N° 18 del 16/05/2008

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Transcript N° 18 del 16/05/2008

SELE
B A T T I PA G L I A
“Non vogliono il latte locale”
Il sì a Barlotti
divide il Pd
G l i a l l eva t o r i a c c u s a n o
pag. 4
pag. 2
A LTAV I L L A
Maggio mariano
pieno di
appuntamenti pag. 6
C A PA C C I O
E BO L I
Il 1 giungo raccolta
por ta a por ta
in tutto il comune
La nuova par tita tra
Conte e Cuomo
pag. 3
pag. 12
Ann o X n°18 - www.unicosettimanale.it - 16 maggio 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
Centrosinistra:
punto e a capo a
cominciare dal turismo
USURAI, LADRI DI VITA
di Giuseppe Liuccio
I ballottaggi del 27/28 aprile hanno
fatto registrare, per il centrosinistra, un ulteriore terremoto con una
scossa di assestamento di intensità
e proporzioni impreviste ed imprevedibili.
E’ capitolata anche Roma con il
suo prestigioso carico di capitale/simbolo in Europa e nel
mondo. La valanga berlusconiana
ha travolto Rutelli e quanti, me
compreso, avevano riposto le residue speranze di rivincita in una
battaglia/confronto innervata sui
programmi e non sulle emozionalità/isterismi della sicurezza e della
colpevolizzazione xenofoba a tutto
tondo di rumeni ed extracomunitari, problema che, comunque,
resta allarmante in tutta la sua scottante drammaticità.
Quanto a me rifarei, con convinto
entusiasmo, l’esperienza di candidatura, che mi ha arricchito sul
piano umano e mi ha offerto una
postazione privilegiata di osservatorio dei problemi di Roma nella
visione più ampia dell’Italia, del
Mediterraneo e dell’Europa.
Nella mia lettera (elettorale) a tutti
i cilentani residenti nella capitale
mi ero proposto, tra l’altro, come
naturale punto di riferimento per
“attivare un raccordo virtuoso e fecondo di sviluppi positivi tra Roma
ed il nostro territorio di origine per
intensificare, nel segno della cultura, il turismo di qualità, che è e
sarà sempre di più il settore trainante dell’economia cilentana”.
Molti, ma, comunque, meno del
previsto, hanno risposto positivamente all’appello, che l’esito elettorale ha, però, nullificato. Il
riferimento personale, di cui
chiedo scusa ai lettori, mi serve
solo come pretesto/abbrivio per alcune riflessioni proprio sul tema
del turismo.
Partiamo dalle cifre. Il rapporto
2008 del “Sistema Turismo”, realizzato dalla The European-HouseAmbrosetti con il contributo del
Touring Club, registra un declino
dell’Italia ad un deludente 7%
nella divisione della torta
arrivi/presenze a fronte del consistente 34% della Gran Bretagna,
del 20% della Germania e del 14%
della Francia, per limitarci ai soli
concorrenti europei. Ciò nonostante il segmento turismo resta
pur sempre una voce rilevante nelC O N T I N U A A PA G I N A
14
Usura: prevenire
invece di curare
Paestum: strategia antiusura con
Tano Grasso e Carmine Olivieri
Da Casaletto Spartano
partono le donne delle fragole
Alle due e mezzo del mattino, quando Maria Petrosino è costretta ad alzarsi,
attraverso i vetri della sua
casa di Casaletto Spartano
intravede il cielo stellato e
capisce che oggi, nei campi
della piana del Sele, sarà
buon tempo. E non perchè
è la vigilia della canonica
festa del lavoro. Perchè, da
oltre trent’anni, prima di
partire, quasi sempre alle
tre del mattino per andare
a raccogliere pomodori o fragole a
Battipaglia, usa guardare le stelle
che per lei non sono mai state il
gadget del sentimento. Chissà se fan
tutte così, le seicento e passa compagne di Maria, che ogni mattina,
alle tre e mezzo in punto, nelle
piazze dei paesi del basso Cilento,
salgono sui pullman per raggiungere il lavoro sotto le serre della
piana di Battipaglia. Non tutte scruteranno le stelle, sotto questo cielo
dove son costrette a vivere, segnate
dal destino di popolo balzato sem-
pre «dai campi di lavoro a quelli
della guerra» come ricorda a perenne memoria la lapide del monumento ai caduti nella piazzetta di
Caselle in Pittari. Non tutte scruteranno le stelle, ma tutte preparano,
con la stessa meticolosa e povera liturgia, la borsa con quel che servirà: una buona colazione, una
bottiglia d’acqua, magari un quartino di vino, un piccolo termos con
caffè e, soprattutto, un cuscino per
tornare a dormire sul pullman, e con
il volto schiacciato contro i vetri ap-
pannati. Alle tre e venti,
quando la notte è ancora
lontana dall’offrirti uno
spiraglio di luce, le sagome di Maria Petrosino,
Annina Napoli, Rosa
Somma e Michela Torre
si stagliano nell’isola pedonale di Caselle in Pittari.
Arrivano
da
Casaletto
Spartano,
hanno già compiuto i
primi dodici chilometri
del solito tragitto quotidiano che ne farà contare circa trecento, Battipaglia andata e ritorno.
Raccontano: «Partiremo tra dieci
minuti per Battipaglia, arriveremo
intorno alle sei e lavoreremo fino all’una, una e mezza. Subito dopo riprenderemo il pullman e torneremo
alle tre e mezza, ognuna di noi ha
una famiglia, figli da accudire...».
Per queste donne la notte è solo
l’inizio di una giornata che non conoscerà soste ed ha solo un guadaC O N T I N U A A PA G I N A
4
di Bartolo Scandizzo
Nella Piana del Sele, nel Cilento e nel
Vallo di Diano il l’esercizio dello strozzinaggio è relegato, in termini statistici,
ad un ruolo sostanzialmente marginale.
Ovviamente, per è colpito in prima
(seconda e terza) battuta è una vera e
propria tragedia. Sabato 3 maggio al
Savoy Beach Hotel , per iniziativa del
Rotary, se ne è discusso con relatori
eccezionali. Oggi, la stessa realtà territoriale vive una crisi pesantissima dal
punto di vista economico frutto del
terremoto mediatico che ha messo a
nudo croniche carenza in tema ambientale e igienico-sanitario. Interi settori economici che hanno trainato
l’economia locale come il turismo,
l’agricoltura e il caseario soffrono il
crollo delle prenotazioni e la riduzione
delle vendite. Gli imprenditori sono in
ginocchio anche perché hanno fatto investimenti per mettersi al passo con i
mercati nazionali ed internazionali. Per
fare ciò, come avviene nell’economia di
mercato, le aziende hanno cercato e
trovato le risorse necessarie sul mercato bancario: le piccole presso le Bcc
del territorio, le grandi presso il sistema
creditizio nazionale. La crisi ha posto
un problema,che assilla l’imprenditore,
tamponare la crisi di liquidità provocata
dalla congiuntura negativa attuale che
sta facendo sentire i suoi effetti già in
avvio di stagione, proprio quando cominciano ad arrivare le prime rate dei
mutui sottoscritti.In questo clima è facile immaginare come sia semplice per
chi esercita la pratica dell’usura farsi
avanti con “consigli” e risorse che potrebbero tamponare l’emergenza. Chi
ha le spalle forti può declinare le offerte e “affondare” le mani nel patrimonio personale. Gli altri devono
sperare che gli effetti della crisi si esauriscano in tempi brevi. Sarebbe il caso
che le istituzioni studino come intervenire, in tempi brevi, per facilitare un
atterraggio morbido procurando agli
imprenditori un paracadute che faccia
sentire la vicinanza delle istituzioni nell’accompagnarli fuori dalle sabbia mobili delle difficoltà create da fattori
indipendenti dalle loro capacità gestionali. Alcune Banche di Credito Cooperativo del territorio si stanno già
attivando per intervenire nelle situazioni di loro pertinenza ricontrattando
i mutui e differendo le rate relative all’intero periodo critico. Per una trattativa con gli istituti di credito a livello
nazionale, invece, è necessario il tutoraggio di un soggetto forte di garanzia
come la Provincia e la Regione. Chi ha
responsabilità e potere di agire lo faccia in fretta. .
Questo numero esce con meno pagine a colori per problemi tecnici della tipografia.
Ce ne scusiamo con i lettori
2
Battipaglia
N°18 16 maggio2008
In Comune arriva la primavera di riflessione
Barlotti sì, Barlotti no! Il Pd discute e si divide
Ancora fermi ai blocchi di partenza i
consiglieri comunali del Partito Democratico battipagliese. Da sciogliere (ormai a giorni) le riserve
sull’ingresso o meno in maggioranza. Lo stand-by è dettato, in verità, anche dall’attesa comunicazione
da parte del Sindaco di fuoriuscita
dal proprio partito di origine, Alleanza Nazionale. Partito che, in realtà,
ha già dichiarato di non sentirsi rappresentato dall’azione di Barlotti.,
mettendolo di fatto alla porta. L’acredine accumulato in questo anno col
pluri-potenziario Motta, ha infatti
stretto alle corde Barlotti che, dopo
aver perso il congresso cittadino ed
aver rifiutato l’appoggio di Zara, si
appresta a dichiararsi indipendente e
agganciare il gruppo dei quattro consiglieri del Pd. La dichiarazione di
indipendenza, propedeutica a qualsiasi ragionamento – fanno sapere
dal Pd -, scaturisce anche dalle
espresse richieste degli alleati “sto-
rici” del Sindaco: Udc, La Destra, e
Gruppo Misto. I dubbi che pervadono il primo cittadino e che lo mantengono nel guado della riflessione,
sarebbero di natura puramente affettiva e identitaria. Certo è che la
mossa di uscire ufficialmente da An,
potrebbe spianare la strada all’ac-
cordo col Pd.
Accordo che
dovrebbe portare alla nomina di due
alte figure tecniche, scelte
dal Pd, nella
giunta Barlotti.
Il problema è
ora, però, mettere d’accordo
le varie anime
del Partito Democratico battipagliese.
Diviso tra falchi e colombe, il Pd sta
in questi giorni cercando, con l’aiuto
dei vertici provinciali, legittimati a
decidere in assenza di organismi locali eletti, di far quadrare il cerchio
e di raggiungere una posizione unitaria, pro o contro il sostegno a Barlotti. La questione non è facile da
di
ERNESTO GIACOMINO
Alla ricerca del c hiosco perduto
Il caso, seguendo l’insolita prassi che
ci contraddistingue da decenni, è più
unico che raro, e meriterebbe un
posto d’onore – l’ennesimo - nell’albo d’oro delle anomalie dei comuni del mondo. Parliamo, insomma,
dell’ormai famosa edicola itinerante.
L’unico esercizio commerciale ancora soggetto ad umori, rumori e
dissapori conseguenti agli innumerevoli contratti d’appalto stipulati, rescissi, ripristinati, revisionati e
revocati fra il Comune di Battipaglia
e le ditte esecutrici dei lavori di via
Italia. Si partì nel 2004, allorquando
l’edicola era ancora dov’eravamo
abituati a vederla da circa un quarto
di secolo, sullo spartitraffico fra zona
pedonale e viottolo carrabile davanti
al Municipio.
Quattro righe di preavviso del Comune, e subito gru e operai al lavoro, buongiorno signo’, permettete,
vi spostiamo appena dietro l’angolo,
a via Turati, qua c’è un attimino da
scavare e livellare e ripiastrellare. Ah,
giusto un dettaglio: vi scassiamo il
contatore, e dove vi mettiamo
adesso non c’è possibilità di allacciamento elettrico. Arrangiatevi un po’
voi con i bengala, o dei bei falò serali. Tanto, eh eh, la carta non vi
manca.
E va buo’. Si trattava di qualche
mese, tutto qua. Ignorando, all’epoca,
che “qualche” è un aggettivo che da
indefinito può diventare infinito. Infatti trascorsero quasi tre anni; al
termine dei quali, lungi dall’avviarci a
una qualche parvenza di soluzione, si
passò solo al secondo atto della
commedia. Per capirci: c’era una
Piazza Aldo Moro ormai sventrata,
seri problemi di igiene e sicurezza
per via del cantiere totalmente al
buio e incustodito, intralci nella viabilità anche pedonale; ebbene: la
priorità assoluta su tutto, di botto,
andò proprio al completamento di
Via Turati (chissà, forse perché ai ragazzotti in libera uscita veniva scomodo dribblare le recinzioni per
comprarsi la pizzetta alla vicina rosticceria). Conclusione: un nuovo,
drammatico spostamento. Altra gru,
altri operai (chiaramente quelli della
ditta precedente si erano dissolti
unitamente all’intera impresa), altre
pericolose ammaccature al già abbondantemente provato telaio metallico della struttura. Tenendo
peraltro presente che in un’edicola
le centinaia di riviste e giornali in
esposizione non sono incollate a
banco e scaffali, e ogni trasporto del
genere equivale, nelle conseguenze
pratiche, a dieci minuti ininterrotti di
scosse sismiche.
E così il delizioso trenino raggiunse
via Gramsci, la parallela di via Turati,
sull’altro fianco del Municipio, e vi
scaricò il chiosco a mo’ di sgancio di
vagone merci. Chiosco che – ci si
meraviglia? - è ancora lì, e visti i presupposti pare destinato a rimanervi
per parecchio. Non individuabile se
non di proposito; mentre tutti gli
altri esercizi commerciali di via Italia
che beneficiavano della clientela di
passaggio hanno chi più chi meno recuperato una parvenza di normalità
grazie all’avanzamento, sia pure a
macchia di leopardo, dei lavori. Per
alcuni, in verità, passato il periodo di
sofferenza è anche arrivato qualche
miglioramento oggettivo rispetto al
passato, con la possibilità di mettere
gazebo, o sedie e tavolini all’aperto.
Ma l’edicola no, non sia mai. D’altra
parte a chi vuoi che freghi, in mezzo
a cotanta bagarre di schiattigli e rimaneggiamenti di poltrone consiliari,
dei sacrifici di tempo e soldi di chi
s’è visto trafugare da burocrazia e
carte da bollo i frutti del lavoro di
un’intera vita. Per contro, guarda
caso, sul lato di piazza Aldo Moro
che punta a via Trieste è stato da
tempo impiantato un piccolo fabbricato in muratura cui da mesi basterebbero due sputi e una benedizione
per definirsi completo e ospitare
un’attività di rivendita di giornali
(l’unica possibile, giacché – alla faccia dei soliti noti mosconi che per
parecchio ci hanno gironzolato intorno con sospetto placet di funzionari pubblici – non ha requisiti per
ospitare altro). Eppure – misteri del
cavillo - resta recintato e disabitato
in attesa che la fata turchina ci dia di
bacchetta magica e in qualche maniera riaggiusti la situazione.
Nel frattempo, ai residenti e passanti
della zona in cerca di qualcosa da
leggere non resta che cantarsela alla
maniera del vecchio Bennato di
trent’anni fa: “seconda traversa a destra / quello è il cammino / e poi
dritto / fino all’insegna de “Il Mattino” / non ti puoi sbagliare perché /
quella è l’edicola / l’edicola / che non
c’è…”.
sciogliere e i fronti di fuoco sono diversi. L’area di Tonino Cuomo, che
ha vinto in città le primarie dell’ottobre scorso, mantiene una posizione
contraria all’accordo, puntando sulla
caduta della giunta e l’elezioni anticipate. Sulla stessa linea, ma con toni
diversi, l’area Letta rappresentata in
provincia dal neo-deputato Guglielmo Vaccaro. Contrario all’accordo, poi, il gruppo facente capo
all’ex presidente cittadino della Margherita, Carmine Crudele, che ha sostenuto Zara alle scorse elezioni
comunali. Sul fronte opposto, invece, sembrerebbe favorevole all’accordo il gruppo consiliare - con
qualche distinguo del consigliere Lascaleia (nella foto), vicino all’ex Segretario
Comunale,
Giovanni
Santomauro –, sostenuto dall’intera
area degli ex diessini. Ulteriori riunioni, con la presenza dei vertici provinciali, sono previste nei prossimi
giorni. I tempi ad ogni modo stringono sempre più, e ciò fa prevedere
per la metà settimana prossima la risoluzione della querelle.
