LE IENE: Lavoro nero su Ambulanze 118, gli

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Transcript LE IENE: Lavoro nero su Ambulanze 118, gli

DIMENTICANZE O ALZHEIMER?: I
consigli degli esperti...
Quali sono i consigli per capire si sono solo alcune
dimenticanze? e quali sono i suggerimenti per allenare la
memoria?
Le risposte arrivano online sul sito del prestigioso National
Institute of Aging americano.
Tanto per cominciare, è spiegato dagli esperti del Alzheimer’s
Disease Education and Referral Center, se semplicemente avete
dimenticato dove avete poggiato le chiavi di casa o gli
occhiali, niente paura perché sono dimenticanze che possono
capitare a tutti e che con l’età è normale diventino più
frequenti.
Se questo è il caso, allora si può fare molto per allenare la
memoria e anche per aiutarsi nella vita di tutti i giorni,
spiegano gli autori del NIA: innanzitutto può essere utile
riporre portafoglio chiavi e occhiali sempre nello stesso
posto, usare dei semplici strumenti per tenere a mente le cose
come un calendario, dei post it o delle liste di cose da fare.
E’ utile per allenare la memoria non isolarsi, avere relazioni
sociali e anche svolgere attività di volontariato, vedere i
parenti, i nipoti. Non solo, anche riposare bene, fare
esercizio fisico e mangiare sano sono tutti stili di vita che
difendono la memoria.
Quando invece bisogna preoccuparsi che qualcosa non va alla
nostra memoria? Quando, spiegano gli esperti, le dimenticanze
diventano gravi, ad esempio quando si incontrano difficoltà in
semplici attività come fare spesa, quando ci si ritrova a fare
le stesse domande più e più volte, quando ci perdiamo in posti
a noi ben noti, quando si entra in confusione circa dei
luoghi, delle persone o sul tempo. Altri segnali sono
rappresentati dal dimenticarsi di prendersi cura di noi
stessi, dal mangiare al lavarsi.
Cosa fare in questi casi? Bisogna consultare il medico e
capire con il suo aiuto cosa possa esserci dietro i problemi
di memoria gravi che si incontrano. I motivi possono essere
vari: le difficoltà e la confusione possono essere dovute a
certi farmaci di cui si fa uso, a carenze vitaminiche, a
eccessivo consumo di alcolici, ma anche a problemi circolatori
a livello cerebrale, problemi epatici o renali. Naturalmente
anche la demenza può essere una causa di gravi deficit di
memoria.
Quindi è importante parlarne col proprio medico che suggerirà
degli esami da eseguire, un completo check-up di salute con
esami del sangue e urine, test cognitivi e se necessario un
esame di imaging del cervello (Tac, Pet o risonanza).
Fonte: Ansa Benessere e Salute
LE IENE: Lavoro nero su
Ambulanze 118, gli Infermieri
le prime vittime
Domenica 10 aprile 2016, in onda su Italia Uno su Le Iene, è
stato mandato in onda un servizio dedicato ad un’anomalia di
molti “impiegati” del 118, che anzichè essere pagati dal
servizio pubblico, vengono retribuiti in nero. In particolare,
a Le Iene, Pecoraro intervista diversi finti volontari che
devono accettare dei turni massacranti, non hanno versata
alcuna retribuzione fiscale, in caso di malattia, di essere
contagiati, non possono ricevere alcuna indennità e non hanno
una vera copertura professionale.
Il servizio delle iene si è occupato in un primo momento di
una delle Onlus più grandi della periferia di Roma. Una
complice è stata mandata sotto copertura per capire come
avviene il “gioco” delle assunzioni dei finti volontari. Come
riporta Gaetano Pecoraro, non solo vengono presi senza
contratto di lavoro ma devono procurarsi anche la divisa di
lavoro. Lo stesso accade quando manda la complice nelle altre
Onlus che si occupano di questo.
