Rassegna del 28/04/2016 - Azienda Ospedaliero

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Transcript Rassegna del 28/04/2016 - Azienda Ospedaliero

Rassegna del 28/04/2016
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 28/04/2016
SANITÀ NAZIONALE
Avvenire
28/04/16 P. 16
Biotestamenti e morte a richiesta il limite che si tenta di abbattere
Avvenire
28/04/16 P. 16
Pazienti da trattare come gli altri E nessuno vuole «staccare la spina»
Marcello Palmieri
2
Avvenire
28/04/16 P. 16
La promessa delle staminali adulte tradotta in terapie
3
Avvenire
28/04/16 P. 16
Da zero a 263 hospice Ma la rete deve crescere
Avvenire
28/04/16 P. 17
Quanti genitori per un figlio?
Avvenire
28/04/16 P. 17
Utero in affitto, mamma rimossa
Avvenire
28/04/16 P. 17
Aborto e obiezione di coscienza il ministro Lorenzin alla Camera
7
Avvenire
28/04/16 P. 17
La Ru486 & le altre: scelte che segnano nascoste nel silenzio
8
Corriere Della Sera
28/04/16 P. 23
Il convegno mondiale degli oculisti e i consigli per salvaguardare la vista
Corriere Della Sera
28/04/16 P. 25
Perché la vita al Sud è più breve Il federalismo fallito della Sanità
Giornale
28/04/16 P. 19
Dodici milioni di italiani malati cronici
13
Panorama
04/05/16 P. 28
Cannabis
14
Panorama
04/05/16 P. 38
La dieta infinita
Raffaele Panizza
16
Repubblica
28/04/16 P. 19
La sfida del ministro "Pronti ad assumere ventimila ricercatori nella sanità pubblica"
Michele Bocci
23
Sole 24 Ore
28/04/16 P. 29
«Ricerca sanitaria strategica per la crescita»
Roberto Turno
26
Sole 24 Ore
28/04/16 P. 29
Studi clinici, l'Italia può fare da hub europeo
Rosanna Magnano
28
Tempo
28/04/16 P. 14
Arsenico, riso «amaro» per i bambini
Giustina Ottaviani
29
Unità
28/04/16 P. 14
I mali (rimediabili) della sanità pubblica
Tirreno Pisa
28/04/16 P. VI
Sei ricercatori racconteranno le loro storie professionali
Tirreno Pisa
28/04/16 P. VI
Tutte le forme della bellezza, così la ricerca si apre alla città
Avvenire
28/04/16 P. 9
Il premier: «Il 1° Maggio Cipe straordinario per la ricerca»
35
Corriere Della Sera
28/04/16 P. 23
«Il governo pronto a stanziare 3,5 miliardi per ricerca e cultura»
36
Italia Oggi
28/04/16 P. 3
Renzi promette 2,5 miliardi per la ricerca
Repubblica
28/04/16 P. 30
Le parole che abbiamo in testa
Elena Dusi
38
Sole 24 Ore
28/04/16 P. 3
Renzi: arrivano 2,5 miliardi alla ricerca e 1 di fondi Ue alla cultura
Eugenio Bruno,
Emilia Patta
42
Stampa
28/04/16 P. 12
"In arrivo un'iniezione di fondi per rivoluzionare la ricerca"
Roberto Giovannini
43
Laura Angelini
1
4
5
Valentina Fizzotti
6
9
Goffredo Buccini
10
31
RICERCA
Indice Rassegna Stampa
33
Renata Viola
34
37
Pagina I
Biotestamenti e morte a richiesta
il limite che si tenta di abbattere
di Marcello Palmieri
utanasia e accanimento terapeutico
sono agli opposti , in mezzo stanno
consenso informato e cure palliativo.
Avendo ben chiaro che alimentare e idratare una persona - sia pure artificialmente - è ben diverso che sottoporla a
una terapia . Nessun bizantinismo: in tema di fine vita, spesso una sfumatura fa
la differenza. Da qui, una consapevolezza: ritenere che il medico debba incondizionatamente eseguire la volontà del
paziente non rende giustizia alla complessità del problema.
Un primo limite lo pone la legge, che pur in presenza di malattia avanzata e
con prognosi infausta - vieta al medico
di assecondare la richiesta di morte rivoltagli dal suo assistito ( sia con atti direttamente tesi a provocarla sia con omìssioni preordinate allo stesso fine).
L'accanimento terapeutico è invece la situazione contraria , e si verifica quando
il sanitario somministra pesanti cure sapendole già in partenza inefficaci a raggiungere l'obiettivo desiderato. Caso tipico quello in cui la terapia allunga un
poco la vita ma a fronte dì maggiori sofferenze. Attenzione: terapia, non alimentazione e idratazione. La prima - definita dalla scienza medica - è un trattamento che serve per guarire una malattia o alleviarne i sintomi ( come fanno le
Sanità nazionale
cure palliative). La seconda, invece, naturale o artificiale che sia , risponde a un
bisogno primario dì ogni essere vivente:
nutrirsi.
Solo in questa luce è possibile interpretare correttamente l'articolo 32 della Costituzione, e comprendere come sia questa la magna charta del rapporto medico-paziente. Due i pilastri della norma:
«La legge non può in nessun caso violare. i limiti imposti dal rispetto della persona umana»; e «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge».
Ecco allora che quella personalissima relazione tra sanitario e malato terminale
si veste di contenuti: il medico, da professionista, deve compiutamente esporre al paziente la stia situazione, i rimedi,
e le varie prospettive. Messo così in grado di esercitare il proprio «consenso
infornato», il malato decide se sottoporsi
o meno alle terapie proposte.
In questa luce appare tutta l'inutilità - e
in alcuni casi l'insostenibilità giuridica dei «testamenti biologici » raccolti da alcuni Comuni in uno specifico registro.
Non solo perché attualmente manca una norma nazionale che dia loro efficacia, ma anche perché spesso le richieste
dei cittadini - elaborate senza un sostegno medico o giuridico - contrastano addirittura con la Costituzione.
© ,, RœU]IOI,F PoSFRJA A
Pagina 1
Pazienti da trattare come glì altri
E nessuno vuole «staccare la spina»
di Enrico Negrotti
e cure per i pazienti più fragili e indifesi, per coloro che vivono in uno stato vegetativo o di minima coscienza, sono
un campo in cui la medicina ha fatto progressi soprattutto sul piano del significato e
della consapevolezza del suo ruolo, che non
è solo quello di guarire. «Negli ultimi anni
non si sono registrati grandi avanzamenti sul
piano della terapia o della prognosi, ma è
molto migliorata l'assistenza a queste persone, oltre a essere, stata approfondita la fase della diagnosi». A parlare è il geriatra Giovanni Battista Guizzetti, responsabile del reparto Stati vegetativi del Centro Don Orione di Bergamo, aperto 20 anni fa per dare
una risposta alle famiglie alle prese con questa conseguenza non voluta dei progressi
delle tecniche rianimatorie. Infatti eventi
traumatici o casi di emorragie cerebrali o
gravi infarti provocano danni al cervello che
causano al soggetto - almeno apparentemente - la perdita della capacità di relazionare con l'esterno e della coscienza. «Molto migliorata è soprattutto l'assistenza, che
permette di offrire maggiore confort e migliore qualità di vita al paziente» aggiunge
Guizzetti. «Non si vedono più piaghe da de-
Sanità nazionale
cubito, la nutrizione è migliorata molto, restano spesso problemi di carattere respiratorio o urinario. E abbiamo rilevato anche
un atteggiamento di maggiore disponibilità
al ricovero in ospedale quando dobbiamo
inviare un paziente per un intervento (alcuni
sono stati operati di colecisti, o per calcoli
alla vescica, o per un tumore intestinale). Anche la medicina che ha per scopo la guarigione ha imparato col tempo a prendere in
carico queste persone, anche per presidi costosi come la pompa sottocutanea che rilascia nel midollo il farmaco per controllare
la spasticità». Analogamente la Asl - pur in
un periodo di tagli delle spese - fornisce
«anche presidi costosi, quali le carrozzine,
che sono tutti prototipi in quanto personalizzati sulle esigenze del singolo ». Ciò che
il caso di Eluana Englaro ha portato di positivo è il miglioramento delle diagnosi
(«non si parla più di morte corticale») e forse una maggiore consapevolezza dell'opinione pubblica che «si tratta di persone fragili, cui dobbiamo le massime cure ». «Siamo aperti dal 1996 - conclude Guizzetti e non c'è mai stata una famiglia che ci abbia chiesto la sospensione delle cure per il
parente ricoverato»
RIPRODD ➢ ONE RISERVATA
Pagina 2
La promessa delle staminali adulte tradotta in terapie
di Alessandra Turchetti
egli ultimi dieci anni l'universo delle cellule staminali è stato esplorato in lungo e in largo e, se
c'è molto ancora da fare per rendere. applicabili le loro potenzialità, in alcuni casi l'obiettivo è stato già raggiunto . Proprio l 'avanzamento delle conoscenze sul loro funzionamento ha permesso di
immaginare scenari nuovi e strategie terapeutiche finora impensabili, inseguendo la rigenerazione di
tutti gli organi. Il perseguimento della meta è andato
di pari passo col senso di responsabilità degli scienziati il cui lavoro è stato raccontato in queste pagine cercando di non dimenticare mai, nel rispetto dei
malati, l'effettiva portata dei risultati raggiunti.
E di risultati veri ne abbiamo spiegati tanti. Come il
trapianto di staminali corrette geneticamente che ha
permesso a un paziente affetto da beta talassemia di
ripristinare la normale produzione dì sangue, merito dell'ematologa Marina Cavazzana-Calvo, o l'attività avveniristica del Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrarì dell'Università di Modena e Reggio Emilia dove i pazienti con gravi lesioni corneali
riacquistano la vista grazie al trattamento con staminali, o gli studi avanzati sulle staminali derivate
dalla placenta umana del Centro di ricerche Eugenia Menni della Fondazione Poliambulanza di Brescia con Ornella Parolini . C'é poi tutto il versante neurologico della medicina rigenerativa dove si prosegue a piccoli - ma in realtà grandi - passi. Si è infatti conclusa positivamente la prima fase della sperimentazione condotta su 18 pazienti affetti da sclerosi laterale amìotrofica (Sla), trapiantati con staminali cerebrali. Le cellule sono sicure e il trial guidato da Angelo Vescovi a San Giovanni Rotondo prosegue con tanto ottimismo verso la fase due.
E ancora, il ciclone Shinya Yamanaka, premio Nobel
per la Medicina 2012: introducendo 4 geni mediante
un vettore retrovirale in cellule adulte già differenziate lo scienziato giapponese è riuscito a riportarle a uno stadio simil-embrionale, riutilizzabili, pertanto, per
differenziarsi di nuovo e riparare i tessuti di tutti gli organi (le cosiddette Ips, cellule staminali pluripotenti
indotte). Tanti stimoli e avanzamenti dai laboratori di
tutto il mondo sulle staminali , dunque, e anche in Italia l'adeguato supporto insieme al coraggio e una visione prospettica si sono rivelati risolutivi.
Sanità nazionale
Pagina 3
Da zero a 263 hospice
Ma la rete deve crescere
di Laura Angelini
e abbiamo viste crescere in
questi dieci anni, le cure palliative. Le abbiamo seguite nel
processo di maturazione da cenerentola della medicina italiana
a diritto sancito per legge. «Molto però ancora c'è da fare - precisa Giovanni Zaninetta, che dirige
l'hospice della casa di cura Domus Salutis di Brescia, il primo
nato in Italia - perché la rete delle cure palliative è ancora a macchia di leopardo, sbilanciata: molto nel nord, molto meno nel sud».
Gli hospice sono passati dal centinaio, propiziati dalla prima legge, del 1999 che incentivava la costruzione delle strutture (non ancora chiamate hospice) in cui anche chi non ha possibilità di guarigione mantiene il diritto a essere curato fino alla morte, alle 263
strutture censite sul sito del ministero della Salute, ma, soprattutto, sono le cure domiciliari a soffrire di una certa frammentarietà.
Spartiacque tra il pionierismo e il
sistema attuale è stata la legge 38
del 2010 che ha sancito la nascita
della rete delle cure palliative, co-
stituita dall'integrazione tra hospice e assistenza domiciliare. E
l'ha distinta dalla semplice terapia
del dolore, che non riguarda solo
i malati in fase terminale. «Questo passaggio è stato molto importante - riprende Zaninetta perché, pur non avendo ancora una specializzazione post laurea,
come invece in Francia o in Inghilterra, abbiamo potuto dedicarci in questi anni alla formazione dei medici e degli infermieri
che poi sono andati a lavorare nelle nuove strutture, attraverso i master creati grazie alla legge 38».
Le cure palliatine, lo ha ribadito uno studio recente condotto in Canada, sono viste ancora come uno stigma sociale: cure che si applicano quando non c'è più niente da fare. «Purtroppo è ancora così - ammette Zaninetta -, ma sono convinto che potenziando il
lavoro culturale, che deve andare
di pari passo con un alto livello di
prestazione medica, possiamo far
capire che le cure palliative possono entrare in gioco in modo simultaneo alle terapie. Non possono essere relegate agli ultimi 15
giorni di vita del malato».
© HIPHOOUZIONE HISEHUAA
Sanità nazionale
Pagina 4
Quanti genitori per un figlio?
di Assnntina Morresi
eliminazione del divieto di
fecondazione eterologa cori
la sentenza 162/2014 della
Consulta è stata la prima modifica significativa della legge 40, sicuramente la più importante.
Per comprenderne la portata è necessario guardare. alla legge 40 nella sua effettiva impostazione: non
una somma di divieti, come falsamente è stata rappresentata per
essere demonizzata fin dalla sua
approvazione, ma la fecondazione assistita come un percorso per
coppie sterili o infertili, in cui la
filiazione avviene nel quadro di
una antropologia naturale. Possono cioè cercare di avere figli con
queste tecniche un uomo e una
donna (sposati o conviventi) che
non riescono ad averne naturalmente, entrambi vivi e in età potenzialmente fertile.
Una volta concepito, il nascituro
può essere oggetto di ricerca solo
a tutela del suo sviluppo, e non
per essere distrutto. E infine, non
si può scegliere di quale figlio diventare genitori , concependone tanti, scegliendo i
Sanità nazionale
sani e scartando i malati. Insomma: il concepimento è trasferito in
vitro, ma tutto il resto di quel che
riguarda la filiazione resta inalterato, a partire dal fatto che ogni
bambino ha un solo padre e una
sola madre, senza distinguere
quelli genetici, biologici e legali.
