L`Hospice: storia infinita - Friuli Sera il quotidiano del giorno prima

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www.friulisera.it
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
VOGLIAMO LA VERITA’
FR I U LISE RA aderisce all’appello
della sorella di Giulio Irene Regeni
che chiede che non cali l’oblio
sulla fine del giovane ricercatore.
IL CASO. L’Hospice rimane a carico dell’Azienda 4, ma senza mutuo regionale. Sciolta la Fondazione Hofmann
L’Hospice: storia infinita
Il nostro giornale ripercorre le tappe di una scandalosa odissea durata ben 16 anni
Udine disonora i patti con Roma incassando 2 milioni per un progetto fantasma | P. 06-07 |
EDITORIALE
Se l’Europa
dimentica
storia e
umanità
L A 9 9 ª E D I Z I O N E D E L G I R O D ’ I TA L I A I N F R I U L I
I L 2 0 M A G G I O TA P PA PA L M A N O VA - C I V I D A L E | P. 1 7 - 2 8 |
OMAGGIA
BASKET
TORNEO STUDENTESCO
CERNICH, LE FINALI
AL PALASPORT
BENEDETTI A UDINE
u L'atto finale del nono memorial Ezio
Cernich, torneo studentesco di basket
maschile per scuole superiori di Udine in
ricordo di un maestro di sport e vita, si
gioca venerdì 21 maggio. |P. 15|
TUTTI COLORO CHE SI SOTTOPORRANNO ALLA
PROVA DELL’UDITO*
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REGALO LA MAGLIETTA
E CALCIO
DELL’UDINURIES
MENTO SCORTE
FINO AD ESA
ENTRO Q
QUEST
QUESTA SETTIMANA
| CONTINUA A P. 02 |
RIVIVERE
LA LEGGENDA
*
Qualche giorno fa e per poche ore
stampa e televisioni di tutto il mondo hanno mostrato le immagini di
un campo profughi bombardato.
Ebbene guardando le immagini
delle tende in fiamme nel campo
profughi di Kamouna in Siria al
confine con la Turchia e leggendo
nello stesso giorno le parole di Papa Francesco, non si poteva che
provare immensa tristezza. Il Papa
rifacendosi chiaramente l'I have a
dream di Martin Luther King, ha richiamato i vertici europei alla responsabilità verso la storia e le radici del vecchio continente.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
MAIL [email protected]
ARGOMENTI
DELLA SETTIMANA
EDITORIALE Prosegue dalla prima
Se l’Europa dimentica storia e umanità
Fabio Folisi
[email protected]
Qualche giorno fa e per poche ore
stampa e televisioni di tutto il mondo
hanno mostrato le immagini di un
campo profughi bombardato. Ebbene guardando le immagini delle tende in fiamme nel campo profughi di
Kamouna in Siria al confine con la
Turchia e leggendo nello stesso
giorno le parole di Papa Francesco,
non si poteva che provare immensa
tristezza. Il Papa rifacendosi chiaramente l'I have a dream di Martin
Luther King, ha richiamato i vertici
europei alla responsabilità verso la
storia e le radici del vecchio continente: "Sogno un'Europa in cui migrare non sia un delitto". "Sogno
un'Europa giovane, capace di essere ancora madre". "Sogno un'Europa che si prende cura del bambino,
che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e
chiede riparo". "Sogno un'Europa,
in cui essere migrante non sia delitto
bensì un invito ad un maggior impe-
KAMOUNA. Il campo profughi bombardato al confine fra Siria e Turchia
gno con la dignità di tutto l'essere
umano". Parole infuocate che temiamo siano buttate al vento, perchè
al di là dei larghi sorrisi e delle parole di circostanza, i leader Ue e
quelli dei singoli Stati nazionali,
hanno in mente ben altra cosa. Hanno come obiettivo non certo un Europa dei popoli, ma anzi un Europa
dalla democrazia finta, dove germogliano le differenze sociali ed economiche, i nuovi nazionalismi e i nuovi
muri. Hanno in mente solo l'Europa
del business e degli affari. Ma il dato
più sconcertante è che la loro, almeno in molti casi, non è una scelta
ideologica, ma solo la debolezza data dall'essere statisti di paglia, classe dirigente pavida che teme che i
populismi dettati da ignoranza e
bassi istinti d'egoismo creino problemi elettorali. Allora ecco che si
opera alzando muri o lasciando che
altri li ergano, operando respingimenti, vendendo come dei novelli
Giuda la carne viva dei profughi, de-
BITCOIN. Un piccolo paese svizzero consente di pagare le imposte usando la criptomoneta
Dalla Svizzera le tasse digitali
u La paciosa e opulenta Svizzera è
riuscita a sorprendere il mondo intero introducendo una novità che potrebbe fare epoca: Zugo, un piccolo
comune della Svizzera ha deciso, in
anteprima mondiale, di adottare i
Bitcoin come moneta per pagare le
tasse comunali. Da luglio, dunque, i
circa 30 mila abitanti di Zugo potranno pagare le tasse comunale
usando la criptovaluta. In questa prima fase sperimentale, è stato deciso
di adottare un tetto massimo ai pagamenti (200 euro). Dal prossimo
anno l’idea è quella di ampliare i servizi e rimuovere vincoli. Iniziative
di questo tipo non hanno mai avuto
precedenti da parte di pubbliche amministrazioni, neppure negli Stati
Uniti, da sempre all’avanguardia per
le tematiche hi-tech. Diverso il discorso per quanto riguarda le aziende private, molte di loro, infatti, hanno già da tempo inserito i Bitcoin come metodo di pagamento accettato.
In realtà l’iniziativa di Zugo sembra
essere non una originalità svizzera
isolata, bensì la punta dell’iceberg. n
Giappone si sta considerando l'ipotesi di equiparare i Bitcoin alle altre
monete, ma è una partita ancora
aperta. A Pittsburgh, come a New
York, una proposta simile a quella di
Zugo era stata discussa nei mesi
scorsi, ma in entrambi i casi è stata
scartata per la scarsa stabilità dei Bitcoin. Nel gennaio di quest'anno, infine, nello Stato del New Hampshire
(Usa) la Camera ha bocciato l'idea di
introdurre la criptovaluta nei pagamenti delle tasse: 264 contrari contro 74 favorevoli.
La piccola Zugo, invece, forte di un
benessere diffuso e di una pressione
fiscale notoriamente bassa, ha le
spalle sufficientemente larghe da
potersi permettere qualsiasi rischio
di oscillazione.
Potrebbe essere la tanto attesa scintilla che fa scoppiare il fuoco, creando un precedente in grado di mettere
alla prova “sul campo” l’efficacia e
l’efficienza di uno strumento di pagamento del tutto nuovo e veramente democratico. L’inizio di una rivoluzione dal basso che renderebbe
portandoli a pagamento in quei
campi profughi che dietro compenso
il regime di Erdogan farà sorgere oltre il proprio confine, in territorio siriano, esattamente come quello di
Kamouna. Campi esposti al rischio
di rappresaglie, scorrerie, quando
non della “semplice” morte per fame, sete o inedia. Aggiungiamo un
altro tassello al nostro pensiero, un
tassello che viene da lontano nel
tempo. Oggi è l'anniversario del terremoto del Friuli e in un clima quasi
di festa abbiamo avuto visite importanti. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella che ha reso onore ai quasi
1000 morti del Friuli terremotato e
all'opera di ricostruzione, considerata una sorta di miracolo italiano.
Ma chi ha l'età per ricordare di aver
vissuto quegli eventi, non può non
focalizzare come nell'emergenza
sorsero campi di tende, profughi nei
propria paesi, provocati non dalla
guerra ma da un brutale scuotimento della terra. Ebbene quelle tendopoli sono nella memoria così simili
per umanità offesa a quelli che oggi
accerchiano la Siria. Guardando gli
occhi dei quelle donne, di quei bam-
bini, pur dai tratti somatici diversi, si
vede lo stesso terrore lo stesso smarrimento di chi ha perso tutto. Certo il
paragone è forzato, ma chi ha provato l'esperienza di dormire, non per
scelta, ma per necessità separato
dagli elementi solo da un sottile strato di tela può capire di cosa si parla.
Bisognerebbe immedesimarsi e
pensare all'ipotesi che qualcuno per
di più ti prenda anche a fucilate o ti
bombardi dall'alto con potenti jet
trasformando quella sottile tela protettiva in un inferno di fuoco. Basterebbe calarsi solo per un attimo per
capire come alla fuga disperata di
quella gente non si possa sbattere la
porta in faccia, come non la si possa
sbattere a gran parte degli africani
in fuga da carestie o altre guerre religiose o tribali generate spesso da
responsabilità occidentali. Allora
sarebbe il caso che il tanto pubblicizzato “Il Friûl al ringrazie e nol dismentee”non sia da considerare come il saldo di un debito verso qualcuno che ti ha aiutato, ma come principio generale nei confronti dell'umanità tutta. Insomma per riprendere ancora il discorso odierno di
Francesco ricreare quella realtà
"umanistica, paladina dei diritti dell'uomo, della democrazia e della libertà", facciamolo partendo anche
da Friuli che non deve dimenticare
di essere umano.
home p@ge
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primo piano
Archivio di Stato di Udine nell’oblio, preoccupazione
a Palazzo D’Aronco (pag 4)
attualità
Hospice, il traguardo finale
squallida storia di provincia (pag 6)
Le paure delle giovani generazioni
perchè alla società fa bene conoscerle (pag. 8)
Krsko accesa ancora per vent’anni (pag. 9)
economia
L’evoluzione della regione, un’analisi socio
economica (pag 11)
BITCOIN.
obsolete tutte le banche centrali.
Questo a fronte di nuovi rischi (soprattutto per i detentori), ma le
aziende non sembrano affatto spaventate, anzi l’iniziativa ha già destato l’interesse di molte giovani
aziende (start-up), ideale premessa
per una imprevedibile reazione a catena.
Trofeo Cernich
Malignani e Marinelli si giocano il trofeo 2016 le
debuttanti Stellini e Stringher la promozione (pag. 15)
SPECIALE Giro d’Italia
Tutti i servizi fra storia e attualità da (pag 17-26)
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
MAIL [email protected]
CRONACA / Udine
L’INTERROGAZIONE. Il consigliere comunale Giovanni Marsico domanda al sindaco un intervento concreto
Archivio di stato di Udine nell’oblio
preoccupazione a Palazzo D’Aronco
L’istituto della nostra memoria sedotto e abbandonato dalla Provincia di Udine.
Intanto i burocrati in Regione rallentano la consegna della futura e vitale sede: la caserma Duodo
..........................................................
...
... LUCIA BURELLO
... [email protected]
.
u LE CONDIZIONI dell’Archivio di Stato di Udine, sebbene
ospite di una struttura di competenza provinciale, preoccupano
anche i consiglieri comunali.
E’ di Giovanni Marsico (Identità
Civica), infatti, un’interrogazione
al sindaco, Furio Honsell.
Ma prima di entrare nel merito, teniamo a chiarire che se la memoria
dei friulani sta svanendo da oltre
12 anni nella muffa e nell'umidità,
sparsa tra cantine e garage, si devono ritenere responsabili molti
dei friulanisti dell’ultima ora. Se
le nostre radici, documentate e testimoniate sprofondano nell'oblio
per mancanza di spazi adeguati e
scarsissima volontà di chi di dovere, gli sciovinisti convinti facciano autodafé. Perché è il loro silenzio responsabile delle drammatiche condizioni in cui si trova,
da troppo tempo, l’ente storico di
via Urbanis.
Sì, perché causa l'ostinato disinteresse della Provincia di Udine,
tra poco nessuno storico sarà più
in grado di conservare la nostra
memoria.
Basta ipocrisia e proclami a favore
della lingua, basta contributi per
inutili traduzioni letterarie, è ora
di salvare il tempio della nostra
storia dando all’istituto preposto
una sede adeguata e agibile.
Ma per meglio comprendere la vicenda e l'interrogazione del consigliere Marsico, è bene rinfrescare al lettore, in estrema sintesi, la
memoria.
Nel 2004 la caserma Duodo di via
Ellero, adiacente alla sede della
Provincia di Udine, viene concessa dal Demanio Militare a quello
Civile. Quest’ultimo passa il testimone al Ministero dei Beni Culturali che decide di cedere l’edi-
ficio dismesso all’Archivio di Stato di Udine; già allora in serie difficoltà di spazi. A Palazzo Belgrado si rizzano le antenne, la caserma è un ghiotto boccone per
espandere gli uffici provinciali e i
posti auto. L'allora presidente,
Marzio Strassoldo offre così
all’Archivio uno scambio: “Cedi a
noi la caserma Duodo, e in cambio
noi ti regaliamo la sede dove ti trovi, più l’ampliamento che ti serve
nell’area del parcheggio dell’istituto Malignani”. L'offerta viene
accettata e il Ministero cede la
Duodo a Strassoldo, a patto che
onori le promesse fatte. Ma le pro-
messe non sono mai state onorate.
Niente sede concessa all'archivio,
niente ampliamento e, naturalmente, niente Duodo. Niente di
niente, nemmeno le ristrutturazioni implorate all'attuale presidente
Fontanini, per rendere il piccolo
stabile di via Urbanis a norma.
A questo punto a difesa dell'archivio interviene il Ministero dei Beni Culturali, che dopo il parere
dell’Avvocatura, chiede formalmente alla Provincia la restituzione dell’ex caserma per riassegnarla all’ente storico. Ma affinché l'operazione avvenga con i sacri crismi, prima di entrare in possesso
all'Archivio, la Duodo deve “transitare” in Regione. Ed è lì che sta
ristagnando da fin troppo tempo.
Senza che nessuno, Provincia in
primis, abbia il buon senso di interessarsene.
In aiuto del sito documentario intervenne, a suo tempo, il Comune
di Udine, che mise a disposizione
la decentrata ex caserma Osoppo.
Offerta generosa, ma da considerare quale Extrema ratio. Ed è proprio a seguito di questo buon proposito che è scattata l'interrogazione del consigliere Giovanni
Marsico.
«Da troppi anni - spiega - l’Archi-
vio di Stato di Udine soffre di carenza di spazi, con gravi danni
all’attività di ricerca e custodia
della memoria; rovina che si riverbera sull’intera comunità. E’ assurdo che l’Archivio sia in balia
dell’ostinazione dei politici di turno e della burocrazia. Il sindaco di
Udine ha offerto la caserma Osoppo, ma come ha detto il 7 marzo in
Consiglio, 11 ettari di terreno sono molto difficili da poter recuperare. Sarebbe questo tutto l’aiuto
che il Comune può dare all’Archivio di Stato? Edifici fatiscenti e
inutilizzabili che non rispettano in
alcun modo le norme sulla sicurezza? Quali le modalità di concessione degli spazi interni alla
caserma? Quale la durata e, cosa
più importante, a quando un dialogo concreto con l'Archivio? E’
ora di dare risposte serie, l’Archivio non può più attendere. Il patrimonio storico documentale si
sta disperdendo».
