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NEWSLETTER 18-2016
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Biologico…e non solo!
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NOTIZIE DALL’EUROPA, DAL MONDO
E… DAL TAMISO
Questa settimana parliamo di:

EL TAMISO BIOTOUR 2016,
 EL TAMISO… CERCA CASA!!!

Giustizia, Costituzione e corruzione,
o Agricoltura e informazione in TV,
 Rifiuti alimentari e controllo del clima,
 Appello: l’ultimo oceano,
 TTIP Leaks: i rischi per clima,
sicurezza dei consumatori,
o Prodotti TTIPici,
ambiente
e

Gli amici sono antidolorifici naturali!,
o Animali e uomo: immagini shock!!,
 Grani antichi siciliani contro le multinazionali dei semi,
 Meditazione con i bambini,
o Africa: discarica di rifiuti elettronici,
 L’inquinamento degli oceani viaggia
veloce,

Alimenti e forno a microonde,
o Solo la crisi ci può salvare,
 Forchettate letali...,
 Il petrolio non sfama più il Venezuela,
o Contaminazione da PFAS,
 La Variante grigio-cemento,

Il golpe delle multinazionali,
o Lettera alle mie amiche…,
 Saremo salvati dai fichi,
 Olio di palma: cancerogeno ?,
o Semi di albicocca,
 Francia: NO ciliegie contaminate,

L’Agenda della Salute di maggio
Buona lettura!!!
MARTEDÌ 10 MAGGIO
"RISI, BISI E... ALTRI
LEGUMI"
Cena celebrativa di legumi e
proteine vegetali
Oramai ci siamo!!! Il terzo
appuntamento de “El Tamiso Biotour 2016” è martedì 10 maggio, alle ore
20:00, nuova tappa della nostra rassegna biologica-turistica-gastronomica.
Piselli, fagioli, ceci, lenticchie... sono i legumi, fonte preziosa di proteine e sali
minerali, come ferro e calcio che, abbinati ai cereali integrali, formano un piatto
completo dal punto di vista degli aminoacidi necessari al corretto funzionamento
del nostro organismo.
Guidati nella spiegazione da Andrea Giubilato - dell’Azienda Agricola Madre Terra
di S. Maria di Sala (VE) - accompagnati dai gustosi piatti dell'Osteria di Fuori Porta,
scopriremo le loro proprietà e caratteristiche e le ricette di una volta durante la
cena intitolata “RISI, BISI E... ALTRI LEGUMI”
Questo il menu che verrà proposto dai cuochi dell'Osteria
di Fuori Porta:
Insalatina mista con fave, fragole e caprino;
 Crema tiepida di fagioli cannellini con cuore di
piselli e pomodoro;
 Timballo di riso con piselli, cipollotto e scamorza;
 Crocchette di miglio e lenticchie all'aglio orsino
con salsa allo yoghurt;
 Clafoutis agli asparagi e morbidello di capra;
 Dessert.
Ricordiamo che il 2016 è stato dichiarato, dall'Assemblea Generale
delle Nazioni Unite, Anno internazionale dei Legumi. Questo
perché i legumi promuovono un’agricoltura sostenibile e
contribuiscono alla riduzione del cambiamento climatico: le loro
proprietà di fissaggio dell’azoto nel suolo migliorano la fertilità dei
terreni e riducono le emissioni di CO2 nell’atmosfera.
§§§
Il costo della serata è di € 25 a persona, inclusi acqua e vino della
casa.
Per info e prenotazioni: fono: 049 616899 -- mail: [email protected]
**scarica QUI la locandina della serata**
Vuoi conoscere anche gli altri appuntamenti?
Scarica QUI il programma completo con tutte le date previste
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EL TAMISO CERCA CASA…E BOTTEGA:
AL VIA UN CONCORSO DI IDEE
La nostra Cooperativa ha in progetto l’apertura di
un punto vendita al dettaglio nel comune di
Padova.
L’idea è quella di ampliare la rete di vendita,
creando un punto di contatto con il consumatore
che ci permetta di raccontare le storie dei prodotti e di chi li ha fatti.
Ma anche di affiancare alla vendita occasioni di socialità e approfondimento dei
valori che da sempre contraddistinguono il nostro lavoro.
Ma non vogliamo fare tutto da soli, e abbiamo così pensato di
coinvolgere amici, clienti e chiunque sia interessato al nostro
progetto, attraverso il lancio di un CONCORSO DI IDEE finalizzato
alla selezione delle migliori proposte imprenditoriali, innovative e
sostenibili.
