DESIGN E ARREDAMENTO: ALL`INSEGNA DELLA

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Malika Ayane è Evita
Malika Ayane incontra il mito di Evita Perón nel nuovo musical firmato da Massimo Romeo
Piparo: sarà infatti la cantante milanese a vestire i panni della protagonista nella nuova produzione
targata Peep Arrow Entertainment, che presenta per la prima volta in italiano il celebre musical
scritto da Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, liberamente ispirato alla vita dell’indimenticabile
moglie del presidente argentino Juan Domingo Perón. Un debutto atteso per questa nuova
versione di Evita, che promette forti emozioni e che consegna al pubblico le luci e le ombre di una
figura entrata nell’immaginario collettivo popolare. Accompagnata dall’orchestra dal
vivo, Malika Ayane si troverà dunque faccia a faccia con questa icona di carisma e determinazione,
in un musical sofisticato e curatissimo, che fa dell’intensità la sua carta vincente. Molto amata dal
pubblico per la classe e le suggestioni della sua voce, l’artista metterà il suo poliedrico talento al
servizio di un personaggio complesso e affascinante, dalle mille sfaccettature.
“TRUMAN”: QUANDO UN AMICO È PER
SEMPRE
di Elisa Pedini – Dal 21 aprile sarà nelle sale italiane “Truman” del regista catalano Cesc Gay.
La particolarità della sua regia è proprio quella di mettere in risalto, in modo molto naturale e
realistico, le sfumature e l’introspezione dei rapporti umani con delicatezza e humour. Già in “Una
pistola en cada mano” del 2012, dove peraltro ritroviamo la triade Gay-Darin-Cámara, questo
regista s’era fatto apprezzare proprio per la sua grande capacità di descrivere plurime realtà
attraverso la molteplicità delle relazioni umane. “Truman” è una pellicola intelligente, toccante,
profonda. Una perla di maestria, sia dal punto di vista della regia che dell’esecuzione, pronta a
ribaltare l’anima anche del pubblico più esigente e duro. Amo definire questo regista un
“impressionista del grande schermo” perché riproduce le sensazioni e le percezioni umane, con
tocchi veloci e delicati, ma precisi come un bisturi, “disegnando” una tela perfetta giocata tra i
contrasti di luci e ombre dei colori puri, forti e vividi dell’anima umana. Cesc Gay analizza i fili
che reggono le relazioni umane, proponendo dialoghi e situazioni molto reali sia nelle parole, che
nelle dinamiche, che nella gestione delle inquadrature. Ogni dettaglio non è casuale, ma
riproduce, esattamente, le conversazioni tra congiunti, amici o parenti che siano: i timori, il detto
e il non-detto, i silenzi, gli sguardi, le sospensioni: ovvero, quegli istanti in cui si sta parlando con
una persona cui si tiene, ma l’emozione blocca le parole in gola, ma l’altro, che ci conosce, capisce
comunque. Nella regia di Cesc Gay, persino i pensieri parlano. La sua telecamera è una mano
delicata e rispettosa che raccoglie il cuore dei protagonisti per metterne a nudo l’anima. È
delicata come cristallo la materia che manipola e proprio per questo non tralascia mai la levità,
l’ironia e lo humour. D’altronde, nei rapporti umani è così: mai e poi mai si vorrebbe far del male
a chi si ama e allora si cerca di dire le cose, anche le più dure, in modo sincero, ma dolce e
gentile. Si entra in punta di piedi dentro l’anima di qualcuno. Proprio questa è la delicatezza che
usa Cesc Gay e che ritroviamo in modo potente in questo film. La trama di “Truman” è
impegnativa: tocca tasti gravi come la malattia e la morte; ma, sopra tutto e tutti, resta la
capacità umana di provare emozioni, resta la forza dell’amicizia, resta il rispetto profondo per
l’anima umana. Julián è un affermato attore argentino che vive a Madrid: estroso, bohémien,
separato, con un figlio che studia ad Amsterdam. Vive la sua vita da single “Don Giovanni” in
compagnia del suo amatissimo Truman: un bullmastiff che lui considera il suo secondo figlio.
Qualcosa, però, cambia nella vita patinata di Julián: un verdetto nefando e un futuro che svanisce.
Sua cugina Paula ne avvisa il migliore amico di Julián, Tomas, professore madrileno che si è
trasferito a vivere in Canada. Posato, responsabile, pragmatico, Tomás ha formato la sua famiglia,
solida e stabile, e insegna all’università. Non esita a volare dall’amico. Nel suo cuore cova la
speranza che la sua vicinanza possa cambiare la situazione, ma, ben presto, comprende che tutto
è, invece, segnato. Tutto è deciso. Il grande cruccio di Julián è trovare una famiglia che si prenda
cura di Truman, con amore e dedizione, quando lui non ci sarà più. Non vi dico altro sulla trama,
perché è un film da vedere, da vivere e da gustare. Aggiungo solo che i due amici passano quattro
intensi giorni insieme vivendo tante situazioni e incontrando le possibili famiglie adottive per
Truman. I dialoghi sono la vera chiave portante. La comunicazione è un dono squisitamente
umano ed è proprio comunicando che le persone attivano le interrelazioni tra loro, scambiandosi
emozioni, idee, intese, disaccordi. In particolare, fra battute, scherni, scambi d’opinione, silenzi
d’una profondità sconcertante, lo spettatore viene portato dentro l’anima dei protagonisti. Non si
sfugge alla regia di Cesc Gay. Mi sono ritrovata a sentire dentro le vibrazioni delle paure, degli
abissi, dei protagonisti, anche quando le medesime venivano solo sottintese e non esplicitate.
