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GAZZETTA DEGLI AURUNCI
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
PERIODICO DEL MONDO AURUNCO
www.gazzettadegliaurunci.it
Anno XXVI - n. 4
NUOVO
ARCIVESCOVO
DI GAETA
APRILE 2016
GAETA RICONSEGNATA ALLA SOCIETA’ CIVILE
di Orazio Ruggieri
Fino a qualche anno fa, quando si
sceglieva una meta per dare sfogo
agli istinti di insorgente insofferenza
alle regole che un autentico sistema
democratico vuole rispettate, a Itri,
come in altri centri viciniori, era
invalsa l’abitudine di scegliere
Gaeta. Madre Natura aveva infatti
accordato alla città del golfo l’eccellenza paesaggistica che la fece
amare anche dal vate di Pescara, il
quale arrivò a definirla “un lembo
strappato al paradiso terrestre”. Ma,
oltre che per il gradimento favorito
dal richiamo dell’incomparabile sce-
nario naturale, la preferenza di
Gaeta da parte delle nuove generazioni scaturiva da una certa idea,
sicuramente sbagliata, secondo la
quale nella zona del golfo, riecheggiava attuale l’incalzante incedere
poetico del “dove si puote ciò che si
vuole”. In virtù di siffatta sacrilega
interpretazione della legge e del suo
premeditato dileggio, le orde più
svariate della degradata devianza
esistenziale e morale, sceglievano le
praterie a ridosso del mare di Ulisse
e di Enea per “dare un senso” alla
Mons. Luigi Vari (nella foto) è il
nuovo Arcivescovo di Gaeta.
L’annuncio è stato dato giovedì 21
aprile alle 12 nella Basilica
Cattedrale di Gaeta da mons.
Fabio Bernardo D’Onorio, divenuto Amministratore Apostolico
fino all’arrivo del successore previsto per dopo l’estate. Mons.
Vari, sacerdote della Diocesi di
Velletri, ha 57 anni ed è nato a
Segni (RM). Attualmente Parroco
di Valmontone (RM) e Direttore
dell’Istituto Teologico Leoniano
di Anagni (FR). Sarà ordinato
vescovo martedì 21 giugno alle
18,30 a Valmontone.
C’ERA UNA VOLTA…
Un sentito ringraziamento va
all’arcivescovo Fabio Bernardo
che dal 2007 ha guidato la Chiesa
di Gaeta ed è stato pastore presente e instancabile nelle parrocchie
dell’Arcidiocesi di Gaeta. Una
speciale attenzione l’ha sempre
riservata alla Città di Itri e alla
Madonna
della
Civita,
Compatrona dell’Arcidiocesi. A
mons. Vari, da tutti conosciuto
come “don Gigi”, diamo il benvenuto in questo territorio benedetto
da Dio che, da Castelforte a
Monte San Biagio, sarà il dono
più bello per lui assieme alle persone che vi abitano.
Il Mercato Ortofrutticolo di Fondi
è stato aperto il 27 ottobre 1974 e,
forse tutti non sanno, nel 1988
classificato come “mercato di interesse nazionale”.
Nel giro di pochi anni dall’apertura è diventato uno dei centri agroalimentari all’ingrosso più importanti d’Europa, con il passaggio di
milioni di quintali di prodotti ortofrutticoli freschi.
Oggi, purtroppo, la situazione è
molto diversa: causa la crisi economica ma anche per altri motivi,
il movimento merci del MOF è
diminuito notevolmente e, di conseguenza, molti operatori sono
stati costretti a chiudere le loro
attività.
Alla crisi economica globale che
ha colpito tutte le attività economiche, della quale è responsabile
quasi totalmente il mondo finanziario e bancario, si deve aggiungere un carico fiscale ingiustificato
che ha pochi uguali nel resto del
mondo; le imprese italiane pagano
DA TERRACINA A ITRI
NASCE IL CANTIERE PER L’AREA
ARCHEOLOGICA DELL’APPIA ANTICA
ITRI:
RACCONTI SU MICHELE PEZZA A
CURA DI ALFREDO SACCOCCIO
GAETA: IX EDIZIONE
DELLO YACHT MED FESTIVAL
L’EMIGRAZIONE ITALIANA
E LA CIOCIARIA
a pag. 3
a pag. 5
a pag. 6
a pag. 8
Segue a pag. 2
Dott. Maurizio Mancini
di Giovanni Meschino
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il doppio e, in qualche caso, anche
il triplo delle ditte straniere e, dulcis in fundo, nel caso del MOF
mancano adeguate strade di collegamento con la grande viabilità
nazionale con conseguente penalizzazione del movimento merci
fino al punto che, per diminuire i
costi, gli operatori scelgono altri
mercati, collegati meglio.
Il MOF di Fondi e tutto il nostro
comprensorio pagano oggi un
prezzo più alto alla crisi perché gli
amministratori a tutti i livelli non
hanno saputo presentare negli ultimi 50 anni progetti fattibili in
grado di potenziare il trasporto su
rotaie e migliorare la viabilità su
strada, in particolare il collegamento con l’Autostrada del Sole.
