N° 01 del 18/01/2008

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Transcript N° 01 del 18/01/2008

P IA G GI N E
Sviluppo:
la scelta è
tagliare
B A T T I PA G L I A
pag. 8
Arredo
urbano
deteriorizzato
pag. 2
DIANO
Università
di Malta
a Sala
C A PA C C I O
pag. 13
Vicidomini
entra in
consiglio
E BO L I
Il giardiniere e
pag. 11
il palombaro
pag. 3
Ann o X n°01 - www.unicosettimanale.it - 18 gennaio 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 20,00€
La classifica della
provincia, i fondi
europei e la spazzatura
La stazione del marinaio
A GROPOLI
di Sergio Vecchio
Alfieri sprona
Paestum per entrare
in sintonia
di Luciano Pignataro*
a pag. 5
Per iniziare bene il nuovo anno
consiglio a tutti di rileggersi le
classifiche delle province italiane
pubblicate dal Sole24 e da Italia
Oggi a dicembre per evitare, fra
dodici mesi, di assistere alla
stessa liturgia: Salerno fra le ultime posizioni in Italia, politici
indignati che strillano contestando la veridicità dei dati. C’è
sempre qualcuno pronto a gridare
al complotto di fronte alle verità
scomode, nel Mezzogiorno poi
siamo specialisti nel fare le vittime designate di qualcosa di cattivo organizzato dagli altri contro
di noi. Eredità della paura ancestrale dei saccheggi saraceni e
delle vessazioni secolari dei latifondisti o pura ottusità?
C APACCIO
Fasolino a Marino:
“Passeremo
alla storia se...”
a pag. 11
A LTAVILL A
Elda Lettieri,
donna del Sud
a pag. 6
R OCCADASPIDE
Pasquale De Rosa
e “L’odore
del nulla”
continua a pag. 9
a pag. 10
Afragola - Ceppaloni - Nusco
S A I N T
T Z O A I
Politic Tourist Tour
di Oscar Nicodemo
Dopo aver visto un disegno satirico di
SergioVecchio che ritrae alcuni politici
di richiamo della nostra regione, ho
pensato subito di scrivere questo
pezzo. Il Maestro pestano è stato eloquente abbastanza con i suoi tratteggi.
Le mie parole sono solo un contorno.
Una volta, e nemmeno tanto tempo
fa,in questo inspiegabile e radicato sud,
chi sapeva fare un uso appena discreto
della propria modestissima intelligenza
e potendo usufruire della facciata decorosa di un mestiere socialmente attendibile, sceglieva di darsi alla politica,
sapendo bene che le probabilità di
successo erano altissime.A dare man
forte al diffuso fenomeno,contribuiva
non poco un adattamento collettivo
al cosiddetto e irrazionale “ordine
delle cose”.
Così,a partire dagli anni ’70 fino ad arrivare quasi ai giorni nostri, si è venuta
progressivamente a formare,in special
modo in questo territorio, una classe
dirigente di secondo ordine,di provata
inadeguatezza, di infallibile inerzia. Chi,
evidentemente,ignora del tutto che la
politica, soprattutto quella moderna,
sia una disciplina umanistica, in cui far
concorrere idee e programmi sulla
base di una conveniente preparazione
continua a pag. 2
COMUNITÀ MONTANE, SI CAMBIA
Nuovi presidenti alle
Comunità Montane degli Alburni
e del Calore. Sono Ezio Russo
(nella foto a sinistra) e Franco
Latempa (foto a destra).
Cambiamento sponsorizzato
dagli assessori provinciali
Cennamo e Martinangelo
articoli a pag. 7
ABBONAMENTO AD UNICO 20 EURO
c/c postale n° 53071494 int. Calore srl
c/c bancario BccAquara n° 40585 ABI 08342 cab 76140
Domenica 13
gennaio 2008,
dalle ore 10.00
alle ore 14.00.
Nell’ambito
del presidio
promosso dal
comitato cittadino “Stazionati” per la riapertura del passaggio
a livello della stazione di Paestum e
per il ripristino dei servizi scende in
campo il pittore Sergio Vecchio. Il
noto artista pestano esporrà una selezione delle sue opere e del materiale d’archivio che detiene. Agli
intervenuti saranno offerti assaggi di
prodotti locali. “Riapriamo il passaggio a livello di Paestum e riqualifichiamo l’area della stazione e
dell’ex-ristorante. Salviamo dal degrado la stazione, ora in vergognoso
abbandono e il casello 21 che sta per
cadere.Apriamo un Archivio/Laboratorio nell’ex-ristorante di materiali,
delle immagini, di opere del territorio,una pinacoteca dedicata ai treni e
alla ferrovia, una biblioteca informatica, un ufficio di informazioni, uno
spazio per incontri e conferenze e cineforum, una foresteria per artisti di
tutto il mondo negli appartamenti
dell’edificio della stazione, un laboratorio di ceramica e di incisione nel
Casello 21 e un giardino delle rose”,
è l’appello di Segio Vecchio.
2
Battipaglia
N°01 18 gennaio 2008
L’oblio della città nei suoi simboli
Dal Castelluccio a piazza Aldo Moro: fra beltà e degrado
Se il volto di una città è rappresentato
da quello dei suoi simboli, a Battipaglia non c’è da stare allegri. Il simbolo,
nel suo significato etimologico, è una
cosa che ne rappresenta un’altra (o
molte altre). Orbene, i simboli della
“città capofila della Piana del Sele”
(sic!) non brillano certo di luce propria
e probabilmente, perciò, ben rappresentano l’andazzo generale, politico e
sociale. Ma Battipaglia è una città concreta, basata sul commercio, sul lavoro, non perde certo tempo a curare
l’apparenza, i simboli.
E il dettaglio è triste, tristissimo. Il
simbolo battipagliese per eccellenza è
certamente il castello che dalla collina
sovrasta la fascia urbana della città: il
famoso Castelluccio, cartolina e vanto
della città. Appunto, cartolina e vanto.
La costruzione è risalente all’anno
mille. Più volte distrutto e ricostruito
nel corso dei secoli, la struttura attuale,
per molti kitsch e fittizia, versa in condizioni assurde. Dall’esterno la merlatura delle sue torri sembrano
manifestare un stato di salute accettabile, ma la visione che si ha entrando
all’interno ricordno le immagini d’un
film dell’orrore, e senza effetti speciali.
Pareti devastate da incendi e graffiti,
sui pavimenti, che si immagina un
tempo appariscenti e sfarzosi, la fanno
ora da padroni materassi, escrementi,
siringhe e legna arsa a ricordare falò di
barbariche invasioni; dei solai solo il
ricordo, degli affreschi una sbiadita
traccia deturpata da tempi vandalici o
da vandali attempati. Quando si entra,
violando una proprietà privata che fa
ridere, proprio in quanto privata, la
sensazione è di varcare la soglia di un
dopoguerra, col timore di restare sotto
le rovine di un pericolo costante e con
l’impellenza di chiudere gli occhi e di
scappare dalle macerie di una guerra
senza nemmeno l’onore d’una battaglia. Fin qui la cartolina della città, il
suo “Castello”.
Restando sempre nell’ambito storicoculturale, v’è un altro edificio che ridesta l’orgoglio dei battipagliesi: i
cittadini a Battipaglia da sempre si dividono in due sottoinsiemi: quelli che
hanno frequentato la scuola De Amicis e quelli che no. I primi possono
dirsi battipagliesi, i secondi si senton
chiedere: “tu invece, da dove vieni?”
La scuola in questione è stata per anni
l’unica scuola elementare di Battipaglia, edificata nel lontano 1931 per accogliere ed educare i giovanissimi
abitanti del neonato Comune. Nel
2002 fu chiusa in seguito al terremoto
di San Giuliano di Puglia e mai riaperta. Da quella data aspetta di tornare
in vita. Fiumi di parole e di inchiostro
si sono gettati sul ripristino della struttura. Le ultime, poche settimane fa,
con uno stanziamento di 14 milioni di
euro per la rifunzionalizzazione della
scuola in linea con il progetto che nel
lontano 2003 vinse il concorso d’idee
bandito ad hoc. Nel frattempo all’edificio è successo un po’ di tutto: atti
vandalici, manomissioni e tanti schiaffi
in faccia (morali) a chi con orgoglio ricorda le proprie corse i quei corridoi.
Ma una città industrializzata che si rispetti non può peccare in infrastrutture.
Ed infatti Battipaglia può vantare una
uscita autostradale, come dire, futuristica, nonché una stazione ferroviaria
che sembra un Luna Park. Chi imbocca l’uscita autostradale al cartello
Battipaglia, e ridiscende la rampa autostradale, la prima cosa che capisce è
che Levi nel suo viaggio verso Eboli, a
Battipaglia dormiva. Anni di studio
passati a credere che Cristo si fosse fermato ad Eboli e invece tra una marcia
scalata e un
freno tirato, ci
si rende conto
che il medico
torinese oggi
avrebbe ritracciato la linea
di confine tra i
cristiani e le
bestie qualche
chilometro più
a nord. Manca
solo il cartello
“Mondo” con la bara rossa sopra.
La stazione, poi ha battuto ogni record.
I suoi lavori di ristrutturazione sono
cominciati che forse Andreotti non era
ancora deputato, chissà. Date di consegna su date di consegna, i lavori proseguono a rilento. L’alta velocità da
promessa è diventata lontano ricordo e
i lavori alla stazione per non essere da
meno si sono adeguati, proseguendo
lemme-lemme, sorpassati finanche dai
treni a gasolio che salgono a Buccino,
con tanto di gestaccio di sberleffo del
macchinista. Il motto è: chi va piano
va sano e va lontano(?).
Dulcis in fundo… Piazza Aldo
Moro!!! Cinque anni di lavori non
sono bastati a realizzare una piazza di
dalla prima
poche migliaia di metri quadrati e con
un progetto non proprio straordinariamente complesso. Quella che doveva
essere il volano del commercio del
centro cittadino, la piazza distinta e di
classe, regina dello shopping e dell’aggregazione, si è rivelata una ecatombe per i poveri commercianti che
credendo agli slogan e alle rassicurazioni di sindaci e amministratori di
turno, hanno dovuto stringere la cinta
fino, e non pochi, a soffocare e chiudere bottega. Il tutto sotto le finestre
del Comune che si affaccia sul cantiere, cioè sulla Piazza.
Questi sono i simboli, non tutti in verità. Tralasciamo le ricchezze storiche
e culturali quali i casali, le masserie, le
torri, il complesso di San Mattia, i ritrovamenti archeologici, il tabacchificio eccetera, eccetera, eccetera. Beni
che valorizzati, avrebbero un sicuro ritorno economico e occupazionale. Ma
a Battipaglia non si ha tempo per queste cose. Dà fastidio anche solo ascoltarle. Ma sì, lasciamo perdere,
lasciamo che tutto muoia per sempre.
Per favore non disturbate il manovratore.
Valerio Calabrese
di Oscar Nicodemo
Afragola - Ceppaloni - Nusco: Politic Tourist Tour
tecnica, rischia di apparire, e spero non
solo a me, come un insopportabile mestierante da considerare alla stregua di
qualsiasi miserabile impostore.
È da ritenersi una persona civile chi riceve
consensi politici dalle masse per perseguire l’imparzialità e l’interesse privato?
Basta soffermarsi sulla pagina degli esteri di
qualsiasi quotidiano per rendersi conto
che dall’Europa giungono squilli di tromba
che incoraggiano le coscienze critiche ad
avere un atteggiamento rigoroso nei confronti degli imbroglioni, dei falsi, dei contaballe della politica.
Mi è sembrato di cogliere (ma siamo nel
campo delle percezioni più che delle inconfutabili analisi) che la Spagna e la Francia, siano, in questo momento, le Nazioni
che più delle altre sappiano dare alla politica il giusto valore.
Il fatto che queste abbiano selezionato e
proiettato ai vertici esponenti di indubbio
talento,le cui personalità sono apprezzate
nel mondo, non è che una prova della solidità delle popolazioni che le compongono, e rappresenta, altresì, una
conseguenza diretta di un modo di agire e
di pensare in maniera conforme.
Difficile prefigurare per il nostro Meridione, osservandone il quadro generale
della politica,una fase evolutiva e risolutiva,
che sotterri una volta per tutte la filosofia
di pensiero che vi perdura e vi regola la
vita, secondo la quale trarre vantaggio da
qualsiasi situazione, anche a dispetto della
rettitudine, sia quasi un dovere, ancor
prima che una sorta di perverso istinto.
Se la Campania, in questo frangente, è tristemente nota in tutto il globo terrestre
perché sommersa dall’immondizia, il motivo è da ricercare in posti ben precisi e
presso persone ben identificabili. Mettendo da parte Pecoraro Scanio, senza,
tuttavia, discolparlo da alcunché e non
prima di aver sottolineato che, con una
legge elettorale decente, il frizzante personaggio rischierebbe di scomparire dalla
scena politica nazionale, resta possibile
tracciare una mappa dell’aberrazione politica e del pervertimento morale di questa regione:Afragola – Ceppaloni – Nusco.
Forse non si è mai detto e men che meno
scritto, ma scommetto che qualcuno di
tempra forte (Chissà,Vincenzo De Luca?)
almeno per un attimo l’avrà pensato: città
di arredo culturale come Napoli e Salerno
non possono essere, sia pure simbolicamente, province di paesi come quelli
sopra menzionati.Non possono,quei luoghi, intesi come centri di potere, giammai
in senso antropologico, condizionare la
politica, il costume e l’evoluzione di una
regione d’Italia così importante.
In sintesi, il genere di politica prodotto dai
professionisti del settore come Bassolino,
Mastella e De Mita, che per mantenersi
attivo e rigenerarsi, è mirato unicamente
a costituire un potere ramificato che controlla le fasi economiche e sociali più rilevanti delle diverse realtà territoriali, si
presenta come un sistema perfido di cui
nessuna Città, Provincia, Regione o Nazione avrebbe realmente bisogno.
La politica di costoro si traduce necessa-
riamente come un male superfluo e del
tutto evitabile.
La loro (non)rappresentanza delle popolazioni da cui riscuotono migliaia di suffragi
è da considerarsi un castigo sociale inutile,
tanto più grottesco e deleterio se si pensa
che esso non è prescritto da alcuna genesi, tantomeno è il risultato ineluttabile
di una calamità naturale.
Mastella and company raffigurano,dunque,
una disgrazia che quantità ingenti di cittadini sottoscrivono, all’atto del voto, per
loro stessi, i loro discendenti, i luoghi che
abitano e, in ultimo, per l’intero Mezzogiorno. Un favore promesso o ottenuto
nell’ambito di qualche “normalissima” irregolarità non può riguardare,per forza di
logica, tutti i “sudditi” di siffatti “regnanti”.
Saranno sempre troppo pochi coloro che
beneficeranno di una piccola o grande attenzione, rispetto alla moltitudine di disoccupati che grida a gran voce il ripristino
della regolarità e della meritocrazia.
La competizione spaventa gli incapaci che
vanno a destra e a manca a cercarsi protezione, relegando nella disperazione le
persone più oneste e preparate.
Forse quando si smetterà di andare a
Ceppaloni e a Nusco come se si andasse
a San Giovanni Rotondo, ogni persona
della Campania e del Sud potrà avere una
speranza in più per il miglioramento della
qualità della propria vita, quella dei propri
figli, quella della propria città.
Oscar Nicodemo
Eboli
N°01 18 gennaio 2008
Le Pagelle
A Babbo Natale avevamo fatto una
promessa. Dall’anno nuovo non
parleremo più di politica, di come
il sindaco Melchionda spenda i nostri soldi, in quale tasche finiscano
le tasse degli ebolitani, in quale
Piano di Zona lavorino mogli e fidanzate dei politici di maggioranza.
A Babbo Natale avevamo promesso di non parlare di mobbing in
comune, di concorsi burla o truccati, di operai senza liquidazione.
Non ce ne frega niente, quindi, se il
35 per cento delle delibere della
giunta Melchionda sono soldi “regalati” agli avvocati (dice Forza Italia).
Con il comune, poi, che in tribunale
perde quasi tutte le cause. Non ce
ne frega niente, se in comune i dipendenti comunali si prendano a
spintoni e minacce.
Non se ne frega il sindaco, perchè
dovremmo pensarci noi.
Non ce ne importa niente, caro
Babbo Natale, se vengono licenziati
60 operai, il sindaco dice di averli
riassunti altrove, ma Luigi Ciancio,
segretario provinciale della Uil, lo
smentisce clamorosamente.
Non ce ne frega niente, se ci sono
aziende con l’”aiutino” di...Palladino e aziende fallite senza speranza. Non ce ne frega niente, se il
Pd che non esiste, incensa Melchionda per un progetto della precedente amministrazione (centro
commerciale a S.Nicola Varco).
Importa a qualcuno se Eboli ha
una discarica chiusa sui monti,
dove potrebbe scaricare i rifiuti che
da 15 giorni invadono la città?
Frega a qualcuno se i conti in comune non tornano?
Basta aumentare un pò l’Irpef e la
soluzione è fatta. Lavorgna ha vinto
la presidenza della Multiservizi,
così. Agli ebolitani daranno un premio di consolazione, come a Ruggia e Trevisant.
E non ce ne frega niente, della
quinta giunta Melchionda, se non
fosse che la dignità politica è stata
così volgarmente calpestata, che
dire non ce ne frega, diventa
troppo pilatesco. E allora, caro
Babbo Natale, ti suggeriamo un pò
di voti, per i nostri “brillanti” politici.
C’era un assessore alla cultura, lo
hanno isolato a San Francesco, gli
hanno tolto i soldi, gli hanno fatto
terra bruciata intorno. Ma visto che
lui lavorava troppo, troppe iniziative produceva, lo hanno fatto fuori.
Damiano Capaccio (voto 8, di solidarietà e stima) è stato epurato.
Ma i suoi giustizieri, Luca Sgroia
(voto 2, sincero) e Roberto Palladino (voto 3, in attesa di vedere
cosa fa da assessore), non ci hanno
spiegato uno straccio di motivo politico.
I disastri di Sgroia (voto 2, confermato), si son visti già in consiglio
comunale.
continua a pag. 4
3
Il giardiniere e il palombaro
La fulminante carriera di Ruggia e Trevisant
Quando il sindaco ha ufficializzato gli incarichi, nel Partito Democratico (Mastrolia e Vastola) si sono sbellicati dalle risate.