Senza neppure accorgermene, mentre ridevo delle battute che normalmente si scambiano due
grandi amici, le lacrime mi scendevano. Potevo sentire, attraverso quei dialoghi e quegli sguardi, i
sentimenti interiori dei protagonisti, i loro diversi modi di vedere e d’approcciare la drammaticità
degli eventi. La delicatezza e il rispetto tipici della regia di Cesc Gay, in “Truman” trovano il loro
compimento perfetto. Pellicola preziosa, intensa, significativa che tiene lo spettatore con gli occhi
incollati allo schermo fino all’ultimo secondo. Fino all’ultimo struggente saluto all’amico Truman.
Magistrale e penetrante l’interpretazione di due colossi della cinematografia spagnola come
Ricardo Darin, che interpreta, con incredibile naturalezza, la drammaticità del personaggio di
Julián e Javier Cámara, nel ruolo del grande amico Tomás. Non per altro, entrambi vincitori del
premio Goya per “migliore attore”. Parlando d’interpretazione magistrale non posso certo non
menzionare un attore davvero speciale: Troilo, lo splendido bullmastiff nella ineguagliabile
parte di Truman, che da il nome al film.
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Gianni Oliva: Šiauliai. Attimi di
sospensione sulla Collina delle Croci
In occasione di Photofestival 2016, lo spazio Made4Art di Milano presenta Šiauliai, personale
dell’artista e fotografo Gianni Oliva (Torino, 1964) a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni,
una mostra con il Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italiana.
In esposizione una serie di scatti realizzati nel 2007 alla Collina delle Croci (Kryžių Kalnas), nei
pressi della città lituana di Šiauliai, compresa l’opera vincitrice del primo premio al Photissima Art
Prize Torino 2015.
Luogo di pellegrinaggio e meta turistica, la piccola altura su cui si ergono decine di migliaia di croci
piantate dai fedeli, secondo una tradizione popolare che dura da secoli, è diventata nel corso del
tempo simbolo religioso e dell’identità nazionale lituana.
Gianni Oliva ha ritratto la Collina delle Croci in una gelida giornata autunnale, realizzando con
paziente attesa scatti di intensa poesia e di grande forza evocativa, dove l’infinita distesa di croci e
le piccole figure che talvolta appaiono nei loro abiti colorati emergono da un paesaggio reso
indistinto dalla neve. Attesa, momento di sospensione per cogliere l’istante giusto, che si rivela
essere una delle componenti fondamentali della produzione artistica di Oliva, “uno dei momenti più
eccitanti e creativi dell’arte fotografica. Spesso immaginiamo una fotografia e improvvisamente
questa prende vita davanti ai nostri occhi componendosi”.
In mostra presso Made4Art di Milano una selezione delle 14 immagini fotografiche della serie Hill of
Crosses, scattate in un’unica giornata nell’ottobre del 2007. Šiauliai, con data di inaugurazione
mercoledì 20 aprile, rimarrà aperta al pubblico fino al 9 maggio.
Gianni Oliva. Šiauliai
a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni
M4A – MADE4ART | Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura
Via Voghera 14 – ingresso da Via Cerano, 20144 Milano
20 aprile – 9 maggio 2016
Inaugurazione mercoledì 20 aprile, ore 18.30
La mostra non sarà aperta al pubblico nei giorni 25, 28, 29 aprile e 2 maggio
Lunedì ore 16 – 19, martedì – venerdì ore 10 – 13 / 16 – 19 www.made4art.it, [email protected], t.
+39.02.39813872
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DESIGN E ARREDAMENTO: ALL'INSEGNA
DELLA PERSONALIZZAZIONE
di Elisa Pedini – Per la settimana del design e il Salone del Mobile ho pensato di proporvi
qualcosa di diverso dal solito. Mi sono concentrata su alcuni aspetti delle nuove collezioni che mi
hanno colpita particolarmente pensando a chi, magari, si trovi in un momento di “rivoluzione
casalinga”. Ho pensato a quando mi sono trovata io nella situazione di arredare la casa prima e di
rinnovare poi e all’importanza che certi eventi hanno giocato in entrambe le situazioni. Ho deciso
d’approcciarmi, dunque, con lo stesso spirito, individuando quelle che, per me, sono
caratteristiche importanti: originalità e fruibilità. Da questo tour “mirato” ho selezionato e creato
un mio itinerario sulla base degli ambienti e degli oggetti che sono d’uso quotidiano. Nel mio
caso, per esempio, la zona Living è un aspetto molto importante: non è soltanto l’“area vita” della
mia quotidianità, ma è anche e soprattutto, l’ambiente “sociale” della casa: ovvero, quello che
condivido con gli amici. Lo immagino e lo voglio, un ambiente “Zen” fortemente caratterizzato: un
“giardino” dentro un appartamento di 50mq. Le sue caratteristiche primarie, secondo il mio
approccio, devono essere: rilassante, accogliente, giovane, ecologico, leggero alla vista, senza
spigoli, dalle forme originali, ma comode; compatto per motivi di spazio, ma completo in ogni suo
aspetto, coordinato in tutte le sue parti e che non m’impegni eccessivamente nella manutenzione.
Sono andata a caccia di questo “living ideale” e l’ho immaginato per voi.