Viabilità e trasporto di merci e persone su rotaie e strade che avrebbero favorito, oltre che il MOF,
anche il commercio e il turismo su
tutto il nostro territorio…
Il prezzo dell’incapacità di chi ha
amministrato, negli ultimi decenni,
la cosa pubblica che “paghiamo”
oggi è altissimo ma le future generazioni “pagheranno” ancora di più
e molti saranno costretti ad emigrare per sopravvivere se le cose
continuano ad andare avanti
così…
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
Pag. 2
Attualità
Segue da pag. 1
loro esistenza, tanto, anzi, troppo
stanca per il cronico impegno, 24
ore su 24, dedicato al “dolce far
niente”. E così, anziché riportare la
patente al genitore che, a volte ignaro del tutto, credeva il figlio appisolato nel letto di casa o presso qualche amico, le forze dell’ordine bussavano all’uscio di tante famiglie per
comunicare loro che l’innocente
pargolo aveva dominato la scena nel
“notturno magico” di una rissa, di
una aggressione compiuta o subìta,
di una ferita da arma da taglio o da
fuoco, di una distribuzione o moltiplicazione di dosi di ‘corroborante’
sostanza del portafoglio di irriducibili figli di padre ignoto o, peggio
ancora, nei casi estremi, di tragici
epiloghi di gioventù malauguratamente bruciate al loro primo sbocciare, per i sempre più diffusi omicidi stradali o per una dose calcolata
eccessivamente male per fisici già
debilitati al pari degli animi. Fino
qua la storia raccontata, anche dai
giornali, su quello che caratterizzava
la “movida” non proprio innocente
delle notti della novella Cabiria
riproposte, questa volta, sullo scenario del Tirreno. E, a dire il vero, non
poche furono le segnalazioni formulate da parte di quelle famiglie che
dal vincolo matrimoniale avevano
ben ereditato, e messo in atto, la
consegna della funzione pedagogicamente sana della formazione della
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Aut. n. 530 del 23 maggio 1991
Tribunale di Latina
edito a cura:
Edizioni Emme
Piazza Annunziata, 20 - ITRI (Latina)
Direttore Responsabile: Anna Zarra
Stampa:
Tipografia Fabrizio - Itri (LT)
prole frutto del reciproco amore a
suggello del quale avevano chiamato Dio o la figura istituzionale laica
a dare l’imprimatur. Da costoro partirono appelli a un’azione più energica da parte delle forze dell’ordine,
in grado di debellare l’orgiastica
decadenza notturna e diurna verso
l’abisso del non ritorno. E fu così,
con la scelta, da parte degli uffici
centrali degli organi di Polizia, che
fu destinato a dirigere l’azione preventiva e repressiva nel territorio
gaetano, pur nelle condizionanti
restrizioni imposte da un sistema
forse troppo garantista, il veterano di
più esperienze maturate nelle
Questure più difficili ed impegnative: quelle di Roma, Milano e Napoli
che avevano già temprato un ancor
giovane servitore dello stato che
rispondeva al nome del dottor
Maurizio Mancini dirigente della
Polizia, originario di Itri. Reduce da
questi “fronti”, il vicequestore
Mancini, già operativo pure a
Latina, Fondi e Frosinone, ha preso
in mano la non facile situazione che
si registrava nell’area di competenza
di un Commissariato, neppure dotato di una struttura allocativa adeguata, né di una sede collocata in una
zona strategicamente indovinata.
Non sfugge infatti ai cittadini di
Gaeta, quelli più attenti, che la presenza del Commissariato nella zona
di Serapo abbia costituito una sorta
di esilio urbanistico cui era stata
condannata la Polizia di Stato.
Invece, con la collaborazione di una
realtà, fatta di agenti veramente
encomiabili sotto tutti i punti di
vista, il dott. Mancini si è messo
pazientemente al lavoro operando,
di pari passo, una “Reconquista” alla
Legalità della vita deviata alle falde
di monte Orlando e ponendo le premesse, al tempo stesso, per una
diversa, più moderna e sicuramente
rispondente offerta alla pressante
richiesta, proveniente dalla gente, di
ordine e sicurezza quotidiana: in
casa e fuori delle mura dove si dipana il film del tragitto terreno di
ognuno di noi. Le scuole, le sedi
aggreganti di giovani nelle ore serali e notturne, i bar, le piazzole di
attesa dei pullmans, il lungomare e
tanti altri siti, potenziali tane di
avvoltoi pronti a carpire la salute, se
non la vita stessa di ingenui giovani
che abboccano all’amo del piacere
propinato artificialmente dal cocktail di morte che affligge oggi il
mondo intero: in questi posti hanno
operato gli agenti del dott. Mancini,
riportando Gaeta al Rinascimento
dell’anima e (perché non?), del
corpo. I dati che non fanno parte del
quadro riassuntivo più esatto della
nostra memoria parlano di quindici
arresti in sei mesi, una cifra mai
registrata prima della gestione del
dott. Mancini. Non che l’efficienza
operativa di una gestione si giudica
dal numero dei polsi intorno ai quali
si è avvertito il lugubre click delle
manette che si chiudono nella morsa
certificatrice di un fallimento esistenziale, in quanto, anche per il
commissario Mancini la funzione
preventiva e formativa viene
GIUBILEO DELLA MISERICORDIA 2016
senz’altro prima di quella repressiva.
Ma l’entità numerica degli arresti sta
a significare, quale cartina di tornasole che, sul territorio, gli agenti del
“sub lege libertas” ci sono e che “l’aria è cambiata”, a tutela e garanzia di
quanti hanno recepito e messo quotidianamente in atto il messaggio della
pax in terra hominibus bonae voluntatis. E, fedele a questo percorso programmatico rivolto, innanzi tutto, a
migliorare il futuro del “servizio al
cittadino”, il dott. Mancini ha messo
in atto tutto il percorso procedurale
che porterà, agli inizi del 2017 il
Commissariato PS, dall’emarginato
enclave delle retrovie del lungomare
di Serapo, alla nuova sede che lo
attende con il prossimo anno. In località Calegna dove, dallo stabile in cui
ha ancora sede il Giudice di Pace, si
controllerà il centro pulsante della
Gaeta dove si intrecciano il traffico di
tre segmenti direzionali (Flacca, lungomare Caboto e strada Consind per i
25 Ponti). Inoltre la vicinanza del
porto, con la mole del movimento
urbano della gente che vive nella cittadina o che la raggiunge per tanti
motivi, sarà più comodo, per gli agenti, e più tranquillizzante, per la gente,
vedere all’opera lo slancio generosamente operativo di chi, nella vita, guidato da dirigenti tanto validi, ha scelto, quale missione primaria, quella di
servire la gente, lo Stato, la
Democrazia! Dalla redazione de LA
GAZZETTA DEGLI AURUNCI un
sincero “ad maiora” al dirigente PS e,
soprattutto, ai suoi uomini, servitori
della gente autenticamente per bene!
