N° 32 del 30/08/2008

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Transcript N° 32 del 30/08/2008

U2
PERSANO INVASA DALLE ECOBALLE
EBOLI: UN’ESTATE DA INCUBO
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Ann o X n°32 - www.unicosettimanale.it - 30 agosto 2008 € 1,00
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Ripartiamo
da Alì
di Luciano Pignataro*
Domenica 17 agosto, mentre
la costa era, finalmente,
piena di gente, un gruppo di
belle persone si è riunito nel
c u o r e d e l C i l e n t o , a Va l l e
dell’Angelo, dove il buon
Angelo Coccaro, detto Alì,
la moglie Carmela e Bruno
De Conciliis hanno organizzato una giornata molto semplice,
centrata
sulla
presentazione del nuovo
vino, Bacioilcielo, aglianico
giovane di buone speranze.
Così è passata la giornata,
con cibi e vino a chilometri
zero, un po’ di musica, nella
semplicità più assoluta con
tanto verde, spazio, aria e
acqua pulita a disposizione,
ossia i beni più preziosi. Alì
e Carmela offrono questo, ci
hanno creduto, ristrutturato
delle stanze e vendono il
loro sogno cilentano nella
loro Osteria La Piazzetta.
A Trentinara Alfonso Longo
ha fatto lo stesso, una trattoria con cibi semplici, filologici prodotti di territorio, un
po’ di stanze in case che
ormai erano abbandonate. A
Cicerale Giovanna Voria ha
creduto nel suo agriturismo
a Corbella in una vallata
sperduta e dimentica dove
l’Alento muove i primi
passi. A Ogliastro Cilento
Donatella Lanza fa lo stesso
nella frazione Eredità con
Chiusulelle. A Felitto Gianvito
Capozzoli
rilancia
l’Aglianicone e pianta Fiano
ad alta quota. A Villammare
il buon Enzo Crivella raddoppia lavorando come un
matto nel suo laboratorio gelati naturali.
A Ispani Donatella Biase e
Marisa Voto supportate da
Gerardo Bacco aprono un
bellissimo posto sul mare
costretto a sfidare in agosto
l’inutile karaoke ad alto volume di qualche campeggio
che non conosce la normativa sull’inquinamento acustico e soprattutto le nuove
tecnologie che rendono compatibili il silenzio e l’esigenza
di
divertimento
CONTINUA A PAGINA 5
Velardi: “Stati generali del
turismo cilentano a Paestum
Oggi Napoli non è la stessa che
ho ritrovato cento giorni fa. A
fine febbraio incontrai una città
offesa, disperata e arrabbiata.
Sfregiata, come se ogni singolo
sacchetto di immondizia avesse
provocato, su ogni singolo
volto, una ferita indelebile.
Successivamente ho visto le ferite cicatrizzarsi su una Napoli
invecchiata e immalinconita,
che monitorava stancamente
l’incerta lotta ai rifiuti, e intanto
cercava di rialzarsi, di riaffacciarsi al mondo.
CONTINUA A PAG. 4
“Salerno Costa d’Amalfi”
Un aeroporto per figli e figliastri
È difficile fare polemiche in un momento
di festa. Ma sarebbe altrettanto brutto
non testimoniare lo stato di disagio nel
dover prendere atto che si è trattati da figliastri. Mi riferisco alla scelta del nome
dell’aeroporto di Pontecagnano: “Salerno
e Costa d’Amalfi”. È incredibile come la
lobby di pressione da parte dei poteri
forti della Costiera sia riuscita ad appropriarsi di un così potente strumento di
comunicazione “gratuita” che è insito
nella denominazione di uno scalo aeroportuale. Il fatto è ancora più indigesto se si considera la
collocazione geografica dello scalo, incastonato tra Salerno,
Paestum e Cilento, Vallo di Diano e Potenza. Insomma, lo
scalo dovrebbe essere espressione in un’area territoriale, dell’economia che esprime. Dovrebbe avere, inoltre, un ruolo inclusivo e non di selezione. Il nome “Aeroporto di Salerno”
CILENTO
Giancarlo Lehner
al circolo giovani
“Elea e Valle
dell’Alento”
MARIANNA LERRO A PAG. 5
C A PA C C I O
PA E S T U M
Aradia Apolito:
“Vicidomini ha tradito
duemila elettori”
ARADIA A POLITO A PAG. 3
E N O G A S T RO NO M I A
Cosa mangiavano
gli antichi pestani
FABIO ASTONE A PAG. 15
Marino vince le
sue scommesse
di Bartolo Scandizzo
sarebbe stato appropriato! Avrebbe incluso ed identificato
l’intera provincia. Ogni orpello “strumentale” è di troppo. Augusto Strianese, uomo saggio, faccia prevalere l’interesse dei
più alle furbizia dei pochi. Si facciano sentire anche i rappresentanti del Sud della provincia. Quando vogliono sanno
come fare per far valere e pesare le loro ragioni!