Quando Melchionda si è inventato le due
deleghe Ruggia-Trevisant, pare che Bisio
(Zelig) lo abbia chiamato per complimentarsi. Tra verità e farsa, i due destinatari delle deleghe più inutili d’Italia, hanno
rubato la scena a tutti. All’Anci si son segnati i nomi, per il premio vanagloria. Li
avevamo lasciati, qualche mese fa, a litigare con il sindaco, nell’aula consiliare.
Ruggia fu destinatario di un “vaffa” melchiondano, che fece invidia pure a Beppe
Grillo. Trevisant venne strapazzato dal
sindaco, nei corridoi del comune, perchè
aveva espresso un suo giudizio libero. Li
avevamo lasciati lì, parecchio incazzati,
ma indipendenti, un piede dentro e uno
fuori dalla maggioranza. Ruggia e Trevisant, il tandem politico senz’assessorato.
Consumata l’estate ebolitana, effettuati
altre 200 verifiche di maggioranza, il giardiniere e il palombaro hanno archiviato le
offese ricevute. E son diventati gli scudieri
del grande capo. Memorabile è rimasto,
in aula consiliare, un abbraccio, da plauso
dell’arcigay, che Ruggia fece al sindaco.
Era la fine di novembre, Melchionda azzerò i soldi per lo sport e la cultura a Eboli.
L’opposizione gli diede addosso. Caprarella (Rc) lo fece nero (colore che nemmeno tanto dispiace al sindaco). Alleanza
Nazionale replicò l’intervento di Caprarella contro il sindaco. Ruggia pure bacchettò Melchionda. Finito il discorso,
però, corse affettuoso, ad abbracciare il
suo sindaco. Una scena da libro cuore. Ripagata alla befana. Da oggi, Ruggia sarà
il nuovo giardiniere di Palazzo. Il direttore
generale Masci, con un impegno di spesa
urgente, gli ha già regalato un tagliaerbe a
due velocità, forbici nuove e bavetta del
Pd. Ruggia sta aspettando il caschetto di
protezione, per ripulire la città dal verde
Vittorio Trevisant
incolto, ereditato dalla giunta Rosania
(ps.: tutti i fallimenti di Melchionda, sono
eredità della giunta Rosania. La fregnaccia ricorrente ora ha convinto pure Ruggia). Il giardiniere comunale avrà
numerosi compiti. Innaffiare le piante al
primo piano di Palazzo di Città, (al piano
terra solo le piante della Uil), conservare
i due alberi (due) di Natale nel corridoio
del sindaco, curare i giardini di casa degli
assessori. Di notte, il Ruggia che non ti
aspetti, dovrà vedersela con l’impianto di
illuminazione. E qui, sarà dura. Perchè tra
centro e periferia, di illuminazione pubblica funzionante ce n’è davvero poca.
Tra piante, fiori e svita lampadine, se il
buon consigliere svolgerà un egregio lavoro, alla sesta giunta Melchionda (in programma per marzo-aprile 2008), un
posticino, chissà, spunterà. Sui tetti della
nostra città, nessuno si spaventi, vedremo
all’opera il “palombaro” di Lubritto.
L’uomo che della guerra all’amianto ha
fatto una ragione di vita. Vestito come
ghostbuster, Trevisant controllerà i tetti
ebolitani. Dove ha scoperto una presenza
massiccia di amianto. La scoperta gli è
valsa già il premio di vice-ebolitano dell’anno. Al primo posto è arrivato il prefetto Pansa. Al secondo, c’è Trevisant. Il
Vincenzo Ruggia
quale ha preso con la massima serietà,
l’incarico-burla del sindaco Melchionda:
“ho intenzione di coinvolgere tutta la
maggioranza, in questa battaglia”. Ingenuo, Trevisant. Ma di quale maggioranza
parla? Ma si possono immaginare, Mastrolia e Vastola (Pd), felice e saltellanti,
in giro sui tetti, come i Telegatti di Canale
5, a cercare l’amianto, e denunciare i condomini che non lo rimuovono? Ma come
li vedi, Caprarella e Rizzo (Rc), giulivi e
funamboli, mentre si accapigliano su un
tetto, se votare o meno il bilancio di Melchionda? Ma come ti viene in mente, di
portare in giro per palazzi, Palladino e Di
Canto, dopo l’ultima star wars per un
posto in giunta? Bontà tua, caro Trevisant,
continua pure, la tua giusta battaglia. Il
problema dell’amianto è una cosa seria.
La sua rimozione, ancor di più. “Fotograferemo tutto con gli elicotteri” precisa il
neo incaricato. E poi faremo una bella
mostra, dei tetti ebolitani. Un contributo,
tra le cause perse dal comune e il
300esimo convenzionato comunale, sempre, generosamente, sbucherà.
Francesco Faenza
Previsioni Meteo
In arrivo piogge abbondanti!
Mercoledì 9 gennaio 2008
Come non si verificava da molti anni la situazione attuale sull’intera nostra penisola
è governata da un energico flusso di correnti di provenienza atlantica; ciò determina la formazione di numerose
depressioni sui nostri mari che a fase alterne andranno ad interessare la nostra
regione; pertanto nel prossimo futuro
avremo un alternarsi di giornate grigie e
piovose con giornate discrete dove il sole
sarà protagonista; tuttavia le temperature
saranno abbastanza miti,pertanto le nevicate interesseranno i rilievi montuosi al di
sopra dei 1500-1600 metri. Mi preme
sottolineare che questa situazione determina sì un anomalia, in quanto non
avremo nessun contributo di aria fredda
in grado di arrecare nevicate anche a
quote di alta collina ma rappresenta senza
dubbio un elemento di vitale importanza
per la nostra agricoltura e per il dannoso
problema che affligge ormai da mesi le nostre risorse idriche.
Sabato 12: cielo da nuvoloso a molto
nuvoloso ovunque; piogge intermittenti
interesseranno l’intera regione soprattutto i settori più settentrionali; recrudescenza dei fenomeni in serata con
possibilità di manifestazioni temporalesche; temperature al di sopra della media
con tendenza a lieve calo durante i fenomeni più intensi.Venti deboli da sud-ovest,
mare da poco mosso a mosso.
Domenica 13: al mattino cielo ancora
nuvoloso con possibilità di precipitazione
ma in via di attenuazione; dal pomeriggio
ampie schiarite interesseranno soprattutto le zone costieri; venti deboli di direzione variabile; temperature stazionarie.
Tendenza successiva: Lunedì si profila un
nuovo peggioramento sempre grazie all’entrata di una nuova perturbazione
atlantica; piogge in intensificazione dal pomeriggio ad iniziare dalle zone costieri;
temperature stazionarie su valori lievemente al di sopra della norma; dalle analisi per le previsioni a medio-lungo termine
( 7-10 giorni) non si intravede la possibilità di una sostanziale modifica all’impianto
barico su scala Europea;pertanto sulla nostra regione si susseguiranno sempre a fasi
alterne una serie di perturbazioni atlantiche in grado di distribuire piogge e nevicate solo in alta montagna.
Giuseppe Stabile
Piana del Sele
4
IL FILO D’ARIANNA
a cura di Sara De Martino
Basta alla
violenza negli
stadi!
Cari lettori mi chiamo Massimo e
ho 26 anni, sono detenuto nel carcere di Eboli per un reato un po’
particolare, la mia accusa è di devastazione. Tutto è iniziato a novembre dell’anno scorso, durante
il derbi Avellino-Salernitana. Io
sono tifosissimo della salernitana e
infatti la seguo da dodici anni, sia
in casa che in trasferta, ed ora
sono tra i tifosi che stanno dalla
parte del calcio pulito ed onesto.
Nonostante ciò non avrei mai potuto immaginare che mi potesse
accadere una cosa del genere, cioè
di essere condannato a 6 anni di
carcere per una partita di calcio o
meglio per una semplice manifestazione sportiva, anzi solo ora mi
rendo conto cosa accede veramente negli stadi tutte le domeniche. Si è arrivati a vedere persone
morire dentro e fuori gli stadi, e
solo adesso lo Stato si sta muovendo per prendere delle precauzioni, come montare tornelli alle
entrate degli stadi o vietare le trasferte. Ma io mi chiedo se attuando tali misure precauzionali,
come evitare le trasferte, il problema venga risolto? Secondo me
no!! Perché ci sono persone, come
me, che amano seguire la propria
squadra e la propria città anche
fuori e vorrebbero portare il proprio sostegno. Ma ciò ci viene impedito. Anche se solo adesso mi
rendo conto, provandolo sulla mia
pelle, di quanto gravi siano i fatti
che tutti i giorni avvengono negli
stadi. Non mi sono mai reso conto
della gravità delle mie azioni, fin
quando non ho osservato i fatti
con occhio critico e con lucidità.
Per questo vorrei rivolgere un appello a tutti i ragazzi che come me
vanno allo stadio per seguire la
propria squadra: “Non fate sciocchezze, soprattutto non fate i teppisti, perché essere un “ULTRAS”
NON VUOL DIRE ESSERE UN
TEPPISTA, FATE IN MODO CHE
NON ACCADANO PIU’ COSE
DEL GENERE, PERCHE’ IL RISCHIO E’ ALTO, SI PERDE LA LIBERTA’ ”, o peggio ancora si può
perdere la vita, come quel ragazzo
di Roma tifoso della Lazio, il quale
continua a pag. 5
N°01 18 gennaio 2008
Rifiuti: Cornetta pronto a bloccare i tir
Serre, ancora impraticabile la strada di Macchia Soprana
‘’Se nel giro di qualche giorno gli enti
preposti non provvederanno alla sistemazione del fondo stradale, sarò
costretto a impedire il transito dei tir
che vanno a sversare i rifiuti alla discarica di Macchia Soprana’’. È
quanto afferma il sindaco di Serre
(Salerno), Palmiro Cornetta, in una
lettera-diffida indirizzata al Consorzio di Bacino Salerno 2 e per conoscenza al ministero dell’Ambiente, al
commissariato per l’emergenza rifiuti
della Campania e alla Provincia di
Salerno. ‘’La strada è comunale - afferma Cornetta - ma il manto asfaltato, con il frequente passaggio dei
mezzi pesanti che raggiungono il sito
di Macchia Soprana, è ridotto ad un
vero e proprio percorso di guerra,
mettendo seriamente a rischio incidenti quanti quotidianamente percorrono quel tratto stradale”. Cornetta ha
dato tre giorni di tempo per provve-
dere alla risistemazione della strada,
poi potrebbe firmare un’ordinanza
che vieta il transito
ai mezzi pesanti diretti alla discarica
che
quotidianamente accoglie i carichi di rifiuti di
oltre un’ottantina di
tir provenienti da
tutta la Campania.
‘’Serre in questo
momento difficile
per lo smaltimento dei rifiuti nella regione - dice Cornetta - è l’unica valvola di sfogo. Con un pizzico di
buona volontà, facciamo sì che la
strada che conduce a Macchia Soprana non diventi un percorso ad
ostacoli per i cittadini del nostro comune“. Dal luglio scorso, da quando
è stato aperto il sito di Macchia Soprana giungono dagli ottanta ai centoventi tir al giorno. Ognuno sversa
dalle trenta alle quaranta tonnellate di
rifiuti, attendendo il proprio turno nei
pressi della caserma dell’Esercito di
Persano (Salerno) per evitare intoppi
alla viabilità.
Giardullo, il capo capraio in un film
Colangelo e Piccirillo rivisitano la vita del brigante
Le sue ultime parole urono: “Meglio
morire per mano mia, che per mano
vostra…dei piemontesi”.
Era il “Capo capraio”, cioè Giardullo,
il più importante dei briganti di
Campagna. Su di lui Gennaro Colangelo, docente di “Tecniche della
Rappresentazione Scenica” alla
LUMSA di Roma ha girato Il “capo
capraio” è Giardullo. Il testo è stato
scritto e sceneggiato da Omero Piccirillo, con l’aiuto dell’archivio di
stato e dei discendenti del brigante.
Prodotto dall’Associazione “ArcadiA”, di cui è attivo presidente la
poetessa Maria Fasano, e finanziato
dalla Provincia di Salerno, è stato
realizzato dalla “Digit Studio”.
Il “Promo” ha avuto una durata di 6
minuti, estrapolati dalle 4 ore di registrazione fatta dalla “Digit Studio”
nelle varie location. Servirà a promuovere la registrazione del Film nel
2008 che durerà circa 50 minuti e
sarà girato in una ventina di giorni
del prossimo autunno, per poi raggiungere, dopo l’anteprima nei primi
mesi del 2009, le sale cinematografiche. Saranno utilizzate ulteriori location e attori. Il Promo “Il Capo
capraio” è stato girato il 27 Dicembre 2007. Una giornata intensa e
ricca di suggestioni a vari livelli. Sono
state girate delle scene sulle aspre
montagne del Polveracchio, con
abiti d’epoca e fucili, ricostruiti,
risalenti al 1860. Grande la
prova degli attori sul set. Tutti
molto professionali ed attenti
alla propria parte. Un notevole
contributo è stato dato dall’ottima prova, fatta con estrema
serietà, dell’arma dei carabinieri, i quali hanno dato la massima disponibilità di orario e di
professionalità, partecipando
attivamente alla produzione.
Eccellente è stata l’interpretazione di Omero Piccirillo
(Giardullo), Alberto Franco (
Frau) e Tony Letteriello, che ha
sostituito nelle scene Valentino
Macchi. Le riprese, con la scena
finale, sono terminate dopo le
20 nella “grotta dei briganti” di Campagna. Con questo importanti riflettori saranno puntati su Campagna,
che avrà così l’opportunità di far conoscere le sue terre e la sua storia, i
suoi usi e costumi risalenti al 1860 e
al brigantaggio salernitano, per proiettarla, poi, di conseguenza, fuori dai
suoi più ristretti confini. Il “Capo capraio” narra le vicende del più temuto brigante del salernitano
Antonino Maratea, detto Giardullo,
datosi alle montagne dopo la disfatta
del regno delle due Sicilie per combattere i nemici Piemontesi. Soldato
del disciolto esercito del Regno
delle Due Sicilie, nel 1860, dopo la
negazione di un sussidio economico
come soldato, ma pure spinto dai
nobili campagnesi, decide di darsi alla
macchia, ricevendo cosi un lauto
sussidio economico e la possibilità di
essere non più un semplice capraio,
ma il capo di una banda e cioè il
“capo capraio”. In cambio, doveva
fare ciò che gli veniva detto, combattere gli oppressori. La vita del
Giardullo fu segnata soprattutto da
abusi, sevizie, sequestri e torture. Il
“capo capraio” sequestrò varie persone, ma tra queste, quelle dei dotti
Calabritto e Olivieri, gli costarono la
cattura. Il film si svolge in un intreccio di accuse e fughe e di un amore
mai realizzato verso la propria
druda. Catturato dal capitano Frau,
la sua banda fu sgominata dopo vari
tentativi dall’esercito. Condannato a
morte mediante fucilazione, riuscì a
divincolarsi dai gendarmi e a togliersi
la vita da solo, buttandosi da un dirupo.
Mario Onesti
continua da pag 3
Le pagelle
Dove i Ds, su quattro consiglieri comunali,
ne hanno smarriti due (Lemmo e Di
Canto, voto 7 alla dignità personale).
E non capiamo, se le parole del sindaco
Melchionda hanno ancora un senso (voto
2, leggete in seguito) perchè ha difeso Capaccio fino all’ultimo, per poi firmargli il
benservito? Perchè Melchionda (voto 3,
la colpa è anche di Sgroia) ha dato due
assessorati ai Ds, se solo due consiglieri
hanno votato il Dpef? Non capiamo cosa
ci va a fare Palladino (voto 3, i precedenti
fanno paura) nella zona industriale, dopo
il disastro del centro commerciale. Lui era
parte in causa. Era il meno indicato per
avere quella delega.
E non abbiamo capito, come mai, sui giornali amici di Melchionda, hanno già incoronato Luca Sgroia (senza voto) nuovo
segretario del Pd, se il Pd a Eboli ancora
non è nato. Passiamo a Rifondazione.
Sull’ondeggiar annuale della segreteria
politica, al buon Silvio Masillo avevamo
già dato tre per il ritorno silente e supino
in maggioranza.
Ora vorremmo capire perchè l’unica
donna disponibile a entrare in giunta (Silvana Mortale), sia stata soppiantata da
quel “maschione” di Mimmo Maglio.Voto
tre, confermato, a Masillo.
Non capiamo perchè Arturo Marra
(Udeur), voto 4, ha firmato la delega al
bilancio e alle finanze, dopo che per due
anni e mezzo ha sognato l’assessorato
all’ordine pubblico.
Non capiamo Alfonso Cillo e Vincenzo Rotondo (voto 2, diviso 2) perchè continuano a parlare male dell’Udeur, se ora
stanno nel Pd? Non capiamo il sindaco
Melchionda (voto 2 meno) perchè ha lottato per salvare la poltrona al vicesindaco
Laurino (indipendente), mandando in bestia l’Udeur, e ha ceduto volentieri sull’altro assessore eletto dagli ebolitani
(Damiano Capaccio). Non capiamo Pierino Infante (voto 3) che ha lottato come
un drago per conservare la poltrona da
assessore, ma non ha aperto la discarica
comunale di Eboli, con la città sommersa
dai rifiuti.
Non capiamo Francesco Bello e Giancarlo
Sibona (voto 4, a testa) che continuano a
lamentarsi (sui giornali o in consiglio comunale) ma non prendono decisioni conseguenziali.
Non capiamo la gioia di Ruggia e Trevisant (senza voto) per aver ricevuto una
delega senza valore. Farvi trattare così, è
da asilo infantile.
Un voto positivo va a Remo Mastrolia (8).
Promesso aveva che non avrebbe fatto
l’assessore, promessa mantenuta, tra
tante bugie (dei suoi alleati). Se ci dicesse
la verità sulla strappo non ancora ricucito, tra Antonio Cuomo e Martino Melchionda, il voto potrebbe anche salire.
Voto 4 +, a Carmine Caprarella (Rc). Da
quando Melchionda non lo attacca più
(“vota il Dpef o sei fuori, Caprarella, sei
fuori...”), il comunista senza compromessi
si è ammutolito come Rizzo.
