
triste?». E la risposta, lui stesso, se l’è data alla fine della
lettura: «Perché non è il libro
su un morto, ma il libro di una
ragazzo malato che comunica
a tutti una gran voglia di vivere». Il senso di queste testimonianze è il fratello di Gian, Federico, ad offrirlo: «La malattia di mio fratello è stata per
noi una grazia che ha unito i
cuori, ha purificato le persone, ha guarito chi era accanto
al malato. Gian ci ha donato
questo». Le parole di Gian e il
Due belle foto di Gianluca Firetti
«La malattia di mio fratello è stata per noi una grazia che ha unito
i cuori e purificato le persone, ha guarito chi era accanto al malato»
ò3
I NUMERI
Le edizioni del
libro Spaccato in
due. L’alfabeto di
Gianluca (San
Paolo, 2015,
e 12)
ò 35
Le dirette TV (3
negli studi di
Roma, TV 2000; 2
negli studi di Cremona 1)
ò 10
Le pagine del
quotidiano La Provincia su Gian
ò 11
Le settimane in
cui il libro è rimasto in classifica
nazionale tra i
Best seller della
fede (Avvenire)
ò 80
Gli incontri di presentazione della
vita di Gian e del
suo libro per l’Italia
ò 3649 Mi piace sulla pagina face book fili
di speranza
ò 10.000 I km. percorsi per
gli incontri
ò 12.000 Le persone incontrate per l’Italia
(escluse quelle
dalla TV)
ò 15.000 le copie del libro
vendute
Papa Francesco con il libro
Nella casa
di Gian
gli amici
del giovane
che andranno
a Roma
suo esempio guariscono ancora molti che leggono, ascoltano e partecipano, in tutta Italia, quando viene richiesta la
testimonianza di Gian ai suoi
amici. «Vado a Roma a condividere con altri un’esperienza
bella. Vado soprattutto per riflettere», dice con sicurezza
Simone, un amico recente di
Gian. «Vado perché la forza di
Gian, come ha fatto bene a me,
faccia bene ad altri». «A distanza di più di nove mesi dal-
la sua morte la sua storia sta
portando ancora grandi frutti» dice Francesca a cui fa eco
Valentina, amica di Gian dall’infanzia: «Gian è riuscito a
realizzare il suo sogno, cioè
che la sua sofferenza non fosse
vana e — proprio attraverso la
croce che ha sopportato — voleva aiutare molti altri giovani, attraverso il libro. Sono
contenta di essere uno strumento nelle mani di Gian e
portare a termine la sua mis-
sione». Gli incontri, in Italia,
hanno raggiunto ormai il numero di ottanta. Un impegno,
una gioia, una meraviglia vedere soprattutto i giovani avvicinarsi ad un loro coetaneo
per esserne ammaestrati.
Emanuele porta quasi sempre
la sua testimonianza, contenuta, nel libro, alla lettera M.
«Come amici siamo testimoni
di quanto Gian ci ha insegnato. Gian è stato il ‘G es ù ’ del
2015 e noi, come fecero gli
apostoli, portiamo agli altri la
bellezza di quanto abbiamo
vissuto. Gian ci ha spaccato il
cuore in due e possiamo farlo
anche noi per gli altri». Alla fine, per i Bananari, «andare a
Roma insieme alla famiglia di
Gian è come ripassare dal
‘via’, non per ricominciare da
capo tutta la storia, ma perché
abbiamo ancora tanti percorsi
da fare e carte da giocare».
Nelle mani di ciascuno Gian
consegna un testamento pre-
zioso di vita e di fede.
«Questi due giorni che vivrò a Roma — ha concluso il
fratello Federico — sono per
me e la mamma un piccolo pellegrinaggio con Gian e per
Gian, tutti insieme. Giorni di
riflessione, di testimonianza
autentica, di preghiera».
Un segno che Gian, davvero
è vivo. Ancora guida, custodisce e protegge.
‘Spaccato in due’, testamento prezioso di vita e di fede.
9
L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ 10 NOVEMBRE 2015
Ieri la diretta su TV2000
37 minuti intensi
Seguitissima la trasmissione
‘Bel tempo si spera’ condotta
in studio da Fabio Bolzetta
Don Marco
D’Agostino
A destra
un frame
della
trasmissione
Il messaggio di Gian: vivi per me
Il fratello e i suoi amici hanno raccontato la storia di un giovane splendente
CREMONA — «Guardo alla
storia di mio fratello con serenità. Porterò dentro di me
un bel ricordo». Si chiude così la seguitissima trasmissione ‘Bel tempo si spera’, in onda ieri mattina su TV2000
che ha avuto al centro la vicenda di Gianluca Firetti,
giovane di Sospiro, morto di
osteosarcoma a soli 20 anni,
lo scorso 30 gennaio. Una diretta durata 37 minuti, ma di
un’intensità eterna. Una diretta su un giovane splendente, come lo sono suo fratello e
i suoi giovani amici, contagiati dalla voglia di vivere. Proprio come voleva Gian, che
invitava tutti quanti vicino al
suo divano, predicando che il
«tempo andava vissuto fino
in fondo, senza perderlo». E
forse i telespettatori si sono
accorti che ‘bucare il cuore’,
come Gian sta facendo con il
suo testo/testamento ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’, uscito per le Edizioni
San Paolo (3 edizioni e 15.000
copie vendute senza contare
gli e-books), è un vizio della
famiglia Firetti. Quando il conduttore della
puntata, Fabio Bolzetta,
ha chiesto al
fratello Federico: «Che
cosa Gian ti
h a l a s c i at o ? » , h a r isposto: «L’unione della
nostra famiglia; la misericordia, perché abbiamo
s p e r i m e n t ato la presenza del Signore nella malattia e l’a ttenzione verso i bambini
e i giovani conosciuti neg l i o s p e d ali». Lo stesso
conduttore
h a s o t t o l ineato in più
riprese che
«le parole di
questi giovani ventenni,
che non sono
alieni, devono far riflettere».
La trasmissione ha ripercorso le tappe della storia di
Gian, definendola una storia
di «ordinaria quotidianità».
Gian era un ragazzo legato alla sua parrocchia di Sospiro e
ai suoi preti, ai suoi amici.
«Lo ringrazierò sempre — ha
detto Valentina — perché mi
ha chiesto e mi chiede di puntare all’essenziale, tralasciando tutto ciò che non conta nulla». E questi spunti che
I giovani intervistati nello studio di TV2000, a destra il gruppo in giro per Roma
Foto ricordo nello studio di TV2000 e sopra gli amici, la mamma e il fratello
«Nella vita di Gian si sono concretizzate le beatitudini»
Gian, dal suo divano o dal letto dell’Hospice di Cremona
offriva, sono usciti con chiarezza davanti ad un pubblico,
in studio e a casa, attento e
raccolto. «Le ultime parole
di Gian per me» — ha raccontato Simone — «sono state:
‘Mi raccomando’, come a dirmi: ‘Vivi la vita al mio posto,
vivi davvero, vivi una vita
bella’». E Gian ha vissuto e
sofferto nella gioia e nella
forza della fede. È quanto
Francesca accoglie da questa
vicenda. «Nella vita di Gian
si sono concretizzate le beatitudini. Era un ragazzo umile
e povero in spirito. La sofferenza lo ha portato alla salvezza». E nel lungo applauso
liberatorio, che ha sciolto la
commozione, alle parole di
Bolzetta che diceva ai ragazzi
«la nostra parola per voi, stamattina, è ‘grazie’ per averci
insegnato tanto», tornavano
alla mente i ‘grazie’ e gli ‘scu-
sa’ di Gian, ricordati da Federico. Parole che «rimangono
scolpite nel cuore». Come
quelle ai barellieri della Croce Rossa chiamati per trasferirlo all’Hospice, il 24 gennaio scorso, di sua volontà.
«Scusatemi — aveva detto
Gian — se la scala è stretta e
se dovete faticare per me».
Dopo aver raccontato che davanti a Gian morente c’era
chi piangeva e chi pregava,
«sono rimasto da solo nella
stanza e, non so perché, mi sono inginocchiato — ha concluso Emanuele con la voce
rotta —. Gian aveva una
grande forza. Sebbene avesse gli occhi chiusi mi ha insegnato ad innamorarmi della
vita. Grazie, anche per gli ultimi incontri regalatici dal
letto di ospedale». Papà Luciano era al lavoro, come
sempre, da Arvedi, ma presente con il suo sorriso e la
sua stretta di mano, calda e
forte. La mamma Laura, a
Roma ad accompagnare Federico e gli altri amici di
Gian, era in studio, ma non
sotto le telecamere. E quando, nella pausa pubblicitaria,
Federico le ha chiesto: «Come stiamo andando, mamma
Laura?», lei, con gli occhi lucidi, senza dir nulla, ha risposto come faceva Gian: pollice
e indice alzati. Come a dire:
«Siete forti. Grazie».
