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PRIMO PIANO
Giovedì 12 Maggio 2016
13
Dopo l’ultima visita di Paolo VI, se ce la farà ad andarci entro il prossimo dicembre
Il Papa in India 52 anni dopo
A causa delle difficoltà dei cattolici nel subcontinente
DI
ANTONINO D’ANNA
A
desso è tempo di India.
La diplomazia vaticana guidata dal Segretario di Stato Pietro
Pa r o l i n p u n t a
adesso al subcontinente dopo Russia
e Cina. Perché nel
grande scacchiere
geopolitico sul quale Papa Francesco
compie le sue mosse, l’India nel corso
del tempo dovrà
assumere un peso
maggiore. Secondo
quanto si dice Oltretevere, infatti,
l’India dovrà diventare innanzitutto
uno snodo per tutto
il Sudest asiatico (si
pensi al Vietnam,
col quale proprio
Parolin è riuscito a
suo tempo a trovare
un modus vivendi in grado di
tutelare i diritti della Chiesa
cattolica locale); e poi perché
Roma ha assoluto bisogno di
salvaguardare le comunità
cattoliche indiane.
Un bel problema. Aiuto
alla Chiesa che soffre, da
sempre in prima linea in questo campo, nel marzo scorso ha
riportato le parole del vescovo
di Bhopal, per il quale in India
da quando il partito nazionalità
indù Njp è salito al governo con
Narendra Modi, l’oltranzismo
è aumentato. E gli estremisti
hanno buon gioco ad usare le
cosiddette leggi anticonversio-
Papa Francesco
ne varate in sette stati indiani.
Il loro nome è apparentemente innocuo: sono ufficialmente
chiamate Leggi sulla Libertà
Religiosa, dovrebbero prevenire le conversioni forzate ma in
realtà servono a coprire delle
violazioni. Un esempio? Nello
stato del Mahya Pradesh, che
ha adottato queste norme nel
1967, il 28 aprile scorso (riferisce l’agenzia Asianews) un
matrimonio cattolico è stato
bloccato dalla polizia con l’aiuto di alcuni estremisti indù.
L’accusa ufficiale è quella di
aver convertito forzosamente
gli sposi. Nell’Andra Pradesh
il vescovo di
Cuddapah,
monsignor
Gallela Prasad, è stato tirato giù dalla
sua auto mentre tornava a
casa dopo la
celebrazione
di una Messa
e pestato per
tutta la notte.
Fin qui la
cronaca. Parolin, dunque, deve
giocare su un
tavolo davvero
bollente. Ma
che garantirebbe un grosso successo diplomatico alla
Santa Sede. Ci si muove su un
binario basato sul dialogo con
gli indù attraverso una copertura giuridica statale. Serve,
cioè, uno strumento o una realtà in grado di difendere i cristiani dal fondamentalismo e
che ridimensioni l’estremismo
politico. Un altro aspetto che a
Roma non sfugge è che dare rilievo all’India significa trattare
con uno dei giganti del Brics
(Brasile, Russia, India, Cina,
Sudafrica), le economie in forte crescita. Almeno fino a poco
tempo fa.Questo permetterà
anche la crescita – anche in Curia – della corrente “indiana”.
Ecco per esempio il cardinale
Oswald Gracia, arcivescovo
di Mumbai (l’ex Bombay) che
ha firmato una dichiarazione
insieme ad altri 19 leader religiosi indiani (fonte: Asianews)
per chiedere un passo avanti
sul clima e l’ambiente, nel solco dell’ecologia di Jorge Mario
Bergoglio. A Roma c’è Joseph
Kalathiparambil, segretario
del Pontificio Consiglio della
Pastorale per i migranti e gli
itineranti (dicastero molto caro
a Francesco), classe 1952 e che
occupa questa carica dal 2011
per volontà di Benedetto XVI.
L’ultimo nome indiano di peso
in Curia è stato quello di Ivan
Dias, ex arcivescovo di Mumbai e dal 2006 al 2011 prefetto
della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.
E mentre i vescovi indiani
chiedono a Modi di invitare il
Papa nel loro paese, Francesco
non disdegnerebbe arrivare
magari ai primi di dicembre,
52 anni dopo il suo predecessore Paolo VI.
©Riproduzione riservata
SCOVATI NELLA RETE
IN CONTROLUCE
In Kill My Mother ci sono donne pazze, armate di rivoltella o di mazze
da baseball e killer a pagamento, cattivi ma tuttavia anche sentimentali
DI
P
DIEGO GABUTTI
iccoli omicidi è un film del
1971 con Donald Sutherland e Elliot Gould. Era
tratto da una commedia
nera di Jules Feiffer, Premio Pulitzer, disegnatore e vignettista di
genio, di cui esce in questi giorni
da Rizzoli Lizard un cupo e ironico divertissement in chiave di noir
hollywoodiano, Kill My Mother (pp.