LA PEREGRINATIO DEL BUSTO LIGNEO
DELLA MADONNA DELLA CIVITA
di Maurizio Di Rienzo
Inizierà martedì 3 maggio nella
Basilica Cattedrale di Gaeta la
peregrinatio del Busto ligneo settecentesco della Madonna della
Civita attraverso le comunità parrocchiali dell’Arcidiocesi di Gaeta.
La peregrinatio passerà per Lenola,
Cave (RM), Sperlonga, Ponza,
Gianola di Formia, Salto di Fondi,
Maranola, S. Nilo e la Montagna
Spaccata a Gaeta, Pastena. La peregrinatio si concluderà nel mese di
ottobre con le parrocchie della Città
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di Fondi.
Il Busto ligneo settecentesco viene
conservato nella Parrocchia di
Santa Maria Maggiore, Chiesa
dell’Annunziata a Itri. La Madonna
della Civita è patrona della Città di
Itri e compatrona di tutta
l’Arcidiocesi di Gaeta. Dopo l’icona venerata nel Santuario, il busto
ligneo è l’immagine più antica della
Vergine della Civita. Per informazioni sulla peregrinatio e per sapere
le tappe vai su arcidiocesigaeta.it.
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
Attualità
DA TERRACINA A ITRI
LENOLA - JOHN MANCINI:
di Orazio Ruggieri
di Federico Meschino
Pag. 3
NASCE IL CANTIERE PER L’AREA
APRE LE PORTE DEI MERCATI USA
ARCHEOLOGICA DELL’APPIA ANTICA ALL’OLIO DELLA CULTIVAR ITRANA
Un’area archeologica per l’Appia
antica tra Terracina e Itri? E’ l’o-
di soddisfare il bisogno di bere di
centinaia di cavalli in breve tempo.
Appia Antica, Itri-Fondi
biettivo che si sono proposti gli
studiosi che si sono appositamente
incontrati presso la sede comunale
del centro aurunco. Sono “l’ing.
Massimo Monacelli, coinvolto a
ciò dal Commissario prefettizio
dott. ssa Raffaella Vano, l’itrano
Giuseppe Manzi –autore di questa
nota esplicativa appositamente
diramata- e due eminenti archeologi provenienti da Roma: il prof.
Lorenzo Quilici e il prof. Luigi
Congedo, gli stessi che progettarono e diressero, nell’anno 2000, il
recupero del primo tratto di strada
Appia Antica, in località S.
Andrea, tra Fondi e Itri. Lo scopo
dell’incontro è stato quello di promuovere e dar luogo alla progettazione e recupero della parte rimanente della strada, circa due chilometri, e della parte centrale dove
insistono reperti del massimo valore. Ci sono le quattro vasche che
formavano un sistema idraulico di
abbeveraggio, avveniristico per
quei tempi, in quanto permetteva
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SU QUESTO
PERIODICO
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Si realizzava il prelievo dalle
grandi vasche per gravità”. Questo
ha intuito il Manzi e “certamente si
potrà dimostrare che quel sito non
era una villa, come erroneamente
qualcuno ha affermato, ma una
stazione di servizio e contemporaneamente sede del tempio di
Apollo. I Romani –commenta il
ricercatore- non facevano cose
senza senso. Era anche sede dei
curatores viarum in quanto i briganti esistevano anche in epoca
romana. La storia ci dice che il
tempio pagano fu fatto diventare
chiesa di S. Andrea nella successiva epoca cristiana: ne parla addirittura papa Gregorio Magno nei
suoi ”Dialoghi”. Nel XV secolo vi
si installò con 300 suoi accoliti il
brigante Marco Sciarra. Al tempo
della discesa in Italia di Napoleone
quel sito che ne ha visto di tutti i
colori, il rudere della chiesa cristiana, fu trasformato in fortino per
artiglieria. Si pensi allora alla
eccezionale importanza didattica
che quel recupero potrà avere ed
ecco allora perché mi sento deciso
–conclude Manzi- a percorrere
tutte le vie pur di giungere alla
valorizzazione di queste testimonianze preziose per Itri. Sia pe
quelle ubicate a ovest del paese, in
direzione Roma, sia quelle che
stanno a est, tra Itri e Formia”.
Quando i nonni, lenolesi doc,
emigrarono negli Stati Uniti,
certamente non pensavano che
un loro nipote, John Mancini,
oggi 65enne, potesse riscoprire i
luoghi di origine grazie alla sua
passione per l’olio d’oliva.
Imprenditore di successo in vari
settori negli Usa, Mancini ha
avuto il merito di far approdare
in America l’olio extra vergine
d’oliva prodotto nelle nostre
zone. Nei mesi scorsi John
Mancini ha ispezionato molti
terreni accompagnato da un
esperto locale, Giovanni Spirito.