Con la fecondazione eterologa
tutto cambia, perché si stabilisce
che il figlio non è di chi lo genera fisicamente ma di chi ha manifestato l'intenzione di averlo: si
introduce la figura del cosiddetto
"donatore di gameti", cioè di una
persona estranea alla coppia a cui
cede i propri gameti ( molto spesso con rimborsi o indennità che
mascherano il pagamento) e che
rinuncia al bambino che ne nascerà. Ë quindi un contratto fra le
parti a stabilire chi sarà l'effettivo
genitore, contratto tanto più necessari o se a essere "donati" sono
gli ovociti. In questo caso, infatti,
la figura materna, dal punto di vista biologico, si divide in due: la
madre genetica - che dà i propri
ovociti - e quella gestazionale, a
cui saranno trasferiti in utero gli
embrioni, e che
porterà avanti la
gravidanza, partorendo. Coane abbiamo visto nel drammatico
scambio degli embrioni due anni fa all'Ospedale Pertini di Roma, in mancanza di un contratto
fra le parti - la "donatrice" e la gestante - non esiste un criterio per
individuare la "vera" madre. In
quel caso i giudici hanno invocato la legge italiana per cui è madre colei che affronta il parto, ma
si tratta di una norma di un tempo antico, quando era impossibile che una donna partorisse un figlio non suo. Se poi guardiamo all'utero in affitto, solitamente, il
contratto prevede che la madre legale sia una terza donna, senza alcun altro legame con il bambino
se non il contratto stesso . Ma se si
parla di "contratti", di "banche" di
gameti, e di genitori "committenti" si introducono necessariamente gli elementi base di un
mercato, quello del corpo umano
e delle sue parti, che fiorisce soprattutto grazie alle nuove tecniche di fecondazione assistita. Ë il
mondo nuovo che negli ultimi
anni abbiamo cercato di raccontare da queste pagine. Con inquietudine e preoccupazione.
C: RIPR.^.DUZIONE RISERVATA
Pagina 5
Utero in affitto, m
di Valentina Fizzotti
i rifilano che è sempre esistita, con schiave o cameriere che partorivano eredi
per potenti con mogli sterili. In
realtà la maternità surrogata è
un pasticcio nato con la provetta, anche se le la dinamica
serva-padrone corrisponde.
La chiamano anche gestazione per altri, o utero in affitto,
ma il senso è che una donna,
non protetta dai rischi e impossibilitata a cambiare idea,
cresce dentro di sé un figlio,
solitamente nato dagli ovuli
di un ' altra, per poi partorirlo,
consegnarlo e non vantare alcun diritto.
Il primo storico caso è "Baby
M", nata in New Jersey nel
1984 con un contratto fra i coniugi Stern e Mary Beth Whitehead, che decise di tenersi la
figlia (di cui era madre biologica). Il Tribunale considerò il
contratto nullo ma assegnò al
padre la custodia, accordando
alla madre il diritto di visita.
L'avvocato che stese quel contratto, Noel Kane, fondò una
società che da allora organizza
Sanità nazionale
ma
con profitto nascite via madri
surrogate. Nel 1990 invece un
Tribunale californiano sancì che
nella maternità surrogata la gestante non è madre: quando Anna Johnson rifiutò di dare ai Calvert il figlio partorito per loro la
coppia ottenne la custodia. Da
allora lei si batte per spiegare
quanto essere una surrogata possa rovinarti la vita.
Dopo ci sono stati migliaia di
bambini su ordinazione e un'industria da miliardi di dollari. La
pratica è illegale in molti Paesi,
mentre in altri (coi-ne nel Regno
Unito e in parte degli Stati Uniti) è ammessa "a fini altruistici"
(alias dietro rimborso spese).
Non esistono cifre attendibili su
un fenomeno a carattere principalmente migratorio, ma nel
2014 l'Inghilterra ha registrato
il record di 167 bimbi nati da
surrogate, corrispondenti a un +
255% rispetto al 2011. Gli acquirenti sono coppie gay o sterili, le "madri ospitanti" ragazze sane con altri figli, che vanno dalla giovane poco abbiente
a quella poverissima : possono
guadagnare da 25 mila dollari in
America a 3mila in Asia. Clini-
ossa
che e agenzie per il pacchetto
prendono da 40mila a 100mila
dollari. Perché quello che conta
sono il dove e il quanto: come
per ogni delocalizzazione, si va
dove è la pratica legale (o tollerata) e costa poco. Dopo la decisione dell'India nel 2015 di
chiudere agli acquirenti stranieri (anche se una inchiesta del
quotidiano inglese Guardiani di
inizio aprile dimostra che la norina è tutt'altro che rispettata) le
mete low cost principali sono
Thailandia e Ucraina.
Altro problema sono le scartoffie
per poter tornare a casa con la
prole. Le donne, invece, restano
dov'erano, con qualche dollaro
in più (spesso subito consegnato al marito) e la pancia pronta
a sfornare figli per nuovi padroni. Nel 1985 la femminista Cena Corea, in The Mother Machine,
scriveva: «Quando la tecnologia
sarà sviluppata, l'industria della
maternità surrogata potrebbe ricercare donne da riproduzione
anche nel Terzo Mondo. Li le
donne potrebbero essere pagate
un decimo». L'unico errore è che
sono pagate meno di un quinto.
© HIPHOWZIONE RISERVATA
Pagina 6
o b iezi one di coscienza
il ministro Lorenzin alla Camera
Aborto e
I ministro della Salute Beatrice Lorenzin interverrà alla Camera mercoledì 4 maggio alle 18 per rispondere a una richiesta
di informativa formulata dal gruppo Sinistra italiana-Sel sullo stato di attuazione della legge sull'interruzione volontaria di
gravidanza alla luce della recente pronuncia del Comitato europeo dei diritti sociali. Accogliendo un esposto della Cgil, l'organismo consultivo del Consiglio d'Europa aveva rimproverato all'Italia la difficoltà di accesso all'aborto in alcune zone del
Paese dove gli obiettori sarebbero in numero insufficiente a fronte della domanda. Il Ministero si era subito opposto replicando che il Comitato non aveva tenuto in considerazione le cifre
della Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della 194 che mostrano come il numero di aborti per ciascun medico non obiettore sia oggi a tal punto ridotto da risultare assolutamente gestibile : un dato che indica nell'organizzazione del servizio da parte delle Regioni il nodo da sciogliere, anziché censurare il diritto all'obiezione di coscienza
(costituzionalmente fondato, secondo il Comitato nazionale
per la bioetica) come risulta dal pronunciamento europeo.
© RIPROWZIONE RISERVPTA
Sanità nazionale
Pagina 7
La Ru4 8 6 & le altre:
scelte che segnano
nascoste nel silenzio
di Francesco Ognihene
i aborto farmacologico in Italia si iniziò a sentir parlare nel settembre 2005
- le pagine di è vita erano partite da pochi mesi - quando l'allora ministro della Salute Storace fermò la sperimentazione della Ru486 che l'Ospedale Sant'Anna di Torino tre anni prima aveva chiesto di poter
avviare. La battaglia tra Ministero e Ospedale, presto allargata per le polemiche sollevate dai sostenitori di un'applicazione a
maglie larghe della 194 nel nome della libertà di scelta, era solo il primo capitolo di
una vicenda che avrebbe portato nell'estate 2009 alla discussa approvazione da parte dell'Agenzia italiana del farmaco dell'uso in Italia di una pillola che nel mondo come Avveníre aveva documentato - era stata all'origine di numerosi casi di morte tra
donne intenzionate ad abortire, illuse che
si trattasse di una soluzione indolore e invece lasciate sole con una scelta drammatica e una pillola in mano. Erano da poco trascorsi trent'anni dalla legge 194 , e l'aborto
si accingeva a entrare in una fase dì "clandestinità legale" , di scomparsa dalla scena
pubblica per diventare una faccenda solitaria della donna incoraggiata anche a ricorrere al semplice day hospital . Sei anni e
mezzo dopo quel confronto, la Ru486 si sta
ritagliando uno spazio crescente - sebbene tuttora residuale - nei metodi per abortire, sostenuta da chi preferisce lasciare alla donna l'intero onere di una procedura abortiva che resta un 'esperienza dolorosa,
traumatica e destinata a lasciare il segno.
Il dibattito sulla Ru486 ha aperto la strada
al proliferare di altre pillole ('del giorno
dopo" come Norlevo, "dei cinque giorni"
come EllaOne), catalogate sotto la cornoda etichetta di "contraccezione d'emergenza" per tenerle al riparo da procedure complesse e cautele mediche. Alle spalle, un
mercato che cerca sempre nuovi sbocchi e
che a un Paese in gelo demografico come
il nostro ripete che "le italiane sono ignoranti in fatto di contraccezione ". Un paradosso non solo italiano.
Sanità nazionale
Pagina 8
All'Humanitas
Il convegno mondiale degli oculisti
e i consigli per salvaguardare la vista
Gli esperti avvertono: bisogna prendersi cura
degli occhi con la diagnosi precoce dei disturbi
visivi come l'astigmatismo, tema cui sarà
dedicato il convegno Esaso, in programma
all'Humanitas da oggi fino al 3o aprile. Per
l'occasione sono venuti specialisti da tutto il
mondo che faranno il punto sulle nuove
frontiere di diagnosi e cura, compresa la
stimolazione elettrica per la presbiopia. Ma in
una realtà sempre più dipendente da
computer e tablet se non si prendono
accorgimenti la vista è a rischio. Per questo
serve rispettare alcune regole, sostiene Paolo
Vinciguerra, direttore del Centro Oculistico
dell'Humanitas. Tra i consigli: tenere il
telefonino a 6o centimetri dal viso, illuminare
l'ambiente dove si usa il pc con luce dall'alto,
non strofinare gli occhi.
Sanità nazionale
Primario
Paolo
Vinciguerra,
direttore
dei Centro
Oculistico
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 9
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V
WELF
Perché la vita al Sud è piu breve
Il federalismo fallito della Sanità
In calo l'aspeliaLiva nel Meridione, Ira le donne e nelle fasce deboli
di Goffredo Buccini
e un cittadino campano
o siciliano ha una vita
mediamente più corta di
tre o quattro anni rispetto a un cittadino trentino, il dato non è tecnico: è politico.
E certifica il fallimento del
federalismo regionale (soprattutto se applicato alla sanità) e
il tradimento dell'articolo 32
della Costituzione che garantirebbe a tutti gli italiani uguale
diritto alla salute nonché cure
gratuite per gli indigenti.
Hanno forse una chiave di
lettura assai inquietante i già
pesantissimi numeri diffusi
l'altro giorno dal rapporto Osservasatute 2015. Per la prima
volta in tempo di pace, descrivono una contrazione, pur minima, nell'aspettativa di vita
degli italiani. E, naturalmente,
questa foto di «come siamo» ci
sconvolge, costringendoci a
pensare a un'Italia rovesciata
rispetto alla confortevole idea
di progresso continuo dentro
la quale siamo cresciuti.
Tuttavia un ulteriore elemento velenoso che motiva
La devoliluziione
Ha frazionato
la gestione della salute
in 20 «staterelli», poi
la crisi ha fatto il resto
questo calo si coglie già nelle
analisi degli stessi ricercatori
dell'«Osservatorio nazionale
sulla salute nelle Regioni»:
c'entra la devolution, spiegano
nel gruppo guidato da Walter
Ricciardi. Voluta fortemente
dalla Lega di Bossi e messa in
atto quindici anni fa dal centrosinistra forse nella speranza
di prosciugare consenso ai leghisti, la devoluzione (ovvero
la trasformazione della nostra
Costituzione in senso federalista) cambiò l'Italia unita in un
Sanità nazionale
mosaico di venti staterelli, tra
l'altro conventi sistemi sanitari
non integrati tra loro. Prima
del 2001, dicono gli studiosi, i
cittadini della Repubblica potevano aspettarsi tutti più o
meno la stessa vita media. Dal
2001, la forbice si va allargando. Chi stava bene è stato meglio; chi stava male, peggio.
«Le più in difficoltà sono ancora le Regioni del Meridione e lo
scenario è aggravato dalle ripercussioni della crisi economica principalmente sugli stili
di vita e, quindi, sulla qualità
di vita dei cittadini, soprattutto
dei meno abbienti», scrivono
Marta Marino e Alessandro Solipaca nella sintesi del rapporto sulle Regioni.
Ieri il Mattino di Napoli evidenziava come, in una Campania che guida l'arretramento,
più penalizzate siano le donne,
con circa cinque mesi di aspettativa di vita in meno. E la faglia non è solo (o non necessariamente) tra Nord e Sud ma
tra «chi ha» e «chi non ha», essendo saltato del tutto il ruolo
di perequazione dello Stato
unitario. Il sistema sanitario
nazionale, che molti ci invidiavano e sulla carta non abbandonava nessuno, è stato cancellato prima dalla regionalizzazione e dal saccheggio (infiniti gli scandali di questi tre
lustri) e poi da una stretta economica che ha costretto le Regioni a piani di rientro durissimi. Sono proprio le Regioni in
piano di rientro le più problematiche, anche secondo Osservasalute. L'allarme non è
nuovo. Nel 2013 la Corte dei
conti paventava sempre più
«deficit assistenziali» al Sud.
Due anni dopo la Società italiana di Pediatria ha rilevato che
nel Meridione la mortalità infantile è più alta del 30 per cento rispetto al Nord. In un saggio degno d'attenzione, Paolo
De Ioanna e Roberto Fantozzi
hanno messo a punto tempo fa
il concetto negativo di «indice
di disuguaglianza»: lo stato di
salute percepito dai cittadini in
rapporto al sistema sanitario
di appartenenza. Beh, Calabria, Puglia e Sicilia hanno l'indice più alto; Toscana, Emilia,
Lombardia e Veneto, guidate
dal solito Trentino-Alto Adige,
il più basso. Il nodo sono i
«Lea», i livelli essenziali di assistenza, depressi, nelle Regioni in cattive condizioni finanziarie (quasi tutte del Sud). Per
N pediatrii
Un anno fa l'allarme:
mortalità infantile più
alta del 30 per cento
nel Mezzogiorno
tappare le falle, si ricorre al
prelievo fiscale aggiuntivo a
carico dei residenti di queste
Regioni in «maglia nera». Ma,
ci si chiede nel saggio, se il diritto alla salute è garantito per
tutti dalla Costituzione, non è
forse ingiusto che i residenti di
una Regione che usa in modo
inappropriato le risorse della
sanità siano «fiscalmente penalizzati per la mala gestio dei
propri amministratori»? Non
sarebbe opportuna la perequazione tra Regioni? Domande
nobili ma oziose, purtroppo:
avrebbero avuto senso quando
l'Italia era davvero «una e indivisibile». Da anni la risposta è:
ognun per sé.
