N° 40 del 25/10/2008

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Transcript N° 40 del 25/10/2008

U2
BATTIPAGLIA: IL DOMINIO
DEI SOLITI NOTI
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Tagli sanità:
quanto rischia
l’ospedale di
Roccadaspide
OSPEDALI, CON I TAGLI
SI RASCHIA IL FONDO
Ridare fiato
all’economia
reale
di Cosmo Guazzo
di Antonio Marino
La riorganizzazione della sanità in
Regione Campania cambia il
destino
dell’Ospedale
di
Roccadaspide
Dopo il commissariamento della
Sanità della Regione Abruzzo e
della Regione Lazio da parte del
Governo,
si
rischia
il
commissariamento della Sanità
della Regione Campania.
È in corso una procedura di
controllo diretto da parte del
Governo centrale. La Regione
Campania, entro il prossimo 30
novembre, deve prevedere un
riordino strutturale e di recupero
degli sbilanci contabili.
L’Assessore Montemarano conta
di recuperare circa 214,23 milioni
di euro nel prossimo biennio.
Saranno previsti tagli di posti letto,
soppressione di reparti, accorpati i
servizi, riduzione di quelle strutture, come il pronto soccorso, con
l’obiettivo di eliminare gli sprechi
e saranno creati centri di eccellenza.
La proposta sarà discussa prima in
giunta e poi in consiglio regionale.
Sono già iniziate le proteste dei
sindacati e delle direzioni sanitarie.
I direttori generali delle Asl dovranno tagliare complessivamente
145 posti letto entro la fine del
2008. Un taglio drastico che consentirà un risparmio immediato,
stimato attorno ai 29 milioni di
euro. Inoltre, entro 30 giorni dall’approvazione del piano, le Asl
dovranno presentare il programma
di attuazione delle dismissioni e
degli accorpamenti dei presidi
ospedalieri.
Un piano che al massimo dovrà
completarsi entro la fine del 2009.
Il risparmio calcolato è complessivamente di 85 milioni di euro. In
questo quadro, la vicenda dell’ospedale di Roccadaspide è preoccupante e acuisce l’emergenza
sul presidio. Ad ogni elezione, la
vicenda
dell’ospedale
di
Roccadaspide è diventata di
attualità.
La
preoccupazione
degli
amministratori e dei cittadini, in
occasione delle elezioni si è fatta
forte.
A volte per un tornaconto elettorale
di questo e quel partito, di questo o
Il Governatore
Draghi si è recentemente incaricato
di
ristabilire la
verità dicendo
che l’Italia non
esce male dalla
crisi internazionale perché le nostre banche
hanno retto bene ed hanno potuto
contare su un patrimonio sufficiente e su regole efficaci.
In sostanza all’estero stanno peggio.
Al di là, però, della enfatizzazione
della crisi che si sta avendo e di cui
ancora le famiglie non si sono praticamente accorto, occorre evidenziare come il vero problema non
sono le banche, che godono certamente buona salute, ma la probabile crisi dell’economia reale.
In altre parole, il sistema produttivo italiano può andare in recessione e questo porterà sicuramente
dei licenziamenti.
La riduzione della produzione e
quindi dell’occupazione sono il
vero problema.
La loro conseguenza è la riduzione
dei consumi e l’economia potrebbe
“non girare” più, con comprensibile crisi dell’economia reale.
Le banche, a questo punto, potrebbero, per paura della crisi, ridurre i
prestiti alla clientela e quindi
creare una spirale ancor più negativa.
Ma torniamo alla nostra realtà più
prossima. Per uscire dalla crisi bisogna produrre di più. Bisogna attrarre capitale da fuori.
Il terziario non aiuta a risolvere.
Le nostre risorse capaci di far arrivare denaro fresco sono il turismo
e l’agricoltura.
E’ su questo che dobbiamo attrezzarci per dare migliori servizi e più
qualità.
Invece, non si muove una foglia.
Non ci sono iniziative significative
che lasciano intravedere qualcosa
di nuovo.
Dalle nostre parti, il turismo di domani non sarà diverso da quello di
oggi anzi sarà ancora più eroso
dalla concorrenza; chi si occupa di
agricoltura non studia niente per
evitare l’eccessiva intermediazione
commerciale.
L’augurio è che presto ci si renda
CONTINUA A PAG. 5
Germano Cammarano, galantuomo della sanità
di Francesca Pazzanese
Una visita a Roccadaspide, suo paese
natio, e i ricordi mai cancellati affiorano con le strette di mano dei suoi
concittadini. “Lui” è Germano Cammarano, medico in pensione stimato
da tutti, che ha esercitato la professione a Roccadaspide, negli anni ’60.
«Quando si seppe che avrei fatto il
medico a Rocca - esordisce il medico
- appena sceso dal pullman, c’erano
già delle persone ad aspettarmi».
Prima del recente arrivo in paese, il
nipote scherzando dice: «Ma non è
che arrivi a Roccadaspide e vai a finire sui giornali?». Ed il caso ha voluto che ci finisse davvero! Un
cittadino afferma: «Viene dalla gavetta», anche perché il dottore andava
a pascolare gli animali con i libri in mano. E non è mai
stato avido di danaro. «Mi sono attenuto a Ippocrate che
spronava i medici a chiedere al malato come si sentisse,
a dargli la cura e a chiedere il giusto», continua il dottore. Onestà che ha praticato anche per il rispetto e la
gratitudine verso i genitori. «Per farmi studiare, si sono
indebitati per 500 mila lire con i parenti, ma dopo ho restituito tutto». E li ha ripagati vincendo, durante gli anni
universitari, la borsa di studio per allievi bisognosi e
meritevoli. Germano Cammarano si è laureato in medicina nel’52, poi si è specializzato in ematologia. Successivamente è diventato internista ed ha esercitato la
professione fino al’98. Il pensiero costante, durante gli
oltre quarant’anni di carriera, è stato quello di «voler
fare il medico». E senza prescrivere
un farmaco prima di aver visitato un
paziente. « Facevo ambulatorio dalle
7 di mattina fino a tarda sera - afferma Cammarano - Poi, uscivo per
le visite domiciliari fino alle due di
notte e oltre. Una sera un assistito voleva che prescrivessi un farmaco
senza visitare la moglie con la febbre
perché era tardi. Ma io gli dissi che
dovevo prima vederla e l’ho visitata a
notte fonda». Poi, i ritmi sostenuti lo
hanno spinto a lasciare l’incarico per
lavorare in ospedale e presso lo studio privato a Salerno, dove risiede
tuttora. « Quando ho deciso di lasciare la mutua, mi chiamò il presidente dell’Ordine dei medici
D’Aniello, chiedendomi se stessi bene con la testa perché avevo tanti assistiti». Ha lavorato nello studio privato anche a Roccadaspide ed è stato consigliere
provinciale. «Ho avuto 4000 voti nel mio collegio e , a
Carretiello, su 730 votanti ho ottenuto 713 consensi». E
riferisce orgoglioso dell’amicizia con Salvatore Valitutti,
di cui ammirava prima della cultura, la disarmante
umiltà. «Ho avuto l’onore di averlo al matrimonio di
mia figlia. Quando sono entrato in chiesa l’ho visto seduto in ultima fila e mi è dispiaciuto che stesse dietro a
tutti». Sempre in tema di umiltà, il nipote parla di un
libro autobiografico scritto dal dottore. «Lui aveva
scritto il testo su carta semplice con la macchina da scrivere e i vicini gli hanno fatto il regalo di trarne un libro».
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Agropoli
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N°40 25 ottobre 2008
“Consorzio case vacanza” il nuovo progetto di Alfieri
Diventa realtà la nuova metodologia turistica
Il primo cittadino agropolese,
Franco Alfieri, lancia il progetto di
un “Consorzio case vacanza”, l’idea,
è una strategia di sviluppo turistico
locale, basata su un sistema integrato
di ricettività.
Gli elementi caratterizzanti del progetto, saranno: un marchio comune,
standard di qualità, iniziative di marketing, promozione e comunicazione
coordinate.
Nello specifico, la creazione del
Consorzio ha come scopo: realizzare
e gestire permanentemente sul mercato un “Marchio d’area” che avrà
funzione di “brand identificativo”;
studio, creazione, coordinamento e/o
attuazione di attività di promozione,
valorizzazione e commercializzazione dei vari sistemi di ospitalità turistica del territorio; compiere
analisi e ricerche di mercato, progettare azioni di marketing turistico e
marketing integrato fra l’offerta tu-
A parer mio
ristica e di altri settori di produzione
e/o servizi al fine di favorire la promozione del territorio, delle sue risorse e delle sue offerte commerciali,
sui mercati nazionali ed esteri; mettere a punto e gestire azioni commerciali dirette quali promozioni,
incentives, partecipazione a fiere,
simposi, workshop;
- attivare e gestire servizi di sportello
per gli ospiti turistici e per il pubblico in materia di informazioni ed
assistenza tecnica (es. uffici informazioni, strumenti multimediali,
mezzi di trasporto itineranti);
- promuovere e studiare iniziative di
concertazione e collaborazione fra le
diverse categorie imprenditoriali del
territorio che, partendo dalle esigenze dei consorziati, siano finalizzate a conseguire sinergie e obiettivi
di efficacia commerciale nell’ambito
della valorizzazione del territorio e
delle sue risorse; reperire ed offrire
ai consorziati l’accesso al credito ed
ai finanziamenti alle migliori condizioni anche mediante la presentazione di garanzie fidejussorie;
prestare assistenza e consulenza tecnica alle imprese consorziate, svolgere attività di formazione
professionale degli operatori ed attività dirette all’innalzamento delle
capacità di programmazione, progettazione e realizzazione degli addetti;
- avrà compiti di assistenza tecnica
per la realizzazione del Piano di Sviluppo Turistico del Sistema Turistico
Locale.
«Le case vacanza rappresentano
un’importante risorsa per l’economia
turistica della nostra città – afferma
Alfieri – c’è bisogno, chiaramente,
di una regolamentazione orientata al
miglioramento dell’offerta turistica.
La creazione del consorzio, formato
da imprenditori ed eventualmente da
soggetti pubblici, ha come obiettivo
l’incremento della ricettività attraverso lo sviluppo delle case vacanza
e affittacamere, puntando a realizzare, una rete di accoglienza e di servizi di qualità da inserire come
destinazione turistica nei mercati nazionali ed internazionali. Coloro che
aderiranno al progetto, oltre a far
parte di un circuito identificato con
un marchio comune, dovranno rispettare ovviamente regole e standard di qualità».
di Catello Nastro
Pippo Baudo nella Piana del Sele
Prima puntata della soap opera “Il grande bovino”
- Siamo collegati via satellite con la Piana
del Sele tra Agropoli ed Eboli, e precisamente a Paestum, per trasmettervi la
prima puntata de “Il grande bovino”.
Questa è una trasmissione prodotta da
MUCCA TV per dimostrarvi che questa
nostra trasmissione non è una BUFALA.
Con le loro poppe al vento, produttrici
di bianco latte, prezioso liquido che supera persino il vino delle colline del Cilento,
abbiamo
qui
presenti
nientepopodimeno che la bufala GOVERNATIVA e la mucca CAROLINA.
Per prima intervistiamo la bufala.
Signora bufala, qual è il suo ruolo nella
piana del Sele? –
- Con le mie consorelle abitiamo in questo sito da almeno mille e cinquecento
anni. Ma la nostra presenza in questo
posto non è certa. Ci sta chi addirittura
asserisce che noi abitiamo la piana del
Sele da prima della nascita di Cristo. Ma
anche questa, mi consenta, come dice il
grande Toro Seduto, è una bufala. La nostra presenza in questa pianura risale solo
ai tempi delle paludi. La questione meridionale, deve sapere, caro signor Pippo
Baudo, ha avuto, nel corso dei secoli, vari
risvolti. Ma uno solo è stato sempre al
primo posto: quello di mungere. Dai contributi del comune, a quelli della provincia,
di poi alla regione, allo stato ed infine alla
Comunità Europea.- Ma scusi, signora Bufala: cosa intende lei
per mungere? –
- Fare più latte, fare più formaggi (anche
da parte di mia cugina mucca) ed ingrassare i padroni . –
- Mi scusi. Ma anche i consumatori traggono vantaggio da questo processo…-
- Certamente. Ma qua ci sono anche delle
mistificazioni. La vera mozzarella di bufala
della Piana del Sele la produco solo io.
Quella stronza di mia cugina, la Mucca
Carolina, può fare solo il fior di latte, la ricotta, il parmigiano (naturalmente quelle
che abitano più a nord) ma la vera mozzarella della Piana del Sele, la posso fare
solo io. In parole povere, molto spesso la
mozzarella di bufala è una bufala perché la
fa la mucca. –
- Passiamo ad un altro argomento.
Quando si annuncia una notizia falsa per
TV, dicono che è una bufala. Lei come si
sente?
- Questo è un altro tipo di bufala. Ci sono
molti onorevoli che ne fanno uso.A mio
avviso, quando aprono la bocca, sarebbe
meglio che ingoiassero una nostra mozzarella, piuttosto che fare certe affermazioni.- Ringraziamo la signora Bufala per questa intervista e passiamo alla sua parente
bovina: la mucca. Signora mucca, alcuni
anni fa si leggeva sui giornali e si sentiva
per TV che lei era pazza. –
- Certamente abbiamo vissuto un brutto
momento. La mucca pazza è stata l’offesa
che mai avremmo voluto sentire.Vede, signor Pippo, noi mucche siamo bovini seri.
Ma destiamo invidia persino tra le donne.
Pensi solo a quante donne vorrebbero
avere un marito toro, mentre si devono
accontentare di un “piecuro” cornificato
anche grazie al loro spontaneo contributo di offerta speciale dei loro attributi.
Hanno detto che eravamo pazze. Si, è
vero. Ma quando andavamo in discoteca
a ballare ci davano una sostanza dopata, la
cosiddetta “bubbazza” che influiva negativamente sul nostro cervello facendoci
perdere il senso della ragione. La mozzarella diventava mazzarella, la ricotta ricatto, il burro diventava birra, ed il casaro
che faceva la ricotta ricottaro. Ma noi che
cacchio c’entravamo con le problematiche del mondo moderno. La strage degli
innocenti ha ancora una volta suggellato
la pazzia non nostra, ma dei mortali.- Signora mucca, ci scusi, ma vorremmo
sapere perché gli umani dicono spesso
“porca vacca”.
- Gli umani, deve sapere, caro signor
Pippo Baudo, sono tra le peggiori specie
animali, e non si assumono mai le loro responsabilità. Ogni volta che si accorgono
di aver preso una bufala esclamano
“porca vacca”. Dispiace, a tal proposito
per noi, ma anche per la signora porca, il
cui nome viene ripetuto molte più volte
della bufala e della vacca. Porca miseria,
porca troia, porca Juve, porca l’oca (e l’oca
non c’entra proprio per niente perché ha
solo due zampe, mentre la mucca ne
tiene quattro, la miseria non lo so e la Juve
ne tiene ventidue, incluso il portiere).
- Ma ritorniamo alla mozzarella. La mozzarella di bufala della Piana del Sele è
senza dubbio la migliore di tutto il mondo.
Lei signora mucca è favorevole o contraria…- Perbacco se sono favorevole. Badi che
anche io do un notevole contributo alla
produzione di mozzarella di bufala. –
- Ma lei dovrebbe produrre solo il fior di
latte, il caciocavallo, la scamorza, il provolone…- Qui avete tirato in ballo anche il cavallo.
Ma quello di latte ne fa talmente poco
che riesce appena a dissetare
i suoi figli. Figuriamoci se più
produrre anche
formaggi. La scamorza è un termine offensivo
usato persino nel calcio per indicare un
giocatore che non vale un cacchio. Sei una
scamorza…Urlano spesso dalle tribune.
Anche in terminologia politica si usa questa parola per un onorevole valido solo
per prendere lo stipendio. Ed il provolone
poi…Pensi che se mio marito, il signor
Toro Seduto, se sentisse chiamare provolone, la darebbe un paio di cornate che
nemmeno sua moglie potrebbe tollerare.
