Primo Piano LEGGE 108/96 A 20 anni dalla sua emanazione

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Transcript Primo Piano LEGGE 108/96 A 20 anni dalla sua emanazione

Mensile - Anno 1 n°1 - 2016
Economia - Fisco - Business - Marketing
FREE PRESS
Primo Piano
LEGGE 108/96
A 20 anni dalla
sua emanazione:
-intervisteMinistero
Finanza Pubblica
Finanza Privata
Assicurativo
Professionisti
Management
Marketing
Web
Sport
Motori
Viaggi
dell' Economia e delle Finanze
Sottosegretario, On. Baretta
Banca d'Italia
Responsabile del Servizio
Tutela dei Clienti e Antiriciclaggio,
Dott.ssa Bianco
Ex Magistrato
Dott. Calabrò
CONSOB
Responsabile dell'Ufficio
Studi Economici
Dott.ssa Linciano
1
Sommario
Autonoleggio dei Parchi
Noleggio auto con e senza conducente
Editoriale
AS Finanza:
LIBERI DI VIAGGIARE...
5
IL NUOVO VOLTO DELL’EDITORIA È FREE
-LIBERA E GRATUITA-
In primo piano
6
Banche e consumatori nella crisi
USURA: UN NEMICO COMUNE
MINISTERO DELL’ECONOMIA
E DELLE FINANZE
Intervista al Sottosegretario,
On. Pier Paolo Baretta
20
BANCA D'ITALIA
10
EX MAGISTRATO,
14
da anni impegnato sul fronte antiusura
Intervista al Dott. Piero Calabrò
CONSOB
(Commissione Nazionale per le Società e la Borsa)
Intervista alla Responsabile
dell’Ufficio Studi Economici
Dott.ssa Nadia Linciano
Servizio 24 ore su 24 - 365 giorni l’anno
Turismo e Business - Viaggi individuali e di gruppo
Tel. +39 0690205924
Mob. +39 3287016756
[email protected]
www.autonoleggiodeiparchi.it
Istruzione Pubblica
RIFLESSIONI DI UNA DOCENTE
Finanza privata
8 21
Intervista alla Responsabile del Servizio
Tutela dei Clienti e Antiriciclaggio,
Dott.ssa Magda Bianco
Finanza pubblica
24
16 26
Sovraindebitamento Familiare
LA SOLUZIONE DELLA CRISI VIENE
DALLA LEGGE, MA SERVE UN’ADEGUATA
CULTURA DEL CONSUMATORE
E DELLE ISTITUZIONI COINVOLTE
Assicurativo
Settore Assicurativo
CAMBIAMENTI
Professionisti
Il professionista della valutazione delle
performance pubbliche
NASCITA, EVOLUZIONE, FUNZIONE
E KNOW-HOW DI UN PROFESSIONISTA CHE
PUÒ RILANCIARE IL SETTORE PUBBLICO
E LA COMPETITIVITÀ DEL NOSTRO PAESE
MIGLIORARE LA PRODUTTIVITÀ DEI PROPRI
DIPENDENTI CON UN SORRISO
Marketing
5 Fattori per il Successo
SIA NEL LAVORO CHE NELLA SFERA
PERSONALE…
Sostenibilità
Fare Business migliorando
l’ambiente è possibile?
LA RISPOSTA È BLUE SEA
Web
Neuro Verde
IL BENESSERE È VITA
30
Editoriale
28
35
Sport
Miracolo Ranieri
LE "VOLPI" DEL LEICESTER AI VERTICI DEL
CAMPIONATO INGLESE
36
Motori
32 37
Viaggi
Formula 1
TUTTI I NUMERI DELLE MONOPOSTO
Londra
UNA CITTÀ DA VISITARE ED ACQUISTARE
34
AS FINANZA
IL NUOVO VOLTO DELL’EDITORIA È FREE
-LIBERA E GRATUITA-
Cari lettori, ho il piacere di presentarvi questo importante ed
innovativo progetto di editoria gratuita, promosso e portato
avanti dalla società editrice, AS Team S.r.l., che fin da subito ha
creduto nel primo mensile free press, che tratta di economia, fisco,
business, marketing e che si rivolge non solo ai professionisti e
alle aziende, ma anche ai singoli cittadini che ne hanno l’esigenza
e che si sentono, in un mondo del lavoro in espansione, come
quello attuale, un po’ imprenditori di loro stessi...
A tutte queste diverse realtà vogliamo dare ogni mese, grazie al
lavoro di un’équipe di professionisti, i consigli e gli strumenti
fondamentali per confrontarsi con l’immenso e complicato
mondo dell’alta finanza, solitamente appannaggio di pochi
eruditi specialisti del settore: il nostro è un giornalismo di "informazione", che lascia da parte le sterili polemiche, per attingere
le notizie direttamente alla fonte e fornire ai propri lettori il quadro
completo della situazione.
Tutti dovrebbero essere al corrente delle leggi o delle sentenze che
regolano il sistema finanziario, bancario e tributario ed in questo
numero, ad esempio, abbiamo voluto fare alcune riflessioni sulla
Legge 108/96 (cosiddetta "Legge Antiusura") a venti anni dalla sua
emanazione, coinvolgendo i massimi vertici istituzionali e privati
del settore: l’introduzione storiografica è a cura del Prof. Avv.
Giuseppe Lepore, mentre la prima intervista è all’On. Pier Paolo
Baretta, Sottosegretario all’Economia e alle Finanze, seguono
quella alla Dott.ssa Magda Bianco, Responsabile del Servizio
Tutela dei clienti e antiriciclaggio della Banca d’Italia, al Dott.
Calabrò, Ex Magistrato da sempre impegnato sul fronte antiusura
e alla Dott.ssa Nadia Linciano, Responsabile dell’Ufficio Studi
Economici della CONSOB. Posizioni sicuramente diverse che
però, partendo da ottiche dissimili, sono giunte tutte ad un’unica
grande necessità: quella di avere una legislazione di riferimento,
che sia il più chiara possibile (in modo da evitare discordanti
interpretazioni) e la fondamentale esigenza di collaborare tutti
insieme, congiuntamente, istituzioni e professionisti del settore
Michela Flammini
Management
Alla Ricerca della Gioia
"La conoscenza rende liberi"
per citare Albert Einstein:
liberi di scegliere, liberi di crescere
personalmente e professionalmente,
liberi di fare impresa e creare posti di
lavoro, liberi di investire, liberi
di intraprendere,
ognuno a suo modo,
la propria strada…
finanziario, per la tutela dei clienti, cui tutti i vari attori si rivolgono.
Le altre rubriche spaziano invece dalla legge sul "sovraindebitamento" ai fondi per l’istruzione, ma anche alla Formula 1 e alla
formazione, fino ad arrivare a tematiche attuali, come la sostenibilità o gli investimenti immobiliari all’estero.
AS Finanza parla di Economia, fisco, business, marketing, è vero,
ma soprattutto di idee, di storie e di persone… oltre i numeri.
Economia - Fisco - Business - Marketing
Iscrizione al Tribunale di Roma
n° 67/2016 del 05/04/2016
Direttore Responsabile
Dott.ssa Michela Flammini
[email protected]
Progetto grafico e impaginazione
Claudia Santellani: [email protected]
Redazione
Circonvallazione Appia 93 - 00179 Roma
Tel. 393/9934778
[email protected]
Tipografia
GEVI SERVICE ITALIA S.R.L.
Via degli Adimari 40/42 - 00148 Roma
Editore
ASTEAM Srls
Circonvallazione Appia 93 - 00179 Roma
www.asteambusiness.com/
[email protected]
Finito di stampare
il 30/04/2016
Le collaborazioni pubblicate sulla presente rivista sono da considerarsi a titolo gratuito e non retribuite. Le immagini di qualsiasi tipo, pubblicate sulla rivista a fini
pubblicitari sono state direttamente fornite dagli sponsor, che garantiscono di averle elaborate nel rispetto delle norme sulla privacy e di quelle sul copyright.
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LEGGE 108/96 - a 20 anni dalla sua emanazione
In primo piano
Banche e
consumatori
NELLA CRISI
USURA: UN
NEMICO COMUNE
dell'Avv. Prof. Giuseppe Lepore
L’usura venne definita da un noto intellettuale del novecento
una "tassa prelevata sul potere d’acquisto senza riguardo alla
produttività e all’effettiva possibilità di produrre."
In tempi di crisi economica, come quelli che stiamo vivendo,
il monito contro l’usura lanciato da questo intellettuale appare
quanto mai attuale.
La lotta contro le pratiche usurarie e l’usurocrazia, che per molti
versi prevale nello spirito di questi ultimi anni, acquisisce un ruolo
primario nel quadro politico che ci troviamo a vivere.
La storia, la cultura che per brevi istanti riescono a sollevarci
dalla frenesia, quasi insensata, del quotidiano rendono evidente
una constatazione che, in forma scritta, appare quasi lapalissiana,
ma che, purtroppo, oggi non appartiene più al nostro "parlato"
quotidiano: è interesse generale delle istituzioni bancarie, come
dei cittadini, tutelare l’equilibrio economico del sistema paese,
combattendo l’indebitamento e l’usura.
Ecco perché, oggi più che mai, la battaglia contro la piaga
dell’usura diventa un impegno comune, che unisce risparmiatori e
Banche, restituendo forza alla finalità istituzionale che determinò,
invero, la nascita stessa dell’organizzazione bancaria.
La frettolosa prassi, imposta dalla globalizzazione, non deve e non
può farci perdere il contatto con il passato e con i valori che la
nostra storia ci consegna.
È noto che gran parte dei grandi gruppi bancari italiani nascono
da processi di fusione ed acquisizione delle vecchie Casse di
Risparmio.
Ma forse pochi ancora ricordano che Monte Paschi di Siena, come
anche le Casse di Risparmio di Roma, di Napoli, di Torino (da
cui originano Intesa San Paolo, Unicredit etc.) rappresentano
l’ultima evoluzione dei c.d. "Monti di pietà" o "Monti dei
pegni": istituzioni medioevali inventate dai francescani al fine di
combattere il fenomeno dell’usura, perseguendo fini solidaristici,
attraverso prestiti di piccola dimensione, orientati prevalentemente
al consumo.
Gli antichi palazzi cinquecenteschi di rione Regola - piazza Monti
della Pietà, nella nostra bella città di Roma, ancora ci rammentano
questa storia, che forse non è poi così lontana e che può divenire
6
memoria del futuro.
In questa battaglia comune, alleato prezioso, sia dei risparmiatori
che delle istituzioni bancarie, è l’informazione e la conoscenza dei
meccanismi e delle tutele che l’ordinamento predispone contro
l’usura.
L’ordinamento italiano sanziona all’art 644 c.p. il reato di usura
con la reclusione da due a dieci anni e con la multa da € 5000 a
€ 30.000.
La norma è stata riformata nel 1996, con la Legge 108, che ha
introdotto dei criteri certi di definizione dell’interesse e del
vantaggio usurario.
Prima della riforma veniva affidato alla giurisprudenza il criterio
tecnico atto ad individuare la proporzionalità e l’usurarietà della
prestazione in denaro richiesta.
La norma inoltre non consentiva di qualificare usurario un prestito
quando la vittima, pur pagando interessi iniqui, non vi fosse spinta
essenzialmente da uno stato di bisogno.
Successivamente agli interventi legislativi del 1996, l’oggetto
giuridico preso di mira con l’incriminazione dell’usura è venuto
evolvendosi.
La fattispecie oggi non si considera più posta a presidio
semplicemente del patrimonio personale inviolabile, ma si
considera invece posta a tutela di un bene più alto: il buon
funzionamento del mercato finanziario e della stessa economia
nazionale.
Per tale ragione, con la riforma del 1996, sono stati introdotti
elementi che oggi, anche in mancanza di un approfittamento,
rendono punibile la condotta di chi, in cambio di una prestazione
in denaro, si fa dare o promettere interessi usurari.
Secondo l’attuale art 644 c.p. pertanto il reato di usura si realizza
al momento della pattuizione tra il reo e la vittima (si fa dare o
promettere, sotto qualsiasi forma) ed esistono due tipi di usura:
1) USURA C.D. OGGETTIVA: interessi previsti oltre il limite
stabilito dalla legge;
2)
USURA C.D. SOGGETTIVA: gli interessi, anche se inferiori
a tale limite, che risultano comunque sproporzionati, quando siano
dati o promessi a chi si trova in condizioni di difficoltà economica
o finanziaria.
L’art 2 della Legge 108 del 1996 individua il parametro in base
al quale individuare gli interessi oggettivamente usurari ed in
particolare stabilisce che il limite previsto dal terzo comma
dell’articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono
sempre usurari, è stabilito nel tasso medio risultante dall’ultima
rilevazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale con decreto del
Ministro del tesoro, sentiti la Banca d’Italia e l’Ufficio italiano dei
cambi, relativamente alla categoria di operazioni in cui il credito
è compreso, aumentato di un quarto, cui si aggiunge un margine
di ulteriori quattro punti percentuali. La differenza tra il limite e
il tasso medio non può essere superiore a otto punti percentuali.
Pertanto esistono dei parametri matematici, che consentono al
risparmiatore di verificare al momento della conclusione di un
contratto l’usurarietà oggettiva delle prestazioni dedotte ad oggetto
del negozio giuridico.
Tale verifica matematica consente al risparmiatore di avvalersi
della tutela penale, anche quando all’applicazione di tali interessi
iniqui non si accompagna l’approfittamento connesso allo stato di
bisogno.
Il consumatore dispone, dunque, di strumenti atti a tutelare il
proprio interesse alla salvaguardia del patrimonio personale;
questi stessi strumenti, allo stesso tempo, servono alle Istituzioni
Bancarie per perseguire la soddisfazione dell’interesse pubblico al
buon funzionamento del mercato finanziario.
Giova qui rammentare che questo sistema di tutele è rafforzato dal
ruolo centrale svolto dalle Autorità giurisdizionali in tale quadro.
Infatti, secondo quanto riferito dalle citate disposizioni, il controllo
sul superamento del tasso soglia è di competenza esclusiva della
magistratura, mentre a Banca d’Italia spetta solo un controllo di
tipo statistico effettuato attraverso la raccolta delle informazioni
per la pubblicazione della media dei tassi (annui effettivi) globali
dei vari tipi di operazioni ordinarie (medie) di credito finanziario.
Dunque la lotta comune contro l’usura viene portata avanti
attraverso l’azione coordinata di vari operatori e soggetti che
agiscono in tale contesto:
1) i risparmiatori, che attraverso un esercizio consapevole
dell’autonomia privata, possono conseguire l’interesse primario
alla tutela del proprio patrimonio personale, contribuendo altresì
al conseguimento dell’interesse pubblico al buon funzionamento
del sistema creditizio e dell’economia nazionale;
2) le istituzioni Bancarie ed in primis l’Autorità garante del settore,
la Banca d’Italia, che nel rispetto delle norme sulla trasparenza e
sull’usura esercitano l’autonomia privata, garantendo l’interesse al
buon funzionamento del mercato finanziario;
3) l’Autorità Giurisdizionale, chiamata a vigilare sull’equilibrio
delle prestazioni nell’ambito dei citati rapporti di autonomia
privata e sul rispetto delle norme di legge.
Appare evidente che questo delicato quadro d’interventi di
autonomia privata, coordinati tra loro, si sostiene solo garantendo,
attraverso l’attività di vigilanza delle Autorità all’uopo preposte, il
rispetto delle norme sulla trasparenza, sulla determinatezza delle
condizioni contrattuali e sostenendo al meglio l’adempimento
delle Banche ai propri obblighi informativi attivi e passivi e di
astensione in caso di conflitto.
In tal senso essenziale è l’azione esercitata dall’Autorità
giurisdizionale che ha sempre garantito, nel corso degli anni, con
severe pronunce ed arresti giurisprudenziali, una tutela effettiva del
consumatore e del suo diritto ad una chiarezza delle disposizioni
contrattuali, all’informativa precontrattuale e in fase di esecuzione
del contratto.
Pertanto il risparmiatore potrà effettuare le verifiche sull’usura
sulla base delle disposizioni poc’anzi richiamate, coadiuvando
indirettamente le Banche nella soddisfazione del loro interesse
istituzionale al buon funzionamento del mercato finanziario e
per controverso gli Istituti di Credito dovranno consentire al
risparmiatore di esercitare al meglio l’autonomia privata, attraverso
la chiarezza delle disposizioni contrattuali e l’adempimento ad
obblighi di trasparenza, sia in fase di formazione del rapporto, che
al momento dell’esecuzione delle prestazioni.
A presidio della determinatezza delle clausole contrattuali si
pongono in primo luogo le norme civilistiche ed i principi generali
dettati dal codice civile nell’ambito del diritto dei contratti.
I contratti bancari, secondo quanto stabilito anche dalle norme
di settore (117 TUB, 1284 cc) devono avere forma scritta ed
egualmente gli interessi applicati al rapporto devono essere
determinati in forma scritta a pena di nullità.
