il cammino verso l`unità tedesca

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Transcript il cammino verso l`unità tedesca

Bundesregierung / Klaus Lehnartz
2+4=1
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
UNA MOSTRA DELLA
BUNDESSTIFTUNG ZUR AUFARBEITUNG
DER SED-DIKTATUR E DEL
MINISTERO FEDERALE DEGLI AFFARI ESTERI
TESTI E DOCUMENTI SELEZIONATI
2 ottobre 1990: l’ultimo giorno della RDT
Il 1° ottobre viene rimosso dalla sede del Consiglio
dei Ministri, il Municipio di Berlino, l’emblema
della RDT.
Foto (colorata): picture alliance / dpa-Zentralbild /
Robert Grahn
Martedì 2 ottobre 1990. E’ il 14970esimo giorno della RDT. Uno Stato viene smantellato. I deputati della Volkskammer (Camera del
Popolo) si riuniscono un’ultima volta per sciogliere con una cerimonia il Parlamento della Germania dell’est. A Bonn e Berlino Est i
rappresentanti permanenti della RDT e della Repubblica Federale
Tedesca portano a termine la propria attività. A fine giornata, con
l’ultimo ordine di servizio, Reiner Eppelmann, all’epoca Ministro
per il disarmo e la difesa della RDT, scioglie tutti i membri della
Nationale Volksarmee (Armata Popolare Nazionale) dai propri obblighi. Alle ore 21 nello Schauspielhaus di Berlino Est ha inizio la
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cerimonia ufficiale. Nel frattempo, in un’atmosfera di festa, centinaia di ­migliaia di persone si radunano attorno al Reichstag e alla
Porta di Brandeburgo. A Lipsia nasce Sarah K., l’ultima neonata della RDT, uno Stato che due minuti più tardi apparterrà già al passato.
Quella sera parlando alla televisione, Lothar de Maizière, Presidente del Consiglio della RDT, aveva ammonito: “L’unità tedesca non si
conclude con l’adesione. È e rimane un compito comune a tutti i
tedeschi. Non è solo una questione materiale, si tratta di praticare
del senso civico comune. L’unità non va solo finanziata, ma voluta
anche col cuore.”
2 ottobre 1989: agitazione dietro la Cortina di ferro
Il Muro di Berlino nel 1981. In primo piano si
vede la chiesa protestante di San Tommaso a
Kreuzberg.
Foto: BStA, Harald Schmitt, Schmitt Bild 3–7
Lunedì 2 ottobre 1989. Fervono i preparativi per il 7 ottobre, 40esimo anniversario della fondazione della RDT. Da mesi, però, il Paese
è in fermento. Le richieste di espatrio sono aumentate pesantemente. Decine di migliaia di tedeschi dell’est approfittano delle vacanze
estive per fuggire all’ovest. L’11 settembre l’Ungheria apre i propri
confini con l’Austria ai cittadini della RDT. In migliaia cercano rifugio presso le ambasciate della RFT a Praga e Varsavia. Il 1° otto­bre,
a bordo di treni straordinari, i primi profughi provenienti da Praga
raggiungono la Repubblica Federale. Berlino Est ha autorizzato
­l’espatrio per evitare che le immagini delle ambasciate sovraffollate gettino un’ombra sulle cerimonie ufficiali. Sul quotidiano
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“­Neues Deutschland” (Nuova Germania) si legge cinicamente: “Non
bisognerebbe versare neanche una lacrima per loro.” Poco prima,
su quelle stesse pagine, la direzione del partito aveva comunicato: “Nelle lotte del nostro tempo la RDT e la Repubblica Popolare
­Cinese stanno fianco a fianco”. Per molti si tratta di una minaccia. A
inizio giugno, infatti, la leadership cinese ha violentemente represso
le proteste di Piazza Tienanmen. Sempre meno tedeschi dell’est si
lasciano intimidire. In serata 20.000 persone scendono in piazza a
Lipsia. Per la prima volta riecheggia il grido “Noi siamo il popolo!”.
Divisa in due: la Germania dopo la seconda guerra mondiale
Dal 1973 si riunisce la Conferenza per la Sicurezza
e la Cooperazione in Europa: l’ovest e l’est concordano la non ingerenza e l’inviolabilità dei confini,
garantendo, al contempo, il rispetto dei diritti
umani e delle libertà fondamentali. Proprio a questo si appellerà d’ora in avanti l’opposizione al di là
della Cortina di ferro. La foto mostra il Cancelliere
Helmut Schmidt (il primo da destra) a colloquio con
il Presidente della RDT e Segretario Generale della
SED Erich Honecker il 30 luglio 1975 a Helsinki.
Foto: Federal Government / Engelbert Reineke
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La seconda guerra mondiale divide la Germania e l’Europa. Dal
1949 esistono due Stati tedeschi: la Repubblica Federale, istituita democraticamente, entra presto nella NATO e nella Comunità
Europea. Nonostante l’insorgenza della crisi economica negli anni
1970 la Germania occidentale gode di grande benessere e conosce uno spirito liberale. La RDT, che ha aderito al Patto di Varsavia e al Consiglio per il reciproco aiuto economico, è una dittatura
­dominata dalla SED comunista, che controlla ogni ambito della vita.
Le difficoltà di approvvigionamento caratterizzano la quotidia­nità.
I due Stati tedeschi, membri delle rispettive alleanze, si ­fronteg­giano
armati. Mentre gli USA, la Francia e la Gran Bretagna, uscite vincitrici dal conflitto mondiale, da occupanti diventano presto potenze protettrici della Repubblica Federale, collaborando sempre
più alla pari, l’Unione Sovietica ingerisce pesantemente, quasi fino
alla fine, nella politica della RDT. Indipendentemente da quanto
fossero sovrani i due Stati tedeschi sulla carta e nella realtà: rispetto all’unità tedesca, le quattro principali potenze vincitrici della
­seconda guerra mondiale non hanno mai rinunciato ai propri diritti.
La rivoluzione pacifica contro la dittatura della SED
La Porta di Brandeburgo a Berlino, venerdì
10 novembre 1989.
Foto: Federal Government / Klaus Lehnartz
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Il 7 ottobre 1989 la SED festeggia i 40 anni della RDT. Due giorni più
tardi, a Lipsia, contrariamente a quanto temuto, la più grande manifestazione del lunedì si svolge in un clima pacifico. È il culmine di una
rivoluzione che in pochi fino a quel momento hanno riconosciuto
come tale. Il 18 ottobre Egon Krenz subentra a Erich Honecker. Con
una “svolta” intende salvare la supremazia della SED. Ma le proteste
di massa aumentano. Il 9 novembre la sconsiderata affermazione di
un funzionario della SED porta alla caduta del Muro. Massicci problemi economici, ma anche la sua incapacità di riforma, decretano
la fine della dittatura della SED. L’ondata di espatri e la crescente opposizione mettono il partito sotto pressione. A fare da cornice sono
la politica di distensione e il processo di transizione della CSCE, che
sin dagli anni 1970 hanno sostenuto l’opposizione nel blocco orientale, ma anche le riforme di Gorbaciov in Unione Sovietica, che nel
1989 porteranno Polonia e Ungheria verso la democrazia. A partire
dall’estate gli oppositori della RDT scendono in piazza assieme a chi
è intenzionato a espatriare. Percependo la forza e temendo di perdere la propria affidabilità creditizia in Occidente, la direzione della
SED rifugge la violenza. Le proteste pacifiche sviluppano una propria dinamica facendo crollare il sistema.
L’unità tedesca entra all’ordine del giorno
“Una luce per il nostro Paese” recita lo slogan di
una catena umana che il 3 dicembre 1989 rivendica
un rinnovamento della RDT. La foto mostra un
ciclista, che esige l’immediata riunificazione della
Germania.
Foto: picture alliance / Zentralbild / Rainer Oettel
Con l’apertura del Muro e il crollo della dittatura comunista, la
questione dell’unità tedesca entra nell’agenda politica. Nella sua
prima dichiarazione di governo il Primo Ministro della RDT Hans
Modrow propone d’istituire una “comunità contrattuale” fra i due
Stati, senza ancora parlare di una riunificazione. Il 28 novembre,
al contrario, Helmut Kohl delinea dinanzi al Bundestag un piano
in dieci punti per “ripristinare” in un futuro indefinito, all’interno
del processo d’integrazione europeo, “l’unità nazionale della Ger­
mania”. Solo poche settimane più tardi questi progetti a lungo
termine sono già superati. Quando il 19 dicembre, durante una
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visita nella RDT, Kohl interviene a Dresda, la folla scandisce lo slogan
“Noi siamo un popolo!”. La maggioranza dei tedeschi dell’est è
stufa della RDT. Il traguardo della riunificazione da futuro diventa
prossimo per Kohl. Nonostante le iniziali resistenze, con l’abilità
di uno statista il Cancelliere seguirà le evoluzioni dall’estero. Chi
nella Germania dell’est e dell’ovest è critico nei confronti dell’unità
tedesca attira l’attenzione della stampa, ma ha poca risonanza
nella popolazione.
Reazioni internazionali
“Lo zio parla chiaro. ‘Prima l’economia occidentale,
poi quella dell’est!’, ‘Sì, e prima di tutto a Parigi!” Il
22 novembre 1989 il vignettista francese Ferdinand
Guiraud getta uno sguardo ironico sulla paura del
Presidente francese François Mitterrand (sinistra)
rispetto al peso economico di una Germania riunificata. Per sottolineare i timori di Parigi, il Cancelliere
Helmut Kohl (destra) indossa l’uniforme militare
tipica dell’armata prussiano-tedesca con tanto di
elmo chiodato.
Immagine: Ferdinand Guiraud, Le Canard Enchaîné, Nr. 3604, p. 1
A Londra, Parigi e Mosca, se non è accolta con scetticismo, la riunificazione incontra un rifiuto. Il 4 dicembre Gorbaciov riceve il Ministro Federale degli Affari Esteri Hans-Dietrich Genscher, che ricorda quell’occasione come “il più scortese incontro con il Segretario
­Generale”. Gorbaciov afferma che il piano in dieci punti è “una vergognosa intromissione nelle questioni interne” della RDT ­sovrana.
Ancor più aspre le parole del suo Ministro degli Affari Esteri Shevardnadze: “Neanche Hitler si è permesso una cosa del genere.”
Molti osservatori stranieri si preoccupano per l’equilibrio in Europa
e nei commenti si evoca un “quarto Reich” che minaccia di nascere
nel cuore dell’Europa, dominando con la sua potenza economica
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l’intero continente. Solo da Washington arriva il sostegno del Presidente George Bush. Le reazioni dalla Polonia sono sorprendentemente positive. Pur non mettendo in dubbio il diritto all’autodeterminazione dei tedeschi, il Paese rivendica il diritto di codecisione
rispetto a ogni futuro sviluppo in Germania. Al contempo Varsavia
pretende il riconoscimento internazionale del proprio confine occi­
dentale – una decisione che il Cancelliere Kohl, diversamente da
Genscher, vuole rimandare a dopo la riunificazione.
Unità e integrazione europea
I Capi di Stato e i Ministri degli Affari Esteri
degli Stati Membri della Comunità Europea in
posa per la foto di gruppo al vertice di Stras­
bur­go l’8 dicembre 1989. In prima fila da
si­nis­tra: Margaret Thatcher (Gran Bretagna),
Charles Haughey (Irlanda), François Mitterrand
(Francia), Felipe González (Spagna), Xenophon
Zolotas (Grecia) e Helmut Kohl. Sullo sfondo
i Ministri degli Affari Esteri.