Non una parola sui ridicoli concorsi com1
1unali, non una parola sul vergognoso
mobbing in comune, non una parola sulle
carognate politiche dei rimpasti.
Sarà che lo aspettano scelte personali importanti, ma un Caprarella così muto ci
deprime decisamente.
Francesco Faenza
Agropoli
N°01 18 gennaio 2008
Agropoli sprona Paestum
Città complementari, ma non in sintonia
“Nel giro di poco tempo questa città
sarà rivoltata come un calzino.” Così
si esprime Franco Alfieri il torchiarese prestato alla città con il compito
di ridarle lo splendore di un tempo.
Gli Agropolesi si renderanno conto
presto che Alfieri è uno che bada al
sodo e che non è disposto ad aspettare altri che si attardano sulla via a
mediare o ad aspettare che siano altri
a rimuovere eventuali ostacoli alla
propria azione.
In poco tempo è stato in grado di ridare fiducia e credibilità alla macchina comunale ed a suscitare
entusiasmo con pochi ma significativi interventi sul territorio. L’apertura del parcheggio nel centro della
città, la costruzione di rotonde, ecc.
sono segni tangibili ma anche la dimostrazione di una volontà di essere
“motore” propulsivo in un contesto
che ha vissuto nel recente passato cadute e ricadute di amministrazioni
che hanno fiaccato nel profondo la
capacità di pensare al futuro dei cittadini. Infatti, il merito principale
che va riconosciuto ad Alfieri è proprio quello di aver risvegliato l’orgoglio di essere agropolesi e di
indicare ai suoi concittadini una direzione chiara e ben identificabile.
Non a caso dalla vicina Capaccio
sperano che un po’ di quel vanto
possa gonfiare anche un po’ le vele
della città dei Templi. Alfieri ha più
volte espresso al sua ferma volontà a
marciare fianco a fianco a Capaccio
Paestum. Lo stesso Pasquale Marino,
ha sempre indicato in una forte collaborazione tra i due sindaci una
grande occasione di sviluppo dell’intero territorio. Allo stao attuale la
montagna a partorito solo un topolino della condivisione di un progetto
su un “Parco tematico” da realizzare
in una zona di confine tra i due comuni. Ed anche in questo caso a predisporre il tutto è stato Alfieri, con
Capaccio a mettere la propria firma
sotto un’idea ddel sindaco di Agropoli. “Noi non abbiamo tempo da
perdere – conferma Alfieri – pertanto
se gli altri riescono a stare al nostro
passo, bene. Altrimenti ognuno per
la sua strada!” Dobbiamo dire che ad
alfieri non è andata giù la delibera di
capaccio con la quale si appoggiava
la delocalizzazione del catasto a
Roccadaspide invece di appoggiare
Agropoli. Alfieri deve fare i conti
anche con il limitato numero di posti
letto (venti) che “servono” l’ospedale di Agropoli. Infatti, in quelle
condizioni sarà difficile regge l’onte
d’urto che la Regione e lo stato nazionale metterà in campo per una razionalizzazione
del
settore
ospedaliero. Anche in questo caso
l’appoggio di Capaccio è essenziale.
Pertanto, è vitale insistere su Marino
per mantenere il doppio binario di
collaborazione. Allo stesso tempo
l’amministrazione della città definita
la “perla del Cilento” ha bisogno di
aumentare il numero dei posti letto
L’Aurora uno dei lidi balneari storici della
città di Agropoli è andato in fiamme, quasi
del tutto, le cause sono ancora sconosciute, e i Carabinieri già stanno indagando.
Una volta scattato l’allarme, i Vigili del
Fuoco di Eboli sono accorsi a domare l’incendio, che ha salvato almeno una parte
della struttura, e in particolare quella relativa alle cabine e alle docce. Questa disgrazia ha scosso un po’ tutta la
cittadinanza, vista la presenza storica della
struttura balneare, di proprietà di un imprenditore del luogo. Il lido Aurora è situato in un posto strategico per la cittadina
agropolese, si trova infatti all’inizio del
Lungomare, ed è una delle mete favorite
dai turisti durante il periodo estivo. La
struttura era per la maggior parte in legno,
con una ampia terrazza che affacciava proprio sul mare, e la sala bar all’interno, ora
invece, come si può vedere dalle immagini,
non rimane quasi nulla, solo un accumulo
di cenere, e intere travi in legno bruciate,
una scena quasi apocalittica, che fa un
certo effetto; gli agropolesi, molto legati al
Lido Aurora, anche perché era un punto
d’incontro estivo, a distanza di qualche
giorno dal rogo, si soffermano ancora sbigottiti davanti a questo scenario.
L’augurio è che presto i proprietari riescano a rimetterlo in piedi .
da destinare al turismo. Su questo
campo, però, alfieri ha le idee chiare:
“daremo subito risposte a questo elemento basilare per chi ha ambizioni
di fare turismo. Il Puc di Agropoli
saprà essere lo strumento urbanistico
capace di riportare la nostra città al
centro del panorama turistico del Cilento ed oltre.” È anche vero che per
condividere qualcosa bisogna essere
in due ecco perché un confronto pubblico tra le due amministrazioni al
fine di mettere sul tappeto le priorità
delle due importanti realtà e poi procedere con progetti condivisi e che
diano un forte impulso a quello che
dovrà essere il rilancio del settore turistico nel suo complesso. In fondo,
bisogna prendere atto che le due realtà sono complementari. Paestum ha
le spiagge e il parco archeologico,
Agropoli ha il lungo mare e una vita
notturna di rilievo. Paestum ha i
grandi alberghi e Agropoli il porto.
Paestum agricoltura e zootecnia sono
all’avanguardia, Agropoli ha una
forte vocazione commerciale… È
necessario un collegamento serio e,
soprattutto un vero piano integrato di
sviluppo e questo solo la politica lo
può pensare e realizzare …
velina
Rogo devastante
Il Lido Aurora non c’è più
5
Scrittori di paese
Qualche bontempone, e forse ha ragione, già prima di iniziare a leggere
questo articolo, potrebbe commentare, in nobile dialetto cilentano: “
Chiro vole ammiscare la lana cu’ la
seta…”, cioè vuole paragonare un
nano ad un gigante. Ma quando ci
sono vari elementi che coincidono –
sebbene non in grandezza – un raffronto potrebbe risultare non utile,
ma almeno curioso. Pochi anni fa,
qualche appassionato di letteratura
italiana ha deciso di intitolare varie
traverse di Via Frascinelle ad Agropoli a famosi poeti, scrittori e letterati italiani. A Catello Nastro non gli
hanno intitolato una strada perché
le possono intitolare solo alle persone morte da almeno cinque anni
(almeno come mi hanno detto). A
sentire questa notizia mi è passata la
voglia di defungere (sic!) rimandando
il tutto tra alcuni decenni. Via Torquato Tasso ( Torquato puntato,
quindi via T. Tasso) più avanti Via Torquato Calvino, quindi Via T. Calvino.
Siccome l’errata indicazione toponomastica è stata collocata a meno
di dieci metri dal mio studio (da
dove scrivo, insomma), mi sono sentito oltraggiato e sono andato a protestare in comune per l’evidente
errore. La toponomastica deve essere salvaguardata: ma anche la letteratura. Dopo due giorni un
addetto sale su “una parella” e con
un coltellino taglia le due alette della
T trasformandola in I ( o quasi!). Nel
1941, mentre lo scrivente-scrittore
veniva alla luce in quel di Castellammare di Stabia, come oramai sanno
già da anni i miei lettori, Italo Calvino
si trasferiva a Torino, il capoluogo
piemontese dove mi sono trasferito
nel 1969. Italo Calvino nacque a
Santiago de Las Vegas, a Cuba, nel
1923 e morì in Italia, a Siena, nel
1985. Fu senza dubbio tra i principali
scrittori del dopoguerra. Nel 1963
pubblicò il “Marcovaldo” che fu
adottato, dieci anni dopo, nel 1973,
nella terza B della Scuola Media Statale “Costa” a San Francesco al
Campo, sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, in provincia
di Torino, dove ho insegnato per
circa quindici anni materie letterarie.
Il “Marcovaldo” era un libro per ragazzi, lo lessi non appena arrivò in
saggio alla scuola e subito lo adottai
come testo di narrativa. Un libro veramente interessante ed attuale
perché analizzava, tra l’altro, la società italiana del boom economico
degli anni ’60. Italo Calvino partecipò
al dibattito politico e culturale del
tempo. Fu iscritto al partito comunista fino al 1956. Nel 1963, oltre al
“Marcovaldo”, diede alle stampe
anche “La giornata di uno scrutatore”. Dieci anni dopo, nel 1973,
diedi alle stampe due libri: “Cirié,
perla del Canavese” edito da “La Rinascente” ed il “Dizionario Internazionale Artisti Contemporanei”
edito dalla Casa Editrice Italiana.
Anche io partecipai alla vita politica
torinese tra i vecchi repubblicani e
fui anche candidato alle amministrative. Non starò certamente a fare la
storia di Italo Calvino, né farò
l’elenco delle sue opere, perché sto
parlando di uno scrittore noto
anche nelle scuole medie. In circa
quaranta anni di attività letteraria
sono pubblicati circa cinquanta volumi, tra cui anche alcuni postumi.
Nel 1983 mi trasferisco di nuovo ad
Agropoli, in Via Frascinelle n. 51, ora
ribattezzato, (il numero civico) con
orgoglio, Via Italo Calvino n. 2. Lo
studio lo posi prima al primo piano,
poi nell’ammezzato, poi nel seminterrato, ed il mese scorso in soffitta,
al secondo ed ultimo piano. In compagnia dei miei libri, del computer
coi vari accessori ed aggeggi (stampante, internet, monitor, modem,
ecc.), della radio con lettore cd, tre
scrivanie, tre sedie, pure il telefono.
Sto a disposizione di tutti e dei giovani in particolare modo. Ad Italo
Calvino, per concludere, hanno intitolato un piccolo pianeta, recante il
numero 22370, del sistema solare,
scoperto nel 1993, dall’Osservatorio Astronomico di Bassano Bresciano.
A
Catello
Nastro,
intitoleranno, forse, fra alcuni anni
(speriamo parecchi!!!), i nuovi bagni
pubblici di piazza mercato. Per ora
sto qui. In soffitta: come tutte le cose
vecchie!!! Se volete venire a trovarmi tel. 339 4052920, oppure mi
potete incontrare in centro al Centro Sociale Polivalente “addé viecchie”, in Piazza Monsignor Merola.
Catello Nastro
è morto per seguire la propria squadra del c o n t i n u a d a p a g . 4
cuore. Sono circa 10 mesi che sto in carcere e solo un mese e mezzo qui ad Eboli, Basta violenza!
dove ho trovato un clima migliore, rispetto
alle carceri ordinarie. All’inizio sono stato malissimo, ero depresso e non
riuscivo a farmene una ragione, in quanto non riuscivo a capire come ero
finito in carcere per una semplice partita di calcio, sicuramente la colpa è
stata mia, ma penso anche del sistema calcistico, che non ha mai attuato i
dovuti controlli. Per questo voglio rivolgermi alle istituzioni competenti affinché possano cambiare le regole e la politica del gioco calcio, in modo da
farlo diventare più civile. Lo stesso problema è stato vissuto ed affrontato
da altri paesi europei, come l’Inghilterra, dove sono stati presi seri provvedimenti contro gli Hooligans ed ora sono i primi a vivere un calcio pulito
ed onesto. Spero che la mia testimonianza possa arrivare ai cuori di tutti i
giovani ULTRAS in modo che non accadano più queste vicende spiacevoli.
Massimo Sabarese
a
Altavilla/Albanella
6
N°01 18 gennaio 2008
Elda Lettieri, la mia rivincita di donna del sud
Giornalista a Siena, manager e politica
“Questa bambina è in partenza per
una terra lontana della quale non
sappiamo nulla per cui le auguriamo
tanta fortuna, perché sicuramente ne
avrà bisogno…….”. Così don Domenico concluse la messa della mia
prima comunione ad Altavilla Silentina, in quel gelido gennaio…, gelido non per la temperatura esterna
bensì per la sensazione che avevamo
dentro di noi e che di lì a poco ci
avrebbe condotto in Toscana, un
luogo per noi incerto e privo di significati.
I miei genitori avevano frequentato
a mala pena, e in modo saltuario, la
scuola serale alla Scalareta, in casa
di zio Francesco l’unico della famiglia Lettieri che sapeva leggere e
scrivere, nei dopo cena quando non
erano troppo stanchi dal lavoro dei
campi. Io e i miei quattro fratelli, essendo tutti molto piccoli, non sapevamo certo in che parte del mondo
si trovasse la Toscana! Quel 17 gennaio 1957 è ancora impresso nella
mia mente: salimmo su un carro trainato da buoi con le nostre valigie di
cartone per raggiungere la strada
principale a Cerrelli dove il pullman
per Battipaglia ci attendeva. La
strada che conduceva dalla nostra
casa alla Scalareta, in aperta campagna, alla fermata del mezzo era tortuosa e piena di buche così grosse
che ci sparivano le ruote del carro.
Per di più quella mattina alle lacrime
nostre e dei parenti, che stavamo per
lasciare, si era aggiunta una pioggia
impertinente, quasi profetica…... ma
fortunatamente i loro abbracci sconsolati ci dettero la forza e il calore di
cui avevamo disperatamente bisogno.
Traumatico fu l’addio ma niente in
confronto all’impatto con la nuova
terra. Nevicava, e chi l’aveva mai
vista la neve? Era un freddo terribile
e nessuno di noi aveva un cappotto
perché il clima da noi in Campania
era più mite, e al primo impatto fisico i toscani non ci piacquero per
nulla!
All’arrivo dovendo pulire le due
stanze della nuova casa, 50 mq. per
sette persone, e non avendo a disposizione il necessario perché il camion che lo trasportava era in
viaggio, io e mio fratello Leo andammo dai vicini e chiedere in prestito una scopa. “Mi raccomando
parlate in italiano, dite “signò ci potete imprestà na scopa…” ci consigliò nostro padre. Non senza
vergogna ci avvicinammo a quei signori, due uomini e una donna, per
chiedere quella cortesia.
“Gesù” - esclamò mio fratello “quanto so’ brutti sti tuscani”. In effetti, quei signori al posto dei denti
avevano delle “belle zanne” che
uscivano dalla bocca. Solo in seguito scoprimmo che quella era una
caratteristica della famiglia, e che
quindi i toscani non erano poi così
brutti. Alla nostra richiesta della
scopa seguì un primo gran nodo da
sciogliere perché ci fu chiesto: “Volete la ramazza?”. E che era la ramazza…… noi volevamo solo una
scopa! Dopo di problemi reali ce ne
furono molti: il disagio di non capire
il dialetto toscano, la difficoltà nel
farsi accettare, non solo dai compagni di scuola ma soprattutto dalle
loro famiglie che in quegli anni etichettavano tutti gli immigrati meridionali come “sporchi napoletani”;
fu però grazie ad alcune brave persone toscane che successivamente il
nostro futuro ci sembrò meno nero.
Don Vittorio e la signora Marina,
che più volte ci prestarono i soldi
per pagare il mutuo della casa, la signora Aida, la bottegaia che ci assicurava la spesa ogni giorno e che
pagavamo quando nostro padre lavorava... ed altri ancora che non furono da meno. Le mie prime
confidenti e maestre di vita furono
Martina e Leonilda, le due sarte cui
fui indirizzata a undici anni per imparare il mestiere di sarta anche se
studiare era l’amore della mia vita.
In Campania a cinque anni seduta in
terra, sui gradini esterni della vecchia scuola di campagna alla Scalareta, “frequentai” la prima
elementare. Ufficialmente iniziai
dalla seconda perché non mi fu mai
rilasciata la pagella dell’anno che
feci la spola fra il fuori e il dentro,
nei mesi invernali per bontà all’insegnante. A Staggia, la nostra America, all’epoca non c’erano le scuole
medie perciò per continuare a studiare avrei dovuto spostarmi a Poggibonsi. E dov’erano i soldi per
l’abbonamento del treno? Neanche
pensarci, si va dalla sarta e s’impara
un mestiere. Furono i due anni peggiori della mia vita. Nonostante la
tenera età lavoravo tutto il giorno:
zampe di mosca, frullini, sottopunti,
punti molli... e le mie attitudini personali che sembravano presagire un
futuro fra i libri si scontrarono con
la dura realtà che portò la mia vita
verso tutt’altra direzione.
Mangiavo poco e sorridevo meno, e
per di più soffrivo di colite (…oggi
si definirebbe malattia psicosomatica); il medico impose ai miei genitori di farmi riprendere gli studi
perché altrimenti la mia salute ne
avrebbe risentito irrimediabilmente.
Con tale prospettiva si trovarono i
soldi per l’abbonamento al treno per
iniziare le scuole medie, per l’esattezza l’avviamento commerciale. Il
destino, o la sfiga, volle che il primo
ottobre di quell’anno dovetti operarmi di tonsille, perciò la scuola per
me iniziò con due anni e un mese di
ritardo. Ad aprile dello stesso anno
terminò il mio anno scolastico, fui
colta da peritonite e operata d’urgenza. Gli insegnanti mossi a com-
passione, e poiché ero
fra le migliori della
classe, decisero di rimandarmi a settembre
in tutte le materie per
non farmi perdere
l’anno scolastico.