RI PRO DUZIONF RiR RVA'A
Pagina 10
cari esperti
«Poche risorse
per terapie
e prevenzione»
Il dossier
sperap'' di vì+=
meno ali i
legenda
753,7
843,8
84,6
85,5
- speranza di vita
più alta
81,2
80.1
di Margherita De Bac
ue mesi in meno per
gli uomini e tre mesi
D per le donne.
Sembra poco significativo il
calo dell'aspettativa di vita
degli italiani tra 2013 e 2014
fotografato dall'Istat e
rilanciato da «Osservatorio
Salute» (policlinico
Gemelli). Eppure dal punto
di vista statistico deve
risuonare come un
campanello d'allarme.
Tanto più che i dati
preliminari del 2015, da
diffondere a fine anno una
volta completi, confermano
la tendenza e quindi
inducono a pensare non si
tratti di una flessione
passeggera . I tecnici hanno
attribuito la perdita di
longevità a una serie di
fattori clinici. Mancanza di
prevenzione oncologica,
fuga dalle vaccinazioni
contro le malattie infettive
a cominciare
dall'antinfluenzale,
aumento dell 'obesità.
Disattenzioni costate in un
anno 54 mila morti non
attesi in più. Tante
negatività con un'origine
comune : il disagio socio
economico. Ketty Vaccaro,
responsabile Welfare del
Censis, non minimizza:
«Gli italiani per accedere ai
servizi sanitari devono
mettere mano al
portafoglio. Non ci sono
soldi, rinunciano alle cure
essenziali. I più fragili sono
penalizzati». Curarsi e
prevenire è diventato un
lusso, specie nei contesti
vulnerabili, resi ancora più
scricchiolanti dai tagli,
particolarmente dolorosi
nelle Regioni in deficit di
bilancio. Gli uomini del
Trentino Alto Adige
85,1
MEDIA ITALIA
80,2
80,3
85.7
81
84,9
i innßQio
809
79,7
84,9
73,9
79,6
83.3
;
83,8
84,6
>
84,9
vivono tre anni in più
rispetto a quelli della
Campania . Le anticipazioni
Istat per il 2015 non
annunciano nulla di buono.
L'aspettativa di vita è scesa
ovunque da 2 a 4 mesi.
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Pagina 11
AdI
La parola.
1P
ASPETTATIVA DI VITA
È l'indicatore della durata media della vita,
a partire da un'età data, usato nelle scienze
statistiche. Spesso viene calcolata la
speranza di vita alla nascita, che rivela il
numero medio di anni che i bambini
appena venuti al mondo dovrebbero vivere.
La cifra si basa sui tassi di mortalità
registrati in quel Paese nell'anno
considerato. Questo indicatore costituisce,
assieme alla mortalità infantile, uno dei
parametri più significativi delle condizioni
sociali, economiche e sanitarie di uno Stato.
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Pagina 12
STUDIO SULLA SALUTE
Dodící milioni
Sono 12 milioni gli italiani
con due o più malattie croniche.
Oltre 4,5 milioni di over 75 hanno almeno due patologie da
combattere , così come più di 5,5
milioni fra i 55 e i 65 anni. Ma
l'età a cui si comincia a dover
combattere si sta abbassando
sempre più. Lo hanno spiegato
gli esperti della Società italiana
di medicina interna (Simi), invitati a discutere delle prossime
sfide della medicina durante
uno degli incontri dell'Accademia Lancisiana di Roma. Le malattie croniche sono la nuova
emergenza . In Italia sono responsabili del 92% dei decessi e
secondo le stime nel 2060, quando il 20% della popolazione sarà
over 75, la spesa per garantire
l'assistenza . sarà dal 20 al 40%
superiore a quella attuale.
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Pagina 13
CannaI vis
Aumenta il consumo tra i giovani.
Che rischiano di «fumarsi» il cervello.
I
la droga più diffusa: perché costa poco ed è facile da reperire (oggi la vendono online quasi un
milione di siti, otto anni fa erano 200 mila). In
Italia hanno fumato spinelli, almeno una volta
nella vita, 5 milioni di giovani fra i 15 e i 34 anni
(quasi il 40 per cento). Se il consumo sporadico
di marijuana resta tale, poco male. Il problema
è l'uso frequente e prolungato della cannabis che,
soprattutto se si inizia nell'adolescenza espone a un
rischio maggiore di disturbi mentali e danni al cervello, non sempre reversibili. E l'offerta sul mercato,
in rete e non solo, è così vasta che spesso i ragazzi
passano da una droga all'altra (polidipendenza).
L'allarme viene da scienziati europei , americani
e australiani che, la prossima settimana , saranno
a New York per una sessione speciale sulle droghe
dell'Ungass (United nations general assembly). L'accento è posto sui pericoli che derivano dal fumare
più spinelli, ogni giorno, per anni: una scorciatoia
verso psicosi e schizofrenia nei soggetti predisposti.
A peggiorare la situazione è anche il fatto, come fa
notare Gaetano Di Chiara, neurobiologo all'Università
di Cagliari, «che mentre nella cannabis tradizionale il
Thc, il principio attivo, era in concentrazioni dell'1/2
per cento, ora supera anche il 10 per cento». Questo
porta a una maggiore assuefazione; e se la dipendenza
cronica di marijuana riguarda un consumatore su
dieci, nei giovanissimi sale a uno su sei. Esiste infine
una variante di cannabis, lo skunk, molto più forte di
quella normale: un superspinello sempre più venduto
su internet che triplica il rischio di psicosi. (D.M.)
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Gli adolescenti che
La dipendenza cronica
da marijuana riguarda
il 10 per cento
dei consumatori,
uno su dieci quindi:
percentuale che sale
facilmente a uno su sei
nel caso si inizi a fumare
cannabis durante
l'adolescenza.
fumano spinelli
tutti i giorni
per circa tre anni
mostrano modificazioni
nell'ippocampo ( un'area
del cervello legata
alla memoria a lungo
termine) e hanno
prestazioni minori
in test mnemonici
(studio apparso
su Hippocampus).
Nei consumatori abituali di marijuana
(soprattutto in persone predisposte geneticamente,
che hanno casi di disturbi mentali in famiglia,
o che iniziano molto presto con gli spinelli)
c'è un 'sco raddoppiato
di schizofrenia e psicosi
(ossia del 2 per cento rispetto all'1 per cento
della popolazione generale).
Nella popolazione italiana
tra i 15 e i 64 anni , il 32 per cento
ha provato cannabis almeno una volta nella vita,
qualcosa più di 12 milioni e mezzo di persone.
La prevalenza è pari quasi al 40 per cento
nella fascia d'età 15 - 34 anni.
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Pagina 14
Dalla
marijuana
ai (falsi) sali
da bagno
Secondo i dati
del 2015 ( non ancora
pubblicati) della
rilevazione Espad del
Cnr, è aumentato nella
fascia dei giovanissimi,
15-19 anni , sia chi
fa uso sporadico
Difficile che questa droga
provochi morte per overdose:
la quantità letale
di marijuana è sti mata
tra 15 e 70 grammi, molto
oltre l 'assunzione quotidiana persino
dei consumatori più entusiasti ( uno spinello
normale ne contiene in genere 30 mg).
Gli effetti a lungo termine
del consumo «pesante»
di cannabis, secondo
alcuni studi, sono:
deterioramento
cognitivo,
disturbi
respiratori e
cardiovascolari.
Problemi che potrebbero
essere legati, però,
anche al fumo di sigaretta
(che molti consumatori
di marijuana aggiungono
agli spinelli).
f
Il principio attivo della cannabis ( il Thc) è molto
volatile, cioè arriva rapidamente ai recettori
del cervello . E, proprio per i suoi effetti immediati
sulla mente e sui riflessi , espone a un pericolo
maggiore di
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incidenti d'auto.
di cannabis (il 27 per
cento), sia chi la fuma
spesso (almeno una
volta la settimana),
i13,5 per cento.
Ma la marijuana
di strada non è l'unica,
e neppure la più
pericolosa tra
le sostanze offerte. «I I
fenomeno emergente
è il consumo di
cannabinoidi sintetici,
più potenti di quelli
naturali , mascherati
da profumatori
d'ambiente, sali
da bagno, concimi per
piante» dice Roberta
Pacifici, direttore
dell'Osservatorio
Fumo, alcol e droga
all'istituto superiore
di sanità . La cannabis
è il primo passo per
la tossicodipendenza?
«Secondo i dati, oltre
il 90 per cento dei
tossicodipendenti
ha inizialmente
consumato anche
marijuana, ma non si
può stabilire un nesso
di causa-eff etto.
In chi ha fragilità
particolari , problemi
di maturazione
o disturbi della
personalità, l'uso
di stupefacenti può
facilitare un percorso
di disagio ». Altro dato
allarmante, fornito da
Federsert : nell'ultimo
anno il 4 per cento dei
pazienti che si sono
rivolti ai servizi per
le tossicodipendenze
era minorenne . (C.P.)
Pagina 15
COPERTINA
❑f
Che dieta stai seguendo, e con quali risultati?
Di' la tua sulla pagina Facebook di Panorama.
LA DIETA INFINITA
Insoddisfatti dei nostro
corpo, smaniosi di dimagrire,
insicuri su come farlo. Dubbi
e desideri sui quali fiorisce
un business miliardario fatto
di regimi alimentari sempre
nuovi, libri di nutrizionisti
(e non), ricette inedite,
integratori ad hoc. Ma il vero
ingrediente da eliminare,
dicono gli esperti, è proprio
l'ossessione del peso.
di Raffaele Panizza
--- -
Sanità nazionale
Pagina 16
COPERTINA
LE CINQUE
STRATEG I E
DEL
2016
Ognuno può scegliere la sua,
in base alle esigenze e, perché
no, anche ai gusti: chi ama infusi
e tisane, chi preferisce cucinare
a casa, chi va pazzo per le verdure...
Abbiamo imparato a non fumare in
pubblico e a bere responsabilmente. A
guidare a 130 all'ora e a fare la raccolta differenziata. A centellinare i raggi
ultravioletti e a praticare attività fisica.
Ma in fatto di alimentazione, un livello
minimo di saggezza collettiva e buon
senso sembra ancora lontano.
Sono passati 95 anni da quando
l'insulina medica è stata scoperta,
per dire, eppure non ci son mai stati
così tanti malati come in quest'epoca
di cibi «zero» e zuccheri evitati come pesticidi: sono
422 milioni i diabetici nel mondo, quattro volte in
più del 1980 avverte l'Oms. Con picchi in paesi ricchissimi quali il Qatar e il Kuwait, dove un adulto su
dieci è già affetto: un po' come se il virus dell'Aids
fosse proliferato in un'epoca dove tutti usavano il
preservativo durante i rapporti occasionali.
Dei dieci libri più venduti in Italia nella categoria «Varia» (rilevazione Eurisko del 17 aprile),
sei hanno a che fare con nuovi regimi dietetici o
puntano a promuovere paradigmi alimentari: c'è
La dieta che ti cambia la vita della giornalista televisiva Rosanna Lambertucci (al dodicesimo volume sul tema), che consiglia le combinazioni di cibi
in grado di scatenare gli ormoni della magrezza. E
poi La dieta del dottor Mozzi, da due anni in classifica per predicare il legame tra gruppo sanguigno e
cibi. Poi La dieta Smartfood della giornalista Eliana
Liotta, che insieme alla nutrizionista Lucilla Titta
e al ricercatore dell'Istituto europeo di oncologia
Giuseppe Pelicci ha classificato 30 alimenti in
grado di agire geneticamente e allungare la vita (la
capsaicina del peperoncino o la quercetina delle
cipolle). Persino un innocuo saggio giapponese
sull'arte di riassettare la casa, Il magico potere
del riordino, mette in relazione un armadio ben
organizzato con la facoltà di perdere peso.
GIÙ il colesterolo, sii l'umore
Niente glutine, pochi carboidrati, proteine
vegetali. E tre nuove piante officinali : Griffonia,
Lespedeza e Fragula per migliorare le qualità
dell'attivatore, del tono dell'umore, del
drenaggio e della depurazione dell'organismo.
Così Gianluca Mech lancia la sua Tisanoreica 2.
La dieta prevede una prima fase chetogenica,
cioè senza carboidrati , e un'altra in cui si
reintroducono gli zuccheri a basso indice
glicemico; la formula promette di abbassare
anche colesterolo e trigliceridi e reinsegnare
all'organismo a massimizzare l'uso dei grassi
come fonte di energia. Tra gli ingredienti,
c'è il carciofo che ha una funzione digestiva
ed epatica, antiossidante, elimina i gas intestinali
e favorisce il metabolismo dei lipidi.
m nflnua a pag.42
Sanità nazionale
Pagina 17
Sirt
Corse digiunare, ma senza so
're
Questa dieta si basa sui cibi Sirt, che contengono
un gruppo di nutrienti, di origine vegetale, in grado
di produrre gli stessi benefici del digiuno, ma senza
gli svantaggi, e agiscono come regolatori del
metabolismo. Tra gli alimenti presentati da Aidan
Goggins e Glen Matten ci sono l'olio extravergine
di oliva , capperi , cipolle rosse, prezzemolo, noci,
cavolo riccio, fragole, peperoncino, prodotti di
soia, tè verde, caffè e cacao. Il programma è
suddiviso in fasi personalizzate con l'obiettivo di
perdere 3 chili in 7 giorni , e i primi tre sono i più
intensi, perché prevedono un consumo di massimo
1.000 calorie al dì. L'uso di succhi e prodotti non
sottoposti ad alcun trattamento è un aspetto
fondamentale. C'è una variante senza carne, adatta
ai vegetariani.
Con meno zucchero, e meglio
È la dieta dell'intestino sano pensata da Kathie Madonna
Swift che, per cominciare, suggerisce di eliminare zucchero,
glutine, latticini , oltre a cibi elaborati con dolcificanti
artificiali, coloranti, conservanti e altri ingredienti definiti
tossici. Da limitare anche cereali, alcol (non più di due drink a
settimana) e bevande contenenti la caffeina (non più di una
tazza da 240 ml di caffè al giorno odi due tazze di tè bianco,
verde o nero). Via libera invece a tutte le verdure e al pesce.
