Rassegna stampa 19 aprile 2016

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Il Piccolo 19 aprile 2016 Regione " L'automedica a Santa Croce funziona " Delli Quadri ribatte agli operatori dopo i rilievi sulla scarsa conoscenza del territorio e sull’assenza di mappe aggiornate di Gianpaolo Sarti. TRIESTE. Nessun disagio, i soccorsi hanno funzionato correttamente. È il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria di Trieste, Nicola Delli Quadri, a prendere carta e penna per rassicurare sul servizio svolto dal 118 di Santa Croce, un mezzo che da qualche settimana è a disposizione per coprire anche Monfalcone e il territorio Isontino. Ma sulla cui efficienza avevano fortemente dubitato gli stessi operatori che guidano le ambulanze, contestando in una lettera la mancanza di una conoscenza adeguata della zona, di mappe e di navigatori satellitari aggiornati. Gli autisti dovevano viaggiare alla cieca, stando alla denuncia sottoscritta con tanto di firme in calce al documento: il nuovo servizio, protestavano gli operatori coinvolti nell’attività, si sarebbe trovato a fronteggiare «la scarsa conoscenza del territorio in cui si va a lavorare e il mancato aggiornamento dei navigatori satellitari», si legge nella lettera indirizzata pochi giorni fa ai vertici ospedalieri. Oltre «all’assenza di qualsiasi supporto cartografico». Niente di vero, ribatte in buona sostanza ora Delli Quadri, e tutto è filato liscio. «Dal 21 marzo è stata istituita un’automedica notturna aggiuntiva con sede di partenza da Santa Croce a seguito della riorganizzazione della Aas n. 2 Isontina -­‐ ripercorre il commissario straordinario dell’azienda -­‐ a copertura delle chiamate di soccorso gravi della zona ovest dell’altopiano della provincia di Trieste». Una novità pensata in particolare per potenziare il soccorso in quell’area, oltre che a sostegno della copertura del monfalconese. «Ad oggi abbiamo garantito tutte le emergenze nell’area provinciale triestina», rileva il manager. Sono 23 le chiamate a cui ha dato risposta la nuova ambulanza dalla data di inizio dell’attività fino a ieri. Nessun soccorso, invece, è stato chiesto dal Monfalconese. «Le modalità operative sono state discusse con tutti gli operatori coinvolti -­‐ ci tiene a sottolineare ancora Delli Quadri -­‐ ed è stata predisposta una nota formale che prevede come campo di applicazione dell’automedica solo ed esclusivamente il centro urbano di Monfalcone e non quello di Gorizia. Quindi non esistono mezzi di soccorso da Trieste a Gorizia». Ogni mezzo, assicura ancora il responsabile della sanità triestina, è dotato di navigatore satellitare: «Gli operatori sono in condizione di raggiungere le località di destinazione richieste», evidenzia. Delli Quadri ricorda anche che l’automedica di via d’Alviano «rimane sempre a disposizione del territorio della provincia di Trieste». Per la zona di Monfalcone, invece, «al fine di poter rispondere con appropriatezza alle chiamate da quell’area, le modalità operative prevedono che l’equipaggio si rapporti con la Centrale operativa di riferimento per la gestione della destinazione e nel rispetto delle procedure assistenziali condivise», rimarca il manager. «Oltre a quanto indicato dalle istruzioni operative ed agli strumenti a disposizione in tutte le automediche e ambulanze, il personale fa comunque riferimento alla centrale operativa anche per difficoltà logistiche. Tale attività dell’ambulanza avviene esclusivamente per i codici d’emergenza». La Lega presenta la sua ricetta contro le liste d’attesa UDINE. Serve più personale, da impiegare anche in orari serali e giornate festive, per abbattere le liste d'attesa. La Lega Nord con la consigliera regionale Barbara Zilli, confeziona una mozione per impegnare la giunta a farsi carico della carenza di addetti in corsia e dei conseguenti ritardi nell'erogazione delle prestazioni. In conferenza stampa a Udine, assieme al responsabile sanità del Carroccio Fabio Verzegnassi, Zilli cita il recente aggiornamento della Cgil sulla perdita di 479 dipendenti del Ssr Fvg nell'ultimo biennio e denuncia il riacutizzarsi del nodo liste: «In regione si registrano punte di oltre 300 giorni di attesa per una visita cardiologica e 180 per una neurologica. E ancora l'ospedale di Udine non riesce a prenotare una data certa per una mammografia bilaterale, mentre per lo stesso esame a San Daniele si deve aspettare più di 400 giorni». Un quadro critico che determina l'incremento del ricorso al privato e del turismo sanitario direzione Veneto. Una regione dove invece «si riscontrano esempi virtuosi di orari ampliati proprio per abbattere le liste d'attesa». Insomma, serve una nuova strategia, non basta aumentare i fondi alla sanità, «iniziativa debole e inadeguata perché non si può pensare che gli ospedali “hub” possano, alla luce della riforma, prendersi in carico le prestazioni che, causa tagli, verranno eliminate dagli ospedali “spoke”». Le sorprese peggiori, aggiungono Zilli e Verzegnassi, «potrebbero arrivare dalle liste d'attesa per gli interventi chirurgici». La mozione consegnata all'aula contiene dunque la richiesta di un tavolo tecnico «per definire le strategie organizzative volte all'abbattimento delle liste d'attesa e scongiurare la cronica fuga dei pazienti friulani nelle regioni contermini» e di una organizzazione tale da «incidere direttamente sulle modalità di gestione delle agende relativamente alle visite ambulatoriali e agli esami diagnostici». (m.b.) Pianeta Scienza Nuovi farmaci per le malattie rare Importante finanziamento americano all’Icgeb per la cura dell’atrofia muscolare spinale di Laura Strano. Il gruppo di Genetica Molecolare Umana diretto dal professor Franco Pagani ha ottenuto importanti riconoscimenti che testimoniano la capacità innovativa del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia di Trieste nella ricerca di nuove terapie per la cura delle malattie rare. L’Associazione americana per la cura delle distrofie muscolari ha infatti assegnato un finanziamento di 220mila dollari per un periodo di tre anni, per studiare una nuova strategia terapeutica per l’atrofia muscolare spinale e contemporaneamente la prestigiosa rivista Nature Communications ha pubblicato i primi risultati della ricerca in corso. Quest’anno l’Associazione americana per la cura delle distrofie muscolari -­‐ che promuove la ricerca nelle malattie neuromuscolari -­‐ ha premiato un solo progetto in Italia fra i 41 selezionati a livello internazionale. Pagani studierà una nuova strategia terapeutica per l’atrofia muscolare spinale con l’obbiettivo di sviluppare una terapia più efficace rispetto ai farmaci attualmente in sperimentazione clinica. Da vari anni il gruppo di ricerca diretto da Franco Pagani sta mettendo a punto “pallottole molecolari”, piccole molecole terapeutiche di acido ribonucleico (U1 Rna), per la cura di malattie rare e la correzione del difetto di base. Oltre all’atrofia muscolare spinale vengono studiate le nuove molecole con una indicazione terapeutica personalizzata in emofilia, fibrosi cistica, malattie cutanee e disautonomia familiare. Il lavoro del gruppo, che ha firmato l'importante studio pubblicato su Nature Communications, è consistito nella creazione di una molecola di U1 Rna in grado di riparare il danno causato dalla mutazione presente nel gene Smn2 nella atrofia muscolare spinale. Per la prima volta si è dimostrata l’efficacia terapeutica di questa nuova classe di farmaci in modelli di malattia. La molecola ha portato alla correzione del processo di maturazione dell'Rna messaggero, ripristinando la produzione della proteina Smn che è carente nei pazienti. «Si tratta di un approccio terapeutico mirato che attraverso pallottole molecolari agisce in prossimità della mutazione e che presenta un ottimo profilo di sicurezza ed efficacia» commentano i ricercatori. Il finanziamento triennale da parte dell’associazione americana rappresenta un importante riconoscimento del lavoro svolto dal gruppo di ricerca e permetterà nei prossimi anni di studiare come meglio veicolare questi nuovi farmaci. L'utilizzo di questa terapia