Ma a nostro avviso, l’aiuto effettivo che potrebbe dare il primo cittadino è fare da intermediario con
la Regione, affinché il passaggio
della Duodo avvenga al più presto. Un archivio storico deve rimanere, infatti, nel cuore della città.
OSPITI IN ARRIVO. La Onlus garantisce il trasferimento dei profughi, altrimenti appiedati, all’ex caserma
Al via la raccolta biglietti bus per la Cavarzerani
L’iniziativa è nobile, sarebbe più nobile se il servizio fosse ufficializzato da Prefettura, Comune e Saf
Quando alla notte i profughi arrivano in città, gambe in spalla
per 4 chilometri fino alla Cavarzerani. Se la trovano. Va da sé,
che la possibilità di utilizzare, vista l'emergenza, i mezzi pubblici
gratuitamente, sarebbe un modo
per alleggerire il disagio di tutti.
E lo riteniamo un gesto dovuto da
parte del Comune in accordo con
la Saf. Insomma, facciamo in
modo che non s'attacchino al
tram!
Perfino in Ungheria i profughi
vengono forniti di biglietti gratuiti per viaggiare per tempi limitati. Ma il sindaco di Udine
passa la palla alla Prefettura che è
la sola che può decidere in questo
senso, e dare il benestare all'uso
gratuito dei mezzi cittadini per
raggiungere il luogo di accoglienza.
Ecco che l’Associazione Ospiti
in Arrivo, che dal dicembre 2014
opera ogni sera a Udine per offrire il primo supporto e l’orientamento ai richiedenti asilo che
arrivano a Udine, rileva che la
semplificazione delle procedure
per l’accoglimento immediato
alla caserma Cavarzerani ha lasciato senza soluzione la questione del trasporto dei nuovi arrivati
verso il campo, che si trova a circa 50 minuti di cammino.
«Si tratta di una distanza notevole da coprire per chi sia reduce da
un viaggio già molto lungo e in
cattive condizioni - sottolinea
Francesca Carbone, Presidente
dell’Associazione - inoltre, il
luogo è difficile da trovare per chi
sia sprovvisto di mappa e non co-
nosca la città: il rischio concreto è
che i richiedenti asilo dormano
all’ addiaccio, come succedeva
fino a qualche settimana fa».
Così, la scorsa settimana, per iniziativa spontanea di alcuni volontari, è partita una raccolta di
biglietti dell’autobus per garantire ai richiedenti asilo di poter
raggiungere la caserma Cavarzerani con la linea numero 4, che
collega la stazione ferroviaria
con il capolinea di via Argentina,
passando proprio di fronte al
campo. In questo modo si crea
una rete virtuosa tra i servizi cittadini già esistenti, in totale legalità e sicurezza.
«Una rete che Ospiti in Arrivo
spinge affinché sia resa istituzionale - dichiara ancora Francesca
Carbone - con una convenzione
tra la Prefettura e Saf, il gestore
della rete locale dei trasporti».
In meno di una settimana la cittadinanza ha già donato oltre un
centinaio di biglietti. L’Associazione li raccoglie presso il circolo
Arci MissKappa di via Bertaldia
a Udine, dove tre volte alla settimana si svolgono le lezioni di
italiano, oppure presso la mostra
allestita nell’ambito di vicino/lontano “Uno, nessuno, tre
milioni. Occhi sulla Rotta Balcanica”, che resterà aperta ancora
per una settimana alla Galleria
Tina Modotti.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
MAIL [email protected]
CRONACA / Udine
FINE VITA. E’ di questi giorni l’incarico all’Azienda 4 di procedere sola e senza mutuo regionale
Hospice, il traguardo finale
squallida storia di provincia
La Fondazione Hospice Onlus Rsa Morpurgo Hofmann Azienda Sanitaria Medio Friuli si scioglie
il nostro giornale ripercorre tutte le tappe di questa ingloriosa vicenda durata ben sedici anni
..........................................................
...
... LUCIA BURELLO
... [email protected]
.
u LA REGIONE affida alla Nuova
“Azienda Sanitaria 4”, l’onere o
l’onore di realizzare, con pochi
spiccioli, l’Hospice di Udine. Dopo di che, l’Azienda Sanitaria se ne
esce dalla leggendaria “Fondazione Hospice Onlus Rsa Morpurgo
Hofmann Azienda Sanitaria Medio Friuli”; istituzione nata allo
scopo di creare proprio la struttura
per il fine vita; ma senza l’Aas
Friuli Centrale, che peraltro aveva
eletto ben quattro dei consiglieri,
alla Fondazione non è rimasto che
sciogliersi come neve al sole, priva
di ogni vocazione, senso e mandato.
E a rompere il ghiaccio, sono state
le dimissioni del presidente della
Fondazione stessa, Manuela Quaranta Špacapan, seguite da quelle
della vice presidente Alessandra
Lodolo e di un altro consigliere.
E così finisce a “schifio” una delle
vicende più sfrontatamente complicate di questa Udine piccina
I SITI. La caserma Osoppo donata dal Comune per l’Hospice. A sinistra il sindaco demolisce l’ex Santi, sito originario
che, rispetto al resto d’Italia, ma rispetto a una stessa Cividale del
Friuli, non è riuscita, in ben 16 anni, a dare 15 posti letto ai malati
terminali.
Per chi non conoscesse l’intera vicenda, è doverosa questa “avvincente” sintesi.
Giubileo a Roma a cavallo
La Staffetta per Papa Francesco è partita dalla
Polonia, il 6 maggio è stata la tappa friulana.
anche dal Friuli Venezia Giulia il viaggio a cavallo
Eda passato
Cracovia a Roma in occasione
del Giubileo della Misericordia.
Venerdì 6 maggio, infatti, c’è stata la tappa ‘nostrana’ sul percorso denominato “Il viaggio della
Misericordia attraverso ‘Europa”
in omaggio a Papa Francesco. Il
viaggio è partito dalla Polonia, più
esattamente dal Santuario della
Divina Misericordia, il centro più
grande e importante di questo
culto sul territorio ed è proseguito nella nostra regione, dove i
cavalieri friulani hanno viaggiato
immersi nella natura, ammirando
le bellezze del creato e portando
la testimonianza di questa importante impresa. Dopo la partenza,
i viaggiatori hanno attraversato
Slovacchia, Austria e Slovenia,
arrivando nel Comune di Mossa
(Gorizia) lo scorso 22 aprile, per
passare quindi il testimone ai cavalieri friulani. Con il patrocinio del
Comitato Fise Friuli Venezia Giulia,
venerdì 6 maggio il percorso è ri-
partito proprio da Mossa (Go) per
raggiungere Mortegliano dove sosteranno presso il centro La Polveriera del Cormor, divenuto un punto di riferimento per le discipline
ippiche grazie al circolo e al maneggio presenti. I cavalieri hanno
attraversato, durante il percorso,
la famosa città stellata di Palmanova, patrimonio dell’Unesco. La
mattina del giorno seguente i cavalieri hanno proceduto in direzione Cordenons, facendo sosta nella
splendida cittadina medioevale di
Valvasone, press il Centro Ippico
Inmagic Team. Infine, domenica
8 maggio, è iniziata l’ultima tappa in direzione di Sacile, dove il
testimone sarà consegnato alla
rappresentanza del Veneto presso
il Ponte della Muda.
LA TELENOVELA.
La storia del miraggio Hospice a
Udine, durata così rocambolescamente a lungo da meritare un capitolo a sé nell’Epica friulana, è
carica di tutti quegli ingredienti
che, alla fine, costituiscono un tipico piatto all’italiana: la puttanesca, per poi finire ingloriosamente
a tarallucci e vino.
Per esemplificare: a seguito
dell’approvazione della Legge 39
del 1999 voluta dalla Bindi, che
prevedeva l’adozione di un programma nazionale per la realizzazione in ciascuna regione e provincia autonoma di un Hospice per il
fine vita, la Fondazione Morpurgo
Hofmann assieme all’Azienda Sanitaria Udinese, espressero la volontà di realizzarne uno a Udine,
nella ex clinica Santi di via Monte
Grappa (ora demolita per lasciare
il posto ad una claustrofobica
Coop) al tempo proprietà della
Fondazione.
Quello che serviva, erano 15 posti
letto. Nulla di più.
Ma, in breve, la smania di grandezza sedusse gli animi e si pensò a
una struttura più ambiziosa, che
ospitasse 15 posti per il fine vita e
58 per la Residenza Sanitaria Assistenziale (Rsa). Già, perché c’è
chi mormorò che l’Hospice non
fosse altro che l’occasione di qualcuno per realizzare il suo pretenzioso sogno di gloria approfittando di un contributo statale.
Ecco che nel 2000, dopo il concorso “Hospice chiavi in mano”, fu
approvato un primo progetto,
quello degli architetti Sello e
D’Odorico; opera che, nel 2003,
forse per capriccio dell’Azienda
Sanitaria, subì delle varianti: due
piani per la Rsa e uno solo uno per
il fine vita. Allora la spesa per
l’opera si quantificò in 14 milioni.
Il soldi erano troppi e si mendicò
perfino qualche finanziamento
privato. Nei forzieri della Fondazione, infatti, c’erano soltanto i 2
milioni erogati da Roma con un
decreto ministeriale, ma con l’obbligo di utilizzarli entro tre anni.
Nel maggio del 2005 si fece avanti
una sconosciuta associazione romana, “Anni Verdi”, saltata fuori
dal cilindro dell’allora presidente
della Fondazione, Gianluigi Gigli,
ma che presto si defilò. Nel frattempo l’azienda sanitaria Medio
Friuli venne autorizzata a stipulare
un mutuo fino a 7 milioni con la
Regione, per non meno di 15 anni.
Soldi virtuali, in ogni caso, perché
il mutuo non fu mai acceso. Il tempo passò infruttuosamente attraverso scontri e resistenze; all’interno della Fondazione, infatti, per
usare un eufemismo, la concordia
non regnava sovrana. Ecco che nel
2007, dopo un’inevitabile scissione all’interno della Morpurgo,
nacque la “Fondazione Onlus Hospice Rsa Morpurgo Hofmann,
Azienda Sanitaria Medio Friuli”.
A questo punto un accordo prevedeva che la vecchia Fondazione lasciasse in eredità alla “figlia” il terreno di via Monte Grappa, oltre al
progetto realizzativo e a un conferimento di liquidità, pari al 36%
del valore complessivo della donazione. L’Aas Medio Friuli, invece, avrebbe contribuito per il
63% del totale con il mutuo “trie-
stino”. A questo punto, Gigli fece
saltar fuori dal cilindro un nuovo
coniglio: l’Ater. A novembre del
2007, infatti, senza dare spiegazioni, il presidente della Fondazione liquidò gli architetti Sello &
D’Odorico e consegnò all’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale l’incarico di un nuovo
progetto, sempre alla Santi. Disegno che, a ben guardare, secondo
le malelingue sembrava scopiazzato dal precedente.
ARRIVA HONSELL.
Nel 2010 entrò nella Fondazione,
con gran clangor, anche il Comune
di Udine con un conferimento carico di potenziale: l’ex caserma
Piave, con la soluzione ad una serie di problematiche urbanistiche
riscontrate in via Monte Grappa.
L’offerta si presentò allettante
perché, facendo i conti della serva,
a suon di progetti e perdite di tempo, la Fondazione si trovò con le
tasche bucate.
Il regalo del Comune, inoltre, consentiva la vendita (che a ben guardare sembrò una svendita) della
clinica Santi, nella speranza di raggranellare un ulteriore gruzzolo.
Ecco allora che per la Piave si concepì un nuovo progettone, sempre
firmato Ater. Ma l’opera risultò
proibitiva, anche per via di spese
aggiuntive per la bonifica del suolo.
Ancora nulla di fatto, con un ritardo di 9 anni sulla fiducia e il finanziamento di Roma. Finanziamento che, ricordiamo, fu assegnato a
un progetto ancora inesistente.
(segue a pag. 7)
MAIL [email protected]
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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CRONACA / Udine
L’ANNUNCITE CONTAGIA HONSELL CHE, CON PESSIMO TEMPISMO FA INTENDERE: L’HOSPICE SARÀ COSA NOSTRA
PRESIDENTE Quaranta
(segue da pag. 6)
Fin dal primo momento, dunque,
fu chiaro che non aveva mai trovato soluzione immediata il vero
problema: quello di fornire un servizio adeguato ai malati. Per questo, come spesso accade anche per
altri servizi, si decise di ricorrere,
con regolare gara d’appalto, ai
privati. Si presero così in locazione 15 posti letto alla Zaffiro di
Martignacco, (oggi trasferiti al
Gervasutta e ridotti a 8) con un
conseguente e aggiuntivo dispendio da parte dell’Azienda Sanitaria. Ma era ben speso, finalmente,
dal momento che il servizio Pubblico, per proprie inefficienze,
non fu in grado di pensare ai malati. Sì perché alla fine della fiera,
in questa triste vicenda il vero
spreco di denaro non fu nei fondi
spesi per l’assistenza privata, ma
nell’incapacità della struttura sanitaria pubblica di rendersi efficiente e concorrenziale o, come
nel nostro caso, nella pretesa di
dotarsi di velleitarie strutture faraoniche che, alla fine, rischiano
di non farsi, o di restare cattedrali
nel deserto perché non ci sono più
soldi sufficienti, facendo allora sì
raddoppiare le spese e determinando sprechi milionari.
Gira mena e briga, passano ancora
gli anni.
Nel febbraio 2014 la Regione torna sui suoi passi e la disponibilità
di concedere un mutuo per l’Hospice va in fumo. L’ufficialità arriva nel 2015 quando con la manovra di Bilancio approvata dalla
Regione nel dicembre di quell’anno, viene abrogata ufficialmente
la norma 2006 che concedeva
all’Azienda Sanitaria il prestito
immobiliare.
La situazione è sempre più critica,
perché i soldi a disposizione sono
insufficienti anche per realizzare
15 posti per i malati terminali. E’
il tracollo.
La Regione, rivolgendosi all’allora presidente della Fondazione
Onlus, Colle, argomentò più o
meno così: “noi non ti concediamo mutui, arrangiati come puoi,
fermo restando che ti restano i due
milioni concessi dallo Stato”.
Ma cosa fare con soli due milioni?
O meglio, due milioni più un milione e rotti guadagnato dalla vendita della Santi? Alla Piave, che
necessita perfino di bonifica, praticamente neanche un chiosco per
le bibite.
A questo punto il presidente Colle
abdicò.
