il Punto n. 88 maggio 2016

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Transcript il Punto n. 88 maggio 2016

Numero
Maggio
2016
88
edizione online
chiusa martedì
10 maggio
Anno XIV
il Punto del settore assicurativo
ANIA, deciso il prossimo calendario della trattativa per il rinnovo del CCNL di categoria
Sommario:
pg.
Ania disponibile
1
Appalto, presidio a Genova
2
Detassazione PAP 2016
3
Omicidio Stradale
4
Dimissioni online
5
Sanzioni Ivass 2015
6
Unipol protagonista
7-8
Raccolta premi 2015
9
Eliminazione tacito rinnovo 10
Le assemblee dei lavoratori convocate unitariamente dalle OO.SS.
del settore e partecipate massicciamente, durante il periodo di sospensione delle trattative con l’ Ania per il rinnovo del CCNL di categoria, hanno prodotto i primi risultati. Il mandato delle OO.SS. ottenuto dai lavoratori è ampio. In effetti i lavoratori hanno confermato
alle Segreterie Nazionali il loro consenso alla mobilitazione, ai presidi, alle manifestazioni, agli scioperi che tempo per tempo le OO.SS.
decideranno.
In aprile quindi, i sindacati (Fisac Cgil, First Cisl, Fna, Snfia e Uilca)
forti dell’ampio consenso dei lavoratori, hanno incontrato l’ Ania riprendendo il dialogo e spiegando che l’obiettivo unitario è quello di
creare le condizioni perché si giunga all’accordo che riguarda circa
48mila lavoratori, a cui il contratto è scaduto da tre anni (giugno
2013). La delegazione Ania, per la verità, ha recepito il messaggio
lanciato dai lavoratori di praticare un negoziato rapido e incisivo nel
rispetto delle istanze sindacali, accettando un calendario di appuntamenti ravvicinato (11-12-30 e 31 maggio per il momento).
Esiste quindi, la disponibilità dell’ Ania a rivedere le sue posizioni
intransigenti, rigettate dai lavoratori nelle assemblee, relative agli
scatti di anzianità, ai casi delle aziende finite in stato di liquidazione
coatta amministrativa, all’orario di lavoro. Segnali di un’associazione
datoriale alla ricerca di propri equilibri interni e bloccata su quella
che le stesse OO.SS. hanno definito rigidità datoriale. Finalmente, la
delegazione delle Imprese ha manifestato una certa disponibilità a
discutere sui temi centrali della piattaforma sindacale: l’area contrattuale, i call center, l’aumento economico. L’apertura dell’ Ania speriamo, permetterà alle parti di entrare nel merito dei temi espressi in
piattaforma per chiudere il contratto.
Per ora non serve drammatizzare la situazione, occorre solo fare
attenzione a quello che sta succedendo nel settore con la riorganizzazione dei Gruppi Generali e Axa e la grave decisione del Gruppo
Unipol nel rinviare a dicembre la trattativa del Cia (cfr. articolo a pag.
8). Il consenso trovato nelle assemblee ha rafforzato la posizione
delle OO.SS., ora spetterà alla capacità di ciascuna delle parti riuscire a trovare la mediazione migliore per pervenire all’accordo definitivo entro tempi brevi, magari prima dell’estate. Le OO.SS. però,
hanno voluto cautelarsi sul facile ottimismo e in una nota hanno
spiegato che è proprio in questo frangente che sarà necessario verificare la coerenza delle nuove dichiarazioni dell’ Ania con quelle precedenti, rigettate dai lavoratori. Bisognerà vedere quanto si scioglierà quella rigidità delle compagnie che ha bloccato per tre anni il rinnovo di questo contratto, che nonostante i grandi cambiamenti intervenuti ha saputo governare il settore.
(Vincenzo Curtale)
Periodico bimestrale di informazione della First/Cisl Emilia-Romagna
accesso online www.firster.it
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Appalto, presidio delle OO.SS. a
Genova contro lo Sna. Attenzione
della First Cisl per il comparto.
Continua imperterrita la lotta dei sindacati dell’Appalto contro la grave discriminazione economica dei
lavoratori creata dallo Sna. L’ennesima occasione
per denunciare questa vergogna è capitata a Genova, lo scorso 23 marzo, davanti all’Hotel Bristol, in
Via XX settembre 35, dove si è svolto un presidio
delle organizzazioni sindacali per coinvolgere e interessare l’opinione pubblica locale sulle problematiche del settore e più in particolare per far sentire la
voce dei lavoratori riguardo al convegno organizzato dallo Sna sulle opportunità offerte agli agenti dal
loro accordo.
La First Cisl era presente, insieme alle altre sigle,
con i propri delegati provenienti, oltre che dai territori limitrofi, anche dalla Lombardia e dal Piemonte,
per urlare che un'associazione datoriale come lo
Sna non può definire contratto nazionale un
“accordo di comodo”, pensato e scritto unilateralmente a danno dei lavoratori, firmato da altri sindacati che non hanno nulla da spartire con la categoria dei lavoratori addetti alla distribuzione delle polizze assicurative.
La mancata applicazione del CCNL di riferimento,
sottoscritto il 20/11/2014 dalle OO.SS. dei lavoratori
maggiormente rappresentative della categoria con
UNAPASS ed ANAPA (ora unificate in ANAPA),
così come indicato anche dalla nota specifica del
Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, significa per i dipendenti di Agenzia una perdita di circa
7.000 euro di arretrati che coprono sei anni di vuoto
contrattuale determinato dallo Sna. Peraltro, l’accordo dello Sna stabilisce, fino al 2017, tabelle economiche inferiori, senza tenere conto dell’aumento del
costo della vita registrato a partire dal lontano2009.
Per questi motivi e per la difficoltà di applicazione
dell’accordo lo Sna sta tentando a più riprese di legittimarlo presso le varie autorità locali. A Genova ci
ha provato invitando al convegno anche i responsabili regionali dell’Inps e dell’Ispettorato del lavoro
“colpevoli” di avere recapitato “singolari richieste” di
integrazione contributive alle agenzie loro associate
nel territorio.
Naturalmente, come è successo a Mestre l’anno
scorso, per la senatrice On.le Puppato, le autorità in
questione hanno declinato l’invito e hanno mancato
l’appuntamento. Che disastro per gli organizzatori
non potere inveire contro chi prova a far rispettare
le regole.