velina
AGROPOLI: Stranezze pittoriche
Il quadro nella stanza del sindaco ha cambiato bandiere
Dal post scriptum del libro Pensare democratico di
Vito Rizzo. “Il pittore Andrea Guida nel 2005 realizzò
il quadro “Festa di popolo” e ne fece omaggio al Comune di Agropoli, allora guidato da un sindaco Ds. Il
quadro trovò la propria collocazione naturale nella
stanza del sindaco. Oggi il quadro è presente nella
stanza del sindaco di Agropoli in una versione riveduta
e corretta: del colore incriminato non ne resta che
qualche traccia inevitabile nelle bandiere tricolori…”
Daniela De Martino -ARTICOLO A PAGINA 2
ABBONAMENTO ANNUALE UNICO: Italia €25,00, Estero € 90,00 intestato a Calore s.r.l.
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C/c bancario EUR IBAN IT55 Y083 4276 1400 0401 0040 585
Dobbiamo riconoscerlo, Pasquale
Marino, assecondato dalla Sarim,
ha vinto la sua scommessa: ha tentato l’azzardo della differenziata
porta a porta nella fascia costiera e
possiamo dire che ha portato a casa
lo “scalpo” del problema più spinoso per il territorio di Capaccio
Paestum.
Con questo risultato si è posto al
pari di Enzo Sica che aveva avviato
la raccolta differenziata nella Città
dei templi.
Certo, permangono sacche di sporcizia e situazioni da mettere sotto
controllo (pineta e zone periferiche
al confine con Matinella, ma nel
complesso la promessa che la stagione estiva è stata archiviata derubricando il problema della
spazzatura ad ordinaria amministrazione è un fatto incontestabile.
Come incontestabile il fatto che il
risultato raggiunto costa salto ai cittadini ed alle strutture turistiche che
operano sul territorio. Le “cartelle”
che sono arrivate in piena estate
portano il “segno” inequivocabile
del fatto che i costi del servizio
sono lievitati anche rispetto al
2007, anno della stangata della
CONTINUA A PAG. 4
Agropoli
2
N°32 30 agosto 2008
Quando i quadri cambiano colore
Modifica all’opera di Guida nella stanza del sindaco
1933: Diego Rivera, pittore messicano, amico di Picasso realizzò
un’ opera che provocò non poche
polemiche per le sue tematiche
comuniste.
Lo scandalo fu provocato da un
murales commissionatogli per il
Rockfeller Center di New York,
dove venne raffigurato al centro
un uomo un po’ troppo somigliante a Lenin; il murales venne
distrutto dagli americani perché
troppo politicamente esplicito.
2005: Andrea Guida, pittore agropolese, reinterpreta il dipinto
“Quarto Stato” che per Agropoli si
intitolerà “Festa di popolo”, opera
meravigliosa che si andrà a collocare nell’ufficio del sindaco di
Agropoli.
Il fatto è che il dipinto al suo centro mostrava uomini con bandiere
rosse tra le braccia, in seguito invece è stato modificato, le bandiere un po’ troppo comuniste
come il volto baffuto nel soggetto
di Rivera, si sono trasformate in
simboli marinareschi o ancore; per
fortuna gli agropolesi non l’hanno
distrutto come fu fatto all’epoca
per il murales dell’artista messicano.
Lo spunto per questa “stranezza
pittorica” lo fornisce il post scriptum del libro Pensare democratico di Vito Rizzo, avvocato e
giornalista agropolese, sottolinea:
“Il pittore Andrea Guida nel 2005
realizzò il quadro “Festa di popolo” che reinterpretava il soggetto del “Quarto Stato” di
Pellizza da Volpedo in occasione
della organizzazione in provincia
di Salerno, ad Agropoli, della
Festa regionale dell’Unità e ne
fece omaggio al Comune di Agropoli, allora guidato da un sindaco
Ds.
Il quadro trovò la propria collocazione naturale nella stanza del sindaco.