Foto: picture alliance / dpa / Rolf Haid
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L’8 e il 9 dicembre 1989 il Cancelliere Kohl e il Ministro Federale
­degli Affari Esteri Genscher incontrano a Strasburgo undici fra Capi
di Stato e di Governo occidentali europei. Nelle sue memorie l’ex
Cancelliere Kohl scrive di non aver mai incontrato un’atmosfera
così gelida durante un vertice europeo. Solo la Spagna e l’Irlanda
sono convinti sostenitori dell’unità tedesca. Ai loro partner Kohl e
Genscher garantiscono che la Germania riunificata non percorrerà
vie particolari, ma continuerà ad impegnarsi in qualità di membro
della Comunità Europea. Alla fine del vertice, come già spesso era
avvenuto, i partecipanti ribadiscono con forza il diritto all’auto­
determinazione dei tedeschi. Ciononostante permangono ancora
molte riserve. Per legare la Germania maggiormente all’Europa, il
Presidente francese François Mitterrand accelera le trattative già
in corso per un’unione economica e monetaria europea. Il Governo
federale cede alle pressioni: nel 1990 una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri avvia le consultazioni per
una nuova convenzione internazionale. Nel 1993 entra in vigore
il Trattato di Maastricht, che trasforma la Comunità Europea nell’­
“Unione europea”. Il trattato prevede anche l’introduzione di una
moneta unica europea.
L’autodemocratizzazione della RDT
Riunione del comitato centrale di concertazione
al Castello di Niederschönhausen con membri
del governo Modrow, rappresentanti della Chiesa,
dei vecchi e nuovi partiti e delle organizzazioni.
Foto: Federal Government / Klaus Lehnartz
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L’apertura del Muro accelera il tracollo della SED. Dei 2,3 milioni
d’iscritti al partito ne restano solo 285.000. I partiti di blocco, a
­cominciare dalla CDU e dalla LDPD, fino lì fedeli alla SED, si eser­
citano a essere indipendenti. Il 1° dicembre il primato della SED
­viene cancellato dalla Costituzione. Nello stesso mese la SED cambia il suo nome in “Partito del Socialismo Democratico”. Le condizioni economiche e di approvvigionamento vanno peggiorando.
Sono 380.000 i soldati sovietici ancora nel Paese e i membri della
SED continuano a comandare l’apparato statale e gli “organismi
­armati”. Dal 7 dicembre in poi, prima a Berlino Est, poi in tutta la
RDT, le forze politiche vecchie e nuove si riuniscono attorno a un
t­ avolo. In questo modo l’opposizione spera di controllare il governo
di transizione di Hans Modrow, oltre alle amministrazioni ­comunali
e cittadine. Si tratta soprattutto di organizzare delle libere elezioni, varare una costituzione democratica e abolire il Ministero per la
­Sicurezza di Stato (MfS). Dal 4 dicembre esponenti del movimento
per i diritti civili occupano gli uffici del MfS per evitare che i dossier
vadano distrutti. Il 15 gennaio, infine, conquistano il quartier generale del MfS a Berlino Est – è la fine del potere della Stasi.
Le elezioni per la Volkskammer della RDT: un plebiscito per l‘unità
Dresda a metà febbraio 1990. Per la prima volta
si assiste a una vera campagna elettorale nella
RDT. In questo periodo la maggior parte degli
osservatori politici conta su una vittoria dei
socialdemocratici.
Foto: picture alliance / Zentralbild / Ulrich Häßler
Le proiezioni di domenica 18 marzo destano sensazione: alle pri­­me libere elezioni per la Volkskammer della RDT il 48 % degli
elettori vota per l’“Alleanza per la Germania”, assegnando un 41 %
dei voti alla CDU orientale, un 6 % alla Deutsche Soziale Union (DSU)
e l’1 % al Demokratischer Aufbruch (DA). I partiti e le alleanze del
movimento per i diritti civili si aggiudicano solo il 27 % dei voti, 22 %
dei quali vanno alla SPD, data inizialmente per vincente. I liberali
ottengono il 5 %, mentre il PDS, partito erede della SED, contrario
alla riunificazione, raccoglie il 16 % dei voti. A determinare i risultati
è la posizione dei partiti rispetto alla riunificazione. Benché anche
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la SPD e le coalizioni elettorali del movimento per i diritti civili si
fossero espresse a favore, l’Alleanza per la Germania aveva convinto
l’elettorato con la sua promessa di raggiungere quest’obiettivo in
modo rapido e diretto. Al contempo poteva vantare l’appoggio del
governo Kohl, che per molti tedeschi dell’est era sinonimo di aiuti
materiali. Il 12 aprile 1990, guidata dal Primo Ministro Lothar de
Maizière (CDU), nasce una grande coalizione formata dall’Alleanza,
dalla SPD e dai liberali.
L’ora della diplomazia: i negoziati “due più quattro”
Grafica: atelier hauer + dörfler, Berlin
Le discussioni a livello internazionale per definire le condizioni
della riunificazione sono accese. Il 10 febbraio Gorbaciov approva
sostanzialmente la riunificazione. Tre giorni più tardi, al margine di
una conferenza dei Ministri degli Affari Esteri dei Paesi membri della
Nato e del Patto di Varsavia a Ottawa, ci si accorda che a condurre
le trattative sull’unificazione saranno i due Stati tedeschi assieme
alle quattro principali potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Le rivendicazioni degli altri Stati per sedersi al tavolo delle
trattative vengono respinte. Durante i quattro colloqui condotti fra
i “due più quattro” da maggio a settembre si discute del processo e delle conseguenze della riunificazione: l’appartenenza della­
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Repubblica Federale Tedesca alla NATO verrà estesa anche alla
Germania orientale? Come si concilierà l’adesione con la presenza di truppe sovietiche? A che condizioni queste ultime verranno
ritirate? Se per le potenze occidentali la permanenza della Germania nella NATO è una condizione indispensabile, l’allargamento a
est fino al confine polacco rende il tutto inaccettabile per Mosca.
A condurre i negoziati per la Germania Ovest viene chiamato il
Ministro Federale degli Affari Esteri Genscher, mentre la RDT sarà
rappresentata da Markus Meckel pastore protestante e attivista del
movimento per i diritti civili, che nell’autunno del 1989 aveva rifondato la democrazia sociale della Germania orientale.
Unione economica, monetaria e sociale
Domenica 1° luglio 1990. Il giorno dell’unione
monetaria. Dalla mezza­notte il marco orientale
non è più mezzo di pagamento. In tutta la RDT,
proprio come qui a Berlino Est, le banche e le
casse di risparmio sono aperte.
Foto: picture alliance / Zentralbild
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Il governo de Maizière deve affrontare grandi sfide, a cominciare dal
suo incarico elettorale: realizzare rapidamente e responsabilmente
la riunificazione. Al contempo bisogna far avanzare le riforme politiche nel Paese e stabilizzare la situazione di approvvigionamento.
L’unione di due Stati costituzionalmente così diversi richiede una
preparazione non indifferente. Ma per Berlino Est e Bonn il tempo
stringe: tutti i giorni sono duemila i tedeschi dell’est che fanno le valige per trasferirsi all’ovest, dove le possibilità di accoglienza sono
ormai insufficienti. D’altra parte i vuoti venutisi a creare ­nella RDT
con il trasferimento di 550.000 cittadini dall’estate del 1989 non si
possono più colmare. I tedeschi dell’est sono sempre più impazienti: scendono in piazza scandendo lo slogan “Se il marco occidentale
arriva, rimaniamo, altrimenti da lui ce ne andiamo!”. Il 1° luglio entra
in vigore l’Unione economica, monetaria e sociale, già approvata
in linea di principio il 18 maggio. Quella stessa notte, oltre al marco occidentale, fa il suo ingresso ufficiale fra l’Elba e la Oder anche
­l’economia di mercato. I beni di Stato della RDT saranno affidati alla
Treuhandanstalt (l’Ente per la privatizzazione) istituita su decisione
del governo Modrow.
Solidarietà nello spirito di una Germania unita
Il varco di frontiera di Helmstedt / Marienborn
nei giorni dopo la caduta del Muro nel novembre
del 1989.
Foto: Federal Government / Heiko Specht
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A gennaio del 1990 i sondaggi danno il 70% dei tedeschi dell’ovest
a favore della riunificazione. Quella stessa primavera la percentuale
sale all’85% nella Germania orientale. Sia a est che a ovest la gente si
mette in moto per andare a conoscere l’altra parte della Germania.
La curiostià e la gioia di rivedersi sono grandi. La solidarietà non si
limita a quei 100 DM di benvenuto che dopo la caduta del Muro faciliteranno ai cittadini della RDT la scoperta dell’ovest. I Bundeslän­
der, i comuni, i partiti, le unioni, le associazioni e numerosi cittadini
privati fondano dei partenariati. Le chiese dimostrano la propria
solidarietà in tutta la Germania. Tutti contribuiscono alla trasformazione democratica e al rilancio economico con fondi, p
­ ersonale
e competenze. Espressioni come “Besser-Wessis” (i tedeschi dell’­
ovest che sanno tutto e meglio) o “Jammer-Ossis” (i tedeschi dell’est
che si lamentano sempre) non esistono ancora. Nonostante taluni moniti e lo scetticismo, in molti attendono quei “paesaggi fioriti” promessi dal Cancelliere Kohl. Tanti tedeschi dell’est possono
­finalmente realizzare sogni a lungo coltivati: fanno piazza pulita
delle automobili in vendita sul mercato dell’usato e persino i cetrioli
sott’aceto, la senape, il latte o la farina della Germania occidentale
sembrano inizialmente più buoni dei prodotti locali, che finiscono
fra le giacenze di magazzino.
La nuova libertà: senza visto fino alle Hawai
Sabato pomeriggio dell’11 novembre 1989,
due giorni dopo l’apertura della frontiera.
Il traffico del rientro nella RDT al varco di
frontiera Wartha / Herleshausen.
Foto: picture alliance / Zentralbild / Erich Mehrl
Nell’autunno del 1989 gli striscioni proclamano “Senza visto fino alle
Hawai”. Al più tardi dall’estate del 1990 molti cittadini della RDT possono concedersi una vacanza all’ovest. In pochi arriveranno fino alle
Hawai – le mete predilette saranno piuttosto la brughiera di Luneburgo o le Alpi bavaresi. Altri usano la D-Mark per andare in pullman a
Parigi, Londra o Roma. Non è più l’autorità centrale, bensì l’intraprendenza del singolo e il suo conto in banca a decretare quanto vasto sia
il mondo. Con 400 DM si può viaggiare dieci giorni in pullman fino alla
Costa del Sol. Il 3 aprile il primo charter della Interflug, con a bordo
90 cittadini della RDT, atterra sull’isola di Maiorca e viene accolto dal
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­Ministro del Turismo delle isole Baleari. Nel 1989 la Società per la lingua tedesca sceglie la “libertà di viaggiare” come “parola dell’anno”.
Mentre d’estate le case vacanza lungo la costa orientale del Baltico
restano sfitte, oltre 1000 agenzie viaggi aperte fino a quel momento
si contendono i clienti. Questo perché i tedeschi dell’est non ne possono più dell’Ente per il turismo del sindacato della RDT, che fino
alla caduta del Muro era stata per lo più l’unica agenzia viaggi della
Repubblica Democratica. Il suo tentativo di salvarsi nell’economia di
mercato finirà ben presto in bancarotta.
Un nuovo inizio: Germania e Polonia
Già nel 1990 su iniziativa di Manfred Sellmayer il
Ginnasio Schiller di Münster incontra a Katowice,
in Polonia, una classe del IV Liceo. Dall’incontro
nascerà un partenariato scolastico tedesco-­
polacco che dal 2010 verrà portato avanti con il
I Liceo di Lublino. Nell’ambito dei due incontri
annuali, i partecipanti allo scambio fanno numerose esperienze, imparano a conoscere il Paese
vicino e stringono nuovi rapporti personali.
