N° 15 del 25/04/2008

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Transcript N° 15 del 25/04/2008

ROCCADASPIDE
R O C C A DA S P I D E
Il comune paga
la bolletta, le campane
tornano a suonare pag. 9
BATT
B A TT I P A G L I A
A GROP OL I
C A PA C C I O
Poche le sorprese,
si resta a destra
Un paese
tra Islam e Cilento
Marta Santoro,
una polizziotta dal
volto umano pag. 16
pag. 2
pag. 5
E BO L I
Il Pd si cappotta
e l’Arcobaleno
evapora pag. 3
Ann o X n°15 - www.unicosettimanale.it - 25 aprile 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
Cilento e Diano
orfani della politica
di Bartolo Scandizzo
Sul campo di battaglia della competizione elettorale si contano molti partiti “morti” e anche qualche ferito. Lo
sfoltimento della giungla di simboli
presenti sulla scheda che gli elettori si
sono trovati in mano al momento del
voto è stata violenta e senza mediazioni. Sostanzialmente è stata la risposta dei cittadini alla scelta di molti
partiti di anteporre le loro specifiche
esigenze a quelle generali. È bastato
un po’ di coraggio da parte di un singolo partito che ha deciso di rischiare
a travolgere tutti gli argini che i folletti della politica avevano costruito
per ripararsi.
L’effetto è stato travolgente e sorprendente perfino per chi aveva acceso la miccia! Nel Cilento e Vallo di
Diano, un territorio sonnecchiante,
che nella storia recente vota sempre a
destra per le politiche ma torna sempre all’ovile del centro sinistra alle
amministrative, la regola è stata rispettata. Anzi, i risultati sono andati
oltre ogni più rosea previsione per il
partito di Berlusconi, Bossi, Fini e
Lombardo. E qui il fatto è ancora più
eclatante perché si è mosso un esercito senza quadri intermedi che agli
occhi del “cavaliere” non hanno nessuna credibilità a causa del fatto che,
nelle elezioni per il rinnovo delle amministrazioni, non riescono a capitalizzare nemmeno il 50% della dote
elettorale presente nel cuore e nella
mente di chi abita questo territorio. In
comuni, grandi e piccoli il Pdl diventa
un “nano” politico quando si deve cimentare con la raccolta “porta a porta
“ del voto amministrativo.
Il prossimo banco di prova saranno
le elezioni regionali alle porte, tra sei
mesi o tra un anno, non importa.
In quell’occasione si vedrà se il
“nuovo” partito avrà fatto tesoro degli
errori del passato, oppure ricadrà, ancora una volta, nel luogo comune che
vede la destra incapace di tradurre in
consenso locale il plebiscito verificatosi il 13 e 14 aprile. Sul fronte opposto, invece, si tratterà di capire come
dare un senso alla politica locale che
vada oltre la gestione del potere che
punta, in primo luogo, alla rigenerazione di se stesso.
Finora, la mancanza di una classe politica capace di presentarsi in modo
credibile è stata il limite della destra.
Ma se il “ceppo” di uomini che amministra gli enti locali del territorio
non rilancia con una forte riscoperta
della politica, il confronto resterà sterile e il Cilento e il Vallo di Diano “orfani” della politica.
ECCO I NOSTRI NUOVI
ONOREVOLI RAPPRESENTANTI
Gianfranco Valiante e
Donato Pica alla Regione
In senso orario Mario Pepe (Bellosguardo), Pasquale Vessa (Ottati). Sperano
Franco Cardiello e Antonio Cuomo (Eboli), primi dei non eletti del Pdl e del Pd
Dopo i risultati delle elezioni politiche, con Guglielmo Vaccaro che è
diventato deputato, e delle comunali, con la vittoria di Ernesto Sica
a Pontecagnano, esultano anche
Donato Pica e Gianfranco Valiante,
primi dei non eletti nella Margherita che diventano consiglieri regionali al posto di Sica e Vaccaro
che si dimetteranno. E se anche ad
Antonio Cuomo arriverà il biglietto per Roma, ci sarà il ripescaggio di Franco Brusco per
l’ultimo giro per palazzo Santa
Lucia.
Franco Martino e
Mario Tedesco
sindaci ad
Aquara e Castelcivita
Rare capre cilentane ora in vendita su Internet
Il proprietario:”Grido d’allarme. Non ce la faccio più”
(Oreste Mottola) Conoscete le capre cilentane, dal manto nero e le corna ritorte, e soprattutto il prodotto della
trasformazione del loro latte nel famoso
cacio-ricotta? Su Internet ora è possibile anche acquistarne rari esemplari,
perché si tratta di una specie quasi in via
di estinzione. Costano 90 euro a capo.
L’iniziativa è di un giovane pastore di Caselle in Pittari,Antonio Loguercio. L’idea
è di Francesco Adornetto, un laureando
in scienze della produzione animale, che
ha preso a cuore il caso. “Non ci sono
aiuti per questa attività così difficile e faticosa. Perfino per dargli da bere dobbiamo usare dei trattori – cisterna che
ogni giorno devono fare lunghi percorsi
in montagna. È difficile reperire alimenti
economici – spiega Adornetto - per un
animale che produce meno di un litro
di latte al giorno e richiede due transu-
manze all’anno”. Ecco allora l’idea dell’annuncio: “Dispongo di circa 300 capi
vendibili o a mandria o minimo 70-80
capi. Il prezzo è trattabile e gli animali
sono visibili vicino Sapri…”.Segue il numero di telefono: 3887916200. “Noi
questi animali li amiamo. Ma non ce la
facciamo più a resistere ad allevarli.Abbiamo voluto così lanciare un messaggio
alla Coldiretti, al Parco del Cilento. La
cacioricotta, ricavata dal latte di capre
nere del Cilento che hanno mangiato
saraputo, un’erba spontanea locale,è una
prelibatezza”.Che fare, allora? “Occorre
dare vita a dei piccoli caseifici zonali, dargli un marchio come quello della mozzarella di bufala”.Segno caratteristico di
una popolazione animale autoctona con
caratteristiche specifiche, la ‘Capra del
Cilento o Cilentana’ comprende tre diverse tipologie a seconda del mantello
grigio, fulvo o nero. La qualità del latte
della capra cilentana è straordinaria:
ricerche effettuate dall’Istituto per la
Zootecnia di Bella (Pz) ne hanno evidenziato l’alto tenore di grassi insaturi, il
basso contenuto di colesterolo, l’ottimo
livello di antiossidanti. Altrettanto importante è la componente aromatica,
complessa e caratterizzata dagli oli essenziali contenuti nelle piante della macchia mediterranea.
ABBONAMENTO ANNUALE UNICO: Italia €25,00, Estero € 90,00 intestato a Calore s.r.l.
su C/c postale 53071494 o C/c bancario EUR IBAN IT55 Y083 4276 1400 0401 0040 585
Romina Rosolia intervista
“Lo Sparviero di Palomonte”
Articolo a pag.7
2
B a ttip a g lia
Battipaglia resta a destra
Avanza il Pd ma senza
sfondare.
De profundis a sinistra
Poche le sorprese riservate dalla tornata elettorale del 13 e 14 aprile
nella città della Piana del Sele. Netto
ed incontrastato, come sempre, il
predominio delle liste di destra, con
il Pdl che supera abbondantemente
la maggioranza delle preferenze, attestandosi al 53%. Analizzando,
però, questo risultato si può osservare come la somma dei partiti che
oggi formano la lista di Berlusconi,
e cioè An, Forza Italia, Dc e Alternativa Sociale, sommati alla dote
portata da Fernando Zara dall’Udeur (che nel 2006 raggiunse il
6%), subisca una flessione di circa
3-4 punti percentuali rispetto a due
anni fa. Sostanzialmente il quadro
politico complessivo, fatto di contrapposizione tra forze di centrodestra e forze di centrosinistra, rimane
inalterato. La differenza è all’interno
delle due aree, con ad esempio il risultato positivo del Pd ed una debacle totale (poco diversa da quella
nazionale) della Sinistra-l’Arcobaleno. Il partito di Veltroni a Battipaglia, infatti, passa da un 22/23
raccolto nel 2006 con la formazione
de “l’Ulivo”, ad un 28,3%, che sommandosi al 4,7 dell’Italia dei Valori
raggiunge un dignitoso (visti i
tempi) 33 per cento.
Certo poco, anzi pochissimo. Solo
un battipagliese su tre ha votato
Walter Veltroni, e tuttavia non è
questo il dato peggiore. Come detto
appunto è la Sinistra di Bertinotti,
Pecoraro e Diliberto a cadere, passando dal 10% totale del 2006 senza l’area degli ex Ds fuoriusciti
con la costituzione del Pd - ad un
misero 2%, un risultato che malgrado la modestia riesce a contenere
come un vaso di Pandora tutti gli errori commessi negli ultimi 15 anni.
A raddoppiare il proprio consenso
rispetto alle politiche del 2006 è invece l’Italia dei Valori che passa
dal2,2 al 4,8%. Invariate le posizioni
dell’Udc attestatosi come due anni
fa intorno al 4,5% e del Partito socialista che senza i radicali subisce
una lieve flessione passando dal
1,6% all’1,3%.
Questi in soldini i numeri venuti
fuori dalle urne il 14 aprile. Risultati che confermano ancora una
volta una schiacciante maggioranza
per la destra in città e che decretano
implacabilmente la morte della sinistra estrema. Nel guado il Pd, che
pur rosicchiando consensi in vista di
tempi migliori, rimane marginale
nel quadro politico cittadino.
Val. Cal.
N°15 25 aprile 2008
Fermate quei due. Motta e Barlotti show in diretta tv
I risultati elettorali spaccano la maggioranza:
nuove dimissioni in vista?
Sarà stato il clima elettorale, sarà stato
il caldo, sarà che forse ne siamo pieni,
ma fatto sta che lo show andato in
onda la sera delle elezioni, è una delle
pagine da bruciare (cancellando non
viene via tutto il lercio) della politica
(?) battipagliese degli ultimi quindici
anni. Tra minacce per niente velate e
accuse dirette, i cittadini di Battipaglia
– e non solo – hanno potuto assistere
ad un incontro di box via etere tra il
capogruppo di An in Consiglio comunale, Gerardo Motta, ed il primo cittadino Gennaro Barlotti. «Sarai Sindaco
ancora per poco», questo il benvenuto
con cui Motta accoglie negli studi di
“Tele Salerno Uno” il Sindaco, in collegamento telefonico con la trasmissione. La risposta del farmacista non
si fa attendere: «Sei stato una palla al
piede», definendo poi «vaneggiamenti
e sproloqui» l’atto di accusa di Motta,
secondo cui invece «il sindaco ha re-
mato contro il Pdl, facendo votare “La
Destra” alla Camera e l’Udc al Senato». A prologo della filippica va ricordato l’ormai famoso «dopo le
elezioni ti butto dal balcone» urlato da
Motta nella stanza del Sindaco a Palazzo di città. Gli animi erano, dunque,
già tesi da tempo ed il risultato elettorale non ha fatto altro che acuire
l’acredine tra i due.
Più in generale si può affermare che
esiste ormai una faida tra gli uomini di
Barlotti e quelli dell’asse Zara-MottaLiguori. Una guerra per bande, che
può più finemente e politicamente definirsi una lotta tra il Pdl e il gruppuscolo di partitini al cui capo sembra
essersi posto il Sindaco. Barlotti, infatti, può definirsi ormai solo un “ex
iscritto” di An, perché proprio nella
scorsa settimana si è visto deferire e
sospendere dal coordinatore provinciale di An, Edmondo Cirielli. L’ac-
Votocross
Perdonatemi, urge innanzitutto
un’errata corrige al mio articolo
della scorsa settimana, giacché m’informano che il cinema che ha fatto
da location alla super-celebrata visita
di Bondi non era il Bertoni bensì il
Garofalo. Dato che, in tutta franchezza, lima d’un micron solo la
forma e giammai la sostanza dell’evento, e continua a non giustificare l’esproprio di via Mazzini per
presunte ragioni (e torti) di Stato.
Ma comunque: mea culpa per l’imprecisione.
Tornando a noi, però. Un remake del
film “Il ritorno dei morti viventi”,
quello eravamo.
Domenica mattina, di buon’ora, io e
una grossa fetta di altri che come me
s’erano levati più o meno all’alba per
liberarsi dall’incombenza del voto e
dedicare la giornata al biblico riposo
del settimo giorno - casalinghe bigodinate, nonni scatarranti, yuppies
che per un mix fra fretta e comodità
stavano col trench sul pigiama e le
ray-ban sulle occhiaie - si girava pallidi e spaesati per la città, cercando
una logica che di logico aveva poco,
tant’è che a ripetizione ci s’incollava
a leggere i manifesti del Comune che
spiegavano numeri e ubicazioni delle
sezioni elettorali.
A dire il vero il problema non era
diffusissimo, riguardando solo coloro
che dalle ultime elezioni a oggi avevano cambiato rione di residenza.
Certo, era arrivato in passato un talloncino adesivo con le nuove coordinate, da azzeccare sulla tessera
elettorale: ma, diciamoci la verità,
quello non se l’è filato nessuno, l’abbiamo incollato e basta, rinviando la
disamina del tutto al momento della
bisogna (vale a dire, le prime votazioni utili). Tanto, ci s’è detti un po’
tutti, che sarà mai: scendi di casa, ti
guardi intorno, e subito nei paraggi
scopri la tua sezione. Perché è lì che
dovrebbe essere, una sezione elettorale: nei paraggi, giusto? E be’:
santa ingenuità. Tant’è che, essendo
io reimmigrato al centro dopo un
bel po’ d’anni di confino rionale, immaginavo, che ne so, un ritorno al
voto nella vecchia scuola De Amicis
(inagibile, certo, ma per andarci a
scuola: o sennò, perché continuano
a metterci dentro roba tipo i camerini dei cantanti della festa della Speranza? Per seppellirli vivi?), o – visto
che in media servono tre-quattro
stanze per sezione – un momentaneo asservimento allo scopo di qualche ufficio del Castello Comunale
(altrove detto Municipio, ma si sa
che qua poi gli architetti si prendono
collera), o dell’Ipsia, o di un’altra decina di siti utili dislocati in un paio di
chilometri quadrati.
E invece no. Invece, giusto per quel
fatto che ‘sto giro i cittadini stavano
già avviliti di loro e bisognava incentivarli ad andare alle urne, dopo tipo
un’ora, duecento imprecazioni e
trenta caffè ristretti ti scopro che
quella fatidica scuola elementare sita
in via T. Capone che mi occhieggiava
dal talloncino di variazione della mia
scheda elettorale era quella del
rione Stella.
Chiaramente, in fondo al rione Stella.
Molto in fondo. Per capirci, a ridosso
della variante SS 18. Da casa mia, settecentotrentadue metri di cammino,
centimetro più centimetro meno.
Ma c’è chi è andato peggio: un vecchietto con sciatica e bastone cer-
cusa mossa al Sindaco è di «aver polemizzato con dirigenti locali e provinciali di An, nonché di aver
contravvenuto alla linea politica del
partito che, in accordo con le altre
componenti del Pdl, aveva deciso di
rinviare la nomina della nuova giunta
comunale a dopo le elezioni», e poi di
«essere intervenuto pubblicamente in
una manifestazione elettorale dell’Udc».
Barlotti ora si trova senza maggioranza in Consiglio - potendo contare
sull’appoggio di soli 14 consiglieri senza un partito alle spalle e con una
chiara minaccia di sfiducia sulla propria strada. Non vorremmo essere al
suo posto ad affrontare prima la prova
in Consiglio comunale, e dopo quella
ben più dura al cospetto della città.
Nuove dimissioni in vista?
Valerio Calabrese
di Ernesto Giacomino
cava Zara e Barlotti nelle liste: era
partito da casa che ancora si votava
per il sindaco. Cosicché niente, individuata la sezione è partito il pellegrinaggio per raggiungerla. Tipo
esodo degli ebrei dall’Egitto: tutti insieme appassionatamente, recitando
salmi e tenendoci per mano, e a guidarci il vecchio saggio in barba
bianca che non reggeva le Tavole ma
portava una tavola: pieghevole, caso
mai necessitasse una sosta per uno
spuntino volante.
Gente che per strada ha disertato,
come no, nonostante tifosi a incitarla
a bordo pista e a lanciarle bottigliette d’acqua fresca. Alcuni s’erano
scordati la dose mattutina di Polase
e ci hanno avuto i cali di pressione, e
qua subito l’ambulanza - che doveva
seguirci a lampeggiante acceso per
regolamento del Coni - li ha caricati
e portati al pronto soccorso (tanto
c’era il voto domiciliare). Poi all’arrivo, che bello, s’era già intorno alle
nove e gli scrutatori commossi ci
aspettavano sulle scale dell’ingresso,
e tutto un coro di dai che ce la fai, e
pure un nastro da rompere di petto
a cura del primo arrivato, e champagne corretto al cappuccino da spruzzarci addosso per festeggiare e fare
colazione contemporaneamente.
A me è andata piuttosto male, m’ero
classificato terzo ma ho avuto una
squalifica: sul finale – vecchio volpone - ho irregolarmente tagliato
per l’Iper Alvi. Il commesso del
banco salumeria se n’è accorto e mi
ha segnalato alla giuria.
Ma tanto, fidatevi, per come sono
poi finite le cose una medaglia di
bronzo non mi avrebbe di certo risollevato il morale.
N°15 25 aprile 2008
Eb o li
3
Il Pd si cappotta, l’Arcobaleno evapora
L’ar mat a invicibile è la tv di Mediase t
L’invincibile armata si è schiantata.
In periferia, prima. Nel centro, subito
dopo. Cuomo, Conte e Melchionda
insieme. Dovevano fare cappotto. Ma
si sono cappottati. Berlusconi umilia
il Pd e cancella la Sinistra Arcobaleno. La storia si ripete. Dal 1994. Il
Pdl festeggia. Alle parlamentari
stappa sempre il miglior spumante.
Dalle regionali ai comitati di quartiere, poi, non ne indovina una. Son
sberle rumorose, alle comunali.
Ma torniamo al Pd. Doveva stravincere. Ha straperso. Ci poteva stare.
Ma non sotto il 30 per cento. A Eboli
si è fermato al 26 per cento. Melchionda, sindaco. Conte, l’ex ministro. Cuomo, il neo senatore. Partita
chiusa. Come il Milan (di Sacchi)
con il Catania. Non c’era storia, non
c’era equilibrio. Alla vigilia. E invece, le vecchiette intimorite di perdere Rete 4, i professionisti
spaventati da Bersani, gli evasori colpiti al cuore, le ragazzine innamorate
di Amici, i fans del Grande Fratello,
gli aficionados di Emilio Fede, tradotto, 11 mila ebolitani spaventati da
Prodi e Padoa Schioppa hanno ribaltato le previsioni. E umiliato i padroni del vapore. I capi del Comune.
Ventisei per cento al Pd.
Flop clamoroso, come si spiega?
Prima considerazione: chi ha fatto la
più insulsi della
storia di Eboli.
Con la Massarelli
disperata, ad attendere imbarazzata che uno, tra
Melchionda,
Conte e Cuomo,
si facesse avanti
ad afferrare quel
maledetto microfono, per porre
fine al balletto del
“chi va a parlare?”...con
la
Da sinistra Carmelo Conte e Gerardo Rosania
gente sotto il
palco ad aspetcampagna elettorale? A parte Cuomo,
tare,
dopo
il
discorso
inutile e ben imi suoi fratelli. Pochi altri, per il Pd.
postato,
del
segretario
del Pd, Luca
Gli sms? Quanti ne vuoi. Li paga il
Sgroia,
da
nessuno
eletto.
C’era tutta
comune, sono gratis per i consiglieri
la
Multiservizi,
sotto
il
palco.
Mai
di via Ripa. Polito li ha fatti in rima,
visti
i
40
operai
più
infruttuosi
della
per l’Udc. Cicia li ha replicati in tre
righi, per il Pd. Rifondazione ha or- storia di Eboli. Tutti insieme, ad apganizzato la festa postuma, con Ca- plaudire il Pd. Fuggiti via, non apparezza. Clamoroso autogol, con il pena Melchionda ha finito il suo
cantante di “siamo fuori dal tunnel”, discorso. All’appello mancavano i
sottotitolo amaro: “ma soprattuto dal convenzionati del piano di zona. InParlamento”. Non ha funzionato il grati. Nemmeno a ringraziare Cicia,
Pd. E’ andata peggio alla Sinistra Ar- l’assessore che li vuole contrattualizcobaleno, polverizzata. I motivi della zare a tempo indeterminato. Una
sconfitta? 11 mila ebolitani tv-patici? piazza elettorale così...non ha senso,
Troppo comoda, come spiegazione. non ha sapore, non dà piacere. QualLa legge elettorale, colpa sua, sem- che ex diessino, ammette serafico:
pre lei? La chiave di lettura, ai comizi “forse l’accordo tra Cuomo e Conte
non era il caso di farlo”. Gli ebolitani
hanno scrollato le spalle, hanno votato Berlusconi.
Dopo il Pd, ha parlato il centrodestra.
di Francesco Faenza Questa volta con Cardiello. Alla
quarta elezione in Parlamento. Si è
moglie vengono trasferiti di seggio.
preso lo sfizio di provocare, CarScelta d’imperio. Avviso pigro.Viene
diello. Di lanciare messaggi infuocati
allertata solo la moglie. Decine di
ai giovani della sinistra giovanile, decittadini di Santa Cecilia si sono rifiniti “terroristi e spacciatori”. Introvati iscritti a Eboli, a 15 chilomesieme a Cardiello, anche Corsetto ci
tri di distanza da casa. E viceversa,
ha preso gusto. Scatenando una quasi
alcuni ebolitani sono andati a votare
rissa a fine comizio. L’unica nota
a Santa Cecilia. Caos ai seggi, caos
emotiva della più apatica campagna
negli uffici comunali. Una domenica
elettorale. Pd con la piazza piena e le
bestiale, con un dubbio che ci assilla,
urne vuote. Pdl con la piazza (semi)
ma vuoi vedere che sto pool di geni
vuota e le urne piene. I dati della povoleva il doppio dei soldi da Mellitica non smettono di sorprendere.
chionda?
Anche se dal 1994 si va avanti così.
Con la destra a festeggiare le parlaComitato Epitaffio, voto 4: momentari. E la sinistra a gioire alle restrarsi supini al potere, a prescingionali, alle provinciali e alle
dere, è esercizio personale di
comunali. Altro comizio, quello della
indegnità politica. Se l’intero quarSinistra Arcobaleno. Se parla Catiere protesta contro il taglio di alriello, non viene data la parola a Roberi secolari, gli esponenti del
sania.
comitato di quartiere farebbero
Se c’è Rosania sul palco, Cariello
bene a capire prima la questione, ins’inventa una coda sulla tre corsie,
vece di fare i complimenti all’ammianche alle tre di notte. Poca gente
nistrazione comunale contestata, dai
anche in questo caso, ancora meno
residenti. Tra incenso e inchini, si
alle urne, per l’Arcobaleno sfocato.
perde la faccia e la credibilità. QueCosa abbiano fatto i Verdi, non s’è
gli alberi secolari buttati giù, tanto
capito. I comunisti italiani li sentiamo
male non stavano. Dopo il taglio lo si
ogni domenica in piazza, non sono un
è capito. Se poi la ditta che li ha ammistero. Il segretario di Rifondazione
putati, ha ammesso che: “si, è vero,
ha parlato a lungo, incassando una
mesi prima qualche albero secolare
scoppola senza precedenti. Per Masillo (Rc) come per Sgroia (PD) si è
continua a pag.17
Le Pagelle
Politica, baby gang e spaccio di
droga. Cronaca ed elezioni tengono
banco a Eboli, con l’arresto di spacciatori insospettabili e risultati elettorali mortificanti.