Per il mobilio, mi ha incuriosita la proposta originale e simpatica d’un’azienda che si chiama
“Carton Factory” (www.cartonfactory.it), di Monteriggioni in provincia di Siena, in mostra al Din
in Via Massimiano/Via Sbodio, zona Lambrate. È una start-up che nasce dalla trasformazione e
rivalutazione d’uno scatolificio del 1947. Simbolo d’un’Italia che si rinnova, che non s’arrende e
che crea, quest’azienda ha abbandonato l’uso del cartone per il packaging, rivolgendosi a un uso
molto più creativo del medesimo. Il tavolo “Floyd”, per esempio, ha per base un albero stilizzato e
per ripiano una lastra di cristallo temperato: leggero alla vista, ma robusto e compatto al tatto,
sembra proprio un “giardino in casa”. Può essere abbinato alle sedie “Bruce” con braccioli, o al
modello “Terence” senza braccioli. La linea propone, in coordinato, anche la zona relax del Living
con l’originale poltrona “Chiocciola”, per esempio e librerie dalle stesse forme arrotondate. Tutti
i modelli sono realizzati con materiali altamente ecologici: legno e cartone certificato FSC (Forest
Stewardship Council: si tratta di un sistema di certificazione internazionale che garantisce che la
materia prima usata per realizzare un prodotto in legno o carta proviene da foreste dove sono
rispettati dei rigorosi standard ambientali, sociali ed economici; n.d.r.) e ogni modello è
personalizzabile in dimensioni e colori.
Inoltre, un Living che si rispetti, almeno per me, è fatto di dettagli preziosi, anzi, è proprio dalla
cura dei particolari che si può comprendere e “respirare” l’anima di chi abita la casa, che ne
riempie e vivifica ogni ambito. Nel mio modo “umanizzato” d’interpretare gli interni: il mobilio
rappresenta il corpo; i dettagli, lo spirito. Nulla più d’una luce calda e avvolgente può riverberare
la “Luce interiore” di chi abita la casa. Le architetture di luce sono importanti e fondamentali per
il benessere degli abitanti. Fra le tante proposte che ho visto, il mio cuore resta legato al vetro e
alla magia d’un’azienda che ha davvero fatto la storia: Venini di Murano (www.venini.com),
realtà rappresentativa d’una delle tradizioni più rinomate della nostra Italia, ovvero quella dei
maestri vetrai, esistente dal 1921. Acquisita da gennaio 2016 da un’altra grande azienda italiana,
la Damiani, esponente, dal 1924, d’un’altra eccellenza del nostro paese, che è quella dei maestri
orafi. Venini è in mostra al Rocca 1794 in Piazza Duomo, 15 fino al 17 aprile. L’arte di questa
azienda unisce alla tradizione, la flessibilità e l’originalità del design creando dei veri capolavori.
Lampade che grazie al loro aspetto, ma soprattutto grazie alla creazione di meravigliosi giochi di
luce, personalizzeranno i vostri ambienti. Qui vi propongo quelle lampade che mi hanno colpita e
che vedo all’interno della mia idea di “ambiente con anima”, come per esempio “Bloss”,
dell’architetto Emir Uras. È una lampada da tavolo, dal design semplice, ma estremamente
affascinante. La sua forma evoca un microcosmo: una sfera in vetro opalino, disponibile nei colori
ambra e talpa, su base in metallo cromato. L’oggetto perfetto per creare un’atmosfera “Zen” di
relax e benessere. Altro oggetto che ha attirato la mia attenzione è “Kalika” del designer
Massimo Iosa Ghini. Una lampada da tavolo che s’ispira alle forme magiche e intramontabili
della natura: un bocciolo in cristallo “rigadin” su supporto in metallo ramato o cristallo e nichel
spazzolato. L’ultimo pezzo su cui attirerei la vostra attenzione è “Visir”, ideata da Venini. Il nome
stesso ci riporta alle corti d’oriente ed evoca un’atmosfera magica ed esotica. Il Visir, dignitario
plenipotenziario, dalle vesti e dai copricapi preziosi e ricchi di perle e cristalli, ha ispirato questa
lampada dalle dimensioni importanti che ci conduce nel mondo delle fiabe, delle leggende e dei
misteri delle notti d’oriente. Paralume in tessuto su un supporto in metallo cromato e cristallo
trasparente blu notte, oppure in metallo cromato e cristallo opalino color talpa.
Altro aspetto fondamentale, per chi, come me, è amante della massima personalizzazione degli
ambienti e dei dettagli, è la tavola. Il momento conviviale è per noi italiani importantissimo e per
me, che prediligo l’originalità e il gusto, è basilare accogliere i miei commensali a una tavola che
mi rappresenti, con dettagli lineari, ma, contemporaneamente, particolari e coordinati. In
quest’ottica non può mancare una grande azienda italiana come Alessi (www.alessi.com), fondata
nel 1921 da Giovanni Alessi e leader mondiale per la qualità dei prodotti e l’eccellenza del
design. Pensando alla quotidianità della mia vita, mi sento di proporre il servizio da tavola
completo “Tonale”, ideato dall’architetto inglese David Chipperfield, trae ispirazione dalle
ceramiche coreane, giapponesi e cinesi associando alla purezza della forma la delicata poetica
delle tonalità utilizzate dal pittore bolognese Giorgio Morandi nelle sue opere. La linea era già
stata presentata con successo nel 2009, ma è solo oggi che si completa in ogni dettaglio col piatto
da portata e il vaso da fiori e due nuove tonalità di colore: Pale Blue e Pale Green. Questi nuovi
toni di colore, più freddi, che richiamano elementi naturali come l’acqua e il cielo, applicati al
bicchiere, alle tazzine, al piatto fondo, alle ciotole, all’insalatiera e ai nuovi vasi per fiori, si
affiancano ai toni caldi e terrosi della serie originaria. Mi piace l’idea d’una tavola ove nulla stoni
e che essa stessa s’arredi per un momento d’incontro conviviale. Dove l’omogeneità delle forme
può essere variata nei colori, consentendo una delicata originalità pittorica sulla propria tavola
quasi fosse una tavolozza. Infine, per un tocco originalissimo alla nostra tavola, magari per
esaltare e sottolineare proposte particolari della nostra cucina ai nostri ospiti, proporrei la serie
“Ellipse” della designer Abi Alice. Affascinata dalla forma scultorea, pura e minimale dell’ellisse,
sviluppa una serie di contenitori multifunzionali in acciaio in tre formati, declinandoli in gradevoli
abbinamenti di bianco/giallo/bianco, turchese/bianco/turchese e giallo/turchese/giallo. A queste
tre serie si affianca un sofisticato contenitore di piccole dimensioni, presentato in acciaio
inossidabile lucido e in acciaio satinato con doratura manuale in oro 24 carati. Due raffinate
varianti indicate per servire in tavola con eleganza antipasti, finger food, cioccolatini o piccoli
dolci.
