guzzo venicio - Basso Adige

Download Report

Transcript guzzo venicio - Basso Adige

Attualità
periodico indipendente
hotel • ristorante • meeting
Anno XXXVIII - n. 4 - APRILE 2016 - distribuzione gratuita
www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - 37045 Legnago (Verona)
LA CULTURA ANTE PORCOS
di A. Costantini
Parafrasando, e anche stravolgendo un po’ il
Vangelo di Matteo (7, 6), direi che l’ammonimento di Gesù “Nolite dare sanctum canibus,
neque mittatis margaritas vestras ante porcos”, ossia “non date ciò che è santo ai cani
e non gettate perle ai maiali”, si applica ottimamente alla situazione della cultura in Italia.
Nel Belpaese, il primo del mondo per patrimonio artistico, spendiamo l’1,1% delle risorse pubbliche rispetto al 2,2% della media
Ue per la cultura. Inutile dire che occupiamo
l’ultimo posto, al di sotto anche della sventurata Grecia, penultima
con l’1,2%. Va be’, si dirà, tanto i turisti vengono lo stesso, anche se
agli scavi di Pompei gli sbattono le porte in faccia, se i musei hanno
orari demenziali e i monumenti cadono a pezzi. Ragioniamo come
il gestore di un’osteria che ha cibo buono, ma lo prepara in cucine
luride e ha alle dipendenze camerieri cafoni che lo servono in piatti
sporchi su tovaglie unte e rattoppate. “Ma la roba è buona” dice
il padrone. Vero, però quando i concorrenti offriranno qualcosa di
molto più modesto ma servito in piatti da re, la trattoria-Italia finirà
per svuotarsi, e ci sono indizi che stia già succedendo.
Quando poi si vede come vengono investiti i pochi soldi raccattati per la cultura, a volte viene da piangere: sussidi di Stato a
film inguardabili, assunzioni clientelari in musei dove non entra un
cane neanche a pagarlo, restauri discutibili assegnati secondo criteri altrettanto discutibili. Insomma, peschiamo tonnellate di perle
preziose dal ricco mare lascitatoci dai nostri padri e le gettiamo
allegramente non ante porcos ma addirittura sotto il rullo compressore, per essere sicuri che restino schiacciate. Non parliamo poi del
patrimonio umano: le intelligenze più creative e le teste pensanti più
originali, dopo essere state formate dal nostro sistema scolastico,
vengono letteralmente regalate agli stati esteri, mentre cattedre prestigiose vengono assegnate per anzianità o peggio.
(continua a pag. 3)
LE OSTERIE DI VERONA, IN UNA
GUIDA IN ITALIANO ED IN INGLESE
di P. Braggio
L’opera – SHARING SOAVE: The Osteria Experience in Verona” – è stata curata
dal Consorzio di Tutela dei Vini e del Reciòto di Soave, in collaborazione con AGSM-Azienda per i Servizi Municipalizzati,
Verona.
Numerose sono le ”Osterie” che, da sempre propongono i migliori vini veronesi,
accompagnati da bocconcini o da piatti tradizionali, capaci di meglio fare gustare il
succo, tratto dall’uva delle nostre viti. Numerose osterie, si diceva, che a Verona, sono
storia... E lo sono, da quando tali ambienti,
più presenti in un lontanissimo passato di
quanto non lo siano i bars di oggi, oltre al
vino, proponevano, soprattutto, “trìpe” –
sempre pronte – e “pastissàda de cavàl”.
Inizialmente, tali locali erano punto di riposo per coloro, che passavano la
vita sull’Adige, trasportando merci su chiatta, da “Bolgiàno”, o Bolzano, a
Verona e, quindi, su barconi, da Verona a Venezia e viceversa. Le osterie di
quei tempi erano attive soprattutto nelle zone cittadine, attigue all’Adige,
di via Sottoriva, di via Trota, di via Santa Maria in Chiavica, di Piazzetta
Pescheria, di via al Cristo, di via Duomo, di via Pigna, di via san Mammaso, di via Cadrega e di via Filippini, fra le tante. L’opera, di cui stiamo
trattando, copre una lacuna sentita, nel settore della degustazione del vino
veronese e ne promuove il consumo, specie da parte dei turisti, porta il
titolo “Sharing Soave - The Osteria Experience in Verona”, costituisce, in
147 pagine, la prima guida in italiano e inglese, dedicata esclusivamente al
vino veronese, proposto da 32 Osterie e da diversi bars e caffè del centro di
Verona ed è edita dal Consorzio del Soave, in collaborazione con AGSM,
Verona.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere
attentamente il Fascicolo Informativo disponibile sul sito www.cattolicaprevidenza.com
LATE DE VIGNA
PIANOLIBERO
www.cattolicaprevidenza.com
Nuda la vigna dal so cargo de oro
Vedova dai arzimi
Dai bei ocioni mori.
Svergola, con la scaveiara in pingolon
La speta l’ultimo useleto
Chel vegna a becolar
L’ultimo gran.
E intanto ne la caneva
Se compie el miracolo!
Boie e riboie quel mosto pestado
Da gambe de butele piene de morbin,
Drento al vezoto el vien travasado
El ciapa el color de rosso rubin.
Chel sia bianco o rosso,
chel gabia l’ocio torbolin,
el te tira su de susta
el te fa girar la testa.
Zugando la mora, la briscola,
el tre sette.
Sull’altar della messa
El lo bee el prete.
Sula tola imbandia, l’è el sior del feste,
cin cin in alegria,
a chi se giura eterno amor.
E intanto de fora piove a dirotto, nego i pensieri
Con l’ultimo sgorlon acana,
seto che belo saria pensare!
Se invece de acqua
Piovesse dal celo recioto?
Germana Marchiotto Lugoboni
(continua a pag. 3)
www.immobiliareguzzolegnago.it
GUZZO VENICIO
LEGNAGO - Via Matteotti, 75 - Tel. e Fax 0442 600788
VENDITA
•LEGNAGO CENTRO: Attico con
garage;
• LEGNAGO - PORTO: ampio
appartamento, ottimo prezzo e
60.000;
•S. PIETRO - LEGNAGO: Casa con
giardino;
• LEGNAGO CENTRO STORICO:
Palazzetto terra-cielo con posti
auto nel cortile;
• VIGO - LEGNAGO: Casa con
giardino.
2
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
periodico indipendente
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
3
(segue da pag. 1)
LA CULTURA ANTE PORCOS
E infatti qui viene la seconda parte di questo
brutto film. Indovinate qual è il Paese che investe
meno sulla scuola? La Grecia, ok. E subito dopo?
L’Italia, ovviamente, buona penultima con l’8,5%
a fronte del 10,9% della media Ue.
Eppure, si direbbe che la scuola non è così male
se, come abbiamo visto, riesce a produrre anche
intelligenza da esportazione.
A questo proposito, mi permetto di spezzare una
lancia in favore dei tanto bistrattati insegnanti,
soprattutto dei più giovani, ai quali non appartengo per motivi anagrafici, e a cui va, secondo me,
il merito precipuo se la scuola italiana è ancora
ad un livello dignitoso, che diventa di eccellenza
assoluta nelle regioni settentrionali.
Le ultime generazioni di insegnanti, con le solite
eccezioni di cialtroni, nullafacenti e ignoranti che
purtroppo infestano tutte le categorie lavorative e
professionali, stanno dando una prova eccellente
in un ambiente diventato sempre più difficile,
quando addirittura non ostile. Dobbiamo infatti
liberarci da un tenace quanto infondato pregiudizio, ossia che gli insegnanti di una volta fossero
“bravi”. Sì, li ricordiamo tutti con affetto e ammirazione, alcuni di loro erano votati allo studio e
alla scuola come un santo alla sua Chiesa, ma la
loro bravura risaltava soprattutto grazie al sistema
implacabilmente selettivo, per cui non c’era poi
tutto questo merito ad insegnare a studenti che
comunque sarebbero diventati bravi lo stesso,
senza doversi confrontare, se non di striscio, con
elementi difficili o scadenti, per i quali vi era solo
l’implacabile sentenza “bocciato”.
Ricordiamo poi che, soprattutto negli anni in
cui venne attuata in Italia la scolarizzazione di
massa, si potevano facilmente incontrare sulle
cattedre docenti che non avevano neppure un titolo
di studio vagamente assimilabile alla materia che
insegnavano, gente che non sapeva nulla di didattica o di pedagogia, che non aveva più letto un
libro dopo la laurea. Molti dei volti giovani che si
stanno inserendo ora, invece, arrivano da tre anni
più due, fra corso di laurea e specializzazione,
e magari altri due di scuola di formazione, non
senza essere passati attraverso una micidiale serie
di esami e concorsi. Magari non hanno la preparazione profonda dei bravi docenti di una volta,
ma hanno conoscenze molto più vaste, articolate e
aggiornate. Mi capita a volte di parlare con questi
colleghi, e scopro che nel corso di studi hanno
imparato cose incredibili; alcuni di loro lavorano
ancora nell’università, hanno acquisito competen-
ze e motivazione per formare ragazzi ad un livello
inimmaginabile nella scuola di una volta.
E che ne fa lo Stato, di queste intelligenze?
Le mette in condizioni di fare solo i guardiani di
allegre gallinelle e vispi ranocchi, e chiede loro
solo una cosa: di stare attenti che non si facciano
male, che non creino rogne per l’istituzione. Così
si butta al vento un patrimonio di studio, di conoscenza, di cervello, anche di cuore, umiliando i
docenti di fronte alla società tutta, quando potrebbero costituire il nerbo della classe dirigente del
futuro nella politica, nella cultura, nella ricerca,
nel giornalismo, diventare i punti di riferimento
per il territorio per valorizzarne adeguatamente le
risorse. Invece sono costretti a scrivere relazioni
in triplice copia e magari improvvisarsi quello
che non sono e non possono mai essere: assistenti
sociali, infermieri, psicologi.
È come se avessimo preparato un super-Rambo
della Delta Force, un Navy Seal, uno Spetsnaz e
lo utilizzassimo per fare la guardia ad un bidone
vuoto. Se tanto mi dà tanto, per sorvegliare dei
ragazzi indisciplinati basta un bel vocione e un
livello di studio da quinta superiore.
Dài allora, come diceva Nanni Moretti: continuiamo a farci del male.
(segue da pag. 1)
LE OSTERIE DI VERONA, IN UNA GUIDA IN ITALIANO ED IN INGLESE
Essa – lodevolmente ideata da Aldo Lorenzoni,
direttore del Consorzio di Tutela del Soave – introducendo l’appassionato all’antico e prezioso
“fenomeno” delle osterie scaligere, oggi, molte
delle quali rinnovate, accompagna, in un percorso caratterizzato da mille emozioni, alla scoperta
dei sapori di un tempo, dando evidenza, particolarmente, al brillante vino della scaligera Soave.
Il tutto è dovuto alla volontà di dare forte visibilità a due importanti e caratteristici patrimoni veronesi – ha sottolineato Fabio Venturi, presidente
di AGSM: all’Azienda Municipalizzata stessa e
al vino Soave; al grande intento di creare sempre
più amicizia e collaborazione fra aziende produt-
trici di ricchezza nel territorio di Verona, ossia,
fra Consorzio Soave ed AGSM, ha affermato il
direttore generale di AGSM, Giampietro Cigolini, e al piacere di vedere posto in evidenza chi,
attraverso l’Osteria, non solo racconta la storia di
generazioni di produttori di vino – così il presidente del Consorzio di Soave, Arturo Stocchetti,
produttore e instancabile promotore del Soave
nel mondo, ma anche chi lo propone nel calice.