Per tutti questi motivi ricordiamo la linea dura contro
lo Sna intrapresa dalla Segreteria Nazionale First
Cisl che ha denunciato, e continuerà a farlo in tutte
le sedi competenti, l’applicazione di tale accordo,
non solo nei confronti degli uffici delle DTL e
dell’INPS locali ma attivando, ove possibile, azioni
legali. Altresì, la First farà la massima attenzione
all’attacco portato da Sna all’Enbass, l’ente bilaterale della categoria, nonché al possibile ampliamento
delle attribuzioni riconosciute all’Enbass nell’ambito
della gestione della “Cassa lavoratori Agenziali”,
come la creazione di un Fondo di tutela e sostegno
occupazionale, un Fondo di previdenza complementare, un Fondo di solidarietà. Ricordiamo altresì, che l’entrata in vigore del Decreto 3 febbraio
2016 in G.U. n. 74 del 30.3.2016, istitutivo del Fondo di integrazione salariale attribuisce ulteriore legittimità a favore delle OO.SS. Il Decreto infatti, regolamenta le misure a tutela dei lavoratori in caso di
riduzione di orario o licenziamento per giustificato
motivo oggettivo, stabilendo alcune garanzie per le
situazioni di crisi nelle aziende da 5 fino a 15 dipendenti e da 15 in su. Tutele predisposte in sostituzione degli ammortizzatori sociali, ormai cancellati dal
Governo. Il principio però, è valido esclusivamente
nei confronti di quelle aziende che hanno sottoscritto accordi collettivi aziendali con le OO.SS. maggiormente rappresentative a livello nazionale, Cgil,
Cisl e Uilca. Nel nostro piccolo significa che nel
comparto dell’Appalto, là dove viene applicato l’accordo Sna, non sarà possibile usufruire di queste
tutele in quanto non esiste e non esisterà, per il momento, alcun accordo collettivo aziendale siglato
dalle OO.SS. con tale associazione datoriale che
non riconosce il CCNL di riferimento nazionale e fa
applicare ai propri associati un accordo di comodo.
2
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La detassazione 2016 e il nuovo welfare aziendale.
Con il decreto interministeriale del 25 marzo 2016
(Lavoro e politiche sociali, di concerto con Economia
e finanze), in attesa di pubblicazione nella GU, sono
stati definiti i criteri e le modalità di applicazione
dell’articolo 1, commi da 182 a 191, legge 208/2015
(l. di Stabilità 2016), in materia di tassazione agevolata dei premi di risultato di ammontare variabile, la
cui corresponsione è legata a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione.
Novità interessanti quindi, sono state introdotte dalla
nuova Legge di Stabilità a partire dal 1 gennaio
2016. Sono previsti infatti cambiamenti tanto attesi
quanto necessari. Le normative prima in vigore, infatti, rendevano difficile capire come e in quali contesti si potessero utilizzare beni e servizi di welfare
aziendale. Ora, colmate le lacune e cancellati gli
anacronismi legislativi, si aprono di fatto nuovi orizzonti su tutta la partita del welfare erogato dall’azienda.
I provvedimenti più significativi in materia di assistenza sociale sono inseriti all’articolo 12 del testo di
legge. Tra questi, il ritorno alla detassazione del premio di produttività e la tanto attesa riforma dell’articolo 51 del Testo Unico delle imposte sui Redditi (Tuir) che aggiorna ed amplia le tipologie dei benefit offerti, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo
di strumenti alternativi di welfare, come i voucher e
lo sharing profit, ovvero la partecipazione agli utili
dell’azienda da parte dei dipendenti.
Nel dettaglio, le nuove disposizioni di legge prevedono, innanzitutto la reintroduzione, dopo la mancata copertura nel 2015, della detassazione del premio
di produttività, a cui verrà applicata solo una cedolare secca del 10% fino a un limite di 2.000 euro lordi,
con possibile estensione fino a 2.500 nel caso in cui
l’azienda decida di coinvolgere i lavoratori in attività
paritetiche. Da quest’anno, inoltre, la fascia di reddito massima lorda per usufruire delle agevolazioni
fiscali legate al premio di produzione passa da
40.000 a 50.000 euro e ne potranno beneficiare anche quadri e dirigenti.
In questa maniera il Governo prova ad accelerare
sulla contrattazione di secondo livello, conosciuta
come contrattazione aziendale. Non esiste più lo
stretto vincolo della volontarietà da parte del datore
di lavoro nell’erogazione di alcuni beni e servizi, con
finalità di “utilità sociale” (ex art. 100 del Tuir): i benefit erogati a questo scopo potranno essere presentati da sindacati e aziende al tavolo di contrattazione alla pari dei tradizionali benefici fiscali sul reddito da lavoro dipendente (art. 51).
Il lavoratore, in alternativa (anche parziale) alle somme monetarie ricevute come premio di produttività
aziendale contrattato con i sindacati, potrà optare
per la fornitura di alcuni beni e servizi, che non saranno soggetti a tassazione (il riferimento è ai beni e
servizi previsti dal comma 2 e dall’ultimo periodo del
comma 3 dell’articolo 51 del Tuir).
I premi di risultato, di ammontare variabile fino a
2mila euro, tornano a beneficiare dell’aliquota agevolata al 10% se collegati, attraverso la contrattazione aziendale, ad incrementi di produttività. Diventa
più conveniente anche distribuire gli utili aziendali
(sia quelli netti, che quelli risultanti dal bilancio approvato e pubblicato, come previsto dall’articolo
2102 Cod. civ.): oggi sono tassati in base all’aliquota
Irpef del soggetto beneficiario, da domani, se erogati
come premio, saranno ricompresi nella cedolare
secca del 10% (perché vengono fatti rientrare nella
normativa dei premi di produttività). La distribuzione
di azioni ai dipendenti sembra invece esclusa dalla
tassazione agevolata.
Secondo il provvedimento, la tassazione agevolata
dei premi di risultato interesserà i lavoratori entro i
50mila euro di reddito: si estende la platea dei beneficiari anche a operai qualificati, impiegati e quadri.
La cedolare si applica alle erogazioni effettuate nel
periodo d’imposta 2016 e in quelli successivi, facendo, però, salvi i premi erogati nell’esercizio 2015, se
rispettano le nuove regole.