Pertanto il risparmiatore potrà sulla base di un atto negoziale
scritto, di cui dovrà ricevere copia, verificare la congruità delle
condizioni economiche applicate, rispetto alle norme sull’usura.
I contratti bancari devono, poi, a pena di nullità, come ogni negozio
giuridico, avere un oggetto determinato (1346 cc), condizioni
economiche determinate in modo trasparente e senza rinvio ad usi
(117 co 4 e 6 TUB) ed un contenuto tipico conforme a quanto
stabilito dalla normativa secondaria di settore (117 co 8 TUB e
CICR con delibera del 4 marzo 2003).
Il rispetto di tali norme di legge è garantito dal sistema
giurisdizionale a cui il risparmiatore può ricorrere per vedere
tutelati i propri diritti.
La Banca infine è tenuta al rispetto di una serie di obblighi di
trasparenza, sia durante la fase di formazione del contratto, che nel
corso del rapporto, garantendo forme di pubblicità sulle condizioni
economiche dei contratti (in linea con quanto previsto dall’art.
116 TUB); requisiti di forma e di contenuto minimo dei contratti
(specificando, a tal proposito, le previsioni dell’art. 117 TUB);
forme di tutela del cliente in caso di variazione delle condizioni
contrattuali (in attuazione di quanto già previsto dall’art. 118
TUB); obblighi di comunicazione al cliente, anche a richiesta,
al fine di consentire allo stesso di avere compiuta informazione
sull’andamento del rapporto (art. 119 TUB).
Come si evince da questo breve excursus la lotta comune che
coinvolge i consumatori e le Istituzioni bancarie viene portata
avanti sulla base di un complesso e liberale sistema di interventi
orizzontali (sul piano dell’autonomia privata) tra loro coordinati,
su cui vigilano Banca d’Italia ed Autorità Giurisdizionali, secondo
principi che s’ispirano al principio di sussidiarietà.
In tale contesto, pertanto, ognuno di noi è chiamato a dare il suo
piccolo contributo, attraverso un impegno professionale, sociale,
intellettuale al fine di sostenere il buon andamento in un sistema
multilivello ispirato a principi di buona amministrazione.
LEGGE 108/96 - a 20 anni dalla sua emanazione
In primo piano
MINISTERO
dell’ECONOMIA
BIOGRAFIA
2013 – Viene nominato Sottosegretario
dell’Economia e delle Finanze
2013 – Viene eletto Deputato nella XVII Legislatura,
e delle FINANZE
tuttora in corso
2008 – Viene eletto Deputato nella XVI Legislatura
2006 – Viene eletto Segretario Generale Aggiunto della Cisl
INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO
ON. PIER PAOLO BARETTA
di Michela Flammini
L’usura nasce molto tempo fa, ma oggi ha forse assunto
caratteristiche veramente preoccupanti. Cosa ne pensa?
L’argomento ha una forte sensibilità sociale, ma anche economica,
perché chiaramente il tema dell’usura si colloca nell’ambito della
necessità di liquidità delle famiglie e delle imprese, ma anche delle
strutture del sistema economico: un tema antico, storico, che però
in epoca moderna ha assunto delle sofisticazioni, legate anche alla
diffusione della strumentazione tecnologica, che vanno affrontate
innanzitutto con maggiore determinazione, ma soprattutto in una
chiave di meccanismi sovranazionali.
Normalmente si pensa che l’usura sia un problema territoriale,
contatto diretto tra l’usuraio e la persona che ha bisogno di risorse
ed ovviamente questo è vero dal punto di vista dei rapporti diretti,
però dietro a ciò ormai è presente un complesso sistema di interessi,
un vero e proprio circuito finanziario alternativo, parallelo a quello
ufficiale.
L’usura ha molte facce: non esiste solo quella classica dell’alto
tasso, ma ad esempio nel momento in cui si gestiscono i prestiti
in modo che questi vengano dati soltanto a certe condizioni, solo
a fronte di certe garanzie, oppure addirittura in cambio di favori,
anche quella è una forma di usura…
"Investitori senza
protezione"
Quali azioni possono essere attuate dalle istituzioni, per
contrastare l’importante fenomeno dell’usura?
Questa domanda richiama un problema più generale, che non
riguarda solo l’usura, ma l’intero sistema finanziario: è di
fondamentale importanza riconoscere l’esistenza di un "deficit"
della cultura finanziaria e dell’informazione finanziaria, in
8
primo luogo tra i cittadini, ma, paradossalmente, anche tra gli
imprenditori, soprattutto tra i piccoli imprenditori, radicati nel
territorio.
Il tema dell’educazione finanziaria è la prima risposta che bisogna
dare alle varie strutture: usciamo oggi da una situazione in cui
abbiamo assistito agli effetti di prestiti deteriorati di alcune banche
italiane, quindi all’interno del sistema legalizzato, ma si potrebbe
definire usura anche quella. Il fatto che alcuni risparmiatori
si siano trovati coinvolti in offerte, che hanno prodotto una
perdita completa del loro capitale investito e hanno trascinato
poi queste banche in una crisi ancora irrisolta, può rientrare nel
campo dell’usura. Questa vicenda ha posto anche il serissimo
problema degli indennizzi che, come MEF, stiamo affrontando,
nel tentativo di non lasciare gli investitori senza protezione, ma
contemporaneamente ci rendiamo conto che, distinguere tra chi è
veramente stato truffato e chi invece ha fatto delle scelte rischiose,
ma libere e soggettive, è un’operazione affatto semplice. Inoltre
tale evento ha messo in evidenza proprio la carenza di conoscenza
e di informazione finanziaria tra i cittadini, perché è vero che in
molti casi sono stati offerti dei prodotti non sani, ma è vero anche
che, se chi investe è in grado di capire cosa sta facendo, è anche in
grado di fermarsi in tempo e di sapere quando e dove intervenire.
E se questo è evidente per il sistema finanziario legale, possiamo
immaginare quanto possa essere importante per l’usura.
"Facilitare l’accesso
al credito"
Esistono anche altre soluzioni?
Una seconda strada per risolvere questo problema è facilitare
l’accesso al credito: il problema delle sofferenze delle banche è
molto delicato e lo stiamo già affrontando, ma questo ha portato
giustamente e comprensibilmente le banche ad essere prudenti
nella loro azione e a calcolare maggiormente il tasso di rischio,
questo è corretto, ma l’effetto è che, soprattutto nei casi familiari,
diventa molto difficile ottenere un prestito.
In questo senso, un servizio importante, nel sistema finanziario,
è quello degli istituti di micro credito e alcune banche che si
occupano prevalentemente di erogazione di prestiti nel settore
sociale. Il micro credito è un sistema straordinario: è paradossale
che si rivolgano al micro credito le persone meno abbienti, eppure
il tasso di solvibilità sia il più alto; quindi allargare l’istituto
del micro credito (ed ogni banca potrebbe dedicare una sezione
a questo settore) significa allargare le possibilità di accesso al
credito. Questo è un aspetto importante anche per le imprese: per
esempio durante la crisi di otto anni che abbiamo alle spalle, molte
aziende si sono salvate grazie alle Confidi, consorzi di garanzia
collettiva dei fidi, che hanno consentito alle imprese di accedere
al credito.
"Spersonalizzazione del
Sistema Bancario"
Ci sono altri fattori, che hanno contribuito al fenomeno
dell’usura?
Uno dei delicati problemi che abbiamo avuto in seguito alla
trasformazione tecnologica è stata la "spersonalizzazione del
sistema bancario": una volta, in una piccola filiale di provincia, il
direttore, con la propria clientela, aveva un rapporto personale e
diretto, conosceva la storia delle persone e delle famiglie; questo
gli dava dei margini di valutazione del rischio molto più immediati
e concreti di quelli che può dare un computer, a centinaia di
chilometri di distanza dal luogo in cui avviene tale richiesta.
Ecco quindi una serie di strade che direttamente o indirettamente
confinano l’usura in un campo sempre più ristretto e la condannano,
come va condannata, ad essere sempre più residuale nel mercato.
Questo aspetto va valutato con molta attenzione in un momento
cruciale come quello presente: siamo infatti in un periodo di
transizione, dopo la recessione, verso una prima ripresa ed è il
1998 – Entra nella Segreteria Confederale della Cisl
1997 – Viene eletto Segretario Generale
della Fim Nazionale
1984 – Entra nella Segreteria Nazionale della Fim Cisl
1973 – Diventa Responsabile Nazionale
della Formazione della Fim Cisl
1949 – Nasce a Venezia
momento in cui la domanda di risorse e di finanziamenti si fa più
intensa.
"Miglioramento ed
evoluzione della
normativa"
Legato al tema dell’usura, oltre al problema dell’informazione
finanziaria, è sentita da più parti la necessità di una chiara
interpretazione della Legge 108/96 sull’usura, pensa che ci
saranno ulteriori progressi normativi in tal senso?
Esistono norme molto severe sull’usura e in tal senso forse è più
facile procedere per aggiustamenti successivi, che non aspettare
un disegno unico di legge. Degli aggiustamenti normativi ci
sono di continuo in questo ambito, quello del credito è un settore
sempre in evoluzione: si pensi alle normative europee, non è certo
un settore statico dal punto di vista dell’intervento che le banche,
gli imprenditori e anche il pubblico possono fare.
Tornando alla domanda specifica, la risposta è ovviamente
"Si": è necessario ed auspicabile un miglioramento della
normativa, attraverso un incessante aggiustamento e una continua
risistemazione della legislazione già esistente.
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LEGGE 108/96 - a 20 anni dalla sua emanazione
D'ITALIA
In primo piano
BANCA
INTERVISTA ALLA RESPONSABILE
DEL SERVIZIO TUTELA
DEI CLIENTI E ANTIRICICLAGGIO,
DOTT.SSA MAGDA BIANCO
di Michela Flammini
Banca d‘Italia riveste un’importante funzione di sorveglianza e
di supervisione dei mercati: ci parla di questo incarico?
Banca d’Italia vigila per assicurare la stabilità, il buon
funzionamento e la competitività dei mercati bancari e finanziari.
Svolge inoltre una funzione di tutela dei clienti.
Con l’avvio del SSM la funzione di Vigilanza è stata ridisegnata:
la responsabilità ultima della funzione è stata assegnata alla BCE,
l’esercizio delle attività di controllo è condiviso tra BCE e Banca
d’Italia. In particolare, le attività di controllo sulle banche più
grandi, le cosiddette "significant", fanno capo direttamente alla
BCE, quelle sulle banche più piccole, cosiddette "less significant",
fanno capo alla Banca d’Italia. La tutela dei clienti, invece, è
rimasta nella esclusiva competenza delle autorità nazionali. Il
sistema che ho descritto interessa non solo il nostro Paese ma tutti
i Paesi della zona Euro.
Soffermandoci sulla tutela del cliente posso dirle che questa
funzione è assicurata attraverso un’intensa e diversificata attività
di controllo, sia a distanza che ispettiva. L’obiettivo è accertare
che gli intermediari rispettino, nella sostanza dei comportamenti,
i presidi posti dall’ordinamento a tutela della clientela. Le
irregolarità vengono sanzionate.
Uno strumento che abbiamo a disposizione da alcuni anni è quello
di imporre direttamente agli intermediari la restituzione alla
clientela delle somme non dovute: nel 2014 sono stati restituiti
circa cento milioni di euro, consentendo così un ristoro effettivo.
Quale è il ruolo della Banca d’Italia nella determinazione del
TEGM (Tasso Effettivo Globale Medio)?
Il ruolo della Banca d’Italia è puramente tecnico. La Legge 108/96
dice "il Ministero del Tesoro, sentita la Banca d’Italia, rileva
trimestralmente il TEGM per operazioni della stessa natura". In
altre parole, la Banca d’Italia, per conto del Ministero del Tesoro,
rileva le condizioni mediamente praticate sul mercato dalle
banche. Queste condizioni costituiscono il parametro introdotto
dalla legge, a cui fare riferimento per l’accertamento di eventuali
reati di usura.
Per conto del Ministero, definiamo quindi una metodologia di
10
riportano i risultati di un’indagine che abbiamo
condotto per cui "la maggiorazione stabilita
contrattualmente per i casi di ritardato pagamento è
mediamente pari a 2,1 punti percentuali". In assenza
di una previsione legislativa che determini una
specifica soglia in presenza di interessi moratori,
la Banca d’Italia adotta, nei suoi controlli sulle
procedure degli intermediari, il criterio in base al
quale i TEG medi pubblicati sono aumentati di 2,1
punti per poi determinare la soglia su tale importo.
calcolo e raccolta dei dati da parte degli intermediari (descritta nelle
"Istruzioni per la Rilevazione dei Tassi Effettivi Globali Medi",
pubblicate sul nostro sito e sottoposte a consultazione pubblica in
occasione di ogni aggiornamento); rileviamo i dati ogni tre mesi
(presso circa 1500 intermediari, tra banche e altri soggetti) e, dopo
una serie di controlli di tipo quantitativo-statistico, li aggreghiamo
e li riportiamo al MEF per ciascuna delle categorie di operazioni
che il Ministero ha definito (ad esempio, apertura di credito in
conto corrente, mutui a tasso variabile, a tasso fisso ecc.). In
base ai valori medi sono determinati i tassi soglia, mediante
l’applicazione del moltiplicatore stabilito dalla legge. Ad esempio
i dati pubblicati a fine marzo, che valgono come riferimento per
il secondo trimestre di quest’anno, riportano, per i mutui a tasso
fisso un TEGM pari a 3.39, per quelli a tasso variabile un TEGM
di 2.72, per i crediti personali, un TEGM al 10.65%. Partendo da
questi dati medi si ottengono rispettivamente le soglie di usura pari
all’8.24, 7.4 e 17.31. Il MEF pubblica i TEGM e le soglie con un
decreto trimestrale, che stabilisce che le banche, nel verificare il
rispetto dei limiti per ciascun tasso singolo (TEG) si attengano ai
criteri di calcolo del TEGM fissati dalle Istruzioni.
Il nodo cruciale della definizione dei tassi è l’esclusione dei Tassi
di Mora dal TEGM, nonostante la legislazione parli anche di
tassi "promessi o convenuti". Probabilmente perché la legge in
questo dovrebbe essere un po’ più chiara…
Gli interessi di mora sono esclusi dal calcolo del TEG, perché
non sono dovuti dal momento dell’erogazione del credito, ma
solo a seguito di un eventuale inadempimento da parte del cliente.
L’esclusione evita di considerare nella media operazioni con
andamento anomalo. Infatti, essendo gli interessi moratori più alti,
per compensare la banca del mancato adempimento, se inclusi nel
TEG medio, potrebbero determinare un eccessivo innalzamento
delle soglie, in danno della clientela.
In ogni caso, anche gli interessi di mora sono soggetti alla normativa
anti-usura. Per evitare il confronto tra tassi disomogenei (TEG
applicato al singolo cliente, comprensivo della mora effettivamente
pagata, e tasso soglia che esclude la mora), i Decreti trimestrali
A volte probabilmente, il vostro ruolo di dare
indicazioni e chiarimenti su tali tematiche, vi fa
vedere dall’utente finale, come chi ha deciso quelle
indicazioni e quei chiarimenti…
Qualunque rilevazione o indagine statistica non può
mai essere del tutto neutrale.
Le nostre sono rilevazioni statistiche che, sulla base
della conoscenza dei mercati di riferimento rilevano
i tassi medi, statisticamente "affidabili", sul mercato
legale.
In tal senso chiediamo che alcune voci siano escluse:
tra queste vi sono i tassi sui crediti in sofferenza, che
altererebbero il dato medio.
La Banca d’Italia quindi "fotografa", trimestre per
trimestre, il mercato legale. I soggetti, bancari e non,
che superano il tasso soglia, determinato secondo i
parametri stabiliti dalla Legge 108/96, sulla base delle
medie rilevate, commettono il reato di usura.
Per l’esclusione dei tassi di mora nel calcolo del
TEGM Banca d’Italia si rifà anche alle normative
europee, giusto?
Sì. L’impostazione stabilita dalla Banca d’Italia è
coerente con la disciplina comunitaria sul credito al
consumo, che esclude dal calcolo del TAEG (Tasso
Annuo Effettivo Globale) le somme pagate per
l’inadempimento di un qualsiasi obbligo contrattuale,
inclusi gli interessi di mora.
Come la Banca d’Italia si è adoperata fino ad oggi per
la lotta all’usura?
Ci adoperiamo innanzitutto perché la rilevazione dei tassi
sia il più accurata possibile e rifletta in maniera corretta
le reali condizioni del mercato legale.
Oltre a rilevare i tassi trimestralmente, verifichiamo,
attraverso le consuete analisi a distanza e ispettive, che
le banche si siano attrezzate per segnalare correttamente
i tassi di mercato. E in effetti, le banche si sono dotate da
anni di procedure informatiche in grado di cogliere anche
il rischio di superamento della soglia di legge e quindi
la possibilità di intervenire per escluderlo, abbattendo le
condizioni calcolate.