Al suo posto venne eletta Manuela Quaranta Špacapan, un’elezione che, per come la vediamo noi,
servì al solo scopo di salvare le
apparenze. Insomma: il miraggio
Hospice, per ragioni politiche in
odor di elezioni 2018, doveva rimanere ancora in piedi.
Ma qualcuno sottovalutò l’integrità del neo presidente. Il clima,
in Fondazione, si fece subito teso.
Il primo, e forse l’unico incarico
urgente assegnato alla Quaranta
Špacapan, fu quello di redigere il
nuovo statuto della Fondazione, e
questo in ottemperanza alla legge
del 2012 sulla spending review
che prevede una riduzione dei
membri del consiglio.
“Ma che senso ha redigere un nuovo statuto, se non esiste più neanche una reale missione della Fondazione?”; questo dev’essere stato il quesito etico che si è posta la
neo presidente.
La risposta arrivata da Trieste sul
futuro della sua istituzione fu disarmante e suonò più o meno così:
“fate un Hospice a 15 letti con
quello che avete. Perché da noi, lo
ribadiamo, non arriverà un soldo”.
ARRIVIAMO AL PRESENTE.
Dopo vari tira e molla la Regione
decide di investire l’Azienda Sanitaria del gravoso compito: fare
l’Hospice con i soldi statali. Di
conseguenza, l’Azienda esce dalla Fondazione Onlus che, privata
definitivamente della sua funzio-
IL SINDACO Honsell
ne vitale, obbliga il presidente
Quaranta Špacapan ha presentare
le
sue
dimissioni.
«Me ne vado sollevata - ha commentato - finalmente è chiaro chi
dovrà pensare ai malati. Mi auguro che l’Azienda 4 “Friuli Centrale” faccia propria in toto la responsabilità di dare una risposta
concreta e rapida a chi, nella condizione di fragilità globale imposta dalla malattia, ha diritto ora, e
non in un tempo futuro incerto, a
preservare la propria dignità di
uomo all’ultimo attimo di vita terrena».
LA REAZIONE DI HONSELL.
Hospice, guai a nominarlo che le
code di paglia s'impennano e ricomincia il tormentone dei buoni
propositi. Ma sarebbe bene non
esagerare, perché gran parte dei
protagonisti di questa vicenda, tra
Azienda Sanitaria, Fondazione
Morpurgo Rsa, Comune e varie
eminenze grigie più o meno nell'ombra, non sono più credibili.
Ricordiamo, infatti, che nel '99 il
Ministero assegnò a Udine due
milioni di euro e a Cividale del
Friuli uno soltanto, a patto di realizzare i posti letto entro due anni.
Risultato? Cividale provvide immediatamente, Udine, come sappiamo, non ha ancora un letto, (solo otto d'affitto al Gervasutta) persa nei meandri di pastoie e intenzioni francamente poco edificanti.
Senza considerare che l'aver ricevuto denaro ministeriale per un
progetto chimerico mai definitivo, non è forse del tutto legittimo.
Ad ogni buon conto, come detto la
Regione ha deciso, e ha ordinato
alla Nuova Azienda 4 di muoversi
in autonomia e senza mutui regionali. Intanto tutto è finito alle ortiche in questa provincia piccina
picciò, dove perfino la sofferenza
altrui torna buona per fare propaganda politica o per trarre profitto,
immagine e visibilità.
Salvo poche anime aristocratiche
che fin dall'inizio hanno creduto e
fin dall'inizio hanno lottato, come
ad esempio l’ultimo presidente,
Quaranta Špacapan, o il consigliere Giorgio Arpino, gran parte
dei protagonisti di questa odissea
dovrebbero, per recuperare ancora un briciolo di ritegno, farsi da
parte a capo chino e lasciar fare
all'Azienda sanitaria, ormai.
Ma la capacità dei tempi scenici
non è da tutti, e ancora (con un po'
di faccia tosta osiamo dire) si insiste a elargire promesse e strombazzare nobili intenti.
Eccone uno: «Un accordo di programma per superare l'attuale situazione e portare a termine l'operazione Hospice. È la proposta
del sindaco di Udine, Furio Honsell - comunica Palazzo D'Aronco
- condivisa anche dalla maggioranza in Consiglio comunale, per
rilanciare il progetto di realizzazione di una struttura sanitaria residenziale dedicata alle persone
malate in fase terminale».
Rilanciare? Ma di cosa stiamo
parlando, di un accessorio d’alta
moda?
Rilanciare? Saremo tutti curiosi di
conoscere l'opinione di Roma a
proposito di questo “rilancio” di
un progetto che doveva essere terminato 16 anni fa.
«Il primo cittadino – continua il
dispaccio - ammette di aver appreso con sorpresa della decisione
dell'Azienda sanitaria di cessare
la partecipazione nella fondazione Morpurgo Hofmann, ma vuole
tranquillizzare chi da anni si adopera per realizzare il progetto dell'Hospice, confermando che il Comune è sempre più intenzionato a
realizzare l'opera. Preso atto del-
l'uscita dell'Azienda sanitaria dalla Fondazione, secondo il sindaco
Honsell occorre trovare uno strumento più agile, che consenta di
procedere con maggiore semplicità e permetta di non disperdere
le risorse della fondazione, quelle
in capo all'Azienda sanitaria e
quelle conferite dal Comune».
Uno strumento più agile? E lo si
cerca solo adesso, dopo 16 anni di
paralisi? Ma, udite udite: «Per il
primo cittadino del capoluogo
friulano – puntualizza il Comune questo strumento può essere un
accordo di programma tra Azienda sanitaria, Regione, Comune e
Fondazione Hospice».
A questo punto, siamo francamente confusi: la cordata Fondazione & Co ha fallito clamorosamente, e ora il sindaco la propone
come agile strumento? Ma questo
è un incubo senza fine! Forse
quello di un’amministrazione un
po’ dormiente.
E come mai l'assessore regionale
Telesca tiene bordone, quando
proprio la Regione ha dato il veto
al mutuo per l'Hospice incaricando l'Azienda Sanitaria di proseguire da sola?
Cari amministratori scusate la
franchezza: comprendiamo che si
è già in odor di campagna elettorale, e che all'interno del Pd il
virus dell' Annuncite renziana è
quasi pandemia, ma tutta questa
avventura era già di cattivo gusto,
oltre misura.
E’ ora di rispettare, finalmente, la
dignità e il dolore di chi muore.
Restate in silenzio.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
MAIL [email protected]
FRIULISERA Società
SOCIETÀ La ricerca sociologica condotta dagli studenti dell'Università di Udine
Le paure delle giovani generazioni
perchè alla società fa bene conoscerle
Focus sulle paure, uno spaccato complesso della società di cui facciamo parte
............................................................
...
... VALENTINA BERNARDINIS
... [email protected]
.
u Le paure dei giovani viste da vicino. Questo il fulcro della ricerca
sociologica condotta dagli studenti
dell'Università di Udine per la XII
edizione della manifestazione Vicino/Lontano svoltasi a Udine non
molti giorni fa. La sinergia fra l'Ateneo friulano attraverso il DILL –
Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Formazione e
Società ed il Laboratorio di Sociologia del Dill con il progetto dal titolo "Rischi Lontani/Paure Vicine"
ha permesso agli studenti del corso
di Laurea in Scienze della Formazione di essere protagonisti del percorso che li ha portati ad indagare
sulle paure proprie e dei loro coetanei attraverso le nuove teconologie.
I risultati della ricerca sono stati presentati, come anteprima del Festival, in un incontro pubblico dal titolo "Le nostre paure quotidiane" il
quale è risultato momento importante di rfilessione collettiva.
Ma perchè risulta fondamentale
parlare di paure?
In primis la ricerca condotta interamente da giovani fra i 20 ed i 23 anni
ha segnato una metodologia nuova
nella conduzione di una ricerca di
questo tipo in quanto ha dato la possibilità ad intervistatori ed intervi-
UNIVERSITÀ DI UDINE.
stati di mettersi in gioco e di porsi di
fronte alla necessità di un'analisi interiore, successivamente allargandola ai pari età. La predisposizone
all'autoanalisi non è un meccanismo
innato e pertanto è giusto stimolarlo
e coltivarlo con iniziative simili che
possano portare in maniera naturale
al confronto con se stessi. Riconoscere le sensazioni, le emozioni personali - soprattutto qulle negative aiuta a prendere consapevolezza del
proprio Io per poi, in una fase successiva, metterlo in relazione con gli
altri. Una buona pratica che risulta
utile non solo durante la crescita ma
anche nella vita pienamente adulta.
Se in prima battuta individuare paure e dubbi aiuta a guardarsi dentro
altresì risulta in seguito essenziale
esplicitarle questi sentimenti quando ci si relaziona con una dimensione esterna. Far emergere le debolezze del singolo per favorire il dialogo
collettivo porta stimolare un ragionamento lucido e più possibile inclusivo con tutti i membri della società. Abituare i giovani a confrontarsi, a trovare delle soluzioni di
compromesso attraverso le parole,
permette loro di far propria una
prassi che adopereranno nella maggior parte delle situazioni in cui la
vita li condurrà perchè già prima
avranno conosciuto la positività e la
crescita che il confronto, ma anche
lo scontro, dona.
Individuare le paure non aiuta però
solo i ragazzi ed è qui che si riconosce il valore prezioso della ricerca.
Indagare sui timori delle nuove generazioni permette di porre le basi
per sciogliere una criticità storica di
cui tanto si parla: l'incomunicabilità
fra individui, in special modo di età
differenti. Ritrovarsi a discutere insieme di debolezza, di incertezza da
sconfiggere uniti con le armi che
ognuno possiede, risulta un potente
e straordinario collante. Una alleanza che si avvia a rinsaldarsi partendo
dall'assunto che riconoscersi a volte
deboli, e perciò in questo simili, ci
porta a compiere uno sforzo comune.
"Rischi Lontani/Paure Vicine" ha
realizzato un focus sulle paure sottolineando uno spaccato complesso
della società di cui facciamo parte.
Una indagine orginata da una semplice domanda a cui però non è consentito dare una netta risposta, anzi.
Le domande sembrano moltiplicarsi. Da dove provengono queste paure? Abbiamo gli strumenti necessari
a contrastarle? Ecco quindi che il ragionamento si allarga e alle incognite che compongono l'equazione ne
si aggiungono altre. Tale percorso di
ricerca – azione ha solo avviato una
ricca riflessione che ha l'obbligo
morale di continuare in ciascuno andando oltre il limite personale. Risulta importante conoscere le paure,
in special modo quelle dei giovani,
affinchè un seme germogli e sproni
la collettività a dialogare senza gerarchie, in senso orizzontale. Riscoprendoci simili nelle fragilità.
MAIL [email protected]
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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FRIULISERA cronaca
NAZIONALITÀ ENERGETICHE Se l’Italia ha detto no al nucleare, non è così per gli altri Stati
Krško accesa ancora per vent'anni
Il rischio rimane ed è legato a una centrale nucleare costruita in una zona sismica
..........................................................
...
... FERNANDA MARCHIOL
... [email protected]
.
u La centrale nucleare di Krško
potrebbe restare accesa ancora per
vent’anni, fino al 2043. Il reattore
doveva spegnersi allo scadere della licenza, tra sette anni. La centrale doveva essere demolita. Invece, i governi di Slovenia e Croazia hanno scelto di mantenerla in
vita ancora a lungo, a patto che superi i controlli di sicurezza europei del 2023. Non solo: da anni si
discute di Krško 2, una possibile
espansione dell’impianto.
Krško (Nuklearna Elektrarna
Krško – NEK, società al 50% slovena e al 50% croata), a metà strada tra Zagabria e Lubiana, dista
dal confine italiano meno di 200
km in macchina. In questi anni ha
affrontato diversi guasti e malfunzionamenti, ma nessuno con conseguenze. I controlli dell’ARPA
FVG sui livelli di radioattività
ambientale sono sempre risultati
negativi. Ma la centrale cela anche
altri rischi ed è vista con preoccupazione sia dalla popolazione,
sia dalla Regione Friuli Venezia
Giulia che ne monitora l’andamento e chiede -invano- di parte-
KRSKO. La centrale nucleare
cipare ai controlli. Nell’area dove
sorge la centrale di Krško, infatti,
la terra trema. Come il Friuli Venezia Giulia, anche il suolo dei vicini è una zona ad alto rischio sismico: un dato messo in luce più
volte dalle principali associazioni
ambientaliste e dalla Regione
FVG. L’edificio della centrale fu
costruito all’inizio degli anni ottanta, quando Slovenia e Croazia
erano unite nella ex-Jugoslavia.
Allora, le conoscenze sulle eventuali faglie sismiche attive (le fratture della crosta terrestre in grado
di produrre terremoti) erano vaghe. La stessa architettura prevedeva criteri di sicurezza antisismica diversi rispetto agli attuali.
Inoltre, “l’invecchiamento dei
reattori nucleari rappresenta un rischio in sé per la sicurezza”- sottolinea Greenpeace Italia. “Dopo
le verifiche europee di sicurezza a
seguito del drammatico incidente
di Fukushima, molti dei miglioramenti importanti che lo Stato sloveno si era incaricato di apportare
sono stati rinviati o trasformati in
ulteriori ricerche. Il motivo addotto riguarda l’insufficienza di capitale economico per realizzarli”continua Greenpeace. Ma la produzione attuale di energia nucleare equivale a circa il 40%
dell’energia totale prodotta in
Slovenia: così si legge sul sito della centrale di Krško. Questo potrebbe essere uno dei motivi che
spinge i governi a tenerla aperta,
nonostante i potenziali rischi.
Sembra che “Krško stia imparando la lezione da Fukushima troppo
lentamente”- conclude Greenpeace. Scegliere l’energia nucleare e
le conseguenze che può avere sulla salute delle persone e dell’ambiente significa accettare un rischio. Ma l’assunzione di questo
rischio non è obbligatoria. Servono percorsi partecipati e un ampio
dibattito pubblico, approfondito e
scientifico. Ancor più nel caso di
tecnologie con rischi globalizzati,
che valicano i confini territoriali
perché sono trasportati dai venti,
come nel caso dei fumi radioattivi.
La tragica realtà di Cernobyl' rimane forte nel ricordo. Da allora
sappiamo che non esiste la tecnologia perfetta; che i benefici sono
spesso chiari, ma i rischi non sono
sempre subito evidenti. Per ora, le
mele nascono sugli alberi intorno
alla centrale di Krško. Ma non si
può negare il rischio legato a una
centrale nucleare costruita in una
zona che potrebbe essere colpita
da un terremoto in qualsiasi momento. Tralasciando lo smaltimento delle scorie, è evidente come la questione non si limiti alla
percezione del rischio. Si tratta,
invece, di un ampio problema di
governance che riguarda il modello di sviluppo e il futuro del pianeta: ambientale, sociale, energetico.