Photo, 2006: Manfred Sellmayer / Schillergymnasium Münster
La Polonia fu la prima vittima degli attacchi tedeschi che portarono
alla seconda guerra mondiale. Nel 1945 il Paese contava 5,65 milioni
di morti su una popolazione che nel 1938 era di 35 milioni di abitanti. Stalin ordinò che il confine occidentale polacco fosse spostato a
ovest: 1,5 milioni di polacchi furono trasferiti e le popolazioni tedesche cacciate dalle regioni di confine. Per i cittadini della Polonia il
nuovo confine lungo l’Oder e la Neisse divenne una questione di vita
o di morte. Nel 1989 molti di loro temono che la Germania possa
mettere in discussione la frontiera. Per decenni, infatti, le associazioni dei profughi occidentali tedeschi avevano alimentato questa
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paura. Ciononostante nel 1989/90 i polacchi si dicono favorevoli
al diritto di autodeterminazione dei tedeschi, benché da un punto
di vista giuridico formale il Cancelliere Kohl insista che solo il Parlamento della Germania unificata possa riconoscere l’intangibilità
del confine nel rispetto del diritto internazionale. Il 21 giugno 1990
il Bundestag tedesco e la Volkskammer annunciano: “L’attuale con­
fine della Polonia con la Germania è definitivo.” Anche i negoziati fra
i “due più quattro” fissano per iscritto il confine tedesco. A novembre del 1990 la Germania riunificata e la Polonia fissano il proprio
confine conformemente al diritto internazionale.
Trattato “due più quattro”
Il 22 giugno 1990, ancor prima della fine dei
colloqui “due più quattro”, viene smantellata
la baracca di guardia del Checkpoint Charlie,
il posto di blocco che consentiva il varco della
frontiera ai militari delle forze alleate e ai
diplomatici. Partecipano alla cerimonia i Ministri
degli Affari Esteri e i Comandanti della piazza
delle quattro forze alleate, i due Ministri degli
Effari Esteri tedeschi e il sindaco di Berlino.
Foto: Federal Government / Klaus Lehnartz
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La questione più controversa è l’appartenenza della Germania all’­
Alleanza Atlantica. Da giugno si registra un adeguamento dell’URSS.
Il 14 luglio Kohl vola a Mosca e da lì segue Gorbaciov fin nella sua
patria, il Caucaso. Già prima di continuare il viaggio, il Segretario
Generale fa capire di esser disposto a dare il proprio consenso a un
ingresso della Germania unificata nella NATO. La notizia viene resa
pubblica il 16 luglio nell’ambito di una conferenza stampa congiunta a Zelenznovodsk in cui Gorbaciov assicura anche il ritiro delle
truppe sovietiche entro il 1994. La Germania promette di non violare
gli attuali confini, di ridurre le proprie truppe, di rinunciare perma-
nentemente alle armi di distruzione di massa nonchè a significativi
sostegni finanziari. Il 12 settembre 1990, con la sottoscrizione da
parte dei sei Ministri degli Affari Esteri del “Trattato sullo stato finale
della Germania” (il cosiddetto Trattato “due più quattro”) a Mosca,
si conclude il dopoguerra tedesco. Le forze vincitrici rinunciano “ai
propri diritti e responsabilità concernenti Berlino e la Germania in
toto. Con il Trattato terminano anche i relativi accordi, patti ed esercizi quadripartiti a esso annessi, con la conseguente abolizione di
tutte le istituzioni facenti capo alle quattro potenze.”
Uno Stato suggella la propria fine
Il 23 agosto 1990 294 deputati della Volks­
kammer votano a favore dell’adesione della
RDT alla Repubblica Federale tedesca a partire
dal 3 ottobre 1990. 62 deputati si pronunciano
contro.
Foto: picture alliance / Michael Jung
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Dalla primavera del 1990 si dibatte animatamente sul cammino
verso l’unità tedesca. Una minoranza prende in parola le madri e i
padri della Costituzione, che all’articolo 146 recita che la Legge fondamentale “cesserà di avere vigore nel giorno in cui entrerà in vigore una Costituzione adottata dal popolo tedesco in piena libertà di
decisione”. Il 23 agosto, a grandissima maggioranza, la Volkskammer vota per l’adesione della RDT alla RFT il 3 ottobre 1990 ai sensi
dell’articolo 23 della Legge fondamentale. La decisione si esprime
anche a favore della Costituzione che per quattro decenni aveva
dato buona prova e che i tedeschi dell’ovest non volevano accan-
tonare. Il 31 agosto, dopo solo otto settimane di contrattazione,
segue il Trattato di Unificazione che regola le modifiche alla Legge
fondamentale, l’allineamento legislativo e gli interrogativi sull’amministrazione pubblica nella RDT, le questioni finanziarie, il lavoro,
gli affari sociali, le questioni di genere e la cultura. Temi più controversi, come la scelta della futura capitale tedesca, vengono rinviati
o regolamentati in protocolli aggiuntivi. Così anche l’accesso ai dossier della Stasi, concesso a settembre dopo la battaglia della Volks­
kammer e gli scioperi della fame degli attivisti per i diritti civili della
RDT.
Sfide comuni
La “Festa dell’Unità” nella notte dal 2 al
3 ­ottobre 1990 davanti al Reichstag di Berlino.
Foto: picture alliance / akg-images / Pansegrau
3 ottobre 1990, ore 00:00: sulle note dell’inno nazionale viene issata
sul Reichstag a Berlino la bandiera della Germania unita. Più di un
milione di persone festeggiano assieme l’unità tedesca, accolta con
sfolgoranti fuochi d’artificio. Ma all’euforia segue il disincanto. Nonostante il sistema sociale della Germania occidentale, lo “Sviluppo
dell’est” e gli aiuti miliardari spesi ogni anno, prosegue il deterioramento dell’economia della Germania dell’est, precipitata dal 1989.
Disoccupazione di massa e insicurezza sociale caratterizzano gli
anni 1990 nei nuovi Bundesländer. Ancor più grandi sono le sfide
per i cittadini dell’Europa centro-orientale costretti a ricominciare
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contando solo sulle proprie forze, uniti dal desiderio di aderire alla
NATO e all’Unione europea per assicurarsi la sovranità riconquistata. I criteri di adesione diventano il motore delle riforme. A Varsavia,
Breslavia, Praga, Budapest e altrove la grigia monotonia del socialismo di stato cede presto il passo al vibrante fascino delle città in
fermento, in cui sono soprattutto i giovani a godere delle nuove libertà. Intanto nei Balcani, dopo il crollo della Jugoslavia, infuria una
sanguinosa guerra civile che affliggerà la zona dal 1991 al 1995 e che
all’inizio l’Europa deciderà in parte di trascurare.
La Germania in Europa
La bandiera europea e quella tedesca
issate d
­ inanzi al Reichstag, sede del Bundestag
tedesco.
Foto: picture alliance / blickwinkel / M
Dal 2004, dieci Stati dell’Europa centro-orientale hanno aderito
alla UE. Le rivoluzioni pacifiche del 1989 non sono state solo la premessa per l’unità tedesca, ma hanno contribuito anche al processo
d’integrazione europea, che con l’abolizione del controllo passaporti e l’introduzione dell’euro nella maggior parte degli Stati UE è
diventata una realtà vissuta da tutti. L’Europa e il partenariato transatlantico restano due pilastri della politica estera tedesca. Messe
da tempo a tacere le preoccupazioni secondo cui la Germania riunificata avrebbe potuto voltare le spalle alla UE, il Paese è oggi il
motore dell’allargamento e dell’approfondimento dell’integrazione
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europea e sa far fronte alle crescenti aspettative, che lo vogliono più
responsabile a livello internazionale. Da un punto di vista economico, in tempi di crisi finanziaria e del debito, la Germania ha dato prova di solidarietà a livello europeo. Militarmente, poi, la Bundeswehr
ha preso per la prima volta parte nel 1999 a un intervento militare
nell’ambito della missione NATO in Kosovo, per evitare una catastrofe umanitaria. A questa sono seguite altre missioni, fra l’altro in
Afghanistan, non senza accessi dibattiti politici interni. La pretesa di
portare avanti una politica estera che tenga ugualmente conto sia
dei valori che degli interessi resta comunque una sfida.
Unità tedesca – Un bilancio provvisorio
Il 4 dicembre 2008 su un muro della Rathaus­
brücke sull’area dell’ex Palazzo della Repubblica
a Berlino si legge “La RDT non è mai esistita” –
sullo sfondo il Duomo di Berlino. Nel 2009 l’immagine realizzata dal fotografo Arno Burgi sarà
“l’immagine dpa dell’anno”.
Foto: picture alliance / dpa / Arno Burgi
20
25 anni di unità tedesca: Il Presidente della Repubblica Federale,
proprio come la Cancelliera sono originari della Germania dell’est,
dove, rispetto al 2003, il tasso di disoccupazione si è quasi dimezzato. Le infrastrutture sono state ricostruite, le città risanate, l’emigrazione verso ovest ristagna e gli alunni della Germania dell’est
guidano le classifiche sui livelli educativi. Stanno finalmente fiorendo i paesaggi all’est? In realtà un riavvicinamento del tenore di vita
non è stato ancora raggiunto. Il tasso di disoccupazione, del 6 %
all’ovest, è di 10 punti percentuali all’est, dove il potere economico
e i redditi raggiungono solo il 70 o l’80 % della media occidentale. È
raro, poi, trovare fra le persone investite del potere decisionale dei
tedeschi dell’est: quasi nessun caporedattore viene dalla RDT e nel
2014 solo quattro amministratori delegati delle 182 aziende quotate in borsa erano originari della Germania dell’est. Ciononostante
lo stato dell’unità tedesca non è né nero né bianco. A differenza di
molte città nel bacino della Ruhr, parti della Turingia o della Sassonia sono in pieno sviluppo, benché neanche loro tengano testa al
benessere della Germania meridionale. Dai sondaggi emerge che
la stragrande maggioranza di cittadini danno per scontata l’unità
tedesca – organizzarla resta un compito nazionale.
I CURATORI
La Bundesstiftung zur Aufarbeitung der SED-Diktatur (Fondazione federale per la rielaborazione critica della dittatura della SED) contribuisce con progetti esterni e con
una serie d’iniziative a un’ampia riflessione sulle cause, sulla storia e sulle conseguenze­
delle dittature comuniste in Germania e in Europa. www.bundesstiftung-aufarbeitung.de
L’UNITÀ TEDESCA IN INTERNET
Cronaca degli eventi con brevi testi, fotografie e documenti:
www.freiheit-und-einheit.de
Approfondito dossier “Divisione tedesca – Unità tedesca”:
www.bpb.de/geschichte/deutsche-einheit
Videointerviste con i protagonisti dell’epoca
www.gedaechtnis-der-nation.de
Per informazioni sui protagonisti del processo di riunificazione:
www.zeitzeugenbuero.de
L’Auswärtige Amt (Ministero Federale degli Esteri) cura la politica estera ed europea
della Germania. Rappresenta gli interessi del Paese nel mondo, promuove lo scambio internazionale e offre aiuto e protezione ai tedechi all’estero.
www.auswaertiges-amt.de
GLI AUTORI
Autore e curatore della mostra è il Dr. Ulrich Mählert, che si è occupato anche della
ricerca delle immagini. Nato nel 1968, ha studiato scienze politiche, anglistica e germanistica all’Università di Mannheim, conseguendo il dottorato nel 1994. Fino al 1998
è collaboratore scientifico nella sezione di storia della RDT della stessa università. Dal
1999 dirige la sezione di scienza e cooperazione internazionale della Bundesstiftung zur
Aufarbeitung der SED-Diktatur. Numerose sono le sue pubblicazioni in lingua tedesca
sulla storia della RDT (fra cui Kleine Geschichte der DDR. Settima edizione, Monaco
2010). Ulrich Mählert è caporedattore dell’Annuario di ricerca storica sul comunismo.