C'è poi una lista di ingredienti «non molto Swift» da evitare,
che va dal bromato di potassio al glutammato monosodico
(leggere bene le etichette sulle confezioni degli alimenti).
Cucinare a casa con alimenti sani e genuini è fondamentale.
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.
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Voglio consigli personalizzati
' '
Smaltire tutto in velocità
«Meno 10 chili in 28 giorni»: senza contare
le calorie, senza sentire la fame.
O almeno è ciò che promette la dieta del
supermetabolismo, strutturata in tre fasi,
Dimagrire sì, ma in modo sano. Bioimis
è il coaching ideato da Roberto Zorzo
che insegna cosa mangiare e come
combinare prodotti comuni e naturali,
che si acquistano al supermercato sotto
casa, sfruttando le proprietà degli
alimenti in relazione al proprio
metabolismo . Olio extravergine di oliva,
limone e spezie , per esempio, sono
considerati ottimi alleati. Lo staff della
società, composto da biologi nutrizionisti
e medici, punta su consigli personalizzati
per raggiungere la «forma ideale».
1
Supermetabolismo t
.
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7—
.
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.
d+s. 4R
xr
le
In più, è attiva una linea diretta, telefonica
e online, con l'équipe, e gli ex clienti
da seguire a rotazione per quattro settimane.
Il programma illustrato dalla nutrizionista
Haylie Pomroy è concepito per far lavorare
possono diventare testimoniai del
programma utilizzato con successo.
e riposare sistemi diversi dell'organismo:
all'inizio utilizza alimenti ricchi di carboidrati
(tra cui riso integrale, avena , piadina
di farro) e zuccheri naturali (contenuti
per esempio nel mango , nelle mele e
nell'ananas ) per allentare la tensione
e calmare i surreni; previsti tre pasti e due
spuntini. È raccomandata, tra l'altro,
la colazione entro mezz'ora dal risveglio.
...............................................................................
Sanità nazionale
Bioimis
:
a cura di Maria Pirro
............................
Pagina 18
COPERTINA
Un fiorire di input che riconducono continuamente al punto di partenza, come fossimo
naufraghi analfabeti in attesa delle istruzioni del
comandante. Anna Piro, startupper quarantenne di
Torino, elenca così le sue rotolanti peripezie: «Ho
fatto la dieta dello yogurt e del minestrone, ora ho
la nausea solo a sentirne parlare. Poi la Tisanoreica,
che non è male, ma un po' cara. Quindi ho preso le
capsule che proteggono l'intestino dai grassi e son
finita all'ospedale. Poi le pillole per aumentare il
metabolismo che mi hanno portata al pronto soccorso con la tachicardia. Quindi il metodo Zuccarin
che mi ha dato l'emicrania e la Dukan: alitosi e il
mal di reni. La verità è che cerco sempre la strada
più facile. Il problema è nella testa».
Sono decenni che accumuliamo inutilmente
notizie: era il settembre 1961 quando la fondatrice
di Weight Watchers Jean Nidetch sperimentava
su di sé la prima dieta per poi fondarci sopra un
impero. Trent'anni esatti dall'esplosione dei «beveroni» ipocalorici Herbalife, azienda che nel 1986 si
quotava al Nasdaq e dichiarava il primo miliardo di
dollari di vendite. E 40 anni fa, nel 1976, in una tv
privata di Napoli esordiva la dottoressa Manuela
Tirone, la prima guru italiana della linea. Titolo
dello show: Al salotto dei cicciottelli».
Mezzo secolo di notizie che non ha fatto però
dimagrire nessuno (sono 16 milioni gli italiani
a dieta e il 34 per cento della popolazione adulta è
sovrappeso, con un costo sociale di 42 miliardi l'anno.
In Europa, la percentuale è del 50 per cento) ma ha
ingrassato autori e industrie: il mercato dietologico
mondiale vale oltre 500 miliardi di euro. «La quota
comprende la spesa per palestre e attrezzature fitness» precisa Carol Humbert, tra le curatrici della
ricerca Global weight loss and diet management.
Sul portale di ecommerce Amazon.com i risultati
alla voce «dieb» sono il doppio di quelli prodotti della
parola «computer» e cinque volte quelli mostrati da
«smartphone». Un colosso come Herbalife ha dichiarato nel 2015 vendite per 4.5 miliardi di dollari (più 5
per cento sul 2014) mentre la rivale Weight Watchers
(cinque miliardi il volume d'affari) ha stretto un
accordo di proselitismo quinquennale con la regina
della tv americana Oprah Winfrey, che si è garantita
un'opzione d'acquisto su tre milioni di titoli azionari
alla cifra stracciata di sei dollari l'una.
Ma l'impressione generale è che la leva commerciale che abbinava magrezza e lifestyle sia arrivata al capolinea. E che il marketing dietologico,
E
I CINQUE
ALIMENTI
MIRACOLOSI
Hanno nomi suggestivi
e proprietà (pare) quasi
prodigiose : combattono
il colesterolo, riducono
i trigliceridi, danno una
spinta al metabolismo.
Bacche di Açai
E il frutto della palma
brasiliana Euterpe
Oleracea, ricco
di amminoacidi che
accelerano il metabolismo
e fibre che aumentano
la- sensazione dì saziet :; ,,
Per 100 grammi di bacche
liofilizzate: 30 euro.
Flaconi di Cla
....................:
L'acido linoleico coniug
(Cla) è un grasso
della famiglia omega 6
che regola il rapporto
tra massa magra e mas;
grassa e riduce l'adipe
Per 90 pastiglie:
30 euro.
m rdirua 6 vai.44
Sanità nazionale
Pagina 19
DAL PRIMO IMPERO DELLA FORMA FISICA
Al GURU DI CASA NOSTRA
Guggul
E una resina estratta dalla pianta
indiana Comiphora mukul. I suoi
steroli vegetali abbassano i livelli
ematici del colesterolo e fanno
Per 120 capsule: 20 euro.
Garcinia Cambogia
.................................
Frutto tropicale della famiglia delle clusiaceae.
Dalla buccia, ricca di idrossicitato, si ricava una
sostanza che riduce la produzione di trigliceridi.
Per 60 capsule : 20 euro.
1963 Weigh t Wat c:hers
Jean Nidetch
Nel 1961 questa signora americana grassottella
iniziò a sperimentare su di sé una dieta, due anni
dopo (e diversi chili in meno) fondò l'impero
della Weight Watchers: la mega azienda di
prodotti dietetici basati sul conteggio delle calorie
in ogni alimento, con un volume d'affari
di cinque miliardi di dollari.
Fiocchi di alga Kelp
........................................:
Famiglia di alghe atlantiche, tra cui
le f y .sp ,J m,1- tf
la lip t •
Prezzo per
una confezione da 80 grammi: 12 euro.
e -L. 20
1976 la «dieta della dottoressa»
Manuela Tirone
............:
Nel 1976 esordiva, in una tv privata napoletana,
Manuela Tirone, medico e ben presto la prima guru
italiana delle diete. La sua trasmissione era «Il
salotto dei cicciottelli», le sue diete promettevano
regimi alimentari «naturali», con vari infusi.
Il vertice della fama lo raggiunse negli anni 80, poi
una serie di vicende giudiziare ne segnò il declino.
Sanità nazionale
Pagina 20
Metodo Lemme
Alberico Lemme , farmacista
e fondatore dell'Accademia di
filosofia alimentare . Consiglia
due etti di spaghetti conditi
con cacao alla mattina,
e niente frutta e verdura.
PR OSS ME MANIE
La pubblicistica dietologica è sempre
pronta a lanciare nuove soluzioni
miracolose. Ecco le diete di cui sentiremo
parlare nei prossimi anni.
DIETA LIQUIDA
Cento bibite diverse sintetizzano le mode alimentari
di questi anni: succhi crudisti, vegani, paleo e senza glutine.
È la versione estrema del Babasucco italiano.
Invasione prevista per il 2018.
DIETA DEL DIGIUNO PROLUNGATO
Prima l'intermittenza cibo-astensione. Ora, per resettare
il metabolismo, si digiuna anche per due settimane di fila.
Il guru è il nefrologo canadese Jason Fung.
Invasione già in atto.
DIETA HAPPY GUT
Si mangia solo ciò che attiva in chiave dimagrante la flora
batterica dell'intestino. Alimenti prediletti aglio, cipolle,
asparagi, ad alto contenuto di inulina. Guru: Raphael
Kellman.
Invasione prevista: fine 2016.
DIETA YOGA
Unisce posizioni yoga sveglia-metabolismo e cibi ayurvedici
come fagioli mung e fagioli azuki. Guru Beth Shaw.
Invasione già in atto.
Sanità nazionale
non senza qualche base scientifica sia detto, si stia
spostando verso l'introduzione di concetti sempre
più elaborati e destinati ad aumentare così la passività fideistica del pubblico. Avevi appena capito
a cosa servivano gli omega 3? Studia gli omega 6.
Riconoscevi a naso un grasso polinsaturo? Ora, più
mimetici, ci sono i «trans». La curcuma rinvigoriva
il tuo metabolismo? Pensa piuttosto ad attizzare
l'adiponectina trangugiando mais rosso.
«L'epidemia dietetica è scatenata dal meccanismo del wishful thinking. Per ingannare me stesso
devo prima di tutto convincere gli altri. E questo
sta conducendo a una catena di Sant'Antonio infinita» dice lo psicologo Giorgio Nardone, che nel
volume Dieta o non Dieta (Ponte alle Grazie) ha
raccolto esimi nutrizionisti per riflettere sul tema.
Nel frattempo la Fda americana ha iniziato ad
approvare una serie di medicinali anti-obesità
che agiscono sui recettori della serotonina, un
neurotrasmettitore collegato ai centri del piacere.
Farmaci imparentati con gli anti-depressivi che
però non offrono alcuna magia: il 47 per cento di
chi ha assunto Contrave o Vivus o Qysma, nello
spazio di un anno ha perso soltanto il 5 per cento
della massa corporea. Con effetti collaterali non
trascurabili quale allucinazioni ed euforia incontrollata.
Per darsi un tono e alzare il livello persuasivo, tutti i guru più o meno titolati si son messi
a sventolare teorie scientifiche. Come i succhi di
verdura creati per la palestra KX Gym di Londra da
due nutrizionisti poco più che trentenni: frullati di
cavolo e prezzemolo che attiverebbero i geni Sirt,
proteine con impatto sul metabolismo energetico.
Poi ci sono gli alimenti selezionati dalla dieta Gift,
che invierebbero segnali all'ipotalamo spingendolo
a bruciare grassi. O le bibite del metodo lovivoleggero, prodotto da Naturando e con la dottoressa
Emanuela Corain a fare da garante. Una professionista formata non in medicina bensì alla facoltà
di Agraria di Milano e con una seconda «laurea»,
scrive nel curriculum, ottenuta all'Istituto Rudy
Lanza, ente che, pressato dalle normative, non può
fregiarsi del titolo di «libera università». E infine
il farmacista Alberico Lemme, protagonista su
Canale 5 dei salotti di Barbara D'urso e fondatore
a Desio dell'Accademia di filosofia alimentare,
che pur tra mille eccessi (consiglia di mangiare
alla mattina due etti di spaghetti con cacao e olio
d'oliva e vieta totalmente frutta e verdura) sostiene
Pagina 21
una verità sempre più condivisa nel mondo scientifico: «Parlare di calorie non ha senso» sostiene
«occorre focalizzarsi sulla risposta biochimica agli
alimenti». Prescrivendo per cena conigli interi, da
cucinare senza sale: «perché le proteine stimolano
l'adrenalina, e l'adrenalina attacca gli acidi grassi.
Capito ciccioni?».
Un approccio nutriceutico che considera correttamente il cibo come potenziale medicinale, «ma
che ci sta portando», rileva la dottoressa Monica
Bossi nutrizionista a Trieste e autrice del saggio
Perché stare a dieta fa ingrassare, «a mangiare
come fossimo malati: l'esplosione del consumo
di alimenti senza glutine tra i non celiaci è emblematica». E sconsigliando al contempo di seguire le
mode che esaltano il digiuno: «Si diventa come orsi
in letargo. Il cervello avvisa il metabolismo della
sopraggiunta carestia, e non brucia più i grassi».
Metodo Mozzi
Va sempre forte il libro
La dieta de/ dottor Mozz%
regime alimentare basato
sul gruppo sanguigno e sulla
scelta di cibi « compatibili»
con il proprio sistema
immunitario.
FI
NEGANO
Convinzioni e mode nutrizioniste
anche nella ciotola del cucciolo.
..............................................................................
Tale cane tale padrone, quantomeno a tavola. E così si
diffonde la versione a quattro zampe della dieta « paleo»,
che impone unicamente i cibi di cui si nutrivano i nostri
antenati : carne rossa, bianca , pesce, pollame, frutta e
verdura . No ai prodotti lattiero -caseari , zucchero raffinato,
legumi e cereali . Alcuni si spingono oltre e abbracciano,
anche per il proprio amico canino , il regime wilderness:
animali cacciati e non allevati . Preferibilmente nella versione
estrema della « raw diet»: solo i cibi crudi sono ammessi. Di
gran moda anche i mangimi olistici , che mischiano
a carne e pollo ingredienti fricchettoni come papaya e
l'erba medica alfalfa . Altri trasferiscono sull'animale le
proprie convinzione etiche e lo trasformano in vegano:
11 primo ricettario vegan per Cani (Terra Nuova edizioni).
Tra i sostitutivi di crocchette e carne trita : biscotti di bulgur
e stufato di anacardi.
.
Impostazioni che portano sempre più dietologia e psicologia a toccarsi. Con un piccolo
vantaggio di fiducia da concedere a quest'ultima:
«Ai pazienti consiglio di mangiare tutto quello che
vogliono e quanto vogliono, tre volte al giorno: è la
mia dieta paradossale» interviene ancora Nardone.
«Se mi concedo di mangiare, elimino l'effetto di
trasgressione e vado in equilibrio. I magri lo sanno: se non lo alteri con l'ossessione, l'organismo
si autoregola».