Battipaglia, allora, conoscerà il proprio destino: ancora Barlotti o un
nuovo commissariamento. Meglio di
così…
Valerio Calabrese
GIUNGANO
CNR Napoli
Comune di Giungano
& Domus Latea
Venerdì 9 maggio 2008,
ore 9.00
Sala Consiliare
“L’ulivo, oro del Cilento
Un nuovo approccio
all’economia e
al paesaggio”
Interverranno i migliori chef
del Cilento, esperti assaggiatori dell’Olea, il Gambero
Rosso e Slow Food.
Eboli
N°18 16 maggio2008
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Differenziata choc. Oggi quale busta uso?
D i f f i c i l e c o n t a t t a re i l c a l l c e n t e r d e l l a S a r i m
Differenziata choc. Sarà che è una
novità epocale. Sarà che gettare tutto
nei cassonetti era più comodo. Sarà
che l’amministrazione comunale già
canta vittoria, con la solita propaganda ridicola. Ma così disorientati e
scossi, gli ebolitani non lo erano da
anni. Nei negozi e sui marciapiedi
non si parla d’altro. Nelle pizzerie,
allo stadio, in piazza, perfino in
chiesa, tra il rosario e la messa, non si
discute d’altro. La differenziata, che
non si fa in municipio, tribunale ed
ospedale. Una “mostruosità” inventata per complicare la vita agli ebolitani. Dall’alba al tramonto, non si
discute più dei miracoli promessi da
Berlusconi, dei disastri di Prodi, dei
fucili di Bossi, del Napoli che si è
venduto la partita con il Torino (forse
si, forse no). La benzina continua a
salire, agli ebolitani non interessa. In
Birmania muoiono migliaia di persone, agli ebolitani non frega un tubo.
Le rumene picchiano De Luca, agli
ebolitani scivola addosso. C’è un
solo argomento, un solo dubbio, un
unico assillo perenne: ma oggi quale
busta si usa? Quale rifiuto si getta?
Se sbaglio mi fucilano? E se uso la
busta del supermarket? Dove li metto
i bicchieri di plastica? E le bucce di
banana? E la plastica che sigilla le riviste? La cannuccia della Coca Cola?
La differenziata è partita, il disorientamento è schizzato alle stelle. Un assessore appassionati di luci a
intermittenza, canta già vittoria:
“e’partita benissimo la differenziata,
è tutto a posto”. Benissimo un corno.
Nelle periferie c’erano grattacieli di
rifiuti, sabato scorso. In centro, soprattutto nei negozi, il nervosismo è
ai massimi storici. E non per la novità, della differenziata. MA per i disservizi
provocati.
Antonio,
pasticciere disperato: “alle nove di
mattina, il cassonetto che mi hanno
Le pagelle
di Francesco Faenza
La nuova par tita è fra
Conte e Cuomo
Luca Sgroia, voto 4: il segretario
“cinese” (mai eletto) del Partito Democratico ha già perso il timone
della barca.
Gli uomini di Cuomo lo tirano da
una parte, i soldatini di Conte lo
strattonano dall’altra.
E le poltrone da distribuire sono
davvero pochine. Così il Pd è diventato un teatrino di guerra. Si litiga
sul difensore civico: “no a Del Mese
è troppo vicino a Cuomo”, si bofonchia sul nuovo comandante dei
caschi bianchi: “abbiamo le risorse
interne, perchè prenderlo a Battipaglia, perchè un altro uomo di
Cuomo?”.
Nella guerra tra i due ciclopi della
politica ebolitana (Conte e Cuomo),
nel partito è nata una corrente interna, dal messaggio esplicito per il
sindaco Melchionda: “basta incarichi
agli uomini di Cuomo”.
La faida avviata dai contiani ha già
fatto saltare un consiglio comunale.
E soprattutto la credibilità di Sgroia.
Il segretario del Pd fa la figura del
burattino cinese, messo lì, a mediare
su interessi troppo grandi per lui.
Primavera soporifera.
Cgil del comune di Eboli, voto 3: A
novembre fa le barricate per difendere i propri iscritti dallo scandalo
mobbing. A maggio, vince la causa
contro l’amministrazione Melchionda, ma resta muta.
A novembre, la Cgil aveva chiesto le
dimissioni del direttore generale.
A maggio, la Cgil non balbetta nem-
meno “evviva, abbiamo vinto”. Silenzio tombale, mutismo imbarazzante.
La credibilità del sindacato, così, cola
a picco.
E chi in comune fa l’arrogante con i
dipendenti (mobbing), anche se le
prende in tribunale, finirà per sentirsi il vincitore finale. Silenzio assordante, pavida Cgil.
Commercianti e cittadini, 4:
Inutile aspettarli, inutile convocarli.
A loro, dei licenziamenti alla Pezzullo non frega niente.
Una serrata a Eboli?
La vedremo se metteranno una discarica in piazza della Repubblica.
Gli operai della Pezzullo hanno organizzato due cortei. A nessuno dei
due si sono presentati.
Gli operai della Pezzullo sono in
sciopero da 20 giorni.
Nemmeno un negoziante è sceso
davanti ai cancelli per un gesto di
solidarietà. “Siamo una società
troppo individualista” è il commento amareggiato del sindaco Melchionda. “Negozianti dallo sguardo
corto. Con i 36 licenziamenti alla
Pezzullo, ci saranno 36 stipendi in
meno da spendere in città”. Commercianti miopi e menefreghisti.
Consorzio di Bonifica in Destra Sele, voto 3: Nella guerra dei
manifesti contro Busillo, nessuno
ammette di aver sbagliato.
Nemmeno Busillo. E tutti, o quasi,
fanno la figura degli sciocchi. Coda
di Volpe è stata regalata a De Gennaro? A leggere i documenti, c’è
poco da controbbattere.
continua a pag. 7
dato è già pieno. Gli altri rifiuti, cosa
faccio, li tengo all’interno del negozio per tutta la giornata?”. Antonio ha
chiamato la Sarim: “Ma il numero
verde non funziona se usi il telefonino”. Se chiami da un telefono fisso,
invece, non è che il risultato sia migliore. Vittorio, barista incavolato:
“siamo stati quattro giorni con la
spazzatura nel bar. Dopo di che ho
scaricato una busta per le bottiglie.
La busta si è aperta, le bottiglie si
sono spaccate e mi son fatto male”.
Per dimostrare la credibilità del racconto, Vittorio mostra le ferite sulla
gamba: “una domanda vorrei fare ai
nostri governatori: ma perchè a noi le
buste dell’umido non le hanno date?
In un bar non si produce umido?”
Michele, altro barman, sicuramente
più sereno: “ah, per fortuna io vivo a
Campagna. Lì la differenziata la facciamo da anni. Funziona meglio. Non
c’è tutta questa confusione. Comunque non ho capito perchè ai bar e ai
negozi di alimentari non sono state
distribuite le buste per l’umido”. Michele, come Vittorio, come Antonio,
come Renato, vorrebbero una risposta dal comune. Se gli assessori spegnessero i lampeggianti del loro
narcisismo, scendessero un pò in
strada a parlare con la gente, forse
non produrrebbero disservizi e figuracce in quantità indistriale. Nei negozi la situazione è tesa. Nei
condomini non è da meno. Ogni sera,
c’è una vera e propria disputa su
quale sacchetto deporre, quale rifiuto
gettare.
Dalle nove di sera fino all’alba, i
marciapiedi ebolitani si ritrovano con
pochi cassonetti verdi, sommersi di
rifiuti. Se perdesse meno tempo nei
beauty center, il politico allampadato
si renderebbe conto che con qualche
cassonetto in più, lo schifo che c’è
per Eboli ogni sera, non si vedrebbe.
Più buste e più cassonetti. Se arriveranno, potremmo anche credere alle
favolette raccontate al comune di
Eboli. I protagonisti della schizofrenia collettiva hanno un’identità precisa. Le buste: sono piccole. Sono
poche. E con i colori, gli ebolitani,
non ci sanno fare. I secchi: sono
verdi, sono piccoli e sono pochi. Si
riempiono già a mezzogiorno. Gli
ebolitani: sono tanti, sono un pò
pigri. E delle novità si stancano presto. Quando chiacchierano e si lagnano non la smettono più.
Sono pronti a fare a cazzotti per dimostrare di aver gettato il rifiuto
esatto nella busta giusta, o la busta
giusta con il rifiuto esatto. Se gli fai
notare l’errore cromatico, ti pestano
a sangue. L’onore degli ebolitani.
La differenziata ha riportato in auge il
sentimento di appartenza degli ebolitani. La differenziata ha coinvolto
tutti. Anche se in molti non hanno capito come si fa. C’è infine il punctum
dolens. L’amministrazione comunale.
Rimbambita dall’esigenza di fare
propaganda a prescindere, l’amminstrazione Melchionda spara la solita
notizia demente: “La differenziata?
Meglio di così non potevamo andare”. Solo a pensarle, certe considerazioni, dovrebbero provocare la
pelle d’oca per la stupida falsità. La
differenziata è partita male. Lo dicono gli ebolitani.
Meglio di così, una cosa i politici potevano farla. Stare zitti.
Ascoltare i disagi degli ebolitani. E
invece l’assessore che non fa la differenziata, sale sul pulpito, se la
suona e se la canta. Tra qualche
giorno già sappiamo quale balla ci
verrà raccontata: “abbiamo raggiunto
il 120 per cento di rifiuti differenziati”. E’ già successo nei comuni limitrofi. A Eboli ci sono poche
speranze che il demente di turno non
si metta a sparare cifre a casaccio.
Trattare gli ebolitani da beoni deficienti è la strategia più idiota. Differenziata choc. Come inizio c’è ancora
tanto da fare. Gli ebolitani l’hanno
presa a cuore, la differenziata.
Se la Sarim e il comune aumentassero i cassonetti davanti ai portoni e il
numero delle buste, forse i politici
non vivrebbero solo di stupida e becera propaganda.
Francesco Faenza
Sele
4
CONTURSI
Dialogo con il sindaco alla
vigilia della tappa del Giro
d’Italia, prevista per il 14
Tremila abitanti ed un lungo abbraccio rosa, un’effusione lunga 203 chilometri. Tanti ne misura la quinta
tappa del 91°Giro d’Italia, da Belvedere Marittimo (nel Cosentino) a
Contursi Terme, il comune di riferimento dell’alta valle del Sele. Abbiamo parlato dell’appuntamento
ciclistico, in programma il prossimo
14 maggio, con il quarantasettenne
primo cittadino di Contursi Terme,
il funzionario pubblico Giacomo
Rosa, il quale, contestualmente, ha
analizzato con noi il primo biennio
della sua gestione amministrativa.
Sindaco Rosa, il Giro è un’occasione davvero importante
per Contursi Terme, in
quanto per la prima volta
esso approderà qui, offrendo
un’opportunità di riscatto
all’intera valle del Sele.
Penso che sia davvero così. E‘
un’opportunità unica, non solo per
Contursi Terme, ma per l’intera regione Campania, perché questa è
l’unica tappa nella nostra realtà geografica.
La tappa toccherà il Vallo di Diano e
le vallate del Tanagro e del Sele. Ritengo che, dopo tanti anni di sacrifici
e di investimenti da parte dello Stato
e dei privati per ammodernare le
nostre strutture - e soprattutto
quelle turistico-termali - sia giusto
puntare sul marketing.
Esistono tutte le credenziali e le prerogative per competere con altri
territori. Siamo in un momento difficile, ma il Mezzogiorno d’Italia ha
voglia di reagire.
Questo momento ci permette di tracciare una riflessione adeguata su quest’area
periferica della nostra provincia: come fare in modo
che anche i comuni limitrofi
del territorio valligiano possano ambire ad essere il fulcro del sistema economico
regionale, senza che il loro
rilievo sia estemporaneo?
Penso che l’arma vincente sia dettata da una strategia che ci porti a
stare insieme, a fare sistema ed a lavorare nella giusta direzione.
Questi territori vanno ancora riscoperti. Il Giro d’Italia ci consente di
approdare a questo esito. Ma dobbiamo ancora lavorare e trovare una
sintesi per attivarci nel campo dei
servizi e dei trasporti.
Oltre al Giro d’Italia, quali
sono gli impegni della sua
amministrazione, tenendo
conto di quelle strategie che
abbinino globalizzazione e
difesa delle radici e della
propria appartenenza ad un
territorio, di cui Contursi è
capofila?
continua a pag 13
N°18 16 maggio 2008
Varata la Giunta: parte il
Governo della città di Campagna
Biagio Luongo ha messo subito in
chiaro le cose: “se qualcuno pensa di
poter scassare tutto, sarò io il primo
a scassare, per andare tutti a casa”.
Nel centro dell’Alto e Medio Sele,
dunque, sono state scelte la continuità amministrativa e la governabilità. Inoltre, l’elettorato non ha
creduto che per vincere fosse necessaria una semplice addizione numerica.
Per
il
sindaco
uscente-riconfermato tra il Primo e
Secondo Turno c’è un +313 Voti (infatti, è passato da 4.860 Voti 46,47% a 5.173 Voti - 54,92%),
mentre per l’accoppiata MaglianoMonaco (2.610 - 24,96% e 2.369 22,65%), bocciata sonoramente dall’elettorato (proprio quando altrove,
politiche ed amministrative, il C-D
faceva incetta di voti e percentuali), c’è un -733 Voti (da 4.979 47.61%, la somma dei due al Primo
Turno, passa a 4.246 - 45,08%).
E già da martedì 29 ha incominciato
a chiamare i partiti politici e i rappresentanti delle liste a lui collegate
per discutere e procedere alla formazione di un esecutivo forte ed autorevole. Due giorni di festeggiamenti
per celebrare la vittoria elettorale di
Biagio Luongo, sabato 3 maggio a
Piazza Mercato del Quadrivio e Domenica 4 Maggio a Piazza “Giovanni Palatucci” del centro Storico.
Questa, invece, a chiusura delle consultazioni del sindaco, la Giunta Municipale:
Raffaele
Naimoli
(Vice-Sindaco, con Delega ed Emiliano Gonnella della Lista “Democratici per il Futuro”, a cui
subentreranno come Consiglieri
Giuseppe D’Ambrosio e Almerico
Fontana); Liberato Mirra della
Lista “Per Campagna”, a cui suben-
trerà Attilio Trotta; Nico Marcantuono (unico assessore “esterno”,
della Lista “Nuovo Orizzonte”; Virgilia Remolino (con Delega alle
“Politiche Giovanili), della Lista
“Popolari e Democratici”, a cui
subentrerà Bruno Avagliano; Massimo D’Ambrosio , della Lista “Insieme per Campagna”, a cui
subentrerà Franco D’Ambrosio; per
la Lista “Unione per Campagna IdV”, assessore a cui subentreràI criteri che hanno portato a questa scelta
sono stati la consistenza numerica
dei vari gruppi consiliari, con relative preferenze riportate, l’armonia
tra gruppi politici, gruppi consiliari
ed assessori prescelti e, dulcis in
fundo, “competenze e professionalità”. Solo due gli assessori riconfermati: Raffaele Naimoli, che sarà
pure il vice di Luongo, e Liberato
Mirra. Una sola la presenza femminile, quella della giovane dottoressa Virgilia Remolino.
Tra il 19 ed il 21 Maggio dovrebbe
essere convocato il primo Consiglio
Comunale della Legislatura 20082013.
Mario Onesti
segue dalla prima
Il salario amaro
che odora di fragole
gno: ventisei euro netti, tre euro e
ottanta centesimi all’ora, sette ore
di lavoro sotto le serre della piana
del Sele.
A raccogliere fragole, come capita
da due mesi, o a preparare il terreno, oppure tornare per raccogliere pomodori.
E sempre con le schiene curve e le
facce arrostite dal sole che brucia
insieme alla terra. «Ci pagano i
contributi, stiamo a posto...» aggiungono subito per spazzare qualsiasi
sospetto
di
presunto
sfruttamento. «Io arrivai a lavorare
nella Piana - racconta Maria Petrosino, cinquantotto anni, una figlia
disabile e un figlio falegname quando si coltivava ancora il tabacco». Il pulmino della ditta Speranza arriva in piazza, trenta posti
a sedere.
Lo guida Vito Peluso, trentuno anni,
figlio di una donna che per venticinque anni è andata a lavorare giù,
nella Piana. «Vuè, oggi ’a coglie
fraule ce stann pur l’uommene...»
annuncia una donna, una volta resasi conto che oggi sul pulmino non
c’è solo Vito.