Mi preparai da sola
perché non c’erano
soldi per le ripetizioni,
dovetti
“riparare”
anche canto e ginnastica. A settembre superai brillantemente
tutte le prove. In terza
media il preside, nel
propormi per la borsa
di studio, convocò i
miei genitori. Non si
presentarono perché il
Sopra: Altavilla vista da
un pittore madonnaro.
cranie, insofferenze,
A destra Elda Lettieri
mio destino era segnato, dovevo andare a lavorare per garantire uno stipendio in più alla famiglia. Zio
Francesco, lo zio “che sapeva leggere e scrivere”, consigliò a mio
padre di vendersi tutto, “anche gli
occhi”, pur di farmi studiare. All’epoca i miei temi giravano fra le
classi, uno fra tutti, quello sulle ciliegie, fu ricordato e portato dalle insegnanti com’esempio di “fervida
immaginazione”. La fantasia non mi
mancava certo, era una forma di autodifesa che mi permetteva di estraniarmi da una realtà che rifiutavo. I
numerosi libri che prendevo in prestito alla biblioteca viaggiante mi
aiutarono nel farmi “vedere mondi”
a me molto lontani. Purtroppo la vita
prese un altro indirizzo. Quindicenne mi ritrovai in confezione ad
una catena di montaggio nella fabbricazione di pantaloni da uomo,
dove rimasi fino ai venti anni, età in
cui sostituii mio fratello, perché militare, nel bar messo su con enormi
sacrifici dal resto della famiglia. Insoddisfatta decisi di dare una svolta
alla mia vita e così nei momenti liberi iniziai a frequentare i numerosi
corsi che si tenevano nella zona: dattilografia, stenografia, perforatore
meccanografico….. non importava
cosa…. l’importante era studiare.
Tentai senza successo la strada della
polizia, perché non avevo il diploma
di scuola superiore. Che delusione!!! Rialzai la testa e con le
nuove “qualifiche professionali” acquisite colsi l’occasione per fare il
primo “salto di qualità”, il passaggio
dalla fabbrica all’ufficio! Trascorsi
alcuni anni di felicità virtuale, mi ritrovai ancora delusa a dialogare con
un computer. Coliche di fegato, emi-
m’indussero a rimettere di nuovo in discussione la mia vita, allietata nel
frattempo dal matrimonio e dalla nascita di una desiderata figlia femmina.
Fu allora che decisi di riprendere gli
studi e di iscrivermi ad un corso serale di ragioneria da cui ne uscii due
anni dopo diplomata, nello stesso
giorno in cui la nazionale di calcio
diventò campione del mondo!!!
Caricata emotivamente decisi di andare ancora avanti, dovevo riscattare
quel 36/60 della maturità assegnatomi dalla commissione solo perché
privatista. Lasciai il “lavoro sicuro”,
con tredicesima, quattordicesima e
ferie pagate, per iniziare una nuova
avventura, nel campo giornalistico
all’interno della redazione del Corriere di Siena, con 300.000 lire di
stipendio il mese, e come matricola
all’università di Siena ad una facoltà
ritenuta ostica, “Scienze economiche e bancarie”. Furono quelli anni
d’enormi sacrifici e di grandissime
soddisfazioni, sia nel campo giornalistico che scolastico. Feci molte rinunce, il mio tempo libero era
riservato allo studio, libri, dispense,
consigli comunali, interviste e… a
mia figlia che intanto cresceva e di
cui non me ne rendevo conto. Mio
marito faceva da madre e padre,
anche se cercavo di essere presente
nei momenti più significativi: prima
comunione, cresima, compleanni,
primi amori…
Nel 1990 ho creato e, successivamente, affermato sul territorio
l’Executive Planning, una società
specializzata in strategie di comunicazione e formazione professionale,
ed ho conseguito la laurea in scienze
economiche e bancarie… per la fa-
miglia Lettieri è stata la prima
volta!
Purtroppo quel giorno non ho
avuto accanto le due persone che
più di altri lo meritavano, mio
padre, che dal Sud mi ha portato
in Toscana per assicurarmi un futuro migliore, e che forse non si è
mai perdonato di non avermi fatto
studiare al momento opportuno
ma che ha saputo comunque infondermi fiducia, e mia suocera
che in quegli anni mi ha supportato crescendo mia figlia per aiutarmi a raggiungere i traguardi
che mi ero prefissata. Sono stati
indispensabili mio marito e mia
figlia che hanno sempre dimostrato una gran maturità nell’accettare questa moglie e madre
problematica, irrequieta e forse un
poco fuori dei canoni usuali. Nel
gennaio del 2001 ho lasciato la
società che avevo creato per dedicarmi alla libera professione, per
“correre” finalmente da sola alla
ricerca di nuovi stimoli e soddisfazioni. E’ stata una decisione
molto sofferta, non è stato né facile
né indolore rinunciare ad una sicurezza economica consolidata per ricominciare di nuovo da capo.
Qualcuno mi ha definito incosciente, altri ne hanno ammirato il
coraggio, penso che in pochi hanno
condiviso la scelta. Solo il tempo
dirà chi ha avuto ragione. Da gennaio 2005 ho deciso di vivere un’altra avventura, stavolta in terra
bulgara: con alcuni amici ho costituito la Polymetis, una società di
consulenza, che si propone di trasferire conoscenze ed esperienze ad
un popolo appena entrato in Europa.
Anche questa decisione da qualcuno
è ritenuta poco “normale”….ma
ormai credo che nel mio vocabolario termini come normalità siano
scomparsi da tempo. Nel 2006 sono
andata oltre e ho costituito a Sofia
due Organizzazioni non governative, AURIGA Accademia del turismo, e SELENA Associazione
donne imprenditrici della Bulgaria.
In entrambe, malgrado sia l’unica
Italiana, sono stata eletta Presidente.
Nel 2007 ho deciso di creare IMPULSI, un altro gruppo europeo di
interesse economico consorziando
otto strutture, italiane e bulgare. Con
loro ho la presunzione di voler lasciare un segno in Bulgaria…..una
altavillese alla conquista dei Paesi
dell’Est!
Per ogni traguardo raggiunto ci sono
stati tanti ostacoli e sacrifici da affrontare…… ma quanta soddisfazione ogni volta che riuscivo a salire
un gradino di quella lunga scala; e
poi a quella bambina, e a tutte le
“bambine del sud” dovevo una rivincita: dimostrare che non siamo
“sporche napoletane”!
Elda Lettieri
Alburni
N°01 18 gennaio 2008
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Ezio Russo scaccia i rossi dagli Alburni
N e l C a l o r e D e Ro s a s i p r e n d e l a r i v i n c i t a s u M i a n o
Il prossimo giro di pista è fra tre
mesi, quando la Regione, fra gli
Alburni ed il Calore deciderà chi
sta fuori e chi dentro. Nel frattempo un paio di assessori provinciali si concedono piroette e
cercano l’applauso dei propri referenti. Negli Alburni è Carmine
Cennamo che dispone, rimette
Russo dove già non riuscì a mantenerlo non molti anni fa. Ritenta,
sarai più fortunato, c’era scritto
nelle gomme da masticare di una
volta. Nel Calore è Corrado Martinangelo, che chiude l’interruttore
non solo a Mario Miano ma ridimensiona anche il ruolo di Lorenzo
Fraiese, sindaco di Trentinara, suo
fedelissimo e già suo numero due.
Massì, muoia Sansone con tutti i filistei. De Luca e Villani benedicono le nuove maggioranze, e – ma
solo nel Calore - Alfonso Andria
prova a difendere Miano. Si replica, c’è da scommettere fra il disgusto e gli sbadigli degli
amministrati, fra qualche mese.
GLI ALBURNI. Negli Alburni il
Pd si spacca e rimette Udeur e centrodestra al centro dello scenario
politico. Ezio Russo, 45 anni, bancario di professione, consigliere
comunale di Sicignano degli Alburni, aderente all’Udeur, è il
nuovo presidente della comunità
montana degli Alburni. Ricoprì lo
Carmine Cennamo
stesso incarico nel 2004. Succede a
Carmine Cennamo, assessore provinciale alla caccia, ma in un quadro
politico
mutato.
Alla
presidenza del consiglio è Giuseppe Di Poto, oppositore di Cennamo, alle ultime comunali
postiglionesi. All’opposizione sono
stati collocati gli ex diessini, fra i
quali spiccano l’ex presidente Nunzio Gaudioso e Palmiro Cornetta,
sindaco di Serre, mentre c’è l’appoggio esterno di esponenti del
centrodestra quali Vito Marano e
Franco Martino. Non è stato raccolto l’invito alla “riflessione” rivolto da Michele Figliulo,
coordinatore provinciale del Partito
Democratico. Una curiosità: non è
un fatto nuovo “la staffetta” fra Ezio Russo (che
è stato anche simpatizzante diessino) e Carmine
Cennamo. La prima presidenza
Russo, nel 2004, durò pochi mesi.
Ma alla fine ce l’ha fatta a ritornare, la partita è stata vinta in casa
da Sicignano, riuscita a conquistare
la presidenza vent’anni dopo. L’ultima breve apparizione (prima di
Russo) fu quella dell’avvocato
Rocco Nigro nel 1983. Classe
1962, Ezio Russo è stato vice direttore della “Banca Popolare dell’Emilia Romagna” (filiale di
Sicignano), la stessa poi diventerà
Banca della Campania.
Un documento politico sottoscritto
Corrado Martinangelo
da 26 consiglieri della comunità
montana Alburni per un nuovo esecutivo di centro sinistra pronto a
nascere - ma con esclusione di alcuni elementi dello stesso schieramento, ex diessini in particolare, e
l’appoggio esterno di Forza Italia viene considerato dal coordinatore
provinciale del Pd, Michele Figliulo, un «errore strategico». Ma
non scattano le sanzioni.
Il via a Russo arriva grazie all’appoggio di quattro voti forzisti.
La reazione di Cornetta.
“Sì, è stata un’operazione di pulizia etnica. Hanno normalizzato il
clima politico degli Alburni. Al
freddo ed al gelo hanno messo
alcuni elementi che più di uno ritengono inaffidabili e anacronistici. Il primo della lista sono
io”. Palmiro Cornetta non ha
mezzi termini e diplomatismi
nella valutazione di ciò che è avvenuto alla comunità montana
degli Alburni, dove uomini e
donne di provenienza diessina
sono stati esclusi dalla “grande
intesa” fra una parte del Pd,
l’Udeur e Forza Italia. “Ha fatto
traboccare il vaso il fatto che sia
andato a Caggiano”. Vedo un silenzio assordante del presidente
Villani sulle gesta di un suo assessore che va a buttarsi nella
braccia della destra”. Eppure le
rappresentanze politiche di Controne, Ottati, Aquara e Postiglione
ora sono unite. “Miracoli del clima
natalizio o di un trasversalismo deteriore già conosciuto da queste
parti? Chapeau per Pasquale Vessa,
uno dei capi provinciali di Forza
Italia, che si libera di un po’ di comunisti doc. E gli altri? Secondo
me non la pensano diversamente da
lui, con Cornetta fuori ci sono
meno grane per tutti. Così non occorrerà essere più solidali con la
gente di Serre per la storia della discarica”.
Oreste Mottola
Calore, Miano “punito” per l’esito delle primarie del Pd
Latempa, io presidente di garanzia per dare un futuro a q uest a comunità montana
Di programmi promette di parlare
quando s’insedierà ufficialmente
alla presidenza. “Mario Miano non
farà ostruzionismi. E’ persona seria
e responsabile. Quel che è accaduto
non è per causa sua. Ha fatto quello
che ha potuto. E, soprattutto, io non
lavorerò per emarginarlo. Tutt’altro… ”. Onore delle armi di Franco
Latempa verso il suo predecessore.
“Che ho sostenuto, anche se dall’esterno”. Il “sacchese” è un politico di lungocorso, ha cominciato a
masticarla all’età che altri ancora
raccoglievano le figurine Panini.
“Nel 1973, quando non avevo ancora 14 anni, mi iscrissi al Pci. Il nostro capo era Angelo Pirrone. Nel
mio paese sono stato anche segretario della sezione. Oggi insegno alle
elementari di Fonte, in precedenza
sono stato emigrante a Bergamo per
12 anni. Con una storia così alle
spalle sono tra i più interessati ad
aprire nuove prospettive di sviluppo
per questa terra…”. Si presenta così
Franco Latempa, 48 anni, oggi militante del Pd, dal carattere aperto e
pacioso nient’affatto settario. “Mi
Ezio Russo
avranno scelto anche per questo”,
scherza. Il suo nome lo ha fatto Natalino Barbato, ex sindaco di Stio e
già vicepresidente del Parco. Altri
hanno sfogliato la margherita e tolto
i petali di Fraiese, Marino, Cerruti e
Caronna. “Quando hanno deciso io
non c’ero. Appena l’ho saputo non
ho accettato subito. Per diversi
giorni ho riflettuto, ne ho parlato con
amici”. Latempa non lo dice ma sa
bene che resterà pacificamente in ca-
Franco Latempa
rica fino a giugno e poi si aprirà una
nuova fase quando occorrerà fare i
conti con la riforma regionale che
attuerà “il taglio” del 30% degli enti
montani. E già con la fuoriuscita di
Capaccio, che è ormai dato di fatto,
la sua maggioranza non sarà più
tale. “Il mio impegno sarà subito
quello di ricucire con i socialisti e
con il resto del Pd. Perché, lo ripeto,
non è colpa di Mario Miano se si è
arrivati a questo punto. I numeri non
c’erano più. Del resto io ero tra
quelli che lo sostenevano, anche se
dall’esterno. Già era stato deciso,
dalla sua stessa maggioranza, che
doveva essere Lorenzo Fraiese a
provare ad allargarla. A Capaccio
erano disposti, ma l’opposizione interna non era disponibile. La discussione si è allargata ed è stato
Barbato a trovare la soluzione finale”. A Mario Miano sono state fatali le primarie del Pd e
“l’acquiescenza” dimostrata verso il
suo sindaco, Girolamo Auricchio,
che per mantenere gli equilibri politici nella sua maggioranza ha dovuto
far prendere voti un po’ a tutti. E
questo a De Luca e Villani non è piaciuto. E così, quando è venuto il momento di sostenere Miano, hanno
preferito seguire altre strade. Il più
duro è stato Corrado Martinangelo,
“nonostante io poi abbia sostenuto
l’area Letta”, si lascia sfuggire
Miano. E’ stata la rivincita di De
Rosa? “No. Poi mica convergeva su
di me. E’ Giancarmine Verlotta,
l’erede politico. Io sono in campo
perché si era vicini al blocco totale
del consiglio per l’evidente parità fra
i componenti. La prospettiva più immediata era il suo scioglimento. E
senza gli organi statutari in piedi saremmo stati esclusi dalla discussione
imminente sull’avvenire dell’ente.
Mi sento un presidente di unità, a
capo di una maggioranza del territorio, al di là degli schieramenti politici”. Così Franco Latempa, da
Sacco.
Ormo
I nuovi assessori :
Angelo Valletta (Capaccio); Vincenzo
Marra (Piaggine); Antonietta Cerruti
(Albanella); Biagio Maffia (Laurino);
Michele Lavecchia (Castel San Lorenzo); Mimì Minella (Felitto); Vinicio
Rubano (Valle dell’Angelo); Carmelo
Pingaro (Altavilla Silentina); Francesco
Caroccia (Magliano Vetere); Giuseppe
Caroccia (Felitto).
Cilento
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LEGGE NON LEGGE
Mia prima udienza da praticante avvocato. Tribunale di Avellino.
Aula di giustizia Giovanni Soldi, oratore ed avvocato insigne, perorando con l’usata facondia dal
banco della difesa cadeva ancor giovane, vittima di di un improvviso
malore il XXI dicembre MCMI
(21/12/1901). Aula ben illuminata
ma vi si respira un’aria viziata e malsana. Sono qui per una causa per
una storia di presunti falsi. Dentro
domina un’architettura cubica tendente alla simmetria in essa. Un
gabbio con dentro un imputato
semi sconosciuto ai tanti avvocati
che affollavano l’aula in rappresentanza dei duecentoventicinque imputati. Principali capi d’accusa: falso
in atto pubblico, corruzione, Prima
udienza dibattimentale. Il GIP accoglie e rigetta le istanze sollevate
dalla schiera di avvocati. La legge qui
è rispettata dibattuta e applicata.
Già sulla soglia di entrata dell’aula
in cui si tiene l’udienza è violata costantemente. In barba al divieto affisso ad ogni parete fuma chiunque,
e i fumi passivi di mille tipi di sigarette aleggiano ovunque. Ecco perché ieri al bar del Tribunale di
Salerno, il cassiere calvo mi ha appellato con un tuonante scemo
perché disturbato dall’aria malsana
che si respirava avevo protestato. In
un bar di dieci metri quadrati
c’erano tre persone che fumavano.
La legge è uguale per tutti, ma non
la si rispetta nemmeno in tribunale.
Ecco perché sarei uno scemo da
urlo!
Giuseppe Scandizzo
N°01 18 gennaio 2008
Omignano, cade De Marco
Abbandonato da 4 consiglieri di maggioranza
“Mala tempora currunt”. Direbbero i latini. Giorni infausti, questi, per l’ormai ex
amministrazione De Marco che, dal 2004
amministrava il comune di Omignano.
Lunedì sette gennaio scorso, infatti è stato
decretato lo scioglimento del Consiglio
Comunale, quindi l’annullamento dell’autorità degli organi direttivi, causato
dalle dimissioni a sorpresa dei tre consiglieri di minoranza e di quattro consiglieri eletti tra le file della maggioranza,
tra cui il vicesindaco Roberto La Porta.
Giulietta Papa, Enzo Lettieri e Francesco
Carbone i nomi degli altri tre consiglieri
dimissionari
Federico Popolizio, Raffaele Mondelli e
Lucia Feo i tre della minoranza.
Si conclude così la tribolata era De
Marco, cominciata in maniera altrettanto
turbolenta durante la campagna elettorale
del primo semestre 2004.
Le scorse elezioni amministrative, che
videro Pasquale De Marco vincitore, furono contrassegnate da una grande tensione tra le parti il cui ultimo atto decretò
l’apertura di un’inchiesta da parte della
Procura della Repubblica di Vallo della
Lucania a carico dell’ex sindaco.
De Marco è indagato per presunte influenze esercitate sul diritto al voto. La
fase dell’inchiesta per le indagini preliminari si è conclusa con il rinvio a giudizio dell’ex sindaco ora, in attesa,
dell’apertura del dibattimento.
La mattina di lunedì 7 gennaio i consiglieri hanno protocollato contestualmente
le proprie dimissioni presso il comune di
Omignano e, una volta reso noto l’atto
agli uffici della Prefettura Civile, si è decretato lo scioglimento della Giunta e del
Consiglio Comunale. E’ seguito il commissariamento dell’ente.
Nella mattinata del 9 gennaio scorso, il
Vice Prefetto Rosa Maria Falasca, commissario nominato dal Prefetto Claudio
Meoli, è giunto a Palazzo di Città per garantire la funzionalità dell’organo, in attesa di nominare un nuovo Consiglio
Comunale attraverso nuove elezioni.