–
- Signora mucca, ci permetta un’ultima
domanda. E’ vero che i vostri mariti, cioè
i tori, soffrono di eiaculazione precoce, facendo durare il loro rapporto sessuale
meno di un minuto? –
- Certamente. Ma le posso assicurare, e
non sono una mucca pazza, che nel sesso,
anche bovino, non è la quantità che conta,
è la qualità…- Bene, la nostra intervista tra i bovini
della Piana del Sele è finita.Vi ricordiamo
solo che la mozzarella di bufala è la migliore, ma quella di mucca contiene meno
colesterolo. E questo vale anche per la ricotta. Come antiquari vogliamo ricordare anche la mozzarella in carrozza. Ma
ora anche le mozzarelle viaggiano in
aereo e possono arrivare in giornata
anche in paesi lontani. Per la gioia dei
buongustai. Mangiate mozzarella: e la vita
sarà più bella!”
Capaccio
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Sanità e aeroporto: troppi sprechi denuncia l’opposizione
Al Consiglio provinciale levata di scudi contro i tagli
Povero, ma povero di consiglieri!
Così lunedì scorso il consiglio provinciale di Salerno.
Forse perché l’onorevole Gianfranco
Fini era a Montecorvino Pugliano?
La scorsa seduta, peraltro straordinaria e pubblica di prima convocazione per la rinegoziazione dei
prestiti obbligazionari BOP Provincia di Salerno (primo punto all’ordine del giorno, a seguire il question
time), era veramente misera. Dopo
aver fatto l’appello, essendo i presenti in aula solo tredici, mancando
cioè il numero legale (almeno 19)
per il deliberante, il consiglio è stato
dichiarato deserto e quindi sciolto.
Immediata la controbattuta del consigliere Antonio Lubritto mirata ad
ottenere il question time, giacché
sono sufficienti dodici presenze.
La richiesta non è stata accolta subito. Anzi. Ha suscitato polemiche e
pareri discordanti. C’era chi (Antonio Sansone che sostituiva Carmine
Pignata; il segretario e qualche altro
consigliere) sosteneva il rispetto dell’atto di convocazione che poneva in
primis la discussione dei BOP e a seguire la seduta di confronto per di-
scutere delle interrogazioni a risposta immediata, ma non essendoci il
numero per il primo punto all’ordine
del giorno non si poteva, a detta di
questa parte del consiglio, proseguire
nelle operazioni. Volendo essere istituzionali!
Dall’altra c’era Lubritto, sostenuto
da Ermido Leoni, che continuava a
chiedere di non perdere un’altra giornata di question time, già da tempo
mortificato rispetto a molte interrogazioni ancora da smaltire. Nicola
Parisi ha addirittura sottolineato che
sarebbe stato più esatto presentare
due convocazioni separate per non
incorrere nell’errore tecnico che, effettivamente, ha tolto tempo prezioso
al tanto sudato lavoro che spetta al
nostro amato consiglio provinciale.
Meno male che ad ammetterlo sono
esponenti della sinistra, almeno così
(opposizione a parte) si resta “in famiglia” a farsi critiche.
Finalmente, dopo 15 minuti di dibattito e grattacapi, i politici sono giunti
ad un accordo: all’unisono consenzienti hanno deciso per il proseguimento della seduta. Si è rifatto
l’appello e i presenti erano quindici.
Ore 16:20. Dunque, è stata la volta
della prima delle quattro interrogazioni previste. Anche se poi, solo due
sono state soddisfatte. Come al solito
le altre due rimandate perché assenti
gli assessori interrogati. Questo finora pare un elemento indispensabile
a conferma dell’andamento del consiglio provinciale di Salerno! Ovviamente, si spera che in appresso non
sia così.
Il nocciolo delle questioni. Interrogazione numero 81 del 14.10.2008
a proposito del piano sanitario
ospedaliero regionale. I consiglieri
Provinciali Vincenzo Farace e Carmine Ansalone interrogano il Presidente della Provincia (assente, ma
sostituito dal vice Presidente Gianni
Iuliano) a proposito del Piano Ospedaliero Regionale, per sapere quali
iniziative intende adottare l’Amministrazione Provinciale in merito al
redigendo Piano, visto che lo stesso
determina preoccupazione per il
forte ridimensionamento della rete
Ospedaliera e dell’Emergenza in
provincia di Salerno. Ha esposto la
problematica Farace: “Nel piano regionale 2006 la rete dell’Emergenza
Saluto ad un amico...
Ciao Nicò, “ l’arrevotapopolo” della Laura
Nicola Di Filippo, 56 anni, gestore
del bar Centrale della Laura è
scomparso il 17 ottobre.
Così un amico, interpretando il
pensiero dei tanti che lo conoscevano, lo ha voluto ricordare dall’altare della chiesa S. Maria di
Loreto.
“Oggi ci rendiamo conto che non
dimenticheremo mai questo
giorno. Tu che hai sempre scherzato con tutti, che – come si dice
da noi – non hai lasciato nessuno, sì
li hai pittati tutti. Eri il jolly di tutti.
Se volessimo ricordare le cose
che hai fatto, bè staremmo qua un
bel po’. Uno come te, Nicò, a Napoli lo chiamerebbero arrevotapopolo. Anche oggi hai mosso tutti,
non manca nessuno.
Nella vita sei stato una persona
semplice, hai avuto una famiglia
splendida, una moglie come Maria
Grazia che ti ha amato tanto.
Tre figli: Rocco, Lucia e Roberta,
che ti vogliono un bene indescrivibile.
Ci piace raccontare una delle cose
che tu hai fatto con gli amici del
bar. Sì, eri la persona più felice del
mondo quando si organizzava la
tombola, perché tutti i tuoi amici
e parenti potessero divertirsi, almeno per una serata, tutti assieme.
E poi, sempre nel bar, tutte quelle
cenette…
Quel televisore non lo facevi riposare nemmeno un po’: basta
che arrivavi tu nel bar e noi che
eravamo lì non capivano più
niente, e dicevamo: “Uì lloco, è arrivato Nicola, mò nu stamo cchiù
buoni”.
Forse sai già che la tua amata Juventus ieri sera ha perso ed oggi il
bar doveva essere tutto uno sfottò
per te. Immagina zi Peppe, u’ Cavaliere…
Il professore lo ha detto: ti sei portato via un pezzo di noi.
Tu dicevi sempre: “U’ tempo c’è” e
questa frase rimarrà indelebile nel
nostro cuore. Come te”.
era omogenea su tutto il territorio
provinciale. Invece oggi vediamo
che la provincia nord di Salerno
corre il rischio di essere mortificata,
tagliata fuori dal piano di emergenza.
Non capisco perché la Provincia
come Ente sia fuori da un ragionamento di una pianificazione ospedaliera, nel momento in cui invece si fa
carico di tutta la rete viaria o della
viabilità. Non si può mettere a rischio la popolazione che vive a nord
di questa provincia. E’un grave errore cancellare alcuni presidi ospedalieri dalla rete di emergenza che
storicamente come assetto viario
hanno una loro praticità. Non è
quindi, neanche un risparmio economico. Se è previsto un taglio e ci
deve essere, non deve però ledere
l’interesse della salute dei cittadini.
Dall’incontro di tre giorni fa, organizzato da alcuni consiglieri regionali, a cui doveva esserci anche
l’Assessore Regionale alla Sanità
che mancava e a cui io ho partecipato, insieme ad altri colleghi consiglieri sia in veste di politico che di
medico, è venuta fuori l’idea che ho
illustrato. Se è vero che la sanità del
sud non è al top e che c’è bisogno di
una razionalizzazione, credo che
questa soluzione sia nociva”. Iuliano: “Condividiamo il pensiero di
Farace. Questa mattina si è svolta
una riunione che ha portato ad una
ipotesi di emendamento della proposta di legge che viene portata in Consiglio Regionale. Chiediamo il
rispetto dei parametri numerici del
piano sanitario ospedaliero regionale. Anche se la competenza è
esclusivamente della Regione,
stiamo seguendo la faccenda. Siamo
dalla parte della gente convinti che
la riduzione delle spese non deve
smantellare i diritti di difesa della salute dei cittadini”.
A seguire, l’interrogazione numero
82 del 16.10.2008 sull’aeroporto di
Salerno-Costa d’Amalfi che Antonio Lubritto e Andrea Lauro hanno
posto al Presidente del Consiglio
Provinciale e a cui ha risposto Iuliano. Così Lubritto: “Prima di venire alla nostra interrogazione,
voglio dire che il Pdl è ben lieto di
discutere, in un consiglio provinciale
aperto alle istituzioni regionali e provinciali, del caso sollevato da Farace.
Io da anni dico che una sola Asl è più
che sufficiente per ogni provincia:
ogni milione di abitanti una Asl, a
Caserta una, a Salerno una a Benevento una e a Napoli massimo tre.
Tornando a noi.
Il caso dell’aeroporto di Pontecagnano. Il sindaco di Salerno dice che
è un fallimento. Mettetevi d’accordo
voi del centro sinistra se l’aeroporto
è davvero un fallimento. Americo
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4
Voci dal colle
Lettera aperta al
Ministro Mara Carfagna
On.le Ministro
Mara Carfagna
p.c. On.le Ministro
Sandro Bondi
”Il territorio non è di
destra o di sinistra,
quando c’è l’interesse per il territorio
scatta la responsabilità. Da parte mia
c’è sempre ampia disponibilità” ha dichiarato a “IL MATTINO” in occasione
dell’incontro con il Presidente della Provincia di Salerno, in data 10 ottobre. Da
parte mia mi permetto di aggiungere
che l’arte, la cultura, le testimonianze
storiche sono di tutti e che Paestum appartiene al mondo. Oggi ho appreso
che l’ On.le Bondi e il Presidente del Consiglio visiteranno gli scavi archeologici di
Pompei il giorno 28 c.m. Le sarei grato
se si facesse interprete presso il collega
Ministro On.le Bondi e il Presidente del
Consiglio di proseguire, poi, nella visita al
sito archeologico di Paestum. Il Comune
di Capaccio si appresta ad approvare il
P.U.C.
Ritengo che sia l’occasione giusta per la
creazione del Parco Archeologico di Paestum, nell’ambito del perimetro dei mille
metri dalle mura, richiamando la legge
220 del 1957, promossa da Zanotti
Bianco.
Dobbiamo ai legislatori del passato se,
pur con difficoltà, si è riusciti a preservare l’area che risale a più di 2500 anni
fa. Infatti, già nel 1933, con decreto ministeriale, richiamando l’art 1 della legge
11 giugno 1922, n°778, fu istituito un
vincolo d’inefidificabilità per una fascia
di 300 metri dalle mura e in località Lupata dalle mura fino al mare. Il Senatore Zanotti Bianco, nel 1957, fu
promotore della legge 220 richiamando
l’articolo 21 della legge 1 giugno 1939,
n°1089 che recitava ..…” ha facoltà di
prescrivere le distanze, le misure e le
altre norme dirette ad evitare che sia
messa in pericolo la integrità delle cose
immobili soggette alle disposizioni della
presente legge, ne sia danneggiata la
prospettiva o la luce o ne siano alterate
le condizioni di ambiente e di decoro.
L’esercizio di tale facoltà è indipendente
dalla applicazione dei regolamenti edilizi
o dalla esecuzione di piani regolatori.”
Nonostante le leggi e i vincoli, oltre 80
ettari di suolo sono stati consumati nella
fascia di rispetto.
Sarebbe auspicabile che, oltre alla visita,
si organizzasse un convegno, sotto
l’egida dell’UNESCO, che ha riconosciuto
nel 1998 Paestum come Patrimonio dell’Umanità, e del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, per lanciare un
“concorso d’idee “ per l’istituzione del
Parco Archeologico di Paestum.
Le saranno sicuramente grate le future
generazioni, che avranno l’opportunità
di godere dei benefici che apporterà
nella zona un rinnovato interesse turistico verso il territorio salernitano.
RingraziandoLa per le azioni che metterà in campo, mi pregio di salutarLa.
Pietro De Rosa
Capaccio
N°40 25 ottobre 2008
Sarim, i risultati della commissione d’indagine
Nel consiglio comunale del 30 ottobre, in seduta segreta
Lente d’ingrandimento sull’appalto
da 14 milioni di euro per la raccolta
differenziata nel comune di Capaccio affidato nel 2006 alla società
Sarim. Approdano in consiglio comunale i risultati della commissione
d’indagine consiliare guidata da
Maria Vicidomini. A compiere la
scelta della Sarim fu, a metà del
2006, l’amministrazione comunale
in quel momento guidata da Enzo
Sica. L’anno prima la mista Helenia,
già appaltatrice del servizio della
raccolta dei rifiuti, veniva sciolta tra
le polemiche. Della correttezza delle
procedure del maxiappalto se ne parlerà, ma a porte chiuse, al punto n.14
del prossimo consiglio comunale del
30 ottobre, a partire dalle 18.30. La
formula usata nell’ordine del giorno
è “Esame relazione finale indagine
gestione rifiuti urbani”, mentre è universalmente conosciuta come “indagine Sarim”. La commissione
d’indagine consiliare aveva chiuso i
lavori già il 31 luglio scorso ma, con
l’estate in mezzo, il presidente del
consiglio comunale Paolo Paolino ha
ritenuto opportuno “calendarizzare”
la discussione solo ora. La seduta,
solo per la questione Sarim, sarà
però segreta, aperta ai soli consiglieri
comunali. La questione Sarim fu
aperta dalla richiesta sottoscritta da
12 consiglieri comunali, tutti eletti
nella maggioranza che regge il sindaco Pasquale Marino, mentre la
presidenza fu affidata a Maria Vicidomini, la consigliera comunale
eletta nelle liste della sinistra che sosteneva il compianto Luigi Di Lascio, antagonista di Pasquale
Marino. La Vicidomini è stata successivamente “sfiduciata” dalla compagine politica d’origine. “Sono
stato un militare e fino all’ufficializ-
zazione dei risultati dell’inchiesta io
non divulgherò aspetti che peraltro
non conosco ancora. Dal giorno
dopo ne trarrò tutte le conseguenze
politiche”, preannuncia Giuseppe
Troncone, il generale dell’esercito
che la Pdl ha opposto a Marino, durante l’ultima campagna elettorale.
“Io non sono stato ascoltato – dice
l’ex sindaco Enzo Sica – non so cosa
avrei dovuto chiarire. Le procedure
sono state portate avanti dagli uffici
comunali. Ad ogni buona ragione io
sono qui, pronto a dare tutte le delucidazioni. Non si pensi così di intimidirmi, anzi mi accingo ad
ufficializzare il mio ritorno alla politica attiva”. La cortina di riserbo sui
risultati delle indagini non è stata finora superata. S’ipotizzano alcuni rilievi alle procedure seguite nella
scelta ricaduta sulla Sarim, mentre
un paio di consiglieri comunali si
starebbero orientando ad andare
oltre, fino ad interessare la Corte dei
Conti e la stessa procura. Negli anni
scorsi altre commissioni d’indagine
comunali, sulla costruzione del depuratore a Varolato come sulla gestione finanziaria del municipio, si
sono concluse con sostanziali nulla
di fatto.
Salvalarte a Paestum in bici
“Avvicinarsi ai luoghi per scoprirli lentamente”
Domenica 19 ottobre scorso nell’ambito dell’iniziativa “Salvalarte”, il
circolo Legambiente di CapaccioPaestum ha proposto il progetto
“Salvalarte treno&bici “. L’obiettivo
era… “Recuperare il piacere di
scoprire i luoghi avvicinandosi
lentamente”.
Spesso,
infatti,
è
proprio
l’attraversamento veloce di un
territorio che ce lo rende estraneo
e irraggiungibile. È un segnale che si
è voluto dare per andare oltre il
turismo mordi e fuggi, fatto di
consumismo e di superficialità.
Il programma della domenica
prevedeva:
Ciclopasseggiata partendo da
Salerno con arrivo a Paestum lungo
la pista ciclabile litoranea
Ciclopasseggiata a Paestum lungo la
pista ciclabile comunale.
Ritrovo, quindi, a Torre Laura con
proiezioni, musica e parole proposte
per il futuro e un break
gastronomico lungo le mura
dell’antica città.