Sottolineiamo che questo problema è valido un pò in tutta
Italia. Prima che uscisse il servizio delle Iene eravamo in
produzione di un articolo che denunciava lo stesso problema
per la figura infermieristica. Qualche mese fa ci siamo
presentati ad un “colloquio” con il Presidente ed il
Vicepresidente di un Associazione ONLUS che gestisce il
servizio 118 vedendoci offrire 48 euro a turno (scoprendo che
addirittura altre associazioni ne trattengono una meta dando
25 euro a turno). Ciò che non ci quadrava era che la gestione
di queste associazioni non era in mano a professionisti
sanitari, ma di persone qualunque e senza alcun titolo che
però operavano sulle ambulanze. Ci fu richiesto di seguire
quanto detto da queste figure, anche se il team leader in
teoria saremmo dovuti essere noi. Inoltre cosa che si vede
anche nel servizio, ci promettevano 48 per turno, quesi soldi
legalmente valevano come “rimborso spese”. Quei 48 euro in
realtà venivano dati dalle Asl alle Associazioni, creando da
soldi pubblici un circolo di lavoro nero. E siamo sicuri che
il Direttore Operativo del 118 ne era a conoscenza.
Sfortunatamente, l’articolo è ancora in produzione, ma vi
garantisco che presto uscirà e parleremo anche nel Direttore
del 118 in questione.
Per vedere o rivedere il servizio de Le Iene Clicca qui.
DIETA VEGETARIANA: Potrebbe
modificare DNA ed aumentare
il rischio di tumore
Uno studio della Cornell Univerisity sembra aver dimostrato
che essere vegetariani, in realtà, potrebbe causare alcune
mutazioni genetiche ed aumentare i fattori di rischio di
contrarre cancro al colon o problemi cardiovascolari. Il
vegetarianismo nel corso delle generazioni può provocare,
infatti, mutazioni genetiche che aumentano il rischio di
malattie cardiache e cancro.
I ricercatori hanno scoperto, che una dieta vegetariana a
lungo termine potrebbe esporre l’essere umano a
delle modifiche genetiche che lo renderebbe vulnerabili alle
infiammazioni.
Le mutazioni, si teorizza, possano rendere più complesso
l’assorbimento degli acidi grassi essenziali delle piante,
causando, una maggiore produzione di acido arachidonico, causa
di molte malattie infiammatorie e cancro. Questo, unito con
una dieta ricca di oli vegetali, porterebbe le mutazioni
genetiche a trasformare gli acidi grassi in acido
arachidonico.
Il problema sembra anche più grave, dato che le mutazioni,
ostacolano la produzione di Omega 3, utile ala prevenzione
delle patologie cardio-vascolari.
Questo problema sembra preoccupare gli studiosi, dato che il
cambiamento della dieta, povera di pesce e noci, sottraggono
preziosi Omega 3 al nostro organismo.
I nuovi risultati forniscono una spiegazione, ad alcuni studi
precedenti, che hanno segnalato la possibilità, che i
vegetariani potessero essere a rischio, in maggiore misura, di
cancro del colon.
Ovviamente questi studi, in contrapposizione ad altre
ricerche, hanno allarmato alcuni ricercatori e medici che fino
ad ora erano certi del maggior rischio di tumore causato dalla
carne rossa.
I ricercatori dalla Cornell University, hanno confrontato
centinaia di genomi di una popolazione prevalentemente
vegetariana a Pune, in India, con quelli di una
popolazione del Kansas, grandi consumatori di carne rossa, ed
hanno trovato una differenza genetica notevole.
Tom Brenna, docente di Nutrizione Umana presso la Cornell
University, ha affermato:
“Coloro i cui derivano da antenati con abitudini vegetariane
sono più propensi ad avere mutazioni genetiche che inficiando
la metabolizzazione rapida degli acidi grassi. In questi
individui, gli oli vegetali saranno convertiti in acido
arachidonico, molecole pro-infiammatorie, aumentando, così, il
rischio di infiammazione cronica. Questa mutazione è apparsa
nel genoma umano molto tempo fa, ed è stata tramandata fino ai
nostri giorni. I vegetariani, inoltre, si trovano spesso ad
essere carenti di proteine, ferro, vitamina D, vitamina B12 e
di calcio, difatti, uno studio ha dimostrato che i vegetariani
soffrono di una più bassa densità ossea minerale, pari al 5%
in meno rispetto a coloro che hanno una dieta equilibrata.
Altre ricerche, tuttavia, hanno confermato che i vegetariani
hanno meno probabilità di soffrire di diabete, obesità e
ictus.”
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di Biologia
Molecolare e Evolution.
Quello che consigliamo, dunque, è di mantenere una dieta sana
ed equilibrata, evitando di estremizzare il proprio regime
nutritivo.
La crisi degli Infermieri
Italiani - INFOGRAFICA
TheNurisingPost ha analizzato due fattori importanti della
situazione infermieristica italiana.