Aldo Lorenzoni vede nella collaborazione con
AGSM un’ottimo evento e nella guida alle osterie
veronesi, per ora, posta in circolazione in 5000
copie, solo un primo passo, l’inizio d’una nuova strategia, atti a porre nella dovuta luce quan-
to di meglio si sa fare, in termini di economia,
a Verona. Entusiasmo ha espresso Leo Ramponi,
Trattoria Al Bersagliere, il quale, presidente dei
Ristoratori veronesi, il quale vede nella guida il
mezzo per dare maggiore nome a Verona e alle
sue tradizioni, anche enogastronomiche, senz’altro caratterizzate, anzitutto, da un aperitivo, dato
da un buon bicchiere di “Durello” o di “Soave”.
Significativa la presenza alla presentazione di
“Sharing Soave” della signora Annalisa Morandini, da decenni gestore della risorta Osteria “Al
Carroarmato”, presso la quale ci recavamo, in
tempi che furono, su incarico di nonna Melania e
con una bottiglia in mano, a “tór ‘n litro de vìn”!
POSTE ITALIANE, DA 15 ANNI A LEGNAGO LA DIREZIONE DI FILIALE
Il 12 marzo 2001, esattamente 15 anni fa, Poste
Italiane inaugurava a Legnago in corso della Vittoria,
la sede della propria Filiale. Un momento importante
sia di presenza sul territorio che di attenzione verso un
servizio indispensabile per moltissime persone.
Per ricordare quell’evento, Poste Italiane ha aperto
sabato 12 marzo le proprie porte della direzione legnaghese mettendo a disposizione dei cittadini un annullo
filatelico dedicato. Un annullo appositamente realizzato
con il prestigioso palazzo di Corso della Vittoria disegnato ed attorniato
dalla scritta dedicata all’anniversario, messo a disposizione della cittadinanza assieme alle cartoline realizzate per l’occasione, che riproducono la
palazzina oggi e 15 anni fa.
Per rendere ancora più solenne l’evento, il Circolo Filatelico “Rettondini”
di Legnago ha allestito una mostra dedicata alla storia filatelica e postale
di Legnago e della Bassa Veronese con un momento di approfondimento
storico a cura di Danilo Bogoni presidente del Circolo Filatelico. A presentare l’iniziativa il direttore di Poste Italiane Livio Rado, il sindaco Clara
Scapin, il parroco del duomo don Diego Righetti con i sindaci di Villa
Bartolomea e Castagnaro oltre ad altri amministratori e rappresentanti di
varie associazioni tra cui il nostro “Il Basso Adige” con
il presidente Gianni Galetto ed il segretario Giuseppe
Mutti. L’appuntamento è stata anche l’occasione per
presentare i vari lavori di ristrutturazione da poco realizzati come la pavimentazione, garantendo livelli più
elevati di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro.
Per capire l’importanza della Filiale di Legnago, l’unica non capoluogo di provincia nel Veneto, ecco alcuni
numero. Gli uffici postali della provincia sono gestiti
dalle due Filiali di Verona e Legnago. 71 uffici postali della Bassa e delle
aree di Villafranca e San Bonifacio diretti dalla direzione di Legnago; 300
in tutto i dipendenti, dei quali 26 in servizio negli spazi di Corso Vittoria; 5
gli uffici postali aperti con orario 8.20 - 19.05, dal lunedì al venerdì (sabato:
8.20 – 12.35): Legnago, San Bonifacio, Villafranca, Cerea e Bovolone; 31
gli uffici postali dotati di sportello automatico Postamat; 4 gli uffici postali
con WIFi, che consente la connessione gratuita ad internet (Legnago, San
Bonifacio, Villafranca, Cerea); 2 uffici postali con prenotazione “virtuale”.
Dei numeri di eccellenza quindi che danno l’idea di come il nostro territorio sia vivo ed attivo anche in questi servizi.
Francesco Occhi
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
4
periodico indipendente
PARAFARMACIA
Dott.ssa Caterina Girardello
Piazza Garibaldi - Angolo Via G. Matteotti - Legnago - Tel. 0442 601770
ERBORISTERIA • OMEOPATIA • SANITARIA • DERMOCOSMESI
ALIMENTI BIOLOGICI
L’agricoltura biologica comprende tutti i sistemi agricoli
che promuovono la produzione di alimenti in modo
socialmente ed economicamente sano; dal punto di
vista ambientale essa riduce drasticamente l’impiego
di fertilizzanti, pesticidi e
medicinali chimici di sintesi. Al contrario, utilizza la
forza delle leggi naturali per
aumentare le rese e la resistenza alle malattie.
Questo mese vogliamo parlarvi del Cupuaçu, un
frutto largamente coltivato in Brasile senza pesticidi né sostanze chimiche, utilizzato da secoli
dalle popolazioni indigene. L’ albero del Cupuaçu
generalmente raggiunge altezze fra i 5 e i 15
metri(Teobroma Grandiflorum) cresce spontaneamente nella foresta amazzonica. Il frutto è ricoperto da un guscio spesso che racchiude una polpa
bianca, tenera e burrosa dalla
fragranza unica decritta come
un misto di cioccolato ed ananas. Nelle lingue locali dell’Amazzonia il termine “Cupuaçu”
significa “frutto degli dei”. É
utilizzato da sempre dalle popolazioni locali come tonico
energetico immediato contro
la fatica e lo stress mentale,
infatti viene chiamato il “frutto
del buonumore” proprio perché si ritiene che influisca positivamente anche sul tono dell’umore grazie alla
presenza di diversi flavonoidi antiossidanti, vitamine C, A, B1, B2, B3 e importantissimi sali minerali come ferro, magnesio e potassio. Il Cupuaçu
merita pienamente un posto tra i “superfrutti”
perchè a differenza del cugino cacao, contiene teacrina (un potente antiossidante, antinfiammatorio e analgesico) ma non caffeina e teobromina.
E’ un aiuto prezioso anche per la concentrazione
studio/lavoro. Nello sport aiuta muscoli ed energia
Da sinistra: Dott.ssa Ferrante Marzia, Dott.ssa Girardello Caterina, Dott.ssa Tedesco Chiara.
mentale per un’attività più costante e soddisfacente.
Presso la Parafarmacia Girardello è possibile trovare la polpa del frutto del Cupuaçu disidratata e
pastorizzata a temperature controllate e sottoposta
ad un processo di crioessicamento che mantiene
inalterate la qualità e i valori nutrizionali della polpa
del frutto appena raccolto. Sono sufficienti uno o
due cucchiaini al giorno di Cupuaçu , sciolti nell’acqua, nel succo di frutta o nei frullati di frutta fresca
o nel latte per beneficiare di un’ottima scorta di
magnesio, ferro e potassio per l’organismo e affrontare al meglio la primavera e l’estate!
Per maggiori informazione chiedete alle Dott.sse della Parafarmacia Girardello che sapranno darvi utili consigli.
UN APPELLO PER SALVARE LA CHIESA ROMANICA DI SAN SALVARO
Continua a raccogliere adesioni
l’appello lanciato dai volontari per
salvare la chiesa di San Salvaro,
gioiello dell’arte del XII secolo
situato nella frazione di San Pietro
di Legnago. E così recentemente
anche il Clarus Club di Legnago ed
il suo presidente Roberto Carara, ha
consegnato al parroco della fazione
legnaghese, la somma di ulteriori
200 euro per i lavori necessari per
salvare questo piccolo gioiello
situato nel Basso Veronese.
Il suo presidente ha voluto
informare il parroco don Federico
Cantiero prima con una lettera e poi
invitandolo con i soci in occasione
di una serata organizzata dal club
Clarus all’hotel Pergola di San
Pietro, per consegnare il relativo bonifico accreditato sul conto corrente
intestato al Fondo tetto San Salvaro.
“Il nostro club il cui scopo è quello di assolvere al bisogno di amicizia e
di arricchimento culturale tra gli associati, si è completamente riconosciuto
in questa preziosa iniziativa volta a salvare un luogo non solo così caro
per la gente di Legnago ma, soprattutto importante per la valenza storica
e culturale che esso riveste –ha spiegato il presidente Carara- Essendo
necessari lavori al tetto per poterlo salvaguardare, i soci, si sono dimostrati
sensibili donando quanto promesso al parroco per salvare questa chiesa
romanica”.
Soddisfatta anche Margherita Ferrari, il cuore assieme ad altri volontari
delle tante iniziative promosse per salvare questo prezioso gioiello. Un
lavoro portato avanti dal Comitato chiesa romanica di San Salvaro Luogo
del cuore Fai e che ha già a disposizione un cospicuo finanziamento a cui
dovranno però aggiungersi molte altre donazioni pubbliche e private per
raggiungere la somma complessiva prevista per il restauro. “Il contributo
di Clarus Club, che a nome del comitato ringrazio sentitamente per la
sensibilità dimostrata, spero possa servire da stimolo per ulteriori donazioni
da parte di altre associazioni e aziende del territorio – spiega Margherita
Ferrari- il piano economico, che gode del sostegno di due fondazioni
veronesi - una bancaria e una assicurativa -, pur essendo consistente, non è
sufficiente a coprire il costo totale dell’intervento per cui con il parroco
di San Pietro e con il consiglio per gli affari economici si sta valutando
come procedere. Nel frattempo in collaborazione con I Filarmonici Veneti
diretti da Massimo Santaniello, Cassa Padana e il Teatro Salieri, si stanno
programmando due eventi musicali che si terranno all’interno della chiesa
di San Salvaro il cui scopo è anche ti attivare una raccolta fondi destinati al
rifacimento del tetto della chiesa”. Per informazioni rivolgersi a Margherita
o alla parrocchia di San Pietro.
F.O.
LEGNAGO - Via Matteotti, 94 - Tel. e Fax 0442 601749
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
5
FATTI E MISFATTI, VERI O ARTEFATTI
Ogni regione d’Italia ha il suo misfatto, reale o presunto. Il più clamoroso scandalo delle
ferrovie è appena venuto alla luce in Puglia e
si chiama Ferrovie del Sud Est, un’azienda con
1300 dipendenti che in vent’anni di gestione
dissennata ha accumulato perdite per oltre 300
milioni di euro. I riscontri appena divulgati sono
più esaustivi di qualsiasi commento: nell’ultimo
triennio le spese legali sono ammontate a 8,1 milioni di euro, il direttore del personale, cui era
stata concessa la possibilità di lavorare da casa
al modico stipendio di 220.000 euro l’anno, percepiva a titolo di rimborso 100 euro l’ora le rare
volte che si degnava di spostarsi presso la sede
in Puglia, per tacere poi di altre nefandezze, tipo
l’acquisto di treni usati e mai utilizzati perché
difettosi. In altri casi, come ha pubblicamente denunciato in questi giorni il Commissario
all’Anticorruzione Cantone, la pratica del malaffare colpisce in modo trasversale quasi tutto il
territorio nazionale. In una ASL su tre si commettono illeciti di vario tipo, dalle spese fuori
controllo a esclusivo beneficio delle tasche di
amministratori disonesti, alle tangenti richieste
per bypassare le liste di attesa, alla gestione di
posti-letto “ad personam”, fino alla speculazione vergognosa sul “caro estinto”. Poi ci sono i
misfatti derubricati come locali, ammesso e non
concesso che siano tali, in quanto il dubbio che
indagini più approfondite possano estenderli ad
altre zone del Paese appare oltremodo legittimo.
Fino a qualche mese fa molti pensavano che le
situazioni di crisi del sistema bancario riguardasse soltanto alcuni Istituti dislocati nell’ambito di ben identificati confini territoriali, diciamo
soprattutto Centro Italia, e fosse ascrivibile alla
mala gestio di qualche amministratore disonesto, ma poi è emerso che anche il mitico Nord
Est risulta tutt’altro che immune dal contagio.