A partire dal 1° maggio 2016 chiunque potrà partecipare, secondo
le modalità descritte nel BANDO DI CONCORSO, inviando in forma
scritta e grafica (foto, disegni, video, altro) un’idea originale
rispetto a un punto vendita della nostra cooperativa agricola biologica.
Le tre proposte progettuali ritenute migliori verranno premiate con un PREMIO
IN DENARO. Il termine di presentazione delle proposte è stabilito entro le ore
12 di venerdì 29 luglio 2016.
Per ogni altra informazione consulta l’APPOSITA PAGINA DEL NOSTRO SITO
e…passa parola!
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Giustizia, Scarpinato: “La corruzione è
Costituzione:
servono
le
leggi
dell’antimafia”
(da MicroMega di Repubblica.it – aprile 2016)
§§§
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Agricoltura e alimentazione in TV, tanta
informazione, molta confusione
(da Bio@gricoltura Notizie di AIAB – maggio 2016)
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LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI ALIMENTARI È UNA NECESSITÀ PER
LIMITARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI
La riduzione dello spreco alimentare e un diverso stile a
tavola contribuiscono a ridurre le emissioni di gas a effetto
serra e a migliorare la situazione per limitare i
cambiamenti climatici. Ridurre lo spreco è fondamentale,
perché nel 2010 le emissioni di CO2 dovute all’agricoltura
rappresentavano oltre il 20%.
Secondo uno studio condotto da ricercatori del
tedesco Potsdam Institute for Climate Impact
Research, pubblicato dalla rivista Environmental
Science & Technology, nel 2010 la disponibilità di cibo era del 20% maggiore rispetto a
quanto necessario su scala mondiale (tanto che negli ultimi 50 anni la quantità media di
calorie giornaliere è passata da 2.300 kcal a 2.400 kcal, e il surplus alimentare globale è
passato da 310 a 510 kcal giornaliere per persona). Allo stesso modo, le emissioni di gas
a effetto serra collegate sono cresciute di oltre il 300%.
Lo studio stima che nel 2050, quando la popolazione mondiale sarà composta da nove
miliardi di individi, il surplus alimentare potrà raggiungere le 850 kcal giornaliere, mentre
il fabbisogno globale di cibo aumenterà tra il 2% e il 20%. Come conseguenza di un
maggior consumo di carne da parte dei paesi emergenti, come Cina e India, le emissioni
di gas serra del settore agricolo lieviteranno dalle attuali 0,5 gigatonnellate di CO2 annue
a una cifra compresa tra 1,9 e 2,5. Secondo gli autori evitando il surplus e il conseguente
spreco di alimenti si avrebbe la possibilità di ridurre gli impatti ambientali dell’agricoltura,
risparmiare le risorse utilizzate nella produzione di cibo e migliorare la sicurezza alimentare
a livello locale, regionale e globale.
(da Il Fatto Alimentare – aprile 2016)
L’ULTIMO OCEANO
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Cari amici,
Esiste un mare quasi completamente incontaminato sulla Terra. Una specie di paradiso
dove enormi balene, pinguini e seppie misteriose nuotano ancora liberamente. Un paradiso
grande quanto Italia, Francia e Germania messe assieme che però rischiamo di perdere
per sempre. I cacciatori hanno già massacrato migliaia delle balene nel Mare di Ross, in
Antartide, e ora enormi flotte per la pesca industriale stanno per invaderlo.
C’è un’unica possibilità: che 24 Paesi trovino un accordo per trasformarlo nella più grande
area marina protetta del mondo. E 23 sono già d’accordo. Ne manca 1 soltanto. Per ora. La
Russia. E sembra incredibile ma abbiamo un’enorme possibilità per convincerli: un gruppo
di esperti di oceani sta per incontrare i più importanti consiglieri di Putin e gli
consegneranno direttamente il nostro appello!
Per anni, l’Oceano Antartico è stato protetto dal
suo isolamento. Ora però dopo aver svuotato
gran parte dei nostri mari i grandi pescherecci
industriali stanno puntando su questo oceano
incontaminato.
La creazione di questo santuario marino
salverebbe dalla devastazione della pesca
intensiva 1 milione e 300mila chilometri
quadrati di mare. Sarebbe un evento senza
precedenti.
La nostra comunità ha già contribuito alla creazione di due enormi oasi marine e oggi
sappiamo che anche in mare, come sulla terra, i parchi naturali possono rigenerare la vita
se i governi si impegnano per farli rispettare. E finalmente abbiamo l’occasione giusta.