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10
L’ALFABETO DI GIANLUCA
VENERDÌ 4 DICEMBRE 2015
L’iniziativa editoriale. Il volume al prezzo speciale di 8,80 euro più il quotidiano
Gian, lezione di misericordia
Dal 12 dicembre con ‘La Provincia’in edicola ‘Maria’di don D’Agostino
Il volume prende il via dalla ‘Z’mancante de ‘L’alfabeto di Gianluca’
di Nicola Arrigoni
CREMONA — «La misericordia è una caratteristica
di Dio e come insegna la storia quotidiana e universale
la si impara a fatica. L’aveva compreso con esattezza
Gianluca Firetti, la cui vita
è stata strappata da una grave malattia a soli vent’anni,
il 30 gennaio scorso. Gian
aveva voluto scrivere con
me il suo primo e ultimo libro: Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca , pubblicato dalle Edizioni San Paolo.
A sorreggerlo, in quegli ultimi giorni, è stata la sua
grande fede e anche la confidenza che aveva riposto in
Maria, la madre di Gesù.
Era proprio Gian che diceva, al termine della messa
celebrata in casa sua l’1°
gennaio scorso: Oggi ho sentito vera e vibrante la presenza di Maria», racconta
Don Marco D’Agostino, impegnato a testimoniare la
storia di fede di Gianluca in
giro per l’Italia e che dall’Alfabeto di Gianluca parte, da quella ‘Z’ mancante
prende spunto per il suo ultimo libro, Maria Grembo di
misericordia, pubblicato da
Edizione San Paolo e che sa-
A sinistra
Don Marco
D’Agostino
autore del
volume Maria
Grembo di
Misericordia
in edicola con il
giornale dal 12
dicembre
a 8,80 euro
A destra
la copertina
Gianluca Firetti, scomparso a soli vent’anni il 30 gennaio scorso
rà in vendita ad un prezzo
speciale di 8,80 euro più il
quotidiano «La Provincia»,
a partire dal prossimo 12 dicembre.
«Il libro vuole essere un
accompagnamento alla scoperta del dono della misericordia, tema centrale del
Giubileo: Maria e Gianluca
illuminano questo libro nella scoperta della fedeltà di
Dio a se stesso e agli uomini
— continua Marco D’Agostino — . Come dicevo la ‘Z’
che Gianluca non ha voluto
scrivere, perché a quella
lettera spettava un’al t ra ,
più alta scrittura, dà il titolo
al primo capitolo ‘Z’ di Misericordia, la prima di tante
che invocheranno Maria e,
nella rilettura del Vangelo,
ce la faranno sentire madre
e sorella. L’idea del volume
è indagare il concetto di ‘misericordia’, tema del Giubileo voluto da Papa Francesco, attraverso una lettura
del Vangelo che si orienta
non solo sulle scritture, ma
su fatti concreti in cui ci si
può conoscere e riconoscere».
Gli altri undici capitoli
(Maria fedele, bella, inter-
rogata, benedetta, soccorsa,
istruita, attenta, incoraggiata, amata, generata, esperta
di misericordia) riprendendo le pagine del vangelo
propongono spunti pratici
di riflessione come Don
Marco, collaboratore del
quotidiano «La Provincia»,
sa fare. «Ogni capitolo si
apre con un episodio reale
che introduce il tema perché la quotidianità è il terreno nel quale il Vangelo è
seminato e fruttifica. L’inizio e la fine del testo (commosso e interrogato dalla
misericordia) danno al testo
un’unità formale e letteraria. Come a dire che sia la
Vergine, sia Gian, ormai insieme, sono grembi di misericordia che custodiscono e
generano altro amore»,
spiega D’A go st in o. Co me
nello stile di don Marco D’Agostino anche il volume Maria. Grembo di Misericordia
vuole essere un’occasione di
riflessione sulla vita, sulla
difficile ma necessaria adozione della misericordia come stile di vita, atteggiamento nei confronti dell’altro, il tutto raccontato con
un linguaggio immediato,
profondo e al tempo stesso
estremamente accessibile,
un dialogo sincero che non
può certo lasciare indifferenti e a cui vale la pena affidarsi. Da leggere e non solo perché dall’8 dicembre
prenderà il via il Giubileo
della Misericordia.
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DOMENICA 6 DICEMBRE 2015
Dal 12 dicembre in vendita con «La Provincia» ‘Maria grembo di misericordia» di don Marco D’Agostino
Gianluca, l’amico di tutti
A un anno dalla morte prosegue la testimonianza
CREMONA — Ci sono molti
modi di scrivere la ‘Z’ che
Gianluca Firetti, il giovane
di Sospiro morto di osteosarcoma il 30 gennaio scorso,
non ha scritto nel suo primo e
ultimo libro, Spaccato in
due. L’alfabeto di Gianluca
(San Paolo, terza edizione,
euro 12). Marco D’Agostino,
vicerettore del Seminario e
collaboratore del quotidiano
«La Provincia» ci prova, in
un nuovo libro, fresco fresco
di stampa, sempre edizioni
San Paolo, al prezzo speciale
per i lettori del quotidiano,
in distribuzione dal 12 dicembre a euro 8,80 (da prenotare in edicola). Un libro
che riparte proprio dalla ‘Z’
di misericordia e continua,
guidati dal Vangelo e dalla
figura di Maria, a scoprire
quella misericordia che può
cambiare la vita, il cuore e i
pensieri di ciascuno. Gian si
è lasciato guidare da Maria e
dalla fede nella sua vita e, soprattutto, nella sua malattia.
Ha saputo ascoltare la voce
di Dio e, grazie ad essa, ha
trasformato il buio del dolore e della morte in momento
di luce e di speranza. Non solo per se stesso, ma per tutti
quelli che incontrava nel suo
cammino. È stato proprio l’8
dicembre scorso, quando lui
era ricoverato all’Hospice di
Cremona, luogo della sua sofferenza e delle sue relazioni
straordinarie con medici,
personale e volontari, a prendere spunto dalla visita annuale del Papa alla colonna
d e ll ’Immacolata di piazza
Navona, a Roma. La storia di
Gian e i suoi amici sono, oggi,
testimoni di speranza e di misericordia per le strade d’Italia. I numeri attorno alla vicenda di Gian sono impressionanti: 15.000 le copie vendute di Spaccato in due, più
di 10.000 le persone incontrate, 4000 le persone che se-
La copertina del libro
Gli studenti della scuola di Lestizze in provincia di Udine
Gianluca ora è amico anche di chi non l’ha conosciuto
guono sulla pagina fili di speranza in facebook, 3 volte in
diretta su TV2000, due puntate a Cremona1, quasi 100
gli incontri per l’Italia. Avvicinandosi il Natale il testo
Maria, grembo di misericordia può diventare un’ut ile
lettura e un regalo apprezzato a chi vuole leggere e ap-
profondire la propria storia
alla luce di altre belle storie
vissute. Quella di Maria e
quella di Gian, anche in molte traversie e dolori.
La scrittura della storia di
Gian continua in tantissimi
modi, come alla Scuola Statale Secondaria di primo grado
del comune di Lestizza (Udi-
Il giovane sospirese Gianluca Firetti
Un momento della lezione a Lestizze
ne) nella quale è stato proposto ai ragazzi un progetto di
cinque ore per ogni classe seconda e terza media, per un
totale di 73 ragazzi. Lo scopo? Conoscere la bellezza di
condividere la vita con qualcuno che fosse davvero amico e immaginare come mettere a disposizione i propri ta-
lenti per il bene di tutti, anche attraverso la sofferenza.