Come ultimo suggerimento, sempre nell’ottica della massima personalizzazione degli ambienti,
non
poteva
certo
mancare
il
tessile
e
dunque,
il
Gruppo
Zucchi-Bassetti (www.zucchibassetti.com), che nella nuova collezione ci propone dei design
raffinati per tutti i gusti, con la solita alta qualità di prodotto. In questa sede, pensando a una
“casa con anima” e del “tutto coordinato”, propongo tre linee; ma posso garantirvi che la fantasia
e l’originalità non hanno davvero limiti. La prima linea che mi ha affascinata è “Lacca” di
Bassetti. Ispirata alle antiche lacche cinesi, di cui il nome, è composta da un ramage floreale
centrale e da una balza in motivi ricamo e geometrie. Propone un copripiumone double-face con
federe e coordinati i copricuscini d’arredo, la tovaglia e le tovagliette all’americana, il telo
multifunzione, il plaid con leggera imbottitura anallergica e l’elegante e raffinato kimono. Le
varianti di colore sono il rosso delle lacche, il blu Cina e il tortora. L’altra preziosa linea, che mi
ha colpita, si chiama “Celtic” e fa parte della “Zucchi Collection”, che prende il nome dalla
collezione aziendale di antichi stampi per stoffa, cui le fantasie e le geometrie della “Zucchi
Collection” traggono ispirazione. Tali magnifici stampi sono, peraltro, in mostra presso lo store di
via Cavallotti 13, nel cuore di Milano. “Celtic” è caratterizzata da una struttura geometrica
rigorosa e al contempo, da forme morbide e fluide. Inoltre, è impreziosita dall’inserimento della
“Z” di “Zucchi”. La linea include la parure di lenzuola, le federe, il copripiumino e il plaid in
leggera imbottitura anallergica, entrambi double-face, la trapunta in calda imbottitura
anallergica, il telo multifunzione e i copricuscini d’arredo. Proposta in tre varianti cromatiche:
rosso, blu navy e grigio. L’ultima proposta è giovane e frizzante: si tratta della linea classica
“Pantone Universe” di Bassetti, che copre tutta la gamma di colori in tinta unita e cosa
bellissima, sia per gli amanti del ton-sur-ton che del coordinato fantasia, vi “veste” l’intera casa:
asciugamani, lenzuola, federe, copripiumoni, copriletti, tovaglie, tovagliette all’americana, guanti
da forno, presine, grembiuli da cucina. Le proposte del Gruppo Zucchi-Bassetti non si fermano,
comunque, qui e si arricchiscono della nuova collezione di Tommy Hilfiger; delle raffinatissime
proposte della “Descamps Collection”, che, peraltro, in occasione dei 30 anni della famosa
spugna della Maison: “La Mousseuse”, propone sul mercato la nuova collezione di asciugamani
ispirati al tulle; della collezione bohémienne di Jalla, che rinnnova di mille colori la spugna
spugna soffice e morbida e infine della raffinata e delicata collezione per il letto di “Jardin Secret
Collection”.
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La scrivania ecologica helloStandy al
Fuorisalone
Viene presentata in questi giorni, durante l’evento Fuorisalone, al Salone del Mobile che si tiene
a Milano fino al 17 aprile, helloStandy, la nuova standing desk fai-da-te che permette di
incentivare la produttività lavorativa del 20%, salvaguardando salute e ambiente. helloStandy,
infatti, è la nuova, rivoluzionaria piattaforma di cartone riciclato pensata e realizzata in Italia che
trasformerà qualsiasi mobile o scrivania in una funzionale standing desk.
Utilizzata anche dall’amministratore di Facebook Mark Zuckerberg – che ha fatto abolire ben 250
scrivanie presso i propri uffici – la standing desk non è altro che una scrivania alta per permettere ai
propri dipendenti di lavorare in piedi in ufficio o comodamente da casa. Una scelta rivoluzionaria
che, non solo è in grado di aumentare la produttività lavorativa, ma anche di tutelare la salute di
tutti quei lavoratori che sono costretti a passare molte ore seduti dietro ad una scrivania e
l’ambiente.
Sono ormai accertati i danni procurati dalle abitudini sedentarie, per questo le standing desk stanno
letteralmente conquistando il mercato americano e si apprestano a fare lo stesso in Europa.
Tuttavia, i costi di questi innovativi mobili non sono indifferenti – il costo medio di una standing desk
può variare dai 300 e fino ai 4000 dollari. Ma con helloStandy è possibile usufruire di tutti i benefici
di una standing desk a soli 29 euro, grazie ai risparmi conseguibili attraverso l’impiego di materiali
riciclabili.