Tirando le conclusioni dunque, la legge di Stabilità
2016 prevede che, a determinate condizioni
(specificate nel decreto attuativo in fase di pubblicazione sulla G.U.), la somma di denaro invece che
essere tassata con una aliquota marginale del 27%
o del 38% sia tassata al 10 per cento. Il beneficio
finanziario secco per il lavoratore a fronte di un premio lordo di 1.500 euro (media dei premi di produttività contrattati secondo il report Cnel-Istat 2013), è
un incremento dell’importo netto di 420 euro per il
lavoratore con una aliquota marginale del 38% e di
255 euro netti per quello con una aliquota marginale
del 27 per cento.
L’altro beneficio finanziario di tipo secondario del
dipendente consiste invece nella possibilità di ridurre a zero il prelievo fiscale sul premio (quindi scendere dal 10% allo 0%) a fronte di alcune rinunce su
poste finanziarie future e dell’accettazione dei rischi
legati alla conversione del premio monetario in servizi di welfare aziendale.
3
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Omicidio stradale, ecco le novità del
Codice della strada
Il 24 marzo è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
numero 70 la nuova legge, numero 41 del 23 marzo
2016, che ha istituito il reato di omicidio stradale. Nel
nostro Codice penale quindi, all’articolo 589-bis è menzionato il reato di omicidio stradale, che comporta tante e
tali novità che lo stesso Ministero dell’Interno con una
propria circolare, emanata lo scorso 25 marzo, ha voluto
dare direttive applicative precise. Di seguito segnaliamo
tali indicazioni. 1 L’omicidio stradale colposo diventa un
reato autonomo, graduato su tre varianti: resta la pena
già prevista (da 2 a 7 anni, articolo 589 C.P.) per l’ipotesi
base, quando la morte sia stata causata violando il Codice della strada; la seconda variante prevede da 8 a 12
anni di carcere per chi provoca la morte di una persona
sotto effetto di droghe o in stato di ebbrezza grave (con
un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro); la
terza fattispecie contempla la reclusione da 5 a 10 anni
se l’omicida si trova in stato di ebbrezza più lieve (tasso
alcolemico oltre 0,8 grammi per litro) o abbia causato
l’incidente dopo condotte pericolose (eccesso di velocità
— oltre i 70 km/h in strada urbana e superiore di 50km/h
rispetto alla velocità consentita in strada extraurbana —
guida contromano, sorpassi, inversioni a rischio, ecc.).
2 Viene contemplata la figura giuridica di Omicidio stradale plurimo nel caso il conducente provochi la morte di
più persone oppure la morte di una persona e lesioni,
anche lievi o lievissime, di un’altra persona o più persone, il limite massimo di pena stabilito è di 18 anni. 3 Previsto l’arresto in flagranza in presenza delle aggravanti
l’arresto diventa sempre obbligatorio. Un’altra novità è
rappresentata dall’arresto consentito in flagranza di reato
anche nel caso in cui il conducente responsabile dell’incidente si sia fermato ed abbia prestato soccorso. 4 In
caso di fuga del conducente, l’arresto è sempre consentito. Se il conducente scappa dopo l’incidente scatta l’aumento di pena da un terzo fino a due terzi: in ogni caso
non potrà mai essere inferiore a 5 anni per l’omicidio e a
3 anni di reclusione per le lesioni. 5 Invariata la pena
base per le lesioni stradali (se provocate per violazione
al codice della strada). Sono, invece, previsti rialzi notevoli se il conducente è ubriaco o drogato. Previsti, infatti,
da 3 a 5 anni per le lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle
gravissime. In ogni caso, se il conducente si trova in stato di ebbrezza lieve (sopra la soglia di 0,8 g/l) o se ha
causato l’incidente per via di condotte pericolose scatta
la reclusione da un anno e 6 mesi a 3 anni per le lesioni
gravi e da 2 a 4 anni per quelle gravissime. 6 L’ipotesi
più grave del reato (omicidio e lesioni) si applica ai camionisti, agli autisti di autobus e in genere ai conducenti
di mezzi pesanti. Per costoro, anche in presenza di ebbrezza lieve (tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l ma
inferiore a 1,5) saranno applicati gli aggravi di pena. 7 La
pena è diminuita fino alla metà quando l’incidente è avvenuto con il concorso di colpa della vittima o di terzi. 8
Per il nuovo reato è previsto il raddoppio dei termini di
prescrizione. 9 Se il conducente rifiuta di sottoporsi agli
accertamenti circa lo stato di ebbrezza o di alterazione
correlata all’uso di droghe la polizia giudiziaria può chiedere al Pubblico Ministero di autorizzarla (anche oralmente) attraverso un prelievo coattivo laddove il ritardo
possa pregiudicare le indagini. 10 Nei casi di condanna o
patteggiamento (anche con condizionale) viene automaticamente revocata la patente, che potrà essere conseguita dopo almeno 5 anni (nell’ipotesi di lesioni) e 15 anni (nell’ipotesi di omicidio). Il termine è aumentato nei
casi più gravi: se il conducente è fuggito, infatti, potrà
riavere la patente almeno 30 anni dopo la revoca. 11
Nelle more del giudizio, salvo che per il caso di omicidio
stradale semplice (la sospensione può arrivare fino a un
massimo di 3 anni ma non è prorogabile) il Prefetto può
disporre la sospensione provvisoria della patente fino a
un massimo di 5 anni. In caso di condanna non definitiva
la sospensione può essere prorogata fino a un massimo
di 10 anni.
La legge 23 marzo 2016, n. 41, in vigore dal 25 marzo,
come abbiamo visto, ha innovato sostanzialmente le misure punitive previste in caso di sinistro stradale con lesioni giudicate guaribili in un periodo di tempo superiore
a 40 giorni e in caso di decesso.
Per questo motivo l’organo di coordinamento dei servizi
di polizia stradale ha diramato istruzioni ad hoc, molto
puntuali. Per quanto riguarda il reato di omicidio stradale
dopo aver differenziato le tre tipologie (generica, grave e
gravissima) il Servizio si è soffermato sulle aggravanti
derivanti dalla condotta di guida. Per quanto riguarda
l’accertamento dell’eccesso di velocità ha segnalato utili
tutti gli strumenti che consentono di effettuare una valutazione quantitativa, anche se non omologati in tal senso. Oltre ai dispositivi del veicolo sarà quindi opportuno
reperire elementi utili alla determinazione indiretta della
velocità del mezzo. Testimonianze e riprese dei sistemi
di videosorveglianza saranno importanti anche per verificare il passaggio con il semaforo rosso, la circolazione
contromano o l’inversione di marcia con visibilità limitata.