Lei è solo una di quell’esercito, rigorosamente solo di donne, che
anche la domenica raggiunge i
campi di Battipaglia, tutte inconsapevoli icone di una società della fa
tica che non è scomparsa.
E che non grida e si dispera, non
protesta e non si lamenta. Fatica
che non conosce astuzie miserabili,
perchè è fatica di braccia e di mani.
E che ancora spera: «Magari Berlusconi ci desse un posto...».
La campagna elettorale è finita
anche qui, nel paese delle donne
pendolari delle fragole. Sull’unico
tabellone per l’affissione i manifesti
del Pd e Pdl sono coperti da annunci di morte, è la vita che passa;
più avanti, l’ esemplare unico e raro
di un manifesto firmato dal partito
comunista marxista-leninista.
È ancora bene in vista sulle mura,
ma è la storia che non ritorna. Si
parte.
Come son già partiti i pullman da
Casalbuono e Montesano, Sassano
e Padula, Sala Consilina e Monte
San Giacomo, Sanza e Rofrano,
Buonabitacolo.
Tutti a bordo, non squillano cellulari.
E non perchè è notte fonda. Queste
donne non ce l’hanno, il cellulare.
«Tanto a casa sanno dove siamo andate...» spiegano con disarmante
semplicità nel mondo delle ubiquità
imposte.
Se avessero ascoltato il gr rai della
notte - ore tre - queste donne avrebbero lanciato la radio per aria. Notizia di costume: sfoggiare nove
tinte diverse ai capelli, nell’arco di
un anno, provoca la leucemia. «Noi
non abbiamo neppure il tempo del
manicure» commentano sbrigative.
Rosa Simone è dal ’93 che conduce
quotidianamente la vita di pendolare dei campi. «Ti accorgi che il
mondo ha una velocità diversa, racconti la tua giornata e tutti ti guardano stupiti e stralunati.
Perchè il lavoro non è come la nostra fatica...».
Allo svincolo di Battipaglia, e mancano venti minuti alle sei del mattino, c’è l’alba.
Si arriva nei campi.
Le donne tolgono le giacche pesanti
e indossano gli stivaloni di gomma,
prendono i cestini per la raccolta
delle fragole e si avviano silenziose
nei tunnel di plastica.
Il sole non nasconde più nulla. Buonanotte Italia.
Tratto dal quotidiano “Il Mattino”,
edizione di Salerno,
1 maggio 2008
IL FILO D’ARIANNA
a cura di Sara De Martino
Capire il vero
senso della vita
Mi chiamo Gennaro Colangelo
e sono un ospite dell’ICATT di
Eboli. La mia storia ha avuto
come protagonisti il carcere, la
tossicodipendenza e tantissima
sofferenza, a cui si è affiancata
la mia famiglia che mi è stata
sempre vicino. Mie carissimi
lettori vi scrivo per raccontarvi un’emozione e allo stesso
tempo una delusione fortissima, che ho vissuto ultimamente, in quanto come ben si
sa, affianco ai momenti felici ci
sono sempre momenti brutti. Il
28 febbraio ho usufruito del
permesso premio e sono tornato a casa dalla mia famiglia e
da mia figlia.
A causa dei miei errori ho lasciato mia figlia che aveva 10
anni, oggi ne ha 18 e si è fidanzata, quando mia moglie mi veniva a trovare mi diceva che
c’erano delle novità,ma non
immaginavo che tornato a casa
avrei trovato anche il fidanzato.
Ho provato una grande emozione, perché vedevo i suoi
occhi brillare di gioia, perché finalmente la famiglia era unita
di nuovo, come tante famiglie
“normali”. Ho provato una
gioia immensa, affiancata dalla
notizia che il cinque marzo
avevo la camera di consiglio e
ci sarebbe stata la possibilità di
uscire dal carcere con l’affidamento al Ser.T.
Così l’ultimo giorno di permanenza a casa, mia figlia ha voluto dormire con me e mia
moglie, perché voleva sentirsi
protetta e nello stesso tempo
era sicura che avrebbe riavuto
quel affetto paterno che tanto
le è mancato. Intanto, però, la
brutta notizia mi è caduta addosso come un macigno, in
quanto mi è stato negato l’affidamento al Ser.T. Credo che
tutta questa sofferenza mi
abbia fatto capire ancora di più
ciò che voglio realmente dalla
vita: Solo godermi le emozione
e la felicità di veder crescere
mia figlia, visto che già mi sono
perso tanto.
L’ ICATT mi sta dando la possibilità di vivere una vita semplice e normale, fatta di tanti
sacrifici, infatti esco la mattina
per lavorare, con uno stipendio
di 450,00 euro mensili, cosa
che prima non avrei mai accettato di fare. Sto provando cosa
significa vivere una vita normale e capire il vero SENSO
DELLA VITA.
Colangelo Gennaro
N°18 16 maggio 2008
Agropoli
5
A l b e r t o, pizza e tanta bontà
Cordoglio per la perdita di un pezzo di storia
Ci sono degli articoli che un cronista
non vorrebbe mai scrivere. Ma che
sente il dovere di scrivere proprio per
lasciare alla memoria storica persone
che, pur vissute nella massima semplicità, abbandonano questo mondo.
Domenica 4 maggio ore 16,30.
Chiesa della Madonne delle Grazie
ad Agropoli stracolma di gente.
Molti sono costretti ad aspettare
fuori. Liberto Grippo, detto Alberto,
è volato al cielo lasciando un vuoto
incolmabile nella famiglia, nel
gruppo degli amici che lo amavano e
lo stimavano tanto, nella immensa
marea di pacifici “mangiatori di
pizza”, giovani o anziani, che frequentavano la sua bottega artigianale
che lasciava trapelare, fino in mezzo
alla strada un profumo di fragrante
farina, in rettangolari pizze policrome, che solo a vederle ti veniva
l’acquolina in bocca, si che al posto
di una fetta ti veniva la voglia di
comperarne due.
La vita per Alberto non è stata sempre riconoscente della sua opera di
bontà diventata quotidiana. Ma egli
ha saputo reagire secondo i canoni e
gli schemi di colui che sente l’esistenza cristiana nella sua pienezza e
riesce a portarla avanti, fino alla fine,
con cristiana rassegnazione. Alberto
ha vissuto la sua vita terrena secondo
il messaggio evangelico.
Il lavoro, la famiglia, gli amici, una
spiritualità gestita non solo con la
L’intervento
preghiera, ma anche con l’opera sociale. Conoscevo Alberto sin da
quando impiantò la sua pizzeria
nell’affollata – specialmente d’estate
– via Mazzini di Agropoli: la strada
che dal corso principale conduce
sino al porto.
E siccome a quel tempo lavoravo nel
caseificio di mio padre per pagarmi
gli studi all’Università di Napoli,
avevo notato che era molto esigente
nella qualità delle mozzarelle di bufala che impiegava per preparare la
sua grande specialità: la pizza margherita al taglio. Ma anche gli altri
prodotti, come la farina, i pomodori,
le verdure, i funghi ed i famosi “sciurilli” (fiori di zucca), dovevano a
forza essere freschi di giornata. Non
volle mai usare prodotti surgelati o
addirittura inscatolati.
E subito la pizza di Alberto divenne
famosa non solo tra i consumatori di
Agropoli e del Cilento, ma anche tra
i napoletani, maestri di questo profumato alimento, e persino tra gli stranieri che, quando approdavano coi
loro immensi motoscafi nel porto di
Agropoli, passavano in pizzeria per
prenotare le tante specialità di pizze
di ogni colore e sapore. Un’altra caratteristica – la bontà – lo accomunava a mio padre che regalava, in
tempo di guerra, un quarto di litro di
latte di mucca, alle povere donne che
avevano il marito al fronte ed i figli
piccoli a casa da sfamare.
Alberto era solito regalare una fetta
di pizza ai barboni, agli immigrati,
anche di religione diversa, alle vecchiette che erano costrette a vivere
con una minima pensione sociale.
Date e vi sarà dato…Purtroppo per
Alberto questo non si è sempre verificato!
Ma egli ha saputo sempre reagire,
con l’arma della Fede e della bontà
verso il prossimo, secondo il richiamo evangelico ed il grande
esempio di un altro straordinario
uomo di fede, suo grande amico,
scomparso prematuramente: Padre
Giacomo. Fare dei paragoni a grandi
uomini della Chiesa sembra proprio
inopportuno. L’impegno sociale, la
capacità di comunicare col prossimo,
la forza ed il coraggio di vivere secondo i canoni classici della nostra
cultura cristiana, osservando appieno
il messaggio e l’esempio di un altro
gigante del nostro tempo: Sua Santità Giovanni Paolo II, il disprezzo
per il guadagno non onesto, il disinteresse per il lusso e la marcata
ostentazione della ricchezza materiale, erano le caratteristiche della
vita terrena del nostro amico Alberto.
Nella chiesa affollata, commossa
dalla predica di coloro che si sono
avvicendati nel ricordare il nostro
amico, si sono viste scene di commozione e di partecipazione al rito
dell’estremo saluto ad Alberto.
Come Giovanni Paolo II, come
Padre Pio da Pietralcina, come
l’umile Padre Giacomo, Alberto
Grippo lascia un grande vuoto, ma
nello tesso tempo un grande esempio. In particolare modo ai giovani,
che hanno perso gli antichi valori cilentani e non riescono a conquistarne
altri seppure di pari entità, vittime di
un cattivo esempio familiare, di una
insufficiente compartecipazione scolastica ed istituzionale, schiavi
spesso di un materialismo fatuo e
vuoto, che non sa creare le basi per
un futuro roseo, migliore, per i figli e
per i figli dei figli.
Per questo, i grandi uomini, pur nella
loro semplicità, vanno ricordati, evidenziati, portata alla ribalta dei lettori, in particolare modo dei giovani,
affinché possano trarre spunti di riferimento per un domani migliore.
Ricordare Alberto, in questo scritto,
in tale maniera, gratifica anche lo
scrivente. Il tempo impiegato non è
stato inutile. Addio Alberto!
Di lassù, adesso, lavorerai per una
nuova clientela.
E quando vedremo un Angelo del
Paradiso con una margherita in
mano, penseremo alla tua pizza.
Anche a noi mancherà.
Come mancherà pure il tuo aspetto
semplice e bonario, il sorriso che
amavi dispensare agli amici, ai
clienti, a quelli che si rivolgevano a
te per qualsiasi cosa. Addio Alberto!
Catello Nastro
Vano è per la salvaguardia di Trentova
Un articolo per prendere le difese della
baia di Trentova ad Agropoli e tutelarla
da coloro che vorrebbero la costruzione in prossimità del tratto di mare
più apprezzato della città, un villaggio
turistico. E’ questa l’iniziativa del consigliere di Rifondazione Comunista
Pippo Vano.“Abbiamo invaso la pianura,
insabbiato il dilagare delle acque, sfregiato le tracce della Storia e, ora, stiamo
risalendo le colline, attaccando i loro
dolci crinali, con alti muri e orride palazzine, abbiamo cancellato il paesaggio,
scacciato l’anima che l’abitava, solo con
lo sguardo interiore riusciamo appena
a ricordare come tutto era pronto ad
accoglierci, come un dono inatteso poi
malamente rifiutato. Eppure - continua
Vano - a quella svolta di passo, di spalle
il Convento, lo scoglio, la Torre saracena, torna a rivelarsi il miraggio, il
sogno dell’isola felice, si dispiega per
una volta ancora il “ paesaggio “, lo
sguardo torna a liberarsi, felice, sopra il
Tirreno, fino oltre l’orizzonte, e ritrova
le fantasmagorie dei miti d’un tempo,
Poseidonia, Capri, l’ombra lontana dell’Isola in fiore.
Se ci resta un motivo d’orgoglio e d’affezione è alla svolta di quel sentiero, se
diciamo Agropoli evochiamo Trentova
e la sua baia, e la macchia che sale su fin
verso le foreste di Tresino, e la lavanda,
il mirto, il corbezzolo la ginestra e il
pino, e il tordo e il falco pescatore e il
gabbiano reale e poi giù di nuovo, dentro al mare le praterie di Posidonia
dove si aprono le cavità e gli anfratti
abitati dai polpi, saraghi, cernie e da murene. Eppure tutto questo non basta.
Come un incubo ricorrente, velata da
parole complici e suadenti, torna l’as-
sillo di cosa farne di Trentova. Si tornò
a parlare di un megavillaggio turistico a
Trentova nell’estate del 2006. L’importante è che tutto sia rigorosamente
eco-compatibile, bio-sostenibile, a zero
impatto ambientale. Dov’è il problema?
Ma il nostro territorio non è già abbastanza devastato? La qualità edilizia già
così scadente da dissuaderci una volta
per tutte dalla nostra ostinata presunzione? Fortunatamente altre voci, alte
e forti, si alzarono in quell’estate 2006
a scongiurare l’infausta rievocazione del
mostro di Trentova. E’ passato poco
tempo, il tema Trentova è tornato al
centro dell’attenzione politica, e un velo
di ambiguità sembra insinuarsi nelle intenzioni programmatiche altrimenti
chiarissime ed inequivocabili. – Dal programma elettorale: “Trentova non si
tocca! E’ un bene non ripetibile che appartiene a tutta la Comunità. E ancora
:”il Comune ne acquisirà la disponibilità…, realizzerà un parco all’interno
del quale solo i fabbricati esistenti potranno essere destinati ad attività turistiche ecosostenibili”.Si accusa la
Sinistra “di sentimentalismo romantico,
e allora diviene necessaria un’ulteriore
attenta riflessione. Basta incasellare
nella giusta maniera alcuni interventi e
ripartire ancora dal dibattito dell’estate
del 2006. Trasparenza e Legalità del 19
agosto 2006 “Ecco la nuova Agropoli- I
grandi gruppi finanziari scelgono Agropoli sempre di più”. E ancora:“Agropoli
sta vivendo un momento magico. La società Sviluppo Italia proprietaria di
molti ettari nella baia di Trentova, intende costruire un complesso turistico
di oltre 800 posti letto. Ed un’altra società privata è intenzionata a creare
una “Gardaland” per il sud qui a Trentova” La Città del 17 agosto titola”Il villaggio turistico a Trentova incassa l’ok
dei commercianti”. Nell’intervista il
Presidente della Confcommercio di
Agropoli, dice:“il progetto (del villaggio
turistico) potrebbe rappresentare un
volano di sviluppo, tutto nel totale rispetto dell’ambiente”. Resta che non si
comprende di quale sviluppo si tratti e
soprattutto chi ne usufruirebbe. Chissà
se l’hanno inteso i commercianti di
Agropoli (i cittadini di certo si) che si
vedrebbero oltrepassati e dimenticati
dal circuito privilegiato porto-villaggio
spiaggia di Trentova. E allora, attenzione,
perché “Trentova”, come già più volte
ha fatto, potrebbe beffardamente vendicarsi di chi in qualunque modo si permettesse di oltraggiarla.
Si c e l e b ra Fra n k
Zappa: la città
c il e n t a n a è l ’ un i c a
insieme a Berlino
Agropoli pronta a celebrare Frank
Zappa (nella foto), con una due
giorni di musica, arte e cultura.
Il centro costiero cilentano, insieme
con Berlino, è l’unica città europea
che ha intitolato una strada alla
memoria del celebre artista prematuramente scomparso nel 1993, e si
appresta a vivere il 7 e 8 giugno un
week-end dedicato interamente alla
musica e all’arte celebrando Frank
Zappa. L’evento promosso dall’Assessorato alle Politiche giovanili
del Comune di Agropoli, retto dall’Assessore Angelo Coccaro, si svilupperà in due momenti.
Il 7 giugno è in programma la presentazione delle opere artistiche e
dei murales che andranno ad arredare Via Frank Zappa (limitrofa
allo scalo ferroviario agropolese),
realizzate nell’ambito del progetto
di riqualificazione della via e rivolto agli artisti operanti sul territorio agropolese, attraverso il
quale si mira a raccogliere in una
galleria “open space” contributi
creativi aventi come filo conduttore
il tema “Musica & Libertà”.
L’8 giugno andrà in scena il prestigioso concerto dell’Allan Holdsworth Trio (Allan Holdsworth,
Chad Wackerman, Ernest Tibbs),
seconda e ultima data del tour in
Italia, che richiamerà migliaia di
appassionati del jazz.