L’esempio più eclatante è quello della Banca
Popolare di Vicenza. Ne ho già parlato in passato, ma ora, oltre al conclamato e irreversibile
disastro per gli azionisti, si assiste al deprecabile
tentativo, fin qui avallato dai nuovi amministratori, per altri versi ben attenti a garantirsi laute
prebende che l’Istituto nelle attuali condizioni
non può permettersi, di non procedere con una
azione di responsabilità verso i fautori del dissesto. Infine, c’è la rappresentazione di fatti, invero artatamente manipolata, che ha l’obiettivo
di farli apparire come misfatti della peggiore
specie. Le cronache di queste ultime settimane
ne forniscono ampia e probante testimonianza.
Quando questo mio contributo sarà disponibile per i lettori si sarà già tenuto il referendum
impropriamente denominato “anti trivelle”. Ad
esso è stata arbitrariamente accostata la discussione sul petrolio della Basilicata, con le relative
ipotesi di reato sulle quali sta indagando la magistratura. Chiunque non sia in malafede sa che si
tratta di due vicende del tutto indipendenti l’una
dall’altra, ma da più parti si è voluto creare una
connessione artificiosa e spregiudicata per fini di
lotta politica. Si è così scatenata la torma degli
scherani mass mediatici, compatti a supporto di
qualche pallida controfigura parlamentare dei
noti pregiudicati avvezzi a scorazzare in fuoriserie inquinanti quanto un tir, compagnia molesta
affetta da incurabile verbosità e faziosità. Trovo
indispensabile fare un poco di chiarezza per ritrovare razionalità e ponderatezza di giudizio su
due questioni la cui conoscenza generale ritengo
sia piuttosto superficiale.
Ogni persona di buon senso non può non avere
a cuore la reale tutela dell’ambiente in cui vive,
ma questo non aiuta per nulla ad affrontare e risolvere i problemi sul tappeto. Innanzitutto va
chiarito che il quesito referendario non riguarda
se non in minima parte lo stop all’estrazione di
petrolio ma quella del gas metano dalle piattaforme esistenti da anni nel Mar Adriatico, tutte
dislocate a meno di 12 miglia dalla costa. Le
conseguenze in caso di successo del quesito si
tradurrebbero nella immediata chiusura di questi impianti e nel licenziamento dei circa 10.000
addetti che vi lavorano. Questo nell’immediato.
E poi? L’ipotesi più probabile è lo spostamento
di qualche miglio delle piattaforme esistenti, visto che la legge lo consente, oppure l’abbandono
delle estrazioni effettuata nel nostro territorio. In
entrambi i casi diminuirebbe il rischio ambientale? Nel primo caso ovviamente no e nel secondo, premesso che interrompere lo sfruttamento
di un giacimento prima del suo esaurimento e
procedere al conseguente smantellamento della struttura implica maggiori rischi rispetto al
farlo quando le riserve sono state integralmente
sfruttate, sorgerebbe la necessità di compensare
il mancato flusso di gas nazionale con quello importato, quindi maggior traffico di navi con tutti
i potenziali rischi che le cronache in passato hanno spesso riportato. Si è poi detto che gli impianti esistenti danneggiano il turismo. Tesi smentita
dalla realtà visto che essi sono collocati anche
di fronte alle coste dell’Emilia Romagna, che
da sempre è leader nazionale dei flussi turistici.
Vengo ora al petrolio lucano, che al grido “avanti
popolo, alla riscossa, Tempa Rossa non passerà”
ha mobilitato le forze politiche dell’opposizione,
anche coloro da sempre favorevoli alle estrazioni. A gettare benzina sul fuoco hanno contribuito
vicende opache di lobby e influenze affaristiche,
con annesse pressioni familiari su una ministra
costretta alle dimissioni, il tutto con l’obiettivo
di mettere in crisi il Governo, fortemente favorevole all’opzione petrolifera. Premesso che l’azione della magistratura è sempre la benvenuta
se esiste anche solo il sospetto di illeciti, piccoli
o grandi non importa, è necessario riassunere
alcuni dati per dovere di informazione e chiarezza: nel 2018, quando oltre all’attuale centro
oli dell’ENI a Viggiano sarà in funzione anche
quello Total a Corleto Perticara, si produrranno
200.000 barili al giorno, poco meno del 10% del
fabbisogno nazionale; a regime, gli occupati totali si stimano compresi fra le sette e ottomila
unità, dei quali un 20% circa provenienti dalle
zone limitrofe ai siti estrattivi; l’ammontare delle
royaltyes incassate ogni anno dalla regione Basilicata è pari a 170 milioni di euro, delle quali più
di 25 milioni affluiscono ai comuni dove sorgono i pozzi petroliferi. L’emendamento denominato Tempa Rossa, al centro del vivace contezioso politico di queste settimane, prevede che
il Governo, essendo ritenuto strategico l’intero
progetto, abbia l’ultima voce in capitolo anche
sul tratto di oleodotto che si raccorda con quello
già esistente che da Viggiano arriva fino a Taranto, bypassando eventuali ostacoli e pretese avanzate dalle regioni interessate. Niente altro che
questo. Gli oppositori più arrabbiati sostengono
che si possa rinunciare senza conseguenze al petrolio lucano puntando sulle energie rinnovabili.
Posto che l’Italia è già fra i leader mondiali per
il loro utilizzo, l’abbandono di questa risorsa nazionale avrebbe come immediata conseguenza
l’aumento dell’import e quindi il peggioramento
della bilancia commerciale, provocherebbe una
contrazione dell’occupazione, non diminuirebbe
i rischi ambientali a causa dell’accresciuto flusso di petroliere, semplicemente contribuirebbe al
maggiore sfruttamento dei giacimenti dei paesi
in via di sviluppo, dove la sicurezza e la tutela
dell’ambiente contano meno di un’utopia. Ma, si
sa, lontano dagli occhi lontano...dal voto.
Andrea Panziera
L’ULTIMO SALUTO AD UNA CARA PENNA NERA: MINO VACCARI
Erano veramente tante le persone che non sono volute mancare all’ultimo
saluto al caro amico Mino Vaccari, fondatore del gruppo alpini “CastagnaroMenà” e sua instancabile guida per quasi un trentennio, scomparso all’età di 85
anni. E tante erano le penne nere che in picchetto hanno atteso sia sul sagrato
della chiesa parrocchiale di San Nicola, sia all’interno, l’arrivo della bara per
stringersi in un simbolico abbraccio con la moglie Marisa, la figlia Monica e
gli altri familiari. Mino era una persona con un cuore grande, sempre in prima
fila per organizzare ed animare le tante iniziative sociali, culturali, sportive, che
si svolgevano in paese e a Menà accanto ai suoi alpini riuniti nella sede che
era museo, archivio fotografico, luogo di incontri ed eventi, farmacia alpina,
luogo di partenza della Befana. Mino, anche se, a dire la verità il suo nome era
Guglielmo, al suo paese era molto legato e per molti anni aveva legato la vita
lavorativa alle dipendenze dell’allora Cassa di Risparmio di Verona, con il suo
amore ed impegno nel volontariato tanto da fondare, nel 1981 con l’aiuto di
alcuni amici, il Gruppo Alpini “Castagnaro-Menà”, al cui comando rimase fino
al 2009 quando, dopo aver lasciato l’incarico di presidente, fu nominato presidente onorario. Tra le tante iniziative portate avanti con entusiasmo assieme al
gruppo di penne nere, ricordiamo il dono delle calze della Befana per i bambini
del paese e per gli anziani della casa di riposo, la vendita delle colombe pasquali a sostegno della ricerca promossa dall’Admor (Associazione donazione
midollo osseo e ricerca), che lo ha visto attivo ed in prima linea dopo la perdita
del figlio e promotore di tante altre iniziative. Di certo con la sua scomparsa
Castagnaro ma tutto il mondo del volontariato e dell’associazionismo ha perso
un importante punto di riferimento che però da lassù indicherà la strada a tutti
coloro che vorranno mettersi a disposizione e in aiuto dell’altro.
F.O.
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
6
periodico indipendente
L’ARTE DI CHARLIE IN UNO SPETTACOLO POLIEDRICO
La sera di sabato 19 marzo non è stata
una come tante altre per la comunità di
Villa Bartolomea e non solo. Il Teatro
Sociale, gremito di gente, è stato il luogo
dello spettacolo “L’arte di Charlie. Tra
sogno e filosofia” dove l’artista, originario
della Bassa Veronese e residente a Bonavicina, ha raccontato, attraverso video,
commenti e poesia, il suo percorso artistico
con un linguaggio coinvolgente, il tutto
allietato dalla Baiocco Band diretta dal
maestro Roberto Masin.
Nel sottolineare l’importanza della serata, la presenza del Sindaco di
Villa Bartolomea Luca Bersan, l’Assessore al turismo di Verona Marco
Ambrosini e del noto fumettista Bruno Prosdocimi, il quale, nel suo intervento, ha evidenziato il legame d’amicizia che vi è con l’artista.
In collaborazione con la associazione VillArtis rappresentata dal pittorepoeta Alido Pravadelli, la serata, facente parte della rassegna “Marzo in
Rosa”, e presentata da Maria Grazia Arnese, ha avuto come tema la figura
femminile vista con gli occhi di Charlie, occhi attenti che indagano e che
riformulano la realtà facendola riaffiorare nell’intimità dei sentimenti.
“Charlie è figlio di questa terra e la sua arte è stata in grado di farsi
spazio oltre i nostri confini senza mai dimenticare le sue origini” spiega il
Sindaco di San Pietro di Morubio, Giorgio Malaspina, presente allo spet-
tacolo e chiamato sul palco per annunciare
la sorpresa della serata e cioè: l’Accademia
di Belle Arti di Mosca ha invitato Charlie
ad esporre una sua mostra personale presso
i propri spazi espositivi nel maggio del
prossimo anno. Questo onore era stato
riservato finora solo ai più importanti
artisti russi.
La sua capacità di esprimersi in maniera
fresca e genuina ha attirato l’attenzione
della critica: ricordiamo che lo scorso 7
febbraio 2015 al palazzo della Gran Guardia a Verona Philippe Daverio, davanti a mille persone, ha presentato la
mostra antologica di Charlie dal titolo “Versi d’amore”.
“Charlie non lo si associa all’artista circondato da un’aurea mistica,
ma è un uomo che concretamente, con il pennello tra le mani, si rivela
in quello che è la sua aspirazione, trasmettendo la voglia di comunicare
con il pubblico, qualsiasi esso sia” così precisa l’Assessore alla Cultura
di Villa Bartolomea, Giacomo Soardo, che ha aperto la serata e fatto gli
onori di casa.
E Charlie ci riesce molto bene, con un linguaggio artistico carico di
energia dirompente, che fa meditare lo spettatore e allo stesso tempo lo
trasporta all’interno dell’opera, fino a renderlo partecipe.
Francesca Rodella
I LETTORI ABC E GLI STUDENTI DEL LICEO COTTA INSIEME
PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Lunedì 21 marzo, a Porto di Legnago nell’aula
magna del Liceo Giovanni Cotta, i Lettori ABC e
la Fondazione Fioroni hanno organizzato, in collaborazione con gli studenti della scuola superiore, un incontro che sotto varie forme e in diversi
modi ha celebrato il tema della poesia.
Giovani e meno giovani si sono trovati per festeggiare la terza edizione della Giornata Mondiale della Poesia, iniziativa cominciata a Legnago
tre anni fa con gli studenti dell’Istituto Medici e
proseguita poi con i ragazzi del Cotta. Insieme
hanno rivolto l’attenzione a realtà, aspetti, cose
quotidiane con lo sguardo del poeta che sa condensare pensieri e stati d’animo in strutture sintattiche essenziali. Amicizia, amore e sogno sono
state le parole chiave del reading.