Se nel corso delle nostre attività cogliamo un "fumus"
di reato, ne diamo immediata segnalazione all’Autorità
Giudiziaria, con cui abbiamo un’efficace collaborazione.
Ciò posto, va sottolineato che l’usura si combatte
innanzitutto con l’educazione finanziaria, anche al fine di
Tassi Istruzioni Formazione FAQ
Biografia
evitare il sovraindebitamento, e con il contrasto all’abusivismo.
Siamo attivi su entrambi i fronti.
Che tipo di informazioni Banca d’Italia ha messo a disposizione
delle banche?
Innanzitutto le "Istruzioni" per la rilevazione dei tassi, poi i
chiarimenti sugli aspetti tecnici, che sono quelli che ci riguardano
(le Frequently Asked Questions); importanti sono anche gli
esiti delle consultazioni pubbliche sulle Istruzioni, in cui diamo
conto delle scelte compiute e recepiamo, ove condivisibili, le
sollecitazioni degli intervenuti a vario titolo.
Fate anche formazione in questo campo?
Si, in collaborazione con la Magistratura. E facciamo anche molta
formazione interna su questo tema: i nostri colleghi effettuano
ispezioni, oppure consulenze tecniche per l’Autorità Giudiziaria
quando ci viene richiesto, per cui devono avere una preparazione
molto solida.
Quali sono gli strumenti futuri che Banca d’Italia intende
adottare in quest’ottica?
Pubblicheremo a breve una versione aggiornata delle "Istruzioni".
Si è conclusa la consultazione nei mesi scorsi e un nodo centrale
è la CIV (Commissione di Istruttoria Veloce), e come se ne debba
tener conto per calcolare i tassi medi. Nella consultazione abbiamo
proposto che questa commissione venga "annualizzata" ossia
considerata una voce simile agli interessi e alle altre commissioni.
Questo è il modo in cui operiamo sugli intermediari: fornendo
strumenti, via via sempre più aggiornati.
Resta, come dicevo, il nostro impegno sul fronte dell’educazione
finanziaria.
Nata a Bergamo il 2 ottobre 1960, si laurea con lode in Economia e commercio all’Università di Bergamo nel
1984. Ottiene un M.Sc. e poi un PhD in Economics presso la London School of Economics.
Entra in Banca d’Italia nel 1989, presso il Servizio Studi, dove lavora fino al 1999 presso gli Uffici Analisi
Settoriale e Territoriale e poi Flussi e Strutture Finanziari (di cui è titolare dal 1997).
Dal 1999 presso l’Ufficio Diritto dell’economia, nel 2007 diviene titolare della Divisione Economia e diritto, di
nuovo nel Servizio Studi di struttura economica e finanziaria.
Si è occupata della struttura industriale italiana, di regolamentazione dei mercati, di corporate governance e
diritto societario, diritto fallimentare, giustizia civile, donne ed economia.
Su questi temi ha pubblicato diversi articoli e coordinato progetti di ricerca.
È consulente del Presidente della Repubblica per le tematiche relative alla politica economica; è
stata consigliere economico del Ministro della giustizia (nel 2012-2013) e consulente economico e finanziario
del Ministero (dal 2013).
È research associate dello European Corporate Governance Institute, membro del Comitato per la Corporate
Governance dell’OCSE e del comitato direttivo della Società Italiana di Diritto ed Economia.
È membro della Commissione Pari Opportunità della Banca d’Italia.
Dal 27 gennaio 2014 è Titolare del Servizio Tutela dei clienti e antiriciclaggio.
13
LEGGE 108/96 - a 20 anni dalla sua emanazione
Intervista al
In primo piano
EX MAGISTRATO
Piero Calabrò è una delle figure
chiave nella storia dell’usura e delle
anomalie bancarie: è infatti sua la
firma posta sulla prima sentenza
italiana sull’Anatocismo ed è lui
oggi, dopo aver lasciato la carica di
magistrato e giudice del Tribunale di
Lecco, il presidente di un’importante
azienda che tutela imprese e privati
dalle anomalie bancarie.
Dott. Piero Calabrò
DA ANNI IMPEGNATO SUL
FRONTE ANTIUSURA
di Michela Flammini
È Sua la prima sentenza sull’Anatocismo: ce ne parla?
Si: è una sentenza di febbraio del 1999, quindi ha appena
compiuto diciassette anni, non è ancora maggiorenne… Fu una
sentenza storica, nel senso che, da oltre quarant’anni, la Corte
di Cassazione sosteneva in maniera costante, che l’anatocismo
trimestrale praticato dalle banche fosse legittimo, perché si trattava
del cosiddetto "uso normativo", ossia che questo modus operandi,
che contrastava con il codice civile, veniva accettato da tutti, sia
dalle banche che dai correntisti, come se fosse una norma di legge.
Io mi permisi di sottolineare che, banalizzando e sintetizzando,
quando una cosa viene imposta in modo uniforme da tutte le parti
è difficile che il singolo cittadino correntista abbia possibilità di
scelta e possa quindi considerarla una norma di legge.
Feci questa sentenza, non mi limitai però, ben sapendo il muro
di obiezioni che avrei suscitato, alla sola pubblicazione, intesa
formalmente come deposito nella Cancelleria del Tribunale, ma
investii anche i media della questione, in particolare la trasmissione
"Striscia la Notizia", che il giorno dopo pubblicizzò questa mia
decisione con un ascolto di 8-9 milioni di telespettatori e il giorno
immediatamente successivo anche tutti i quotidiani (Corriere della
Sera, Repubblica, il Sole 24 Ore…), pubblicarono la sentenza in
prima pagina: così l’effetto sull’opinione pubblica fu moltiplicato
in modo esponenziale e si creò grande interesse intorno a questa
decisione, tanto che anche le associazioni dei consumatori si
organizzarono per fare ricorsi nei confronti delle banche.
Ci può spiegare come è arrivato ad un passo tanto innovativo e
che difficoltà ha avuto nell’assumere un ruolo così scomodo?
Beh, nella vita, qualunque cosa abbia fatto, giusta o sbagliata
che sia stata, per me l’importante è sempre stato che fosse,
ovviamente secondo il mio punto di vista, improntata a criteri di
legalità: una volta superato questo mio stato personale, tutto quello
che ne sarebbe potuto derivare, per me, sarebbe stato una mera
conseguenza. Ho messo questa mia convinzione anche quando,
14
per parlare di cose completamente diverse, mi sono occupato di
progetti di legalità, di manifestazioni contro la mafia in Sicilia:
quando per esempio ho organizzato insieme a Piero Grasso il
ventennale per la strage di Capaci con la presenza del Presidente
Napolitano. Questo è sempre stato il mio faro, non mi sono mai
preoccupato di che tipo di avversioni avrei potuto subire: il che
non è eroismo, è solo spirito di servizio.
Per passare ad un altro argomento: perché ha deciso di svestire
gli abiti del giudice e del magistrato, per rivestire quelli di
presidente di un’importante azienda nel settore della tutela
bancaria?
Innanzitutto perché la mia storia personale è infarcita di
contenziosi, che hanno riguardato le banche, perché quando
frequentai l’università non mi limitai a studiare: non provenendo
da una famiglia facoltosa, decisi anche di lavorare e il mio primo
lavoro fu di tre anni, presso una primaria banca nazionale. La tesi
di laurea che feci, in materia di diritto fallimentare, nonostante
fossi un dipendente bancario, anche piuttosto ben retribuito, fu
proprio contraria agli interessi delle banche.
Arrivò poi la sentenza del ‘99 di cui parlavamo poc’anzi e
l’occasione, pochi mesi fa, alle soglie del mio potenziale
pensionamento, di proseguire su un altro versante questo mio
impegno per ristabilire la legalità nel rapporto tra clienti e sistema
finanziario: mi son detto "Perché no?! Vediamo se sono capace di
farlo anche da un’altra posizione!".
Come la Sua presenza modificherà il futuro dell’azienda?
Questo nuovo percorso è appena iniziato, però posso dire che in
soli cinque mesi già si vedono i primi frutti: credo che in tutto
quello che si faccia, si debba seguire il faro della legalità e
quindi sono convinto che, anche chi voglia imporre agli altri dei
comportamenti legalitari, e quindi pensi di cambiare delle norme,
dei comportamenti inadeguati, debba sempre porsi su un livello di
perfezione, anche dal punto di vista giuridico.
Il mio compito è proprio quello di adottare procedure,
comportamenti e strategie, che siano al cento per cento improntate
a criteri di legalità. Faccio solo un esempio: si possono predisporre
in tanti modi le perizie econometriche per calcolare se nei rapporti
tra un correntista e un istituto di credito ci sia stato anatocismo e
ci sia stata usura. Io sono partito da un presupposto diverso: che
il calcolo econometrico deve essere preceduto da un’analisi legale
e giuridica, ho imposto quindi una perizia che abbracci tutte le
possibili interpretazioni (quelle delle associazioni dei consumatori,
della Banca d’Italia, della Corte di Cassazione, della maggior
parte dei tribunali italiani, ma anche della parte minoritaria) e ho
fatto generare dalla mia azienda una perizia, che prevede già tutte
queste possibili soluzioni, dimodoché il tribunale, che sarà alla fine
investito di un contenzioso di questo genere, non potrà asserire
che la società, che io rappresento, presenti in modo unilaterale e
magari discutibile le proprie tesi. Noi esponiamo proprio tutte le
possibilità e vogliamo confrontarci con tutte le parti (compresi
gli istituti di credito, gli avvocati, i magistrati…) e lo stiamo
già facendo, per far sì che ci sia il massimo di conoscenza e di
oggettività nelle decisioni che poi verranno prese.
Quale è ad oggi la situazione giuridico-legislativa sull’usura e
l’anatocismo?
La situazione attuale è un po’ confusa, nel senso che, anche
difronte a norme che secondo me sono, tutto sommato, chiare
ed inequivoche, vengono ripetutamente proposte interpretazioni
diverse e discordi. Faccio solo un breve esempio: la legge quadro
sull’usura ha sancito che, per stabilire se un interesse è usurario, si
debba computare tutto quanto, non solo l’interesse, ma anche ciò
che la banca chiede al cliente a vario titolo, escluse solo imposte
e tasse, (ad esempio andrebbero computate a parere mio anche
la cosiddetta "commissione di massimo scoperto" e le polizze
assicurative accessorie). È ovvio che, nel momento in cui il
correntista, o colui che stipula un mutuo, è costretto a pagare delle
spese aggiuntive e queste non vengono poi calcolate per stabilire
se il tasso che gli è stato applicato sia o meno usurario, ciò crea
incertezza: allora sarebbe bene che il legislatore chiarisca, anche
se secondo me era già scritto in modo manifesto, se tutto quello
che il cliente, correntista, cittadino, o azienda sborsa a favore di
un istituto di credito, escluse le imposte e le tasse, concorra a
determinare la misura del tasso usurario o meno.
Che tipo di feedback arriva, ad esempio, agli imprenditori, su
tale tematica?
Oggi purtroppo un imprenditore, che le cose non vanno bene,
se ne rende conto perché si accorge che i suoi impegni con gli
istituti di credito sono sovradimensionati rispetto alle aspettative,
ma è chiaro che dal punto di vista prettamente numerico fa
fatica a comprenderlo. Se qualcuno non apre gli occhi a questo
imprenditore, che si trova in tale situazione, è un po’ difficile
che lui stesso se ne accorga: l’unico modo è che incontri soggetti
come il nostro, (ma per carità sia campo aperto a chiunque
voglia, in assoluta professionalità e buona fede, svolgere la stessa
funzione), che dia lui un sistema, non solo di calcolo, ma anche di
comprensione completa, per arrivare alla fin fine ad un risultato
chiaro.
Vuole aggiungere qualcosa…?
Voglio solo aggiungere che in questi cinque mesi, proprio per
diffondere tale filosofia e la conoscenza di quello che di nuovo
stiamo mettendo in campo, anche e soprattutto a breve nei rapporti
tra il cittadino e il sistema impositivo, abbiamo già preparato
una perizia e un piano d’intervento in materia tributaria, perché
vorremmo che chi è chiamato a pagare imposte e tasse lo sia, ma
entro i limiti di legge e non oltre.
Attualmente sto girando l’Italia, (sono stato a Cagliari, dove ho
incontrato prima gli avvocati del Foro di Cagliari, poi i cittadini, la
stessa cosa ho fatto a Pescara, a Roma e in tante altre città d’Italia),
perché voglio si capisca questo nuovo passo della nostra azienda,
che spero si estenda un po’ a tutto il settore.
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LEGGE 108/96 - a 20 anni dalla sua emanazione
In primo piano
CONSOB
(Commissione Nazionale per le Società e la Borsa)
INTERVISTA ALLA RESPONSABILE
DELL’UFFICIO STUDI ECONOMICI
DOTT.SSA NADIA LINCIANO
di Michela Flammini
Quale è il ruolo della CONSOB nell’educazione finanziaria?
La CONSOB riconosce da sempre la necessità di innalzare la cultura finanziaria dei risparmiatori italiani e in quest’ottica ha dedicato una sezione del sito istituzionale alla raccolta di materiale
informativo ed educativo. Nell’ambito del progetto "Carta degli
Investitori", avviato un paio di anni fa, è stata realizzata una profonda innovazione di questa sezione, che è stata configurata come
un vero e proprio portale dedicato all’educazione finanziaria, un
potenziale hub dei siti tematici attualmente esistenti e di quelli in
cantiere.
In particolare, il materiale esistente è stato sistematizzato e al tempo stesso arricchito con una serie di strumenti, tra cui questionari
e, a breve, anche giochi di ruolo, che guidano il risparmiatore lungo le varie fasi del processo di investimento. Le evidenze disponibili, infatti, mostrano che il risparmiatore medio non solo non
ha familiarità con le nozioni di base di economia e finanza, ma è
anche poco consapevole dei passaggi chiave di un corretto processo di investimento, ossia della necessità di definire obiettivi,
orizzonte temporale e capacità finanziaria di sostenere il rischio,
nonché delle proprie competenze (ed eventualmente dell’esigenza
di affidarsi a un esperto) e della propria attitudine al rischio.
L’impegno della CONSOB è quindi quello di definire iniziative di
investor education anche secondo un approccio evidence based,
che prenda spunto dalle rilevazioni sui comportamenti e sui bisogni formativi, come quelle illustrate nel "Rapporto sulle Scelte di
Investimento delle Famiglie Italiane", il cui primo numero è stato
pubblicato a giugno scorso.
L’impegno della CONSOB non è però sufficiente a innalzare le
competenze economiche degli italiani: occorre uno sforzo congiunto che coordini e valorizzi le molteplici iniziative già in corso. In tale prospettiva è stata condotta una riflessione comune con
altre autorità (Banca d’Italia, IVASS e COVIP), sull’opportunità
di avviare una strategia nazionale dell’educazione finanziaria. Nel
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2015, in particolare, CONSOB e le Autorità menzionate hanno
partecipato a una mappatura, curata da FEDUF e Fondazione Rosselli, delle iniziative di educazione finanziaria, attualmente erogate sul territorio nazionale italiano, sia da istituzioni pubbliche sia
da soggetti privati.
Da questa mappatura, i cui risultati saranno resi pubblici a breve,
emerge che le iniziative, pur numerose e talvolta ben strutturate,
sono tuttavia poco incisive perché frammentarie e in grado di raggiungere gruppi di destinatari circoscritti nel tempo e nello spazio.
È evidente quindi l’esigenza di una strategia nazionale, allineata ai
criteri dettati dall’OCSE in materia, che metta a fattor comune tutte le iniziative, faccia emergere best practices e individui una sorta
di "cabina di regia" per la definizione sistematica dei segmenti della popolazione destinatari di specifiche iniziative (nell’immediato,
ad esempio, potrebbero essere gli adulti, in particolare, pensionati,
e gli studenti; in futuro potrebbero essere determinate fasce della
popolazione, a rischio di esclusione finanziaria perché connotate
da livelli di alfabetizzazione finanziaria molto bassi, che magari
non hanno un conto in banca e non sono in grado di utilizzare i
comuni strumenti di pagamento).
Le iniziative previste nell’ambito della strategia nazionale potrebbero avvalersi del supporto delle associazioni dei consumatori,
con le quali la CONSOB ha avviato una proficua interlocuzione,
e del contributo delle Università, con le quali sono state stipulate
molteplici convenzioni quadro, con l’obiettivo di favorire sinergie
per la produzione di materiale utilizzabile anche nell’ambito delle
iniziative di educazione finanziaria. Non va sottovalutato, infine,
il ruolo dei media che, grazie alla loro capillare diffusione sul territorio, possono costituire un efficace canale di divulgazione. In tal
senso l’interesse sul tema dell’educazione finanziaria manifestato
da AS Finanza è senz’altro apprezzabile.
informazione nel settore economico-finanziario: sono numerosi
i temi sconosciuti ai più, ad esempio l’argomento del "bail-in",
meccanismo legale introdotto dalla Direttiva n. 2014/59 dell’Unione Europea, di cui parlate diffusamente sul vostro sito…
Su questo argomento stiamo avviando una collaborazione con
l’Università di Venezia, per la registrazione di lezioni on line
(nell’ambito del programma universitario di Massive Open Online Courses, MOOC), che verranno poi accompagnate da ulteriori
contenuti reperibili sul nostro sito.