MAIL [email protected]
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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FRIULISERA / Economia
I DATI. Come affrontare una lunga vecchiaia e una condizione lavorativa in rosa
L’evoluzione della regione
un’analisi socio-economica
In Fvg il numero di part time involontari (15%) è molto superiore alla media
l’aumento della vita media ci costringe a rivedere il concetto di anzianità
.............................................................
...
... GAETANO SPATARO
... [email protected]
.
u Gli indicatori economici, pur nella loro imprecisione, tentano di descrivere la realtà attuale e di azzardare una possibile previsione del
trend futuro. Seppure risultino “strumenti spuntati”, riescono comunque
a dare una idea di come i massimi sistemi socio-economici si evolvano
nel medio e lungo periodo.
Il Fvg, per esempio, sta cambiando
piuttosto rapidamente, non solo per
“La” vecchiaia non è
una malattia da curare
ma una condizione”
effetto della crisi, e tali cambiamenti
producono anche importanti risvolti
sociali. Tra le numerose ricerche fatte sul territorio, quella sull’aumento
del part time involontario per le lavoratrici della regione e l’aumento
della popolazione ultraottantenne,
fenomeno particolarmente evidente
nella nostra regione.
Sommando queste due notizie,
emerge una regione in cui si vive più
a lungo e dove le donne cercano di
trovare un equilibrio tra lavoro e vita
familiare-sociale.
LAVORO ROSA. Il primo dato che
emerge dalla ricerca sull’occupazione delle donne in Fvg, commissionata dalla Cisl Fvg ad Idea Tolo-
ANZIANI E LAVORO FEMMINILE. Due aspetti della evoluzione sociale della regione
meo è proprio quella di un lavoro “in
rosa” sempre più orientato verso il
part-time involontario.
A fronte di un tasso di occupazione
stabilmente attestato nel terzo trimestre 2015 al 54,7% (contro il 55,3%
del 2014), cresce, così come in tutto
il Nordest, la quota di donne occupata a tempo parziale, che in Fvg è
del 35%. Tuttavia, il dato più delicato riguarda la matrice del part time, che, sempre più, risulta involontaria. La quota di part time involontario della nostra regione (15%) risulta molto elevata a paragone con
quella dei paesi vicini: 5% di Austria, il 2% di Croazia e l’1% di Slovenia. Dalla ricerca emerge anche
che solo il 12% delle donne lavora-
trici ricopre ruoli dirigenziali con retribuzioni inferiori di oltre il 20% rispetto ai colleghi maschi. Le donne
del Fvg, infine, risultano più vocate
verso i servizi (80% dell’impiego
femminile).
LONGEVITÀ. Entro il 2050 gli anziani passeranno dall'11% al 22%
della popolazione mondiale e la
quota degli ultraottantenni quadruplicherà. Il Friuli VG è già oggi la seconda regione d'Italia per numero di
anziani, il 24%, pari a 4 punti percentuali al di sopra della media nazionale. L’approccio della Regione
Fvg al riguardo è stata recentemente
spiegata dall’assessore alla sanità
Telesca: “Riuscire a curare tutte le
patologie con i farmaci è una illusione, la vecchiaia in particolare non
deve essere affrontata come una malattia da curare. Per questo da tre anni
stiamo lavorando per orientare i servizi sociosanitari verso questi nuovi
bisogni”. Il riferimento, in particolare, è all’approvazione della legge
regionale sull’invecchiamento attivo e l’incentivazione delle forme di
residenzialità e domiciliarità innovativa per favorire la creazione di
ambienti che consentano agli anziani di rimanere il più a lungo possibile
nelle loro case conducendo una vita
indipendente. “Abbiamo bisogno di
meno ospedali e di usare meglio le
risorse disponibili” ha concluso Telesca.
Export Fvg
MAGGIO, UN MESE
DI PROMOZIONE
NEGLI STATES
u Per tutto il mese di maggio
negli States, ed in particolare
a New York, sarà possibile
degustare il meglio della cucina friulana. Il meglio della
nostra enograstronomia, infatti, sarà accessibile nel ristorante Friulano della grande Mela e soprattutto in oltre
20 iniziative, presentazioni,
degustazioni che si terranno
nei due punti vendita, spesso
con la presenza dei nostri
produttori. Stessa visibilità
anche online, attraverso il celebre sito di Eataly.
Si tratta di una iniziativa presentata dalla Regione Fvg in
sinergia con le Camere di
Commercio regionali.
La presentazione di vini e distillati, del Montasio, del San
Daniele e di tutte le eccellenze regionali in due punti vendita che in un mese assicurano in media 600 mila clienti è
una grande opportunità per
far conoscere prodotti e territorio ed anche per aiutare oggi ed in prospettiva nuove
realtà ad affrontare la difficile
sfida culturale e burocratica
dell’export.
EATALY. Il ristorante
CERVED. Le imprese del Fvg e del Veneto sono quelle con meno sofferenze bancarie
Le aziende friulane sono le più affidabili
Per la prima volta da 5 anni nel 2015 i crediti inesigibili sono diminuiti in Italia
XXX. Xxx
u Nel 2015 le imprese del Fvg e
del Veneto sono risultate quelle
più affidabili dal punto di vista
della onorabilità dei debiti contratti con le banche. E’ quanto risulta nell’ultimo rapporto di Abi e
Cerved. Le due regioni, infatti, sono quelle col minore tasso di sofferenza per i nuovi debiti (2,9%) e
per il 2017 si prevede un ulteriore
miglioramento (1,8%), anche se il
fatidico livello pre-crisi resta an-
cora lontano.
I dati nazionali della Banca d’Italia indicano che per la prima volta
in cinque anni, nel 2015 è diminuito il numero di prestiti erogati
alle imprese entrati in sofferenza,
che e passato da circa 29 mila a
circa 27 mila (-5,3%). Il calo è anche più marcato (-7,7%), se misurato in termini di importi dei
prestiti, diminuiti da 32 miliardi
del 2014 a meno di 30 miliardi del
2015. Questo trend ha agevolato
anche un miglioramento del tasso
di ingresso in sofferenza, calato
dal 3,8% al 3,7%.
Distinguendo per dimensione
aziendale, il rapporto Abi-Cerved
non sembra indicare sostanziali
differenze: i miglioramenti risultano distribuiti in maniera omogenea per ogni fascia dimensionale di impresa.
Distinguendo per distribuzione
geografica, infine, il Sud resta la
zona più rischiosa ma, nello stesso
tempo, anche quella dove le sofferenze sono diminuite di più,
passando dal 5,6% al 5,2%. Questo andamento ha parzialmente ridotto il gap con il resto del Paese,
che si era fortemente ampliato durante la crisi. L’area meno rischiosa resta il Nordest, in ogni caso
siamo ancora piuttosto lontani dai
livelli pre-crisi di sofferenze.
MAIL [email protected]
IMPRESE e
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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Innovazione
L’IMPRESA. L’azienda friulana diventata un punto di riferimento nel settore delle costruzioni in bioedilizia
Biohaus, la nuova casa progettata a 360 gradi
Uomo, ambiente e design sono le tre parole chiave distintive della comunicazione di Biohaus
........................................................
...
... REDAZIONE FRIULISERA
...
.
u E' notorio, il Friuli è terra di
costruttori, del resto le recentissime commemorazioni sulla ricostruzione del Friuli terremotato dopo il sisma del 1976 ne sono
la plastica dimostrazione. Per
questo non meraviglia che proprio da Friuli nascano esempi
aziendali di successo che vedono nella casa il centro della loro
attività.
Parliamo ad esempio della
Biohaus di Tavagnacco, azienda
che opera ben al di là dei confini
regionali. Nata nel 1998
Biohaus progetta e realizza ville
in bioedilizia ad alta efficienza
energetica secondo una mission
aziendale che vede sempre al
centro il cliente e le sue esigenze.
Ma vediamo nel dettaglio cos'è
Biohaus.
Si tratta di un'azienda leader nel
settore delle case bio-ecologiche
ad elevata efficienza energetica,
di alta qualità. Uomo, ambiente e
design sono le tre parole chiave
distintive della comunicazione
di Biohaus perchè, dicono dal-
l'azienda, ogni casa è progettata
e costruita affinché questi tre
elementi siano in armonia tra loro: la ricerca della soddisfazione
dell’uomo è il motore che muove
Biohaus, il rispetto per l’ambiente è la costruzione del valore
nel tempo e il design è la ricer-
catezza dei dettagli. Come accennato in apertura, l'azienda è
stata fondata nel 1998 dall’imprenditore Sandro Gennaro,
esperto del mondo dell’architettura e della bioedilizia, è oggi
una realtà di riferimento per progettisti e committenti, adattando
IL PROGETTO. un esempio di realizzazione di Biohaus
una tecnologia costruttiva tedesca al gusto e alle esigenze della
clientela italiana, puntando sulla
qualità costruttiva e sul design
ricercato delle proprie realizzazioni.
Biohaus offre ai propri clienti un
servizio chiavi in mano a 360° e
DAL SITO WWW.BIOHAUS.IT
consente la personalizzazione in
ogni minimo dettaglio: a partire
dalle caratteristiche dell’involucro edilizio, quindi dalla scelta
della parete e del materiale isolante più adatto alla zona climatica di edificazione, fino ad arrivare alla scelta di soluzioni impiantistiche high tech e finiture
adatte ad ogni stile architettonico. La qualità Biohaus è quindi
racchiusa nel meccanismo perfetto degli elementi costruttivi e
dell’impiantistica all’avanguardia, nei materiali naturali che
preservano la salute e nelle tecnologie che assicurano comfort
dell’abitare e risparmio delle risorse energetiche. Il team
Biohaus è composto da consulenti e tecnici esperti Casa Clima
in grado di ascoltare, capire ed
interpretare i gusti e le esigenze
del
committente.
Uffici
dell’azienda oltre che a Tavagnacco, si trovano Castiglione
delle Stiviere (MN), Lissone
(MB), Torino, Barberino di Mugello (FI) e Ferrara ai quali si aggiunge la rete di progettisti, fornitori e installatori presenti capillarmente sul territorio nazionale.
Speciale ORTO
e GIARDINO
Primavera i Fiori
della Coop
- Fiori recisi e piante
- Composizioni
personalizzate
- Rosai
- Terricci speciali e torbe
- Piantine da orto
- Vasi in terracotta
- Sementi selezionati
- Prodotti Nitrophoska
- Concimi organici
- Concimi minerali
- Alberi da frutto
- Tappeti erbosi
Concimi biologici
per fiori e piante
Prodotti biologici
per la difesa delle piante
7JB'JPSFEFJ-JCFSJ 1SFNBSJBDDP 6% 5FMt4"#"50"1&350t
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
MAIL [email protected]
MEMORIAL Cernich
BASKET. Le finali del torneo studentesco si disputeranno il 21 maggio al Palasport Benedetti di Udine
Malignani e Marinelli si giocano il trofeo 2016
le debuttanti Stellini e Stringher la promozione
Il professore Ivancich fa i pronostici e annuncia che questa nona edizione sarà l’ultima organizzata da lui
............................................................
...
... VALERIO MORELLI
... [email protected]
.
u Il professor Maurizio Ivancich,
suo ideatore e organizzatore dal
2007 assieme ad Apu ieri, si coccola e cura l'atto finale del nono memorial Ezio Cernich, torneo studentesco di basket maschile per
scuole superiori di Udine in ricordo
di un maestro di sport e vita per
Ivancich stesso e gli ex cestisti dell'Associazione pallacanestro udinese. Sabato 21 maggio, dopo la fase a gironi eliminatori in palestre
scolastiche giocata da febbraio
2016, ci sarà la tradizionale uscita
pubblica conclusiva al palasport
Benedetti di via Marangoni. Alle 9,
si giocherà la finale promozione
dall'Elite all'Eccellenza fra Stellini
e Stringher, debuttanti a questo livello. Alle 11, seguirà la finalissima
per il trofeo Cernich, messo in palio
dalla famiglia del compianto professore già tecnico Fip azzurro, di
Libertas Udine e Snaidero: la classica tra Malignani, detentore e imbattutto nelle eliminatorie di Eccellenza quest'anno, e Marinelli, che
guida l'albo d'oro con tre titoli conquistati fra 2011 e 2014. A Ivancich
non servono prove del nove e meriterebbe di gestire anche l'edizione
della stella del torneo studentesco
che, erede del Burei anni Cinquanta
– Sessanta, anima l'anno scolastico
di dodici scuole superiori udinesi,
con lo Zanon istituto capofila nell'organizzazione dopo Copernico
agli esordi e poi Marinelli. Seguendo sempre il percorso in cattedra, e
palestra, del professor Ivancich
che, giunto all'età della pensione,
passerà la mano in vista del prossimo, eventuale torneo Cernich.
Intanto, fa da guida alla scoperta
della sua nona creatura. <Anche
quest'anno – dice – il torneo è stato
molto equilibrato, specie nel girone
A Elite fra Stringher e Zanon (quest'ultimo con lui coach eliminato
dalla finale per due tiri liberi allo
scadere, ndr). Non c'erano squadre
di alto livello, ma neanche scarse.
Anche in Eccellenza non ci sono
state punte, ma equilibrio tra Malignani (che deve la sua imbattibilità
anche alla vittoria al supplementare
sul Marinoni, ndr), Marinelli e Marinoni. Anche il Copernico (retrocesso in Elite, ndr) sarebbe stato
competitivo se fosse stato al completo, invece ha avuto Martinuzzi,
under 18 d'eccellenza Apu e in C
Silver con l'Ubc, solo nell'ultima
gara e Andriola, under 20 regionale
e in Promozione con il Laipacco,
TIME OUT. Coach Ivancich, organizzatore del torneo, in un minuto di sospensione col suo Zanon
fuori per infortunio. Torneo equilibrato come negli ultimi anni, insomma, al contrario delle prime
edizioni>.
Ivancich, formatore di talenti come
il suo maestro Cernich per il quale
ha anche giocato nella Libertas
Udine, fa da talent scout nella nona
edizione del Memorial: <In Eccellenza, nel Marinoni si sono distinti
Lubian, del Basket time in C Silver,
e Feruglio, del Csb Corno di Rosazzo in C Gold, che è stato l'Mvp del
torneo Elite nel 2015. Bacchin del
Marinelli, e pure del Csb, ha però
espresso il miglior basket nella prima parte del campionato. Il Malignani, l'altra finalista, è squadra
equilibrata in tutti i ruoli, in cui giocano tutti. Così come lo Stellini in
Elite, dove invece nello Stringher,
suo rivale adesso in finale, si è messo in evidenza Silvestri dell'Alba
Cormòns>.
D'obbligo un pronostico sulle finali
del 21 maggio, che vedranno nominati gli Mvp di categoria in ciascuna
delle due gare: <In Eccellenza se ci
sarà Bacchin, determinante in C
Gold, il Marinelli partirà favorito
per il titolo nel Cernich; senza di lui
sul parquet, invece, i favori andranno al Malignani (che nelle eliminatorie ha vinto 62-30 contro il Marinelli senza Bacchin appunto, ndr).