Pool comunale per le elezioni, voto 3: una squadra di
esperti, selezionati tra le menti più
brillanti del comune. Li ha scelti il
sindaco Melchionda, con il beneplacito del direttore generale, della
giunta e del Pd. Un pool di geni del
conteggio, dell’organizzazione sezione per sezione. Un pool lautamente ricompensato, con 210 ore di
straordinario, per un incasso pro capite di oltre 2500 euro. Un pool che
dovrebbe chiedere scusa agli ebolitani, richiesta minima, e restituire i
soldi per lo straordinario, richiesta
utopica, dopo il disastro ai seggi. Domenica 13 aprile, ebolitani iscritti da
sempre al seggio 15 sono stati spostati al 16. Circa mille trasferimenti,
da via Italia a piazza Borgo. Centinaia
di ebolitani si sono ritrovati certificati elettorali inutili, tra le mani. Il
pool di Melchionda si difende:“colpa
dell’ufficio postale”. La posta ribatte:
“avete i vostri uffici, non raccontate
ciance”. Tanti i paradossi. Marito e
aperta una voragine. Di fronte a queste sconfitte, farsi da parte è il minimo che si possa fare. Bravissimi a
compilare le liste degli scrutatori,
Sgroia e Masillo. Destinatari di una
batosta elettorale senza precedenti, da
dimissioni ad horas.
Pd come Pdl. I dirigenti del Pdl continuano a chiedere il cambio della
legge elettorale. A Berlusconi è andata di lusso. La legge non cambierà.
A meno che il referendum...la sinistra
riparte da zero, senza i Verdi è decisamente meglio, senza il Pdci, non si
sa. Il migliore Pd ebolitano è arrivato
al 26 per cento. Il Pdl di Busillo canta
vittoria: “l’onda lunga continuerà per
cinque anni”. Nemmeno il tempo di
finire la frase, illusoria e sballata che,
dalla vicina Campagna, arrivano i
dati delle comunali. Berlusconi ha
trionfato alle parlamentari. E il centrodestra con lui. Alle comunali, il
centrosinistra è avanti di 20 punti in
percentuale (con Luongo), rispetto
alla candidata del Pdl. La storia si ripete. Alle parlamentari, non c’è Veltroni o Rutelli che tenga. Vince
sempre Berlusconi, a sud. Anche con
Prodi. Alle comunali, invece, si volta
pagina. La gente dimentica Amici,
Grande Fratello e De Filippi, per votare a sinistra. Da 14 anni è sempre la
stessa canzone. E ogni volta c’è qualcuno che prova ad abbattere il sindaco. “E’ un voto che riguarda
l’amministrazione comunale, dobbiamo darci una mossa” dichiarano
Giancarlo Sibona e Carmine Caprarella, due “alleati” di Melchionda.
Il centrodestra vuole la testa del sindaco: “si deve dimettere, insieme a
Bassolino”. Melchionda cala la saracinesca e bofonchia: “troppa gente
nella mia maggioranza parla per
conto suo. Troppe dichiarazioni sui
giornali, ora basta, Caprarella deve
stare zitto”. Caprarella? E Cicia che
promette di stabilizzare i valorosi
convenzionati del piano di zona,
senza spiegare come? E la decima
firma annunciata dello stesso Melchionda sul polo agroalimentare di
imminente costruzione (sono passati
vent’anni...). E le sparate degli assessori che girano con l’auto dei vigili
urbani e chiudono indagini prima che
i carabinieri le aprano?
E i Socialisti diventati sfingici, dopo
la batosta elettorale e l’elezione dell’amico Caldoro, in Parlamento, con
il Pdl? Le reazioni lasciano il tempo
che trovano. Isteriche o giuste che
siano. Dal 1994 a Eboli non cambia
niente. Berlusconi vince alla parlamentari, le prende alle comunali.
Checchè ne pensano Busillo, Corsetto e Vecchio, già impegnati in uno
scontro interno per chi proverà a essere il primo sindaco del centrodestra, a Eboli. Non prima del 2010.
Francesco Faenza
N°15 25 aprile 2008
Se le
4
A Campagna vanno al ballottaggio Biagio Luongo e Giovanna Magliano
In caso di una sua “sconfitta” ci sarebbe un sindaco “zoppo”, cioè senza maggioranza
Campagna - Si è dovuti superare
la mezzanotte del 15 Aprile per conoscere il dato amministrativo di
Campagna. Una giornata intera vicino al computer.
Netta inversione di tendenza rispetto al voto politico, che a Campagna ha fatto attestare il PdL ed il
Movimento Autonomista di Raffaele Lombardo (eletto Governatore della Sicilia con una
maggioranza molto ampia, oltre il
65% rispetto ad Anna Finocchiaro)
intorno al 60%, mentre il PD di
Walter Veltroni ha superato di poco
il 28%.
Non c’è stato, quindi, l’effetto trascinamento, anzi l’elettorato evidentemente ha dato un giudizio
netto, pur mandandolo al ballottaggio,
su un candidato inventato dal nulla
nel giro di 24 ore.
Ciò, a riprova, se ancora ce ne doveva
essere conferma, che a livello locale i
cittadini guardano la persona ed il governo della loro comunità, soprattutto
quando esso è stato condotto all’insegna della continuità e della stabilità,
oltre che delle realizzazioni concrete
in tutti i settori o quasi.
Mette cioè a confronto l’impegno di
una vita e l’improvvisazione, la pas-
Giovanna Magliano
sione civile, la militanza e tant’altro.
Già dalle prime videate che comparivano via Internet, erano pressappoco
le 16, e già si evinceva che il sindaco
uscente era abbondantemente oltre il
42%, mentre Monaco e Magliano si
attestavano entrambi tra il 25-26%,
poco più, poco meno.
I dati relativi a Cosimo Tartaglia e
Vito Ceriale non superavano l’unità,
oscillando rispettivamente tra il 4 ed il
2%. Così ancora alle diciassette nelle
diciotto sezioni del centro picentino
del Sele. Dalle venti in poi, con una
Biagio Luongo
tendenza delineatasi sempre più marcatamente col passare delle ore, si notava qualcosa di clamoroso, ma
certamente prevedibile, a vantaggio
del primo cittadino in carica.
Chiaro, però, il quadro definitivo solo
a mezzanotte circa: Biagio Luongo
4.860 (46,47%) voti, seguito da Giovanna Magliano con 2.610 voti
(24,96%), seguita a sua volta, a ruota,
da Roberto Monaco con 2.369 voti
(22,65%). In coda, invece, Ceriale
(196 - 1,87%), più che doppiato dall’ex Assessore Tartaglia (423 -
S. Cecilia: No alle ecoballe a “Coda di Volpe”
Melchionda corre a Napoli per illustrare le ragioni di Eboli
Un grido d’aiuto, disperato, di alcuni
amici di S. Cecilia di Eboli, ci ha
portato, per la prima volta, nel bel
mezzo di una manifestazione di cittadini capitanati dal sindaco di Eboli,
Martino Melchionda, e da numerosi
assessori della sua giunta.
In località “Coda di volpe” dove è situato una proprietà dell’Istituto
Orientale di Napoli di oltre 200 ettari, affidati in concessione ad agricoltori ebolitani è già stato
predisposto un sito di stoccaggio che
dovrebbe accogliere le ecoballe provenienti dai Cdr. Realizzata una
strada in terra battuta e sistemate le
vasche di cemento, costruite e mai
messe in opera per la realizzazione
di un depuratore, ecco che si avvicina il momento dell’apertura del
sito. Martino Melchionda non ci sta
e chiama a raccolta un centinaio di
cittadini della zona a presidiare l’ingresso dell’azienda agricola. Vigili
urbani e assessori fanno capannelli
scambiandosi notizie sul viaggio del
sindaco Melchionda partito per Napoli per tentare di fare argine contro
la scelta del Commissariato anche
con proposte alternative. Qualcuno
apre il cancello esterno, utilizzato
anche per l’accesso ad altri poderi
della zona. I dimostranti si inoltrano
sullo stradone fino al cancello dove
sono situate le vasche per prendere
visione dell’area. Lucchetti e un ulteriore cancello sbarrano il passo e
impediscono ai dimostranti di fare il
“sopralluogo” dell’impianto. Intanto
una carovana di trattori supera il cancello e s’inoltra nei campi. Al ritorno
ci si rende conto che i lavori realizzati finora pongono molto in alto
l’asticella da superare per bloccare il
tutto. Anche la via giudiziaria sembra destinata a chiudersi di fronte all’emergenza…
L’unica strategia che percorre le
menti delle persone è quella di allargare l’adesione alla protesta coinvolgendo anche la vicina Capaccio:
“sarebbero loro i più penalizzati se il
sito cominciasse a funzionare!
Speriamo che il sindaco Pasquale
Marino, sensibile a queste proble-
matiche, faccia sua una battaglia di
salvaguardai del territorio. Chi verrebbe a bagnarsi nel nostro mare con
un sito di stoccaggio a 700 metri dal
litorale?” Intanto è arrivata la Digos.
Un responsabile delle forze dell’ordine, molto accigliato, tenta di convincere i gli amministratori presenti
a togliere il blocco. Questi chiedono
di aspettare almeno il risultato dell’incontro che Melchionda sta tenendo a Napoli. La vista della foto
camera irretisce il “commissario”.
Due agenti si avvicinano e chiedono
i documenti al giornalista a cui viene
chiesto di uscire dal perimetro dell’azienda. Un cordone di uomini si
forma a fare pressione per allontanare anche gli altri astanti.
La gente tenta una “resistenza” ma
non ci sono i numeri per fare di più
B.S.
4,04%). Le Schede Bianche sono risultate 119 (1,1%) e quelle Nulle 243
(2,25%). Una sola (0,01%) è stata
contestata. Totale Voti validi 10458.
Sulla base di questi dati, già viene
fuori la geografia del nuovo Consiglio
Comunale.
Innanzitutto, avendo le Liste Collegate a Biagio Luongo superato il
50%, raggiungendo per l’esattezza i
5.233 voti (51,75%), il sindaco
uscente potrà contare della maggioranza assoluta nel nuovo consesso civico.
In caso di vittoria per Luongo al Ballottaggio, questa sarà la distribuzione
dei Seggi: 12 consiglieri + Sindaco
Luongo; 4 consiglieri + Magliano; 2
Consiglieri + Monaco. Così, invece,
in caso di sconfitta per Luongo e vittoria della Magliano: 11 Consiglieri +
Luongo; 5 consiglieri + Magliano sindaco; 2 consiglieri + Monaco. Se si
dovesse, quindi, arrivare alla seconda
ipotesi, il neo sindaco Magliano, sarebbe una “anatra zoppa”, cioè non
avrebbe la maggioranza in consiglio
comunale, cosa che è successa, per
esempio, a Battipaglia, città praticamente ingovernabile.
I nomi dei consiglieri eletti ancora
non si conoscono, perché è al lavoro
in queste ore la commissione centrale,
che comunque farà la proclamazione
dopo l’esito del secondo turno.
Anche, se in base agli Articoli 72 e 73
del DL n. 267 del 18 agosto 2000, il
cosiddetto T.U. degli Enti Locali,
chiunque con dati alla mano può fare
i calcoli necessari per arrivare a conoscere già da ora i nuovi eletti.
Ormai è cosa certa, il Ballottaggio del
27-28 Aprile vedrà il sindaco uscente
Biagio Luongo, dirigente PD, appoggiato da tutto il Centro-Sinistra, sfidare Giovanna Magliano, dello
Schieramento di Centro-Destra.
Sarà sicuramente una battaglia avvincente, ma leale e che vinca il migliore,
per dirla in gergo sportivo.
Resta l’incognita sul cosa faranno i tre
candidati-sindaci “trombati”, due dei
quali, si presume, stando ai voti, al
momento ricevuti, potrebbero non
raggiungere nemmeno il quorum per
avere una presenza nel futuro consiglio comunale.
Cosimo Tartaglia non dà nessuna indicazione, perché, a suo parere, “imporre il voto è un atto di superbia e
presunzione”. “La gente”, così ha
continuato l’ingegnere-candidato,
“saprà orientarsi”. Roberto Monaco,
invece, non intende “fare l’errore del
2003” (allora diede indicazione di
voto per il candidato di centro-sinistra
Biagio Luongo, che poi fu eletto sindaco). Infatti, l’architetto-candidato si
ritiene “alternativo all’amministrazione uscente”. Per l’avvocato, che
non nasconde simpatie per il centrodestra, l’elettorato “è libero di scegliere, nell’interesse della città, chi
Alle politiche
stravince
Berlusconi
L’onda d’urto che si è abbattuta sul
Parlamento italiano, un vero tsunami così è stata definita, non ha risparmiato Campagna, dove è
addirittura più marcata. In merito
al voto politico nazionale va fatta
una considerazione e cioè che a livello locale si registrano consistenti voti al Senato per il
Movimento “Autonomia Sud” di
Raffaele Lombardo, che ha raccolto
598 Voti (6,99%), perché c’era la
candidatura locale di Vito Capaccio,
e alla Camera, grazie alla Candidatura, sempre locale, di un giovane
de “La Destra” storaciana, Roberto
Manna, che ha raccolto ben 259
Voti - 2,59%. Una percentuale che
supera anche quella nazionale.
L’Italia volta pagina e passa dal Bipolarismo al Bipartitismo. L’asse
della politica nazionale si sposta più
a nord e più a destra. Torna Berlusconi e di fatto, molto probabilmente, “comanderà” Bossi.
A Campagna i numeri sono chiari:
Senato - Berlusconi 5.091 voti
(59,49%) e Veltroni 2.411 voti
(28,17%); Camera - Berlusconi
5.933 Voti (59,4%), Veltroni 2.888
(28,91%).
vuole”.
Giovanna Magliano, da noi avvicinata, si è dichiarata moderatamente
soddisfatta del risultato ottenuto, pur
non ritenendolo esaltante rispetto a
quello politico.
Dice che ce la metterà tutta per diventare, prima donna nella storia della
città, sindaco di Campagna.
Biagio Luongo, dal canto suo, non nasconde la sua gioia ed ha dichiarato:
“È stato premiato il buongoverno, la
fattività e la stabilità.
Ce la metteremo tutta, io e le mie liste,
ma non solo, per ritornare al lavoro
nella continuità e nell’interesse di
Campagna. Mi appello a tutti coloro
che al primo turno non ci hanno votato.
Campagna ha bisogno di guardare in
avanti e la mia compagine non ha bisogno di studiarsi prima tutte le carte
e di comprenderle per poi andare
avanti. Per noi sarà sufficiente rimettersi al lavoro, che abbiamo lasciato
da poco”.
In ogni caso, l’esperienza insegna che
al primo turno l’elettorato d’appartenenza ti segue.
In seconda battuta, si smarca, si rende
più libero e va dove lo porta il cuore o
la ragione o tutte due messi assieme.
Mario Onesti
N°15 25 aprile 2008
A g ro p o li
5
Te r r a d i m e z z o, t r a I s l a m e C i l e n t o
“Agropolesi: Saraceni, pescatori e consumatori di pizza...”
Acropoli è un termine greco (
Akros=alto, polis=città) che indica
la parte alta della città. Nella Grecia antica indicava la parte di città
che veniva costruita sopra un’altura
e cinta di mura. L’Acropoli (parte
alta) delle città greche, era, in età
micenea la residenza del re, col
tempo divenne centro religioso, sede
di templi e luoghi di riunione.
L’Acropoli di Agropoli fu costruita
dai greci fondatori di Paestum a difesa del porto ed in onore del dio del
mare ivi costruirono un tempio dedicato a Poseidone, ora, fondamenta
del famigerato Castello, privatizzato, banalizzato, “macdonaldizzato”, come tutte le gloriose rocche
del Cilento. Nell’800 d.C. gli arabi
si attestarono ad Agropoli, relegandola a postribolo per le loro scorrerie nel basso Tirreno. Agropolesi,
Saraceni e pescatori, gran consumatori di piazza, pizza e di ficazzane, su e giù per il porto ad
invidiare alberi maestri e mastodontici barconi, che “mallarde” in
tacco a spillo e panciuti “terroncummenda” utilizzano nel weekend
per le loro scorribande nelle acque
cristalline della baia di Trentova,
mentre noi poveri meschini che
d’estate scavalchiamo monnezza e
rocce per sognare un incontro con
sirene voluttuose tra le onde, siamo
circondati da chiazze di petrolio e di
olio abbronzante. Agropolesi cinefili
d’antan, quando negli anni ’60 e poi
nei successivi settanta si andava al
cinema ad Agropoli a vivere il sogno
degli spaghetti-western e dei maestri
del cinema americano, poi si finiva a
mangiare la pizza dal Guercio o da
Borrelli e il pesce da Carola, per
quelli che avevano la lira e si vestivano come John Travolta ne “La
febbre del sabato sera” per far
Torneo di calcio e rigurgiti borbonici
Una squadra di Brescia ed una di Varese
non par tecipano al torneo di Agropoli
Sia ben chiaro che nel calcio cosiddetto da “professionisti” non ci
credo più.
Da tempo mi sono allontanato perché i piedi miliardari non mi attirano più. Solo il calcio, e le altre
attività sportive, a livello dilettantistico, mi trovano in grande simpatia.
Vedere i ragazzi, e gli accompagnatori, di molte parti del mondo, partecipare con entusiasmo al torneo,
è per me grande gioia. Non solo
per loro. Ma anche per noi. Anzi per
i nostri giovani, per i nostri ragazzi,
che hanno capito che l’importante
non è vincere, ma partecipare.
Come diceva il grande De Coubertin. E loro hanno partecipato con
passione, per esprimere il meglio di
loro stessi, per non sfigurare di
fronte agli avversari ma principalmente per non sfigurare davanti ai
genitori.
E molti genitori erano presenti sugli
spalti. Per seguire i propri figli. E
questa è una abitudine che dovrebbero prendere tutti i genitori di
Agropoli e del Cilento. Far sentire
la loro presenza non solo davanti
agli stupidi sceneggiati della TV in
prima serata, ma anche, e principalmente, nelle manifestazioni “edificanti” della loro giovane vita.
Un episodio increscioso è stato
quello della squadra iscritta di Bre-
scia e quella di Varese che non si
sono presentate per paura della
“monnezza”.
Certamente non li condanno. Forse
anche io avrei fatto la stessa cosa…
non conoscendo la geografia! Agropoli dista da Napoli oltre cento
chilometri.
Certamente non tocchiamo il
fondo come il capoluogo partenopeo.
La raccolta dell’immondizia viene
portata avanti nel pieno rispetto
delle regole. Forse lascia un poco a
desiderare la raccolta differenziata,
ma mi auguro che anche in questo
campo vengano presi seri ed immediati provvedimenti.
Pur producendo la nostra immondizia, riusciamo a toglierla dalla
strada nella spazio di ventiquattro
ore. L’attuale amministrazione si sta
dando da fare per dare un nuovo
volto alla cittadina.
Certamente miracoli non se ne
possono fare e problemi correnti in
altri paesi del circondario sono in
minima parte presenti anche da noi.
Sia ben chiaro che non è mia intenzione condannare Brescia e Varese
sol perché non sono venute per
paura di contaminazioni (sic!), però
penso che una più accurata analisi
della situazione del nostro territorio le avrebbe spinte a partecipare.
Quest’anno ricorre il centottantesimo anniversario della Rivolta del
Cilento del 1828 contro i Borboni
di Napoli. Nel 2008 i rigurgiti borbonici sono ancora evidenti.
Vanno combattuti inesorabilmente
non con pistole, sciabole e fucili, ma
con una attenta campagna di sensibilizzazione della popolazione.
La NUOVA RIVOLTA DEL CILENTO sarà una rivolta culturale. I
nemici sono diversi, gli scopi sono
diversi, le armi sono diverse.
Ed anche i rivoltosi sono diversi.
Gli intellettuali del Cilento devono
far sentire la loro voce – chiara e
forte – per una rivoluzione culturale e pacifica che deve ancora incominciare.
Catello Nastro
colpo sulle belle saracene. Le Agropolesi ambiscono a dei greci e impalmano
Pestani,
Iunganici,
Gliastresi, Torchianesi……e bronzi
di Spinazzo, hanno vita grama e
guardano al natio borgo come al
luogo dei sogni perduti, vi fanno ritorno tutte le sere e la loro prole si
sente Agropolese mica dei paesi vicinori. Corso Garibaldi, la Portofino “dè noi antri”, la Porto cervo
“dei poveri”, il grande vascone
dove torme di adolescenti acerbi e
timorosi dei loro sconvolgimenti ormonali, va su e giù tra piazza Vittorio Veneto e gli
scaloni
dell’Acropoli, circondati da trentenni persi nel vuoto dei loro pensieri, da quarantenni immersi nelle
loro frustranti carenze affettive, da
cinquantenni alla perenne ricerca
del proprio io, forse perso tra ormoni, delusioni e sconfitte da cui è
difficile riaversi. Forse la fine di un
ciclo, non solo politico, chiude definitivamente la stagione spensierata
del giovanilismo alla Peter Pan.
Lucio Capo
Torchiara
Antonio Bassolino
ha inaugurato
il PalaCilento
Mercoledì 16 aprile ha aperto i
battenti il PalaCilento: il palazzetto dello sport realizzato a
Torchiara al servizio di tutto il
comprensorio dell’Alto Cilento.
All’inaugurazione che ha avuto un
grande concorso di intervenuti,
hanno parteciperato il presidente
della regione Antonio Bassolino, il presidente della provincia
Angelo Villani, accompagnato
dall’assessore ai lavori pubblici
Franco Alfieri, il sindaco di Torchiara Raffaello Gargano.
La cerimonia è stata officiata dal
vescovo di Vallo della Lucania monsignor Giuseppe Rocco Favale.
Dopo la cerimonia d’inaugurazione si è disputata una partita di
basket amichevole tra le squadre
Prima Veroli (A2) e Igea Sant’Antimo.
L’idea di questo progetto ambizioso risale al lontano 1985 ed
ha richiesto un investimento pari
ad oltre 3 milioni di euro. “Un progetto certamente ambizioso - dichiara Franco Alfieri, assessore
provinciale ai lavori pubblici, promotore instancabile dell’opera ma fondamentale per la crescita
del tessuto economico, sociale e
culturale non solo del comune di
Torchiara, ma dell’intero comprensorio cilentano”.
Il Comune di Agropoli,
approva il regolamento
per installazione delle
antenne di telefonia
Approvato dall’amministrazione
comunale agropolese, presieduta
dal sindaco Franco Alfieri, il
“Regolamento per l’installazione e
l’esercizio degli impianti di teleradiocomunicazione ed in particolare di telefonia mobile”.
L’obiettivo è minimizzare l’esposizione all’inquinamento elettromagnetico legato alle installazioni per
la telefonia mobile, contenere l’impatto visivo e ambientale delle
strutture per la telefonia cellulare,
stabilendo prescrizioni alle quali i
gestori dovranno attenersi e indicando agli stessi le aree idonee e
disponibili in cui ubicare gli impianti.
«Lo scopo – afferma il primo cittadino di Agropoli, Franco Alfieri - è garantire il più razionale
inserimento degli impianti di telefonia mobile e teleradiocomunicazione nel territorio, perseguendo
la razionalizzazione, l’accorpamento e l’ottimizzazione degli interventi previsti dai gestori di
concerto con il Comune, anche attraverso l’individuazione, la condivisione e la messa a disposizione
di aree ed immobili pubblici».
«E’ vietato – spiega ancora l’assessore all’Ambiente, Antonio
Pepe - installare nuovi impianti
per la telefonia mobile e la teleradiocomunicazione negli ambiti territoriali che costituiscono oggetto
di particolari tutele e salvaguardia,
in considerazione delle caratteristiche storiche, architettoniche ed
urbanistiche».
L’installazione degli impianti sulle
coperture dei complessi edilizi ed
edifici di interesse storico-architettonico, culturale e testimoniale
è consentita alle condizioni dettate
dalle leggi e dalle disposizioni regionali e nazionali vigenti.
Al fine di coordinare ed autorizzare le installazioni di impianti per
la telefonia mobile e la teleradiocomunicazione, i gestori dovranno
presentare, entro il 30 settembre
di ogni anno, il programma di installazioni da effettuarsi nell’anno
successivo, indicando i siti puntuali
di localizzazione degli impianti
nonché le eventuali aree di ricerca.