Nelle elezioni successive, seguite
ad una spaccatura tutta interna al
Pd, prevalse la componente che faceva riferimento alla Margherita
ed alcuni esponenti del partito
chiesero ed
ottennero che
fossero tolti
quei drappi
rossi, giudicati troppo di
sinistra.
Oggi il quadro è presente nella
stanza
del
sindaco di Agropoli in una versione riveduta e corretta: del colore incriminato non ne resta che
qualche traccia inevitabile nelle
bandiere tricolori…”
L’ex sindaco Antonio Domini,
esce dalla scena politica, e dichiara di non essere più entrato in
quella stanza, inoltre Domini sottolinea il fatto che lui stesso non
ha mai modificato nulla, neanche
i cimeli fascisti presenti, perché
comunque oggetti storici, meritovoli di rispetto.
In molti sembrano essere a conoscenza della storia di questo quadro agropolese…insomma un
piccolo gossip paesano che potrebbe creare spunti per argomenti
di politica e arte.
Daniela De Martino
A parer mio
Premio “Antonio Vecchio”
Il vincit ore è
Ant onio Rinaldi
Nell’ambito della rassegna
teatrale Sipario Aperto è stato
conferito il premio “Antonio
Vecchio” ad Antonio Rinaldi,
della
compagnia
teatrale
“Laura”, con la motivazione:
“Per aver fatto rivivere la classicità e il personaggio teatrale
napoletano con le sue pause e
le giuste accelerazioni sceniche, per la padronanza dello
spazio teatrale.”
Antonio Rinaldi è attore per
passione e paniettiere e salumiere nella vita
di Catello Nastro
Estate 2008. Salti di fine stagione
Nossignori! Non si tratta di saldi di
fine stagione, ma proprio di salti di
fine stagione che dovranno fare quei
commercianti ed imprenditori in genere del Cilento “p’apparari li
fuossi” che si sono avuti nella gestione estiva.
I turisti ci sono stati, certamente. Ma
molti erano della categoria “mordi e
fuggi”. Alcuni sono venuti col treno.
I più disgraziati con l’autostop o col
passaggio sulla macchina del cugino
che aveva due posti liberi. Le valige
erano piene: ma il portafogli no! Ma
d’altro canto tutti hanno diritto a
fare la villeggiatura. Chi in hotel a
cinque stelle e chi sotto la tenda nel
campeggio. I più sfortunati anche
sotto gli alberi della pineta. Un turismo variegato per età, per cultura,
per provenienza, per esigenze, eccetera. Mi diceva un amico che fitta le
camere su internet che per il mese
di giugno e settembre non ha avuto
nessuna richiesta. Per luglio ha affittato solo una camera su cinque a disposizione, per agosto tutte e per la
settimana del ferragosto ha avuto
circa cento telefonate.
Quindi la maggior parte, si evince
chiaramente, poteva permettersi
solo una settimana di vacanze.
Affollatissime le sagre della salsiccia
“paesana” anche perché le macellerie della zona ( come d’altro canto
in tutta l’Italia) l’offrivano in offerta
speciale a meno di cinque euro al
chilo. Per una superproduzione di
maiali… stranieri, naturalmente!
Meno affollate delle sagre della salsiccia le serate culturali.
Ad onor del vero ad Agropoli abbiamo avuto, durante la presente
estate, delle manifestazioni di vario
genere che non si erano avute in
tutta la storia del nostro paese.
Tenga conto il lettore che lo scrivente era presente, nel lontano
1957, vale a dire oltre mezzo secolo
fa, al “Carro di Cespi Lirico” che
mandò in scena nientepopodimeno
che “Il Rigoletto”, sul vecchio campo
sportivo dopo mezzo secolo adibito
a parcheggio pubblico. Non starò
certamente a fare il riassunto di
tutte le manifestazioni enogastronomiche, d’arte e cultura o di solidarietà che si sono tenute nella
presente stagione ad Agropoli, ma
posso a ragione dire che mai, da
mezzo secolo a questa parte, è stato
fatto così tanto per incentivare il turismo nella nostra cittadina. Risolto
il problema del traffico, e quindi dei
parcheggi, Agropoli è diventata più
vivibile.
Pochissime auto in centro, meno liti,
meno smog. Qualche problema lo
hanno avuto quelli che soffrivano di
insonnia perché le nottate agropolesi, a dir la verità, sono state un
poco rumorose. Ma in una paese turistico problemi del genere sono
quasi normali. Bene le pizzerie. Specialmente quelle del centro storico.