nei pazienti richiederà che le “pallottole molecolari” vengano inserite in vettori virali, già ampiamente utilizzati in terapia genica, e testate in modelli di atrofia muscolare spinale. I risultati incoraggianti ottenuti fanno sperare che questa strategia terapeutica possa superare la fase di ricerca in laboratorio e diventare una nuova classe di farmaci utile per la cura non solo della atrofia muscolare spinale ma anche di altre malattie rare. Il Dna sintetico che conserva libri e informazioni di MAURO GIACCA. C'è una nuova frontiera nei sistemi digitali di conservazione dell'informazione. Non è fatta di chip di silicio, nastri o supporti magnetici, ma nientemeno che di Dna. Perché stupirsi, in fondo, se il Dna ha una storia di 3,5 miliardi di anni ed è la base dell'informazione genetica di tutte le specie viventi? Un filamento lungo a piacere e costituito da soltanto 4 componenti fondamentali (A, G, C e T, dalle iniziali dei nomi chimici del nucleotidi che lo formano) e in cui l'informazione è codificata secondo la sequenza con cui questi si susseguono, si presta a essere usato come materiale per archiviare i dati. Già nel 2012 George Church al Mit di Boston aveva generato un libro di 53,400 parole, 11 immagini e un programma applicativo sotto forma di sequenza di Dna, con un ingombro di un solo millimetro cubo. Aveva fatto meglio l'anno dopo, l'European Bioinformatics Institute, che aveva generato un Dna contenente più di 5 milioni di dati, tra cui tutti i 154 sonetti di Shakespeare, un audioclip del discorso di Martin Luther King "I have a dream" e, naturalmente, l'articolo di Watson e Crick su Nature, in cui nel 1953 descrivevano proprio la struttura del Dna. Un filo sottile (2 nanometri di spessore), con una straordinaria capacità di impaccarsi (i nostri cromosomi contengono più di 3 miliardi di nucleotidi in un volume molto ristretto), resistente al freddo e ai climi secchi (estraiamo Dna dai mammut di 60mila anni fa) e così resistente all'obsolescenza (è il meccanismo universale di preservazione dell'informazione in biologia), il Dna sembra proprio il materiale ideale per conservare dati per le generazioni future dovesse qualche tipo di apocalisse distruggere qualsiasi altra forma di immagazzinamento dell'informazione. E hard disk, flash memory, Dvd o Blu-­‐Ray non reggono minimamente il confronto se si considera la densità e quindi l'ingombro in cui i dati sono conservati. Se leggere la sequenza del Dna è diventato un processo comune (l'offerta standard sta raggiungendo la soglia di 1000 dollari per un intero genoma), ora stanno crescendo numero e quotazioni delle aziende che il Dna lo scrivono. La più lanciata sembra essere la Twist Bioscience di San Francisco, che ha appena raccolto 61 milioni di dollari per la sua tecnologia di sintesi miniaturizzata dei filamenti di Dna, con un offerta a 10 centesimi per nucleotide. Oltre a scrivere i materiali da archiviare, questo Dna sintetizzato a piacere è anche ora molto ricercato nei laboratori, per costruire a piacimento interi pezzi di cromosomi da inserire nelle cellule e modificarne le funzioni. Gorizia Raduno Fidas, arrivano 10mila donatori Sono attesi a Gorizia oltre 10.000 donatori di sangue alla sfilata nazionale di domenica. Sarà il momento culminante del 55° Congresso nazionale Fidas (Federazione italiana associazioni donatori di sangue) che si svolgerà a Grado il 22 e il 23 aprile e si concluderà, appunto, con la 35° Giornata nazionale del Donatore in programma a Gorizia domenica 24 aprile. A cento anni dalla presa del capoluogo isontino, città simbolo della Grande Guerra e del sangue versato in quella che fu definita “un’inutile strage”, i donatori Fidas si ritroveranno per testimoniare il valore del dono volontario, anonimo e gratuito. «Da sangue versato a sangue donato» è il leitmotiv che unirà i diversi eventi in programma, a partire dalla donazione collettiva di giovedì. Protagonisti i giovani Fidas che si daranno appuntamento in piazza Municipio a Gorizia per ricordare simbolicamente il primo conflitto mondiale e le sanguinose battaglie, di cui queste zone sono state teatro. E se i giovani militari del secolo scorso hanno versato il sangue, i giovani Fidas lo doneranno nell’unità mobile di raccolta “Egidio Bragagnolo”. «I donatori del Goriziano – spiega il presidente di Advs Gorizia, Feliciano Medeot -­‐ sono orgogliosi di ospitare il Congresso nazionale e danno il benvenuto ai rappresentanti delle associazioni consorelle di tutta Italia che parteciperanno ai lavori congressuali e alla giornata del donatore di domenica 24 aprile. Si tratta di un appuntamento fortemente voluto da tutta l’associazione». I rappresentanti degli oltre 462mila donatori di sangue Fidas, si ritroveranno a Grado per i lavori congressuali che si apriranno con la premiazione dei vincitori della VI edizione del Premio giornalistico “Fidas-­‐Isabella Sturvi”, riservato ai temi del volontariato e della donazione del sangue e patrocinato dall’Ordine nazionale dei giornalisti, dalla Federazione nazionale della stampa italiana, dal Centro nazionale sangue e dalla Simti, Società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia. Domenica, i donatori provenienti da tutta Italia, partendo dal Parco della Rimembranza, sfileranno lungo le strade di Gorizia per la 35° Giornata nazionale del Donatore che si concluderà in piazza Della Vittoria con la celebrazione della messa presieduta dall’arcivescovo di Gorizia monsignor Redaelli. (fra.fa.) Maxi ambulatorio a Cormons “sì” ai lavori per 122mila euro Il dg dell’Aas Pilati firma il decreto che dà il via libera al progetto esecutivo Il Centro per l’assistenza primaria (Cap) sorgerà nei locali dell’ex Radiologia di Francesco Fain. CORMONS. Habemus decreto. L’Azienda sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina ha (finalmente) dato il via libera al progetto definitivo/esecutivo relativo agli “Interventi per l’organizzazione dei Centri di assistenza primaria presso il distretto Alto Isontino di Cormòns”. La documentazione è disponibile nell’Albo pretorio online del Comune di Cormòns. Nel piano d’investimenti aziendali 2015, si legge nel decreto, è stato inserito un finanziamento specifico di 227mila euro per l’istituzione dei Cap di Grado e di Cormòns. Soldi che vengono suddivisi come segue: 135mila euro sono destinati a interventi edili e impiantistici; 92mila per acquisto di apparecchiature biomedicali, attrezzature ed arredi tecnico/economali e informatiche. Successivamente, la responsabile del Distretto Alto Isontino (Dai) di Cormòns, Marcella Bernardi ha stilato una relazione nella quale ha definito le caratteristiche e la dimensione dell’intervento, indicando altresì l’area del plesso di Cormòns opportuna ad ospitare i locali del centro. Questo ha permesso di procedere con l’elaborazione del progetto per adeguare alcuni locali dell’ex Radiologia del Dai di Cormòns per la creazione del Centro di assistenza primaria, secondo quanto dettato dalle legge regionale 17 del 2014. In questo contesto, interviene il decreto del direttore generale dell’Aas Bassa Friulana-­‐Isontina Giovanni Pilati che definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori per una spesa complessiva di 122mila euro. È confermato che il nuovo centro aprirà i battenti entro l’estate con l’obiettivo di fornire una nuova possibilità di primo soccorso a un’area, quella della cittadina collinare più i Comuni limitrofi, che interessa tra i 17 e i 20mila utenti. Insomma, una partita importante. «Il progetto -­‐ ha spiegato di recente l’Aas -­‐ prevede uno sviluppo progressivo che consenta, utilizzando risorse interne, in una fase iniziale, di collocare la Medicina generale, il Dipartimento di Prevenzione cui progressivamente aggiungere, come previsto dalla norma, altre possibilità di offerta sanitaria quali un point of care. Al momento attuale, non sono previsti investimenti strutturali in quanto gli edifici sono già disponibili». A lungo andare, l’obiettivo è che si arrivi all’apertura di otto Centri di assistenza primaria sul territorio isontino e non è escluso che anche Gorizia (ma non ci