Il 3 maggio per la libertà di informazione in Italia e nel mondo

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Transcript Il 3 maggio per la libertà di informazione in Italia e nel mondo

arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIV | n. 15 | 28 aprile 2016 | www.arci.it | [email protected]
Il 3 maggio per la libertà
di informazione in Italia
e nel mondo
di Beppe Giulietti presidente Fnsi
Il prossimo tre maggio si celebrerà nel
mondo la Giornata per la libertà di informazione, istituita dall’ONU nel 1993.
Questa data, come tutte le altre simili,
rischia sempre di essere ricordata a suon
di retorica e di luoghi comuni. Per queste
ragioni abbiamo deciso di aderire e di
promuovere una 48 ore dedicata non
solo alla memoria, ma anche e soprattutto
all’impegno per il futuro. Il 2 maggio, a
Roma, dalle 10 alle 13, la Federazione
della stampa si ritroverà con decine di
associazioni da Articolo 21 all’Arci, da
Amnesty ad Antigone, dalla stampa cattolica all’UsigRai, da Pressing No Bavaglio
alla Coalizione per i diritti, per citarne solo
alcune. Insieme promuoveremo dei brevi
presidi davanti all’ambasciata dell’Iran,
dell’Egitto, della Turchia, della rappresentanza dell’Unione Europea. Davanti
all’ambasciata iraniana ricorderemo i nomi
dei tanti condannati a morte e degli oppositori costretti al silenzio, una strage
ampiamente documentata dall’ultimo
rapporto di Amnesty e di Iran Human
Rights. A loro dedicheremo anche la colonna sonora del film Sacco e Vanzetti,
composta dal maestro Morricone, sarà
presente il regista Giuliano Montaldo
che ha concesso ad Amnesty di utilizzare quelle indimenticabili note per la
campagna contro la pena di morte nel
mondo. A seguire ci recheremo davanti
alle ambasciate della Turchia e dell’Egitto,
per ricordare i tanti arrestati,ancora oggi,
e far sentire la nostra voce a sostegno, per
fare un solo esempio, di Can Dundar e di
Erdem Gul, i due cronisti denunciati da
Erdogan, incarcerati per mesi e che ora
rischiano l’ergastolo per aver indagato sui
traffici d’armi tra il regime e bande legate
all’Isis. Rischiano l’ergastolo, con loro molti
altri cronisti, soprattutto curdi, perché in
quel paese scrivere sui traffici di Erdogan significa «attentare alla sicurezza» e
dunque essere accusati di essere terroristi
o almeno loro fiancheggiatori.
Davanti all’ambasciata egiziana ricorderemo i 500 cittadini egiziani sequestrati,
torturati, scomparsi nel solo 2015; i cronisti
arrestati, anche in queste ore, per aver
tentato di indagare sul caso Regeni, gli
attivisti dei diritti umani, i sindacalisti
ridotti al silenzio o costretti a fuggire, e
con loro scrittori, intellettuali, insegnanti,
studenti. Alle loro ansie daranno voce
artisti e autori italiani e, con la passione
civile di sempre, sarà Monica Guerritore a
ricordare non solo Giulio Regeni, ma anche
i tanti ‘Giulio egiziani’ che hanno perso
persino il diritto ad una sepoltura civile.
L’ultimo presidio si svolgerà davanti alla
sede dell’Unione europea e servirà a rammentare a tutti noi e alle istituzioni che
anche l’Europa, come ha testimoniato
l’ultimo rapporto di Reporter sans Frontieres, non gode di buona salute. Tra
sicurezza e libertà non sono pochi gli
stati che stanno optando per la prima.
Tra questi anche Francia,Gran Bretagna,
Spagna, per non parlare di Polonia ed
Ungheria che hanno raggiunto e superato
la soglia di rischio. L’Italia non sta meglio,
e ai tradizionali nodi rappresentati dal
conflitto di interessi e dal controllo dei
governi di turno sulla Rai, ha aggiunto le
crescenti minacce che mafiosi e corrotti
scagliano contro i cronisti, anche sotto la
forma delle cosiddette querele temerarie,
vere e proprie armi improprie scagliate
contro l’articolo 21 della Costituzione.
Per questo il giorno 3 maggio, a Reggio Calabria, la Fnsi, l’Unione cronisti, e
tante organizzazioni della società civile,
si ritroveranno per incontrare alcuni dei
familiari dei giornalisti uccisi dalle mafie e
per rinnovare il comune impegno contro
i bavagli di ogni natura e colore. Era da
tempo, dai giorni delle lotte contro le
cosiddette leggi bavaglio, che associazioni
e persone così diverse non si ritrovavano
insieme per riaffermare il diritto alla libertà
di informare e di essere informati.
Siamo sicuri che sarà solo la prima di
una lunga stagione di iniziative comuni.
2
egitto
arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
Ancora repressione in Egitto
La dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci,
sulla nuova ondata di arresti in Egitto e l’appello delle
organizzazioni sociali egiziane che si battono per i diritti umani
«Arresti di massa, attivisti portati via dalle loro case con false accuse di terrorismo.
Nella notte tra il 24 e 25 aprile è stato
arrestato anche Ahmed Abdallah, presidente del consiglio di amministrazione
e fondatore della Commissione Egiziana
Diritti e Libertà, l’organizzazione che
sta offrendo attività di consulenza alla
famiglia Regeni. È accusato di istigazione
alla violenza per rovesciare il regime e
promozione del terrorismo.
Accuse ridicole e infondate, per un
arresto che non ha giustificazioni se
non quelle che risiedono nel clima di
repressione che si è voluto instaurare in
Egitto di fronte alla volontà di migliaia
di democratici di scendere in piazza per
reclamare diritti, libertà di espressione e
di associazione. Decine di organizzazioni
per i diritti umani hanno lanciato un
appello per denunciare le violenze delle
forze di polizia e di sicurezza del regime.
Gli arresti sono centinaia, insieme alle
sparizioni forzate, alle vittime di torture,
ai veri e propri omicidi, come quello di
Giulio Regeni.
Chiediamo al nostro governo di intervenire con maggiore decisione e utilizzando
tutti gli strumenti a sua disposizione
per far pressione sul presidente al-Sisi
e sulle istituzioni egiziane perché violenza e repressione abbiano fine. Perché
Ahmed e gli altri attivisti incarcerati
siano liberati subito. Perché sia fatta
finalmente verità sulla morte di Giulio».
Di seguito l’appello delle associazioni
Le organizzazioni firmatarie condannano con forza l’arresto, negli ultimi
giorni, di attivisti, avvocati e giornalisti,
e considerano la polizia e le forze militari responsabili della sicurezza dei
manifestanti il 25 aprile, giorno delle
iniziative programmate con lo slogan
‘L’Egitto non è in vendita’.
Negli ultimi quattro giorni, la polizia
ha arrestato almeno 90 persone in otto
governatorati, nel tentativo di intimidire l’opinione pubblica e prevenire le
manifestazioni il 25 aprile.
La polizia ha arrestato giovani nei caffè
del Cairo, nelle stazioni della metropolitana, in checkpoint improvvisati e
nelle loro case. Gli avvocati che stanno
monitorando gli arresti si aspettano
che il numero salga nelle prossime ore.
All’alba del 25 aprile, la polizia ha arrestato a casa sua Ahmad Abdallah,
fondatore della Commissione Egiziana
per i Diritti e le Libertà, e lo ha portato
alla stazione di polizia di New Cairo. Il 21
aprile, primo giorno di raid, la polizia ha
arrestato l’avvocato socialista Haitham
Mohammedein a casa sua. Gli avvocati hanno saputo che la procura aveva
emesso una lunga lista di mandati di
arresto, compreso l’avvocato dei diritti
umani Malek Adly. Sono state perquisite
le case di alcuni attivisti, come quella del
giornalista Mahmoud al-Saqqa.