Buona la pizza…ed anche i prezzi. Ci
sta un vecchio detto cilentano che
proclama “austo, capo ‘re vernata”.
Cioè, quando arriva agosto l’estate
è quasi finita. L’autunno caldo sta per
iniziare. Le attività commerciali che
sono andate bene, potranno guardare con serenità alla prossima sta-
gione estiva. Ma molte, per demerito
loro e della crisi, dovranno chiudere
bottega. I carburanti sono aumentati,
luce e gas pure, il pane e la pasta parimenti, le tasse non ne parliamo.
L’onorevole ministro ha detto che ci
aspettano sacrifici e per consolarci
ha detto che la crisi è mondiale:“mal
comune, mezzo gaudio!”. Ma questo
vallo a spiegare ai commercianti che
dovranno fare i saldi ed…i salti di
fine stagione per pagare fatture, bollette, tasse e gabelle varie. Anche i
pensionati faranno i salti…mortali
per far quadrare il bilancio. Considerato che la pensione è l’unica cosa
che non è aumentata.Aumenterà la
caccia grossa alle offerte speciali nei
supermercati economici di periferia
ed i poveri pensionati i salti li faranno da uno scaffale all’altro alla ricerca dei pacchi di pasta in offerta
speciale “prendi tre, paghi uno”.
Anche io sono pensionato ed imparerò a saltare. Si! I pasti! L’unica consolazione è il medico della mutua:”
Si ricordi che lei è anziano e deve
mangiare di meno!!!”.
E meno male che avremo un autunno caldo.
Almeno risparmieremo sul riscaldamento!
N°32 30 agosto 2008
Capaccio
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Due strade un solo polverone
Paestum e Cervati. Nobili intenti e risultati che attirano polemiche
Di questi tempi, è già incredibile che
a sud della linea Gotica si realizzino
ancora strade. Se poi questo avviene
in provincia di Salerno è un miracolo
vero e proprio. Per cui quando succede ti aspetti che tutti ne siano felici
e contenti, e invece no!
Le località dove sono state realizzate
sono nel comune di Capaccio Paestum e nel comune di Piaggine. La
prima a ridosso delle cinta muraria
dell’area archeologica e la seconda
sul monte Cervati. Sia l’una che l’altra sono state realizzate con il nobile
scopo di valorizzare e favorire la fruizione di due località meta di turisti e
amanti della natura.
Le due arterie sono accumunate da un
unico destino: creare polemiche e
forti irritazioni da parte degli addetti
ai lavori a cui si sono ora aggiunti i
comuni cittadini. Si tratta della “pancia” dell’opinione pubblica che non
ha la puzza sotto al naso di chi, per
nobili motivazioni culturali, si opponeva alla realizzazione delle strade
dove sono state realizzate. In sostanza, una volta terminati i lavori,
smaltiti i postumi delle infinte polemiche sul modo in cui sono state realizzate, ecco che ripartono le
polemiche per la sostanziale impraticabilità delle vie.
Le due strade di cui si parla sono
“strade bianche”, realizzate con la
nobile intenzione di dare un tocco di
naturalezza all’oggettiva invasione di
campo da parte di infrastrutture realizzate a ridosso di monumenti o di
aree d’interesse naturalistico. Un po’
di “Toscana” trapiantata in Campania.
È successo, invece, che già il primo
giorno dell’apertura delle due strade,
che è stato praticamente coincidente,
sia chi le percorreva sia chi osservava l’effetto che
fa a distanza, non
hanno potuto che
costatare che le polemiche non si sarebbero sopite. Infatti, maestosi
polveroni si levavano al passaggio di
ogni singolo mezzo fino a sotterrare
sotto una coltre bianca, oltre alle cunette, anche buona parte dei terreni a
destra e sinistra. A Cervati, dove la
strada in molta parte coincide con il
sentiero che porta alla vetta, nessuno
potrà più fermarsi a raccogliere le
more o le fragoline di bosco nelle immediate vicinanze della strada.
A Paestum, dove la strada aveva
l’ambizione dichiarata di allontanare
la viabilità ordinaria dalla mura greche e lucane, si tratta di un vero e proprio sfregio ambientale a danno di chi
abita nelle vicinanze sia per chi vor-
rebbe percorrerla per godere il panorama esterno della Città dei templi.