L’incontro aveva lo scopo di portare avanti il significato della giornata,
ovvero il bisogno di poesia che, come
scritto da Alda Merini, i cui versi hanno aperto l’incontro, brucia la pesantezza delle parole, risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
Durante la mattinata sono stati letti brani tratti
da Romeo e Giulietta, dalla Divina Commedia,
dall’Eneide, poesie di Saba, Montale, Prévert e
Sinisgalli. Sono stati inoltre proiettati filmati tra
cui uno tratto dal film “La Tigre e la Neve” di
Roberto Benigni.
I momenti di lettura sono stati intervallati da
brani cantati dalla cantante lirica Yukari Mori, una ragazza giapponese venuta in Italia per motivi di studio e che
si è esibita anche all’apertura del padiglione giapponese all’Expo di Milano
nel 2015. La musica ha sottolineato
il potere evocativo della poesia che è
l’arte di usare, per comunicare un messaggio, il valore semantico delle parole insieme al
suono e al ritmo, riuscendo a trasmettere emozioni e stati d’animo in maniera decisa e diretta.
Visto il risultato positivo della manifestazione,
si pensa già al 2017 e alla quarta giornata mondiale della Poesia.
Emanuele Sarria
periodico indipendente
www.ilbassoadige.it
e-mail: [email protected]
FONDATO NEL 1979
Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE
Direttore editoriale:
GIANNI GALETTO
Passione Collaborazione Innovazione Sviluppo
Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona.
Sede in Legnago (VR) - Via Monache, 4
Pubblicità tel. 349 3157148.
Grafica, impaginazione e stampa:
Grafiche Stella s.r.l. - Legnago (VR)
Sono i nostri valori.
“Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione
Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto notarile
6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il 20.09.1984 il cui
Consiglio Direttivo è così composto:
Da sempre crediamo che prestazioni
eccellenti e innovazione tecnologica
siano le qualità migliori per un’azienda,
ma sappiamo che per essere forti abbiamo
bisogno di valori: lavoro di squadra,
cooperazione, partecipazione e interazione
con i nostri clienti sono indispensabili
per raggiungere insieme gli obiettivi più
ambiziosi. www.grafichestella.it
Bevilacqua (VR) - Via Roma, 63
TEL. 0442.640545
Presidente:
Vice Presidente:
Segretario:
Consiglieri:
Gianni Galetto
Francesco Occhi
Giuseppe Mutti
Armandino Bocchi
Renzo Peloso
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
7
TROPPO RUMORE CI FA AMMALARE
Il “mal di rumore” che affligge le
metropoli di tutto il
mondo può stressare il sistema cardiovascolare, avere un
impatto sull’umore,
portare disturbi del
sonno e danneggiare l’udito.
Lo rivela il rapporto internazionale “Coping
with noise” realizzato su un campione di 8.800
persone, mettendo in evidenza come quasi un
terzo della popolazione mondiale sia esposto
ad un eccesso di decibel con conseguenze
dirette sulla salute.
Colpa del traffico ma non solo. Le fonti più
frequenti di rumore, spiega lo studio, sono
ovunque: le strade (con un’esposizione considerata medio alta per il 33% dei cittadini del
mondo, che sale al 39% in Italia), le conversazioni tra le persone (28% contro il 30% nel
nostro Paese), la musica di sottofondo (25/32)
e il trasporto pubblico (21/28).
Non siamo lo Stato più assordato perchè
peggio di noi fanno gli Stati Uniti. Ma l’allarme c’è: l’eccesso di decibel aumenta infatti la
possibilità di incorrere in difficoltà di concentrazione, mal di testa, irritabilità, preoccupazione e a lungo andare anche di sviluppare un
deficit dell’udito.
Alcune indagini considerano il rumore un
fattore di rischio cardiovascolare: si calcola
che la semplice riduzione di cinque decibel
sarebbe sufficiente a diminuire dell’1,4% l’ipertensione nella popolazione, mentre quella
di coronaropatie e infarti calerebbe dell’1,8%.
In Italia, per esempio, questo “risparmio” di
decibel potrebbe portare a duecentomila ipertesi e a duemila infarti in meno.
L’esposizione al rumore può, inoltre, danneggiare le nostre orecchie. I soggetti più
suscettibili e vulnerabili al rumore sono da una
parte i giovani e gli adolescenti, spesso esposti
a musica ad alto volume, e dall’altra gli anziani, in cui si aggiunge il possibile utilizzo di
farmaci e un maggiore rischio metabolico e
cardiovascolare: un mix esplosivo per l’udito.
Il rumore pervade ormai la nostra quotidianità ed il termine “ socioacusia” è stato coniato proprio per indicare un deficit uditivo che si
manifesta come conseguenza del vivere in
ambienti con un elevato tasso di inquinamento
acustico.
Già negli anni cinquanta gli studiosi avevano messo in luce come la soglia audiometrica,
indicativa del’intensità minima del suono che
si è in grado di percepire, fosse più elevata
negli abitanti dei contesti urbani rispetto a
quelli rurali. Da allora, l’inquinamento acustico è aumentato e alcuni stili di vita hanno
contribuito ad aggravare il fenomeno. Abuso
di alcol, fumo, obesità, ipertensione, diabete e
ipercolesterolemia, possono infatti accentuare
il danno alla funzione uditiva. Senza contare
che è cambiata la fruizione della musica.
I numeri: nelle grandi città di tutto il mondo
quasi un terzo della popolazione (28%) è
costretto a convivere con il baccano. Prendendo in esame gli abitanti che lamentano il livello più alto di rumore, l’ Italia (10%) risulta
essere il peggiore Paese dopo gli Stati Uniti
(16%). Lo Stivale è quindi più rumoroso di
Francia, Gran Bretagna e Portogallo (7%), e
ben più chiassoso di Paesi Bassi e Nuova
Zelanda (4%), per non parlare della silenziosissima Germania (2%).
Tra le città italiane quella che si fa più sentire è Napoli (15%): non solo il capoluogo campano batte Roma (9%), Milano e Torino (8%),
ma conquista il terzo gradino del podio mondiale della rumorosità dopo le americane New
York (36%) e Los Angeles (24%), distanziando così anche Parigi (10%), Londra, Bruxelles
e Porto (8%).
Tapparsi le orecchie non serve. La ricerca
suggerisce invece due strade per prevenire il
mal di rumore.
Da un lato è necessario fare prevenzione e
informare i cittadini, soprattutto i più giovani,
sui rischi dell’esposizione ai troppi decibel,
sulla tipologia di suoni che possono danneggiare l’udito, sui sintomi correlati al trauma
acustico. Una migliore prevenzione può infatti
permettere di intervenire già a livello individuale, per esempio con l’impiego di doppi
vetri, l’uso di cuffie professionali o la riduzione del volume quando si ascolta musica. Inoltre, a livello istituzionale, tanto per cominciare
sarebbe consigliabile ridurre il livello di decibel consentito nei locali pubblici.
Dall’altro lato, sono fondamentali i progressi compiuti nel campo della diagnosi e della
gestione dei disturbi uditivi connessi all’esposizione al rumore, a partire dalle tecnologie
digitali.
Mariapia De Carli
Se volete esprimere il vostro parere su questo
o altri argomenti trattati in precedenza mandatemi una mail a: [email protected]
BIBLIO FILIA ALLA SCOPERTA DEI LIBRI
di Sergio Bissoli - Parte 59
I GRANDI SCRITTORI ITALIANI DIMENTICATI
PANZINI ALFREDO (Senigallia
1863 - Roma 1939). Dalla raccolta
di racconti SIGNORINE Editore
Mondadori, 1921.
Potrà accadere che, vedendo
quante signorine vanno in giro, uno
sia preso da sbigottimento e domandi: “Ma dove vanno?” Vanno dove
devono andare. Intanto vanno in giro. I moralisti
sono preoccupati; ne incolpano i libri, il cinema,
il ballo.
Guardo questa signorina che ho davanti a
me sul treno. Stando seduta, le sottanine corte
diventano ancora più corte. Pare una duellatrice
che attende il nemico. Chi è il nemico? L’uomo.
La signorina è in attesa, quel piede fermo vi dice
che sta per fare un balzo. Verso che cosa? Verso
il piacere di tutta la vita; ma senza limitazioni.
La signorina domanda l’amore. Sì, anche
l’uomo domanda l’amore e con più forza della
donna. Però l’uomo domanda anche tante altre
belle cose: l’ordine della società, i tribunali, le
accademie, le assemblee, le onorificenze. Ora,
una signorina può fare tutte le cose: prendere
parte a un tribunale; dirigere un congresso; parlare dai pulpiti; ma non possiamo prenderla sul
serio, a meno che non sia bruttissima.
E la ragione è semplice: la cosa seria
è proprio lei.
Ma ella da sola non basta a sè.
Ha bisogno dell’uomo. E lo ama e
lo odia; perchè entrambi respirano
l’amore, ma lo respirano in modo
diverso; come alcuni animali respirano con i polmoni e altri con le branchie.
La signorina attende. Quella sua bocca amara
fa capire che ella ha gravi rimproveri da fare
all’uomo: “Cosa avete fatto oggi? Di cosa vi
siete occupato? Di astronomia? Di sociologia?
Del giornale? Della banca? Della rivoluzione?
Ma non capite stupido che ci sono io; che sono
tutto, sono tutte queste cose insieme! E non pretenderete che facciamo come le povere ragazze
che vanno ancora a messa, fanno il bucato e
attendono in casa, con rassegnazione, lo sposo.
Quelle non le guardate nemmeno, stupidi uomini! E non pretenderete che noi pensiamo sul
serio! Questo è un esercizio fa venire le rughe. E
non pretenderete che noi rinunciamo. Voi uomini non rinunciate e noi nemmeno! Voi uomini
valorizzate tutti i vostri valori materiali; e noi
valorizziamo il nostro vero valore: la bellezza!”
Giovedi 31 Marzo 2016, presso l’Ateneo Veronese, Federica Tirapelle, figlia di Roberto e
Caterina Berardi, ha concluso brillantemente il
corso di Laurea triennale in Lingue e Culture
per il Turismo e il Commercio internazionale,
discutendo l’elaborato “Contenuto ed effetti del
contratto di viaggio”.
Relatore, Dottore Daniele Butturini, Dipartimento Scienze Giuridiche
Alla più giovane collaboratrice de ‘Il BassoAdige’ e neodottoressa, il Presidente Gianni
Galetto e la Redazione tutta, porgono le più
vive congratulazioni ed auguri per un futuro di
successo.
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
8
periodico indipendente
ALDO MANUZIO: “FESTINA LENTE”
Venezia nel XVI secolo fu una tra le più ricche e popolose città del
continente, abitata da più
di 150mila persone e di
fatto cerniera culturale tra
l’Oriente e l’Occidente,
dove non solo fiorirono gli
scambi commerciali, ma
anche le culture, le tradizioni e i saperi si fusero
per dar vita ad una stagione
unica e irripetibile nella storia della cultura
occidentale. Protagonista il libro, che si rivelò capace di trasformare il mondo dando vita
al Rinascimento di Venezia. Fu proprio grazie ad Aldo Manuzio, considerato oggi tra i
maggiori editori d’ogni tempo, e alla sua collaborazione con Pietro Bembo, che venne a
formarsi una cultura comune europea basata sulla circolazione di un immenso patrimonio di testi e di idee in cui l’ambito classico
greco-romano si integrava al mondo moderno
e contemporaneo. Da tale fucina culturale
emersero temi e motivi assolutamente nuovi
anche nel campo delle arti figurative di cui la
mostra - curata da Guido Beltramini, Davide
Gasparotto, Giulio Manieri Elia – ripercorre
le tappe salienti. Aldo studiò il latino a Roma,
con Gasparino da Verona e Domizio Calderini, e il greco a Ferrara, con Guarino da
Verona. Nel 1482 fu a Mirandola assieme al
suo amico e compagno di studi Giovanni Pico
della Mirandola. Quando questi si trasferì
a Firenze, procurò a Manuzio il posto di tutore dei suoi due nipoti Alberto III Pio e Lionello Pio, principi di Carpi. Alberto Pio,
molto probabilmente, divenne poi il finanziatore delle prime stampe di Aldo (forse i
5 volumi delle opere di Aristotele), al quale
donò anche delle terre nei pressi di Carpi. Il
legame con Alberto Pio si mantenne tutta la
vita. In questo periodo devono essere maturati in Aldo dei piani molto precisi su quello che
sarebbe diventato il suo progetto editoriale.