Dopo che si erano opposte per anni ora anche Cina e Nuova Zelanda sono a favore della
tutela del Mare di Ross. Manca solo un Paese: lanciamo una campagna di massa per
chiedere alla Russia di sostenere subito il progetto della più grande riserva marina del
mondo.
FIRMA QUI LA PETIZIONE!
Difendere gli oceani è sempre stata una priorità di Avaaz. Per il clima, per la sopravvivenza
di migliaia di specie. E anche per qualcosa di più profondo. Gli oceani coprono due terzi del
Pianeta e sono indispensabili per la vita sulla Terra. L’Antartide è un esempio di come le
nazioni possono lavorare insieme per la tutela dell’ambiente e questa è la nostra occasione
per estendere quella tutela al mare di ghiaccio che la circonda.
Con speranza e determinazione,
Nataliya, Alex, Christoph, Mélanie, Alice, Ricken, Lisa, Fatima e tutto il team di Avaaz
(da Avaaz.org – maggio 2016)
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TTIP LEAKS: ECCO QUALI
SONO I RISCHI PER CLIMA,
AMBIENTE E SICUREZZA DEI
CONSUMATORI
TTIP, quali sono i rischi del trattato
commerciale tra Stati Uniti e Unione
Europea? L’accordo sta avvenendo in
segreto, una procedura che non
permette ai cittadini di essere informati
su ciò che sta accadendo e che potrebbe mettere a rischio il futuro dell’economia, della
società e del pianeta.
Ecco però che Greenpeace Olanda è riuscita a pubblicare online parte dei testi dei
negoziati dell’accordo sul sito web TTIP Leaks, con l’obiettivo di promuovere un dibattito
informato su un trattato di cui si discute troppo poco e che riguarda quasi un miliardo di
persone tra Europa e Usa.
“È ora di far luce sul TTIP. Con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi
acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica. Questi
documenti svelano che la società civile aveva ragione a essere preoccupata. Fermiamo i
negoziati e cominciamo a discuterne pubblicamente” - ha dichiarato Federica Ferrario,
di Greenpeace Italia. “Sapevamo che la posizione dell'UE non era bella, ora possiamo
vedere che la posizione degli Stati Uniti è addirittura peggio.
Un compromesso tra i due sarebbe inaccettabile”. Secondo Greenpeace nel TTIP esistono 4
aspetti davvero preoccupanti dal punto di vista della tutela dell’ambiente e dei
consumatori.
1) Tutele ambientali acquisite da tempo sembra siano sparite
Nessuno dei capitoli che Greenpeace ha visionato fa alcun riferimento alla regola
delle Eccezioni Generali (General Exceptions). Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa,
compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World
Trade Organization (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il
Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio per proteggere la vita o la
salute umana, animale o delle piante” o per la conservazione delle risorse naturali
esauribili. L’omissione di questa regola secondo Greenpeace suggerisce che entrambe le
parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute
umana, degli animali e delle piante.
2) La protezione del clima sarà più difficile con il TTIP
Gli Accordi sul Clima di Parigi a parere di Greenpeace chiariscono un punto: dobbiamo
mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi
climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere
escluso dalle azioni sul clima. Ma Greenpeace ha notato che non c’è alcun riferimento
alla protezione del clima nei testi ottenuti.
3) La fine del principio di precauzione
Il principio di precauzione, inglobato nel Trattato UE, secondo quanto comunicato da
Greenpeace non è menzionato nei capitoli sulla “Cooperazione Regolamentare”, né in
nessuno degli altri 12 capitoli ottenuti. D’altra parte, la richiesta USA per un approccio
“basato sui rischi” che si propone di gestire le sostanze pericolose piuttosto che evitarle, è
evidente in vari capitoli. Questo approccio, a parere di Greenpeace, mina le capacità del
legislatore di definire misure preventive, per esempio rispetto a sostanze controverse come
le sostanze chimiche note quali interferenti endocrini (c.d. hormone disruptors).
4) Porte aperte all’ingerenza dell’industria e delle multinazionali
Greenpeace ha sottolineato che mentre le proposte contenute nei documenti pubblicati
minacciano la protezione dell’ambiente e dei consumatori, il grande business ha quello
che vuole. Le grandi aziende ottengono garanzie sulla possibilità di partecipare ai processi
decisionali, fin dalle prime fasi. Se la società civile ha avuto ben poco accesso ai negoziati,
i documenti mostrano che l’industria ha avuto una voce privilegiata su decisioni importanti.