Questo è stato il canale e l’occasione di presentare ai ragazzi la storia di Gianluca Firetti e di chi gli è vissuto accanto. Sono stati usati, come
materiali didattici, video-interviste fatti ai suoi amici in
TV, ai familiari che lo hanno
accompagnato nel suo cammino di vita e sofferenza assieme al libro che ha scritto
con don Marco, guida e compagno di cammino. In queste
cinque tappe i ragazzi hanno
così conosciuto Gianluca sotto più punti di vista: affettivo, per le sue amicizie, relazionale, con chiunque lo avvicinava, spirituale, cioè come la fede ha cambiato il suo
modo di vivere, di sofferenza
in quanto la malattia l’ha
portato a cambiare prospettiva. Ogni ragazzo ha ricevuto una lettera dell'alfabeto
che compone il libro e insieme ci confronteremo. Il Dirigente scolastico reggente,
professor Gilberto Della Negra, con il Consiglio d’Istituto, ha approvato il progetto e
ora, ragazzi, insegnanti e famiglie a casa stanno vivendo
questa straordinaria avventura. Anche questa è una Z e
fa parte di ciò che Gian diceva: «Vorrei tanto che la mia
sofferenza fosse utile. Soprattutto ai più giovani». E,
come sempre, non si era sbagliato.
11
L’ALFABETO DI GIANLUCA
SABATO 12 DICEMBRE 2015
L’iniziativa. Il volume
oggi in edicola a 8,80 euro
con ‘La Provincia’
Giubileo, Maria e Gianluca
Tre parole per vivere la Misericordia
CREMONA — Giubileo, Maria e Gianluca sono le tre parole che fanno da guida al testo di don Marco D’Agostino,
Maria grembo di misericordia, in allegato da oggi al quotidiano «La Provincia» a soli
8,80, adatto per la riflessione
personale, in famiglia o come
regalo per il Natale. Papa
Francesco, martedì 8 dicembre scorso, a 50 anni dalla
conclusione del Concilio Vaticano II, ha aperto la Porta
Santa della Basilica di San
Pietro. Spingendo quella por-
sericordia vuole creare donne e uomini, che si lascino
«sorpendere da Dio, che mai
si stanca di spalancare la porta del suo cuore per ripetere
che ci ama» (Misericordiae
vultus, 25). E la Vergine Maria si è lasciata sorprendere.
Non ha perso la speranza,
mai, in nessun momento della
sua vita. I 13 capitoletti del libro Maria, grembo di misericordia, vogliono guardare al
mistero della vita, dell’amore, della sofferenza, della risposta con gli occhi di Dio. E
La copertina del volume
L’autore don Marco D’Agostino
ta ha confermato il popolo
nella speranza che non delude, invitandolo a guardare
avanti, sempre, comunque, in
ogni situazione, anche le più
difficili. Il Giubileo della mi-
così ha fatto anche Gianluca
Firetti, il giovane di Sospiro,
morto di osteosarcoma lo
scorso 30 gennaio a soli 20 anni, ha usato questi occhi. È
stato un vero discepolo di Cristo, sotto la croce, con Maria.
Si è compiuta, per lui, la preghiera dell’Ave Maria di cui
era innamorato. E per questo
Gian è stato un valido testimone per rileggere, con gli
occhi della sofferenza che
non lo ha schiacciato, con la
forza del giovane che non si è
insuperbito, con la grandezza
dell’umiltà che ha rafforzato
la sua fede. Il vangelo da viversi nel momento presente,
con intensità e impegno, come ha fatto Maria a Nazareth,
nei trent’anni di vita nascosta
nella sua casa, nella sequela
di Gesù, nello stare sotto la
croce e insieme agli apostoli a
Pentecoste. La sua grandezza
è stata la ferialità. E la sconvolgente santità di Gian è stata ed è tuttora, per chi lo incrocia nel suo libro Spaccato
in due. L’alfabeto di Gianluca
, la sua quotidianità.
LUNEDÌ 28 DICEMBRE 2015
La storia. Gli adolescenti dell’oratorio salesiano di Pavia di Udine al seminario e a Sospiro: tante emozioni
In ‘pellegrinaggio’ per Gian
L’esempio di Firetti diventa testimonianza viva
CREMONA — Quasi 700 chilometri di strada per otto ore di
viaggio. A bordo di due pulmini
e una macchina, 22 adolescenti
tra i 15 e i 17 anni dell’oratorio
salesiano di Pavia di Udine: il
loro Santo Stefano è iniziato alle 6,30 del mattino ed è terminato poco dopo le 23 con destinazione Sospiro, in pellegrinaggio
sulle orme di Gianluca Firetti.
Ancora una volta in molti al
fianco di ‘Gian’, il giovane di Sospiro morto di osteosarcoma
quasi un anno fa e diventato
amico di tutti attraverso il suo
testo ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’. , edito da San
Paolo come la sua ideale continuazione, ‘Maria, grembo di misericordia’, che presenta la lettera Z, mancante nel primo testo e che è stato scritto da don
Marco D’Agostino. Gian è stato
compagno di viaggio, con la sua
riflessione e la sua fede giovane, di alcuni di questi adolescenti che, l’estate scorsa, hanno accolto la proposta di compiere, a piedi, il Cammino Celeste, un pellegrinaggio sui
luoghi della fede nel Friuli. Ad accompagnarli, due
educatori professionali,
Marco Grillo e Cecilia
Boatto e tre suore salesiane, dinamiche e motivatissime, Claudia, Marcella e Anna. Una giornata di
ascolto e d’incontri, silenzio e riflessione, gioia e
condivisione. Anche
qualche lacrima che,
sgorgata sui giovanissimi
visi dei ragazzi faceva ancora più effetto. L’accoglienza sul piazzale del
Seminario in perfetto
orario, alle 11, dopo quattro ore di viaggio. Si inizia
con la messa nella quale i
ragazzi vengono messi a
contatto con la parola ‘testimonianza’. Il diacono
Stefano, il giorno dopo
Natale, racconta che si
deve essere «testimoni a
qualunque costo. Sempre
e ovunque. Se ciò in cui si
crede vale, bisogna giocarsi tutto». E anche Gian, in un momento difficile come la malattia e la
morte, ha saputo «insegnarmi a
vivere, a lottare — ha detto nella sua testimonianza Luca Ruffini , uno degli amici più vecchi
di Gian —. La sua testimonianza
mi impegna ad una vita coerente». Al termine del pranzo i ragazzi hanno apprezzato il dono
fatto dalla dolciaria Rivoltini,
condiviso e offerto come segno
di accoglienza nella terra del
torrone. Alle 13,30 è iniziato
l’incontro vero e proprio con
Gian e la sua storia. Alla domanda di una ragazza che chiedeva
‘Quanto ha inciso nella vostra
vita Gian?’ ha risposto prima
Federico Benna: «Gian ha avuto la forza di sbriciolarmi in mille pezzi, per ricordarmi che nella vita si lotta, ci si affida e si prega gli uni per gli altri, amandosi
e accogliendosi per ciò che siamo dentro». Poi, anche Emanuele Scarani, portando la sua
Un momento della giornata: il racconto della storia di Gianluca
Sopra e sotto il gruppo dei ragazzi di Pavia di Udine arrivato nel Cremonese per Gianluca
La visita alla tomba di Gianluca Firetti al cimitero di Sospiro
Con don Marco si rivive l’esperienza di Gianluca
testimonianza in diretta telefonica, ha saputo catturare l’attenzione dei suoi coetanei: «Per
me Gian è il Gesù del 2015. So
che è una parola forte, ma è così.
Quando Gesù è morto lo conoscevano in pochi. Grazie ai suoi
discepoli e alla loro testimonianza oggi lo possiamo incontrare tutti». Dopo un’intensa attività, durata quasi tre ore, alle
16,30 i ragazzi, incoraggiati nella loro esperienza dal parroco
don Federico Celini, si sono portati al cimitero di Sospiro. Ad
accoglierli, con emozione e occhi lucidi, mamma Laura e papà
Luciano, genitori di Gian e il
fratello Federico. L’abbraccio
che tutti e tre hanno scambiato
con i ragazzi friulani è stato intenso. ‘Come se in Dio — aveva
scritto Gian nella lettera introduttiva al suo libro —ci sentissimo già amici’. Al cimitero si è
formata una grande famiglia,
insieme a Valentina, Elena e
Luca, Francesca, Elisa, Miche-
le ed Edoardo, amici di Gian. Al
termine della preghiera, alla
tomba di Gian, Federico ha potuto parlare, all’oratorio, di suo
fratello, descrivendolo come
«un giovane semplice, di buon
cuore, che non ha perso — ha
sottolineato in due passaggi —
la possibilità di trasformare la
sua vita, anche la sofferenza, in
occasione di speranza e di fede». La partenza è stata ritardata perché nell’oratorio di Sospiro ragazzi, educatori e suore,
dopo la foto rituale che sembrava non voler essere scattata perché la giornata non finisse, hanno voluto parlare ancora con la
famiglia di Gian. La nebbia non
ha fermato e impaurito nessuno. Dentro, come era capitato a
Gian, splendeva un sole difficile a spegnersi. Alle 23, tornati in
Friuli, Marco, a nome di tutti ha
scritto: ‘Ciao. Grazie della giornata. Veramente bella e motivante. Ha fatto bene a tutti’.