Oppure per documentare un sorpasso in corrispondenza
di un attraversamento pedonale o oltrepassando la striscia continua di mezzeria.
Le medesime considerazioni di opportunità investigativa
a parere del Coordinamento ora operano anche per le
lesioni personali gravi o gravissime, sempre procedibili
d’ufficio. In questo caso però, l’arresto in flagranza di
reato non sarà possibile nell’ipotesi in cui il conducente
negligente si sia fermato dopo l’incidente. La nuova procedibilità d’ufficio delle lesioni personali gravi o gravissime La circolare “impone una rinnovata attenzione nell’attività di rilevamento e ricostruzione del sinistro stradale”,
anche in relazione ad aggravanti come la mancanza di
patente e di assicurazione e alle attenuanti come nel
caso di concorso di colpa. La polizia stradale dovrà prestare particolare attenzione, precisa la segnalazione ministeriale, fin dal primo atto di indagine. Se nell’immediatezza risulta evidente la responsabilità del solo conducente la polizia dovrà procedere al ritiro immediato della
licenza. Diversamente e ordinariamente spetterà al prefetto valutare dai rapporti degli organi di vigilanza la condotta del trasgressore e disporre la sospensione cautelare anche molto lunga, fino a dieci anni, della patente.
4
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Le dimissioni online
Da sabato 12 marzo l'Italia è entrata nell'era delle
dimissioni on-line. Le dimissioni, ma anche la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dovranno
essere comunicate dal lavoratore, pena l'inefficacia,
esclusivamente con modalità telematiche. Il nuovo
strumento è stato presentato dal Governo come
efficace e moderno, utile a sconfiggere la piaga delle dimissioni in bianco. A tal fine, il dipendente deve
utilizzare appositi moduli adottati con decreto ministeriale del 15 dicembre 2015, da trasmettere al datore di lavoro e alla Direzione Territoriale del Lavoro
competente (Dlgs n. 151/2015, facente parte della
recente riforma del mercato del lavoro, il Jobs Act).
Anche la convalida delle dimissioni e della risoluzione consensuale delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri non sarà soggetta alla nuova normativa,
dovendo invece seguire le modalità previste nella
circolare n. 22350 del 18 dicembre 2015 del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. È bene
ricordare che le dimissioni convalidate con la nuova
procedura potranno essere revocate dal lavoratore
entro sette giorni dalla data di trasmissione del modulo, con le medesime modalità.
Si rileva tuttavia che, anche una volta spirato il termine per la revoca delle dimissioni, le stesse, come
prima, saranno sempre impugnabili per incapacità
naturale o vizio del consenso (errore, dolo e violenza). La sussistenza di tali ultimi due vizi (dolo e violenza) dovrà però essere valutata con particolare
rigore, alla luce del periodo di sette giorni a disposizione del lavoratore per eventuali ripensamenti.
Contraffazioni dei moduli sono ovviamente vietate e
il datore di lavoro che alteri questi ultimi sarà punito
con sanzione amministrativa da 5 mila a 30 mila
euro. In ogni caso, precisa la legge, restano fuori
dal campo di applicazione della nuova normativa
legislativa il lavoro domestico e le dimissioni o la
risoluzione consensuale avvenute nelle sedi protette previste dal codice civile (sede sindacale, Direzione Territoriale del Lavoro, Tribunale del Lavoro)
o davanti le commissioni di certificazione.
Secondo l'interpretazione fornita dal ministero del
Lavoro con una recente circolare, resterebbero altresì escluse dalla nuova procedura, anche le dimissioni in prova e quelle nell'ambito della pubblica amministrazione. La legge tuttavia non dà chiare spiegazioni in merito a questi ultimi due punti. Ciò crea
un primo problema applicativo, e alcuni commentatori ne hanno rilevati molti altri. In particolare, la farraginosità della procedura, che pone a carico del
lavoratore una serie di adempimenti (come la richiesta del Pin dispositivo dell'Inps e la registrazione al
sito del ministero del Lavoro).
In effetti, l’interessato deve registrarsi sul sito
dell'Inps, richiedere una password che in parte sarà
spedita a casa per posta, compilare un modulo, entrare nel sito clic lavoro e, dopo aver inserito una
serie di altri dati, inviare le dimissioni al proprio datore di lavoro. Non è finita, quando si dice che la
tecnologia semplifica la vita, in alcuni casi invece,
come dicevamo sopra, per le lavoratrici in gravidanza o per i genitori durante i primi tre anni di vita del
bambino, le dimissioni devono essere convalidate
dalla Direzione territoriale del lavoro. È prevista
un’alternativa, il lavoratore può avvalersi dell'assistenza del patronato o del sindacato.
Altro problema è quello del periodo di preavviso,
che decorre dal giorno in cui le dimissioni sono presentate in via telematica. Il lavoratore che intenda
rassegnare le dimissioni a decorrere da un certo
momento, al fine di fare cessare il rapporto a una
certa data (una volta spirato il periodo di preavviso),
qualora non avesse il Pin Inps, dovrebbe attendere
qualche giorno prima di riceverlo e, quindi, prima di
avviare la procedura in modo da fare iniziare il periodo di preavviso. In tal modo, il lavoratore potrebbe subire un allungamento del termine, a decorrere
dal quale potrà uscire dall'azienda. Tale allungamento potrebbe essere significativo: in molti settori
il preavviso decorre dal I° o dal 15 di ogni mese:
basterà che l'attesa del Pin faccia saltare una di
queste scadenze per rendere ancora più pesante lo
slittamento. Consigliamo pertanto, a tutti i lavoratori
di richiedere il Pin dispositivo all’Inps immediatamente, potrà essere utile in ogni caso per ogni
adempimento con l’Istituto pubblico, compresa la
materia pensionistica o quella relativa agli ammortizzatori sociali.
Infine, segnaliamo il caso del lavoratore che abbia
trasmesso al datore il modulo che lo informa delle
sue dimissioni, il quale revochi le stesse entro sette
giorni, sebbene il datore abbia già trovato un sostituto. In verità tale problema, che sussisteva già in
relazione alla convalida ex Riforma Fornero, non ci
sembra ancora risolto.
Tuttavia numerosi commentatori, nonostante i suddetti problemi applicativi sono convinti dell'utilità della nuova procedura. Per costoro, la complessità della stessa procedura sarebbe bilanciata dalla possibilità di eliminare alla radice il problema delle dimissioni in bianco, sebbene lo stesso sembri residuale
al giorno d'oggi, anche grazie alla Riforma Fornero.