sono conferme da parte dei vertici aziendali) possa ospitare un simile servizio di assistenza territoriale. Tali servizi, è stato spiegato recentemente durante la riunione della commissione consiliare sanità, garantiranno inizialmente per 10 ore al giorno la presenza di medici di medicina generale, di infermieri, di specialisti e di strumenti diagnostici anche per diminuire gli accessi impropri al Pronto soccorso. «L’infermiere -­‐ furono le parole del direttore centrale Salute Regione Fvg, Adriano Marcolongo -­‐ non servirà per fare solo iniezioni ma anche per fare prevenzione. È una rivoluzione». Messaggero Veneto 19 aprile 2016 Regione Cro di Aviano primo nel 5 per mille Incassi per 3 milioni E’ l’ente preferito dai contribuenti in termini di scelte Soldi a tutti i 216 Comuni. Udine incassa 48 mila euro di Maura Delle Case. UDINE. Per molti il gesto è ormai quasi automatico, pronto a compiersi, ogni nuova dichiarazione dei redditi. Vale per migliaia di cittadini del Friuli Venezia Giulia che, chiamati l’anno scorso a compilare la dichiarazione dei redditti (per l’anno fiscale 2014), non hanno dimenticato i propri Comuni di residenza, non le associazioni sportive dilettantistiche, non gli enti del volontariato e naturalmente nemmeno le realtà che si occupano di ricerca scientifica e sanitaria. Anzi, sono state come d’abitudine proprio queste ultime le più gettonate dai cittadini in sede di devoluzione del 5 per mille. A livello nazionale, ma anche regionale. A guidare questa particolare classifica in Fvg è il Centro di riferimento oncologico di Aviano, scelto da 71 mila 457 contribuenti per un valore di 3 milioni di euro circa. Un riconoscimento importante, a maggior ragione se lo si guarda nell’ambito della classifica nazionale che -­‐ restando in ambito sanitario -­‐ è guidata dall’Associazione nazionale per la ricerca sul cancro, scelta da 346 mila 863 persone. Il Cro segue a stretto giro, al sesto posto, mentre al 22esimo, dunque sempre entro le primissime posizioni, si piazza l’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, scelto da 11 mila 123 persone per un totale di 530 mila euro devoluti. La ricerca porta dunque a casa 3,5 milioni di euro, mentre la ricerca scientifica 238 mila 822 euro, divisi tra 15 diverse realtà, a partire dall’università di Udine che di questo tesoretto fa suoi circa 108 mila euro. I contribuenti non hanno dimenticato i loro Comuni di residenza che in tempi di tagli della spesa e risorse sempre più risicate non disdegnano il 5 per mille e anzi, iniziano non di rado a sensibilizzare i propri cittadini sull’importanza della devoluzione che deve essere reimpiegata in servizi relativi al sociale. I contribuenti nel 2015 si sono ricordati di tutti, segno di quale legame ci sia tra la gente e i municipi. Ognuno dei 216 enti locali della Regione è infatti stato “ricordato” in sede di devoluzione che ha generato un gettito complessivo di 721 mila 790 euro. Se a livello dello Stivale guida, naturalmente, Roma, seguita da Milano, Torino e Bologna, Trieste non arriva troppo distante. Si piazza infatti all’11esimo posto con 2 mila 53 scelte e 63 mila 684 euro di gettito. Seguono Udine, con mille 478 scelte e 48 mila 620 euro, Pordenone con 782 e 25,5 mila euro, e al 50esimo posto Gemona del Friuli, che mette in bilancio 21,4 mila euro ma che dal punto di vista del numero di scelte ne incassa più del capoluogo della destra Tagliamento, ben 987. Bisogna passare oltre Zoppola, che fa suo il 5° posto della lista regionale, con 764 preferenze e 16 mila euro di “bonus2, per arrivare a Gorizia: appena 409 scelte e 13,5 mila euro di gettito. Se si ricorda che il Fvg è una delle regioni più avanzate sotto il profilo del volontariato non stupisce verificare che è proprio alle associazioni impegnate su questo fronte che è andato l’anno passato il maggior numero di scelte. A beneficiare del 5 per mille sono infatti ben 896 sodalizi per un totale di 3,5 milioni di euro. La regina di questa classifica ci riporta ad Aviano, legata com’è a doppio filo al Cro. Si tratta dell’associazione Via di Natale onlus, che grazie alla sua attività lunga ormai anni ha saputo conquistare i friulgiuliani che ormai da anni la ricordano in sede di dichiarazione dei redditi. Risultato: il sodalizio è stato scelto nel 2015 da ben 5 mila 636 contribuenti per un importo totale di 157 mila 599 euro. Tra i sodalizi che la gente ha voluto premiare anche numerosi associazioni che si occupano di benessere animale, come la monfalconese “Cuccia” (50 mila 574 euro). Ultima ma non meno significativa la fetta di 5 per mille andata a oltre 350 associazioni sportive dilettantistiche. Come la Volleybas di Udine, 273 scelte e 10 mila 353 euro, l’Unione ginnastica goriziana, 185 scelte e 8 mila 292 euro, e ancora l’associazione polisportiva dilettantistica comunale di Chions, 200 scelte e 7 mila 388 euro. Infine una curiosità. Se ad aprire la classifica dei “nostri” beneficiari è come detto ancora una volta il Cro di Aviano, a chiuderla quest’anno è la Federazione del volontariato Fvg: la scelta di un contribuente vale al sodalizio 1,88 euro. Otto comitati di cittadini vogliono il referendum Dovranno raccogliere 15 mila firme per chiedere l’abrogazione della norma Il quesito dovrà essere vagliato dal Consiglio. «Tagliati posti letto e servizi» UDINE. Un referendum per abrogare in toto la riforma della sanità del Friuli Venezia Giulia. I vari comitati spontanei sorti a Gemona come a Latisana, a Gorizia come a Maniago, a Sacile come a Cividale, a Trieste e a Grado, hanno individuato l’arma da utilizzare per scardinare il nuovo sistema sanitario che la legge 17 del 2014 va a disegnare: il referendum, appunto. Ad informare della nuova mobilitazione è il Comitato referendario legge regionale sanità, in corso di formale costituzione, con portavoce Renata Zago di “Nascere a Latisana”, che raccoglie «le proteste e i malumori in tutto il Fvg» laddove sono stati segnalati «tagli di posti letto, funzioni e servizi». E se i cittadini protestano «sindacati e addetti ai lavori del settore sanità» condividono. «Di fronte agli atteggiamenti e prese di posizione della giunta Serracchiani -­‐ spiega Zago a norme del coordinamento -­‐ i comitati locali hanno deciso di unire le forze promuovendo un referendum per l’abrogazione integrale della legge. Noi crediamo -­‐ dettaglia l’intenzione -­‐ che sia necessario chiedere agli elettori di esprimersi su un tema così importante e delicato. La sanità investe tutti indistintamente, quindi i cittadini devono poter esprimere la loro opinione e ottenere adeguata e dovuta attenzione». A giudizio dei comitati al centro della riforma non c’è l’attenzione al malato, e sebbene concordino sul principio che l’ospedalizzazione deve essere ridotta al minimo, lamentano l’assenza di servizi alternativi sul territorio che, dalla riforma, vengono impoveriti mentre i pronto soccorso vengono intasati. Di fronte alle «promesse non mantenute» anche per quel che concerne i tempi di attesa e la disponibilità di ambulanze, ecco la risposta. Ora dalle dichiarazioni il comitato dovrà passare ai fatti, individuando i 500 promotori (iscritti ad almeno 3 circoscrizioni elettorali), formulando il quesito su cui dovrà esprimersi l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, quindi raccogliere le 15 mila firme necessarie a che il referendum venga indetto. Concludendo l’iter entro fine anno, il referendum potrebbe scattare tra aprile e maggio 2017. Lega: visite ed esami anche di sera e nei festivi di Michela Zanutto. UDINE. Visite specialistiche anche la sera e nei giorni festivi. Lo chiede la consigliera della Lega Barbara Zilli che insieme al responsabile Sanità del partito Fabio Verzegnassi ha presentato una mozione in merito. «In Fvg si registrano punte di oltre 300 giorni di attesa per una visita cardiologica e 180 per una visita neurologica -­‐ spiega Zilli -­‐. L’ospedale di Udine non riesce a prenotare una data certa, per esempio, per una mammografia bilaterale mentre per lo stesso esame a San Daniele l’attesa è di oltre 400 giorni. La salute non può essere condizionata