6
A lb a n e lla -A lta v illa
N°15 25 aprile 2008
E’ Albanella il paese ritratto da Hackert in un quadro del 1782
Il presidente dell’opera “Nicola Vernieri” propone di valorizzare la circostanza
Nel 1768 soggiornò a lungo a Roma,
a Firenze ed a Napoli, dove apprezzato e già famoso venne dal re Borbone Ferdinando IV nominato
pittore di corte e di conseguenza
commissionato di molti quadri che
Hackert nel “paradiso” di Napoli
come lui stesso ebbe a scrivere in
una famosa sua lettera. Abbiamo incrociato un quadro che realizzato
nell’anno 1782 e denominato “Veduta di Persano” ed a firma del
grande pittore J. P. Hackert, riproduce “fedelmente” il Palazzo Reale
di Persano con il paesaggio circostante mantenendo in primo piano un
cavaliere e più in avanti lungo la
strada un viandante preceduto da un
cane e ancora più nel mezzo quasi in
aereo annuncio del Palazzo Reale di
Caccia di Persano un pastore con il
suo gregge e sulla sinistra in collina
ed è questo il motivo e l’orgoglio del
nostro progetto, un “Paese” che identificato dallo sfondo riconoscibile dei
monti retrostanti studiati dall’architetto Giovanni Pisano ( L’architetto
G. Pisano ha pubblicato uno studio
dal titolo “A Persano sulle tracce di
J. P. Hachert che è stato pubblicato
dalla rivista specialistica “Archeologia e Storia” nell’anno I numero I
dell’agosto del 2003) non può che
essere …Albanella.
Infatti il profilo inconfondibile individuano chiaramente alla vista i
monti retrostanti che risultano quindi
quelli di Capaccio Vecchio, del
monte Soprano e del monte Vesole e
più in fondo ancora sul lato sinistro
del quadro quasi biancastro nel sua
forma evanescente sicuramente il
monte Chianello. Individuati e collocati poi i monti nel loro profilo di
sfondo si può individuare anche e
chiaramente il punto di vista di realizzazione del quadro o meglio il
luogo da cui il pittore J. Hackert
“Negli Occhi”concepì il quadro e lo
dipinse e che non… può che essere
collocato a non più di due chilometri
di distanza dal Palazzo Reale di Caccia e precisamente nella parte alta
della località detta comunemente
oggi “Femmina Morta” ma che cartograficamente invece è denominata
nella toponomastica ufficiale ebolitana come la località “Consiglio”.
Questa sicura quanto scientifica “lettura” del quadro e ricordo che nulla
osta presso la Pinacoteca della Reggia di Caserta dove il quadro è conservato e dove è raccolta tutta la sua
documentazione di accompagnamento e di studio, è ancora e di più
supportata dalla strada raffigurata nel
quadro e lungo la quale galoppa veloce in sella ad un cavallo ‘aggiungiamo noi, “Persano”un cavaliere era
quella che provenendo da Eboli portava verso Paestum (la tesi è tenuta e
confermata da alcune incisioni a
copia diffuse di questo dipinto da
A sinistra il quadro che ritrae
Persano, sopra l’autoritratto
dell’artista
parte di Georg Abrabam Hackert appunto titolate”Veduta di Persano
dalla strada verso Paestum anno
1786” ed in cui si leggeva “questa
strada attraversa, in prossimità del
fiume Sele, la località denominata
“Lagaro di Pastorino” da dove continuando si arrivava alla “Scafa” e che
era nelle immediate vicinanze del
Palazzo Reale di Persano.
pinti nel segreto del suo studio, dove
ricordando dipingeva ma…senza
mai però tradire benché minimamente l’impostazione topografica e
paesaggistica del suo quadro come
…dimostrano tantissime altre sue
tele e che al giudizio di molti critici
importanti lo licenziano oltre che
come il più illustre rappresentante di
questo particolare filone della storia
“vanto” cittadino capace di accendere sempre di più quel sentimento
di “appartenenza” che meglio permette ad una comunità di affrontare
le sfide e non solo economiche che
verranno. Pubblicare a conforto del
“Convegno” una breve guida del
quadro “Veduta di Persano” e distribuire alla popolazione una “Cartolina” commemorativa dell’evento.
Gaetano Ricco
“Per le vie dell’ospedale”, mezzo secolo di
sandali consumati a infondere speranza
“Gennarino
di Sanrappresentata
Giuseppe VesuPertanto
la località
da
in coma
vigile,
per
J.viano,
P. Hachert
non
può mi
nonscambiò
essere che
il Padreterno
ch’eradivenuto
a prenquella
di “Lagaro
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o
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siccome
nel“Consiglio”
suo immaginameglio
località
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rio alla
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cui
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valutate, osservate
inbarba cappuccinesca
che mi porto
dividuate
le necessarie coordinate
tolunga ed incolta,
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ebbe paura”.
pografiche
il centro
possiamo
A Salerno,
“Per le
vie dell’ospedale”
con
sicurezza
concludere
che il
da cinquantanni
si trovadel
il volto
in“paese”
posto a sinistra
Palazzo
confondibile
di Candido
Gallo,sulle
frate
Reale
di Persano
ed adagiato
cappuccino
ed assistente
religioso.
colline
retrostanti
non può
che es-E
non Albanella
solo: scrittore,
a partire
da “Sasere:
e il suo
centro abitato
lernoè ore
1,52”,addirittura
il palpitante
repordove
possibile
scorgere
sull’alluvione
del
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campanile,
la chiesadidiSalerno
San Matteo
e di
titoli. la“…E
sì che
e1954,
più in
là altri
verso16destra
chiesa
di
ne consumai
di sandali inancora
quasi ed
cinSanta
Sofia, è…prezioso
a
quantanni”,
aggiunge
ironico.
supporto
della
veridicità
dell’ “Indi“Per le vie dell’ospedale”,
si dividuazione”
di Albanella già
come
il
ceva, èposto
il titolo
del suo ricordare
ultimo libro,
paese
in collina,
al
182 pagine,
dalle edilettore
che 12
se euro,
essi edito
nell’osservare
zioni “Il serafico”. la tela troveranno
“realisticamente”
Il ricavato
delle vendite,
come
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come
cadeesempio
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questo non èdevoluto
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associazioni
missionarie.
una
dell’artista
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sto
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ristrutturazione
eseche lonegli
hanno
portato
nelle
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‘50 ealselavoro
ancora
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strutture
profilo
di sanitarie
Albanellasalernitane,
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un
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Leonardo,
paese”
facciata
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Silentina,
dove
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di Persano
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1926.laterale infatti
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è scandita
nove finesentazione
sabato 19
aprile,
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undici finestre
come
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di locaporta
questo è dovuto
al
lità Cerrelli,
con inizio
alle ore
17.
fatto
che J. P. Hachert
talvolta,
come
L’organizzazione
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tanti
grandi, completeva
suoiLions
di-
Club Paestum e la serata sarà condell’arte
anche
come il più
fedeleDe
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dotta dalla
giornalista
Patrizia
scrupoloso
esporre,
avere
Mascellis e e…allora
da Vincenzo
Mallamaci,
nella
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a bepresidente
“E ti Comunale”
porto in Africa”,
neficio
di tutti quei
cittadini dileAlbal’associazione
che organizza
attinella
vorrannosanitario
riconoscersi
e
vità diche
volontariato
in Africa
riconoscendosi
di numerosi mediciritrovarsi
salernitani.negli
“Occhi”
di un delle
grandenostre
pittorevite
e pertoclui
“L’orizzonte
godere
del ricordo
del “Gran Tour”,
cate, quando
la intersecano,
della
della
gloria diper
artisti
e sono stati della
tanti
esperienza
la sofferenza,
che
nostra terra,
gioiavistando
per unalaguarigione
o qui
per veun
nivano
gli deidi acaleidoscopio
inseguire ed
parto, inpresso
una sorta
alimentare
“sacro fuoco delprivilegiato,iledloro
autentico”.
l’arte”.
Potrebbeil una
volta generale
poi che,
Attilio Bianchi,
direttore
con
tutti iSa2,
permessi
la certificazione
dell’Asl
nella eprefazione,
così
ufficiale
Pinacoteca
della Regsintetizzadella
il cuore
delle esperienze
gia
di Caserta,
ne avremo realizzato
presentate
dall’autore.
una
“Copia
un
“Non
è un d’Autore”
diario una costituire
cronaca una
nuovo,
importante
motivo
di
storia, diverso,
raccoglie,
invece,
lembi
d’anima sul crinale di vita e di morte,
e racconta di rinascite umane e spirituali, offerte alla mia esperienza di
frate giovanissimo, maturo e vecchio,
siccome vado per gli ottanta”, spiega
il padre cappuccino.“I ricordi e le avventure, di cui sono stato testimone
– aggiunge padre Candido - e ora attore in quasi mezzo secolo nella vita
d’ospedale, dormivano nel cassetto
e i fogli, cui li avevo affidati nelle diverse tappe di questo mio irrequieto
andare, ingiallivano, sparsi qua e là”.
Ed ecco allora l’idea di riunirli in un
volume.
“Aspettavano d’essere raccontati
quei ricordi e quasi fremevano nei
cassetti”, confessa l’autore.
Oreste Mottola
N°15 25 aprile 2008
A lb u rn i
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Lo “Spar viero di Rivombrosa” avvistato a Palomonte
“La mia famiglia vive qui. Sono più campano c he canadese”
Tra una fiction televisiva e un film d’autore Antonio Cupo, trent’anni, si rigenera nella sua terra d’origine,
Palomonte. È qui che risiede, lavorando
per più di sei mesi all’anno in Italia.
Pausa elettorale. L’attore di “Elisa di Rivombrosa”, il ballerino di” Ballando con
le Stelle”, il partner cinematografico di
Penelope Cruz è ritornato a casa per votare. Sta per parcheggiare nell’atrio del
ristorante “il Camionista”, a pochi passi
dallo svincolo autostradale di Sicignano
degli Alburni, mentre intravediamo i lineamenti del suo viso. Porta un berretto
verde, ha una felpa blu con cappuccio,
barba incolta, giubbetto in pelle, pantaloni scuri, scarpe da ginnastica ed è in
compagnia di sua cugina Rossella, quindici anni, entrano insieme nel bar, li attendiamo uscire all’ingresso.
Non appena fuori sgrana gli occhi sentendosi chiamare, sembra aspettarsi tutto
tranne che un giornalista appostato per
intervistarlo. Sorride per la meraviglia,
si sporge e con il dito all’insù ci chiede
se per caso al primo piano del bar ci sia
una redazione giornalistica. «Come hai
fatto a vedermi?», è la sua prima domanda. Mi concede cinque minuti, ci sediamo, inizia la chiacchierata. Parla
della mozzarella di bufala, del suo legame con Salerno e la Campania, della
sua carriera di attore oltreoceano e anche
un po’ di politica. Non gli chiediamo in
maniera esplicita per chi voterà ma sembra parlare con fiducia di un cambiamento. E in un periodo in cui si fanno
strada voci di uno spot di George Clooney a simbolo dell’immagine turistica
del Cilento noi lanciamo un appello al
presidente del Parco De Masi, promuovendo il bell’Antonio, star nostrana.
Antonio Cupo con la giornalista Romina Rosolia
Come mai qui a Palomonte?
«Non è una cosa nuova che stia qui. Sto
piuttosto a Milano o a Roma per esigenze di lavoro ma la mia residenza è a
Palomonte. Sono ritornato per votare».
Quali sono i tuoi attuali impegni cine-
matografici?
«Il 22 aprile al Madison Square Garden
di New York verrà proiettata la prima di
“Primo Carnera, la montagna che cammina”, un film in cui interpreto Max
Baer, pugile americano degli anni trenta
AQUARA. Martino stravince le elezioni ed è festa
Non c’è stata partita ad Aquara tra
Martino, Luciano e Stabile.
A spoglio finito, infatti, martedì 15
aprile, Franco Martino è diventato
ufficialmente sindaco di Aquara. Successo prevedibile, erano mesi che il
sindaco uscente cantava vittoria e
così le sue aspettative non sono
state deluse, Martino, infatti, di
nuovo, è stato eletto a furor di popolo, tant’è che su 1185 elettori ben
787, hanno festeggiato il suo trionfo.
Neanche alla finale della coppa del
mondo di calcio si era vista
un’Aquara così movimentata.
Dopo il classico corteo per le vie del
paese, i fan di Martino hanno raggiunto la frazione di Mainardi a clacson spiegati. Tra l’agitazione e
l’euforia ciò che ha stupito davvero i
cittadini è stata la vittoria di entrambi i candidati di Mainardi: Giuseppe Lembo, che ha portato alla
lista Martino ben 84 voti, e Pasquale
Brenca che ha aggiunto alla stessa
70 voti. Una situazione simile non si
era, infatti, mai verificata. Tant’è che
tutti, prima dello spoglio, temevano
sulle sorti dei candidati di Mainardi
che, deboli di un popolo, mai prima
d’ora così organizzato, rischiavano di
non riuscire a rientrare nell’amministrazione comunale. Luciano si è aggiudicato l’opposizione con 263 voti,
ad affiancarlo in minoranza sono
stati eletti Antonello Miraglia e
Grasso Antonino insieme all’altro
candidato a sindaco Arturo Stabile.
Diversi aquaresi hanno sostenuto
che hanno gravato non poco, le 24
schede bianche e le 37 nulle sulla
Da sinistra il sindaco riconfermato Franco Martino. Segue l’altro candidato Enzo Luciano. A destra, la novità di queste elezioni: Arturo Stabile. 33 anni, lunghi soggiorni all’università di Oslo con la quale collabora, è un promettente scienziato, specializzato nelle teorie alternative a quella eintesteniana della relatività generale. Dottore di ricerca presso l’università di
Salerno, si dichiara “orgoglioso di essere figlio di contadini che ogni giorno vanno in campagna a lavorare”.
scelta dei consiglieri.Vari, infatti, sono
stati i candidati che si cono contesi il
consiglio comunale per solo un voto.
Nonostante la vittoria di Martino
fosse scontata, a questa gli aquaresi
hanno affidato non poche speranze
e, come promesso durante le campagne elettorali, si aspettano diverse
opere. A Mainardi si spera di veder
realizzato il ponte sul Calore, si attende il completamento del centro
lontra e l’ottimizzazione della rete
idrica e nel paese si brama la realizzazione di diverse opere pubbliche
per rendere il territorio più agiato.
Per ora i vincitori si godono il
trionfo e pensano all’organizzazione
della festa.
D’altronde hanno cinque anni per
pensare alle altre cose, mantenere le
promesse e soddisfare le aspettative.
Niente è stato espresso per appagare appieno la curiosità dei cittadini;
evidentemente solo il tempo potrà
dire se passato il quinquennio cambierà il volto di Aquara o l’entusiasmo degli aquaresi.
I NUMERI
AQUARA Uniti e Liberi. E’ il
popolo che vince, voti 787
Candidato a Sindaco: Franco
Martino
Eletti in consiglio comunale: Teresa
Sorgente 40, Pasquale Brenca 70,
Sandro Legato 96, Giuseppe Lembo
84, Luigi Marino detto Luigino 73,
Luigi Marino detto Forno 42, Luigi
Mastrantuono detto Mione 65, Lucido Peduto 67, Emilio Volpe 49.
Non eletti: Nadia Capo 17, Italo
Sabetta 34, Antonio Scotillo 34,
AquarAncora Sì può fare, voti
263
Eletti in consiglio comunale: Vincenzo Luciano (candidato a sindaco) ; Antonello Miraglia 42;
Giuseppe Urti 31; Marzio Marino
20. Non eletti: Angela Maucione 18,
Maria Antonietta Piano 15, Cosimo
Consalvo 5, Gerardo Corvino 8, Angelo Mastrantuono 20, Basilio Sabetta 23.
Rinnovamento Aquarese; voti 135
Eletto: Arturo Stabile (candidato
a sindaco); Non eletti: Giampietro
Consolmagno 5, Cosimo Di Gioia 8,
Luciano Di Gregorio 2, Pasqualino
D’Urso 35, Anna Francione 4, Giuseppe Girardi 28 , Antonio Marino
12, Elvira Ragosta 5, Fioravante Serraino 12
Alessandra Pazzanese
che morì sul ring proprio dopo un sinistro diretto di Primo Carnera. In Italia il
film uscirà a Roma il 9 maggio. E poi
ho girato un film con Penelope Cruz,
uscito a Berlino, e che si
intitola“Elegy”».
Come coniughi la vita a Los Angeles e
a Milano con la vita di provincia qui
a Palomonte?
«La mia famiglia vive qui. Io sono più
campano che canadese, più salernitano
che di Vancouver, città di emigrazione
dei miei genitori. Ma anche loro ora passano molto più tempo a Palomonte.
Fanno come me, viaggiano molto tra
l’America e l’Italia. Qui a Palomonte c’è
sempre un’accoglienza speciale. Non ti
senti a disagio. Sai che se saluti e dai il
buongiorno per strada alle persone queste ti salutano.
I miei parenti ma anche altra gente
quando mi vede dice di essere contenta
e orgogliosa del mio lavoro perché porto
avanti il nome del paese.
Molto spesso sono io che chiedo loro
che novità hanno da raccontarmi, per capire che cosa accade ma il fatto è che
come molti sanno la vita di provincia è
abitudinaria e soprattutto per i giovani
non c’è molto da fare».
Che cosa pensi delle problematiche
che stanno affliggendo la Campania e
quindi l’emergenza rifiuti e la crisi
della mozzarella di bufala?
«Io la mozzarella di bufala non smetterò
mai di mangiarla. Dalle nostre parti non
si vedono rifiuti per strada ma penso che
a livello mondiale si tratti di uno
schiaffo alle bellezze naturali della nostra regione, dalla costiera amalfitana, al
parco del Cilento. Da diversi mesi non
rilascio interviste qui in Italia, anche perché sono stato otto mesi in Romania per
girare il film di “Primo Carnera”, però
ricevo telefonate dai miei amici in Canada che mi chiedono che cosa accade
qui, se è vero che la mozzarella non è
più buona come una volta. Io naturalmente dico che non è tutto come appare
all’esterno».
Che cosa non ti aspettavi dal mestiere
di attore e che per forza di cose hai
dovuto imparare?
«Ho imparato il valore della libertà.
Spesso ne sei privato perché quando fai
l’attore sei sempre in contatto con tante
persone, dipendi in qualche modo da un
circuito che è importante perché ti serve
per lavorare.
La tua vita non è più personale, diventa
pubblica, ma quando torno qui a Palomonte è tutto diverso. Stacco i miei due
cellulari e mi riposo, sto la maggior
parte del tempo con la mia famiglia,
parlo con loro, mangiamo insieme e per
me va bene. E se non torno qui viaggio,
vado via per lunghi periodi».
Qual è il tuo rapporto con i giornalisti?
«Sono molto invadenti, a volte ti trascinano su una strada che non è tua. Io amo
il cinema, il teatro, il canto ma non la
vita mondana, non mi intrometto in questo mondo».
Romina Rosolia
8
P a e stu m
in
N°15 25 aprile 2008
Il Consorzio delle strutture ricettive accoglie l’invito dell’amministrazione comunale
Proposte e idee per la redazione del Puc di Capaccio Paestum
Questo Consorzio, per l’incontro del
10.04.08 e per spirito collaborativo,
sottopone le idee e i punti prioritari
che ritiene utili per lo sviluppo turistico del territorio.
Una strategia che raggiunge dei risultati è quella che potenzia, collega
e gestisce le risorse territoriali in funzione delle esigenze dei flussi turistici così da garantire uno sviluppo
socio-economico e culturale con la
contemporanea preservazione delle
risorse presenti, ovvero che valorizzi
le vocazioni turistiche dell’area nel
rispetto dei vincoli che il territorio
impone allo sviluppo delle attività ricettive e ricreative.
Contestualmente, è necessario assecondare le tendenze di medio-lungo
termine del mercato turistico e prefiggersi il miglioramento di obiettivi
di carattere sociale, primo tra tutti,
quello che incentivi una maggiore
occupazione ed un migliore trattamento economico delle maestranze.
In parole povere è necessario che il
territorio segua la propria vocazione
competitiva facendo leva sulle risorse e competenze che sono i suoi
fattori di eccellenza e delle necessarie capacità di utilizzarli per raggiungere
specifici
risultati.
Un’attenta analisi dei mercati turistici, in particolare di quelli che
potrebbero essere captati, deve servire per programmare uno sviluppo ed ampliamento della
vocazione competitiva che assecondi le tendenze della domanda
stessa e che, nel confronto tra entità territoriali, che esprimono un
livello di eccellenza, costituisca un
modello competitivo di riferimento.
Quanto premesso, in accordo alla
necessità di un primo contributo
alla discussione su quali indirizzi
programmatici debbano essere
proposti da questa Amministrazione, al Prof. Forte per la redazione del nuovo PUC e dall’analisi
dell’attuale assetto del territorio,
riteniamo sia necessario pensare ad
un nuovo modo di agire sistemico
che coinvolga tutti i soggetti, pubblici e privati. Oggi sul mercato
globale ci si va innanzitutto con la
“faccia” della località e non con il
tipo di camera e di piscina degli alberghi. Se per strada c’è spazzatura, se l’acqua del mare è sporca,
se nella zona archeologica si mette
in risalto tutto, meno che l’aspetto
culturale del sito …, se le strutture
sono sottodimensionate, se i servizi sono carenti, se nessuna programmazione è in atto o,
continuamente vagliata, corretta e
proposta, allora c’è poco da sperare nel futuro e ulteriore sviluppo
del settore turistico.
A tal fine, quindi, riteniamo che sia
opportuno:
effettuare una attenta analisi dello
scenario competitivo con l’individuazione dei trend evolutivi (minacce e opportunità);
analizzare la configurazione turistico-ricettiva locale in ogni suo
aspetto ed individuarne i suoi punti
di forza e di debolezza;
individuare l’orizzonte competitivo od il sistema turistico di confronto;
valutare i divari di attrattività e le
cause che ne sono alla base;
elaborare di una strategia d’inter-
vento volta al recupero dei gap competitivi; prevedere il monitoraggio
delle performance competitive con la
possibilità di poter predisporre una
eventuale e rapida riformulazione
della strategia.
Tanto stimato e tenuto conto delle
impellenti necessità del settore, purtroppo ulteriormente danneggiate
dalle recenti pubblicità negative
(forse più giustamente denigratorie)
in materia igienico-sanitaria (spazzatura e mozzarella) che necessitano,
nell’ambito di un sistema generale
dell’informazione ed in quello ancor
più globale del turismo, di interventi
che comprendano l’intero Sistema
Regionale, questo Consorzio, che
rappresenta forse il più grande sistema turistico della provincia di Salerno, si è già attivato con progetti di:
ricerca di sinergie e collaborazioni
con gli altri tre consorzi turistici della
provincia che possano portare ad un
unico Sistema Cilento, ovvero ad un
Consorzio che raggrupperà oltre 270
strutture ricettive; predispozione di
una più proficua collaborazione con
l’A.A.S.T. che, attraverso il rimarchevole impegno della Dott.ssa Marisa Prearo, ha già ottenuto
importanti successi per quanto riguarda il rilancio della nostra zona;
supporto alle iniziative e collaborazione con la S.B.A. di Paestum che,
già attraverso l’ impegno della
Prof.ssa Marina Cipriani, ha in corso
importanti progetti, primo tra tutti,
quello volto alla ristrutturazione del
complesso ex Cirio per un suo riuso
come spazio polivante a connotazione espositiva-museale; supporto
alle iniziative e collaborazione con la
C.C.I.A.A. di Salerno e con i suoi
partners per la predispozione di voli
low-cost, ovvero di voli a costo supportato dagli imprenditori turistici,
da Salerno verso le principali destinazioni della ns. domanda turistica;
Ai fini quindi di un citato contributo
a questa Amministrazione, che ringraziamo per la Sua accorta e continua attenzione verso il comparto
turistico-produttivo, per la redazione
del nuovo PUC, riteniamo importante che: si predisponga ogni utile
azione affinchè l’iter del Puc sia contenuto nei tempi previsti dall’Amministrazione (un anno da gennaio u.s.)
al fine di dare certezza di regole
agli operatori economici, in particolare, del settore turistico; lo strumento urbanistico dia seguito alla
necessità del territorio di dotarsi di
infrastrutture indispensabili per il
suo svilupo turistico come l’adeguamento della viabilità primaria
e secondaria, la realizzazione di un
polo fieristico avanzato, che intercetti oltre al turismo espositivo
anche quello convegnistico e dei
grandi eventi, la realizzazione di
strutture sportive che attirino circuiti turistici di elevato valore aggiunto (campo da golf), soluzioni
di attracco per una porta d’accesso
al territorio via mare come il metrò
del mare o la diportistica, un circuito
di piste ciclabili e pedonali che diano
garanzie di sicurezza e opportunità di
mobilità sostenibile; nella redazione
del Piano si tenga conto della necessità degli operatori del settore di adeguare le strutture esistenti alle nuove
sfide del turismo globale che richiede camere, spazi, servizi e dotazioni aggiuntive di qualità; qualora
l’iter del Puc, dovesse rallentare la
sua conclusione, l’Amministrazione
agisca anche in deroga al Prg vigente, utilizzando tutti gli strumenti
alternativi e legislativi disponibili per
la realizzazione di quanto le strutture
hanno in programma di realizzare; in
particolare valuti, in considerazione
delle sfavorevoli ed impreviste condizioni determinatesi per il comparto, quanto previsto dalla legge
regionale 16/2000 per consentire alle
strutture ricettive, in quanto risorse
strategiche del territorio, uno sviluppo adeguato alle necessità del
mercato; ovvero che, in accordo a
quanto previsto dal PUC, consideri
la possibilità che questo Consorzio
possa fornire un suo contributo,
anche attraverso la formazione di un
accordo di programma che, nel rispetto della disciplina di tutela e di
utilizzazione, possa consentire l’ampliamento ed il potenziamento qualitativo e quantitativo delle strutture
turistico ricettive esistenti e, non ultimo, di intraprendere con questa
Amministrazione azioni di sistema
per rafforzare il partenariato istituzionale, come previsto dalle misure
contenute nel POR Campania
2007/2013, al fine della funzionalizzazione, qualificazione e potenziamento
della
dotazione
infrastrutturale dei sistemi locali di
sviluppo. In attesa di conoscere più
nel dettaglio le idee guida, le proposte nonchè i riscontri a queste note
che, l’Amministrazione ed il Prof.