L’allestimento è stato curato dal Dr. Thomas Klemm. Nato nel 1975 a Dresda, ha
studiato storia e pedagogia dell’arte a Dresda, Lipsia e Padova. Nel 2012 ha conse­
guito il dottorato di ricerca con la tesi “Keinen Tag ohne Linie? Die kunst- und gestaltungstheoretische Forschung in der DDR zwischen Professionalisierung und
Politisierung (1960er bis 1980er Jahre)”. Klemm è membro fondatore del Leipziger
Kreis – Forum für Wissenschaft und Kunst, dove dirige la sezione di arti figurative /
teoria dell’arte. Lavora inoltre come grafico e curatore freelance a Lipsia.
www.thomasklemm.com
APPROFONDIMENTI IN LINGUA TEDESCA
Klaus-Dietmar Henke (a cura di): Revolution und Vereinigung 1989 / 90. Als in
Deutschland die Realität die Phantasie überholte. Monaco: dtv 2009.
Andreas Rödder: Geschichte der deutschen Wiedervereinigung. Monaco:
C. H. Beck 2011.
Richard Schröder: Irrtümer über die deutsche Einheit. Edizione aggiornata e
ampliata. Friburgo (Br.): Herder 2014.
Andreas Wirsching: Der Preis der Freiheit. Geschichte Europas in unserer Zeit.
Monaco: C.H. Beck 2012.
RINGRAZIAMENTI
Per i commenti critici sull’allestimento e i testi della mostra i curatori ringraziano il Prof.
Dr. Christoph Kleßmann (Groß Glienicke), il Prof. Dr. Gerhard A. Ritter (Berlino), il Prof.
Dr. Krzysztof Ruchniewicz (Breslavia) e il Dr. Jens Schöne (Berlino). Un ringraziamento
da parte dei curatori va anche agli archivi e alle singole persone, che hanno messo a
disposizione le fotografie, le caricature e i facsimili: picture alliance (Francoforte sul
Meno), Bundesarchiv (Coblenza), Bundesbildstelle im Presse- und Informationsamt der
Bundesregierung (Berlino), atelier hauer + dörfler (Berlino), Daily Express (Londra), Der
Spiegel (Amburgo), defenseimagery.mil, Gedenkstätte Museum in der „Runden Ecke“
(Lipsia), Ferdinand Guiraud, Heinz Löster (Lipsia), Wojciech Pięciak (Cracovia), Robert
Havemann Gesellschaft (Berlino), Manfred Sellmayer (Münster), Klaus Stuttmann (Ber­
lino), The Australian (Sydney), Tignous.
Un ringraziamento particolare va all’associazione di utilità pubblica “Gedächtnis
der Nation” che con i suoi filmati, fissa i ricordi dei protagonisti dell’epoca, mettendo
le oltre 6000 videointerviste a disposizione di tutti. Attraverso i codici QR, la mostra rimanda a 18 cortometraggi e interviste che approfondiscono i temi affrontati nei singoli
pannelli della mostra. Per altre interviste: www.gedaechtnis-der-nation.de/erleben
NOTA BENE
Tutte le foto, i contributi audio, i testi proprio come l’allestimento della mostra sono
tutelati dal diritto d’autore e non possono essere riprodotti, modificati o diffusi in
qualsiasi altro modo senza il consenso dei titolari dei diritti. I titolari dei diritti fotografici sono indicati nelle rispettive didascalie.
Avete delle domande o delle critiche sulla mostra? O abbiamo forse leso, nonostante tutta l’accuratezza usata nel ricercare le immagini e richiedere i diritti dei documenti utilizzati, i vostri diritti d’autore e/o di utilizzo? In questi casi vi preghiamo di
rivolgervi via e-mail al Dr. Ulrich Mählert all’indirizzo
[email protected]
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
Il Muro di Berlino nel 1981. In primo piano si vede
la chiesa protestante di San Tommaso a Kreuzberg.
Foto: BStA, Harald Schmitt, Schmitt Bild 3–7
La Porta di Brandeburgo a Berlino, venerdì 10 novembre 1989.
Foto: Bundesregierung / Klaus Lehnartz
MM
Dal 1973 si riunisce la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa: l’ovest e l’est concordano la non ingerenza e l’inviolabilità dei
confini, garantendo, al contempo, il rispetto dei diritti umani e delle libertà
fondamentali. Proprio a questo si appellerà d’ora in avanti l’opposizione al
di là della Cortina di ferro. La foto mostra il Cancelliere Helmut Schmidt
(il primo da destra) a colloquio con il Presidente della RDT e Segretario
Generale della SED Erich Honecker il 30 luglio 1975 a Helsinki.
Foto: Bundesregierung / Engelbert Reineke
2 OTTOBRE 1989:
AGITAZIONE DIETRO LA CORTINA DI FERRO
M
L
unedì 2 ottobre 1989. Fervono i prepa­
rativi per il 7 ottobre, 40esimo anniver­
sario della fondazione della RDT. Da
mesi, però, il Paese è in fermento. Le richie­
ste di espatrio sono aumentate pesantemente.
Decine di migliaia di tedeschi dell’est approfit­
tano delle vacanze estive per fuggire all’ovest.
L’11 settembre l’Ungheria apre i propri confini
con l’Austria ai cittadini della RDT. In migliaia
cercano rifugio presso le ambasciate della RFT
a Praga e Varsavia. Il 1° ottobre, a bordo di tre­
ni straordinari, i primi profughi provenienti
da Praga raggiungono la Repubblica Federale.
Berlino Est ha autorizzato l’espatrio per evita­
re che le immagini delle ambasciate sovraffol­
late gettino un’ombra sulle cerimonie ufficiali.
Sul quotidiano “Neues Deutschland” (Nuova
Germania) si legge cinicamente: “Non biso­
gnerebbe versare neanche una lacrima per lo­
ro.” Poco prima, su quelle stesse pagine, la di­
rezione del partito aveva comunicato: “Nelle
lotte del nostro tempo la RDT e la Repubblica
Popolare Cinese stanno fianco a fianco”. Per
molti si tratta di una minaccia. A inizio giugno,
infatti, la leadership cinese ha violentemen­
te represso le proteste di Piazza Tienanmen.
Sempre meno tedeschi dell’est si lasciano inti­
midire. In serata 20.000 persone scendono in
piazza a Lipsia. Per la prima volta riecheggia il
grido “Noi siamo il popolo!”.
2+4=1
02
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
“Una luce per il nostro Paese” recita lo slogan di una
catena umana che il 3 dicembre 1989 rivendica un
rinnovamento della RDT. La foto mostra un ciclista,
che esige l’immediata riunificazione della Germania.
DIVISA IN DUE: LA GERMANIA
DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1002-019 / Rainer Mittelstädt
“Sono venuto da voi per rendervi partecipi che oggi il
vostro permesso di espatrio…” L’ultima parte della frase
pronunciata dal Ministro degli Affari Esteri della RFT
Hans-Dietrich Genscher si perde nell’esultanza delle
migliaia di cittadini della RDT, che, in parte da settimane, sono rifugiati nell’ambasciata federale tedesca a
Praga in attesa di espatriare.
Foto: picture alliance / ap / N. N.
Il 1° ottobre 1989 i primi treni speciali con i profughi rifugiati
nell’ambasciata tedesca a Praga raggiungono Hof, lungo il confine
interno tedesco. I reportage della televisione occidentale tedesca
si diffondono anche nella RDT.
Il 5 giugno 1989 un rivoltoso si oppone da solo al
passaggio di un plotone di carri armati. Il giorno prima
i vertici del partito e dello stato cinese avevano iniziato
la violenta repressione delle proteste su Piazza Tienanmen a Pechino.
Il cinico commento sui profughi della RDT pubblicato il 2 ottobre 1989 sul Neues Deutschland, il
quotidiano della SED, fa aumentare la rabbia dei
cittadini della RDT.
Foto: picture alliance / dpa / Frank Leonhardt
Foto: picture alliance / ap / N. N.
Immagine: Neues Deutschland
VIDEO
L’ambasciata di Praga.
Dal 2 ottobre con un sit-in nella Gethsemanenkriche di Berlino Est gli attivisti
del movimento per i diritti civili protestano contro gli attacchi della polizia.
Con la violenta repressione delle manifestazioni il 7 ottobre la chiesa diventa
per un certo periodo punto focale della resistenza.
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
Foto: Frank Ebert / Robert Havemann Gesellschaft
Il “bacio fraterno” fra Erich Honecker e Leonid
Brežnev a margine dei festeggiamenti per il 30esimo
anniversario della RDT nel 1979. Nonostante Mosca
segua con apprensione il crescente debito della RDT
nei confronti dell’Occidente, i rapporti fra i capi di
Stato e di partito restano sereni.
Foto: BArch, Immagine 183-R67561 / ADN-Zentralbild / N. N.
03
Carri armati americani durante le manovre Reforger nella RFT nel 1982.
Le esercitazioni per un eventuale intervento militare proseguiranno al di
qua e al di là della Cortina di ferro fino alla caduta del Muro.
Foto: defenseimagery.mil, VIRIN: DF-ST-99-04887
Cinque anni dopo la costituzione del partito
Die Grünen (I Verdi) il 12 dicembre 1985 Joschka Fischer viene eletto a Wiesbaden nuovo
Ministro per l’Ambiente dell’Assia. Più interessanti per i media e per l’opinione pubblica
sono le scarpe da ginnastica che il primo Ministro dei Grünen indossa al suo giuramento.
Diversamente dalla RDT, nella Repubblica Federale
Tedesca vige la libertà di riunione. Le manifestazioni dei
gruppi politici e dei movimenti sociali sono all’ordine del
giorno. La foto mostra una manifestazione contro un emendamento al diritto di sciopero organizzata a febbraio del
1986 della DGB (Confederazione dei Sindacati Tedeschi) e
dell’IG Metall (Sindacato Industriale dei Metallurgici).
Foto: picture alliance / dpa / Klaus Rose
Foto: picture alliance / dpa / Heinz Wieseler
Foto: picture alliance / akg / N. N.
VIDEO
La doppia decisione della Nato, 1981.
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
La NATO e il Patto di Varsavia prima del 1990.
Immagine: picture alliance / dpa-infografik
Foto: picture alliance / Sven Simon
“Amo la Germania, la amo
talmente tanto da essere molto
contento del fatto che ne esistano due.” Questa citazione
del 1966 dello scrittore francese e Premio Nobel François
Mauriac è stata più volte ripresa
da importanti politici occidentali europei. Essa rispecchia le
esperienze di molti contemporanei europei con la Germania
prima del 1945.
Il 2 ottobre 1989 20.000 persone partecipano a Lipsia alla manifestazione del lunedì. La polizia ricorre ai
manganelli e arresta 20 manifestanti.
Foto: picture alliance / ap / N. N.
I
La Conferenza di Potsdam dal 17 luglio al 2 agosto 1945. Le potenze
vincitrici decidono di organizzare congiuntamente e di comune accordo il futuro della Germania. L’intento verrà meno con l’inizio del conflitto fra l’est e l’ovest.
l 7 ottobre 1989 la SED festeggia i 40 anni
della RDT. Due giorni più tardi, a Lipsia,
contrariamente a quanto temuto, la più
grande manifestazione del lunedì si svolge in
un clima pacifico. È il culmine di una rivoluzio­
ne che in pochi fino a quel momento hanno ri­
conosciuto come tale. Il 18 ottobre Egon Krenz
subentra a Erich Honecker. Con una “svolta”
intende salvare la supremazia della SED. Ma
le proteste di massa aumentano. Il 9 novembre
la sconsiderata affermazione di un funzionario
della SED porta alla caduta del Muro. Massicci
problemi economici, ma anche la sua incapa­
cità di riforma, decretano la fine della dittatu­
ra della SED. L’ondata di espatri e la crescente
opposizione mettono il partito sotto pressione.