A sera un concerto di musica
popolare in piazza della Basilica con
la
compagnia
di
Salerno
“Daltrocanto”.
La giornata quasi estiva, il desiderio
di stare ancora all’aria aperta, il
piacere di incontrare gli amici, la
voglia di scambiarsi le ultime
impressioni legate alla politica ed ai
fatti più importanti del momento
locali e nazionali ha invogliato la
gente a partecipare ed anche a fare
una piccola passeggiata in bicicletta.
Peccato che la pista lasciava un po’ a
desiderare: tanto sporco, molta
plastica abbandonata lungo il
percorso, e poi le erbacce che
invadevano la carreggiata. Peccato,
proprio! Perché gli occhi non
potevano fare a meno di vedere il
grosso degrado che si attraversava
nonostante il verde così parco, il
sole caldo e piacevole, la brezza un
po’ frizzante e le bellezze
archeologiche tutto intorno.
La sera, poi, in piazza della Basilica lo
spettacolo
del
gruppo
“Daltrocanto” ha attirato una bella e
variegata folla di spettatori: turisti,
gente di passaggio e gente del posto.
La musica popolare ha di per sé un
fascino particolare perché riesce
sempre
a
coinvolgere
emotivamente. Quando essa si
espande nell’aria, a incuriosisce
anche chi non la conosce. La gente,
seduta comodamente o in piedi,
ascoltava volentieri. Si è lasciata
andare
nel
ballo
ed
ha
accompagnato col battito delle mani.
Il repertorio proposto, ricco e
variegato, ha compreso canzoni
popolari della Campania, della Puglia,
della Basilicata, della Calabria … è
stato un assaggio della cultura
tradizionale. Un’immersione nella
storia ed anche nel recente del
passato. Gli artisti hanno dimostrato
interesse
e
capacità
d’interpretazione per l’antico e
piacere per il gesto e per il canto
popolare.
G.C.
L’opinione
Fontana di Trevi
VENDESI
a Capaccio
Come nel più famoso episodio di
Totò, il Comune di
Capaccio sta provando a mettere a
segno il colpaccio
... con la vendita
delle “pigne”!
Le pigne? Si, proprio le pigne, o
strobili che dir si voglia!
Quelle stesse pigne che un mese fa
sono costate le manette ad un immigrato algerino di 32 anni, scoperto dai carabinieri della stazione
di Capaccio mentre raccoglieva
strobili nella pineta demaniale.
Bene! Il Comune ha bandito una
gara d’appalto per la raccolta e vendita di pigne su aree demaniali del
Comune di Capaccio per un’estensione di 95 ettari. Base d’asta scarsi
41mila euro.
Cosa c’è di strano, direte voi? Il
Comune ha trovato il modo di fare
cassa, in qualche modo, con la Pineta. Non è stato in grado di farlo
con l’area SIC di Foce Sele né con
le altre aree attrezzate, quindi ci
prova
con
le
pigne!
Nulla di strano se non fosse che il
fortunato che si aggiudicherà la
gara, sborsando oltre 40mila euro,
dovrà, per due anni, pulire la Pineta!
Ma come io ti devo pulire la pineta
... e ti devo pure pagare!
Si è proprio così! Ai sensi dell’art.
1 del Capitolato Speciale d’Appalto: “L’appalto prevede, inoltre, la
pulizia, manutenzione e vigilanza della
aree, così come di seguito specificato:
- due volte al mese nel periodo autunnale ed invernale (gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, ottobre,
novembre,
dicembre);
- quattro volte al mese nel periodo
estivo (giugno, luglio, agosto e settembre).” Non c’è che dire ... UN AFFARE! ... per il Comune: oltre
40mila euro e la pulizia della pineta,
per qualche quintale di pigne che
nessuno (se non abusivamente)
avrebbe mai raccolto!
E che te ne fai di Totò ...
Solo un ultimo appunto, qualcuno
dovrebbe informare il Responsabile
del Settore III - Gestione del Territorio - che sono più di sei mesi che
la normativa sulla sicurezza sul lavoro è cambiata: il D.Lgs. 626/’94
(richiamato all’art. 12 del capitolato
speciale d’appalto) è stato abrogato
e sostituito dal D.Lgs. n. 81 del 9
aprile 2008 TESTO UNICO SULLA
SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO.
Cilento
N°40 25 ottobre 2008
5
Il mensile Tempi promuove un confronto sullo sviluppo economico e infrastrutture
Persico: “Il Cilento vada all’Expo 2015 la Città del 4° Paesaggio”
In contemporanea con gli esperti di
vigilanza e sicurezza, venerdì 17 ottobre, presso l’Hotel Ariston, c’è
stato un altro interessante convegno
organizzato dalla rivista mensile
“Tempi Cilento” dal tema “Sviluppo
economico e infrastrutture nel Cilento- le strade della crescita”.
Mattatore della serata è stato Emilio
Fina, psichiatra-criminologo amante
della buone letture e appassionato di
concertazione tra enti e associazioni.
Moderatore attento, ospite squisito e
in grado di cogliere le sfumature di
un dibattito interessante e improntato
al dialogo più che ai grandi enunciati.
Infatti, la scarsa partecipazione di
pubblico non ha impedito che gli argomenti trattati da ospiti importanti
cogliessero in pieno le preoccupazioni che gli operatori economici vivono nell’agire quotidiano.
Antonio Valiante, vice presidente
della regione Campania, Stefano Caldoro, ex ministro e segretario del
nuovo Psi e Pasquale Persico, docente di economia all’Università di
Salerno, hanno imbastito un vero e
proprio confronto su come tirare
fuori il Cilento dalla condizione di disorientamento in cui versa da tempo.
A stimolare sui temi concreti i citati
relatori, Bartolo Scandizzo, presidente di Paestum In, Donato Ciociola, presidente dei giovani
imprenditori Unimpresa e Barbara
Guerra, ricercatrice Università di Bologna. In rappresentanza del sindaco
di Capaccio, Pasquale Marino, il consigliere Carmine Caramante.
E proprio Caramante, dopo i saluti
di rito, a dare il via agli interventi
rendendo noto che Capaccio-Paestum si appresta a varare il nuovo
strumento urbanistico con significative novità in campo turistico: possibilità di aumento del 25% delle
volumetrie delle strutture alberghiere
esistenti con destinazione esclusiva
alla creazione di nuove camere.
Scandizzo ha ricordato il grave deficit di mobilità sul territorio di Paestum, Agropoli e l’intero Cilento e le
difficoltà di collegamento con l’aeroporto di Pontecagnano.
Ciociola ha posto l’accento sullo
stallo dei lavori presso lo snodo ferroviario di Battipaglia e della realizzazione dell’interporto e del polo
agroalimentare.
Guerra ha sottolineato la necessità di
indicare agli ospiti del territorio mete
alternative ed integrative a quelle
classiche.
Valiante ricorda che l’obiettivo non
è omologare il Cilento alle realtà che
in Regione vanno per la maggiore,
ma perseguire lo scopo di mantenere
le sue specificità che ne fanno un
posto unico. La strada è quella di accrescere la ricettività e incamminarsi
sulla strada della qualità migliorando
i servizi al turismo oltre che la qualità delle strutture ricettive diffuse sul
territorio. Ma è toccato a Persico
dalla prima
Tagli sanità: quanto rischia
l’ospedale di Roccadaspide
quel personaggio politico, l’ospedale
di Roccadaspide, è stato sempre un
campo di battaglia. Aperto nel 2000,
dopo quarant’anni di dure battaglie.
Si è verificata dapprima la vicenda
dell’accorpamento del Distretto
Sanitario n. 107 con sede a
Roccadaspide, con quello di
Capaccio, con grandi disagi per la
caratteristica della popolazione,
composta per la stragrande
maggioranza da anziani. Oggi, con
quest’ipotesi di razionalizzazione e
chiusura di reparti, accorpamenti,
riduzione di posti letti, la vicenda di
quest’ospedale diventa, non solo
attuale, ma preoccupante. L’ospedale
sconta anche il ruolo di “dipendenza”
da altre strutture più forti dell’Asl SA
3. La Valle del Calore registra un
calo d’interesse politico, economico,
dove non si riescono a gestire e a
superare le emergenze. Girando nei
reparti dell’ospedale, si percepisce la
desolazione e lo sconforto che segna
definitivamente quest’ospedale ad
una lenta agonia, in spregio alla
spesa
pubblica,
alla
razionalizzazione dei servizi. Non
bastano gli episodi di “buona sanità”
o di abnegazione di tutti gli operatori
sanitari, per fare di quest’ospedale il
fiore all’occhiello della “Sanità
Campana”. Questo presidio si
difende con la qualità delle
prestazioni. Ci sono politici, che
hanno fatto di quest’ospedale il loro
chiodo fisso, nel vederlo finalmente a
regime, politici che si sono battuti
per non vederlo declassato, ma
ahimé senza successo e politici che
vivono la vicenda dell’ospedale con
serena apatia.
Dopo la vicenda ormai tristemente
nota della crisi della Cooperativa Val
Calore, ora si presenta anche quella
dell’ospedale. Al di là delle
raccomandazioni più o meno velate
degli addetti ai lavori, che cercano di
tranquillizzare, asserendo che
l’ospedale non subisce sostanziali
modifiche, c’è la convinzione che le
battaglie per difendere l’ospedale,
realmente non sono ancora del tutto
iniziate.
Già è partita la battaglia dei manifesti
nei paesi, in cui si raccomanda di non
toccare l’ospedale. Resta in sintesi,
la convinzione che solo una grande
mobilitazione di massa in cui s’inizia
a difendere a muso duro l’ospedale,
si può ingenerare la speranza che
qualcosa possa essere rivisto. Negli
ambienti dell’ospedale gira un
documento, che forse ha poco di
ufficiale, ma che mette a nudo la
realtà di quest’ospedale ed il suo
futuro destino. Dalla griglia , emerge
un dato, che l’ospedale di
Roccadaspide ha un incremento di
posti letto di + 7 e pertanto passa da
57 a 64. Ma se si legge nei dettagli, si
verifica un accorpamento dei reparti
di medicina e chirurgia, una
soppressione di medicina e
ortopedia, la chiusura dell’unità
coronarica (con gravi conseguenze
per le emergenze cardiache), la
chiusura del pronto soccorso (o un
diverso assetto del servizio). La
stessa rianimazione, ormai alla
dirittura
di
arrivo,
con
un’inaugurazione rinviata, a questo
punto è in forse la sua apertura. Ora
con questo quadro, quale sarà il
futuro
dell’ospedale
di
Roccadaspide?
Ci si augura che questi dati vengano
rivisti. Con questi numeri, quest’area
finirà con lo scomparire del tutto.
Sono previsti nella zona, tagli nella
scuola, tagli e conseguente
riorganizzazione
della
sanità.
L’economia è in crisi e lo sviluppo è
inesistente. Il turismo non decolla.
C’è nel contempo un’ottima
gastronomia ed un tenore di vita
tranquillo. Cosa resta a questo punto
ai cittadini, se non iniziare a
difendere quel poco che rimane e
organizzarsi
per
recuperare
autonomia,
autorevolezza
e
protagonismo?
Cosmo Guazzo
dare un tocco di originalità al dibattito con idee pungenti e al limite della
provocazione: “Il piano territoriale
regionale prevede per il Cilento il colore azzurro. È una scelta strategia
che deve guidare chi amministra e
convincere chi è amministrato in questa area vasta. Più che turismo dovrà
essere ‘fu-turismo’ con un’identità
creativa e uno sviluppo fertile.” Il
fondo lui insiste nella vocazione ambientale di questo territorio e gli assegna un ruolo di “rete ecologica”
che studi le biodiversità e si candidi
ad essere un luogo “necessario” al
mondo. Poi torna sul suo progetto di
“città del parco” che viva la sua risorsa ambientale in una “rete organizzata su ampia scala capace di una
gestione unitaria dei servizi”.
E conclude con una proposta forte:
“Il Cilento si presenti all’expo universale del 2015 come la Città del
quarto paesaggio!”
Caldoro punta tutto sul federalismo
fiscale e gestionale per far assumere
in pieno il ruolo di protagonista del
proprio destino all’intero Meridione:
“Bisogna passare dalla spesa storica
ai costi standard che consentano economie di scala e producano emulazioni della migliori pratiche”. Poi
lancia un attacco duro all’ambientalismo fondamentalista che tutto
blocca e niente fa muovere sul territorio. E poi conclude affermando che
“la sensibilità ambientale è ormai diffusa e non c’è più bisogno di gruppi
che ne facciano un vessillo politico.
L’attuale maggioranza ha dimostrato
di saper affrontare l’emergenza e
saprà esercitare il potere di intervento
nei confronti di chi si vorrà frapporre
per impedire la modernizzazione del
territorio.”
Un dibattito pacato, che ha catturato
l’attenzione dei presenti e che varrebbe la pena di continuare per molte
e necessarie puntualizzazioni…
biesse
Inaugurata nel Cilento una
nuova sezione dell’AIAB
Si è costituito il 27 Agosto 2008, presso
il Bio-presidio “Anna dei Sapori” a Castelnuovo Cilento, il Circolo Aiab CILENTO www.Aiabcampania.it, un
nucleo dell’Associazione Italiana per
l’Agricoltura Biologica che sostiene un
modello etico e sostenibile di gestione
del territorio. Il gruppo, promosso da
tutti gli operatori della filiera agricola,
dai produttori, trasformatori e commerciali, passando attraverso gli operatori turistici e gli enti locali, è guidato
da Antonio Pantaleo De Luca, storico
operatore biologico salernitano.
A coadiuvarlo è Giuseppe Pastore, imprenditore impegnato nel progetto di
filiera corta dei bioprodotti tipici del
Cilento, supportato ed invogliato dal
presidente regionale Aiab Salvatore Basile il quale sottolinea “la grande valenza
culturale, sociale ed economica, soprattutto nell’ottica dell’auspicabile potenziamento delle energie e delle
risorse che potranno finalmente essere
dedicate al grande progetto di costituzione del BIO-DISTRETTO CILENTO” Tra le attività del gruppo
ricordiamo il 25 e 26 ottobre a Sicignano degli Alburni: oltre al mercatino
dei prodotti tipici ci saranno delle biodegustazioni ed un convegno (coordinamento
Gianpaolo
Mancini
[email protected] ).
Si prosegue con il workshop “Il territorio della Dieta Mediterranea e dell’Agricoltura Biologica” a Vallo della
Lucania il 24 Ottobre alle ore 17 all’interno della “Borsa verde dei territori
rurali europei” www.borsaverde.com.
Intanto dai dati dal Ministero delle Politiche Agricole, su elaborazione del
Sinab, Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, risulta
che gli operatori del settore nel 2007
sono 50.276 con una perdita, rispetto
al 2006, del 1,55%, mentre la superficie
risulta pari a 1.150.253 ettari con un incremento dello 0,18%. La Campania risulta 12 ima per numero di produttori
mentre 14 ima per superficie coltivata.
Queste sono le premesse per la filiera
del biologico che in questa stagione autunnale riparte con interessanti progetti di marketing che supportano le
bioaziende salernitane.
Domenico Tancredi
[email protected]
6
Valle del Calore
N°40 25 ottobre 2008
Fondovalle Calore, ancora disagi
Gli espropr iati non sono stati ancora r isarciti
C’era una volta, circa un anno fa,
una comunità felice e contenta di vedere finalmente che, dopo anni di abbandono, suscitava un notevole
interessamento.
In questo luogo, in una bella mattina
di ottobre si riunirono tantissime autorità: sindaci, presidenti, amministratori, ingegneri; ne nacque una
manifestazione talmente ufficiale
che gli abitanti del posto mai avevano visto prima d’allora e si resero
conto che da quel giorno in poi
avrebbero potuto sperare nella realizzazione di un sogno.
Il loro sogno era di vedere, finalmente, la costruzione di un’importante strada che li avrebbe collegati
con le realtà più grandi evitandogli il
rischio di isolamento a cui erano assoggettati da anni e anni.