Il 24 aprile il Ministro degli Interni ha
annunciato che «contrasterà con determinazione ogni atto che potrebbe minare
la sicurezza pubblica. Userà la forza per
fermare ogni tentativo di assaltare edifici
importanti, o di danneggiare sedi e mezzi
della polizia». Più tardi il presidente Sisi
ha affermato: «C’è chi cerca di colpire la
sicurezza e la stabilità. È responsabilità
della polizia civile e delle forze armate
combattere questi tentativi».
Il 21 aprile, al-Shorouk ha dato notizia
di un incontro nel quale il presidente
Sisi avrebbe detto che non tollererà
una ripetizione della manifestazione
del 15 aprile (il ‘Venerdì della Terra’ in
riferimento alle due isole che l’Egitto ha
riconosciuto come appartenenti all’Arabia Saudita). Subito dopo, la presidenza
ha smentito questa notizia ma nella
serata la campagna di arresti di massa
è cominciata nel centro del Cairo e poi
ad Alessandria.
Le forze di polizia hanno fortemente
ridotto lo spazio pubblico in Egitto.
Hanno avuto il via libera per esercitare
la forza in modo eccessivo, inclusa la
possibilità di utilizzare munizioni letali
contro i manifestanti.
Sia il Procuratore Generale che i giudici
impongono lunghi periodi di detenzione
preventiva, imputano false accuse ai dimostranti, e chiudono gli occhi di fronte
alla tortura e alle uccisioni da parte delle
forze di sicurezza. La magistratura ha
emesso sentenze pesantissime contro i
dissidenti politici.
La combinazione di tutti questi fattori
ha portato alla morte di migliaia di
cittadini senza nessuna assunzione di
responsabilità da parte delle forze di
sicurezza.
Le prigioni sono sempre più piene di migliaia di dissidenti, giornalisti, difensori
dei diritti umani, e semplici cittadini. Ciò
ha reso assai rischioso prendere parte
a qualunque azione politica pubblica, e
può costare la vita o la libertà.
Le organizzazioni firmatarie sono anche
preoccupate dalla tendenza dei magistrati a inventare accuse in base alla
legge antiterrorismo, alla legge sulle
organizzazioni terroriste, alla legge sulle
proteste e alla legge sulle assemblee,
così come accuse vaghe sulla base del
Codice Penale. Ciò conferma le paure che
abbiamo espresso: le leggi ‘eccezionali’
sono usate per limitare la libertà di opinione e di espressione, le manifestazioni
pacifiche e la libertà di associazione.
I magistrati hanno rilasciato alcuni degli
arrestati negli ultimi giorni, ma hanno
ordinato la detenzione per inchieste
pendenti sulla base di false accuse.
Le organizzazioni firmatarie hanno ripetutamente chiesto l’abrogazione della
legge sulle proteste e fatto pressione sul
Ministro degli Interni perché cessino le
violazioni al diritto di assemblea e manifestazione pacifica. Chiedono inoltre
alla procura di smettere di usare accuse
false per perseguitare attivisti e dissidenti
politici e di cessare l’uso della detenzione
preventiva come misura punitiva. Consideriamo lo stato responsabile della
protezione della vita e della sicurezza
dei manifestanti il 25 aprile.
Cairo Institute for Human Rights Studies; The Egyptian Initiative for Personal Rights; Alhaqanya Foundation
of Rights and freedoms; Arab Center
for Independence of the Judiciary and
the Legal Profession; Arab Network for
Human Rights Information; Arab Penal
Reform Organization; Association for
Freedom of Thought and Expression;
Egyptian Commission for rights and
freedoms; El-Nadeem Centre for the
rehabilitation of victims of violence and
torture; Foundation Of The Victims Of
Abduction And Forced Disappearance;
Habi Center for Environmental Rights;
Hesham Mobarak Law Center; National
Community for Human Rights and Law;
Nazra for Feminist Studies; Supporting
the Justice Foundation; The Egyptian
Center for Economic and Social Rights
3
solidarietàinternazionale
arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
Nelle Filippine repressione e
ingiustizia sono all’ordine del giorno
Il comunicato dell’associazione Arcsea, partner
di Arci Toscana nel paese
Arci Toscana porta avanti azioni di solidarietà e cooperazione internazionale nelle
Filippine da oltre 15 anni. Lo fa soprattutto
attraverso la raccolta fondi in quanto le
Filippine, uno tra i paesi più poveri al
mondo e con contraddizioni politiche e
sociali molto forti, non è tra le priorità dei
grandi donatori internazionali. I progetti
che abbiamo realizzato vanno da iniziative
per i diritti dei minori e delle donne nelle
baraccopoli di Manila, al sostegno alle
comunità native le cui terre sono sfruttate dalle multinazionali del legname e
militarizzate dal governo filippino. Nelle
scorse settimane i militari hanno sparato
contro una manifestazione di contadini
che reclamavano pacificamente gli aiuti
governativi promessi dopo l’ultimo tifone
che ha distrutto la regione in cui vivevano.
La repressione contro i contadini e gli
indigeni continua in modo sistematico,
accompagnata dalle persecuzioni che
subiscono gli attivisti dei diritti umani,
compresi i nostri partner. Nelle Filippine i
difensori dei diritti dell’infanzia condannano la recente ondata di violazioni dei diritti
dei contadini durante le manifestazioni di
protesta a Kidapawan, nella provincia di
North Cotabato, sull’isola di Mindanao.
La protesta pacifica è cominciata il 29 di
marzo, quando 6.000 agricoltori e le loro
famiglie hanno chiesto al governo provinciale di distribuire gli aiuti a coloro che sono
stati colpiti da 5 mesi di siccità, dovuti al
fenomeno El Nino. Il governatore di North
Cotabato non è riuscito a instaurare un
dialogo con i contadini, che reclamavano
i 15.000 sacchi di riso che gli erano stati
promessi attraverso il fondo per le calamità
naturali. Alle richieste degli agricoltori, la
risposta è stata la violenza. Al momento in
cui scriviamo, due sono le persone morte
in seguito alla decisione di aprire il fuoco
sui contadini. Almeno 79 sono le persone
arrestate arbitrariamente, incluse 3 donne
incinte e alcuni anziani. Noi dell’Associazione per i Diritti dell’Infanzia nel Sud-Est
Asiatico (ARCSEA) e la Salinlahi Alliance
for Children’s Concerns esprimiamo indignazione e preoccupazione per i figli dei
contadini che erano con loro durante la
manifestazione. Il trauma che la violenza
di stato ha causato a questi bambini è
incalcolabile. Il Children’s Rehabilitation
Center ha portato un primo supporto psicosociale a 55 bambini. Il sostegno per i
contadini di North Cotabato è arrivato dalle
celebrità, dalle organizzazioni popolari e
dai privati cittadini, ma non dal governo.
La lotta per la giustizia continua per i
contadini di Kidapawan, dal momento
che agli agricoltori illegalmente detenuti è
stata negata la libertà ed è stato richiesto
il pagamento di una cauzione di 12.000
Pesos filippini (circa 230 euro) per ciascuno
di loro. ARCSEA e Salinlahi chiedono di
continuare a supportare i contadini di
North Cotabato e i loro bambini attraverso
donazioni di riso, dichiarazioni pubbliche
di sostegno e l’utilizzo dell’hashtag #BigasHindiBala nei social media. Entrambe
le organizzazioni esortano le proprie reti e
l’opinione pubblica a reclamare cibo, terra
e giustizia per i bambini Filippini e le loro
famiglie. Chiediamo al nostro partner Arci
di continuare a darci supporto raccontando
le ingiustizie che la parte più indifesa del
popolo filippino sta subendo.