Inoltre, helloStandy può essere utilizzata su qualsiasi superficie piana ed è in grado di supportare il
peso di qualsiasi computer, pur essendo leggerissima. Realizzata in cartone spesso 5 mm e di misura
50×50 cm, questa rivoluzionaria e pratica piattaforma di design occupa uno spazio irrisorio. Infatti,
presentandosi come un cartone pieghevole, si potrà decidere di utilizzarla solo all’occorrenza, per
poi richiuderla facilmente e senza ingombrare alcuno spazio. Una scelta salutare ed ecologica che
migliorerà anche l’efficacia lavorativa.
Dopo la settimana ad una delle maggiori fiere di design, in cui sarà possibile effettuare già un
preordine, il prodotto sarà acquistabile direttamente sul sito www.hellostandy.com con consegna in
qualsiasi parte del mondo.
“NEMICHE PER LA PELLE”: IL CONNUBIO
DEGLI OPPOSTI
di Elisa Pedini – In uscita nelle sale italiane da oggi, 14 aprile, il film “Nemiche per la pelle” del
regista Luca Lucini. Commedia brillante, divertente e ironica da non perdere assolutamente per
passare 92 minuti in allegria. La sapiente regia di Lucini ci ripropone la contrapposizione di due
personaggi, che sono, in verità, più dei caratteri molierianamente intesi, incarnando ed esasperando
un aspetto ben preciso della società moderna. Proprio dalla contrapposizione di due esacerbate
personalità, improbabili proprio perché eccessive, scaturisce l’umorismo e la comicità di questa
pellicola. Di per sé la trama non ha nulla di particolarmente comico, anzi: due donne, Lucia e
Fabiola, si conoscono da anni e si odiano profondamente. La prima è la ex moglie dell’attuale marito
della seconda: Paolo. Sono totalmente agli antipodi: tanto è pragmatica, realista e donna d’affari
Fabiola, quanto è idealista, sentimentale e sognatrice, Lucia. Da sempre si contendono l’affetto e le
attenzioni di Paolo, che, però, muore, lasciandole entrambe. Questo avvenimento drammatico porta
alla luce un grande segreto dell’uomo: un figlio, avuto con una terza donna. Inoltre, Paolo, che, con
loro due, di figli non ne aveva mai voluti, forse, colto da un sentore di quanto sarebbe potuto
accadergli, ha lasciato al suo amico e avvocato Stefano, nonché gestore delle ingenti finanze di
Fabiola, una lettera con le sue volontà. Le due donne dovranno prendersi cura, congiuntamente, del
bambino: Paolo Junior. Lucia e Fabiola, ambedue inadeguate alla maternità, animate, inizialmente,
sia dall’antico astio che da questioni ereditarie, quindi, economiche, iniziano, così, un viaggio dentro
se stesse e dentro questa maternità tardiva e inattesa. Entrambe assorbite dalle loro vite: Fabiola ha
i suoi affari, mentre Lucia ha le sue “crociate” e il suo amore con l’immaturo e artista
fallito,Giacomo, si troveranno a dover fare i conti con una realtà nuova, che le spiazza e le terrorizza.
Proprio quando il bambino comincia a far breccia nei loro cuori, ecco che accade qualcosa di
totalmente imprevisto, scombussolando ancora di più la vita e i sentimenti delle protagoniste. Lucia
e Fabiola saranno allora costrette, per la prima volta, ad unire le forze, passare del tempo insieme;
diventare, piacenti o no, alleate. Scopriranno così, oltre tutte le evidenti e buffe differenze, che c’è
qualcosa che, forse, in fondo, le accomuna. In questa fase entra in gioco un’altra caratteristica di
Lucini: il suo tatto delicato. La telecamera quasi accarezza i volti e le vite dei suoi “caratteri”,
facendo loro cadere la maschera e portandoli, totalmente, quanto inesorabilmente, sul piano della
realtà. Dove nulla è sempre tutto bianco, o tutto nero; ma al contrario esistono tante sfumature di
colori, di toni, di personalità, di sentimenti. Sempre tipico della sua regia è il non tralasciare mai lo
humour, che consente di mantenere i toni molto leggeri, anche nei momenti di maggiore tensione.
Tra battute, battibecchi, situazioni improbabili, “Nemiche per la pelle” scorre via in modo davvero
rapido e piacevole. La semplicità degli eventi raccontati, trova il suo ritmo scandito e perfetto
proprio nelle dinamiche d’incontro e scontro degli opposti, che, a loro volta, trovano il loro connubio
perfetto nello sguardo ironico e bonario della telecamera di Lucini. Merito sicuramente anche
dell’interpretazione, che ci mostra una Margherita Buy, nel ruolo di Lucia e una Claudia Gerini,
nella parte di Fabiola, squisitamente calate nell’incarnazione esacerbata dei loro personaggi e che
riescono a rendere, con altrettanta forza, il cambiamento. Supportate da Paolo Calabresi, che
interpreta l’avvocato Stefano e di Giampaolo Morelli, nel ruolo di Giacomo, ricalcando il suo
personaggio tipico: del ragazzo bravo, ma immaturo e pieno di sé, che se combina qualcosa nella vita
è più per caso che per volontà sua.
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Al Castello Malingri per un fine settimana
Bio&Vegan
Il 7 e 8 maggio 2016 arriva al Castello Malingri la terza edizione dell’evento “Dal parco al
Castello” dedicato alla natura, al benessere, all’enogastronomia, alla didattica e gli intrattenimenti
per i bambini con una connotazione tematica BIO & VEGANA. Un percorso tra idee e proposte
dall’alimentazione, alla meditazione, all’educazione, dalla botanica ai giochi. Una grande esposizione
arricchita da attività ludiche e laboratori per tutte le età, perché non si finisce mai d’imparare, di
crescere…e di giocare!