Oggi, a un anno di distanza da quella
manifestazione, quelle persone che
si sono addormentate con un sogno
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Burti: i vandali non hanno mai
motivazioni
Gentile Direttore,
Le scrivo in relazione all’articolo di
pag. 6, a firma di Alessandra Pazzanese, del settimanale UNICO numero 37 del 18 Ottobre, intitolato
“Roccadaspide.Allagato il Liceo Parmenide” e sottotitolato addirittura
“Anche la preside
ne è uscita coi
vestiti bagnati”.
Poteva essere un
sottotitolo divertente, in quanto iperbolico e fantasioso.
Ma il fatto è che il concetto dei “vestiti bagnati”, riferito poi “dagli studenti”, è ribadito anche nel corso
dell’articolo e si resta disorientati
nella lettura, notando che oggetto di
attenzione non è il vandalismo vigliacco di pochi anonimi e codardi,
capaci di mortificare un’intera comunità di studenti e insegnanti,
bensì le condizioni dei miei abiti
che, visto tanta preoccupazione,
preciso sono usciti indenni dalla sollecitazione anfibia, salvo un po’ le
scarpe, leggermente bagnate. Con
ciò spero di aver soddisfatto le esigenze di cronaca.
Quanto alle ragioni che hanno
spinto i responsabili dell’allagamento (più rottura dei sifoni di tutti
i lavandini nei servizi) a un gesto
così vile e incivile, la mia idea diverge da quella della vostra giornalista. Io non vi intravedo alcun
disagio ambientale e nessuna volontà di attirare “l’attenzione del
personale scolastico” rispetto alle
condizioni generali del Liceo Parmenide, che reputo assolutamente
adeguate al lavoro didattico, ma solo
la voglia di offendere e penalizzare
la collettività, tanto più trincerandosi – cosa davvero triste! – nel comodo buio dell’anonimato.
Con le persone civili e gentili – e
fortunatamente nel Parmenide sono
la stragrande maggioranza – condivido una consuetudine al dialogo e
al confronto. Gli studenti lo sanno,
perché sono sempre i miei interlocutori privilegiati. Non ritengo
quindi che ci siano carenze di democrazia e di relazione.
Cordialmente,
Luisa Burti, Dirigente
Scolastico del Liceo Scientifico “Parmenide” di Roccadaspide.
si sono risvegliate in un incubo.
Tutto questo non è una favola senza
lieto fine ma la realtà degli abitanti
della Valle del Calore, o almeno di
quelli che vivono nell zone della
Valle destinate ad essere attraversate
dalla notissima Fondovalle in costruzione.
Poco tempo fa Vincenzo Luciano,
consigliere alla Comunità Montana
Alburni, denunciò pubblicamente lo
scempio che tali lavori stavano creando nel territorio e persino, nella
zona Parco.
Ma nonostante quelle forti dichiarazioni, nulla è cambiato da allora.
Il territorio continua ad essere deturpato e i cittadini che sono stati espropriati dei propri terreni ancora non
sono stati risarciti.
In particolare i cittadini di Aquara e
Mainardi, che si sono visti espropriare grandi terreni poiché in queste
zone inizia il primo lotto della strada,
stanno cadendo in un terribile sconforto.
Per gli abitanti di Castelcivita, precisamente nei pressi delle grotte, la situazione è la stessa.
I terreni di queste persone, circa otto
mesi fa, furono sradicati e dispropriati poiché erano stati messi a disposizione i primi fondi. Di
conseguenza, questa gente che campava, prevalentemente, di agricoltura
provvedette ad acquistare altre proprietà o ad aprire nuove attività commerciali, che avrebbero pagato con i
soldi ricevuti per gli espropri.
Soldi questi che non sono mai arrivati e di cui nessuno, delle persone
competenti, parla più.
Si vocifera che il problema sia ancora più grave di quello che sembra
perché pare che neanche la ditta di
costruzione, che si è aggiudicata gli
appalti dei lavori, sia mai stata pagata e che abbia, addirittura, minacciato di sospendere le attività.
Cosa, questa, che porterebbe al terribile abbandono di territori, già deturpati, del Parco del Cilento e Vallo
di Diano, destinati, quindi, a non essere più ripristinati.
“Qui non si capisce nulla, c’è solo
uno scempio ovunque, strade interne
chiuse, ammassi di terra dappertutto
e i soldi che non arrivano. Se ce la
prendiamo così tanto è perchè quei
capitali per noi sono vitali, noi viviamo grazie all’agricoltura e quindi
per noi è necessario acquistare altri
terreni o pagare quelli che abbiamo
già comprato con i risarcimenti che
ci spettano” è l’unanime affermazione degli abitanti.
“Ciò che per noi doveva essere motivo di entusiasmo sta diventando il
nostro incubo, non possiamo più andare avanti, tra coloro che dovevano
essere pagati ci sono persone costrette a fare mutui con la propria
banca perché per acquistare altri terreni non potevano più aspettare che
quei soldi arrivassero” hanno continuato i cittadini.
Il disagio che vivono queste persone
è evidente, non ci sono parole che
possano spiegare appieno le difficoltà che si ritrovano ad affrontare
quelle persone che guadagnavano
grazie all’agricoltura e che ora possiedono meno terreni rispetto a
prima.
Intanto in questi posti e tra questa
gente l’unica cosa che resta è la speranza che chi di dovere faccia qualcosa di veramente utile ed onesto che
non sappia solo di promessa affinché
la situazione si sblocchi.
Alessandra Pazzanese
Val Calore, per l’olio
è tutto ok
Il più grande frantoio della
zona, quello delle Cantine
ed Oleificio Sociale Val Calore di Castel San Lorenzo
(nonostante le difficoltà),
aprirà i propri battenti ai
soci e a coloro che vogliono
macinare le olive provenienti dai loro uliveti, che
producono il famoso Olio
DOP “Colline Salernitane”.
Dopo una vendemmia cosi tormentata vista la crisi della Cantina Sociale Val Calore, è ormai prossima la
campagna olearia 2008. L’ultima
vendemmia sarà ricordata dagli abitanti di Castel San Lorenzo e da
tutti gli agricoltori dell’intera vallata
perché dopo cinquanta anni dalla
fondazione e quaranta dall’apertura
non vi è stato il conferimento delle
uve presso la Cantina Sociale Castel
San Lorenzo e La Valle del Calore
con le sue colline oltre ad essere
terra del vino Doc Castel San Lorenzo è anche la terra dell’Olio. Qui,
in questi luoghi si produce l’Olio
Doc “Colline Salernitane”. L’extravergine Colline Salernitane ha un
colore che va dal verde al giallo paglierino, ha un sentore fruttato, un
sapore deciso e una acidità sempre
inferiore allo 0,70 %. Le olive che
vengono spremute sono la Rotondella, Frantoiane e la Carpellese o
Nostrale. Per aspirare al ceto di olio
Dop “Colline Salernitane”, le olive
Continua a pag. 14
Ottobre 2008
Anno VI N.13 nuova serie
Sos per la grotta di Olevano
BATTIPAGLIA
La banda del buio
ERNESTO GIACOMINO
Cosicché ci siamo
riusciti: alla fine
abbiamo ripristinato l’isola pedonale a via Mazzini.
Parafrasando la
spassosa Valeriana
di Zelig, allora:
bravi, bravi, bravi. Se ne sentiva
l’assoluto bisogno, è chiaro: chiudere una nazionale nel week end,
in una città in cui il traffico è notoriamente scorrevole e la viabilità
ha dell’esemplare, è un’ideona da
Oscar. Specie poi se giustifica esistenza e straordinario di due-tre
vigili urbani di picchetto a un divieto di transito: cioè, hai visto
mai che qualcuno non lo conosce,
ha preso la patente al Cepu, o con
gli entry-test della Scuola Radio
Elettra, e magari forza le transenne credendole le sbarre d’ingresso del parcheggio di Villa
Borghese.
Ah, sì: che poi l’ho visto, il successone dell’iniziativa. Una cinquantina di padri o madri o
entrambi, e figli tristi col triciclo
al seguito.
Qualche palloncino da asporto tirato via al negoziucolo d’abbigliamento con i saldi perenni. Il
gelatino da passeggio, il braccetto
alla nonna claudicante.
Noi, gli stessi di sempre, spaesati,
distratti, malinconici, in un girovagare annoiato per ingannare
l’attesa fino all’ora di cena, o della
Domenica Sportiva.
Quelli che solitamente camminano sui marciapiedi e a stento ne
riempiono la metà, che avendo di
colpo la strada libera ne approfittano solo per evitare aliti e sudore
del prossimo al pascolo. Intorno,
intanto, code di macchine dallo
svincolo di Castrovillari a quello
di Barberino del Mugello.
Viva Battipaglia, città antismog
ma pro-caos, che sceglie un
giorno a caso (prevalentemente il
martedì: perché?) per fingere di
occuparsi del traffico mattutino e
altri due (sabato e domenica) per
favorire improbabili rasserenamenti familiari con lo struscio in
centro.
E su tutto, poi, il buio.
Nel senso che queste passeggiate,
dopo le sei di sera, sono al chiaro
Continua a pag. II .
I
Direttore responsabile Oreste Mottola
EBOLI
L’opposizione distratta e
timorosa di Melchionda
FRANCESCO FAENZA
Recentemente sono stato, con un nutrito gruppo di amici e conoscenti, ad Olevano sul Tusciano. Abbiamo, con grande fatica, seguito il percorso penitenziale che ci ha condotto alla Grotta dell’Angelo. Per la prima volta l’ho visitata nel 1975
(e saltuariamente negli anni successivi) . Rimasi letteralmente preso dalla sua bellezza naturalistica (assieme alla grotta
di Nardantuono), per gli splendidi affreschi dipinti sulla parete della cappella principale e dai ruderi delle altre. Un ambiente in cui la cultura, la religione e la natura si integravano benissimo: a distanza di circa 30 anni non la si riconosce
più. Gli affreschi sono deperiti enormemente, da anni vi sono lavori in corso e di restauro. L’antico sentiero interno é
stato abbandonato e se ne sta realizzando uno nuovo.
Gli affreschi si sono mantenuti per circa mille anni ed in trenta stanno scomparendo.
E’ un vero SOS che lancio con la speranza che si provveda velocemente a salvare il salvabile. Per fortuna vi sono ancora
i pipistrelli. La grotta é inserita in un ambiente naturale di grande bellezza.
Vincenzo Armenante
Storie...
di Ornella Trotta
Michele, che professore
Pioveva e presto sarebbe ritornato l’orario legale, tutto sembrava andare storto: l’ascensore bloccato al quinto piano, le
scale che puzzavano di pipì di gatto, la signora delle pulizie
più imbronciata del solito. Rosellina già sentiva che quella
non sarebbe stata una bella giornata. I pensieri le si affollavano nella testa mentre cercava di far quadrare le cose. In
macchina accese il cellulare. Apparve la bustina gialla. Qualcuno si interessava a lei in quella noiosa mattina d’autunno.
Era Michele. “Lavori? Che classi hai? Stai bene?”. “Quante
domande a prima mattina!”. Pensò spazientita. Accostò l’auto
poco prima del cimitero e si fermò a riflettere. “Che gli scrivo
adesso? Che vuol dire stare bene? Non avere malanni? Allora
sto bene”. Pensò.
Eppure Rosellina era stata davvero bene solo poche volte.
Ripensava a quelle volte e le lacrime scendevano giù da sole,
silenziose, calde, ristoratrici. Ma non si poteva, non si poteva
più. Michele era il suo prof. di letteratura, si era specializzata
con lui e poi aveva preso ad insegnare. I messaggini di Michele le avevano tenuto compagnia: “Ricordati i cantautori, è
letteratura, la migliore dei giorni nostri, ti raccomando Rosellina”. E poi ancora: “Siamo noi a formarli questi ragazzi,
siamo a noi a dover dare loro una dritta”. Michele era un intellettuale duro e puro. Duro perché portava addosso i segni
della sua terra: la barba incolta, la giacca consumata, gli stivaletti sporchi di terra. Puro perché parlava il greco e il latino,
amava i classici e li conosceva a memoria. Di Augusto pensava:“Non era un fesso, si servì degli intellettuali per crearsi
il consenso. State attenti, fatele capire ai vostri ragazzi queste cose, noi dobbiamo formarli, attrezzarli ad affrontare il
mondo e le sue insidie”. Amava la scuola, amava la vita, aveva
una visione etica dell’educazione: “Ti raccomando Rosellina,
se vuoi puoi fare bene il tuo mestiere, stai attenta ai ragazzi,
sono fragili, fai che nessuno possa mai dirti ti odio”. Quante
volte quel vecchio professore l’aveva invitata a riflettere, a
fermarsi un attimo. Quanta grinta le aveva dato negli anni
della specializzazione: “Non reggo Michele, non ce la posso
fare”. Gli diceva e lui: “Ma dai che se vuoi puoi”. Michele
amava le liriche di guerra di Ungaretti: “Non sono mai stato
tanto attaccato alla vita”. Le aveva scritto in un momento
difficile.
Rosellina raccolse tutti i pensieri che in pochi secondi le avevano attraversato la testa e ne tirò fuori un sms, una summa
di malumore aspirante all’ottimismo, scrisse: “Insegno in un
privato, non sto tanto bene ma lo so che poi tutto si aggiusta. Fammi sapere quando verrai a Salerno”.
Giorni fa, la giunta
Melchionda ha revocato la multa da
2000 euro per chi
sbaglia a imbucare
la busta, nella raccolta differenziata.
Il ravvedimento draconiano è stato
suggerito dai vigili urbani (voto 7
al buon senso). Accogliendo una
battaglia del centrodestra, Melchionda ha fatto retromarcia. Esplosioni di gioia tra i berluscones?
Rinviate a tempi migliori. L’apaticità politica del Pdl ebolitano è assordante. Giorni fa, in consiglio
comnuale, è venuto Federico Pagano, direttore generale dell’Asl
Salerno 2. Attaccato fuori Eboli per
i suoi disastri finanziari, Pagano è
stato accolto con il tappeto rosso da
Melchionda e soci. E ci può stare.
Si chiama gioco delle parti. E’ il silenzio dell’opposizione, di fronte al
disastro della sanità del centrosinistra, a lasciare basiti. Il braccio destro di Pagano...”l’ebolitano
Eugenio Scorpio da 62 anni” ha definito addirittura “eroica”, ripetiamo per i sordi oppositori:
“eroica”, la gestione attuale dell’Asl Salerno 2. Una gestione superindebitata.
Una
gestione
superfallimentare. Definita eroica.
Dai banchi dell’opposizione sarebbero dovuti volare i pomodori. Sarà
per il costo degli ortaggi, per il
crollo di Wall Street, ma Corsetto e
soci sono rimasti zitti e muti, se non
per dire qualcosina vaga, generica
e insipida. Una sortita c’è
stata. Senza nomi, senza accuse dettagliate. Ma nessuno del centrodestra ha avuto il coraggio di dire:
“Pagano hai fallito, l’ospedale di
Eboli rischia la chiusura per la tua
gestione”. E invece? Nessuno, neppure la battagliera e un po’ contraddittoria Cisl ospedaliera ha
saputo ribattere a Pagano. Eppure
in aula quasi tutti sapevano che,
mentre Pagano tagliava gli straordinari agli infermieri di Eboli, venivano firmati 90 incarichi del tutto
inutili e dispendiosi. Sono le cosidette strutture complesse. Ancora
non s’è capita la loro utilità sanitaria. Per molti sono uno spreco. Ma
l’opposizione a Eboli, tace. E il suo
silenzio, secondo alcuni, inizia a esContinua a pag. III
II
Battipaglia
Oreste Mottola [email protected]
Ottobre 2008
Pd, alla ricerca del bandolo fra Santese e Santomauro
Si riparte dai soliti noti
San Nicola Varco:
Le domande... le
risposte! Convegno il
24 al Centro Sociale
Dopo le turbolenze e le polemiche
(anche se sotto traccia) delle settimane scorse, pare si stia finalmente
schiarendo l’ingarbugliato panorama
politico cittadino. La città di Battipaglia affronterà il prossimo Aprile
una tornata elettorale fondamentale:
in gioco infatti v’è non solo il destino politico di una comunità, ma
buona parte del futuro dello sviluppo
sociale ed economico di una città
che da troppo arranca. Per troppi
anni, infatti, si è pensato che il campare alla giornata fosse il solo metodo utilizzabile in una città da
sempre indubbiamente complicata.