Infatti, con la nuova procedura, sembrerebbe difficile, quasi impossibile per i datori di lavoro porre in
essere quella pratica illegale, consistente nel far
firmare al lavoratore una lettera di dimissioni priva
di data, contestualmente alla sottoscrizione del contratto di assunzione. Tuttavia, prima di confermare
l'effettiva utilità della nuova procedura, non ci resta
che attendere i dati statistici relativi al fenomeno
che il Legislatore del Jobs Act ha inteso contrastare.
5
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Le sanzioni comminate dall’Ivass per l’anno 2015 (dati e tavole a cura dell’Ivass)
Dall’elaborazione delle statistiche (cfr. le tabelle riportate di seguito), pubblicate sul sito dell’Autorità di Vigilanza,
sulle sanzioni dell’anno 2015, si rileva un dato in flessione rispetto al 2014, sia in riferimento al numero dei procedimenti che per l’importo totale delle sanzioni comminate (13,47 milioni di Euro), percentualmente ancora più marcata rispetto agli anni passati. L’anno scorso, infatti, erano stati aperti 3.211 procedimenti (il calo è quindi del 38,5%)
per sanzioni totali pari a 23,09 milioni di Euro (-41,5%).
Prime 10 Compagnie per importo sanzioni r.c. auto anno 2015
N.
309
100
197
77
21,2%
6,8%
13,5%
5,3%
1.609.432
913.257
758.920
424.230
22,3%
12,6%
10,5%
5,9%
26,4%
1,2%
11,3%
3,1%
Importo medio per sanzione
(in euro)
5.209
9.133
3.852
5.509
51
3,5%
374.500
5,2%
0,2%
7.343
6,2%
3,5%
4,0%
5,7%
2,4%
72,1%
343.800
292.070
225.655
224.900
199.580
5.366.344
4,7%
4,0%
3,1%
3,1%
2,8%
74,2%
--4,3%
4,4%
12,0%
2,4%
65,3%
3.820
5.727
3.891
2.710
5.702
5.106
IMPRESA
Numero
UNIPOLSAI
AMISSIMA Ass.
1
2
3
4
GENERALI I.
ZURICH
DONAU
INSURANCE G.
5
% sul numero
sanzioni r.c.a.
mercato
6
UCI
90
7
CATTOLICA
51
8
GROUPAMA
58
ALLIANZ
9
83
10
SARA
35
TOTALE
1.051
TOTALE MERCATO san1.459
zioni r.c. auto
Importo
(in euro)
% sull'importo
sanzioni r.c.a.
mercato
Quota di mercato r.c.(2014)
7.230.841
4.956
Prime 10 Compagnie per importo sanzioni totali anno 2015
N.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
312
101
205
79
% sul numero
sanzioni totali
mercato
17,1%
5,5%
11,3%
4,3%
52
18
90
52
85
58
IMPRESA
Numero
UNIPOLSAI
AMISSIMA Ass.
GENERALI I.
ZURICH
DONAU
INSURANCE G.
A. MILANESE
UCI
CATTOLICA
ALLIANZ
GROUPAMA
TOTALE
TOTALE MERCATO
1.052
1.818
1.617.432
968.257
824.753
439.936
% sull'importo
sanzioni totali
mercato
12,0%
7,2%
6,1%
3,3%
Importo medio
per sanzione
(in euro)
5.184
9.587
4.023
5.569
2,9%
380.500
2,8%
7.317
1,0%
5,0%
2,9%
4,7%
3,2%
364.348
343.800
298.070
231.900
225.655
2,7%
2,6%
2,2%
1,7%
1,7%
20.242
3.820
5.732
2.728
3.891
57,9%
Importo
(in euro)
5.694.651
13.468.507
42,3%
5.413
7.408
Analizziamo più da vicino l’elaborazione dell’Ivass. Le violazioni contestate , 80,3% del totale (1.459) si riferisce a
violazioni in materia di RC Auto con il 53,7% delle multe inflitte (€7,23 milioni) ad imprese ed intermediari. Più nel
dettaglio: Liquidazione sinistri: 1.085 ordinanze (€ 5,485 milioni di sanzioni (40,7%); Attestati di rischio: 163 ordinanze (9%) , pari a € 586.000 di sanzioni (4,3%); Banca Dati: 10 ordinanze (0,5%), € 236.338 di sanzioni (1,8%;
Altri illeciti RC Auto: 201 ordinanze (11,1%),
€ 923.500 di sanzioni (6,9%). Le altre violazioni sanzionate
sono state 359 (19,7% del totale), con sanzioni pari a € 6,24 milioni (46,3% del totale).
Continua a pag. 7
6
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
(Segue da pag. 6 Le sanzioni comminate ….. )
Destinatari sanzioni
Nell’83,2% dei casi (1.513), destinatarie delle sanzioni
amministrative sono state le imprese, con 8,47 milioni di
Euro di multe comminate (62,9% del totale). 305 (16,8%)
le multe inflitte ad intermediari, con oltre 5 milioni di Euro
di sanzioni (17,5%). Il dato degli importi sanzionatori mostra un andamento diametralmente opposto tra imprese
ed intermediari rispetto alle statistiche del 2014: mentre
si è più che dimezzato il conto a carico delle imprese (55,4% rispetto ai 19 milioni del 2014), agli intermediari
sono stati inflitte sanzioni amministrative pecuniarie complessive in aumento del 23,8% (4,04 milioni nel 2014).
Tutela del Consumatore: 1.479 ordinanze (81,4% del
totale), € 7,12 milioni di sanzioni (52,8%);
Vigilanza Prudenziale: 14 ordinanze (0,8%), € 567.667
di sanzioni (4,2%);
Viglianza Intermediari: 287 ordinanze (15,8%), € 4,29
milioni di sanzioni (31,9%);
Ispettorato: 28 ordinanze (1,5%), € 1,26 milioni di
sanzioni (9,3%);
Studi e Gestione Dati: 10 ordinanze (0,5%), € 236.338
di sanzioni (1,8%).
Servizio istruttore del procedimento sanzionatorio
Primi 10 gruppi per importo sanzioni r.c. auto anno 2015
N.
GRUPPO
Numero
% sul numero
sanzioni r.c.a.
mercato
Importo
(in euro)
% sull'importo sanzioni
r.c.a. mercato
Quota di mercato r.c.a.