Come prima cosa, ha provveduto
ad acquistare 2.200 piante nella
zona di Lenola. Per la lavorazione si è servito del frantoio Marco
Guglietta con il quale ha iniziato
una collaborazione vincente. Il
“Cultivar Itrano” ha già ricevuto
un primo autorevole riconoscimento nel concorso internazionale di New York, uno dei più
prestigiosi del mondo. L’olio ha
inoltre ottenuto la tracciabilità
del sistema Unasco e la certificazione Dop. Dopo le analisi effettuate presso l’università di
Atene, l’extravergine di John
Mancini ha ricevuto un attestato
quale migliore campione analizzato negli ultimi 5 anni. A consigliarlo in primis a visitare i
nostri luoghi è stato un suo
dipendente anch’egli originario
del territorio pontino, Marco De
Filippis, la cui sollecitazione è
stata determinante. La tenacia di
John Mancini
mr. Mancini tendente ad offrire
un prodotto di qualità agli americani ha fatto il resto. Una prestigiosa rivista statunitense, la
“Edible” ha parlato di questo
suo ulteriore successo nel campo
agricolo, menzionando l’olio
extravergine importato da John
Mancini come uno dei migliori
in assoluto. Di recente è ritornato in Italia per partecipare a vari
corsi di assaggiatore, lui, che
nella vita si è occupato di edilizia ed anche di spettacolo. Un
altro aspetto dell’intera vicenda
riguarda il motivato sentimento
di invidia nutrito dai produttori
locali alla notizia che una bottiglia da mezzo litro viene venduta, negli USA, al costo di ben
180 dollari, laddove, a Lenola, il
prezzo più alto pagato per un litro
di olio è di “appena” 10 euro.
Pag. 4
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
Cultura
LA STORIA DEI GRANDI ITINERARI VIA TERRA NECESSARI ALL’IMPERO ROMANO PER
ATTRAVERSARE IL MERIDIONE D’ITALIA E COLLEGARSI VIA MARE CON LA GRECIA
E L’ORIENTE EBBE FULGORE CON LA VIA APPIA “REGINA VIARUM” PER IL LUNGO
PERCORSO BASOLATO TRACCIATO DA APPIO CLAUDIO CIECO NEL 312 A.C. INIZIANDO DA ROMA TERME DI CARACALLA E ATTRAVERSO I COLLI ALBANI VERSO VELLETRI AL DI SOPRA DELLE PALUDI TIRRENICHE SEGUITO SUI MONTI LEPINI AUSONI E
AURUNCI FINO A CAPUA IN CAMPANIA. POI ALLUNGATO FINO A TARANTO E PASSANDO AL CENTRO DELLO SPERONE DELLE PUGLIE FINITO A BRINDISI SULL’ADRIATICO.
di Luigi Muccitelli
1) L’antica Via Appia sul Passo ad Lautolae di Monte Giove digradante verso la Portella di Monte San Biagio, poi attraversare Fondi in pianura fino alla salita di
Sant’Andrea verso Itri- 2) La stessa Antica Via Appia in rettilineo basolato da Fondi alla salita di Sant’Andrea verso Itri (sullo sfondo si nota la Collina del
Cucuruzzo e Monte Arcano) – 3) Lo stesso rettilineo della Via Appia Moderna ricoperta di terra battuta e breccia catramata con la Casa del Cantoniere negli anni
1930 realizzata alla nascita della nuova Provincia di Littoria (oggi Latina)– 4) Lo stesso itinerario dell’attuale Via Appia asfaltata con la moderna segnaletica tra
Fondi e Sant’Andrea verso Itri.
Come documentato, il primo storico nodo fu quello di attraversare lateralmente il Tempio di Anxur sulla cima di Monte S.Angelo che affondava nel mare sbarrando l’ingresso nel Territorio di Fondi, prima che Traiano facesse tagliare il Pisco Montano, per non continuare a digradare verso la Portella di Monte S. Biagio,
ma finalmente scorrere in pianura fino alla salita di Sant’Andrea verso Itri. Un nodo che è stato sempre pretesto di discussioni e tentativi di appropriazioni
indebite di confine, durate fino all’odierno traforo di Monte Sant’Angelo, opportuno per deviare il traffico pesante al centro di Terracina che ambiva proiettarsi quale “Città d’Europa” già negli anni 1960, specie nelle stagioni dei flussi balneari. In conseguenza una sorda lotta campanilistica, talvolta puerile dei
politici e cronisti di parte, impedì la realizzazione del “Raddoppio dell’Appia”. Per subdoli interessi e illusorie mire espansionistiche discordanti fu bloccato
l’importante ampliamento che poteva agevolare il traffico sul Diversivo Acquachiara e fino al M.O.F. Per favorire piccoli interessi di speculatori terrieri, si compromise un’ampia valorizzazione delle aree fra Canneto il Lago e in tutta la Pianura di Fondi e per il facile scorrimento nel traffico dei mezzi di trasporto.
Ancora prima, sempre negli anni 1960, era accesa la speranza di realizzare la “Superstrada Fondi Ceprano”, collegabile via Avezzano a Pescara sull’Adriatico,
ma niente di fatto. E nè realizzata la tanto agognata “Via Diretta da Fondi alla Spiaggia di Sant’Anastasia” sulla vecchia “Carrera” di memoria spagnola, cioè,
Via Madonna delle Grazie che avrebbe completato la valorizzazione dei terreni laterali dei Pantani e della Selva Vetere, per aree agricole, artigianali, industriali e commerciali. Poi, negli anni 1970 fu ricostruita la prima struttura del M.O.F. (Mercato Ortofrutticolo di Fondi), al principio avversato dai grossi commercianti che volevano restare autonomi,ai quali le stesse amministrazioni comunali diedero il muto consenso di realizzare magazzini esterni. Tuttavia, in breve,
il mercato ortofrutticolo divenne un gigante dell’economia locale e sostegno del lavoro agricolo anche nelle aziende del meridione e per lo smistamento verso
i mercati italiani ed europei. Fino a che il potere politico non affondasse le mani nella gestione amministrativa e relativi contributi di legge, finanche tentando
di arrecare danno per favorire la nascita di altri mercati pontini e romani. E ancora oggi gruppi di balordi insistono subdolamente nel voler commissariare
anche il Comune di Fondi mirando a speculare sull’economia di tutta la laboriosa comunità, cosa impossibile da ottenere con il voto elettorale ma sempre tramato da bande di politicanti malfattori anche locali. Si dovrebbe scrivere e documentare un ponderoso volume, se si potesse ancora punire i colpevoli, ma sono
scomparsi nel nulla, quelli stessi che usarono il ricatto politico elettorale, scherno degli onesti,divertendosi nei mediocri teatrini dei consigli comunali con chiacchiere, pettegolezzi da marciapiedi e barzellette, senza preccuparsi che sotto il loro calpestio si sgretolava un invidiato e aggredito patrimonio terriero che poteva tramandarsi ai figli più ricco e fiorente. E tante sono state le negatività in tutte le occasioni di poter realizzare medie strutture industriali per elaborare i
prodotti ortofrutticoli, quelle alberghiere, sportive e per un turismo ideale unico sulla costa tirrenica conchiusa nella splendida cornice collinare e paesaggistica che mostra i segni della megalitica civiltà osca, latina e romana. Sperando che le nuove generazioni sappiano accrescerlo e tutelarlo nel futuro.
