cetara: storia e storie di gente di mare e lo spreco

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12/05/2016
CETARA: STORIA E STORIE DI GENTE DI MARE E LO SPRECO DI ERCHIE
Come avevo promesso, oggi faccio tappa a Cetara, uno dei quattro paesi impegnati nelle elezioni del 5
giugno prossimo. E, nella mia riflessione di amore, riprendo temi che ho già trattati in altre occasioni, ma
che riadatto ed attualizzo, sottoponendoli all’attenzione/dibattito della campagna elettorale , che chiama,
candidati ed elettori a decidere il futuro della loro bella comunità.............................................
"Al porto nuovo la memoria antica/popola di velieri il mare in festa/ad ingrassare di commerci ricchi/dogi di Amalfi
e abati de La Cava". M'era compagna la voce amica del poeta di fronte allo spettacolo di Cetara, che, a ventaglio,
si apriva alla rada, si restringeva nella breve vallata, si incuneava nella gola per tentare la scalata alla montagna.
C'ero arrivato via mare, su invito di un amico, che mi aveva contagiato con frammenti del suo amore per l'antico
borgo marinaro e mi aveva fornito preziose schegge di notizie ad illuminare antichi percorsi di storia. E, prima che
il nocchiero compiacente attraccasse alla banchina del porto nella conflagrazione di cielo e mare, l'occhio
correva ad interiorizzare fotogrammi di memoria storica sedimentati sulla torre a strapiombo, sulla cupola
maiolicata della Chiesa Madre, sull'ardito costrutto delle case all'estroso arabesco di rocce e coltivi, sulle colline a
sorriso di agrumeti. M'ero imbarcato alla Marina di Vietri e m'ero attardato allo scialo di rocce proteiformi ad
animare bizzarre fantasie popolari con guglie di chiese e pagode di moschee, madonne e sirene, mostri di mare e
di terra ossificati dai capricci della natura. M'ero incantato ai percorsi arditi dell'uomo su scalinate a conquista di
cielo e case e ville e torri all'abbraccio di mare nell'anfiteatro di vigneti e limoneti ad adornare petti di colline tra
Vietri, Albori e Fuenti. E nella festa di luce e di colori nel caleidoscopio profumato della primavera si
stemperavano anche le incivili ferite vecchie e nuove a testimonianza di antiche tonnare e recenti insediamenti
invasivi fortunatamente scongiurati e cancellati:ferite ancora in parte da rimarginare con intelligente fantasia e
tollerante disponibilità di tutti: istituzioni pubbliche, associazioni ambientaliste, operatori economici e,
naturalmente, la più vasta società civile
E, a pomeriggio avanzato, ero nella rada di Cetara a fare il pieno delle emozioni con sullo sfondo lo scenario
magico di un incavo di montagna, serbatoio di arte e natura, contenitore di storia e tradizioni. E la Torre, che
accendeva bagliori alle vetrate, rievocava assalti saraceni, bottino di pirati, difese di vicerè angioini ed aragonesi,
miracoli di santi e di madonne e, via via, svaghi capricciosi, ozi prolungati ed avventure trasgressive di
aristocrazia demodè e borghesia danarosa, fotogrammi di attricette a caccia di scandali e di notorietà a poco
prezzo. E la risacca lenta ricantava, alle radici del porto, di traffici di frutta e di derrate sulle "saette" degli abati
della Trinità di Cava, che su Cetara e sulla costa cilentana imposero il governo delle anime e, ancor più,
esercitarono il controllo dei commerci con porti attrezzati a dominio delle rotte da e per la Calabria, la Puglia e la
Sicilia e, nel periodo di maggiore splendore, anche per l'Africa e per l'Oriente. Dal porto partirono flotte di lampare
a ricamare stelle di luce a mare nella notte e ad ingannare eserciti di alici all'abbaglio ingenuo di “carburo” e
petrolio fiammeggianti. E partirono, poi, flottiglie di cianciole ad animare notti di lavoro e di fortuna a veglia di
pescatori speranzosi. E con il cuore lacerato dalla separazione e l'occhio acceso a nostalgia di costa, che
s'incurvava, e si incurva, a mare tanti cetaresi trovarono approdi fortunati e crearono fondachi ricchi sulle coste
dell'Algeria, a Nemours. E la diaspora del bisogno e del lavoro popolò e, in parte, popola ancora mari e coste di
gente che vive di acqua e di sole e che dalle radici dei Lattari parte all'avventura della pesca d'altura, portandosi
dietro il ricordo dei profumi dei limoni e la visione colorata della Chiesa di San Pietro.