La sua ambizione principale era quella di
preservare la letteratura e la filosofia greca
da ulteriore oblio, nonché il grande patrimonio della letteratura latina, diffondendone i
capolavori in edizioni stampate. Scelse infine
Venezia, la Serenissima, nel momento del suo
massimo fulgore, come sede più idonea per la
sua tipografia e vi si insediò attorno al 1490.
I manoscritti e codici greci della Biblioteca
nazionale Marciana (istituita con il lascito da
parte del cardinale Bessarione dell’intera sua
collezione di libri) proprio in questo periodo
stavano rendendo la città lagunare il centro
più importante per lo studio dei classici. Lì
Manuzio allacciò rapporti di collaborazione
e di amicizia con letterati e artisti del tempo
e con molti studiosi greci esuli da Bisanzio a Venezia, dopo la caduta dell’Impero
Romano d’Oriente (1453) e con i quali fondò
l’Accademia Aldina (1502). Nel 1494 Manuzio aveva aperta la tipografia in contrada di Sant’Agostin. Il suo motto, festina
lente ovvero “affrettati con calma”, apparve
per la prima volta nel 1498 nella dedica delle
opere di Poliziano. Con la
pubblicazione delle Terze
rime di Dante nel 1502,
comparve anche un simbolo raffigurante un’ancora con un delfino, immagine che Manuzio aveva
ricavato da un’antica
moneta romana donatagli
da Pietro Bembo: l’ancora
stava a indicare la solidità,
il delfino la velocità. Ben
presto, in tutt’Europa, i suoi volumi furono
conosciuti con il nome di “edizioni Aldine”. Nel 1505 Aldo sposò Maria, la figlia
di Andrea Torresano da Asola, che aveva
rilevato la tipografia fondata a Venezia da
Nicolas Jenson e che dal 1495 era in società
con Aldo, assieme a Pierfrancesco Barbarigo, figlio del doge Agostino. Vennero così
a fondersi due tra gli editori più importanti
della città. La diffusione della lingua e della
filosofia greca sembra essere stata l’ambizione prioritaria rispetto al profitto economico
nell’operato di Aldo. La sua principale preoccupazione fu di mantenere altissima la qualità
delle sue edizioni (che sono infatti considerate degli autentici tesori dai bibliofili) e non
quella di renderle accessibili economicamente alla cerchia più vasta possibile di lettori.
La commercializzazione delle sue opere era
affidata a greci, e il greco era la lingua usata
nelle conversazioni a casa sua nonché nelle
istruzioni a tipografi e legatori. Impiegò non
meno di trenta greci come correttori di bozze,
ricercatori di manoscritti e calligrafi, sui cui
modelli ricalcò i suoi caratteri.
Fra il 1495 e il 1498 pubblicò l’opera
di Aristotele in 5 volumi. Nel 1499, uscì,
in lingua volgare, un libro tanto eccentrico
rispetto alla sua produzione quanto celeberrimo: la Hypnerotomachia Poliphili (“La battaglia amorosa di Polifilo in sogno”), romanzo
forse attribuibile al domenicano Francesco
Colonna , con xilografie splendide, uno dei
volumi più pregiati dell’Umanesimo italiano.
Nel 1500, Aldo dette l’avvio a una collana
di libri (di dimensioni e prezzo ridotti) in cui
per la prima volta venne utilizzato il carattere
corsivo. I caratteri utilizzati erano detti aldini
e assomigliavano alle lettere dei manoscritti
greci da cui i libri a stampa erano copiati.
Nel 1501 comparve la sua edizione di Virgilio in quel carattere corsivo che aveva fatto
incidere dal bolognese Francesco Griffo,
tanto celebre da essere d’allora in poi imitato
da tutti. Non solo: il volume era anche “in
ottavo”, e quindi in un formato molto ridotto
rispetto ai grandi tomi “in folio” (cioè un
foglio piegato in due, ossia quattro pagine)
o a quelli “in quarto” (cioè di otto pagine).
La enchiridion forma rese il libro, per la
prima volta, maneggevole, leggero e quindi
facilmente trasportabile. Lo stesso Erasmo
da Rotterdam, come altri eruditi del tempo,
volle avvicinare Aldo, con cui intratterrà rapporto amichevole e solidale collaborazione.
Nel 1508 Aldo pubblicherà i suoi Adagia,.
giungendo, all’epoca della morte (1515), ad
aver stampato circa 130 edizioni in greco, in
latino e in volgare, fra le quali anche opere
di suoi contemporanei (da Erasmo, Poliziano
a Pietro Bembo) oltre che il vasto panorama
storico politico filosofico e poetico dei grandi classici (da Aristotele Tucidide Erodoto
Cicerone, a Sofocle Luciano, fino a Catullo,
Virgilio, Omero) .L’attività della Tipografia
Aldina venne pertanto portata avanti fino alla
maggiore età dei giovani Manuzio di terza
generazione (ricorderemo l’umanista Paolo
e, cessando le pubblicazioni nel 1590 Aldo
Manuzio il Giovane). Il Progetto Manuzio,
archivio elettronico di testi in lingua italiana,
porta il suo nome, così come la Aldus Corporation (ora incorporata in Adobe Systems),
che nel 1985 pose le basi del Desktop Publishing professionale con il suo programma Page Maker.
Caterina Berardi
Venezia, Accademia. Aldo Manuzio. Il
Rinascimento di Venezia. fino al 19 Giugno.
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
CENA CON DELITTO
“IL DUBBIO”
Venerdì 27 maggio 2016 – ore 20.30
9
È una cena singolare servita tra le incantevoli mura del Castello Bevilacqua, in cui gli ospiti sono
coinvolti ed implicati nel caso, diverso in ogni occasione: quale sarà l’identità dei commensali
seduti al vostro tavolo?
I colpi di scena non mancano mai... intrighi, sospetti e deduzioni si intrecceranno. Spetterà agli
ospiti condurre le indagini per svelare il mistero e essere premiati. Buona investigazione!!!
VISITA GUIDATA GRATUITA: per chi desidera, dalle ore 20.00 alle ore 20.30, visita guidata del
Castello Bevilacqua per conoscere la storia di questo splendido maniero.
Ogni mese il Castello Bevilacqua propone una cena con delitto sempre diversa su cui indagare. La
cena viene servita al tavolo durante la quale una compagnia di attori professionisti inscenerà un
giallo: sarete accomodati in tavoli multipli ed ogni tavolo costituisce una squadra che, studiando
la trama della storia proposta e interrogando i personaggi implicati, dovrà districare la trama
del giallo e indovinare il colpevole. Il tavolo vincente si aggiudicherà un premio firmato Castello
Bevilacqua.
Cena con delitto è la serata ideale per chi vuole gustare dell’ottima cucina in modo originale e
coinvolgente, e per chi vuole festeggiare un momento speciale con creatività e all’insegna del
divertimento: compleanno, festa di laurea, addio al nubilato o celibato. La cena con delitto è ideale
per accompagnare le vostre cene aziendali.
I menù proposti alle Cene con delitto sono studiati, elaborati e preparati dai nostri chef interni
e rispecchiano la stagionalità degli ingredienti e la qualità delle materie prime attentamente
selezionate. I menù sono composti da quattro portate con ripasso di ogni pietanza, caffè, acqua
e vino compresi.
Menù Cena con delitto “Il dubbio”
Venerdì 27 Maggio 2016 ore 20.30
Antipasto
Crudo di Montagnana con grissino al sesamo e parmigiano
Primo piatto
Riso Carnaroli con piselli e praga croccante mantecato con del morbido raviolino di capra
Secondo piatto
Scamoncino di vitello con ragout di asparagi, patate al bacon e piccolo spiedo di verdure
Dessert
Semifreddo al frutto della passione
Caffé, acqua e vino compresi
Costo a persona euro 49,00
Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra nuova
destinazione nel cuore della storia.
Regalatevi un soggiorno in una delle 7 splendide
junior suite, e scoprite i nostri pacchetti Classic,
Romance, Wellness e Gourmet.
Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti
i giorni dal lunedì sera alla domenica, per
un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le
tipicità della tradizione locale, in un’ottica di
valorizzazione dei prodotti del territorio.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 - [email protected] - www.castellobevilacqua.com
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
10
UMBERTO BOCCIONI
GENIO E MEMORIA
La mostra dedicata a Boccioni a Palazzo Reale di Milano è
un’occasione unica per ripercorrere la carriera del grande artista,
dagli esordi ancora legati alla tradizione, fino alle evoluzioni
divisioniste, all’avvicinamento al Simbolismo e all’Espressionismo,
fino all’approdo al Futurismo.
In occasione del centenario della morte di Boccioni, un’esposizione
di oltre 300 opere tra dipinti, disegni, sculture, incisioni e materiali
d’archivio, con importanti prestiti dal Museo del Novecento e dalle
collezioni del Castello Sforzesco, ponendo in netto risalto l’estrema
“milanesità” di questo artista, riconosciuto oggi come uno dei maestri
di spicco dell’arte europea di inizio Novecento.
Non mancano inoltre prestiti da musei internazionali e da collezioni
private che contribuiscono a dare una visione a tutto tondo della
breve eppure intensissima produzione di Boccioni, in una mostra che
suddivide la sua carriera in due grandi nuclei, quello giovanile,
dal 1906 al 1910, a quello futurista, dal 1911 al 1916: una
straordinaria varietà di opere che ben illustrano le conquiste di
Boccioni in fatto di valori pittorici e plastici, la sua grandiosa
versatilità nello spaziare da opere come l’Autoritratto a Forze
di una strada e, infine, la genialità di un artista che guardando
all’arte classica, rinascimentale e barocca, ha saputo innovare
il linguaggio artistico dell’arte del Novecento assimilando le
suggestioni delle correnti contemporanee.
Federica Tirapelle
Milano. Palazzo Reale. Umberto Boccioni. Genio e memoria.
Fino al 3 Luglio 2016.
periodico indipendente
MOSÈ BIANCHI
LA MILANO SCOMPARSA
La mostra su Mosè Bianchi racconta, attraverso una preziosa
selezione di opere provenienti da collezioni private, l’amore del pittore monzese per
la città di Milano,
in cui egli visse
e studiò, divenendo un appassionato cantore
della città, dai
suoi mutamenti
storici risorgimentali, a quelli
più intimi e sentimentali, come
si nota dai dipinti dedicati agli
antichi scorci di
Milano, immortalati prima che
la
modernità
li fagocitasse.
in una Milano
incorrotta e silenziosa, in cui i
riflessi dell’acqua
dei Navigli colorano di nostalgia
e di sentimento
le vite degli antichi abitanti. Formatosi nell’ambiente culturale
della scapigliatura milanese, Mosè Bianchi riuscì ben presto a
sviluppare un linguaggio stilistico originale e innovativo, in ci la
velocità sicura del tratto pittorico si fa portavoce di scene quotidiane
di grande tranquillità e nostalgia, in cui il racconto della Milano di
un tempo fa da sfondo alla rappresentazione delle “vite degli umili”,
spesso realizzate col supporto delle nuove tecniche fotografiche.