Secondo Greenpeace i documenti pubblicati mostrano che l’UE non è stata
trasparente rispetto a quanto grande sia stata l’influenza dell’industria. Il rapporto
pubblico reso noto di recente dall’UE ha solo un piccolo riferimento al contributo delle
imprese, mentre i documenti citano ripetutamente il bisogno di ulteriori consultazioni con
le aziende e menzionano in modo esplicito come siano stati raccolti i pareri delle medesime.
“Chi ha cura delle questioni ambientali, del benessere degli animali, dei diritti dei lavoratori
o della privacy su internet dovrebbe essere preoccupato per quel che c’è in questi
documenti. Si confermano le forti obiezioni della società civile e di milioni di persone che
in tutto il mondo hanno protestato contro il TTIP, che non è altro che un grande
trasferimento di poteri democratici dai cittadini al grande business. Chiediamo a tutti i
rappresentanti eletti, alla società civile, ai cittadini di leggere questi documenti e di
impegnarsi in un dibattito approfondito” – ha aggiunto Ferrario.
I documenti pubblicati da Greenpeace Olanda constano di
248 pagine in un linguaggio legale tecnicamente
complesso: 13 capitoli di “testo consolidato” del TTIP più
una nota interna dell’UE sullo stato del negoziato (Tactical
State of Play of TTIP Negotiations – March 2016).
Greenpeace Olanda ha lavorato con il rinomato network
di ricerca tedesco di NDR, WDR and Süddeutscher
Zeitung.
Fino ad ora i rappresentanti eletti avevano potuto vedere
parte di questi documenti in stanze di sicurezza, con guardie, senza consulenti esperti e
senza poterne discutere con nessuno. Con questa pubblicazione, secondo l’associazione
ambientalista, milioni di cittadini hanno la possibilità di verificare l’operato dei
propri governi e discuterne con i loro rappresentanti.
Per fermare il TTIP, tutelare i diritti e i beni comuni e costruire un altro
modello sociale ed economico, equo e democratico, Greenpeace, insieme
alla Coalizione italiana #StopTTIP invita tutti a un grande appuntamento
nazionale che si svolgerà sabato 7 maggio 2016 a Roma.
Per saperne di più leggi il documento di Greenpeace su TTIP Leaks, e
firma QUI la petizione di Greenpeace per dire STOP AL TTIP
(da Greenme.it – maggio 2016)
PRODOTTI TTIPICI
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Gli effetti sul mondo contadino europeo sarebbero devastanti. Un dettagliato
rapporto reso noto di recente nel vecchio continente e negli Usa da Friends of
Earth Europe, con la collaborazione di Fairwatch per l’Italia, conferma l’impatto e
le cifre del cataclisma che produrrebbe da questa parte dell’Oceano
l’approvazione del TTIP. Non solo sui lavoratori agricoli, naturalmente, ma sulla
sicurezza e la qualità di quel che beviamo e mangiamo e sulla difesa del territorio
e dell’ambiente. Il 7 maggio a Roma si alza la voce di quelli che dicono NO.
Se c’era ancora qualche dubbio che il TTIP potesse
portare qualche beneficio al settore agroalimentare
italiano che pure oggi, in assenza del trattato, è
molto apprezzato e presente nel mercato Usa, è
venuto il tempo della verità. Un nuovo rapporto
europeo, pubblicato in contemporanea in 17 Paesi
europei e negli Usa dall’Ong internazionale Friends
of the Earth Europe, con il supporto di Fairwatch
per l’Italia, mette in fila tutti gli studi econometrici
ufficiali d’impatto più recenti del TTIP sul settore
agroalimentare europeo, e le somme che tira sono
tutt’altro che rassicuranti.
Il rapporto “Contadini europei in svendita – I rischi del Ttip per l’agricoltura
europea” rivela come il TTIP possa rappresentare per esso una vera e propria
minaccia. Il TTIP aumenterà le importazioni dagli Stati Uniti, con un vantaggio per le
grandi imprese Usa fino a 4 miliardi di euro, mentre avrà pochi benefici e per
pochissimi grandi produttori europei, la maggior parte del settore industriale.
Il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8%, con
conseguente perdita di posti di lavoro, quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%.
Una vera e propria ristrutturazione del mercato che avrebbe effetti anche sulla gestione
del territorio e sulle caratteristiche del tessuto produttivo agricolo europeo e italiano.