Il pranzo dei ragazzi arrivati per ricordare Gianluca Firetti
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12
L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ 26 GENNAIO 2016
Nel nome di Firetti. A un anno dalla sua scomparsa, fa il giro d’Italia
la storia del ragazzo di Sospiro stroncato dalla malattia. Esempio per tutti
L’incontro
in Friuli
nel nome
di Gian
A destra, un video
con Gianluca
proiettato nella sala
piena di giovani
Sotto una parte dei
giovani intervenuti
Gianluca
Firetti
E ora gli amici di Gianluca
sono ‘missionari’ della vita
Emozionante incontro in Friuli: cammino di gioia
CREMONA — Il 26 dicembre
scorso, un gruppo di adolescenti dell’Oratorio di Pavia
di Udine, guidato dagli educatori Marco Grillo e Cecilia
Boatto, insieme alle suore di
don Bosco Claudia, Marcella
e Anna erano venuti a Cremona prima e a Sospiro poi per
incontrare la storia e la presenza di Gianluca Firetti, il
giovane morto di osteosarcoma lo scorso 30 gennaio. Visita ricambiata: venerdì scorso,
una delegazione cremonese
formata da don Marco D’Agostino, autore, insieme con
Gian, del libro ‘Spaccato in
due. L’alfabeto di Gianluca’
(San Paolo Editore), Emanuele Scarani, uno dei più
giovani amici di Gian e protagonista del capitolo ‘Me dagl ia’, Federico Benna, insegnante e attore e Michele
Sacchini, titolare dell’edicola di Sospiro che ha curato la
regia e la parte fotografica
dell’incontro, è stata in Friuli. Così che, a un anno di distanza dalla morte, la storia di
Gian sta facendo il giro dell’Italia. E parla ai giovani. È lo
stesso Marco Grillo a raccontare il motivo dell’interesse
di tutta la comunità religiosa
e civile: «È interessante come
i ragazzi, e non io, abbiano conosciuto Gian come amico del
cammino celeste, fatto quest’estate sulle strade del Friuli». Da quel cammino sono nati altri cammini, come il pellegrinaggio fatto nelle vacanze
di Natale nella terra cremonese. «Ma non solamente
quello — continuano Cecilia
e suor Claudia —. I ragazzi
stessi si sono fatti missionari
della storia e hanno voluto far
conoscere Gian a tutto l’oratorio e nei paesi vicini».
All’incontro i ragazzi dell’oratorio hanno presentato al
numeroso e giovanissimo
pubblico — amici da Lestizza,
La vita normale di Gianluca è diventata uno straordinario esempio di forza e di fede per tutti i giovani
Gorizia e Trieste — un video
dal titolo ‘Face to face’, interviste agli adolescenti e a Gian
definito a più riprese ‘uno di
noi’. La sua vita normale ha
dello straordinario se si pensa, come ha detto Emanuele
nella sua intensa e commossa
testimonianza che ha strappato più e più applausi, «che
noi oggi siamo qui a raccontare di un ragazzo autentico,
evangelico, che ti abbracciava con la sua presenza e ti
amava gratuitamente». Gianluca testimone della vita,
esempio vero. La sala, commossa e stipata, ha registrato
picchi d’intensità e di commozione soprattutto nei video testimonianza di Federico Firetti, fratello di Gian, e degli
altri amici. Quando poi Benna, all’inizio e alla fine della
serata, ha interpretato la vicenda con due pezzi teatrali,
si è percepito un silenzio da
tagliare. Due ore di testimonianza sulla vita e sulla fede
d’acciaio con cui un giovane
di vent’anni ha scelto di affrontare la malattia e la morte, «tutte e due – come ha detto don Marco – arrivate per ultime nella vita di Gian, abitata già da tempo dalla luce,
dalla vita, da Dio». Il lungo
applauso finale ha sciolto le
lacrime degli adolescenti
presenti. Sarebbe dovuta seguire la cena condivisa e così
è stato. Ma Federico, Michele
ed Emanuele sono stati presi
d’assalto dagli altri ragazzi
che, prima volta in tutti gli incontri, volevano chiedere, sapere, informarsi, mandare i
saluti alla famiglia di Gian,
raccontare i loro drammi, le
morti dei loro fratelli e genitori. Sono state toccate molte
corde dell’anima. Poi gli amici di Cremona sono dovuti ripartire, ma è come se tutti, in-
sieme a loro, avessero chiesto
a Gian di tornare. E in effetti,
per la festa dei giovani del
Triveneto, una manifestazione che raccoglie circa 7000
giovani ogni anno, gli amici di
Gian saranno ospiti a Jesolo
domenica 28 febbraio. Nella
serata a Pavia di Udine sono
state lanciate due novità: Federico Benna — con la regia
di Danio Belloni — il 12 marzo
prossimo presenterà nel teatro comunale di Sospiro la prima dello spettacolo ‘Spaccato
in due’ e Michele Sacchini ha
comunicato l’uscita, l’1 marzo, del testo edito da San Paolo ‘Gianluca Firetti, santo della porta accanto’. Ha chiuso la
serata Emanuele: «Ho visto
molti piangere, stasera.
Asciugatevi gli occhi. Gian vi
direbbe: vivete felici perchè
la vita è troppo bella per sprecarla».
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DOMENICA 31 GENNAIO 2016. IL DISCORSO DEL VESCOVO NAPOLIONI
L’impegno: ‘Faremo insieme
quello che il Signore ci dirà’
«Gesù non è estraneo ad alcun dolore umano»: l’omaggio a Gianluca Firetti
CREMONA — «Riuscite a resistere ancora
qualche minuto?». Ha esordito simpaticamente così, rivolgendosi ai fedeli, monsignor
Antonio Napolioni nel discorso pronunciato
al termine dell’ordinazione episcopale, che è
stato possibile seguire (come il resto della cerimonia) anche dai maxi-schermi approntati
in piazza e nelle navate laterali.
Alcuni passaggi sono stati particolarmente
sottolineati dagli applausi, come quando, dopo avere espresso la sua ammirazione per la
bellezza dello «scrigno» del duomo, ha soggiunto: «Contemplo la fede che si respira, in
tutti voi, specie nei cremonesi che mi accolgono quasi ad occhi chiusi». Ma il «protagonista assoluto, il motivo di tutto — ha fatto
notare — è Gesù».
L’affermazione è stata corredata da citazioni
di due Papi: Paolo VI «che aggiornò per il nostro tempo le vie della perenne riforma della
Chiesa» per «riflettere umilmente il volto
del suo Sposo e Signore»; Francesco «che
quotidianamente ci mostra come anche oggi
il Vangelo si irradia e attira». «Troppi — ha
osservato più avanti — parlano di quello che
fa, e non so quanti facciano quello che dice».
Non ha mancato di ricambiare affetto al «vescovo Dante, cui da oggi sono legato per il
dono della successione apostolica che mi ha
trasmesso con amore: una settimana fa invitava la sua e nostra Chiesa locale a continuare con coraggio nel tentativo umile di rispondere alle sollecitazioni dello spirito... perché
Monsignor
Dante
Lafranconi
cede la
cattedra
al nuovo
vescovo
Antonio
Napolioni
I giovani ‘in cammino con Gian’
non c’è tradizione vitale senza cambiamento» .