Il Feudo sarà suddiviso in aree tematiche, vi saranno aree dedicate all’esposizione e vendita di
prodotti enogastronomici, un’area dedicata ai piccoli artigiani, alle spezie, alle piante ed ai fiori ed
alle attività sportive.
L’evento darà modo di ammirare gli spettacolari scenari naturali e storici del Feudo Malingri,
assaporando i primi caldi primaverili, passeggiando tra stand enogastronomici e micro eventi.
La manifestazione si rivolge ad un vasto pubblico, e si propone di coinvolgere le più importanti
istituzioni e associazioni territoriali, coinvolgendole in prima persona. I bambini delle scuole avranno
modo di partecipare agli innumerevoli laboratori didattici presenti, passando due giornate immersi
nella natura a contatto con gli animali. Le aree dedicate all’intrattenimento dei bambini rendono
l’evento una divertente occasione di trascorrere il week-end fuori città per tutta la famiglia.
VEGAN & BIO WEEKEND nasce con l’idea di sensibilizzare le persone nei confronti dei diritti di
tutti gli esseri viventi e dell’ambiente che ci circonda; sull’importanza di un consumo consapevole e
su quanto la scelta di ciò che mangiamo, consuminamo e utilizziamo abitualmente incida sulla nostra
salute e sulla salute dell’ambiente in cui viviamo. VEGAN & BIO WEEKEND ha come obbiettivo
INFORMARE su quali siano le alternative o le possibili scelte alimentari e comportamentali per
raggiungere il benessere fisico, nel pieno rispetto della natura.VEGAN & BIO WEEKEND offre la
possibilità alle aziende del settore di presentare i propri prodotti in linea con i principi della
manifestazione: senza lo sfruttamento di nessun tipo di essere vivente ed eco-compatibile con
l’ambiente in cui viviamo. Crea un punto di incontro e confronto fra le persone promuovendo
conferenze e workshop interessanti, utili ed innovativi.
VEGAN & BIO WEEKEND si propone di essere un evento interessante e costruttivo per tutte quelle
persone informate e sensibili all’argomento, ma soprattutto per tutti quelli che sentano l’esigenza o
la curiosità di CONOSCERE le possibilità e le proposte per migliorare la qualità della propria vita
VEGAN & BIO WEEKEND si rivolge a: – aziende e piccole realtà che vogliano proporre i loro
prodotti e ampliare la propria visibilità partecipando attivamente all’evento o come aziende partneraziende, professionisti o associazioni che vogliano inserirsi con conferenze, laboratori, dimostrazioni
o workshop con lo scopo di educare, sensibilizzare, consigliare ed informare il pubblico su come
raggiungere e mantenere il proprio benessere.
CATEGORIE MERCEOLOGICHE:macrobiotica, cosmesi e cura della persona, piante, erbe, spezie,
abbigliamento ecologico, proposte ludiche e sportive naturali ed ecologiche, proposte con materiali
riciclati.
DAL PARCO AL CASTELLO – Speciale VEGAN & BIO
7/8 maggio 2016
Feudo Malingri di Bagnolo Piemonte
www.castellodibagnolo.it
CODICE 999 – BELLO MA SENZA TROPPI
ENTUSIASMI
di Elisa Pedini – Dal 21 aprile nelle sale italiane l’atteso film “Codice 999” del regista John
Hillcoat, che torna, dopo qualche anno, dietro alla telecamera. Pellicola feroce, cruda, serrata, ricca
d’azione, di sparatorie e di violenza. Sicuramente concepita e votata ad alti incassi, ma,
francamente, non mi convince e vi spiego perché: nonostante certi aspetti mostrino delle varianti su
tema, essi, non sono sufficienti a uscire dai cliché del genere, che il film ricalca in pieno. Ne
riconosco i lati innovativi, primo fra tutti, l’ambientazione che, questa volta, è Atlanta: città
sicuramente poco sfruttata a livello cinematografico. Inoltre, un’altra scelta coraggiosa, è costituita
dal portare in scena una realtà malavitosa ben poco nota: ovvero quella della criminalità ebreorussa, la cosiddetta “mafia kosher”, gruppi criminali, molto potenti negli Stati Uniti, che si sono fatti
strada col traffico d’armi. Una “cupola” così terribile, che, nel film si sentenzia, lo stesso Putin teme.