Come ho già ricordato, è preziosa anche l’interazione con le associazioni dei consumatori, avviata in maniera permanente con
il lancio del Progetto Carta degli Investitori, grazie alla quale
possiamo maturare una visione ancora più precisa delle criticità
riscontrate dai cittadini ad esse associati. Le associazioni, a loro
volta, sono anche destinatarie di iniziative di informazione e formazione su alcuni temi specifici, nell’ambito di un ciclo di seminari proposti a partire dal 2014.
Ci vuole parlare del portale di "investor education"? Quali sono
i caratteri innovativi di questa sezione del sito della CONSOB?
Nell’ambito della sezione del portale dedicata al processo di investimento, abbiamo "scomposto" la decisione di investire in varie fasi: definizione dell’obiettivo, dell’orizzonte temporale, della
capacità economica di assumere rischio finanziario, valutazione
della propria propensione verso il rischio finanziario. Quest’ultimo aspetto è un’attitudine psicologica che non è necessariamente
correlata alla ricchezza: posso essere una persona ricchissima, con
grande capacità economica di sostenere il rischio, ma particolarmente prudente, oppure al contrario posso essere una persona par-
ticolarmente spericolata (situazione potenzialmente pericolosa),
con bassa capacità finanziaria di sostenere il rischio.
Per consentire all’utente del sito di ricostruire queste fasi abbiamo utilizzato dei questionari. Ad esempio, un questionario molto
noto nella letteratura economica permette, rispondendo a poche
domande, di avere un orientamento sulla propria attitudine verso il rischio. Inoltre abbiamo reso disponibile sul sito anche un
test sull’impulsività, che permette di valutare quanto si è riflessivi
nelle proprie decisioni, un questionario sulle conoscenze finanziarie, distinto per livelli di difficoltà, e un percorso sulle trappole
mentali. A quest’ultimo proposito, abbiamo seguito le indicazioni
della "behavioral finance", o finanza comportamentale, che illustra come la percezione del rischio e, di conseguenza, le scelte di
investimento possano risultare sistematicamente distorte per effetto di scorciatoie mentali che generalmente si utilizzano per semplificare e risolvere problemi complessi (quali appunto le scelte
intertemporali di investimento), a prescindere dal livello di cultura
finanziaria posseduto. In altri termini, le decisioni di investimento
si prendono sulla base delle informazioni comprese e percepite,
piuttosto che sulla base delle rappresentazioni oggettive delle caratteristiche di un prodotto finanziario e la distanza tra le prime
e le seconde può anche essere significativa a causa di emozioni,
framing effect (ossia del modo in cui sono presentate le informazioni) e varie attitudini che incidono sulle preferenze e sui processi decisionali. Nel nostro sito cerchiamo di rendere gli utenti più
consapevoli di tali distorsioni, in modo da poter agire in maniera
più ponderata.
La finanza comportamentale è un tema sul quale lavoriamo da
tempo: nel 2010 abbiamo pubblicato un primo Quaderno di Fi-
Sì, effettivamente AS Finanza nasce proprio allo scopo di fare
17
Orizzonte
Obiettivi
Termine
Rendimento
nanza, che tracciava una ricognizione degli strumenti che questa
disciplina può fornire per migliorare la regolamentazione dei mercati finanziari partendo dall’analisi dei comportamenti degli investitori (Errori cognitivi e instabilità delle preferenze nelle scelte di
investimento dei risparmiatori retail. Le indicazioni di policy della finanza comportamentale, N. Linciano, Quaderno di Finanza,
66, gennaio 2010). Una successiva ricerca (Financial disclosure,
risk perception and investment choices. Evidence from a consumer
testing exercise, M. Gentile, N. Linciano, C. Lucarelli, P. Soccorso, Quaderno di Finanza, 82, maggio 2015) si è concentrata sulle
relazioni tra rappresentazione del rischio e attitudine ad investire.
In particolare, quattro prodotti finanziari diversi (due obbligazioni strutturate e due azioni), rappresentati nelle loro caratteristiche
di rischio in modo diverso (ossia con indicatori caratterizzati da
livelli di dettaglio e complessità crescenti), sono stati sottoposti
a un gruppo di circa 250 clienti di otto banche (che hanno messo
a disposizione le loro sedi e anche un campione di propri clienti), chiedendo loro quali tra queste rappresentazioni trovassero
più utile, più comprensibile, più chiara, più ricca di contenuti. Poi
abbiamo chiesto loro di attribuire un livello di rischio a ciascuna
rappresentazione di ciascun prodotto (gli intervistati non erano a
conoscenza del fatto che uno stesso prodotto era descritto in due
o più modi diversi) e quanto sarebbero stati disposti ad investire.
È emerso, in estrema sintesi, che le forme e le rappresentazioni
percepite come più complesse sono quelle che disincentivano l’investimento. "Non investo se non capisco": si tratta di un comportamento comprensibile, che dovrebbe guidare le nostre decisioni
tutte le volte che non riusciamo a comprendere il rischio di uno
strumento finanziario.
Un altro risultato dello studio è che a rappresentazioni diverse vengono associati livelli di rischio diversi, pur essendo il prodotto lo
stesso (e quindi il rischio identico): è una conferma del cosiddetto
effetto framing, tanto studiato dalla behavioral finance, ossia del
fatto che il modo in cui viene rappresentato un prodotto influenza
la percezione del rischio. La rappresentazione può dunque diventare un elemento di manipolazione, perché la percezione e la scelta
sono orientate dal modo in cui vengono comunicate (in senso lato)
le informazioni.
Tutto ciò quindi riafferma due esigenze fondamentali: una è quella
di fare investor education per elevare le conoscenze dei risparmiatori anche su nozioni di base, quali ad esempio il rischio e gli
indicatori che possono essere utilizzati per rappresentare il rischio.
La seconda è che gli intermediari, che interagiscono con i clienti al
momento della decisione di investimento, hanno un ruolo importante anche sul piano educativo, perché il modo in cui presentano
i prodotti orienta la scelta dei clienti.
Markets Authority), al fine di realizzare una armonizzazione massima degli ordinamenti europei e garantire una applicazione uniforme nei Paesi membri.
La recente proposta di Regolamento in materia di prospetto per
l’offerta o l’ammissione alla negoziazione di strumenti finanziari
prevede il tendenziale allineamento del summary del prospetto al
"Key Investor Information Document" (KIID) dei fondi comuni di
investimento e al "Key Information Document" (KID) dei prodotti
di investimento e assicurativi pre-assemblati (PRIIPs), entrambi
introdotti tramite Regolamento. Tali documenti devono essere redatti in modo chiaro e comprensibile, con un linguaggio non tecnico e una sintassi concisa, che ne agevoli la comprensione, e devono contenere le informazioni essenziali per assumere decisioni di
investimento consapevoli. I citati Regolamenti mirano evidentemente a garantire che l’informazione disponibile in sede di offerta sia completa e corretta,
per consentire ai risparmiatori scelte di investimento consapevoli.
A queste caratteristiche di completezza e correttezza, si deve associare anche la comprensibilità e la "salienza" dell’informazione
resa.
Come ho già avuto modo di sottolineare, tuttavia, le evidenze riportate dagli studi in tema di behavioural finance e i risultati dei
nostri studi più recenti (faccio riferimento ancora una volta al Quaderno di Finanza n. 82), mostrano che la semplificazione dell’informazione di prodotto potrebbe non essere sufficiente: anche
dopo aver letto un documento che si presuppone essere "semplice"
(come un KIID o un KID), è possibile che non si comprendano la
natura, le caratteristiche e i rischi di un investimento, a causa, ad
esempio, di distorsioni percettive o di una ridotta attitudine al pensiero logico-matematico. Per questo motivo, la sezione del portale
dedicata al percorso di investimento è stata disegnata non solo per
"trasferire" informazioni sui concetti di base, ma anche per sollecitare la consultazione "critica" dei documenti informativi e la
partecipazione "attiva" alla relazione con l’intermediario, che può
guidarci nella loro lettura.
titoli quotati su mercati regolamentati, connessi a possibili abusi di
mercato, comportamenti anomali degli organi amministrativi e di
controllo delle società quotate. Sulle situazioni per le quali è possibile inviare una segnalazione alla CONSOB, tuttavia, c’è molta disinformazione. Come indicato nella Relazione annuale per il 2014,
ad esempio, oltre un terzo degli esposti, inviati dai risparmiatori
all’Istituto nel 2014, erano improcedibili, perché attenevano a materie che esulavano dalle competenze della CONSOB.
Dalle nostre rilevazioni sulla conoscenza della CONSOB e dei
motivi per i quali ci si può rivolgere ad essa emerge che il 60%
l’ha solo sentita nominare e, di questo, più della metà ritiene di
potersi affidare al nostro Istituto per materie che sono in realtà di
competenza dell’Antitrust o della Banca d’Italia.
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Che funzione svolge la CONSOB nella vigilanza in materia di
trasparenza e regole di condotta?
La CONSOB supervisiona, tra le altre cose, la prestazione dei servizi e delle attività di investimento e i comportamenti tenuti dagli
intermediari e dai promotori finanziari nei rapporti con gli investitori, nonché la pubblicazione dei documenti d’offerta dei prodotti
finanziari.
Per assicurare il rispetto degli obblighi di trasparenza e correttezza nella prestazione dei servizi di investimento, in particolare,
la CONSOB può chiedere agli intermediari la comunicazione di
dati e notizie, può assumere informazioni dagli esponenti aziendali per accertare l’esattezza e la completezza dei dati comunicati
al mercato ed effettuare ispezioni. La Commissione può, inoltre,
ordinare agli intermediari di porre termine alle irregolarità commesse nella prestazione dei servizi di investimento e vietare loro
operazioni che possano pregiudicare gli interessi degli investitori
e, ovviamente, può comminare sanzioni.
Con riferimento all’approvazione del prospetto per l’offerta al
pubblico di strumenti finanziari, la CONSOB deve verificare completezza, coerenza e comprensibilità delle informazioni riportate.
In questa fase, gli Uffici competenti interagiscono direttamente
con gli intermediari, chiedendo supplementi, aggiornamenti, integrazioni, in un processo di interazione continua, teso a guidare
l’intermediario verso l’adesione sostanziale alle norme di riferimento.
A tal proposito vorrei evidenziare che la disciplina sulla documentazione d’offerta di prodotti finanziari, analogamente a quanto
avviene in altre materie, viene dettata in maniera prescrittiva dal
legislatore comunitario, che lascia margini di manovra molto limitati alle Autorità nazionali. Il legislatore comunitario, infatti, ha
da tempo privilegiato lo strumento del regolamento, direttamente
applicabile negli ordinamenti nazionali, e di norme tecniche di regolamentazione (regulatory technical standards) o di implementazione (implementing technical standards), la cui predisposizione
viene normalmente affidata all’ESMA (European Securities and
Il cittadino in quale caso può rivolgersi a CONSOB?
Il cittadino può rivolgersi alla CONSOB per violazioni delle regole di condotta da parte degli intermediari che prestano servizi
di investimento o, ad esempio, in caso di prestazione abusiva di
servizi d’investimento, andamenti anomali delle contrattazioni su
Quindi dai dati in vostro possesso si evince che le conoscenze
finanziarie degli italiani sono molte basse?
Sì, sicuramente: la maggior parte delle persone non sa qual è la
relazione corretta tra rischio e rendimento e non conosce cosa significhi diversificare un portafoglio. Come emerge dal Rapporto
sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, al basso livello
di conoscenze finanziarie si accompagna anche una diffusa propensione a scegliere in materia finanziaria con l’aiuto di familiari
e colleghi (cosiddetto informal advice; 44% degli intervistati), oppure in maniera autonoma (15%): la percentuale di individui che
si rivolge a un consulente si attesta, invece, attorno al 20% circa
degli investitori. L’ultimo Quaderno di Finanza, inoltre, dedicato
all’analisi delle determinanti della domanda di consulenza, mostra
che sono le persone con cultura finanziaria più elevata a essere più
propense ad avvalersi del servizio di consulenza (Financial advice
seeking, financial knowledge and overconfidence. Evidence from
the Italian market, M. Gentile, N. Linciano, P. Soccorso, Quaderno di Finanza, 83, marzo 2016).
Tale evidenza implica che la consulenza finanziaria è
complementare alle competenze finanziarie (financial literacy) e
non può quindi essere considerata come uno strumento attraverso
il quale sopperire, almeno nel breve termine, alle carenze nella
cultura finanziaria degli italiani. Ciò pone un’ulteriore sfida sul
piano dell’investor education e dell’impegno che bisogna dedicare
all’innalzamento della consapevolezza da parte dei cittadini della
necessità di rivolgersi a un esperto quando non si hanno le competenze necessarie per decidere in autonomia.
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Finanza pubblica
Istruzione
PUBBLICA
RIFLESSIONI DI UNA DOCENTE
di Ross R.
Il Presidente del Consiglio Renzi, nel suo discorso d’insediamento,
ha parlato di "Buona Scuola", voleva restituire valore sociale agli
insegnanti. Per il momento, però, purtroppo i docenti italiani
restano fra i meno pagati di tutto il continente e gli unici ad avere
lo stipendio bloccato da anni. Dal 2010… Come i bulgari.
Ebbene sì, il nostro stipendio è più vicino a quello bulgaro, che
alla media europea, con il massimo rispetto per i docenti bulgari.
Lo stipendio di un insegnante italiano va da un minimo di 23.048
euro lordi (nella scuola primaria e dell’infanzia), ad un massimo
di 38.902 euro nella secondaria di secondo grado (i licei), al lordo.
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Al netto si va dai 1200 ai 1800 euro, al massimo e a fine iter
lavorativo, dopo 40 anni di servizio.
In Spagna un insegnante può guadagnare fino a 46.513 euro, in
Francia fino a 47.185 euro, in Germania addirittura fino a 70 mila
euro.
È vero, siamo superati dai miseri 6 mila euro dei docenti della
Bulgaria, ma stupiscono di più i 141 mila euro di quelli del
Lussemburgo.
Due son le cose: o la preparazione culturale dei docenti italiani è
veramente scarsa (mah… siamo la patria di Dante e Pirandello,
di Maiorana e Rubbia, della Montalcini e di Morricone, i nostri
saperi spaziano) o lo "Stato" non si è mai curato della Scuola.
Eppure il nostro futuro è lì, tra quei banchi (obsoleti, spesso
rovinati)! Il nostro futuro statista, premio Nobel, o semplicemente
cittadino crescerà lì tra quei banchi e li frequenterà per almeno 15
anni! Cittadino che certamente non vorrà diventare un docente, chi
glielo fa fare: stipendi miseri, bloccati per anni, senza possibilità di
crescita economica a breve tempo; all’estero la busta paga cresce
di più e più velocemente, dopo dieci anni i docenti guadagnano
il doppio dello stipendio iniziale, in Italia per toccare il massimo
bisogna prestare 40 anni di servizio e non stiamo certo parlando
del doppio!
Lo Stato però ha istituito quest’anno la "Carta del Prof" con 500
euro da spendere in formazione. Annuali, ovvio: ci compri un pc,
ma non ci puoi pagare un abbonamento Internet!
E va bene, ci accontenteremo. Una goccia nel mare. Basteranno
500 euro a pagare un corso di lussemburghese? Io ci provo!
Finanza privata
Sovraindebitamento
FAMILIARE
LA SOLUZIONE DELLA CRISI VIENE DALLA
LEGGE, MA SERVE UN’ADEGUATA CULTURA
DEL CONSUMATORE E
DELLE ISTITUZIONI COINVOLTE
dell’Avv. Prof. Giuseppe Lepore
Nell’attuale scenario sociale, economico e politico, il concetto di crisi ed il suo vocabolario, i cui termini rimandano al debito, al
default, alla bancarotta, al fallimento controllato e, altri termini tipici, non coinvolge i soli stati, banche o aziende ma, è oramai
condizione sempre più afferente ai soggetti privati.
Le situazioni personali debitorie portate allo stremo della sopportazione, pur con la volontà del soggetto interessato di far fronte
con ogni possibile sforzo alla crisi economica individuale, hanno determinato effetti collaterali spesso drammatici, tristemente noti
alle cronache della carta stampata.
A livello di soggetti persone fisiche, il debito non può pertanto che assumere connotati altrettanto meritevoli di considerazione e
tutela legale, quale fenomeno di "massa", riscontrandosi un sovraindebitamento sempre più diffuso a livello individuale, o meglio,
familiare.