Il discorso ha avuto una forte impronta mariana (oggi il vescovo andrà al santuario di
Caravaggio). Più volte infatti è ritornato l’invito della Madonna ai servi delle nozze di Cana: «Fate quello che vi dirà», accompagnato
perfino da un commento dialettale alle esigenze della sequela di Cristo (L’è düra...) che
per primo lo impegnano, ma «faremo insieme quello che ci dirà» anche attraverso le indicazioni del Papa: «Chi aspetta programmi
pastorali, trovi qui, nell’incarnazione, il cuore e la sostanza di tutto». In «un tempo così
complesso e agitato, ma sempre affamato di
Dio e di senso», monsignor Napolioni ha avuto un pensiero per tutti: fedeli, lontani, smarriti, scartati, indifferenti. E, «con la gioia pasquale» ha evidenziato che alla «verità crocifissa» di Gesù «non è estraneo alcun dolore
umano». Ha così raccontato di essersi recato
ieri mattina a Sospiro a pregare sulla tomba e
ad abbracciare i genitori di Gianluca Firetti
«uno splendido ragazzo» morto proprio un
anno fa e del quale aveva letto «con ammirazione» la storia. E ha citato un’esperienza
analoga di cinque anni fa a San Severino
Marche, dove i genitori di tre ventenni morti
sulla strada sono diventati «miei fratelli carissimi. E con loro penso ad altre famiglie ferite, ma non sconfitte». Il ringraziamento finale è andato a tutti «uno ad uno, perché date
corpo a Cristo in cui confido». (g.g.)
13
L’ALFABETO DI GIANLUCA
SABATO 30 GENNAIO 2016
A un anno dalla morte. Il 30 gennaio 2015 si era compiuto il dramma del giovane di Sospiro
La sua testimonianza, un esempio. A marzo in libreria il nuovo volume dopo ‘Spaccato in due’
CREMONA — Arriva in redazione, con l’Editrice San
Paolo, una bozza del nuovo
testo, in libreria dal prossimo primo marzo, ‘Gianluca
Firetti, santo della porta accanto’. Si sfoglia volentieri
e graficamente ricorda
‘Spaccato in due. L’alfabeto
di Gianluca’, 15.000 copie
vendute, tre edizioni e due
ristampe. Quel libro ha
viaggiato molto per le regioni d’Italia (17 su 20) e
ancora suscita emozioni,
smuove e commuove. In un
anno ha percorso, fisicamente, quasi 20.000 chilometri e, nei 104 incontri
condotti e animati dai suoi
giovani amici e dal fratello
Federico, si sono raccolte
quasi 10.000 persone, soprattutto adolescenti e giovani. Attorno alla storia di
Gianluca Firetti, il giovane
di Sospiro morto di osteosarcoma lo scorso 30 gennaio, esattamente un anno
fa oggi, si è formata, fisicamente e via web, una comunità: Gian è arrivato nelle
case, superando divisioni e
barriere territoriali, religiose e anagrafiche. Si è
piazzato in bella vista nelle
librerie vicino al libro del
Papa, ha abitato per molti
giorni il quotidiano La Provincia. Soprattutto ha parlato al cuore dei semplici,
suscitando comunione, vicinanza al dolore, anche richiesta di preghiera.
Un ragazzo musulmano,
al termine di un incontro,
ha chiesto agli amici di
Gian: «Ho perso la mia
mamma recentemente. Mi
fa bene vedere tanta forza
nel testimoniare e rileggere
la vita di chi ci ha lasciato».
al cimitero come biglietto,
sul web, negli sms: ‘Gian è
ormai un passaparola – scrive Monica – e ci racconta
come la vita continui sempre, nonostante tutto’. Simone, a Verdello (Bg), ha
detto che «ci sono incontri
che ti cambiano per sempre. Lì capisci chi ti vuol bene sul serio».
E tutto questo è possibile
perché Laura e Luciano, genitori di Gian, hanno permesso che la loro casa non
avesse porte e finestre, così
che tutti potessero entrare,
sostare ed uscire arricchiti.
Ha fatto bene Emanuele, di
ritorno da un incontro, a telefonare a casa Firetti.
«Laura, hai un figlio che
spacca in due il cuore delle
persone». Gian è inesauribile e la sua storia, straordinaria, il prossimo 12 marzo diventa teatro (con Federico Benna e Danio Belloni)
e mostra fotografica itinerante, curata da Mauro Bosio, Alessandra Piccioni e
Diego Cassinelli.
«Un ragazzo mi ha chiesto di autografare il libro di
Gian — racconta Michele
Sacchini, titolare dell’edicola di Sospiro —. ‘Perché?’
gli ho chiesto. Perché sei
suo amico». Incontrare
Gian significa aprirsi alla
vita che «non è tutta rose e
fiori», ma può diventare,
essere e rimanere «amicizia per sempre». Anche
quando una persona se ne
va.
Gianluca è nel cuore di tutti
‘Santo’ della porta accanto
Un ragazzo testimone di
Geova, al termine della lettura del libro, ha dichiarato: «L’esperienza di Gian ha
qualcosa di particolare. Lo
tengo vicino».
E così, i ‘m i r ac o li ’ ch e
Gian compie toccano dentro e, come quand’era sul
divano, provocano riflessione e chiedono affidamento.
Tanto che una domanda
s’impone: ‘Se Gian richiama i giovani in modo così
forte, oggi, loro, di che cosa
hanno bisogno?’. La risposta non è univoca e vive nel
cuore di ciascuno. Ma certamente la forza sta nella
serenità che Gian ha messo
nell’affrontare la malattia
prima e la morte poi, dal
momento che – come dà testimonianza Valentina –
«più il suo corpo si sgretolava, più la sua anima
splendeva». Elias e Francesco, compagni dell’istituto
agrario Stanga di Cremona,
hanno dato la risposta: «Eri
tu il malato. Lui era il medico».
Gian ha riacceso in moltissimi la scintilla coraggiosa della vita. Il ‘perché’ è
difficile a raccontarsi, ma
intuibile. «Le sue parole sono vere perché vera – come
ha sottolineato don Federico Celini, parroco di Sospi-
ro — è stata la sua esperienza con Dio. In lui, oggi, diventa amico di tutti».
E così anche Luca, Elena,
Mattia, Elisa e Francesca
testimoniano che ascoltare
Gian significa «non rimanere indifferenti, lasciare che
lui ti prenda per mano e ti
cambi, pian piano, la vita».
Ci vorrebbero pagine e
pagine per contenere le riflessioni di tutti, da quelle
dei più giovani, scritte di
notte, come quella di Marco
che twitta al suo professore
per dirgli ‘non posso fare a
meno di leggere il libro di
Gian. Non mi stacco: è troppo bello!’, a quelle lasciate
Gianluca
Firetti
e a fianco
uno degli
ultimi
incontri
Più a
sinistra
il libro
‘Spaccato
in due’
La copertina del prossimo libro
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MARTEDÌ 1 MARZO 2016
Spaccato in due
A Jesolo: la festa
dei giovani
CREMONA — Gianluca Firetti protagonista, di nuovo
vivo ed esempio: stavolta a
Jesolo, al Pala Arrex teatro
della Festa dei Giovani 2016.
E’ stato l’ospite d’onore, nel
giubileo della misericordia,
il giovane sospirese morto il
30 gennaio 2015, autore del
testo ‘Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca’.
I giovani e i giovanissimi
del Triveneto (Trentino, Veneto e Friuli) arrivano prestissimo per occupare i settori del palazzetto loro assegnati. E per le 9 in punto c’è il
tutto esaurito: quasi ottomila
persone. Lo sfondo della
giornata è il Giubileo della
misericordia, inaugurato da
Papa Francesco lo scorso 8
dicembre e il motto dell’incontro #metticicuore per
esprimere ‘quanto amore
esagerato Dio voglia all’uomo’, come canta l’inno composto per la giornata. Alle
9,30 il tour della misericordia trasporta tutti per i cinque continenti: danze gioiose
che scaldano l’auditorum e
coinvolgono i partecipanti
In ottomila
per la Festa
organizzata
in occasione
del Giubileo
L’esempio
di Gianluca Firetti
per ottomila
Migliaia di giovani hanno ascoltato la storia del giovane sospirese
alla convention, organizzata
dalla Pastorale Giovanile salesiana del Triveneto affidata a don Silvio Zanchetta e a
suor Francesca Giacchetto.