Forte intendono porre alla base della
redazione del nuovo PUC, si sottolinea ancora una volta la necessità e
l’urgenza di soluzioni per il comparto che a settembre, visto l’attuale
trend turistico, sarà costretta ad adottare misure urgenti per la sua sopravvivenza oltre che, provvedere ad
un improcastinabile programmazione del settore che, prevede riscontri in periodi non inferiori ai
cinque anni, si ringrazia ancora per
l’attenzione e, nel rimanere disponibili anche ad un confronto a livello
tecnico, si porgono distinti saluti.
Capaccio, 7 aprile 2008
Paestum in
N°15 25 aprile 2008
C a lo re
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I tagli nelle scuole: una minaccia per i piccoli centri
Latempa:”Faremo il possibile per difendere le istituzioni
I tagli nelle scuole rappresentano
una minaccia soprattutto per le
aree interne della provincia, in
particolare per i piccoli centri
dell’alto Calore, già penalizzati
dalla cronica carenza di strutture
e di risorse.
Il problema riguarda la scuola
dell’infanzia del Comune di
Sacco e di Villa Littorio fraz. di
Laurino, che fanno capo all’Istituto Comprensivo di Laurino, e
quelle dei comuni di Monteforte
Cilento e Magliano Vetere, che
fanno capo all’Istituto Comprensivo di Stio Cilento.
Per quanto riguarda le scuole
dell’infanzia di Sacco e di Villa
Littorio, l’organico di diritto per
l’anno scolastico 2008-2009 ha
proposto un taglio di ben 2 unità
di personale insegnante a fronte
delle sei richieste. Si tratta di una
situazione non accettabile che
penalizza fortemente sia le famiglie che gli stessi bambini, in
quanto non sarà possibile espletare il turno pomeridiano.
Invece per quanto riguarda il Comune di Monteforte Cilento,
dove è presente una scuola dell’infanzia che ospita 13 alunni, il
Dirigente scolastico dell’Istituto
Comprensivo di Stio Cilento ha
profilato l’ipotesi di formare, per
l’anno scolastico 2008-2009,
un’unica sezione per i comuni di
Magliano Vetere e Monteforte
Cilento rispetto alle due attuali.
Anche questa situazione causerebbe gravi disagi per i piccoli e
per le loro famiglie, costrette a
Roccadaspide
Le campane dell’Assunta tornano a suonare
Il comune paga la bolletta
«Domenica è sempre domenica, si
sveglia la città con
le campane», è il
commento ‘canterino’ di un cittadino
rocchese. « L’orologio è una grande
compagnia.Tutti, difatti, abbiamo più di
un orologio in casa,
ma sentire i rintocchi del campanile
scandire le ore del
giorno e della notte
è un’altra cosa. Per
non parlare delle
campane che suonano per ricordare una ricorrenza importante e
rappresentano l’allegria di un paese
», continua un altro residente. Giovanni Benincasa, il paladino del centro storico, ringrazia a nome di tutti
l’amministrazione Auricchio «per
l’intervento in favore della chiesa».
Le campane e l’orologio della chiesa
S.Maria Assunta, difatti, sono tornate
a suonare nel centro storico di Roccadaspide. L’insolvenza delle bollette dell’Enel, che ammontavano a
628 euro, e il conseguente distacco
della corrente elettrica sono un triste ricordo.
Ma non per l’intervento delle istituzioni ecclesiastiche locali e vallesi,
come ci si aspetterebbe. E’ il comune, come accennato, che si è
fatto carico del pagamento delle
bollette e del riallaccio della corrente. D’ora in poi, le bollette dell’Enel saranno intestate al comune e
le insolvenze, con il rischio del distacco della corrente, saranno scongiurate. Così i residenti del centro
storico non si sentiranno più cittadini di serie B per la privazione forzata delle campane e dell’orologio.
La conclusione positiva della vicenda
si deve all‘intervento dell’instancabile Giovanni Benincasa contattato
da Antonio Battagliese, responsabile
del Front office del comune di Roccadaspide. Sembrava calato un pietoso silenzio sull’insolvenza delle
bollette buttate, indistintamente, davanti alla chiesa e destinate a dissolversi insieme alle voci infuriate dei
fedeli. Se da un lato è tornata la luce,
dall’altro permane il buio totale.
Chiuso un capitolo, difatti, ne rimane
un altro legato alla chiesa dell’Assunta: il disinteresse delle istituzioni
religiose per gli urgenti interventi di
ristrutturazione. Il sopralluogo di un
architetto della diocesi vallese, richiesto ed ottenuto dall’ufficio tecnico del comune, non ha avuto
seguito.
Nella relazione inviata a Vallo, il comune aveva ribadito l’urgenza dei lavori per salvaguardare l’incolumità
dei cittadini. Richieste che attendono, tuttora, una risposta, nonostante le sollecitazioni dell’ente
comunale. Il profano ha battuto il
sacro per 2-0 nelle altrettante vicende legate alla chiesa.
Francesca Pazzanese
veri tour de force per spostarsi da
un comune all’altro, data l’assenza di un idoneo servizio di
trasporto scolastico.
Si tratta, per l’ente comuni tario
e per il suo Presidente, Franco
Latempa, di due soluzioni inaccettabili a cui già si sta pensando
al modo di porre rimedio: “Non
possiamo accettare questi provvedimenti che penalizzano ulteriormente un territorio che già
vive numerose difficoltà e che
negano il sacrosanto diritto all’apprendimento riservato a questa fascia di età; – sostiene
Latempa – riteniamo infatti che
la scuola rappresenta un punto di
riferimento culturale, la cui soppressione avrebbe ripercussioni
negative sulla popolazione, che
già vive sulla sua pelle una difficile quotidianità”. “Per questo –
conclude – faremo quanto possibile per difendere gli interessi
delle persone e delle istituzioni”.
La Comunità Montana interverrà,
nel caso della Scuola dell’Infanzia di Sacco e di Villa Littorio,
presso l’Ufficio Scolastico per la
Campania e presso l’Ufficio Provinciale di Salerno perché confermi le sei unità di personale
insegnante per l’anno 2008-2009
e per gli anni futuri, e nel caso
della scuola di Monteforte, facendo voti al Dirigente scolastico
di Salerno perché mantenga le
due sezioni di scuola dell’infanzia a Monteforte e a Magliano
per il prossimo e per gli anni successivi.
Un nuovo serbatoio d’acqua in località Fonte
L’intervento con un finanziamento
regionale di oltre 580mila euro
Sarà potenziato nel giro di poco
tempo il sistema di erogazione dell’acqua in località Fonte di Roccadaspide, dopo che da diversi anni
il servizio non funziona più con l’efficienza del passato, causando notevoli perdite di acqua e spesso
determinando la necessità di sospendere l’erogazione, specialmente durante i mesi estivi.
Per questa ragione, il sindaco, Girolamo Auricchio, ha appena annunciato che nella località Fonte, che è
una delle zone più movimentate
del territorio di Roccadaspide, perché ne occupa la parte pianeggiante al confine con Capaccio, il
sistema di erogazione sarà migliorato. Grazie ad un finanziamento
chiesto ed ottenuto dalla Regione
Campania, pari a circa 589 mila
euro, sarà possibile innanzitutto
realizzare un nuovo serbatoio della
capacità di 450 mc posizionato a
270 m slm, che di fatto andrà a sostituire quello vecchio, che ormai è
diventato fatiscente e causa consumi molto più elevati del dovuto;
poi sarà rifatta parte della rete
idrica che è alquanto obsoleta, per
una lunghezza dell’area soggetta
all’intervento di circa 3 chilometri;
infine sarà realizzato un impianto
di sollevamento per l’erogazione
dell’acqua nell’agglomerato di
Verna. Dell’importanza di questo
intervento è fortemente convinto il
Sindaco di Roccadaspide: “La realizzazione di questo impianto è indispensabile – dichiara infatti
Girolamo Auricchio – in vista della
realizzazione dell’area PIP che di
fatto porterà grande fermento a
Fonte, ma anche considerando lo
sviluppo edilizio che si sta registrando in questa località”.
L’intervento consentirà non solo di
migliorare il servizio idrico, perché
con il miglioramento di tutto l’impianto non ci saranno le antipatiche sospensioni estive, ma
soprattutto si spenderà molto
meno rispetto agli attuali costi di
gestione. Infatti allo stato il Comune arriva spendere di elettricità
per la sola erogazione a Fonte la
somma di circa 170 mila euro; con
la realizzazione del nuovo serbatoio il Sindaco conta di arrivare a
risparmiare la metà.
L’Associazione
“Soccorso Valcalore”
riconosciuta come
ANPAS
C’è un pezzo di Roccadaspide nell’ambito del volontariato nazionale.
L’associazione “Soccorso Valcalore”
oltre a gestire il 118 ed operare
nei servizi sociali del territorio, è
stata riconosciuta come Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) lo scorso gennaio.
Grazie a questo riconoscimento, il
“Soccorso Valcalore” va ad aggiungersi alle 840 associazioni e alle
207 sezioni dell’Anpas diffuse su
tutto il territorio nazionale, che
fanno capo alla sede principale di
Firenze. Di recente, una rappresentanza dei 60 volontari dell’associazione ha aderito alla “Giornata del
volontariato” che si è tenuta ad
Amalfi.
Qui, alla presenza di autorità civili e
religiose, tutte le associazioni
Anpas hanno partecipato all’inaugurazione di una nuova ambulanza.
I volontari hanno trascorso un soggiorno in costiera a spese dal comune amalfitano.
Il riconoscimento dell’associazione
al di fuori della regione Campania,
è alla base dei contatti con le realtà
volontaristiche di tutte le parti
d’Italia.
Per questo motivo il “Soccorso Valcalore” ha intenzione di aderire all’iniziativa “Vacanze con il
volontariato”. Tutte le associazioni
Anpas, difatti, mettono a disposizione un elenco di volontari disposti a trascorrere un soggiorno, in
una delle regioni italiane, in occasione di qualche iniziativa legata al
sociale.
Gli associati, in futuro, intendono
organizzare anche delle manifestazioni a Roccadaspide e invitare i
volontari dell’Anpas di ogni regione di appartenenza.
Così oltre alla presenza di volontari rocchesi in tutta Italia, gli associati di altre realtà conosceranno
le iniziative del “Soccorso Valcalore”. L’associazione, nata nel 2004
e presieduta da Giuseppe Antico,
ha affiancato al 118, i servizi sociali.
Dal febbraio scorso, l’associazione
ha messo a disposizione, senza
alcun contributo, una vettura per
accompagnare gli anziani al cimitero. Intorno alle 9.45, di ogni domenica, al termine della S.Messa, la
macchina staziona davanti alla
chiesa della Natività per effettuare
il servizio di trasporto.
L’associazione,inoltre, accompagna
i disabili che hanno bisogno di essere trasportati per raggiungere i
figli che li ospitano a turno. I servizi
sociali comprendono il trasporto
dei dializzati e l’ambito della Protezione civile.
A maggio, i volontari parteciperanno ad un relativo corso di formazione a Teramo.
Il numero da contattare in caso di
necessità è lo 0828 947118.
FraPaz
N°15 25 aprile 2008
e co n o m ia
10
L’euro, la pasta, la domanda e l’offerta
Po l i t i c a , e c o n o m i a e p u n t o d i e q u i l i b r i o
Federico Fellini amava dire che “la
vita è una combinazione di magia e
di pasta” e al cinema la pasta è stata
spesso protagonista di scene indimenticabili. Chi non ricorda infatti la
magistrale interpretazione di Totò
nel capolavoro di Scarpetta, Miseria
e nobiltà (1954), in cui il nostro danzava sul tavolo assieme a Peppino
De Filippo mentre entrambi mangiavano con ingordigia, afferrando e ficcandosi gli spaghetti un po’ ovunque,
in bocca, nella tasca dei pantaloni...
Certo, oggi il costume è cambiato.
La passione per la pasta si è un po’
affievolita. La gente si muove di
meno e non fa sport e i consumi di
pasta registrano un calo fisiologico
ed inarrestabile. Evidentemente dopo
che i consumatori sono stati
bombardati e tartassati con messaggi
su come acquistare salute, via i
ciccioni, occhio al grasso, la gente si
è convinta che si può contenere il
proprio peso solo facendo un uso
moderato di carboidrati.
L’aumento della pasta
Quanto al caro prezzi, il
collegamento con il calo dei consumi
potrebbe essere solo un riflesso condizionato giacché, di fatto, anche se
i prezzi sono rincarati, la pasta
rimane uno degli alimenti più
economici. E allora perché continuare a puntare il dito sul settore primario identificandolo come capro
espiatorio e bubbone che devasta
l’economia quando certamente i motivi sono altri? E perché parlare ancora dell’aumento della pasta
quando ormai l’argomento (apparentemente) è stato largamente approfondito e discusso? Semplice, perché
l’esempio della pasta può aiutarci a
comprendere quali sono i veri
meccanismi che determinano il
livello dei prezzi e i guai dell’economia, guai finora analizzati solo alla luce di
interpretazioni politiche, sociologiche e sindacalistiche ma mai
sotto il loro corretto profilo economico. Troppo spesso infatti ci
vengono fornite spiegazioni parziali,
costruite prevalentemente per utilitarismi di parte. Ci siamo assuefatti
ad attribuire i rincari dei beni primari
alle speculazioni di chi si arricchisce
indebitamente lungo la filiera che va
dalla produzione alla distribuzione
del prodotto finito. Oppure ad accettare che il costo del grano aumenti
per colpa dei biocarburanti o della
Cina che improvvisamente, stufa di
mangiare riso da millenni, ha improvvisamente deciso di alzarsi in
piedi e cominciare a consumare cibo
occidentale e montagne di materie
prime. O del petrolio che è schizzato
ormai oltre i 110 dollari e fa lievitare
tutti i prezzi.
E’ supereuro
Tutto vero ma è anche vero che il
super-euro è molto più forte del dol-
Dai lettori...
In gita a Monteforte Cilento
Vi è un paese chiamato Monteforte
Cilento, situato in una pittoresca
zona del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Arroccato su
un piccolo promontorio con notevole pendenza, Monteforte conserva
intatto il suo centro storico fatto di
case rudimentali sprovviste di qualsiasi servizio che sono la testimonianza vivente di come abitassero
prima i contadini dediti al lavoro
della terra. Vie strettissime paragonabili a sentieri di montagna conducono all’interno di questo piccolo
mondo antico. Da Monteforte si
possono ammirare le cime di montagne scoscese nell’ombra fresca di
boschi fitti di querce, castagni e faggi,
ossigenate da un’aria frizzante.
Infatti, mentre al nord del paese vi è
una catena di monti, a sud, invece, c’è
una campagna verdeggiante i cui terreni sono coltivati a vigneti, uliveti e
grano. A valle del paese scorre il
43,75 Euro, oggi ci vogliono 70,56
Euro: un aumento di 26,81 Euro a
barile. Siccome un barile equivale a
159 litri si può dedurre che l’aumento alla fonte del petrolio è riconducibile a circa 16 centesimi per
litro!!! Come del resto è vero che il
prezzo del grano duro è sostanzialmente sui livelli di 10 anni fa quando
qualche consumatore di buona memoria ricorderà che la Barilla, al fine
di contenere i listini in via di rincaro,
diede vita al Big Event, cioè al taglio
secco del prezzo di vendita in cambio dell’abbandono di ogni raccolta
punti. Come è anche vero che il cereale maggiormente usato per la produzione del biocarburante è il mais e
non invece il grano duro. Come infine è vero che le speculazioni, ove
esistenti, sarebbero sanzionate da
volpi, lepri, cinghiali, varie specie di
uccellagione ed anche qualche lupo.
E poi non si possono dimenticare il
calore, la cordialità e l’ospitalità che
caratterizzano questi luoghi del
Parco unite al piacere di una gastronomia dalle antiche radici contadine:
formaggi tipici, carni alla griglia accompagnate da i vini profumati del
luogo. Tutto questo lo troverete
nelle due aziende agrituristiche situate nelle campagne di Monteforte
Cilento. Per chi si reca a Monteforte
troverà buon cibo, aria salubre e natura a prezzi modestissimi inclusa la
possibilità di pernottare. Quando
poi, l’aria è limpida e senza foschia
da lontano si possono ammirare
l’isola di Capri e la zona archeologica di Paestum. Tanto altro ancora
c’è da vedere a Monteforte oltre all’aria purissima, al cibo genuino e alla
tranquillità che mira a sanare gli
animi stressati.
Per informazioni rivolgersi all’amministrazione comunale.
Mister Prezzi. E allora quale può essere la giusta chiave di lettura della
crisi economica? La verità è che la
crisi è figlia del radicale cambiamento di stile di vita della nostra società opulenta e per questo, se non
saggiamente valutata, può essere irreversibile. Per quanto possa sembrare strano, infatti, i consumi non
calano a causa della crisi ma, viceversa, è la crisi ad aggravarsi a causa
del calo dei consumi, intrinseco a
questo modello di società. Torniamo
all’esempio della pasta (un mercato
saturo con penetrazione nelle famiglie che sfiora il 100%). Il suo consumo diminuisce a causa di un
crescente attacco di categorie concorrenti che la insidiano direttamente: si pensi al comparto dei primi
piatti pronti surgelati e freschi, in
continua crescita, al take-away e alla
ristorazione collettiva fuori casa, alla
bassa crescita demografica, ai tempi
sempre più ridotti che le donne riescono a dedicare alla cucina, agli
spostamenti di risorse economiche
familiari verso altri servizi non precisamente essenziali (telefonia, messaggistica, ecc…). Tutto ciò si
traduce in un calo della domanda di
beni primari a vantaggio dei prodotti
cosiddetti “gratificanti” ma assolutamente voluttuari, che drenano subdolamente e svuotano le risorse
familiari. Poiché in economia aziendale (disciplina che studia i meccanismi che creano la “vera” ricchezza)
esiste un punto di equilibrio tra i
costi e i ricavi (al di sotto del quale si
è in perdita e al di sopra del quale si
consegue un ricavo), risulta chiaro
che qualora la quantità richiesta dal
mercato sia inferiore a quella necessaria a conseguire almeno il pareggio dei costi, l’unico strumento di
compensazione, che può essere utilizzato per coprire la perdita conseguente a una produzione inferiore a
quella del punto di equilibrio, è la
leva del prezzo.
La domanda e l’offerta
Purtroppo l’aumento del prezzo
comporta una ulteriore contrazione
della domanda e di conseguenza un
ulteriore aumento del prezzo in una
spirale maledetta e senza fine che bisogna interrompere. Se la politica finalmente prenderà consapevolezza
di questo quadro generale, si potrà
sperare di uscire dal tunnel della
crisi. Per farlo occorrerà detassare alcuni costi aziendali (spostare verso il
basso il punto di equilibrio) e parimenti aumentare le disponibilità economiche delle famiglie (salari,
stipendi e pensioni) ma, cosa di non
poco conto, anche educarle a spendere le risorse aggiuntive con migliore cognizione di causa e
maggiore responsabilità.
Geom. Raffaele Mondelli
Giorgio Cafasso
laro e dunque gli scompensi denunciati debbano essere per lo meno ridimensionati. Infatti nel 2001 il
costo di un barile di petrolio era di
35 Dollari, però per 1 Dollaro ci volevano 1,2 Euro. Oggi il costo di un
barile di petrolio è di 112 Dollari,
però bastano circa 0,63 Euro per 1
Dollaro. Di conseguenza per un barile di petrolio nel 2001 ci volevano
fiume Alento che convoglia nella
grande diga costruita per fornire
acqua all’agricoltura.
Le temperature invernali sono di
media rigidità, mentre in estate si
mantengono nei valori medi piacevoli. Qui l’ambiente naturale è conservato nella sua interezza e
specificità di popolamenti biologici.
Non è permesso costruire nuove
opere, ristrutturare o intervenire sul
territorio cambiandone la morfologia. I veri protagonisti “naturali” di
questi luoghi incontaminati sono
“Smantelliamo
il sistema monetario
europeo”
Aprile 2008
hERA
Inserto di attualità e conoscenza
a cura di Oscar Nicodemo e Giuseppe Scandizzo
Il canto
delle sirene
Le donne
nell’arte
di Oscar Nicodemo
“Talvolta
la grazia
femminile
si concentra
soprattutto
nel pensare e
nell’agire”
Ho maturato cognizioni personali
circa le necessità che più interessano il Cilento.
Naturalmente, per contraddire la
mia natura, me ne sono fatto
un’idea meno romantica e più reale,
sforzandomi di seguire, con insolita
abnegazione, una linea continua di
razionalità analitica, senza cedere ai
sentimentalismi più sfrenati e non
perdendo mai di vista le letture dei
grandi meridionalisti del passato,
quelle di Gaetano Salvemini, in
testa.
Ma l’atteggiamento mentale nei riguardi dell’ambiente in cui vivo non
è cambiato. Sono più che mai convinto di abitare in una zona, il Cilento per l’appunto, da molti punti
di vista, elitaria.
L’incantesimo che questo luogo
emanava negli anni settanta, così
densamente percepito dalla mia
povera anima acerba, si è ridimensionato non già perché sia finita
l’età infantile, ma per l’avvento di
un’era involutiva che perdura da
troppo tempo, nella quale si è ramificata, stratificandosi, una delle
(dis)attività più basse della cultura
contemporanea meridionale: la
“politica del non pensiero”, ovvero
l’affermarsi di personaggi di bassa
levatura, che agiscono, unicamente,
per conto e in favore di un potere
che non garantisce meriti, disconosce le competenze e procura be-
“Ho avuto tre vite: una per mio marito
Robert, una per mio figlio e i miei nipoti, e una più breve per me stessa.
Non rimpiango di non essermi dedicata di più a me stessa. Non ne ho
avuto proprio il tempo.” (Sonia Delaunay)
Finchè le donne furono considerate più
che altro procreatrici e allevatrici di
figli, custodi del focolare domestico,
subordinate all’uomo e sue inferiori, le
usanze e i pregiudizi insieme impedirono loro anche solo di immaginarsi
un’attività lavorativa che fosse al di
fuori della casa. Valeva ancora, del
resto, quello che Senofonte aveva
scritto: “ Gli Dei hanno creato la donna
per le funzioni all’interno della casa,
l’hanno posta all’interno perché essa
sopporta meno il freddo, il caldo, la
guerra. Perciò per le donne è cosa onesta restare all’interno e disonesta
uscirne, per gli uomini il contrario.”