A fare da cornice sono la politica di distensio­
ne e il processo di transizione della CSCE, che
sin dagli anni 1970 hanno sostenuto l’opposi­
zione nel blocco orientale, ma anche le riforme
di Gorbaciov in Unione Sovietica, che nel 1989
porteranno Polonia e Ungheria verso la demo­
crazia. A partire dall’estate gli oppositori della
RDT scendono in piazza assieme a chi è inten­
zionato a espatriare. Percependo la forza e te­
mendo di perdere la propria affidabilità crediti­
zia in Occidente, la direzione della SED rifugge
la violenza. Le proteste pacifiche sviluppano una
propria dinamica facendo crollare il sistema.
Spoglio dei voti nell’unico seggio elettorale aperto ai giornalisti occidentali
a Berlino Est. Davanti agli occhi di
un’opinione pubblica sempre più critica
viene svuotata un’urna elettorale.
Foto: BStA, Klaus Mehner, Bild 89_0507_POL_
Wahlen_05
Parata militare il 7 ottobre 1989, 40esimo anniversario della
RDT. La tribuna dei vertici di Stato e di partito lungo la KarlMarx-Allee a Berlino Est. In prima fila: Erich Honecker e
Michail Gorbaciov (quinto da sinistra).
Lipsia, lunedì 9 ottobre 1989.
Nonostante il regime abbia
minacciato di usare la violenza,
70.000 cittadini scendono in
piazza. Questa manifestazione
del lunedì viene considerata un
evento chiave della Rivoluzione
pacifica.
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1007-024 / adn-Zentralbild / Rainer Mittelstädt
Foto: Gedenkstätte Museum in der
Ecke“, F. A. 13018 / Heinz Löster
”Runden
Alle prime elezioni semilibere organizzate in Polonia a giugno del
1989 trionfa il sindacato indipendente Solidarność. Il 24 agosto
Tadeusz Mazowiecki viene eletto Primo Ministro. La foto mostra il
giornalista e attivista del movimento per i diritti civili mentre tiene
il suo discorso d’inizio mandato dinanzi al parlamento polacco.
Il 29 ottobre 1989 l’attore Ulrich Mühe legge al
Deutsches Theater di Berlino Est alcuni brani tratti dal
saggio “Difficoltà con la realtà” in cui l’ex comunista
Walter Janka descrive la persecuzione politica subita
negli anni 1950 nella RDT. Il confronto con le “macchie
bianche” nella storia della RDT sotterra la pretesa di
supremazia della SED.
Foto: picture alliance / pap / Piotr Teodor Walczak
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1029-006 / adn-Zentralbild / Rainer
Mittelstädt
Oltre un milione di
persone manifestano
pacificamente sull’Alexanderplatz a Berlino Est
il 4 novembre 1989.
Foto: BStA, Klaus Mehner, Bild
89_1104_POL_Demo 110
Foto: picture alliance / Ronald Reagan Presidential Library / N. N.
04
05
Tutto come prima? Il 24 ottobre 1989, dopo la sua elezione a Capo
di Stato della RDT, Egon Krenz, successore di Honecker, passa in
rassegna le truppe della parata d’onore davanti all’edificio del Consiglio di Stato a Berlino Est.
VIDEO
Lipsia, ottobre 1989.
Il 12 giugno 1987, durante la sua visita a Berlino, Ronald Regan chiede davanti alla porta di
Brandeburgo: “Come here to this gate! Mr. Gorbachev, open this gate! Mr. Gorbachev, tear
down this wall!” Molti contemporanei giudicano il suo comportamento lontano dalla realtà.
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1024-409 / adn-Zentralbild / Hartmut Reiche
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
“Lo zio parla chiaro. ‘Prima l’economia occidentale, poi quella dell’est!’, ‘Sì, e prima di tutto
a Parigi!” Il 22 novembre 1989 il vignettista
francese Ferdinand Guiraud getta uno sguardo ironico sulla paura del Presidente francese
François Mitterrand (sinistra) rispetto al peso
economico di una Germania riunificata. Per
sottolineare i timori di Parigi, il Cancelliere
Helmut Kohl (destra) indossa l’uniforme militare tipica dell’armata prussiano-tedesca con
tanto di elmo chiodato.
Foto: picture alliance / Zentralbild / Rainer Oettel
LA RIVOLUZIONE PACIFICA
CONTRO LA DITTATURA DELLA SED
L
In occasione del 40esimo anniversario della RDT, Erich Honecker,
Presidente della RDT e Segretario Generale della SED, nomina e promuove i generali della NVA. Nell’autunno del 1989 la SED controlla
incontrastata tutti gli organismi armati della RDT
a seconda guerra mondiale divide la
Germania e l’Europa. Dal 1949 esisto­
no due Stati tedeschi: la Repubblica
Federale, istituita democraticamente, entra
presto nella NATO e nella Comunità Europea.
Nonostante l’insorgenza della crisi economica
negli anni 1970 la Germania occidentale gode
di grande benessere e conosce uno spirito libe­
rale. La RDT, che ha aderito al Patto di Varsavia
e al Consiglio per il reciproco aiuto economi­
co, è una dittatura dominata dalla SED comu­
nista, che controlla ogni ambito della vita. Le
difficoltà di approvvigionamento caratterizza­
no la quotidianità.
I due Stati tedeschi, membri delle rispettive al­
leanze, si fronteggiano armati. Mentre gli USA,
la Francia e la Gran Bretagna, uscite vincitrici
dal conflitto mondiale, da occupanti diventano
presto potenze protettrici della Repubblica Fe­
derale, collaborando sempre più alla pari, l’Un­
ione Sovietica ingerisce pesantemente, quasi
fino alla fine, nella politica della RDT. Indipen­
dentemente da quanto fossero sovrani i due
Stati tedeschi sulla carta e nella realtà: rispetto
all’unità tedesca, le quattro principali potenze
vincitrici della seconda guerra mondiale non
hanno mai rinunciato ai propri diritti.
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
Riunione del comitato centrale di concertazione al Castello di
Niederschönhausen con membri del governo Modrow, rappresentanti
della Chiesa, dei vecchi e nuovi partiti e delle organizzazioni.
Foto: Bundesregierung / Klaus Lehnartz
Immagine: Ferdinand Guiraud, Le Canard Enchaîné,
Nr. 3604, S. 1
Dresda a metà febbraio 1990. Per la prima volta si assiste a una vera
campagna elettorale nella RDT. In questo periodo la maggior parte
degli osservatori politici conta su una vittoria dei socialdemocratici.
Foto: picture alliance / Zentralbild / Ulrich Häßler
I Capi di Stato e i Ministri degli Affari Esteri degli Stati Membri della
Comunità Europea in posa per la foto di gruppo al vertice di Strasburgo
l’8 dicembre 1989. In prima fila da sinistra: Margaret Thatcher (Gran
Bretagna), Charles Haughey (Irlanda), François Mitterrand (Francia),
Felipe González (Spagna), Xenophon Zolotas (Grecia) e Helmut Kohl.
Sullo sfondo i Ministri degli Affari Esteri.
Foto: picture alliance / dpa / Rolf Haid
L’UNITÀ TEDESCA ENTRA
ALL’ORDINE DEL GIORNO
REAZIONI INTERNAZIONALI
C
on l’apertura del Muro e il crollo della
dittatura comunista, la questione dell’
unità tedesca entra nell’agenda politi­
ca. Nella sua prima dichiarazione di governo
il Primo Ministro della RDT Hans Modrow
propone d’istituire una “comunità contrattua­
le” fra i due Stati, senza ancora parlare di una
riunificazione. Il 28 novembre, al contrario,
Helmut Kohl delinea dinanzi al Bundestag un
piano in dieci punti per “ripristinare” in un fu­
turo indefinito, all’interno del processo d’in­
tegrazione europeo, “l’unità nazionale della
Germania”. Solo poche settimane più tardi
questi progetti a lungo termine sono già supe­
rati. Quando il 19 dicembre, durante una visi­
ta nella RDT, Kohl interviene a Dresda, la folla
scandisce lo slogan “Noi siamo un popolo!”. La
maggioranza dei tedeschi dell’est è stufa della
RDT. Il traguardo della riunificazione da futu­
ro diventa prossimo per Kohl. Nonostante le
iniziali resistenze, con l’abilità di uno statista
il Cancelliere seguirà le evoluzioni dall’estero.
Chi nella Germania dell’Est e dell’Ovest è cri­
tico nei confronti dell’unità tedesca attira l’at­
tenzione della stampa, ma ha poca risonanza
nella popolazione.
VIDEO
1989 – La frontiera è aperta.
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
A
“Ora può crescere insieme, ciò che è nato per stare insieme”, così l’ex Cancelliere e storico Presidente della SPD Willy Brandt il 10 novembre 1989 durante un’intervista. La foto lo mostra durante una manifestazione quella stessa
sera davanti al Municipio nel quartiere di Schöneberg a Berlino Ovest. In
primo piano il Ministro degli Affari Esteri della RFT Hans-Dietrich Genscher
e a sinistra, dietro Brandt, il Cancelliere Helmut Kohl.
L’entusiasmo accoglie i cittadini della RDT che
nei giorni dopo il 9 novembre varcano la frontiera
di Helmstedt /Marienborn.
Foto: Bundesregierung / Heiko Specht
Foto: picture alliance / dpa / N. N.
Il 17 novembre 1989 la Volkskammer approva all’unanimità la dichiarazione
del neo Primo Ministro Hans Modrow il quale, rivendicando l’irreversibilità
dei cambiamenti nella RDT, promette un socialismo rinnovato. La Repubblica Federale Tedesca e la RDT avrebbero dovuto stipulare una comunità
contrattuale a lungo termine. Ancora non si parla di riunificazione.
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1117-035 / Bernd Settnik
Il 28 novembre 1989 il Cancelliere Helmut Kohl
presenta al Bundestag il suo programma in dieci
punti: “Il cammino verso l’unità tedesca, lo
sappi-amo tutti, non si programma dal tavolo
verde o con l’agenda alla mano … Ma possiamo,
se lo vogliamo, programmare sin d’ora quelle
tappe, che porteranno al raggiungimento di quest’
obiettivo.”
Al grido di “Per il nostro Paese” gli attivisti per i
diritti civili e seguaci riformisti della SED s’impegnano per una RDT rinnovata e indipendente, che diventerà un’alternativa alla Repubblica
Federale Tedesca.
Pubblicato fra gli altri sul Neues Deutschland il 29 novembre 1989.
Foto: Bundesregierung / Engelbert Reineke
Cittadini della RDT in fila davanti alla Deutsche Bank lungo
il Kaiserdamm nel quartiere di Berlino Charlottenburg per
ritirare per dopo la caduta del Muro i 100 DM di benvenuto
nella RFT.
Helmut Kohl e Hans Modrow (al microfono) durante la cerimonia di apertura ai pedoni della Porta di
Brandeburgo il 22 dicembre 1989. A destra di Modrow
il sindaco di Berlino Walter Momper.
Foto: Bundesregierung / Klaus Lehnartz
Foto: Bundesregierung / Klaus Lehnartz
Londra, Parigi e Mosca, se non è
accolta con scetticismo, la riunifica­
zione incontra un rifiuto. Il 4 dicem­
bre Gorbaciov riceve il Ministro Federale degli
Affari Esteri Hans­Dietrich Genscher, che ri­
corda quell’occasione come “il più scortese in­
contro con il Segretario Generale”. Gorbaciov
afferma che il piano in dieci punti è “una ver­
gognosa intromissione nelle questioni interne”
della RDT sovrana. Ancor più aspre le parole del
suo Ministro degli Affari Esteri Shevardnadze:
“Neanche Hitler si è permesso una cosa del
genere.” Molti osservatori stranieri si preoccu­
pano per l’equilibrio in Europa e nei commen­
ti si evoca un “quarto Reich” che minaccia di
nascere nel cuore dell’Europa, dominando
con la sua potenza economica l’intero conti­
nente. Solo da Washington arriva il sostegno
del Presidente George Bush. Le reazioni dalla
Polonia sono sorprendentemente positive. Pur
non mettendo in dubbio il diritto all’autodeter­
minazione dei tedeschi, il Paese rivendica il di­
ritto di codecisione rispetto a ogni futuro svi­
luppo in Germania. Al contempo Varsavia
pretende il riconoscimento internazionale del
proprio confine occidentale – una decisione che
il Cancelliere Kohl, diversamente da Genscher,
vuole rimandare a dopo la riunificazione.