Spese militari mondiali in crescita
Pubblicati i dati SIPRI relativi al 2015: il totale dei fondi destinati
ad armi ed eserciti cresciuto dell’1% in termini reali
Una nuova ripresa della spesa militare
a livello mondiale. Questo suggeriscono
i dati pubblicati dall’Istituto SIPRI di
Stoccolma. La crescita misurata nel 2015
si attesta circa sull’1% in termini reali.
L’ammontare complessivo delle spese
militari è stimato in 1.676 miliardi di
dollari, equivalenti al 2,3% del prodotto
interno lordo mondiale. Nel complesso i
primi 15 paesi di questa speciale classifica
spendono per eserciti e armi almeno 1.350
miliardi di dollari, equivalenti all’81% del
totale. In testa alla classifica gli Stati Uniti
che da soli investono poco meno di 600
miliardi di dollari e contribuiscono al 36%
della spesa militare complessiva. Dietro
di loro la Cina, che ha visto una crescita
annuale del 7,4% e poi l’Arabia Saudita,
che ha fatto crescere la propria spesa
militare del 5,7% . Una crescita dovuta
soprattutto agli investimenti per la guerra
in Yemen con acquisti anche di bombe
italiane. Pur superata dal budget Saudita,
la Russia ha comunque incrementato la
propria spesa militare del 7,5%.
Una tendenza, quella del 2015, probabilmente giustificata dai decisori politici
con gli attacchi terroristici in Europa
ed in Occidente e che continua quindi
nel solco delle scelte sbagliate di questo
millennio. La spesa militare mondiale è
stata infatti in continua crescita dal 2000
in poi, con un aumento di oltre il 50% in
termini reali proprio a seguito della ‘guerra
al terrore’ dichiarata dopo l’11 settembre
2001. Una ‘risposta armata’ che non ha
contribuito a risolvere i problemi, ma è
servita solamente a far crescere i fatturati
delle aziende a produzione militare. Tali
cifre, poi, sono relative ai bilanci statali,
da cui sfuggono i valori delle forniture di
armi a titolo gratuito e ai traffici clandestini
di armi piccole e leggere, che alimentano
conflitti in varie are geografiche.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il
SIPRI stima una spesa militare di poco
inferiore ai 24 miliardi di dollari, segnalando un brusco calo nell’ultimo decennio,
ponendo l’Italia al dodicesimo posto a
livello mondiale. Dati che però non devono
trarre in inganno poiché, proprio a causa
dei meccanismi opachi di finanziamento
della spesa militare italiana, probabilmente a Stoccolma non sono riusciti a valutare
la complessiva spesa militare italiana.
Mettendo in fila i dati dell’ultima legge di
Stabilità si raggiunge infatti un totale di
23,12 miliardi di euro corrispondenti ad
oltre 25 miliardi di dollari. Il motivo della
differenza con i dati del SIPRI sta forse
nei fondi ‘extra bilancio’ (in particolare
dalle missioni militari e dal Ministero
per lo Sviluppo Economico) su cui la
Difesa può contare. Preoccupa soprattutto
la possibile ripresa della spesa militare
mondiale ed europea (vanno ricordate
infatti le recenti ipotesi della Commissione
Europea di non considerare nel deficit la
spesa armata) che continuerebbe solo a
drenare negativamente risorse altrimenti
utili a costruire una vera sicurezza basata
su uguaglianza, diritti, lavoro, welfare.
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cultura
arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
No Rogo. Il 10 maggio l’Arci
promuove la lettura
di Federico Amico coordinatore nazionale Arci Diritti e buone pratiche culturali
Il 10 maggio 1933, nell’Opernplatz a Berlino, i nazisti fanno un grande rogo dei
libri non graditi alla loro folle ideologia.
Un atto simbolico di annientamento di
culture quale premessa a ciò che da lì
a poco sarebbe stato: l’annientamento
e la sottomissione di altri popoli per la
conquista del mondo.
In occasione del prossimo 10 maggio,
Arci intende promuovere una serie di
iniziative per la promozione della lettura.
Mutuiamo quindi il titolo e l’iniziativa
ideati dall’Arci di Cremona e promossi
anche da Arci Lombardia, No Rogo,
quale appuntamento nazionale in cui
far convergere le azioni sul territorio:
momenti di letture collettive in piazza,
accompagnate da presentazioni, dibattiti
e animazioni che si terranno in contemporanea. Una manifestazione che
ricorda un momento del passato avendo
ben presente l’attualità, realizzata per
tenere alto il valore anche simbolico del
libro inteso come libertà e possibilità di
espressione di idee e di pensiero, contro
ogni censura.In questo senso NO ROGO
diventa la metafora dei tanti NO che vo-
gliano dire: NO ai ROGHI delle guerre,
NO ai ROGHI delle intolleranze razziali,
NO ai ROGHI delle intolleranze religiose,
NO ai ROGHI delle intolleranze di genere.
SI ad un mondo solidale e disarmato.
«Non leggete, come fanno i bambini,
per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per
istruirvi. Leggete per vivere» (Gustave
Flaubert).
Il 10 maggio, di fronte al Parlamento,
una delegazione dell’Arci si ritroverà per
leggere una lettera aperta al Ministro
Franceschini che lo solleciti a rinnovare l’iniziativa per la messa a punto del
sistema bibliotecario quale elemento di
contrasto alla progressiva riduzione del
numero dei lettori.
L’Annuario Statistico Italiano 2015
dell’Istat (http://www.istat.it/it/archivio/171864) e ancor di più la scheda
La produzione e la lettura di libri in
Italia (http://www.istat.it/it/archivio/145294) rilevano che, se pur nella
ridotta contrazione della platea, si accresce il divario tra le regioni del nord
e quelle del sud. È tempo di far partire
quindi una spinta straordinaria a favo-
re dell’accesso universale alla cultura e
crediamo che le biblioteche, da quelle
statali a quelle locali, rappresentino un
formidabile veicolo universale e plurale di
cultura, l’unico oggi in grado di offrirla alle
persone al di fuori delle leggi di mercato.
In esse non ci sono monopoli editoriali
che tengano, troviamo di tutto e di più.
L’accesso al prestito e alla consultazione
in forma gratuita di testi, giornali, fumetti
è da considerarsi la porta principale da
cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È
la via d’accesso primaria all’integrazione
tra culture e condizioni sociali differenti,
è democratica, è orizzontale, è insomma
davvero per tutti.
È la via maestra da percorrere per approfondire, comprendere, crescere ed
emanciparsi in autonomia.
Invitiamo perciò tutti a prevedere il 10
maggio prossimo incontri e letture sul territorio in luoghi pubblici (piazze, autobus
e fermate dell’autobus, giardini, stazioni,
etc.) con l’obiettivo di raggiungere nuovi
futuri lettori e di intitolare a No Rogo
iniziative di lettura o presentazione di
libri che si svolgeranno in quel periodo.
Giornate della laicità: ‘Fare gli italiani’
Elogio del pensiero libero e critico
di Simona Silvestri Associazione Iniziativa laica
Si sono concluse domenica 24 aprile le
Giornate della Laicità 2016, aperte il 22
da un incontro con l’irriverente Premio
Nobel Dario Fo e chiuse da una lezione
magistrale della filosofa femminista Annarosa Buttarelli. Le Giornate sono state
un momento importante di riflessione
e incontro, con un grande successo di
pubblico. Fare gli italiani: questo il tema
intorno al quale si è sviluppata la settima
edizione del festival sui diritti civili e di
libertà, organizzato dall’Associazione
Iniziativa laica in collaborazione con
Arci Reggio Emilia.