da tempi infiniti di attesa che costringono inevitabilmente gli utenti a rivolgersi a strutture private, con garanzie di tempi di erogazione delle prestazioni ragionevoli». Per queste ragioni Zilli chiede «di implementare il servizio cercando di ampliare gli orari aprendo anche a visite ed esami in orario serale o festivo, ma soprattutto di portare nuove forze all’interno del comparto del sistema sanitario regionale che negli ultimi anni ha visto un evidente calo del personale sanitario». La critica però va anche alla riforma Telesca: «La riforma, che è ben lungi dallìessere attuata, dovrebbe dare risposte anche in questo senso. Ma lìimpressione è che accorpamenti e soppressione di doppioni portino solo ad aumentare tempi, disservizi e, soprattutto, costi. La recente maggiorazione delle risorse per il comparto è un’iniziativa eccessivamente debole e inadeguata per abbattere le liste d’attesa. Non si può pensare, a fronte di questi numeri, che gli ospedali hub possano, alla luce della riforma sanitaria, prendersi in carico tutte le prestazioni che a causa dei tagli verranno eliminate dagli ospedali periferici». Inoltre, ha aggiunto Verzegnassi, «la quantità dei fondi aggiuntivi è insufficiente considerando i continui mancati rinnovi contrattuali del comparto e che il personale nelle varie strutture copre già da molto tempo turni extra con incentivi ricavati e rinnovati di volta in volta sui budget delle rispettive aziende. Chiedere al personale un ulteriore sforzo è eccessivo considerato che in regione sono venuti meno 479 operatori nell’ultimo biennio. Siamo in una condizione in cui le risorse umane sono poche e alle quali chiediamo di coprire turni e attività extra». Udine Paolo Bordon saluta: sarà direttore sanitario all’azienda di Trento Cambio a sorpresa ieri a Pordenone. Al suo posto Giorgio Simon Il manager udinese ha superato la concorrenza di 100 aspiranti di Donatella Schettini. È arrivata come un fulmine a ciel sereno ieri la notizia che il direttore generale dell’Aas 5 Paolo Bordon lascerà l’incarico tra qualche settimana per diventare direttore dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari a Trento. Ha ottenuto il posto superando la concorrenza di 100 aspiranti di tutta Italia. La Regione ha già deciso chi sarà il suo successore: è infatti giunta nel giro di poche ore la nomina dell’attuale direttore sanitario, Giorgio Simon. L’ufficializzazione La nomina è stata effettuata ieri dalla giunta provinciale di Trento su proposta dell’assessore Luca Zeni. La commissione, incaricata dalla giunta di effettuare la selezione, ha lavorato a marzo vagliando i circa 100 curriculum pervenuti. Ci sono stati colloqui con i 10 migliori candidati ed è stata selezionata una rosa di 6 nominativi, tutti professionisti con grande esperienza, stilando un profilo con le caratteristiche di ognuno. Al termine del lavoro, il gruppo ha ritenuto che il professionista più adatto a ricoprire il ruolo fosse Bordon. L’interessato ha avuto 72 ore per accettare e, dopo attenta valutazione, ha detto di sì. Rilancio «Si apre una nuova fase di rilancio per la sanità trentina. Il nuovo direttore – ha detto l’assessore Zeni – possiede una notevole capacità organizzativa, necessaria per questo incarico, vista la complessità della nostra Azienda e del nostro territorio. Ha, inoltre, propensione all’innovazione, specialmente nel rapporto con il territorio, con attenzione alla cronicità, alle cure primarie, al rapporto col sociale e allo sviluppo di progetti legati a prevenzione e stili di vita. Ha dimostrato inoltre, nel corso della sua carriera, capacità di creare squadra, unendo l’apertura a nuove professionalità alla valorizzazione di quelle presenti, e propensione al dialogo e alla comunicazione nei rapporti con i cittadini, valorizzando il merito nelle scelte dei professionisti. Siamo certi che in tal modo saprà restituire nuove motivazioni agli 8 mila operatori, vero cuore della sanità trentina». Scelta La decisione di Bordon è stata presa «per motivi personali, per voler affrontare nuove sfide. A Pordenone mi trovo bene, ma alla mia età – afferma – volevo guardare fuori, avere stimoli e cercare un bel progetto in una realtà dove non conosco nessuno. Volevo ripartire da zero. Trento ha fama di essere un posto di valore, ho partecipato alla selezione e sono arrivato sino in fondo». Il direttore spiega che ha avuto soltanto 72 ore per decidere e che alla fine ha detto sì. «Ho scelto il Trentino per l’opportunità di una sfida professionale complessa ma appassionante – mette in evidenza –: non è la semplice guida di una delle tante aziende sanitarie, ma la possibilità di lavorare su un intero sistema socio-­‐sanitario, grazie all’azienda unica, con una visione d’insieme. Nelle prossime settimane mi confronterò con i tanti attori della sanità trentina, per costruire insieme una squadra consapevole della responsabilità che abbiamo verso i cittadini». Il congedo non è ancora stato fissato – avverrà tra due o tre settimane –, ma Bordon ci tiene a portare a termine due pratiche. «Intendo chiudere il bilancio del 2015 – sottolinea – e completare la trasformazione di Sacile». Addio al Fvg Per Paolo Bordon l’addio a Pordenone significa anche l’addio alla sanità regionale, nella quale ha lavorato per molti anni. E per questo ieri ha voluto rivolgere un ringraziamento. «Dopo 22 anni nel servizio sanitario regionale – rileva – ho deciso di accettare una nuova sfida, principalmente con me stesso, in una realtà diversa e fuori dei confini regionali. Desidero ringraziare, in ordine temporale, i presidenti Illy, Tondo e Serracchiani che in questi anni hanno creduto nelle mie capacità attribuendomi incarichi di vertice del Servizio sanitario regionale. L’importante opportunità che mi è stata offerta non sarebbe stata possibile senza la preparazione e la crescita professionale che il Servizio sanitario regionale mi ha garantito, per cui mi sento in obbligo di ringraziare principalmente Cesare De Simone, Lionello Barbina, Giorgio Ros e Paolo Basaglia che mi hanno tecnicamente formato e preparato per affrontare la nuova sfida che ho davanti e Gianpiero Fasola che, allora da assessore regionale, mi ha consentito di avvicinarmi all’affascinante mondo della sanità. Con molta emozione e gratitudine dovrei citare decine e decine di persone che mi sono state vicine con pazienza in questo lungo periodo di tempo dandomi molto non soltanto professionalmente, ma soprattutto umanamente. A tutte loro va un mio forte abbraccio». A Pordenone arriva Simon La Regione Friuli Venezia Giulia, a tempo di record, ha già indicato chi sarà il successore di Paolo Bordon: sarà l’attuale direttore sanitario Giorgio Simon che proseguirà nel lavoro cominciato dal predecessore. L’impegno nella destra tagliamento Rispettati i tempi di costruzione dell’ospedale Era stato inviato a Pordenone con un mandato particolare: quello di costruire il nuovo ospedale. E Paolo Bordon aveva preso l’incarico come una sfida: fare rispettare i tempi che la Regione gli aveva dato. «Adesso il nuovo ospedale ha un tracciato ben definito – afferma –, il progetto è stato approvato e la commissione nominata per la scelta dell’impresa che dovrà fare la progettazione esecutiva e avviare il cantiere sta lavorando». Un percorso cominciato nell’autunno di due anni fa con la gara per la progettazione e la demolizione dei padiglioni dell’ex caserma Martelli. A dicembre è stato deciso di unificare in un unico bando cittadella della salute e ospedale nuovo, con un maxi-­‐appalto da circa 170 milioni di euro. In queste settimane la commissione sta valutando le offerte per le ultime due fasi e si conta di affidare i lavori di costruzione delle strutture entro luglio. A fine anno è prevista la posa della prima pietra. Per la cittadella della salute ci vorranno circa due anni, per l’ospedale quattro anni e mezzo. (d.s.) «Misura il tuo respiro» Domani visite gratuite Promuovere la cultura della prevenzione, sensibilizzando la popolazione al rispetto della propria salute. Torna anche ad aprile la campagna «Misura il tuo respiro», realizzata dall’associazione