Cultura
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
ITRI: RACCONTI SU MICHELE PEZZA
Pag. 5
"PAZZO AD ARTE: FRAMMENTI DI VITA CHE CI RIGUARDANO"
A CURA DI ALFREDO SACCOCCIO GRANDE SUCCESSO PER LO SPETTACOLO
di Orazio Ruggieri
“Michele Pezza era un ragazzo irrequieto ed audace. Gli tremavano le
mani sui modesti utensili del mestiere di bastaio. Volavano, lontano da
lui, lime, punteruoli e tenaglie, se
per la campagna tacita
e assolata caracollavano le truppe impennacchiate. Fremeva lo
squillo delle trombe, il
rullo dei tamburi e l’odore acre della polvere; il fumo denso ristagnava nell’aria ferma.
Ah! Poter imbracciare
una carabina, ficcare
nella cintura di cuoio il
pugnale affilato e il
pistolone fragoroso,
montare su un focoso
cavallo, andare alla guerra con i soldati del Borbone, che difendono il
regno di Napoli contro l’invasore
francese!”. La lettura scorre sempre
piacevole quando a fornircene l’occasione è lo storico di Itri Alfredo
Saccoccio le cui fatiche tematiche,
siano esse libri pubblicati, articoli di
quotidiani o di periodici, saggi
monografici o altro, avvincono il
lettore sia per i contenuti che l’insigne autore propina, sia –e oggi trattasi di supporti grammaticali rari a
rinvenirsi presso la produzione di
firme assurte anche a dimensioni
nazionali- per la forma piacevolmente scorrevole e pregnante di
quella punteggiatura dove le virgole,
alla maniera del romanziere nato il
1785 e scomparso il 1873, impreziosiscono in maniera quasi irripetibile
il dipanarsi del succo narrativo o
dell’argomento esposto. Ed è proprio quello che si riscontra nell’ultima fatica di Alfredo
Saccoccio data alle
stampe con il titolo di
“Racconti su Michele
Pezza nelle fredde
serate invernali, al
fiammeggiante fuoco
del camino” per i tipi
della
Tipografia
Fabrizio. Nella pur
preziosa cornice tipografica (Fra’ Diavolo
insorgente
sulla
copertina con disegno
di Tancredi Scarpelli;
Fra’ Diavolo, olio di Claudio
Capuano nella quarta di copertina;
sempre Fra’ Diavolo, disegno di
Davide Manzi in prima pagina e
fotoriproduzioni di Giuseppe
Manzo bartstudio.it) trovano posto i
capitoli (ripresi da “Il Territorio”,
quotidiano pontino presente nelle
edicole nella prima decade del terzo
millennio) didascalicamente riportati come “Le audaci imprese di Fra’
Diavolo a Ponza; Fra’ Diavolo dai
Lepini alla forca; Un timidissimo
uomo di mondo; Fra’ Diavolo, i
francesi, Sezze e il ritorno a Cori;
Michele Pezza, l’eternità ancora
tutta da vivere”. E, tutto ciò premesso, non resta che augurare veramente una “buona lettura!”
TEATRALE TENUTOSI A FONDI
di Edoardo Meschino
"Pazzo ad arte: frammenti di vita
che ci riguardano", liberamente
tratto
da
alcune
scene
dell'Amleto
di
William
Shakespeare ha fatto registrare un
successo superiore a ogni previsione nelle tre giornate di venerdi
22, sabato 23 e domenica 24 aprile, presso la sala Carlo Lizzani
del Complesso di San Domenico,
a Fondi, dove lo spettacolo si è
tenuto, con Giuseppe Pestillo
protagonista. La tournée, che prevede altri appuntamenti sia in
Italia che in Spagna, nasce per
omaggiare il grande drammaturgo inglese in occasione del IV
centenario della sua morte e avrà
durata per tutto l'anno della ricorrenza. Lo spettacolo, firmato da
Alessandra Niccolini e Giuseppe
Pestillo, prende vita nel 2009
dopo un lungo periodo di studio
dell'Amleto dove sono state di
fondamentale importanza, per lo
sviluppo della drammaturgia
dello spettacolo e la comprensione di determinati nodi drammatici, le analisi che Orazio Costa
Giovangigli ha avuto modo di
lasciare nei suoi anni di insegnamento, regista e maestro di teatro.
Ne è venuta fuori una performance per un solo attore che pone gli
Giuseppe Pestillo
spettatori faccia a faccia con la
contemporaneità delle amletiche
vicende e con i sentimenti e le
emozioni universali di cui l'opera
shakespeariana è portatrice.