E’ anche di estrema importanza ricordare che nella società precapitalistica
i doveri domestici delle donne erano
estremamente numerosi e pesanti e
che ben poche di loro, sposate a uomini ricchi, sfuggivano a quelle fatiche. Prima del 1300 i tessuti erano per
lo più fatti in casa, e sovente dall’inizio
alla fine: bisognava , cioè, cardare la
lana, filarla, tesserla prima di poter incominciare a cucire. Ed è proprio perché legato al mestiere della filatura e
della tessitura che alcune donne ebbero
continua a pag. IV
continua a pag. II
Festival
Culture Giovani
Da: “Italia Nostra” 1996
A p p u n t i
d i
w w w. f e s t iva l c u l t u r e g i ova n i . i t
v i a g g i o
di Maria Luisa Paronetto Valier
Primavera del 1954.
Ero stata invitata ad un incontro che vedeva riuniti in
un albergo di roseto degli
Abruzzi esperti e meno
esperti (quale potevo essere
io) dei problemi dell’educazione degli adulti e della
educazione di base, ovvero
di quell’educazione che
coinvolge tutta la società in
quanto mira a trasformare
il suddito in cittadino.
C’erano persone diverse.
Ricordo Elena Carandini,
Isnardi, l’inglese Waller con
il suo flauo di legno, e c’era
Umberto Zanotti Bianco
nella sua qualità di presidente della Associazione
per gli interessi del Mezzogiorno.
Aveva parlato poco, parole
sobrie, nutrite di silenzio, di
sofferta personale esperienza, accolte con rispetto
ed anche con ammirazione
di Cristina Tafuri*
per la sua singolare figura
aureolata di semplicità. Ma
dovevo scoprire che era uno
straordinario parlatore, un
narratore.
Avvenne nel viaggio di ritorno a Roma. Lo accompagnava nella sua Fiat 500
giardinetta, il nipote Alessandro Fé d’Ostiani, che
aveva offerto un passaggio
anche a Vanna Casara (che
nella riunione aveva rappresentato il Ministero
della Pubblica Istruzione) e
me. IL viaggio si pensi alle
strade di allora) fu lungo e
scomodo, ma non ce ne accorgemmo nello spazio
chiuso di quel piccolo veicolo si era creata un’atmosferamagica.Zanottimparla
va, rievocava persone e vicende. Fè d’Ostiani si limitava a qualche parola che
rilanciava il discorso,
Vanna ed io tacevamo o fa-
cevamo qualche timida domanda. Di quel discorso mi
sono rimasti impressi tre
flash, che voglio registrare
come tali, senza alcuna integrazione, che sarebbe
abusiva.
Il primo riguarda il delitto
Matteotti, la sua immediata
analisi politica, che gli
aveva consentito di dare
consigli di prudenza e di coraggio ai famigliari che a lui
si erano rivolti.
Il secondo riguarda la sua
amicizia con Maria José di
Savoia, la sua gioia di incontrarla attorno al comune
amore per la musica, un
amore che rappresentava
anche uno spazio di libertà
in cui adombrare più ampi
discorsi culturali e implicitamente politici.
Il terzo, di carattere più immediato e privatoe, appunto
per
questo,
singolarmente rivelatore
del suo spirito di servizio,
del suo assoluto disinteresse, della trasparenza e
quasi del candore della sua
coscienza. Disse infatti che
il capo dello Stato aveva voluto crearlo senatore a vita.
Una sorpresa, un grande
onore, ma anche un aiuto
provvidenziale, poiché lo
sollevava da immediate difficoltà economiche.
Aveva infatti scoperto che
aveva diritto ad un assegno
mensile, ma la sua sorpresa
più grande era stata quella
della indennità che percepiva quando era presente
ad una riunione in aula.
Non aggiunse che questo gli
appariva un esempio di prodigalità e di lassismo, ma il
tono della sua voce non
aveva lasciato dubbi in proposito.
Domenica 20 aprile
Cinema Teatro Augusteo
Ore 21.30Music-K
Big Concerto finale
GIARDINI DI MIRæ
BAUSTELLE
Complesso Monumentale di
Santa Sofia
Galleria 1¡ piano
Ore 17.30/23.00Evento colla
terale
Come eravamo. Movimento e
cultura a Salerno dal ?68
mostra fotograficaUGO
di DI
PACE
Chiesa dell?Addolorata
Ore 11.00 Forum Giuria- Au
tori
Ore 12.00 Conferenza
stampa di chiusura
Ore 18.00Linea d?Ombra —
Anteprima Fuori Concorso
Il vento fa il suo giro
Giorgio Diritti_Italia_2005_110?
Ore 20.00 Premiazione finale
Premi Linea d?Ombra SFF 2008
a ANDREA MOLAIOLI, FILIPPO
TIMI, ALBA ROHRWACHER
Premi film in concorso Linea
d?Ombra - Festival Culture
Giovani 2008
Vie del centro storico di
- Sa
lerno
Ore 20.00/24.00LiveCity
Il viaggio
corteo reale/virtuale, a cura del
laboratorio
Archabout
hERA
II
Aprile 2008
Il sound della biblioteca
di Giuseppe Scandizzo
Il piacere per Tim Bias è il
prodigio della Natura. L’umanità tutta vive di questa semplice verità: godo ego
cognosco. L’infinito si annoia
perché non ha nulla di cui godere. Le Marquis De Sade con
i suoi scritti a dir poco libertini
sconfessava tutte le retoriche
di questo e qualche altro
mondo. Sprezzanti gesta erotiche per squartare ogni puritano
raziocinio a vantaggio dell’amore
più
dissoluto.
Tim Bias sa che l’amore è un
miracolo e il piacere è il suo
viatico. Lui va a draguer les
femmes in biblioteca non in discoteca. Va nei templi della
cultura a raccogliere i fiori più
delicati, e li seleziona come un
esteta presceglie le proprie letture, stagione per stagione.
La cultura è un’arma maschilista inventata dagli uomini per
soggiogare la donna che per
millenni è stata esclusa dal sapere. Il piacere è donna, e
l’uomo invidioso ha tentato in
tutti i modi fin dalla notte dei
tempi di ingabbiarlo con logiche e morali. L’uomo così creò
la cultura e ne fece l’arma più
d i a b o l i c a .
da pag.I
La cultura esprime un’attrazione ancestrale per ogni
donna sensibile. Le donne insensibili alla cultura non interessano a Tim Bias, perché
queste non saprebbero godere
nel conoscere e non potrebbero, dunque, donargli piacere.
L’intelligenza funziona sempre
più artificialmente, solo le sensazioni del corpo restano la
quintessenza dell’ uomo!
Tim Bias è un edonista. Considera il suo corpo il tempio
della sua anima, crede che la
politica abbia il potere di cambiare ogni cosa, anche la ses-
sualità. Lui non vota, voterebbe solo per se stesso. Non
delegherebbe mai a nessun politicante e a nessun sistema di
rappresentarlo e amministrarlo. Lui conserva il suo potere politico, la sua sovranità.
La sovranità appartiene al popolo… come un vortice gli
frulla nella testa. Molti credenti sono andati recentemente
alle urne per scegliere the puppet on the right or the puppet
on the left. Scegliere, che bella
illusione!
di Oscar Nicodemo
Il canto delle sirene
nessere ai suoi affiliati, non alla collettività.
Non vi è alcun dubbio che lo scenario politico nazionale abbia sciaguratamente alienato le speranze di
un’intera Nazione e, quel che è peggio, abbia umiliato e relegato, oltre
modo, le realtà periferiche in uno
stato di frustrazione insostenibile,
dove ogni risorsa intellettiva viene
svilita da un contesto che non predilige le idee: il Cilento e tante altre
aree del Sud rappresentano la conseguenza più diretta di un andamento
del genere. Qui non contano le idee,
ma chi le ha. Qui non si dà valore ai
progetti di comune intesa pensati a
favore della comunità, ma ai piani
delle combriccole di potere studiati
per privilegiare un’economia fine a se
stessa e circoscritta a poche persone.
Qui, infine, non vi è politica, ma attività semiclandestine che ne prendono le sembianze.
Se è vero che la politica è data da valori etici, culturali e da capacità ideative, si può tranquillamente
affermare, senza incorrere nella probabilità di essere confutati, che un
profondo e deleterio squilibrio sociale pervade la vita comunitaria dei
centri meridionali. Forse, anche se è
ancora presto per affermarlo con
sufficiente certezza, la classe dirigente
non beneficia di cambi generazionali
autentici. Francamente, si ha l’impressione che, fino ad oggi, a produrre aspettative e nuovi orizzonti,
siano state persone che hanno fatto
della politica un’opportunità personale per contare finalmente qualcosa.
Sembra quasi che i politicanti visti all’opera, (si fa per dire), siano una
massa di frustrati e di infelici che,
snervati dalla loro stessa limitatezza
si diano alla politica illudendosi di
guadagnarsi un riscatto. Oggettivamente, però, l’intenzione miserabile
di costoro sembra essere stata ridimensionata e riportata alla sua natura deplorevole da un effetto
contrario: i soggetti in argomento,
nelle vesti di politici, hanno evidenziato ancor di più la loro natura intellettivamente fiacca.
Tuttavia, l’elemento di considerazione
che desta più sorpresa e che merita
l’attenzione maggiore è composto, sistematicamente, dal risultato elettorale: sono i voti della popolazione
che determinano ogni tipo di
(non)scelta che viene operata sul territorio comunale. Pur dotata di una
notevole intelligenza naturale, la
gente del Sud si abbandona, al momento delle elezioni politiche (in special modo per quanto riguarda le
amministrative), ad una sorta di rassegnazione che non denota affatto
uno spirito che le è proprio.
In nessuna epoca del passato di questo glorioso luogo si coglie un simile
atteggiamento psicologico.
In verità, l’organizzazione parapolitica
meridionale è stata tale in questi ultimi decenni che l’elettore veniva
messo di fronte ad una scelta quasi
obbligatoria, nel senso che tra le coalizioni in competizione per amministrare, c’era un filo diretto che le
teneva unite. Per cui, a prescindere da
quale fosse quella vincente, a trionfare era sempre una strategia che
premiava, nella giusta percentuale,
anche gli interessi dei perdenti: un
patto sancito privatamente tra i leaders di partiti e formazioni politiche,
all’insaputa dell’elettorato.
A Capaccio-Paestum, ad esempio, è
bastata una voce fuori dal coro, limpida e decisa, come quella del professor Luigi Di lascio, perché una tale
stabilità e un meccanismo così congegnato incominciasse a sbriciolarsi.
Difatti, l’ultima campagna elettorale
di questo Municipio, (Primavera
2007), presentava delle beneauguranti novità, che hanno reintrodotto
nel costume politico locale l’uso discreto dell’analisi, della dialettica, dell’elaborazione programmatica.
Dopo circa quattro decenni, nel suddetto luogo la politica si è riappropriata di uno dei suoi essenziali profili
che contribuisce, consistentemente,
a farne una materia soggetta a ragionamento: l’esercizio della critica.
Parte della quale io stesso, con i miei
modesti mezzi, ho sviluppato tra le
pagine del settimanale “Unico”. E così,
una lunghissima fase di oscurantismo,
gestita indisturbatamente da politicanti di rango, nella quale veniva decretata l’intoccabilità di alcuni
“personaggi” che ancora oggi rappresentano, sia pure con minore incidenza, un ostacolo alla stessa
evoluzione del Comune, è stata smitizzata e resa bersaglio di filippiche
satiriche, mediante autentiche pièces
giornalistiche e discorsi pubblici.
Oggi, è opinione generale che fortezze di sabbia, ritenute erroneamente di pietra compatta, siano
venute giù, aprendo ampi spazi per
l’avanzamento del nuovo. Una grande
breccia è stata aperta nella rocca dei
“regnanti” dediti ai personalismi sfrenati e agli affari illegittimi, per tracciare finalmente una via alle idee e
alle proposte che, strategicamente,
si indirizzano verso un vero e proprio
nucleo popolare di opposizione e di
controllo nei confronti di chi amministra uno dei territori più importanti
della nazione.
Mai più, gli abitanti di Capaccio-Paestum, come quelli dell’intero Cilento,
dovranno trovarsi impreparati e colti
nella disorganizzazione al cospetto di
un evento di così alta importanza,
come quello, appunto, di una competizione elettorale amministrativa.
Non mancano donne e uomini all’altezza del compito e men che meno
una volontà complessiva d’impegno.
Si tratta, invero, di avere la fermezza
e il buon senso di scegliere gli elementi che abbiano una effettiva idoneità per eseguire con molta cura un
programma di solidarietà sociale, tramite il quale aggregare, via via, le varie
espressioni della società civile: dai
professionisti e gli imprenditori più
lanciati, ai precari e ai disoccupati più
disagiati.
Solo un vasto movimento d’opinione
ha la forza di far ben sperare e lasciare intravedere, la possibilità di una
simile realizzazione d’intenti, purché,
una volta recuperato l’esercizio della
critica, non si ignori quello, non meno
conveniente, dell’autocritica.
Chissà, che in una zona attraversata
da personaggi omerici, come la nostra, le sirene non tornino a cantare,
per chiamare a raccolta, questa
volta, l’orgoglio di una stirpe antica.
hERA
Aprile 2008
III
La bellezza nella società dei consumi
di Aldo D’Angelo*
Se sei bella diventi miss Italia.
Se sei bella sei da tutti guardata.
Se sei bella ottieni tutto.
Se sei bella puoi sposare
tanti uomini ricchi.
Se sei bella tutti ti sorridono.
Se sei bella superi facilmente gli esami a scuola.
Se sei bella diventi assistente all’Università.
Se sei bella tutti ti offrono il
gelato.
Se sei bella diventi ricca.
Se sei bella tutti ti ammirano.
Se sei bella vinci sempre.
Se sei bella al bar non
paghi.
Se sei bella farai la modella.
Se sei bella puoi sposare chi
vuoi.
Se sei bella vai dove vuoi,
spesso gratis.
Se sei bella gli uomini cadono ai tuoi piedi.
Se sei bella tutto ti puoi permettere.
Se sei bella puoi comandare.
Se sei bella tutto ti è facile.
Se sei bella tutto ti è perdonato
Se sei bella tutti ti aiutano.
Se sei bella tutti ti vogliono
bene, meno le donne.
Se sei bella la fortuna ti arride.
Se sei bella ti puoi sempre
divertire.
Se sei bella tutti puoi ingannare.
Se sei bella sarai sempre desiderata.
Se sei bella sei baciata da
tutti.
Se sei bella puoi conoscere il
mondo.
Se sei bella diventi Onorevole.
Se sei bella tutti sono con te
cortesi.
Se sei bella tutti desiderano
fare l’amore con te.
Se sei bella guadagni facilmente tanti soldi.
Se sei bella diventi regina.
Se sei bella diventi una
“Star”.
Se sei bella anche Dio ti
aiuta.
Se sei bella sei fortunata.
Se sei bella puoi avere sempre
ragione.
Se sei bella non vai in prigione.
Se sei bella tutti si predispongono al perdono.
Se sei bella farai carriera,
anche se non hai talento.
Se sei bella farai sognare gli
uomini.
Se sei bella spesso ti sentirai
felice.
Se sei bella puoi essere potente.
Se sei bella puoi dominare.
Se sei bella puoi guardare in
La bellezza è fortuna gratuita, gioia,
felicità, speranza, dono della natura,
( di Dio dicono alcuni), ricchezza,
amore, fantasia, sentimento, passione, lungimiranza, vita, benessere,
bene, virtù, serenità, sorriso, tranquillità, dinamismo, sollievo, forza,
tempesta, desiderio cieco, calore ,
ansia, tormento, musica, arte, illusione, voglia di vincere sempre, potenza invincibile dell’umanità:
alto.
peccato che finisce col tempo e
Se sei bella puoi essere più fe- poi scompare del tutto con la
lice.
morte. Essa però continuerà ad
Se sei bella trovi facilmente
esistere per sempre nelle generazioni future. Il bello in sé non può
lavoro.
morire, non sa morire.
Se sei bella sei ben pagata.
Se sei bella sei assunta in te- La bellezza non è pensiero, non è
arte pensosa, non è amore, non è
levisione .
virtù, non è carità, non è umiltà,
Se sei bella vincerai i connon è pietà, non è dolore, non è
corsi di bellezza.
povertà, non è fratellanza, non è
Se sei bella sei temuta dalle abbandono, non è tolleranza, non
donne.
è spirito, non è intimità, non è rapSe sei bella, sei bella anche
porto, non è altruismo, non è diadentro.
logo, non è pietà, non è solidarietà,
Se sei bella non pensi alla
non è vero sapere.
morte.
*Cultore presso la cattedra di
Se sei bella poco pensi al
Sociologia
generale e Sociologia delprossimo.
l’Educazione, Facoltà di Scienze della
Se sei bella sei anche consideFormazione (Università di Salerno)
rata buona e santa.
hERA
IV
Rubrica
L’AGENDA DI
STRABONE
Percorso di base
per l’avvicinamento
a Paestum
Le Porte
Le Porte dell’antica Poseidonia,
distribuite lungo il perimetro
della cinta muraria, sono quattro.
A nord vi è la Porta chiamata
Aurea, dalla quale si entra, venendo in auto da Salerno. Essa
era fiancheggiata da due torri:
una quadrata ad ovest, ancora in
parte conservata, e una semicircolare ad est, della quale non rimangono che le fondazioni.
Presso quest’ultima, sotto al livello stradale, sono visibili i resti
del ponte sul fossato, in magnifica opera greca.
La torre occidentale ne ha incorporata un’altra, più antica, obliqua rispetto ad essa ed
evidentemente contemporanea
alla cortina muraria interna.
Sul lato orientale, in corrispondenza della stazione ferroviaria,
vi è la Porta Sirena, così chiamata, perché sulla chiave di volta
del suo arco vi è un bassorilievo,
ora poco distinguibile, rappresentante, appunto, una sirena,
Questa porta, interamente conservata nella sua struttura, è sormontata da un arco di
costruzione lucana. All’interno,
ai lati dell’apertura, vi sono due
scale che portavano ai cammini
di ronda sulle mura. Da qui una
di Cristina Tafuri pagnia di San Luca, una confra-
Le donne nellʼarte
corporazioni delle arti e mestieri cominciarono a
escluderle per proteggere lo status economico dei
maestri artigiani e dei lavoratori maschi, le donne si
guadagnavano da vivere in una infinità di modi.
Nell’Inghilterra del 1300 c’erano donne mercantesse di lana, c’erano coltellinaie e artigiane del
cuoio, macellaie e donne fabbro, guantaie e rilegatrici di libri, persino orafe. La scarsità di donne artiste prima del 1500, dunque, non si spiega come
momento di un sistema che escludesse la donna
medievale dall’esercizio di qualsiasi arte e mestiere,
il che semmai doveva costituire un fattore di rilievo
nel Rinascimento. E tuttavia è evidente che l’occupazione tipo delle donne appartenenti ai ceti sociali
da cui provenirono in maggioranza gli artisti del
Medioevo era accudire ad una numerosa famiglia e
ad una serie di complicate incombenze
domestiche,
con
qualche eccezione
per coloro che assistevano il marito in
bottega, Si dava
anche il caso di
mogli tanto abili da
dirigere la bottega in
assenza del marito
artigiano e da subentrargli se moriva. Era
raro, però, che questo accadesse alle
mogli dei pittori,
scultori e orafi, perché si trattava di arti
estremamente specializzate che richiedevano, per dare
buoni risultati, un
lungo apprendistato
e un altissimo grado
di perizia tecnica.
Era, dunque, un costume, che di rado si
estendeva alle arti.
Qualche conferma
tarda dei limiti imposti alla partecipazione delle donne
alle professioni artistiche ci viene dal regolamento di alcune
corporazioni cui partecipavano gli artisti.
Gli “ Statuti degli
orafi” senesi (1361)
non fanno neanche
cenno alle donne,
così come la “Breve
dell’Arte dei Maestri
di Pietra Senesi”
(1441), e la Breve
dell’Arte dei Pittori
Senesi” (1335). Solo
Aforismi inediti
d i O s c a r Ni c o d e m o
strada che segue
il tracciato dell’antico decumanus,
conduce
alla zona monumentale.
A sud, presso il
ristorante Nettuno, vi è la
terza Porta detta
della Giustizia.
Questa, internamente era preceduta da un
vestibolo, di cui
rimane
una
parte, ed era
fiancheggiata da due torri, una
quadrata, l’altra circolare. Finalmente ad ovest, vi è la Porta più
grandiosa ed imponente di tutte,
che per essere dalla parte del
mare è stata chiamata Porta Marina, e che costituisce un complesso fortificatorio molto
interessante. Essa ha all’interno
lo statuto della fiorentina Com-
continua da pag. I
un posto di rilievo nel ricamo di paramenti per sacerdoti e per le chiese e l’arazzo. Ma conosciamo
anche donne che miniavano i manoscritti, un’arte
questa riservata generalmente alle monache fino al
tardo 1200, mentre a questa data si registrano a Parigi donne laiche autrici di miniature. Gli storici che
hanno descritto questo periodo concordano nel dire
che le donne, sotto certi aspetti, nel Medioevo, esercitavano un maggior numero di funzioni professionali, avevano più responsabilità, davano
all’economia un più decisivo contributo e possedevano uno status giuridico più elevato che nel Rinascimento e nei secoli successivi. Le donne che non
poterono sposarsi o che non possedevano la dote
necessaria per diventare monache dovevano trovarsi un lavoro; e prima del 1400, l’epoca in cui le
Aprile 2008
Chi non è avvenente cerchi almeno di essere
intelligente, perché l’amore è cieco però ci
sente!
L’ambizione è di pochi, dato che mette a dura
prova il talento;
l’arrivismo è di tanti, dato che mette in bella
mostra la faccia tosta.
Molte donne guardano ai compleanni come a
perle sfilatesi da una collana: pochi uomini
sanno raccoglierle e rimetterle al loro posto.
L’intesa è tutto in un matrimonio. È il matrimonio che non si fa intendere.
Si paga un prezzo troppo alto per restare sinceri. Per cui mi si risarcisca delle offese che ho
fatto al mio prossimo!
ternita di pittori fondata nel
1339, fa menzione delle donne
in un contesto da cui si deduce
che alcune di loro erano pittrici : le quote, si precisa, andavano raccolte la prima domenica del mese
e gli uomini pagavano tre soldi, le donne due.
Alla fine del XV secolo le donne sono quasi completamente escluse dalle cariche nelle corporazioni
perciò non si trovano nomi di donna in nessun documento relativo alla storia della Compagnia, né in
quella della sua erede, l’Accademia del Disegno
fondata nel 1562.
La formazione culturale della donna all’interno del
convento era una delle possibilità di affermazione
sociale ed artistica. L’altra, che rimarrà la più comune dal Quattrocento in poi, era quella di essere
figlia di un artista affermato, il quale si preoccupava
della sua educazione, della sua formazione tecnica
nella propria bottega e anche della promozione
della sua arte. E il successo culturale e artistico di alcune donne, splendido esempio di potenzialità
umanistica, non fu mai ritenuto espressione di tale
capacità, ma raro esempio di individuale eccellenza.
Artemisia Gentileschi, quando si iscrisse (1616),
all’ Accademia, fu, a quanto pare, la prima donna a
compiere questo passo, anche perché in questo
stesso periodo il lavoro delle donne era considerato
attività disonesta e infamante.
Ancora nel diciottesimo secolo le donne non avevano lo stesso tipo di istruzione degli uomini, soprattutto in campo artistico, nonostante
l’importanza che aveva acquisito gradatamente la
diffusione di un’educazione laica e sperimentale,
che aveva portato alla istituzione delle Accademie
di Belle Arti. In queste Accademie, per molto
tempo, fu precluso l’ingresso alle donne, che così
non potevano imparare le teorie di composizione
della grande pittura di storia, e neppure studiare
l’anatomia ritraendo modelle nude.