Tra i partecipanti, alcuni tra i più importanti intellettuali italiani: Paolo Legrenzi,
Armando Massarenti, Carlo Flamigni,
Nicola Tranfaglia, Gaetano Azzariti, Mariarosa Buttarelli, PierfrancoPellizzetti,
Enzo Marzo, Jacopo Tondelli, Federico
Tulli, Enrico Donaggio, Maurizio Mori,
Demetrio Neri. Appare ormai evidente la
limitata capacità dello Stato di ‘costruire’
quello spazio pubblico di appartenenza e
cittadinanza, fondato su principi e valori
della Carta costituzionale, attraverso
la tutela della libertà di coscienza, del
pluralismo, della laicità, della garanzia
della libertà degli individui e dei corpi
sociali. Eppure quello spazio è fondamentale per rilanciare la formazione di
una cittadinanza matura e consapevole,
per ‘fare gli italiani’.
Costituzione e pensiero critico sono stati
i due concetti chiave dei dieci incontri
delle Giornate: da una parte il ruolo del
pensiero analitico nella formazione di
cittadini autonomi e maturi, dall’altro
la necessità di una riflessione più attenta
flash
Durante la seduta del Consiglio nazionale Arci del 30 aprile sarà possibile
acquistare l’ultimo libro di Luciana
Castellina Manuale antiretorico dell’Unione Europea. Da dove viene (e dove
va) quest’Europa. Per dirigenti e soci
Arci il prezzo, scontato, è di 15 euro.
sull’applicazione dei principi della Costituzione. Non è poi mancata una riflessione
sul ruolo delle donne nella costruzione
di una democrazia pluralista, attraverso
una consapevole rifondazione, realmente
paritaria, dei valori condivisi.
Uno spazio rilevante è stato dedicato
all’approfondimento storico, in collaborazione con Istoreco, su attese e disattese
di questi primi 70 anni di Repubblica
italiana. Il 24 è stato presentato il rapporto sulla presenza nelle sette televisioni
generaliste delle confessioni religiose,
mentre la ritualità laica è stata oggetto
dell’incontro con Janna Carioli e Francesca Ciampi, autrici di Civilmente. Le
Giornate si sono aperte con due incontri
dedicati alle scuole superiori. La buona
logica è stata una lezione sull’importanza
del pensiero critico.
Le Giornate della laicità sono parte di
Polìmero, un progetto di Arci Emilia Romagna realizzato in collaborazione con la
Regione Emilia-Romagna - Assessorato
alla Cultura.
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arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
migranti
Costruire ponti, non muri “Per
stare dalla parte buona della vita”
di Walter Massa coordinatore nazionale Arci Diritti migranti e richiedenti asilo
Diventa sempre più difficile fare finta di
niente. Anche il voto austriaco conferma
(se mai ce ne fosse stato bisogno) il
progressivo arroccamento dei singoli
stati membri verso politiche repressive nei confronti dei migranti in fuga
e a nulla sembrano servire le giuste,
occorre dirlo, parole del Presidente
del Consiglio e della Presidente della
Camera in proposito.
Parole di buon senso che sbattono (e
rimbalzano clamorosamente) contro
l’ennesimo muro di filo spinato costruito
proprio di fronte a casa nostra con la
netta sensazione che questo debba essere il primo atto simbolico del nuovo
governo ‘anti immigrati’ austriaco uscito
dalle urne lo scorso weekend. Muri che
non aiutano, muri che anzi aggravano
l’isolamento culturale della oramai sempre più vecchia ed impaurita Europa.
Un’Europa smarrita e sempre più debole.
Un’Europa sempre meno progressista,
sempre meno aperta al futuro, arroc-
cata sul proprio presente. Dell’Europa
che abbiamo provato a costruire pare
non esserci più traccia. Buon senso e
valori fondanti comuni, costruiti sulle
macerie di una guerra devastante, con
un cammino lungo mezzo secolo, si
stanno sfaldando come neve al sole.
Ha ragione il senatore Manconi quando
afferma che «l’immigrazione è la vera
e centrale questione politica mondiale.
Quella capace di modificare concretamente interi continenti e interi territori
nel giro di pochissimo tempo». Di questo
occorre seriamente discutere, e al più
presto. Cominciando a fare i conti con
i dati demografici di questa sempre più
vecchia Europa, vecchia e conservatrice,
quando non reazionaria.
In forte contrasto con quanto è emerso
nella campagna elettorale per le primarie
presidenziali negli Usa, che è stata in
grado di sdoganare un nuovo, credibile
socialismo attraverso la formidabile
campagna elettorale di Sanders e, mi
#openbrenner
L’Austria ha già iniziato i lavori per
costruire il muro sul Brennero che bloccherà migranti e rifugiati provenienti
dall’Italia.
La barriera al confine non consentirà
corridoi umanitari per chi vuole raggiungere la Germania e potrebbe causare il moltiplicarsi di campi profughi
improvvisati al confine italiano.
Ed è forte il rischio di crisi umanitaria.
Chiediamo al cancelliere austriaco Werner Faymann di interrompere subito la
realizzazione del muro sul Brennero e di
avviare un dialogo con l’UE per trovare
soluzioni politiche.
Non permettiamo che si erigano ancora
muri dove dovrebbero nascere ponti.
Firma e condividi l’appello al link
http://www.progressi.org/brennero
Aderiscono: ARCI, Consiglio Italiano
per i Rifugiati (CIR), Unione Forense per
la Tutela dei Diritti Umani (UFTDU),
Associazione Diritti e Frontiere (Adif),
Associazione per gli Studi Giuridici
sull’Immigrazione (ASGI) e Centro
Studi e Ricerche IDOS
sia concesso, grazie ad un decennio di
amministrazione Obama.
Intanto in Europa si torna a quel clima
cupo, razzista ed intollerante che ci
riporta al ‘900 e alle sue tragedie. Un
clima costruito sulla paura e su ricette
economico-sociali clamorosamente sbagliate, un clima sviluppatosi nel nostro
Paese prima che in altri, nelle forme
che abbiamo conosciuto in questi ultimi
vent’anni grazie ai partiti dell’odio e che
ha superato i confini e invaso il continente. Con questa Europa tocca oggi fare i
conti. Non me ne vorranno i sostenitori
dell’Europa federalista, ma il rischio è
che quella prospettiva - condivisibile oggi rischi di essere costruita sulla pelle
di chi fugge e fondata sull’odio contro
il ‘nemico straniero’.
Le immagini del Brennero sbarrato da
blindati e poliziotti, i muri di cemento
e filo spinato in giro per l’Europa ci
esortano al massimo impegno nel costruire invece ponti, connessioni e reti
in grado di mettere insieme un fronte
che si collochi «dalla parte buona della
vita», come ci avrebbe indicatoTom
Benetollo.
Questo proveremo a fare a Pozzallo, con
la seconda edizione di Sabir, connettendo nuovamente le questioni legate alle
migrazioni con l’utopia di una regione
Mediterranea protagonista del cambiamento e portatrice di pace e prosperità.
Verso questa prospettiva i paesi del
sud dell’Europa, per primi, dovrebbero
guardare e investire. A cominciare da
Italia e Grecia.
Il rischio, altrimenti, è quello di scivolare
in quella zona grigia dell’indifferenza
che, durante il secondo conflitto mondiale, tollerò deportazioni di massa,
violenze, guerra e distruzione. Che è
quanto, sia pure in forme diverse ma
altrettanto barbare, stiamo già vivendo.
Un mondo in cui i campi di concentramento sono tanti e disseminati tra
Europa, Medio Oriente e Africa e i campi
di sterminio sono i mari che ci separano
da altri continenti.
E dunque la nuova frontiera per noi
dell’Arci, in questo secolo, sta qui: accoglienza, solidarietà, giustizia, democrazia sono valori imprenscindibili
per il mondo che vogliamo ri-costruire.
Valori peraltro inseparabili dalla lotta
di Liberazione, dalla Resistenza e dalla
Costituzione su cui abbiamo costruito
la nostra militanza.
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arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
TTIP
Il TTIP contro i servizi pubblici
di Marco Bersani Attac Italia
«Per chi legge in buona fede il mandato
negoziale del TTIP, è del tutto evidente
che i servizi pubblici non sono oggetto di
negoziazione» era il leit-motiv dell’ex-viceministro allo Sviluppo Economico, Carlo
Calenda, prima di essere recentemente
nominato ‘ambasciatore’ del Governo
presso l’Unione Europea.