In Italia è in corso una crisi, che accomuna il resto del
mondo, gli infermieri continuano ad invecchiare e secondo i
dati IPASVI una percentuale alta di cancellazioni dall’albo
rappresentano una parte di infermieri che, in teoria,
sarebbero nel pieno dell’attività lavorativa. Dato
significativo della situazione lavorativa italiana. In Italia
servono infermieri, ma stanno invecchiando e molti cercano
altre tipologie di lavoro.
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CALDARELLI: Violenza contro
gli Infermieri, il risultato
di
campagne
mediatiche
denigratorie
Quarto mondo Cardarelli: picchiati infermieri e vigilantes,
aggrediti ieri sera dal parente di un ammalato. «A una collega
sono stati anche strappati i vestiti, ad un infermiere è stato
immobilizzato il braccio dopo lo scontro», racconta Salvatore
Siesto, della Uil Flp, preoccupato per il susseguirsi di
violenze in corsia.
I fatti, secondo la denuncia del sindacato: «D’improvviso, il
familiare di un paziente ha scaraventato con impeto le
scrivanie contro il personale del triage, che indica i codici
di accesso in base alla gravità, ma ha colpito anche altri
operatori, tra cui la guardia giurata intervenuta per
bloccarlo». Quattro, alla fine, i feriti; «per ognuno 10 i
giorni di prognosi». Motivo dell’agitazione: i tempi di attesa
per una visita. Aggiunge Siesto: «A distanza di una settimana
dalla visita del governatore De Luca, la situazione è
peggiorata. La chirurgia d’urgenza, in momenti di punta, è
costretta a sistemare ammalati addirittura nell’atrio, fuori
dal reparto, e tenere le porte aperte. Ma questa emergenza non
può essere risolta solo dai vertici dell’ospedale, ed è anche
un problema di ordine pubblico:
l’intervento del prefetto».
serve,
in
aggiunta,
Intanto, si è svolta la prima riunione tecnica del tavolo
voluto dal presidente della Regione e annunciato durante il
«blitz» in corsia di sabato 2 aprile. «Ma convocare solo il
personale medico è stata una decisione non condivisibile,
perché è necessaria condivisione nelle scelte anche da parte
dei rappresentanti della altre professioni sanitarie, tutti
possono dare contributo determinante anche in base alla loro
esperienza», conclude Siesto.
Questo è il risultato di trasmissioni diffamatorie,
denigratorie cariche di ignoranza fatte dai signorotti di La7
e Mediaset e Rai. I tempi di attesa sono causa delle politiche
di questo governo di tagli, e a scaldare gli animi, già
stressati, dei pazienti che si vedono tagliare l’assistenza,
sono proprio queste persone prive di qualsiasi diritto a
mettere bocca dove non gli compete. Sparlando a vanvera e
definendosi giornalisti non fanno altro che acuire ed
inasprire i rapporti deteriorati tra noi e loro.
HIV: Primo contagio al mondo
avvenuto in laboratorio
Nonostante tutti credessero fosse quasi impossibile contrarre
il virus dell’HIV in laboratorio, è successo ciò che non
sarebbe dovuto succedere. Un ricercatore si è infettato
durante alcuni test di laboratorio.
“Una persona è venuta da noi perché, essendo donatrice di
sangue, ha riscontrato così la propria sieropositività” spiega
all’AdnKronos Salute Andrea Gori, direttore del reparto
Malattie infettive dell’ospedale San Gerardo, università di
Milano-Bicocca, uno dei camici bianchi che si è occupato del
caso. “Il problema è che dalla sua anamnesi non risultava
alcun fattore di rischio che potesse averlo esposto al
contagio. L’unica cosa che ha insospettito i medici del San
Gerardo che si sono occupati del paziente è che questa persona
era stata a lavorare all’estero in un laboratorio altamente
qualificato nella gestione di costrutti di Hiv. Da qui è nato
il sospetto che potesse essersi verificato qualche errore”.
A quel punto gli scienziati che hanno sequenziato il virus
dell’Hiv rilevato nel suo organismo rendendosi conto che non
si trattava di un virus umano ma di un “costrutto”, un virus
creato in laboratorio. “Scopriamo così che di fatto questo
virus non è umano, ma bensì ha caratteristiche genetiche che
derivano da costrutti utilizzati in laboratorio per fare
esperimenti sull’Hiv. Da qui nasce tutta la storia” spiega
Gori, uno degli scienziati italiani che ha presentato il caso
nei dettagli negli Usa in occasione del Congresso Croi
(Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections).