Una visione esistenziale che verrà rinfrancata il
prossimo 10 maggio, quando lo psicologo Raffaele
Morelli manderà alle stampe per Mondadori Solo la
mente può bruciare i grassi: come attivare l'energia
dimagrante che è dentro di noi. «Quando gioca,
il bambino dimentica di mangiare» argomenta
Morelli. «E quando ci innamoriamo ci passa la
fame, viviamo nelle aree più antiche del cervello
e dimagriamo. Quindi il segreto è uscire dalle abitudini e riscoprire lo spirito d'avventura, la voglia
di travestirsi, l'energia erotica. Se desideri vivi nel
regno del piacere e attivi endorfine, dopamine e
serotonine». Carburante che si vorrebbe spingere
a sprigionare con ricette mediche, o mangiando integratori come gli astronauti. «Lo sa qual è la parte
più grassa del corpo? Il cervello. E nei vegetali? Il
nocciolo. Che si disperde diventando infiorescenza,
se piantato nella terra». La nostra mente deve fare
lo stesso. Ingrassiamo perché rimaniamo bozzoli
di noi stessi. Fate la vostra metamorfosi» conclude
■
«e sarete più leggeri».
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Pagina 22
Il piano per fermare
la fuga dì cervelli: contratti di sette anni,
stipendi fino a duemila euro. "Il precariato
non dà certezze, per questo molti scappano"
La sfida dei ministro
"Pronti ad assumere
vent:ïmila ricercatori
nella sanità pubblica"
MICHELE BOCCI
ROMA. Ricercatori assunti nel
servizio sanitario nazionale con
contratti che possono durare 7
anni ma anche il doppio. Quante persone? Anche 20mila. Il ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin lancia la sua proposta
agli Stati generali della ricerca
sanitaria in corso anche oggi a
Roma. L'idea è quella di regolarizzare i precari già presenti e
anche di attrarre altri professionisti.
Che progetto avete per i ricercatori?
«Partiamo dall'idea di rendere possibile per loro un percorso all'interno della sanità ospedaliera. In questo senso ci siamo ispirati all'Irlanda. Nei nostri Irccs (Istituti di ricovero e
cura a carattere scientifico tra 1
quali il Besta di Milano e il San
Matteo di Pavia, ndr) ci sono
già circa 10mila precari. Persone che lavorano con contratto
di uno o due anni, a progetto,
senza avere certezze per il futuro».
Come farete a dargliele?
«Con dei bandi selezioneremo chi merita di ottenere il finanziamento per condurre una
ricerca. Sceglieremo non solo
in base alle pubblicazioni fatte
ma anche all'idea di studio proposta, valutando che margini
di sviluppo pratico ha. Poi offriremo contratti che in una prima fase arrivano a durare fino a
7 anni. Ci saranno valutazioni
ogni anno per capire come procede il lavoro. Se tutto va bene
si potrebbe arrivare fino a 15
E gli stipendi?
«Chi fa ricerca negli Irccs e in
generale nel sistema sanitario
talvolta guadagna pochissimo,
anche solo 800 euro al mese. Vogliamo portare lo stipendio a
1.800-2.000 euro. Ma l'importante è dare la stabilità anche
dal punto di vista della prospettiva. Spesso i ricercatori vanno
via dall'Italia proprio perché
non hanno certezze sul futuro
del progetto di studio che stanno portando avanti. Così perdiamo persone che potrebbero produrre valore qui. Miglioriamo
le condizioni di vivibilità, diamo loro la possibilità di costruire una carriera in Italia, teoricamente anche all'interno di un
reparto ospedaliero, e non se
ne andranno per sempre».
Una volta concluse , le ricerche vanno messe in pratica.
«L'incontro di Roma serve
anche a creare rapporti con l'industria che poi è in grado di sviluppare le ricerche, per arrivare a una cura. Vogliamo che l'Italia in questo campo sia al livello di paesi come Inghilterra o
Germania. Ce la possiamo fare
perché partiamo da un impact
factor, cioè da un bagaglio di
pubblicazioni, migliore degli altri. Ci manca però il trasferi-
Quante persone pensate di
coinvolgere, con quali fondi?
«Potrebbero essere meno di
20mila ma anche di più. Molti
soldi li spendiamo già per chi
sta negli Irccs e ci saranno stanziamenti aggiuntivi. Non ci dimentichiamo però che con il
nuovo sistema chi non produce
ricerche interessanti smetterà
di essere pagato. Stiamo creando uno scenario nuovo, nel quale dare tranquillità a chi già lavora e offrire nuove opportunità a chi ha talento. Questa materia è un asset tecnologico fondamentale per il Paese, abbiamo
chiesto a tutti i ministri, al
Miur, all'Agricoltura, al Lavoro
e allo Sviluppo economico di collaborare per farla crescere».
anni di contratto. Altrimenti si
interrompe il rapporto».
Sanità nazionale
Pagina 23
PUBBLICAZIONI
L'Italia è il quinto
Paese al mondo
per numero di
pubblicazioni
scientifiche in campo
biomedico e impact
factor prodotto
dai suoi ricercatori
dei settore
LE RICERCHE
Circa u n terzo di tutte
le pubblicazioni
scientifiche che
vengono prodotte in
Italia appartengono
al campo biomedico.
I l 60°l0 di queste le
fannogli Irccs, Istituti
di cura scientifici
IFONDI
Negli ultimi tre anni il
ministero della Salute
ha assegnato 820
milioni di euro in
fondi perla ricerca,
quasi la metà
attraverso bandi
competitivi
internazionali
mento tecnologico, in pratica
inventiamo ma poi sono altri a
produrre».
Perché in Italia cala l'aspettativa di vita , come ha detto
il rapporto Osservasalute
della Cattolica?
«La prima cosa che viene da
pensare, è che il dato sia collegato al picco di mortalità che abbiamo avuto in Italia l'anno
scorso. Comunque ho coinvolto
i tecnici del ministero, aspetto
che mi facciano una relazione».
Comunque la ricerca solleva
vari problemi.
«Certo, nella sanità italiana
cose che non vanno ce ne sono.
Il primo tema è la prevenzione:
dobbiamo invecchiare meglio.
Lavoriamo per promuovere gli
stili di vita, legati all'alimentazione e all'assenza di alcol e di
fumo. Poi c'è la vaccinazione,
fondamentale per il benessere
dei cittadini. La definirei il primo salvavita. Inoltre bisogna
che gli screening funzionino.
Devono essere chiamati tutti i
cittadini nelle fasce di età a rischio ma bisogna anche fare in
modo che tutti quelli che vengono convocati poi rispondano.
Cosa che in molti casi non avviene. Ma quando ci si muove nel
settore della prevenzione non
vanno fatti interventi a pioggia, uguali in ogni regione.
Ognuna deve muoversi a seconda della sua situazione. Al Sud
ad esempio ci sono molti bambini obesi ma meno anziani, e di
conseguenza un numero più
basso di demenze rispetto al
Nord. Bisogna quindi impegnarsi di più sul problema dei
giovani con l'alimentazione».
ir%
I PROGETTI
All'ultimo bando,
quello del 2014,
i gruppi di ricerca
biomedica italiani,
costituiti da circa
13.000 ricercatori,
hanno presentato
3.000 progetti
scientifici
SUL PIL
Nel nostro Paese
l'investimento in
ricerca e sviluppo
nel 2014 ha
rappresentato
11,31 %dei Pi I.
L'anno precedente
il dato era più basso,
cioè 1'1,29%
Sanità nazionale
z fes t
en í.
con
,
Faremo la selezione
non solo in base
alle pubblicazioni
ma anche sulle
idee di studio
proposte
LEVERIFICHE
Ogni anno ci
saranno valutazioni
per capire come
procede il lavoro
E chi non produce
sarà mandato via
L'OBIETTIVO
Vogliamo dare
tranquillità
a chi già lavora
e offrire nuove
opportunità
a chi ha talento
o
magg i o
m i l iard i alla sc ienza
ROMA. «Domenica i Maggio onoreremo la festa del lavoro non
solo con le cerimonie ufficiali ma con una riunione straordinaria
del Cipe che stanzierà 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un
miliardo di euro sulla cultura». Lo
annuncia il presidente del Consiglio,
Matteo Renzi nella sua enews. «Il lavoro
che verrà in Italia- sottolinea Renzi sarà creato anche e soprattutto dalla
scommessa sul capitale umano: ricerca e
cultura smettono di essere i settori da
tagliare e diventano quelli su cui
investire». I fondi che il Cipe stanzierà
sono quelli previsti dal piano nazionale
della ricerca. Un quarto di questi, spiega il
ministro dell'Istruzione, Università e
ricerca Stefania Giannini a ricercatorie
aziende del settore «andrà alla ricerca
Matteo Renzi
sanitaria, che è una priorità», mentre il
resto servirà a rilanciare agrifood, spazio
e industria 4.0, «La volontà politica-sottolinea Giannini -è
quella di mettere la ricerca al centro dell'agenda di questo
governo. Bisogna cambiare il sistema per attrarre investimenti
ma anche talenti».
Pagina 24
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Sanità nazionale
Pagina 25
«Ricerca sanitaria strategica per la crescita»
Il ministro Lorenzin detta l'agenda - Mattarella: investimenti «prioritari»
di Roberto Turno
ettere la ricerca sanitaria al centro.
Farne una priorità nell'agenda di
Governo e una calamita di investi_mentie investitori dall'estero e una
leva decisiva di sviluppo e crescita. Per avere
cure s empr e migliori e di qualità. P er far tornar e
a casa la nostra meglio gioventù, i famosi "cervelli" emigrati all'estero che in Italia non trovano un futuro. Se sognare non è peccato - spendiamo l'1,3°i, del pil in R&S contro il 2% medio
nella Ue e un target europeo fissato al 3% nel
2020- allora vanno accolte quanto meno come
uno scatto d'orgoglio e un buon auspicio le promesse e gliimpegni presi ieri dal Governo ai primi «Stati generali della ricerca sanitaria» inaugurati a Roma dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha fortemente voluto la due
giorniromana.Nonsenzailmessaggio del capo
dell o Stato: «Perl'Itali a è prioritario investire in
ricerca sanitaria. t un modo per non costringere i giovani studiosi a lasciare il Paese», ha indicato la rotta Sergio Mattarella.
Siamo indietro, anche in un settore altrove
strategico comelaricerca.Anchese quellasanitaria, secondo i numeri elencati da Lorenzin,
rappresenta forse una punta di diamante per
l'Italia.Anche senonbasta. Come i15° posto nelle pubbli cazioni scientifiche, che però ritraducono in modesti numeri di brevetti, quindi di
trasferimento industriale. Come la qualità di
enti e ricercatori, che però magari si scontrano
col medioevo della conoscenza che ancora da
poco ci hariservato lavergognadelmetodo stamina, a dispetto di una comunità scientifica di
primissimo livello. E non che in questi anni
qualcosanonsi siamosso, anzi: come dimostrano gli 82o milioni assegnati negli ultimi tre anni
dalla Salute ali aricercabiomedica e in totale 1,8
mldnello stesso periodo investi ti dal Ssntrauomini, mezzi e risorse vere e proprie nel biomedicale. Più quanto mettono sul piatto le imprese, a partire da quelle del pharma che sull'Italia
da qualche armo stanno scommettendo forte
sulla produzione e dunque sull'occupazione.
Fondamentali non da capogiro, ma comunque di irilievo, quelli della R&S sanitaria made
in Italy. Ma non basta, ha ricordato Lorenzin:
Sanità nazionale
«Abbiamo ricercatori ben formati ma non riusciamo ad attrarre investimenti. Formiamo i ricercatori spendendo per ognuno çoomilacuro
poi li perdiamo. Non tanto perché vanno all'estero, che è frutto dell a globalizzazione, ma
perché non fanno ritorno». Dunque, che fare?
«Creare un'infrastruttura per la ricerca, metterla al centro di un sistema. Con investimenti
pubblici, che sono indispensabili. Conuna strategiadi sistema.Perchélaricercasanitariahaun
valore decisivo». E all ora si guarda al prossimo
bando dellaricercache saràpresentato domani
e nel quale i ricercatori avrebbero una voce in
capitolo, poi ai prossimi bandi Aifa. «Ci manca
poco-giuraLorenzin-.Perché dopo essereilsecondohub europeoperlaproduzione difarmaci, possiamo esserlo anche per la ricerca».
Piena la sintonia con la responsabile della ricerca, Stefania Giannini: «La volontà politica è
di mettere la ricerca al centro dell'agenda del
Governo». Malaveramossasaràilvaro al Cipe
straordinario entro fine mese, annunciato proprio ieri da Matteo Renzi nella sua e-news, del
Piano per la ricerca nazionale da 2,5 miliardi,
con ben 6oo milioni che an dranno proprio alla
ricerca sanitaria (servizi apag.3).In aggiunta alle quote dei Fondi strutturali europei per la
«strategia di specializzazione intelligente» e a
quelli del Fondo coesione e sviluppo, ha ricordato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, dove la quotaper la
salute, l'innovazione, le imprese, avrà valore
strategico. «Lo sviluppo e lacrescita, passano di
qui», ha detto De Vincenti, che ha rilanciato la
chiusura del tavolo sulla governance farmaceutica: «L'innovazione va premiata».
Tutti al tavolo dellaricerca, insomma.Aspettando irisultati. Magari dicendo «basta alle sperimentazioni animali che ci escludono daibandi Ue», haproposto EmiliaDe Biasi, presidente
dlelacomnnisisone sanità del Senato.0 con una
«tobin tax aggiuntiva perla ricerca sanitaria»,
secondo Il presidente dell'analoga commissione della Camera, Mario Marazziti. Intanto c'è
molta strada da fare. Abbiamo n8mila ricercatori, la Germania ne ha 36omila, 26omila l'Inghilterra, 265mila laFrancia, più di noi (r23mila)
perfino la Spagna. La corsa sarà lunga
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Pagina 26
y/,
Futuro presente. Le mani robotiche esposte in uno stand agli statigenerali sulla ricerca sanitaria
La spesa complessiva
Secondo gli ultimi dati disponibili, l'investimento
italiano in R &S ha assorbito l'i,31%del PiI
I progetti
Con una parte dei fondi assegnati ,circa 348
milioni, sono stati finanziati 831 progetti
I finanziamenti
La ricerca finanziata dal Ministero della Salute
rappresenta il 51% di tutta la ricerca
biomedica di tipo competitivo finanziata dal
pubblico e il 17% di tutta la spesa nazionale in
R&S nel biomedicale
Risorse investite in ricerca biomedica
Negli ultimi tre anni il Sistema sanitario nazionale
ha investito complessiva mente nelle attività di
ricerca biomedica risorse umane,strumentali ed
economiche peri miliardo e 800 milioni di euro
K
Fondi assegnati netl'ultimotriennio
Negli ultimi tre anni, il Ministero della Salute
ha assegnato complessivamente alla Ricerca
biomedica fondi per820 milioni
Sanità nazionale
Posizione
Secondo un recentissimo studio olandese il
Ministero della Salute è la 17esim a istituzione
fina n ziatrice della ricerca biomedica a livello
mondiale
Pagina 27
«Serve un ecosistema favorevole»
Studi clinici, l'Italia
può fare da hub europeo
di Rosanna Magnano
a filiera delle industrie della salute è
sempre più strategica per lo sviluppo
dell'economia nazionale . Scommette nell'Italia della ricerca e dell'innovazione. Ma il nostro Paese non sempre è un
terreno fertile per gli investimenti. Dalle imprese del farmaco, a quelle delbiomedicale fino alle biotech. «Serve un ecosistema più favorevole», hanno spiegato ieri in coro.