Senza pronostico è poi la finale Elite per la promozione in Eccellenza:
lo Stringher è più fisico e lo Stellini
più tecnico>. Anche se si direbbe il
contrario visto che a guidare i liceali
è il preparatore atletico Luigino Sepulcri, già anche trainer in Nazionale, alla Snaidero e Virtus Bolo-
gna, mentre i periti sono allenati da
Beppe Anania, già cestistista di
scuola Cernich e tecnico federale.
Ivancich ha un paio di rammarichi.
Uno fa parte della storia del torneo
ed è la prima retrocessione del Copernico in Elite: <Ha perso tanti
giocatori. Poteva essere la squadra
più forte degli ultimi anni, ma in
molti si sono trasferiti al Marinelli.
Bacchin ha fatto i primi due anni al
Copernico e poi ha cambiato scuola, seguito da Pertoldi e Picotti, tutti
e tre cresciuti da me all'Ubc, che ora
sono l'asse portante del Marinelli.
Già l'anno scorso il Copernico ha
lottato per salvarsi, quest'anno non
ce l'ha fatta anche, come detto, per
la rinuncia di Martinuzzi per i troppi
impegni e l'assenza di Andriola. Dispiace perché il Copernico, dove è
nato il torneo Cernich, ha vinto le
prime due edizioni, la prima addirittura per 107-77 in finale sul Malignani>.
Più attuale e personale è l'altro rammarico di Ivancich ed è legato all'eliminazione del suo Zanon dalla sfida promozione dall'Elite all'Eccellenza: <Da allenatore ho disputato
tutte le finali delle prime quattro
edizioni del Cernich, vincendo la
prima con il Copernico e un'altra nel
2010 con il Marinelli che ho guidato
per tre anni. Mi sarebbe piaciuto ora
rifarne una con noi dello Zanon che
organizziamo il torneo. Anche perché ci ha eliminati una partita persa
allo scadere per due tiri liberi dovuti
a un fallo che c'era e non c'era. Mi
sarebbe piaciuto finire come avevo
cominciato, anche se le mie prime
erano finali di Eccellenza e questa
sarebbe stata di Elite. Avrebbe ridato lustro a una scuola (che è stata
quella di Ivancich da studente, ndr)
che in passato ha vinto il Burei nel
1960, 1961 e 1965 arrivando seconda più volte. Ora lasceremo ad altri,
a chi ha voglia di fare>.
Sì, perché con la prova del nove il
professor Ivancich passa la mano:
<Il prossimo anno scolastico vado
in pensione, esco dalla scuola ed è
giusto lasciare fare ad altri che restano all'interno. Tutto ha un inizio
e una fine o si può fare anche altro.
Può nascere qualche altra idea, si
possono adottare formule diverse.
Il mio percorso l'ho fatto, lascio
spazio ad altri. Ho reinventato qualcosa di importante, che nel tempo è
cresciuto in partecipazione e interesse sia all'interno delle scuole sia
fuori grazie al seguito mediatico.
Da ultimo ero stanco, ma i ragazzi
mi hanno sollecitato a continuare a
organizzare il Cernich. Torneo che
è stato quasi accettato anche dalle
società, all'inizio un po' contrarie a
vedersi portare via i ragazzi per i loro impegni di campionato. Poi si sono adattate alla collaborazione ed è
diventato un momento di ritrovo
come in passato. Si è creato un senso di appartenenza costante, continuo e abituale. L'obiettivo è stato
raggiunto e mi fa piacere. C'è voglia
di fare il torneo. Ragazzi che non
hanno spazio nelle loro società lo
giocano con spirito di rivalsa e, fuori gioco nei campionati federali,
trovano posto in squadra. Nel 2013
ho modificato la formula, sdoppiando le categorie in Eccellenza ed
Elite con due finali: è risultata azzeccata e più interessante. Ho permesso alle scuole di vivere l'evento
delle finali, negli ultimi anni più
belle di Elite che di Eccellenza, con
vivaci coreografie degli studenti e il
supporto, non scontato, di altre attività ginniche e artistiche delle
scuole. Sono molto contento, ma
l'impegno è gravoso. Mi sono tolto
soddisfazioni in queste nove edizioni, grazie anche al sostegno economico determinante e costante di
Apu ieri brava ad assecondarmi nell'organizzazione di cui curo la parte
organizzativa>. Si può nel 2017
non regalare l'edizione della stella
al memorial Cernich e, con il torneo, a Ivancich?
MAIL [email protected]
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
16
MEMORIAL Cernich
GIRONI ELIMINATORI: I TABELLINI
Girone ECCELLENZA - 1^ GIORNATA
MARINELLI - COPERNICO 73 – 48 (27-17)
MARINELLI: BRUNO 6, PICOTTI 2, COVAZZI 16, LEITA 2 ,PERTOLDI 10, BIGOTTO 2, GIACOBBI 4, BACCHIN 20, MINOTTI, DE MARCHI 4, PAOLINI 4, MININNI 3; ALL: PROF. FERUGLIO E BERGOMAS LUCIO,
COPERNICO: SEGRETO, LANZETTA 6, VIGILIO, FIORINO3, VALOPPI 9, MOSOLO 2, BERTUZZI 12, GIUSTI
2, ANDRIOLA 2, BELINAZZI 12, GADDI; ALL: PROF
CROATTINI; ARBITRI: COTUGNO S. – DI LENARDO
MALIGNANI –MARINONI 73 – 71 d1ts (30-29) (60-60)
MALIGNANI: BASSO 2, ZULIANI 18, LACOVIG, CATTARUZZI 10, LOSTUZZO 4, DOSMO 11, D’ANTONI
3,TOMADA, COSTANTINI 11, CENGARLE 12, FLORAM , DEL FABBRO 2 ; ALL: PROF. NATALE
MARINONI: BERTOSSI 2, LUBIAN 11, DOMINICI ,
GIORGIUTTI 2, ECORETTI, CHITI 15, SALVADOR, FERUGLIO 27, CASCINO, PICCINI 9, CANDOTTO 5, ALL:
PROF. PEZ E MARTINELLO ARBITRI: PAIS - PARISI
Girone ECCELLENZA - 2^ GIORNATA
MARINELLI - MARINONI 78-74 (41-38)
MARINELLI: GIACOBBI , BACCHIN 37, MINOTTI 4, PICOTTI 1, CARUSO, BRUNO 9, DE BELLIS, DE MARCHI 2,
PAOLINI 3, PERTOLDI 19, GIACOBBI, MININI, SHADRACH, BIGOTTO 4, LEITA; ALL: PROF. FERUGLIO,
MARINONI: MARNICCO, BERTYOSSI 3, CASCINO,
LUBIAN 20, DOMINICI, GIORGIUTTI 3, PICCINI 3, CHITI
11, SALVADOR, FERUGLIO 25, ECORETTI, CANDOTTO
2; ALL: MARTINELLO - ARBITRI: DI LENARDA -ROMEO
MALIGNANI –COPERNICO 68 – 38 (34-20)
MALIGNANI: BASSO, ZULIANI 13, D’ANTONI 3, CENGARLE 10, CATTARUZZI 17, LACOVIG 4, SPADOTTO,
TOMADA, LOSTUZZO 4, COSTANTINI, BONASSI 5, DOSMO 12; ALL: PROF. NATALE
COPERNICO: LANZETTA 2, FIORINO, PAPPALETTERA 2, BELINAZZI 4, VALOPPI 9, MOSOLO 11, BERTUZZI
2, GIACOMINI 12, SEGRETO 2, GADDI 6, ; ALL: PROF
CROATTINI; ARBITRI: PAIS - CORNACCHINI
Girone ECCELLENZA - 3^ GIORNATA
MALIGNANI - MARINELLI 62-30 (39-14)
MARINELLI: GIACOBBI , MINOTTI 10, CARUSO 3,
BRUNO, DE BELLIS, DE MARCHI , PAOLINI 4, PERTOLDI , MININI 2, BIGOTTO2, CRAIGHERO 9; ALL:
PROF. FERUGLIO,
MALIGNANI: DEL FABBRO 2, BASSO 9, D’ANTONI
9, CENGARLE 5, CATTARUZZI , TONIZZO 5, LOSTUZZO 6, COSTANTINI, BONASSI 6, DOSMO 6,
FLORAM 14 ; ALL: PROF. NATALE
ARBITRI: SABBADINI - PAIS
MARINONI –COPERNICO 64 – 62 (24-31)
MARINONI: MARNICCO, BERTOSSI 2, DOMINICI
2, GIORGIUTTI 6, PICCINI 6, CHITI 15, SALVADOR,
FERUGLIO 27, GOBESSI, CANDOTTO 6; ALL: MARTINELLO
COPERNICO: LANZETTA 4, FIORINO, PAPPALETTERA 4, BELINAZZI 9, MOSOLO 10, BERTUZZI 2,
SEGRETO, MARTINUZZI 33, GADDI ,VIRGILI ; ALL:
PROF CROATTINI; ARBITRI: PAIS - ROMEO
ELITE “A” – 1° GIORNATA
ZANON - UCCELLIS 63-45 (35-24)
ZANON: COTUGNO N. 3, STAFFA 8, SBAIZ 6, SUCIU
2, CAUTIERO 2, VICEDOMINI 4, ZUCCA 2, LOSITO
20, DE CECCO 10, CERNICH, MALAGOLI 6; ALL :
PROF IVANCICH
UCCELLIS: DEL BEN, ALBERTI 12, KOVACEV A. 5,
KOVACEV D. 5, TONOLO 12, LA MURA 5, PERICOLO 4, DEPONTE, CARDAKU 2; ALL: PROF CIANCHETTA - ARBITRI: PAIS – DI LENARDO
STRINGHER – VOLTA 63-50 (34-24)
STRINGHER: VIARIO, FARINA 17, GENNARO, ANGELIN 4, NOVELLO, BORTOLOSSI 2, MOCCHIUTTI
5, CASANOVA, SILVESTRI 19, MION 11, MADONNA
5, MARKOVIC; ALL: PROF ANANIA
VOLTA: LONDERO, PISCHIUTTI 4, FLORIT 2, TESSARO, NARDI , TARE, BANELLO 2, STOJANOVIC
11, GALLIZIA 5, BUTTAZZONI 9, ALEKSIC 17; ALL:
DEGANUTTI
ARBITRI: COTUGNO N.- DI LENARDA
ELITE - GIRONE “A” - 2° GIORNATA
ZANON – VOLTA 62-44 (30-21)
ZANON: STAFFA 2, SUCIU3, STELLA 9, SBAIZ
15, VICEDOMINI 5, COTUGNO12, LOSITO 15,
DE CECCO 1, CAUTIERO, ZUCCA, MALAGOLI, VISCARDIS; ALL: PROF IVANCICH
VOLTA: PISCHIUTTI3, TARE, MARTINCIG 4,
BRINI, BUTTAZZONI2, TESSARO, BANELLO
5, STOJANOVIC 4, NARDI 7, GALLIEI 4, CESCHIA 10, ALEKSIC4;
ARBITRI: COTUGNO G.- CEOLAN
STRINGHER - UCCELLIS 58-26 (35-10)
STRINGHER: SILVESTRI 23, FARINA 10, MADON 8, MOCCHIUTTI 7, ANGELIN , NOVELLO;
ALL: PROF ANANIA
UCCELLIS: CARDAKU, VERROCCHI 2, LAMURA 2, KOVACEV D. ,ZANNOL, TONIOLO 9,
KOVACEV A. 9,DEL MONTE, PERICOLO, CARDIN 4 ; ALL: PROF. DE STEFANO
ARBITRI: COTUGNO N.- COTUGNO G.
ELITE - GIRONE “A” - 3° GIORNATA
VOLTA - UCCELLIS 65-53 (24-27)
VOLTA: PISCHIUTTI, TARE, BRINI, BUTTAZZONI 6, TESSARO 2, STOJANOVIC 4, NARDI 8,
GALLIZIA 10, CESCHIA 14, ALEKSIC 21;
PROF: DE CONTI
UCCELLIS: ALBERTI 6, VERROCCHI , LAMURA 21, KOVACEV D.4 ,ZANNOL 2, TONIOLO,
KOVACEV A. 15,DEL MONTE, PERICOLO,
CARDIN 5 ; ALL: PROF. DE STEFANO
ARBITRI: COTUGNO G.- COTUGNO N.
STRINGHER - ZANON 51-50 (14-27)
STRINGHER: SILVESTRI 19, FARINA 6, MADON 7, MOCCHIUTTI 12, ANGELIN 6, NOVELLO, MION 1; ALL: PROF ANANIA
ZANON: STAFFA 2, SUCIU, STELLA 4, SBAIZ
4, VICEDOMINI 16 COTUGNO4, LOSITO 14, DE
CECCO 2, CAUTIERO 4, ZUCCA, MALAGOLI,
VISCARDIS; ALL: PROF IVANCICH
ARBITRI: PAIS - COTUGNO G.
ELITE “B” - 1° GIORNATA
STELLINI – CECONI 93 – 39 (48-20)
STELLINI: SORAMEL 9, ANGELI 6, COLLAVINI 6, SOLINI 6,
RIZZI 17, ANGELI 22, OLIVO 26, MAGGIO 1; ALL: PROF SEPULCRI
CECONI: COLUSSI 17 , BRATTI 8, REDZEPI 2, BULIAN 12,
AHMAD, SERENA, ZANELLI, MONTICO, OHENHEN; ALL.
PROF. SALLUSTIO
ARBITRI: COTUGNO G. LENISA
BEARZI- DEGANUTTI 64 -51 (28-29)
BEARZI: TREVISINI 29, CHIAVOTTI , BELLAN 12, ARTANO 1,
ROJATTO 2 , DE MONTE , ZAMO’ 15, PIZZALI 5, MARIN, MARTINUZZI; ALL: MILANI
DEGANUTTI: LASCINO 14, CELIO, DE LUCA 8, GROTTO 4,
ADINOLFI 10, GALLINA , MARTINELLI 12, ZAMARO 2; ALL:
PROF. BULFONI
ARBITRI: COTUGNO- LENISA
ELITE - GIRONE “B” - 2° GIORNATA
DEGANUTTI – CECONI 59 – 44 (25-15)
DEGANUTTI: CASCINO 20, CELIO 6, DE LUCA 7, GALLIZIA 4,
MARTINELLI 8, GROPPO, ADINOLFI 14; ALL. PROF. BULFONI
CECONI: BRATTI 5, OHENHEN 10, REDZEPI 6, BIANCHI 20,
AHMAD 2, ZANELLI 1, MONTICOLO, CRESSATI, MIANI, ALL:
PROF SIMONIN
ARBITRI: COTUGNO G. -PARISI
BEARZI –STELLINI 58 – 86 (33-39)
BEARZI:TREVISINI 23, PIZZALI 11, ARMANDO, ROVEDO,
CHIAVOTTI, DE MONTE 3, BELLAN 8, MARIN 4, CLEVA 6,
MARTINUZZI 3; ALL. PROF. MILANI ,
STELLINI: SORAMEL 14, COLLAVINI 23, SOLINI, RIZZI 20,
ANGELI 8, SBAITI 16, MAGGIO 5; ALL: PROF. SEPULCRI
ARBITRI: PAIS – ANDRETTA
ELITE - GIRONE “B”
3° GIORNATA
DEGANUTTI – STELLINI
56 -52 (19-30)
DEGANUTTI: CASCINO 5,
CELIO 2, DE LUCA 4, GALLIZIA 9, MARTINELLI 16,
GROPPO 5, BASSO 15; ALL.