Nel caso di Cervati. è facile prevedere che, con l’arrivo della piogge e
con la frequentazione dei mezzi pesanti che riprenderanno la “mattanza”
dei faggi secolari, la vecchia via presto tornerà alla “luce” così come è
stata realizzata da oltre cinquanta
anni. Nel caso di Paestum, sarà necessario correre ai ripari perché è impensabile chiudere, sine die, il
collegamento con la stazione e la circolazione intorno alla cinta muraria.
Un cambio di rotta è indispensabile
e, visto che ci siamo, sarebbe il caso
di tenere conto delle critiche espresse
da più parti in merito, almeno, agli
aspetti più eclatanti (guard rail), dell’intervento realizzato che dal lato di
porta Giustizia. I tecnici sono già al
lavoro, speriamo che le soluzioni arrivino presto prima che di essere
sommersi dai grande “polveroni” sollevati e dalla nuova ondata di polemiche che ne deriveranno.
velina
Aradia Apolito: “Maria Vicidomini ha
tradito duemila elettori ed il loro
programma: ne tragga le conseguenze”
Le istituzioni comunali contro
la democrazia rappresentativa
a Capaccio
E’ assurdo come in questo paese le
parole vengano usate capovolgendone il reale significato, parole come
giustizia, onestà, solidarietà, “fare il
bene del paese e della gente”, sono
sulla bocca di persone che nella pratica quotidiana , nella vita pubblica e
privata, adottano comportamenti
completamenti opposti al senso originario di queste parole.
Si dovrebbe ritornare a studiare
l’etimologia, si dovrebbe riprendere
in mano il vocabolario.
Per interventi letti su giornali locali
in merito ad una recente vicenda,
consiglierei una rilettura di logica,
anche solo di quella semplice e banale. Chi accetta, anzi chiede, di far
parte di una coalizione politica,
credo che ne debba condividire il
programma, le intenzioni, le finalità,
la visione del mondo e, almeno fino
a quando non dichiari pubblicamente di aver cambiato “idea”,
(ahimè alcuni lo fanno così spesso,
chissà se si tratta solo di una nuova
riflessione su una diversa metodologia dell’agire politico o se ci sono
altre motivazioni!), si ritiri e si ripresenti, se vuole, sotto altre vesti
alle prossime competizioni elettorali, dovrebbe portare avanti la linea
politica della lista per la quale ha
partecipato attivamente alla campagna elettorale.
Gli elettori, tanto chiamati in causa,
sapevano bene di dare il proprio
voto ad un candidato che appoggiava e condivideva un preciso pro-
IL FATTO
Nel Consiglio Comunale del 27 dicembre
2007
Maria Vicidominiprima non eletta
della lista civica
“CITTA’
FUTURA”, per subentro accedeva
alla carica di consigliere comunale
della coalizione di
appartenenza.
A metà luglio,
detta
coalizione di oppos i z i o n e
all’attuale maggioranza, deve
accettare, suo
malgrado, che
la sua rappresentante non si
riconosce più nel programma che
l’ha portata ad occupare quella posizione e per cui è stata eletta, “non
promuovendo, nemmeno parzialmente, i valori politici, culturali ed
etici del programma di appartenenza” e nel rispetto Costituzionale
della
DEMOCRAZIA
RAPPRESENTATIVA ci correva
l’obbligo di rendere pubblico tale
ambiguo comportamento non essendo mai stati rappresentati.
Il 25 luglio 2008 il Sindaco, la Giunta
ed i colleghi consiglieri della Vicido-
gramma politico, per cui, se logica
esiste ancora, se ne deduce che
sono stati defraudati anche gli elettori stessi. Città Futura aveva bisogno soltanto di fare chiarezza e di
prendere le distanze da un comportamento che nega e rinnega una
linea politica ben definita, chiara e
senza fraintendimenti, se non altro
per un senso di rispetto verso duemila elettori, un numero, se non mi
inganna la memoria, nettamente superiore a cento.
Poi ognuno faccia il proprio percorso, quello che la propria coscienza gli detta. Solo questo!
Città Futura ha usato ed usa parole
vere, sentite, precise.
Parole da sempre rispondenti alla
visione politica, all’agire quotidiano,
alle scelte di vita di chi per un’ intera esistenza non ha ceduto ad
altre tentazioni e non ha permesso
ombre di alcun tipo sul proprio percorso intellettuale, civile, umano.
Aradia Apolito
mini, con una
accorata e passionale difesa
d’ufficio, pubblicamente ci definiscono
vili,
diffamatori
e
bugiardi, “incapaci di percorrere la via del
dialogo e della
fattiva collaborazione” votati
“allo scontro,
tentando di delegittimare, con maldestri
metodi, coloro i quali
hanno democraticamente
ricevuto dal corpo elettorale la delega di rappresentanza”.