Gli investimenti in ricerca dell'industria
farmaceuticaitaliana (secondainEuropaper
produzione ) sono in corsa, con un aumento
del 15% negli ultimi due anni . E i segnali sono
positivi anche sui brevetti, che aumentano
del54% ne12015. I prodotti biotechin sviluppo
sono più di 30o e il nostro Paese può vantare
vere e proprie eccellenze nelle terapie avanzate e nelle malattie rare, così come nelle biotecnologie , nei vaccini e negli emoderivati.
Insomma, «l'Italia partecipa a pieno titolo spiega Massimo Scaccabarozzi , presidente
di Farmindustria, agli Stati generali della ricerca sanitaria - alla rivoluzione dellafarmaceuticamondial e ». E il 2o16 è un anno importante. «Perché per la prima volta l'Italia con
l'Human Technopole - sottolinea Diana
Bracco, vicepresidente Confindustria per ricerca e innovazione -si sta dot ando di unprogetto strategicoper essere leader mondiale in
settori d'avanguardia come big data e fife
sciences». L'obiettivo quindiè di crescerevelocemente nella ricerca : «L'Italia può essere
un hub europeo per gli studi clinici - sottolinea Farmindustria - e sta crescendo la nostra
quotasultotaleUe: si svolge in Italiai24% degli studi clinici sulle malattie rare e il 30% sui
farmaci biotech». Per questo, auspica Scaccabarozzi, «imprese e istituzioni devono essere partner perla crescita». Sullo sfondo c'è
la nuova governance della spesa farmaceutica, «condizione necessaria per rendere il sistema attrattivo per gli investimenti», un rebus delicatissimo cui sta lavorando il tavolo
Governo-Regioni. E il tavolo Mise , dove Farmindustria e l'Agenzia italiana del farmaco
(Aifa) stanno studiando ipotesi condivise per
velocizzare le procedure autorizzative. Un
Sanità nazionale
ruolo molto importante perla crescita del settore è stato giocato dalle politiche pubbliche
diincentivo (credito diimpostae patentbox),
«ma la coerenza delle poli ti che industriali è
fondamentale per la loro efficacia», spiega
Scaccabarozzi, che punta il dito sulpay-back
(il ripiano della spesa farmaceutica pagato
dalle imprese). «Credo sia importante - propone - che quel miliardo e mezzo di euro che
paghiamo di pay-back sia disponibile per essere reinvestito magari proprio in ricerca,
portando a soluzioni per le malattie invece
che finire in mala gestione della sanità».
Una tassa di fatto che rischia di mettere in
crisi anche le industrie dei dispositivi medici.
«Con il pay-back sui dispositivi medici - dichiara Luigi Boggio, presidente di Assobiomedica- non si farà che togliere alle imprese
ulteriori risorse, ovvero quelle equivalenti
agli investimenti in ricerca, che valgono lo
stesso 6% del fatturato chiesto per lo sforamento dei tetti di spesa». Imprese biomedicaliche finorahannoinvestito ininnovazione
1,2miliardinel2014 (+21%su12010).Machevedono un futuro meno roseo: «Abbiamo registrato dei campanelli d'allarme - continua
Boggio - con un calo del 51% in quattro anni
degli investimenti esteri. Purtroppo il nostro
Paese non riconosce ancora l'innovazione
come elemento di ottimizzazione e dirisparmio per il Ssn. E la spending review in sanità
sta spingendo le imprese a disinvestire».
Ma anche sul fronte delle biotecnologie,
l'industria chiede di rafforzare i primati nazionali. «llnostro Paese è terzo in Europa per
numero di imprese biotech, e ha una ricerca
di qualità riconosciuta nel mondo - spiega
Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec - ma nonriesce ancora ad attirare investimenti significativi». Le potenzialità ci sono,
confermate dall'impact factor delle pubblicazioni dei ricercatori, eppure l'Italia «resta
un Paese in cui si pubblica molto, si brevetta
poco e si industrializza ancora meno». Tra le
cure suggerite da Assobiotec: un centro nazionale diTechnologytransfer per le scienze
della vitae agevolazioni fiscali mirate alle peculiarità del mondo della ricerca.
C) RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 28
Arsenico, riso «amaro» per i bambini
Forti concentrazioni nelle urine dei piccoli aumentano il rischio di cancro
L'alimento finisce sul
co degli ` putati in una ricerca americana
Giustina Ottaviani
Il riso, uno dei prodotti più
consigliati dai pediatri ai genitori per l'alimentazione dei
bimbi, finisce sul banco degli
imputati perle forti concentrazioni di arsenico riscontrare
nelle urine dei bambini che
hanno consumato prevalentemente questo creale o i suoi derivati. Lo rivela uno studio su
'lama Pediatrica', condotto
dallaDartmouth College School of Medicine. Secondo la Food and Drug Administration
(Fda), l'agenzia di controllo
americana, l'esposizione alungo termine all'arsenico (elemento naturale delle terreno
ma usato anche nei pesticidi e
mangimi, che il riso assorbe
più facilmente di altre colture)
è collegata con più alti tassi di
tumori della pelle, della vescica, del polinone.
Inoltre, l'esposizione del feto all'arsenico è stata collegata
ad effetti sul sistema immunitario e sullo sviluppo neurologico. Visti questi potenziali pericoli legati all'assunzione di
arsenico con l'alimentazione,
la Fda ha pubblicato un avvertimento che raccomanda ai genitori di considerare altre opzioni oltre al riso come primo
cibo solido per un bambino. 1
Sanità nazionale
sr,
EL
ricercatori hanno monitorato
759 piccoli nati tra il 2011 e il
2014, l'80% ha introdotto il riso nella dieta del figlio nel primo anno di vita. Fil 64% di questi bambini ha iniziato tra il
quarto e il sesto mese. «Il nostro studio - osservano gli
scienziati - dimostra che il consumo di riso aumenta l'esposizione dei neonati all'arsenico
più di quanto raccomandato
dall'Oms per questa fascia di
popolazione».
Come si può ridurre il rischio di esposizione? Secondo
i ricercatori, il riso integrale
contiene l'80%inpiù di arsenico rispetto a quella qualità
bianca, perché la sostanza chimica si accumula nello strato
esterno del vegetale che durante la lavorazione per ottenere
il riso bianco viene eliminata.
Il riso basmati bianco dell'India, Pakistan e della California
contiene le dosi più basse.
Un'alternativa per l'alimenta-
dei bambini - suggerisce
lo studio - possono essere alcuni cereali ricchi di ferro come
l'avena, l'orzo e il grano.
Nel giugno scorso erano state le autorità di controllo tedesche ad alimentare gli allarmismi sul tormentone-riso, o meglio sui suoi derivati, gallette,
cialde, craker. In seguito alle
analisi del'Istituto federale tedesco per lavalutazione del rischio (BfR) che aveva rilevato
quantità di arsenico maggiore
Pagina 29
nei prodotti a base di riso che
nei grani stessi, si era mossa
anche la commissione Ue che
ha dato nuove regole. Dal primo gennaio scorso, infatti, sono entrati invigore i nuovi limiti massimi relativi all'arsenico
inorganico nel riso e nei derivati. Il nuovo regolamento europeo stabilisce quindi per laprinia volta dei limiti per proteggere i consumatori: 0,20 e 0,25
mg/kg, rispettivamente, nelriso e nel riso parboiled o integrale, 0.30 mg/kgperlabiscotteria abase di riso, mentre una
speciale precauzione è riservata al riso destinato ai prodotti
per l'infanzia: il tenore massimo ammesso è di 0.10 mg/kg,
meno della metà rispetto alle
altre categorie di riso. «Con i
nuovi limiti, occorrerà rivedere la destinazione di parte del
riso attualmente utilizzato
nell'industria alimentare aveva spiegato a gennaio Francesco Cubadda, ricercatore
Iss in occasione dell'entrata in
vigore dei limiti - tuttavia, sono in corso studi sui metodi di
coltivazione che permettono
di ridurre l'assorbimento di arsenico da parte del cereale:
questi studi riceveranno un ulteriore impulso proprio in virtù della necessità di rispettare
i nuovi limiti europei».
Sanità nazionale
Pagina 30
I mali (rimediabili) della sanità pubblica
Cari dirigenti responsabili a ogni livello
delle strutture del servizio sanitario
nazionale delle aziende socio sanitarie
territoriali. Com'è possibile che se un
cittadino con la richiesta del medico
per una visita specialistica odi una
prestazione sanitaria, deve aspettare
un anno in tanti casi addirittura due
ese la chiede in privatogliela fanno il
giorno dopo o dopo pochi giorni, trova
sempre lo stesso medico o specialista.
Qui mi sembra che ci sia qualcosa che
non torna, mi sembra che ci siano
dei meccanismi operativi molto
insufficienti e che ci giochino sotto
anche degli interessi privati di qualche
categoria di, liberi professionisti, di
dirigenti, o addirittura di dipendenti
del servizio sanitario nazionale? Cari
responsabili a ogni livello delle strutture
del servizio sanitario nazionale, ai
cittadini le dovete delle spiegazioni, che
poi secondo me basterebbe allargare
le fasce orarie per le prestazioni in
strutture sanitarie pubbliche, per
le visite mediche specialistiche e per
tutte le altre prestazioni diagnostiche,
aperte anche tutto il sabato per
fardiminuiredrasticamente i
tempi di attesa e renderli adeguati
ai bisogni dei cittadini.
Francesco Lena
ono convinto anche io, caro
Francesco, del fatto che su questo
problema il Sistema Sanitario
Nazionale così com'è organizzato
oggi debba essere rivisto. Tenendo
conto, in particolare, della esperienza
di altri paesi dove il confine fra sanità
Sanità nazionale
pubblica e privata è tracciato in modo
più chiaro che da noi. Con due decisioni,
difficili ma possibili, che Stato e Regioni
dovrebbero e potrebbero prendere in
tempi ragionevoli se avranno la forza di
anteporre l'interesse dei cittadini a quelli
delle categorie mediche più organizzate
e più potenti.
Un primo provvedimento, semplice e
chiaro, dovrebbe essere basato sulla
distinzione netta fra operatori della
salute che operano nelle strutture
pubbliche e operatori della salute che
operano in ambito privato. L'idea della
professione che si svolge in intra moenia,
in ospedale o fuori, è un'idea che tutela
soprattutto la capacità di guadagno del
medico e degli altri operatori pubblici
della salute ma che ha conseguenze assai
pesanti sui giovani che si affacciano
alla attività professionale e sul cittadino
costretto, come dici tu, a pagare le visite
che avrebbe diritto a fare gratuitamente.
O col ticket. La lunghezza infinita e a
volte francamente assurda dei tempi
necessari per svolgere in regime di
assistenza diretta esami clinici e visite
specialistiche fondamentali perla
tutela della propria salute dipende
inevitabilmente anche dal fatto che lo
stipendio pubblico è lo stesso se io nel
pubblico visito poco mentre a lievitare
sono anche i miei guadagni se io quella
visita la posso fare più in fretta a chi
paga di suo. In molti altri paesi, come
la Svizzera o la Francia, la carriera
ospedaliera resta labase necessaria
della formazione sanitaria e del proprio
prestigio professionale. Chi vuole
guadagnare di più ne esce, però, ed inizia
a lavorare privatamente assicurando il
turnover della professione e lo spazio
necessario ai più giovani nel pubblico.
Un secondo provvedimento, necessario
soprattutto nelle grandi città, è quello
che riguarda le urgenze. Accatastati
su letti e barelle in corridoi sporchi e
disordinati, i pazienti che chiedono aiuto
nel Pronto Soccorso dei grandi Ospedali
di Roma e Milano vengono sottoposti a
vere e proprie vessazioni e rischiano la
salute o la vita, spesso, per ragioni che
attengono al numero occasionale delle
richieste d'aiuto che arrivano fino a lì:
un numero sproporzionato rispetto alle
risorse umane e professionali disponibili
in quei Reparti. Il cittadino medio, d'altra
parte, se si sente male ed habisogno di
aiuto in orari diversi da quelli del suo
medico di base, altro non può fare che
correre verso il Pronto Soccorso più
vicino o, in casi estremi, chiamare le
ambulanze del 118 che comunque lì' lo
porteranno. Ad aspettare il suo turno.
Assai più semplice sarebbe ragionare,
Pagina 31
caro Franco, come a volte in passatosi
era iniziato a fare, sulla organizzazione,
a livello territoriale, di risposte non
ospedaliere affidate in parte alla
reperibilità alternata, come per le
farmacie, dei medici e dei pediatri di
base ed in parte a gruppi o a cooperative
di giovani, cui le Regioni potrebbero
affidare, di notte e nei giorni festivi,
le attività assistenziali che venivano
svolte un tempo da un buon medico
condotto. Senza spese eccessive ma
con risultati straordinari in termini di
tempi e di adeguatezza nelle risposte.
Sogni? Utopie? In tempi di crisi
economica e di sostanziale staticità di un
sistemastretto fra le difficoltà di bilancio
e le spinte più o meno corporative
delle categorie dei dipendenti e dei
convenzionati, quello che avanza sembra
solo lo spazio dei privati e della loro
capacità di sfruttare le incertezze e i
buchi della sanità pubblica. Con l'aiuto
niente affatto disinteressato dei politici
alla Formigoni che sull'avanzata del
privato convenzionato hanno costruito
un modello di Sanità che ha avuto
uno sviluppo abnorme nella Regione
Lombardia e che è progressivamente più
importante anche altrove. Favorendo
una corruzione già molto oltre il livello di
guardia. Ebbene, è per opporsi a questo
lento ma inesorabile sgretolamento
della credibilità di un Sistema Sanitario
pubblico fra i migliori del mondo che ci
sarebbe bisogno oggi di decisione politica
e di una chiara volontà di innovazione.
A pagare, se questo non accadrà,
continueranno ad essere, infatti, i più
deboli. Socialmente ed economicamente.