“È la prima volta al mondo che questo succede. Pensavamo fosse
impossibile – commenta Gori –
una storia drammatica che
spinge a una riflessione sui livelli di biosicurezza dei
laboratori in cui si lavora con questi costrutti. Si tratta di
metodiche che si utilizzano per la ricerca su vaccini per
l’Hiv e alla base di tutte le terapie geniche”.
Il paziente però non ha riferito di alcun errore accidentale,
nessuna rottura di guanti o tagli che potrebbero giustificare
il contagio. “Così abbiamo indagato per spiegare il fenomeno
ed è emerso che questi costrutti si sarebbero dovuti
utilizzare in una situazione di sicurezza diversa da quella in
cui la persona stava lavorando. Il paziente pensava infatti di
usare vettori non replicanti che si utilizzano in un livello
di biosicurezza 2 (biosafety level 2). Mentre in maniera
assurda si è infettato con un plasmide, un vettore Hiv
replicante che deve assolutamente essere utilizzato in livello
di sicurezza 3, non 2”.
“C’è stato questo errore: si è manipolato materiale genetico
particolarmente pericoloso in condizioni di sicurezza non
corrette. Ma questo non ci dice come il paziente abbia potuto
infettarsi perché non c’è stato nemmeno un incidente.
Un’ipotesi è che, trattandosi di costrutti utilizzati a
concentrazioni elevate, questo può avere avuto un ruolo. Non
solo: nel laboratorio in questione si utilizzava come “cavallo
di Troia” per entrare nelle cellule la glicoproteina del Vsv
che, se veicolata da quel vettore, avrebbe potuto espandere in
maniera esponenziale le capacità infettiva del costrutto”.
La
persona
infettata
si
occupava
proprio
di
questi
esperimenti: “Il vettore Hiv replicante legato alla
glicoproteina del Vsv ha dato un costrutto di pericolosità
immensa – continua lo scienziato – proprio perché replicante
e legato a una glicoproteina che riesce a farlo entrare in
moltissimi tipi di cellule del nostro organismo, non solo in
quelle bersaglio dell’Hiv”.
Per quanto riguarda il contagio si pensa sia avvenuto a
livello respiratorio e il fatto che fosse legato alla
glicoproteina del Vsv può in parte spiegare la maggiore
contagiosità di questo costrutto.
PROFESSIONE: Sul "Quotidiano
di Lecce" un annuncio shock
per tutti gli Infermieri
Scandali sulla professione infermieristica ce ne sono a decine
ogni mese, ed è bene che venga segnalato anche quest’ultimo.
Un annuncio poco gradevole, fuorviante e scorretto è stato
pubblicato sul Quotidiano di Lecce alcuni giorni fa.
L’annuncio, pubblicato da un università rumena, ha come scopo
quello di consigliare la registrazione al corso di laurea in
FAD, per conseguire la laurea in Infermieristica, Fisioterapia
e Audio protesista. Ovviamente il tutto sotto lauto compenso
(decine di migliaia di euro all’anno, per tre anni)
Questi fatti riprovevoli, ci fanno capire come il mercato del
lavoro carente, generino “truffe” che però si muovono ai
limiti della legalità e senza, effettivamente, infrangere
alcuna legge. Vorremo che questi fatti non possano accadere in
Italia, dove ogni giorno si lotta per dare ai cittadini
professionisti sempre più preparati.
Abbiamo deciso di pubblicarvi le foto per farvi un idea di
cosa sopporta giornalmente la professione.
Dopo alcune segnalazioni, il Collegio IPASVI di Lecce ha
affrontato la questione decidendo di segnalare il tutto alla
Federazione che provvederà a fare luce sul caso. Forti
dell’interessamento a livello nazionale, auguriamo buon lavoro
alla Presidenza ed al Consiglio Direttivo.
OMEOPATIA: 3 Italiani su 10
la preferiscono per i proprio
figli
Cresce l’uso di farmaci omeopatici soprattutto in pediatria,
tanto che quasi 3 italiani su 10 dichiarano di farne uso per i
propri figli. E’ uno dei dati che emergono dal rapporto
realizzato dalla società di ricerche di mercato Emg
‘Omoeopatia: l’immagine odierna’, anticipati all’Ansa da
Omeoimprese, in vista della Giornata internazionale dedicata
alla disciplina che si celebra il prossimo 11 aprile.