«L’iniziativa – spiega l’Assessore
Angelo Coccaro - si sviluppa in due
momenti. Il primo teso a valorizzare l’esperienza creativa ed artistica della vita di Frank Zappa, con
delle opere artistiche che richiamano le tematiche espresse dall’artista newyorkese. Dall’altra parte,
con il concerto del giorno 8, l’intenzione è dare vita ad un evento
artistico musicale che richiama direttamente all’eredità e all’esperienza di Frank Zappa. La
soddisfazione è che per la prima
volta ad Agropoli è possibile ospitare personaggi di assoluta importanza
nel
panorama
jazz
mondiale».
Daniela De Martino
6
a
Altavilla-Albanella
N°18 16 maggio 2008
Torna il Santuario della Madonna della Neve
Migliaia di inter venuti alla serata inaugurale
“Era un caldo pomeriggio di maggio e passeggiando per la strada del
Feo i miei occhi furono colpiti da un
forte bagliore, quasi un segnale, una
chiamata, un invito. Iniziai a correre
e giunsi davanti alla secolare quercia. Fu allora che tutto mi fu chiaro
ed esclamai: grazie, Signore, finalmente il santuario della Madonna
delle Neve è tornato!”.
E’ questa la testimonianza di un pellegrino che, con profonda fede ed
entusiasmo, ha vissuto la riapertura
della chiesa intitolata a Maria SS. ad
Nives situata in contrada Feo di Altavilla Silentina. Il santuario fu commissionato nel 1893 a seguito di un
evento miracoloso: l’apparizione
della Beata Vergine ad un agricoltore della zona, Antonio Di Masi, e
al successivo ritrovamento di una
statuetta raffigurante la Madonna
della Neve. Il 3 maggio 2008, data
dell’inaugurazione, per gli altavillesi è accaduto un vero miracolo.
Infatti, dopo anni di attese, difficoltà, contrasti, speranze e ricordi
nostalgici, la fede ha vinto e la col-
laborazione tra i cittadini ha fatto sì
che il dolce tempio dedicato alla
Mamma Celeste potesse finalmente
riaprire. Giovani, anziani, bambini,
hanno lavorato insieme per giorni
affinché il luogo sacro riacquistasse
lo splendore spirituale di un tempo.
Nel pomeriggio del 3 maggio migliaia di persone si sono riversate sul
sagrato della parrocchia di Carillia
per poi incamminarsi in silente processione verso la chiesetta del Feo.
L’animo dei fedeli era tutto un brivido, gli occhi si muovevano svelti,
per non perdere l’attimo
in cui la statua
della
Beata Vergine sarebbe
uscita dalla
c h i e s a .
Nell’attesa,
si cantava e
si pregava.
L’emozione
cresceva. Ad
un tratto il silenzio, ed ecco apparire il simulacro
della Vergine. Le voci rotte dal
pianto intonavano canti tradizionali,
le mani protese per accarezzare
l’abito di Maria. Dal cielo piovevano petali di rose, si sorrideva, si
piangeva, si pregava. In un attimo la
piccola Carillia, attraversata da un
fiume umano, era avvolta da un’atmosfera senza spazio e tempo.
L’aria calda, calma e profumata, il
cielo azzurro, gli alberi più verdi che
mai, offrivano ai fedeli un’immagine mistica ed indelebile che li
Nuova statua dell’Immacolata Concezione nella chiesa di Cerrelli
Il 28 maggio sarà benedetta da Papa Ratzinger
La statua della Madonna dell’Immacolata Concezione raffigurata nella
foto ha origini non note, ma secondo esperti restauratori di manifatture religiose si può far risalire agli
inizi del ‘900.
Collocata all’interno del convitto Lateranense, situato alle pendici del
colle Palatino, in adiacenza della villa
di Augusto Imperatore, la statua è
stata per molto tempo in uno dei
posti più interessanti dell’Urbe.
Di recente il convitto gestito da don
Massimo Cavallo, per necessità di
spazio, si è trasferito in un altro
luogo. Durante questo trasferimento
la statua non avendo più una sicura
dimora, viene donata a Giuseppe Di
Chiara, geometra conosciuto e stimato nell’ambiente Lateranense e in
quello dei Frati Minori, dove attualmente lavora alla ristrutturazione
dell’Auditorium e dell’Università Antoniana, in via Merulana nei pressi
della nota piazza di San Giovanni in
Laterano. Giuseppe Di Chiara spinto
da un forte desiderio spirituale
vuole compiere un gesto di piena
umiltà e di devozione e così decide
di donare la statua della Madonna
alla propria parrocchia di Cerrelli,
dove don Franco con gli altri Padri
Vocazionisti, troveranno la definitiva
collocazione.Le origini di questo
gesto sono da ricercarsi nelle radici
familiari di quest’uomo che ricorda
con commozione i propri genitori
quando a coronamento del loro
amore, per il costruendo nucleo familiare, che ormai andava a consolidarsi, si presentarono in tutte le
contrade del paese con una statua
della Madonna e ne fecero motivo di
incontro fra tutte le famiglie.
Con un gesto analogo, crea un incontro spirituale e fa di questo
evento la festa di tutti!
Inoltre si darà una valenza particolare poiché la statua sarà benedetta
e incoronata dal Sommo Pontefice
alla presenza degli altavillesi e dei
Padri Vocazionisti, il
giorno 28 maggio.
Partiranno in viaggio
organizzato tre autobus di credenti da
Altavilla Silentina per
poter partecipare all’evento che si svolgerà
durante
l’udienza settimanale
del mercoledì con il
Papa Benedetto XVI.
Il venerdì successivo
la statua sarà trasportata ad Altavilla,
dove ad attenderne
l’arrivo ci sarà tutta la
comunità altavillese.
La Madonna considerata da un punto di
vista puramente religioso e da un punto
di vista culturale è
una delle figure più
importanti del nostro credo. Basta
pensare che solo nel nostro paese si
festeggiano la Madonna dell’Assunta,
la Madonna del Carmine, la Madonna del monte Vergine, la Madonna della Neve.
Questi festeggiamenti prima religiosi
e poi civili ci rendono una comunità
unita e custode di valori saldi, che si
tramanderanno di generazione in
generazione.
Mariagloria Di Chiara
avrebbe accompagnati per l’intera
processione. Ad un tratto il rintocco
festoso della secolare campana segnalava l’arrivo al luogo sacro. Toccanti le parole del vescovo della
diocesi di Vallo della Lucania, monsignor Giuseppe Rocco Favale che,
congratulandosi coi fedeli, prometteva una sua prossima presenza per
rivivere momenti di fede con la comunità. Finita la celebrazione eucaristica, il prelato, impugnando la
grande chiave spalancava finalmente le porte della chiesa tra gli applausi fragorosi degli astanti. I
fedeli, entrati nella chiesa e rapiti da
colori meravigliosi, sembravano essere in un raggio di sole. Santa
Maria ad Nives rappresenta il luogo
ideale per riscoprire, nel silenzio,
l’intimità con Dio. “L’inaugurazione” ha affermato commosso il
parroco don Nunzio Cerone, “ha significato l’inizio di una nuova vita
del santuario mariano. Finalmente il
sogno è diventato realtà, anzi lo ha
anche superato”.
Anna Rita D’Andretta
Roma, Di Venuta
presidente del
comitato di quartiere
di “Torre Spaccata”
B r u n o D i Ve n u t a , i n f o r m a t i c o d i p ro f e s sione e studioso del
fenomeno dell’emig razione
O l t re o c e a n o p e r d i l e t t o, a u t o re d e l l i b ro
“ l a M e ri c a a l t a v i l l e s e ” ,
nato ad Altavilla, è
stato
eletto
p re s i dente del Comitato di
Q u a r t i e re To r re S p a c cata di Roma, dove att u a l m e n t e ri s i e d e .
Alburni
N°18 16 maggio 2008
7
Gli allevatori bufalini: “i caseifici non vogliono il nostro latte”
Rincarano concimi e mangimi mentre il mercato della mozzarella non riparte
”La diossina in carrozza è una bufala”, dice Dario Vergassola, l’opinionista cult degli sfigati.
La mozzarella è un’altra storia, aggiungiamo noi. Il day after degli allevamenti bufalini salernitani, tutti a
diossina free, non è ancora cominciato. L’efficiente Regione Campania
ci ha messo quasi un mese per partorire la scheda – questionario che censirà i danni.
L’ultima parola spetterà al nuovo ministro leghista dell’agricoltura. Veramente qui l’ultima cosa che
preoccupa sono i 60 controlli all’anno che in media un’azienda del
settore subisce.
A differenza dei prezzi dei concimi e
dei carburanti, spinti dai 120 dollari
al barile del petrolio, continuo ad andare alle stelle, mentre il mercato al
consumo della mozzarella che non
vuole ripartire spinge i proprietari
dei caseifici ad atteggiamenti ancora
estremamente guardinghi.
Il combinato disposto di questa tenaglia rischia di stritolare molti allevamenti che si stanno già preparando a
ricevere il contratto d’acquisto del
latte da parte dei caseifici. “Senza
concime non posso coltivare il mais
L’aumento della Trsu visto da Sergio Di Masi
che mangiano le bufale e con il gasolio a questi prezzi non so come
muovere i trattori”, racconta Germano, allevatore della collina altavillese. Anche per questo gli
allevatori sono in preda alla paura.
Se ricordate, è esattamente la stessa
situazione di qualche mese fa, prima
che la vicenda della diossina facesse
i suoi danni. La risposta che ora affiora fra le fila degli allevatori nostrani è quella di cercare nuovi
sbocchi per il proprio latte. C’è chi
parla di caseifici che stanno a Marigliano e chi invece di Nola. “A Nola
ci mandiamo già 40 quintali di latte
al giorno”, racconta Antonello Petraglia, presidente di Agrisviluppo. Ma
Renato Josca, allevatore e presidente
della commissione agricoltura della
Provincia, avverte che così si corre il
pericolo di “detipicizzare un territorio”. Con i caseifici locali che “lasciano” il latte degli allevamenti
locali e gli allevatori che vanno a
cercare di venderlo altrove. Il Moloch è rappresentato dai milioni di
quintali di latte congelato e stoccato
nelle cisterne. “Fanno abbassare la
qualità della mozzarella e sono una
costante turbativa del mercato”, racconta Carmine Barlotti, allevatore di
Capaccio. “Va tolto di mezzo, al più
presto”, aggiunge. Si ridimensiona
invece l’allarme “latte estero”,
troppo costoso ed anche rischioso
usarlo. I vari protagonisti del settore
sono consci di stare attraversando
una fase cruciale:”Siete il settore
produttivo più importante. Con qualche punto di debolezza…”, testimonia Antonio Di Feo, sindaco di
Altavilla Silentina. Il punto di criticità è la frammentazione dell’offerta
del latte da parte di diverse centinaia
di allevamenti. “La vostra sfida è nel
debellare l’individualismo, nel concentrare l’offerta e fare così massa
critica. I caseifici hanno altrettanto
interesse ad usare il vostro latte”,
sono le raccomandazioni di Corrado
Martinangelo, assessore provinciale
all’agricoltura. Che si spinge oltre:
“Se constaterò inutili atteggiamenti
di oltranzismo da parte dei caseifici,
farò in modo da ridimensionarne il
ruolo nel prossimo Salone della
Mozzarella che rilanceremo tenendolo direttamente all’interno dell’area archeologica di Paestum”.
Oreste Mottola
Tagli alla scuola è allarme nel Cilento
Il segretario provinciale della Uil Scuola: “La politica nazionale investa di più nell’istruzione”
Ancora tagli alla scuola! L’ennesimo
ciclone in arrivo per l’anno scolastico 2008/2009 fa tremare docenti,
personale Ata e sindacati.
Previsti, i prossimi 20 e 21 maggio, lo
sciopero in Campania e la manifestazione davanti al Ministero della
Pubblica Istruzione.
A motivare la decisione che ha visto
concordi le cinque sigle sindacali di
categoria più rappresentative è il segretario generale provinciale Uil
Scuola di Salerno, dottor Gerardo
Pirone: “Sono ben 350 i posti in
meno nella scuola primaria per il
prossimo anno scolastico – ha assicurato – 52 in meno nella scuola secondaria di primo grado e almeno
112 in meno nella scuola secondaria
di secondo grado. Nella scuola dell’infanzia vi sono le liste d’attesa per
mancanza di aule adeguate e di idonee strutture. Anche per l’organico
del personale Ata è previsto un taglio. Questa situazione in Campania
e nella provincia di Salerno mette in
ginocchio la scuola pubblica statale e
certamente rende più complicato
coniugare la scuola dell’autonomia
con la qualità dell’offerta formativa.
Infatti – ha continuato il segretario –
la ricerca di una didattica idonea ed
utile per l’alunno ha bisogno non
solo di risorse economiche, ma
anche di organici stabili e rispondenti alle necessità della scuola del
territorio”. Le conseguenze dei tagli
saranno frustranti per non pochi insegnanti: “Ottantacinque docenti di
scuola primaria sono preoccupati
per il prossimo anno scolastico – ha
confermato Pirone – poiché saranno
utilizzati come “tappabuchi”.
Gli insegnanti salernitani che lavorano al nord, o comunque in altre
province, non otterranno l’assegnazione provvisoria e quindi non potranno avvicinarsi alle loro famiglie. I
precari rischiano addirittura il posto
di lavoro in quanto molti contratti a
tempo determinato non saranno rinnovati”. La realtà scolastica del Cilento si presenta ancor più
preoccupante: “Se dovessimo attenerci ai programmi della Comunità
Europea, molte scuole del Cilento
dovrebbero essere soppresse, poiché il numero degli alunni è inferiore
a quanto previsto dalla norma.
Ci si augura di rivedere l’assetto organizzativo della rete scolastica del
territorio cilentano”.
Una vera e propria catastrofe che
necessita una forte protesta, azioni
mirate e determinate che tutelino il
diritto al lavoro e allo studio. “I tagli
degli organici non solo costringono
la scuola salernitana a ridimensionare il proprio percorso didattico,
ma creano problemi esistenziali ai
docenti e ancor più ai precari.
La politica scolastica deve sempre
tutelare il diritto allo studio onde offrire ai giovani l’opportunità di sfuggire al malaffare. Invece, in una
provincia come quella di Salerno, ove
si assiste al fenomeno dell’abbandono scolastico, una tale azione politica dimostra incoerenza e scarsa
lungimiranza a fronte della necessità
di una scuola pubblica di qualità che
sappia investire nel futuro”. Il segretario della Uil Scuola conclude affermando: “Naturalmente io sono
dell’idea che bisognerebbe rivedere
l’assetto organizzativo territoriale
della scuola perché di contro vi sono
situazioni oggettive che non possiamo consentire. Diviene, quindi,
fondamentale e necessario un atteggiamento diverso degli Enti Locali rispetto a quello finora assunto.
Inoltre, c’è bisogno di creare una
rete di comuni che insieme provvedano a costituire istituzioni verticali
in territori ove gli alunni continuano
a diminuire. La politica nazionale dovrebbe investire molto di più per la
scuola, se la intende come risorsa
per il futuro del nostro Paese, considerando altresì che è doveroso retribuire il personale in modo
adeguato al ruolo che esso svolge
nel contesto sociale”.
Maria Laura Pirone
Di Feo e Ascolese,
dibattito sui
“Protocolli”
Il filosofo Gianni Vattimo rivaluta i
“Protocolli di Sion”, il, famigerato
pamphlet antisemita e lo stesso
libro accende un dibattito fra Antonio Di Feo, sindaco di Altavilla, e
Lucio Ascolese, docente di lettere.
Un articolo del primo cittadino,
stampato sul bollettino comunale,
recensisce il libro di Nico Dirozzi
“Fantasmi del Cilento”. Un passaggio del primo cittadino su “I Protocolli” fa irrigidire il professore
Ascolese: “toglie efficacia al testo,
è sviante, è spiazzante, e, ancor
peggio, evoca quasi una forma di riconoscimento obliquo dell’opuscolo”, sostiene.
Ad accendere la discussione una
lettera di Lucio Ascolese, pubblicata on line dal sito www.divenuta.it e poi ripresa dal blog
www.mottolaoreste.blog.tiscali.it.