Nel 1890 dipinge a Gignese, sopra il Lago Maggiore (come fu per
Giovanni Segantini), una serie di vedute alpine, che sono un omaggio
al naturalismo lombardo: fra le tante, Casa del pastore e Pecore al
ruscello dove, dato un taglio fotografico dell’immagine, indugia sul
rapporto luministico tra l’acqua e i grandi massi di pietra. Allo stesso
anno appartengono una serie di vedute di Milano, come Milano sotto
la neve, Periferia milanese lungo il Naviglio e Cavalcando, un tramonto sulla darsena di Porta Ticinese. Ma il grande Maestro monzese
rivolge un’appassionante ricerca agli stilemi dei vedutisti veneziani.
Inizia, già alla fine degli anni Settanta la sua attività di frescante
orientata verso il Tiepolo: del 1877 è il ciclo di affreschi nella Villa
Giovanelli a Lonigo, presso Vicenza, che porterà alle decorazioni
affresca della Villa Reale di Monza e del Palazzo Turati a Milano
(1883 – 1886).
In ripetuti viaggi a Venezia, Mosè Bianchi produce vedute lagunari
che gli procurano grande popolarità, tanto da ripetere numerose versioni di una delle sue tele di maggior successo, La laguna in burrasca, 1879, nel Museo Godi Valmarana di Lugo Vicentino.
Federica Tirapelle
Milano. GAM Manzoni. Mosè Bianchi. La Milano scomparsa.
Fino al 26 Giugno 2016.
UNO SPETTACOLO “ANTICRISI” AL TEATRO SOCIALE DI VILLA BARTOLOMEA
Sabato 14 Maggio alle 21.00, al Teatro Sociale di Villa Bartolomea, è in
programma lo spettacolo dal titolo ULTIMA CENA A BORGO SPIANTO, portato in scena da LA BOTTEGA DELLE ARTI, la compagnia teatrale di Villa Bartolomea diretta da Augusto Garau.
Lo spettacolo, scritto da Antonio Guardalben, a cui hanno collaborato Nicola Caldonazzo alle musiche, Emanuela Beccaletto ai costumi e la scuola
di pittura VillArtis di Villa Bartolomea fondata da Alido Luigi Pravadelli
per le scenografie, affronta con ironia, ma non senza una propria morale,
il tema della Crisi, ovvero il difficile momento economico che da anni ha
colpito in diversi modi la quasi totalità della popolazione mondiale e che
è entrato come termine di uso comune nelle nostre vite di tutti i giorni.
La storia ha come protagonisti sette ricchi personaggi che si rifugiano
all’interno di un’antica villa, in un luogo sperduto chiamato Borgo Spianto, per sfuggire dalla crisi economica che ha colpito il paese. Questi sette
personaggi passano le loro giornate annoiandosi in attesa che la situazione migliori e quindi si possa tornare alla vita reale. Occupano il tempo
mangiando e bevendo seduti alla stessa tavolata, dominata da un ambiguo
personaggio, chiamato il “Presidente”, che detta legge a Borgo Spianto
convincendo i suoi avventori che la Crisi non è solo un concetto, bensì una
persona reale da cui loro si devono guardare bene non rivelando a nessuno
dove si trovano e perché sono lì, altrimenti finirebbero vittime loro stessi
della disastrata situazione economica.
La noiosa routine, però, viene rotta dall’arrivo improvviso di un automobilista che si è perso dopo che la sua macchina ha avuto un guasto proprio
alle porte del Borgo. La tranquilla oasi in cui si sono rifugiati i sette ricchi personaggi verrà così rivoluzionata dall’arrivo del nuovo indesiderato
ospite che porterà il caos tra gli abitanti di Borgo Spianto, i quali dovranno
mettere in discussione se stessi a causa della presenza e delle domande
dell’ultimo arrivato.
Risulta chiaro che il filo conduttore di tutto lo spettacolo sono proprio la
Crisi e la paura che questa genera in tutti noi. Quello che viene fuori è che
la Crisi c’è, ha realmente colpito l’economia italiana e numerose persone
si sono trovate senza un’occupazione. Allo stesso tempo, però, la difficile
situazione economica potrebbe essere, per i giovani che si affacciano ora
al mondo del lavoro, una possibilità per un cambiamento, un’opportunità
per migliorarsi e inventarsi un futuro migliore per se stessi e per la società
in cui vivono.
Le prevendite e le informazioni saranno possibili a partire da Giovedì 12
Maggio al Bar Teatro di fianco al Teatro Sociale di Villa Bartolomea.
Emanuele Sarria
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
periodico indipendente
11
SPAZIO SALUTE
CELLULITE E ADIPOSITÀ LOCALIZZATE... PER ARRIVARE IN FORMA ALLA PROVA COSTUME
In Italia oltre 20 milioni di individui, uomini e donne, si trovano a combattere quotidianamente contro le adiposità localizzate. La medicina e la chirurgia estetica possono fare molto
per contrastare questo inestetismo e aiutare a ritrovare il benessere: quando l’aspetto migliora, aumenta anche l’autostima
e ci si sente in armonia con il mondo. Per arrivare in perfetta
forma alla prova costume è però necessario giocare d’anticipo:
i rimedi last minute non portano mai a risultati soddisfacenti
e duraturi, mentre cure efficaci hanno bisogno di tempo per
dare i loro frutti. Ecco perché rivolgersi al Dr Adilardi, centro
all’avanguardia specializzato in medicina e chirurgia estetica,
attivo dal 1992 a Legnago in provincia di Verona (Numero Verde
800.019.330).
Tra le soluzioni più valide, gli esperti in medicina estetica e
chirurgia propongono la criolipolisi mentre, per un intervento ancora più mirato, la chirurgia estetica consente oggi un approccio meno invasivo rispetto
alla liposuzione tradizionale, grazie alla laser liposcultura e alla vibroliposcultura.
Ma di che genere di trattamenti stiamo parlando?
“La criolipolisi scolpisce il corpo in breve tempo, eliminando gli inestetismi
dovuti all’accumulo localizzato di grasso, basandosi sulla crioterapia delle
cellule adipose” spiega il dottor Adilardi Pasquale, chirurgo plastico estetico
del centro di medicina e chirurgia estetica Legnago e aggiunge: “Tale tecnologia si fonda su un principio termico, per cui è possibile eliminare le cellule
di grasso, sottoponendole a uno stress termico.
È particolarmente indicata per trattare addome, fianchi, “culotte de cheval”
ecc. sia di donne che di uomini. I risultati di questo trattamento sono visibili
dopo circa 30/90 giorni ed è possibile ottenere una riduzione locale delle
adiposità tra il 20% e il 35% a seduta. Per questo
è fondamentale iniziare il percorso qualche mese
prima dell’estate.
La chirurgia estetica propone invece due soluzioni mirate e sicure che limitano in modo considerevole i disagi per il paziente: la vibroliposcultura e la laser liposcultura.
Queste due tecniche consentono di ottenere
risultati davvero soddisfacenti uniti a un effetto
lifting che aiuta a rendere la pelle più tonica e
compatta. La laser Oliposcultura basa la propria
efficacia sull’intensa azione che il laser esercita
sulle cellule adipose che vengono sciolte e aspirate più facilmente. Questa procedura richiede solo
un’anestesia locale e un bendaggio elasto-compressivo che viene rimosso a distanza di pochi giorni, rendendo il decorso
post-operatorio più dolce. La vibroliposcultura, invece, prevede una microaspirazione che si avvale di cannule di dimensioni ridottissime che consentono
al chirurgo di concentrare la propria attenzione sulla precisione del modellamento e sulla buona riuscita dell’intervento.
La Domussalutis è una struttura ideata e creata per erogare servizi al più
alto livello possibile non solo nell’ambito della medicina e della chirurgia estetica, ma anche in ambito Dermatologico. Garantire ad ogni paziente la cura
ottimale, le migliori strumentazioni, la massima professionalità e la totale
trasparenza nel rapporto medico-paziente sono da sempre gli obiettivi perseguiti da tutto il team di professionisti, la clinica per eccellenza, dove unicità e
professionalità sono le parole chiave.
Ufficio Stampa Domus Salutis Legnago
Tel 800.019.330
Una grande azienda italiana, una grande produzione di oli vegetali
ITALIA
ITALIA
ROMANIA
MAROCCO
w w w. to p a g r i . i t
14_191_Pag_BassoAdige_21x14,6.indd 1
13/02/14 09.31
12
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
periodico indipendente
50° VINITALY, VINTA LA SFIDA DELLA QUALITÀ
PIANO INCOMING E SUCCESSO DEL PADIGLIONE DEL VINO A EXPO TRAINANO GLI ESTERI
130MILA OPERATORI, DEI QUALI 50MILA DA 140 PAESI CON 28MILA TOP BUYER ACCREDITATI
BENE ANCHE IL ‘FUORI SALONE’ VINITALY AND THE CITY CON 29MILA PRESENZE
Nella top ten dei buyer esteri in crescita Stati Uniti
(+25%), Germania (+11%), Regno Unito (+18%), Francia
(+29%), Canada (+30%), Cina (+130%), Giappone (+
21%), Paesi del Nord Europa (+8%), Paesi Bassi (+24%) e
Russia (+18 per cento).
In crescita buyer e affari, con visitatori sempre più
qualificati. È la cifra di Vinitaly 2016 che chiude oggi con
130mila operatori da 140 nazioni e ha visto superare lo
storico record di 100mila metri quadrati netti espositivi,
prima rassegna al mondo per superficie con più 4.100 espositori da più di 30 Paesi. Quasi 50mila le presenze straniere,
con 28mila buyer accreditati dai mercati internazionali in
aumento del 23% rispetto al 2015, grazie al potenziamento delle attività di incoming
di Vinitaly e del Piano di promozione straordinaria del Made in Italy (www.vinitaly.it).
Il fuori salone Vinitaly and the City ha registrato 29mila presenze, interpretando la
strategia di diversificazione dell’offerta per gli operatori professionali a Vinitaly, da
quella rivolta ai wine lover, appassionati e giovani con degustazioni, spettacoli ed eventi
culturali nelle piazze del centro storico di Verona.
«L’obiettivo era quello di dare un segnale chiaro alle aziende espositrici e ai visitatori,
per fare in modo che la 50ª edizione di Vinitaly fosse quella che proiettava la rassegna
nei prossimi cinquant’anni – commenta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –.
L’aver saputo mantenere la parola data e creare un format che ha soddisfatto in pieno le
attese, sia per il wine business in fiera sia per il wine festival in città, con una edizione di
Vinitaly and the City dai grandi numeri, è motivo di orgoglio e di impegno per migliorare
ulteriormente il prossimo anno».
«Questa edizione è stata l’occasione, inoltre, per celebrare la storia di una manifestazione che da 50 anni promuove nel mondo il vino italiano e la sua cultura – continua
Danese –. Per la prima volta, infatti, un Capo dello Stato ha inaugurato ufficialmente
Vinitaly. Il Presidente Mattarella ha ricordato la funzione del Vinitaly quale “vettore
e simbolo della qualità vitivinicola italiana, apprezzata nel mondo”, nell’ambito di un
progetto di “internalizzazione e sostegno dell’export verso nuove aree di consumo”».
Vinitaly 2016 ha ricevuto lunedì la visita anche del presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, che ha discusso degli sviluppi delle vendite digitali del vino, insieme a Jack Ma, fondatore di Alibaba, il
colosso dell’e-commerce cinese che proprio da Verona ha
lanciato il 9 settembre la Giornata del vino in Cina. Con
loro anche il ministro alle Politiche agricole Maurizio
Martina, che nella giornata conclusiva ha organizzato in
fiera il Forum dei ministeri europei dei principali paesi a
vocazione vinicola.