Ma vediamo alcuni effetti previsti, settore per settore. Tutti gli studi analizzati prevedono
che, se le tariffe dell’Ue saranno eliminate come previsto, ci saranno aumenti significativi
delle importazioni di carne bovina statunitense verso l’Europa, che varranno fino
a $ 3,20 miliardi. Gli allevamenti di manzo europei che producono carne di alta qualità,
sono considerati particolarmente a rischio.
Nel settore del latte e dei latticini, già particolarmente colpito a livello nazionale, si prevede
che le esportazioni Usa aumentino fino a 5,4 miliardi di dollari in più, mentre quelle
europee al massimo di 3,7 miliardi di dollari. Per tutti i produttori di latte europei si
verificherà, al tempo stesso, una ulteriore caduta dei prezzi interni già oggi decisamente
stracciati. Al momento c’è molto poco commercio di pollame o uova tra Stati Uniti e l’UE,
ma i gruppi di pressione degli Stati Uniti vogliono usare il TTIP per aprire il mercato
Ue abbattendone gli standard di sicurezza alimentare.
Rispetto ai suini, inoltre, la produzione di carne di maiale europea è il doppio di quella degli
Stati Uniti, e ha regole più severe sul benessere degli animali. Il vero nodo
è la ractopamina: tra il 60% e l’80% dei suini negli Usa è trattato con questo
ormone della crescita vietato da noi perché danneggia il sistema endocrino umano.
Gruppi di pressione degli Stati Uniti stanno premendo per l’eliminazione di questo divieto,
oltre che per la completa eliminazione delle tariffe che oggi proteggono il nostro mercato
che ha costi di produzione molto più elevati dovuti proprio alle regole più stringenti in
vigore. Il danno commerciale previsto con il TTIP potrà essere compensato da una
più stringente difesa delle nostre DOP nel mercato? Sembrerebbe proprio di no.
Al di là della chiara opposizione statunitense a ogni tipo di risultato ambizioso in questo
settore, la lista proposta di prodotti DOP e DOC da tutelare (poco più di 200 su quasi 1500
protette dall’Unione europea, di cui 41 italiane su 269 riconosciute dal nostro Ministero
delle politiche Agricole e Forestali e attive) non solo è insufficiente, ma prevede che
la maggior parte dei prodotti “italian sounding” già sul mercato Usa non possano
venire ritirati e che anzi, per il principio della reciprocità commerciale, circolino
tranquillamente in Europa come mai è potuto succedere fino ad oggi.
Per questo la Campagna Stop TTIP Italia sarà:
in piazza a Roma il 7 Maggio
a partire dalle 14.00
(con concentramento in Piazza della Repubblica)
con una forte rappresentanza di associazioni di
produttori, dei lavoratoti dei settori potenzialmente
colpiti, e di consumatori, e organizzerà in città un
“FREE TTIP MARKET” dove sarà possibile assaggiare
e acquistare il buon cibo tipico del nostro Paese, e parlare con i produttori dei rischi
del TTIP.
Per tutte le informazioni aggiornate sul negoziato, e per capire come partecipare alla
manifestazione italiana, la prima dopo la forte mobilitazione ad Hannover in occasione del
G5 che precede di una settimana la discussione dei nostri governi nel Consiglio europeo
del 13 maggio sul destino del TTIP,
visitate la pagina dedicata della Campagna Stop Ttip Italia e
diffondete l’evento Facebook.
Insieme possiamo fermarli, e difendere la qualità e l’occupazione del
nostro prezioso “Made in Italy” agroalimentare.
(da comune-info.net – maggio 2016)
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GLI AMICI SONO ANTIDOLORIFICI
NATURALI E PIÙ EFFICACI DELLA
MORFINA
“Quando sei triste, un amico ti apre il cuore e vi
getta manciate di luce”, recita un aforisma di
Fabrizio Caramagna. Ebbene il prezioso aiuto
delle persone a noi più care nel farci superare i
momenti difficili e anche il dolore fisico è stato
confermato dalla scienza: gli amici sarebbero addirittura meglio della morfina!
Già da tempo si parlava di questa possibilità ma adesso una nuova ricerca dell’Università
britannica di Oxford ha confermato che gli amici aiutano a sopportare meglio il dolore e a
tenere lontana la depressione. Tutto ciò è possibile perché, quando siamo in loro
compagnia, vengono liberate molte endorfine, sostanze utili a farci provare
sensazioni di benessere, gratificazione e a regolare l’umore.