E in nome di questa filosofia, diventata ben presto il modus operandi di
un’intera (o quasi) classe politica, si
è pensato a tappare buchi, nascondere falle, coprire magagne per poi
ritrovarci come d’ovvio ad un punto
“di non ritorno”. La drammaticità di
alcune situazioni: l’occupazione, i
servizi sociali, la viabilità, l’ambiente, nascono proprio da lì. Una filosofia, una scuola di pensiero,
abbracciata ad esempio dal buon Alfredo Liguori, (sindaco dal 2002 al
2006, improduttivo ma amicone), rispettosa dello stile dc-psi anni ottanta, di cui questa città non si è mai
liberata. Una cliché che, riproposto
all’inizio del nuovo millennio, non
può non essere che anacronistico e
dannoso. E così via con i Commissari a sancire il fallimento della politica. Forse il Comune più
commissariato d’Italia per motivi
politici: tre commissari negli ultimi
dieci anni.
Ma questa non è più storia, è attua-
Il giornale I CENTOPASSI, mensile
di Politica, Cultura ed attualità, indice il convegno: “San Nicola
Varco: le domande…Le risposte!.
(scuole separate, politica dell’espulsione, dove va l’Italia?) il 24
lità. E l’attualità ci riporta ad una
città mortificata da una classe dirigente incapace di governarla e nella
maggior parte dei casi in mala fede.
Ed oggi, alla vigilia di quest’importante appuntamento, le forze in
campo non paiono riuscire a costruire un’alternativa credibile e
nuova. Novità, innovazione, cambiamento: parole tabù in una comunità fortemente conservatrice e
feudale. Una città in cui dopo cinquant’anni, a dispetto di un tessuto
sociale completamente stravolto ed
oggi alquanto variegato, a reggere le
fila del teatrino politico sono sempre
le stesse poche famiglie. Il problema
però è che, come scriveva Tomasi di
Lampedusa, a succedere al “Gattopardo” è sempre uno sciacalletto,
inaffidabile e senza scrupoli. E così,
piena di sciacalletti, spesso senza
arte né parte, la città di Battipaglia si
ritrova confinata dentro se stessa, incapace di scuotersi e sotto morfina
da ormai quindici anni. In questo
scenario, la cui descrizione sarà da
qualcuno bollata come faziosa o
menzognera, alcuni non capiscono,
ma forse perché troppo evidente (?),
il motivo per cui il Pd pensa di affidare la propria guida a Vito Santese,
che per quanto rispettabile ed intelligente, col suo passato da sindaco e
più volte assessore durante gli anni
‘80, rappresenta non certo il nuovo
che avanza, ma piuttosto, una retrospettiva inefficace d’un film già
visto. Allo stesso modo potrebbe essere vista la scelta (per ora di una
parte) di puntare - per la carica di
Sindaco - sull’ex (per 14 anni) Segretario Generale del Comune di
Battipaglia, Giovanni Santomauro.
Persona preparata, navigata ed affidabile, ma che certo non rappresenta
proprio la svolta auspicatae necessaria. In questa logica, poi, si svaluta e
umilia la volontà manifestata non
più d’un anno fa da una gran fetta
d’elettorato che, votando per “i
nuovi volti” Anzalone e Barlotti, ha
lanciato, forse, un segnale. E allora
coraggio, Pd, si può osare di più!
Altrimenti speriamo di sbagliarci.
Valerio Calabrese
ottobre 2008 ore 18.30 – presso il
Centro Sociale via Guicciardini –
Battipaglia. Introduce: Enzo Faenza, del comitato redazione “I
Centopassi”
Intervengono: Roberto Romano,
Responsabile progetti Caritas Salerno; Anselmo Botte, Responsabile migrazione C.G.I.L. Salerno;
Lola Tonin, Vice presidente Croce
Rossa Italiana – Salerno ; Fatiha
Chakir, Mediatore culturale; Halmi
Abdel Halim, Rappresentante comunità magrebina San Nicola
Varco; Don Franco Izzo, Parroco
Aversana; Don Daniele Peron, Parroco San Vito al Sele ; Brunello Di
Cunzolo,Architetto, tavolo tecnico
PTR Regione Campania; Gerardo
Rosalia; Consigliere Regionale Rifondazione Comunista; Conclusioni: Alfonsina De Felice,
Assessore regionale politiche sociali; Modera: Gianni Colucci,
Giornalista de “Il Mattino”
dalla prima Sele
A Parer mio...
di Ernesto Giacomino
La banda del buio
di luna: ripulendo la frase, però, da
qualunque risvolto poetico e filosofico per ricondurla nel più pratico
campo dell’elettricità.
Che se di luna ce n’è mezza, o uno
spicchio, la passeggiata la fai in incognito. La fai in penombra, saluti i
cassonetti scambiandoli per conoscenti obesi, consulti le insegne
spente credendole indicazioni statali,
citofoni sulle serrature delle saracinesche chiuse lamentandoti della solita lentezza nel rispondere di
suocere e parentela varia.
Cioè: siamo un popolo dalle alte ambizioni ma dal basso wattaggio. Magari, chissà, abbiamo arretrati con
l’Enel.
La luce c’è sempre mancata: dai
tempi in cui pure i beduini, nel deserto, avevano regolari lampioni, e
noi insalatiere rovesciate appese a
fili attaccati da un balcone all’altro, e
dentro una lampada da cucina che si
fulminava al primo colpo di vento.
Quando gli altri passarono addirittura ai riflettori noi c’inventammo la
fatidica pall-illuminazione: lampioncini anemici a tre bocce disseminati
fra via Mazzini e via Baratta; che di
sera, per controllare se funzionassero
o meno, toccava avvicinarsi con un
fiammifero acceso e studiarne il riflesso. Correva l’89, più o meno (che
era un anno, e non un pullman del
CSTP a velocità sospinta): da allora
è crollato il muro di Berlino, s’è
cambiato Papa, Fidel fa festeggiare
il Natale e le risaie dei cinesi sono
diventate grosse Jacuzzi per gli industriali di Pechino.
Ma i nostri lampioncini, fidatevi,
sono ancora lì: immobili e inamovibili come certi politici da prima Repubblica, emblema del chiaroscuro
in cui trasciniamo le nostre esistenze
da provinciali, bandiera issata e
sventolante del vecchio che avanza.
Neanche l’epoca Zara, con i suoi
frizzi e lazzi e ricchi premi e cotillons, fatta salva qualche lanterna rionale in stile London street dei bei
tempi di Jack lo squartatore, poté
molto in materia. Anzi, niente.
L’occasione per rifarsi c’era tutta,
erano i tempi in cui proconsoli romani scortati dai pretoriani partorivano quest’eccidio edilizio della
nuova piazza Aldo Moro: eppure,
guardate per bene quella striscia di
lavori che possono dirsi ultimati,
guardate i futuristici mini-obelischi
sovrastati da coperchi di pentole a
pressione che hanno impiantato per
fare luce. Fanno tutto (ribrezzo, in
primis), fuorché illuminare.
Dulcis in fundo: la periferia.
Un tratto a caso, il più rappresentativo: basterebbe partire dalla litora-
nea, percorrere una qualunque fra
provinciali e interpoderali che si snodano verso il centro, e vai col nero
pesto, diffuso, generale, da big bang.
E dire che, in tutto ciò, qualcuno voleva toglierci pure le lucciole.
III
Eboli
Ottobre 2008
dalla prima
Il muto centrodestra di fronte allo sfascio del centrosinistra
L’opposizione distratta e timorosa di Melchionda
sere un pò complice. Parecchio stucchevole.
Prendiamo due argomenti popolari.
Leggeri. La festa di San Cosimo e
Damiano è stato un flop, per la testardaggine di togliere le bancarelle
lungo Salita Ripa. Nonostante don
Enzo Caponigro avesse predicato un
ritorno al passato, il centrodestra non
lo ha sostenuto. Il Pdl ha partecipato
alla processione, ha salutato la gente
per strada, viva la concordia, amici
più di Melchionda, come prima più
di prima. Sulla Fiera Campionaria,
quest’anno decisamente in tono minore?
Nessuna domanda, nessun dubbio,
nessun rendiconto. Ci viene il sospetto che l’opposizione a Eboli sia
incantata a guadare troppi Matrix e
Porta a Porta. Così presa dalla tensione ascellare del ministro Carfagna,
così attratta dalle accuse del ministro
Gelmini contro i prof dispendiosi,
che non si accorga di cosa accade
nell’orto di casa sua. L’opposizione
tace. E la maggioranza se la gode e
se la spassa. Melchionda si lamenta
che la Multiservizi è piena di debiti e
in estate assume 10 parcheggiatori
con chiamata diretta. L’opposizione?
La fa Giuseppe Bisogno, (nella foto),
eletto nel centrodestra, ma poi passato nel Pd, il quale dichiara: “dobbiamo darci un taglio”. Ci fosse stato
un esponente del Pdl ad alzare la
voce contro queste pratiche clientelari? Nessuno. Silenzio. Inutile consultare l’oracolo.
La litoranea versa in uno stato d’ab-
bandono, la pista ciclabile è invasa
dalle erbacce, in riva al mare si consumano abusi e illeciti penali. Ma da
Forza Italia all’Udc, nessuno denuncia un fatto strano. La statale 19 è
stata chiusa per i lavori lungo l’autostrada. Non c’è una data di riapertura. Ma quelli dell’opposizione,
evidentemente, a Battipaglia ci vanno
in elicottero. E quindi non fiatano.
L’unico problema dell’opposizione?
E’ San Nicola Varco.
L’unica soluzione inutile che sanno
proporre, è la muratura dell’ex mercato ortofrutticolo. Senza prevedere
costi ed efficacia dell’intervento.
Altro argomento. Il direttore generale
sposta i dipendenti comunali come
biglie sulla sabbia, tanto da scatenare
l’indignazione dei sindacati. E l’opposizione non riesce a sparare un
colpo. Se non a salve, La Brocca:
“Masci a casa, ci costi troppo”. Perso
quasi tutto il controllo della sua maggioranza, perso il sostegno del suo
partito, il Pd, Melchionda riesce ad
incantare solo l’opposizione. Praticamente imbavagliata, di fronte ai disastri amministrativi. I lavori pubblici
si spostano di un metro al mese? Al
centrodestra va bene così. Le periferie sono sommerse dalla spazzatura?
Il Pdl scrolla le spalle, disinteressato.
Tra l’opposizione ebolitana e quella
cubana non c’è praticamente differenza. Cancellate entrambe. Qualcuno dirà, almeno è un opposizione
coerente e lineare. Prendete i Socialisti di Conte. Cambiano idea ogni
anno, uscendo ed entrando dal centrosinistra come da un parcheggio
abusivo in riva al mare. Per non parlare della pantomimica Rifondazione
Comunista, che prima scalcia Caprarella fuori dal partito, poi se lo va a
riprendere per non perdere l’assessorato. Un nodo ci soffoca la gola: meglio l’opposizione muta, piatta e
complice, come il Pdl, o l’ondeggiar
ridicolo di chi esce ed entra dalla
maggioranza ogni 12 mesi dell’anno?
Francesco Faenza
L e Pa g e l l e
di FraFae
Risveglio all’alba per gli ebolitani. Elicotteri in cielo, fasci di luce sui tetti,
blitz antidroga. La cocaina a Eboli, nel
sud Italia, è come la camorra a Casal
di Principe. L’alternativa più ricercata
per chi non vuole lavorare, guadagnare facile, rischiare un pò di galera.
Nel sussurrar di colpe, mestiere italico in forma anonima, si è alzata la
voce di un prete, non anonimo. Magari ci fosse più gente come lui. Che
non sussurra solo i guasti della nostra collettività. Ma mette la faccia, il
nome e la sua dignità quando punta il
dito contro gli spacciatori.
Don Matteo Pace, voto 8: sale sul
pulpito, a Porta Dogana. Scorge politici imbellettati e forze dell’ordine in
alta uniforme. Coglie l’occasione al
volo per lanciare il suo “anatema”:
“Diciamo tante cose, ma poi i nostri
giovani non ci seguono. Sono affascinati dalla droga, seguono altri modelli”. Fatta l’analisi, effettuata la
denuncia che crea stupore e meraviglia, imbarazzo a valanga tra i presenti meno coraggiosi, don Matteo
disegna la via d’uscita: “vi vogliamo
quassù, più spesso, nel centro storico,
politici e forze dell’ordine. Senza carabinieri, lo spaccio della droga non
avrà argini”. Sarà anche datata come
analisi, ma l’appello di don Matteo è
accorato e coraggioso. La risposta
delle forze dell’ordine? Aspettando
un riscontro, ci chiediamo, ma dobbiamo sempre sperare in un pentito,
si proprio quei pentiti così invisi al
interminabili e code lunghissime per
la zona industriale, per una delle provinciali salernitane più brutte e insicure. Aspettando di vedere il primo
vigile urbano (anche un clone) in via
San Vito Martire, nelle ore di punta
soprattutto, invitiamo l’Anas a non
puntare i piedi. Riaprire la trattativa,
non sprecare denaro pubblico e non
calpestare i diritti di una città intera.
Quando il
sindaco e i suoi vanesi ancelli sposeranno la causa, mai troppo tardi sarà.
centrodestra nazionale, per far scattare un blitz antidroga? Qualche inchiestuccia, qualche lavoro “sporco”,
qualche investigazione un po’ più approfondita? Nelle more, nella attesa
delle istituzioni e delle forze dell’ordine (s.v.) plaudiamo alla sfuriata di
don Matteo. Ci vuole coraggio. Nel
fare i politici e gli uomini di legge. Altrimenti, via la divisa e via il completo
gessato, per chi da animo pusillane è
frenato.
Operai in autostrada, voto 7 (di
solidarietà): se lo stipendio non arriva, è giusto scioperare. Se la vertenza non si sblocca, passeremo un
brutto Natale. Questa volta, in gioco,
ci sono i diritti delle maestranze. Ma
anche degli ebolitani. Costretti a giri
Carmine Campagna, (nella foto)
voto 7: trascorsa un’infelice estate
assessoriale, il responsabile dei lavori
pubblici esce finalmente a testa alta
da qualche cantiere. Sulla salita dell’ospedale sono spuntati sei operai.
Dopo tre mesi di attesa. I lavori
hanno finalmete raggiunto un ritmo
dignitoso. Per la serie, caro assessore,
le proteste dei residenti, da luglio a
settembre, lacrime di coccodrillo
non erano. Altra soluzione. Prima
della rotatoria più strabica del
mondo, in via Sturzo, sono stati installati un bel po’ di segnali. Finalmente. Solo ora l’assessorato ha
fatto il suo dovere. Potius sero quam
numquam...meglio tardi che mai,
anche se gli automobilisti ubriachi e
spericolati, di notte, continuano a
passeggiarci sulla rotatoria. La polemica sollevata da Del Mese, dopo la
morte di Ernesto Lettieri, non era di
lana caprina (ferragosto 2008). Ultimo appunto, la rotatoria all’ingresso
di Eboli. L’erba è stata tagliata. Ottobre è praticamente finito. Un’altra
promessa è evaporata. Per Natale,
forse...ce la farete? Il premio idea bestiale, questa settimana, lo diamo allo
scienziato comunale che ha rimosso
la scritta Città di Eboli, dopo il ponte
di san Giovanni. Era una scritta fatta
con piantine e fiori. E’ stata rimossa.
Noi stiamo con Brunetta. Rimossa la
scritta, qualcuno rimuova lo scenziato autore di questa bestialità.
Armando Cicalese, voto 7, di solidarietà: accetta l’invito della Battipagliese calcio a seguire la partita allo
stadio Pastena. Lui ci va.A Battipaglia.