(2014)
Importo
medio per
sanzione
(in euro)
1
UNIPOL
353
24,2%
1.723.597
23,8%
28,1%
4.883
2
AMISSIMA
100
6,9%
913.257
12,6%
1,2%
9.133
3
4
5
6
7
8
9
10
GENERALI
ALLIANZ
CATTOLICA
AXA ITALIA
SARA
A. MILANESE
AVIVA
ZURICH I.
208
111
75
51
35
16
19
28
14,3%
7,6%
5,1%
3,5%
2,4%
1,1%
1,3%
1,9%
774.090
377.930
368.470
223.118
199.580
174.848
122.526
103.755
10,7%
5,2%
5,1%
3,1%
2,8%
2,4%
1,7%
1,4%
13,7%
14,9%
6,4%
4,7%
2,4%
0,1%
1,4%
0,7%
3.722
3.405
4.913
4.375
5.702
10.928
6.449
3.706
TOTALE
TOTALE MERCATO sanzioni
r.c.auto
996
1.459
68,3%
4.981.171
7.230.841
Assicuratrice Milanese è risultata l’impresa con l’importo
medio per sanzione più elevato tra le prime 10 in elenco:
20.242 Euro per ordinanza. Seguono Amissima Assicurazioni (9.587 Euro), Donau Italia (7.317), Cattolica Assicurazioni (5.732) e Aviva Italia (9.187 Euro). Le prime 10
imprese per importo totale hanno subito sanzioni amministrative pecuniarie per 5,69 milioni di Euro (con un peso del 42,3% sull’importo sanzioni totali del mercato),
relative a 1.052 ordinanze (57,9% sul numero totale).
Amissima Assicurazioni è stata l’impresa con l’importo
medio più elevato per sanzione Rc Auto (9.133 Euro),
seguita da Donau Italia (7.343), Cattolica Assicurazioni
(5.727), Sara Assicurazioni (5.702) e Zurich Italia
(5.509). Le prime 10 imprese per importo totale Rc Auto
hanno subito sanzioni amministrative pecuniarie per 5,36
milioni di Euro (con un peso del 74,2% sull’importo sanzioni totali Rc Auto del mercato), relative a 1.051 ordinanze (72,1% sul numero totale). In base ai dati 2014, le
prime 10 imprese sanzionate in materia di Rc Auto rappresentavano il 65,3% del mercato assicurativo del ra-
68,8%
73,6%
5.001
4.956
mo. Per quanto riguarda gli importi medi più elevati per
sanzione Rc Auto comminati ai gruppi assicurativi, Assicuratrice Milanese è risultato il gruppo più colpito con
10.928 Euro per sanzione. A seguire, Amissima (9.133
Euro), Aviva (6.449), Sara (5.702) e Cattolica Assicurazioni (4.913).
I primi 10 gruppi per importo totale delle sanzioni Rc Auto hanno subito sanzioni amministrative pecuniarie per
4.98 milioni di Euro (68,8% sull’importo sanzioni totali Rc
Auto del mercato), relative a 996 ordinanze (68,3% sul
numero totale). In base ai dati 2014, i primi 10 gruppi
sanzionati in materia di Rc Auto rappresentavano il
73,6% del mercato assicurativo del ramo. La singola
sanzione amministrativa pecuniaria più elevata nei confronti di un’impresa è stata invece quella di 174.500 Euro
a carico di Assicuratrice Milanese. (Ord. n. 76746/15
del .9/7 ).
7
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Lo Sciopero dei lavoratori
di Unipol
Il Gruppo Unipol in quattro anni ha visto crescere il
valore di oltre 4 miliardi, tra cedole staccate e crescita del titolo in borsa e al netto degli aumenti di
capitale (per 1,7 miliardi complessivi). Questi i numeri consegnati in assemblea mercoledì 27 aprile
da Carlo Cimbri, nuovo group ceo e amministratore
delegato della capogruppo Unipol Gruppo Finanziario, (dopo aver lasciato il comando di UnipolSai al
direttore generale Matteo Laterza, e rivestendo l’incarico di presidente della compagnia) dove Pierluigi
Stefanini sarà il nuovo presidente e Maria Antonietta
Pasquariello vicepresidente. Dunque, si chiude in
positivo l’esercizio 2015, quello di chiusura del triennio che ha fatto seguito all’acquisizione di Fondiaria
Sai da parte di Unipol, avvenuto nel 2012. Ricordiamo che fu una delle maggiori operazioni d’integrazione avvenute negli ultimi anni nel mercato italiano,
che comportò grandi manovre: dal dimezzamento
del numero delle società del gruppo, scese da 113 a
65, al taglio delle società quotate, ridotte da otto a
due, passando per le richieste dell’Antitrust: vendita
ad Allianz di 1,1 miliardi di premi e per la riduzione
del debito verso Mediobanca, oltre che per lo smaltimento delle azioni privilegiate e di quelle di risparmio. Nonostante tutto il gruppo è riuscito a crescere,
anche oltre le previsioni del piano. Sono stati anni
di soddisfazione per i colori della società bolognese,
ma ora che il vento del mercato sta cambiando, ha
sostenuto lo stesso ceo in assemblea, non sarà facile trovare la strada giusta per i prossimi tre anni.
Appunto, sul percorso incrociamo i lavoratori del
gruppo, contro i quali, lo stesso nuovo ceo ha intrapreso un braccio di ferro circa il rinnovo del Contratto Integrativo aziendale (CIA), da armonizzare anche per i lavoratori ex FonSai. Grazie alla forte solidarietà tra gli stessi lavoratori le OO.SS. hanno indetto uno sciopero in tutte le società del gruppo, con
presidio a Bologna, davanti agli uffici della Direzione
Generale, giovedì 28 aprile, giorno in cui si riuniva
l’assemblea degli azionisti della Capogruppo UGF.
Al grido di “vergogna” e “chi non salta azionista è” i
lavoratori hanno manifestato contro il mancato accordo sul CIA.