C’è quindi un collegamento tra comparsa della depressione, minor livello di endorfine e
pochi amici? A detta di Katerina Johnson, coordinatrice dello studio, la risposta potrebbe
essere affermativa: “I risultati sono interessanti anche perché una recente ricerca
suggerisce che il circuito delle endorfine può essere interrotto nei disturbi come la
depressione e questo potrebbe spiegare anche perché le persone depresse spesso fanno
una vita socialmente più ritirata”.
L’esperimento su cui si è basato lo studio, pubblicato
su Scientific Reports, si è svolto in maniera molto semplice.
Per prima cosa i ricercatori hanno fatto compilare un
questionario ai 101 volontari (tra i 18 e i 34 anni) nel quale
ciascuno doveva specificare gli aspetti principali delle sue
relazioni sociali.
Successivamente tutti sono stati sottoposti ad un piccolo test
del dolore che consisteva nello stare in una posizione molto
scomoda (posizione di squat, con schiena dritta contro il muro)
per tutto il tempo in cui si riusciva a resistere.
Si è visto così che, proprio coloro che avevano più amici, erano anche quelli che resistevano
meglio e più a lungo, mostrando così una sopportazione del dolore simile a quella che si
ha assumendo morfina. Gli amici, dunque (la scienza lo conferma), sono dei veri e
propri antidolorifici naturali, non resta che approfittarne!
Leggi anche:
COME STIMOLARE LE ENDORFINE IN MODO NATURALE PER
STARE MEGLIO?
(da Greenme.it – maggio 2016)
**torna al sommario**
22 illustrazioni shock sugli animali che ci
costringono a guardare in faccia la realtà
(da Greenme.it – maggio 2016)
**torna al sommario**
LA RIVOLUZIONE DEI CONTADINI SICILIANI, 3.000 ETTARI DI
GRANI ANTICHI CONTRO LE MULTINAZIONALI
Il ritorno della biodiversità in agricoltura, parte dalle spighe del frumento locale.
Per migliorare l'ambiente, l'alimentazione e la salute.
TORNANO i grani antichi in Sicilia.
Tornano a riempire i campi,
ricostruiscono
paesaggi,
arricchiscono la biodiversità di
un'agricoltura che da decenni ha
ridotto a poche specie super
selezionate il frumento dell'isola
che fu uno dei granai dell'Impero
romano.
Ufficialmente sono solo 500 ettari, ma c'è chi parla di 3.000. I contadini che stanno
passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si
associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura. "Ho
convertito 100 ettari dell'azienda familiare a grano locale" confessa Giuseppe Li Rosi, uno
dei più convinti sostenitori del ritorno all'antico in agricoltura, "e sono il custode di tre
varietà locali, Timilia, Maiorca e Strazzavisazz".
I custodi seminano queste rarità botaniche, dedicando almeno 10 ettari a ogni coltura, si
impegnano nella ricerca storica e a mantenere la purezza del seme. Li Rosi, contadino da
generazioni, è anche il presidente dell'Associazione Simenza, (Simenza, cumpagnia
siciliana sementi contadine), che mette insieme settanta produttori "ma altri cento sono
pronti a entrare", assicura Giuseppe. La sperimentazione, oltre alla conservazione, è
all'ordine del giorno nella Cumpagnia: si coltivano campi anche con miscugli di sementi,
un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna, che ricerca l'uniformità, lo
standard in nome della quantità.
Guarda la Galleria fotografica:
Il fascino dei campi di grano antico nei paesaggi di Sicilia
Nei campi di Simenza, invece, variabilità e mescolanza innescano una selezione naturale
che fortifica le spighe e che non ha bisogno della chimica, si adatta alle condizioni
ambientali, alla composizione e all'esposizione del terreno. Serve solo un po' di pazienza:
il secondo e il quarto anno la produzione subisce incrementi significativi.
Il risultato biologico è sorprendente: basta attendere solo qualche ciclo semina-raccoltosemina e alla fine ogni azienda avrà un mix diverso di grani che collaborano tra loro,
naturalmente. Questa biodiversità è foriera di almeno due vantaggi: una miglior
competitività contro le specie infestanti e un naturale adattamento al cambiamento delle
condizioni climatiche. È il principio della selezione partecipata, promosso a livello nazionale
dall'AIAB, associazione italiana per l'agricoltura biologica.