Che belle le processioni con lo stendardo rosso della congrega, le cotte bianche dei chierichetti ed il piviale
damascato del canonico officiante! Che festa di colori le tele di Manfredi Nicoletti! Che suggestione gli acquerelli
delicati di Paolo Signorino con l'allegra festa delle marine al sole! Che tenerezza struggente i notturni di Mario
Carotenuto ad accendere occhi alle finestre delle case in gara a reggere le arditezze della collina! Che emozione
lo spettacolo dei fuochi nella notte di San Pietro all'incendio del mare e della costa!
Con questa Cetara nel cuore partivano emigranti e pescatori, tornando, i primi, con il gruzzolo di dollari da
impegnare nel fondo e nella casa, ed i secondi con il,carico di alici e tonni destinati alle salagioni, opportunità
quasi unica per sbarcare il lunario. Che simpatia e quanta tenerezza la donna che bussava alla porta di casa a
fine estate con il carico del vasetto bianco-sporco, odoroso di sale e di mare, a regalare provviste per l'inverno!
Che sapore le alici a condimento di pane croccante e profumato! Lo ritrovo in un delizioso buco di ristorantino con
tavoli sull'acciottolato a riparo di breve porticato. E riassaporo delizie all'"Acqua Pazza" e riscopro sapori sublimi
di pasta alla colatura di alici e gustose varianti di tonno nella prismaticità del menu di mare. Un corposo bianco di
Furore, vanto delle cantine di Marisa Cuomo, mi è compagno di allegria a lenti conversari con gli amici a goduria
di brezza che scompiglia i carrubi sulle rocce e canta lieve, a gola di vallata, serenate d'amore alla virgola di luna
che occhieggia bianca a finestra di montagna, lassù sul Falerzio che rovescia ombre sulla macchia mediterranea
a contesa di terrazzamenti ai limoneti.
E' notte fonda quando prendo il largo sul motoscafo del nocchiero amico ed ammiro Cetara che accende luci a
veglia di marina, a rievocare storie di gente di mare scritte sulla pietra, che nell'incavo fu casa e riparo, e sul
marmo a memoria di vite finite sui fondali per disgrazie di guerre e di lavoro.
: Il 5 giugno p.v. va alle urne per rinnovare sindaco e consiglio comunale, che governeranno la cittadina per i
prossimi cinque anni, Mi piacerebbe se il dibattito elettorale focalizzasse e dibattesse i temi, che, a volo
d’uccello, e con grande partecipazione emotiva, ho passato rapidamente in rassegna. Mi piacerebbe se la futura
Amministrazione desse vita ad un “Museo della memoria” che, attraverso corpose testimonianze( scritti, foto,
quadri,ecc,)consentisse un viaggio a ritroso di memoria, appunto, della storia collettiva della comunità cetarese,
perché tutti, ma soprattutto le nuove generazioni, dalle radici del passato riprendessero, con orgoglio di identità e
di appartenenza, il cammino per costruire il futuro. E il materiale è e tale e tanto, che c’è solo l’imbarazzo della
scelta. Ma mi piacerebbe anche che si affrontasse, una volta per tutte e con decisione, il destino futuro di Erchie,
che è a due passi da Cetara, ma ricade in territorio di Maiori, come, d’altronde, anche la fascia di arenile subito al
di là del porto (di Cetara, ovviamente). E una delle tante inspiegabili incongruenze dei confini demaniali dei e tra
o comuni della Costa., che solo “Una città della Costa di Amalfi potrebbe sanare definitivamente e legalmente
Erchie è un contenitore magico di storia, di bellezza e di tradizioni e potrebbe e, secondo me, dovrebbe diventare
il “Borgo dell’arte, della pittura, della poesia, della fotografia per accogliere lungo tutto l’arco dell’anno gli artisti
di ogni genere di are e di ogni parte del mondo.Ma la deliziosa “frazione”(?) è abbandonata a se stessa,
purtroppo, e raramente il comune di Maiori vi dedica l’attenzione dovuta. E’ una manifestazione tangibile di come
la Costa d’Amalfi trascura un gioiello di incomparabile bellezza. Mi verrebbe voglia di scrivere con parole forti,
che scuotano le coscienze assopite, un articolo di protesta e di proposta insieme. Ho già pronto il titolo. “LO
SPRECO DI ERCHIE”. Mi chiedo e chiedo ai candidati sindaci e consigliere comunali di Cetara:Quale occasione
migliore della campagna elettorale per accender i riflettore sul tema in un confronto serrato con gli
Amministratori di Maiori per firmare una sorta di convenzione per uno sviluppo condiviso e con le
assunzioni delle conseguenti responsabilità amministrative per mettere fine allo “SPRECO DI ERCHIE?”
Le elezioni servono anche per questo, anzi soprattutto per questo. Buon
lavoro! Giuseppe
Liuccio
[email protected]