Per "sovraindebitamento", si intende una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte ed il proprio patrimonio
prontamente liquidabile, nonché la definitiva incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.
Tale definizione piuttosto ampia, nella gran parte dei casi, si riduce tuttavia alle fattispecie in cui il "consumatore" sperimenta serie
difficoltà ad onorare le rate di uno o più finanziamenti contratti nel tempo, ovvero, di un mutuo fondiario, ovvero l’esazione dei
tributi.
Con l’introduzione della Legge 27/01/2012 n. 3, come modificata con il D.L. 18/10/2012 n. 179 ("Legge sulla Composizione
della Crisi da Sovraindebitamento"), pertanto, l’ordinamento italiano ha istituito una peculiare procedura per la ristrutturazione
dei debiti dei privati, cioè di coloro che non rientrando nei presupposti della legge fallimentare, sia perché al disotto dei limiti
dimensionali ivi previsti, sia perché in quanto soggetti non imprenditori, rimanevano di fatto esclusi da ogni possibilità di soluzione
globale delle proprie posizioni debitorie.
La Legge 27 gennaio 2012, n. 3, agli artt. da 6 a 20, fissa l’ambito d’ingresso, le modalità di apertura della procedura, l’istruttoria,
il procedimento, l’omologazione, l’esecuzione, le patologie ed anche le sanzioni penali della composizione della crisi da
sovraindebitamento.
A garanzia della serietà della procedura vi è infatti la previsione di fattispecie di reato in capo al debitore ed all’organo di
composizione della crisi, laddove sussistano abusi ed/o attestazioni non veritiere, così da conferire maggiore tutela ai creditori che
aderiscono all’accordo, ovvero coinvolti nel piano di rientro.
Il procedimento per la composizione delle crisi da sovraindebitamento consente di rivolgersi ad un organismo apposito (come
si vedrà di seguito), o a un professionista abilitato (commercialisti, avvocati, notai) e poi loro tramite al Tribunale competente, a
mezzo di un "piano di rientro" che, se accolto, diventerà vincolante per i creditori, anche se i debiti non saranno di fatto onorati nel
loro integrale ammontare.
Laddove il piano non fosse concretamente attuabile ovvero, fosse respinto dal giudice, il consumatore potrà comunque accedere
alla procedura di liquidazione del patrimonio.
Durante l’esecuzione della procedura, il giudice ha la facoltà di sospendere ogni azione esecutiva (pignoramento, etc…)
eventualmente promossa dai creditori nei confronti dei beni del debitore.
Una volta terminata con successo la procedura, il debitore è esdebitato, ottenendo il beneficio di essere liberato dai debiti residui nei
confronti dei creditori concorsuali e non, rimasti parzialmente insoddisfatti ed accedendo così ad un "fresh start", o nuovo inizio.
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Il consumatore ha a disposizione tre diverse
procedure:
Di seguito i requisiti di ammissibilità al c.d.
"piano del consumatore":
Accordo con i creditori
Questo tipo di procedura prevede che la proposta sia sottoscritta
dai creditori, che rappresentino almeno il 60% dei crediti.
Usufruendo di tale procedura legale, è dunque ammissibile, previo
consenso di una percentuale pari al 60% dei creditori interessati
e con l’omologa da parte del Tribunale del luogo di residenza del
debitore, accedere ad un accordo di ristrutturazione del debito che
ricalca i presupposti contenuti nell’art.182 della legge fallimentare.
Piano del consumatore
Questa è la procedura consigliabile per i consumatori, ovvero
le persone fisiche, che hanno contratto debiti esclusivamente
per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale
eventualmente svolta. L’accordo dei creditori non è necessario,
ma si dovrà comunque assicurare ai creditori una soddisfazione
maggiore di quella che si avrebbe attraverso la liquidazione di
tutti i beni del consumatore (includente ad esempio anche quelli
normalmente impignorabili).
situazione di sovraindebitamento;
solo soggetti esclusi dalle procedure concorsuali previste nella legge fallimentare (ovvero, solo consumatori, artigiani, professionisti, etc.);
non aver fatto ricorso alla stessa procedura nei cinque anni precedenti;
non aver subito la risoluzione, revoca o cessazione degli effetti del piano del consumatore;
fornire idonea documentazione a ricostruire compiutamente la situazione economica e patrimoniale del debitore.
Se tra i creditori compaiono le Pubbliche Amministrazioni (Agenzia
delle Entrate, Comuni, etc.) o agenti per la riscossione (Equitalia,
etc.), il piano deve necessariamente prevedere la ricostruzione
della posizione fiscale del consumatore e l’indicazione dei
contenziosi eventualmente pendenti. Inoltre, entro tre giorni dal
deposito del piano in Tribunale, il professionista dovrà presentare
il piano sia alle Pubbliche Amministrazioni creditrici, che agli
agenti di riscossione coinvolti.
Come accennato, peculiare a questa procedura è la facoltà per il
giudice adito di omologare il piano del consumatore anche quando
non vi sia l’accordo con i creditori.
Il giudice potrà comunque omologare il piano se ritiene che il
credito possa essere soddisfatto dall’esecuzione del piano, in
misura non inferiore a quella che si otterrebbe con l’alternativa
procedura c.d. "della liquidazione dei beni".
Dalla data di omologazione è fatto divieto ai creditori anteriori
di iniziare o proseguire azioni esecutive individuali, di iniziare
o proseguire azioni cautelari, di acquisire titoli di prelazione
sul patrimonio del consumatore. Ai creditori posteriori è vietato
procedere con azioni esecutive sui beni oggetto del piano del
consumatore.
Liquidazione del patrimonio
In alternativa al piano del consumatore, è possibile richiedere la
liquidazione di tutti i propri beni.
In altri termini, laddove non sia possibile agire attraverso il piano
del consumatore, che permette un certo margine di scelta su
quali beni cedere, con la liquidazione, vengono coinvolti tutti i
propri beni (ad eccezione di alcuni impignorabili) onde ottenere
l’esdebitazione.
Si può accedere a questa procedura anche se si è soggetti a
procedura concorsuali diverse, o se si è già fatto ricorso nei
precedenti cinque anni al piano del consumatore o all’accordo con
i creditori (condizioni che invece non permettono di accedere alle
altre due procedure).
La scelta tra le differenti tipologie di esdebitamento previste dal legislatore, è dunque oggetto di una attenta preventiva analisi da
compiersi congiuntamente tra professionisti/organi abilitati e soggetti privati interessati. Da un punto di vista pratico, la procedura
compositiva della "crisi da sovraindebitamento", consente al comune debitore di fornire una soluzione globale a tutto il proprio
passivo, a mezzo di un nuovo strumento che investe l’intero patrimonio, con il vantaggio di sottoporlo ad una ristrutturazione del
debito su misura; per il debitore si avrà il vantaggio di evitare i tempi ed i costi delle esecuzioni individuali, che non sempre si
pongono come strumenti efficaci a salvaguardare i diritti patrimoniali lesi, potendo fare ragionevole affidamento su di un "piano di
rientro" omologato.
Come si è visto, per fruire della procedura di esdebitazione ci si può rivolgere ad un professionista abilitato (commercialisti, avvocati,
notai), ovvero agli "Organismi" a ciò deputati e dotati di specifiche competenze dalle normative per la composizione della crisi, tra i
quali rientrano di diritto le camere di commercio (organismi di conciliazione), nonché gli organismi deputati, organizzati dai Comuni,
dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dalle istituzioni universitarie pubbliche. Sono da un lato proprio questi
professionisti ed Organismi deputati, a dover sensibilizzare il consumatore/soggetto privato verso la procedura di esdebitamento.
Si è di fronte ad una procedura "nuova", anche da un punto di vista culturale e di presa di responsabilità, potendo essa implicare
una "disclosure" contraria ai consueti percorsi di fuga dal creditore e dell’elusione fiscale e non, con l’auspicio però di restituire
nel medio termine nuova linfa vitale al soggetto indebitato ed al proprio ambito familiare, spesso irrimediabilmente compromesso.
Un ruolo chiave, è giocato dai professionisti ed Organismi abilitati, i quali si pongono come intermediari specialisti della gestione
della crisi, ma anche dai giudici e dalle Istituzioni che, laddove coinvolte, devono sensibilizzarsi al processo di soluzione della crisi
di soggetti privati, piuttosto che farne mero strumento per aggredire in un sol colpo il complesso patrimoniale.
In questo senso, si potrebbe prevedere per tutti coloro che intendono avvalersi della procedura di cui alla Legge 27/01/2012 n. 3,
l’impignorabilità assoluta della prima casa, ovvero una protezione certa e rafforzata avverso le azioni a volte anche "sconsiderate",
poste in essere dagli Enti riscossori incaricati.
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Assicurativo
Assicurativo
Settore
CAMBIAMENTI
IL SETTORE ASSICURATIVO SI TROVA
IN UN PERIODO DI FORTE CAMBIAMENTO DI
TENDENZA: VEDIAMO COSA STA ACCADENDO
NEL PANORAMA MONDIALE
E IN QUELLO ITALIANO (dati ANIA e ISTAT)
di Francesco Ruffetti
Il Rapporto sulla Stabilità Finanziaria Globale 2016
Nell’ultimo decennio il settore assicurativo si è evoluto
notevolmente ed ha acquisito molta importanza nel sistema
finanziario globale. “Le compagnie di assicurazione
svolgono un ruolo importante come intermediari finanziari e
nel garantire tutele contro i rischi economici e finanziari”, ed
è per tale motivo che “il contributo degli assicuratori sulla
vita ai rischi sistemici nelle economie avanzate è aumentato
negli ultimi anni, pur restando comunque inferiore a quello
delle banche”. Ecco quanto emerge dal Global Financial
Stability Report 2016, il rapporto sulla stabilità finanziaria
globale, redatto dal Fondo Monetario Internazionale.
Le compagnie di assicurazione, secondo il FMI, “sono tra
i maggiori investitori istituzionali, detenendo circa il 12%
degli asset finanziari globali, ovvero 24.000 miliardi, di
cui circa l’85% in mano alle assicurazioni che erogano
polizze sulla vita” e dunque, ciò che emerge dal Rapporto
sulla Stabilità Globale, è una reale necessità di standard
patrimoniali e di trasparenza che siano internazionali,
condivisi dall’intero settore.
Risparmi delle famiglie nel quarto trimestre 2015
Secondo l’ISTAT il reddito delle famiglie italiane, pur riducendosi
dello 0,6%, rispetto ai mesi precedenti del 2015, è aumentato di
circa l’1,1% rispetto al 2014. Questo fa ben sperare ed infatti,
per quello che riguarda le spese per i cosiddetti “consumi finali”,
l’ISTAT ha registrato un aumento dell’1,5% in termini tendenziali,
e, più in generale, il potere d’acquisto delle famiglie italiane,
rispetto all’anno precedente è aumentato dello 0,8%.
Il settore assicurativo a livello europeo
In seguito al calo registrato dall’industria finanziaria in borsa, a
livello europeo (circa l’8,8%), bisogna rilevare, rispetto all’inizio
del 2016, nel settore assicurativo, una diminuzione del 14,8%:
valore più contenuto rispetto al comparto bancario, che ha invece
perso il 24,2% e maggiore rispetto al settore industriale, che ha
perso appena il 3,9%.
Tale calo è generalizzato a tutte le nazioni europee: il Regno Unito
ha riportato, a partire da gennaio 2016, un calo del 18,3%, la
Francia del 17,1%, la Germania il 10,8%, mentre l’Italia addirittura
il 21,9% (dati rilevati dall’ANIA).
LIVE
HEALT
Ramo vita: a febbraio 2016 incremento delle polizze
tradizionali
Secondo i dati statistici forniti dall’ANIA, prendendo ad esempio
come riferimento il mese di febbraio 2016, la nuova produzione
vita – polizze individuali (compresi i premi unici aggiuntivi) ha
raggiunto i 9,8 miliardi di euro, quindi in aumento rispetto allo
scorso anno. Per quanto riguarda l’attività delle imprese italiane ed
extra-UE, sempre nel mese di febbraio si è avuta una produzione
di 7,9 miliardi di polizze di ramo I, con un aumento del 18,3%
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Negativa è invece
la variazione dei premi delle polizze ramo V (221 milioni), che
subiscono un decremento dell’8,5% rispetto al 2015. Scende
anche la quota che riguarda il ramo III, con una perdita addirittura
del 41,6%.
In aumento poi le adesioni individuali a forme previdenziali
(+28,5%) per un totale di 88 milioni di euro, mentre le forme di
puro rischio hanno raggiunto solo i 47 milioni, per una crescita
complessiva del 35,8%.
Ramo Danni: in calo i premi delle imprese nazionali ed extraeuropee
Nel 2015 i premi del Ramo Danni ha raggiunto solo i 32
miliardi, in perdita del 2,4% rispetto all’anno precedente
(dati ANIA).
Nel settore Auto, negli ultimi cinque anni, si è riscontrato
un calo di circa il 20% e il volume complessivo, di 14,2
miliardi di euro è simile a quello di quindici anni fa,
ma tale diminuzione ha riguardato solo il ramo RC
Auto e veicoli marittimi, mentre quello dei Corpi
veicoli terrestri ha avuto un segnale di miglioramento
(+2,9%).
Negli altri rami Danni si è avuto un generale aumento dei
premi: +0,2% per il settore Assistenza, + 7,7% Perdite pecuniarie,
+6,4% Tutela legale, +4,2% Malattia, +2,4 Corpi veicoli aerei e
+1,4% R.C. Generale. In calo invece, sempre secondo i dati ANIA,
il rami Credito e Cauzione, gli Altri danni ai beni, gli Infortuni e
il ramo Incendio.
Prosegue il calo del numero degli agenti e delle agenzie
Continua a scendere il numero degli agenti, che è ormai in calo
da anni. Questa diminuzione interessa soprattutto gli iscritti nella
sezione A del RUI e si riferisce a tutta la Penisola, con un maggiore
interessamento dell’Italia Meridionale, anche se, recentemente,
grazie all’intervento legislativo, si è vista una lieve ripresa in tale
settore.
A questo fenomeno si è accompagnata anche la diminuzione, lenta,
ma costante, delle agenzie, dovuta agli alti costi di gestione, che
hanno portato in molti casi alla scomparsa di marchi assicurativi
storici (come Toro Assicurazioni, Fondiaria - Sai, ecc.),
all’accorpamento di più agenzie in coagenzie e alla trasformazione
di queste in società.
Inversione di tendenza da monomandato a plurimandato
Nel nostro Paese attualmente circa l’80% degli agenti è
monomandatario, mentre il 20% è plurimandatario, ma questo dato
è destinato a cambiare, in favore di una maggiore diffusione della
seconda tipologia. Ad oggi la normativa in materia è orientata a
tale cambiamento di rotta, che nel futuro condizionerà molto il
rapporto tra le compagnie, gli agenti e i broker.
HOME
CAR
I promotori finanziari verso il settore assicurativo
La tendenza di molte banche è ormai quella di offrire ai propri
clienti una serie di prodotti assicurativi, paralleli a quelli finanziari,
come le polizze vita ed interi comparti aziendali saranno in futuro
dedicati a questo settore, per offrire ai clienti tali servizi non solo
presso lo sportello bancario, ma anche a domicilio.
Il brokeraggio aumenterà
Il numero dei broker, cresciuto negli ultimi anni, aumenterà ulteriormente nel
prossimo futuro, come conseguenza della diminuzione delle Compagnie che
concedono mandati agenziali e della maggiore libertà di azione che il broker ha,
rispetto agli agenti plurimandatari, che in alcuni casi lasceranno la propria sezione
per passare a questa.
E’ inoltre da rilevare un fenomeno importante e recente, che vede numerose società di
brokeraggio, a partire da quelle di maggior spicco a livello mondiale, dar vita in Italia
a proprie agenzie assicurative, con mandato regolare: agenzie tradizionali, quindi,
possedute però da società di broker.
I collaboratori di agenti e broker
(iscritti in sez. E) aumenteranno
Alcuni degli ex-agenti, proseguiranno in sez. E la loro attività, visti
i costi amministrativi nettamente più
bassi, rispetto a quelli degli agenti.
Inoltre gli iscritti in questa sezione,
soprattutto quelli che hanno un’ottima rete di clienti, saranno molto utili
a Compagnie e broker, che collaboreranno con loro per sfruttare tale capillarizzazione a livello territoriale.
Aumenterà la dematerializzazione del cartaceo
Come abbiamo visto con l’RC Auto e con l’introduzione del contrassegno elettronico, la tendenza del settore è quella di digitalizzare
tutti i vari processi, dematerializzando i documenti e i contratti, rendendoli più accessibili, sia per il cliente che per l’agente, anche su
tablet e dispositivi mobili. Ciò semplificherà molto la gestione amministrativa e contabile delle agenzie, riducendo inoltre i costi di
gestione e rendendole più competitive sul mercato, rispetto ai competitor online, che, soprattutto nel ramo RC Auto, hanno aumentato
recentemente, e continueranno ad aumentare in futuro, i propri fatturati.