Pag. 6
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
INIZIATIVA DELL'ISTITUTO MARCO EMILIO SCAURO DI MINTURNO
Attualità
GAETA
GRANDE SUCCESSO DEL GIORNALE IX EDIZIONE DELLO
RADIOFONICO SCOLASTICO
YACHT MED FESTIVAL
di Maurizio Di Rienzo
È curato dagli studenti dell’Istituto
Comprensivo
“Marco
Emilio
Scauro” di Minturno (LT) il Giornale
radiofonico “La parola a …”, che va
in onda tutti i giorni su Radio
Antenna Verde di Castelforte (LT)
alle 8.20 e alle 13.40. Nato nell’anno
dividere questo percorso didattico».
L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio
morale del Comune di Minturno dal
Commissario prefettizio Bruno
Strati, riconoscimento simbolico che
fa rientrare il progetto tra le iniziative
didattiche e culturali più apprezzate.
scolastico 2014-2015, il Giornale è
stato ideato dal professor Federico
Galterio,
Presidente
dell’Associazione Culturale del
Basso Lazio, coinvolgendo in particolare la Scuola Secondaria di Primo
Grado “Pietro Fedele” sita in Via
Appia 223 a Scauri. Il Giornale si può
ascoltare
in
streaming
su
www.radioantennaverde.it o sulle
frequenze 89.4, 105.5 e 107.9 Mhz di
Radio Antenna Verde.
Tanti gli argomenti affrontati, quali
l’alimentazione, il lavoro, le tradizioni
popolari, la cultura locale, le informazioni di pubblica utilità, il benessere,
le curiosità. Il Giornale si costruisce
con attività laboratoriali, con l’invito e
l’intervista dei genitori degli alunni
che raccontano la loro vita quotidiana,
scegliendo letture educative appropriate e adatte all’età dei ragazzi.
Conduttore radiofonico, docente
presso l’Istituto e coordinatore del
Progetto “Giornale radiofonico scolastico”, Federico Galterio ha affermato: «L’iniziativa è unica nel suo
genere, almeno per quanto riguarda
le scuole medie. I ragazzi sentono il
bisogno di confrontarsi con altre
realtà scolastiche, per creare una rete
di istituzioni che abbiano programmato iniziative simili. Siamo aperti a
scambi culturali per migliorare e con-
La nota del Commissario è stata resa
pubblica lo scorso 17 marzo dal
Dirigente scolastico dell’Istituto
Maria Rosaria Graziano e dalla
Presidente del Consiglio d'Istituto
Rosanna Ranieri, durante la
Cerimonia per il 155° anno
dell’Unità d’Italia svoltasi nell'Aula
magna dell'Istituto.
Una nota di apprezzamento è stata
inviata anche dal giornalista del quotidiano Editoriale Latina Oggi Gianni
Ciufo che ha affermato: «È da considerarsi un giornalino radiofonico utile
ad esercitare la mente, con la lettura, il
commento e la scrittura. Gli alunni
sono protagonisti e dimostrano di
approfondire le proprie conoscenze, al
di là dell’attività scolastica specifica di
ogni materia. La validità della attività
dà forte risalto all’idea nata due anni
fa, per l’intervento dei genitori dei
ragazzi stessi che trasmettono l’esperienza del proprio lavoro, delle difficoltà di oggi nell’inserimento nel
mondo del lavoro e degli interessi trasmessi dai genitori».
A distanza di un secolo dal primo giornale “parlato” trasmetto in Italia il 6
ottobre 1924, l’iniziativa dei piccoli
giornalisti è il segno di una informazione che eredita un grande passato
radiofonico, prende spunto dal presente per gettare ponti verso il domani.
Dal 22 aprile al 1 maggio 2016, 10
giorni dedicati al mare e alla sua economia, la Fiera Internazionale di
Gaeta, un appuntamento che nel
2015 ha richiamato oltre 300.000
visitatori.
Confermato il modello fieristico che
ha reso la manifestazione la prima in
Italia a riunire in un unico spazio
espositivo e convegnistico tutti i settori legati all’Economia del Mare:
nautica e turismo, pesca e acquacoltura, shipping e logistica, formazione
ed editoria, innovazione e ambiente,
agroalimentare e artigianato, sport e
portualità.
“Lo Yacht Med Festival” ha sottolineato il Presidente della Camera di
Commercio di Latina e di
Unioncamere Lazio Vincenzo
Zottola (nella foto) “è un grande progetto che negli anni ha saputo riportare l’attenzione sul valore strategico
dell’Economia del Mare per l’Italia e
per il Mediterraneo. Il momento fieristico, che ogni anno coinvolge sempre più appassionati e addetti ai lavori,
è solo l’apice di un percorso quotidiano
volto ad aggregare tutti coloro che si
riconoscono in questo nuovo modello
di sviluppo”.
“Sono convinto” ha aggiunto Zottola
“che la Fiera Internazionale di Gaeta
sia pronta per continuare a crescere
nel tempo, a prescindere dallo specifico contesto economico, politico e
istituzionale del momento. La risposta positiva ottenuta anche in questa
nuova edizione da parte delle imprese ne è la prova più evidente.
Andiamo, dunque, avanti con la
determinazione di chi sa di aver
avuto un’intuizione corretta e la
volontà di continuare a sostenere il
processo di aggregazione e integrazione che può rendere il Lazio leader
nell’area euro-mediterranea”.
GAETA: ARACNE ALL’ARISTON
Giovedì 28 Aprile, presso
il Teatro Ariston di Gaeta
sarà
di
scena
la
Compagnia Edinamika
del danzatore e coreografo Francesco Azzari. Il
mito di Aracne ritorna
raffigurato come su una
grande tela, fatta di linee,
respiri, colori e suoni,
nella nuova opera di
Francesco Azzari.