Sanità nazionale
Pagina 32
Sei rìcercaton*
racconteranno
le loro storie
professionali
PISA
Pisa vantala più alta concentrazione di ricercatori al mondo:
tra università, scuole di eccellenza, Cnr, Infn, se ne contano
circa 1.500. Sei giovani ricercatori dell'Ateneo saranno i protagonisti del dibattito "La Bellezza
della Ricerca", che aprirà
l'Open Day, domani mattina.
Sono Elisa Giovannetti, pisana,
laureata in medicina, una borsa
di studio vinta per Amsterdam
dove ha vissuto per molti anni.
Torna a Pisa e crea un laboratorio dove studia nuovi agenti antitumorali per il pancreas; 2 figli. Vittoria Raffa, ingegnera chimica, 5 brevetti, 55 divulgazioni. Insegna a Pisa e si occupa di
crescita e recupero di cellule
neuronali; una figlia. Christian
Frasconi, agrario, gestisce un
progetto per la meccanizzazione dell'agricoltura biologica. Paola Binda, 2 anni a Seattle, collabora con Stella Maris, San Raffaele di Milano e ancora con Seattle. Si occupa della ricerca sulla
visione, per capire le localizzazione del nostro cervello in cui
si trasformano gli stimoli visivi.
Simona Rapposelli, mamma
di Emma, buona cuoca, si interessa di farmaci nuovi. Christian Biagioni, geologo, si interessa di contaminazione del taglio delleApuane meridionali.
(r. U.)
3 t,,m leVnnne AeBA Feeria.
Ricerca
Pagina 33
Tutte le forme della bellezza,
così la ricerca si apre alla città
Domani e sabato una serie di incontri e una mostra d'arte per l'Open Day all'Università di Pisa
Tra gli ospiti Remo Bodei, il matematico Piergiorgio Odifreddi e l'allenatore del Pisa Rino Gattuso
PISA
È la "Bellezza" il focus del quarto
appuntamento con l'Open Day
della Ricerca dell'Università di
Pisa, domani e sabato. "La Bellezza della Ricerca" e la "Ricerca
della Bellezza" i temi degli incontri di domani nell'aula magna Fratelli Pontecorvo, al Polo
Fibonacci, dalle 11. "L'Officina
della Bellezza" il filo conduttore
degli interventi di sabato, a Palazzo Reale dalle 16. Alle 18 inaugurazione
della
mostra
"Dialoghi", con opere di Stefano
Arienti, Marco Bagnoli, Daniela
De Lorenzo, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Remo Salvadori, Salvo e Luca Vitone.
«L'iniziativa - ha detto il rettore Massimo Augello nel presentare le giornate - nasce con l'intento di aprire le porte della ricerca alla città. Si consolida negli anni grazie alla presenza di
ospiti illustri, tra i quali ricordo
Margherita Hack in una delle
sue ultime uscite e l'artefice di
Wikileaks, Julian Assange, in collegamento dall'ambasciata londinese dell'Ecuador».
Il fitto programma di incontri,
illustrato dal prorettore alla ri-
cerca Roberto Barale, parte con
la testimonianza di sei ricercatori, 4 donne e 2 uomini, impegnati in altrettanti progetti in Italia e
all'estero. Spiegheranno quanto
di bello ci sia nel loro silenzioso
lavoro e come siano giunti al traguardo. Nel pomeriggio la bellezza sarà declinata in tutte le
forme a noi più note. Remo Bodei, ritenuto il più autorevole filosofo italiano vivente, cattedra
negli Usa, terrà una lectio magistralis sul significato della bellezza, dei suoi canoni nell'antichità
basata sulle proporzioni e sulla
sua evoluzione indotta dalla globalizzazione. «Il concetto di simmetria - ha aggiunto Barale - è
mutato dal'700 in poi, nella musica, nelle arti figurative, fino a
trasformare il concetto del bello
in quello del gusto».
Anche l'allenatore del Pisa, Rino Gattuso darà un contributo,
parlando della bellezza dello
sport. Seguirà l'intervento del
matematico Piergiorgio Odifreddi, per il quale è lecito parlare di
concetto del bello anche nel
mondo dei numeri.
E ancora di estetica, quella ritrovata dopo un grave incidente, sarà al centro dell'intervento
di Alessandro Innocenti, chirurgo plastico ricostruttivo, colui
che sta aiutando i ragazzi sfigurati dall'acido nel processo milanese a ritrovare la propria fisionomia. Infine c'è la bellezza che
dona salute, col medico Enzo
Grossi, che da anni ne studia
l'influenza sulla salute. «E dimostrato - ha aggiunto Barale - che
di fronte al bello si ha una inibizione di rilascio di cortisolo, l'ormone dello stress, lo stesso responsabile del nostro invecchiamento e attivo nell'insorgenza
dell' Alzheimer».
Grossi ha studiato cento soggetti prima e dopo la permanenza in un museo: il cortisolo si ri duce del 60%. Eva Perini, presidente del "Progetto Vitalità
Onlus" ha presentato il programma di sabato: «Vedremo come la
bellezza nelle mani e nella mente dell'uomo diventi oggetto e
prodotto».
Renata Viola
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Ricerca
Pagina 34
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Roma. «Domenica 1° maggio onoriamo la Festa del Lavoro non solo con le cerimonie ufficiali ma con un Cipe
straordinario che stanzierà 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo di euro sulla cultura». Lo ha annunciato ieri il premier Matteo Renzi nella sua e-news settimanale. Il programma nazionale della ricerca, meglio
conosciuto come Pnr 2015-2020, è un documento contenente le azioni per rilanciare gli investimenti in Ricerca e sviluppo dell'Italia atteso dallo scorso anno. «Il lavoro che verrà in Italia sarà creato anche e soprattutto
dalla scommessa sul capitale umano - ha osservato il
premier -: ricerca e cultura smettono di essere i settori
da tagliare e diventano quelli su cui investire». Sempre
Renzi ieri ha annunciato il varo del decreto che stanzia
480 milioni di euro peri Comuni che investono sull'edilizia scolastica. Intanto procede in Parlamento il cammino del Def. Camera e Senato hanno concluso l'esame
del Documento del governo e approvato a maggioranza assoluta il rinvio dal 2018 al 2019 del pareggio strutturale di bilancio. Approvate poi le risoluzioni con le quali la maggioranza vincola la politica economica del governo. Tra i temi citati spiccano le misure per introdurre forme flessibili di accesso anticipato alla pensione in
una forma che preveda penalizzazioni non troppo pesanti («ragionevoli» è il termine usato) per i lavoratori.
Nei documenti spazio anche alla richiesta, sostenuta in
particolare da Alleanza Popolare, di promuovere politiche fiscali orientate alla famiglia e di sostegno alla natalità. "Paletti" in materia di revisione degli sconti fiscali e
di spending review. Sulla revisione della spesa si chiede
di proseguire con tagli mirati e facendo attenzione in Sanità a recuperare «efficienza senza ridurre i servizi». Sulle tax expenditures si chiede invece di procedere al riordino senza toccare le detrazioni per il lavoro e la famiglia ma anche preservando ecobonus e agevolazioni per
le ristrutturazioni che andrebbero invece rafforzati».
Saranno stanziati i 2,5
miliardi più volte
annunciati . Via libera
delle Camere al Def. La
maggioranza : flessibilità
pensioni con penalità
soft, faro su tagli sanità
Ricerca
II capo del governo , Matteo Renzi
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L'annuncio
«Il governo pronto a stanziare
3,5 miliardi per ricerca e cultura»
«Domenica 1° maggio onoriamo la Festa del
Lavoro non solo con le cerimonie ufficiali ma
con un Cipe straordinario che stanzierà 2,5
miliardi sulla ricerca e un miliardo sulla cultura». L'annuncio di Matteo Renzi è giunto nel
giorno in cui si celebravano gli Stati Generali
della ricerca sanitaria organizzati dal ministero
della Salute, guidato da Beatrice Lorenzin. In
questa sede si è discusso di dotare i ricercatori
di maggiore libertà d'azione . Il rilancio passa
attraverso un cambiamento dello status
giuridico dei ricercatori, che non possono
continuare ad essere «dipendenti pubblici
tout court ». Per Lorenzin , «l'Italia è il 5° Paese
al mondo per pubblicazioni scientifiche e il 12°
per investimenti in ricerca biomedica, eppure
sono poche le ricerche che si sviluppano poi in
opportunità concrete».
Ricerca
Al dicastero
Beatrice
Lorenzin è
ministra della
Salute dall'aprile
dei 2013
C RIPRODUZIONE RISERVATA
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Renzi promette 2,5 miliardi
per la ricerca
«Domenica 1° maggio onoriamo la festa del Lavoro
non solo con le cerimonie
ufficiali ma con un Cipe
straordinario che stanzierà
2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo di euro
sulla cultura». Lo ha scritto
nella sua newsletter il presidente del consiglio Matteo
Renzi . «Il lavoro che verrà
in Italia sarà creato anche e
soprattutto dalla scommessa
sul capitale umano, ricerca e
cultura smettono di essere i
settori da tagliare e diventano quelli su cui investire».
Renzi aveva già anticipato
nel mese di marzo, durante
la visita al laboratorio di Pomezia che ha isolato il virus
di Ebola, che sarebbero stati
stanziati 2,5 miliardi per la
ricerca e 1 per la cultura. E
oggi è arrivata la conferma,
in coincidenza con le parole
del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
nel messaggio inviato al ministro della Salute Beatrice
Lorenzin in occasione degli
Stati generali della ricerca
sanitaria: « Investire nella
ricerca sanitaria vuol dire
investire nel nostro futuro
e far crescere le potenzialità del paese. Per questo deve
diventare una delle priorità
dell'agenda italiana, anche
perché è un modo per dare
opportunità alle giovani
generazioni ed evitare che
alcuni tra i migliori siano
costretti a costruire altrove
il proprio percorso professionale», ha concluso Mattarella.
© Riproduzione riservata
Ricerca
Pagina 37
Esiste una
Gli scienziati dell'università di Berkeley
hanno scoperto che in punti precisi
della corteccia cerebrale trovano casa
che adoperiamo
per comunicare.
Pelli
La mappa semantica dei cerve ;
I ricercatori hanno classificato le parole
in 12 categorie semantiche
associando a ciascuna un colore.
L'ascolto di una parola
appartenente
a una categoria
attiva una
o più zone
che abbiano
in ::-
Ricerca
Pagina 38
ELENA DUS
gni parola ha la
sua casa, nel cervello. E da oggi il sistema semantico
che usiamo per parlare non è più un "hic sunt leones". Un atlante del linguaggio è
stato disegnato dai neuroscienziati dell'università di Berkeley.
Un migli aio di termini hanno trovato la loro casa in un punto preciso (in alcuni casi più di uno) della corteccia cerebrale, la parte
più esterna, evoluta del nostro
organo del pensiero. La scoperta
conferma che tutto il cervello e non, come voleva il vecchio mito, solo l'emisfero sinistro - è
coinvolto nel linguaggio. E dimostra che, sia pur tra le differenze
individuali, la "cartina stradale"
delle nostre parole resta uguale
tra una persona e l'altra.
Gli scienziati di Berkeley che
oggi pubblicano il loro studio sulla copertina di Nature sono partiti da una radio accesa. Il "Moth
Radio Hour" è un programma di
successo americano in cui una
persona sta in piedi in una stan-
za con una luce puntata sul viso
e un microfono davanti alla bocca. Attorno ha un gruppo di
estranei cui deve raccontare un
episodio della propria vita. Trasmessi via radio, i racconti sono
stati ascoltati a Berkeley da sette volontari, con gli occhi bendati, chiusi per un paio d'ore in una
risonanza magnetica.
Mentre i narratori del "Moth
Radio Hour" raccontavano, i volontari ascoltavano e la risonanza magnetica registrava quali
gruppi di neuroni della corteccia cerebrale si "accendevano" a
ogni parola. Tutta questa mole
di dati è finita in una mappa del
cervello a tre dimensioni, con i
termini dal significato simile
raggruppati in genere - ma
con diverse eccezioni - in una
stessa area. Accanto alla tempia
destra, per esempio, racchiusi
in uno spazio di pochi millimetri
cubici, hanno la loro dimora pa-
Ricerca
role come "moglie", "madre",
"incinta", "famiglia". «Avoltescrivono i ricercatori - questo
atlante diventa intricato. Non
sempre a un termine corrisponde una sola localizzazione». La
parola "moglie", infatti, compare anche in un'altra area della
corteccia, accanto a "casa" e ad
altri vocaboli relativi a luoghi.
La voce inglese "top" si ritrova
in ben tre punti: fra "vestiti" e altri lemmi relativi all'aspetto fisico, in un gruppo di parole che descrivono lo spazio e gli edifici e
infine tra i numeri e le unità di
misura. Altri esempi sono raccontati in un video disponibile
su www.nature.com. L'atlante
semantico del cervello, in tutti i
suoi dettagli e i suoi colori sgargianti può anche essere percorso online sul sito http //gallantlab.org/huth2t116.
Come atlante sembrerebbe
piuttosto caotico, ma il fatto che
appaia molto simile fra tutti i volontari studiati suggerisce che
una logica debba pur esserci.
«Abbiamo trovato per esempio
- spiega il coordinatore della ricerca, il neuroscienziato di Berkeley Alexander Huth - che i
termini relativi ai numeri sono
collocati vicino alla corteccia visiva, in un'area deputata anche
al ragionamento spaziale. E questo ha molto senso».
Sarà forse prematuro oggi
pensare a un dizionario in grado
Sette volontari sono stati
analizzati con risonanza
magnetica mentre
ascoltavano la radio
di decodificare i pensieri. «Ma
nel momento in cui abbiamo
una carta geografica delle nostre parole - spiega Stefano
Cappa, professore di neurologia
all'Istituto universitario di studi
superiori (Iuss) di Pavia - possiamo ipotizzare di usarla per decodificare ciò che una persona
sta pensando». Leggendo quali
punti del cervello si illuminano
in un determinato istante, un
apparecchio simile alla risonanza magnetica potrebbe associarlo al termine relativo, permettendoci di leggere nel pensiero
- come suggeriscono anche i ricercatori di Berkeley nel loro studio - di quelle persone cui una
malattia impedisce di parlare.
Non è un caso che alla mappatura del cervello e delle connessioni fra i suoi 100 miliardi di
neuroni - qualcuno li paragona
al numero di stelle - siano dedicati due fra i più grandi programmi scientifici del momento: lo Human Brain Project, avviato nel 2013 e finanziato
dall'Unione Europea con un miliardo di euro, e la Brain Initiative, annunciata sempre nel 2013
dal presidente americano Barack Obama e finanziata finora
con svariate centinaia di milioni
di dollari.