PROF. BULFONI
STELLINI: SORAMEL 15,
COLLAVINI 18, SOLINI, RIZZI
10, ANGELI 3, SBAITI 4 , MAGGIO 2 ; ALL: PROF. SEPULCRI
ARBITRI: COTUGNO G. -LENISA
BEARZI –CECONI
87- 34 (43-10)
BEARZI:TREVISINI 17, PIZZALI 10, ARMANDO 7, ROVEDO, CHIAVOTTI, DE MONTE
9, BELLAN 12, MARIN , CLEVA 11, MARTINUZZI 8, ZAMO’ 13; ALL. PROF. MILANI ,
CECONI: BRATTI 4, OHENHEN 4, REDZEPI , BIANCHI
8, AHMAD 2, ZANELLI 1, VISINTINI 10 MONTICOLO,
CRESSATI 5, MIANI, ALL:
PROF SIMONIN
ARBITRI: COTUGNO G.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
SPECIALE CICLISMO. Niente Carnia per l’edizione 2016 ma una tappa dal percorso inedito, pieno di fascino e pathos sportivo
Mancherà lo Zoncolan, ma..
Torna il fascino del Giro d’Italia: il 20 maggio ecco la Palmanova-Cividale | P. 18-26 |
L’APPUNTAMENTO
Un viaggio di
170 km con
l’Unesco come
filo conduttore
u CI HA FATTO emozionare e
palpitare, portando il Friuli Venezia Giulia in tutto il mondo.
Ma nel Giro d’Italia 2016 di ciclismo, che il 20 maggio approderà nella nostra regione, lo
Zoncolan non c’è. A sostituire
degnamente il ‘mostro’, però, ci
sarà un’altra tappa ricca di fascino e dagli alti contenuti
sportivi. Il 20 maggio, appuntamento inedito per la Corsa Rosa, con la Palmanova-Cividale
che, con i suoi 170 chilometri,
metterà a dura prova i ciclisti.
Quattro Gran Premi della montagna, le salite delle Valli, sudore e fatica: ci sono tutti gli ingredienti per un altro successo targato Friuli Venezia Giulia.
LA CAROVANA ROSA | P. 19 |
TERRITORIO IN FESTA | P. 22 |
L’INTERVISTA | P. 20 |
Edizione 99 per il
Giro, tra miti e
leggende sui pedali
PALMANOVA, LE VALLI
E CIVIDALE PRONTI A
CELEBRARE AL
MEGLIO LA CORSA
Enzo Cainero
svela i segreti della
nuova tappa in Fvg
MAIL [email protected]
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
19
SPECIALE Ciclismo
LA STORIA. Fu il giornalista Tullo Morgagni della Gazzetta a inventare l’evento
Nel 1909 la nascita del Giro Flash
la Corsa rosa è una leggenda
Il prossimo anno ci sarà l’edizione numero 100 della kermesse sui pedali
..........................................................
...
... REDAZIONE FRIULISERA
... [email protected]
.
u Emozioni, grandi imprese,
gioie e delusioni in sella spalmati
in oltre un secolo di storia. Il Giro
d'Italia è un appuntamento capace
di calamitare non soltanto l'interesse degli appassionati italiani,
ma anche degli amanti del ciclismo su scala mondiale. Ed è anche
un momento di costume capace di
travalicare i confini dello sport.
La “Corsa rosa” è nata nel 1909
dalla felice intuizione del giornalista Tullo Morgagni. Fu lui, che è
stato cronista anche della Gazzetta dello Sport - il quotidiano sportivo organizza la corsa fin dalla
sua istituzione -, a ideare l'appuntamento, che nel 2016 taglia il traguardo delle sue 99 edizioni (non
si è disputata soltanto negli anni
delle due Guerre mondiali). Il
prossimo anno, insomma, sarà festa grande per le prime 100 avventure della Carovana rosa.
CAMPIONE. Alfredo Binda, 5 volte vincitore al Giro
La manifestazione è uno dei grandi classici in sella alle biciclette,
tant'è che l'Unione ciclistica internazionale l'ha inserita nel circuito
professionistico Uci World Tour
assieme ad altri due eventi di ri-
lievo, il Tour de France e la Vuelta
a España. Tutto questo, anche e
soprattutto per merito dei grandi
protagonisti sui pedali. Basti pensare ai tre assi che detengono il
record di vittorie al Giro: con cin-
EDIZIONE 2016. In media ogni tappa sarà lunga 164,9 chilometri
Un’avventura di 3.460 km
que successi a testa, comandano
questa speciale classifica Alfredo
Binda, il grande Fausto Coppi e
un altro mito come “Il cannibale”
Eddy Merckx. Il record di affermazioni di tappa, poi, parla ancora italiano: è Mario Cipollini, il
“Re Leone”, ad aver ottenuto il
miglior risultato con 41 traguardi
tagliati per primo.
La prima edizione si è corsa, come
detto, nel 1909. Allora, con 8 tappe complessive, fu l'italiano Luigi
Ganna a trionfare. Poi il Giro non
ha mai tradito le aspettative e, fra
salite micidiali dove la fatica la fa
da padrona, tappe sotto la neve,
aspre battaglie sui pedali e arrivi
al fotofinish, ha saputo lanciare
nell'immaginario collettivo l'immagine di una corsa mozzafiato e
protagonisti leggendari.
E allora, fino al 29 maggio, godiamoci fino in fondo la magia
della “Corsa Rosa”, che anche
quest'anno si prepara a far correre
le emozioni sulle strade nostrane.
concluderà con l'ultima frazione,
quella da Cuneo a Torino. Dopo tre
giorni in Olanda, la Carovana rosa si
è trasferita in Italia per il primo assaggio della corsa nel Belpaese, grazie alla Catanzaro-Praia a Mare.
Idealmente, la corsa si può suddividere in 7 tappe per velocisti, altrettante di media montagna, quattro
tappe di alta montagna e tre crono-
metro. In totale, i ciclisti impegnati
nella kermesse percorreranno
3.463,1 chilometri, con una media di
164,9 km a tappa. Non mancheranno, come di consueto, le grandi salite
che hanno reso celebre (oltre che...
impegnativo) il Giro: tra le 'capatine'
in alta montagna, l'approdo sulle
Dolomiti che metterà a dura prova i
ciclisti, come testimonia per esempio la Alpago-Corvara di sabato 21
maggio, durante la quale si scaleranno ben sei passi alpini per un dislivello complessivo di 4.700 metri. I
210 chilometri selettivi potranno
davvero decidere le sorti della corsa.
Il giorno precedente, il 20 maggio, la
Carovana rosa arriverà anche in
Friuli Venezia Giulia, con la tappa
inedita che, si snoderà da Palmanova
a Cividale. La città stellata e quella
longobarda - ma anche le Valli del
Natisone - si preparano così ad accogliere per la prima volta i ciclisti
lungo un percorso di 170 chilometri
piuttosto impegnativo, complice la
presenza di quattro Gran premi della
montagna. Come detto, il Giro si
concluderà il 29 maggio.
u Fausto Coppi, Gino Bartali,
Eddy Merckx, Beppe Saronni,
Francesco Moser, Miguel Indurain, Gianni Bugno, l'indimenticato Marco Pantani, Gilberto
Simoni, Ivan Basso, Alberto
Contador e Vincenzo Nibali: sono soltanto alcuni dei nomi che
hanno consegnato il Giro d'Italia all'immortalità, contribuendo
a rendere la Corsa rosa un appuntamento imperdibile.
Dopo oltre un secolo, la gara
non ha perso di appeal, anzi
continua a stupire ed emozionare, conservando il fascino
trasmesso nei primi del Novecento dai pionieri del ciclismo.
Una magia che, ai giorni nostri,
è ancora viva e forte.
I PRONOSTICI PER LA VITTORIA FINALE
Lo ‘squalo’ Nibali è il favorito
Landa e Valverde i rivali forti
Il Giro di quest’anno si concluderà il 29 maggio a Torino
u Il Giro d'Italia, nel 2016, taglia il
traguardo delle 99 edizioni. La Corsa Rosa di quest'anno è partita lo
scorso 6 maggio da Alpendoorn, in
Olanda, con la prima cronometro. È
la dodicesima volta che l'appuntamento sportivo parte fuori dai nostri
confini. In totale, sono 21 le tappe
che caratterizzeranno la corsa fino al
29 maggio, quando la kermesse si
Da Coppi a Basso,
una parata di stelle
NIBALI in maglia rosa
u UN TRIS DI CANDIDATI alla vittoria finale. Sono tre, infatti, i ciclisti
indicati alla vigilia del Giro d'Italia
come i grandi favoriti per l'edizione
2016 della kermesse. I bookmaker
hanno puntato forte su Vincenzo
Nibali. Lo “squalo dello Stretto”, a
quasi 32 anni, ha tanta voglia di bissare il successo ottenuto nel 2013 e
punta a far sognare tutta Italia. Il
messinese, che corre con il team
Astana, ha nel palmares anche la
Vuelta 2010 e il Tour de France
2014.
Nibali, che di confidenza con la vetta della classifica del Giro ne ha parecchia (terzo nel 2010, secondo dietro a Michele Scarponi l'anno seguente, quando fu squalificato per
doping Alberto Contador), è arrivato molto carico all'appuntamento dopo due anni di assenza e ha voglia di stupire e centrare un altro alloro. Un occhio al Giro e uno a Rio:
per Nibali il 2016 si prevede intenso.
Cominciare con una vittoria nella
‘Corsa rosa’ che tanto ama sarebbe
un buon viatico per stupire ancora.
Due, come accennato, i suoi rivali
più accreditati. Il primo è Alejandro Valverde. Il portacolori della
Movistar non è più giovanissimo
(ha appena festeggiato il 36esimo
compleanno), ma ha tutte le carte in
regola per ben figurare e magari
centrare il successo pieno. L'insidia, per lui, saranno le tappe di
montagna, che potrebbero mandarlo in crisi. Il terzo papabile è un
altro spagnolo, Mikel Landa. L'iberico ventiseienne, portacolori del
team Sky, sembra il concorrente
più pericoloso per Nibali. Indicato
da molti come “il nuovo Contador”,
ha già vinto due tappe nell'edizione
2015 del Giro. Sembra pronto a
puntare forte sulla Corsa Rosa di
quest'anno per regalarsi un successo importante in carriera. Chi dei
tre riuscirà a spuntarla?
20
ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
SPECIALE Ciclismo
“PRONTI
PER UNA
NUOVA
SFIDA”
ENZO CAINERO racconta la
Palmanova-Cividale: “Una
tappa dagli alti contenuti”
.......................................................
...
... LUCIANO PATAT
... [email protected]
.
L’attesa è quasi finita. Il Friuli
Venezia Giulia si prepara, ancora una volta, a gustare le emozioni del Giro d’Italia, che farà
‘capolino’ sul nostro territorio il
prossimo 20 maggio. Dopo i
grandi fasti dello Zoncolan, assurto in breve tempo a vero e
proprio mito per gli amanti dello
sport sui pedali, questa volta
tocca a un territorio diverso: la
Palmanova-Cividale, che collega due località legate dal filo
conduttore dell’Unesco, è pronta a mettere in vetrina un altro
angolo del nostro territorio.
La macchina organizzativa della tappa friulana è stata affidata,
come sempre, a Enzo Cainero.
Lui, uomo di sport, ha già dimostrato molte volte in passato
le sue qualità ed è pronto a ‘fare
centro’ anche questa volta. C’è
una sola incognita che lo inquieta: “Seguiremo con attenzione
le previsioni del tempo e incrociamo le dita affinché il meteo ci
dia una mano. È un fattore importantissimo sia a livello di
pubblico, sia per quanto riguarda il lato sportivo: la Palmanova-Cividale ha molte discese
con grado di difficoltà pari alle
salite. Con un clima asciutto,
senza piogge, saremmo tutti più
tranquilli”.
Cainero, ormai ci siamo:
l’attesa è praticamente finita e il territorio è stato
‘tirato a lucido’. È così?
“Rispetto a quattro mesi fa, direi
che le zone interessate dal passaggio del Giro sono state stravolte o quasi. Siamo intervenuti
con le asfaltature del caso in zone dove erano assenti o il manto
stradale si presentava rovinato.
In più, c’è stata un’importante
opera di sfrondatura degli alberi, importante per due motivi”.
Quali sono, nello specifico?
“Il primo aspetto è che c’erano
parecchi rami che insistevano
sulla strada e, quindi, si potevano creare situazioni di potenziale pericolo. La seconda considerazione è che il bosco risentiva di questa situazione e, dunque, abbiamo dato anche un piccolo contributo alla salvaguardia dell’ambiente. Il lavoro di
preparazione, comunque, proseguirà fino a 2-3 giorni dalla
tappa, al fine di presentare il territorio nella sua veste migliore”.
Tutte queste opere non
devono restare un intervento fine a se stesso, ma
MAIL [email protected]
Enzo Cainero
PRESIDENTE COMITATO ORGANIZZATORE XXIII TAPPA GIRO D’ITALIA 2016
sima collaborazione e disponibilità, ad ogni domanda ho ottenuto una risposta puntuale. E
poi, mi piace sottolineare una
cosa: tanti emigranti delle Valli
del Natisone torneranno per
due-tre giorni in occasione del
Giro, proprio per assistere
all’evento. È un segnale ben
chiaro! Ripetere il successo dello Zoncolan sarebbe una grande
cosa, io sono convinto che andrà
benissimo anche questa volta”.
La
Palmanova-Cividale
ha indubbiamente il suo
fascino. E, soprattutto, si
presenta come una tappa
piuttosto impegnativa, in
grado di offrire grande pathos sportivo.
“È un appuntamento molto
chiacchierato. Mikel Landa ed
Esteban Chaves sono già venuti
di persona a vedere il percorso,
mentre Vincenzo Nibali ha
mandato il suo direttore sportivo Giuseppe Martinelli per un'ispezione. Tra le sue qualità, la
presenza di un quinto Gran premio della montagna oltre ai
quattro ufficiali: il tratto del
Passo di San Martino, fra Montemaggiore e Drenchia, è tosto.