Insufficienti respiratori Fvg onlus in collaborazione con l’ufficio «Città sane» del Comune. Come ogni terzo mercoledì del mese, anche domani, dalle 9 alle 12, il distretto sanitario di Udine, in via San Valentino 20, offrirà la possibilità di effettuare prove gratuite delle funzionalità respiratorie. Le visite, eseguite con la presenza di un medico pneumologo e di un tecnico della respirazione, sono gratuite e si svolgono senza impegnativa e senza prenotazione. Visto il grande successo riscosso dall’iniziativa e l’impossibilità di accettare prenotazioni nei giorni precedenti la prova, le persone interessate sono invitate a presentarsi all’ufficio informazioni del distretto sanitario di via San Valentino 20 (piano terra a sinistra) tra le 8 e le 8.30 della stessa mattinata per la prenotazione del test e il ritiro del questionario (le prenotazioni si accettano fino alle 9). «Il morso delle zecche» convegno a Cussignacco Il ciclo di incontri «I colori della natura: erbe, funghi e fiori» prosegue con un nuovo appuntamento dedicato alla biodiversità e al mondo naturale. Domani, alle 18.30, nella sala polifunzionale di via Veneto 164 a Cussignacco si parlerà di «Malattie infettive e non, trasmesse da morso di zecche». Il direttore del dipartimento diagnostico dell’azienda ospedaliera di Trieste Maurizio Ruscio approfondirà i potenziali rischi legati alle zecche nella nostra regione, soprattutto durante la bella stagione, gli effetti indesiderati e la relativa prevenzione, gli agenti infettivi (batteri, virus, ecc.) responsabili di malattie anche complesse, talora serie, non sempre facili da riconoscere, come la borreliosi (malattia di Lyme) e l’encefalite da zecca (Tbe). Il ciclo di incontri, realizzato dall’assessorato al Decentramento del Comune di Udine, è curato dall’associazione Micologia e Botanica Udinese. Tutti gli appuntamenti in programma sono a ingresso libero. Per informazioni: Puntoinforma telefonando allo 0432 1273717. Case e cittadella sanitaria così rivivrà l'ex ospedale L’intero quartiere, a eccezione dell’edificio storico, sarà demolito Serracchiani e Santoro: 40 alloggi per chi non ha diritto ad agevolazioni di Monica Del Mondo. PALMANOVA. Partiranno a breve i lavori nell’area dell’ex ospedale civile di Palmanova, ampia circa 10.000 metri quadrati. L’intero quartiere, l’“insula D10”, verrà demolito, a eccezione dell’immobile di fine 1800-­‐inizi 1900 che si affaccia sulla strada delle milizie. Poi partiranno i lavori di edificazione. E ieri, l’intervento è stato presentato a Palmanova, alla presenza della presidente della Regione Debora Serracchiani, dell’assessore regionale alle infrastrutture e territorio, Mariagrazia Santoro, e del sindaco Francesco Martines, perché si tratta del primo esempio di applicazione della legge regionale sul riuso che ha finanziato (in oltre 60 Comuni) il recupero di immobili privati dismessi o inutilizzati e ha dato vita a progetti di rigenerazione urbana. Le opere di ricostruzione riguarderanno da subito la parte destinata a edilizia, circa il 30% del totale dell’area: saranno realizzati 40 alloggi che saranno immessi sul mercato a prezzi regolati da una convenzione con il Comune che porteranno, al momento della vendita, ad un abbassamento dei prezzi di 30.000 euro ad alloggio. L’intervento residenziale infatti beneficia di un contributo regionale di 1.388.000 euro ottenuto dalla Mcp FriulCostruzioni, proprietaria dell’area, classificatasi prima (nella graduatoria delle imprese) proprio al bando regionale relativo a “Interventi di recupero, riqualificazione o riuso del patrimonio immobiliare privato in stato di abbandono o sottoutilizzato”. In un secondo tempo dovrebbero partire le opere nel resto del quartiere che, per le condizioni inserite nella variante edilizia dell’area, dovrà accogliere servizi, con un occhio particolare a quelli di carattere sociale e sanitario. L’architetto Fabio Legisa ha spiegato che l’area (sono stretti i contatti in tal senso con l’Aas 2) dovrebbe ospitare, nel blocco storico, il centro di assistenza primaria dove troveranno collocazione i servizi sanitari di base. Il resto dell’area potrebbe essere il luogo dove ospitare un moderno centro di ricerca per l’Alzheimer, che si occupi anche di formazione del personale e prevenzione. In un secondo tempo si penserà a un centro diurno o a una struttura che offra soluzioni a tutti gli stadi della malattia. «Il progetto di quest’area – ha concluso l’architetto – è in linea con l’idea di consumo zero di territorio, è in sintonia con la riforma regionale della sanità e con le linee di sviluppo della città». L’assessore regionale Santoro ha spiegato che la mossa vincente di questo progetto, che ha consentito all’impresa di arrivare prima nel bando indetto dalla Regione e ottenere un contributo che andrà ad abbattere il prezzo di vendita degli alloggi a beneficio diretto dell’acquirente finale, consiste nell’aver fatto sistema con tutti i soggetti coinvolti, a partire dal Comune. È stato così possibile arrivare alla realizzazione di un progetto di ampio respiro. «È un esempio di virtuosa collaborazione – ha spiegato la presidente della Regione, Serracchiani – tra pubblico e privato. Questa legge ha attivato strumenti che già esistono consentendo di rammendare l’esistente, ovvero avviare programmazioni a lungo termine che incidono sulla pianificazione urbanistica, sulle aree dismesse, sulle politiche per la casa. Abbiamo voluto colmare una fascia che risultava non raggiunta dai contributi per le abitazioni, quella fascia cioè di giovani coppie o di cittadini che hanno un reddito tale da non aver diritto agli alloggi popolari, ma che non possono neppure permettersi l’acquisto e la ristrutturazione di una casa». Il bando è stato inoltre aperto anche alle imprese perché «progetti di questa portata hanno bisogno di soggetti qualificati per farli». IL PIANO ATTUATIVO L’ok del Consiglio comunale con i dubbi dell’opposizione PALMANOVA. Nei giorni scorsi, in consiglio comunale, è stato votato il piano attuativo comunale relativo proprio al quartiere dell’ex ospedale, un piano che permette di partire con l’intervento, sul quale anche la Soprintendenza ha dato il proprio ok. Per la maggioranza quest’operazione, resa possibile dalla precedente approvazione della variante urbanistica relativa a quest’insula (la variante 61), ha il vantaggio di far ripartire un’area ferma e abbandonata dal 2001, di restituire all’uso pubblico la Strada delle Milizie e di puntare a destinare ampi spazi di quella zona a servizi di carattere socio sanitario. Sono infatti allo studio le possibilità di collocare in zona il centro di assistenza primaria (dove dovrebbero trovare spazio gli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri, la guardia medica e altro) e di realizzare qui un moderno centro Alzheimer (che si occupi della malattia nei suoi vari aspetti, dalla ricerca, alla degenza) con una serie di servizi ad esso collegati o rivolti alla popolazione anziana. La minoranza si è invece espressa contro il piano attuativo rimarcando come quel sito dovesse essere gestito in modo completamente diverso, criticando il limite posto sia agli indici di fabbricabilità sia alla destinazione residenziale dell’area, limitata al solo 30% del totale. «E infatti a partire – è stato più volte rilevato dall’opposizione – è proprio soltanto la parte dell’area destinata a spazi residenziali». (mo.d.mo.) Un poliambulatorio per tutelare la salute delle donne a Cividale Il sindaco Balloch: servizio privato che integra quello pubblico Le perplessità di Maria Cristina Novelli. Attesi i nuovi Centri di Lucia Aviani. CIVIDALE. L’offerta sanitaria cividalese si allarga, per quanto nell’area del privato, e conquista un tassello significativo e assolutamente inedito in loco: in un immobile fresco di ristrutturazione in via Patriarcato, la stradina che collega piazza del Duomo a piazzetta Garibaldi, è stato inaugurato sabato un poliambulatorio che «si propone – spiegano i medici coinvolti nel progetto – di dare una risposta integrata alle problematiche della donna nelle varie fasi della vita, dall’adolescenza alla gravidanza, fino all’invecchiamento». A due ginecologi, Arianna Adorati Menegato, titolare dello studio, e Gianfranco Battigelli, professionista molto noto nella città ducale, si affiancano un’ostetrica, Elisa Vuanello (che gestirà, fra l’altro, i corsi di accompagnamento alla gravidanza e di preparazione al parto, oltre all’assistenza nel delicato periodo del puerperio), un’endocrinologa, Maria Carpentieri, una psicologa/psicoterapeuta e sessuologa, Elisa Bastiani, e uno specialista in nefrologia e medicina interna, Massimo Adorati Menegato, già direttore della nefrologia dell’Azienda sanitaria Medio Friuli. Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del sindaco Stefano Balloch, dell’assessore alle politiche sociali Catia Brinis e del consigliere regionale e componente della commissione Fvg sanità Roberto Novelli. L’ambulatorio dispone di attrezzature diagnostiche e terapeutiche di ultimissima generazione ed è strutturato in modo tale da assicurare un pieno comfort alle pazienti in attesa. «In un periodo di forti cambiamenti nell’assetto della sanità in Friuli Venezia Giulia – ha evidenziato il primo cittadino, riferendosi alla legge di riforma del settore – iniziative di questo tipo, che si affiancano al servizio pubblico e ne integrano le proposte, possono contribuire a migliorare la risposta alla domanda di salute proveniente da Cividale e dal suo territorio». Concorda, ma non senza alcune puntualizzazioni, Maria Cristina Novelli, consigliera comunale (nel gruppo degli Indipendenti) e componente della commissione consiliare permanente per la salute: «Il punto – dichiara – è capire se il pubblico eroga servizi sufficienti a coprire i bisogni. Non si può che accogliere con favore la nascita di una realtà che garantisce prestazioni sanitarie di qualità, ma non è nemmeno possibile sorvolare sul fatto che in Italia, a oggi, il 10% della popolazione (secondo dati recenti) rinuncia a farsi curare perché non ha i soldi necessari. Speriamo, fra l’altro, che l’annunciato sistema del Centro di assistenza primaria – che dovrebbe essere attivato nel nuovo padiglione del nostro ospedale nel settembre 2016 – e quello della medicina di gruppo debuttino entrambi a breve». Primo soccorso a Cormons via libera agli investimenti L’Azienda sanitaria ha concesso gli interventi per l’organizzazione del centro di assistenza primaria Aprirà i battenti entro l’estate e avrà l’obiettivo di fornire un nuovo servizio a 20mila utenti di Francesco Fain. CORMONS. Habemus decreto. L’Azienda sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina ha dato il via libera al progetto definitivo/esecutivo relativo agli “Interventi per l’organizzazione dei Centri di assistenza primaria presso il distretto Alto Isontino di Cormòns”. La documentazione è disponibile nell’Albo pretorio online del Comune di Cormòns. Nel piano d’investimenti aziendali, si legge nel decreto, è stato inserito un finanziamento specifico di 227mila euro per l’istituzione dei Cap di Grado e di Cormòns. Soldi che vengono suddivisi come segue: 135mila euro sono destinati a interventi edili e impiantistici; 92mila per acquisto di apparecchiature biomedicali, attrezzature ed arredi tecnico/economali e informatiche. Successivamente, la responsabile del Distretto Alto Isontino (Dai) di Cormòns, Marcella Bernardi ha stilato una relazione nella quale ha definito le caratteristiche e la dimensione dell’intervento, indicando altresì l’area del plesso di Cormòns opportuna ad ospitare i locali del centro. Questo ha permesso di procedere con l’elaborazione del progetto per adeguare alcuni locali dell’ex Radiologia del Dai di Cormòns per la creazione del Centro di assistenza primaria, secondo quanto dettato dalle legge regionale 17 del 2014. In questo contesto, interviene il decreto del direttore generale dell’Aas Bassa Friulana-­‐Isontina Giovanni Pilati che definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori per una spesa complessiva di 122mila euro. È confermato che il nuovo centro aprirà i battenti entro l’estate con l’obiettivo di fornire una nuova possibilità di primo soccorso a un’area, quella della cittadina collinare più i Comuni limitrofi, che interessa tra i 17 e i 20mila utenti. Insomma, una partita importante. «Il progetto -­‐ ha spiegato di recente l’Aas -­‐ prevede uno sviluppo progressivo che consenta, utilizzando risorse interne, in una fase iniziale, di collocare la Medicina generale, il Dipartimento di Prevenzione cui progressivamente aggiungere, come previsto dalla norma, altre possibilità di offerta sanitaria quali un point of care. Al momento attuale, non sono previsti investimenti strutturali in quanto gli edifici sono già disponibili». L’obiettivo è che si arrivi all’apertura di otto Centri di assistenza primaria sul territorio isontino e non è escluso che anche Gorizia (ma non ci sono conferme da parte dei vertici aziendali) possa ospitare un simile servizio di assistenza territoriale. Tali servizi, è stato spiegato recentemente durante la riunione della commissione consiliare sanità, garantiranno inizialmente per 10 ore al giorno la presenza di medici di medicina generale, di infermieri, di specialisti e di strumenti diagnostici». Pordenone Bordon va a Trento Al suo posto Simon Cambio a sorpresa al vertice dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 5 Il direttore generale uscente: «Per me sarà una grande sfida professionale» di Donatella Schettini. E’ arrivata come un fulmine a ciel sereno ieri la notizia che il direttore generale dell’Aas 5 Paolo Bordon lascerà l’incarico tra qualche settimana per diventare direttore dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari a Trento. Ha ottenuto il posto superando la concorrenza di 100 aspiranti di tutta Italia. La Regione ha già deciso chi sarà il suo successore: è infatti giunta nel giro di poche ore la nomina dell’attuale direttore sanitario, Giorgio Simon. Ufficializzazione. La nomina è stata effettuata ieri dalla giunta provinciale di Trento su proposta dell’assessore Luca Zeni. La commissione, incaricata dalla giunta di effettuare la selezione, ha lavorato a marzo vagliando i circa 100 curriculum pervenuti. Ci sono stati colloqui con i 10 migliori candidati ed è stata selezionata una rosa di 6 nominativi, tutti professionisti con grande esperienza, stilando un profilo con le caratteristiche di ognuno. Al termine del lavoro, il gruppo ha ritenuto che il professionista più adatto a ricoprire il ruolo fosse Bordon. L’interessato ha avuto 72 ore per accettare e, dopo attenta valutazione, ha detto di sì. Rilancio. «Si apre una nuova fase di rilancio per la sanità trentina. Il nuovo direttore – ha detto l’assessore Zeni – possiede una notevole capacità organizzativa, necessaria per questo incarico, vista la complessità della nostra Azienda e del nostro territorio. Ha, inoltre, propensione all’innovazione, specialmente nel rapporto con il territorio, con attenzione alla cronicità, alle cure primarie, al rapporto col sociale e allo sviluppo di progetti legati a prevenzione e stili di vita. Ha dimostrato inoltre, nel corso della sua carriera, capacità di creare squadra, unendo l’apertura a nuove professionalità alla valorizzazione di quelle presenti, e propensione al dialogo e alla comunicazione nei rapporti con i cittadini, valorizzando il merito nelle scelte dei professionisti. Siamo certi che in tal modo saprà restituire nuove motivazioni agli 8 mila operatori, vero cuore della sanità trentina». Scelta. La decisione di Bordon, 52 anni, è stata presa «per motivi personali, per voler affrontare nuove sfide. A Pordenone mi trovo bene, ma alla mia età – afferma – volevo guardare fuori, avere stimoli e cercare un bel progetto in una realtà dove non conosco nessuno. Volevo ripartire da zero. Trento ha fama di essere un posto di valore, ho partecipato alla selezione e sono arrivato sino in fondo». Il direttore spiega che ha avuto soltanto 72 ore per decidere e che alla fine ha detto sì. «Ho scelto il Trentino per l’opportunità di una sfida professionale complessa ma appassionante – mette in evidenza –: non è la semplice