Domanda: di quale rappresentanza parlano i nostri
amministratori
comunali?, in virtù di quale diritto/dovere la DEMOCRAZIA
RAPPRESENTATIVA è tutelata e
rappresentata?.
Riflessione: il metodo non cambia e
la DEMOCRAZIA, quella costituzionale, RAPPRESENTATIVA e
PARTECIPATIVA viene intesa IMPOSITIVA e con delega in bianco.
Grazie, grazie ancora, per l’ennesima lezione istituzionale e di stile
che ci avete impartito.
Matteo Pepe
4
Capaccio
N°32 30 agosto 2008
dalla prima
dalla prima
Nel 2009 riduzione della Tarsu, il rilancio del turismo e
la delocalizzazione del mercato or tofrutticolo
commissaria.
Ed è qui che l’azione
dell’amministrazione
deve accettare la
sfida più seria: ridurre i costi della
raccolta e, di conseguenza, quella dello
smaltimento. In sostanza si tratta di
trarre profitto dal
fatto che la differenziata consente di ricavare risorse dalla
cessione dei materiali riciclabili e di
conferire meno rifiuti
indifferenziati in discarica o al Cdr.
Questo, finora, non è avvenuto e non
si riesce a capire come sia possibile
che aumenti in modo encomiabile la
percentuale del materiale destinato al
riciclo e, allo stesso tempo, aumenti
anche il costo del conferimento. Evidentemente c’è qualcosa che non
funziona nel complesso capitolato
del bando di gara aggiudicatosi dalla
Sarim. Pertanto, è ora che venga fatta
un’analisi seria su come ottenere le
economie che in altri posti sono già
all’ordine del giorno. Basta guardare
al vicino comune di Roccadaspide,
che ha un territorio altrettanto complesso e articolato, per rendersi conto
che i costi della Tarsu sono fermi, se
non diminuiti in termini percentuali e
assoluti, ai tempi della raccolta indifferenziata di due anni fa.
Nei prossimi mesi c’è tempo per verificare, dati alla mano, se esistono le
condizioni per il passaggio, da tutti
auspicato e come prevede la normativa nazionale, all’imposizione per la
raccolta in base alla quantità del prodotto conferito e non ai mq di abitazione o di struttura produttiva,
ristorativa o ricettiva che sia.
Questo sistema garantirebbe che
ognuno paga per quello che produce
e consentirebbe anche di avviare un
ulteriore meccanismo virtuoso che
aumentarebbe, ulteriormente, la differenziazione. Ognuno sarebbe sensibilizzato a fare di più e meglio e si
otterrebbe una vera e più equa redistribuzione dei carichi di spesa: chi
più lavora, incassa e, pertanto, produce spazzatura, più paga!
C’è da fare i conti però, con la crisi
profonda che ha colpito il settore turistico che se è riuscito a mantenersi
a galla risalendo la pozzo senza
fondo in cui era precipitato all’inizio
dell’anno a causa della crisi dei rifiuti in Campania, è chiaramente in
affanno per la crisi più generale che
ha colpito il settore in tutta Italia.
Ma anche qui c’è da rimboccarsi le
maniche e sfruttare ogni opportunità
che si presenta per dotare il territorio
dei servizi e delle infrastrutture necessarie per valorizzare quello che
c’è e attrae.
L’assessore regionale al turismo,
Claudio Velardi, nel suo tour nel Cilento ha raccolto numerose ipotesi di
progetti ed ha comunicato quali sono
le sue idee sia sui tempi che su come
procedere: “la politica faccia un
passo indietro nella gestione e un
passo avanti nella regolamentazione.”
Tradotto in termini pratici: “decidiamo insieme i progetti utili al territorio e su quali concentrare le
risorse, ma poi siano i privati a gestirne la realizzazione e la gestione.”
Tra i comuni di Capaccio Paestum
ed Agropoli c’è un accordo strategico, sottoscritto dai due sindaci, a
realizzare infrastrutture complementari che completino la dotazione indispensabili dei due territori. Si tratta
di capire se agli enunciati di principio seguiranno i fatti. Sul tavolo di
Velardi ci sono già una serie di proposte concrete. Sono state raccolte
da Marisa Prearo incaricata di coordinare il tavolo tecnico del Cilento.