Sono soli 2,8 chilometri e, per
questo, non è stato classificato
come Gpm, ma possiede grandi
salite e discese impegnative.
L’attesa non manca, la ritengo
come una fra le tappe più difficili”.
Lei è un grande amante
del ciclismo: come si sta
sviluppando il movimento
nella nostra regione? E
che cosa si può fare per
farlo crescere?
“In Fvg ci sono dei ‘fari’ che
danno linfa ed entusiasmo al
movimento. Per crescere, uno
sport individuale ha bisogno di
leader importanti sul territorio:
noi abbiamo Gasparotto, De
Marchi, Cimolai e Pellizzotti
che hanno fatto bene. Però, il ci-
Vorrei portare nel Pordenonese una tappa nel
2017. Un progetto non facile, però: sarà l’edizione
numero 100 e tutte le regioni vogliono una vetrina
essere sfruttate in prospettiva.
“Gli interventi nelle zone coinvolte dal passaggio del Giro
d’Italia devono essere un investimento per il futuro. Ora, starà
ai territori coinvolti fare in modo che sia così”.
La Carnia, con la mitica
tappa sullo Zoncolan, ha
sempre risposto al meglio: si attende altrettanto
dalla parte del Fvg interessata dal prossimo passaggio della Carovana rosa?
“Finora, i riscontri che abbiamo
ottenuto sono ben superiori alle
mie attese. Ho trovato grandis-
clismo presuppone anche tanta
fatica e organizzare le gare è difficile: le responsabilità aumentano e gli sponsor sono pochi.
C’è un po’ di ‘crisetta’, ma i
grandi eventi sono uno stimolo.
Come si può far crescere il movimento? Bisogna insistere
molto sui più giovani, anche se è
più difficile di 10 o 20 anni fa.
Oggi, infatti, i genitori preferiscono avviare i ragazzi a discipline sportive meno pericolose”.
Ma c’è qualche giovane di
casa nostra che, in prospettiva, può emergere?
“Ci sono diversi atleti interessanti, ma spesso quando emer-
ENZO CAINERO (a dx) con Serracchiani e Vegni
gono sono costretti a emigrare.
In Fvg, comunque, non mancano le realtà virtuose, dal Cycling
Team di Roberto Bressan alla
Bujese, per citare due esempi. E
ce ne sono anche degli altri”.
Veniamo al Giro 2016: chi
la spunterà?
“I tre favoriti d’obbligo sono
Vincenzo Nibali, Alejandro
Valverde e Mikel Landa. Ritengo che il favorito sia Nibali, con
il 50% di possibilità di vincere la
corsa, e che per lui il pericolo
più grande sia rappresentato da
Landa, il quale peraltro ha provato di persona la tappa friulana.
A Valverde do solo il 5% delle
chance, ma è un grande professionista e quindi non c’è nulla di
scritto. Per tutti e tre, in ogni caso, il Giro 2016 è fra le priorità
assolute dell’anno e quindi credo ci sarà battaglia. Attenzione,
infine, anche a possibili outsider
quali Chaves e Rafal Majka”.
Ritiene che, in futuro, il
Giro potrà valorizzare altri angoli della nostra regione?
“Ho cercato di dare spazio a tutti
i territori. Lo Zoncolan è richiesto da tutti, sponsor in primis,
ma non bisogna ‘concederlo’
ogni anno. Nel 2017 potrebbe
essere la volta del Pordenonese,
almeno nelle intenzioni. Ma non
sarà facile”.
Perché? Quali difficoltà
potrebbero sorgere?
“La prossima sarà l’edizione del
centenario e, dunque, tutte le regioni vogliono una tappa. In
Friuli Venezia Giulia siamo un
po’ marginali e altri territori si
sono ‘prenotati’ per due-tre appuntamenti. Ho prospettato
all’organizzazione una bella
tappa nella Destra Tagliamento,
che in prima battuta è piaciuta
molto. Vedremo se si riuscirà a
portare a casa un altro risultato
importante”.
È
sempre
sorretto
dall’entusiasmo nell’organizzazione di un simile
appuntamento?
“Non è facile, ma la passione è
(FOTO ARC)
sempre tanta. Una tappa ha bisogno di tre fattori per diventare
un successo: lo slancio di chi organizza, la grande disponibilità
del territorio attraversato dal Giro - che qui da noi, in Friuli, non
è mai mancata - e l’impegno
dell’ente pubblico a sostenere
tutti i costi necessari”.
Una nuova sfida in arrivo, dunque, per Enzo Cainero, come
sempre innamorato del ciclismo
e del territorio. E lui è pronto,
ancora una volta, a vincere la
sua scommessa.
Il manager
UNA VITA PER
LO SPORT CON
TANTI FIORI
ALL’OCCHIELLO
u DAL CALCIO AL RUGBY
Enzo Cainero è nato a Tavagnacco il 23 agosto
1944. Oltre alle esperienze da dirigente con Udinese e Venezia nel calcio, è
stato anche numero uno
dell’Apu Udine nel basket.
Tante le sue esperienze organizzative di alto livello
nello sport. Il 2003 è stato
il suo anno ‘magico’: Cainero è stato non soltanto
project manager delle Universiadi invernali di Tarvisio, ma ha anche curato
l’approdo in Friuli Venezia
Giulia del Giro d’Italia,
creando il ‘mito’ dello Zoncolan, divenuto in breve
tempo una leggenda del ciclismo internazionale. Fra
i suoi fiori all’occhiello, anche la “Settimana Tricolore” del ciclismo (nel 2001 e
nel 2006) e l’organizzazione della partita di rugby tra
Italia e Sudafrica a Udine
nel novembre 2009.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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SPECIALE Ciclismo
IL PERCORSO. Sono 170 i chilometri totali con quattro Gran premi della Montagna
Viaggio fra due perle Unesco
il fascino della tappa friulana
Manifestazioni a Palmanova
FESTA IL 19 NELLA
CITTÀ STELLATA
TRA DJ E CULTURA
Il 20 maggio il Giro d’Italia arriva in Fvg: è il turno della Palmanova-Cividale
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u I riflettori si accenderanno il 20
maggio. È quello il grande giorno
del Friuli Venezia Giulia nel programma del Giro d’Italia 2016. La
Carovana rosa arriverà sul nostro
territorio per la 13esima tappa
della gara, che si snoderà sul percorso da Palmanova a Cividale
per un totale di 170 chilometri.
Dopo i grandi fasti dello Zoncolan, capace di entrare da subito nel
cuore degli appassionati di ciclismo per la sua difficoltà e le emozioni che trasmette, il Fvg si affaccia alla gara con un percorso
completamente inedito. La tappa,
che lega due località unite dal filo
conduttore dell’Unesco, presenta
fascino e insidie.
Sarà un tragitto estremamente impegnativo: si affrontano in sequenza, infatti, quattro Gran Premi della Montagna, con pochi
tratti di recupero. I Gpm sono
quelli di Montemaggiore, Crai,
Cima Porzus e Valle. La corsa
partirà da Palmanova alle 12.30
del 20 maggio e i corridori percorreranno i primi 45 chilometri
in falsopiano, seguiti da tre salite
caratteristiche delle Prealpi: strade a carreggiata ristretta, pendenze elevate, numerose curve sia a
salire, sia a scendere.
Dopo un tratto pianeggiante, che
comprende il passaggio sul traguardo, si scalano le ultime due
VALLI. Ultimi preparativi per il passaggio del Giro
salite di Porzus e Valle anche qui
con tracciati molto articolati e
pendenze elevate in salita. Da segnalare alcuni tratti di attraversamento cittadino ristretti e le discese impegnative, in particolare
quella del Passo San Martino al
km 67. Ultimi 5 chilometri in falsopiano, fino a scendere verso Cividale del Friuli. Alcune curve e
semicurve caratterizzano gli ultimi 1.000 metri, mentre il rettilineo finale è di circa 400 m su
asfalto largo 7 metri. Il percorso
toccherà 17 territori comunali delle Valli del Natisone e del Torre,
per un dislivello complessivo di
3.400 metri.
Cresce l’aspettativa per una nuova avventuar della Corsa Rosa in
Friuli Venezia Giulia. Negli scorsi mesi, il territorio è stato preparato al meglio per l’evento - soltanto la Provincia di Udine ha investito 500.000 euro per il ‘maquillage’ delle zone interessate
EVENTI A CIVIDALE. Sabato 21 ci sarà Ciclogusto, che abbina sport e sapori della nostra regione
nelle Valli del Natisone -, e le località si preparano ad accogliere
al meglio la corsa. Una nuova pagina di storia ‘in rosa’, tutta da
scoprire.
Magia ed entusiasmo non si esauriranno, però, con il passaggio
della tappa. Due giorni dopo, domenica 22 maggio, Cividale ospiterà il Gran Fondo Giro d’Italia
(Corsa per Haiti), competizione
‘parallela’ a quella maggiore e
che ricalcherà parte del tragitto affrontato dai professionisti sui pedali.
Per gli iscritti - tra i quali dovrebbe
figurare anche il friulano Enrico
Gasparotto, recente trionfatore alla prestigiosa Amstel Gold Race
in Olanda - ci sono due opportunità. Il percorso più ampio è di
132,4 chilometri, con una tappa
completamente immersa nelle Alpi Giulie Orientali: i partecipanti
dovranno affrontare cinque salite
notissime fra gli amatori locali,
quattro delle quali valevoli come
Gran Premio della Montagna. Si
parte da Cividale per tornare nella
città longobarda e, da qui, si sale
verso Tarcento, si raggiunge Attimis (con la dura scalata di Porzùs) e quindi Campeglio, per poi
ritornare a Cividale.
In alternativa, è possibile optare
per il Medio fondo Giro d’Italia da
69,6 km, che esclude Cima Porzùs
e la salita di Valle e si conclude
dopo il primo passaggio nella Città longobarda.
Un territorio pronto a vestirsi a festa. Il passaggio del Giro tingerà
di rosa le zone interessate, che si
preparano a celebrare l’evento
sportivo con tanti appuntamenti
speciali.
A Palmanova, località di partenza
della corsa, l'evento clou è la “Festa del Giro d’Italia” in agenda il
19 maggio. Qui dalle 20.30, l’atmosfera diventerà frizzante in attesa dell’appuntamento del giorno successivo: dopo il giro della
Carovana rosa fuori e dentro le
mura, in piazza - dove sarà allestito il palco ufficiale - comincerà
una serata all’insegna dell’animazione. Musica, balli e tanti gadget
sono gli ingredienti del programma che prevede un dj set fino a
notte, la presenza di una ‘vetrina’
dedicata a oltre 20 associazioni
locali e tanto divertimento.
Nei giorni precedenti, nell’atrio
del Comune sarà allestita una mostra filatelica di francobolli storici; restando in tema, il 20 maggio,
giorno della gara, davanti all’ufficio postale ci sarà un annullo filatelico speciale in occasione del
passaggio del Giro d’Italia. Ad assicurare tifo e sostegno agli atleti
ci saranno anche le scuole locali
che, in piazza, saranno presenti al
gran completo.
APPUNTAMENTI. Tradizione, cultura e buona tavola protagonisti
Musica, mercatini e creatività Valli tirate a lucido
Cividale si ‘accende’ fino al 22 eventi per ogni gusto
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u Cividale si prepara ad accogliere il giro. L'ouverture, nella cittadina longobarda, è il 19 sera con
“Aspettando il giro” nell'area attigua la vecchia stazione dei treni,
promossa dal Velo Club Cividale
Val Natisone a partire dalle 20.30.
Fino al 29 del mese, nella chiesa di
Santa Maria dei Battuti, si potrà
ammirare la mostra “L'Artigianato nello Sport”. Per sabato 21 è in
agenda Ciclogusto, pedalata alla
scoperta dei sapori del Friuli (par-
tenza alle 9.30 da via Perusini); la
sera, alle 18 in piazza Paolo Diacono l'Asd Zeus proporrà esibizione di ballo, gara e concerto rap.
Mike Sponza, chitarrista blues,
sarà di scena alle 20.30 in Foro
Giulio Cesare nell'evento a cura
della Pro loco. Domenica 22,
giornata della Gran Fondo, Piazza
Duomo dalle 8 accoglierà gli
stand di un mercatino creativo,
Foro Giulio Cesare (alle 15) sarà
vivacizzata dalle iniziative di Ursus Animazione e Spettacolo. Infine, alle 15, urban contest al palazzetto Martiri della Libertà.
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SCORCIO di Cividale
u Anche nelle Valli c'è un ricco
palinsesto di eventi per celebrare
il Giro. Fino al 22 maggio si terrà
la mostra diffusa “Chiaroscuri”,
sparpagliata in sette municipalità;
giovedì 19 San Leonardo farà da
scenario alla degustazione “Invito
a pranzo in festa” e assisterà alla
partenza, alle 18, di una camminata sul “Sentiero degli Invisibili”.
Le giornate seguenti registreranno ulteriori escursioni, proiezioni
di film, concerti di fisarmoniche,
un racconto teatrale: l'appuntamento, per quest'ultimo, è alle
17.30 di domenica, sempre a San
Leonardo. Nella stessa cornice,
sabato e domenica si potrà ammirare una mostra mercato di artigianato artistico. "Gastronomia in
rosa", infine, nella sede della Pro
loco di Ponteacco, dal 20 al 22
maggio.
Intanto, l'artista Dino Azzolini ha
realizzato e installato su un'abitazione della piazza di Montemaggiore un nuovo, coreografico addobbo in occasione del Giro.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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SPECIALE Ciclismo
STORIA. L’attentato a Togliatti rischiò di scatenare la guerra civile, le vittorie al Tour calmarono gli animi
1948 il ciclismo salvò l’Italia dalla guerra civile
la vittoria di Bartali al Tour fu determinante
L’impresa del corridore italiano galvanizzò il Paese che usciva dal disastro della guerra e ridiede speranza
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u Vi furono anni nei quali il ciclismo in Italia ebbe una popolarità pari se non superiore al calcio. Era
sport popolarissimo non solo per le
imprese epiche di campioni come
Gino Bartali o Fausto Coppi, ma
perchè in quell’epoca remota dove
le auto erano un privilegio di pochi
era proprio la bicicletta il mezzo di
trasporto individuale più diffuso e
quasi alla portata di tutti. era facile
allora immedesimarsi nei campioni. Ma vi era di più i campioni del
ciclismo come Bartali o Coppi in
qualche modo divennero i simboli
di un’Italia che cercava faticosamente di rialzarsi, dopo la triste e
drammatica esperienza della seconda guerra mondiale. Questi due
campioni, acerrimi rivali ma che
mai scofinarono nell’inimicizia,
rappresentarono quei miti sportivi
capaci di distrarre gli animi degli
italiani dalla miseria, dalla distruzione e dalla desolazione che come
uno spettro cattivo spadroneggiava
in quegli anni nel nostro Paese.