«Da questa edizione emergono segnali interessanti sia
dall’estero che dal mercato interno – spiega il direttore
generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – confermando la capacità del Salone di interpretare le tendenze, mettere a frutto il lavoro di internazionalizzazione e capitalizzare esperienze importanti, come
la realizzazione del Padiglione del Vino ad Expo 2015. In particolare, a questo Vinitaly,
aumentano in modo significativo, ed in ordine di rilevanza quantitativa delle presenze, i
buyer da Stati Uniti (+25%), Germania (+11%), Regno Unito (+18%), Francia (+29%),
Canada (+30%), Cina (+130%), Giappone (+ 21%), Paesi del Nord Europa (+8%), Paesi
Bassi (+24%) e Russia (+18 per cento). Dati positivi anche dal fronte interno, con gli
operatori dal Centro e Sud Italia cresciuti mediamente del 15 per cento».
Nei quattro giorni, oltre agli incontri b2b, si sono tenuti più di 300 appuntamenti tra
convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino. In primo piano, come
ogni anno, le esclusive degustazioni, tra cui quella della Vinitaly International Academy
che ha ricordato la figura di Giacomo Tachis, uno dei più grandi enologi italiani recentemente scomparso
In contemporanea a Vinitaly, si sono svolte come ogni anno, Sol&Agrifood, la
manifestazione di Veronafiere sull’agroalimentare di qualità (www.solagrifood.com), ed
Enolitech, rassegna su accessori e tecnologie per la filiera oleicola e vitivinicola (www.
enolitech.it).
Sono stati 2.357 i giornalisti accrediti da 47 nazioni che hanno seguito la manifestazione.
La 51ª edizione di Vinitaly è in programma dal 9 al 12 aprile 2017.
Servizio Stampa Veronafiere
NON BASTA IL QUANTITATIVE EASING O ALLENTAMENTO MONETARIO?
AD OGNI EUROPEO, 5000 EURO O PIÙ...?
Assillante è, nell’Unione Europea, l’esigenza di creare, nel breve termine,
quell’inflazione minima e, al tempo massima, del 2%, quale base di
maggiori consumi, di cui l’Eurozona assolutamente abbisogna. Premesso
che il 2% citato è stato per lungo tempo, e giustamente, la percentuale
massima, d’inflazione ammessa dalla Banca Centrale Europea, a garanzia
della stabilità dei prezzi, ora siamo ben sotto tale percentuale, specialmente
in Italia, dove, appunto, l’economia stenta a dare gli attesi, vivaci segni di
ripresa. Ciò, nonostante che: – l’economia italiana stessa sia favorita da
denaro quasi a tasso zero, – che le emissioni di titoli di Stato richiedano
tassi di remunerazione modestissimi, rispetto al passato, – che la quotazione
del petrolio sia ad assoluto favore degli utilizzatori e – che la quotazione
dell’euro sia abbastanza contenuta. Tasso zero – che, fra l’altro, riduce la
redditività delle banche – a seguito della benefica azione di Mario Draghi,
presidente della Banca Centrale Europea, che sta immettendo liquidità
nelle economie europee e, quindi, anche in quella italiana, attraverso il noto
quantitative easing o allentamento monetario. Il quale si realizza nell’acquisto
d’imponenti quantità – fra poco, ancora maggiori delle attuali, sino a 80 mld di
euro al mese – di titoli pubblici europei e, quindi, per l’Italia, di Bot..., nonché
obbligazioni private. Tassi bassi, ora bassissimi, che dovrebbero facilitare gli
investimenti, giacché chi investisse, oggi, pagherebbe attualmente interessi a
tassi debitori irrisori, rispetto al passato. Tassi, che, al tempo, contribuiscono
a tenere bassa, come detto, la quotazione dell’euro, originando la base per
un maggiore export di merci europee e, di conseguenza, italiane. Poiché la
misura cennata, in essere, ormai da tempo, e che si concretizza nel pompaggio
di liquidità, dicevamo, nell’Eurozona da parte della BCE, non sembra dare
vita alla crescita economica necessaria – peraltro, se il denaro non affluisce
ad aziende e famiglie, non viene nemmeno sufficientemente richiesto dalle
stesse – serpeggia la proposta, di iniettare liquidità direttamente nelle tasche
dei cittadini europei e, quindi, anche italiani, concedendo a ciascuno di essi,
per esempio, 5000.-€, una tantum. Ovviamente, stampando banconote...
Certo, anche 5000.-€ in più e gratuiti, avviati direttamente nella borsa
d’ogni cittadino europeo, possono essere di stimolo ad acquisti immediati –
raggiungendo cifre milionarie in sede d’Eurozona ed italiana... Ma, siccome
uno dei malati gravi dell’Unione, soprattutto in fatto di debito pubblico, oggi
al 132% del Pil – che assorbe risorse, altrimenti investibili nell’economia
– nonché in fatto d’esagerata imposizione fiscale, di alta disoccupazione,
di pesantissima burocrazia e di sprechi, è l’Italia, crediamo che l’iniziativa
dei 5000.-€ non sia il medicinale risolutivo, per scuotere e guarire dalla sua
debolezza il nostro Paese. Al quale potrebbero fare solo parzialissimamente
bene i 5000.-€ per cittadino, abbisognando esso, per tornare in salute – mai
ci stancheremo di ripeterlo – urgentemente ed unicamente di incisivamente
minore spesa pubblica, di eliminazione di sprechi, di minore imposizione
fiscale e di burocrazia ridotta al minimo. Il tutto, come base, che consenta
uno scatto economico, che se non permetterà certamente di eliminare buona
parte di debito pubblico, garantisca la sostenibilità de quest’ultimo. Non è,
dunque, in questo momento, la pur utile liquidità, che serve. Urgono ulteriori
riforme radicali, tanto che non tornerà utile nemmeno privatizzare aziende o
vendere il meglio del patrimonio immobiliare dello Stato, perché corriamo
il rischio di rimanere con tanto di debito, con i soliti cocenti problemi e, per
giunta, senza aziende ed immobili, perché ceduti. L’Italia deve rinnovarsi,
abbondonando quanto la soffoca. Qualcosa si sta facendo, in effetti. Resta,
tuttavia, molto, moltissimo da realizzare. Soprattutto, ripetiamo, in fatto di
spesa pubblica e di burocrazia, che costano miliradi allo Stato, alle imprese ed
alle famiglie. Fare affluire detti 5000.-€ – denaro distribuito dall’ elicottero,
corre voce – direttamente ai cittadini, può essere idea valida, perché si
tratterebbe di moneta, che entrerebbe immediatamente in circolazione,
creando consumo – supponendo che il cittadino non la trattenga – ma, valida
solo per un’economia, che disponga, quale premessa essenziale, di tutti gli
elementi, aggiornati e concreti, per la sua positiva evoluzione o crescita.
Pierantonio Braggio
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
13
“LE PIETRE DI PETRA”: ANTICHE PERGAMENE IN MOSTRA A BADIA POLESINE
L’Abbazia della
Vangadizza di Badia
Polesine (Ro), una
delle più importanti abbazie benedettine
camaldolesi
del passato -con la
quale la Fondazione
Dominato Leonense
ha firmato, lo scorso
settembre, un patto
di amicizia in forza
degli antichi legami che uniscono i due territori- si prepara a mettere
in mostra le riproduzioni delle pergamene più significative dalle
prime “donazioni” (anno 954) a quelle successive ai “privilegi” concessi alla Vangadizza, sino ai primi anni del 1300.
La mostra di pergamene, dal titolo “Le Pietre di Petra”, allestita
nell’antica cappella di Santa Maria della Vangadizza, che fa parte del
complesso dell’ex monastero, sarà inaugurata sabato 21 maggio alle
19.00, per chiudersi l’11 giugno 2016.
La sera dell’inaugurazione, alle 21.00, al Teatro Sociale “Eugenio
Balzan” di Badia Polesine (RO) si potrà assistere ad un concerto
dedicato al compositore Orazio Tarditi (Roma, 1601 – Forlì, 1677).
Monaco benedettino, a lungo attivo anche presso diverse abbazie
venete come quelle di San Michele in isola, di Badia Polesine e di
Carceri, Tarditi fu compositore e cantore di solidissima fama tra i
suoi contemporanei, come testimoniano le cronache, le dediche e i
legami con diversi tra i maggiori musicisti del Seicento italiano. Le
musiche presentate sono per lo più inedite, frutto di oltre quindici
anni di ricerche condotte dal musicologo Daniele Torelli intorno alla
cultura musicale del monachesimo italiano tra Cinque e Seicento.
Gli esecutori, accuratamente formati alle prassi esecutive storicamente informate e agli strumenti antichi, provengono tutti dall’Istituto di Musica antica della Civica Scuola di Musica «Claudio Abbado»
di Milano e saranno diretti dal Maestro Antonio Frigé, coordinatore
dell’Istituto.
La mostra, a cura del Sodalizio Vangadiciense con il patrocinio
del Comune di Badia Polesine e della Regione Veneto, si propone
di illustrare una fascia temporale importante: dalla prima donazione
dell’anno 954, l’atto dal quale inizia lo sviluppo della Vangadizza,
alla fine del 1200. La data simbolo della chiusura di questo periodo
fu il 1298 quando fra la Vangadizza e il comune di Padova venne
firmata la “Permutatio”, con la quale l’antica abbazia cedette i suoi
diritti feudali, soprattutto quelli di “catena” sull’Adige e Adigetto
a Padova e in cambio ricevette protezione e altri beni a Bosco di
Rubano (PD).
L’esposizione ha un duplice obiettivo: rendere fruibile alla collettività il materiale storico custodito fino ad oggi nell’archivio “Guido
Mora” del Sodalizio Vangadiciense che ha sede nell’Abbazia della
Vangadizza a Badia Polesine e renderla itinerante nei luoghi in cui
nei secoli scorsi la Vangadizza ha avuto influenza e possedimenti.
Fra le riproduzioni delle pergamene che verranno esposte, la più
significativa è del 1219 con la quale Federico II di Svezia conferma
del privilegio riconosciuto alla Vangadizza da Federico I “Barbarossa” con il quale il monastero è dichiarato dipendente soltanto
all’autorità imperiale.
Saranno presentati inoltre alcuni catastici della fine del 1700 del
territorio non solo locale per dare una dimensione della presenza
della Vangadizza. In mostra anche la planimetria del monastero di
fine ‘700 e alcuni frontespizi delle raccolte di atti rilegati in volume.
Si potranno inoltre vedere alcune planimetrie del monastero di fine
‘700 e sarà illustrata una storia della Vangadizza su più pannelli
curata da Camillo Corrain.
www.fondazionedominatoleonense.it
Mostra “Le Pietre di Petra” – mostra di pergamene e documenti
storici a cura dell’Archivio storico della Vangadizza di Badia Polesine (Ro). Quando: Dal 21 maggio 2016 all’11 giugno 2016
Costruita nel XVI secolo, Villa Bevilacqua fu una delle tenute della famiglia Bevilacqua di Santa Anastasia. La sua funzione era quella di casa di villeggiatura.
Villa Bevilacqua apre le porte ai suoi ospiti per banchetti, ricevimenti e cerimonie.
Ampi spazi, sale luminose ed un parco che circonda tutta la struttura la rendono
una piccola oasi di tranquillità ed armonia nel centro della cittadina omonima.
Nella splendida atmosfera di Villa Bevilacqua gli sposi hanno la possibilità di
coronare il loro sogno d’amore, non dimenticandosi che ci sono numerosi sconti
pensati appositamente per loro.
Sposati di domenica
Scegliete la domenica come vostro giorno ideale per convolare a nozze, e noi
lo renderemo ancora più speciale regalandovi uno sconto del 10% sui nostri
menù.
Sposi feriali
Per tutte le coppie di futuri sposi che scelgono di festeggiare le nozze dal lunedì
al venerdì, avranno uno sconto del 15% sui nostri menù.