Ascolese sviluppa argomentazioni
volte a dimostrare la scarsa intelligibilità delle tesi di Di Feo: “Eppure continua a non convincere,
l’elaborazione involuta, la citazione
tanto mirata, lasciano interdetti:
perché non usare il riferimento a un
generico pattume letterario razzista
e antiebraico?, si chiede il docente.
continua da pag.3
Le pagelle
di Francesco Faenza
Da sinistra Carmelo Conte e
Antonio Cuomo
ll Consorzio ha dato la sua disponibilità. A Eboli, ne nasce una guerra
di manifesti. A tratti imbarazzante.
Nel difendere a spada tratta Busillo,
un gruppo di dipendenti del Consorzio aggrava la situazione. Ci
sono righi di auntetica comicità in
italiano: “abbiamo detto no al pergolato a Coda di Volpe”, scrivono i
dipendenti. Ma magari De Gennaro
volesse fare del pergolato (con la g)
a Coda di Volpe. Il problema si
chiama percolato.
Con la C.. Ed è la frazione liquida
che cola dai rifiuti. Sull’ “anonimità”
(magari anonimato) delle accuse
contro Busillo, condividiamo il pensiero, non i termini d’epoca longobarda. Busillo ha sbagliato (voto 4),
i documenti lo inchiodano al regalo
di Coda di Volpe fatto a De Gennaro. Ma chi lo accusa in forma
anonima dovrebbe avere più coraggio e meno codardia.Avanti popolo.
Cilento
8
Impronte...
N°18 16 maggio 2008
Storie di cilentani a Salerno
Giuseppe Gorga e la sindrome di Stendhal
Mettersi costantemente alla prova,
inoltrarsi in dimensioni sconfinate,
ricercare il mistero di ciò che ci
circonda è certamente un modo
stimolante di condurre la propria
esistenza.
L’arte è un mondo ricco di fascino
e senza dubbio persona affascinante è anche l’artista, colui che in
qualche maniera controlla il flusso
liberatorio delle emozioni per renderle immortali in un’opera.
Lungo il cammino perplessità ed
entusiasmi sono numerosi ma l’artista per eccellenza è colui che
continua a sognare. Sempre e comunque.
Come accade al nostro personaggio,
il pittore Giuseppe Gorga.
“Il sogno è l’arma vincente, fonte vitale per andare avanti in ogni percorso di vita”, ammette con aria
appunto trasognata.
Il pittore Gorga ha cominciato presto
a inserirsi in un circuito artistico che
potesse formarlo in esperienze varie,
ma soprattutto ha seguito l’istinto,
senza lasciarsi domare dal troppo raziocinio, perché il vero artista appartiene a quel rango fortunato di
chi segue la scia dell’ inconscio, riuscendo persino ad imbrigliarlo.
Limpido nel modo di porsi ed interloquire, Giuseppe Gorga ha terso
persino lo sguardo…“Il fanciullino”
che è in lui ha avuto la meglio sulla
quotidianità da single impenitente
che dice: “Non ho ancora trovato la
persona giusta che possa far parte del
mio caos quotidiano…”.
Di origine capaccese, si definisce un
narcisista e, quando può, si immerge
a piedi o in moto nella natura di
Giungano, Perdifumo o Trentinara.
Di quest’ ultima ricorda l’episodio
raccontatogli che riguardava la pietra incatenata che si lasciava rotolare
su Giungano se appunto il paese era
intenzionato a fare qualche torto agli
abitanti di Trentinara.
Vive nella memoria sono le tradizioni popolari capaccesi, come
l’emozione della prima sigaretta fumata di nascosto e i giochi di ragazzo
vivace e curioso.
Come nasce la passione per la pit-
tura?
A sei anni ho cominciato a suonare la trombetta, mi piaceva la
musica, poi ho cercato di emulare mia sorella Marica, sempre
brava a scuola e nel disegno…Intanto da piccolo avevo
spesso la febbre e ne approfittavo per disegnare, ben presto
ne ho provato una forte predilezione e, con il passare degli
anni, mi sono accorto di avere
una vera e propria sindrome di
Stendhal nei riguardi di ogni
forma d’arte a cui, nel tempo,
era veramente difficile sottrarmi…
Come si è stigmatizzato tale percorso artistico negli anni?
Mi sono laureato in Architettura all’IUAV (Istituto Universitario Architettura Venezia) ma evidentemente
non mi bastava…e fu così che cominciai, in alternanza
agli studi accademici, il percorso pittorico relativo al periodo veneziano,
davvero significativo per incontri interessanti e grandi scambi culturali.
Dopo aver fondato a Salerno il caffè
letterario “Alhambra”, dove si organizzano periodicamente mostre di
pittura di artisti campani, mi sono
dedicato a tempo pieno alla pittura,
le cui tecniche impiegate sono olio,
acrilico e acquerello.
Ho partecipato per due anni di se-
Valorizzazione delle fasce litoranee a destra
e sinistra del fiume Sele, ora è realtà
Sabato 3 maggio è stato portato a
termine l’intervento di riqualificazione e valorizzazione del sito di
importanza comunitaria (Sic) tra il
comune di Eboli e quello di Capaccio.
L’idea è stata finanziata con un Por
Campania 2000-2006. Per il comune di Capaccio l’intervento è
stato realizzato su un tratto di pineta nei pressi della Caserma del
Corpo Forestale dello Stato.
L’obiettivo iniziale è quello di migliorare l’accessibilità ed attrezzarne l’area con sentieri, percorsi
ginnici, passeggiate, arredi pic-nic e
quant’altro.
È un progetto nato per la riqualificazione turistica del territorio. “Ne
sono venuto a conoscenza qualche
tempo fa – afferma Rosario Francia,
consigliere comunale del comune di
Capaccio con delega alla Protezione Civile - e mi sono subito attivato per renderlo fruibile.
C’erano delle idee, le più disparate
ma il Sindaco ha creduto nelle mie
e mi ha permesso di realizzarle”.
Sarà un progetto di carattere ambientale rivolto soprattutto ai bambini delle scuole dell’Infanzia e delle
scuole Primarie. Si potrebbe allestire un’aula ecologica, un punto di
informazione e formazione ed esso
potrebbe diventare un progetto pilota.
“Indirizzare, creare e capire sarà il
nostro motto.- continua Francia –
Dobbiamo utilizzare il nostro territorio riscoprendone i valori.
C’è troppa confusione nelle menti
delle nuove generazioni, i bambini
sono bombardati e distratti da cose
futili. È necessario che imparino a
rispettare l’ambiente, conoscano la
botanica, si applichino al recupero
delle nostre tradizioni”.
In questa prima fase di presentazione dell’area, c’è stata la collaborazione
dei
ragazzi
dell’associazione “Il Giardino della
Minerva”.
Persone qualificate prese
in
prestito
che
hanno
fatto da guida
alle scolaresche in visita
al sito.
Per l’estate
ormai
alle
porte è necessaria una buona sorveglianza ed
in tal senso il Sindaco ha già affidato
l’area per un controllo e per la pulizia di ordinaria amministrazione.
“Il passo successivo?
Già per il prossimo anno scolastico.
Organizzare degli eventi in collaborazione con l’associazione “Il Giardino della Minerva”, trovare
persone disponibili e preparate per
costituire un gruppo di lavoro, collaborare con l’associazione “Slowfood”
organizzando
corsi
sull’alimentazione, creare un’aula
ecologica di interesse scientifico e
botanico”.
Insomma, c’è molto da fare e tanto
da imparare …
Gina Chiacchiaro
guito all’asta di beneficenza nell’ambito della manifestazione Thelethon, donando le mie tele.
Ho curato la direzione artistica
“Eterno femminino” della collettiva
d’arte allestita nel convento di San
Michele, nell’ ambito della manifestazione organizzata dal Comune di
Salerno: “Salerno porte aperte”; ho
allestito una personale a Salerno dal
titolo “Le donne sono come le ciliegie, una tira l’ altra”; ho partecipato
all’ estemporanea di pittura: “Dipinginatura, la tela più lunga d’Italia”,
organizzata all’ interno della manifestazione “Medisalus” e all’estemporanea di pittura organizzata
dall’Accademia
Internazionale
d’arte “Alfonso Grassi”.
Prossimi appuntamenti?
Dal 17 al 24 maggio, presso il Casino sociale di Salerno, sarà riproposta la mostra dal titolo “Universi
diversi e silenzi del colore”, una doppia personale, insieme alla pittrice
Olga Marciano. Per l’anno 2008 è in
corso l’allestimento di una mia personale di pittura sia a Londra che a
Brasilia.
Che cosa non sopporterebbe?
Il tradimento di un amico: per noi
singles, l’amicizia diventa un valore
inestimabile…
Il suo pittore preferito?
Modigliani, non solo per la sua produzione pittorica ma per trascorsi di
vita decisamente interessanti e di
grande fascino…
Colori preferiti?
Il rosso passione e il blu serenità…
Quali sono i suoi orari per dipingere?
Dipingo da mezzanotte all’alba, in
quell’ arco di tempo privo di rumori,
quando ci si concentra meglio e si è
in compagnia della propria essenza e
ispirazione…
Qual è, dunque, la sua musa ispiratrice?
La donna…soprattutto la donna, per
una complessità intrinseca che la
rappresenta, Venezia con i suoi canali e le nobildonne, i colori del Mediterraneo e della terra brasiliana
dove sono solito recarmi da dieci
anni a questa parte…
Perché il Brasile?
E’ una terra colorata, viva e solidale:
la gente è estremamente sorridente
anche se ha maggiori problemi rispetto a noi…
Che cos’è l’ arte?
E’ una forma espressiva di uno stato
d’animo da trasmettere agli altri.
Quando un artista può definirsi
tale?
Quando ha dentro di sé il famoso
“duende” che è quel particolare spiritello o folletto dell’ arte spesso
menzionato da Garcia Lorca e dai gitani della Spagna meridionale…
Rossella Oricchio
Calore
N°18 16 maggio 2008
Roccadaspide.
9
Aperto il reparto di Lungodegenza
Il sindaco Auricc hio: “Già è pieno di pazienti”
Il 5 maggio è stato inaugurato il reparto di lungodegenza e riabilitazione
presso l’ospedale di Roccadaspide.«Già stamattina sono stati ricoverati quattro pazienti», afferma il
sindaco Girolamo Auricchio. La
nuova divisione, diretta dal primario
Arturo Di Spirito, è partita con 10
posti letto, a cui si aggiungeranno, nei
prossimi mesi altre 10 unità, per raggiungere, successivamente, un totale
di 37 posti letto, come previsto dal
piano ospedaliero. La lungodegenza
assiste dei malati particolari, ossia
quei pazienti che, conclusa la fase
acuta del ricovero, necessitano di
un’ulteriore assistenza ospedaliera
per ripristinare la loro autonomia. La
nuova divisione fornisce una continuazione assistenziale che si discosta
dalla geriatria sia per i tempi di degenza, che per le tipologie di malati.
Per questo motivo, la lungodegenza
collaborerà con gli altri reparti dell’ospedale dove i pazienti non pos-
sono rimanere, ma nemmeno essere
dimessi. «Il nuovo reparto non assisterà solo gli anziani, afferma il dottore Di Spirito, ma tutti i pazienti che,
affetti da varie patologie, devono essere stabilizzati. Il loro ricovero, inoltre, non supererà i 30 giorni». Al
nuovo reparto, collocato al primo
piano, si accede tramite il trasferimento da altre unità operative oppure
per ricovero programmato con rela-
“L’odore del nulla”
Presentato a Roccadaspide
Pasquale De Rosa è
il giovane poetascrittore, originario
di
Roccadaspide,
che, con il suo libro
di poesie “L’odore
del nulla”, ha saputo
catturare l’interesse
di molti suoi concittadini, la sera della
presentazione, all’hotel Panorama. La Comunità Montana Calore Salernitano,
ha sponsorizzato l’iniziativa, il suo
presidente, Franco Latempa e l’assessore alla cultura Mimì Minella
hanno creduto nel suo lavoro ed
hanno voluto che la comunità ne venisse a conoscenza.
Commozione, piacere, simpatia
erano stati d’animo tangibili in sala
sia prima che durante la manifestazione. Relatore di eccezione Luigi
Reina, preside della facoltà di
Scienze della Formazione all’Università di Salerno. Parole di elogio da
parte di Mimì Minella e Franco Latempa, compiacimento per un giovane delle nostre zone che si
affaccia alla cultura con grinta e caparbietà.
Un plauso particolare a Christian e
Sara, i due attori dell’Accademia
Magna Graecia, che hanno declamato alcune poesie dell’autore con
intensità portando i presenti a riflettere sulle contraddizioni, le incomprensioni della vita e, allo stesso
tempo, a godere di teatro perché i
testi sono stati drammatizzati con
maestria. “E’ una poesia tutta pensata – afferma Luigi Reina – non c’è
tiva lista d’attesa. Nei giorni scorsi,
inoltre, il primario Di Spirito ha inviato ai medici di base del distretto
sanitario un elenco comprendente le
categorie di pazienti compatibili con
il ricovero presso la lungodegenza.
Rientrano in tali parametri i pazienti:
con quadro clinico ancora instabile;
post chirurgici per medicazioni in regime di ricovero e breve convalescenza controllata; oncologici per
CASTEL SAN LORENZO
Luigi Maiale, presidente di Legambiente
LEGAMBIENTE
“Cervati-Calore”
di Castel S. Lorenzo – eletto Luigi
Maiale Presidente: una nuova
squadra formata da giovani, una
nuova progettualità ed una nuova
fase di lavoro; nuove prospettive
di crescita, ma sempre con l’occhio attento al territorio.
messaggio e vuole comunicare un
interrogativo…
Sono esperienze psicologiche e di
pensiero che scaturiscono da riflessioni… Non ci sono colori in queste
poesie perché non c’è realismo, è un
alternarsi di chiaro-scuro, di bianco
e nero… E’ possibile che il nulla
odori? E’ l’odore di questo momento di sospensione con un prima
e un dopo...”. Nonno Michele ha anch’egli declamato una poesia e l’ha
fatto con gioia, con semplicità infondendo nelle parole anche un po’ del
suo sentimento più intimo, più profondo. Infine l’autore, Pasquale De
Rosa, ha preso la parola.
Commosso, per l’attenta partecipazione in sala, e alquanto compiaciuto, perchè il suo pensiero è stato
“individuato” in maniera così attenta dal professore Reina. Pone
l’attenzione sull’importanza dell’azione in campo artistico-lletterario sottolineando l’importanza di
poter, in tal modo, esercitarne la libertà. “Libertà è il campo degli artisti, degli intellettuali, dei filosofi…E’
il proprio diritto di esistere”.
Gina Chiacchiaro
brevi terapie di supporto e di reintegrazione calorica; cardiopatici a
bassa gravità clinica, diabetici in
stato di lieve scompenso; pazienti ortopedici che necessitano di convalescenza non effettuabile a domicilio in
assenza di un adeguato sostegno familiare etc. La riabilitazione effettuata in reparto da una fisiatra, sarà
estensiva e, quindi, comprenderà, la
prima fase del post acuto, dopodichè
sarà stilato un programma riabilitativo che il malato seguirà all’esterno.
«Il nuovo reparto è unico nella nostra
Asl e, forse, anche nella provincia di
Salerno. Per questo sarà uno dei fiori
all’occhiello dell’ospedale e garantirà
una spinta per l’attivazione della rianimazione», conclude Di Spirito. Lo
staff del nuovo reparto comprende,
oltre al primario, Serafino Budetta,
Valentino De Stefano, Adele Paolino,
la caposala Norma Tedesco e dieci
infermieri professionali.
Francesca Pazzanese
Luigi Maiale, 21 anni, residente a
Castel San Lorenzo, studente universitario presso la Facoltà di
Scienze della Comunicazione, della
“Sapienza” di Roma, attivo ed
iscritto all’associazione dal 2002.
Dal 2003 al 2006 ha ricoperto la carica di responsabile del settore junior di legambiente “Banda del
Cigno”; dalla fine del 2006 al 2008
ha ricoperto la carica di vicepresidente e coordinatore dei lavori della
commissione monitoraggio ambiente. Il consiglio direttivo formatosi evidenzia una forte unione di
giovani del territorio, che hanno voglia di lavorare, di saper gestire e di
saper portare avanti una politica
giovanile, in paesi dove la gioventù
scompare. Si presenta, dunque, al
territorio, una squadra semplice,
umile, neutrale: Vincenzo Capozzolo (vicepresidente), Gerardo Gasparro (segretario), Giuseppina
Cilente (consigliere), Sarida Peduto
(consigliere), Diana Pepe (consigliere), Mariarosaria Quaranta
(consigliere), Antonella Volpe (consigliere).