Infine, l’aver coinvolto nel film veri membri delle gang di latinos che governano interi quartieri della
città. Nonostante tutto questo, la trama ci propone, per l’ennesima volta, il solito manipolo di
poliziotti ed ex membri dell’esercito, corrotti e avidi, il di cui capo, Michael Atwood, è tenuto in
pugno da Irina Vlaslov, spietata boss della mafia russo-israeliana, con il solito bambino, usato come
oggetto di ricatto. Questo è il mezzo primario utilizzato per far leva sull’uomo, al fine di fargli fare
tutti i lavori sporchi di cui la mafia necessita. Oltre, naturalmente, a tutta una serie di violentissime
iniziative volte a convincere il manipolo di corrotti a restare compatto. Il film si apre con un’audace
rapina in banca che termina in una cruenta sparatoria in autostrada. Il sergente Jeffrey Allen è
incaricato d’indagare sul caso, mentre il suo nipote prediletto, onesto e ingenuo, finisce per
diventare il nuovo partner di uno dei poliziotti corrotti. Quella, doveva essere l’ultima impresa
sporca e invece, al manipolo di corrotti, viene imposta un’ulteriore missione, solo che, stavolta, è
impossibile da portare a termine: una rapina al dipartimento di sicurezza interna. L’unico modo per
tentare d’eseguirla è provocare un codice 999: ovvero, l’omicidio d’un poliziotto. Tale atto
comporterebbe il convergere di tutte le pattuglie sul luogo del delitto con assoluta priorità, aprendo
una contestuale caccia all’assassino. Tutto questo caos, consentirebbe un tempo maggiore per la
rapina, che passerebbe in secondo piano, con conseguente ritardo d‘intervento delle forze
dell’ordine. Da questa decisione si dipana tutta l’azione del film, fra solite bande, soliti quartieri
malfamati e solite prostitute da trivio. Fra casualità, avidità, tradimenti e drastiche soluzioni per
togliere di mezzo chi diventa scomodo. Quella che, a mio avviso, potrebbe essere la parte
interessante della trama e cioè l’indagine sull’identità di questa banda, che imperversa facendo
crimini e mostrando un’elevata preparazione tecnico-tattica, è messa, in verità, troppo in secondo
piano per dare un reale valore aggiunto. Quelli che seguono le indagini sono poliziotti onesti, ma
indolenti, lenti, alcolizzati e non danno vera linfa vitale, né un quadro tanto positivo, al dunque. In
conclusione, a me, che i cliché lasciano del tutto indifferente, questo film, non convince. Certamente,
nulla va tolto al ritmo, spettacolarmente serrato, all’ambientazione realistica, né alla dose di
crudeltà ben gestita e che da corpo alla tematica più che rispondente al genere cui la pellicola
appartiene. Nulla va tolto alla regia sapiente e straordinaria di Hillcoat, che si conferma maestro
delle riprese, laddove cieli plumbei e luoghi cupi accompagnano l’atmosfera di congiura e
corruzione. Nulla da dire neppure dal punto di vista dell’esecuzione, semplicemente ineccepibile,
potendo contare su straordinari interpreti come: Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor , Woody
Harrelson, Aaron Paul, Norman Reedus, Gal Gadot, Teresa Palmer, Anthony Mackie e
un’eccezionale Kate Winslet. La mia perplessità è puramente “tematica” e non certo tecnica. Gli
amanti del genere saranno assolutamente soddisfatti e non ho remore nel consigliare loro di gustarsi
il film dall’inizio alla fine. Quelli che, invece, fossero stanchi delle solite trame trite e ritrite,
sappiano che non vedranno nulla di particolarmente innovativo. Una pellicola “da cassetta”
assolutamente ben fatta; ma che, a mio parere, non porta alcun valore aggiunto al panorama
cinematografico contemporaneo.
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Franchi e Tosini alla Milan Design Week
2016
In occasione del Fuorisalone del Mobile 2016, Made4Art di Milano presenta un’esposizione di
opere d’arte e design di Franca Franchi e Massimo Tosini.
Fondatori del movimento artistico “Zen in Art – per un’estetica Zen” (2014), i due artisti si
riconoscono nei principi Zen, pensiero di importanza fondamentale in un mondo globalizzato e in
profonda crisi spirituale.
Raffinatezza, essenzialità delle forme e dei cromatismi, sobrietà, naturalezza, ricerca della positività
e della quiete interiore: questi alcuni degli elementi che accomunano le opere di Franchi e Tosini,
nella produzione artistica come negli oggetti di design da loro realizzati.
In esposizione presso Made4Art una selezione di sculture, lampade e tavoli in cristallo creati da
Franca Franchi e una serie di opere pittoriche e paraventi di Massimo Tosini: pezzi unici in bilico tra
bellezza e funzionalità, arte che incontra il design.
Franca Franchi ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero; entrambi
sono presenti nell’antologia di scritti critici “Gli artisti che ho incontrato” (Skira, 2015) di Gillo
Dorfles, che segue gli artisti di cui ha curato la mostra “Il Segno e la Luce”, 2015, scegliendo le
opere esposte e scrivendo la presentazione.
Un evento Expo in Città, Made4Expo.
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Franca Franchi e Massimo Tosini – Milan Design Week 2016
12-17 aprile 2016, ore 11-19
Spazio M4A – MADE4ART
Via Voghera 14 – Ingresso da Via Cerano – 20144 Milano
MM2 P.ta Genova – S. Agostino | Tram 14-2-9-19, Bus 74-47-59
Comunicazione a cura di M4A – MADE4ART
Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura
di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo
www.made4art.it | [email protected] | www.made4expo.com
CRIMINAL: UN FILM CHE VI RIMARRÀ
NELLA MEMORIA
di Elisa Pedini – Dal 13 aprile al cinema, “Criminal” il nuovo film del giovane regista israeliano
Ariel Vromen. Dopo aver raccontato in “The Iceman”, del 2012, la storia vera d’un efferato serialkiller, che lo ha imposto agli onori della critica, Vromen torna, dietro alla cinepresa, con un actionthriller davvero notevole. Pellicola assolutamente da vedere: coinvolgente, originale, anticonformista
e provocatoria. “Criminal” è un film che mi sento di definire: impressionante. La scienza e la ricerca
scientifica sono, di fatto, il tema portante. Due le capacità umane esaltate: quella d’inventare e
quella di ricordare. Sublime.
Siccome voglio accompagnarvi nella mia lettura del film e di ciò che ho molto apprezzato, mi è
necessario, innanzi tutto, introdurvelo e dunque, raccontarvi la trama. La storia narrata è semplice e
lineare: Heimbahl, un anarchico fanatico e folle, vuole appropriarsi di un wormhole in grado di
forzare il sistema di difesa americano comandandone le armi a piacimento. Tale programma è stato
ideato dal giovane e geniale hacker Jan Strook, detto “l’olandese”, il quale, però, non ha alcuna
intenzione di farlo cadere nelle mani dello psicopatico Heimbahl, essendo ben cosciente delle
conseguenze nefande che ciò comporterebbe. Fa, dunque, un accordo con la CIA. Il suo tramite è
William Pope, l’unico perfettamente al corrente di tutti i dettagli della situazione e che nasconde
“l’olandese” per proteggerlo. Heimbahl trova Pope. Lo tortura, nel tentativo d’avere informazioni,
ma, l’agente, non parla, cosa che gli costerà la vita. È qui che entra in gioco la scienza, nella persona
del dottor Franks, neurochirurgo che sta conducendo esperimenti sul passaggio di memoria da un
essere vivente all’altro. La ricerca è in fase sperimentale e per ora è stata solo condotta su cavie.
