Gomorra e Romanzo Criminale: se il "neorealismo

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Transcript Gomorra e Romanzo Criminale: se il "neorealismo

Gomorra e Romanzo Criminale:
se il "neorealismo" approda
in tv
Una
serata
all’insegna
del
“romanzo
criminale”
su
Sky
Atlantic. Così questo martedì 10 maggio 2016 si è
contraddistinto con la messa in onda della seconda, acclamata
serie tv di Gomorra, “idea neorealista” nata nel lontano 2006
dalla coraggiosa e impavida mente di Roberto Saviano, poi, a
seguire, la seconda stagione di Romanzo Criminale, anche
questa una serie di ampio successo. Gomorra 2, che è una
fiction davvero avvincente, durerà per ben 12 episodi. I
registi sono quattro: Francesco Comencini, Stefano Sollima,
Claudio Giovannesi e Claudio Cupellini. Il cast è composto da
Salvatore Esposito, Marco D’Amore, Fortunato Cerlino, Marco
Palvetti, infine, in questa edizione, sono state aggiunte due
new entry, Cristiana Dell’Anna e Cristina Donadio,
quest’ultima nota attrice di teatro, conosciuta al pubblico
per le sue interpretazioni di personaggi femminili tratti
dalle tragedie greche.
Già perché non è poi tanto diversa la tragedia antica da
quella contemporanea, perlomeno in certe province dimenticate
da Dio, pezzi di territorio che vengono spartiti tra bande
criminali, clan della camorra, mafia o ‘ndrangheta, dove a
volte non si avvicina nemmeno la giustizia. Certi territori
sono come dei “black holes”, buchi neri che divorano tutto,
anche la luce, gestiti dal crimine organizzato. Cambiano le
persone, i nomi, le strade, i quartieri, i dialetti, ma la
violenza con la quale si manifesta il potere criminale è
sempre quella, inaudita, feroce, insensata, disumana. Un
castello di carte costruito sulla paura della gente. Gomorra e
Romanzo Criminale, due facce della stessa medaglia, quella del
Male. Due serie tv dal sapore neorealista: Gomorra, che
descrive la malavita nel territorio di Napoli e provincia,
dove c’è un solo punto di vista, quello del potere criminale,
quello dei boss della camorra, quello di chi non perdona;
infine Romanzo Criminale, che descrive la malavita della nota
“Banda della Magliana”, composta da “batterie” di criminali
nati dalle borgate romane (il “Freddo”, il “Dandy”, il
“Libanese”), che dettavano legge nel territorio di Roma e
provincia. Entrambe le serie tv hanno ottenuto il plauso del
pubblico.
È lecito chiedersi quale possa essere il segreto del successo
internazionale di Gomorra e Romanzo Criminale, e probabilmente
la risposta è più semplice di quello che sembra. Di sicuro al
grande pubblico piacciono le sceneggiature nude e crude, le
trame avvincenti, gli inseguimenti, il crescendo di violenza,
i personaggi neorealisti, (a ragione, potremmo dire quasi
“pasoliniani”), il realismo linguistico. Gomorra è in dialetto
napoletano stretto, una lingua a parte rispetto all’italiano
standard; ma anche Romanzo Criminale, in romano stretto, non è
sempre così semplice da comprendere. Il successo di queste
due serie tv ci riporta per un attimo a “Lo chiamavano Jeeg
Robot”, film acclamatissimo dal pubblico e dalla critica, con
Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli,
anch’esso costruito su una sceneggiatura “di strada”, con dei
personaggi
granitici,
“di
vita”,
“di
malavita”.
Indimenticabili le parole di Roberto Saviano: “Ho perso, dopo
Gomorra, ogni ingenuità e ogni fede nel cambiamento sociale,
anche se continuo a nutrire una speranza, quella che
raccontare una storia possa ancora salvare quanto di umano ci
sia rimasto nell’uomo”.
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