Il neo presidente, illustra la sua
progettualità: “La nostra è un’associazione che ha sempre lavorato per
migliorare la vivibilità dei cittadini
e per migliorare le condizioni del
turismo montano.
Abbiamo messo in atto, in questi
anni, una politica costruttiva, esposta a collaborazioni e ha sempre
posto in prima linea la parola “dialogo”.
Abbiamo promosso le produzioni
golose del territorio e l’accreditamento per il Servizio Civile Nazionale”.
La situazione, attualmente è molto
critica. Si presentano in paese lacune profondissime nell’economica, nel sociale e nella cultura
locale.
Quindi, l’impegno dell’associazione non sarà di promuovere, ma
di costruire una rete dove si possano gettare le basi per un settore
economico proficuo, per un sociale,
che inizi ad avere un proprio ruolo
e per una cultura che non può essere
dimenticata dalle istituzioni, perché
perno principale della storia, e dei
nostri usi e costumi”. Non si nascondono i dati negativi: una raccolta differenziata che premia il
cittadino di campagna, un paese che
non presenta una depurazione delle
acque reflue, un paese dove non
vengono sfruttate le energie rinnovabili, un paese dove esiste il degrado degli spazi pubblici, un paese
che non ha più una sua identità”.
L’impegno che si assume il presidente e il consiglio è, appunto,
“quello di denunciare e di cercare
nuove soluzioni a questi importanti
problemi. ”.
Gerardo Gasparro
Cilento
10
N°18 16 maggio 2008
De Masi vuole turisti, ricchi, maledetti e subito
L’esponente di Legambiente-Paestum: ”Un contadino suo vice”
Capaccio, il Cilento, La Campania,
la Nazione, vivono l’ennesima crisi
d’identità, di prospettiva, di creatività.
Dopo la decadenza vi è solo la rinascenza, ma bisogna bere fino in
fondo l’amaro calice delle mediocrità e delle incapacità, quando
Sparta vinse su Atene, solo allora gli
Ateniesi si resero conto di aver perso
quello che di più caro avevano, la democrazia e la cultura.
I barbari Spartani vinsero la guerra
del Peloponneso contro Atene, ma la
loro fu una vittoria di Pirro, una vittoria che segnò la loro fine. Senza
l’alter ego della “capiscienza” ateniese, il rozzo individualismo spartano ebbe vita breve. La storia ci ha
insegnato che senza BELLEZZA si
resta al palo, come “ciucci alla capezza”.
Molto di quello che ci circonda è
bruttissimo, esteticamente brutto all’esterno, ma brutto, anche dentro di
noi, anche nei nostri animi. Viviamo
tra immondizia e pressappochismo,
senza slanci ideali, nascondendoci
tra le poche cose belle, foriere di
magra consolazione.
Argomentare di BELLEZZA è complesso, ci annichilisce ci lascia esterrefatti, è territorio impervio, luogo
per poeti. La BELLEZZA è quella
“cosa” senza la quale si perde l’identità, senza la quale non si realizza il
cambiamento spirituale degli uomini.
La BELLEZZA è l’unica “cosa” che
può salvare il mondo. Il presidente
del Parco Domenico De Masi auspica per il Cilento un turismo
d’élite, pochi ma buoni e con tanti
soldi, quindi una sana politica del levare, ma dimentica di aggiungere
che il ricco, acculturato ed edonista
turista nordico, amante della BELLEZZA della natura e della storia,
non vuole vedere lo scempio delle
coste cilentane sommerse da colate
Omignano a lutto per
Antonio Caporale
Era un lunedì come tanti altri. Un inizio settimana all’insegna del lavoro e
della famiglia. Tutto regolare insomma, per Antonio Caporale (nella
foto), settantadue anni, quaranta dei
quali trascorsi tra le quattro mura del
“Bar Nazionale”, l’attività che gestiva insieme alla moglie e ai figli nel
pieno centro di Omignano Scalo. Un
normale lunedì mattina se non fosse
stato per il destino beffardo che lo attendeva sulla statale 18 e che aveva
stabilito che quello doveva essere
l’ultimo lunedì della sua vita.
Ha lasciato moglie, figli e il suo adorato bar nell’attimo fatale in cui una
montagna su ruote gli si è piazzata
davanti e, come una calamita, lo ha
attirato a sé. Percorreva la strada provinciale che da Omignano conduce
ad Asce Marina quando, per cause
ancora in corso d’accertamento, ha
perso la vita schiantandosi contro un
camion. A nulla sono serviti i soccorsi, a nulla è servita la trepidante
corsa dell’ambulanza del 118 verso
l’ospedale San Luca di Vallo della
Lucania dove i medici hanno cercato
con ogni mezzo di salvarlo.
Il suo cuore non ha retto, anche se
Antonio avrebbe voluto continuare a
lottare, avrebbe voluto catturare
anche il più piccolo alito di vita, il più
esile dei respiri. Avrebbe voluto afferrare quell’ossigeno che poteva fargli riabbracciare di nuovo la moglie
Lillina e i suoi tre figli Carmela, Nico
e Roberto. Voleva continuare a lottare
Antonio Caporale così come ha sempre fatto durante la sua vita.
Lavoratore instancabile non conosceva orari né festività che lo separa-
vano dal bancone del bar e
dal suo laboratorio. Perché
Antonio era
anche il re del
gelato artigianale.
Le sue creazioni hanno
più volte fatto il giro del Cilento, riconosciute da tutti come le migliori.
Solo lui era in grado crearle, solo lui
e nessun altro poteva avvicinarsi a
quel dolce mondo di gusti e frutta che
lo aveva reso popolare ed orgoglioso.
Omignano ora è un paese atterrito, incredulo. Ai funerali celebratisi nella
Chiesa di Sant’Antonio da Padova,
era presente l’intero paese in lacrime.
La gente addolorata ed ammutolita, si
è stretta attorno ai familiari prostrati
dal dolore. Antonio non c’è più perché la strada lo ha strappato alla vita
e alla sua famiglia.
E’ un destino toccato a molti nel piccolo paese cilentano che, ogni anno,
sembra essere destinato a perdere i
suoi figli in circostanze tragiche ed
inaccettabili. Gianfranco Tierno, Pasquale Di Luccio, Teresa Pezzati, Antonio Gorga sono soltanto alcuni dei
figli di Omignano che il destino ha
strappato alla vita. Ribellarsi, piangere, urlare il proprio dolore e l’amarezza non serve a niente.
Un antico detto cinese recita: “Potrai
svegliarti anche prima del sole, ma ricorda che il destino si sveglia sempre
mezz’ora prima di te”
Marianna Lerro
di cemento, dei centri storici riempiti
da spazzatura edilizia, e delle campagne sommerse dalla villettopoli
dei borghesucci di professione. I turisti che De Masi auspica per il suo
Parco, dovranno essere forniti di paraocchi per non vedere tanta bruttezza.
La soluzione del Presidente: ricchi,
maledetti e subito, mi sembra ottima,
ma per poterla attuare bisogna lavare
con la candeggina delle ruspe tutta
l’immondizia che è stata costruita
negli ultimi cinquant’anni nella più
bella terra della Magna Grecia. Incominciamo dai simboli negativi dell’aggressione camorristica alla terra
dei filosofi. Abbattiamo il Castelsandra di S. Maria di Castellabate. Bonifichiamo dagli abusi le aree
archeologiche di Paestum e di Velia.
Scongiuriamo l’aggressione alla
Baia di Trentova prevista ad Agropoli. Se il Presidente procederà come
una locomotiva contro l’abusivismo,
l’arroganza e l’ignoranza, saremo in
molti a prendere quel treno, a patto
che non faccia fermate intermedie e
arrivi spedito alla stazione della
BELLEZZA e della “capiscienza”.
Tra l’auspicata qualità del Cilento e
la sua macchiata contemporaneità,
avrei anch’io una soluzione.
Premiamo “la coltivazione diretta”,
versiamo 2000 euro ad ettaro l’anno
ad ogni contadino che coltiverà cibo
biologico e non costruirà case nel
suo podere, diamogli 100000 euro
per costruire il suo bell’agriturismo.
Chi si comporterà seriamente rispettando i patti sarà nominato alla Vicepresidenza del Parco, per un anno,
con un bonus di 100000 euro.
Perché se un uomo di cultura può
fare il Presidente, un uomo di coltura, un coltivatore diretto, notoriamente con scarpe grosse e cervello
fino, potrà ben fare il Vicepresidente.
Lucio Capo
Celiaci a tavola
Dal “Notaro” la presidenza dell’Aic
L’Osteria del Notaro, un ristorante
con buona dose di raffinatezza e qualità, capace di attrarre avventori
amanti della buona tavola cilentana, è
stato scelto per organizzare l’incontro
tra il cibo privo di glutine e palati sempre più esigenti. Il locale, a pochi chilometri dall’uscita della Vallo – Sapri,
a Ceraso, ci accoglie con semplicità e
gusto: i colori vivaci alle pareti e i quadri di stile Boteriano inneggiati alla
bontà del desco, rendendo un clima
caloroso e invitante. Ma si sa, non
siamo in un museo e, per fortuna degli
clienti, la bontà della cucina vale certamente una visita. Qui l’Aic Onlus
Campania, l’associazione che riunisce i celiaci della regione e la Bi –
Aglut, azienda specializzata nel settore, si sono così ritrovati il 30 aprile
per trascorrere una piacevole serata
alla presenza di Teresa D’Amato,
presidente regionale dell’associazione.
Tra una portata e l’altra la D’Amato
ha chiarito che l’associazione ha una
meta inderogabile: far comprendere
che la celiachia non è un ostacolo allo
stare insieme, e che le possibili barriere vanno abbattute assieme a tutti i
pregiudizi possibili. “Dalle scuole agli
ospedali alle mense scolastiche c’è bisogno di conoscere cosa sia la celiachia come problematica sociale, e che
è doveroso, con opportuni accorgimenti, vivere una vita piacevole,
anche a tavola”.
L’esperta mano dello chef Augusto
Notaroberto ha fatto degustare agli
ospiti giunti da Salerno, Agropoli,
Vallo della Lucania e da diversi centri
cilentani, ricche prelibatezze come i
Capricci del “Notaro”, gli Gnocchi
alla Sorrentina, le Scaloppina con patate prezzemolate. A chiudere adeguatamente la cena è arrivato, dulcis in
fundo, il dolce della casa, una sorpresa
fatta di prelibate pesche e una fantasia
di delizie preparate sapientemente da
Francesca Scancelli, consorte del padrone di casa. Adesso importanti appuntamenti attendono i celiaci
campani e non solo: a Salerno il meeting scientifico promosso dalla Scuola
Medica Salernitana a fine maggio ed il
V torneo calcistico a Paestum “Franco
Lucchesi” nel mese di giugno.
Nicola Nicoletti
Il 3 maggio, Claudio Matrecano di Napoli
e Tea Cammarota di Roccadaspide
hanno unito le loro vite.
Gli sposi, visibilmente commossi, si sono
scambiati la promessa d’amore. E qualche lacrimuccia è apparsa, anche, sul viso
di Mario Cammarota, padre della sposa,
che nega ogni sorta di commozione.
C’è da credergli?
Auguri agli sposi dai genitori, amici, parenti, dalla redazione di “Unico” e da
Francesca Pazzanese.
Capaccio
N°18 16 maggio 2008
11
“USURA… come uscirne”
Convegno promosso dal Rotar y di Paestum insieme alle BCC del territorio
Apre i lavori il gen. Gianfranco Milillo, presidente del Rotary Club Paestum Centenario, saluta gli oratori e
tutti i presenti.
Poi introduce la riflessione con qualche dato critico: «In 6 anni l’indebitamento degli italiani verso le banche è
cresciuto dell’81%».
Modera il dibattito Antonio Manzo,
inviato speciale in Salerno de “Il Mattino”: «Nel salernitano clan Fabbrocino
investe
tranquillamente
riciclando denaro in investimenti in
tutti i settori dell’economia della piana
del Sele. In Campania si estendono le
zone grigie, dove la legalità non si distingue dalla camorra,e lo strumento
sono gli investimenti fatti con denaro
sporco»
Interviene Carmine Olivieri, sostituto
procuratore della Repubblica di Sala
Consilina, con un excursus sul’evoluzione della normativa in materia.
«Nella stesura originale del Codice
Rocco l’usura era vista come un reato
bagatellare. Solo con la legislazione
antimafia l’usuraio viene equiparato al
mafioso (1990). Nel ’96 arriva finalmente ad un normativa organica sull’usura e le pene vengono inasprite:
fino a 20 anni per i casi più gravi, che
sono i più ricorrenti.» Parla con trasporto il giovane procuratore Olivieri,
soprattutto quando ricorda chi prima
di lui ha combattuto e ha sacrificato
tutto anche la vita nella lotta al crimine
organizzato. Comunica passione per il
Da sinistra: Marina Cipriani, Alfredo Morvillo, Antonio Manzo, Gianfranco Milillo; Tano Grasso e Carmine Olivieri
Da sinistra: Antonio manzo, giornalista de “Il Mattino” e Carmine Olivieri,
sostituto procuratore di Sala Consilina
suo lavoro nel proporre innovazioni
normative per la materia: «L’usura da
reato contro la morale deve diventare
reato contro la persona. Il rapporto di
soggezione che si istaura tra usuraio e
usurato causa danno non solo al patri-
“ D e nu n c i a t e g l i s t r o z z i n i ”
A c o l l o q u i o c o n Pa s q u a l e C a r u c c i
“Usura… come uscirne” è il titolo
di un convegno proposto dal Rotary
Club Paestum. Sabato 3 maggio, nell’elegante cornice dell’hotel Savoy
Beach. Aspettando l’arrivo degli stimati ospiti giriamo il titolo del convegno, sotto forma di domanda al
gioielliere Pasquale Carucci di Albanella,usurato per diversi anni da
strozzini locali che nel 2006, dopo 78 anni da usurato, ha trovato il coraggio di denunciare i suoi ricattatori
uscendo da un circolo omertoso
che l’aveva osteggiato dal commer-
cio e isolato dell’omertosa Albanella
Come fare per uscirne… dall’usura
L’unico modo per uscirne è denunciare i propri strozzini alle autorità
istituzionali. Nel 1999 mi rivolsi all’avv. Catauro e con l’aiuto dell’associazione di che mi aiutò a trovare
il coraggio di denunciare i miei usurai all’Autorità Giudiziaria. Quindi
l’unico modi per uscirne è di rivolgersi alle Istituzioni della Repubblica
e affidarsi alla giustizia.
Ma come ci è entrato?
Nel 1998 avevo uno scoperto con
una banca di circa 100 milioni di vecchie lire. La banca decise di chiudere
il conto e mi ritrovai senza poter
onorare i debiti con i fornitori mi
legai con questa gente. Costretto a
cercare liquidità per altre vie, mi diedero un prestito di circa 25 milioni
che in breve tempo salì a 35 milioni.
Gli interessi erano almeno 10% al
mese.Approssimativamente arrivavo
a
pagare
120-200%
l’anno.
Come è arrivato alla decisione di denunciare i suoi
strozzini?
Quando agli interessi usurari si sono
aggiunte perdite commerciali. Sia i
clienti che i grossisti, quando venivano a conoscenza di chi erano i
miei creditori si rifiutavano di fare affari con me. Non sapevo come fare,
mancava l’informazione. Chiedevo a
chiunque, ma nessuno mi sapeva
consigliare.Anche ad un avvocato di
Albanella non mi seppe consigliare.
Poi conobbi l’avvocato Catauro di
Matinella che mi mise in contatto
con la Fondazione antiusura San
Giuseppe Moscati di Padre Rastrelli,
gli avvocati Martello e lSpadafora,
ho trovato il coraggio per denunciare i miei detrattori.
Come va adesso, a dieci anni
di distanza dalla disavventura nell’usura?
Ho saldato tutti i debiti. Gli usurai
sono stati denunciati nel 2006. Lo
Stato mi ha fatto un mutuo in 10
anni a tasso 0% per appianare i debiti
con le banche e riavviare l’attività.
Sto riacquistando fiducia e con onestà mi sto ricostruendo una degna
attività professionale.