Una chiamata alle urne per gli omignanesi che non avverrà prima di novanta
giorni.
Sarà questo l’ultimo atto di una serie di
dissapori tra il sindaco e alcuni membri
dell’amministrazione o il primo atto di
una nuova commedia da scrivere?
Staremo a vedere. La campagna elettorale è già cominciata.
Marler
Sabina Mauro e gli archi della Scala
Ottima esibizione della giovane artista di Capaccio
Non capita spesso di far parte di un
programma musicale che comprende il quartetto d’archi della
“Scala” di Milano. In primo luogo
perché si tratta di una formazione di
spessore artistico eccelso, di respiro
mondiale. E poi perché si presume
che per esibirsi sullo stesso palco
scenico prima di professionisti di
tale grandeur bisogna essere in possesso di requisiti tecnici davvero notevoli,
anche
per
reggere
dignitosamente il confronto e non
creare imbarazzanti scompensi. Due
violini, una viola ed un violoncello
che hanno ottenuto i più importanti
premi internazionali in concorsi solistici e prime parti dell’Orchestra di
uno dei teatri più rinomati della storia dell’arte e della musica. Per dare
un’idea del loro valore basti pensare
al giudizio che il Maestro Riccardo
Muti ne ha dato:“…quartetto di rara
eccellenza tecnica e musicale…la
bellezza del suono e la preziosa cantabilità, propria di chi ha grande dimestichezza anche con il mondo
dell’opera, ne fanno un gruppo da
ascoltare con particolare gioia ed
emozione”. Deve, per questo, essere
stato entusiasmante, prima ancora
che altamente impegntivo, per Sabina Mauro, 21enne pianista capaccese, essere una protagonista del
“Concerto d’Epifania” che il 4 gennaio si è tenuto nella Chiesa SS.MA
di Costantinopoli in Baronissi.
Insieme ad Enrico Leo, altro giovane
talento del salernitano, la Mauro si è
esibita in musiche di A. Dvoràk
(Danza Slava in La b maggiore op.
72) e J. Brahms (Danze Ungheresi in
La maggiore n.7 e in Re b maggiore
n.6), per pianoforte a quattro mani.
Mentre il celebre quartetto ha eseguito R. Schumann e A. Dvoràk, accompagnato da un pianista tedesco
di preziosità assoluta, professore di
pianoforte alla celebre ”Hanyang
University” di Seul (Corea) e uno
dei maggiori esecutori di Beethoven:
Oliver Kern.
(osni)
IL CHI È
Sabina Mauro si diploma in
pianoforte con lode presso il
Conservatorio
“Giuseppe
Martucci” di Salerno, sotto la
guida del M. Giovanni Carlo
Cuciniello. Ha seguito da allieva effettiva le Master
Class dello stesso ad Amalfi.
Ottiene diversi riconoscimenti in concorsi nazionali
ed europei: I Premio al Concorso Nazionale Giovani Musicisti “Le Camenae d’oro” di
Pompei, I Premio Assoluto al
Concorso Nazionale “Campi
Flegrei” di Pozzuoli, I Premio
al Concorso Europeo “luigi
Denza” di Napoli, II Premio
al Concorso Europeo di Esecuzione “Rocco Rodio” di
Bari. Si è esibita in numerosi
concerti da solista e in formazioni cameristiche.
Ha collaborato con l’Associazione Musicale Salernitana “F: Poulenc” per le
Letture Agostiniane, presso
la Chiesa di S.Giorgio di Salerno. Attualmente frequenta il Biennio Superiore
Sperimentale di 2° livello in
Pianoforte, al Conservatorio
di Salerno.
PA R C O D E L C I L E N T O
Lettera a De Masi
Entro il 28
febbraio è
previsto l’insediamento
del professor
Domenico
De Masi, illustre sociologo,
alla
guida
del
Parco nazionale, in sostituzione del
commissario Giuseppe Tarallo. Questo articolo intende offrire ai lettori la
possibilità di interrogarsi circa i punti
di forza su cui l’ente dovrà concentrarsi. In primo luogo, il Vallo di Diano
nutre un’aspettativa: poter contare su
un nuovo modello di concertazione,
che faccia sentire i cittadini e le istituzioni valdianesi realmente presenti
nella vita del Parco. Una prima risposta deve giungere anche sul piano logistico: sarà opportuno aprire una
sede distaccata in uno dei comuni ricadenti nell’area tutelata. Non è affatto trascurabile, in seconda battuta, il
ruolo che l’istituzione dovrà ricoprire
per agevolare una concreta conoscenza del patrimonio ambientale: sin
dall’età prescolare, infatti, l’educazione
ambientale deve coincidere con la formazione dei cittadini del futuro. E’ altresì importante compiere un passo
in avanti per giungere all’applicazione
dello sviluppo sostenibile quale modello di vita socio-economica, in seguito ai provvedimenti ratificati a Bali
(Indonesia) nella conferenza mondiale
sul clima. Da un homo accademicus
come De Masi, è lecito attendersi un
vero coinvolgimento degli studenti e
dei ricercatori universitari nello studio della natura circostante. Contare
sull’apporto di giovani ambiziosi di
mettere in pratica le conoscenze acquisite in ateneo rappresenta, per l’organo di difesa dell’ambiente, una
prerogativa utile per avviare un’adeguata ricerca sulla fauna e sulla flora
del nostro territorio protetto. Peraltro, sappiamo quanto possa essere
utile per il Parco il rapporto con gli
studenti ed i docenti della facoltà di
Scienze ambientali della vicina Università della Basilicata e degli altri atenei che hanno avviato specifici corsi di
laurea. Il nuovo responsabile avrà infine un ultimo compito cui attendere:
preparare con meticolosità la lotta ai
piromani che hanno devastato alcune
aree del Parco nella passata estate. In
questo caso, non è solo la prevenzione a suggerire le scelte più opportune e più sagge. Sarà decisivo
coordinarsi adeguatamente con tutte
le istituzioni per lenire la portata degli
incendi boschivi.A favorire l’anno passato i malfattori, che distrussero centinaia di ettari di verde, fu anche una
inefficace pianificazione degli interventi da operare nelle zone a rischio.
Al nuovo presidente spetta ora il
compito di saper condurre il Parco ad
una crescita più regolare, portandolo
così ad avere coscienza di quelle potenzialità inespresse che, in questa
nota, abbiamo cercato brevemente di
enumerare.
Carmine Marino
Calore
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Lettera aperta all’editore Giuseppe Galzerano
Grazie per aver dato rilievo alle voci della diaspora
Caro Peppino,
ho sottomano due libri fra gli ultimi del tuo catalogo, che è diventato corposo negli anni.
Si tratta di “Viaggio di una precaria” di Anna De Simone e di “Agli
uomini quasi nudi” di Mimmo Pucciarelli.
Salernitana naturalizzata, la prima,
che racconta in forma scorrevole e
coinvolgente la sua esperienza di
“precaria” nella lunga via crucis in
lungo e in largo per i plessi scolastici della provincia prima, di stabilizzarsi all’Istituto Professionale
per l’Agricoltura e l’Artigianato di
Capaccio.
E’ originario di Caggiano, il secondo, che, dall’esilio della diaspora
di
Lione,
accende
fotogrammi di infanzia e giovinezza sull’onda dei sentimenti che
si materializzano in versi a riannodare i fili dei ricordi tra la Francia
e l’Italia, tra il quartiere della
Croix Rousse di Lione ed i vicoli
di Caggiano, alle porte del Vallo di
Diano.
E, a ben riflettere, i due testi connotano, in parte, la linea della tua
casa editrice.
La De Simone è attenta ai problemi
del lavoro, che dalle nostre parti è
sempre più difficile conquistarsi; e
scava con intelligenza nel vario ed
articolato mondo della scuola, mettendone a nudo i difetti, le gelosie,
le piccole ripicche, le cattiverie di
dirigenti ed insegnanti, ma anche i
miracoli di volitività ed impegno
degli alunni costretti ad affinare le
conoscenze in ambienti non sempre confortevoli ed opportunamente attrezzati. E’ una bella
pagina, spesso amara, a volte ironica, vera sempre, che la brava De
Simone regala alla storia della
scuola, che è anima e cuore del suo
lavoro, in cui si cala con passione,
senso della responsabilità e grande
partecipazione emotiva. Aspettiamo la professoressa a prove di
scrittura più impegnative, che di sicuro verranno. Le premesse ci sono
tutte.
Mimmo Pucciarelli è “perseguitato”, come tutti gli emigranti, per
scelta o per bisogno, dal turbine
dei ricordi, che fanno ressa alle
porte del cuore e della mente e materializzano personaggi, vivi nel ricordo d’amore, che si aggirano tra
campi coltivati a dipingerli dei colori dei frutti delle stagioni, tra le
montagne a vigile dominio su armenti alla pastura brada, nelle cucine delle vecchie case di pietra,
dove le massaie accorte impastano
farina e fiori di zucca a naturale
composizione di dolce sinfonia di
gastronomia E popolano chiesa e
piazza nei giorni di festa con i santi
in processione e snocciolano esperienze vissute al banco di un bar
carico di fumi ed aliti e con l’acre
dell’alcool a pungere le narici,
mentre fuori si imbufalisce il vento
di bufera.
Il nostro territorio è stato da sempre, quasi a segnare una maledi-
zione del destino, un bacino di
emigranti a raggiera per il mondo
per sbarcare il lunario con nel
cuore la lacerante ferita del distacco dalla piazza dei giochi, dalla
chiesa delle preghiere, dalla casa
dei sapori, dal cimitero dei morti,
dal paese nido.
E tu, caro Peppino, hai dato voce a
questa storia di diaspora in tanti dei
testi pubblicati. Quello di Mimmo
Pucciarelli è bello. Alcuni versi
perforano l’anima di dolcezza, altri
scatenano la rabbia della protesta.
Emozionano quasi sempre. E’
segno che la poesia tocca le corde
del cuore e della mente. E non è
cosa di poco conto per un libro
d’esordio. Pucciarelli farà ancora
parlare di sé, come poeta. Glielo
auguro di tutto cuore. Lo merita.
Vorrei, però, cogliere questa occasione per fare con te qualche considerazione sulla editoria e,
soprattutto, sulla diffusione dei
libri e, conseguentemente, della
lettura nel nostro territorio.
Nei tuoi trent’anni di attività hai
scavato come editore, prima, e
come storico, poi, nel cuore antico
del Cilento.
Con te e con i tuoi libri, pur nello
zigzagare degli ostacoli e delle
contrarietà, il nostro territorio è
cresciuto nel legittimo orgoglio del
recupero del suo passato, nella
consapevolezza dell’eredità feconda della sua cultura, nella valorizzazione delle sue tante battaglie
intellettuali. Con il tuo lavoro pa-
dalla prima
ziente, con la tua ostinata determinazione, con la tua inventiva spericolata hai vinto, almeno in parte,
una scommessa di cultura e per la
cultura ed hai reso un servizio importante alla nostra terra. Questi
tren’anni non sono passati invano.
Ed, allora, Buon Lavoro, caro Peppino. E che il 2008 porti a noi ed al
territorio “radici di futuro”, innervate nel passato, come, d’altronde
fanno gli autori delle tue due ultime pubblicazioni, Anna De Simone e Mimmo Pucciarelli.
Tuo
Peppino Liuccio
di Luciano Pignataro*
La classifica della provincia, i fondi europei e la spazzatura
Certo, difficile in meno di 365 giorni pensare di
recuperare molte posizioni, anche perché gli altri
certo non stanno con le mani ferme. Basterebbero
però alcune semplici misure per migliorare.
La prima è uno stage di tutti i sindaci della provincia a Mercato San Severino per imparare come
si fa la raccolta dei rifiuti incentivando i cittadini
sulla convenienza delle proprie tasche più che facendo appello alla responsabilità civica, un concetto assolutamente assente dal Garigliano in giù.
Mi sembra incredibile girare per il Parco del Cilento, una delle zone meno popolose d’Italia, e trovare ancora cumuli di sacchetti sui bordi delle
strade come trent’anni fa, addirittura mancano i
cassonetti!
La seconda è non usare i fondi europei per sostenere le manifestazioni prima finanziate con i soldi
dei comuni e della provincia. Sino al 2013 c’è l’ultima possibilità di attingere a risorse di Bruxelles
e sarebbe necessario un cambio di mentalità, capire che queste misure servono alla promozione
della nostra realtà all’estero e nelle altre zone italiane con educational tour, partecipazione a fiere,
trasmissioni televisive, portali ben gestiti e aggiornati. Ho avuto modo di verificare, ma il fenomeno non riguarda solo la provincia di Salerno, la
persistenza di una mentalità antica sull’uso di questi fondi, visti come
capitale da spendere in
zona invece che come attrattore di ulteriori investimenti e attenzioni.
Leggiamo di trionfalisti
proclami sulla capacità di
spesa, neanche uno sui risultati di questa spesa.
La terza semplice misura
è un codice di comportamento diverso nei semplici gesti quotidiani
perché poi alla fine il miglioramento del contesto
in cui viviamo dipende da tutti noi: rispondere al
cellulare, leggere le mail, avere un sito web aggiornato essere puntuali, lavorare un po’ di più, accorciare i tempi della siesta incredibilmente
dilatati, dovebbero essere i buoni propositi di chi
produce, commercia e fa turismo. Non è solo
colpa dei politici se tutto è più lento da noi: in questo, credetemi, la differenza media fra il CentroNord e il Sud è abissale. Per parlare con
un’azienda si impiega il doppio del tempo, per
avere dati precisi non ne parliamo
proprio, se non c’è rapporto personale è difficile qualsiasi contatto.
Tutto questo è assurdo in un’epoca
globale di transazioni veloci da un
capo all’altro del mondo. Ognuno
pensa che tocca agli altri fare qualcosa, in realtà spesso dipende da
noi, soprattutto nessuna accetta
che nell’organizzazone del lavoro,
come nelle famiglie, ci debba essere una gerarchia e di funzioni diverse per ciascuno. Così si
preferisce stare fermi e magari fare
passi indietro pur di non vedere
una impresa andare avanti. Questo Capodanno alcune strutture turistiche non hanno lavorato perché il personale si è rifiutato di farlo: dovevano
sparare i tracchi a casa. Trovo questo atteggiamento incredibile ma emblematico della mentalità
indolente e non più sopportabile. Magari poi sono
i primi a lamentarsi delle cose che non vanno!
Ecco, basterebbe fare queste tre piccole grandi
cose per inizare a risalire la china. Ci vogliamo
provare?
*giornalista del Mattino e scrittore
10
Roccadaspide
N°01 18 gennaio 2008
Pasquale De Rosa, “L’odore del nulla”
Opera prima di una giovane promessa
Si intitola “L’odore del nulla” (edizioni “il Filo”, 12 euro) la prima raccolta di poesie di Pasquale De Rosa
di Roccadaspide. Classe ’82 e prossimo alla laurea in filosofia presso
l’università di Tor Vergata (Roma), il
giovane autore ricerca il significato
delle cose nella concretezza.
«Il di più è sempre nella realtà, esordisce Pasquale, e in essa si può scoprire cosa c’è dietro alle cose».
“L’odore del nulla” è stato presentato, il 13 novembre, presso la libreria “Liber.men.te” di Roma per poi
essere distribuito in tutta Italia.
La raccolta sta riscuotendo un notevole successo per cui si prevede una
seconda ristampa. Un bel risultato se
si pensa che la pubblicazione è frutto
di un concorso rivolto ad autori
emergenti, cui ha partecipato, ovviamente, Pasquale De Rosa.
«Avevo partecipato ad una selezione
della casa editrice, afferma il giovane, e me ne ero quasi dimenticato
perché sono stato contattato alcuni
mesi dopo».
Tutto è nato per caso, quindi, come
la raccolta che non fa parte di un progetto, ma rispecchia l’amore di Pasquale per la letteratura, la filosofia e
la poesia. «Non si vuole arrivare ad
una verità, continua l’autore. La raccolta è un percorso di ricerca che non
approda mai a nulla.
La volontà, quindi, si deve staccare
dalle certezze e ciò richiama la condizione della poesia. Prima di comporla, occorre fare piazza pulita nella
propria testa». Alcune poesie sono
state scritte cinque anni fa… “Sono
sempre in attesa di una folgorante il-
luminazione, di una rivelazione abbagliante che mi riempia gli occhi e
che mi uccida le domande. Voglio
piangere, si, voglio sapere e piangere”, che Pasquale distingue dalle
composizioni più recenti. «Nelle
prime poesie c’erano la disperazione
per la ricerca di una verità che poteva
fare male e la disillusione del mondo.
Nelle altre prevale la scoperta che
l’assenza di certezze non è negativa.
Il tono è più freddo, non c’è il trasporto emotivo delle prime composizioni».
L’autore, infine, considera la raccolta
«una sorta di liberazione. Mi sono
scrollato tutto di dosso ed è come se
non l’avessi scritta io. La ricerca continua sempre e non ci si ferma mai».
A breve,“L’odore del nulla” sarà presentato a Roccadaspide, davanti agli
occhi del nonno Michele Gorga, anch’egli poeta. Due generazioni diverse a confronto, ma con lo stesso
talento nel sangue. Dopo tutto, “scrivere per immagini su un foglio
bianco… è come sognare, è come
amare, è come vivere”. Parole di Pasquale!
Francesca Pazzanese
Va in scena
“Miseria e Nobiltà”
E’grazie ad Antonella Chiacchiaro, presidente dell’Associazione S.E.C.U.S.P.O se,
anche quest’anno, pur tra mille difficoltà
umane e contingenti, la compagnia teatrale ha regalato ai cittadini di Roccadaspide una serata all’insegna del
divertimento sì,ma anche della riflessione.
I due appuntamenti teatrali del 3 e 5 gennaio, accolti dalla simpatia del pubblico,
hanno visto come protagonisti i giovani
coinvolti che, nei momenti di incontro e
di attivazione sociale,hanno avuto la possibilità di aggregarsi, discutere, crescere,
capire, misurarsi e commisurarsi.