guida di una delle tante aziende sanitarie, ma la possibilità di lavorare su un intero sistema socio-­‐sanitario, grazie all’azienda unica, con una visione d’insieme. Nelle prossime settimane mi confronterò con i tanti attori della sanità trentina, per costruire insieme una squadra consapevole della responsabilità che abbiamo verso i cittadini». Il congedo non è ancora stato fissato – avverrà tra due o tre settimane –, ma Bordon ci tiene a portare a termine due pratiche. «Intendo chiudere il bilancio del 2015 – sottolinea – e completare la trasformazione di Sacile». Ringraziamento. Per Paolo Bordon l’addio a Pordenone significa anche l’addio alla sanità regionale, nella quale ha lavorato per molti anni. E per questo ieri ha voluto rivolgere un ringraziamento. «Dopo 22 anni nel servizio sanitario regionale – rileva – ho deciso di accettare una nuova sfida, principalmente con me stesso, in una realtà diversa e fuori dei confini regionali. Desidero ringraziare, in ordine temporale, i presidenti Illy, Tondo e Serracchiani che in questi anni hanno creduto nelle mie capacità attribuendomi incarichi di vertice del Servizio sanitario regionale. L’importante opportunità che mi è stata offerta non sarebbe stata possibile senza la preparazione e la crescita professionale che il Servizio sanitario regionale mi ha garantito, per cui mi sento in obbligo di ringraziare principalmente Cesare De Simone, Lionello Barbina, Giorgio Ros e Paolo Basaglia che mi hanno tecnicamente formato e preparato per affrontare la nuova sfida che ho davanti e Gianpiero Fasola che, allora da assessore regionale, mi ha consentito di avvicinarmi all’affascinante mondo della sanità. Con molta emozione e gratitudine dovrei citare decine e decine di persone che mi sono state vicine con pazienza in questo lungo periodo di tempo dandomi molto non soltanto professionalmente, ma soprattutto umanamente. A tutte loro va un mio forte abbraccio». Continuità. La Regione, a tempo di record, ha già indicato chi sarà il successore di Paolo Bordon: sarà l’attuale direttore sanitario Giorgio Simon che proseguirà nel lavoro cominciato dal predecessore. Silenzio. La notizia è stata tenuta riservata sino all’ultimo momento: ieri mattina all’intitolazione della sala incontri del padiglione H al dottor Molaro niente faceva presagire l’addio. Bordon è intervenuto ricordando il medico, ma senza fare trapelare nulla. Pedrotti: «Dispiace, perdiamo un professionista di grande valore» Il sindaco: «Bene ha fatto la Regione a garantire subito la sostituzione». Bolzonello: «Abbiamo lavorato positivamente, in bocca al lupo» Il sindaco e presidente della Provincia, Claudio Pedrotti, abbozza. Se da un lato è convinto che la nomina a Trento sia un riconoscimento del valore di Bordon, dall’altro è profondamente dispiaciuto per quella che considera, a tutti gli effetti, «una perdita per il nostro territorio». «Mi dispiace davvero che Bordon vada via – dice Pedrotti – perché parliamo di un professionista di grande valore, che ha molto chiaro il modo di condurre le cose, e lavora per portare a casa quello che considera il bene con una determinazione invidiabile. Il suo sembrava un mandato sincronizzato con il destino dell’ospedale – analizza Pedrotti – ed è innegabile che abbia dato un contributo importante all’avanzare delle procedure». La scelta di Trento fa dire a Pedrotti che «il fatto che lui vada in un posto così importante e che gli darà chance anche per le diverse risorse a disposizione, è senz’aòtro un riconoscimento del suo lavoro per cui di questo non possiamo che essere contenti per lui». La linea scelta per il futuro piace comunque al sindaco. «Il momento per la nostra sanità è molto delicato, per cui ha fatto bene la Regione a dare a Giorgio Simon il testimone. Il dottor Simon già faceva parte dell’equipe del direttore generale per cui questo elimina problemi di trasferimento della conoscenza e di ritardi nei tempi di realizzazione del nuovo ospedale. Questa scelta consente una continuità nel lavoro di cui c’è assoluto bisogno per rispettare gli impegni». La costruzione del nuovo ospedale, come è stato ricordato più volte, è il cantiere più importante degli ultimi anni a Pordenone. L’augurio di buon lavoro a Bordon arriva anche dal vicepresidente della Regione. «Abbiamo lavorato benissimo con lui – è il commento di Sergio Bolzonello –, ma il dottor Bordon ha ricevuto un’offerta irrinunciabile da tutti i punti di vista. Non spetta a me spiegare le ragioni per cui ha accettato il nuovo incarico, io lo ringrazio per il percorso fatto nell’azienda pordenonese aiutandoci a sbloccare le procedure per il nuovo ospedale. Il suo team è di valore e in grado di proseguire quanto impostato finora. Chi verrà dopo di lui potrà quindi lavorare in piena continuità. A Bordon un in bocca al lupo per la nuova sfida. Il fatto che ora vada a Trento non significa che in futuro non possano crearsi nuove opportunità in regione». (m.mi.) Telesca: «Una successione nel segno della continuità» Il nuovo numero uno dell’Aas 5 Simon ricopriva il ruolo di direttore sanitario Sanvitese, laureato in medicina a Trieste, ha una lunga esperienza nel settore di Donatella Schettini. Nessuna vuoto di direzione alla Aas 5. A poche ore dalla notizia che Paolo Bordon avrebbe lasciato l’incarico per trasferirsi all’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, l’assessore regionale Maria Sandra Telesca ha annunciato che il nuovo direttore generale sarà l’attuale direttore sanitario, Giorgio Simon. La nomina sarà ufficializzata nella prossima riunione di giunta. La Regione ha scelto la strada della continuità. Una scelta fatta in “casa” per il nuovo direttore generale, nato a San Vito al Tagliamento, dove risiede, laureato in medicina e chirurgia a Trieste, con specializzazioni in pediatria e in statistica e programmazione sanitaria. Ha seguito corsi di perfezionamento anche in Gran Bretagna. Simon ha una lunga esperienza nel servizio sanitario regionale e nazionale ed è profondo conoscitore della realtà sanitaria, cooperativa e associativa del territorio provinciale, dove vive da sempre. Nella ormai scomparsa Azienda per i servizi sanitari 6 (adesso confluita nella Aas 5) è stato responsabile di distretto e punto di riferimento dell’area materno-­‐infantile, prima ancora di essere direttore sanitario. Per anni, inoltre, ha lavorato all’Agenzia regionale della sanità, in cui tra l’altro, con l’incarico di direttore di area, ha progettato, avviato e diretto i programmi di screening oncologici regionali e il registro tumori, oltre a programmi di gestione del rischio clinico e di audit civico. È anche componente del consiglio di indirizzo e verifica dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, del comitato etico regionale e di numerose commissioni tecniche. Già responsabile di numerosi progetti di ricerca italiani ed europei, a livello nazionale è stato componente della commissione salute della Conferenza Stato-­‐Regioni. Ha al suo attivo oltre 100 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e insegna all’università Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese). Nella sua sfera privata è anche presidente del consiglio d’istituto del liceo Le Filandiere di San Vito al Tagliamento. Nel motivare la nomina, l’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, spiega che si è voluta garantire la continuità. «Giorgio Simon – afferma – è un professionista molto conosciuto e apprezzato, radicato nella realtà sanitaria pordenonese: la figura più idonea per garantire continuità nella gestione e nell’azione di sviluppo dell’Azienda del Friuli occidentale, impegnata non soltanto nell’attuazione della riforma sanitaria, ma anche nella costruzione del nuovo ospedale». La presidente della Regione Debora Serracchiani e l’assessore Telesca hanno quindi espresso i migliori auguri di buon lavoro a Bordon per il nuovo incarico, così come a Simon, per una promozione «nel segno di un’operosa continuità». La grande opera Rispettati i tempi nell’iter per costruire il nuovo ospedale Era stato inviato a Pordenone con un mandato particolare: quello di costruire il nuovo ospedale. E Paolo Bordon aveva preso l’incarico come una sfida da affrontare ottenendo come risultato il rispetto dei tempi che la Regione gli aveva dato. «Adesso il nuovo ospedale ha un tracciato ben definito – afferma –, il progetto è stato approvato e la commissione nominata per la scelta dell’impresa che dovrà fare la progettazione esecutiva e avviare il cantiere sta lavorando». Un percorso cominciato nell’autunno di due anni fa con la gara per la progettazione e la demolizione dei padiglioni dell’ex caserma Martelli. A dicembre è stato deciso di unificare in un unico bando cittadella della salute e ospedale nuovo, con un maxi-­‐