Gius. Sca.
monio, ma alla dignità umana. Bisogna denunciare non solo il danno al
patrimonio, ma anche alla persona»
Ci vuole pura onestà intellettuale per
concentrare le attenzioni finali della
propria profusione per bacchettare le
banche italiane: «Non c’è banca in Italia che faccia l’imprenditore. La banca
dovrebbe parlare di investimento non
di rendita.
La qualità del progetto dell’imprenditore dovrebbe essere la prima garanzia del prestito, non gli immobili.»
Nella stessa logica parla in maniera
critica dei fondi antiusura che: «Non
devono risolversi in aiuti di Stato, ma
deve essere la giusta ricompensa per
il coraggio dell’imprenditore che non
solo denuncia, ma che sostiene la denuncia fino alla condanna definitiva.»
«Non bisogna essere un genio, un funzionario di banca di media intelligenza, leggendo l’estratto conto sa, se
quel cliente è un usuraio.» Non va
tanto per il sottile Tano Grasso, presidente onorario Federazione Antiracket
e Antiusura Italiana, è l’oratore d’eccezione del convegno “USURA…
come uscirne”.
Grasso è stato il primo commerciante
siciliano a rifiutarsi di pagare il pizzo
alla mafia. «Il disvalore sociale dell’usura è tanto grave quanto è difficile
per l’usurato uscirne. L’usurato denuncia il proprio carnefice solo
quando non ne può più, perché lo
strozzino per quanto perfido possa essere ti fa un cambio assegni.» Una vita
spesa per la lotta alla criminalità organizzata gli permette di affermare verità contro intuitive.
«Non si deve fare credito all’usurato,
chi è caduto nella trappola degli strozzini non ha bisogno di un prestito, ha
bisogno di essere rieducato.»
L’ultimo dei relatori è Alfredo Morvillo, procuratore aggiunto della Repubblica a Palermo, che inizia il suo
intervento elogiando la capacità imprenditoriale dei giovani della piana di
Paestum: «I giovani hanno una prospettiva mentale positiva. Le mozzarelle, il turismo, vi date da fare: questo
è encomiabile. A Palermo invece nel
’92 ci furono pochi coraggiosi che dichiararono guerra alla Mafia, ma i siciliani non si sono ribellati e
continuano ad ossequiarli per un tornaconto personale. Importano i comportamenti di ogni giorno se vogliamo
dare un senso al sacrificio di tante persone morte perché hanno creduto
nello Stato.
L’usura e l’estorsione si basano su
convenzioni sociali, regole di comportamento rispettate dal contesto.
Per capirsi, in Sicilia per riscuotere un
indebito ci si rivolge all’estorsore non
all’avvocato!» Il nostro conferenziere
è di una chiarezza che non richiede
alcun commento…
Giuseppe Scandizzo
12
Capaccio
N°18 16 maggio 2008
Differenziata porta a porta in ogni angolo di Paestum
La prima vera sfida cruciale di Marino per il futuro
L’amministrazione Marino ha varcato il Rubicone e si è lanciata senza
paracadute nella prima vera impresa
amministrativa del suo agire politico:
la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani anche nella fascia costiera. Si tratta di un’impresa
temeraria per alcuni, e di una necessità per altri. Infatti, tentare di mettere ordine in una zona che, da
sempre, è stata “terra di nessuno” sia
sotto l’aspetto urbanistico sia sotto
quello della garanzia dei servizi è
una vera sfida epocale per il comune
di Capaccio. E, come accade sempre
di fronte a cambiamenti che comportano l’assunzione di rischi d’insuccesso, c’è sempre chi frena e
pronostica insuccessi e forti disservizi a causa dell’impermeabilità dei
soggetti che compongono lo strato
sociale che s’insedia a ridosso della
pineta e in località Torre di Paestum
e Licinella nel periodo estivo.
Eppure, secondo altri, l’azzardo andava tentato perché non era più procrastinabile la gestione del servizio
con modalità distinte nello stesso comune. Le isole ecologiche sono diventate ricettacoli di ogni rifiuto
(anche di quelli ingombranti) e nel
periodo estivo, delle vere e proprie
Nemo propheta in patria
Pineta, a Foce Sele clonata
l’esperienza di Torre di Mare
Sabato, 3 maggio è stato un giorno
“memorabile” (nel senso che va ricordato) per la fascia pinetata di
Paestum. Per la prima volta, contemporaneamente, due iniziative
forti si sono sovrapposte raccogliendo consenso e visitatori: l’inaugurazione di un’oasi con un
percorso vita e ambientale, giochi e
tavoli per consumare pasti all’aria
aperta, la presentazione della fase
conclusiva di un concorso, “Cartoni
rianimati”. La prima a Foce Sele, organizzata dal comune, e con la partecipazione di autorità civili e
militari; la seconda a Torre di mare,
storica area protetta gestita, fin dalla
sua costituzione, da Legambiente di
Capaccio-Paestum. Nelle due situazione il filo conduttore è stato il recupero e l’utilizzo della fascia
pinetata a favore dei cittadini con
l’ambizione che possa essere anche
un’attrazione per i tanti visitatori e
turisti che affollano la fascia costiera
di Paestum. Per completezza d’informazione, è giusto ricordare che
lo stesso Enzo Sica fece ripulire e sistemare un altro piccolo pezzo di
pineta a ridosso di Torre di mare e
da destinare allo stesso uso. Insomma, faticosamente qualcosa si
muove nella direzione giusta per
dare un ruolo al patrimonio pinetato di Paestum che è sempre stato
una “barriera” architettonica che ha
separato i Pestani dal loro mare.
Qualcuno ha perfino scritto che il
“mare non bagna Paestum”, volendo
intendere con questo che è talmente alta la disaffezione dei cittadini capaccesi per il mare che pochi
sono in grado di effettuare qualche
bracciata a stile libero o a dorso. Il
nuovo sito sistemato a Foce Sele è
strutturato allo stesso modo in cui
è stato realizzato e perfezionato nel
tempo quello di Torre di mare.
Quest’ultimo è stato realizzato con
risorse pubbliche, l’altro grazie ad
un lavoro di volontariato dispiegato
in circa quindici anni. Le vie per realizzare cose che fanno bene alla “salute” del territorio sono tante e,
pertanto, non è il caso di sottilizzare.
Ma resta il dubbio su come evitare
che in breve tempo il sito di Foce
Sele ritorni ad essere un ricettacolo
di sacchetti e bottiglie di plastica
resti di spuntini consumati all’ombra
della rinata pineta?
A Torre di mare c’è un plotone di
volontari che effettuano il servizio
civile che passa il testimone ogni
anni a nuove e motivate risorse
umane.
A Foce Sele sarebbe opportuno che
si cercasse e si trovasse una soluzione simile al fine di dare continuità
alla gestione di uno spazio recuperato con impegno e sacrificio. Trovare il modo di collegare i due siti
per integrarne l’esperienza e coordinarne la fruizione oltre che dare
un respiro più ampio all’ambizioso
progetto di valorizzazione della fascia pinetata, sarebbe un bello esempio di operosa collaborazione tra
soggetti pubblici e volontariato che
in molte parti d’Italia fanno la differenza in termini di crescita della coscienza civica.
Legambiente ha dimostrato di saperci fare, l’amministrazione ha capito che era ora di battere un colpo.
Si è aperta una bella gara a fare bene
e meglio …
velina
discariche
a
cielo aperto.
Pertanto,
la
sfida che attende l’amministrazione e la
società che gestisce in appalto
la raccolta dei
rifiuti è di quelle
che fanno tremare i polsi perché al di là del “Rubicone” si troveranno a lottare con
un nemico “invisibile” e difficilmente catalogabile sia in termini di
proprietà sia rispetto a chi vive veramente nella pancia di un territorio
“dormiente d’inverno” ma prepotente e arruffone d’estate.
Tutto dipenderà dalla capacità di
mettere in campo forze e risorse che
sappiano informare e dove è necessario, reprimere duramente gli inadempienti. Tolti i punti di riferimento
delle isole ecologiche eliminando i
bidoni preposti al deposito della
spazzatura bisognerà vigilare affinché non diventino ricettacoli di ingombranti e sfalciati come è già
avvenuto nei recenti ponti di Pasqua,
25 aprile e 1° maggio. È nei mesi di
maggio e giugno che si gioca l’intera
“credibilità” dell’operazione messa
in campo dal comune. In questo periodo bisogna raggiungere ogni proprietario di casa che “cede” ad altri
il diritto di risiedere a Paestum. Bisogna bussare, più volte, ad ogni
uscio in grado di vomitare “munnezza” sul territorio. È essenziale far
sentire il fiato del controllo sul collo
dei male intenzionati o male abituati
che qui svernano le loro estati. È importante anche censire quante abitazioni sono adibite a case per vacanze
al fine di raccogliere i dati utili a programmare un miglior servizio per gli
anni a venire.
Insomma, la campagna d’estate avviata da Marino e la sua giunta è la
prima vera iniziativa che potrà lasciare un segno tangibile del suo passaggio. La cronaca recente insegna
che il predecessore di Marino, Enzo
Sica, è ancora ricordato per aver avviato la differenziata. Il suo successore potrebbe esserlo per averla
completata. Così facendo avrà fatto
un buon servizio la paese, alle casse
comunali e all’intera comunità capaccese. Un augurio sincero che
possa riuscire nell’intento. Per quel
che potremo fare, siamo a disposizione per dare un aiuto in termini di
comunicazione.
Bartolo Scandizzo
TRENTINARA
Inaugurato il nuovo edificio scolastico
Un investimento di 600.000 euro
per quasi due anni di lavori ininterrotti, con inevitabili disagi per alunni
e docenti, ma i lavori di adeguamento ed ampliamento della vecchia
scuola elementare, iniziati nell’estate
del 2006, sono stati finalmente ultimati. Il risultato è un edificio su tre
livelli che ospita la scuola primaria e
la scuola media, fornito di tutti gli
spazi necessari alle attività didattiche e di supporto, adeguato alla
normativa antisismica e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro: aule capienti e luminose, aula magna dotata
di palco per rappresentazioni teatrali, palestra coperta e scoperta,
tre aule-laboratorio (multimediale,
artistico, musicale), aula biblioteca,
infermeria, sala docenti scuola
media e sala docenti scuola primaria,
due ambienti destinati al personale
ATA e non mancano gli spazi da adibire a deposito ed archivio. Il taglio
del nastro da parte del sindaco Lorenzo Fraiese è avvenuto alle 19,30
di domenica 4 maggio, alla presenza
di quasi tutta la cittadinanza e con la
partecipazione del presidente dell’amministrazione provinciale, Angelo
Villani,
accompagnato
dall’assessore Corrado Martinagelo,
nonché
dell’europarlamentare
Gianni Pittella, del presidente della
comunità montana Franco Latempa,
del dirigente scolastico dell’I.C.
“Costabile Carducci”, professor Michele Santopietro e di molti sindaci
del territorio. Dopo la benedizione
officiata dal parroco emerito, Don
Franco D’Angelo, il sindaco ha dato
inizio agli interventi “istituzionali” affermando, tra l’altro, che «Finalmente
abbiamo un edificio scolastico adeguato, che dispone di ambienti idonei e,
soprattutto, che garantisce la sicurezza
dei nostri ragazzi e degli operatori scolastici, sia nella normale vita scolastica
che in eventuali situazioni di emergenza. Auspico che ciò costituisca un
ulteriore stimolo per i docenti e induca
i nostri giovani a studiare con maggiore
impegno» Pittella rileva che «Il sud
non è solo spazzatura: qui, oggi, vediamo un meridione che funziona. E’
questo il sud che va promosso». Analogo concetto è ribadito dal presidente Villani, che non solo esprime il
proprio apprezzamento ma assume
un impegno preciso: «L’amministrazione provinciale si farà carico di attrezzare il laboratorio multimediale con
propri fondi» Il presidente della comunità montana esprime soddisfazione per il fatto che «A Trentinara si
inaugura una scuola sicura, moderna e
funzionale» ma con una punta di
amarezza rileva «che il altre realtà
quali Sacco e Magliano Vetere stiamo
impegnandoci per scongiurarne la chiucontunua a pagina 13
N°18 16 maggio 2008
Diano
Emilio Sarli racconta passato e futuro della bonifica
“Tanagro, qui non c’entrano i costi della politica”
La settimana scorsa abbiamo rivisitato una pagina di storia del
Vallo di Diano, ovvero quella relativa alle imponenti opere di bonifica della piana avviate negli
anni Trenta del Novecento. Con i
lavori promossi dall’allora neonato consorzio dei proprietari locali che vide la luce favorito
dall’evoluzione legislativa in materia attuata dal governo fascista.
Ritorniamo sulla vicenda, rivolgendo qualche domanda all’avvocato Emilio Sarli, attuale direttore
amministrativo dell’ente e autore di
una accurata pubblicazione sull’argomento (“La bonifica del Vallo di
Diano e il suo consorzio“, Laveglia
editore 2001).
Dottor Sarli, vuole parlarci di quei
primi anni di vita del consorzio?
«L‘avvocato Jannelli, segretario
della federazione provinciale fascista, insieme ad altri rappresentanti
istituzionali della zona (prefettura,
circondario, genio civile, comuni)
presenziò all’assemblea straordinaria del 7 febbraio 1926, che diede
avvio alle procedure per la costituzione del “Consorzio speciale per la
bonifica del Vallo di Diano”, nominando la deputazione provvisoria ed
approvando lo statuto. Con il decreto
del 21 marzo dello stesso anno il re
Vittorio Emanuele II decretò la costituzione del consorzio, che avrebbe
operato sulla base del piano di bonifica redatto dall’ingegnere Padula.
Le prime opere previste riguardavano la costruzione di collettori di
acque, l’imbrigliamento dei torrenti
montani, la costruzione di briglie, i
rinsaldamenti ed i rimboschimenti
perché, come sosteneva il Medici, le
pianure si difendono a partire dalle
montagne. Queste prime opere erano
finalizzate ad arginare quegli allagamenti frequenti che ancora agli inizi
del ‘900 tormentavano la vallata,
causando ingenti danni, e dei quali
parlano pure le cronache del “Mattino” dell’epoca. La spesa preventivata per queste prime opere
ammontava a £. 153.500.000, della
quale il 75% era a carico dello Stato.
Secondo la rivista del Ministero dell’Agricoltura del 1933, curata da
Serpieri, studioso di bonifica e Sottosegretario di Stato per le bonifiche
(l’istituzione di un apposito sottosegretariato dimostra l’importanza che
la bonifica italica rivestiva a quei
tempi), alla data del 1931 nel comprensorio del Vallo di Diano lo Stato
aveva finanziato lavori per £.
8.442.757. Nonostante l’esiguo finanziamento, in quegli anni il consorzio realizzò oltre 100 briglie sui
torrenti, con pozzetti, controbriglie
varie e canali ad uso irriguo, nonché
un collettore delle acque vallive, 2
botti a sifone, 5 ponti in cemento armato a 3 luci, passerelle, salti e derivazioni di acque. Tali opere
migliorarono le condizioni idrauliche del vallo e diedero avvio alla bo-
nifica cd. integrale, ossia diretta a
conseguire vantaggi igienici,
idraulici, economici e sociali come
prescrivono la Costituzione ed il
Codice Civile».
Eppure, nonostante gli indubbi
successi, il consorzio non era immune da critiche. Basta leggere i
giornali dell’epoca per notarlo.
C’era qualcuno che accusava gli
allora dirigenti di sprecare i fondi,
sostenendo addirittura che il Vallo
di Diano era una sorta di paradiso
e non aveva bisogno di alcun risanamento…
«Non mi stupiscono le variegate accuse contro l’operato dell’ente, dei
suoi amministratori, dei suoi dipendenti, perché sono una costante
ormai storica, frutto del cattivo gusto
di chi preferisce predicare piuttosto
che sporcarsi le mani, nel senso di
agire e di lavorare per la collettività,
s’intende».
La situazione bonifica ai giorni nostri?
«La fase attuale è attraversata da
gravi problematiche, specie sotto il
profilo economico e finanziario.
Pendono proposte di legge di soppressione dei consorzi di bonifica
per, così dire, “ridurre i costi della
politica”. Purtroppo, e bisogna davvero rammaricarsi per tanto, il nostro legislatore, preso da improvvisa
ansia demagogica, non ha compreso
che i costi della politica (ossia i loro
costi!) non hanno niente a che vedere con enti come i consorzi che
non fanno parte della pubblica amministrazione, non gravano sulla finanza pubblica ma vivono con i
contributi dei consorziati privati».