Si tratta dell’ampliamento del porto
di Agropoli, della realizzazione di un
campo da golf e di un polo fieristico
congressuale, della strutturazione di
un parco a tema a ridosso del Solofrone… Poi ci sono progetti di più
immediata realizzazione come l’integrazione forte tra la costa e le zone
interne, sia in termini commerciali
sia in funzione di completamento
dell’offerta turistica. C’è, inoltre, il
potenziamento dei servizi al turismo
con un ulteriore implemento del sistema di mobilità turistica che colleghi tutti i punti d’attrazione
paesaggistico, culturale, archeologico, museale e commerciale del territorio favorendone la fruizione sia in
modo collettivo che individuale.
Infine, è il caso di ricordare che l’altro settore trainante del territorio è
l’agricoltura. Non è più rinviabile la
scelta di de localizzare il mercato ortofrutticolo di Paestum. Finalmente,
gli operatori sembrano decisi a fare
il grande salto e dare il via ai lavori
di costruzione della nuova struttura
in località Cerro dove hanno da
tempo acquisito il terreno. Gli enti
Provincia, Comune e Consorzio di
Bonifica, che pure fanno parte del
consiglio direttivo con diritto di voto,
diano immediatamente il via libera la
progetto senza ulteriori tentennamenti. Le questioni legali, purtroppo
ancora in atto, tra vari soggetti sulla
definizione della proprietà e sui diritti acquisiti hanno fatto già perdere
troppo tempo e troppe opportunità di
finanziamento per arrivare a dare un
mercato ortofrutticolo moderno agli
agricoltori della piana del Sele.
Ulteriori indugi potrebbero essere
ancora più deleteri della crisi che
anche il sistema agricolo ha dovuto
subire quest’anno. Un prodotto di facile deterioramento ha bisogno di arrivare alla filiera commerciale in
tempi rapidissimi e solo con i più sofisticati sistemi tecnologici collegati
ad una logistica efficienti questo può
avvenire. Se ci sono segnali forti
dalla politica anche chi ha intenzione
di “intraprendere” lo fa con più convinzione. Per investire nel futuro
prossimo e remoto di questo territorio c’è bisogno di certezze e di programmi realistici e condivisi. Molti
segnali che vanno nella direzione
giusta ci sono, si tratta di rafforzarli
e renderli praticabili…
L’estate 2008 è già finita, ma quelle
del 2009 e del 2010 sono appena cominciate...
Bartolo Scandizzo
Velardi: “Stati
generali a Paestum”
Poi, dopo un breve periodo in cui
l’incubo pareva allontanarsi, è
arrivata la mazzata delle ultime
settimane, micidiale perché calata su un corpo debole e fiaccato, incapace, a quel punto, di
reagire, in grado solo di affidarsi. Per questo le decisioni del
governo sono arrivate al momento giusto, ma sono anche forse - l’ultima chance per rimettere in vita l’organismo. Per
fortuna, il clima di collaborazione che si è creato tra noi e il
governo può aiutare molto.
Io ho vissuto questo periodo
come immerso in apnea nella
mia città, e ne ho condiviso i
sentimenti. Magari non sempre
valutando a pieno la gravità della
situazione reale, peccando di ottimismo in certe occasioni, oppure eccedendo in esposizione
mediatica, a volte pensando di risolvere i problemi con una dichiarazione forte, e ho anche
vissuto qualche momento di scoramento. Soprattutto, se un’autocritica devo farmi, è che mi ha
assorbito troppo Napoli, e non
mi sono ancora occupato abbastanza del resto della regione, vivace e ricca di potenzialità
quanto Napoli lo è di problemi.
In fondo, però, è solo da tre mesi
che abbiamo cominciato, e il bilancio provvisorio del lavoro direi - non è niente male… …
Sono partito da due convinzioni
di fondo, che si vanno rafforzando in corso d’opera. La prima
è che, per rilanciare il turismo in
Campania, c’è bisogno di programmazione: bisogna sapere
che cosa succede, quando e
come. La seconda è che - a questo fine - vanno rafforzate le infrastrutture e migliorati i prodotti
del sistema turistico regionale.
Solo così potremo valorizzare al
meglio le nostre risorse, a partire
dai beni culturali campani
(magna pars della nostra offerta).
E potremo utilizzare i Fondi europei a disposizione secondo criteri rigorosi e per veri obiettivi
di sviluppo.
N°32 30 agosto 2008
Cilento
5
L’Ipsar di Castelnuovo Cilento onora la dieta mediterranea
Passariello: Corsi, laboratorio e studi per un turismo di qualità
Tra qualche settimana ricomincerà la
scuola.