L’80% degli intervistati conosce l’omeopatia, in quasi la metà
dei casi (47%) perché gliene è stato parlato da amici o
parenti. Il rapporto conferma che circa un italiano su 5 l’ha
utilizzata almeno una volta nell’ultimo anno: in leggera
crescita, visto che nel 2012 erano il 16,2% e nel 2015 il
16,5, “dato da non sottovalutare, considerando che i costi
sono a carico totale del paziente, ad eccezione della
Toscana”, spiega Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese.
In genere ad usarla sono più le donne e la fascia di età
compresa tra 34 e 54 anni. A sceglierla inoltre sono
maggiormente persone con grado di istruzione superiore e che
vivono al nord o nelle isole. Il 26,7% del campione inoltre,
ne fa uso pediatrico, in particolare dai sei anni in su e
senza che mai si siano registrati effetti avversi. Nel 22,6%
dei casi a consigliarla sono i farmacisti, nel 21,7% gli
amici, solo nel 15% il medico di base e nel 14% lo
specialista.
Raramente si tratta di un utilizzo esclusivo. “Normalmente –
spiega Gorga – l’omeopatia si utilizza insieme a farmaci
tradizionali e i motivi per cui vi si ricorre sono soprattutto
raffreddori e dolori articolari o muscolari, ma anche ansia,
emicrania, problemi digestivi
BOLZANO: Tagli agli stipendi
degli Infermieri
Nel mentre in Italia ci si lamenta per non aver il tempo di
vestizione retribuito oppure per farsi pagare la quota IPASVI
dall’ASL in zone come Bolzano addirittura si tagliano gli
stipendi degli infermieri.
La decisione è presa, sta scritta nel documento inviato ieri
dall’Ufficio Gestione orario di lavoro ai sindacati e dovrebbe
scattare dal primo maggio.
Il sindacato infermieristico e delle professioni sanitarie
Nursing Up denuncia la grave situazione che interesserà presto
Bolzano che vedrà il personale guadagnare anche più di 200
euro in meno al mese ed intima al Comprensorio di non
applicare i nuovi criteri. «Il San Maurizio – spiega Massimo
Ribetto – ha infatti tagliato il plus-orario, le ore di lavoro
aggiuntive che il personale garantisce da anni per sopperire
alla carenza di manodopera. La situazione è drammatica in
quanto l’amministrazione da una parte ammette che manca
personale, in primis infermieri dall’altra ci spiega che è
costretta (per mancanza di fondi), a ridurre il plus-orario.
Questa riduzione, oltre a causare un danno economico al
personale, causerà soprattutto una riduzione del tempo di
assistenza dedicato al paziente, che già oggi è limitato
proprio per la carenza di infermieri». Il Nursing Up spiega
che a breve verranno convocate assemblee nei diversi
Comprensori per offrire una risposta concreta ad una decisione
inaspettata e pesante che penalizza i lavoratori. Ma com’è
possibile pensare – scrive Ribetto al direttore del
Comprensorio di Bolzano, Umberto Tait – di ridurre le ore di
plus orario, se il personale continua ad essere carente, e non
si vogliono ridurre le prestazioni erogate?
Ed è altrettanto, paradossale che i criteri di redistribuzione
del plus-orario per il personale tecnico-amministrativo, al
contrario di quanto previsto per gli infermieri ecc., siano
del tutto vaghi e approssimativi, tanto da dubitare che per
questo personale vi sia una vera riduzione del plusorario».
Uno scandalo firmato tricolore,
lasciareindifferenti molti colleghi.
che
però
sembra
BARI:
Crocerossine
per
calmare gli animi in PS
Al Pronto Soccorso del Policlinico di Bari arrivano le
crocerossine. Per loro però alcuna attività di tipo
assistenziale. Accolgono pazienti, parenti, gestiscono le
attese e coltivano uno degli aspetti fra i più sottovalutati
dalla sanità italiana: quello umano. Sono in ospedale dal
lunedì al venerdì, quattro ore la mattina e quattro il
pomeriggio, esclusi i giorni festivi e ovviamente le notti.
Due ragazze per turno, con un “ordine di servizio” che la
Croce Rossa invia puntualmente alla caposala in modo tale da
avere perfetta cognizione di chi sta operando.
«L’iniziativa è cominciata un mesetto fa – spiega Francesco
Stea, direttore emergenza urgenza del Policlinico -. Abbiamo
fatto dei corsi di avviamento e abbiamo iniziato con grande
entusiasmo. È bene specificare che loro non fanno alcun tipo
di assistenza: svolgono egregiamente il servizio di raccordo
tra pazienti e parenti, fanno da collante, gestiscono le
attese e fanno in modo di stemperare eventuali tensioni».