Alle 10, in un silenzio da brividi, lo spettacolo prende
corpo tra effetti di luce
straordinari, gruppi di danza, percussioni, giocoleria. E
si racconta agli ottomila giovani la storia di Gian, fatta rivivere dalle voci di alcuni
suoi amici. Nel primo intervento Valentina Rigetti
(amica storica di Gian) e
Francesco Molinari, compagno di banco all’istituto Stanga di via Milano, hanno fatto
rivivere ai partecipanti la
bontà, le buone disposizioni,
il sorriso di Gian e i suoi occhi luminosi. Francesca Rigetti ed Emanuele Scarani,
nel secondo intervento, hanno dipinto alcuni quadretti
s u l l a m alattia di
G i a n , v i ssuta nella
fede e nella condivisione di
u n ’ a m i c izia autentica. Non sono mancati
accenni alla famiglia,
a l l ’ o r a t orio, alle relazioni che
G i a n a v eva. Nel poIl volto di Gianluca Firetti proiettato sullo schermo
meriggio,
dalle 14 alle 16, in un serrato face to face, più di 500 ragazzi si sono
alternati per domande ai ‘bananari ’, perché della testimonianza luminosa di Gian
non si perdesse nulla. Una
sua foto dipinta nel secondo
tempo del musical ha riportato davanti a tutti i suoi occhi splendenti, mentre il Padre della parabola leggeva la
lettera che Gian aveva premesso al suo libro. La messa
festosa, animata da un coro
giovanile e dall’orchestra, è
stata presieduta da don Marco D’Agostino, missionario
della misericordia: nell’omelia ha fatto vibrare, oltre la
Parola di Dio, anche il ricordo di Gian, invito alla conversione e fonte di grazia per
tutti.
Don Marco con gli amici di Gianluca
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14
L’ALFABETO DI GIANLUCA
LUNEDÌ 14 MARZO 2016
Folla ed emozioni a teatro per lo spettacolo tratto dal libro di Firetti, morto a 20 anni
‘Spaccato in due’, oltre il dolore
E la luce di Gian scalda i cuori
SOSPIRO — La gente si dilegua, commossa e in silenzio.
Non c’è disperazione sui volti,
ma un senso di pace, anche nel
dolore. Lacrime e sorrisi al
contempo. Sabato sera, nell’assiepato teatro comunale
di Sospiro, concesso dall’amministrazione, guidata dal
sindaco Paolo Abruzzi, alla
parrocchia di San Siro, organizzatrice dell’evento, il più
bel commento della serata è
stata la gratitudine. Lo spettacolo teatrale ‘Spaccato in
due’ (tratto dall’omonimo testo e dal nuovo uscito nelle librerie in questi giorni) si rivela un grande successo. Non nasconde, tuttavia, attraverso la
storia di Gianluca Firetti,
morto di osteosarcoma il 30
gennaio 2015, la sofferenza
per la perdita di un figlio, di
un fratello e di un amico. E con
lui, con la sua famiglia, con gli
amici che lo accompagnano in
tv e radio, sui giornali e in internet, nelle parrocchie e diocesi, le comunità cristiana e
civile di Sospiro hanno voluto
ricordare anche gli altri tre
giovani che hanno lasciato un
grande vuoto nello scorso anno: Gloria Federici, tragicamente scomparsa per un incidente stradale, Deborah Saponaro, 26 anni, morta di malattia come la 16enne Valentina Corbari. Le loro immagini,
per ricordarli e renderli ancora più vicini, appaiono, a fine
serata, proiettate sullo schermo come a dire: ‘Siamo qui,
con voi. Continuiamo il cam-
Federico Benna in scena
Gianluca Firetti, Gloria Federici, Deborah Saponaro e Valentina Corbari. Il parroco don Federico Celini e sotto il pubblico sabato sera a Sospiro
mino’. ‘Spaccato in due’, affidato alla regia di Danio Belloni e alle doti artistiche di Federico Benna, si rivela un monologo che non lascia spazi
vuoti e riesce a coinvolgere a
tal punto da dover trattenere
più volte il respiro — ma non
le lacrime — perché immediatamente c’è un’altra emozione da rivivere. L’inizio serata
si apre con le parole del parro-
co, don Federico Celini: «Non
siamo qui per una commemorazione funebre o per riaprire
le ferite, ma per farci coinvolgere dall’amore di Dio che abbraccia forte». E a nome della
comunità sospirese ringrazia
il vescovo Antonio Napolioni
e porta la sua vicinanza alle
quattro famiglie e a tutti i presenti. Si è tutti molto vicini in
quanto il teatro, 200 posti per
ragioni di sicurezza, non è riuscito a contenere tutte le persone, alcune delle quali hanno dovuto rimanere in piedi o
rimandare ad altra data la visione, dopo la chiusura delle
prenotazioni gratuite all’edicola locale di Michele Sacchini. Sul palco, attraverso luci,
musiche, parole appropriate
la malattia di Gian, affrontata
con fede e coraggio, nella scelta consapevole di farsi aiutare dai suoi familiari, dal personale, dagli amici, dai suoi
sacerdoti, prende corpo. Su
quel divano, nel letto dell’hospice, nei dialoghi, nelle riflessioni ognuno ritrova il suo
posto. Ci sono passaggi straordinari che richiamano parole
ormai familiari alla storia di
Gian e ai capitoli della sua esistenza. Sono contenute anche
parti del nuovo libro, sempre
edito da San Paolo, che ha come titolo ‘Gianluca Firetti,
Santo della porta accanto’ —
già disponibile in tutte le librerie cremonesi — secondo
una felice frase che Papa
Francesco ha detto nell’Angelus dell’1 novembre, a Ognissanti. Lo spettacolo teatrale è
stato filmato da Manuel Ancares e Javier Gonzales, operatori dell’equipe di TV2000,
venuta appositamente da Roma per testimoniare «quanto
abbiamo scommesso sulla storia di Gian». La sua esperienza interiore, cosa sia nato e ancora stia crescendo dalla sua
storia di malattia luminosa
(121 incontri nelle città italiane, 20 mila chilometri percorsi, infinite mail e messaggi,
pagina fb ‘fili di speranza’ visitata e interattiva, richieste
di preghiera per tanti altri
giovani, testimonianze di storie simili, 15mila copie del primo libro vendute e un buon
avvio del secondo) sono paradigma ed esempio per molti.
Ogni vita è unica, anche nella
sofferenza e nella morte. E
Gian — come è stato detto più
volte dai suoi amici — «insegna a vivere, ricorda che la vita è un dono e non va buttata».
Un messaggio ricordato ai
presenti nella modalità del
teatro che ancora fa vibrare le
corde del cuore, soprattutto
quando la voce di Gian, coricato sul letto dell’Hospice —
la scena più commovente in
assoluto — sussurra tutto il
suo dolore, mai disperato e
sempre affidato a Qualcuno
che, oltre il soffitto, lo guarda
e lo protegge. Lo spettacolo
teatrale ‘Spaccato in due’ inizierà il suo tour in alcuni teatri italiani e sarà lanciato il 7
aprile prossimo dagli studi di
Tv2000, in diretta alle ore 9.
Un modo per dire, a chiarissime lettere, che la morte e il dolore, pur nella loro tragicità,
non sono i vincitori.
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GIOVEDÌ 7 APRILE 2016
L’esempio
La storia di Firetti
nel Napoletano
La vicenda del 20enne
di Sospiro stroncato
da un osteosarcoma
è di nuovo testimonianza
di fede e speranza
La commozione
durante il collegamento
con la mamma
CREMONA — Gian è anche
napoletano. Acerra accoglie
e legge in autonomia ‘Spaccato in due. L’alfabeto di
Gianluca’, il libro scritto dal
giovane di Sospiro morto 14
mesi fa di osteosarcoma a 20
anni. Lo conoscono per caso,
se lo rendono amico e testimone, è il compagno fedele
di due quaresime, soprattutto quella dell’Anno Santo
della misericordia. Nella parrocchia centrale di Acerra,
guidata dal parroco don
Giancarlo Petrella e dalle
suore della Presentazione
Vincenza e Marilena, e nel
quartiere Gescal, Gian Luca
Firetti viene accolto e ascoltato, commuove e provoca
piccoli e grandi nell’incontro
del gruppo dei preadolescenti con Emanuele Scarani,
amico di Gian il quale, al termine della testimonianza, è
fermato da Alessandra, 12
anni: «Io Gian non l’ho conosciuto di persona, ma dal libro e dalle tue parole lo sento amico dentro». Quel ‘dentro’ ha spaccato molti cuori.
Ta nt ’è che la parrocchiale
straripava di giovani. L’incontro è durato poco più di
due ore: come platea gli ado-
Federico Benna, in primo piano a sinistra, con i ragazzi
Ad Acerra per ricordare l’esempio di dolore, speranza e fede dato da Firetti
E adesso Gianluca
spacca i cuori
dei giovani di Acerra
lescenti venuti anche dal liceo statale cittadino Liguori,
accompagnati dai loro insegnanti. Tutti hanno potuto
gustare le parole di Gian, le
immagini della sua vita e della sua testimonianza autentica e anche applaudire i pezzi
teatrali messi in scena dall’attore Federico Benna (regia di Danio Belloni). La serata ha ripercorso i tratti più
significativi della malattia,
della sofferenza e della prova di Gianluca, ma ha messo
in evidenza soprattutto la
grazia e la luminosità della
sua testimonianza di fede.