Certamente l’intento è stato anche
quello di promuovere e concorrere alla
formazione culturale, pluralistica e critica
dei cittadini partendo proprio dal teatro
che agisce sì profondamente sul pulsante
emotivo dell’intelletto e della psiche
umana. Forse non è un caso ma il teatro
riesce a cogliere, in tempo reale, le varie
ed a volte contrastanti sfaccettature non
solo dei suoi personaggi ma addirittura,
di un contesto socio-geografico.
Conoscendo l’impegno, l’altruismo e la
disponibilità della Presidente della
S.E.C.U.S.P.O, non possiamo che augurarLe un pubblico sempre maggiore e interessato che apprezzi la sua estrema
dedizione nel campo del sociale convinta
più che mai che:“ Tutto ciò che si dà ai giovani oggi, è un sicuro investimento per il domani”.
Carmela Migliorino
Piaggine ha scelto la via più breve per lo sviluppo
La scelt a: t agliare, t agliare, t agliare
La decimazione dei faggi è diventato
un elemento strategico dell’amministrazione comunale guidata da Angelo Ciniello, infatti con delibera n.
87 del12\12\07, la giunta comunale,
“acquisito il Visto di conformità del
Settore tecnico forestale di Salerno
nonché parere favorevole della
Commissione VIA e dell’Ente Parco
del Cilento e Vallo di Diano, approva
il progetto di taglio della sezione boschiva denominata “Temponi” – part.
43, stante l‘urgenza di assicurare al
bilancio comunale le somme derivanti dalla vendita…”
Insomma, l’unico motivo che induce
gli amministratori di Piaggine a procedere alla vendita di parte del patrimonio boschivo è la necessità di
“assicurare al bilancio comunale le
somme derivanti dalla vendita” ciò
con il consenso e l’avallo di tutti gli
organi preposti alla conservazione
della natura che hanno competenze.
Di fronte a superiori esigenze di bilancio e nell’impossibilità di reperire
le risorse necessarie all’ente comunale per l’ordinaria gestione dei servizi si affondano le mani nel
patrimonio boschivo che fa da
chioma al Cervati che è l’unica vera
attrazione turistica del territorio
oltre ad essere il vero polmone
verde dell’Alto Cilento.
È come se il comune di Capaccio,
per garantire il pareggio del suo bilancio, mettesse in vendita il tempio
di Nettuno. È come se Ascea, per
dare risposta alle esigenze ordinarie
dell’ente, mettesse in vendita la
porta Aurea di Velia; è come se Centola, per assumere cinque vigili urbani in più abbattesse l’arco naturale
per Palinuro …
Immaginiamo, per un attimo, che la
faggeta di Cervati venisse attaccata
da uno degli innumerevoli incendi
che si abbattono nel Cilento
d’estate, chi correrebbe per primo al
capezzale del moribondo corpo
della montagna? In primo luogo il
sindaco ad implorare l’invio di elicotteri ed aerei, poi il presidente commissario del Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano ad invocare l’intervento di ogni forza disponibile per scovare i “piromani” e gli
“speculatori” che vogliono tagliare le
ali dello sviluppo “turistico” del
paese, non mancherebbero gli interventi degli assessori competenti di
tutta la filiera istituzionale, fino al
Governo Nazionale. Frastornato da
tanto clamore, non rimarrebbero insensibili nemmeno i “Chiainari”.
Quelli che la politica la “macinano”
insieme ai passi perduti nella piazza
dei “Porcili”. Infatti, finora è difficile
scovare qualcuno che vive lassù che
abbia preso pubblica posizione su un
fatto così eclatante. Probabilmente
non hanno avuto il tempo o lo spazio. C’è anche da dire che l’amministrazione non ha perso tempo nel
mettere all’indice i pochi che hanno
osato criticare la scelta di tappare i
buchi di bilancio con la “deforestazione strisciante” messa in atto finora. Intanto resta inevasa la
promessa di completare e rendere
fruibile il rifugio delle “Chianodde”
facendolo diventare un punto di riferimento per i tanti escursionisti
che camminano i sentieri d’Italia e
che sono sempre alla ricerca di
nuovi posti da esplorare. A questo
punto bisogna porsi degli interrogativi:
-La somma “algebrica” dei due comportamenti danno un risultato ampiamente negativo di quanto fatto
nei primi sei mesi dell’amministrazione Ciniello.
Il prezzo che il sindaco veterinario
ha dovuto pagare per rimanere in
sella e ricompattare la sua maggioranza è quello giusto per far avanzare il paese verso un futuro che
abbia una qualche prospettiva?
-La Comunità Montana ha preso in
considerazione il fatto che altri comuni del comprensorio potrebbero
seguire l’esempio di Piaggine per
dare linfa fresca alle casse dei loro
comuni avviando a loro volta le procedure per “tagliare”? -Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
ha valutato bene l’impatto negativo
che il taglio sistematico della faggeta
può provocare nell’immaginario dei
turisti con sensibilità ambientale?
Intanto, i tanti che vogliono godere
del piacere di trascorrere una giornata sulla neve con la famiglia o con
gli amici senza nessuna ambizione di
voler inforcare sci e scarponi prendono, inesorabilmente, la via dell’Appennino Beneventano o Umbro,
tralasciando di prendere in considerazione l’idea di affacciarsi nel proprio entroterra che ha di più e di
meglio da offrire: oltre agli uomini ed
alle donne, neanche la “neve è profeta in patria”.
velina
Capaccio
N°01 18 gennaio 2008
11
Maria Vicidomini sostituisce Luigi Di Lascio
Nel consiglio comunale del 27 dicembre si al piano triennale
Il sindaco Pasquale Marino chiede
un minuto di silenzio per ricordare
Luigi Di Lascio deceduto il 13 dicembre. Si procede alla surroga, al
suo posto la candidata eletta nella
lista Città futura che ha riportato più
voti Maria Vicidomini. Il sindaco,
alcuni consiglieri e il presidente del
consiglio esprimono il dolore per il
vuoto lasciato dal professore per le
sue doti intellettuali e sociali e nello
stesso tempo danno il benvenuto al
consigliere Maria Vicidomini a cui
augurano di operare per il bene del
territorio. Il consigliere Luigi Ricci
afferma “La scomparsa di Gigino Di
Lascio ha reso questo paese più povero. Il docente ha lasciato un programma elettorale molto serio. La
sua figura è insostituibile, lei (rivolgendosi alla nuova consigliera) sarà
con noi garante di questo progetto”.
Maria Vicidomini prende la parola e
comunica il grande disagio che prova
nel trovarsi a sostituire Luigi Di Lascio, si augura di esserne all’altezza e
si impegna ad operare per il bene di
tutti. Il consigliere comunale Raffaele Barlotti, presidente della Commissione per i regolamenti comunali,
dà lettura del regolamento relativo all’istituzione del servizio a domanda
individuale del trasporto alunni. Le
tariffe attuali sono quelle già in vigore negli anni precedenti, dal 2008
vi sarà una diminuzione pari al 20%.
Viene elogiato il lavoro svolto dall’assessore Eugenio Guglielmotti e
dalla responsabile del I settore Maria
Velia Petraglia. Giuseppe Troncone
invita a fare in modo che tale servizio
sia gratuito. Pinello Castaldi rincalza che la commissione si sta muovendo in tal senso, la sinistra vuole
questa politica di sostegno alle classi
meno abbienti, mentre quando ha
amministrato la destra ha aumentato
le tariffe. Giuseppe Troncone chiarisce “essere di centro destra o centro
sinistra non ha vincoli se non quelli
della coscienza”. Viene successivamente discusso e approvato il Piano
Triennale delle Opere Pubbliche
2008-2010. che prevede come risorse
disponibili 10 482 203 nel primo
anno, 33 023 278 nel secondo anno e
35 420 000 nel terzo anno. Appro-
vato con il voto contrario di Giuseppe Troncone che vede una programmazione sbilanciata, troppe
risorse per il turismo, di meno per
l’agricoltura e le strutture. Giuseppe
Mauro si astiene perché le contrade
non sono equamente trattate a pari
merito, interventi a pioggia solo per
la contrada di Scigliati mentre Tempa
San Paolo manca di tutto. Segue un
botta e risposta con Carmine Caramante che rileva come Giuseppe
Mauro quando era assessore ha fatto
male a non preoccuparsi della sua
contrada. I consiglieri di maggioranza Ricci , Valletta e Caramante difendono il piano. Maria Vicidomini
si astiene in quanto non ha avuto
modo di partecipare ai lavori e di conoscere i problemi affrontati. Ripeterà tale astensione anche per gli altri
punti all’ordine del giorno. È approvato il Bilancio di previsione 2008.
Luigi Ricci rileva come il Bilancio
sia adeguato risponda alle esigenze
del territorio, e sottolinea che alla redazione del Bilancio hanno attivamente partecipato tutti i consiglieri
comunali, partecipando alle commissioni di studio e proposta. Carmine
Caramante afferma che l’amministrazione intende iniziare a pianificare la nuova città, sul piano dei
servizi all’utenza, delle opere pubbli-
che, delle politiche sociali, dello sviluppo turistico e delle iniziative culturali. Giuseppe Mauro vota no
perché non condivide alcune scelte
come la sottovalutazione di risorse
come l’agricoltura e la zootecnia.
Anche Giuseppe Troncone fa alcuni
rilievi sul bilancio che comporterà un
aumento delle tasse. Il Sindaco Pasquale Marino nel sottolineare che
l’amministrazione alla data del
27.12.2007 “prima in Italia” ha approvato il documento finanziario di
previsione per l’esercizio 2008 elo-
gia il certosino lavoro della giunta,
delle commissioni consiliari, del direttore generale Pasquale Silenzio,
del segretario comunale Andrea
D’Amore e del responsabile del settore finanziario Carmine Vertullo,
“Mi meraviglio colleghi della minoranza. Un lavoro svolto così egregiamente, un bilancio che abbiamo letto
con la cartina di tornasole. Se avessimo avuto la fortuna di avere un’amministrazione che ci ha preceduto più
attenta avremmo avuto 1 300 000
euro in più” “ Anche Paolino sottolinea come “la precedente amministrazione sancì l’uscita del Comune dal
patto di stabilità”.
Approvato il riconoscimento di debiti
fuori bilancio per un importo di 15
mila euro. Troncone si oppone in
quanto è una cattiva abitudine,delle
amministrazioni precedenti sia di
Sica, come di Marino.
Approvate la variante al progetto di
pista ciclabile nel tratto Foce Sele –
Torre di mare e la valorizzazione
delle fasce litoranee a destra e a sinistra del fiume Sele nel comune di Capaccio e Eboli – Por Campania
misura 1.9. Tra gli interventi progettati rientrano la sentieristica, piccole
aree attrezzate, utilizzo di fonti rinnovabili.
Enza Marandino
Marino e Fasolino a braccetto per il Puc
“Nella 220 sarà salvato il salvabile. Sulla collina ville come a Miami. A
Cannito un grande centro sportivo per esorcizzare i pensieri di Pansa”
Se il buon giorno si vede dal mattino, il nuovo Puc di Capaccio targato Pasquale Marino ha cominciato
bene il suo viaggio. Infatti, se le apparenze non ingannano, al Savoy
Beach Hotel, due giorni prima di
Natale, convocati da un super attivo
Rosario Catarozzi, si sono trovati a
parlare di Puc i maggiori azionisti
della vita politica capaccese del momento, Pasquale Marino e Gaetano
Fasolino. A fare da contorno ed a
sostenere il contraddittorio due architetti, Luigi Delli Priscoli e Rosario Catarozzi, presidente del
Centro studi Paestum 2000, al centro delle scena ed Angela Sabetta a
sostenere le ragioni della pubblica
opinione.
Delli Priscoli pone sul tavolo la necessità di riunire il territorio garantendo mobilità e accessibilità dei
nuclei rurali alla città. Allo stesso
tempo, tenta un recupero della perequazione che potrebbe consentire di risolvere molte situazioni
difficili anche tramite forme di
scambio con gli imprenditori privati.
Quando la parola passa a Sabetta
c’è un’impennata nell’attenzione. Infatti, i temi toccati sono quelli che
scottano: “abusivismo da debellare,
parco della collinetta ostaggio dei
vandali, persone non residenti che
costruiscono nel giro di una notte.”
E poi conclude ricordando che il
Puc deve essere un sistema di regole che guarda all’interesse generale e che “La stampa ha il compito
di ricordare ai politici le loro promesse!”
Il dito nella piaga lo mette anche
Antonello Petraglia, presidente dell’associazione allevatori, che pone
sul tappeto la questione degli spazi
e delle nuove norme per lo smaltimento dei liquami.
Tocca a Pasquale Silenzio motivare
l’abbandono del precedente piano
Marino: “è intervenuto un nuovo
quadro normativo dalla Regione
Campania che ci “costringe” ad azzerare tutto quanto fatto in precedenza. Pertanto, è ora di ripartire
nella nova cornice legislativa e puntare tutto sulla programmazione. E
sarà proprio l’attività programmatoria la nuova stella polare dell’amministrazione Marino. Per fare ciò
abbiamo chiamato a raccolta intorno all’amministrazione Marino il
meglio delle istituzioni capaccesi
come il Consorzio di bonifica e la
Bcc di Capaccio.”
Poi è il turno di Fasolino, il senatore,
deputato che pone all’attenzione
dei presenti la necessità di non
smentire la storia di Capaccio Paestum: “Agricoltura e turismo sono
le nostre stelle polari. Come è vitale
mantenere le direttive storiche di
sviluppo del nostro comune che
sono Est – Ovest. Cambiare ponendosi sulla direttiva Nord – Sud vorrebbe dire condannare il nostro bel
continua da pag.4
Capaccio
12
N°01 18 gennaio 2008
C & C: l’arroganza del potere
Fondazione inutile per una programmazione culturale inesistente
A dispetto del nome che porta, il Signor Stile ha voluto, senza nemmeno conoscermi, assegnarmi, per
l’anno 2007, tanto carbone, dalle
colonne di un giornale.
E, allora, vorrei cercare di meritarlo, questo carbone, ponendo all’attenzione dei lettori una
questione che sembrerebbe di non
grande importanza, anzi forse addirittura meritoria, ma che in realtà è
la rappresentazione di come l’attuale amministrazione comunale, in
questo caso rappresentata dal presidente della commissione cultura
Carmine Caramante, si stia manifestando con l’arroganza dell’occupazione del potere, sulla scia della
peggiore rappresentazione delle amministrazioni di centrosinistra in
Campania.
La Regione di Bassolino in prima
linea.
Nella seduta del 11 dicembre 2007,
il Consiglio comunale di Capaccio
ha approvato la costituzione di
un’associazione che si denomina
“Fondazione Poseidonia” con relativo schema di atto costitutivo, definito statuto. Bene, si dirà. Che c’è
di male in questo? E allora proverò
a spiegare perché la cosa è molto inquietante. Che bisogno ha un Comune, ente pubblico, con tutte le
facoltà (attraverso i propri organi
istituzionali, assessorati, commis-
sioni e possibili eventuali consulenti ) di promuovere la cultura, di
“fondare” un’associazione che si
denomina” fondazione” di durata
ventennale, su indicazione della
commissione cultura?
Le finalità sono le seguenti: promuovere in tutto il mondo il nome
di Capaccio Paestum, sede di un
sito archeologico di inestimabile
valore, patrimonio dell’Unesco.
Ma queste non sono già competenze
del Comune? E allora, proviamo a
leggere dietro le righe e andiamo ad
un documento del direttore Generale del 10/12/2007 inviato al Sin-
daco e al Consiglio dove si
legge che il documento programmatico contenente gli indirizzi generali di governo –
Settore istruzione e cultura,
prevede la costituzione di una
“Fondazione per la cultura”
da affidare ad un gruppo di
autorevoli personalità dell’arte e della cultura per programmare e gestire le
seguenti iniziative….e si elencano una serie di premi letterari
e rassegne che vanno dalla poesia al teatro, all’arte contemporanea, a convegni e concerti
sinfonici, all’istituzione di archivi storico-archeologici, all’utilizzo degli immobili della
ex stazione di Paestum per fini
culturali, turistici e di servizio.
Dunque, il Comune, attraverso le
proposte del presidente della commissione cultura Carmine Caramante, sta dicendo: faccio tutto io
con i miei uomini, con le persone
che scelgo; i fondi saranno destinati
e richiesti per questo scopo; potrò
aprire sedi e controsedi, insomma
prendo il monopolio culturale della
città e naturalmente questo mi renderà anche in termini di consenso
perché potrò assegnare posti e ruoli
fra le persone che mi sostengono e
che mi sosterranno.
Tutto ciò si chiama cattiva politica.
tivo, senza alcuna speculazione,
come le male lingue vogliono far
credere, per sottrarlo alle voraci
fauci del prefetto Pansa.”
Poi ritrovata la calma, dà qualche anticipazione nel merito e sulle indicazione
che
consegnerà
a
Francesco Forte: “urbanizzare la
collina di Capaccio con villini senza
cancelli come quelli che vediamo in
TV e come a Miami.”
Un pensiero va anche alla “220”:
“Non tutto si potrà recuperare. I
proprietari saranno informati e su
quello che si potrà recuperare e su
ciò che è indifendibile.”
Poi, con il tono canzonatorio con
cui si compiace di esprimersi (c’è
anche chi riesce a ridere di gusto),
congeda il pubblico presente e dà
uno “scappellotto” in testa a Delli
Priscoli e del “pappagallo” ad un giovane consigliere seduto in prima fila.
“Stasera abbiamo avuto la prova
che il ventilato accordo pre - elettorale tra Marino e Fasolino c’è
stato” commenta all’uscita un uomo
molto vicino e apprezzato dai due
uomini politici che vogliono passare
alla storia di questo comune.
Se gli intenti fossero stati buoni, il
presidente della commissione cultura avrebbe invitato gli operatori
culturali, avrebbe cercato di ascoltare le loro opinioni e avrebbe anche
attivato un coordinamento dei numerosi eventi culturali sul territorio.
Fra l’altro queste raccomandazioni
si leggono nella premessa del Programma regionale dei fondi europei
2007-2013. La Regione dice, in sostanza, abbiamo sbagliato nella programmazione 2000-2006 a far tutto
dall’alto. Adesso, cari Enti e Istituzioni, quando ci chiedete i finanziamenti fateci anche sentire le voci
del territorio e di chi ci lavora.