I due campioni erano già vincenti
prima della guerra ma è nel dopo
conflitto che le loro stelle brillano
sempre più, siamo nella seconda
metà degli anni Quaranta e le principali corse di un ciclismo rimettono le ruote in pista o meglio sulle
dissestate strade dell’Europa.
Gli avvenimenti del 1948
Conclusa la seconda guerra mondiale, l’Italia che entra nel 1948, salutato il primo gennaio dall’entrata
in vigore della Costituzione repubblicana, è in realtà un paese diviso,
spaccato più che mai. La rivalità
non è più quella fra fascisti e partigiani sfociata poi nella lotta per la
liberazione nazionale, bensì una ri-
MANIFESTO anticomunista
IL TOUR DE FRANCE DEL 1948. Gino Bartali in fuga in una tappa alpina.
valità che via via divenne più “politica” e moderna che riflette al suo
interno due visioni del mondo contrapposte. Nel mondo si andavano
delineando i due blocchi che avrebbero tenuto banco nei decenni a venire. Da un lato gli Usa e la Nato nati
nel 1949 e dall’altro Urss e il Patto di
Varsavia, nato però nel 1955 e solo
nel momento in cui la Germania
Ovest entrò nell’alleanza atlantica.
Ma vicende di geopolitica a parte
l’inizio della Guerra Fredda Italiana
avvenne proprio in quei mesi: da un
lato la Democrazia Cristiana,
dall’altro il neonato Fronte Democratico Popolare costituito da socialisti e comunisti. E’l’Italia di Alcide
De Gasperi e Palmiro Togliatti, di
un giovane Giulio Andreotti e di
Pietro Nenni.
Le prime elezioni politiche della
nostra storia repubblicana si tengono il 18 marzo 1948, fra le pressioni
delle nuove superpotenze statunitensi e sovietiche, ed una tensione
sempre più crescente. Nella propaganda elettorale fa capolino l’uso
strumentale della paura: da una parte, la coalizione di sinistra accusa gli
avversari di essere succubi del Vaticano e degli Stati Uniti, dall’altra il
partito centrista attacca l’alleanza
PCI-PSI cercando di convincere gli
italiani che la scelta non sia tanto fra
due partiti di differenti ideologie,
quanto tra Cristo e l’Anticristo, tra
l’Occidente e l’Unione Sovietica.
Minacce di scomuniche e toni apo-
calittici, con una chiara scelta di
campo a favore della DC da parte
del vaticano e di Pio XII, segnano un
avvicinamento al voto con tensioni
oggi difficilmente immaginabili.
A urne chiuse, i risultati elettorali
segnano una schiacciante vittoria
della DC che ottiene il 48,5% dei
suffragi a fronte del 31% raccolto
dal Fronte. Alcide De Gasperi viene
di conseguenza nominato capo del
Governo. Tuttavia, forti inquietudini continuano a serpeggiare per il
paese, esplodendo drammaticamente alle 11.30 del 14 luglio,
quando Antonio Pallante, un giovane siciliano legato ad ambienti
dell’estrema destra, attenta alla vita
di Togliatti in piazza Montecitorio a
Roma ferendolo gravemente. In diverse zone industriali del Paese
scoppiano tumulti e rivolte, saltano
le comunicazioni radio e quelle telefoniche sono difficili , la CGIL
proclama lo sciopero generale e il
ministro dell’Interno Mario Scelba
ordina repressioni durissime nei
confronti delle manifestazioni non
autorizzate. La goccia potrebbe traboccare da un minuto all’altro e sono giorni di altissima tensione.
L’Italia è davvero sull’orlo di una
nuova guerra civile. Tuttavia, i massimi dirigenti del Partito Comunista
Italiano, in primis lo stesso Togliatti
dal letto d’ospedale e prima di subire una delicata operazione chirurgica che gli salverà la vita, invitano
alla calma, rifiutandosi di cavalcare
l’onda della protesta ed isolando i
più facinorosi che volevano trovare
un riscatto armato alla sconfitta
elettorale patita pochi mesi prima.
Ma cosa c’entra il ciclismo e soprattutto Gino Bartali con tutto questo?
La risposta è presto data la travolgente ed inaspettata vittoria di Bartali al tour de France trasforma la
rabbia di molti in gioia per la vittoria
sportiva. Ma vediamo la storia del
Tour del 1948
Due settimane circa prima dell’attentato a Togliatti, era la fine di giugno, la delegazione italiana che si
presenta in Francia per prendere
parte al Tour è in tono minore, priva
di due atleti che sarebbero stati sicuramente fra i favoriti: Fausto
Coppi e Fiorenzo Magni che restano a casa, l’uno per scelta personale
e l’altro perchè in quanto ex fascista
era politicamente sgradito al di là
delle Alpi. Magni infatti dopo l’8
Settembre del 1943 si era arruolato
con i repubblichini partecipando a
numerose azioni contro i partigiani.
La squadra italiana in forma decisamente ridotta era diretta dall’ormai
leggendario Alfredo Binda che
punta tutto su un Bartali nonostante
fosse già trentaquattrenne. Erano
pochissimi anche in Italia a considerarlo in grado di ripetere l’impresa di dieci anni prima, era il 1938
quando vinse il Tour. Inoltre non è
psicologicamente facile per gli italiani presentarsi ai nastri di partenza
Oltralpe. Troppo recenti le ferite
della guerra che aveva visto l’Italia
fascista a fianco della Germania nemica della Francia. Di conseguenza
i nostri corridori non sono propriamente i benvenuti, e più di una volta
vengono fatti oggetto di insulti e invettive.
La corsa scatta il 30 giugno e il traguardo di Trouville premia sorprendentemente proprio Bartali, abilissimo, si legge nelle cronacehe
dell’epoca, nell’imporsi allo sprint
sul belga Schotte e sul francese
Teisseire. Il giorno successivo a Dinard, in Bretagna, è ancora un azzurro ad alzare le braccia al cielo, visto che il ligure Vincenzo Rossello
si permette il lusso di battere Louison Bobet, da molti considerato il
favorito numero uno. Tuttavia, la
maglia gialla passa sulle spalle del
belga Jan Engels. Le tappe successive vedono emergere lo strapotere
proprio del favoritissimo Bobet. E,
nonostante Bartali riesca ad imporsi
a Lourdes e Tolosa, il giovane bretone si difende nettamente meglio
del toscano sui Pirenei, imponendosi a Biarritz e Cannes e conquistando sin dalla sesta tappa l’agognato
simbolo del primato. Belgi e francesi attaccano a ripetizione per mettere definitivamente fuori gioco
l’atleta italiano che difatti il 13 luglio, praticamente a metà Tour, si ritrova con 21' di ritardo da Bobet. A
quel punto buona parte dei giornalisti e dei fotografi italiani al seguito
della corsa fanno rientro in patria,
sia perchè per i nostri corridori non
sembrano più esserci speranze di
successo, sia perchè il 14 luglio, festa nazionale francese e giorno di riposo della corsa e dall’Italia arrivano le notizie dell’attentato a Togliatti ed il paese sembra precipitare
verso la guerra civile.
MANIFESTO antidemocristiano
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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SPECIALE Ciclismo
PROSEGUE DA PAG 26
1948, Bartali e la guerra civile evitata
Realtà o leggenda pare che la sera
del giorno dell’attentato a Togliatti, il presidente del Consiglio
italiano Alcide De Gasperi telefona ai corridori italiani, pregando Bartali di vincere “perchè qua
c’è una grande confusione”. Gli
atleti azzurri, comprensibilmente
preoccupati per le sorti dei loro
familiari, vengono rassicurati
dalle parole del premier e decidono di continuare a gareggiare
nella corsa francese. Gino fra
l’altro che aveva letto le pesanti
critiche sulla stampa italiana che
lo dava spacciato per l’età è assolutamente motivato a ribaltare
quella sfiducia totale che gli addetti ai lavori avevano dimostrato
nei suoi confronti: le Alpi sono
ormai prossime e il toscano vuole
vincere, deve vincere, sia per se
stesso, sia per cercare di distrarre
e placare i roventi animi degli italiani.
Il giorno successivo la carovana
si muove da Cannes verso Briançon, ad un passo dal confine con
l’Italia. Ed è qui che la cronaca
sportiva diventa storia. L’Allos
ed il Vars, prime due salite affrontate in quella frazione, vedono gli attacchi decisi dal francese
soprannominato “testa di vetro”
Jean Robic (dato che era solito
correre con il capo riparato da un
vistoso casco protettivo), del belga Raymond Impanis e del franco-greco Apo Lazarides, con Gino Bartali che si limita a controllare. Il Col d’Izoard è un’ascesa
di 16 km al 6,9% di pendenza, che
scollina a 2361 metri.
Sui tornanti di questa salita durissima, destinata ad entrare nella
leggenda del ciclismo, l’atleta toscano saluta tutti e se ne va via,
con una serie di micidiali scatti
che fanno il vuoto alle sue spalle,
sputando sabbia e fango in un clima ancora rigidamente invernale. All’arrivo, il capitano della
squadra italiana precede di 6’18”
Alberic Schotte e di 9’15” Fermo
Camellini. Louison Bobet è andato alla deriva, accusando un ritardo di 19' abbondanti: ora il suo
vantaggio è ridotto ad una miseria, poco più di un minuto.
Questa impresa davvero epica
emoziona il popolo italiano, ora
più che mai con le orecchie attaccate alle radio per esaltarsi alle
IL TITOLO. L’impresa di bartoli in un titolo dell’epoca
gesta di questo grande campione
sul punto di ribaltare una classifica che sino al giorno prima lo
dava per spacciato. Il 16 luglio è
in programma un altro “tappone”, 263 km da Briançon ad
Aix-les-Bains, attraverso il Galibier, la Croix de Fer, il Grand
Coucheron ed il Granier. Anche
in quest’occasione Bartali è incontenibile, e nessuno riesce a tenere la sua ruota: il primo dei battuti, ovvero Stan Ocker, arriva a
quasi 6 minuti, con il toscanaccio
che riconquista quella maglia
gialla già sua dopo la prima tappa
a Trouville. L’Italia è in estasi per
queste imprese, lo stesso Togliatti ormai fuori pericolo si compiace dal letto d’ospedale. o meglio
questo dissero i giornali, per
quanto stava accadendo al Tour.
Certo il trionfo al Tour non sarebbe stato sufficiente a placare
gli animi se non vi fosse stata la
presa di posizione del Pci alla calma litici. Fatto sta che si crea un
clima più sereno e ora dopo ora si
si esce gradualmente da una situazione drammatica: niente
guerra civile, si fermano anche i
ferocissimi scontri di piazza, ritornando passo dopo passo alla
normalità. Intanto Gino vince anche a Losanna, vincendo tre tappe consecutive da grande campioni. Bartali nella sfilata finale
ai Campi Elisi di Parigi conclude
questo Tour de France con
26’16” su Alberic Schotte e
28’48” sul francese Guy Laperbie, con Bobet quarto ad oltre
mezz’ora. Per Bartali c’è anche la
vittoria nella classifica speciale
dei gran premi della montagna.
La corsa transalpina si dimostra
dunque un vero trionfo per gli azzurri: maglia gialla, maglia a pois
di miglior scalatore e dieci successi di tappa. Quando il 25 luglio
Bartali sale sul podio parigino, la
situazione in Italia si è definitivamente placata e l’impresa di
Bartali da semplice leggenda
sportiva diventa un pezzo di storia italiana.
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ANNO I N° 9 GIOVEDI 12 MAGGIO 2016
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SPORT Vari
SPEEDWAY. Il giovane talento polacco l’ha spuntata su Nilsson
Pawlicky star a Terenzano
Sul podio Contreras Guerrero Adrian Ysaac, del Judo CLub Udine
Lotta greco-romana - Italian
Master 2016, 3° posto udinese
Il Moto Club Olimpia ha ospitato un appuntamento iridato
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u Il grande speedway è tornato in
scena sabato sera, 7 maggio, sulla
pista Olimpia di Terenzano.
Il sodalizio guidato dall’inossidabile presidente Enrico Fabiano è
stato nuovamente premiato per i
meriti sportivi ed organizzativi
dalla Federazione Motociclistica
Internazionale, che per la stagione
in corso ha assegnato al moto club
friulano ben due gare iridate.
Il primo dei due appuntamenti si è
svolto sabato ed è stata una delle
migliori gare disputate sulla pista
di Terenzano, dominata dal giovane talento polacco Piotr Pawlicki già titolare di un posto nella serie Speedway Grand Prix 2016.
A completare il podio, lo svedese
Kim Nilsson, sorpresa della serata, ed il danese Michael Jepsen
PROTAGONISTI. Il podio della gara di Terenzano
Jensen protagonista dei Grand
Prix 2015.
Primo degli outsider, con ben 10
unità, l’emergente talento polacco
Krzysztof Buckzkowsky, a pari
merito con il sempreverde svedese Peter Ljung ed il campione italiano in carica, nonché portacolori
del sodalizio di casa, Nicolas Covatti.
Al settimo posto dopo spareggio,
il tedesco Kai Huckenbeck che
porta a casa l’ultimo dei sette pass
per accedere da titolare alle semifinali di Gorican e Lonigo, relegando al croato Jurica Pavlic al
ruolo di riserva.
Non si qualifica per soli due punti,
l’altro dei piloti di casa, Paco Castagna, che con sette punti all'attivo chiude al nono posto, seguito
dall’ucraino Melnychuk e dal tedesco Deddens con quest’ultimo
protagonista di una spettacolare
caduta, fortunatamente senza
conseguenze, nella settima batteria.
Assente a causa di un infortunio
rimediato venerdì sera, durante
una gara di Extra liga in Polonia il
campione ceco Vaclav Milik, che
ha già disputato diverse gare a Terenzano con ottimi risultati.
J. S. Gomez, L. Giorgione, il coach M. Cancedda e D. C. Berroa.
Nel Campionato Italiano Master di lotta greco romana
2016 che si è tenuto ad aprile
a Bologna, l'atleta Contreras
Guerrero Adrian Ysaac, tesserato con il Judo Club Udine, è
arrivato al terzo posto. L'atleta
gareggia nella categoria Master C, peso 85 kg.
La gara si è disputata presso il
Palapellicone a Ostia - Roma.
La società segnala la organiz-
zazione permanente di corsi
gratuiti di lotta libera nei giorni
di mercoledi e venerdi dalle
ore 19:00 alle ore 20:30. I corsi saranno sempre tenuti dall'Insegnante Tecnico qualificato Michele Cancedda, in foto insieme agli atleti della
squadra, che hanno partecipato con ottimi risultati al Memorial Mauro Savron tenutosi
a Trieste.