Tant’è che al termine si sono
lette le parole commoventi di
Fiorita Selvaggio, mamma di
Marco, morto esattamente
un anno fa ad Acerra, all’età
di 16 anni. Con coraggio, dopo aver letto il libro di Gian e
dopo aver ritrovato la verità
di quelle parole, molto simili
a quelle vissute da lei, ha
scritto di suo pugno la ‘Z’
mancante nell’alfabeto, invitando tutti i presenti a liberarsi dalla diffidenza e a riprendere la forza che viene
dalla fede, in attesa di rivedere il suo Marco e il suo
Gian. La serata era iniziata
con una coerografia fatta dagli adolescenti, con le lettere
dell’alfabeto di Gian, coordinata da Marco Lo Tufo, educatore della parrocchia. Poi
sono stati ancora gli amici di
Gian a prendere la parola.
«Gian mi ha aiutato a comprendere come muore un cristiano» ha sottolineato con
commozione Federico. «Per
questo non è morto arrabbiato» gli ha fatto eco Emanuele
augurando, con le parole di
Gian stesso, «di essere amici
veramente, tra di noi e con
Dio, proprio come oggi nel
cenacolo Gesù augura pace a
I ragazzi
accolti da
suor Vincenza
tutti quanti». Dal cuore è
sgorgata la telefonata a Laura, la mamma di Gian, piena
di affetto e di gratitudine,
fatta dai ragazzi: «Siete forte, avete un figlio santo, conosciamo Gian e lo amiamo».
La pizza napoletana, le frittelle d’alghe, le ‘graffe’ (frittelle con cioccolato), i baci e
gli abbracci hanno testimoniato la tipica accoglienza
che negli amici di Gian ha visto la presenza di Gian stes-
so, «vivo tra noi — ha sottolineato don Ciro al termine
della messa —, presente come il Risorto, qui, a testimoniarci la Pasqua è vera. Ch’a
maronna v’accumpagne» è
stato il congedo. E Gian, che
alla Madonna si affidava
sempre, avrà sorriso. Sapendo, paradossalmente, che la
sua storia, dove passa, fa venir voglia di vivere intensamente.
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L’ALFABETO DI GIANLUCA
SABATO 9 APRILE 2016
L’esempio
di Firetti
Un’altra tappa
Federico
Benna
e gli amici
di Gian
nello studio
di ‘Bel tempo
si spera’
a Tv2000
con Lucia
Ascione
La storia
del 20enne stroncato
dalla malattia
di nuovo in televisione
L’arrivo degli amici
di Gianluca Firetti a Roma
‘La vita è un dono
da non sprecare’
A TV2000 la testimonianza degli amici
Il gruppo all’arrivo negli studi della televisione
CREMONA — Gian è tornato a TV2000 per la
quinta volta. In studio, con Lucia Ascione che conduce ‘Bel tempo si spera’ e Fabio Bolzetta, in diretta da Modena Federico Benna, Emanuele Scarani, Mattia Guarneri e Marco Pennacchi invitati
per raccontare la storia di Gianluca Firetti. E
l’hanno raccontata in due parti. Tratteggiando il
La stessa che gli ha permesso di
essere luminoso, di chiedere, a
cinque giorni dalla sua morte,
come «era andata l’interrogazione di recupero di latino»
dell’amico Mattia. Ed è stato
proprio Mattia a testimoniarlo
in diretta: «Gian mi ha colpito
per la sua semplicità, perché ci
accoglieva col sorriso, sempre
disponibile. Mi faceva sentire
a casa, mai fuori posto. Non era
affatto malato dentro». Lo studio è stato catturato dalla testimonianza dei ragazzi. Fino all’ultima domanda: ‘Pe rché
Gian continua ad essere faro
per tanti giovani?’. «La domanda è difficile — è sottolineato Emanuele — ma mi vengono in mente le pagine del
vangelo, lo stesso che si è chiu-
E davanti alla Porta Santa
testo ‘Spaccato in due’, il libro che Gian volle fermamente prima della sua morte. Con Gian che,
ancora una volta, è diventato esempio. Di dolore
esagerato ma vissuto con Cristo. Tanto che Ascione ha azzardato un paragone coraggioso con san
Giovanni Paolo II, ricordato avvinghiato alla croce, la stessa che Gian chiede a Dio di ‘smezzargli’.
so sulla bara di Giovanni Paolo
II. Quando Gesù predicava non
dava tante risposte. Diceva:‘Dio è così e ve lo racconto.
Se volete fatevi amare da Lui,
seguitelo’. Ecco: Gian era così.
Non obbligava, ma attraeva ad
una vita bella, al coraggio di vivere felici come lui, nonostante il dolore». Sono state poi mostrate le immagini dello spettacolo teatrale ‘Spaccato in
du e’, organizzato da S paz io
M yt h os per la regia di Danio
Belloni. L’attore del monologo, Federico Benna, in studio,
l’ha definito «un esperimento
di evangelizzazione, che porta
profumo di vita e non di morte,
uno strumento che veicola un
messaggio per tutti e cioè che
Gian non è morto disperato ma
C’è sempre Gian sullo sfondo
sicuro che la vita fosse un dono
da non sprecare».
In chiusura, Ascione ha riferito di un episodio successo
qualche giorno fa all’edicola di
Michele Sacchini a Sospiro.
Una signora è scesa dall’auto e
ha chiesto: ‘Scusi, è questa l’edicola della misericordia dove
si può leggere la storia di
Gian?’. Un luogo di buone notizie. Poi il pellegrinaggio: dal ricordo del ‘santo della porta accanto’ alla porta santa. Belli
dentro, come Gian ha insegnato.
Lunedì, alle 21, il monologo
di Gian sarà a Lainate (Milano), il 21 aprile in carcere a
Cremona, il 9 maggio nel salone Bolognini del Seminario.
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La delegazione in San Pietro
DOMENICA 24 APRILE 2016
In carcere. Teatro e libri
La
performance
di
Federico
Benna
A sinistra
i protagonisti
sopra Gian
e a destra
i libri
Ora Gian spacca
il cuore dei detenuti
CREMONA — «La storia di
Gian va portata nelle carceri»:
ad avanzare la proposta era
stata Lucia Ascione, concludendo una delle cinque trasmissioni di ‘Bel tempo si spera’ dedicate da TV2000 a Gianluca Firetti, il giovane di Sospiro morto per un osteosarcoma il 30 gennaio 2015. E così è
stato: i cancelli della locale casa circondariale si sono effettivamente aperti per far entrare
un ospite d’eccezione: Gian.
Ascoltato da chi vive a Cà del
ferro — detenuti, agenti, educatori, volontari —, tutti invi-
tati a partecipare al monologo
teatrale scritto e interpretato
da Federico Benna, per la regia di Danio Belloni. L’idea è
della Cappellania, rappresentata da don Graziano Ghisolfi e
dal diacono permanente Marco Ruggeri. Ed è così che il cuore di Gian, nonostante le sbarre, si è prestato a provocazioni
e fibrillazioni intense. Battiti
che hanno riacceso desideri,
invitando ad amare. E del resto, il carcere si sa com’è costruito: pesanti chiavi chiudono altrettante porte di ferro
che dividono e separano. Gian
e la sua parola, al contrario,
uniscono, aprono e spalancano. «Per due ore — dice commosso Benna alla fine del monologo — ho avuto davanti persone come me. Non ero a disagio perché Gian non giudicava
nessuno. Ti faceva sentire accolto. E io, dai ragazzi seduti ad
ascoltare Gian, mi sono sentito
così». In quel teatro particolare, con le telecamere che osservano ogni minimo passo, risuona una parola vera, quella del
vangelo che Gian ha incarnato
e tradotto nella sua sofferenza.