Alcune osservazioni finali sono
d’obbligo:
La Fondazione è cosa ben diversa
da un’associazione che si denomina
“Fondazione” e questo lo capiscono
tutti, anche se si cerca di chiamare
questa cosa genericamente Istituzione. In campo amministrativo
giuridico non si accettano approssimazioni.
Lo scopo di programmare e gestire
la cultura da parte di amministratori
comunali fa leggermente inorridire.
Riporta alle malsane idee dei modelli politici che non accettano confronti,
non
riconoscono
competenze, che pretendono di
poter fare tutto dall’alto per mantenere il controllo delle popolazioni e,
ancor più, delle loro coscienze. E
qui vorrei tanto sapere come gli ex
compagni Franco Longo e Angelo
Valletta non si accorgano che il loro
ruolo non può essere solo quello di
proporre una delibera per la moratoria sulla pena di morte e sentirsi di sinistra per questo.
Quando dopo una pur aspra campagna elettorale, si accede al nobile
compito dell’amministrazione di un
territorio, la democrazia vuole che
si riconoscano le differenze, che
l’opposizione non sia vista come il
nemico, ma come l’interlocutore
privilegiato. Fare terra bruciata intorno, non riconoscendo l’ esistenza
di una forza politica di buona sinistra, che pur non essendo rappresentata in consiglio comunale, si è
fatta carico, con Luigi Di Lascio in
testa, e oggi con la forza del suo insegnamento, di tante battaglie di civiltà e di libertà, non è cultura. E
dico cultura senza dire altro perché
vorrei tanto che il Presidente della
commissione “cultura” del Comune
facesse uno sforzo per capire che
prima di ogni cosa la cultura è libertà e dialogo; è tutto ciò che si
mette in atto perché le nuove generazioni formino le loro coscienze in
un ambiente armonico fra bellezza,
sviluppo sostenibile, rispetto degli
altri e delle tradizioni.
velina
Cristina Di Geronimo
continua da pag.4
Marino e Fasolino a braccetto...
comune a diventare come l’Agro –
Nocerino – Sarnese!” Il senatoredeputato pone anche un’altra condizione per avere il suo assenso al
redigente Puc: “La maggior parte
della volumetria deve essere
“spesa” a Capaccio Scalo. È lì che bisogna rinforzare il polmone attivo
della nostra città: gli alberghi vicino
al mare e l’edilizia residenziale intorno a Capaccio paese.” E poi conclude con un appello a Marino:
“Caro Pasquale, noi siamo stati fortunati perché proprio quando non
ce lo aspettavamo siamo stati richiamati a grandi responsabilità istituzionali. Oggi dobbiamo, e
possiamo, lasciare il segno della nostra presenza. Solo facendo un buon
servizio al paese potremo essere ricordati dai posteri.”
Poi sale in “cattedra” l’altro Pasquale, il sindaco della gente che
“accetta le proposte di Fasolino” allarga l’invito a salire sul carro del
Puc a tutti quelli che hanno esperienza e capacità:“invito Pierino Desimone e Pasquale Mazza il
consigliere decano ad essere con
noi! Deve essere un Puc intercluso”
afferma, convinto, l’uomo dal Puc
tutto nuovo.
“Entro la fine dell’anno il professore
Forte firmerà la nuova convenzione
e avrà 8 (otto) mesi per consegnarci
la bozza. Il consiglio comunale l’approverà entro un anno da oggi!”
Insomma, la gente è servita. Gli imprenditori accontentati, le associazioni di categoria si tengano pronte
perché saranno consultate e sentite.
Senza di loro, per dirla con l’altro
Pasquale, non si può nemmeno partire per la redazione di un Puc. Il
loro parere è essenziale e incidente.
Saranno gli agricoltori, gli albergatori, i soggetti attivi della società i
protagonisti della nuova storia urbanistica di Capaccio Paestum. Ma
ad un tratto, la voce baritonale del
sindaco della gente, si inasprisce. Diventa rabbiosa. La sua bocca sputa
“veleno” un piccolo “giornalino locale che si schifa a leggere”. Il motivo di tanto astio è che qualcuno ha
osato svelare una trattativa in corso
per realizzare un “grandissimo centro sportivo in località Cannito”.
“Lì è puntato il dito del commissario dei rifiuti. Quel luogo è cerchiato di rosso ed ogni mattina il
prefetto di Napoli vi gira intorno il
suo dito indice. Ecco perché noi vogliamo farlo diventare un sito spor-
N°01 18 gennaio 2008
Diano
13
Corso di laurea in economia a Sala Consilina
L’Aiv e le Banche di credito cooperativo del Vallo insieme all’Università di Malta
Stipulata ieri 28 dicembre 2007, c/o
la sede dell’ “Associazione Imprenditori Vallo di Diano” la convenzione
tra l’“A.I.V.” e la prestigiosa “Università di Malta”, unica riconosciuta
a livello internazionale, per l’istituzione di un Corso di Laurea in Economia nel Vallo di Diano. La sede
dell’ateneo, sia per le lezioni che per
le procedure burocratiche e amministrative è stata istituita c/o la sede
dell’ “Associazione Imprenditori
Vallo di Diano” in Trinità di Sala
Consilina, dove è già possibile rivolgersi per informazioni ed iscrizioni.
Chiare e concrete le parole del Prof.
Bruno Pinti, referente dell’Università
per la Campania, che nel presentare
alla stampa il Corso di Laurea in International Management (Economia
Aziendale Internazionale) che si terrà
presso l’AIV, ha chiarito che l’“Università di Malta” è caratterizzata da
una visione internazionale degli
studi, necessaria a preparare gli
iscritti secondo il modello anglosassone, tanto che fino ad oggi, gli im-
portanti risultati raggiunti all’Università e la visione pratica e concreta degli obiettivi
formativi, ha consentito ad
oltre l’85% dei laureati
presso questa Università,
l’inserimento nel modo del
lavoro entro i primi tre mesi
dal conseguimento del titolo.
Pinti ha, inoltre, confermato
che l’attività d’aula sarà tenuta da un corpo docente formato
da
accademici
appartenenti alle migliori università
italiane ed estere ed assistita da tutor
esperti. Al termine degli studi gli
iscritti riceveranno la laurea in Economia Aziendale Internazionale, riconosciuta oltre che in Italia, ai sensi
del D.M. n° 509 del 03/11/1999
anche in 53 Paesi del Commonwealth. Notevole sostegno all’iniziativa
è venuto dalle banche convenzionate
all’“Associazione Imprenditori Vallo
di Diano”. Infatti, sia Michele Albanese, Direttore della B.C.C. Monte
Pruno di Roscigno e Laurino, che
In farmacia
Morte di un neonato:
avvelenamento da farmaco
Descriviamo il caso di un bambino
nato sano che il settimo giorno di
vita manifestò uno stato di inattività
con mancata risposta ai normali stimoli e periodi intermittenti di difficoltà nell’allattamento al seno. Il
bambino venne trovato morto il tredicesimo giorno. Analizzando i fatti si
è scoperto che la madre assumeva a
partire dal giorno del parto una preparazione combinata di codeina
(30mg) e paracetamolo (500mg) per
il dolore da parto, inizialmente due
compresse ogni 12 ore riducendo
poi ad una compressa al giorno a
causa della sonnolenza e della costipazione eccessive causate dalla terapia. La codeina è il precursore di un
farmaco che per acquisire proprietà
analgesiche deve venire trasformato
in morfina a livello del fegato. L’effetto antalgico, infatti è legato alla sua
metabolizzazione epatica perchè la
codeina in quanto tale, ha bassissima
affinità per i recettori oppioidi. Di solito i neonati allattati al seno da
madri in terapia con codeina presentano una concentrazione ematica di
morfina pari a 0-2.2ng/ml, nel caso in
questione l’autopsia evidenziò una
concentrazione
plasmatica
di
70ng/ml. A questo punto si è cercato
di capire cosa avesse potuto portare
ad una concentrazione così elevata e
quindi tossica di morfina tale da causare l’avvelenamento e la morte del
bambino. Considerando le dosi assunte dalla madre (cioè una compressa al dì) si è subito escluso che
questo caso di avvelenamento sia
stato causato da un sovradosaggio
del farmaco e si è supposto una variazione genetica. Bisogna tener presente che alcuni pazienti sono detti
metabolizzatori deboli perché metabolizzano lentamente a livello epatico i farmaci cioè come in questo
caso non “attivano” il farmaco, al
contrario i forti metabolizzatori possono avere anche serie conseguenze
in quanto il farmaco viene trasformato rapidamente e in maniera “amplificata” nel suo derivato attivo
farmacologicamente, cioè nel caso
considerato da codeina in morfina. I
medici hanno subito ipotizzato un difetto genetico e infatti si riscontrò
che la madre era un metabolizzatore
ultra rapido. Questo significa che si
ha un’aumentata formazione di morfina dalla codeina, compatibile con
l’eccessiva sonnolenza e la costipazione insorte alla madre che hanno
poi scatenato nel bambino effetti
tossici esasperati dal fatto che i neonati hanno un’alterata capacità di eliminare la morfina. Visto il caso
descritto resta inteso che bisognerebbe evitare l’uso della codeina durante l’allattamento al seno,
utilizzandola come seconda o terza
scelta per dolore incontrollato. Qualsiasi approccio clinico venga utilizzato, la codeina non può essere
considerata come farmaco sicuro in
tutti i bambini durante l’allattamento
al seno.
Alberto Di Muria
[email protected]
Angelo De Luca, Direttore della
B.C.C. di Buonabitacolo, hanno manifestato il loro profondo interesse all’iniziativa, ritenendola di grande
valore per le aziende e per i giovani
del Vallo di Diano che avranno la
possibilità di qualificare la propria
formazione, garantendo in questo
modo al territorio, solide basi per
concretizzare sempre più sviluppo
economico e sociale. Per tale motivo
entrambe le Banche si sono rese disponibili
a valutare piani di finanziamento personalizzati, tali da consentire l’iscrizione a chiunque interessato.
Profondamente soddisfatto il Presidente dell’ “A.I.V.” – Valentino Di
Brizzi – il quale ha affermato che
l’Associazione si era resa conto che
le aziende, nelle persone degli imprenditori, dei figli degli imprenditori
e dei dipendenti, sentivano l’esigenza
di qualificarsi attraverso
una formazione di alto livello. Da qui l’idea di stipulare un accordo con
un’Università che, oltre a
garantire prestigio e affidabilità nella formazione,
avesse quali propri presupposti quello di formare i
propri studenti in modo da
consentire l’utilizzo delle
proprie conoscenze nella
reale ed effettiva attività
d’impresa. Inoltre la collaborazione
con l’Università di Malta avrà la garanzia data dagli obiettivi fin qui raggiunti da tale prestigioso ateneo. Le
metodologie didattiche utilizzate dall’Università, infatti, hanno consentito
e certamente consentiranno agli studenti di acquisire un approccio più
internazionale al processo di formazione accademica e inoltre di ottenere
due risultati importanti:
- non c’è dispersione scolastica (ovvero lo studente conclude il ciclo di
studi iniziato);
- lo studente completa gli studi rispettando la durata legale del ciclo di
studi.
Dopo la conferenza stampa di presentazione dell’accordo i soci dell’AIV si sono ritrovati per il
tradizionale “Galà di Fine Anno”,
presso il Ristorante HANGAR di
Sant’Arsenio, per festeggiare i 7 anni
dalla costituzione dell’Associazione.
Oltre ad un gran numero di associati
hanno festeggiato insieme all’Associazione il Direttore della B.C.C.
Monte Pruno di Roscigno, Michele
Albanese, ed il Comandante della
Guardia di Finanza di Sala Consilina,
Ten. Bruno Ruotolo, che dopo il taglio della torta hanno espresso il loro
augurio all’AIV. Il primo (direttore
Albanese) complimentandosi con
l’Associazione per la tenacia con cui
negli anni ha perseguito i propri
obiettivi e auspicando una sempre
più proficua sinergia, il secondo
(Ten. Ruotolo) augurando agli associati un 2008 di successi, anche in
collaborazione con la Guardia di Finanza di Sala Consilina per la quale
Egli ha confermato grande disponibilità al dialogo e al confronto finalizzato a tutto ciò che significa crescita
per la collettività. Ha concluso la serata il ringraziamento del Presidente
dell’AIV - Valentino Di Brizzi - e
della Vice Presidente - Nicoletta Lovaglio, che fieri ed orgogliosi della
sintonia e del sostegno che gli associati, nel corso dei 7 anni di vita,
hanno garantito all’Associazione,
hanno promesso un continuo impegno nella realizzazione di iniziative
che abbiano il fine di dare sempre più
lustro alle imprese del Vallo di Diano
e delle zone limitrofe.
frasca
Polla. Bonifica e messa in sicurezza
della discarica dimessa comprensoriale
Buone notizie per la bonifica e la
messa in sicurezza della discarica dimessa comprensoriale di Polla. La
giunta regionale della Campania, su
proposta dell’assessore regionale all’Ambiente, Luigi Nocera, con delibera 2336 del 29/12/2007, ha
finanziato la somma di 2.157.651,38
euro. Si tratta di fondi residui del
POR 2000-2006 che in virtù della
suddetta delibera sono rientrati nei
fondi 2007-2013. Attualmente la discarica di Polla è sotto sequestro.
Nel momento in cui la competente
autorità giudiziaria, e si spera a
breve, porrà in essere il relativo
provvedimento di dissequestro si
potrà procedere alla fase di bonifica.
Il Consorzio di Bacino Sa3 ha già
pronto il progetto per il piano di recupero della discarica, progetto, tra
l’altro, già convalidato dal Commissariato di Governo per l’Emergenza
rifiuti in Campania. “Si tratta di
un’importantissima delibera, sottolinea Santino Barone componente del
CdA del Bacino Sa3, senza la quale
ci sarebbe stato il rischio di dover rinunciare a tale finanziamento per
problemi oggettivi.
Difatti non si sarebbe riusciti a terminare il tutto entro il 31 ottobre
2008, termine ultimo appunto previsto per la rendicontazione. Ora, invece, la delibera di fine dicembre ci
permette di superare tutti gli ostacoli
burocratici e di entrare in via
prioritaria nel POR 2007-2013”.
Con la bonifica della discarica il
Consorzio di Bacino Sa3 potrà
recuperare oltre 500mila euro all’anno, spesi sinora per il recupero e
lo smaltimento del percolato prodotto attualmente dalla discarica di
Polla. Intanto nel territorio di competenza del Bacino Sa 3 si continua
a lavorare per il potenziamento del
ciclo di raccolta differenziata dei rifiuti.
La Regione Campania ha finanziato
(con circa tre milioni di euro POR
2000-2007) la realizzazione di oltre
dieci isole ecologiche in altrettanti
comuni che avevano presentato le
relative domande. Sono stati, inoltre,
assegnati altri fondi a beneficio di diversi comuni “virtuosi” del Bacino
Sa 3 per l’acquisto di attrezzature e
mezzi da utilizzare per la raccolta
differenziata. “Ringrazio, dice Barone, l’assessore regionale, Luigi
Nocera, che ancora una volta si è impegnato a favore del territorio del
Vallo di Diano dimostrando che
l’UDEUR, in tema di rifiuti, risponde con i fatti bandendo qualsiasi
forma di polemica strumentale soprattutto in questa situazione di
emergenza che induce i sindaci e i
cittadini tutti a vivere momenti di
alta tensione emotiva. Continuerò,
sottolinea Barone, ad impegnarmi al
fine di promuovere sempre di più il
sistema della raccolta differenziata
per uscire dall’emergenza. Invito,
pertanto, i colleghi politici a proporre serenamente soluzioni idonee
che superino qualsiasi campanilismo
per il bene del territorio. Auspico, infine, che nel prossimo futuro le
scelte in tema di politica di rifiuti
vengano fatte da tutti nel rispetto
delle proprie mansioni: tra politici e
tecnici non vi devono essere sovrapposizioni di ruoli”.
Antonella Citro
Cultura
14
N°01 18 gennaio 2008
Riconosciuti i diritti di Galzerano
Illecitamente utilizzato un libro dell’editore cilentano
Altri guai per il Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano.
Il tribunale di Vallo della Lucania, con una sentenza emessa dal giudice Felice Isnardi, lo ha condannato a risarcire l’editore Giuseppe Galzerano
con la somma di Euro 2.000,00 per aver utilizzato
- senza alcuna autorizzazione e illecitamente brani di un libro pubblicato dalla casa editrice di
Casalvelino Scalo.
«Si è trattato di un atto di pirateria editoriale», dice
ancora oggi Galzerano. La vicenda inizia nell’ottobre del 1998 quando sulla rivista «Il Parco», organo ufficiale del Parco Nazionale del Cilento
Vallo di Diano, diretta da Antonio Canu, viene
pubblicato un passo tratto dal libro di Arthur John
Strutt «Passando per il Cilento - Avventure e scoperte di un turista inglese nel Cilento borbonico»,
senza citare la casa editrice e facendolo addirittura
passare come una loro scoperta, sebbene la prima
edizione del libro di Galzerano risalisse a dieci
anni prima e nel frattempo c’era stata anche una
seconda edizione. Strutt è un giovane viaggiatore
inglese che aveva viaggiato nel Cilento nel 1838,
informando la famiglia del suo viaggio con delle
lettere quotidiane, descrivendo il viaggio, i luoghi,
gli incontri, l’ospitalità avuta. Quelle lettere sono
un documento sul Cilento visto con gli occhi di un
attento osservatore straniero. Vennero poi raccolte
in un volume e pubblicate a Londra nel 1842.
Alla pubblicazione della prima lettera Galzerano
diffidò il Parco e la rivista a continuare l’opera intrapresa, ma fu inutile. Con un atteggiamento irriguardoso del lavoro altrui pubblicarono altre due
testimonianze di Strutt, tratte dal libro di Galzerano. Anche allora Galzerano cercò inutilmente
una soluzione amichevole, ma gli fu detto che gli
avevano fatto pubblicità. «Pubblicità ad una casa
editrice che esiste ed opera dal 1975, cioè da molti
anni prima dell’istituzione del Parco?».