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Attualità
GAZZETTA DEGLI AURUNCI
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APPUNTAMENTO IL 29 MAGGIO
L’INTERVENTO ADESIVO NEL
IL CORPUS DOMINI
PROCESSO TRIBUTARIO
E L’INFIORATA ITRANA 2016 di Mariagrazia
Mazzaraco
di Maurizio Di Rienzo
Grande attesa a Itri per il Corpus
Domini 2016, Solennità del Corpo
e Sangue del Signore che sarà celebrata domenica 29 maggio. In questa festa la Chiesa è in adorazione
davanti al grande mistero
dell’Eucaristica, per il quale organizza una solenne processione e
altri atti di culto e di venerazione.
Tra i più tipici di Itri c’è quello
dell’Infiorata la cui edizione
moderna giunge quest’anno alla
30° edizione. Un grande tappeto di
fiori che vedrà al lavoro un’immen-
sa schiera di cittadini, dai ragazzi
dell’Istituto Comprensivo di Itri
fino ai cittadini più anziati, assieme
anche a privati cittadini e membri
delle associazioni cittadine.
L’evento è organizzato
dalla Pro Loco di Itri in
collaborazione
col
Comune di Itri, la
Provincia di Latina e la
Regione Lazio. Sabato 28
maggio alle 19 nella chiesa dell’Annunziata la
Messa presieduta dal parroco di Itri don Guerino
Piccione con la benedizione degli artisti. Domenica
29 alle 12.30 l’arcivescovo di Gaeta Fabio
Bernardo D’Onorio darà
la sua personale benedizione alla manifestazione
e reciterà l’Angelus. Alle
18 dalla chiesa di san
Michele Arcangelo la partenza della solenne processione eucaristica che
passerà per le vie del
paese; intorno alle 19.30 è
previsto il passaggio per il tappeto
di fiori preparato su Via della
Repubblica. Al termine della processione, è prevista la Messa
nella chiesa dell’Annunziata alle
20.30. Info sulla manifestazione:
tel. 0771.732207, www.prolocoitri.it, [email protected],
#itrinfiorata.
Al vecchio indirizzo della Corte di
Cassazione con cui con la sentenza
n. 12598/2004 non era ammesso
alcun ente o soggetto non destinatario degli atti amministrativi seppur portavoci di interessi di categoria di contribuenti, fa eco la sentenza n. 14000/2012 per cui si
ammette nel processo tributario
l’intervento adesivo.
Differentemente dalla portata contenutistica della norma processuale
il giudizio, a detta dei giudici di
piazza Cavour – “l’intervento adesivo dipendente”–come dal 3°
comma dell’art. 14 del Decreto
Legislativo n. 546/92 che prescrive, appunto, l’intervento nel processo tributario unitamente al
ricorrente, di soggetti consegnatari
dell’atto impugnato o parti del rapporto tributario “de quo”, non può
riguardare solo il destinatario dell’atto impugnato o parte del rapporto tributario oggetto di controversa
ma deve estendersi al potenziale
destinatario degli effetti della pronuncia giudiziale, ossia i Comuni
per esempio che possono affiancarsi all’Agenzia del Territorio per
l’ottenimento della rendita catastale su cui applicarsi l’imposta
comunale.
“Una interpretazione costituzionalmente orientata del citato art.14
deve dunque indurre ad una lettura
estensiva del concetto di destinatario dell’atto – fino a comprendere
in esso non solo il destinatariostricto iure ma anche il destinatario potenziale e mediato. Una differente e restrittiva interpretazione
non sarebbe giustificata neppure
dalla necessità di salvaguardare la
ragionevole durata del processo”
riferisce la sezione tributaria della
Suprema Corte per la quale solo
attraverso l’intervento principale si
origina l’ampliamento del suo
oggetto.
I Comuni, in qualità di ente impositore, vantano un interesse giuridicamente rilevante e qualificato che
si concretizza nel sostenere le
ragioni dell’Ufficio del Territorio
ai fini dell’ottenimento di una pronuncia favorevole sulla legittimità
del provvedimento catastale.
I soggetti parte nel rapporto tributario possono essere i diretti destinatari dell’atto amministrativo, parti
della controversia tributaria o in
contrato coll’ente locale o l’Ufficio
Ministeriale notificatore dell’atto.
Gli interessati a cui l’atto amministrativo dovrà essere notificato
nelle forme e nei tempi prescritti
dovranno costituirsi nel rispetto
della normativa tributaria indicando le esatte motivazioni che tanto
il convenuto quanto la parte che si
costituisce volontariamente non
possono autonomamente impugnare l’atto se all’atto della costituzione è decorso il termine di
decadenza.
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GAZZETTA DEGLI AURUNCI
L’EMIGRAZIONE ITALIANA E LA CIOCIARIA
di Michele Santulli
Nella plurisecolare vicenda della
storia dell’Italia la emigrazione ne
rappresenta l’evento più terribile e
traumatico e allo stesso tempo più
glorioso e importante: si calcola che
negli anni a partire dalla seconda
metà del 1800, circa trenta milioni di
famiglia, poi i giovani ed adolescenti, armati dei loro strumenti: il piffero, la zampogna, l’organetto, il cane
ammaestrato, i più fortunati il pappagallo o la scimmia, qualcuno
anche con il povero orso marsicano
e poi i mestieranti: ombrellaio,
italiani hanno abbandonato le loro
terre: una cifra spaventosa che nessun’altra nazione registra di siffatta
colossale entità! Calcolando i successori e gli eredi di tutta questa
umanità disperata ma intrepida e
coraggiosa, all’estero è presente,
oggi, un’Italia numerosa una volta e
mezzo quella originaria! La nemesi
altrettanto terribile e sconfortante
vuole che questi circa ottanta-novanta milioni di originari italiani sparsi
in tutto il pianeta, specie quelli in
qualche modo sentimentalmente
ancora legati alle antiche radici, in
questi ultimi anni sono obbligati a
constatare, con umiliazione e mortificazione, che l’Italia di oggi risulta
collocata ai primi posti nelle graduatorie internazionali per corruzione e
latrocini e privilegi ed inefficienza e
agli ultimi per investimenti nella cultura nella ricerca nell’arte. Un fallimento e una distruzione di immagine imperdonabili.