06
UNITÀ E
INTEGRAZIONE EUROPEA
Senza una Germania unita non potrà esserci una Polonia
sovrana – una convinzione, questa, condivisa sin dagli
anni 1970 da molti pionieri del movimento polacco di
Solidarność. Il 9 novembre 1989 il Cancelliere Kohl si
reca in visita di Stato a Varsavia. Appresa la notizia della
caduta del Muro, Kohl dichiara che l’indomani ripartirà alla volta di Berlino. La notizia mette in agitazione il
fronte polacco. Il Cancelliere promette di interrompere
solo la visita. Già l’11 novembre è di ritorno a Varsavia.
L’immagine mostra il Cancelliere durante un discorso
conviviale tenuto la sera del 9 novembre. Accanto a lui il
Primo Ministro Tadeusz Mazowiecki e il Ministro degli
Affari Esteri tedesco Genscher.
La caduta del Muro il
9 novembre 1989 suscita
la risonanza dei media
in tutto il mondo. Qui la
prima pagina del “The
Weekend Australian”
dell’11/12 novembre
1989.
Immagine: The Australian /
News Corp Australian
Foto: Bundesregierung / Arne Schambeck
L’apprendista stregone Gorbaciov lascia
che lo spirito della Germania unita con
tanto di elmo chiodato, uniforme e artigli
esca dalla lampada magica. È quanto
s’immagina un vignettista britannico nel
novembre del 1989.
Immagine: Michael Cummings, Daily Express,
15 novembre 1989
François Mitterrand il 21 dicembre 1989 in visita
dal Primo Ministro della RDT Hans Modrow a
Berlino Est. Con la sua visita lampo nella RDT, il
Presidente francese intende dar prova dell’atteggiamento scettico della Francia rispetto alla questione
della riunificazione.
Il 5 dicembre 1989 durante un incontro al Cremlino, Hans-Dietrich
Gescher omaggia Michail Gorbaciov con un libro. Il sorriso sui
loro volti inganna. A Mosca, in realtà, il Ministro degli Affari Esteri
verrà aspramente criticato per il piano in dieci punti di Kohl.
Foto: Bundesregierung / Ludwig Wegmann
Foto: picture alliance / dpa / N. N.
Manifestazione davanti
al Centro culturale della
RDT a Cracovia il 5 ottobre 1989. Sullo striscione
si legge “Solidarietà con
il Neues Forum”, “Solidarietà tedesco-polacca”,
“Via il Muro di Berlino”,
“Honecker più Stalin
uguale grande amore”,
“RDT? No, grazie”.
8 e il 9 dicembre 1989 il Cancelliere
Kohl e il Ministro Federale degli
Affari Esteri Genscher incontrano a
Strasburgo undici fra Capi di Stato e di Governo
occidentali europei. Nelle sue memorie l’ex
Cancelliere Kohl scrive di non aver mai incon­
trato un’atmosfera così gelida durante un vertice
europeo. Solo la Spagna e l’Irlanda sono convin­
ti sostenitori dell’unità tedesca. Ai loro partner
Kohl e Genscher garantiscono che la Germania
riunificata non percorrerà vie particolari, ma
continuerà ad impegnarsi in qualità di mem­
bro della Comunità Europea. Alla fine del verti­
ce, come già spesso era avvenuto, i partecipanti
ribadiscono con forza il diritto all’autodetermi­
nazione dei tedeschi. Ciononostante permango­
no ancora molte riserve. Per legare la Germania
maggiormente all’Europa, il Presidente francese
François Mitterrand accelera le trattative già in
corso per un’unione economica e monetaria
europea. Il Governo federale cede alle pressioni:
nel 1990 una conferenza dei rappresentanti dei
governi degli Stati membri avvia le consultazioni
per una nuova convenzione internazionale. Nel
1993 entra in vigore il Trattato di Maastricht,
che trasforma la Comunità Europea nell’“Uni­
one europea”. Il trattato prevede anche l’intro­
duzione di una moneta unica europea.
07
Il 28 dicembre 1989 soldati e civili armati lottano
nelle strade di Bucarest
contro i seguaci del destituito dittatore rumeno
Nicolae Ceauşescu. Lui
e sua moglie sono stati
catturati mentre tentavano di fuggire, condannati
a morte e poi fucilati il
25 dicembre 1989.
Foto: picture alliance /
dpa / N. N.
La Rivoluzione di velluto. Grande manifestazione su Piazza Wenzel a Praga a
fine novembre del 1989. Una donna rivolge una cornetta telefonica verso la
manifestazione affinché i suoi parenti in provincia apprendano delle proteste
nella capitale.
Foto: BStA, Harald Schmitt, Schmitt 04
a posto … Missione compiuta! Speriamo che duri!!” Il 14 dicembre 1989 il vignettista francese Tignous
”Tutto
(Bernard Verlhac) scherza sulle paure del Presidente francese François Mitterrand secondo cui una Germania
riunificata potrebbe voltare e spalle al processo d’integrazione europea, avvicinandosi maggiormente all’Unione
Sovietica e all’Europa dell’Est.
Immagine: Tignous (Bernard Verlhac), L’Événement du jeudi, 14. 12. 1989, S. 38
A Dublino si svolge una riunione straordinaria del Consiglio europeo durante la quale si concorda un intervento comune nei confronti
dell’unificazione tedesca e si definiscono i rapporti della Comunità
con i Paesi dell’Europa centro-orientale.
Immagine: Consiglio europeo
VIDEO
Valentin Falin sull’atteggiamento sovietico
rispetto all’unità tedesca.
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1219-034 / adn-Zentralbild / Rainer
Mittelstädt
“Gli inquietanti tedeschi”. Con questo titolo la rivista tedesca “Der
Spiegel” riassume le preoccupazioni di molti europei rispetto a una
riunificazione tedesca.
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
Immagine: SPIEGEL 51 / 1989
apertura del Muro accelera il tracol­
lo della SED. Dei 2,3 milioni d’iscrit­
ti al partito ne restano solo 285.000.
I partiti di blocco, a cominciare dalla CDU e
dalla LDPD, fino lì fedeli alla SED, si esercitano
a essere indipendenti. Il 1° dicembre il primato
della SED viene cancellato dalla Costituzione.
Nello stesso mese la SED cambia il suo nome
in “Partito del Socialismo Democratico”. Le
condizioni economiche e di approvvigiona­
mento vanno peggiorando. Sono 380.000 i sol­
dati sovietici ancora nel Paese e i membri della
SED continuano a comandare l’apparato stata­
le e gli “organismi armati”. Dal 7 dicembre in
poi, prima a Berlino Est, poi in tutta la RDT,
le forze politiche vecchie e nuove si riuniscono
attorno a un tavolo. In questo modo l’opposi­
zione spera di controllare il governo di transi­
zione di Hans Modrow, oltre alle amministra­
zioni comunali e cittadine. Si tratta soprattutto
di organizzare delle libere elezioni, varare una
costituzione democratica e abolire il Ministero
per la Sicurezza di Stato (MfS). Dal 4 dicem­
bre esponenti del movimento per i diritti civili
occupano gli uffici del MfS per evitare che i dos­
sier vadano distrutti. Il 15 gennaio, infine, con­
quistano il quartier generale del MfS a Berlino
Est – è la fine del potere della Stasi.
LE ELEZIONI PER LA VOLKSKAMMER
DELLA RDT: UN PLEBISCITO PER L‘UNITÀ
L
Congresso straordinario del partito della SED l’8/9 diicembre
1989. Gregor Gysi, eletto nuovo
presidente del partito, rilascia interviste. A dicembre la SED cambia
il suo nome in “Partito del Socialismo democratico” (PDS) che dal
4 febbraio 1990 diventerà l’unico
nome del partito postcomunista.
Foto: BArch, Immagine 183-1989-1209006 / ADN Zentralbild / Rainer Mittelstädt
Il processo di democratizzazione autonomo della RDT si
realizza all’ombra di un esercito di occupazione armato fino
ai denti: soldati del gruppo delle Forze Armate sovietiche
di stanza in Germania (GSSD) durante un addestramento al
combattimento in una caserma a Berlino Est.
Foto, undatiert, 1990: picture alliance / dpa-Zentralbild / Paul Glaser
Già a partire dal 4 dicembre 1989 gli attivisti per i diritti
civili occupano la sede dell’MfS del distretto di Lipsia
per impedire che altri dossier vengano distrutti.
Foto: picture alliance / akg-images / Purkiss Archive / N. N.
Il 5 febbraio 1990 otto attivisti del movimento per i diritti
civili entrano a far parte del governo Modrow come Ministri senza portafoglio per migliorare, fino alle elezioni
della Volkskammer,la collaborazione fra il tavolo di concertazione e il governo. Da sinistra: Sebastian Pflugbeil,
Neues Forum, Rainer Eppelmann, Demokratischer Auf
Aufbruch, Walter Romberg, SPD, Tatjana Böhm, Unabhängiger Frauenverband, Klaus Schlüter, Grüne Liga, Matthias
Platzeck, Grüne Partei, Gerd Poppe, Initiative Frieden und
Menschenrechte, Wolfgang Ullmann, Demokratie Jetzt.
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0205-019/adn-Zentralbild/Gabriele Senft
Una casa occupata nella Schönhauser Allee a Berlino Est
fotografata a gennaio del 1990. Nei mesi successivi alla
caduta del Muro ovunque fioriscono utopie e si provano
nuovi progetti di vita.
Foto: picture alliance / Zentralbild / Manfred Uhlenhut
e proiezioni di domenica 18 marzo
destano sensazione: alle prime libere
elezioni per la Volkskammer della RDT
il 48 % degli elettori vota per l’“Alleanza per la
Germania”, assegnando un 41 % dei voti alla
CDU orientale, un 6 % alla Deutsche Soziale
Union (DSU) e l’1 % al Demokratischer Auf­
bruch (DA). I partiti e le alleanze del movimen­
to per i diritti civili si aggiudicano solo il 27 %
dei voti, 22 % dei quali vanno alla SPD, data
inizialmente per vincente. I liberali ottengono
il 5 %, mentre il PDS, partito erede della SED,
contrario alla riunificazione, raccoglie il 16 %
dei voti. A determinare i risultati è la posizione
dei partiti rispetto alla riunificazione. Benché
anche la SPD e le coalizioni elettorali del movi­
mento per i diritti civili si fossero espresse a
favore, l’Alleanza per la Germania aveva con­
vinto l’elettorato con la sua promessa di rag­
giungere quest’obiettivo in modo rapido e di­
retto. Al contempo poteva vantare l’appoggio
del governo Kohl, che per molti tedeschi dell’
est era sinonimo di aiuti materiali. Il 12 aprile
1990, guidata dal Primo Ministro Lothar de
Maizière (CDU), nasce una grande coalizione
formata dall’Alleanza, dalla SPD e dai liberali.
Il 24 novembre 1989 il Cancelliere Helmut Kohl accoglie alcuni
rappresentanti del gruppo d’opposizione della RDT Demokratischer Aufbruch nella Cancelleria federale. Da sinistra: Rainer
Eppelmann, Helmut Kohl, Wolfgang Schnur, presidente del
gruppo, smascherato a marzo del 1990 come collaboratore della
Stasi e Rudolf Seiters, capo della cancelleria.