L'idea che una facoltà così
complessa e per molti versi indecifrabile come il linguaggio possa essere racchiusa in una "carti-
na stradale" incontra ovviamente anche molte perplessità.
«Mappare il nostro dizionario è
un sogno che coltiviamo da tempo» spiega Andrea Moro, che allo Iuss insegna linguistica generale. «Ma prima di cercare come
è organizzato il linguaggio nel
cervello, bisogna capire come lo
è nella mente». Se lo studio di
Berkeley ha mappato un migliaio di termini, perlopiù concreti,
«dove collocheremmo il verbo
essere o una particella così complessa come "se"?» si chiede Moro. «Prima dei neuroscienziati,
devono essere i linguisti a stilare una sorta di tavola periodica
della facoltà del parlare, che descriva quali sono gli elementi primitivi del linguaggio».
Paolo Leonardi, che insegna
filosofia del linguaggio all'università di Bologna, trova molte
domande rimaste senza risposta nello studio americano:
«Non si spiega ad esempio come
Pagina 39
Ma le emozioni
che ci fanno unici
resteranno un mistero
wAw BARTEZZ A
le aree associate alle varie parole siano coinvolte nella produzione linguistica. O come siano collegate alle aree dove registriamo la percezione degli oggetti
che queste parole nominano».
Per Alessandro Treves, fisico di
formazione e docente di "Basi
neurali della conoscenza" alla
Scuola internazionale superiore
di studi avanzati di Trieste, «l'in-
Fonetica, sintassi
e struttura narrativa
saranno oggetto
delle prossime ricerche
formatica e l'uso di algoritmi
sempre più avanzati ci permettono di ottenere risultati così raffinati. Ma dobbiamo pensare al
linguaggio come a un concerto
che coinvolge varie aree del cervello. La corteccia va considerata come un tutt'uno. Associare
una parola a un punto isolato ri-
Ricerca
schia di portarci fuori strada».
Il fatto che tutti i volontari dello studio (fra cui lo stesso Huth)
abbiano mostrato di avere lo
stesso "atlante del linguaggio"
sembrerebbe suggerire che nel
nostro cervello esistono basi innate per la parola. Ma per dimostrarlo bisognerebbe estendere
l'esperimento a persone di lingue o culture diverse, e soprattutto alla sintassi.
«La partita fra chi appoggia la
teoria della grammatica universale di Noam Chomsky e chi propende per la tesi del linguaggio
come frutto di apprendimento
si gioca infatti sulla sintassi, non
sulla semantica» spiega Treves.
Fonetica, sintassi e struttura
narrativa saranno i prossimi tasselli da studiare, annunciano oggi i ricercatori di Berkeley. Il loro
atlante è una prima rappresentazione di come il cervello organizza il suo linguaggio. Altri
esploratori adesso dovranno occuparsi di tracciarne i dettagli.
(dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA
I
ome studiare il cervello, e il modo in cui comprende le parole e le storie? Non è affatto detto che la domanda sia
ben posta: ma certo è necessario porsela almeno qualora
si voglia trovare una possibile scorciatoia che colleghi
ciò che fisicamente accade nel nostro corpo agli stimoli linguistici
che riceve. La si può chiamare "scorciatoia", perché in effetti taglia
fuori tutto il regime del simbolico (per dirla con Jacques Lacan ). Il
presupposto è che quelli linguistici siano appunto stimoli, recepiti
dal corpo (sia pure nella sua parte ritenuta più nobile) : basterebbe
trovare il punto di passaggio fra l'uno e gli altri per risolvere ogni
questione. La psiche non è rilevata dagli strumenti diagnostici a disposizione e quindi viene espulsa dalla considerazione scientifica.
Ma sarà proprio così? Ed è davvero il "cervello", inteso come organo anatomico, a comprendere il linguaggio? Le componenti chimiche emanate da un fiore raggiungono i recettori del nostro olfatto
e vengono poi categorizzate dalla nostra mente: con le macchine
giuste si può capire quali zone del cervello reagiscano agli stimoli
olfattivi. Cosa succeda poi quando uno ascolta la canzone che fa
«Fiori rosa, fiori di pesco», o quando assaggia una «petite madeleine» con Proust o ancora, con Mallarmé, sente levarsi «l'absente de
tout bouquets» proprio non si sa, o almeno non se ne trova segno
univoco nei tracciati della risonanza magnetica.
Il punto di partenza della ricerca pubblicata da Nature è che il
«sistema semantico» sia «collettivamente riconosciuto» come corrispondente a certe «regioni della corteccia cerebrale», che occorre determinare. Punto di partenza: dunque presupposto, se non
pregiudizio. E questa un'idea come un'altra, che però pone nel nulla almeno un secolo di riflessioni e analisi sul linguaggio come associazione psichica di significanti e significati (Ferdinand de Saussure, primo Novecento), e interrelazione di potenzialità associative
e capacità combinatorie: una facoltà appresa socialmente, mobile,
flessibile. Anche tipicamente umana, perché l'uomo è una creatura che viene al mondo precocemente e prolunga la duttile fase del
proprio apprendimento sino a farne della capacità di variare il proprio comportamento il suo migliore atout. La evoluzione dell'uomo (come specie e individuo) è appunto consegnata a questa strenua capacità di adattamento. L'ipotesi che si può fare, a partire dalle tesi linguistiche e semiotiche di Saussure, Hjelmslev, Jakobson,
Eco e da quelle evoluzionistiche di uno Stephen Jay Gould, è che
quanto la specie umana ha di formidabile è la capacità eclettica
dei suoi apparati. Se uno dei maggiori misteri dell'antropologia è il
linguaggio è proprio perché esso risiede in una sorta di "cloud",
raggiungibile da ogni organismo umano, appartenente a nessuno. Roger Caillois pensava che la differenza fra gli uomini e gli altri
animali è che fra l'uomo e l'impulso che lo raggiunge esiste sempre "un'immagine interposta". Il linguaggio sta lì, in quella zona
intermedia. Difficile trovare scorciatoie. Detto questo, in bocca al
lupo a chi le cerca.
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1110 maggio riunionestraordinaria dal Ci pie periI via libera» -Le risorse europee sbloccate sono aggiuntive rispetto a quelle della legge di stabilità P. andranno a una grande opera di bonifica dei beni culturali
Renzi: arrivano 2,5 miliardi alla ricerca e 1 di fondi Ue alla cultura
Eugenio Bruno
Emilia Patta
anenu
Un Cipe straordinario per
stanziare 2,5 miliardi di euro sulla
ricerca e un miliardo di euro sulla
cultura. Lo annuncialo stesso Matteo Renzi in una e-news "di agenda", in cui-lasciandodeltuttofuori
dall'orizzonte di Palazzo Chigi le
polemiche sul caso giudiziario che
ha coinvolto il Pd campano - mostra un governo tutto proteso nell'impegno per il Sud (dopo il patto
perlaCampania,nelweekend sarà
siglato quello per la Calabria, per
Palermo e per Catania) e più in generale nell'impegno per sbloccare
fondi europei congelati da tempo.
«Domenical° maggio onoriamola
Festa del lavoro non solo con le cerimonie ufficiali ma con un Cipe
straordinario che stanzierà 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo sulla cultura - scrive il premier -. Il lavoro che verrà in Italia
sarà creato anche e soprattutto dalla scommessa sul Capitale umano:
ricercae cultura smettono di essere i settori da tagliare e diventano
quelli su cui investire».
Il miliardo che i1 Cipe stanzierà
per la cultura non è quello già previsto dalla legge di stabilità (il bonus cultura di Soo euro p er i diciottenni, per intendersi). Si tratta di
stanziamenti nuovi, derivanti dai
fondi Ue, che saranno impiegati
per unagrande opera di "bonifica"
deibeni culturali del nostro Paese.
Saranno interessati tutti i cantieri
aperti ebloccatidaanni: dalrestauro all'ampliamento delle strutture
museali (come Pompei, gli Uffizi,
Capodimonte) fino allavalorizzazione di beni di valore culturale
che strutture museali non sono.
Dal Nord al Sud saranno interessate tutte le Regioni. E l'operazione
avrà naturalmente un impatto sull'economia, anche in termini di
creazione di posti di lavoro, per il
coinvolgimento di imprese e di
tecnici: il moltiplicatore usato al
ministero dei Beni culturali è di i a
1,7, quasi un raddoppio.
Sull'altro fronte, quello della ricerca italiana, la grande attesa sta
per finire. Dopo oltre due anni di
annunci e altrettanti rinvii Il piano
Ar,F
Presidente del Consiglio . Matteo Renzi
La dote del Pnr
Le risorse complessive desti nate
al Programma nazionale di
ricerca: 4,6 dal Miur e il resto di
matrice Ile tra Por e Horizon 2020
Ricerca
nazionale (Pnr) sembra fmalmentepronto. Il documento conlelinee
guida per gli investimenti in innovazione - che aveva ottenuto l'ok
preliminare del Consiglio dei nninistriIl30 gennaio 2014, quando aPalazzo Chigi sedeva ancora Enrico
Letta, ma che subito dopo era
scomparso dai radar del governo
salvo ricomparire di volta in volta
nei mesi scorsi senza però riuscire
mai ad arrivare al Cipe- haunmerito principale: individuare le risorse
a disposizione e stabilire gli interventi dafinanziare.
Partiamo dal primo punto. Il valore dellapostaingiocol'haannunciato lo stesso Renzi 2,5 miliardi O
giù di lì. Agli1,9 miliardi già in dotazione al Miur per il biennio 2oi6-
La prima tranche
I fondi perla ricerca che
dovrebbero ricevere il via libera
nella riunione straordinaria del
Cipe annunciata per il1° maggio
2017 vanno aggiunti i Soo milioni
provenienti dal Fondo sviluppo
coesione. Ma si trattasolodelladote dipartenzaperché il documento
in realtà abbraccia un arco di tempo più ampio. Per raccordare megliolastrategianazionale conquella comunitaria di Horizon 2020 il
programma nazionale della ricerca arriva infatti alla fine del decennio. Inballo nel complesso ci sono
circa 14 miliardi, di cui 4,6 provenienti dai "forzieri" di vi al e Trastevere e il resto di matrice comunitaria tra Por e H2o2o. A patto - sia
chiaro - di riuscire a migliorare le
performance di aggiudicazione
dei progetti europei. Al momento
siamo fermi al 7,8% e, per rispettare i target indicati nel Pnr, dobbiamo invece arrivare al lo per cento.
Passando ai contenuti, il lavoro
serrato delle scorse settimane trai
tecnici del Miur e quelli di Palazzo
Chigi, con in testa il sottosegretario allapresidenzaTommas o Nannicini, ha portato a un riequilibrio
delle dotazione tra le varie voci.
Con un occhio di riguardo per alcuni temi sensibili, ad esempio la
capacità di intercettare ibandi Erc
ai quali dovrebbero andare 244milioni sul miliardo circa a disposizione della macro-voce "capitale
umano" da qui al 2017. Capitale
umano che sarà affiancato da altre
cinque priorità: internazionalizzazione, infrastrutture di ricerca,
pubblico-privato, Sud, efficienza e
qualità della spesa. Ognuna citata
nel Pnr con un proprio budget a disposizione e una propria "linea di
finanziamento".
Pagina 42
arrivo un'iniezione di fondi
per rivoluzionare la ricerca"
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Priorità
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e san itario
Un quarto
dei 2,5
miliardi sarà
destinato
a un settore
che il
ministro
Giannini
definisce
«prioritario»
Ricerca
ROBERTO GIOVANNINI
ROMA
«Domenica 1 maggio - ha detto il premier Matteo Renzi
nella sue "e-news" - onoriamo
la Festa del Lavoro con un Cipe straordinario che stanzierà 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo di euro
sulla cultura». Quelli che riguardano la ricerca non sono
però soldi «nuovi». Sono risorse già stanziate da tempo,
e che verranno adoperate per
realizzare il «Piano Nazionale
della Ricerca 2015-2020», ovvero il documento programmatico con cui il governo indica le azioni per rilanciare gli
investimenti in R&S, che è
stato messo a punto dal ministro dell'Istruzione e della Ricerca Stefania Giannini.
L'ambizione del PNR è
quella di rivoluzionare il sistema della ricerca pubblica con
una iniezione di risorse che da
tempo non si registrava. Risorse che dovrebbero permettere anche di richiamare
in patria i ricercatori costretti ad emigrare, che oltre a godere del bonus fiscale già varato potranno anche effettivamente disporre di budget e
funzioni per sviluppare in Italia il loro lavoro. «Articolato
com'è in programmi e azioni ha detto ieri Giannini - il Piano prevede azioni mirate a ga-
rantire una politica della ricerca ispirata a criteri internazionali», con l'obiettivo di
«invertire la tendenza dei finanziamenti a pioggia con
l'assegnazione dei fondi su base competitiva».
I 2,5 miliardi, spiegano al
ministero, sono contabilizzati
da qui fino al 2017, e fondamentalmente sono in parte
già presenti nel bilancio del
Miur (1,9 miliardi) o nelle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Nel complesso il piano quinquennale però
dovrebbe valere almeno 13-14
miliardi di euro, considerando le risorse pubbliche normalmente destinate per la ricerca (per gli enti pubblici del
comparto, per l'università, gli
investimenti in ricerca scientifica) e di volta in volta inserite nelle leggi di Stabilità, e
quelle comunitarie, a cominciare dai 9,5 miliardi del fondo
europeo Horizon 2020. Infine,
si spera anche di mobilitare le
risorse dei privati.
Un quarto dei primi 2,5 miliardi, ha detto ieri il ministro,
saranno destinati alla ricerca
in campo sanitario e biomedico, «che è una priorità», insieme ad agrifood, spazio e industria 4.0. Il sistema dovrà virare in direzione della flessibilità
e della semplificazione delle
procedure, con l'obiettivo, azzarda Giannini, di «portare in
Italia 1.600 ricercatori da tutto
il mondo per il progetto Human Technopole» nell'area
dell'Expo a Milano. Sempre
Giannini ha detto che in vista
c'è un profondo cambiamento
dello status giuridico dei ricercatori, che non possono più
continuare ad essere classificati come «dipendenti pubblici
tout court»: se ne occuperà
una dei decreti della riforma
Madia, che dovrebbe realizzare «un ruolo unico dei ricercatori, mettendo l'accento su libertà di ricerca, autonomia
professionale, titolarità di progetti e finanziamenti».
O BY NC ND PLCUNI DIRITTI RISERVATI
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