appalto da circa 170 milioni di euro. In queste settimane la commissione sta valutando le offerte per le ultime due fasi e si conta di affidare i lavori di costruzione delle strutture entro luglio. A fine anno è prevista la posa della prima pietra. Per la cittadella della salute ci vorranno circa due anni, per l’ospedale quattro anni e mezzo.(d.s.) Cro, Sonego scrive a Stato e Regione Lettera al ministro Lorenzin e alla presidente Serracchiani: «Va integrato l’atto aziendale Non è la prima volta che lo fa e, probabilmente, non sarà l’ultima. Il senatore del Pd Lodovico Sonego ha scritto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e alla presidente della Regione Debora Serracchiani, per chiedere un intervento a favore del Cro di Aviano. Anche se l’assessore Maria Sandra Telesca, rispondendo alle preoccupazioni dei medici, ha già rassicurato sulle intenzioni di valorizzare l’istituto di ricovero e cura, il senatore ha ritenuto opportuno non far cadere l’allarme lanciato dagli operatori dell’istituto. Il personale medico, tra le altre cose, aveva denunciato anche il pericolo di perdere lo status di Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), confermato da poco dal ministero della Salute. Anche su questo fronte la Regione ha offerto ampie rassicurazioni. «Faccio seguito alla approvazione dell’Atto aziendale del Centro di riferimento oncologico di Aviano – scrive Sonego (per conoscenza anche al direttore generale Mario Tubertini e al presidente del Civ Carlotta De Franceschi) –, avvenuta con il parere favorevole del consiglio di indirizzo e verifica, manifestando viva preoccupazione per il fatto che le preesistenti strutture organizzative complesse (Soc) di Chirurgia oncologica e Anatomia patologica siano state declassate a strutture organizzative semplici dipartimentali». Sonego giudica «irragionevole che due settori dell’Irccs tanto cruciali per l’effettivo svolgimento della funzione di istituzione oncologica di riferimento regionale e sovraregionale vengano declassate. Si tratta di una scelta che avrà conseguenze anche sul livello scientifico delle risorse umane delle sue ex Soc». Aggiunge il senatore: «La scelta compiuta con l’atto aziendale è in contrasto con la missione da sempre attribuita al Cro e che si dichiara di voler mantenere» è la sottolineatura. Ne consegue una richiesta chiara alle istituzioni ovvero che si adoperino «per integrare il citato atto aziendale con disposizioni che ripristinino la natura di struttura operativa complessa tanto per chirurgia che per anatomia». La Nuova -­‐ Venezia 19 aprile 2016 Cancro al pancreas, nuova terapia Dall’Università di Verona un trattamento per la neoplasia in stato avanzato VERONA. Un gruppo internazionale di scienziati guidati da Davide Melisi, ricercatore di Oncologia medica dell’Università di Verona, ha identificato una nuova strategia terapeutica per il trattamento dei pazienti affetti da cancro del pancreas in stadio avanzato. I ricercatori hanno dimostrato che la molecola galunisertib è in grado di inibire l’attività del TGFβ, uno dei fattori principali di crescita e diffusione della malattia. Il nuovo farmaco in aggiunta a una chemioterapia standard con gemcitabina, comunemente impiegata contro questa patologia, può infatti aumentare in maniera statisticamente significativa la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione dalla malattia in pazienti affetti da cancro del pancreas avanzato con un profilo di tossicità molto favorevole. I risultati della sperimentazione clinica con galunisertib sono stati presentati ieri al meeting annuale dell’American Association for Cancer Research, tra i più importanti congressi mondiali per la ricerca sul cancro che si tiene in questi giorni a New Orleans. «Il cancro del pancreas -­‐ ha dichiarato Melisi -­‐ è una delle neoplasie umane più letali e meno esplorate. La prognosi severa dei nostri pazienti è fondamentalmente legata ai fenomeni di metastatizzazione precoce durante lo sviluppo di questa malattia che sono responsabili dell’esordio già avanzato della maggior parte dei casi, dell’aggressività intrinseca di questa malattia, e, soprattutto, dall’efficacia limitata dei trattamenti correnti con farmaci chemioterapici classici. Per questo negli ultimi anni, ci siamo concentrati nello studio del ruolo dei diversi segnali indotti dal TGFβ che sono la ragione della particolare resistenza del cancro del pancreas ai diversi farmaci chemioterapici classici in diversi modelli preclinici». La sperimentazione clinica internazionale è stata condotta a Verona nel Centro di Ricerche Cliniche, Crc, dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata, per valutare l’efficacia e la tollerabilità del trattamento con gemcitabina in combinazione con il nuovo farmaco in 156 pazienti affetti da cancro del pancreas avanzato. Giovedì a Chiogga Vaccinazioni gratuite contro il meningococco CHIOGGIA. Vaccinazioni gratis contro il meningococco. In occasione della Giornata mondiale contro la meningite, l’Asl 14 propone un’apertura straordinaria dell’ambulatorio vaccinazioni giovedì dalle 12 alle 18. Verranno eseguiti vaccini gratuiti del meningococco tetravalente (C e altri ceppi minori) a tutte le persone entro i 30 anni (prenotazione obbligatoria allo 0415572128 dalle 8 alle 12). Il vaccino viene già proposto ai neonati e la copertura è buona (95%), ma l’occasione può essere interessante per gli adulti e per quei genitori che magari in un primo momento non avevano aderito all’invito. Per chi ha più di 18 anni il vaccino in un altro momento costerebbe 45.50 euro. Da gennaio 2015 a febbraio 2016 in Toscana si sono ammalate 43 persone, 10 delle quali sono decedute. Tutti i casi di meningite erano causati dal batterio di tipo C, il secondo più diffuso in Italia e contro il quale esiste un vaccino. La vaccinazione rappresenta la misura più efficace per ridurre il rischio di diffusione dell’infezione. (e.b.a.) Portogruaro Operato alla laringe dal robot Da Vinci tornerà a parlare PORTOGRUARO. In questi giorni un paziente portogruarese è stato operato con successo a un tumore della laringe e della base della lingua mediante la tecnica innovativa “TORS” (Trans Oral Robotic Surgery), ossia con l’impiego del robot Da Vinci, all’ospedale dell’Angelo di Mestre. L’intervento è stato eseguito dall’equipe composta da Alessandro Abramo, primario di Otorinolaringoiatria (Orl)di Portogruaro, Doriano Politi e Lorenzo Trombetta dell’Orl di Mestre, con la supervisione del professor Roberto Spinato, direttore del dipartimento interaziendale provinciale Orl. «L’intervento», osserva il primario Abramo, «ha previsto l’asportazione della parte della laringe che è al di sopra delle corde vocali. Con il robot Da Vinci può essere eseguito interamente attraverso la bocca e quindi senza dover aggredire la laringe per via esterna come nell’intervento chirurgico tradizionale. In questo modo il paziente potrà recuperare più velocemente e in modo completo le funzioni laringee, in particolare la capacità di parlare e la deglutizione». Il paziente rientrerà a breve all’ospedale di Portogruaro per seguire un percorso di riabilitazione. Questa nuova ed efficiente modalità di gestione consente di sfruttare al meglio le professionalità e attrezzature di elevatissima tecnologia, come il robot Da Vinci, ed è resa possibile dalla stretta e giornaliera collaborazione dei medici e del personale del dipartimento interaziendale Provinciale di Orl . (r.p.)