Solo all’inizio del Novecento, le donne presenti
sulla scena artistica godevano di benefici per i quali
altre donne si erano battute nel XIX secolo. Potevano studiare nelle stesse accademie degli uomini,
prendere parte alle lezioni di disegno dal vero, partecipare a concorsi e vincere premi.
Le prime mostre dedicate esclusivamente ad artiste donne si tennero ad Amsterdam, nel 1884, e a
Parigi nel 1908 e nel 1913. Potrebbe sembrare,
quindi, che all’inizio del XX secolo non esistesse
più una grande differenza tra la posizione degli artisti dei due sessi. Si riteneva che il vero talento
avrebbe trovato la maniera per imporsi e che l’artista dotato sarebbe giunto prima o poi al successo.
Ma nella realtà questa vantata uguaglianza mancava di sostanza.
Permaneva, infatti, l’idea, dettata dalla filosofia positivista della “relativa inferiorità della donna, ben
più incapace dell’uomo alla continuità e alla profonda intensità del lavoro mentale, sia per la minore
forza intrinseca della sua intelligenza, sia per la sua
più vivace suscettibilità morale e fisica, così profondamente in contrasto con ogni astrazione ed
ogni contenuto veramente scientifico” ( A. Comte).
Anche nelle arti l’esperienza confermerebbe l’irrecusabile inferiorità organica del genio femminile.
un grandioso vestibolo, con poderosi muri e corpi di guardia, e
verso l’esterno due torri quadrate. A quella settentrionale se
ne addossa una circolare più antica (V secolo a.C.), cui ne corrisponde un’altra sul lato opposto,
conservata solo nei filari più
bassi: in origine la porta si apriva
fra le due torri circolari, cui sono
aggiunte e sostituite quelle quadrate quando la muraglia è stata
rinforzata.
In prosecuzione della torre meridionale vi è un lungo saliente
di muro che termina nell’angolo
con un’altra torre quadrata,
dopo la quale riprende il lato occidentale della cinta difensiva.
Questo saliente aveva lo scopo di
obbligare gli assalitori a presentare all’offesa dei dardi dei difensori il fianco destro che non
era protetto dallo scudo: aveva
quindi la stessa funzione delle
famose Porte Scee di Troia.
La donna, quindi, rimane esclusa da varie attività,
non già per ragioni di ordine socio-economico, ma
più propriamente per i limiti biologici iscritti nelle
leggi stesse del suo sesso.
Erano poche le donne che insegnavano nelle accademie di Belle arti o che ne erano membri: alle mostre continuavano a essere poco rappresentate e, in
confronto a quella,dei colleghi, la loro opera raramente riceveva l’attenzione della critica o era acquistata per collezioni pubbliche o private.
Inevitabilmente le ansie, le frustrazioni, le delusioni,
l’impotenza emergono dalle opere delle artiste che
dal dopoguerra, in poi, si sono affacciate sulla scena
artistica internazionale, situazione descritta con
acuta sensibilità, da Lea Vergine nella mostra “ L’altra metà dell’avanguardia”. L’autrice afferma che
l’indagine voleva verificare la qualità e il ruolo
svolto dalle donne artiste nei gruppi d’avanguardia,
perché sono state straordinarie nel descrivere la malattia mortale per eccellenza, cioè la vita.
La scienza e la tecnica hanno modificato il volto
del mondo, l’ordine naturale delle cose e la stessa
natura umana.
Le donne guardano al presente con durezza e con il
dovuto distacco, proprio perché sono consce di vivere in una fase di passaggio, avvertendo la necessità di una radicale riscrittura dei codici bio-culturali
del mondo occidentale.
Le donne, infatti, che avanzano ricche di tutte le
loro potenzialità e cariche dell’entusiasmo dei neofiti, diventano rapidamente protagoniste del cambiamento in tutti i campi sociali e professionali, ma
proprio per questo sono costrette, nella vita privata,
ad abbandonare i ruoli tradizionali ed inventare
nuovi modelli di esistenza
lI dibattito in corso riguarda la possibilità di ripensare questo mondo anche a partire dalla soggettività femminile. E’ questa l’ultima frontiera del
cyberg femminismo, teorizzato dalla studiosa americana Donna Haraway che prende addirittura l’immagine del cyborg ad emblema di un definitivo
superamento della dicotomia maschile-femminile.
Se per molto tempo tutta la storia delle artiste è stata
una battaglia di retroguardia perché, ogni qualvolta
il progresso tecnologico sottraeva loro spazio, la
donna inventava altre forme espressive, per le quali
necessitavano soltanto materiale leggero e spese
minime di installazione, dovendo contare soltanto
sulla tenacia, sulla fantasia, sull’abilità manuale,
nelle opere delle artiste dell’ultima generazione
l’utilizzo estetico degli strumenti tecnologici ribalta,
una volta per tutte , la tradizionale diffidenza femminile.
Si avverte la sensazione che è sulla libertà di sperimentare nuove modalità dell’universo comunicativo che si giochi la partita delle donne, delle artiste
e probabilmente, anche nell’arte.
Come afferma, allora, Laurie Anderson, “ la tecnologia è come un fuoco intorno al quale ci si raccoglie e si raccontano le proprie storie “.
*Docente di Storia dell’Arte
all’Istituto Statale “F. Menni” di
Salerno
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C a p a ccio
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La squadra di Marino e il goniometro di Tarallo
Forte invita gli imprenditori a collaborare per ridurre i tempi di realizzazione del Puc
Per chi non lo ricordasse, il goniometro serve a misurare l’ampiezza
degli angoli e la squadra serve a
tracciare le linee rette. Più gli angoli
sono smussati e più si allarga la superficie racchiusa nella circonferenza. Tradotto in parole più
semplici, da un lato Lorenzo Tarallo
si spertica a rappresentare la “grande
apertura a “360°” alla società civile
ed ai settori imprenditoriali di Capaccio Paestum, dall’altro Pasquale
Marino non perde occasione per
tracciare linee di demarcazione di
disegnare angoli sempre più acuti e,
pertanto a restringere i margini di
flessibilità del confronto sui grandi
temi che sono sul tavolo della contingenza politica capaccese.
La dimostrazione più eclatante è avvenuta a margine di un incontro convocato dal comune per raccogliere
idee, suggerimenti e proposte per la
redazione del Puc (Piano Urbanistico Comunale) affidato, per la
terza volta a Francesco Forte.
A fronte di un documento presentato
dal consorzio delle strutture ricettive
Paestum In (oltre 45 soci) in cui venivano individuati i problemi, articolate proposte e resa nota la
disponibilità a fare ogni sforzo per
assecondare l’elaborazione dello
strumento urbanistico nei tempi dettati dall’amministrazione comunale,
il sindaco non ha trovato di meglio
che sventolare un foglietto, consegnatogli da una “perfida” manina, da
cui ha estrapolato parole virgolettate
e frasi non contestualizzate di un
CdA del consorzio datato 31 marzo
in cui si discuteva proprio con quali
proposte presentarsi all’incontro.
Il solo scopo di chi ha fatto arrivare
copia del verbale a Marino era
quello di seminare zizzania e ricacciare i rapporti istituzionali tra chi
amministra e chi intraprende sul territorio nel vicolo cieco in cui sono
stati parcheggiati per anni.
Infatti, l’incontro che ha visto la
massiccia partecipazione degli operatori, consorziati e non, è stato trasformato in un improvvisato
“comizio” che nulla toglie e nulla
aggiunge alla soluzione dei problemi di Capaccio Paestum.
Bisogna dar merito a Forte l’aver riportato il confronto sui binari previsti dando atto che la novità di potersi
confrontare con un consorzio (di cui
non conosceva l’esistenza) è un elemento positivo sia sul piano tecnico
sia su quello dei tempi.
E proprio sui tempi di realizzazione
di verifica della consistenza delle
CASTELCIVITA
Mario Tedesco, è il nuovo sindaco
e scommette sul rilancio delle Grotte
Mentre Mario Tedesco si gode il
successo di quei 331 voti di differenza fra lui e l’avversario, un
fatto di proporzioni mai viste nei
dintorni del paese delle Grotte,
con i suoi antagonisti recenti Ernesto Cantalupo e Attilio Tancredi che non riescono nemmero
a rientrare in consiglio comunale.
“La stima che ho ricevuto dalla
mia gente con un voto così
ampio mi riempie di orgoglio. Da
domani sarò al lavoro per rilanciare il nostro complesso speleologico”, dice al telefono il nuovo
primo cittadino mentre al seguito
di carosello di auto festanti gira
per le vie del paese.
Chi, e come, dovrà guidare il rilancio turistico delle Grotte? Ci
faremo affiancare da “privati qualificati da reclutare con un bando
spalle una lunga militanza democristiana e demitiana, milita nel
Pd. Usa toni molto veltroniani insistendo sulla necessità di “unire
il paese”, da qui il nome della
lista, mettere sopra ad ogni cosa
lo sviluppo economico che qui
passa per la gestione del complesso speleologico.. Democratico anche lui, ma più centrista, è
l’altro concorrente: Antonio Forziati.
pubblico” dice Mario Tedesco; più
utile guardare tra le professionalità già presenti in paese, è stata
la tesi, uscita sconfitta dalle elezioni, di Antonio Forziati. Questo è l’unico tema che ha
scaldato questa campagna elettorale di Castelcivita dove si finiva
sempre, a turno, ovviamente con
i due gruppi separati, in uno dei
ristoranti per una seconda adunanza conviviale, più ristretta di
quella appena chiusa nelle varie
piazze. Nel paese delle grotte il
duello tra due veterinari, Mario
Tedesco e Antonio Forziati, a
capo delle due liste civiche di
«Castelcivita Unita» e «La Colomba» è andato avanti senza
molti sussulti. Tedesco, con alle
Mario Tedesco, lista “Castelcivita Unita” , voti 914
Consiglieri comunali eletti: Gigliello
Nicola Antonio 165; Ettore Campanaro 96; Pasquale Doto 93;
Agostino Costantino 92; Andrea
Chiumiento 84; Angelo Babbaro
76; Ernesto Scaramella 67; Felicia
Alonzo 55; Franco Chiumiento
55; non eletti: Oscar Zonzi 36;
Raffaele Silvioli 17; Giuseppe
Esposito 6;
Lista “Colomba” – voti 583
Consiglieri comunali eletti: Antonio
Forziati (candidato sindaco); Teresa Costantino 63; Antonio Vincenzo 59; Antonio Nisi 59. Non
eletti: Donato Poto 55; Ernesto
Cantalupo 43; Antonio Di Filippo
31; Pasquale Gralluzzo 35; Vito
Lucia 19; Mario Perrotta 24; Attilio Tancredi 36; Alfonso Verlotta
29; Raffaele Verlotta 45;
strutture ricettive e turistiche che il
consorzio ha dato ampia disponibilità a collaborare integrando i dati in
possesso del comune con quelli
delle singole strutture consorziate.
Obiettivo, completare entro tre mesi
la ricognizione necessaria per poter
mettere l’ufficio di piano in condizione di valutare e decidere su dati
corrispondenti alla realtà.
“Un territorio che pone il turismo al
primo posto nella sua strategia di
sviluppo, deve essere consapevole
della necessità di fare sistema. Però,
se il sistema ha delle falle, lo sforzo
diventa infruttuoso se non inutile.”
Così si è espresso il tecnico incaricato per la redazione del Puc che ha
anche preso atto della necessità che
lo strumento urbanistico dia risposte
alle esigenze di adeguamento alle
nuove richieste del mercato turistico
alle strutture presenti e consentirlo
alle nuove che saranno realizzate.
Gli imprenditori hanno chiesto
anche l’adeguamento e la realizzazione delle infrastrutture come il definitivo varo del piano spiaggia.
E la presenza dell’ingegnere Renato
Cristiano, incaricato della redazione
del progetto che ridisegna il litorale
di Paestum, è un segnale che ci si sta
coordinando nella fase progettuale.
Per le infrastrutture, invece, sarebbe
opportuno avviare le procedure per
un accordo di programma che veda,
in primo luogo, un comune convinto, e poi provincia e regione. Se
questo accadrà, gli operatori economici sapranno dare il loro convinto
contributo senza farsi condizionare,
né da chi usa la squadra né da chi
maneggia il goniometro.
Una cosa è certa, al di là della parole
conteranno i fatti e i tempi in cui
verranno messi in opera. Dodici
mesi sono pochi e sono tanti.
Il recente passato ci ha insegnato
che nove anni non sono stati sufficienti per “partorire” il Prg. Gli imprenditori
sono
fortemente
interessati a che il Puc possa vedere
la luce entro i nove mesi che restano
alla scadenza che si è dato il sindaco
della “gente”.
Velina
C a p a ccio
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N°15 25 aprile 2008
La Santoro dal volto “umano”
Un giudice: “Marta, l’unico poliziotto del territorio”
Occhi felini dallo sguardo dolce.
Sorriso aperto ed espressivo. Marta
non si stanca di guardare in faccia
l’interlocutore. Dimostra curiosità
intellettuale ed è lontana dall’archetipo, Marta Santoro ha poco o niente
della donna in carriera, anche se del
suo ruolo di ufficiale del Corpo Forestale dello Stato ne ha fatto
un’icona a cui destinare la gran parte
della sue energie. È leader, con e
senza divisa, perché si è conquistato
sul campo lo spazio che le viene riconosciuto sia dalle procure sia da
molti cittadini e imprenditori che,
oggi, si recano nella caserma di Foce
Sele per chiedere consiglio su come
muoversi per evitare sorprese ad investimento fatto o a lavori iniziati o
addirittura eseguiti.
“È l’unico uomo poliziotto presente
sul territorio” così è stata appellata
da un procuratore della repubblica. E
lei non fa niente per nascondere la
sua passione di “investigatore” alla
ricerca di notizie di reato che le ha
procurato la fama di “donna che non
guarda in faccia a nessuno”.
Nata “abusiva” a Torre di Mare a
Paestum, in piena “220”, diplomata
ragioniera e studi in legge, interrotti
per seguire un’intuizione esistenziale
verso la divisa. Infatti, le sue prime
esperienze lavorative le ha espletate
come vigile urbano stagionale ad
Ogliastro, Agropoli e Capaccio. Un
corso di formazione presso la comunità Monte Stella, le permise di entrare in contatto con la Forestale. Nel
’92 fece la domanda e nel ’94, dopo
il corso di formazione a Sabaudia
(Lt) fu destinata proprio a Capaccio
dove conobbe suo marito, nella Forestale anche lui e comanda la stazione di Capaccio Capoluogo. Allora
la stazione di Foce Sele era comandata da Carmelo D’Amico.
Impegnata a Salerno per quattro
anni, tornò a Foce Sele dove è in servizio ad oggi. Da quattro anni comanda la Stazione.
“Sono al comando di quattro guardie, tra cui una donna, con le quali
c’è perfetta sintonia e afflato. Grazie
a loro riusciamo a controllare un territorio molto ampio che parte da
Pontecagnano e, passando per Battipaglia ed Eboli, arriva fino ai confini
con Agropoli.”
Praticamente tutta la fascia costiera e la zona pinetata e demaniale. Quale comune è più avanti
nella gestione e nella riqualificazione della fascia costiera?
“Sicuramente Eboli. L’abbattimento
di oltre 500 case abusive, ha dato il
via ad un’operazione imponente di
riqualificazione ambientale che oggi
è sotto gli occhi di tutti.”
Nell’immaginario
collettivo,
quando si pensa alla Forestale si
pensa alla tutela ambientale, al
controllo dei boschi e delle acque.
Come mai lei è assurta agli onori
della cronaca soprattutto per la
lotta all’abusivismo?
“La mia è una passione che si muove
in sintonia con le esigenze del territorio che va tutelato. Oggi il corpo
forestale dello stato è un corpo di polizia a tutti gli effetti. Pensi che svolgiamo anche compiti di sorveglianza
stradale.”
Come sono i rapporti con le altre
forze di polizia?
“All’inizio della mia attività di polizia giudiziaria c’è stato un certo
imbarazzo. Poi, anche gli altri si
sono sentiti spronati ad essere più
attivi. In ogni caso la collaborazione, quasi sempre, c’è!”
E con i comuni e gli uffici tecnici?
“Quando si presenta in comune per
prelevare documenti attinenti a casi
oggetto di indagine, nessuno fa
salti di gioia. Però, devo dire che la
collaborazione c’è. Anche perché
non potrebbe essere altrimenti.”
Il lavoro investigativo è frutto di
iniziativa personale o sono segnalazioni di cittadini che mettono in moto l’indagine?
“All’inizio, l’iniziativa è sempre partita dal mio comando di stazione.
Oggi posso affermare che il 50%
delle segnalazioni arriva dalla
gente.”
Sostanzialmente, quali sono i motivi che portano al sequestro di un
manufatto?
“Il primo elemento che si riscontra
nel 50% dei casi è la realizzazione
dell’opera in modo difforme a
quanto previsto dalla licenza edilizia.
Quindi la colpa è essenzialmente del
committente. Il resto è dovuto a procedure sbagliate nella fase della concessione o ad evidenti anomalie nella
fase istruttoria della pratica.”
A chi spetterebbe il controllo della
realizzazione in corso d’opera di
un immobile?
“È l’ufficio tecnico, con il supporto
dei vigili urbani, comunale che dovrebbe seguire i lavori e verificare
che non sia realizzati in difformità a
quanto previsto.”
Se sono così tante le sentenze di
abbattimento (oltre seicento solo a
Capaccio), senza contare i procedimenti in corso d’opera, vuol dire
che c’è qualcosa che non va?
“Evidentemente! L’autorità giudiziaria ordina l’abbattimento, ma è il comune che deve effettuarlo…”
Offerta lavoro
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Sede di lavoro è Albanella (Sa).
Per informazioni contattare il 333/9158754.
Quale è stato l’atto più eclatante e
quale l’insuccesso più difficile da
digerire?
“Dietro un’indagine c’è un lavoro
scrupoloso di analisi e valutazione.
Ecco perché posso fermare che insuccessi da digerire non riesco a ricordarne. Tra le operazioni più
grosse, segnalo il sequestro di un villaggio turistico trasformato in case
per civile abitazioni. L’ho scoperto
andando sul cantiere, con la panda di
servizio, e ho chiesto di poter acquistare un villino…”
Più volte, ed anche da fonti autorevoli, siamo stati avvisata che la
malavita stava mettendo piede al
di qua del Sele. Lei ci può rassicurare?
“In base alla mia esperienza posso
dire che a sud del fiume Sele il problema non esiste. È invece più probabile che il fenomeno sia presente
nei comuni di Eboli, Battipaglia e
Pontecagnano.”
La pineta di Capaccio – Paestum è
diventata un ricettacolo di rifiuti.
Gli operatori turistici non sanno
come spiegare ai loro ospiti come
sia possibile tutto ciò. Lei che comanda una forza pubblica che, per
istituto, dovrebbe essere attenta a
queste problematiche, cosa fa?
“Noi pattugliamo la pineta in modo
sistematico. Non a caso abbiamo
colto in flagranza di reato un piromane e abbiamo denunciato i protagonisti dell’orgia di questa estate.
Nei casi eclatanti di discariche a
cielo aperto, segnaliamo tutto al comune. È quest’ultimo che deve provvedere a rimuovere la sporcizia!
L’anno scorso mi sono impegnata
personalmente a risanare una discarica a cielo aperto nella pineta a ridosso di contrada Torre.”
Il comune di Capaccio, intanto, sta
formando 33 ispettori ambientali.
Lavorerete in sintonia?
“Per la verità, è una notizia che apprendo in questo momento. Quando
il comune mi farà conoscere i termini
dell’iniziativa, sarò felice di far conoscere il mio parere in merito.”
Si sono fermati i lavori per la realizzazione della pista ciclabile all’interno della pineta. C’è
un’indagine in corso?
“No comment!”
A Marta Santoro piace più essere
rispettata o temuta?
“Spero di essere rispettata per il lavoro che faccio a difesa degli interessi generali. Sono tante persone
che vengono in stazione per chiedere
consigli. Spero lo facciamo perché
riconoscono nel lavoro che io e i
miei ottimi collaboratori è utile alla
difesa del territorio e funzionale alle
leggi in vigore.”
Bartolo Scandizzo
N°15 25 aprile 2008
D ia n o
17
Il ’68 movimentò anche le zone interne
Gli studenti dianesi rumoreggiavano per motivi più “materiali”
Il Sessantotto: stagione formidabile
o annus horribilis? Fu un anno “eccezionale“, passato a denominare un
intero periodo storico, idealizzato da
chi lo “fece“ (non diciamo forse comunemente “ha fatto il ’68“, quando
ci riferiamo ad un “reduce“ di allora,
quasi ad indicare qualcuno che ha
combattuto una guerra), criticato dal
sistema di potere che a stento riuscì a
contenerlo, trasformato in mito dai
giovani dei decenni successivi, sfruttato impietosamente per fini commerciali con gadgets, poster e
quant’altro. La mobilitazione accomunò studenti e operai che affollavano le piazze e occupavano le
scuole per chiedere giustizia, equità,
uguaglianza, una società meno oppressa dal sistema, finalmente libera
da bigottismo e fobie. Protagonisti
assoluti di quelle calde giornate
furono gli studenti liceali ed universitari che, a partire dal mese di novembre del 1968 cominciarono le
agitazioni di piazza, le occupazioni
delle varie scuole cittadine e delle
aule dell’allora Istituto di Magistero
Giovanni Cuomo (la futura università salernitana). Riuniti in animatissimi
comitati
studenteschi,
frequentati anche da personaggi che
in seguito diventeranno famosi: Michele Santoro, l’esempio più celebre,
all’epoca uno dei fondatori del movimento “23 agosto“, oppure Lucia
Annunziata. Sullo sfondo di un consegue da pag 2
flitto generazionale
con il mondo degli
adulti,
ritenuto
ostile, la scuola era
vista come la metafora di un sistema da
abbattere nella sua
interezza. Questa
per sommi capi la
situazione nel capoluogo. Ma in provincia,
nella
profonda provincia
salernitana? Giungevano anche lì echi “Il Mattino”
di ribellione? Sembrerebbe di sì. Un
primo indizio lo offre “Il Mattino“
del 16 novembre del 1968, riportando questa notizia: «Nei giorni
scorsi la maggior parte degli studenti del Vallo di Diano sono entrati
in agitazione per protestare contro
l’attuale sistema scolastico italiano
e sottoporre all’attenzione degli organi provinciali la situazione da
“cenerentola“ in cui sono confinati
molti Istituti del Vallo». E ancora:
«La protesta del movimento studentesco ha coinvolto il Liceo Classico,
il Tecnico Industriale e il Tecnico per
Geometri di Sala Consilina, il Magistrale di Teggiano, il Liceo Scientifico di Padula, il Tecnico
Commerciale di Sant’Arsenio».
Dunque il virus della contestazione
studentesca contagiò anche il Vallo
di Francesco Faenza
Le Pagelle
sano è stato abbattuto”, il comitato di quartiere dovrebbe riflettere su questo. E non impegnarsi a
flettersi al potere, a prescindere,
ma soprattutto contro l’indignazione dei propri residenti. Su la
schiena.
Comitato Borgo, voto 7: a pensar male si fa peccato, a leggere i
progetti si capisce tutto. Il re è
nudo, la ditta privata pure. Spulciando tra le carte, attraverso l’avvocato La Rocca, il comitato di
protesta al Borgo scopre che il comune consentirà alla ditta privata
di fare multe, rimuovere le auto,
farla da padrona, in breve, da
Sant’Antonio al tribunale.
La piazza nuova al Borgo sarebbe
quindi un atto di vassallaggio
eterno verso una ditta privata, su
autorizzazione
del
comune.
Quando i cittadini hanno scoperto
l’inquacchio, hanno subito avvisato
Melchionda: “non saremo la tua
primavera di Praga”. Dal 15 aprile è
ripresa la protesta. Parcheggio sotterraneo? Scoperto l’inconcedibile
concessione, ci vorranno le bombe
di Masci e Cicia per farlo.
Cicia e Melchionda, voto 3:
nonostante la batosta elettorale,
continua la propaganda politica. A
tutti i costi. Sempre e comunque.
Cicia promette di assumere i convenzionati al piano di zona. Con
quali soldi, però, non lo precisa.
Con quali meriti, poi, al di là delle
tessere di partito, non si è mai capito. Melchionda fa di più. Per la
decima volta annuncia la firma con
la Regione Campania per il polo
agroalimentare.