155, 25,00 euro). Piccoli omicidi,
quando fu rappresentato a Broadway, ebbe solo sette repliche, e immagino che non ne meritasse di più.
Anche il film non era granché: una
cosa a metà tra l’indignazione politica e l’umorismo nero, sul modello
delle pellicole bizzarre ed engagés
che girava in quegli anni Jean-Luc
Godard. Ma devo dire, a sua difesa, che ancora ne ricordo qualche
scena più o meno azzeccata e divertente anche a distanza di tanto
tempo, una o due vite più tardi. Di
Feiffer era anche la sceneggiatura
d’un altro film del 1971, Conoscenza carnale, pellicola all’epoca assai
chiacchierata nei cineclub, una denuncia molto «anni sessanta» del
puritanesimo yankee.
Feiffer scrisse la sua ultima
sceneggiatura nel 1980: il Pope-
ye di Robert Altman, un film su pulp «Hammett e Chandler e Cain», dell’autore di Kill Bill, anche Kill
Braccio di Ferro, il personaggio dei nonché ai grandi registi di noir My Mother abbonda di citazioni, ma
fumetti. Popeye non fu soltanto il hollywoodiani «Howard Hawks, non le fa pesare. Si passa indenni,
peggior film di Altman, ma anche John Huston e Billy Wilder») è senza doversi appellare a Wikipeuno dei peggiori fi lm della storia dedicato Kill My Mother.
dia per cogliere tutti i rimandi, atdel cinema; notevole, nel film, era
Storia d’una faida familiare traverso una storia in cui riechegsoltanto l’nquietante somiglianza tra sorelle coltelle, una delle giano tutti i clichés dei vecchi film,
tra Shelley Duvall (che avea cominciare dai complesva appena finito di girare Shisi d’Edìpo e d’Elettra. Ci
Non
manca
una
star
del
cinema
che,
sotto
ning) con Olivia Oyl, la fidansono donne pazze (alcune
i
baffi
,
nasconde
un
segreto
memorabile.
È
zata lunga e secca di Braccio
armate di rivoltella, altre
un mondo di tavole color seppia. Un mondo
di Ferro.
di mazze da baseball) e
Questo per illustrare la
killer a pagamento cattiin cui i pugili vogliono un posto al sole negli
tipica ricetta feifferiana:
vi ma sentimentali (come
studios e i divi hollywoodiani vanno a tenere
engagement, satira, un pizzico
personaggi dostoevskiani
degli spettacoli per le truppe che combattono i
di surrealismo, sex revolution,
annegati nel whisky ingiapponesi
nelle
isole
del
Pacifi
co.
Sono
trame
confusione e morte sui repubvece che nella vodka). C’è
separate, che si dipanano lentamente, nell’arblicani (Richard Nixon in teuna star del cinema che,
co di dieci anni, tra il 1933 e il 1943, fino a
sta, al quale dedicò una mesotto i baffi, nasconde un
morabile e spietata campagna
segreto memorabile. È
congiungersi in quello che, proprio come nei
di vignette ai tempi dell’affare
un mondo di tavole color
vecchi noir, è un livido e amaro happy end
Watergate, quando la Casa
seppia. Un mondo in cui i
Bianca fu beccata a spiare le
pugili vogliono un posto al
mosse del partito democratico). A quali è decisa ad accoppare le al- sole negli studios e i divi hollywoquesti ingredienti di base, quando tre due senza che se ne capisca la odiani vanno a tenere degli spettaFeiffer non si limitava a scrivere le ragione fino alle ultimissime tavole coli per le truppe che combattono i
sue storie ma le disegnava, si ag- del fumetto, la nuova opera grafi- giapponesi nelle isole del Pacifico.
giungeva un’inimitabile eleganza ca di Feiffer è un omaggio al più Sono trame separate, che si dipadel tratto, qualcosa di cui era debi- americano dei sottogeneri cinema- nano lentamente, nell’arco di dieci
tore al suo maestro, il grandissimo tografici e letterari: l’hard boiled, anni, tra il 1933 e il 1943, fi no a
Will Eisner, autore in giovinezza il melodramma urbano con dark congiungersi in quello che, proprio
di fumetti classici e, in vecchiaia, di ladies e detective alcolizzati in car- come nei vecchi noir, è un livido e
straordinarie graphic novel. Proprio tellone. Come un film di Quentin amaro happy end.
a Eisner (ma anche agli autori di Tarantino, ma senza i manierismi
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