08
Sostenitori di sinistra dei Grünen, fra cui anche Jutta Ditfurth
(quinta da sinistra), manifestano il 12 maggio 1990 a Francoforte contro la riunificazione. La protesta si concluderà con violenti
scontri fra la polizia e i manifestanti.
Immagine: SPIEGEL 20 / 1990
Foto: picture alliance / dpa / N. N.
VIDEO
Hans-Jürgen Sievers: moderatore al tavolo
di concertazione a Lipsia.
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
Grafica: atelier hauer + dörfler, Berlin
Il 23 gennaio 1990 degli operai smontano
l’emblema della SED, alto quasi cinque
metri, dalla facciata della sede centrale
del partito sul Werderscher Markt (oggi
sede del Ministero Federale degli Affari
Esteri) a Berlino Est.
L’11 gennaio 1990, in seguito alle divergenze d’opinione fra il governo
Modrow e il tavolo di concertazione, gli operai edili di Berlino Est scendono in piazza a manifestare.
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild / Paul Glaser
Foto: picture alliance / dpa / N. N.
Fonte: Gedächtnis der Nation | youtube.com
09
Jens Reich (con le braccia alzate) il 28 gennaio 1990 nell’
Accademia delle Arti di Berlino Est. Al secondo giorno della
conferenza istitutiva del Neues Forum si discute animatamente se il Forum debba restare un movimento di cittadini
oppure diventare un partito.
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0312-021 / adn-Zentralbild / N. N.
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0412-019 / adn-Zentralbild / Klaus Oberst
10
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
Già nel 1990 su iniziativa di Manfred Sellmayer il Ginnasio Schiller di Münster incontra a Katowice, in Polonia, una
classe del IV Liceo. Dall’incontro nascerà un partenariato scolastico tedesco-polacco che dal 2010 verrà portato avanti
con il I Liceo di Lublino. Nell’ambito dei due incontri annuali, i partecipanti allo scambio fanno numerose esperienze,
imparano a conoscere il Paese vicino e stringono nuovi rapporti personali.
Sabato pomeriggio dell’11 novembre 1989, due giorni dopo l’apertura della frontiera.
Il traffico del rientro nella RDT al varco di frontiera Wartha/ Herleshausen.
Foto: Bundesregierung / Heiko Specht
Scheda elettorale per il collegio elettorale I
(Berlino) alle elezioni per la Volkskammer.
Il 12 aprile 1990 Rainer Eppelmann, Markus Meckel, Lothar de Maizière,
Hans-Wilhelm Ebeling e Rainer Ortleb (da sinistra a destra) sottoscrivono l’accordo sulla coalizione.
VIDEO
Le prime libere elezioni nella RDT.
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
Il varco di frontiera di Helmstedt/Marienborn nei giorni dopo la caduta del Muro nel novembre del 1989.
Elezioni per la Volkskammer il 18 marzo 1990. Code davanti a
un seggio elettorale nel comune di Neuhaus, distretto di Gegenow.
In tutta la RDT la partecipazione al voto sarà del 93%.
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
Foto: picture alliance / akg-images / N. N.
Alle elezioni il partito politico Bündnis 90
(Alleanza 90), di cui fanno parte anche il
Neues Forum, Demokratie Jetzt e l’Iniziativa
per la pace e i diritti umani, sceglie di allestire
il proprio quartier generale nella Casa della
democrazia sulla Friedrichstraße a Berlino
Est. Al telefono Jens Reich (NF).
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0318-022 / adn-Zentralbild / Ralf Pätzold
Nel Palazzo della Repubblica a Berlino Est giornalisti e
demoscopi seguono le elezioni per la Volkskammer.
Il tema dell’appartenenza della Germania unita
all’Alleanza atlantica è oggetto di controversia
durante il primo semestre del 1990 e necessita di
un accordo fra le principali quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. A questo
fa riferimento la copertina della rivista tedesca
“Der Spiegel” in un numero del maggio 1990.
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0303-023 / adn-Zentralbild / Heinz Hirndorf
Foto del 28 febbraio 1990: BArch, Immagine 183-19900228-021 / adn-Zentralbild / Thomas Uhlemann
Manifestazione elettorale dell’Allianz für Deutschland il 6 marzo
1990 a Magdeburgo.
Foto: Bundesregierung / Klaus Lehnartz
Foto: Bundesregierung / Klaus Lehnartz
VIDEO
Intervista a Hans-Dietrich Genscher sulle
posizioni della Francia e della Gran Bretagna.
Willy Brandt (il secondo da destra) parla durante una manifestazione elettorale della SPD sulla Piazza del Duomo a Erfurt il
3 marzo 1990. Alla sua destra, il Presidente della SPD orientale
Ibrahim Böhme, accusato in quello stesso mese per la prima
volta di collaborare con la Stasi.
Foto: Bundesregierung / Lothar Schack
Immagine: Commissione europea
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
IL CAMMINO VERSO L’UNITÀ TEDESCA
L’
Il simbolo dell’euro secondo gli standard
ISO. Le due linee parallele devono sottolineare la stabilità della moneta.
Foto: Sławomir Błażewicz /
Archivio: Wojciech Pięciak
Il Cancelliere Kohl durante un discorso sulla Piazza del
Vecchio Mercato di Dresda il 19 dicembre 1989.
L’AUTODEMOCRATIZZAZIONE DELLA RDT
L’
Foto: picture alliance / Zentralbild / Erich Mehrl
Foto, 2006: Manfred Sellmayer / Schillergymnasium Münster
Domenica 1° luglio 1990. Il giorno dell’unione monetaria. Dalla mezzanotte il
marco orientale non è più mezzo di pagamento. In tutta la RDT, proprio come
qui a Berlino Est, le banche e le casse di risparmio sono aperte.
Foto: picture alliance / Zentralbild
L’ORA DELLA DIPLOMAZIA:
I NEGOZIATI “DUE PIÙ QUATTRO”
UNIONE ECONOMICA,
MONETARIA E SOCIALE
L
e discussioni a livello internazionale
per definire le condizioni della riunifi­
cazione sono accese. Il 10 febbraio Gor­
baciov approva sostanzialmente la riunificazio­
ne. Tre giorni più tardi, al margine di una
conferenza dei Ministri degli Affari Esteri dei
Paesi membri della Nato e del Patto di Varsavia a
Ottawa, ci si accorda che a condurre le trattative
sull’unificazione saranno i due Stati tedeschi as­
sieme alle quattro principali potenze vincitrici
della seconda guerra mondiale. Le rivendicazio­
ni degli altri Stati per sedersi al tavolo delle trat­
tative vengono respinte. Durante i quattro col­
loqui condotti fra i “due più quattro” da maggio
a settembre si discute del processo e delle con­
seguenze della riunificazione: l’appartenenza
della Repubblica Federale Tedesca alla NATO
verrà estesa anche alla Germania orientale?
Come si concilierà l’adesione con la presenza di
truppe sovietiche? A che condizioni queste ulti­
me verranno ritirate? Se per le potenze occiden­
tali la permanenza della Germania nella NATO
è una condizione indispensabile, l’allargamento
a est fino al confine polacco rende il tutto inac­
cettabile per Mosca. A condurre i negoziati per
la Germania Ovest viene chiamato il Ministro
Federale degli Affari Esteri Genscher, mentre
la RDT sarà rappresentata da Markus Meckel
pastore protestante e attivista del movimento
per i diritti civili, che nell’autunno del 1989
aveva rifondato la democrazia sociale della
Germania orientale.
VIDEO
Hans-Dietrich Genscher sui negoziati con
i soviet nel 1990.
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
SOLIDARIETÀ NELLO SPIRITO
DI UNA GERMANIA UNITA
I
Incontro dei 23 Stati membri della NATO e del Patto di Varsavia in occasione della Conferenza Open Skies
(Cieli aperti) a febbraio del 1990 a Ottawa (Canada). A margine della conferenza i Ministri degli Affari Esteri
della RFT, della RDT e delle quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale conducono dei colloqui sull’unità tedesca.
Il Ministro degli Affari Esteri della RFT Hans-Dietrich Genscher
(sinistra) e il suo omologo della RDT Markus Meckel durante i colloqui
“due più quattro” sull’unità tedesca a Berlino Est.
Foto: Bundesregierung / Christian Stutterheim
Foto: Bundesregierung / Arne Schambeck
Inizio dei colloqui “due più quattro” nella Weltsaal del
Ministero degli Affari Esteri a Bonn il 5 maggio 1990.
Secondo round dei colloqui “due più quattro” nel castello di
Niederschönhausen a Berlino Est il 22 giugno 1990. Da sinistra
a destra: Roland Dumas (Francia), Genscher (Repubblica federale tedesca), James A. Baker (USA), Meckel (RDT), Eduard
Schewardnadse (URSS) e Douglas Hurd (Gran Bretagna).
Photo: Federal Government / Engelbert Reineke
Photo: Federal Government / Christian Stutterheim
Le potenze vincitrici.
Vignetta: Klaus Stuttmann, 1990
Al terzo round dei colloqui “due
più quattro” il 17 luglio 1990 a
Parigi parteciperà in parte anche
il Ministro degli Affari Esteri
polacco Krzysztof Skubiszewski.
La sicurezza dei confini con la
Polonia è uno dei temi del negoziato. Da sinistra: i Ministri degli
Affari Esteri Genscher, Baker,
Skubiszewski, Dumas, Shevardnadze, Hurd e Meckel.
Foto: Bundesregierung / Engelbert
Reineke
l governo de Maizière deve affrontare
grandi sfide, a cominciare dal suo incarico
elettorale: realizzare rapidamente e respon­
sabilmente la riunificazione. Al contempo bi­
sogna far avanzare le riforme politiche nel
Paese e stabilizzare la situazione di approvvi­
gionamento. L’unione di due Stati costituzio­
nalmente così diversi richiede una prepara­
zione non indifferente. Ma per Berlino Est e
Bonn il tempo stringe: tutti i giorni sono due­
mila i tedeschi dell’est che fanno le valige per
trasferirsi all’ovest, dove le possibilità di acco­
glienza sono ormai insufficienti. D’altra par­
te i vuoti venutisi a creare nella RDT con il
trasferimento di 550.000 cittadini dall’estate
del 1989 non si possono più colmare. I tedeschi
dell’est sono sempre più impazienti: scendono
in piazza scandendo lo slogan “Se il marco occi­
dentale arriva, rimaniamo, altrimenti da lui ce
ne andiamo!”. Il 1° luglio entra in vigore l’Unione
economica, monetaria e sociale, già approvata
in linea di principio il 18 maggio. Quella stessa
notte, oltre al marco occidentale, fa il suo in­
gresso ufficiale fra l’Elba e la Oder anche l’eco­
nomia di mercato. I beni di Stato della RDT
saranno affidati alla Treuhandanstalt (l’Ente
per la privatizzazione) istituita su decisione del
governo Modrow.
Nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio, per congedarsi dal marco orientale, in molti festeggiano nei
pub della RDT. Qui un’immagine del club “Gérard Philipe” a Berlino Est.
Foto: picture alliance / ZB / Manfred Uhlenhut
Foto: Bundesregierung / Engelbert Reineke
Manifestanti di Lipsia rivendicano a febbraio del 1990 un
equo cambio dei loro risparmi nell’ambito della programmata unione monetaria.
Foto: picture alliance / dpa / Wolfgang Weihs
Benessere in pericolo? La rivista
“Der Spiegel” il 22 gennaio 1990.
Immagine: SPIEGEL 4 / 1990
Il Ministro Federale delle Finanze Theo Waigel (destra) e il suo collega della RDT
Walter Romberg sottoscrivono il 18 maggio 1990 nel Palais Schaumburg a Bonn il
Trattato sull’Unione economica, monetaria e sociale.