«A pensar male si fa peccato, ma spesso
ci si azzecca» verrebbe da rispondere
citando il famoso ‘belzebù’ della prima
repubblica. D’altronde, basta conoscere - per quel che è dato sapere, data la
segretezza ed opacità con cui vengono
condotti i negoziati - quanto previsto dal
TTIP per capire chi ha ragione.
Il trucco principale risiede nella definizione di ‘servizio pubblico’ adottata in
questi accordi.
Una definizione che si basa su due negazioni: a) non è servizio pubblico, quello la
cui erogazione può essere effettuata anche
da soggetti diversi dall’autorità di governo;
b) non è servizio pubblico, quello per la
cui erogazione è previsto un corrispettivo
economico, anche una tantum.
Da queste designazioni emerge chiaramente come l’istruzione e la sanità non vanno
considerate servizi pubblici, in quanto
possono essere erogati anche da soggetti
privati, così come l’acqua, l’energia, i rifiuti
e il trasporto pubblico, in quanto per la loro
erogazione è previsto il pagamento di una
tariffa. Persino la tessera della biblioteca
di quartiere (5 euro/anno), essendo un
corrispettivo una tantum, ne fa decadere
il carattere di servizio pubblico.
Di conseguenza, il governo ha ragione
quando sostiene che i servizi pubblici
sono esclusi dai negoziati commerciali, a
patto che precisi che, per il TTIP, i servizi
pubblici sono solo i seguenti: l’amministrazione della giustizia, la difesa, l’ordine
pubblico e la definizione delle rotte aeree
internazionali.
Tutto questo non basta: dentro quasi
ogni capitolo dei negoziati TTIP troviamo elementi che vanno nella direzione
della privatizzazione dei servizi pubblici.
Vediamone solo alcuni: a) si passerà dagli
‘elenchi positivi’, sinora utilizzati negli accordi commerciali, all’approccio dell’elenco
negativo’; ovvero, mentre sinora erano i
governi a stabilire quali servizi mettere
sul mercato, da adesso tutti i servizi sono
soggetti a privatizzazione, salvo quelli contenuti in esplicite eccezioni; b) verranno
adottate le clausole standstill e ratchet: la
prima prevede l’impegno a non adottare
nella legislazione nazionale misure più
restrittive rispetto a quelle previste negli
accordi; la seconda prevede che un paese
non possa reintrodurre una determinata
barriera precedentemente rimossa su un
determinato settore; con buona pace del
referendum sull’acqua e di tutti i processi
di rimunicipalizzazione del servizio idrico
in corso in diversi paesi europei; c) saranno
impedite la libera distribuzione di acqua ed
energia per finalità di interesse pubblico,
così come gli obblighi di servizio universale previsti nei servizi postali; d) verrà
resa obbligatoria la gara internazionale
per ogni appalto pubblico, con la fine di
ogni fornitore locale e processi infiniti di
esternalizzazione.
Senza contare come il TTIP consenta
alle imprese di citare in giudizio, presso
arbitrati commerciali internazionali, i
governi e le autorità pubbliche per ogni
norma da queste considerata ostativa al
raggiungimento dei propri obiettivi di
profitto. Con buona pace del governo,
l’attacco ai servizi pubblici è dunque uno
degli obiettivi primari del TTIP. D’altronde,
se così non fosse e se i servizi pubblici
stessero tanto a cuore, può il governo
spiegare perché l’Unione Europea - e
dunque anche l’Italia - partecipa al TISA
(Accordo sul commercio dei servizi), altro
trattato segreto, il cui unico obiettivo è la
liberalizzazione totale dei servizi pubblici?
Non può farlo. Per questo dovranno essere le donne e agli uomini, di questo e di
tutti i paesi coinvolti dal TTIP, ad avere
il compito di fermarlo, difendendo i beni
comuni e reclamando un altro modello
sociale. Per il diritto di tutte e tutti a un
diverso futuro.
Il TTIP minaccia seriamente l’agricoltura europea
Il controverso accordo commerciale TTIP
in fase di negoziazione tra l’UE e gli Stati
Uniti potrebbe portare al disastro l’agricoltura europea. È la conclusione del nuovo
rapporto Contadini europei in svendita - I
rischi del TTIP per l’agricoltura europea
redatto da Friends of the Earth Europe.
Il rapporto analizza tutti gli studi più
recenti di impatto economico del Trattato
di partenariato transatlantico sul settore
agroalimentare europeo, e rivela come
possa rappresentare per esso una vera
e propria minaccia. Il TTIP aumenterà
le importazioni dagli Stati Uniti, con un
vantaggio per le grandi imprese Usa fino
a 4 miliardi di euro, mentre avrà pochi
benefici e per pochissimi grandi produttori europei, la maggior parte del settore
industriale. Lo studio mostra come mentre
il contributo dell’agricoltura al Pil europeo
potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di lavoro, quello
statunitense aumenterebbe dell’1,9%. Una
vera e propria ristrutturazione del mercato
che avrebbe effetti anche sulla gestione del
territorio e sulle caratteristiche del tessuto
produttivo agricolo europeo e italiano.
Si prevede, infatti, che il TTIP porterà
molti agricoltori in tutta l’UE a confrontarsi con una maggiore concorrenza e
prezzi più bassi da parte dei competitor
Usa, minacciando le aziende agricole di
tutta Europa, oltre ad avere un impatto
negativo sulle aree rurali e sugli interessi
dei consumatori. Per questo la Campagna Stop TTIP Italia sarà in piazza della
Repubblica a Roma il 7 maggio a partire
dalle 14.00 con una forte rappresentanza
di associazioni di produttori, dei lavoratoti
dei settori potenzialmente colpiti, e di
consumatori, e organizzerà in città un
Free TTIP Market dove sarà possibile
assaggiare e acquistare il buon cibo tipico
del nostro Paese, e parlare con i produttori dei rischi del TTIP. Mute Schimpf,
responsabile delle ricerche sull’agrifood
di Friends of the Earth Europe, spiega:
«La nostra preoccupazione concreta è
che l’agricoltura europea, nelle dinamiche
negoziali, venga sacrificata per chiudere
l’accordo TTIP a tutti i costi. Il rapporto
rivela anche che le lobby agroindustriali,
sia negli Stati Uniti sia in Europa, stanno
spingendo per un maggiore accesso ai
rispettivi mercati agricoli».
Gli Stati Uniti, in particolare, mirano
ad abbattere gli standard di sicurezza
alimentari e di benessere degli animali
in genere superiori in Europa.
Tuttavia, anche se si mantenessero gli
standard in vigore nell’UE, l’aumento delle
importazioni dagli Stati Uniti inonderà
i mercati europei, garantendo enormi
opportunità di esportazione e di profitti
per le aziende alimentari e gli allevamenti
Usa a scapito di quelli europei, e facendo
diventare per questi ultimi assolutamente
antieconomico rispettare le regole in
vigore.
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arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
5+2X1000
Nella giungla dei ‘per mille’ una grande
opportunità per l’Arci: il 2xMILLE
alle associazioni culturali
di Greta Barbolini responsabile nazionale Arci Politiche economiche
Una delle principali novità della stagione
fiscale 2016 di cui troppo poco si è parlato è la possibilità per il contribuente
di destinare un 2 x1000 ulteriore della
propria Irpef alle associazioni culturali.