Sposati d’Inverno
Se avete scelto di sposarvi lontano dal caldo estivo, Villa Bevilacqua riserva per
voi uno speciale sconto del 15% sui nostri prelibati menù. Avrete in oltre in
omaggio un incantevole soggiorno di una notte presso il Relais Castello Bevilacqua accompagnato da una romantica cena a lume di candela.
Tutte le nostre offerte comprendono:
• Affitto della location;
• Cucina interna e non servizio catering;
• Servizio di Wedding planner che accompagnerà passo dopo passo gli sposi
alla realizzazione del ricevimento;
• La stampa dei menù personalizzati;
• Servizio impiattato delle pietanze e ripasso ad ogni portata;
• Acqua e vino di qualità senza limiti, compresi nel prezzo;
• La possibilità di apportare modifiche ai menù proposti;
• Dolce nuziale compreso;
• Prova gratuita per gli sposi al momento della conferma del ricevimento;
• Sala unica climatizzata o riscaldata che può ospitare fino a 200 persone;
• Ampio parcheggio video sorvegliato adiacente alla location.
Le offerte non sono tra loro cumulabili. Contatta lo staff di Villa Bevilacqua per
conoscere la validità delle promozioni.
Informazioni e prenotazioni: Villa Bevilacqua - Via Roma, 63 - 37040 Bevilacqua (VR)
T. 044293324 - F. 0442642192 - [email protected] - www.villabevilacqua.com
FAMIGLIA MARCHIGIANA A VERONA E CULTURA
I Marchigiani di Verona – presidente: Bianca Bosdari Schiavoni
– ormai, da decenni, ‘veronesi’ a tutti gli effetti, amano offrire ogni
anno alla città scaligera, anche per rafforzare i legami di profonda
amicizia esistenti, momenti di conoscenza e di cultura della loro
Regione. In tale quadro, per sabato 30 aprile 2016, è previsto, presso
la sala-conferenze della Banca Popolare di Verona, via San Cosimo,
l’incontro, ad entrata gratuita, dal titolo: “Archeologia Marchigiana di
età protostorica, al Metropolitan Museum of Art di New York”, tenuto
dal prof. Maurizio Landolfi. Nei giorni, quindi, 27-28-29 maggio
2016, si terrà un viaggio nelle Marche, con visite guidate alla città
di Fano, custode di bellezze archeologico-storiche; a Genga, con le
Grotte di Frasassi; a Fabriano, con il suo importante centro storico e
il noto Museo della Carta, e a Senigallia, città sul mare e storicamente
interessante. Il tutto, al prezzo di 320.-€, con prenotazione e
versamento d’un anticipo di 100.-€, entro il 31 marzo 2016. Per
ulteriori dettagli ed informazioni, contattare Paolo Schiavoni, tel.:
349/35.58.269 - 045/95.56.81.
Pierantonio Braggio
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
14
SERIE D GIRONE D LEGNAGO, SCONFITTA
ONOREVOLE CON IL PARMA
La giornalista di Sky Gaia Brunelli durante la telecronaca di Legnago- Parma e il monitor a fine
gara che evidenzia lo 0-2 finale per il Parma.
SCORPIONE
86° articolo
Eccoci giunti ad un’altra puntata della rubrica
di AstroMitologia del Basso Adige. Oggi
continueremo a descrivere la mitologia legata
alle costellazioni e al cielo soffermandoci sullo
Scorpione. Lo Scorpione, in latino Scorpius, è
un’importante costellazione nonché una delle 88
moderne costellazioni e una delle 48 costellazioni
elencate da Tolomeo. È una delle costellazioni
più brillanti anche se non è di grandi dimensioni,
si trova vicino al centro della Via Lattea e la
disposizione delle sue stelle ben ricorda la figura di
uno Scorpione. Lo Scorpione è
una costellazione dell’emisfero
australe ben visibile per
gran parte dell’anno ma più
individuabile nel periodo
estivo; dalle regioni europee è
osservabile per intero solo dalle
coste mediterranee. Le stelle
principali dello Scorpione sono
sette e sono Antares, Shaula,
Sargas, Dschubba, Wei, Girtab e Graffias. Antares
(dal greco “come Marte”), o α Sco, è una stella
supergigante rossa molto brillante, il suo raggio è
circa 850 volte quello del nostro Sole e questo la
rende una delle stelle più grandi conosciute, dista
da noi circa 600 anni luce, si trova nella parte
settentrionale della costellazione e possiede una
compagna di colore azzurro; Shaula, o λ Sco, è
una stella supergigante, dista circa 365 anni luce
dal nostro Sole ed è la più luminosa del gruppo di
stelle che forma la coda dello Scorpione; Sargas,
o θ Sco, è una stella gigante giallo-bianca che
dista circa 270 anni luce da noi ed è una delle più
meridionali della costellazione; Dschubba, o δ
Sco, è una stella supergigante azzurra che dista 401
Il 20 marzo si è disputata al
“Sandrini” la storica partita con il
Parma che soffre nel primo tempo
un Legnago difensivo, ma vicino
al gol con Antonio Broso, ma nella ripresa conquista il quarto successo consecutivo (0-2). Il Legnago ha reclamato per un netto fallo
da rigore su Bigolin sullo 0-1.
Molti spettatori sugli spalti (circa 1.100 con incasso sugli 8mila
euro), ma non si batte il record di
presenze e di incasso (2.200 spettatori e 19mila euro di incasso)
del 19 aprile 2015 con il Padova.
La partita è stata trasmessa in diretta da Sky.
A.N.
anni luce da noi; Wei, o ε Sco, è una stella gigante
arancione ed è una delle stelle della costellazione
più vicina a noi, infatti dista solo 64 anni luce dal
Sole; Girtab, o κ Sco, è una stella binaria gigante
azzurra che fa parte della coda dello Scorpione
e dista da noi 482 anni luce; Graffias, (dal latino
“chele”) o β1 Sco, è una stella blu che dista dal sole
530 anni luce e fa parte della testa dello Scorpione.
Lo Scorpione contiene alcune stelle doppie e
tra le tante possiamo citare Antares, descritta
precedentemente, ξ Scorpii, che è una coppia
formata da una stella bianca e una gialla, e ν Scorpii,
che è una stella multipla formata da due stelle
azzurre. La Costellazione, essendo attraversata
dalla Via Lattea, è molto ricca di ammassi stellari
e fitti campi stellari; tra i più importanti di questi
spicca l’ammasso stellare NGC 6231, posto
nella parte più meridionale della costellazione,
e la bellissima Nebulosa Farfalla (NGC 6302),
famosa per la sua forma bipolare. Inoltre, nello
Scorpione, sono presenti alcuni sistemi planetari
tra cui i più complessi sono quelli di OGLE2005-BLG-071L e OGLE-2005-BLG-390L (delle
nane rosse) la prima con un gigante gassoso e la
seconda con una super Terra, e PSR B1620-26,
una stella pulsar che possiede
un pianeta, soprannominato
“Matusalemme”, con una massa
doppia rispetto a quella di
Giove. La Costellazione dello
Scorpione prende spunto dallo
scorpione mitologico che punse
a morte Orione il cacciatore;
secondo la leggenda Orione
cercò di violentare Diana, la dea
della caccia e delle selve, che per punirlo per la sua
tracotanza mandò lo scorpione a colpirlo. Sembra
che questo sia uno dei miti greci più antichi e che
la sua origine potrebbe provenire semplicemente
dalla sua posizione nel cielo, dato che le due
costellazioni sono collocate una di fronte all’altra in
modo che Orione tramonta mentre il suo nemico, lo
Scorpione, sorge. Tuttavia la costellazione è molto
più vecchia dei greci stessi, poiché i già i Sumeri
la conoscevano come GIR-TAB, lo Scorpione, più
di 5000 anni fa. Nel prossimo numero della rubrica
continueremo a parlare della mitologia legata alle
costellazioni e al cielo. Arrivederci al prossimo
mitologico numero!
Gianluigi Viviani
periodico indipendente
MEMORIAL
ZANCANELLA A
PASQUETTA , VINCE
IL LEGNAGO
La squadra del
Legnago vincitrice
del Memorial con
gli allenatori Arens
Fishta e Nicola
Salisburgo, a lato
Pietro Zancanella.
Il Legnago ha vinto il 2° Memorial Pietro Zancanella svoltosi sul campo di Porto
e organizzato dalla società biancorossa il
giorno di Pasquetta riservato alla categoria pulcini. Attuale presidente del Porto è Beatrice Zancanella, figlia di Pietro.
Conosciuto nel Basso Veronese per aver
ricoperto incarichi amministrativi a Roverchiara, Pietro Zancanella è stato arbitro nella sezione A.I.A. di Mantova con
i legnaghesi Giuseppe Mutti (speaker del
Memorial) e Lucio Maschio. Dirigente
del CSI, dal 1992-93 dirigente del settore
giovanile del Legnago e, con una cordata
legnaghese, dirigente del Cologna Veneta.
E’ stato presidente del Porto per un decennio ed è morto a 62 anni il 25 agosto 2005.
Con Zancanella presidente il Porto ha conquistato la Coppa Disciplina 1999, vincendo il campionato di seconda categoria
dopo una clamorosa e imprevista retrocessione. Al secondo Memorial erano presenti l’assessore allo sport Tommaso Casari
con la delegata alla promozione sportiva
Cristina Bisin, il presidente della sezione
A.I.A. di Legnago Gianluca Cavallaro,
la giovane promessa dell’Hellas Edoardo
Pavan nato calcisticamente a Porto e Andrea Zancanella in rappresentanza della
famiglia. Questa la classifica finale del
Memorial: primo il Legnago, secondo per
il Porto, terzo il Villabartolomea, quarto il
Roverchiara.
Beatrice Zancanella soddisfatta della
numerosa partecipazione dichiara: “La
famiglia Zancanella ringrazia tutti i collaboratori volontari, in primis i genitori
dei calciatori del Porto, che hanno dato un
contributo decisivo per la manifestazione.”
A.N.
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
15
Anno XXXVIII - n. 4 - Aprile 2016
16
periodico indipendente
Growing Equipment since 1973
Growing Equipment since 1973
wing Equipment since 1973
NUTRIZIONE
NUTRIZIONE EE SPECIALITÀ
SPECIALITÀ
PER
NE E SPECIALITÀ
PER L’AGRICOLTURA
L’AGRICOLTURA
AGRICOLTURA
SEGUI
FOMET
SEGUI
ANCHE
FOMET
SU:
ANCHE
SU:
SEGUI
FOMET
ANCHE
SU:
Via Vialarga, 25 - 37050 S. Pietro di Morubio (VR) ITALY-CE
Tel. ++39 045 6969004 - Fax ++39 045 6969012
www.fomet.it - e-mail: [email protected]
FOMET spa ottiene la Certificazione OHSAS
ora sono (VR)
quattro!
Via Vialarga, 25 - 37050 S.18001:2007,
Pietro di Morubio
ITALY-CE
Nella foto, in ordine da destra: l’ing. Evelin
Via Vialarga,
25 - 37050
S.Pranovi,
Pietro-Responsabile
diFax
Morubio
ITALY-CE
Tel. ++39
045 6969004
++39(VR)
045
6969012
Sicurezza,
Ambiente,
Energia
e
Qualità
in
Fomet
spa
e che cura e
Tel. ++39www.fomet.it
045 6969004 - e-mail:
Fax ++39
045 6969012
[email protected]
segue tutte le certificazioni, con il certificato
www.fomet.it
e-mail:il Dr.
[email protected]
della ISO-18001;
Matteo Casella, Direttore
di Stabilimento, con il certificato della ISO
14001 (ambientale); l’ing. Andrea Burato, del
Laboratorio Fomet spa con il certificato della
ISO 50001 (energetica); il Dr. Roberto Bonotto,
Responsabile Commerciale Fomet spa con il
certificato Responsabile Care di Federchimica.