Professionisti
Il professionista
della valutazione delle
PERFORMANCE
pubbliche
VALUTATORE PUBBLICO COME AGENTE DI
CAMBIAMENTO
Una molteplicità di episodi, in questi anni e mesi, ha messo
pesantemente a nudo le debolezze della Pubblica Amministrazione
nel nostro Paese. Ciò ha generato una diffusa indignazione
all’interno dell’opinione pubblica e non è un caso che il film
campione d’incassi dell’anno abbia avuto come protagonista il
cosiddetto "posto fisso".
È nelle attese di tutti, dunque, che la recente Riforma, in tema
di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, produca un
effettivo miglioramento della qualità dei servizi, un contenimento
legge delega rafforzeranno i requisiti di indipendenza e
integrità dei valutatori e struttureranno gli elementi oggettivi
di raffronto (standard, benchmark), già presenti da decenni nel
mondo anglosassone, utili per valutazioni sempre più puntuali e
confrontabili.
dei costi e una piena trasparenza sull’utilizzo delle risorse
pubbliche. Il ridottissimo ricambio generazionale (conseguente
al sostanziale blocco delle assunzioni), la scarsa mobilità dei
manager pubblici, le troppe nomine politiche ai vertici (che hanno
provocato un senso di frustrazione del personale di carriera),
unite al fatto che la P. A. non è soggetta al mercato come agente
regolatore, hanno costituito ulteriori ostacoli alla razionalizzazione
e modernizzazione dei pubblici uffici. In questo contesto il
valutatore delle performance può rappresentare un insostituibile
fautore di innovazione e cambiamento dell’organizzazione e del
management pubblico. La valutazione, infatti, non deve essere
vista solo come strumento di premialità, ma anche come strumento
strategico per orientare, attraverso il ciclo della performance,
tutta l’azione amministrativa ai risultati e trasferire all’interno
degli uffici pubblici, le esperienze, le competenze e il know-how,
sviluppati nel mondo dell’impresa. Affinché la valutazione possa
costituire un’effettiva leva di cambiamento, avverte però Valeria
Sborlino, consulente di lunga data di management pubblico, (Una
community dei professionisti per le amministrazioni pubbliche, V.
Sborlino, rivista Meta Online, Gennaio 2016 - APCO), oltre che una
"Visione larga e strategica della valutazione", sono necessari altri
due requisiti: "Un apparato solido di metodi e processi strutturati
per la misurazione" e "comportamenti professionali di integrità e
indipendenza, garantiti da regole ad hoc, ma soprattutto ancorati
al principio di responsabilità del consulente valutatore".
Sarà, quindi, importante in che modo i decreti attuativi della
miglioramento dei risultati, motivazione e crescita professionale
degli operatori pubblici. Onestà, moralità, indipendenza e terzietà
dei valutatori, sono quindi fondamentali, per passare dal vecchio
"ego-sistema", incentrato unicamente al benessere di se stessi, ad
un "eco-sistema", che enfatizza il bene della comunità ed in cui
più alta è la carica, tanto più forte è il legame verso i cittadini,
più vasto è il potere, più rigoroso il servizio. I lavoratori pubblici,
come tutti gli altri, vogliono guadagnare, avere sicurezza, ma
anche obiettivi e sentirsi apprezzati: non sono vasi da riempire,
ma fiaccole da accendere! La sfida è quella di guardare oltre gli
stereotipi e ascoltarci a vicenda, in modo da fare insieme un buon
lavoro, efficiente e umano. Nella P.A. ci sono tanti lavoratori ricchi
di moralità e di vera professionalità, donne e uomini dalla schiena
dritta, interessati ad un’Italia umana e competitiva, finalmente
"civile".
ETICA PRIMA DI TUTTO
La "cultura della valutazione" potrà ricostruire la capacità
progettuale della Pubblica Amministrazione e la competitività
del nostro Paese solo e nella misura in cui sarà espressione
di una cultura dell’etica, in modo da garantire meritocrazia,
NASCITA, EVOLUZIONE, FUNZIONE
E KNOW-HOW DI UN PROFESSIONISTA CHE
PUÒ RILANCIARE IL SETTORE PUBBLICO E LA
COMPETITIVITÀ DEL NOSTRO PAESE.
di Diana Potenza
NASCITA ED EVOLUZIONE DEL VALUTATORE
PUBBLICO
La figura del valutatore delle performance pubbliche, nasce nel
nostro Paese, alla fine degli anni '90, con la norma istitutiva dei
cosiddetti "Nuclei di Valutazione": organismi composti da soggetti
per lo più esterni alle amministrazioni, con il compito di valutare
le performance dei manager pubblici, ai fini della corresponsione
delle premialità contrattuali.
Nel 2009 la cosiddetta "Riforma Brunetta" rafforza la funzione
valutativa nella sua indipendenza e finalità, attribuendo ai nuovi
OIV (Organismi Indipendenti di Valutazione) anche il compito
di valutare le performance delle organizzazioni pubbliche e non
più solo quelle del management, al fine di migliorare i servizi alla
comunità e la crescita professionale del personale.
La valutazione del settore pubblico è stata recentemente riportata
al centro dell’attenzione dalla Legge 124/2015 (Riforma "Madia"),
che correla la valutazione della performance del dirigente pubblico
e dell’ente di appartenenza, non solo alla corresponsione delle
eventuali premialità, ma anche alla carriera e al mantenimento
stesso del ruolo dirigenziale. Al fine di rendere la funzione
valutativa sempre più efficace, nell’orientare al miglioramento
l’agire dell’organizzazione e del management pubblico, i decreti
attuativi della citata legge rafforzeranno i requisiti di indipendenza,
integrità e professionalità dei valutatori.
FUNZIONE E KNOW-HOW DEL PROFESSIONISTA
DELLA VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE
PUBBLICHE
"Con la Riforma Madia" - scrive Bruno Susio, consulente di
direzione di numerosi enti pubblici, (Ago e filo. Contributo per
chi misura e valuta le performance negli enti pubblici, B. Susio,
rivista Meta Online, Gennaio 2016 - APCO), "lo spostamento del
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focus della valutazione è dirompente". Il profilo di responsabilità
che attiene al valutatore, viene definito in maniera più chiara,
avvicinando la sua figura a quella del consulente di direzione
"classico". Ma, come sottolineato da Pietro Bevilacqua, consulente
del Ministero della Funzione Pubblica, (La figura del professionista
della valutazione delle performance pubbliche, P. Bevilacqua,
rivista Meta Online, Gennaio 2016 - APCO), il valutatore in
questione deve possedere un know-how multidisciplinare,
poiché presiede sia le variabili organizzative generali (la visione
d’insieme dell’organizzazione, l’audit, il controllo strategico e di
gestione, la gestione e valorizzazione delle risorse umane, l’analisi
e revisione dei processi di produzione di valore, la comunicazione
organizzativa), sia quelle delle pubbliche amministrazioni in
particolare (norma e prassi sui temi di maggiore rilievo per i
compiti attribuiti, la contrattualistica di lavoro nazionale di settore
e i contratti decentrati con i relativi orientamenti applicativi,
la giurisprudenza aggiornata, norma e prassi in materia di
prevenzione della corruzione e trasparenza, fondamenti di finanza
e contabilità pubblica).
Per Susio, oltre alle competenze tecnico-professionali tipiche
del mestiere del consulente, uno dei requisiti fondamentali del
valutatore pubblico è l’empatia: "la capacità di comprendere
appieno il cliente nei suoi problemi, per essergli veramente
d’aiuto, dandogli consigli, trovando soluzioni".
Cogliere non solo le esigenze dell’amministrazione che lo ha
nominato e dell’ente a cui è a servizio, ma anche del contesto
relazionale in cui opera è fondamentale, dunque, per un valutatore
sempre più consulente. Un consulente altamente qualificato che,
come dice Susio, "Deve prendere le misure dell’ente con cui
collabora, come un sarto d’altri tempi e cucirgli l’abito addosso",
perchè è sul corpo sociale che sta lavorando e, se sbaglia, impedisce
la crescita di tutti.
Per questo non vi lascerò con la citazione di Francis Scott
Fitzgerald "Così continuiamo a remare, barche contro
corrente, risospinti senza posa nel passato", ma con la
frase di Seneca che, quando gli chiedevano quanti anni
avesse, rispondeva: "Gli anni che mi rimangono da vivere".
Non è il passato che determina il presente, ma il futuro: se
immaginiamo che domani accadrà una cosa, quasi senza
accorgercene, ci disponiamo in modo tale da farla accadere...
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Ricerca
della
Management
Alla
GIOIA
MIGLIORARE LA PRODUTTIVITÀ
DEI PROPRI DIPENDENTI
CON UN SORRISO
di Diana Potenza
Molte ricerche dimostrano che la gioia
influenza l’impegno, la creatività, il processo
decisionale, la qualità del lavoro e
l’attaccamento dei dipendenti.
Contagio emotivo, deep acting, yoga della risata,
neuro architettura: tutto ciò può
aiutarci a diffondere il sorriso in azienda.
"CULTURA DELLA GIOIA" IN AZIONE
Era uno dei primi giorni di lavoro nell’azienda di famiglia, quando
Cleto Di Donatantonio incrociò un giovane operaio, che gli
sorrise. Ne fu così lieto che si fermò e lo ringraziò. Il dipendente
era sorpreso: mai nessuno lo aveva ringraziato per il sorriso! Dopo
qualche giorno, il giovane imprenditore si presentò in azienda con
un blocchetto di adesivi. C’era stampato sopra uno smile con la
scritta: "Grazie per il
sorriso" e sotto il suo
nome.
A chiunque gli faceva
un sorriso, regalava
l’adesivo. Nel giro di
pochi giorni, tutti in
azienda sorridevano e
avevano attaccato, sul
camice o sulla giacca, lo
smile. Mai, come in quel
periodo si videro entrare
in azienda tanti bambini,
che andavano a salutare
i loro genitori, per uscire
trionfanti con l’adesivo.
Si diffuse anche la mania
di scrivere frasi in rima sul sorriso, che poi venivano attaccate con
dei post-it, sulle pareti, sulle scrivanie e persino sui macchinari.
Persone che non si erano mai parlate prima, cominciarono a
disquisire sul senso della vita e le comuni fragilità, affratellarono
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tutti: operai e dirigenti. Fu in quel periodo che la piccola azienda
fece il salto di qualità, brevettando il "sottolavello scomponibile",
frutto proprio della collaborazione fra quei due ragazzi: l’uno
creativo, l’altro immerso direttamente nell’attività di officina. Due
ragazzi molto diversi, che, probabilmente, senza quel sorriso, non
si sarebbero mai incontrati.
Erano gli anni ‘70 e le aziende dedicavano ben poca attenzione
alla gioia dei dipendenti. Oggi, invece, molte aziende, soprattutto
statunitensi, si sono rese conto dell’importanza che hanno le
emozioni, nell’influenzare il comportamento lavorativo e della
necessità di gestire anche la cosiddetta "cultura emotiva".
DECENNI DI RICERCHE
Una ricerca, durata più di dieci anni, degli studiosi Sigal Barsade
e Olivia A. O’ Neill, ha evidenziato l’impatto significativo delle
emozioni sulle performance aziendali. Le emozioni positive si
associano ad una performance più elevata, a una qualità migliore
e ad un customer service più efficace, in tutti i ruoli e i settori dei
diversi livelli organizzativi. Il metodo usato dai ricercatori è stato
quello dell’osservazione diretta dei fenomeni di funzionamento
delle imprese, attraverso interviste, partecipazione a momenti
di vita aziendale, visite e utilizzazione di documenti interni e
pubblicazioni ufficiali. Dallo studio è emersa l’importanza del
divertimento per il successo di aziende quali: Vail Resort, Cisco
Finance, Ubiquity e tante start up.
"Divertirsi" è uno dei valori principali della Vail Resort e viene
chiaramente manifestato dal suo CEO, Rob Katz, che si è fatto
rovesciare un secchio di acqua gelata sulla testa, durante la
campagna di raccolta fondi per l’associazione americana per la
lotta alla SLA, e poi si è tuffato in piscina, completamente vestito,
seguito da altri dirigenti. Per Vail Resort, promuovere la gioia fra
i dipendenti, aiuta anche i clienti a divertirsi. I manager dei centri
sciistici, durante la giornata, distribuiscono delle spille, quando
notano che i dipendenti che si divertono, fanno divertire. E così
è frequente vedere gli addetti agli ski-lift ballare e scherzare, per
intrattenere gli ospiti. La capacità dei dipendenti di promuovere
gioia è presa in considerazione anche nella valutazione annuale,
che tiene conto di una serie di comportamenti: essere inclusivi,
accoglienti, disponibili, positivi. Ogni anno, inoltre, l’azienda
assegna il premio "Have Fun" al promotore dell’iniziativa più
divertente. Certo, in un’azienda turistica la domanda di gioia è
immediatamente visibile, ma anche quando i ricercatori hanno
intervistato i dipendenti di Cisco Finance, sulle loro emozioni,
il management ha capito che promuovere il divertimento doveva
essere una priorità. Il sondaggio non chiedeva ai lavoratori cosa
provavano sul lavoro, chiedeva loro quali emozioni vedevano
esprimere dai colleghi (ciò permetteva ai ricercatori di avere una
visione d’insieme della cultura aziendale). Si è scoperto che la
gioia era uno dei driver principali di soddisfazione e impegno dei
dipendenti, tanto che il managment ne ha fatto un valore culturale
esplicito, istituendo, ad esempio, la "pausa per il divertimento".
Inoltre, tutti i leader supportano questo valore con il proprio
comportamento, creando video umoristici, che mostrano nelle
pause. Ogni giorno, prima di lasciare il lavoro, i dipendenti della
Ubiquity Retirement premono un tasto nell’ingresso, per registrare
le loro emozioni. Possono scegliere tra cinque tasti, un volto
sorridente, se quel giorno sono stati felici sul lavoro, un volto
corrucciato se hanno provato tristezza e così via. Ubiquity usa i
dati raccolti per scoprire cosa diverte e stimola i dipendenti.
Molte start up usano applicazioni, come Niko Niko, per aiutare
singoli dipendenti e team, a registrare il proprio divertimento, in
relazione alle varie attività svolte e mettere in connessione i propri
stati d’animo con la produttività.
La O’Neill, assieme ad un’altra ricercatrice, Nancy Rothbard,
ha condotto anche un vasto studio sulla cultura organizzativa dei
pompieri, da cui è emersa una diffusa cultura della giovialità.
Essa si esprime principalmente tramite barzellette e scherzi
pesanti (gli intervistati dicevano che la regola più importante in
tema di assunzioni era "Niente tipi troppo seri"). Le ricercatrici
hanno scoperto che c’è una valida ragione dietro la diffusione
di tale cultura: la giovialità aiuta i team a coordinarsi meglio sul
lavoro, perché gli scherzi affinano la conoscenza dei punti deboli
di ciascuno. Monitorare e gestire questi punti deboli è molto
importante in situazioni pericolose, in rapida evoluzione, come
sono appunto quelle che spesso i pompieri si trovano ad affrontare.
CREARE UNA "CULTURA DELLA GIOIA"
Le ricerche dimostrano che la gioia influenza l’impegno, la
creatività, la qualità del lavoro e l’attaccamento dei dipendenti.
Proprio come altri aspetti della cultura organizzativa, dunque, la
cultura della gioia dovrebbe essere promossa dal management e
supportata a tutti i livelli dell’organizzazione. Benché sia il top
management a dare l’esempio, infatti, saranno poi i manager
intermedi e i capo servizio a fare in modo che i valori emotivi
vengano praticati costantemente dai dipendenti. Sì, ma come fare
in modo che i propri dipendenti si divertano o, quantomeno, si
comportino come se si divertissero?
Ecco
alcuni
metodi:
CONTAGIO EMOTIVO
Un vasto filone di ricerca sul contagio emotivo dimostra che
i membri dei gruppi "si attaccano" i sentimenti, attraverso
l’imitazione dei comportamenti. Se entrate abitualmente in una
stanza sorridendo, i vostri collaboratori sorrideranno a loro volta.
Potreste anche chiedere, poi, espressamente, ai dipendenti, di
diffondere quelle emozioni che avete loro trasmesso. Ubiquity
dice "Manifestate la vostra gioia e condividetela". Vail Resort:
"Godetevi il vostro lavoro e condividete quello spirito contagioso".
DEEP ACTING
Un altro modo per promuovere un’emozione desiderata è "il deep
acting". In questa tecnica, le persone fanno uno sforzo per provare
un certo sentimento, e poi, quasi da un giorno all’altro, lo provano
davvero. Immaginate che un dipendente abbia una situazione
di emergenza familiare e vi chieda di assentarsi proprio in un
periodo cruciale per l’azienda. Nonostante tentati dal gridargli:
"Assolutamente no!", potreste impegnarvi nell’acting profondo.