L’anticipazione era stata data in occasione
della presentazione della legge di Stabilità
2016, a cui dovevano seguire, entro il 1°
febbraio, i relativi decreti attuativi che
avrebbero chiarito i requisiti e i criteri per
l’iscrizione nell’apposito elenco presso il
Ministero dei Beni e delle attività culturali
e del turismo. L’intenzione dichiarata
quella di concorrere con un pacchetto
di dispositivi, tra cui il 2x1000 alla cultura, ad un rilancio complessivo di un
comparto strategico per l’Italia sia dal
punto di vista delle politiche di coesione e
crescita dei cittadini sia dal punto di vista
economico. Erano i giorni degli attentati
di Parigi e delle manovre straordinarie
per la sicurezza che nella volontà del
governo dovevano andare di pari passo
al potenziamento della cultura.
A distanza di soli pochi mesi dall’annuncio
non si parla più di rilancio della cultura
come alternativa strategica al terrore e alla
chiusura identitaria e i decreti attuativi
sono arrivati solo a fine marzo, pochi gior-
ni prima dell’inizio della campagna fiscale,
in un quadro di totale disinformazione dei
cittadini e delle associazioni che hanno
avuto pochi giorni a disposizione per procedere all’iscrizione negli appositi elenchi.
Anche ora, a campagna fiscale avanzata,
assistiamo ad un grande silenzio informativo sulla possibilità di esplicitare una
ulteriore scelta a sostegno della cultura
anche da parte delle stesse organizzazioni
potenzialmente beneficiarie. In effetti
sono tante le incognite da sciogliere: nel
concreto come saranno selezionati i soggetti aventi diritto? Sarà data stabilità al
provvedimento anche negli anni a venire?
Sarà messo a sistema e armonizzato il
sistema sempre più complesso dei ‘per
mille’? Gli importi saranno assegnati in
modo trasparente e tempestivo? Pur con
tutti questi elementi di incertezza, sono
convinta che il 2x1000 alle associazioni
culturali rappresenti una importante
opportunità per il mondo delle associazioni culturali a cui finalmente, anche nel
campo delle scelte di devoluzione fiscale,
viene riconosciuta piena soggettività e
accresciuta rilevanza.
Penso anche che sostenere il dinamismo
delle associazioni culturali, spingendole
a stringere un rapporto di ulteriore prossimità e reciprocità con i cittadini sia un
fattore già di per sé positivo.
Il 2x1000 alle associazioni culturali rappresenta per l’Arci una grande opportunità per farsi conoscere, riconoscere e
sostenere sia dai suoi soci come dalla più
ampia cerchia di persone che conosce e
apprezza il lavoro della rete di circoli e
comitati Arci a vantaggio della qualità
della vita delle comunità locali.
Nell’attuale quadro di grande frammentazione in cui le reti nazionali culturali
sono spesso discontinue e poco efficaci,
l’Arci è forse l’unico soggetto che interpreta oggi in Italia la funzione integrata
di attore culturale fortemente impegnato
nel sociale. Il nostro è per definizione un
modo di fare cultura che crea coesione
sociale, rafforza la comunità, aiuta a
superare diffidenze e distanze.
Abbiamo quindi di fronte una importante opportunità che, se resa stabile, ci
aiuterà ad affermare il nostro modello di
fare cultura, a rilanciare e consolidare il
legame tra l’Arci e i suoi soci e cittadini
chiedendo a tante quante più persone di
fare crescere con l’Arci la cultura popolare,
la cultura per tutti.
Arcisolidarietà Rovigo: Asilo
notturno Arcobaleno per l’accoglienza
di profughi e senza casa
Arcisolidarietà Ora d’aria Perugia:
Uno sguardo al femminile
Arci solidarietà Rovigo è nata
nel 2000, per creare un coordinamento tra singoli, gruppi
spontanei, associazioni e circoli
che promuovono azioni di solidarietà verso tutti coloro che
vedono violati i propri diritti
civili e umani: immigrati, profughi, richiedenti asilo, vittime
di conflitti, persone disagiate.
Viene offerta ospitalità a chi non ha una casa e vive in condizioni
di povertà, promuovendo la sua autonomia e valorizzandone le
risorse personali, con un’attività non di carattere assistenziale
ma di accompagnamento all’emancipazione e alla responsabilizzazione. Finora sono state svolte iniziative di sensibilizzazione,
di formazione sui temi dell’intercultura, gestione dei servizi,
gestione diretta dell’asilo notturno Arcobaleno, con servizi di
sostegno agli ospiti; la Casa della Pace, la Coccinella che offre
ospitalità a donne con minori; la Rosa dei Venti, con alloggi
collettivi per nuclei familiari; laboratorio Formichina, con
finalità di formazione e inserimento lavorativo. Vi si svolgono
attività di stiro, cucito e riparazione bici. Dal 2015 è stato aperto
anche un centro diurno per senza dimora.
L’Associazione Arcisolidarietà Ora
d’aria di Perugia,
attraverso lo Sportello InformaCarcere, offre un servizio
trasversale rivolto
all’intera popolazione detenuta. Uno
sguardo al femminile è un servizio pensato per le detenute che hanno i propri
figli ospiti in Comunità educative e residenziali per minori.
Lo sportello opera all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario Capanne di Perugia attraverso l’ingresso di operatori
volontari tre volte alla settimana, presso la Sezione Femminile e Maschile, sia Circondariale che Penale dell’Istituto,
con l’obiettivo di far fronte ai diritti civili e sociali della
popolazione detenuta, fornendo consulenza psico-sociale,
contatti con gli avvocati, orientamento e disbrigo pratiche.
Il progetto Uno sguardo al femminile si concentra nella sezione
femminile del carcere e opera nel sostegno del nucleo familiare madre-minore offrendo servizi di accompagnamento, organizzazione
di giornate della genitorialità e realizzazione di attività culturali.
www.arcisolidarietarovigo.it
www.arciperugia.it
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campidellalegalità
arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
Acquisire saperi
e costruire cittadinanza
Continuiamo la pubblicazione delle schede descrittive
dei campi della legalità. Per ulteriori informazioni:
[email protected] - 0641609274
Campi del Sole
I Campi del Sole
si tengono a Pentidattilo e Rosarno
(Reggio Calabria),
da fine luglio a inizio settembre. Sono
realizzati in collaborazione con Libera
Reggio Calabria, associazione Pro Pentedattilo e Consorzio
Coop Sociali ‘Macrame’. Le attività si svolgono su due diversi beni confiscati alla famiglia Lamonte di Melito Porto
Salvo: il primo è ‘villa Placanica’, una grande villa assegnata
all’associazione ProPentedattilo, il secondo è il terreno di
10 ettari pertinente alla villa ed assegnato al consorzio di
coop sociali ‘Terre del Sole’. I volontari sono impegnati in
lavori pratici, dalle attività agricole alla pulizia del verde,
dalla manutenzione ordinaria ai piccoli lavori edili, e in
attività formative attraverso incontri con magistrati, forze
dell’ordine, giornalisti, scrittori, attivisti, associazioni,
parenti di vittime di ‘ndrangheta, e, in generale, con chi
quotidianamente testimonia con i fatti la sua lotta alla
‘ndrangheta. Non mancheranno, poi, serate di musica e
momenti di intrattenimento vari, accompagnati da occasioni
di socializzazione e svago.
Se non io chi
Campo della legalità a Mesagne
A Mesagne (Brindisi), dal 18 al 24
luglio, si tiene il
Campo della legalità a Mesagne. Il
progetto è realizzato in collaborazione
con Cgil, Spi-Cgil,
Libera, Città Futura
e Comune di Riace.
Le attività si svolgeranno all’interno
della Masseria Canali, un bene confiscato alla criminalità
organizzata e affidato alla cooperativa Terre di Puglia
- Libera Terra, che lo ha trasformato in una masseria
didattico-agricola. I volontari avranno l’opportunità di
contribuire alle attività di gestione della masseria, che si
pone l’obiettivo di diventare un vero e proprio Centro di
educazione alimentare e ambientale, per conoscere l’origine
dei prodotti della terra, educare al consumo consapevole
e a una corretta alimentazione, sensibilizzare al rispetto
della natura. Gli impegni dei volontari saranno sia di tipo
pratico, dalle attività agricole ai lavori di sensibilizzazione,
che di natura teorica, attraverso gli approfondimenti sui
prodotti agricoli della masseria e i laboratori di educazione
alimentare.