Il nuovo ceo Cimbri spiegava all’assemblea degli
azionisti che il settore vive una trasformazione epocale, con l’avvio, lo scorso gennaio, delle nuove regole di capitale Solvency II, con l’accresciuta volatilità del mercato e con i tassi di interesse azzerati e
aggiungeva: “contro il vento non si va, ma si può
cercare una scorciatoia prendendo più rischi o facendo un bilanciamento dei rischi per massimizzare
il risultato; questo è il lavoro che la società farà nel
prossimo triennio”, con il chiaro intento di attribuire
un’attenzione particolare alla remunerazione dei
soci. Se questi termini riscaldavano i cuori degli investitori non tranquillizzavano per niente i lavoratori,
i quali manifestavano in piazza le proprie ragioni
contro il diktat imposto dall’azienda sul rinnovo del
CIA. Dopo una trattativa di circa tre mesi l’azienda
ha sostenuto la mancanza di condizioni, rinviando il
confronto al prossimo dicembre. In tal modo non
veniva rispettata la proposta delle OO.SS. che, sulla
mancanza di condizioni, prevedeva un passaggio
assembleare con i lavoratori, prima della eventuale
sottoscrizione dell’accordo di armonizzazione del
Cia di gruppo. Un accordo aziendale che avrebbe
cancellato, per i dipendenti FonSai, alcuni istituti
come la riparamentrazione dei premi per classi di
anzianità, una serie di permessi, gli orari di lavoro
diversificati per sede. Nella fattispecie, trattandosi di
un accordo che avrebbe avuto effetti non uguali per
tutti i lavoratori, è evidente la posizione delle
OO.SS., di sentire in assemblea la volontà dei lavoratori, sull’ipotesi ultima convenuta con l’azienda,
poi dalla stessa dichiarata decaduta. Su cosa quindi, chiamare a esprimersi i lavoratori? Nessun altro
gruppo assicurativo, da Generali a Allianz, si è
esposto così nei confronti dei dipendenti delle società acquisite ed integrati con gli altri lavoratori. In assemblea le OO.SS. avrebbero potuto far ben comprendere le criticità del negoziato a quella parte del
lavoratori ex FonSai, penalizzati dalle condizioni
poste dall’azienda. Avrebbero potuto ben spiegare
l’assenza di alcuni istituti richiesti dai colleghi, chiarendo l’impossibilità economica dell’azienda di sostenere quei costi. Sicuramente l’azione dell’Unipol
non ha saputo cogliere l’opportunità di dialogo offerta dalle OO.SS. ma soprattutto è il segnale che la
sua strategia industriale procede nel cambiamento.
Prima la dissociazione dall’Ania adesso la forzatura
sul Cia sono segnali concreti di una politica che mira a gestire in proprio ogni relazione, impedendo
ogni confronto e dialogo democratico con le parti
sociali che ragionano in maniera contraria.
8
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Raccolta premi nel settore assicurativo per l’anno 2015
Come ogni anno il Servizio Studi e Gestione Dati,
Divisione Studi e Statistiche dell’IVASS ha pubblicato i dati statistici relativi ai premi lordi contabilizzati
del portafoglio diretto italiano nei rami vita e danni
nel 2015, nonché alla nuova produzione dei rami
vita. I dati si riferiscono a tutte le 117 imprese sottoposte, alla data del 31 dicembre 2015, alla vigilanza
di stabilità esercitata dall’Istituto, e quindi obbligate
a partecipare alla rilevazione, di cui 114 imprese
nazionali e 3 Rappresentanze stabilite in Italia di
imprese di assicurazione con sede legale in Stati
non appartenenti allo Spazio Economico Europeo
(S.E.E.). La raccolta premi realizzata complessivamente nei rami vita e danni dalle Imprese nazionali
e dalle Rappresentanze in Italia di imprese extra
S.E.E. durante il 2015 ha raggiunto il nuovo massimo storico di 146,95 miliardi di Euro, con un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente.
In sintesi, l’analisi dell’Ivass segnala la crescita della
produzione complessiva, alimentata dall’andamento
positivo dei rami vita, mentre perdura il trend negativo nei rami danni. In particolare, la raccolta vita ha
raggiunto quota 114,95 miliardi (+4%), con un’incidenza sul portafoglio globale (vita e danni) pari al
78,2% (77,1% nel 2014); il portafoglio danni invece,
totalizzando 32 miliardi, si riduce ulteriormente del
2,5% (21,8% sul portafoglio globale; 22,9% nel
2014).
Nel 2015 è cresciuta l’incidenza della raccolta premi
sul PIL, che ha raggiunto il 9% (8,9% nel 2014).
Come conseguenza della dinamica della raccolta
premi e della sostanziale stagnazione del PIL, precisa il Servizio Studi IVASS, l’incremento è dovuto ai
rami vita, per i quali l’incidenza giunge al 7% (6,9%
nel 2014), mentre è pari al 2% per i rami danni
(sostanzialmente stabile rispetto al 2014).
I volumi risultano costituiti per l’83,5% da premi unici
(83,9% nel 2014), per l’11% da premi ricorrenti
(10,4% nel 2014) e per il restante 5,5% da premi
annui (5,7% nel 2014).
Per quanto riguarda la ripartizione per canale distributivo della raccolta premi, l’Istituto rileva che gli
sportelli bancari e postali intermediano il 63,1% del
portafoglio vita (in crescita rispetto al 62% del
2014). Seguono i promotori finanziari con il 16,3%
(in lieve flessione rispetto al 16,8% del 2014), le
agenzie con mandato con il 12,8% (stabili rispetto al
2014), le agenzie in economia e gerenze con il 7%
(in calo rispetto al 7,4% nel 2014), i brokers con lo
0,5% (0,6% nel 2014) e le altre forme di vendita diretta con lo 0,3% (0,4% nel 2014).
Come segnalato in apertura, nel 2015 i premi totali
del comparto danni ammontano a 32 miliardi di Euro, registrando un decremento del 2,4% rispetto al
2014. Alla flessione, spiega l’elaborazione IVASS,
ha contribuito la forte e perdurante diminuzione dei
premi del comparto Auto (-5,3%) che è stata solo
parzialmente controbilanciata dal contenuto incremento dei premi degli altri rami danni (+0,8%).
Nell’ambito del comparto Auto, i premi dei rami Rc
autoveicoli terrestri e Rc veicoli marittimi, lacustri e
fluviali (rami Rc auto e natanti) ammontano complessivamente a 14,22 miliardi di Euro (in calo per la
quattordicesima rilevazione trimestrale consecutiva,
ossia con variazione tendenziale negativa) ed evidenziano una riduzione del 6,5% rispetto al 2014,
con un’incidenza del 44,4% sul totale rami danni
(46,4% nel 2014) e del 9,7% sulla raccolta complessiva (10,6% nel 2014).