Dicendogli: "Ovviamente dovresti stare con i tuoi", e usando le
stesse espressioni, gli stessi gesti e lo stesso tono di voce che
usereste, se provaste compassione, potreste arrivare a provarla
veramente.
YOGA DELLA RISATA
"È impossibile rimanere tesi o tristi, manifestando sintomi di
allegria", scriveva il famoso psicologo William James. Se è vero,
che "si sorride perché si è felici", dunque, è anche vero, come
ribadisce il dottor Medan Kataria, ideatore dello yoga della risata,
che "si è felici perché si sorride". E sì, se simulate un sorriso,
attivate i muscoli delle labbra e modificate l’espressione facciale.
Il cervello "riconoscerà" quella configurazione muscolare, che è
legata al sorriso e al buonumore, e questo lo renderà propenso
ad uno stato d’animo migliore, avendo effetti benefici su tutto
l’organismo. Il dottor William Fry, della Stanford University,
ha dimostrato che dieci minuti di risate profonde equivalgono
a trenta di vogatore, riguardo alla resistenza cardio vascolare.
Attraverso lo yoga della risata ognuno di noi è in grado di
cambiare il proprio stato d’animo e influenzare quello altrui. La
risata libera nell’organismo sostanze che hanno effetti benefici sul
sistema immunitario e migliorano il tono dell’umore. Perché non
promuovere, allora, dieci minuti di yoga della risata al giorno, per
tutti i dipendenti?
NEURO ARCHITETTURA
La neuro architettura studia in che modo i colori, le forme, i
materiali degli oggetti e dei mobili che ci circondano, possono
influire sul nostro umore. "Agli uomini il colore dona, in genere,
grande diletto", scriveva Goethe. In generale sono i colori chiari che
migliorano l’umore. Ad esempio un tocco di giallo in ogni ufficio
(senza però esagerare, altrimenti si possono creare frustrazione e
rabbia), trasmette allegria. Per quanto riguarda le forme, secondo
una ricerca condotta dall’Università della California, sarebbero
le forme tondeggianti e le curve a trasmettere buonumore. "Non
sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna
cambiare", diceva Winston Churchill. Ebbene, anche modificare,
ogni tanto, la disposizione dei mobili del proprio ufficio o qualche
dettaglio, come i cuscini, le tende ecc., può giovare all’umore,
così come metter qua e là qualche piantina. E, se non dovesse
bastare, possiamo riempire le bacheche con foto di dipendenti che
ridono in occasione di eventi sociali o appendere, alle pareti dei
box individuali, pupazzetti di supereroi o, per stare al passo con i
tempi, anche di simpatici droni.
CONCLUDENDO
Molti studi empirici evidenziano che le
emozioni influenzano il comportamento
lavorativo delle persone. Le emozioni positive
si associano costantemente a performance
operative più elevate, aumento di creatività,
maggiore impegno e coinvolgimento. Se i
manager ignorano le emozioni, trascurano
una parte fondamentale di ciò che motiva
le persone e le organizzazioni. La cultura
emotiva viene influenzata dal modo in cui tutti
i dipendenti si comportano giorno per giorno,
ma sta ai top manager stabilire quali emozioni
aiuteranno l’organizzazione a prosperare,
esemplificare quelle emozioni
e premiare coloro che fanno la stessa cosa.
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Marketing
5 fattori
per il
SUCCESSO
SIA NEL LAVORO
CHE NELLA SFERA PERSONALE…
di Morgan Corso
2. VOLONTÀ: ARMONIA TRA CIÒ CHE VO-
lo vinse è che interpretò magnificamente un ruolo molto difficile.
Però molti non sanno che l’attore visse due anni in una clinica
per persone autistiche, per imitare e copiare dal vivo quel ruolo e
passò i due anni successivi dallo psicologo, per tornare a parlare
in modo normale. Chi glielo aveva chiesto? Nessuno: ecco come il
successo viene anche da regole "non scritte", che l’uomo impone
a se stesso.
GLIAMO E CIÒ CHE FAREMO PER RAGGIUNGERLO
La volontà è un’energia mentale che abbiamo nel momento in
cui siamo in armonia tra ciò che vogliamo e ciò che faremo per
raggiungerlo.
Esempio: se sappiamo che a breve dobbiamo andare in vacanza,
succede sempre che la settimana prima di partire, iniziamo a
non dormire, ad avere più energie e meno fame. Ciò dipende
dall’ormone della felicità, la "dopamina", che viene prodotto dal
nostro corpo nel momento in cui stiamo facendo qualcosa che
ci piace. È una sorta di droga… La nostra forza di volontà ci fa
dunque mancare il sonno, l’appetito e la stanchezza, alza le nostre
difese immunitarie e produce tanta energia: ecco perché chi svolge
un lavoro che gli piace, ha molta più energia di chi invece pratica
un lavoro che non ama.
3. DISPOSIZIONE AL RISCHIO: LA CAPACITÀ
DECISIONALE…
Esiste una strana coincidenza per cui
qualsiasi persona intervistata, che ha avuto successo
a livello imprenditoriale, in qualsiasi
parte del mondo e in qualsiasi settore, ha elencato
gli stessi fattori che l’ha portata alla fama.
Sono i cosiddetti "fattori del successo".
Esistono dei componenti umani ben precisi,
che determinano l’affermazione dell’essere umano:
sono state fatte ricerche scientifiche,
riconosciute da più di vent’anni, e sono stati
pubblicati su tutti i manuali di comunicazione e di
gestione delle risorse umane, vediamole insieme.
1. AMBIZIONE: VOGLIO, FACCIO, SARÀ…
L’ambizione intesa non come "voglio, vorrei, sarebbe bello, mi
piacerebbe, se avessi tempo…" ma come "voglio, faccio, sarà":
è una questione di tempo. Bisogna vederla come un bambino
in un negozio di giocattoli, che sta guardando l’oggetto del suo
desiderio con la madre e dice: "Mamma, voglio quello!", non
"Vorrei quello…" e questo è il vero atteggiamento di una persona
ambiziosa. Poi accade che da piccoli veniamo condizionati dagli
adulti, perché capita magari che la mamma non possa comprare
il giocattolo e dica: "No, non posso!", così il bambino perde
l’ambizione e trasforma tutto ciò che vuole in "voglio, vorrei, se
potessi". Questo incide nell’adeguazione della persona, come un
limite: la gente comune perde il vero significato di ambizione,
mentre coloro che hanno raggiunto il successo hanno avuto
anch’essi dei "no" e degli insuccessi, ma hanno mantenuto sempre
vivo il desiderio di raggiungere il proprio traguardo.
L’ambizione è esattamente questo: mantenere i propri sogni vivi,
pensare agli obiettivi come se fossero già realizzati.
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"Chi non risica non rosica" si dice… Sia nella vita, ma si può
applicare anche in altri ambiti: ad esempio, la Germania, che
è la nazione più forte nella Comunità Europea dal punto di
vista economico, applica questo concetto alla propria politica
finanziaria: si dice infatti che "Si spendono più soldi per decisioni
non prese, che per decisioni sbagliate".
Anche Dante Alighieri, pone nel I girone dell’Inferno gli "ignavi",
ossia indecisi in vita, che nell’aldilà, come condanna, corrono
in eterno dietro ad una bandiera, feriti e punti da vespe, proprio
come monito: perché nella vita bisogna imparare a prendere delle
decisioni.
Il 95% delle persone nel mondo non decide e rimanda a domani
quello che dovrebbe fare oggi: questo vale per decisioni di lavoro,
d’amore, economiche, familiari. Rimandiamo sempre a domani,
quello che dovremmo fare invece "ieri".
4. PERSEVERANZA: NON ARRENDERSI MAI
Il dizionario, alla voce perseveranza, recita: "… mantenere una
linea d’azione, a prescindere da opposizioni, scoraggiamenti o
passati fallimenti…".
Se pensiamo alla storia dell’uomo, essa non è stata scritta da
persone comuni, ma da persone perseveranti: Thomas Alva
Edison, ad esempio, è noto per l’invenzione, nel 1879, della
lampadina elettrica, ma nessuno sa che lui, per inventarla, ha
dovuto perseverare per ben tredici anni e collezionare più di 10.000
fallimenti, prima di trovare il giusto equilibrio di quel filamento di
carbone, per poter far accendere la lampadina elettrica. Prima che
ci riuscisse, il suo migliore amico lo andò a trovare dicendogli:
"Hai sbagliato, hai fallito, hai collezionato 9.999 fallimenti,
basta Thomas, lascia stare!", ma lui rispose: "Io non ho fallito,
non ho sbagliato, ho solo trovato 9.999 modi per non inventare la
lampadina elettrica: tanto a me ne serve solamente uno!".
Tutta la storia dell’uomo è costellata di grandi personaggi che
hanno creduto in un sogno, hanno lavorato duro, hanno rischiato
e soprattutto hanno "perseverato", finché non hanno raggiunto il
proprio obiettivo.
Perseveranza è trovare soluzioni: non bisogna contare i fallimenti,
ma solo raggiungere le soluzioni.
5. DILIGENZA: LE REGOLE DA SEGUIRE
Le regole sono generalmente odiate dall’uomo, ma, nonostante
ciò, ovunque andiamo, siamo tenuti a rispettarle: guidiamo in
macchina e dobbiamo seguire il codice della strada, andiamo in
ufficio e abbiamo il codice del lavoro da rispettare, ci rechiamo
in tribunale dove dobbiamo seguire il codice penale e civile…
Praticamente l’uomo è circondato dalle regole: regole che per
le persone normali sono qualcosa di fastidioso e difficile da
rispettare, mentre per le persone di successo rappresentano i punti
di forza per raggiungere i propri traguardi.
Mi viene in mente il film "Rain Man" (1988), in cui Dustin
Hoffman interpretò il fratello autistico di Tom Cruise: ciò gli
valse l’Oscar come attore non protagonista, e il motivo per cui
Ma i 5 fattori del successo non bastano, manca la cosa più
importante…
Facendo un parallelismo con il motore di una macchina, i cinque
fattori del successo rappresentano le candele, che danno lo scoppio
per avviare l’automobile, ma il motore è una cosa ancora più
importante: "l’atteggiamento interiore positivo", che non è altro
che la capacità di trasformare un evento negativo in positivo. Il
successo passa attraverso una serie lunghissima di fallimenti,
di errori, di resistenze esterne e interne, di problematiche che si
incontrano lungo il percorso e purtroppo ci sono persone che si
abbattono, falliscono e non vengono nemmeno ricordate: ci sono
invece persone che nel momento della difficoltà, proprio quando
tutte le resistenze esterne sono contrarie, riescono a trovare il lato
positivo anche nelle cose negative e così raggiungono il successo.
Quando nasciamo siamo portati alla positività: si pensi ai bambini,
che sono molto più ottimisti di noi, che non vedono il male, perché
hanno ancora la propensione per la positività. È solo crescendo
che veniamo condizionati dal mondo esterno (i genitori, la scuola,
la televisione, gli amici, il partner), e veniamo trasformati in ciò
che non siamo.
Perché perdiamo la positività? Per due motivazioni: la prima è che
esistono delle persone che hanno lo scopo nella vita di privare gli
altri di energia, quindi parlano agli altri in modo negativo, portano
loro via l’entusiasmo, e raccontano sempre la storia di qualcuno
che gli ha portato l’esperienza di qualcun altro. Poi ci sono invece
le persone che "succhiano" l’energia positiva altrui, attraverso la
lista delle cose negative che fanno gli altri. Fin da bambini siamo
lodati per qualsiasi cosa facciamo: muoviamo il primo passo e ci
battono le mani, pronunciamo la prima parola e ci fanno l’applauso,
poi man mano che cresciamo finiscono le lodi e iniziano solo le
critiche. È così anche in un rapporto di coppia: quando nasce una
storia d’amore all’inizio è tutto rosa e fiori, poi dopo sei mesi non
c’è più il complimento, la rosa, l’apprezzamento, ma c’è sempre e
solo la lista delle cose che sbagli o che dimentichi.
Nella vita è più facile criticare, che lodare gli altri e questo fa
diminuire la nostra autostima, che non viene così più allenata
o nutrita a livello inconscio. E, se ciò non avviene, perdiamo la
nostra positività, diventiamo vittime del mondo circostante, siamo
falliti: il nostro scopo ultimo viene a mancare.
La scatola che contiene il successo: la "convinzione"…
Dobbiamo allenarci ad avere la convinzione, ossia la "scatola" che
va a confezionare tutto quello che abbiamo detto sul successo: se
non abbiamo la scatola, tutto ciò che si mette in piedi, non resiste.
Cosa è la convinzione? È la fede, credere in quello che si sta
facendo… nella famiglia, nel progetto che si sta portando avanti,
ma soprattutto in se stessi: se questa non c’è, tutto viene a mancare.
Il significato di "convinzione" sta nella parola stessa: se sei "convinto" hai già vinto!
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fare business
migliorando
l'ambiente
Sostenibilità
redazionale
"Abbiamo sentito l’esigenza,
che è molto grande tutt’oggi,
di adeguare il mondo del petrolio,
che è il mondo più inquinante per
antonomasia, verso un sistema più pulito"
È POSSIBILE?
LA RISPOSTA È
"BLUE SEA"
Blue Sea nasce nel 2010 dalla fusione della Target General Trading
B.V.I. Ltd con la Target International Trading IT S.r.l., società che
da sempre si sono occupate di distribuzione e trading di prodotti
petroliferi, bunker e lubrificanti, shipping, servizi portuali ed
assistenza tecnica, raccolta e smaltimento acque di sentina, acque di
lavaggio o slops e spedizione prodotti.
Forte inoltre delle esperienze e delle conoscenze tecniche e
commerciali maturate sia direttamente, che attraverso le società
incorporate, o le numerose joint venture con importanti operatori
italiani ed esteri del settore, la Blue Sea ha maturato una lunga
esperienza nel settore ed oggi è anche sede di importanti progetti,
improntati su sistemi e tecnologie davvero all’avanguardia.
Sono numerosi i porti che hanno collaborato e tutt’ora sono serviti
dalla consulenza di Blue Sea: porti italiani e del Mediterraneo
Centrale, come, per citarne alcuni, quelli di Pesaro, del Pireo e di
Patrasso.
PROGETTO "DESLOPPING" PER UN MARE PIU BLU...
Il deslopping è il trattamento delle acque di lavaggio delle
cisterne: un settore molto delicato perché interviene sull’impatto
ambientale delle nostre acque e dei nostri mari… Ma come
sempre, quando si parla di sostenibilità, è un tema scarsamente
diffuso e la Blu Sea è una delle poche aziende italiane che si
occupa nello specifico, non solo di smaltire tali acque (come
previsto dalla normativa), ma addirittura di poter riutilizzarle,
una volta trattate, ad esempio per nuovi lavaggi delle cisterne,
per l’irrigazione nei porti, o come acqua ad uso industriale.
Fare di uno scarto, costoso da smaltire, addirittura una nuova
Idee, professionalità e tecnologie
al servizio del mare
L’IMPRENDITORE: VINCENZO PIZZARDI
Vincenzo Pizzardi è, insieme a Loredana Merlini e Mario Martucci,
il titolare della Blue Sea ed in questa società, nata nel 2010, ha portato tutta la propria esperienza,
maturata in 35 anni di appartenenza al Gruppo Eni, alla SNAM Progetti e la competenza acquisita,
sul campo, non solo in Italia, ma anche all’estero.
www.blue-sea.it
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fonte di uso, è un’idea veramente eccezionale, ma perché questa
intuizione? Perché fino al 2007, gettare i rifiuti liquidi dei
lavaggi, in acque internazionali, era consentito. Quando però la
direttiva europea 2007/71/CE ha vietato tale uso, questa necessità
è diventata un enorme problema e la Blue Sea ha trasformato una
grande esigenza in una soluzione, ma soprattutto in una soluzione
"ecocompatibile", che non è poco!
Argomento importante perché riguarda un settore in continua
crescita e dal pregnante risvolto socio-economico, quale quello
della nautica da diporto e dello smaltimento dei rifiuti navali.
"Oggi stiamo addirittura lanciando, in collaborazione con un centro di ricerca francese, un innovativo
sistema per fare in modo che tale metodo di smaltimento e riciclo delle acque di lavaggio, sia presente
su ogni nave, cosicché questa procedura possa avvenire direttamente a bordo"
PROGETTI FUTURI FIRMATI BLUE SEA
Proprio per la mission della nostra azienda, di riqualificare risorse
e territori, il nostro prossimo progetto sarà in Africa, che è ad
oggi il Continente del futuro, un continente che ha bisogno di
riscattarsi dal punto di vista socio-economico, dopo una storia che
ha visto le risorse africane sfruttate e non invece messe a frutto per
creare aziende e posti di lavoro. Ad oggi sono sempre di più gli
imprenditori, anche autoctoni, che si danno da fare per portare a
termine tale riscatto…
Blue Sea è al loro fianco, in collaborazione con la società M.S.