Gian sa bussare alle porte del-
la vita, rompe gli schemi, fa rilassare i volti incupiti dai pensieri, ridona sorrisi. Il monologo teatrale presenta la malattia che abbruttisce e la fede di
Gian che lo rende luminoso. In
sala si respirano ricordi di sbagli che intristiscono e si percepisce, nella commozione, una
speranza nuova che sa dare
forza. Dal suo divano Gian allarga gli orizzonti, libera e
compie il miracolo delle lacrime che, come dice Ruggeri davanti a tutti, «non abbruttiscono i nostri volti scavandoli ma,
al contrario, costruiscono e li-
berano, rendendo più belli». E
la bellezza è uno dei messaggi
che più richiama l’attenzione,
anche se il monologo è serrato
e, man mano, nel teatro cresce
un silenzio che impressiona
anche Maria Gabriella Lusi,
direttrice del carcere che, visibilmente commossa, aveva
detto «siamo qui per condividere e ci facciamo aiutare da
Gian con grande libertà».
«Questa storia, vi ha fatto diventare più maturi?». «Decisamente sì — ha risposto emozionato Simone Guarneri —.
Ho conosciuto Gian in un momento di lutto familiare e lui
mi ha insegnato ad aprirmi allenandomi il cuore». E a chi
chiedeva ‘Cosa ti ha spinto a
donare a Gian la tua medaglia?’, Emanuele Scarani ha risposto telegraficamente: «Il
cuore» e ha spiegato come
Gian lo avesse fatto «innamo-
rare della vita, insegnando la
differenza tra successo e valore». Straordinarie, alle fine, le
strette di mano scambiate con i
detenuti: ognuno presenta
una sofferenza, un ricordo, un
‘grazie’ di cuore. Un ispettore
commenta sottovoce che «solitamente ospitiamo studenti
per dare la nostra testimonianza. Oggi è un giovane, con i suoi
giovani amici, a venire qui a far
scuola a tutti». Alcuni, dopo
aver preso il libro di Gian, tornano nella sezione e nella propria cella. Altri prendono la
via del ritorno a casa, seguendo il rituale al contrario. Dietro le loro spalle si richiudono
le porte pesanti. Solamente
Gian ha avuto un permesso
speciale. Quello di star dentro
i cuori, l’unico luogo dove la
chiave, ciascuno, ce l’ha ben
stretta. E apre a chi vuole.
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16
L’ALFABETO DI GIANLUCA
MARTEDÌ 26 APRILE 2016
MARTEDÌ 26 APRILE 2016
Casalmaggiore, don Marco
«Gian, una storia di vita»
Le terze medie della ‘Diotti’ con don Marco d’Agostino
CASALMAGGIORE — «La storia di
Gian, non è una storia di morte ma di
vita». È questo uno dei messaggi più
significativi raccolti dagli studenti
delle sei sezioni della classi terze,
della scuola secondaria di primo
grado ‘Diotti’ di Casalmaggiore, che
hanno assistito a ‘Fili di speranza’.
Don Marco d’Agostino, vicerettore
del seminario di Cremona ed Emanuele Scarani, hanno raccontato loro la storia di Gianluca Firetti, il
20enne di Sospiro morto di sarcoma
osseo il 30 gennaio 2015. La sua
esperienza è rimasta impressa nelle
pagine ‘Spaccato in due. L’alfabeto
di Gianluca’, uscito pochi giorni dopo la sua scomparsa e scritto assieme al sacerdote. Un racconto duro e
quanto mai difficile, che però non ha
fatto leva sulla drammaticità ma sulla serenità e sulla positività dei valori di Gianluca, che oggi la sua famiglia e i suoi amici portano in giro per
l’Italia e che hanno trovato spazio
anche nel secondo volume ‘Gianluca
Firetti. Santo della porta accanto’.
«La vita va riempita con i valori
più belli e importanti e il diario di
Gian è rimasto a noi per ricordarcelo. Il mondo è pieno di ragazzi inutili
— ha detto anche in maniera provocatoria don d’Agostino — vedete di
non esserlo anche voi». La mattinata era inserita nel programma
‘Ben-essere’, rivolta agli studenti e
che aveva visto altri incontri legati
ad esperienza vita difficili. (p.c.)
IN 300 ALLA MAXI SGAMBETTATA
Secondo ‘Memorial Firetti’ con Arco e ‘Mammechestress’
CREMONA — Sgambettata benefica con oltre
300 partecipanti, a favore di Arco, sempre per il
progetto Cancer day, lungo il Po: Step by Step, Secondo Memorial Gianluca Firetti, grande partecipazione e solidarietà. E
prima del via il saluto del
sindaco agli organizzatori di Arco e del gruppo
Mammechestress.
Tre belle immagini
della sgambettata
benefica che ha visto
l’adesione di oltre
300 partecipanti
MERCOLEDÌ 4 MAGGIO 2016
Al seminario. L’attore in scena è Federico Benna
L’attore
Federico
Benna
sarà
il
protagonista
del monologo
teatrale
che porta
in scena
la storia
di Gianluca
Firetti
Messaggio di Gian
Monologo a teatro
CREMONA — Il nome di Gianluca Firetti, ‘Gian’ per tutti, è un
richiamo: alla condivisione, all’affrontare le prove della vita,
all’amicizia condivisa. E quel messaggio sarà portato sul palco,
con una performance teatrale, il 9 e il 10 maggio, lunedì e martedì prossimi, nella sala Bolognini del Seminario. Così, con
un’idea tra la comunità del Seminario stesso, il liceo classico e
scientifico Vida e il quotidiano La Provincia, ‘Spaccato in due’
diventa teatro e meditazione. In un monologo da vedere, sempre alle 21. Il coupon, consegnato al giornale, darà diritto a ricevere il biglietto gratuito per la serata del 10 maggio.
Attore del monologo Federico Benna. Che spiega: «L’idea del teatro era nata il 13
febbraio 2015, per la presentazione del libro ‘Spaccato in
due’. Proprio lì si era pensato ad un momento che non
fosse una conferenza dove
un autore presenta un testo,
ma si erano lanciate alcune
suggestioni, scene teatrali,
idee che avevano ricevuto
larghissimo consenso nei
presenti (più di 800 persone). Aver accompagnato gli
amici di Gian in tantissimi
incontri di testimonianza mi
ha permesso di raccogliere
aneddoti, particolari, momenti della storia di Gian
che poi ho rielaborato insieme ai suoi testi ‘Spaccato in
due’ e ‘Il Santo della porta
accanto‘ fino ad arrivare a
quello considerato definitivo. Mi sono affidato al grup-
po teatrale di cui faccio parte, Spazio Mythos, impegnato
in spettacoli teatrali divertenti. L’attore e regista Danio Belloni, a cui sono legato
da una bella amicizia e da un
intenso sodalizio artistico,
ha ripreso in mano il testo
sfrondandolo di particolari
descrittivi che non servivano
nel linguaggio teatrale e abbiamo iniziato a lavorare al
monologo. E grazie ad alcune sue geniali trovate di regia, ad una scelta oculata di
accompagnamenti musicali,
alla sua grande capacità di
dirigere chi recita, siamo arrivati al risultato che portiamo in scena. Ne è uscito un
lavoro coinvolgente, carico
di emozioni sia per chi è sul
palco che per chi è seduto in
platea».
Gianluca Firetti
Non uno spettacolo strappalacrime ma ‘st ra pp as peranza’.
«Ci verrà — garantisce Bnna — avrà gli occhi lucidi e il
cuore gonfio di emozioni e
sentimenti. Non è uno spettacolo ‘religioso’ o da vedersi solamente da credenti.
Chiunque, davanti al dolore
e alla morte ha rabbia, disperazione, si pone domande, ha
paura, cerca speranza. Gianluca ha passato tutte queste fasi, poi ha cominciato a
fare spazio alla fede e lì ha
trovato un senso al suo dolore». Ed è sulla figura di un
sacerdote che punta il monologo: un prete che, dopo vent’anni di sacerdozio, crede di
aver già raggiunto una maturità nella fede tale da poter vivere ‘di rendita’ ma invece, davanti alla fede di
quel ragazzo di vent’anni,
malato terminale, si rimette
totalmente in discussione.
«Quel prete — conclude
Benna — siamo noi, ciascuno
di noi».
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Don Marco D’Agostino
EMOZIONI PER IMMAGINI. PER SAPERNE DI PIÙ SULLA STORIA DI GIAN C’È LA PAGINA FB DI ‘FILI DI SPERANZA’
A sinistra l’attore Federico Benna, sopra l’alfabeto di Gian rappresentato
nella chiesa di Acerra (Na) e a destra #metticicuore festa dei giovani a Jesolo