Terra di lavoro e dignità
Il campo Se non io chi si tiene a Catania, nel quartiere Librino, dal 24 giugno al 3 luglio. È realizzato in collaborazione
con le associazioni Manitese Catania e Punteruolo TDO.
Le attività del progetto si svolgono presso il Campo San
Teodoro Liberato, un bene di proprietà del Comune etneo,
affidato ad Arci Catania per la realizzazione di un centro di
recupero e riciclaggio dei rifiuti: la Fabbrica Interculturale
Ecosostenibile del Riuso. I partecipanti sono coinvolti in
opere agricole di pulitura del terreno e preparazione per
colture successive, e opere manuali di costruzione di alcuni
capanni destinati a vari utilizzi. Il campo prevede, poi, la
partecipazione ad un laboratorio teatrale, a cura del Teatro
dell’Oppresso, che tratterà le tematiche del lavoro al sud
e delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nello
sfruttamento dei lavoratori stranieri e nel settore dello
smaltimento dei rifiuti.
Il campo Terra di
lavoro e dignità
si tiene a Caserta, da fine luglio
a fine agosto. È
realizzato in collaborazione con
Spi-Cgil, Nero e
non solo onlus,
Agrorinasce, Comune di Parete e
Comune di Santa Maria La Fossa. Le attività si svolgono
all’interno di un bene situato nel territorio del comune
di Santa Maria La Fossa, confiscato ai boss camorristici
‘Sandokan’ e ‘Cicciotto e Mezzanotte’.
Si tratta di un ampio terreno che si trova in pianura, vicino
al fiume Volturno, al centro del quale sorgeva una piccola
azienda bufalina anch’essa confiscata.
L’obiettivo del progetto è quello di mettere insieme il
recupero e riutilizzo di un bene sottratto alla camorra con
l’impegno contro lo sfruttamento lavorativo degli immigrati
in agricoltura.
Le attività previste dal campo consistono in lavori agricoli,
studio e formazione sull’impegno nell’antimafia sociale,
animazione nelle comunità locali e pratiche di stili di vita
sani. Quest’anno i volontari saranno impegnati anche nelle
attività per realizzare un allevamento di lumache.
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arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
daiterritori
Il concorso fotografico
‘Arrivi e (ri)vivi’
Arci Ancona organizza il concorso fotografico Arrivi e (ri)vivi. Il concorso
è stato realizzato con la collaborazione
attiva dei volontari del servizio civile,
poichè rientra anche nelle finalità del
loro progetto. I ragazzi tengono molto a
questo evento, perché la conclusione del
concorso e la serata di proclamazione
del vincitore coincideranno con la fine
della loro esperienza.
Scenario di ispirazione del concorso è
Ancona, città portuale, luogo di arrivi
e partenze. Il concorso si rivolge a chi
è nato, vive o è ‘approdato’ ad Ancona
per i più svariati motivi.
In un caso, proponiamo di raccontare,
attraverso la fotografia, il proprio punto
di vista, un’emozione, un ricordo, la
propria esperienza sull’arrivo ad Ancona
e tutto ciò che ne è conseguito. Da un
lato, l’approdo a una realtà ‘altra’ in cui
gran parte di ciò che si vive è novità e
cambiamento. Dall’altro, una realtà
in cui si possono rivivere emozioni,
ricordi e sensazioni familiari che ci
fanno sentire a casa.
Nell’altro caso, invece, chi è originario del posto, può aver vissuto questa
esperienza al contrario, ovvero è partito
e una volta tornato ha ritrovato il suo
ambiente consueto, rivivendo emozioni
e ricordi proprio come coloro che hanno
fatto di Ancona la loro città ‘adottiva’.
Tra i motivi che hanno portato alla
realizzazione di questo progetto c’è la
volontà di dare spazio alla creatività e
alla voglia di raccontarsi attraverso la
fotografia. Questo mezzo espressivo
permette infatti di immortalare visivamente un pezzo della propria storia,
offrire un punto di vista sulla realtà
circostante, lasciando allo stesso tempo
ampio margine di interpretazione e di
confronto. L’obiettivo è quello di coinvolgere un pubblico ampio e variegato,
tra cui studenti (fuori sede, erasmus,
borsisti, ecc.); lavoratori (pendolari o
fissi); persone di qualunque nazionalità
trasferitesi ad Ancona; comunità di
immigrati. Concetto chiave del concorso
è la dimensione della familiarità, come
ricerca di equilibrio e benessere, così
come di integrazione.
Il concorso è gratuito e aperto a tutti/e,
senza limiti di età. I partecipanti potranno inviare non più di 3 fotografie tramite
Wetransfer [https://www.wetransfer.
com/] all’indirizzo email: arrivierivivi@
gmail.com entro e non oltre il 30 maggio. Alle foto vanno allegate scheda di
partecipazione ed eventuale liberatoria.
La serata di premiazione sarà nel mese di
giugno, presso il Lazzabaretto di Ancona.
Il vincitore si aggiudicherà una tessera
per ingresso gratuito a tutta la stagione cinematografica del Lazzabaretto
2016. Il secondo e terzo classificato,
invece, riceveranno la stampa delle
foto presentate.
www.arciancona.org
Quinta edizione del festival
delle band novaresi
Quest’anno il circolo Arci Big Lebowski
si prepara alla quinta edizione di una
rassegna musicale che negli anni lo ha
visto affermarsi come il festival di musica indipendente più importante della
città e della provincia, unendo cultura
ed impegno sociale.
Nato con il nome di Festival delle band
Novaresi, o più semplicemente FDBN, ha
visto esibirsi sul suo palco nel corso delle
passate edizioni, oltre a praticamente tutte
le realtà musicali del novarese, importanti
ospiti come Luminal, Giuliano Dottori,
Omar Pedrini, Il Disordine delle Cose.
Trasformandosi in un pilastro dell’aggregazione giovanile nel quartiere di S.
Agabio e dell’intera città.
Il programma di questa edizione prevede
tre giorni intensi, nei quali i volontari
del circolo cercheranno di riproporre
al pubblico uno spettacolo diciamo un
po’ ‘circense’, dove i giocolieri saranno
i musicisti con i loro strumenti e le loro
canzoni.
Tra le band che si esibiranno super ospiti
saranno venerdì i brasiliani trapiantati a
Milano Selton, e sabato i Black Beat Movement che presenteranno il loro ultimo
album Love Manifesto. Mentre la squadra
novarese sarà ben rappresentata da Park
Avenue, Pop James, Maznada, Triciclo
Musical, Michael Mustone e Abanero
acustic trio.
La tre giorni inizierà giovedì 28 e si concluderà sabato 30 aprile. Per tutte le info
registrarsi presso la pagina facebook del
circolo dopodichè non vi resta che godervi
«lo spettacolo più bello».
Evento fb : https://www.facebook.com/
events/174211886285638/
in più
Un Banco
di solidarietà
Ravacciano (SI) - Un Banco
di prima necessità e della solidarietà al
Circolo Arci di Ravacciano per aiutare
con beni alimentari le persone che vivono in difficoltà economica. È quello
aperto da alcune settimane presso lo
spazio in via Duccio di Buoninsegna,
mettendo a disposizione un piccolo
minimarket frutto della collaborazione
fra il Circolo Arci, ArciSolidarietà e il
supermercato Simply di Ravacciano. Lo
spazio è accessibile tutti i giorni dalle
ore 15.30 alle 23.30. Al suo interno
si potranno trovare prodotti a lunga
conservazione e facile stoccaggio, come
pasta, riso, olio, pelati, caffè, scatolame, salumi e formaggi sottovuoto.