Un interessante iniziativa, che altri tempi avremmo
considerato utile, ma che adesso vediamo con la sola utilità
di calmare gli animi che le troppe ore di attesa, spesso
scaldano.
Non amiamo il continuo ricorso al volontariato largamente
diffuso in Italia, perchè spesso diviene motivo di illegalità
e sfruttamento. Sottolineando che non è questo il caso,
speriamo che la prossima azione, da parte del policlinico di
Bari, sia di assumere più infermieri e professionisti
sanitari.
PRIMAVERA:
Previsto
un
aumento della malattia di
Lyme, a rischio adulti e
bambini
La primavera, come è giusto che sia, porta con se passeggiate
e picnic. Una scelta ottima perchè, oltre ad essere una buona
alternativa all’esercizio fisico light, può anche essere utile
ai fini della produzione di vitamina D, di cui ora, dopo aver
affrontato l’inverno, abbiamo sicuramente piccole carenze.
La malattia di Lyme è causata da un batterio diffuso
sopratutto nell’Italia settentrionale. Trasmessa all’uomo
dalla zecca detta ‘dei boschi’ o ‘della pecora’(Ixodes
ricinus, che attacca anche caprioli, cani e altri mammiferi),
“l’infezione da Borrelia è caratterizzata da un eritema
migrante, che si allarga introno al morso fino a raggiungere i
50 cm di diametro e compare dopo un periodo di incubazione da
5 a 30 giorni”, spiega Giusto Trevisan, direttore della
Clinica dermatologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria
di Trieste, che è centro sovra regionale di riferimento per la
malattia. “Se riconosciuta nella fase iniziale – aggiunge –
guarisce quasi sempre con una terapia a base di antibiotico
specifico. Se cronicizzata però può portare complicazioni a
carico di cute, articolazioni, apparato nervoso e, più
raramente, cuore e sistema immunitario. Inoltre non pochi,
soprattutto tra i bimbi, sono gli episodi di paralisi
facciale”.
Se vedete alcuni dei seguenti segni o sintomi, raccomandiamo
dunque di allertare il proprio medico di base ed avvertire
della possibilità di essere stato morsicato da una zecca,
spiegando quando e dove.
IPASVI FIRENZE: Si unisce
alla
campagna
di
sensibilizzazione
in
occasione
della
giornata
mondiale dell'Autismo
Firenze, 2 aprile 2016 – Ipasvi Firenze, ente di diritto
pubblico che tutela i cittadini e i professionisti
(infermieri, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia), si
unisce alla campagna di sensibilizzazione sull’autismo. Oggi,
2 aprile, si tiene la nona edizione della Giornata Mondiale
della Consapevolezza dell’Autismo, promossa dall’Onu e
caratterizzata da una serie di iniziative pensate per
informare e sensibilizzare ognuno di noi su questa disabilità.
“Come infermieri, che cercano ogni giorno di confrontarsi, con
la massima sensibilità, con tanti mondi ‘sconosciuti’ e
diversamente organizzati rispetto ai ‘normali’ canoni –
spiegano da Ipasvi Firenze – crediamo che il dialogo in tema
di autismo sia fondamentale”.
Perché, sebbene in Italia colpisca 1 bambino su 100,
dell’autismo si conosce ancora troppo poco: si tratta di un
disturbo complesso, tanto che, per la varietà delle
sintomatologie, si parla di Disturbi dello Spettro Autistico
(DSA), una definizione che comprende tutta una serie di
anomalie dello sviluppo, della comunicazione, neurologiche,
gastrointestinali, endocrine e immunitarie. Sebbene a oggi non
esista una cura risolutiva per l’autismo, molti bambini
migliorano con l’aiuto di interventi medici che permettono di
ripristinare, ad esempio, la digestione corretta dei cibi, o
di terapie utili nello sviluppo di nuovi percorsi cerebrali.
Sebbene siano ancora rari, esistono casi di guarigione,
ottenuti con un programma intensivo di terapie
comportamentali e un intervento medico e nutrizionale
personalizzato.
“Quello che ci preme sottolineare è l’importanza, a fianco
della ricerca, di promuovere informazione, conoscenza e
sensibilizzazione verso questo insieme di disturbi chiamato
‘Autismo’, considerato anche che la diagnosi precoce è una
delle chiavi fondamentali per sviluppare un percorso che
consenta al bambino e alla famiglia una migliore qualità della
vita”.