Raffaele Avallone
segue da pag.4
contunua da pagina 12
13
In farmacia
Cancro della pelle: non applicate
quei due farmaci!
Parliamo di due creme il tacrolimus
(Protopic) e il pimecrolimus (elidel)
utilizzati per uso topico in caso di
dermatite. Dalla commercializzazione ad oggi sono stati molti gli avvisi sulla sicurezza su entrambi i
principi attivi ma ora è necessario il
ritiro dal mercato con urgenza. Nel
2004 la FDA ha ricevuto 19 casi che
legano l’uso di Protopic a comparsa
di cancro tra cui 9 casi di linfoma, 10
di tumore cutaneo e 7 di altri vari
tipi di tumore. Il tempo medio dall’inizio del trattamento con Protopic alla diagnosi è stato valutato tra
i 21 e i 790 giorni.Al momento della
segnalazione non era certa la relazione tra Protopic e sviluppo di tumore in quanto non era del tutto
chiara la potenzialità immunosoppressiva del trattamento topico. In
seguito a questi dati l’FDA ha cominciato ad analizzare le segnalazioni per valutare se questi eventi
avversi potessero modificare il rapporto rischio/beneficio della terapia
a base di pimecrolimus o tacrolimus.
Oggi, Elidel e Protopic sono approvati per il trattamento di breve periodo ed intermittente della
dermatite atopica ( eczema) nei pazienti che non rispondono o non
tollerano altri trattamenti; inoltre
Elidel e Protopic non sono approvati nei bambini al di sotto di 2 anni
in quanto gli effetti a lungo termine
sullo sviluppo del sistema immunitario nei neonati e nei bambini non
sono ancora noti. Visto che il farmaco agisce deprimendo il sistema
immunitario, i bambini e gli adulti
con un sistema immunitario indebolito o compromesso, non dovrebdi Carmine Marino
I n a u g u r a t o i l nu ovo e d i f i c i o . . . Dialogo con il sindaco alla vigilia
della tappa del Giro d’Italia
cuno sostiene che non c’era l’urgenza
sura».
E’ stata unanimemente apprezzata,
suscitando momenti di autentica
commozione, la decisione dell’amministrazione comunale di intitolare
le aule «a quanti, umilmente e con abnegazione quotidiana, furono attivi e si
distinsero in questa scuola come docenti ed educatori o allievi»; le aule
sono state, perciò, intitolate ai docenti: Filomena Carione, Anna Maria
Giolitti, Francesco Guglielmotti, Silvia Margarucci e Mariagiovanna
Muro e al collaboratore scolastico
Raffaele Rotolo; l’aula magna e la palestra sono state intitolate, rispettivamente, agli studenti Antonella
Carlone e Christian Caporella, prematuramente scomparsi.
Dal mattino successivo le attività didattiche hanno avuto luogo nella
nuova scuola. «Può apparire un’esagerazione trasferire le classi a poco più
di un mese dalla fine delle lezioni; qual-
di entrare nel nuovo edificio: noi siamo
convinti che c’era, però, la necessità di
uscire quanto prima da quelli in uso» ci
dice Teresa Noce, giovane assessora
alla pubblica istruzione, che aggiunge: “Non ci siamo preoccupati solo
di strutture ed arredi: per incentivare gli
studenti ad un maggiore impegno, abbiamo istituito delle borse di studio da
500 euro per coloro che conseguiranno
un titolo accademico o un diploma di
scuola superiore con il massimo dei
voti; qualora i titoli siamo conseguiti con
votazione, rispettivamente, da 105 a
109/110 e da 95 a 99/100 l’importo
sarà di 250 euro. Inoltre, per contribuire ad educare alla lettura e a stimolare la curiosità e la voglia di
conoscenza degli scolari abbiamo offerto l’abbonamento annuale al mensile “I Piccoli” a tutti gli alunni di quarta
e quinta»
Angelo Cavallo
Occorre operare con attenzione in riferimento agli ultimi finanziamenti europei ed ai fondi del Por 2007-2013.
Penso che, se riuscissimo a mettere in
esercizio tutte queste risorse, potremmo contribuire a far decollare
questa parte di Sud, in quanto rientriamo nella piattaforma del Mediterraneo.
Non può essere tralasciato un
altro aspetto estremamente
rilevante: è importante che i
figli di questa terra rientrino a
casa. Com’è possibile che
l’emigrazione non sia sentita
come un fattore negativo, ma
quale esperienza di scambio
sotto il profilo culturale nonché economico?
Per frenare l’emigrazione, dobbiamo
fare in modo che, in queste terre,
cambi la mentalità e soprattutto che
gli investimenti siano indirizzati verso
la cultura, la ricerca scientifica e l’innovazione.
Un’ultima annotazione: qual è
il ricordo che alberga in lei di
un personaggio politico determinante per la vita di questo paese come Salvatore
Mastrolia?
Mastrolia è stato innanzitutto il mio
maestro. Oserei definirlo un grande
meridionalista, perché ha saputo, in
anticipo, capire l’evoluzione degli assetti istituzionali: proprio qui è stato
stipulato il primo patto territoriale, il
Sele-Tanagro; qui abbiamo avuto il
contratto d’area e la filiera termale.
Grazie al suo impegno ed alla sua sagacia, oggi possiamo dire che Contursi Terme ha fatto un salto di qualità,
il che ci spinge a perseguire il suo insegnamento.
bero impiegarlo.
Quindi queste
due creme (Protopic ed Elidel) comunque meno efficaci dei cortisonici non solo sono da considerarsi
come ultima scelta terapeutica ma
dovrebbero essere urgentemente
ritirati dal commercio. Questa è l’affermazione riportata su un articolo
di Prescrire International (2007) in
quanto questi farmaci possono causare numerose reazioni avverse documentate e potenzialmente gravi,
tra cui il rischio di “cancro alla
pelle”. Nonostante il fatto che il bilancio rischio-beneficio sia chiaramente negativo e nonostante siano
già disponibili altri trattamenti efficaci, l’Autorità Regolatoria Europea
ha scelto semplicemente di aggiungere un’avvertenza al Riassunto
delle Caratteristiche del Prodotto
(SPC) e di menzionare brevemente
il rischio di cancro nel foglietto illustrativo. In tal modo però questo
avviso può essere facilmente trascurato in mezzo alle altre precauzioni.
Sarebbe auspicabile, nell’interesse
dei pazienti, che questi due immunosoppressori per uso topico fossero ritirati dal commercio, invece
di “modificare” l’SPC. Questi due
farmaci saranno ritirati?
Alberto Di Muria
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Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
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N°18 16 maggio 2008
Gli itinerari del gusto
15
Una “Superdegustazione” alla Tenuta Capodifiume
A fine aprile, presso il ristorante Le
Trabe-Tenuta Capodifiume, si è
svolta una degustazione di vini che
vale la pena di raccontare. La “Perlage” di Antonio Fumarola e Angelo
Munno (nella foto), conosciutissimi
e apprezzati agenti di commercio
della nostra provincia, hanno proposto in anteprima la presentazione dei
prodotti delle proprie aziende. Per
questa occasione hanno scelto come
scenografia la Tenuta Capodifiume
che si trova alle sorgenti dell’omonimo fiume di Capaccio Paestum.
Sono stati presentati i vini di 13
aziende molto note nel panorama vinicolo nazionale. Come ho avuto
modo di scrivere in precedenti occasioni, in pratica, si è trattato di un
piccolo Vinitaly. Per degustare gli
stessi vini alla famosa kermesse veronese (80.000 mq.), non basta girare
un giorno intero, mentre qui il tutto
era racchiuso in pochi metri quadri.
L’importanza e la comodità di questa
giornata, a vedere dall’affluenza di
pubblico, le hanno capite in molti.
L’appuntamento era dalle ore 15 alle
21. Personalmente sono arrivato alle
16, con la voglia e lo spirito di degustare i vini più interessanti di tutte le
aziende presenti. Ecco il mio diario
di questa giornata: inizio con i Viticoltori De Conciliis di Prignano Cilento, qui ho trovato Paola De
Conciliis, sorella del più noto Bruno,
assente per impegni all’estero. Ho
degustato il Selim (unico spumante
prodotto da un’azienda cilentana), il
Donnaluna Fiano 2007 e il Donnaluna Aglianico 2007. Tre prodotti che
sanno il fatto loro, soprattutto il
Fiano mi ha colpito per l’esplosione
di profumi molto fini ed eleganti; subito dopo c’era lo “stand” di Maffini,
altro grande del nostro Cilento.
Luigi, gentile e cordiale come non
mai, mi ha fatto assaggiare il Kratos
2007, il Pietraincatenata 2006 e il
Cenito 2005, tre vini che, data la loro
bontà, non hanno bisogno di molte
presentazioni; come terzo ho trovato
Librandi, l’azienda più rinomata e
conosciuta della Calabria. Raffaele
Librandi, con grande maestria, mi ha
proposto: l’Efeso (bianco da uve
Mantonico), il Cirò rosato Doc (impressionatamente piacevole) e il Granello (rosso da uve Gaglioppo e
Cabernet Sauvignon): tre gioiellini.
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Montecorvino Pugliano che produce
un ottimo lambiccato con la stessa
tecnica (naturalmente in versione
moderna) che utilizzavano i nostri
antenati, un vino che si abbina alla
perfezione ai dolci della nostra tradizione. Ho degustato anche l’Hypnos,
un liquore ottenuto aggiungendo dell’alcool al lambiccato.
Comunque preferisco il vino; tre i
vini assaggiati da Casa d’Ambra,
l’azienda più rinomata dell’isola
d’Ischia: il Calitto (un bianco non
impegnativo), il Frassitelli (vino storico dell’azienda) e il “Dedicato a
Mario d’Ambra 2004, Ischia Rosso
Doc”; pian pianino mi sono ritrovato
allo stand di Montevetrano, il vino
salernitano più famoso nel mondo.
Qui troviamo la signora Silvia Imparato, la “regina del vino campano”
che si è avvalsa della collaborazione
di Maria Sarnataro, delegata AIS
(Associazione Italiana Sommelier)
per il Cilento e Vallo del Diano. Ho
degustato le annate 2005, 2004 e
2002. Grandissimi vini, soprattutto il
2002. Vini che sfiorano la perfezione
organolettica. Complimenti. A questo punto è stata necessaria una
pausa al ricco buffet messo a disposizione dal ristorante Le Trabe. Ricomincio e sono allo stand della
Mustilli dove ho degustato il Fiano
2007 Sannio Doc, la Vigna Segreta
(un cru di Falanghina) e il Cesco di
Nece, un piacevole aglianico; è il
momento delle bollicine, sono alla
Ferrari dei Fratelli Lunelli, rinomata
azienda spumantistica del Trentino.
Allo stand il capo area Lorenzo Taggio che assieme a Carmine Laureana,
rinomato sommelier professionista e
patron del Ristorante Il Ceppo di
Agropoli, mi ha proposto l’annata
2001 e la 2002 (da tre bicchieri) del
Ferrari Perlé, il Villa Margon (chardonnay del Trentino) e un Montefalco rosso, prodotto in una delle
tenute dei Lunelli in Toscana; passiamo alla postazione successiva.
Siamo alla Feudi di San Gregorio,
una delle aziende più conosciute in
Irpinia. A riceverci Giancarlo Primavera, capo area per Centro Sud. Ho
degustato altre 4 chicche della nostra
enologia: il Pietracalda 2007, il Cutizzi 2007, il Taurasi 2004 e il Vigne
di Mezzo 2005, Aglianico del Vulture Doc, prodotto lucano dei
“Feudi”; eccomi da Donnafugata,
Il vino che non ti aspetti…
un’azienda siciliana super collaudata. In questi vini ho trovato il sole
e il calore del sud. Ottimo il Lighea
2007 (tipico bianco siciliano), il
Chiarandà 2006 (un grande e soave
bianco, mentre scrivo mi viene l’acquolina in bocca), l’Angheli 2005
(rosso da grandi profumi e piacevolissimo al gusto) e il Ben Rye 2006,
secondo me, il miglior passito d’Italia; ultima tappa, sono da Gaja Distribuzione. Qui c’era Marco Tondi,
responsabile vendite Italia, coadiuvato dalla sommelière Carmela Valitutti. La Gaja, oltre ad essere
l’azienda italiana più prestigiosa, seleziona e commercializza diversi vini
internazionali. Ho degustato 8 vini.
Nonostante fossi stremato dal punto
di vista gustativo, ricordo perfettamente la piacevolezza dello “Chablis
Premier Cru, William Fevre” e del
Barbaresco 2004 di Gaja, un vino
dalla vita lunghissima. In verità,
c’erano ancora 2 aziende, la Falesco
(Umbria) e la Santa Margherita (Veneto), ma eravamo arrivati già alle 21
e 30 e il palato, dopo 40 vini degustati, non ne voleva più sapere. Comunque,
una
bellissima
manifestazione ed è il caso di dire
(facendo un gioco di parole) che
dove nasce il fiume Capodifiume
sono scorsi fiumi di vino…
Diodato Buonora
LA RICETTA
Tortino
di alici nostrane e
Generalmente i vini non
hanno lunga vita. I bianchi beverini e leggeri durano poco
più di un anno, quelli più importanti, prodotti con uve di
qualità, possono arrivare
anche a quattro-cinque anni
se conservati bene, cioè coricati ed a una giusta temperatura ed umidità. Stesso
discorso per i rossi comuni,
eccezione fatta per i vini che
risaputamene possono invecchiare tranquillamente oltre i
dieci anni come per esempio: il Brunello di Montalcino, Il Barolo, il Barbaresco o il Taurasi. Ecco che
“pesco”, nella mia cantina privata, un
Barbera Riserva Castel San Lorenzo
Doc del 1996 dell’ormai quasi scomparsa Cantina Val Calore. Un vino di
quasi dodici anni che, quando lo acquistai, avrò pagato intorno alle 4-5
mila lire. Francamente, dato il lungo
invecchiamento, non avevo nessuna
fiducia in questa bottiglia. Mi è già capitato di aprire dei Barolo o dei Taurasi più giovani (e più cari) che si
sono dimostrati delle grandi delusioni. Ecco che come capita raramente la bottiglia si è rilevata un
capolavoro
enologico.
Aveva la stessa struttura e
l’eleganza di un vino prestigioso. Al colore, naturalmente, non aveva più il
rosso rubino ma aveva dei
leggeri riflessi aranciati,
cosa normalissima per un
vino di questa età. Al naso,
appena aperto non era
molto convincente, ma è
bastato lasciargli prendere
un po’ d’aria per fargli
esprimere delicati e leggeri
sentori nobili e piacevoli, come per
esempio delle note speziate. Un’armonia di profumi dove l’alcol non
prevaleva affatto, come accade in vini
che sono già sulla via del tramonto.
Piacevolissimo il gusto, tannini molto
soffusi, una freschezza elegante che
emoziona, un vino che si lascia bere
così come si lasciano ammirare le
cose buone e belle. Guardo bene
l’etichetta e noto che la gradazione
alcolica è di soli 12,5 gradi. La domanda viene spontanea…come può
una cantina con queste potenzialità
non riuscire ad emergere e far conoscere il suo reale valore?
Dibbì
carciofi di Paestum Igp
Ingredienti per 4 persone:
500 g di alici fresche - 6 carciofi
di Paestum Igp - 2 spicchi di aglio
– prezzemolo – sale – pepe - olio
d’oliva extravergine Cilento Dop.
Procedimento: eliminate la testa
alle acciughe, sventratele, diliscatele completamente e lavatele. Versate un filo d’olio nella teglia,
sistematevi uno strato di acciughe
aperte, cospargetele di aglio e prezzemolo tritati, salate e pepate. Tagliate la parte tenera dei carciofi,
fatene uno strato sulle acciughe e
condite allo stesso modo. Fate un
altro strato di acciughe fino ad
esaurimento. Da ultimo, versatevi
sopra l’olio e mettete in forno a calore moderato.
Vino consigliato: difficile abbinare
un vino ai carciofi. Siccome da
sempre preferiamo il vino all’acqua tentiamo l’accostamento gastronomico con il Pietracalda
Fiano Paestum Igt di Luigi Maffini.