Se consideriamo le venti promesse
di Bassolino, i 30 anni di promesse
del centrosinistra ebolitano, la
scena diventa pietosa e inutilmente
propagandistica. Il Pd a Eboli raccoglie il 26 per cento, tra le medie
più basse in tutta Italia. Se gli assessori girano con l’auto lampeggiante dei vigili urbani, se la
sconfitta delle elezioni è colpa
“delle dichiarazioni di Caprarella
(Rc)” come dice Melchionda, ci
sarà sicuramente qualcosa che non
funziona. A cominciare dalla propaganda stupida e quotidiana. A prescindere, su qualunque argomento.
del 16 novembre 1968 racconta le manifestazioni studentesche
nel Vallo di Diano
di Diano.
«Effettivamente ci fu qualche sporadica agitazione, ma tutto sommato la
zona ha vissuto il fenomeno in modo
marginale. Non è stato certo il ’68 di
Roma o di Parigi! -il commento del
giornalista Giuseppe D’Amico, che
all’epoca frequentava il liceo classico di Sala Consilina- Gli studenti
del Vallo rumoreggiavano per motivi
più “materiali“. Ad essere sotto accusa era la situazione assolutamente
deficitaria della maggior parte degli
istituti della zona, dove mancavano i
servizi essenziali, le aule, addirittura
i professori. Ma ripeto, fu un fenomeno abbastanza marginale. Se pure
si registrò qualche episodio, di certo
non ebbe vasta risonanza poiché non
c’erano allora tutti i mezzi di comunicazione dei giorni nostri, come Internet, la televisione, la radio. Tutto
passava in silenzio».
Cose di poco conto, insomma. Così
pare. Anche se dobbiamo registrare
la notizia “ufficiosa“ sull’esistenza
di piccole avanguardie che, in determinate circostanze, cercavano di collegarsi ai movimenti studenteschi
delle grandi realtà cittadine. Giovani
contestatori che non perdevano occasione di esprimere il loro rifiuto
verso le manifestazioni cosiddette
borghesi, organizzando irruzioni “disturbatrici“ durante le serate di gala o
nel bel mezzo dei cenoni di capodanno, che si cominciavano ad organizzare negli alberghi del Vallo.
Giovani emuli dei ribelli milanesi
che spernacchiavano gli esponenti
dell’alta società durante le prime teatrali alla “Scala“.
Ci piacerebbe saperne di più e siamo
alla ricerca di testimonianze dei reduci di quel caldo periodo.
Contattateci.
Raffaele Avallone
La Polemica
Albert i soldi in gioco!
I soldi di Albert, o meglio “La mente
in gioco” o ancora le Olimpiadi della
mente, il grande evento costato un
milione e 200 mila euro circa e tenutosi nel Vallo di Diano, nel maggio
del 2007 coinvolgendo diversi operatori del territorio, non sono ancora arrivati. Il grido di allarme
giunge direttamente da un gruppo di
operatori a cui l’organizzazione dell’evento, gestita da Città della
Scienza di Napoli e in parte dalla
Provincia di Salerno, aveva chiesto
una serie di servizi. “Ma quei servizi
non sono stati ancora pagati ed è
ormai passato quasi un anno spiega Luigina Martello presidente
dell’Associazione Galatea di Padula
che ha gestito il front office della
manifestazione. Insieme a me non
sono stati pagati altri operatori,
come la Tansfer di Chiurillo di Teggiano per i trasferimenti degli alunni,
l’Acteon e il Kristal Palace Hotel di
Atena Lucana per i pernottamenti di
vari ospiti e della stessa organizza-
zione provinciale, compreso il conduttore e testimonial dell’evento,
Alessandro Cecchi Paone, e o come
Lo Scrigno, un alimentari di Padula e
tre animatori di Padula. Ma anche
altre attività di certo attendono di
essere pagate”.
A questo punto gli operatori sono
pronti e costretti ad agire anche per
vie legali se entro pochissimo tempo
non giungeranno risposte, ma soprattutto prove concrete di pagamento.
Le promesse infatti si sono succedute nel corso di questi mesi e nonostante la rassicurazione continua
di pronti e immediati pagamenti,
nulla è accaduto. Insomma, non si sa
che fine abbiano fatto i soldi, visto
che come annunciato dai giornali
l’evento è costato più di un milione
di euro. L’intenzione è quella di costituire un comitato di tutti i fornitori dei servizi richiesti.
Luigina Martello
In Farmacia
Alcool nei
farmaci per
bambini!
I bambini provano una repugnanza
naturale nei confronti dell’alcool ma
nonostante questo, gli adulti devono
attentamente evitare l’uso di alcool
quando cucinano per dei bambini. In
questo caso non si usa il vino rosso
per bagnare la carne, non si mette il
rum nella torta e nemmeno il liquore
nei biscotti. Ma quello che nel privato
viene evitato da cuochi premurosi,
già da tempo non è più un divieto per
l’industria alimentare. I dolciumi
spesso sono zeppi d’alcool. Lo zucchero copre il sapore forte dell’alcool, in modo che la naturale difesa
dei bambini venga ingannata. Questo
trucco fa sì che il limite d’età per il
consumo di alcool si abbassi drasticamente. A livello regolatorio il problema del contenuto di alcool nei
medicinali ad uso pediatrico è ampiamente dibattuto per gli effetti indesiderati, sia acuti che cronici, che
può causare nei bambini. L’Accademia Americana dei Pediatri ha stabilito che, al fine di evitare la comparsa
di effetti avversi nei bambini, la quantità di alcool etilico contenuta in
qualsiasi preparazione medicinale dovrebbe essere tale da non determinare una concentrazione plasmatica
superiore a 25mg/100ml in seguito
all’assunzione di una singola dose di
farmaco. Inoltre deve esserci un intervallo di tempo tra l’assunzione di
due dosi successive per evitare l’accumulo di alcool nel sangue. Consideriamo ad esempio la Tachipirina gtt,
un farmaco ampiamente usato nei
bambini come antipiretico. Qualcuno ha fatto mai caso che contiene
alcool etilico? E’ stato calcolato che
la concentrazione plasmatica di alcool etilico che risulta dalla somministrazione di 3gttper Kg di peso
corporeo del bambino è sicura e non
presenta particolari controindicazioni dovute all’alcool. Inoltre, nel
nostro paese sono in commercio farmaci ad uso pediatrico senza obbligo
di prescrizione, prodotti omeopatici
e alimenti, di uso comune in alcuni
casi, con quantità di etanolo superiore al limite consentito. In effetti
più che ai rimedi omeopatici in generale la nostra attenzione deve concentrarsi nelle preparazioni in gocce
costituite essenzialmente da tinture
madri che si ottengono macerando
in alcool, a determinata gradazione,
piante fresche o parti di esse. Operando opportuni calcoli matematici
sembra che somministrando questi
rimedi non vengono superate le dosi
massime consentite.Va ricordato che,
mentre gli effetti di una somministrazione acuta sono per lo più a carico del Sistema Nervoso Centrale
(riduzione dei tempi di reazioni, incoordinazione motoria, cambiamenti
di umore...) e compaiono con assunzioni di elevati quantitativi di alcool,
l’assunzione cronica di quantità sovradosate di alcool crea certamente
danni soprattutto alla funzionalità
epatica, anche se questi sono poco
documentati nella popolazione pediatrica.
Alberto Di Muria
[email protected]
18
N°12 4 aprile 2008
O ro sco p o
N°12 4 aprile 2008
19
I segni enogastronomici di Grimilde
RSEGNI
DI
GRANO
PROFEZIE
IN ESALAZIONI
ETILICHE
C A V A T I E L L O
Caratteristiche dei segni:
sono molto socievoli, in amore
sono caldi ed avvolgenti, sul
piano professionale preferiscono il lavoro di gruppo e
sanno essere simpatici e pieni
di entusiasmo, anche se cercano sempre di primeggiare.
Cavatiello: nati nel mese di
l
u
g
l
i
o
Fusillo: nati nel mese di
f e b b r a i o
Vescuotto re Pane: nati nel
mese
di
maggio
Pezzella: nati nel mese di settembre
SEGNI
D’UVA
Caratteristiche dei segni: riflessivi e dediti a pensieri meditativi, in amore sono
frizzanti ed effervescenti, a
volte amano la solitudine, a
volte preferiscono la compagnia, sono sempre in fermento
e
prediligono
il
buio.
Aglianico: nati nel mese di
a
p
r
i
l
e
Primitivo: nati nel mese di
m
a
r
z
o
Fiano: nati nel mese di giugno
Per’ e Palummo: nati nel
mese di novembre
SEGNI DI SPEZIE
Giorno fortunato: il 4
Numeri da giocare: 39 - 64
Pietanza consigliata: broccoli
s
a
l
t
a
t
i
Luogo da visitare: Stella Cilento
Se non vogliono sentire ragioni, se il tatto non funziona,
se non è possibile convincerli:
rompetegli le ossa (capiranno!).
Se siete ancora alle prese con
quel rapporto in crisi, state attenti: ora che vi siete trasferito
ai piani alti, se vi buttano di
sotto non avete molte speranze
di rinfacciare che questo dimostra che non provava amore per
voi!
Giorno fortunato: il 12
Numero da giocare: 29 - 90
Pietanza consigliata: mozzarella
di
vacca
Luogo da visitare: Altavilla Sil
e
n
t
i
n
a
Molte novità: abbandonate il
Capocuollo, buttate via tutti i
vostri pesciolini rossi e sostituiteli con quelli di plastica,
vedrete che vi troverete molto
meglio.
Taurasi è nel vostro segno: coraggio.
RE
FIANO
PEZZELLA
Giorno fortunato: il
12
Numero da giocare: 70 - 31
Pietanza consigliata : funghi
t r i f o l a t i
Luogo da visitare: Padula
Per migliorare il vostro aspetto
avete bisogno di un aiuto
esterno: rivolgetevi ad un pizzaiolo. Sarete particolarmente
focosi con i Vescuotto re Pane,
ma non è detto che questo deponga a vostro vantaggio.
Per tutti i nati ad inizio mese
sarà un periodo di fuoco.
Giorno fortunato: il 20
Numero da giocare: 57 – 29
Pietanza consigliata : calamari
i m b o t t i t i
Luogo da visitare: Acciaroli
Alcuni single, – i più fortunatidopo una fugace e stuzzicante
avventura, potranno risvegliarsi con la bocca amara, per
tutti gli altri invece è previsto
solo un amaro risveglio. Il consiglio per tutti è non dormite.
PER
‘E
PALUMMO
Pietanza consigliata: uova al
t e g a m i n o
Luogo da visitare: Teggiano
Attenzione a eventuali brutte
figure con i Fiano: le storie
nate da poco potrebbero rivelare qualche sorpresa poco piacevole, scopritele prima di
essere già in camera da letto.
Tanto va la gatta a lardo...
AGLIANICO
S O P P R E S S A T A
FUSILLO
VESCUOTTO
Caratteristiche dei segni: appassionati e romantici, mettono il sale nelle loro vita e
spesso il pepe, amano i profumi ed il piccante, a volte
hanno bisogno di molto tempo
per maturare una decisione,
spesso migliorano invecchiando come i segni d’uva.
Capocuollo: nati nel mese di
d i c e m b r e
Soppessata: nati nel mese di
g
e
n
n
a
i
o
Longa: nati nel mese di
o
t
t
o
b
r
e
Sausicchia: nati nel mese di
agosto
non rosica, nel vostro caso,
però, è meglio soprassedere!
Giorno fortunato: il 3
Numero da giocare: 43 – 54
(ritentare
non
nuoce)
Pietanza consigliata : polpettine in brodo
Luogo da visitare: Palinuro
Le esalazioni etiliche del Solopaca, suggeriscono un periodo
di riposo: attendete un segnale
chiaro dal destino e se non dovesse giungere per tempo dimostratevi forti e costanti
nell’attesa.
In amore fate attenzione a
qualsiasi tipo di colpo e mettetevi
l’anima
in
pace!
Giorno fortunato: il 27
Numero da giocare: 50 - 33
Pietanza consigliata: alici all ’ i n s a l a t a
Luogo da visitare: Serramezzana
Raccogliete i pezzi di questo
periodo nero e buttateli tra le
braccia di qualche partner
spensierato, sperando che vi
faccia dimenticare tutti i vostri
guai con l’ex. Comunque non
contateci troppo.
Attenzione ad eventuali vendette, non fidatevi dei Capoc
u
o
l
l
o
.
C A P O C U O L L O
PRIMITIVO
Giorno:
il
2
Numero da giocare: 11 - 47
Pietanza consigliata : olive sott
o
l
i
o
Luogo da visitare: Vatolla
Periodo positivo per voi, soprattutto in amore sono previste buone novità, rafforzamenti
di legami con i Sausicchia e insomma tutti i coronamenti felici di storie. La giusta
predisposizione d’animo non
vi fa sbagliare una mossa, fidatevi del vostro fascino. Possibili lasciti di denaro anche
sotto forma di regalo.
Basterà continuare a sognare
per tutto il periodo senza mai
svegliarsi.
S A U S I C C H I A
PANE
Giorno fortunato: il 21
Numero da giocare: 64 – 79
Pietanza consigliata : ricotta di
b
u
f
a
l
a
Luogo da visitare: Maiori
Smettetela di fare il duro: si
vede che siete più mosci del
solito! È inutile fare i buoni
propositi per diventare più
tosti: non ci riuscirete fino a
quando Solopaca sarà nel vostro segno (è appena ritornato!). Amore: chi non risica
Giorno fortunato: non perven
u
t
o
Numero da giocare: 60 - 72
Pietanza consigliata : zuppa di
ceci
di
Cicerale
Luogo da visitare: Ascea
I rapporti con il Sausicchia restano pesanti. È un periodo in
cui vi sentite particolarmente
“scornacchiati”: c’era da aspettarselo.
Fasciarvi la testa dopo essersela rotta servirà a poco: prevenire è meglio che curare.
Prestate maggiore attenzione ai
pronostici.
E non uscite di casa per nessuna
ragione.
Giorno:
il
43
Numero da giocare: 68 - 69
Pietanza consigliata : uovo
s
o
d
o
Luogo da visitare: Mercato Cilento
Cercate di non seccare troppo i
vostri colleghi, soprattutto gli
altri Capocuollo e tutti segni di
spezie. Taurasi e Greco di Tufo
escono dal vostro segno.
Farete di tutto per farvi notare
dal Longa che vi interessa;
siate galanti: non dilungatevi
in preliminari e andate subito
al sodo.
L
O
N
G
A
Giorno:
il
29
Numero da giocare: 74 - 89
Giorno fortunato: il 12
Numero da giocare: 43 - 65
Pietanza consigliata : carciofi
i m b o t t i t i
Luogo da visitare: Tortorella
Qualche pennellata di muffa
qua e là. Cercate di non essere
troppo critici, la perfezione
non è di questo mondo e potreste avere la dimostrazione pratica che... anche voi rientrate
nel novero dei comuni affettati. Attenzione nel privato, lasciate a casa quattrini e tutto
ciò può servire per fare pagamenti... insomma non è un
buon mese per fare acquisti
N°15 25 aprile 2008
C u ltu ra
20
Cilento e Liber ta’
...di Giuseppe Liuccio
A s c e a
“Non solo archeologia” potrebbe essere lo slogan di promozione turistica di Ascea.
Certo questa costa, in cui approdarono i Focesi del VI secolo
a.C. e vi fondarono una città
fiorente di traffici e commerci,
è conosciuta in Italia e nel
mondo soprattutto per la sua
scuola filosofica, dove emerse il
rigore intellettuale di Parmenide, filosofo e medico, e di Zenone, maestro di sofismi ed
inventore della dialettica.
E i resti di templi e terme, teatri
e fori con quel miracolo di architettura della “porta Rosa” in
cima alla collina ventilata, esercitano un indiscusso fascino non
solo fra gli addetti ai lavori e gli
uomini di cultura, ma anche tra
la gran massa di turisti che nei
mesi estivi lasciano alberghi e
camping della costa e si avventurano in itinerari carichi di
straordinarie sorprese su per la
collina, dove troneggiano gli
ulivi.
E qualche guida colta rievoca i
“Porti velini”, affollati di mercanti di oriente, con acque salutari, che alimentavano terme
frequentate da vip dell’antica
Roma, del livello di Cicerone,
Orazio e Virgilio.
E i più curiosi possono scoprire
che qui era fiorente una
“scuola medica”, antesignana e madre di quella
di Salerno, e che nella
pianura fecondata dall’Alento si sviluppò una
agricoltura di qualità che
offrì la materia prima
(grano della pianura,
olio e vino delle colline)
per la “dieta mediterranea” rilanciata di recente
dal prof. Keys, che stabilì la sua dimora su di
un promontorio di Pioppi
non a caso ribattezzato
“minnelea”.
Ma al turista che si avventura su per le colline
non mancheranno le sorprese, a partire dal capo-
luogo Ascea, che
porta già nel toponimo la sua
prerogativa
di
terrazzo
assolato:Ascea deriverebbe, forse, da
“schia”= ombra
con “a” privativa=
senza
ombra. Non tutti
gli storici ne sono
convinti, ma al
giornalista che va
a caccia di emozioni questa interpretazione
sembra appropriata a godersi lo
spettacolo di un’ansa di mare
che sfuma in lontananza verso il
promontorio di Licosa con il
Monte Stella a far da quinta
nella gloria del sole di una incipiente primavera.
A spulciare nella storia più recente, dalle pagine dei libri e
dalle lapidi commemorative si
staglia netta la figura di Teodoro
De Dominicis, liberale di fede,
antiborbonico convinto, stretto
collaboratore del canonico De
Luca e dei Filadelfi più rappresentativi a Napoli.
Cospirò con ardimento nella Rivolta del 1828 e pagò il suo atto
di eroismo con la pena capitale,
eseguita a Salerno, il 21 settem-
contro i finanziamenti a pioggia.
“Certo, ma non fa crescere realtà locali per una reale promozione culturale. Di fronte poi a tante lacune
nell’inserimento sociale anche di
persone a rischio, i progetti finanziati
mi sembrano davvero poco utili. Chi
vuole vedere Pino Daniele può pagare il biglietto, e lo fa con piacere –
dice alludendo al programma provinciale per l’estate cilentana -. Questa progettazione non fa crescere
nuovi talenti, giovani, soprattutto locali, e quindi non è l’obiettivo delle
istituzioni”. Lentini non comprende
come si possa parlare di sviluppo per
un turismo di qualità quando si progettano case presso la ferrovia di
Ascea o lungo la pericolosa strada a
scorrimento veloce di Agropoli, città
carente di una buona rete fognaria.
“Anche a Vallo la vita sociale è inesistente”. Sottolinea che, di fronte a
così tanto danaro, non mancano esigenze sociali come la conduzione
delle spese per la casa-famiglia di
Vallo della Lucania dove sono ospitati i bambini in attesa di affido, o il
pagamento delle utenze fisse per la
casa della Caritas di Camerota nella
diocesi di Teggiano. “Sono le necessità primarie di un territorio: aiutare
chi non è tra i privilegiati, anche per
le persone di Chiesa. La politica ha
paura di confrontarsi. Ci impegneremo solo a collaborare con i privati,
il soggetto pubblico delude, basta vedere come destinano 2 milioni di
euro in una manciata di mesi. Mentre il presidente Villani abbassa la
crescita culturale della provincia, noi
promuoviamo la cultura dal basso.Vi
invito alle nostre manifestazioni alla
Palazzina di Casal Velino: abbiamo bisogno di chi ha voglia di fare”.
bre del 1828, per opera del Maresciallo del Carretto.
Fu denunziato, pare, dal barone
Maresca, che, a sua volta, fu
giustiziato, per rappresaglia,
nella Piazza di Pisciotta nel
1848 per ordine di Costabile
Carducci, capo della seconda
Rivolta Cilentana, cui partecipò
attivamente Ulisse De Dominicis, nipote di Teodosio.
E i giovani di Ascea, gelosi custodi delle proprie tradizioni
storico-culturali hanno messo su
un circolo, intitolato proprio all’illustre martire del Risorgimento Cilentano.
Il territorio di Ascea è esteso e,
salendo su dal mare greco, carico di storia e di miti, si inerpica per le colline fino a toccare
gli 800 metri della montagna di
Catona, meta di pellegrinaggi di
fede e di cultura al Santuario
della Madonna del Carmine.
La strada sale a tornanti tra vigneti generosi e miti uliveti.
Ad una svolta Terradura, un
pugno di case a corona della
chiesa di Santa Sofia e San Michele Arcangelo, che già nella
venerazione dei santi rievoca
passaggi di monaci basiliani.
Mandia è lassù in alto ad un tiro
di schioppo da Santa Barbara e
Ceraso, in posizione strategica
sul torrente Fiumarella.
Probabilmente fu avamposto a
difesa di Velia e questa sua nobiltà di origine sarebbe testimoniata da opere murarie di fattura
greca.
Resta, comunque, un paese assorto nella quiete da smemoramento e, a passeggio per i vicoli
antichi, hai paura finanche di
parlare per non lacerare il silenzio.
Catona è, forse, la frazione più
caratteristica di tutto il territorio comunale.
Porta nel toponimo i segni di
antiche colture vitivinicole.
Le tradizioni sono sacre, di
calda ospitalità e di squisita gastronomia.
Ma i cittadini del piccolo centro
vanno orgogliosi soprattutto di
quel Santuario del Carmine, che
domina dall’altura lussureggiante di macchia mediterranea.
La loro Madonna è una delle
sette che, da posizioni strategiche sulle alture, dominano e
proteggono il Cilento: La Madonna del Calpazio, della Stella,
del Gelbison, della Neve sul
Cervati, della Civitella, di Pietrasanta a San Giovanni a Piro.
Sette Madonne che la fantasia
popolare ha ribattezzato con affetto “sette sorelle”. Ma questa
è un’altra storia e rievoca tradizioni e culti mariani, in cui si
fondono fede e superstizione, un
mèlange di religione e di storia,
cui non sono estranee le culture
pagane e le monastico-orientali.
Nicola Nicoletti
Giuseppe Liuccio
“La politica è quasi defunta”. L’impegno del volontariato nella provincia salernitana
S o l d i e c u l t u ra . L a p ro p o s t a d i Ro t t e M e d i t e r ra n e e
Alla fine forse è andata meno peggio
che altrove per il Pd cilentano; il terremoto ha scosso animi e idee di
quella che poteva essere la riscossa
o il rinascimento del centrosinistra
nel salernitano, a partire da quello
che l’11 sera, alla Provvidenza di Vallo
della Lucania (nome non profetico
per l’esito della votazione) è stato
proclamato alla chiusura della campagna elettorale da Alfonzo Andria,
Simone Valiante e Marco Follini.
“Erano altri a dover portar voti al
partito, non certo le associazioni di
volontariato e chi promuove l’arte”.
A dichiarare l’allontanamento di una
fetta di quello che storicamente è
stato lo zoccolo duro del centrosinistra è Lorenzo Lentini, fino a pochi
anni fa nel direttivo del Ds a Vallo
della Lucania. Lentini, persone come
Vincenzo De Luca, Andrea De Simone e tutto il gruppo dei compagni salernitani, lo conosce bene, ma
da loro già da tempo ha preso le distanze in maniera ufficiale, in tempi
non sospetti.
“Certo, adesso cerco di fare cose
concrete, vicine alla gente, soprattutto ai giovani (arti visive, teatro,
musica), grazie a Rotte Mediterranee” (http://www.myspace.com/rottemediterranee). Nei tempi della
rottura del giovane vallese la sinistra
a Vallo perse le amministrative e
vinse Antonio Sansone; adesso è avvenuta una Caporetto ancora peggiore per le elezioni politiche.
“La politica è quasi defunta, abbiamo
passato anni a chiedere contributi
per uno sviluppo serio e responsabile di questa terra, non ho ricevuto
nulla a riguardo. Adesso basta, siamo
stanchi. Collaboriamo con imprenditori che desiderano una crescita
reale”. Non siete stati ascoltati come
promotori del territorio? “Mai, forse
per ricevere qualcosa bisognava -
Da destra Luigi Cobellis, sindaco di Vallo della Lucania; Lorenzo Lentini
operatore culturale
dopo aver fatto anticamere per lunghe settimane - usare il clergyman”.