«Il Circolo Arci di Ravacciano - spiega
la presidente Miranda Ballini – rappresenta un luogo di ritrovo e socializzazione all’interno del quartiere e
abbiamo voluto renderlo ancora più
vicino alla comunità aiutando con beni
di prima necessità chi vive in situazione difficile. Un’esperienza positiva
che ha unito soggetti diversi intorno
al valore della solidarietà, da sempre fra i principi ispiratori dell’Arci».
Prima del Primo
Bologna - In giro per la città, con
carri, biciclette e musica per celebrare la
Festa dei lavoratori ‘Prima del Primo’. A
Bologna il 30 aprile una sfilata cineticosonora invaderà le strade del centro,
organizzata da Orchestra Senzaspine
insieme ai promotori della settima edizione del Bike Pride, la parata dell’orgoglio ciclistico che si svolgerà l’8 maggio.
Si parte alle 14.30 da Piazza Maggiore
dove i musicisti guideranno i partecipanti al ritmo di musica classica,
swing, rock e pop verso il Mercato
Sonato, l’ex mercato ortofrutticolo trasformato dall’Orchestra Senzaspine
in uno spazio culturale dedicato alle
arti e alla promozione della musica.
Suoneranno su due palchi in un’esplosione di suoni e strumenti musicali.
Ci sarà spazio anche per il teatro e la
danza popolare, oltre a giochi e spettacoli di burattini per i più piccoli.
La sera tutti i musicisti si sono convocati
per la Jam Session più grande della città,
in cui la musica si farà insieme, con tutti
quelli che avranno voglia di portare uno
strumento e suonare con i musicisti
dell’Orchestra Senzaspine e i gruppi
che partecipano al ‘Prima del Primo’.
FB - Mercato Sonato
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arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
culturascontata
i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t
a cura di Enzo Di Rienzo
Botero. Via Crucis. La
passione di Cristo
Roma - Palazzo Esposizioni, fino
al 1 maggio. Via Crucis. La Passione di
Cristo è un ciclo di opere realizzate da
Fernando Botero tra il 2010 e il 2011.
Nella serie, composta da 27 olii e 34
opere su carta, esposta in numerosi
Paesi tra l’America e l’Europa, emerge
la tematica presente in Botero sin dalla
sua infanzia e gioventù, in Colombia,
immersa nell’abbondanza d’immagini
religiose, tanto nell’ambito pubblico
che in quello privato.
www.palazzoesposizioni.it
Stefano Cagol - Works
1995/2015
Trento - Galleria Civica, fino al
12 giugno. Negli spazi della Galleria
Civica di Trento le principali tappe della
ventennale carriera di Stefano Cagol
sono ripercorse per la prima volta in
uno sguardo d’insieme. L’esposizione
mette a fuoco un’attività sviluppata su
direttrici internazionali e frutto di una
fitta presenza in esposizioni, interventi
pubblici, residenze e pubblicazioni.
www.mart.tn.it
Body Worlds
Genova - Porto Antico di Ge-
nova - Modulo 1 dei Magazzini del
Cotone, fino al 31 maggio. La mostra,
ideata dal medico tedesco e scienziato
Gunther von Hagens, dedicata al Vero
mondo del corpo umano, è un appuntamento da non perdere, un successo
sancito dal record di presenze, più di
40 milioni di visitatori in oltre 100
città nel mondo, che permetterà di
conoscere la straordinaria sinergia tra
gli organi e gli apparati anatomici che
rende possibile la vita.
genova.bodyworldsinthecity.it
Mario Giacomelli
Roma - Museo di Roma, fino al
29 maggio. La figura nera aspetta il
bianco, la grande mostra antologica
propone per la prima volta a Roma un
viaggio appassionante nella fotografia di
Mario Giacomelli, nella sua arte, nella
sua intima e profonda poesia, nel suo
furore creativo. La mostra, promossa da
Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è prodotta da
Fondazione Forma per la Fotografia, in
collaborazione con Archivio Giacomelli
di Senigallia.
www.museodiroma.it
società
Per una stagione
di referendum sociali
di Paolo Carsetti Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua
In due anni di governo Renzi, abbiamo
visto applicare nei fatti la famosa lettera della BCE del 2011, ispirata da una
ferrea logica neoliberista. Su questa
base, si è attaccato il ruolo della scuola
pubblica, privatizzati beni comuni e
servizi, aggredito l’ambiente, a partire
dalle trivellazioni e dal moltiplicarsi degli
inceneritori, abbattuti i diritti del lavoro.
Con la controriforma costituzionale,
poi, si progetta di rendere permanente
quest’impostazione, passando attraverso
la riduzione degli spazi di democrazia e
il primato del potere esecutivo. Queste
scelte sono passate anche perchè si è fatto
pesare il ricatto della crisi; e tutto ciò in
un quadro di debolezza della politica e di
frammentazione delle mobilitazioni e dei
soggetti che hanno provato a contrastarle.
Attraverso la campagna sui referendum
sociali vogliamo provare ad invertire
questa tendenza, in primo luogo rilanciando la mobilitazione diffusa contro
quelle scelte. Soprattutto iniziando a dare
gambe a un processo di connessione e
costruzione di legami tra i soggetti che
hanno animato l’opposizione a quelle
politiche. Da qui, pur con la consapevolezza della nostra parzialità, nasce la
nostra idea di lanciare un’alleanza sociale
dei movimenti per la scuola pubblica, di
quello per l’acqua, della campagna contro
la devastazione ambientale che si oppone
alle trivellazioni e dal movimento che si
batte contro il piano nazionale inceneritori. In questo quadro, collochiamo anche
l’opzione dello strumento referendario
per abrogare le parti peggiori della legge 107 sulla scuola, la legislazione che
consente le trivellazioni in mare e in
terraferma, quanto prevede lo Sblocca
Italia rispetto ad un piano strategico per
nuovi inceneritori e una grande raccolta
di firme per una petizione popolare che
vuole contrastare la ripresa dei processi
di privatizzazione dell’acqua e dei beni
comuni promossa attraverso il decreto sui servizi pubblici locali attuativo
della legge Madia e lo stravolgimento
della legge d’iniziativa popolare per la
ripubblicizzazione dell’acqua compiuta
alla Camera il 20 aprile scorso con l’approvazione di un testo completamente
diverso dall’originale.
È questa un’iniziativa che, muovendo
dalla loro autonomia, prevede che si
costituiscano comitati referendari composti da movimenti e soggetti sociali e
comitati di sostegno in cui trovano posto
anche i soggetti politici che concordano
con i referendum. Con la nostra iniziativa, incrociamo anche il tema della
democrazia e della sua espansione, che è
legato all’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum (e della raccolta firme) sociali, pur
nella sua dimensione autonoma, vuole
contribuire anche alla campagna per il
NO alla controriforma istituzionale nel
referendum confermativo che si terrà in
autunno, con la convinzione che parlare
di democrazia non significa ragionare
solo di architettura istituzionale ma del
potere che hanno le persone di decidere
sulle scelte di fondo che riguardano gli
assetti della società.
Si apre una stagione di grande impegno,
che necessita della mobilitazione e dell’intelligenza diffusa di tante persone nei
territori volta a riprendere un rapporto
largo con tante persone e soggetti interessati ad uscire dalla crisi affermando
un’altra idea di modello sociale e di
democrazia.
www.referendumsociali.info
arcireport n. 15 | 28 aprile 2016
In redazione
Andreina Albano
Maria Ortensia Ferrara
Direttore responsabile
Emanuele Patti
Direttore editoriale
Francesca Chiavacci
Progetto grafico
Avenida
Impaginazione e grafica
Claudia Ranzani
Impaginazione newsletter online
Martina Castagnini
Editore
Associazione Arci
Redazione | Roma, via dei Monti
di Pietralata n.16
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