E viene aggredito. Per sfuggire al pestaggio di alcuni scalmanati, cade per
le gradinate dello stadio battipagliese,
fratturandosi il femore sinistro, in diversi punti. Atto di coraggio o ingenuità? Andando a Battipaglia, Cicalese
aveva aperto una breccia. Gli ultras
battipagliesi l’hanno chiuso. Rivedere
un derby tra Ebolitana e Battipagliese
a porte aperte è diventata la speranza dei cretini. E la colpa, ora, va attribuita in modo evidente a pochi
stupidi scalmanati. Il prefetto non ha
scelta. Derby a porte chiuse, gli ebolitani resteranno al Dirceu e i battipagliesi al Pastena. Per una minoranza
di stupidi, il clima selvaggio non cambierà. Altro che stadi inglesi. Siamo
culturalmente indietro di diversi decenni. Auguri a Cicalese per la riabilitazione.
IV
Le storie
Ottobre 2008
Vitina Paesano, la pasionaria del Tufara
C’era una volta una donna che andava per vicoli
Circa cinque anni fa, dopo che molte
persone mi avevano parlato del Tufara e dei corsi che organizza gratuitamente e aperti a tutti coloro che
sono interessati, mi sono ritrovata all’associazione. Lì ho scoperto una
realtà che, ahimè, non conoscevo affatto. Vedere tutte quelle persone riunite,
per
conoscere
e
apprendere un’antica arte mentre
discorrevano cordialmente tra di
loro, mi ha colpito non poco. Mi ha
riportata un po’ indietro nel tempo,
quando tra le vie del centro storico
qualcosa di simile si svolgeva davanti alle porte di casa, dove le
donne più giovani imparavano da
quelle più anziane, le arti che oggi
stanno scomparendo e che grazie ad
associazioni come il Tufara, si
stanno preservando e si spera tramandare di generazione in generazione come un tempo. Ed è in
questa realtà che ho conosciuto
l’artefice di tutto questo e cioè Vitina
Paesano, presidente dell’associazione stessa. Chi non conosce
Vitina come personaggio pubblico,
attivista impenitente che da anni
lotta per la rivalutazione del centro
storico di Eboli, portavoce degli abitanti del luogo, paladina di tante voci
inascoltate, dei disagi e delle incongruenze a cui l’amministrazione
pubblica ancora non è riuscita a
porre rimedio. Ma non è sulla donna
fiera e battagliera che incontriamo
per le vie del borgo antico, né sulla
salace cronista di disparati eventi, né
sulla poetessa dal cuor gentile, che
voglio soffermarmi, o forse tutte
queste insieme, ma sulla donna segreta che fa capolino tra gli sguardi e
le parole. Ma chi è veramente Vitina
Paesano? E’ soprattutto una donna
dalla grande umanità, è la sorella, la
madre, la signora della porta accanto
con cui spartire i momenti più belli
ma anche quelli difficili, perché a
differenza di molti, sa veramente ascoltare gli altri. Spesso le persone
hanno bisogno solo di qualcuno che
li ascolti o li consigli, e lei è sempre
pronta a dare, facendo sue le piccole
grandi battaglie quotidiane che tanti
ogni giorno devono combattere, soprattutto coloro che la società ha in
qualche modo emarginato. Sono le
stesse figure che attraverso la innata
sensibilità, prendono vita nelle sue
delicate e a volte provocatorie
liriche, persone che sempre più
spesso si ritrovano a dover fare i
conti con la troppa superficialità,
l’indifferenza, l’inganno che lupi
travestiti da pecore, affollano il quotidiano. Rattrista pensare, che come
antichi gladiatori, siamo costretti a
scendere nell’arena per lottare
affinché un pensiero, un’idea, la vita
stessa possa sopravvivere. Ed è proprio da questo che nasce la mia esigenza di fare un plauso a coloro che
si distinguono da un marasma delirante e che non hanno fatto propri
valori che rincorrono le mode del
momento, come meteore morenti.
Vitina è una di queste persone che
non ama apparire, ma essere. Essere
soprattutto coerente, leale e generosa, lei è tutto questo e altro ancora. E’ una donna un po’ fuori dalle
righe, pur essendo come appare, ti
sorprende sempre. La sua è una
figura d’altri tempi, una castellana
silenziosa che si aggira tra i meandri
del sapere e della vita, la cui eco rimbalza tra vicoli e viali, illustri e dere-
litti. La sua fisicità di donna semplice, dalla faccia pulita priva di artifici, gli anni portati con fierezza e
l’argento che fa capolino tra le
pieghe di una sinuosa treccia che da
anni la contraddistingue, rafforza
ancor più quest’immagine. Mi piace
pensare a lei come ad una figura estrapolata da un’epoca remota e catapultata nel XXI secolo. Ma la sua
immagine d’altri tempi non si ferma
al suo volto etereo dove i tratti sembrano venir fuori da una tela del Trecento, ma inizia dove i suoi valori
prendono vita. In un mondo dove
tutto e tutti hanno un prezzo, trovare
chi come Vitina si mette in gioco
ogni giorno impegnandosi ad aiutare
gli altri con genuino disinteresse, che
si sforzano di essere sempre se stessi
nonostante le false lusinghe di corrotti e corruttori, che nuotano contro
corrente a viso scoperto, mi sembra
poca cosa spendere qualche parola in
proposito. Il più grande uomo che sia
mai esistito, Gesù Cristo, ha detto
che dobbiamo tornare bambini, per
apprezzare e capire il vero significato della vita, stiamo perdendo di
vista quelle piccole ma essenziali
cose che ci avrebbero preservato dall’essere l’animale più spietato che la
natura conosca.
Cosma Alessandrini
La negromanzia alle origini di Eboli
U n c o nve g n o p e r s c o p r i r e r i t i e m i s t e r i a n t i c h i
“Ebur: chi o cosa volesse significare questo nome? Una spiegazione che può
proporsi è che ci fosse anticamente un
rituale associato al nome Ebur, un rituale di vicinanza con il regno dei morti
che prevedeva tre condizioni: un fiume
che scorre fra grotte inaccessibili e suggestive; una collina ricca di grotte ramificate dove poter collocare un santuario
per la divinazione; un’ampia valle ricca
di acque e di verde dove migliaia di capi
di bestiame potessero abbeverarsi. Immaginiamo il raduno dei pastori nomadi
accampati con migliaia di capi di bestiame, un grande festival, dedicato a
Ebur, a cui si offrivano sacrifici di bestiame, il cui sangue veniva versato in
fosse scavate nella collina sovrastante… Niente di tenebroso, ma il ricordo di rituali il cui significato era
andato perso nella Grecia classica…».
Così in uno dei suoi innumerevoli
scritti storici, il professor Luigi
Battisti, illustre ospite del convegno ebolitano, in programma per sabato 25 ottobre, alle 18, nella sala
Mangrella, spiega, tra le altre cose,
l’etimologia del termine Ebur. Ed è
stato proprio avvicinandosi a queste
importanti pagine di storia che
Christian Di Biase e Danilo
cum or Eburacum (ora York), nelle
Isole Britanniche, o ancora a Eburodunum sulla costa meridionale della
Gallia».
De Leo, due giovani ebolitani appassionati di tradizioni, ricerche e
storia del territorio, hanno avviato
una serie articolata di “indagini sul
campo” ed hanno dato vita al convegno Ebur- Riti di Sangue, Uomini e
Divinità (Negromanzia alle origini di
Eboli?) che si svolgerà sabato 25 ottobre alle ore 18 nella Sala Mangrella
del Complesso monumentale di San
Francesco, nel centro storico di
Eboli: «Abbiamo studiato il materiale
prodotto dal prof. Battisti, ci siamo
appassionati ai fatti da lui evidenziati
ed abbiamo iniziato a ricercare a
Montedoro tracce di una storia e di
un passato che hanno contribuito a
disegnare le pagine della nostra città.
Questo convegno vuol essere un
punto di partenza, un momento di
confronto e di crescita e soprattutto
un buon motivo per portare a conoscenza riti, usi e costumi che nell’epoca preromana a Eboli venivano
esercitati». Ha spiegato, in conferenza stampa, Christian Di
Biase.
«Il convegno e la presenza del prof.
Battisti a Eboli - ha aggiunto Danilo
De Leo, laureato in Storia - saranno l’occasione anche per avviare
una sorta di interazione con altre
città che nel mondo hanno nella radice del proprio nome il prefisso
“ebur”. Dal punto di vista storico,
etimologico, geografico e forse
anche culturale, sono diverse le affinità che legano Eboli a Aebura lungo
la costa Baetica (Spagna) o a Ebora-
Interessato e soprattutto incuriosito
all’argomento, il sindaco di Eboli
Martino Melchionda che ha
plaudito all’iniziativa dei due giovani
ebolitani, ed ha sottolineato anche
come «progetti di questo spessore
possano solo fare il bene della Città
di Eboli, arricchendo la conoscenza,
la cultura e magari facendo da volano come ipotesi di ulteriori studi
ed ulteriori ricerche. Con questo
convegno - ha concluso il primo cittadino - si apre una bella discussione
e quando in una città si parla e ci si
confronta con la gente questo è
sempre motivo di orgoglio».
Anche l’assessore alla Cultura, Cosimo Maglio, tra i primi ad aver
creduto all’iniziativa, si è detto disposto a seguire anche le fasi successive all’appuntamento di sabato,
«perché ricostruire passo per passo
l’identità di un popolo aiuta il popolo
stesso a conoscersi meglio».
N°40 25 ottobre 2008
Altavilla-Albanella
Napolitano premia i ragazzi della “Don Milani”
Il loro impegno vale un diploma con le firme di Gorbaciov e Montalcini
Con la realizzazione di un telegiornale
ispirato al popolare “Striscia la Notizia” i ragazzi dell’istituto Comprensivo di Albanella - Scuola Primaria
“Don Milani” sono risultati fra i vincitori della XVI edizione del Concorso nazionale “Immagini per la
Terra” “Noi giovani reporter del cambiamento climatico: le FORESTE” lanciato da Green Cross Italia.
Il premio gli è stato consegnato durante una cerimonia i è tenuta il 17 ottobre 2008 la Tenuta Presidenziale
di Castelporziano alla presenza del
Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare Stefania Prestigiacomo, del
Ministro della Pubblica Istruzione
Maria Stella Gelmini, della Presidente
Onoraria di Green Cross e senatrice a
vita e premio Nobel per la medicina
la Prof. Rita Levi Montalcini, del Presidente di GreenCrossItalia e VAS
Onlus il Sen. Guido Pollice, del Vice
Presidente di GreenCross Italia
Elio Pacilio, la Responsabile Educazione Ambientale di Vas Onlus Silvana Magali Rocco, del Responsabile
Ragazzi in posa col sindaco
passivi. La giuria ha scelto i vincitori, ma dichiara che in ognuno dei lavori arrivati è riconoscibile
l’impegno, l’estro e la preparazione
degli
studenti.
Silvana Magali Rocco responsabile
nazionale Educazione Ambientale VAS Onlus è particolarmente soddisfatta della grande partecipazione
sempre più ricca di entusiasmo delle
scuole dell’intero territorio nazionale. “La promozione di nuovi valori,
Il presidente Napolitano con una premiata
Campagne Nazionali di Vas Walter
Iannotti, della giornalista RAI e conduttrice televisiva di Geo &
Geo Sveva Sagramola, e del conduttore televisivo di Gaia il pianeta che
vive il geologo Mario Tozzi. Il concorso, aperto a tutte le scuole pubbliche e private, di ogni ordine e grado,
ha coinvolto oltre 30.000 studenti e i
loro insegnanti. Ai giovani studenti si
è chiesto di inviare un lavoro a conclusione di un percorso scolastico
multidisciplinare di studio e ricerca su
di un tema ambientale. Si è cercato di
incoraggiare l’uso di uno stile giorna-
listico per offrire ai ragazzi l’occasione di vivere il mondo dei mass
media e dell’informazione nel ruolo
di protagonisti e non solo di spettatori
atteggiamenti e comportamenti, rappresenta l’obiettivo più importante
dell’educazione ambientale.
ALTAVILLA SILENTINA
Inaugurata la
chiesa di Cerrocupo
Municipio: arrivano
Rizzo e Iuliano
Inaugurata il 24 ottobre la chiesa
di Cerrocupo che è stata intitolata
al “Cuore Immacolato di Maria”.
L’opera, che è costata oltre 120
mila euro, è interamente a carico
del bilancio del comune di Altavilla
Silentina. E’ “il campanile” che aggrega la popolazione di una delle
borgate più importanti del paese,
ricca di storie e risorse archeologiche in gran parte da scoprire e
caratterizzata dalla vicinanza del
fiume Calore e sull’orizzonte dal
monte Alburno e dalle colline di
Altavilla.Viva la soddisfazione della
comunità locale che ha già offerto
eminenti uomini di chiesa quali i
padri cappuccini Ingenito e Grattacaso e don Antonio Polito, missionario in Brasile.
Nuovo cambio in vista nell’amministrazione comunale di
Altavilla. Nel mese di novembre due degli assessori pi˘ in
vista, Salv a t o r e
Arietta responsabile
dell’Ambiente, e
Romilda
Nigro, che
ha diretto
le politiche
culturali,
cederanno
il posto a Fernando Iuliano
Fernando
Iuliano (già capogruppo consiliare e rappresentante presso
la comunità montana del Calore Salernitano e nella vita
professionale docente di lettere nella locale scuola media
e giornalista pubblicista) e a
Carmine Rizzo (commerciante,
già assessore). Anni fa il sindaco definiva questi cambi
ìgiostraî ma ora non esita a
servirsene. Serviranno per
dare maggiore operatività all’attività politico- amministrativa comunale?
Il compianto Federico Di Masi, il
fotografo-contadino simbolo di
Cerrocupo
Ricordando Daniela...
“Io son partita poi così all’improvviso
e non ho avuto il tempo di salutare.
L’istante è breve, ancora più breve,
se c’è una luce che trafigge il tuo
cuore”
Le parole della canzone descrivono
in maniera esemplare la breve vita
di Daniela Reina, recentemente
scomparsa per un atroce destino.
La sua vita infatti è stata, come un
bellissimo arcobaleno, piena di luce
ma di breve durata.
Era una bellissima ragazza, sempre
gentile e disponibile con tutti: io la
ricordo, in tutto il suo splendore, il
giorno del matrimonio con Sergio,
solo un anno e mezzo fa. Sembra
passato tanto tempo, perché le sofferenze degli ultimi mesi hanno dilatato enormemente i tempi.
Daniela era sempre in perfetto e
piena di educazione con i genitori
Antonio e Maria, era sempre disponibile a dare un consiglio al fratello
Domenico e alla sorella Elisabetta,
era sempre piena di tenerezza con
la nonna Rosaria, era sempre sorridente e disposta all’aiuto verso i
suoi pazienti psichiatrici prodigandosi, se necessario, anche con qualche aiuto economico, era sempre
disponibile ed in sintonia con i colleghi di ospedale nei quali ha lasciato un ottimo ricordo.
Certamente il vuoto che ha lasciato
è grande, ma il suo ricordo resterà
a lungo come una bellissima, calda e
radiosa giornata estiva.
Alla sua famiglia, schiantata dal dolore, a nome anche di tutti i medici
altavillesi, voglio dire che comunque
bisogna ringraziare Dio per avercela
data, anche se come tutte le cose
belle del mondo è durata troppo
poco.
Raffaele Reina
11
Diano
12
N°40 25 ottobre 2008
Di Brizzi consegna gli attestati a 27 stagisti del “Sacco”
In farmacia
“Festeggeremo i cinquant’anni con la costituzione
dell’associazione degli ex allievi”
Per i reni c’è
bisogno di una
formula matematica
Ventisette ragazzi dell’Itc “A.
Sacco” di Sant’Arsenio sono stati
premiati a conclusione degli stage
effettuati presso altrettante aziende
del Vallo di Diano.
Alla cerimonia ha preso parte, oltre
al preside dell’istituto, Francesco
Stabile, anche Valentino Di Brizzi,
presidente dell’Associazione Imprenditori del Vallo di Diano.
Nell’aula magna della scuola, gremita dalla presenza dei compagni di
classe dei giovani stagisti premiati,
erano presenti anche molti degli imprenditori coinvolti al progetto con
le loro aziende.
“La Bcc Monte Pruno Di Roscigno e
Laurino - ha detto Pierangelo De
Siervi, del Cda dell’istituto bancario
- ha sempre sostenuto queste iniziative e continuerà a farlo per il futuro.