Ce l’ha con il clero? “Al contrario,
ma vedo dai media che per i Grandi
eventi della provincia di Salerno ci
sono ben due milioni di euro e
a dividersi la torta trovo don Gianni
Citro. Non parlo solo per me, ma
per tante associazioni e realtà che
hanno promosso il territorio, come
il “Velia teatro” nell’area archeologica di Ascea o il “Medfest” che da
anni ospita documentaristi da tutto il
mondo nel Cilento, o chi a Nocera si
è occupato di jazz: questi signori, assieme a tanti altri dell’intera provincia, dopo che gli era stato finanziato
l’evento o la manifestazione, hanno
subito un taglio del 30% dei fondi:
una vera batosta per le casse di enti
e anche personali”. La delibera della
giunta Provinciale del 4 agosto, seduta n. 26, con l’ordine del giorno
416 avente per oggetto “iniziative turistico – culturali per la promozione
del territorio”, è il cuore della contesa che diversi grattacapi ha dato
dal passato autunno a piccole e
grandi realtà del territorio. Il danno è
grande poiché si sono spesi soldi che
non verranno più rimborsati. I contributi della provincia di Salerno, che
dovevano servire per le attività culturali, già spesi e rendicondati, non
sono più disponibili. La notizia è davvero dura per associazioni e gruppi
culturali che in provincia di Salerno
nel 2007 si sono dati da fare per offrire arte e intrattenimento a chi ha
soggiornato sulla costa e nei paesi
interni. “Siamo in tanti ora ad avere
problemi seri, centinaia, e il futuro
non è roseo”. Pensate che le cose
possano migliorare per le programmazioni future? “Adesso va meglio –
risponde con il sarcasmo di chi sa
che la batosta del centrosinistra avvalora la sua posizione -, abbiamo
delle certezze: la provincia non ci
aiuterà affatto, o meglio, solo pochi
fortunati potranno beneficiare di un
incentivo per raggiungere i loro
obiettivi: due milioni di euro per i
Progetti d’autore e per Itinerari Mediterranei”.
La protesta corre veloce anche sul
web al sito www.myspace.com/lorylen. Sicuramente una soluzione
N°15 25 aprile 2008
C ile n to
21
A Casalvelino una sfilata L’Università di Salerno celebra un salernitano verace
in onore di Gianni Versace Laurea Honoris Causa al cardinale Renato Raffaele Martino
Gli abiti di Alessandra De Bellis a
Casalvelino Marina sono la prova
che qui, nella nostra terra, spesso
dimenticata e lacerata, nascono
giovani e vivaci talenti. Parliamo
di un Cilento che lascia intravedere anche la bellezza di abiti da
sera innovativi ed esclusivi, da un
posto suggestivo, come la torre di
Casalvelino Marina, con un panorama mozzafiato, in una piacevole
serata.
Alessandra De Bellis, laureata con
110 su 110 all’Accademia di Costume e Moda di Roma, con esperienza di stage presso Grimaldi
Giardina e West di Roma, ha realizzato felicemente un giusto equilibrio tra bellezza ed eleganza,
omaggio nel paese paterno, in uno
scenario degno di storia e bellezza.
La location è la torre Correale con
un buon numero di partecipanti,
felici di conoscere una così brava
stilista.
La De Bellis ha all’attivo numerose sfilate, tra le quali una dedicata a Gianni Versace 1’8 maggio
presso il locale di Aldo Montano a
Roma. La giovane, originaria di
Casal Velino, ha voluto dedicare al
suo mito, scomparso tragicamente,
il lavoro che si ispira all’eleganza
e all’originalità che in tutto il
mondo Versace ha promosso.
Una serata da sogno per commemorare il decimo anniversario di
morte di Versace “con un’uscita finale di sei abiti di alta moda ispirati ai vestiti che sfilarono nel ‘97,
quando Gianni mori”, racconta
emozionata Alessandra al termine
della sfilata. Grazie al Parco ed al
comune cilentano è nato uno spazio anche alla creatività giovane e
vivace in una serata presentata da
Tommaso Basti con Nella Gallozzo e Cinzia Rizzo. Nel corso
della sfilata c’era posto anche per
ascoltare due bravi cantanti: Laura
Celestino e Gaetano Romano.
Nicola Nicoletti
Chi cerca... trova!
Atmosfera da grandi eventi al campus
universitario di Fisciano, il giorno 4
aprile per il conferimento dell’importante riconoscimento al Cardinale Renato Raffaele Martino che ha ricevuto
il diploma di laurea specialistica in
Scienze delle Relazioni Internazionali
presso la facoltà di Scienze Politiche
dell’Università di Salerno. Al cospetto
del Senato Accademico al gran completo, con la partecipazione di numerosi docenti dell’ateneo salernitano, il
Magnifico Rettore, professor Raimondo Pasquino in persona, ha consegnato all’illustre prelato la
prestigiosa pergamena. Alla cerimonia, apertasi con l’esecuzione da parte
del coro dell’inno di Mameli e di
quello pontificio, hanno partecipato
l’Arcivescovo di Salerno, Pierro, i vescovi di Vallo della Lucania e di Teggiano e le più alte autorità civili e
militari della provincia. Pasquino,
dopo la precisazione doverosa che la
proposta del conferimento della Laurea Honoris Causa, così come disposto dall’ordinamento, era stata
adottata all’unanimità sia dal Consiglio di Facoltà che dal Senato Accademico, ha definito il 4 di aprile “Una
giornata di gioia non solo per la profondità morale ed etica che caratterizza i meriti del cardinale ma anche
perché c’è un salernitano a tracciare
la storia dell’umanità intera”. Infatti
il prelato, ordinato sacerdote il 20 giu-
gno 1957, dopo il conseguimento della
laurea in Diritto Canonico, entrò nella
diplomazia vaticana nel 1962, lavorando in diverse Nunziature: Nicaragua, Filippine, Brasile, Libano,
Canada. Ma l’impegno più gravoso e
nel contempo carico di responsabilità
è quello svolto per 16 anni, su nomina
del Papa Giovanni Paolo II, come osservatore permanente della Santa
Sede presso l’Onu. Qui egli ha potuto
profondere la sua opera in favore della
pace, ricevendo dal pontefice, a sua
volta instancabile operatore di pace,
incarichi molto difficili e delicati proprio in favore della pace mondiale,
come quando fu latore dell’accorata
richiesta del Papa di evitare la guerra
in Iraq, richiesta purtroppo rivelatasi
infruttuosa, come ricordato dallo
stesso cardinale nella sua Lectio Magistralis, imperniata sulla “Missione
pacificatrice della Chiesa Cattolica”.
Nelle motivazioni per il conferimento
della laurea, il preside della facoltà di
Scienze politiche, Adalgiso Amendola,
ha affermato che “Nella cospicua
serie di dichiarazioni presentate nei
diversi fori internazionali, egli si è presentato ed ha presentato la Chiesa
come testimone della dignità umana”.
Allo stesso modo, Luigino Rossi che
ha tenuto la solenne LAUDATIO ha
sintetizzato in uno slogan il significato
della cerimonia: “Celebriamo – egli
ha affermato – il realismo politico di
un grande ideale del quale per decenni è stato ambasciatore il cardinale
Raffaele Martino. – “…L’ idealismo
cristiano diventa realismo politico
perché vuole prevenire i conflitti manifestando nel contempo attenzione
per le difficoltà del presente e dell’immediato futuro”. Lo stesso porporato
ha ricordato come quello dell’Università di Salerno è in cima, anche nel suo
animo, ad una serie di ben tredici riconoscimenti ufficiali da parte di altrettante università italiane e
internazionali a testimonianza della
sua incessante opera. Dopo 16 anni
passati alle Nazioni Unite, egli continua ancora oggi a perseguire gli stessi
scopi perché il I ottobre 2002 venne
chiamato dal papa Giovanni Paolo II
a presiedere il Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace.
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N°15 25 aprile 2008
C u ltu ra
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Impronte...
Storie di cilentani a Salerno
Aida Troccoli, il corag gio delle emozioni
Il personaggio di questa settimana è
una donna. Per renderle omaggio,
abbiamo preso a prestito un’ affermazione di Ella Fitzgerald : “Non rinunciare mai a fare ciò che ti sta
veramente a cuore. Se c’è amore e
ispirazione, sono convinta che non
puoi sbagliare”.
L’avvocato Aida Troccoli, vallese
purosangue, come la stessa si definisce simpaticamente già dalle prime
battute, è un’attenta conoscitrice dell’animo umano, una che, prima di affermarsi nel suo campo, ne ha viste
di tutti i colori.
Soprattutto è una donna autentica, diretta, dalla solarità e dall’humor tipicamente
cilentani,
pardon,
vallesi…Ricca di spunti pregnanti
nel raccontarsi, i suoi motti sono: “Si
è sempre a Sud di qualcuno” e, per
dirla alla Einstein: “L’atomo può essere distrutto, il preconcetto no”. Difatti, intorno alla considerazione di
un increscioso episodio di cui ancora si continua a dibattere presso il
Tribunale di Vallo della Lucania,
esorta spesso a non condannare
prima di una sentenza definitiva. All’
inizio della sua carriera, ha prestato
servizio in uno studio legale a Mi-
lano ma è tornata a casa perché le
mancava il mare dell’adorato Cilento. Sua madre è una docente di
italiano in pensione e, per quanto riguarda il suo spirito libero, ammette
che molto probabilmente le è stato
tramandato dal padre, all’epoca socio
dell’Affiliato “Standa” ma soprattutto pilota acrobatico in America.
A stigmatizzare il profilo del nostro
personaggio femminile, sono le spiccate doti relazionali e il fisico da indossatrice (finalista regionale di Miss
Italia nel 1977 con il numero nove).
Decisamente mediterranea nel pensiero, nel temperamento, oltre che
nell’aspetto, fuori dalle righe e dagli
schemi, si definisce una ribelle dallo
spirito libero e va fiera del suo capolavoro: Neva, la sua graziosissima
figlia di dieci anni.
Che bel nome ha dato a sua figlia…
Neva è il nome del fiume che bagna
San Pietroburgo.
Se non avesse intrapreso la carriera di avvocato, chi sarebbe diventata?
Un medico, perché ho uno spirito da
crocerossina, o un’ artista…
Che faceva a vent’ anni?
Ho cominciato a lavorare presso la
radio locale “Monte Gelbison” e in-
tanto ero presentatrice di un gruppo
folkloristico che girava il Cilento…
Ci delinea le tappe della sua vita
professionale?
Mi reputo una persona tendenzialmente versatile nella vita come nella
professione, pertanto il mio cammino si è delineato tra la professione
di avvocato ma anche in merito a
una consolidata esperienza di tecnica
gestionale nelle catene di grande distribuzione di beni e sviluppo di tecniche di vendita.
Sono un mediatore familiare e attualmente mi occupo di diritto familiare ma, tempo fa, sono stata anche
ideatrice e titolare della ditta “Nevaland”, una realizzazione del
primo negozio in Italia con il conglobamento di tutti i prodotti, con
marchio “Barbie”, importati anche
da altri paesi europei.
E’ un’ idea commerciale sui generis e affascinante…
Sì, perché oltre a rimanerne incantate, le bambine erano attratte da
ogni genere di articolo sulla loro
bambola preferita. In seguito l’idea
commerciale è stata emulata anche
in altre città d’Italia e apprezzata
dalla “Mattel”. A dire il vero, è stato
Pierpaolo Lista espone le sue foto a Salerno
Sabato 19 aprile, la galleria d’arte
“Leggermente Fuori Fuoco” presenta la personale fotografica TEATRI SEGRETI – di Pierpaolo
Lista, a cura di Antonello Tolve.
Nei quindici scatti in mostra è possibile rintracciare i segni di un ragionamento, quello della e sulla
pittura, traslocato all’interno di un
codice metallico, meccanico, selvaggiamente educato dallo squardo
fisiologico del fotografo che detta
le regole d’inquadratura per rilasciare le tracce di un ambiente
precostruito e preorganizzato.
Nella presentazione, in catalogo,
Gillo Dorfles ha scritto :<< Nella
serie di foto che Pierpaolo Lista
espone nella galleria “Leggermente
Fuori Fuoco” , la tecnica fotografica è sin dall’inizio un semplice e
agile mezzo per costruire un’immagine che è,a sua volta, l’alter
ego.
La deuteragonista delle figurazioni
dei suoi precedenti lavori pittorici.
Ossia: la “scarnificazione” d’un elemento oggettuale - anche il più
elementare – che si trasforma, attraverso una raffinata tecnica e una
prevista alterazione, in una sorta di
visione fantasmatica che, pur conservando le stigmate della realtà,
riesce a trasformarla in quello che
potrei definire l’equivalente ricordo. Sicchè tanto gli oggetti veri
( cornetta del telefono, bicicletta,
seggiola ecc.) quanto quelli “virtuali” (sagome disegnate e loro
ombre) vengono a costituire nuovi
racconti: non più quelli trasmessi
da un dipinto o da un collage, ma
quelli che, dalla particolare atmosfera fittizia della fotografia, attin-
gono la loro impalpabile ma sempre misteriosamente vitale consistenza >>.
Nella fotografia di Pierpaolo Lista
la figura umana scompare per lasciar posto agli oggetti della quotidianità o ad oggetti inconsueti
realizzati a proposito. Nel solco
del pensiero di Vik Muniz, Pierpaolo Lista sa che <<se vuoi foto-
grafare qualcosa di nuovo devi crearlo>>.
Partendo dalla scena della pittura,
dall’assemblaggio di un nuovo
luogo – architettura inabitabile egli inventa un Habitat, vivacizzato
da una ponderata dimensione illuminotecnica, per produrre scenari
caldi - d’una calma trascendentale , esteticamente asciutti, leggeri.
l’ unico negozio ad aver ricevuto la
pubblicazione, sul giornalino “Barbie”, della festa di inaugurazione e
l’esposizione delle fotografie del negozio nella sede centrale della “Mattel” a New York. Purtroppo, a causa
di un episodio doloroso, l’ho venduto…
E’ un episodio di cui non si sente di
parlare?
No, tutt’altro. Credo che non possa
che far bene ricordare mio fratello
Luigino, che ha perso la vita a causa
di un pirata della strada. Era un giovane vitale e appassionato di moto e,
in suo onore, ogni anno, a luglio, a
Vallo della Lucania, si assiste a un
motoraduno. Prima che ci lasciasse,
gli promisi un incontro con Roberto
Baggio, il suo beniamino. Purtroppo
non arrivai in tempo, ma mi consola
sapere che sulla lapide c’è una dedica del calciatore per mio fratello. il
quale sarà sempre, infinitamente, nei
nostri cuori…
Chi l’ ha aiutata a superare questo
tragico episodio?
Mia figlia, decisamente…
Che tipo di madre è?
Voglio che mia figlia possa crescere
libera, senza condizionamenti, che,
come dice De Mello, sono i maggiori imputati ad interrompere un
percorso di vita. Mi auguro che mia
figlia possa far leva sulle proprie inclinazioni e fare ciò che più desidera.
Da sempre l’ho educata al ragionamento, senza usare le maniere forti,
ma sono fortunata perché è una bambina intelligente che mi dà soddisfazioni…
E lei che cosa fa quando stacca la
spina dagli impegni di lavoro?
Non stacco mai la spina, sono davvero un’ iperattiva. Quando posso,
dipingo, suono e canto. Inoltre ho già
scritto un libro e mi accingo a pubblicarne un altro, amo la “Formula
Uno”, sono stata vincitrice di finale
di torneo calcistico universitario…Non mi fermo mai, d’ altronde
non conviene…
Qual è il suo colore e il suo profumo
preferito?
Il colore è il giallo, che esprime luminosità, il profumo è quello delle
zagare e del mirto.
Che cosa apprezza del suo paese
natio?
Sono innamorata di Vallo della Lucania, un paese aperto e solidale. Del
mio paese adoro la tipica “mozzarella nella mortella”, gli incontri tra
amici in Via Calcinali, quei gruppi di
case dei rioni S. Crescenzo e S. Caterina in cui, da ragazzina, organizzavamo scorribande e spedizioni
punitive…
In che cosa crede…sempre?
In un’ altra possibilità…
Rossella Oricchio
N°15 25 aprile 2008
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G L I ITIN E R A R I D E L G U S TO
A cura di Diodato Buonora
[email protected]
La “Nuit du Calvados” al Savoy Beach Hotel di Paestum
Lo scorso 9 aprile si è tenuta, al
Savoy Beach Hotel di Paestum, una
serata all’insegna della grande gastronomia: “La Nuit du Calvados”,
organizzata dall’Ambasciata di Salerno della “Confrérie des Compagnons Goustevin de Normandie” con
la collaborazione della delegazione
cilentana dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) guidata dalla dinamica Maria Sarnataro.
Prima di iniziare a descrivere la serata, è d’obbligo qualche notizia su
questa interessante confraternita: è
nata nel 1967, per volere dei negozianti di vini della Normandia (nordovest della Francia), per ridare vita
alle tradizioni ancestrali. Il suo cerimoniale, i suoi costumi, il suo linguaggio, i titoli portati dai suoi
amministratori, le onorificenze accordate ai nuovi intronizzati riflettono l’immagine delle vecchie
corporazioni medioevali.
LA RICETTA
Costolette d’agnello
al calvados
Ingredienti: 12 costolette di
agnello - 60 cl di calvados – 50 g di
zucchero – burro - una costola di
sedano - una mela renetta - 2 cipolle
- una carota - 3 spicchi d’aglio – olio
extravergine d’oliva – brodo - sale e
pepe.
Procedimento: sbucciate la mela,
privatela del torsolo con l’apposito
utensile, poi tagliatela a pezzetti e
tritatela con le cipolle e l’aglio
sbucciati, la carota raschiata e il
sedano mondato e lavato. Fate
rosolare il trito in una casseruola con
20 g di burro e un cucchiaio di olio.
Salate, versate un quarto di brodo
caldo, coprite e fate sobbollire per 30
minuti. Scoprite il recipiente e
lasciate
evaporare
quasi
completamente il brodo. In una
grande padella scaldate 4 cucchiai di
olio con 10 g di burro; unite 50 g di
zucchero e la metà del calvados.
Mescolate finché il liquido si sarà
leggermente caramellato. Dopodiché
cuocetevi le costolette a fuoco
abbastanza vivo, 2 minuti per parte,
badando che lo zucchero non bruci
e non diventi troppo scuro.
Spruzzate con il calvados rimasto,
salate e pepate.Togliete le costolette
dal recipiente e mettetele in caldo
nel forno, prima acceso al massimo e
poi spento. Versate la salsa alle
verdure nel fondo di cottura, unite il
calvados rimasto e fate sobbollire
per 3 minuti circa. Disponete le
costolette su un piatto da portata
caldo, irroratele con la salsa e servite
immediatamente.Vino consigliato: Respiro 2004, Cilento Aglianico doc,
Azienda Alfonso Rotolo di Rutino Cilento.
Attualmente, nel mondo, ci sono
sette ambasciate: Inverness (Francia), Indianapolis, New York, San
Francisco, Johannesburg, Londra e
Salerno che ha come ambasciatore il
signor Mauro Scarlato. Attualmente
nella nostra provincia si è riusciti a
raggruppare un bel numero di persone che condividono gli stessi valori e gli stessi obiettivi.
Tra questi: condividere la passione
per il mondo del vino e sviluppare la
simpatia, l’amicizia, la sana e
schietta allegria tra i “Compagnons”
in un ambiente di alto tenore.
Tornando a noi, la serata al Savoy si
è tenuta grazie all’amicizia che lega
Mauro Scarlato a Christian Drouin,
titolare della Tenuta “Coeur de lion”
un importante distilleria di Calvados,
acquavite di sidro di mele della Normandia, una delle bevande alcoliche
più apprezzate dai francesi e dai
gourmet di tutto il mondo.
Ad inizio serata il signor Drouin ha
spiegato ai presenti le modalità di
produzione del Calvados, passo dopo
passo dalla raccolta delle mele alla
distillazione del sidro. Poi, si è dilungato sulla sua azienda, che è in
una vecchia fattoria del 17° secolo e
che vanta di fare un prodotto del tutto
artigianale.
In seguito, sulla panoramica terrazza
del rinomato albergo pestano, si è tenuto l’aperitivo. Ad un grande assortimento di stuzzicherie sfiziose calde
e fredde è stato abbinato la “Blanche
de Normandie”, un’acquavite incolore, cioè senza alcun passaggio in
botte, servita con ghiaccio oppure allungata con acqua tonica.
A tavola il menu preparato per l’occasione era con ricette elaborate a
base di calvados e, inusualmente per
noi, ad ogni piatto è stato abbinato un
calvados diverso e di differenti annate.
Si è partiti con un Calvados Pays
d’Auge Hors d’age e si è continuato
con una “Réserve des Fiefs”, un millesimato del 1987, del 1981 e del
1973. Soprattutto quelli d’annata
sono prodotti che una volta degustati,
non è facile dimenticare.
Ecco il particolare menu proposto
dall’esperto chef Ciro De Marino:
“Bocconcino e lardo di maiale nero
casertano con salsa di mele al calvados”, “Risotto al caciocavallo con
L’ “Anteprima 2008” della Perlage
Dopo il successo ottenuto lo scorso
anno, si ripete l’ “Anteprima” della
Perlage, una delle aziende leader
della nostra provincia per la promozione e la commercializzazione del
vino di qualità. La “Perlage”, di Antonio Fumarola e Angelo Munno, il 22
aprile, dalle ore 15,00 alle ore 21,00,
presso la “Tenuta Capodifiume - Ristorante Le Trabe” di Capaccio-Paestum, propone un appuntamento
che lo scorso anno fu definito un
piccolo Vinitaly.
Per degustare i vini delle aziende vinicole presenti, al Vinitaly si dovrebbero fare chilometri saltellando da
un padiglione all’altro, mentre qui il
tutto è racchiuso nella stupenda coreografia e scenografia che offre il ristorante Le Trabe.
In degustazione saranno assaggiati: il
Montevetrano di Silvia Imparato, il
vino salernitano più famoso del
mondo che sistematicamente ogni
anno conquista i “3 bicchieri” del
Gambero Rosso e i “5 grappoli” dell’Ais; i vini dei Feudi di San Gregorio,
oltre ai già noti Fiano, Greco, Falanghina ecc., si potranno degustare i
fichi del Cilento sfumato al calvados”, “Brasato di bufalino con riduzione di calvados e fave di
cioccolato”, “Livarot (formaggio
della Normandia) con composta di
mela annurca e ginepro” e “Mousse
all’arancia con cuore tenero all’albicocca ricoperta al cioccolato e gelato
alla pera con fave di cacao”.
Alla fine complimenti per tutti e ringraziamenti al Signor Drouin, a
Mauro Scarlato, a Maria Sarnataro e
a Giuseppe Pagano del Savoy Beach
Hotel che dallo scorso anno è diventato un “compagnon” di questa nobile confraternita.
(Nella foto: Maria Sarnataro, i signori Drouin e Mauro Scarlato)
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Grafica ed Impaginazione grafica
nuovi prodotti dell’azienda come lo
spumante Dubl, ottenuto con metodo classico e realizzato con la
consulenza di Jacques Selosse, uno
dei più importanti produttori dello
champagne. Poi, si prosegue con le
nuove annate di De Conciliis e Maffini, due cilentani che la sanno molto
lunga in fatto di vino; il Donnaluna, il
Naima, il Kratos, il Kleos, il Cenito e
così via sono vini nostrani che non
hanno bisogno di presentazioni. Restando in Campania troviamo i prodotti di Mustilli, Casa d’Ambra e
Longo e per concludere in bellezza
si potranno degustare i vini di alcune
famose aziende nazionali come la siciliana Donnafugata, l’umbra Falesco,
la veneta Santa Margherita, la calabrese Librandi, la sarda Capichera, la
trentina Ferrari dei F.lli Lunelli e la
piemontese Gaja, sicuramente
l’azienda italiana più rinomata nel
Mondo. Per informazioni telefonare
alla Perlage: 089 3856404.
(nella foto Antonio Fumarola e Angelo
Gaja)
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