Primatech, per costruire con fondi italiani e africani, un progetto
comune all'avanguardia nel settore della cantieristica navale.
Non possiamo ancora dire nulla di più di questa innovativa joint
venture, ma sicuramente ne sentiremo parlare molto, a breve...
33
Web
Sport
redazionale
Miracolo
il benessere
RANIERI
È VITA
www.neuroverde.altervista.org
NeuroVerde è un sito che nasce con l’obbiettivo di mettere a
disposizione informazioni sulla neuro-endocrinologia, altrimenti
inaccessibili a causa della loro complessità e a causa di altri fattori,
quali ad esempio la lingua, con le quali sono state divulgate.
È il primo sito italiano, di informazione scientifica, che raggruppa
e schematizza dati neurologici, endocrinologici e fisionomici,
aggiornati con le ultime evoluzioni nel campo della ricerca. Le
informazioni presentate sono estratte dal sito ufficiale del Centro
Nazionale dell’Informazione Biotecnologica (NCBI) degli Stati
Uniti d’America.
Si tratta di un sito che mira a far scoprire alla gente comune e
a chiunque interessino, i segreti del funzionamento del corpo e
della medicina naturale, dal punto di vista neuro-endocrinologico,
utilizzando un linguaggio semplificato, accessibile ai meno esperti,
e mettendo a disposizione strumenti utili, per capire maggiormente
i termini tecnici più difficili; ha come scopo quello di informare
in merito ai processi, con cui il nostro corpo reagisce ai propri
neurotrasmettitori e ai principi attivi di fiori, piante, frutta ed altro.
Le piante medicinali sono usate da millenni per curare numerosi
problemi, tuttavia, solo oggi possiamo scoprire come agiscono sul
nostro organismo e se utilizzate nel modo giusto, possono essere
un valido strumento per il raggiungimento del proprio benessere.
Il sito propone un catalogo on-line di prodotti naturali, in
collaborazione con un noto rivenditore internazionale.
Un’altra materia molto importante e presente sul sito, è la scienza
della nutrizione, che trova connessioni con tutti i rami della scienza
biologica e a cui NeuroVerde riserva un’intera area informativa,
contenente dati riguardanti i cibi più comunemente consumati.
Un sito, quindi, che ci insegna come l’informazione scientifica sia
la chiave per il raggiungimento del proprio benessere psico-fisico.
Una magia, quella di Claudio Ranieri, che diventa miracolo,
se si pensa ai costi esorbitanti del calcio di oggi, dove a
farla da padroni sono solitamente i potenti dell’economia
mondiale e le loro squadre, costruite con giocatori milionari.
L’orgoglio, tutto italiano, di Ranieri sta portando i "Foxes" a
vincere la Premiere League e a classificarsi anticipatamente in
Champions League, tra le big d’Europa.
Mister Claudio sembra rinunciare a tutte le proposte fatte dalle
grandi per il futuro, compresa quella della Nazionale Italiana, visto
l’abbandono di Conte dopo gli Europei, pensando invece di chiudere
la carriera con i Foxes, con un contratto a lungo termine di 6 - 7 anni.
Il segreto dell’allenatore italiano sembrerebbe quello di aver creato
uno spogliatoio compatto e una squadra funzionante, lasciando
alle spalle il burrascoso passato del Leicester ed esaltando
giocatori come Vardy e Maherez, che sono stati portati in cima
alla classifica marcatori.
Dopo aver raggiunto l’obiettivo salvezza, Ranieri si è fatto
strada, aiutato anche dai colossi storici della Premier League,
che in questa stagione non hanno fatto il proprio mestiere.
Infatti, la richiesta del nuovo presidente thailandese, Vichai
LE "VOLPI" DEL LEICESTER
AI VERTICI DEL
CAMPIONATO INGLESE
di Stefano Cocco
Srivaddhanaprabha (proprietario della King Power), era quella di
portare la squadra alla salvezza per due anni, prima di ambire a
qualcosa di maggiore, ma Ranieri ha bruciato le tappe in pochi
mesi, facendo vivere una splendida favola all’uggiosa cittadina di
Leicester.
La forza e la fermezza del mister sta nel tenere tutti con il fiato
sospeso, non dando, allo stesso tempo, nulla per scontato. È in
questo modo che ha conquistato un posto in Europa, per la
prossima Champions e i vertici della classifica inglese.
Per dirla in inglese:
"Step by step, go Claudio"!
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Chi segue già da un po’ di tempo la
categoria regina del motorsport sa di
cosa stiamo parlando, ma cerchiamo
di spiegare a tutti, appassionati e non,
quanto può costare al giorno d’oggi una
monoposto di Formula Uno e quanto può
essere
oneroso finanziare e sostenere un team all’interno
del Circus, per una stagione intera.
Mediamente una scuderia di Formula Uno annovera sul suo
taccuino "spese stagionali" una cifra che si aggira attorno ai 200
milioni di euro, suddivisi tra: ricerca e sviluppo (52 milioni di
euro), salari annuali per dipendenti e piloti (52 milioni di euro),
costi di produzione della monoposto (50 milioni di euro) ed
infine spese per la logistica e servizi (46 milioni di euro). Cifre
a dir poco imbarazzanti, se paragonate alle vecchie Formula
Uno degli anni ’70 dove i team clienti, grazie al basso costo dei
propulsori e dei telai, sbocciavano come margherite in un prato
primaverile. Ai giorni d’oggi produrre una vettura della massima
categoria automobilistica costa circa 8 milioni di euro, ovviamente
escludendo tutto il lavoro di ricerca e sviluppo che sta dietro ogni
singolo componente di una monoposto.
Ecco alcune delle cifre annoverate tra le spese, per rendere ancora
più chiaro il concetto appena espresso: 4.5 milioni di euro per la
Power Unit (il vero cuore pulsante di queste monoposto, un motore
turbo ibrido V6 in grado di esprimere oltre 900cv di potenza), 1.5
milioni di euro per il telaio, 950.000 euro per il cambio, 218.000
euro per lo scarico, 190.000 euro per l’ala anteriore, stessa cifra
per i freni, 120.000 euro per l’ala posteriore, 94.000 euro per il
software della telemetria, 73.000 euro per il fondo vettura, 64.000
euro per il volante e circa 1.600 euro per ogni treno di gomme.
Finora questo listino spese avrebbe fatto allontanare anche uno
sceicco dal mondo della Formula Uno, ma, ovviamente, se tanti
team sono presenti sulle griglie di partenza dei vari Gran Premi,
Viaggi
Motori
1
Formula
ACQUISTARE
TUTTI I NUMERI
DELLE MONOPOSTO
di Emanuele Cirri (blog: F1dailynews)
avranno il loro buon valido motivo, che va oltre l’immensa
passione che c’è dietro il motorsport e la competizione.
Dopo tante cifre sulla voce "costi" iniziamo a parlare invece di
quanto una scuderia presente nel Paddock possa guadagnare in
una sola stagione. Innanzitutto la cosa che fa più̀ gola ad un brand
che possiede un team di Formula Uno è senza dubbio il ritorno di
immagine. Inutile citare la fama e la gloria che la Formula Uno ha
regalato alla Ferrari, nel corso della sua storia, cosa che negli ultimi
anni sta avvenendo anche per la Mercedes. Ma torniamo a parlare
di numeri per quantificare concretamente questo tanto ricercato
"ritorno di immagine": secondo alcune ricerche di mercato, la
Red Bull, dopo aver vinto ben quattro Titoli Iridati consecutivi
con Sebastian Vettel, sembra abbia incrementato il valore del suo
brand di oltre 1 miliardo di euro.
Un’altra fetta importate nei ricavi di un team presente all’interno
del Circus proviene dai diritti TV, che in una scuderia di metà
classifica rappresentano ben il 35% degli introiti totali. Questi
guadagni vengono suddivisi tra i vari team, a fine stagione, in
base ai punti conquistati nella Classifica Costruttori, durante il
Campionato.
Non ultime invece le entrate riguardanti le sponsorizzazioni, che
allargano, e non di poco, i portafogli delle scuderie di Formula
Uno: i ricavi derivanti dagli sponsor rappresentato, in un team
di media fascia, il 40% delle entrate, quasi la metà del guadagno
totale, al termine della stagione.
Ma quanto costa apporre il proprio brand su una monoposto per
una stagione? Ecco la risposta: 22 milioni di euro, se si sceglie
di piazzare il proprio marchio sul cofano motore, sulle pance o
sull’ala posteriore di una vettura, 8.5 milioni di euro per le fiancate
anteriori, 4.5 milioni di euro se optiamo per gli specchietti o la
parte inferiore del retrotreno ed infine 2.5 milioni di euro per
imprimere il proprio logo, in bella vista, sul musetto.
Londra
una città da
visitare ed
LONDRA, OLTRE AD ESSERE LA TERZA CITTÀ
PIÙ VISITATA AL MONDO, È CONSIDERATA
DA SEMPRE LA MIGLIORE E LA PIÙ SICURA
PIAZZA EUROPEA, DOVE ACQUISTARE UNA
CASA O UN APPARTAMENTO: IL MERCATO
IMMOBILIARE È COSTANTEMENTE
CRESCIUTO NEGLI ULTIMI DECENNI, ED
ANCHE IN PERIODI DI CRISI I PREZZI SONO
RIMASTI COSTANTI, MA NON SONO
MAI SCESI, A PARTIRE DAL 1988.
di Francesca Contini
I motivi sono molteplici e qui di seguito ne indico alcuni:
LEGISLAZIONE CHIARA, che regola il mercato immobiliare sia
delle compravendite, che degli affitti e che gli riconosce il giusto
ruolo trainante per l’economia, tant’è che il settore è definito come
una vera industria (property industry);
SEMPLIFICAZIONE DEI CONTRATTI utilizzati per l’acquisto
e per l’affitto del proprio immobile;
COSTANTE DOMANDA, che è sempre stata superiore all’offerta
(nel rapporto di 10 a 1) e che spinge continuamente al rialzo sia
i prezzi delle case, che gli affitti, proprio per la mancanza di
immobili sul mercato;
CONTINUI INVESTIMENTI, fatti sia dal privato che da parte del
governo, nella riqualificazione di interi quartieri, nessuno escluso,
con la costruzione di nuovi alloggi ed infrastrutture, servizi
pubblici, strade, parcheggi e scuole;
RETE DI TRASPORTO PUBBLICO tra le più sviluppate al
mondo e che copre l’intera area metropolitana, con circa 16
milioni di utenti: si può raggiungere ogni punto della greater
London con mezzi pubblici come treno, metropolitana, overground
(metropolitana di superficie), bus, DLR, e a breve anche la
metropolitana ad alta velocità (crossrail);
RENDITA DA INVESTIMENTO ed una rivalutazione del capitale
uniche nel panorama immobiliare europeo: la rendita media di
un appartamento dato in affitto è di circa il 5% e la rivalutazione
annua riferita agli ultimi 3 anni nella città di Londra è stata tra il
10% ed il 15% all’anno, a seconda delle zone di investimento;
TEMPI RAPIDI nella vendita dell’immobile in caso di necessità
di disinvestire il capitale;
INVESTITORI provenienti da ogni parte del mondo, nella capitale
più multietnica e più visitata al mondo, che offre ottime possibilità
di lavoro.
IL MERCATO LONDINESE
Quello che sembra incredibile al cliente italiano è la rapidità di
questo mercato, principio che va compreso e messo in pratica
nel minor tempo possibile, per riuscire ad acquistare l’oggetto
desiderato ed evitare delusioni e perdite di tempo.
Ci sono numerosi potenziali acquirenti per ogni immobile messo in
vendita, soprattutto a Londra, e di conseguenza è molto importante
agire subito per formulare un’offerta sull’immobile individuato e
per fare in modo che venga accettata. Negli ultimi anni si assiste
addirittura a un’asta al rialzo per aggiudicarsi una proprietà,
provocata dall’eccesso di acquirenti.
Per questo motivo è importante la costante presenza sul mercato:
la visita all’immobile, lo scambio d’informazioni con l’agente
inglese e la scelta della strategia di acquisto sono decisivi per
concludere un buon affare, e questo è uno dei nostri punti di forza.
PROCEDURA DA SEGUIRE
La prima fase è sempre quella dell’individuazione dell’immobile
adatto alle proprie esigenze, sia per utilizzo personale che per
investimento (il cosiddetto buy-to-let). I prezzi variano molto da
zona a zona: a titolo esemplificativo, il costo di un monolocale
(studio) oscilla tra 250.000 sterline in zona periferica e 420.000
sterline in pieno centro. La rendita da affitto è intorno al 5%
ovunque: tra l’altro i contratti di affitto hanno una durata media
di un anno e a scadenza seguono la rivalutazione dell’immobile.
Dopo aver individuato l’immobile adatto, si formula l’offerta
all’agenzia inglese, la quale è obbligata a farla pervenire al
proprietario e a dare una risposta.
In caso di accettazione dell’offerta si incarica un avvocato
(solicitor) per fare tutti i controlli necessari (provenienza, regolarità
urbanistica, ecc) al trasferimento della proprietà e si stabilisce una
data per il preliminare (exchange of contracts). Fino a questa data
le due parti possono cambiare idea, senza alcuna penale: è quindi
importantissimo muoversi rapidamente per evitare che il venditore
ci ripensi, o che aumenti la richiesta. Dopo il preliminare ci sono
delle penali da pagare in caso di ripensamento, un po’ come
succede in una compravendita italiana.
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Esistono essenzialmente due tipi di proprietà immobiliari nel
Regno Unito: leasehold e freehold.
Il primo tipo di proprietà riguarda la maggioranza degli immobili a
Londra, soprattutto nelle zone centrali: la proprietà dell’immobile
è solitamente di una società e si acquista il diritto ad abitare
l’immobile per un determinato periodo di anni, solitamente
superiore a 100 . In questo tipo di compravendita l’acquirente
italiano pagherà le spese di manutenzione ordinarie (come il
conduttore di un contratto di affitto), mentre le spese straordinarie,
che riguardano l’edificio, saranno a carico del proprietario, il
quale ritornerà in possesso dell’immobile acquistato a scadenza
del lease. Nelle zone periferiche di Londra e nel resto del Regno
Unito è possibile acquistare proprietà freehold, simili alla nostra
piena proprietà.
Poco dopo il preliminare si avrà l’acquisto vero e proprio
(completion), con il passaggio effettivo del denaro tra solicitors:
a differenza dell’Italia, nel Regno Unito si versa l’ammontare
per la compravendita e per l’imposta di registro sul conto del
proprio avvocato e quest’ultimo provvederà a trasferirlo sul conto
dell’avvocato del venditore. Provvederà anche a pagare le imposte
di registro e a registrare la proprietà a nome del nuovo acquirente.
IMPOSTE DEL REGNO UNITO
L’imposta di registro inglese, Stamp Duty Land Tax (SDLT) è una
imposta proporzionale al valore della compravendita e varia in
base al prezzo di acquisto dell’immobile: fino a 125.000 sterline
non si paga niente; da 120.000 a 250.000 sterline si paga il 2%; da
250.000 a 925.000 sterline si paga il 5%; da 925.000 a 1,5 milioni
di sterline si paga il 10%; oltre 1,5 milioni di sterline si paga il
12%. C’è stato un recentissimo aumento di tale imposta, dal 1
aprile 2016, per coloro che acquistano l’immobile come seconda
casa, con un aumento del 3% per ogni scaglione.
Nel Regno Unito non esistono imposte patrimoniali: si paga
annualmente una sola tassa, la council tax, che comprende la
spazzatura ed i servizi indivisibili, che varia in base alla zona ed
alla grandezza dell’immobile.
In caso di affitto, il regime di tassazione inglese è più conveniente
rispetto a quello italiano: è possibile detrarre tutte le spese
effettuate per la manutenzione dell’immobile e c’è una soglia
personale, che ha raggiunto 11.000 sterline dal 7 aprile 2016, sotto
la quale non si pagano tasse. Oltre a questa soglia si paga il 20%.
Ricordiamo però che il contribuente italiano resta sempre soggetto
al pagamento delle imposte italiane sui redditi da affitti, anche nel
caso di affitti da immobili all’estero. Si deve infine pagare in Italia
l’IVIE, l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero, a
seguito dell’inserimento dell’immobile nella propria dichiarazione
dei redditi.
In conclusione, un investimento immobiliare a Londra offre un
ottimo rendimento in termini di resa annuale e di rivalutazione
dell’immobile, inoltre la velocità con cui viene monetizzato,
in caso di necessità di liquidità, lo rende un mezzo sicuro nella
costituzione di un patrimonio familiare.
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"Non possiamo pretendere che le cose cambino,
se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni,
perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà,
violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle nazioni
è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.
Senza crisi non ci sono sfide,
senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c’è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno,
perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla,
e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla."
(Albert Einstein, "Il mondo come io lo vedo" 1931).
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