Dopotutto, i tanti giovani assunti
presso di noi, per la gran parte, provengono proprio dal Sacco!”
Proprio per festeggiare degnamente
i cinquanta anni di vita della scuola,
il preside del “Sacco” ha chiesto ai
tanti ex alunni presenti di dar vita ad
un’associazione che raccolga gli ex
CASALBUONO
Biodomenica sugli Alburni
Assegnato il primo premio del concorso
internazionale Voci Verdiane al soprano
Teresa Romano di Casalbuono
Il primo premio del 48°
Concorso internazionale
Voci Verdiane “Città di Busseto” è stato assegnato alla
ventitreenne soprano Teresa
Romano di Casalbuono (Salerno). Italiani anche i cantanti che, al termine del
concerto che ha visto esibirsi i sei finalisti accompagnati dall’Orchestra del
Teatro Regio di Parma diretta da Piergiorgio Morandi, si sono aggiudicati il
secondo e il terzo premio
decretato dalla giuria internazionale: il mezzosoprano Veronica Simeoni e il baritono Simone
Piazzola.Nel dicembre del 2003,
Teresa Romano, unica solista, si
guadagno’ l’appellativo di ‘Stella’’
della festa dei cantori, una serata
che segnò il suo fortunato cammino artistico. Nel luglio 2004
,conseguita la maturità classica
con il massimo dei voti al Liceo
Classico Marco Tullio cicerone di
Sala Consilina, il mese successivo,
risulta , infatti, vincitrice assoluta
del primo premio e del premio
speciale ‘’Migliore Presenza Scenica ’’, nel concorso lirico internazionale,’’Una voce per la lirica’’,
Città di San Giovanni in Fiore in
provincia di Cosenza, la giuria era
presieduta da Katia Ricciarelli.
Il soprano di Casalbuono si è diplomata , nel 2005 , in canto con
il massimo dei voti presso il Conservatorio “ G.Martucci” di Salerno e ha vinto il primo premio
al Concorso Lirico “Tito Schipa”
allievi dell’istituto.
I presenti, con in testa Di Brizzi,
hanno accettato di buon grado di farsene promotori e di coinvolgere
buona parte di quelli che nei cinquant’anni di vita sono passati tra i
banchi dl’’Istituto tecnico.
biesse
Proposta di week-end
sull’agricoltura
ecosostenibile
Per la nona edizione nazionale i
promotori della “biodomenica”,
Aiab (associazione Italiana per
l’agricoltura biologica), Coldiretti
e Legambiente in Campania, scelgono nuovamente Sicignano degli
Alburni come riferimento provinciale.
La manifestazione si articolerà in
due giorni (sabato 25 e domenica
26) celebrata come il “week-end
del biologico” con l’organizzazione
di Lecce.
Si è aggiudicata una borsa di studio presso l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del
Teatro alla Scala.
Superato il concorso dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, la giovane soprano di
Casalbuono, da quattro anni partecipa a numerosi concerti e nel
2006 ha debuttato, nel Teatro Scaligero, nel ruolo di Venere, personaggio principale dell’opera di
‘’Ascanio in Alba ’’ di Mozart.Promosso dalla Fondazione Cariparma, che affianca il Comune di
Busseto, il Concorso vinto da Teresa Romano , riconosciuto dal
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, è organizzato dal Teatro
Regio di Parma, in collaborazione
con Teatro Comunale di Bologna,
Teatro alla Scala di Milano, Teatro
Bol’šoj di Mosca, The Metropolitan Opera House di New York.
Pietro Cusati
di dibattiti, l’apertura di stands, laboratori del gusto, l’assaggio di
prodotti ”biologici” con l’accompagnamento di musica folcloristica.
Il Comune di Sicignano ha iscritto
i propri castagneti al sistema di
certificazione di agricoltura biologica delle aree demaniali, nonché
aderito al circuito delle città del
bio di tutta Italia e quindi ha la possibilità di far apprezzare e conoscere le sue potenzialità.
Quest’anno il comune ha ottenuto
dalla regione il riconoscimento di
poter organizzare i mercatini biologici in ambito extra provinciale e
questo sarà già il secondo evento,
momento importante più che mai
per promuovere la filiera corta in
perdurante periodo di crisi dei
modelli di commercializzazione
per i produttori.
Circa 1 milione e
mezzo di persone al mondo
devono ricorrere
alla dialisi o al
trapianto perché
la loro funzione
renale è ampiamente compromessa. I pazienti
affetti da malattia renale mostrano di avere fattori di rischio
tradizionali per le malattie cardiovascolari
come ipertensione, diabete e dislipidemia.
E’ indispensabile scoprire il più
precocemente possibile la presenza di un danno renale anche
modesto: in altre parole un’accurata valutazione della funzione renale è importante per
diagnosticare e prevedere il rischio di malattia renale e cardiovascolare.
Tra gli esami di routine spicca la
misurazione della creatinina
(V.N. uomo 0.7-1.2mg/dl; donna
0.6-1.2mg/dl).
La creatinina è una sostanza
che proviene dal metabolismo
della creatina contenuta quest’ultima essenzialmente nei
muscoli. Anche questa sostanza
viene eliminata dal rene e
quindi si accumula in caso di
insufficienza renale.
La valutazione della clearance
della creatinina (CC) è possibile
nella pratica quotidiana ma richiede la determinazione della
diuresi delle 24 ore, operazione
relativamente fastidiosa per il
paziente e potenziale fonte di
errore nella determinazione del
volume urinario.
Per questo motivo è possibile
stimale il volume di filtrazione
glomerulare (VGF) mediante
equazioni che correggono il valore della creatinemia tenendo
conto dei dati personali del paziente (peso ed età) in modo da
compensare l’effetto che una
diversa massa muscolare può
determinare sulla produzione
endogena della creatinina.
Gli strumenti comunemente
adoperati sono la formula
Cockcroft-Gault (CG) e la formula di MDRD, ampiamente valide in popolazioni di soggetti
con vario grado di insufficienza
renale cronica.
Una volta calcolato il volume di
filtrazione glomerulare di un
singolo paziente, è necessario
confrontarlo con alcuni valori
appositamente proposti in opportune tabelle distinte per
sesso ed età.
L’individuazione dei portatori di
una disfunzione renale anche
modesta oltre che di quelli affetti da una nefropatia conclamata
consente di attuare
strategie di prevenzione del rischio cardiovascolare quanto
della progressione della malattia renale stessa.
Chiedi al tuo farmacista, potrà
sicuramente aiutarti nella valutazione della tua funzionalità
renale!
Alberto Di Muria
[email protected]
Cultura
N°40 25 ottobre 2008
13
L’epopea leggendaria del brigante Angiolillo
«Novello Sansone, egli avrebbe
non già con una mascella d’asino
ma con un grosso pezzo di baccalà, che pendeva per insegna di
un’osteria, disarmato un intero
reggimento di soldati: menando
botte a destra e a sinistra, li costrinse alla fuga precipitosa…».
Una curiosa e per certi versi spassosa battaglia a suon di “baccalate”, rievocata in uno scritto
giovanile di Benedetto Croce.
Solo uno dei tanti aneddoti legati
alla figura di Angelo Duca, in
arte Angiolillo, leggendario bandito gentiluomo originario di San
Gregorio Magno e attivo in Campania e Lucania durante il regno
del “re Nasone” Ferdinando IV di
Borbone.
Un personaggio singolare entrato
di prepotenza nell’immaginario
collettivo, un eroe del popolo che
alla maniera di Robin Hood ruba
ai ricchi per dare ai poveri, difende l’onore delle donne, protegge i deboli dalle ingiustizie e
dai soprusi dei nobili. Con una
differenza fondamentale rispetto
al mitico fuorilegge della foresta
di Sherwood: il nostro Angiolillo
è davvero esistito, la vicenda è
storicamente accertata.
Il primo a raccontarla è proprio
una delle sue vittime, tale Pasquale Fortunato di Rionero in
Vulture, che sul finire del ‘700
compone un piccolo poemetto incentrato sulle gesta del brigante
salernitano.
Un testo piuttosto idealizzante -al
riparo da qualsiasi accusa di partigianeria, visto il particolare status dell’autore, taglieggiato dallo
stesso fuorilegge- ripreso poi nel
1898 da Croce come supporto documentale del suo “Angiolillo,
capo di banditi”, un breve saggio
storico che fila via come uno
splendido romanzo d’avventura.
Presa la via dei boschi non per
sete di denaro o d’avventura ma
per sfuggire ad una odiosa ingiustizia baronale, Angiolillo si aggregò alla banda di Tommaso
Freda, una sua vecchia conoscenza. «Ma dopo otto mesi
ch’era stato a scuola in quella
compagnia -scrive Croce- aveva
fatto tali progressi che pensò di
formare una compagnia da
sè». L’occasione di mettersi in
proprio gli venne offerta dalla
morte del Freda, catturato e giustiziato.
Una ventina di uomini lo seguirono fedeli, tra loro Costantino
Rocco, alias il “Re di Balvano“,
braccio destro del capo ed esperto
conoscitore dei sentieri di montagna, Peppe Russo di Buccino, il
più forte e anche il più crudele del
Una caricatura del brigante Angiolillo opera di
Andrea Tabacco
gruppo, Gian Giacomo Barberio,
compaesano di Angiolillo, Giovanni Gallo di Monte Marano e
poi i due fratelli Parapiglia, abilissimi combattenti.
Alla compagnia presto si unì
anche Ciccio Zuccarino di Caposele -il futuro traditore- che svolgeva le mansioni di segretario
della banda.
Angiolillo si dimostrò fin da subito un capobrigante sui gèneris,
imponendo ai suoi subalterni una
ferrea disciplina e dettando una
sorta di codice di comportamento
da rispettare alla lettera, pena sonori ceffoni e dolorose schioppettate ai glutei: «Con la sua
autorità impediva le risse, le discordie e gli eccessi di ogni genere […] si faceva amare e
rispettare per la sua imparzialità
e disinteresse nel dividere le
prede e nel portare i conti all’azienda comune».
La nuova banda colpiva sempre e
solo “stranieri”, agiati possidenti
o ricchi ecclesiastici, senza mai
recare danno agli abitanti dei territori teatro delle scorribande.
In ogni caso Angiolillo si rivolgeva alle sue vittime con toni
sempre ricchi di garbo e umorismo.
Come non ricordare le geniali e
originali armi di ricatto escogitate? Veri e propri pizzini che circolavano nei paesi visitati,
bigliettini contenenti una sempli-
cissima frase: “saluti da Angelo”.
Chi doveva intendere…intendeva.
Fervido religioso, nemico dei prepotenti e strenuo difensore dell’onore delle donne -una volta
costrinse un tale del suo paese a
sposare una ragazza che il tale
aveva in precedenza disonoratograzie alla sua pietà e alle numerose opere di beneficenza ebbe
sempre dalla sua il favore del popolino.
«Accolto in trionfo dovunque andasse -è ancora una volta la penna
di Croce- largheggiava di elemosine, comprava grani e li distribuiva alle misere plebi di quei
miseri luoghi, offriva lauti pranzi,
dotava le povere fanciulle da marito».
Angiolillo risultava un fantasma
imprendibile, grazie ad una fitta
ragnatela di informatori in grado
di prevenire ogni minima mossa
dei soldati regi. E quando lo scontro risultava inevitabile, la vittoria era garantita.
Come a Calitri, quando dopo aver
messo in fuga una ventina di fucilieri, festeggiò ordinando divise
nuove per la sua banda e una bandiera dipinta da un artista locale.
Temerario, sfacciato fino alla
beffa, arrivò a presentarsi travestito da frate al cospetto di un alto
funzionario regio per denunciare
le malefatte di un signorotto.
E progettava di recarsi dal re in
persona per offrire i suoi servigi
nella lotta ai criminali, quelli
veri…
L’epos popolare lo volle invisibile, invulnerabile grazie ad un
misterioso anello magico, in
grado di schivare i colpi.
La sua fine invece fu molto più
umana: tradito dal segretario Zuccarino, fu catturato insieme al
fido Peppe Russo in un convento
di Muro, dove i due si erano rifugiati feriti e braccati.
Trasportati a Salerno, furono impiccati senza processo, «poi, troncate le teste e fatti i corpi in vari
pezzi, quelli furono mandati a
esporsi nei luoghi ch’erano stati
un tempo quelli del loro maggior
trionfo».
Una morte orribile che fece il giro
d’Europa e alimentò il mito del
brigante gentiluomo.
Qualche anno il vessillo di Angiolillo fu sbandierato dalle armate sanfediste e la sua fama
restò intatta fino alla metà dell’Ottocento, quando nel porto di
Napoli i cantastorie incantavano
la plebe rappresentando la leggenda del brigante vendicatore di
torti.
Curioso destino per un uomo
messo a morte senza lo straccio di
un regolare processo proprio dalla
monarchia borbonica.
Raffaele Avallone
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Cultura
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continua da pag. 3
Al Consiglio provinciale levata
di scudi contro i tagli
Giudice, già presidente del Consorzio pubblico dell’aeroporto in un’intervista del 15.10.2008 censura
l’attuale gestione che a suo parere è
stato uno spreco di denaro pubblico.
Chiedo di sapere quando è stata costituita la società di trasporto, i bilanci annuali, chi sono i componenti
del cda, se vi sono perdite, chi sono
i soci, in che percentuale partecipano al Consorzio, i bilanci annuali
del Consorzio, se vi sono indennità
per i componenti del cda, se vi è
stato sperpero di denaro pubblico e
quali i motivi.
C’è una grande confusione tra consorzio e società di gestione dell’aeroporto che sono due cose diverse.
Se l’aeroporto è davvero un fallimento si decida per le società di gestione privata che hanno capacità e
professionalità. Si deve sapere che
l’aeroporto si mantiene maggiormente con i fondi di Camera di
Commercio, Provincia di Salerno e
tasse dei cittadini. Il costo del biglietto vale il volo più la somma che
pagano i cittadini.
Quindi, anziché continuare a sprecare il danaro pubblico, si dia in gestione ai privati”.
E Iuliano: “Abbiamo discusso in
commissione bilancio della questione.
Il Consorzio fu costituito nel 1985 e
aveva diversi fini (tra cui esecuzione
di ampliamento e adeguamento dell’attrezzatura aeroportuale) ed è sostenuto dalla Camera di Commercio
per il 38%, dalla Provincia di Salerno per il 27%, dal Comune di Salerno per il 13% e dal Comune di
Pontecagnano per il 10% (a seguire
con piccole percentuali altri Comuni
e Cstp).
La Provincia di Salerno come altre
società hanno creduto nell’infrastruttura e hanno investito. E’ chiaro
che nel momento in cui è completata, abbiamo intenzione di fare una
gara di resa pubblica per individuare
chi possa gestire in modo oculato la
cosa. Aspettiamo la concessione del
venticinquennale dal governo perché stiamo agendo in concessione
provvisoria”. Lubritto: “E se il governo non dà la concessione?
Come Giudice, anche Bassolino e
Cascetta volevano dare l’aeroporto
alla società che gestisce quello di
Capodichino ma De Luca non voleva.
Ora però si dice che è un fallimento.
Accordatevi.
Noi del Pdl vogliamo fare un discorso attivo per dare a questa provincia, alla Basilicata e alla Puglia
in parte un valido aeroporto”.
Maria Laura Pirone
Calcio, promozione, girone D
Finisce in parità l’attesissimo matchclou tra il Roccadaspide e Cicerale
Roccadaspide, ottobre 2008. Restano intatte le possibilità di vittoria finale delle due contendenti che
si sono date “battaglia”, senza esclusione di colpi, nella sesta giornata
dall’avvincente campionato regionale.
Infatti, come ci segnala la
giovanissima e talentuosa “collega”
Alessandra Pazzanese (che ringrazio), le due ex primatiste non
hanno lesinato energie sul sintetico
del “Principe Filomarino”, offrendo
al caloroso e festante pubblico presente, soprattutto dalla vicina Cicerale, uno spettacolo avvincente con
il risultato sempre in bilico. Due
compagini legittimamente impegnate, dopo anni di “purgatorio”
nelle serie minori, per l’agognato
salto di categoria. Un’alternanza
d’emozioni inframmezzate dal vantaggio della squadra ospite, ad inizio
de primo tempo con l’ottimo Bensafì, quindi il pareggio dei locali,
quasi allo scadere della contesa, per
opera di Vicidomini che, con
Scarlato, Salzano, Costabile,
Gorrasi e Cicatelli (in ordine assolutamente casuale), sono risultati i
migliori della propria formazione.