Foto: Bundesregierung / Arne Schambeck
Il 6 luglio 1990 sull’Alexanderplatz
a Berlino Est un commerciante vende dell’ananas. La carenza di frutta
esotica era all’ordine del giorno nella
RDT.
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild
I primi di agosto del 1990, un venditore ambulante vende salsicce della
Germania occidentale a Cottbus.
Il desiderio per i prodotti della RFT
accelererà il crollo dell’economia
della RDT.
11
Il Ministro degli Affari Esteri della RFT Genscher (sinistra) e il suo omologo polacco Skubiszewski rilasciano
una breve dichiarazione alla stampa davanti alla residenza parigina dell’ambasciatore polacco.
Foto: Bundesregierung / Engelbert Reineke
L
VIDEO
Arriva la D-Mark!
LA NUOVA LIBERTÀ:
SENZA VISTO FINO ALLE HAWAI
A
Il Cancelliere Kohl (destra) e il Primo Ministro Hans Modrow il 13 febbraio 1990
a Bonn: si concorda sull’obiettivo della riunificazione e si decide di istituire una
commissione per un’unione economica e monetaria fra le due Germanie. Diversi i
punti di vista sull’appartenenza all’Alleanza atlantica. Bonn respinge inoltre l’idea
di concedere alla RDT aiuti immediati per un valore di 15 miliardi di DM.
Domenica 1° luglio 1990: milioni di DM ammucchiati sul tavolo poco prima dell’
apertura delle casse in una filiale della Stadtsparkasse Leipzig.
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0701-009 / adn-Zentralbild / Waltraud Grubitzsch
Fonte: Gedächtnis der Nation | ZDF | youtube.com
12
Foto: picture alliance / Zentralbild
D
16
gennaio del 1990 i sondaggi danno
il 70 % dei tedeschi dell’ovest a favo­
re della riunificazione. Quella stes­
sa prima
primavera la percentuale sale all’85 % nella
Germania orientale. Sia a est che a ovest la gente
si mette in moto per andare a conoscere l’altra
parte della Germania. La curiostià e la gioia di
rivedersi sono grandi. La solidarietà non si limi­
ta a quei 100 DM di benvenuto che dopo la cadu­
ta del Muro faciliteranno ai cittadini della RDT
la scoperta dell’ovest. I Bundesländer, i comu­
ni, i partiti, le unioni, le associazioni e numero­
si cittadini privati fondano dei partenariati. Le
chiese dimostrano la propria solidarietà in tutta
la Germania. Tutti contribuiscono alla trasfor­
mazione democratica e al rilancio economico
con fondi, personale e competenze. Espressioni
come “Besser­Wessis”
­­Wessis” (i tedeschi dell’ovest che
sanno tutto e meglio) o “Jammer­Ossis” (i te­
deschi dell’est che si lamentano sempre) non
esistono ancora. Nonostante taluni moniti e lo
scetticismo, in molti attendono quei “paesaggi
fioriti” promessi dal Cancelliere Kohl. Tanti
tedeschi dell’est possono finalmente realizzare
sogni a lungo coltivati: fanno piazza pulita delle
automobili in vendita sul mercato dell’usato e
persino i cetrioli sott’aceto, la senape, il latte o
la farina della Germania occidentale sembrano
inizialmente più buoni dei prodotti locali, che
finiscono fra le giacenze di magazzino.
VIDEO
Herbert Schmalstieg: il partenariato fra
Hannover e Lipsia.
Fonte: Gedächtnis der Nation | youtube.com
A gennaio del 1990 l’associazione Hartmannbund dona forniture mediche urgentemente necessarie all’ospedale di Dresden-Friedrichstadt.
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild / Ulrich Haessler
Foto: picture alliance / Georg Spring
Primavera del 1990 sul Brocken, la più alta vetta delle
montagne dell’Harz: due escursionisti camminano
lungo quella “linea della morte” che un tempo segnava
il confine interno tedesco. Dal 1961 al 1989 era vietato
accedere alla montagna.
Il congedo della Trabant. Prima della caduta del Muro i tempi di
consegna per una nuova autovettura del marchio Trabant potevano essere di 17 anni. Berlino Est, l’11 luglio 1990.
Foto: picture alliance / dpa / Peter Kneffel
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild / Thomas Uhlemann
A febbraio del 1990 una lunga fila di autobus parcheggia davanti alla Semperoper di
Dresda. Sempre più i turisti dalla Germania
occidentale vengono a visitare la città.
Foto: picture alliance / dpaZentralbild / Ulrich Hässler
Tratti caratteristici dei tedeschi dell’ovest e dell’est – 1990
Da punto di vista dei tedeschi dell’est (1990)
“Vale piuttosto …
… per i tedeschi dell’ovest”
Diligente
Colto
Xenofobo
Ambizioso
Nazionalista
Irrispettoso
Egoista
Tollerante
Democratico
Critico
Borghesuccio, piccolo borghese
Solidale
Smanioso di mettersi in luce
Impegnato politicamente
Presuntuoso
Sicuro di sé
Sottomesso all’autorità
Consumista
Facilmente influenzabile
Deciso
Valori percentuali
Popolazione tedesca orientale sopra i 18 anni
1990: 952 intervistati
Immagine: infratest
Nessuna differenza
Tratti caratteristici dei tedeschi dell’ovest e dell’est – 1990
17
www.facebook.com / BundesstiftungAufarbeitung
www.facebook.com / AuswaertigesAmt
L
Subito dopo la caduta del Muro l’emittente radiofonica britannica BBC invita due donne della Germania orientale a Londra.
In programma anche la visita in un centro commerciale di
lusso. Sottobraccio al portiere, le signore sfoggiano le enormi
buste con i loro acquisti.
A marzo del 1990 una Trabant viaggia da Lobenstein verso
la Baviera. Un cartello fatto a mano posto ai limiti della
strada indica che mancano ancora sei chilometri. Un altro
cartello annuncia: “Grüß Gott, Hof, stiamo arrivando”.
L’immagine, frutto di una messa in scena della propaganda nazista, deve rappresentare la marcia tedesca
sulla Polonia il 1° settembre del 1939, con cui inizierà
la seconda guerra mondiale. Già la campagna militare
in Polonia ha il sapore di una guerra di annientamento razzista. Oltre sei milioni di polacchi, metà dei
quali ebrei, vittime dell’Olocausto, perderanno la vita
durante l’occupazione tedesca.
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild / Werner Schulze
Foto: BArch, Immagine 183-51909-0003 / Hans Sönnke
Foto del 14 novembre 1989: picture alliance / London Express
Alle qualificazioni per i Mondiali, il 15 novembre
la nazionale di calcio della RDT incontra a Vienna
la nazionale austriaca. I supporter della Germania
orientale inneggiano la propria squadra e festeggiano la ritrovata libertà di viaggiare.
Foto: picture alliance / epa
Il 3 aprile 1990 dall’aeroporto di Berlino- Schönefeld
decolla il primo Charter che
porterà i turisti della RDT via
Dresda fino a Maiorca.
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild / Matthias Hiek
Da punto di vista dei tedeschi dell’ovest (1990)
… per i tedeschi dell’est”
“Vale piuttosto …
… per i tedeschi dell’ovest”
Colto
Borghesuccio, piccolo borghese
Tollerante
Solidale
Nazionalista
Xenofobo
Irrispettoso
Egoista
Diligente
Impegnato politicamente
Democratico
Smanioso di mettersi in luce
Critico
Ambizioso
Facilmente influenzabile
Deciso
Sicuro di sé
Presuntuoso
Sottomesso all’autorità
Consumista
Valori percentuali
West German population aged 18+
1990: 1938 respondents
Immagine: infratest
Nessuna differenza
… per i tedeschi dell’est”
13
La Germania è Campione del mondo. L’8 luglio 1990 allo
Stadio Olimpico di Roma Jürgen Kohler e Guido Buchwald
festeggiano la vittoria della coppa del mondo. Benché la
nazionale sia composta solo da giocatori occidentali, tutta la
Germania festeggia la vittoria del titolo mondiale.
Foto: picture-alliance / Lacy Perenyi
3
Seguiteci sui social network:
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N
Agli inizi del 1990, in un paesino del Land Meclemburgo-Pomerania occidentale, il pensionato Josef P. offre a tutti i cittadini in viaggio un pernottamento gratuito in cambio di una serata
in compagnia.
ell’autunno del 1989 gli striscioni
proclamano “Senza visto fino alle
Hawai”. Al più tardi dall’estate del
1990 molti cittadini della RDT possono con­
cedersi una vacanza all’ovest. In pochi arrive­
ranno fino alle Hawai – le mete predilette sa­
ranno piuttosto la brughiera di Luneburgo o le
Alpi bavaresi. Altri usano la D­Mark per anda­
re in pullman a Parigi, Londra o Roma. Non
è più l’autorità centrale, bensì l’intraprenden­
za del singolo e il suo conto in banca a decreta­
re quanto vasto sia il mondo. Con 400 DM si
può viaggiare dieci giorni in pullman fino alla
Costa del Sol. Il 3 aprile il primo charter della
Interflug, con a bordo 90 cittadini della RDT,
atterra sull’isola di Maiorca e viene accolto dal
Ministro del Turismo delle isole Baleari. Nel
1989 Società per la lingua tedesca sceglie la
“libertà di viaggiare” come “parola dell’anno”.
Mentre d’estate le case vacanza lungo la costa
orientale del Baltico restano sfitte, oltre 1000
agenzie viaggi aperte fino a quel momento si
contendono i clienti. Questo perché i tedeschi
dell’est non ne possono più dell’Ente per il
turismo del sindacato della RDT, che fino al­
la caduta del Muro era stata per lo più l’unica
agenzia viaggi della Repubblica Democratica. Il
suo tentativo di salvarsi nell’economia di mer­
cato finirà ben presto in bancarotta.
VIDEO
Rainer Ulbricht: Viaggiare dopo
la caduta del Muro.
Fonte: Gedächtnis der Nation | youtube.com
Due “mondi” in un’unica casa. Mentre gli uni vogliono traslocare e risanare gli appartamenti fatiscenti
al civico 182 della Brunnenstraße, gli altri vogliono
viaggiare in Paesi lontani. Qui un’immagine scattata
il 6 aprile 1990.
Foto: BArch, Immagine 183-1990-0406-313 / adn-Zentralbild /
Andreas Altwein
Una panoramica della desolata spiaggia di Heiligendamm, sul
Baltico, scattata a settembre del 1990.
Foto: picture alliance / dpa-Zentralbild / Erich Mehrl
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Foto del 1° settembre 1987: BArch, Immagine 183-1987-0901-009 /
adn-Zentralbild / Jürgen Sindermann
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Il 14 novembre 1990 a Varsavia, alla presenza del Primo Ministro polacco Tadeusz Mazowiecki (in piedi a destra accanto
a Genscher) il Ministro degli Affari Esteri della RFT HansDietrich Genscher (sinistra) sottoscrive con il suo omologo
polacco Krzysztof Skubiszewski il “Trattato tra la Repubblica
Federale Tedesca e la Repubblica di Polonia sul riconoscimento del confine tra i due Paesi”.
Il “Neptun” – un hotel di lusso a Rostock-Warnemünde.
Fino al 1989 solo pochi cittadini della RDT possono avere
la fortuna di soggiornare in una delle camere.
Foto: Bundesregierung / Engelbert Reineke
Piloni di confine sull’isola di Usedom lungo la frontiera interna europea fra la Germania e la Polonia. Immagine scattata il
4 giugno 2014 a Ahlbeck (Meclemburgo-Pomerania occidentale). Con il Trattato di Schengen vengono meno i controlli alle
frontiere fra 26 Stati europei.
Foto: picture alliance / dpa / Stefan Sauer
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Berlino nell’estate del 2009, vent’anni dopo le
rivoluzioni pacifiche: con uno striscione lungo
66 metri e alto 18, la Polo
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