In Sicilia, il ritorno dei grani antichi sta trasformando anche il paesaggio. Sui Nebrodi, per
esempio, il frumento era scomparso da tempo. Quest'anno 50 ettari di grano hanno
riportato l'agricoltura in montagna. Un ritorno analogo si sta manifestando sulle Madonie
e sui Peloritani. Non è un processo facile. Le leggi sulle sementi favoriscono le
multinazionali del settore: un pugno di aziende controllano quasi il 60% dell'industria
sementiera, e non sembrano preoccuparsi di pochi nostalgici delle coltivazioni tradizionali.
Inoltre il Tips, l'accordo commerciale internazionale, proibisce lo scambio di semi tra gli
agricoltori, rendendo ardua la possibilità di conservare e tramandare quelli autoctoni.
"Ci è concessa solo la modica quantità", ammette Li Rosi. Tuttavia, il movimento siciliano
per liberare la produzione di cibo dalle leggi delle colture intensive e inquinanti è vasto. Le
facoltà di Agraria sono gettonatissime e la ricerca avanza: a Caltagirone esiste una
Stazione consorziale sperimentale di granicoltura che dipende dall'assessorato
regionale all'agricoltura e che ha redatto un catalogo di oltre 250 varietà di grano e di 50
leguminose siciliane.
Anche la medicina non sta a guardare. Antonio Milici, neurologo e neuropsichiatra, reduce
dal recente convegno "Grani antichi siciliani: ambiente e salute", organizzato da ADAS,
l'Associazione per la difesa dell'ambiente e della salute, punta l'attenzione sul legame tra
malattie e alimentazione: "è strettissimo", afferma. "Dalla celiachia alle intolleranze, dal
diabete all'ipertensione, ai problemi cardiovascolari, il sistema immunitario è messo a dura
prova dalle sostanze che il nostro corpo assume quotidianamente". Com'è ormai noto ai
più, tutto si lega: stile di vita, alimentazione, attività fisica, gestione delle emozioni. Non
si tratta solo del fisico, perché si stanno studiando correlazioni che a prima vista potrebbero
sembrare azzardate: "Alcune malattie della psiche possono avere come concausa
un'alimentazione basata su cibi non sani o alterati dalla chimica", afferma Milici.
Siamo quello che mangiamo: il ritorno dei grani antichi, allora, potrebbe influire
notevolmente sul nostro benessere psico-fisico. E difendere l'ambiente e la salute
come fossero due facce della stessa medaglia, è la risposta più appropriata per
recuperare l'armonia perduta.
(da Repubblica.it – Ambiente – maggio 2016)
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Meditazione con i bambini: ecco come praticarla a
casa
**torna al sommario**
§§§
L’Africa come una grande
discarica: questo è il nuovo,
tragico colonialismo
**torna al sommario**
(da Non sprecare -maggio 2016)
Oceani, come viaggia ''veloce'' l'inquinamento
**torna al sommario**
(da Repubblica.it – Ambiente – maggio 2016)
**torna al sommario**
5 alimenti da non scaldare mai
nel microonde
**torna al sommario**
(da Greenme.it – maggio 2016)
Solo la crisi ci può salvare. Basta con la follia della
crescita!
(da Il Cambiamento – maggio 2016)
**torna al sommario**
§§§
Forchettate letali….Glifosate e Pesticidi: dai
campi di Sterminio ...allo Sterminio dei Campi
Commento tecnico-giuridico di Giuseppe Altieri
**torna al sommario**
IL PETROLIO NON SFAMA PIÙ IL
VENEZUELA!!
Il Venezuela sta vivendo una crisi profonda,
trascinato nel baratro da un'economia, basata
esclusivamente sul petrolio, oggi in gravissima
crisi. L'inflazione è alle stelle, la popolazione
non riesce nemmeno a comprarsi da mangiare,
la crisi energetica impone tagli drastici
all'erogazione del servizio.
La sveglia sta suonando!
«Con i soldi che ci bastavano per colazione, pranzo e cena, ora possiamo comprare solo la
colazione. E nemmeno molto buona» hanno detto le famiglie venezuelane all'Agenzia
Reuters. Ma cosa sta accadendo? L’inflazione altissima e le carenze croniche di un
sistema basato esclusivamente sullo sfruttamento del greggio hanno spinto in
recessione il paese dell’OPEC. Sempre più venezuelani fanno fatica a mettere in tavola tre
pasti nutrienti al giorno. Tutte le 1.500 famiglie intervistate in un recente sondaggio hanno
ammesso di aver aumentato la quantità di carboidrati nella loro dieta. Il 12 per cento ha
smesso di mangiare tre volte al giorno.