Mancano, ancora, almeno cinque anni di lavoro perché si possa passare alla sperimentazione sugli
umani. Tuttavia, il capo di Pope, Quaker Wells, non vuol sentire ragioni. La posta in gioco è la
salvezza del mondo. Si deve rischiare. Serve un altro essere umano che ospiti la memoria di Pope
per trovare “l’olandese” prima di Heimbahl. La CIA non ha candidati, ma il dottor Franks, si. Ha
individuato in Jerico Stewart, un detenuto nel braccio della morte, il candidato ideale. Un uomo
violento, pericoloso, sociopatico, totalmente privo di empatia, di sentimenti, di sensi di colpa. L’unica
emozione che Jerico è in grado di provare è la rabbia, che sfoga nella violenza più bestiale e brutale.
Ciò nonostante, quest’uomo, così immondo, ha le caratteristiche cerebrali idonee. L’intervento
chirurgico si fa. Inizialmente, sembra non aver funzionato; ma, lentamente, Jerico comincia ad avere
dei flash di una vita non sua, sempre più nitidi. Con i ricordi, affiorano in lui anche le capacità di
Pope. Tuttavia, avvisa il dottor Franks, non sarà per sempre. Molto presto, tutto svanirà nella sua
mente. Ricordi frammentari, insufficienti, che, però, danno il via a un doppio percorso: da un lato, il
cammino interiore di Jerico che scopre affetti, emozioni e situazioni a lui totalmente ignoti; dall’altro,
il tentativo di fermare Heimbahl. “Criminal” mescola alle atmosfere e ai ritmi del thriller, i passi e i
marosi dell’anima, dosandoli con sapienza. Come e dove portino questi due percorsi lo lascio
scoprire a voi, gustandovi il film. Ciò che mi ha colpita e su cui mi piace riflettere è, invece, l’aspetto
scientifico per un verso e quello umano per l’altro. Certo, la ricerca del dottor Franks è fiction,
invenzione pura. L’idea da cui, però, Vromen parte, su cui si è documentato e su cui ha costruito
“Criminal” non è così infondata. Infatti, non sono pochi gli studi che trattano di “memoria”. «Mi
hanno incasinato il cervello», così apre il film Jerico. È noto che, a restare impressi, siano gli eventi
più significativi, quelli che hanno coinvolto le emozioni più forti ed è proprio questo che,
sapientemente, Vromen ci mostra. La memoria che Jerico eredita da Pope è, esattamente, quella a
lungo termine, ovvero, quella che si fissa grazie alle emozioni e alle percezioni sensoriali a essa
legate. I suoi ricordi sono frammentari e privi di consequenzialità, perché sono più rievocazioni di
istanti. Inoltre, è risaputo che il cervello umano non sia in grado di distinguere tra emozione provata
ed emozione allucinata. Per parte mia, trovo affascinante l’idea che un giorno la scienza sia in grado
di trovare un modo per “trasportare memoria”. Recenti studi scientifici condotti dall’Università di
Harvard, hanno dimostrato che gli atomi hanno memoria, ovvero possono “ricordare” con precisione
quello che hanno fatto in precedenza e che, pertanto, sono in grado di trattenere e trasportare
informazioni. Tale ricerca si sta, a tutt’oggi, sviluppando, seppur, ben evidentemente, in campo
quantistico. Da questi dati, a vedere in Vromen un precursore avveniristico del futuro scientifico ne
corre, ovvio. La sua, è fiction. Sognare, invece, è lecito. Vedendo “Criminal” non si può non essere
affascinati da questo “sogno”. Il secondo aspetto che mi ha colpita, come ho anticipato sopra, è
quello umano. La cinematografia ci ha abituato ad avere a che fare con scienziati o ricercatori pazzi,
o privi di scrupoli, o avulsi dalla realtà. In “Criminal”, Vromen ci presenta, invece, due esseri umani,
geniali; ma con una coscienza e un’anima. Un hacker e un neurochirurgo, che inventano, entrambi,
qualcosa di straordinario, ma che restano due persone “normali”, totalmente calati nella loro realtà.
Non sono folli, né spregiudicati, anzi, si pongono delle questioni morali ben precise. L’originalità di
“Criminal” trova, poi, l’apice del compimento nell’esecuzione degli interpreti, che, più che recitare,
sembrano realmente vivere gli eventi. Un ritrovato e straordinario Kevin Costner, che si scrolla di
dosso il grigio di parti, ultimamente, poco riuscite, divenendo interprete intenso di Jerico Stewart,
affiancato da un superbo Tommy Lee Jones nei panni del dottor Franks e da un potente Gary
Oldman nel ruolo di Quaker Wells. Un realistico Jordi Mollà ci coinvolge nei vaneggiamenti dello
psicopatico Heimbahl, mentre Michael Pitt rende, con notevole veridicità, l’angoscia dell’hacker
Jan Strook. Non sono da meno le interpretazioni di Ryan Reynolds, nella parte dell’eroico William
Pope e di Alice Eve nel ruolo della giovane e bella vedova.
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