E la Ciociaria nel gigantesco fenomeno della migrazione occupa il
primo posto. Infatti tutto cominciò
da qui, dalla Valcomino, inizialmente da alcuni paesini e loro frazioni i
cui nomi sono scritti, anzi dovrebbero essere scritti, a caratteri cubitali
nella storia nazionale della emigrazione: Picinisco e le sue frazioni di
San Gennaro, di San Giuseppe, di
Immoglie, di Serre; San Biagio
Saracinisco, Vallerotonda e la sua
frazione di Cardito nota in tutto il
mondo,Villalatina e le sue frazioni di
Vallegrande e di Agnone. Tutto è
nato qui, tra queste montagne ai
piedi del Monte Meta, già nelle ultime decadi del 1700. Gli avamposti,
sempre più numerosi, anno dopo
anno, fino a divenire un flusso continuo, furono dapprima i padri di
vasaio, arrotino, impagliatore, calzolaio… tutta questa umanità, disperata e affamata, abbandonò la propria
patria ingrata, il Regno di Napoli, e
si riversò nello Stato Pontificio, uno
stato straniero ma sostanzialmente
ricettivo: qui si disperse in tutto lo
sconfinato latifondo romano andando a procacciarsi di che sostentarsi
perfino nelle mefitiche e mortali
Paludi Pontine, altri, migliaia, si
insediarono a Roma medesima, altri
ancora prolungarono il loro cammino fino al di là delle Alpi e dopo
mesi di marcia, misero piede a
Londra, in Scozia, poi a Parigi, a
Berlino, Duesseldorf… Dalla
Valcomino la diaspora si estese ad
altre località: gli abitanti di Terelle,
per esempio, un comune a circa
mille metri di altitudine ai piedi del
Monte Cairo, si riversarono a
Terracina in una zona al limitare
delle Paludi e lì si stanziarono: i loro
successori sono ancora in molti nel
medesimo luogo della città.
Particolari contingenze storiche del
momento furono motivo dell’esodo
anche da altre località dello Stato
Pontificio medesimo verso la
Ciociaria Pontina cioè da Boville
Ernica all’epoca Bauco, da Monte S.
Giov. Campano, da Veroli, da
Ceccano, da Morolo, da Patrica, da
Sora medesima… E uno dei luoghi
di destinazione di queste creature in
cerca del proprio pane o di migliori
condizioni, fu una zona della città di
Sezze e cioè la Valle di Suso, particolarmente amena e fertile: in questa
località già agli inizi del 1800 si contavano circa tremila immigrati provenienti sia dallo Stato Pontificio e
sia dal Regno di Napoli: la semplice
scorsa all’elenco telefonico dei paesi
e cittadine sui monti Lepini, Ausoni,
Aurunci, anche di Terracina, Anzio,
Nettuno, Velletri, senza calcolare
Roma città, darà una idea incredibile di quanta e quale sia stata la entità
di tali presenze dei secoli precedenti! E quanto avviene a Suso di Sezze
è specialmente degno di attenzione:
già ai primi anni del 1820, anni terribili in tutta la zona in quanto infestata da pericolose bande di briganti, la
Chiesa sentì la esigenza di offrire a
questa umanità sofferente e abbandonata la possibilità almeno del
conforto della pratica religiosa per
cui il sensibile promotore di tale iniziativa, più tardi papa Gregorio XVI,
ordinò la costruzione di una chiesa,
la cosiddetta Chiesa Nuova, che
ancora si leva nei medesimi luoghi:
doveva essere uno spettacolo unico
vedersi levare una chiesa in mezzo
ad una distesa di centinaia di misere
capanne a forma di cono. Il valore
simbolico ma soprattutto storico
della Chiesa Nuova è completamente sfuggito all’attenzione degli studiosi e degli esperti della materia ma
anche, e più semplicemente, delle
istituzioni ciociare in generale: in
effetti ci troviamo di fronte al vero e
fino ad oggi unico memoriale della
emigrazione italiana!
E’ senza dubbio alcuno motivo di
rammarico che lo Stato non si sia
fatto fino ad oggi iniziatore e promotore di un simulacro commemo-
rativo della gigantesca diaspora di
italiani al di là delle Alpi e
dell’Oceano, diaspora che, tra il
tanto altro, per anni ed anni è equivalsa ad una sensibile fetta di prodotto interno lordo, grazie alle
rimesse! Eppure, nulla e niente. E
una parvenza, a mio parere una parvenza, di museo nazionale dell’emigrazione si è registrata solo un
pugno di anni addietro, al Vittoriano
di Roma: una parvenza perché si fa
iniziare il fenomeno migratorio solo
dopo l’unità nazionale, perché è da
quegli anni che assunse progressivamente dimensioni imponenti tali da
spopolare mezza Italia, ma viene
ignorata ed omessa la transumanza
umana di cento anni prima, vicenda
che ha impresso ai luoghi interessati marchi e tracce oggi più vivi che
mai sia in Ciociaria e a Roma e sia
nelle località transalpine più sopra
ricordate. Vano è stato ogni nostro
tentativo presso i responsabili di
rivedere ed ampliare i contesti narrativi ed esplicativi: a dirla ancora
più semplicemente, il Museo
Nazionale della Emigrazione di
Roma ignora o non conosce la
Ciociaria: in effetti è dunque un
museo regionale! E la Chiesa
Nuova di Suso di Sezze rappresenta
oggi, dunque, il solo simbolo commemorativo reale della emigrazione
ciociara prima, nazionale dopo.