Il leader socialista Hugo Chávez aveva investito parte dei proventi della vendita del petrolio
in programmi per i poveri. Il suo successore, Nicolás Maduro, si è trovato impreparato di
fronte al crollo del prezzo del greggio, su cui si regge l’economia nazionale. E intanto, 30
milioni di cittadini fanno fatica a comprare latte, uova e carne. Il fotografo della Reuters
Carlos García Rawlins lo ha raccontato, entrando nelle loro case, aprendo dispense e
frigoriferi. L'inflazione è alle stelle, si parla del 500% nel 2016, e per fare la spesa serve
uno zaino pieno di banconote.
Intanto in tutto il paese esplodono le proteste contro le misure di austerità adottate dal
governo. A Maracaibo, nell’ovest del paese, le forze dell’ordine hanno arrestato almeno
121 persone accusate di aver saccheggiato decine di negozi a margine delle proteste
contro le misure approvate dal governo per fare fronte alla crisi energetica. A Caracas
centinaia di persone hanno firmato una petizione per chiedere l’allontanamento dal potere
del presidente Maduro.
Per esempio, è stato deciso che settimana lavorativa durerà due giorni. Si tratta di una
nuova misura d’emergenza, che riguarda solo gli impiegati pubblici, per risparmiare
elettricità. Il paese è colpito da una grave crisi energetica: la siccità causata da El Niño ha
reso inservibile la centrale idroelettrica che assicura il 70 per cento dell’energia del Paese.
La corrente elettrica viene tolta per quattro ore al giorno nel tentativo di contenere i
consumi.
Già ad inizio 2016 i segnali risultavano molto chiari, lo aveva messo in luce anche Il Sole
24 Ore: Alejandro Werner, responsabile del FMI per l'America Latina, aveva dichiarato che
le condizioni del Paese erano inquietanti. La Banca centrale del Venezuela - dopo oltre un
anno di mancate comunicazioni ufficiali - aveva informato che nel 2015 l'inflazione era
stata del 141,5% e la contrazione del PIL del 7,1%.
Werner aveva sottolineato che per affrontare la drammatica crisi, acuita dal crollo dei prezzi
internazionali del petrolio, era necessario ridurre le spese del settore pubblico e soprattutto
rilanciare la produzione privata, «ripristinando una economia di mercato». Ancora una volta
pseudo-soluzioni destinate a peggiorare il male, ma d'altra parte ormai praticate in massa
dai governi.
E la disperazione porta violenza. Nel 2015 la capitale del Venezuela è diventata la città più
pericolosa del mondo, con un tasso di omicidi superiore a quello di San Pedro Sula, in
Honduras. Ad affermarlo è il Consiglio Cittadino per la Sicurezza e la Giustizia Penale, una
ONG che compila studi statistici sul tema dell'insicurezza: con 119,87 omicidi ogni 100 mila
abitanti, l'anno scorso Caracas ha superato San Pedro Sula, dove si è registrato un tasso
di di 111,03 omicidi ogni 100 mila abitanti.
Nella lista delle città più pericolose del mondo preparata dalla ONG, le cinque che risultano
in testa si trovano tutte in America Latina: dopo Caracas e San Pedro Sula, seguono San
Salvador (capitale del Salvador, 108,54), Acapulco (importante centro turistico della costa
pacifica messicana, 104,73) e Maturin (nel nordest del Venezuela, 86,45).
(da Il Cambiamento – maggio 2016)
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Contaminazione da PFAS: i pericoli per la salute e le prime
statistiche
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Protestiamo contro la Variante
Grigio Cemento – lunedì 9 maggio
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(da
Ecopolis
Newsletter
Legambiente Padova – maggio 2016)
di
Il golpe delle multinazionali
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Lettera alle mie amiche
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Saremo salvati dai fichi
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(da comune-info.net – maggio 2016)
L’olio di palma contiene sostanze
cancerogene! Allerta dell’Efsa
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Semi
di
albicocca:
rischio
avvelenamento da cianuro.
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La Francia vieta l’importazione di ciliegie trattate con
l’insetticida dimetoato (utilizzato l’anno scorso per
120 giorni in Italia)
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(da Il Fatto Alimentare - maggio 2016)
l’ultimissima della settimana è:
L'Agenda della Salute di Maggio: Pulizia e Nutrimento
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Per noi l’appuntamento mensile proposto da Terra Nuova