La raccolta complessiva del comparto danni al netto
dei rami Rc auto e natanti, registra una crescita tendenziale per la sesta rilevazione trimestrale consecutiva, con un incremento dell’1,1% rispetto al 2014.
Tra tali rami, quelli con produzione più elevata, quindi con maggiore incidenza sul totale, sono: Infortuni
con il 9,3% (9,1% nel 2014), Rc generale con il 9%
(8,6% nel 2014), Altri danni ai beni con l’8,5%
(come nel 2014), Corpi di veicoli terrestri con il 7,7%
(7,3% nel 2014), Malattia con il 6,7% (6,3% nel
2014), Incendio ed elementi naturali con il 7,2% (7%
nel 2014).
L’analisi per canale distributivo continua a evidenziare la preponderanza della raccolta attraverso le
agenzie con mandato, anche se la stessa continua
lentamente ad erodersi. Il canale agenziale colloca
infatti il 78,8% del portafoglio danni (79,5% nel
2014) e l’86,5% del portafoglio relativo al solo ramo
Rc auto (come nel 2014). Seguono i brokers, con
una quota in riduzione sia per quanto riguarda il totale danni, pari all’8,2% (8,5% nel 2014) che per il
ramo Rc auto (dal 2,8% nel 2014 al 2,5% nel 2015).
Lieve crescita, infine, della quota intermediata dalle
altre forme di vendita diretta, sia con riguardo alla
globalità del portafoglio danni (5,8% rispetto al 5,7%
nel 2014) che con riferimento al solo ramo Rc auto
(8,4% rispetto all’8,3% nel 2014).
9
il Punto del settore assicurativo n. 88 maggio 2016
Eliminazione del Tacito rinnovo
Anche noi, come alcune delle associazioni agenti
assicurativi e delle associazioni dei consumatori,
vogliamo dire la nostra sul tema dell’abolizione del
tacito rinnovo per tutte le polizze Danni, un istituto
che riguarda tutti gli assicurati. La novità è contenuta in un emendamento approvato al ddl Concorrenza, all’esame della Commissione Industria al Senato, a firma del senatore Bianconi (Ap-Ncd) che stabilisce: una volta scadute le polizze assicurative del
ramo danni, a prescindere dalla loro tipologia, esse
non potranno più essere rinnovate con il metodo del
tacito rinnovo. Finora quest’ultima clausola valeva
soltanto nelle polizze Danni Rc Auto, per facilitare la
mobilità dei clienti tra una compagnia e l’altra, come
sostenuto anche dall’Ivass. Ma il tacito rinnovo era
rimasto valido per tutte le altre polizze Danni, comprese quelle in qualche modo legate all’Rc auto,
come l’incendio e furto dell’automobile, o la polizza
infortuni del conducente. Ora la cancellazione sarà
estesa a tutte le tipologie di polizze Danni, con ripercussioni negative per gli assicurati. Come sostengono vari gruppi di agenti, invece di creare un
libero mercato delle polizze assicurative e tutelare il
cliente, l’eliminazione del tacito rinnovo, introdotta
dal legislatore, indebolisce la posizione dell’assicurato nei confronti della compagnia che sarebbe così
libera di aumentare il premio ogni anno. Eliminazione quindi, prevista a esclusivo svantaggio dello
stesso consumatore, che resterebbe in balia degli
interessi delle compagnie. Molte polizze danni, ad
esempio quelle sanitarie e professionali, nel lungo
termine acquisiscono valore e il fatto di farle cessare di anno in anno andrebbe a scapito degli assicurati stessi, che sarebbero costretti a rinegoziare il
premio ogni anno. Tali parlamentari dimostrano ancora una volta di non conoscere il mercato assicurativo e le sue dinamiche. Sicuramente l’emendamento approvato non assicura e non migliora la libera
concorrenza nel mercato assicurativo, ma tende a
favorire apparentemente la battaglia sul prezzo più
basso. La rinegoziazione annuale dei contratti può
essere utile nel settore del consumo, non per un
settore di servizi, particolare come quello assicurativo, nel quale si ragiona della protezione individuale,
personale, di quelle dell’impresa e della famiglia.
I politici che hanno proposto e approvato l’emendamento, hanno sicuramente voluto incentivare la libera concorrenza, ma non hanno pensato di potere
danneggiare i consumatori. Infatti, pensiamo alle
polizze sanitarie, che senza alcun periodo di comporto lasciano prive di copertura persone che po-
trebbero essere sotto terapia o sotto accertamenti.
In questi casi è necessario fare chiarezza, non si
tratta di polizze Rc Auto, siamo di fronte a tipologie
diverse, in cui l’eliminazione del tacito rinnovo rischia di provocare aumenti in corsa su polizze che
possono essere soggette a sinistri multipli per assicurati che, nel periodo di durata della polizza, diventano a rischio. Noi vogliamo ricordare che le liberalizzazioni fatte con una certa logica hanno sempre
stabilito che la disdetta potesse essere effettuata
direttamente dal consumatore ma non dalla compagnia, con il chiaro intento di favorire i cittadini. Così,
invece lasciamo immaginare quanti assicurati si dimenticheranno della scadenza, credendo di essere
ancora in copertura.
Negli altri Paesi europei, come in Gran Bretagna il
tacito rinnovo non è previsto e quando il legislatore
inglese si è trovato ad affrontare la questione (tra la
fine del 2013 e l’inizio del 2014), ha deciso di mantenere l’istituto e di non vietarlo nell’interesse del
consumatore. È stato infatti ritenuto che molti assicurati facciano affidamento su questa clausola in
modo da non infrangere la legge a causa di una dimenticanza (per esempio, la guida senza assicurazione) o per non violare i termini del loro contratto di
mutuo (nel caso non venga rinnovata l’assicurazione sul fabbricato). In Germania l’impatto sociale
dell’eventuale abolizione del tacito rinnovo sarebbe
pressoché nullo, poiché nel settore dei rami danni le
polizze sono annuali e non si ravvisa mancanza di
concorrenza. In Francia, invece, il mancato tacito
rinnovo esiste solo per le polizze obbligatorie RCA
(come in Italia) e per quelle relative all’abitazione,
che in Francia sono obbligatorie a seguito della norma sul rischio catastrofale.
In redazione: Vincenzo Curtale, e mail: vcurtale@firstcisl.it Collaborano: Lucia Di Tonno, Donatella Alessandrini, Silvia Lamber5ni,
Alberto Enzini Orie6a Ruccolo.
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