Sostanzialmente convergenti anche
le dichiarazioni dei due tecnici,
Cianfrone e Solimeno, secondo
i quali si è trattato di un incontro fra
due squadre forti e preparate,
degne della posizione occupata in
classifica e con intatte le ambizioni
di vittoria finale.
Soddisfatto
anche Luigi Lettieri, (nella foto)
l’elegante presidente del “Città di
Roccadaspide” (ex Calorealburni) che
da circa un decennio cura le vicende
del calcio rocchese, a livello dilettantistico. Una capillare programmazione, maturata in virtù delle
precedenti esperienze, ha fatto sì
che venisse allestisto un gruppo di
gran qualità, quadrato in ogni reparto, certamente in grado di soddisfare le legittime attese del
gruppo dirigente e di quanti credono in questa nuova realtà spor-
Continua da pag. 6
Va l C a l o r e , p e r l ’o l i o è t u t t o o k
vengono colte unicamente a mano.
Gli agricoltori da queste parti hanno
mutato i metodi lavorazione degli
uliveti, in merito al raccolto del prezioso frutto. Tanti agricoltori hanno
investito in attrezzature, quali: scuotitori o pettini vibratori. Qui la tradizione e l’innovazione si sposano
molto bene per avvalorare ancor di
più l’Olio Colline Salernitane nell’elite dei migliori oli della penisola.
Ma, in questo contesto di crisi che
sta mettendo a soqquadro tutti i
settori delle produzioni agricole,
anche per l’olio può essere un’annata non allegra. La produzione
2008 si prospetta molto ricca, ma la
carenza di frantoi può minare il
compartimento. Ma dal settore una
buona notizia si sta diffondendo
presso i cittadini di Castello, probabilmente (sembra quasi una certezza), il più grande frantoio della
zona, quello delle Cantine ed Oleifi-
N°40 25 ottobre 2008
cio Sociale Val Calore di Castel San
Lorenzo (nonostante le difficoltà),
aprirà i propri battenti ai soci e a coloro che vogliono macinare le olive
provenienti dai loro uliveti. Che dire,
parafrasando una nota canzone di
Jovanotti, dobbiamo “pensare positivo” per far sì che tale prodotto
possa sempre di più affermarsi nella
ristretta cerchia dei tanti prodotti di
qualità che la nostra provincia produce.
Pietrantonio Accarino
tiva. D’altra parte, un ambiente
tranquillo, un gran bel campo di
gioco, una società, come detto, oculata ed ottimamente organizzata in
ogni suo segmento, sono un buon
viatico per ambiziosi traguardi.
Non va neanche sottaciuto l’impegno che il sodalizio ha in animo di
profondere per il settore giovanile,
serbatoio dal quale, evidentemente,
attingere i calciatori del prossimo
futuro. In questo senso va anche
il provvedimento dell’Amministrazione Auricchio (assunto recentemente dalla Giunta), con la quale
l’Ente ha aderito all’invito dell’A.S.D.
presieduta dal Lettieri, entrando, di
fatto, in questa struttura societaria.
Tra i suoi scopi, l’istituzione di una
scuola calcio permanente sul territorio (ad onor del vero, già da diversi
anni operante, con ottimi risultati, per
mezzo della “Scuola Calcio Roccadaspide”, con la quale, pertanto, sarebbe
auspicabile un proficuo rapporto di collaborazione), nonchè la promozione
d’attività collaterali attraverso corsi
di formazione, campus estivi, convegni e dibattiti, il tutto con il coinvolgimento delle Scuole del territorio.
Ad accelerare, però, il raggiungimento delle mete più ambite da
parte del team Lettieri, dovrà essere soprattutto il popolo degli
sportivi che, come la scorsa domenica, accorra sempre più numeroso
sugli spalti del “Principe Filomarino”,
per sostenere a gran voce i nuovi
“beniamini” del calcio nostrano,
come lo fu in quei favolosi ed indimenticabili anni ‘80.
Osvaldo Ignarro
continua dalla prima
Ridare fiato
all’economia
reale
conto che le nostre maggiori salvezze sono legate a questi due
comparti e ci si metta a studiare
fino a quando non troveremo valide
soluzioni.
Le istituzioni per prima devono
smetterla di destinare le risorse
massimamente all’arredo urbano e
fare investimenti per sostenere il
mondo produttivo. Non possiamo
più bruciare risorse per inseguire
l’apparenza ma soffermarci sull’essere.
A margine di questo ragionamento,
per concludere, voglio registrare
una notizia apparsa su Il Sole 24
ore di venerdì 17 ottobre, pag.12,
dove in un lungo articolo a firma di
Marco Alfieri si evidenzia il fatto
che in molte zone del Nord, Lombardia e Veneto, i risparmiatori
stanno trasferendo i conti ed i risparmi dalle grandi banche alle
Banche di Credito Cooperativo. Si
vede che lì la gente ha capito autonomamente che presso le BCC non
si fa finanza creativa ma solo attività bancaria ordinaria, come già
spiegai su queste colonne due settimane addietro. Da noi, invece, le
BCC “reggono” nel senso che i depositi non calano anzi registrano
una crescita lenta ma costante però,
ci dicono, che crescono in maniera
sostenuta i depositi presso le Poste.
Nulla in contrario contro le Poste
ma Bancoposta SpA raccoglie i nostri risparmi e li spedisce a Roma
non fa operazioni creditizie, non investe sul territorio, non aiuta le imprese, non fa “girare” l’economia,
non concede contributi alle attività
culturali. Lo sviluppo, a mio avviso, per attecchire ha bisogno di
risorse in loco non di una struttura
che drena le risorse. Non a caso,
come detto, al Nord stanno avendo
un atteggiamento diverso che da
noi. Non a caso al Nord, pare, che
stiano meglio di noi, e non è un
caso, forse!
Antonio Marino
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alla località Doglie, sulla Via Provinciale n.4, composto da quattro vani,
cucina con retro cucina, bagno e
corridoio, locale terreno per deposito di mq. 54,60; confinante con
strada provinciale e cortile del fabbricato. In N.C.E.U. al fol.2, p.lla
425/3. Gli interessati dovranno far
pervenire per iscritto a qualsiasi
delle filiali della Banca- “l’offerta di
acquisto”non inferiore a €
85.000,00
N°40 25 ottobre 2008
15
Viaggi e assaggi
I vini con “tre farfallini”:sono da emozione
Che sono un appassionato di vino lo
sapete in tanti, con il nettare di
Bacco mi è sempre piaciuto dialogare, capirne i pregi e i difetti, abbinarlo al cibo, conoscerne i vitigni e
i produttori e così via.
Non bevo tanto per bere, ma lo faccio con la speranza di scoprire quelli
che sulla carta sono “piccoli”, ma in
realtà sono dei veri cavalli di razza,
e ovviamente anche il contrario,
cioè, degustare vini che sono blasonati e rinomati e degustandoli ci si
rende conto che la loro unica particolarità è il prezzo alto.
Così, un po’ per gioco, un po’ per lavoro e un po’ per passione, negli ultimi 2 mesi ho assaggiato, degustato
e giudicato 130 vini diversi, quasi
tutti campani. In pratica ho fatto, in
piccolo, quello che fanno le guide
del settore, come ad esempio quella
del Gambero Rosso assegna i bicchieri (da 1 a 3), quella dell’Ais i
grappoli (da 1 a 5), quella del Touring Club le stelle (da 1 a 4, dando
la corona a quelli più meritevoli).
Personalmente, invece, ho assegnato ad ogni vino dei “farfallini”
(da 1 a 3 e per quelli che avevano
qualcosa in più ho dato”stella con
farfallino”).
In questa mia esperienza voglio
coinvolgervi, elencandovi i vini che
mi hanno dato emozioni, quelli che
quando li bevi non li dimentichi per
lungo tempo. Con “stella e farfallino”, il massimo dei miei punteggi,
ho “premiato” solo 2 vini:
-Vigna Cinque Querce 2000, Tau-
rasi Riserva Docg, Molettieri,
Montemarano (AV). Un grande
vino in tutti i sensi. Al naso non ci si
stancava mai di annusare. I profumi
erano immensi e ricordavano i sentori tipici del Taurasi come frutti di
bosco, spezie varie, cuoio, goudron
e così via.
Al gusto era ricco e pieno, ma faceva intuire che aveva davanti ancora una lunga vita. Un vero
campione. Gradazione 15%.
-Taurasi Riserva 2002 Docg, Perillo, Castelfranci (AV). Nonostante questo vino sia frutto di un
annata poco felice in Campania, il
vino rasentava la perfezione e dava
grandissima piacevolezza. Non ho
parole per spiegarvi la sua grandezza. Gradazione 14%.
Questi i vini a cui sono stati assegnati “tre farfallini”: 3 rossi e 5
bianchi:
Enrico 1° 2003, Aglianico Sannio
Doc, Marisa Pouchain Taffuri,
San Lorenzello (BN). Vino molto
interessante. Alla vista era rosso rubino impenetrabile.
Grande consistenza e archetti molto
stretti che scendevano lentamente.
Al naso ottima l’intensità e la persistenza con sentori di confettura e
spezie non invadenti.
Al gusto era pieno, più che bere
dava l’impressione di essere mangiato. I tannini erano molto morbidi.
Eccezionale la persistenza, il corpo
e lo stato evolutivo. Un cavallo di
razza. Gradazione alcolica 15%.
Respiro 2004, Aglianico Cilento
Presentazione a Vallo del libro
dei vini salernitani
Venerdì 31 ottobre, alle ore 18
e 30, presso l’Aula Consiliare
(ex Convento Domenicani) di
Vallo della Lucania, il Circolo
Culturale BCC Monte Pruno
di Roscigno e di Laurino e la
Go Wine Cilento presentano il
libro “Guida ai vini della provincia di Salerno dalla Costa
d’Amalfi al Cilento” di Luciano
Pignataro, edito dalle “Edizioni
dell’Ippogrifo”.
Oltre ai saluti di Luigi Cobellis,
(Sindaco di Vallo della Lucania),
ci saranno gli interventi di
Aldo Rescinito (Presidente del
Circolo
Culturale
Banca
Monte Pruno), Carmine Pandolfi (Referente Go Wine) e
Enrico Malgi (Go Wine).
Seguiranno le relazioni dei
giornalisti Giuseppe D’Amico
(La gastronomia cilentana) e
Elisabetta
Manganiello (La viticoltura
cilentana).
Il tutto coordinato
dal giornalista Nicola
Nicoletti.
Per concludere ci saranno degustazioni a
cura di Enzo Crivella
(Slow Food) e Maria
Sarnataro (Ais Cilento) con Angiolina
(Pisciotta),
Caffè
D’Agosto (Vallo della
Lucania), Chiusulelle
(Ogliastro Cilento),
Corbella (Cicerale),
Gelsomare (Ispani), Il
Ghiottone
(Santa
Marina) e La Cantinella del Mare (Villamare).
Dibbì
Doc, Alfonso Rotolo, Rutino
Cilento (SA). Grande espressione
dell’aglianico in questo Respiro di
Alfonso Rotolo. Colore rosso rubino quasi brillante. Al naso interessante in tutti i parametri:
intensità, persistenza e finezza. Sentori leggermente speziati con frutti
di sottobosco. Al gusto una grande
ed interminabile persistenza. Gradazione 13,5%.
Aglianico 2007, Cilento Doc, I
Vini del Cavaliere-Az. Cuomo Capaccio-Paestum (SA). Una piccola
sorpresa. La piccola azienda capaccese-pestana sorprende sempre di
più. Ho assaggiato questo vino
prima che avvenisse la sua messa in
commercio, lo sarà a novembre 08,
in quanto il titolare dell’azienda mi
aveva dato una bottiglia per avere
un mio giudizio. Il colore era rosso
rubino invitante.
I profumi molto intensi e persistenti
erano fini ed eleganti. Si percepivano sentori di frutta di sottobosco
assemblati con un leggero e piacevole speziato.
Al gusto era pieno, ricco, caldo, piacevole e pronto. Un vino che potrà
soggiornare tranquillamente qualche anno in cantina. Da bere sulle
carni importanti: manzo, cacciagione e salumi. Gradazione 14%.
Vigna della Congregazione 2006,
Fiano di Avellino Docg, Villa Diamante, Montefredane (AV). Un
vino di quelli che ti marcano e ti
colpiscono positivamente. Colore
giallo paglierino brillante. Ottimo
nei profumi in tutti i parametri. Sentori floreali e di frutta secca acerba
(mandorla soprattutto). “Ottimo”
anche al gusto con eccezione della
persistenza e della piacevolezza che
erano eccellenti. Un grande Fiano.
Gradazione alcolica 13%.
Vigna Pezze 2006, Fiano di Avellino Docg, Struzziero, Venticano
(AV). Un altro esempio di come il
Fiano avellinese raggiunga la propria maturità due anni dopo la vendemmia. Solito colore giallo
paglierino brillante. Al naso si percepivano profumi intensi e piacevoli
con gradevoli sentori leggermente
tostati di frutta secca, mandorle soprattutto. Al gusto una grandissima
persistenza e piacevolezza. Per intenderci, uno di quei vini che un
bicchiere tira l’altro. Gradazione alcolica 13%.
Fiano di Avellino 2007 Docg, Colli
di Lapio di Clelia Romano, Lapio
(AV). Un grande Fiano di Avellino
molto famoso per il suo lungo invecchiamento. Eccellente intensità
al naso ed eccellente persistenza al
gusto accompagnate in entrambi i
casi da un’ottima finezza. Un vino
che non tradisce mai. Gradazione
13,5%.
Ripa Alta 2006, Fiano di Avellino
La ricetta
Costoletta di
maiale alla
contadina
Ingredienti per 4 persone:
4 costolette di maiale
200 g pomodori pelati
100 g olive di Gaeta
salvia, rosmarino, aglio,
farina, olio extravergine d’oliva del
Cilento Dop
sale e pepe.
Procedimento:
Preparate un battuto con l’aglio, il
rosmarino e la salvia. Versate l’olio
in una padella e lasciate soffriggere
il battuto per alcuni minuti. Infarinate le costolette di maiale e fatele leggermente dorare nel
soffritto.
Aggiungete sale, pepe, i pomodori
e le olive snocciolate. Terminate la
cottura facendo restringere bene
il sugo, quindi adagiate la carne su
un piatto di portata e servite.
Vino consigliato: Cilento Aglianico Doc,
I Vini del Cavaliere-Az.Cuomo, Capaccio Paestum (SA)
Docg, Villa Raiano, San Michele
di Serino (AV). Quello che ho sempre pensato sul Fiano di Avellino, lo
ritrovo in questo vino: il miglior
prodotto enologico del sud. Oltre al
consueto colore che non aveva difetti, al naso il vino aveva una
lunga, fine ed elegante persistenza.
Sentori vanigliati molto leggeri,
cioè, secondo me, un corretto e
buon uso della barrique. Al gusto è
semplicemente come quando ci si
aspetta di bere un grande vino
bianco. Gradazione 13%.
Greco di Tufo 2007 Docg, Benito
Ferrara, Tufo (AV). Generalmente
il Greco di Tufo di Benito Ferrara,
sia nella versione base che nella
Vigna Cicogna, ha bisogno di un annetto di bottiglia per poter esprimere
il suo potenziale. Invece, questa versione base del 2007 è partita subito
in quarta.
Una grande greco che sa di ...greco
sia al naso che al gusto. Io lo berrei
semplicemente su una grande linguina ai frutti di mare in bianco.
Gradazione alcolica 13,5%.
Su dieci vini degustati, con 7 vini si
evidenzia la performance dell’Irpinia, sempre più grande zona vinicola a carattere nazionale.
Per leggere il giudizio degli altri
vini è sufficiente andare sul mio
blog: digitare buonora su google, è
il primo sito.
Diodato Buonora