TAGADÀ (La7) CI RIPROVA:
Nursing up Lazio rifiuta
invito da trasmissione
Nursing Up Lazio è stata contattata dalla Trasmissione Tagadà
di La7 per tentare di infiltrare una giornalista in uno dei
Pronto Soccorso Italiani per “descrivere la difficile
situazione infermieristica”.
Nursing Up ha deciso, saggamente, di rifiutare questo invito,
affermando che avrebbero declinato l’offerta per continuare a
garantire la migliore assistenza.
Un modo diplomatico di rispondere alla trasmissione
incriminata: “NOI NON COLLABORIAMO CON LE TRASMISSIONI CHE
FANNO DISINFORMAZIONE”
Effettivamente la trasmissione ha deliberatamente attaccato
per due volte, in diretta, gli infermieri, portando avanti
motivazioni cariche di ignoranza dimostrative di preconcetti
ed aperta ostilità nei nostri confronti.
Nella seconda puntata, ha deliberatamente attaccato la nostra
Federazione, con titoli provocatori e battute incalzanti, ma
sopratutto prive di alcun senso logico, volte solo a inasprire
i rapporti cittadino-infermiere.
Siamo sicuri che quei giornalisti avrebbero orchestrato
qualcosa per screditare ancora di più il nostro lavoro e
avrebbero usato materiale montato ad arte per portare avanti
la loro stupida teoria. Siamo felici dunque che Nursing Up
abbia declinato l’offerta, facendo capire che gli Infermieri
non collaboreranno più con una trasmissione causa di
disinformazione ed ignoranza in Italia.
QUESTIONE "TAGADA'": Quando
per avere qualche like, si
punta
sull'insoddisfazione
degli infermieri italiani
Non avevamo pensato di poter passare dal fronte unito a non
riconoscere le posizioni di alcuni colleghi, che in questo
momento stanno scrivendo (su giornali infermieristici
sedicenti autorevoli) le più grandi castronerie mai lette.
Rimaniamo anche sorpresi dal mondo dei social, che per una
volta sembra non abbassarsi solo alle pure lamentele, ma fanno
critica costruttiva giustificando quanto avvenuto oggi su
Tagadà.
Le critiche mosse sono quelle di non aver ricevuto la giusta
difesa dalla Presidente della Federazione dei Collegi, Barbara
Mangiacavalli. A quanto pare tutti si aspettavano che si
presentasse alla trasmissione armata e con furia omicida.
Onestamente abbiamo trovato l’intervento della Mangiacavalli,
elegante,
rispettoso
e
rappresentante
di
una
PROFESSIONE. Avremmo sicuramente cambiato idea se si fosse
messa ad urlare e fare demagogia (cosa che fanno tutte quelle
testate giornalistiche per guadagnare qualche like dalla
insoddisfazione di una nazione alla deriva)
Durante la trasmissione, si è vista una presa di posizioni da
ambo le parti, ma come ben sapete in Italia, uno dei paesi con
la più bassa libertà di espressione, è abbastanza facile
abbindolare il popolo. Ma chi l’avrebbe pensato che gli
Infermieri stessi cadessero nella trappola?
Quando si va in una trasmissione non si può parlare di tutto e
quando si vuole (purtroppo). Se una trasmissione vuole
trasmettere un certo messaggio, statene certi che in un modo o
nell’altro riusciranno a trasmetterlo all’ascoltatore medio.
Ma siamo parte degli ascoltatori medi? I nostri colleghi
sembrano darci questo segnale…
Sicuramente gli infermieri non hanno avuto soddisfazione da
questa trasmissione pilotata e che ci penseremo due volte
prima di decidere di seguire nuovamente, ma credo che un po’
tutti dovremmo capire, che le colpe dei nostri mali non sono
di un unica persona. Siamo una categoria professionale che
vuole più autonomia, ma che non riesce a comprendere quando i
media tentano di distorcere la realtà. Siamo una categoria
pronta a puntare il dito verso l’alto, nonostante alcuni dei
nostri colleghi giornalmente sono parte del “problema sanità”
(vedi taluni infermieri, spesso anche autori dei vostri così
tanto seguiti articoli).
Concludiamo dicendo che se questo è il nostro modo di reagire
alle situazioni, allora ben ci sta!
Se questa l’avete valutata come sconfitta, non vi sembra il
caso di riunirsi e combattere ancora una volta per i nostri
diritti?