Assistito dall’avvocato Giuseppe Ruocco, del foro
di Vallo della Lucania, l’editore Galzerano nel
2002 si rivolse al Tribunale di Vallo
della Lucania per denunziare la violazione a mezzo stampa dei diritti editoriali e la concorrenza sleale. Il Parco e
il direttore della rivista sono stati difesi
dall’Avvocatura Distrettuale dello
Stato, rappresentata da Annunziata
Freda del foro di Salerno, che aveva
chiesto il rigetto della denunzia di Galzerano.
Invece il Tribunale di Vallo della Lucania ha riconosciuto che «l’elaborazione della opera dello Strutt, con la
raccolta delle lettere scritte da questi
durante la traversata del Cilento, e la
creazione di un testo recante notizie
storiche sulla persona dell’autore con
riferimenti bibliografici, costituisce di
per sé un’opera dell’ingegno che, in
quanto tale, è sottoposto alla tutela», e
riconosce alla casa editrice da parte del Parco e del
direttore della rivista Anonio Canu un compenso,
«calcolato solo in via equitativa», anche perchè la
rivista del Parco, stampata in venticinquemila
copie, veniva diffusa gratuitamente, di Euro
2.000,00, a cui bisogna aggiungere il rimborso di
altri 3.000,00 per le spese legali per il difensore
Giuseppe Ruocco.
«E’ una sentenza storica - commenta soddisfatto
Giuseppe Galzerano nel suo studio stracolmo di
libri - ed è la prima volta che il tribunale di Vallo
della Lucania è stato chiamato a pronunziarsi sui
diritti d’autore, che qui da noi vengono sempre calpestati e non vengono mai riconosciuti, perché le
mie ricerche e i libri di nostra edizione spesso sono
stati utilizzati per realizzare film, spettacoli teatrali
e canori e recentemente anche trasmissioni televisive nazionali senza aver neanche il buon gusto di
avvertirci. Questa sentenza è pertanto importante
perchè riconosce il lavoro di ricerca ed è un segnale per quanti si impadroniscono della ricerca di
chi passa giornate negli archivi a studiare documenti del passato».
Non è da escludere che Galzerano, stanco dei saccheggi subiti, porterà in giudizio altri che si sono
serviti dei suoi libri per scopi commerciali.
Questi soldi Galzerano non se li metterà in tasca,
ma farà un altro libro. «Utilizzeremo il compenso
che ci viene riconosciuto dal tribunale di Vallo per
coprire parzialmente le spese per la stampa di un
poema epico sulla spedizione di Carlo Pisacane,
che nell’ottocento ebbe ben cinque edizioni, di imminente pubblicazione e la cui stampa ha subito un
ritardo per questioni economiche e perché nessun
ente pubblico ci ha dato un contributo».
La storia della Galzerano editore è una storia di povertà e di sacrifici, ma di grande dignità. Cominciò
con un «capitale» di appena centocinquantamila
lire, ricavato di una vertenza sindacale tra un giovane intellettuale ventiduenne e un agrario che lo
aveva sfruttato e mal pagato e con quella piccola
somma pubblicò il primo libro nel 1975 e non si è
più fermato.
Nessuno ha avvisato l’Enit
Le mille ombre dell’albergo Castelsandra di Castellabate
Londra, 19 dicembre. La famiglia
Green al completo attende il volo
diretto per Napoli in partenza dall’aeroporto principale della city. Destinazione il Parco Nazionale del
Cilento.
John Green ha deciso di regalare alla
famiglia un natale all’insegna della natura e del benessere. La scelta del
secondo parco nazionale più grande
del Bel Paese sembra proprio la più
azzeccata. Per organizzare il viaggio,
Mr John si é affidato ad internet,
spulciando i siti e dell’Enit, l’Ente Nazionale del Turismo in Italia.
Il Cilento è famoso per la sua specificità costiera, per questo, tra le tante
località proposte, Mr Green decide
per Santa Maria di Castellabate, rinomata cittadina del Parco.
Dopo un’attenta analisi Mr John sceglie: soggiornerà presso l’Hotel Castelsandra.
Un ultimo sguardo alla scheda dei
prezzi: alta stagione, bassa stagione,
camera quadrupla, mezza pensione o
pensione completa…insomma ce
n’è per tutti i portafogli.
Povero signor Grenn… attende
ignaro un volo che lo porterà verso
un’amara sorpresa: fatiscente, sporco
semi distrutto dalle tarme e dal
tempo l’Hotel Castelsandra è soltanto un ammasso di cemento abbandonato a se stesso.
Tristemente noto come “l’Hotel
della camorra”, l’hotel dal lontano
1992 è nelle mani dello Stato. Sequestrato prima, confiscato poi.
Tra una vegetazione in cui dominano
pini e cipressi, 40 anni fa una coppia
di belgi, ammaliata dalla natura, decise di costruire un modesto albergo
immerso nel verde, dandogli il nome
della giovane figlia morta. L’albergo
però è abusivo. In quella zona non si
poteva costruire. Vietato: demanio
comunale, destinato ad usi civici. Invece si chiusero tutti e due gli occhi,
e la licenza per costruire arrivò.
Ma il posto
era troppo
bello e prometteva ottimi affari.
Così sull’albergo mise
gli occhi la
camorra.
Prima le min a c c e .
Qualcos’altro poi . E i
belgi “decisero”
di
vendere a un rappresentante della
tristemente nota famiglia dei Nuvoletta. Il discreto hotel comincia così
a crescere mentre si aggiungono due
piscine, impianti sportivi e ludici. Ma
nessuno interviene fin quando non
arriva la magistratura. Ma non per
l’abuso. Per un’inchiesta parallela sui
Nuvoletta che porta al sequestro
dell’albergo. Nel 1998 passa definiti-
vamente nelle mani dello Stato. Questa, in sintesi, la storia del Castelsandra che, paradossalmente, ha avuto
la stessa sorte della giovane di cui
porta il nome: morto prima del
tempo.
Ma allora perché nessuno ha avvisato l’Enit? Perché il sito ancora lo
cita tra gli alberghi a disposizione?
Marianna Lerro
Nuovi successi
Liuccio tradotto in
portoghese
La poesia dialettale di Giuseppe
Liuccio – valicando le Alpi e
l’Oceano - continua a parlare, con
straordinaria intensità e passione,
al cuore e ai sentimenti dei cilentani dispersi dalla bufera dell’emigrazione per il mondo.
In questi giorni alla casa editrice
Galzerano è arrivata la notizia che,
a San Paolo del Brasile, la poesia
più nota e più cantata di Liuccio,
“Chesta è la terra mia!”, è stata
tradotta in portoghese dalla giornalista e docente universitaria Rosalba Facchinetti, che - inserendola
nel suo libro “Memorie cilentane”,
appena pubblicato dall’Angellara
Editora di San Paolo del Brasile parla di una dichiarazione d’amore
per la propria terra unica al
mondo.
Il libro di Liuccio, pubblicato nel
1981, ha avuto quattro edizioni, alcuni importanti premi letterari, diversi spettacoli, è stato tradotto in
Argentina ed è stato studiato all’Università di Montreal. Questa
nuova traduzione conferma la validità della scelta di Liuccio di esprimersi attraverso la poesia
dialettale, perché i veri poeti riescono sempre a parlare al mondo.
Piena soddisfazione esprime anche
l’editore Galzerano, che per primo
credette nella poesia di Liuccio.
Nelle sue poesie Liuccio canta e
celebra, con la semplicità e l’oralità di un cantastorie, la sua terra e
la sua gente, in maniera intensa, appassionata e coinvolgente, recuperando i vocaboli perduti e
dimenticati della parlata cilentana.
Liuccio ha dato dignità letteraria al
dialetto cilentano, che ha radici linguistiche greche, romane, spagnole,
francesi ed arabe, rivisitando momenti e personaggi della storia,
della cultura, della vita, della gioia,
dell’amore, delle tradizioni popolari, che vengono fissati nella memoria collettiva del popolo
cilentano.
Quello di Liuccio è un excursus
che abbraccia venticinque secoli,
da Parmenide e Zenone fino ai nostri giorni, passando per Spartaco,
le rivolte del 1828 e del 1848, le figure ed il sacrificio eroico del canonico De Luca, dei fratelli
Capozzoli, di Carlo Pisacane.
Ma il vero protagonista della poesia di Liuccio è il popolo dei senza
nome; e le liriche si snodano con
passionalità, non disgiunta, a volte,
da rabbia, speranza e protesta, soffermandosi sugli emigranti, sulle
donne, sul lavoro, sulle ingiustizie,
sulle bestemmie, sui pellegrinaggi,
sugli amori, trasmettendo al lettore una forte partecipazione
umana e letteraria, insieme ad una
vibrante tensione poetica, politica
e civile.
N°01 18 gennaio 2008
Gastronomia
15
Consorzio Alba & la carne
di bufalo binomio perfetto
LA CARNE DI BUFALO
Le sue qualità nutrizionali sono di
gran lunga superiori ad altri tipi di
carne; il suo contenuto calorico è inferiore a quello dei bovini, così
come il contenuto di grassi. I numerosi prodotti di carne bufalina sono
tutti gustosi e sani a partire dai tagli
di carne fresca fino agli insaccati più
tradizionali e si prestano ad essere
cucinati in ogni modo, dalle ricette
di tutti i giorni fino ai piatti di alta
cucina senza perdere la loro tenerezza ed i loro pregi nutrizionali.
Come nasce il Consorzio Alba?
Nel mese di settembre del 1998 una
nutrita selezione di allevatori di bufali del Cilento dà vita al Consorzio
Alba (Allevatori Bufalini Associati)
con l’intento di valorizzare il prodotto specifico “carne di bufalo”.
Il Consorzio nasce con l’obiettivo di
promuovere lo sviluppo e la razionalizzazione della produzione, della
trasformazione e della commercializzazione delle carni bufaline e dei
suoi derivati dando così vita ad una
vera e propria filiera del settore ben
controllata e autogestita. A tale
scopo i consorziati oltre a mettere in
piedi significative azioni in sede di
analisi del mercato, svolgeranno una
intensa, mirata e coordinata attività
di comunicazione attraverso la realizzazione di materiale informativo
e la partecipazione a fiere ed eventi.
La carne bufalina è un prodotto che
pur essendo ancora poco conosciuto
non avrà difficoltà ad affermarsi
sulle tavole degli italiani per le sue
peculiari caratteristiche alimentari;
non a caso la totalità dei consorziati
ha insediato i propri allevamenti
nelle zone del Cilento giusto a ridosso dell’omonimo Parco: verdi
pascoli in zone salubri e pulite per
una carne sana, nutriente e gustosa.
Lo scopo Primario del Consorzio:
Dal 1998 il Consorzio Alba sostiene
e promuove il consumo e la produzione della carne bufalina cilentana.
La carne di bufalo è una grande ricchezza per l’italia, una ricchezza in
crescita ed in espansione. La sua
qualità e i suoi pregi nutrizionali ne
fanno un alimento gustoso ed adatto
a tutti. Si è sempre consumata carne
bufalina in italia, si hanno notizie
del suo utilizzo sin da epoca romana, e a ragion veduta visto che la
sua naturale ricchezza proteica, il
suo basso contenuto di grassi e la
sua elevata quantità di ferro, per non
parlare del basso tenore di colosterolo di questa carne, sono fattori importantissimi per una corretta
a l i m e n t a z i o n e .
Sono secoli, oramai, che il bufalo è
parte integrante del panorama del
sud d’Italia, da sempre, infatti, la
bufala mediterranea viene allevata
per la produzione della notissima
mozzarella di bufala campana. Sono
secoli di esperienza e di tradizione
che gli allevatori del consorzio vogliono mettere a frutto per promuovere il consumo di una carne
nutriente, sicura e gustosa.
Gli allevatori del consorzio destinano alla macellazione solo i maschi
fra i 12 e i 15 mesi di età che vengono nutriti in modo esclusivamente
naturale con una dieta a base di
fieno e foraggi vegetali. Gli allevamenti corrispondono agli standards
tecnologici più all’avanguardia del
settore: le ruspe automatiche tengono perennemente pulite le stalle,
garantendo l’igiene costante del-
l’animale, ed una serie di moderne
docce assicurano ai bufali equilibrio
termico e pulizia. Per garantire la
qualità delle carni e la salute dell’animale i veterinari della ASL
sono presenti ogni giorno per effettuare continui controlli. Tutto questo
per far arrivare sulle tavole dei consumatori un prodotto dagli elevati
standard qualitativi e nutrizionali
certificato, oltretutto, dai numerosi
studi effettuati dalle facoltà di veterinaria di numerosi atenei italiani ed
internazionali. La carne bufalina cilentana è un alimento naturale e nutriente che coniuga in sé i valori
Il ricordo di Angelo
della tradizione con i più moderni sistemi di produzione. Il Consorzio
Alba alleva i bufali e distribusce autonomamente i propri prodotti attuando un controllo costante sulla
qualità delle carni e degli insaccati
garantendo la sua provenienza e certificando l’elevata qualità del prodotto.
Un plauso va agli allevatori che
hanno creduto in questo progetto, al
presidente del consorzio alba che
con passione promuove e valorizza
la carne di bufalo, ma permettetemi
di fare un elogio speciale al direttore
del consorzio, Aldo Baj, che con la
sua professionalità, il suo temperamento, oggi è riuscito a portare la
carne di bufalo cilentana in varie
parti d’europa ed è sempre presente
con il prodotto e di persona a tutte le
manifestazioni che possano promuovere al meglio sia il Consorzio
Alba, sia la carne di bufalo, ma soprattutto il territorio cilentano.
Angelo Zarra
CONTATTI
consorzio alba
allevatori bufalini associati
località difesa,
zona industriale
84061 Ogliastro Cilento Sa
telefono/fax
0974 844.019 - 0974 844.127
[email protected]
Gli uomini continuano ad esistere nel ricordo,
un ricordo che vive nei momenti segnati
dalla partecipazione sociale incondizionata,
dall’impegno profuso nelle grandi e nelle piccole occasioni del vivere quotidiano.
Dunque, esprimere e riuscire a comprendere chi era e chi abbiamo perso noi dell’associazione lampadodromia e’ difficile cosi’
come e’ difficile descrivere l’uomo. Per questo vogliamo solo esaltarne la sua indiscussa
disponibilita’ e la sua tranquillita’, che riusciva a placare i piu’ irruenti con un leggero
sorriso associato ad uno sguardo di estrema
serenita’. viveva fino in fondo le cose che faceva impegnandosi all’inverosimile perche’ ci
credeva. Era questa la sua vera forza, crederci, alla quale noi ci aggrappiamo e nel
suo ricordo andremo avanti per onorarne
l’impegno ed il grande senso d’appartenenza. La lampadodromia era diventata
una delle sue costanti giornaliere, che lo vedeva impegnato gia’ da subito ad organizzare sia l’evento e sia la squadra della
contrada borgonuovo per l’estate prossima.
La lampadodromia di quest’anno la dedichiamo certamente a lui che continuera’ a
condividere insieme a noi questo momento
di coinvolgimento sociale oltre che sportivo
con un premio che restera’ legato per sempre al suo nome in seno alla lampadodromia di capaccio-paestum, un memorial.Tutti
salutiamo con i piu’ veri sentimenti di commozione l’amico angelo, che restera’ per noi
un vero punto di riferimento.Alla famiglia riproponiamo i nostri sentimenti di sentite
condoglianze per la grave perdita e rimanendo il direttivo ed i rappresentanti di contrada a completa disposizione cosi’ come lo
era angelo per noi. Salutiamo rispettosi
l’amico con la “a” maiuscola affinche’ tenga
sempre accesa ed in alto la fiaccola per la
quale ha dato tutto se stesso.
CIAO ANGELO, nella nostra mente e nel
nostro cuore.
Associazione Lampaddodromia, Paestum
Costruiamo assieme la “Città Futura”
“Paestum in consorzio” indica la strada
Buona, ottima l’idea di consorziarsi.
Finalmente! Va incoraggiata e sostenuta. L’inversione di tendenza è possibile, solo se lo sviluppo è visto in
un ambito collettivo e propositivo. Si
è sulla buona strada. Anche la nomina del presidente lascia presagire
che si vuol fare sul serio. Condividendo i punti del programma che
s’intende portare avanti, mi permetto di suggerire che in primis va
posta la difesa e la valorizzazione del
patrimonio archeologico, naturale,
culturale, ambientale, aldilà delle
cose dette nell’inutile carrellata del
23 al Savoy. Bisogna prendere atto
che Capaccio-Paestum è il comune
con il maggior numero di posti letto
della provincia di Salerno. Ciò è dovuto alla morfologia del territorio
con la propria storia e la propria vocazione, oltre alle capacità imprenditoriali dei singoli. Per molti anni si
è sottovalutata la fortuna che avevamo ricevuto in dono. Oggi va recuperato il gap sia nelle visite al sito
archeologico sia nelle presenze. Bartolo quando vorrai sono disponibile
ad illustrare ai consorziati lo studio
prodotto a maggio 2006, con i relativi aggiornamenti. “Marketing del
territorio: obiettivo di sviluppo per
il benessere dei residenti” voleva essere da stimolo ai soggetti pubblici
e privati per sviluppare un progetto
complessivo che aumentasse la qualità dell’offerta commerciale e turistica di Capaccio-Paestum e di
conseguenza la sua attrattività.
Scrive Texier “il marketing territoriale è un insieme di azioni collettive
poste in atto per attrarre in una specifica area o territorio nuove attività
economiche e produttive, favorire lo
sviluppo delle imprese locali, promuovere un’immagine positiva per il
benessere dei residenti”. Sul Forum
di Paestum.it nella discussione proposta da Paola Desiderio in merito
all’associazione tra albergatori segnalo il post dell’anonimo “PIZZOTTO” :””Agli albergatori do solo
un consiglio:siate umili, vi sembrerà
strano ma avete bisogno anche del
consenso della gente perchè molti
dei vostri problemi sono anche i
problemi di chi vive qui!”” E ciò è
vero. Le azioni del costituendo “Paestum in Consorzio” vanno accompagnate dalla crescita della coscienza
turistica e della cultura dell’accoglienza, soddisfacendo da parte degli
Amministratori le aspettative degli
operatori turistici, commerciali e
dei cittadini. Tutti uniti nell’obiettivo
di diventare ambasciatori della città
più bella della Magna Grecia. Anche
Gigino, cui va un doveroso omaggio,
sarebbe contento: iniziamo a costruire assieme la “Città Futura”.
Pietro De Rosa
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