Infermieri italiani svegliatevi!
TAGADÀ (La7): Mangiacavalli
difende gli infermieri a
spada tratta, la conduttrice
però resta dubbiosa
L’ appuntamento con Tagadà è stato rispettato, Barbara
Mangiacavalli, presidente federazione IPASVI, ha potuto,
tramite collegamento satellitare, ribattere a quanto detto
giorni fa nella stessa trasmissione riguardo gli infermieri ed
il triage. Parole cariche di ignoranza che hanno mobilitato
Associazioni, Collegi, Federazione e Professionisti.
Ospiti in redazione vari esponenti provenienti dal campo
medico, giornalistico e politico, tra cui Giacomo Milillo
(Presidente Federazione Italiana Medici di Medicina Generale)
e Tonino Aceti (Presidente Tribunale Diritti del Malato).
Milillo e Aceti hanno difeso a spada tratta la presenza degli
Infermieri al Triage del Pronto Soccorso, ricordando che
purtroppo in molti ambiti dell’emergenza/urgenza non li si
vuole per garantire l’interesse di qualcuno. Nei PS dove non
ci sono i triagisti, ha ricordato Aceti, sono le urla e gli
spintoni a decidere chi passa prima. Per fortuna si tratta di
pochi casi isolati.
“L’Infermiere è una figura professionale preparata e formata a
gestire il Triage fin dai primi anni ’90. E’ un professionista
laureato, con master, magistrale e persino dottorato.
L’infermiere non fa una diagnosi ma attribuisce dei codici di
priorità in Pronto Soccorso seguendo scrupolosi protocolli
realizzati assieme a medici e ad eminenti studiosi dell’area
dell’emergenza/urgenza. Segue un algoritmo dal quale non può
prescindere” – ha dichiarato Mangiacavalli in diretta.
Come tutte le cose fatte dall’uomo non è possibile essere
perfetti e anche gli algoritmi possono avere delle falle. In
tal senso si cerca di migliorare giorno dopo giorno arrecando
modifiche là dove necessario. Se l’Infermiere sbaglia ne
risponde personalmente e con lui tutto il sistema sanitario di
cui fa parte.Mangiacavalli ha ribadito che non vi è alcuna
guerra in atto tra medici e infermieri, che possono e devono
continuare a collaborare assieme.
Duro il battibecco tra la presidente Ipasvi e la conduttrice
di La7, soprattutto di fronte a domande che hanno lasciato
tutti senza fiato.
Lasciava allibiti l’atteggiamento con cui persone del tutto
estranee all’ambito sanitario descrivessero la figura del
professionista infermiere.
Si possono comprendere, anche se non approvare, le esigenze di
“spettacolo” che portano a esasperare nei termini e nella
semplificazione giornalistica concetti e ruoli ben più
complessi, ma quando questi atteggiamenti sfociano in sentenze
prive di fondamento come quella, appunto, che il triage non è
compito infermieristico – proclamata peraltro con disprezzo da
chi con molta probabilità non sa evidentemente nemmeno di cosa
e di chi parla – si dà atto ad un comportamento pericoloso non
tanto e non solo per l’intera categoria infermieristica
(430mila professionisti) ma anche per la dannosa
disinformazione e per un oggettivo “procurato allarme”.
Nel maggio 1996 con la pubblicazione delle Linee Guida sul
sistema di emergenza-urgenza sanitaria è prevista, per la
prima volta in Italia, la funzione di triage:“all’interno dei
DEA (Dipartimenti Emergenza Accettazione) deve essere prevista
la funzione di triage, come primo momento di accoglienza e
valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che
consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale
funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente
formato, che opera secondo protocolli prestabiliti dal
dirigente di servizio”.
Ogni anno una media di 21 milioni di pazienti che accedono in
pronto soccorso sono selezionati dal triage infermieristico
con competenza e appropriatezza.
Oggi lo “spettacolo” di Panella si è ripetuto e ancora una
volta non si è capito bene dove volevesse andare a parare
quella che è diventata suo malgrado la giornalista più
conosciuta tra gli Infermieri Italiani.
Già dal titolo (“Al Pronto Soccorso meglio gli infermieri o i
medici?“) si era capito che la trasmissione odierna non
fosse proprio a favore della professione infermieristica.
Probabilmente la presentatrice campana è rimasta risentita
dalle polemiche sorte all’indomani della trasmissione del 18
marzo
Fonte:Nurse 24