Già tanti gli studenti che intervallano
momenti ricreativi, tipici della bella
stagione, con ore di studio, alle
prese, come sono, con la ripetizione
delle materie più uggiose o con i cosiddetti compiti delle vacanze.
L’estate è sicuramente il periodo dell’anno durante il quale si pensa a
fare turismo: c’è chi ne usufruisce,
da bravo visitatore, e chi, d’altra
parte, lavorando nel settore, elargisce.
Camping, villaggi, alberghi, paesi e
note città si popolano di gente di
ogni parte del mondo, si organizzano
serate, rinfreschi, attività sportive e
divertimenti per tutti i gusti. Insomma, in estete il turismo la fa da
padrone.
Quante volte, ciascuno di noi, si
chiede più che in altre stagioni dell’anno, quanto sia bello stare a contatto con i turisti, quanto sia
importante saper offrire un servizio
adeguato. In altri termini avere competenza per soddisfare la domanda
turistica.
Proprio per saperne di più sulla formazione turistica, in vista dell’inizio
del nuovo anno scolastico, abbiamo
intervistato il dirigente dell’Istituto
Professionale di Stato per i Servizi
Alberghieri e della Ristorazione
(IPSAR) di Castelnuovo Cilento,
professor Francesco Passariello.
Vediamo innanzitutto quale è stato il
suo percorso formativo e professionale prima di giungere all’IPSAR di
Castelnuovo Cilento.
Nato ad Altavilla Silentina nel 1949
e diplomatosi al Liceo Scientifico di
Avellino, Francesco Passariello si
laureò presso l’Istituto Universitario
Orientale di Napoli in lingue, acquisendo la conoscenza dell’inglese e
del francese. “All’epoca – spiega il
dirigente – non c’erano le scuole
medie ad Altavilla, perciò mi trasferii dai miei zii ad Ariano Irpino ove
frequentai la scuola secondaria di
primo grado e poi lo scientifico.
Appena laureato, tornai ad Altavilla
ed intrapresi l’insegnamento.
Ho insegnato per venti anni ai professionali e per altri dieci in scuole
varie e in diversi comuni come Lauria, Roccadaspide, Albanella.
Da un anno sono dirigente di ruolo,
prima, per tre anni, sono stato dirigente incaricato presso l’ex magistrale di Piaggine, lo Scientifico di
Buccino e di Battipaglia. L’IPSAR è
la sede definitiva come dirigente di
ruolo”.
Quanto è cambiata la scuola oggi e
cosa è richiesto ai giovani che si
preparano a lavorare nel settore
turistico?
Trenta anni fa gli studenti erano
meno distratti e più motivati, cosa
che, da docente, ho potuto notare in
diverse scuole.
E’ però anche vero che i ragazzi di
oggi sono più intelligenti e posseggono maggiori conoscenze. Oggi al
futuro lavoratore viene richiesta,
oltre alla conoscenza, la competenza.
Ciò vale in particolare, per quanti
vogliono realizzarsi in ambito turistico.
Cos’è che demotiva i ragazzi?
Al sud le possibilità di carriera e
l’inserimento stesso nel mercato del
lavoro sono limitati quindi un giovane non si sente stimolato all’idea
di formarsi e poi di non realizzarsi
nella propria terra in ciò per cui ha
interesse. Importante è il ruolo della
società, ma anche quello della didattica che dovrebbe trovare tutte le
strategie per motivare.
Va anche considerato che oggi lo
studio non è più un riscatto dalla
propria condizione economica perché si sta bene.
Nel ’70 ad esempio, si avvertiva il
bisogno di studiare per uscire da una
situazione economica e sociale difficile, attualmente non più.
Come definisce gli allievi dell’IPSAR?
Motivati e molto fortunati perché già
dal terzo anno possono lavorare. Il
terzo anno prevede tre indirizzi: laboratorio ricevimento, laboratorio
dalla prima
Turismo in crisi? Ripartiamo da Alì
giovanile.
Ecco, queste attività non sono
mai in crisi, devono semmai
combattere l’indolenza del
territorio dove non manca il
lavoro ma quella fame che
spingeva a migliorarsi. Sono
questi i nuovi protagonisti
della stagione cilentana, loro
e tanti altri che non basterebbe questa pagina a citarli
tutti, dai produttori di olio a
quelli di fichi, alle aziende vitinicole , agli ar tigiani delle
conser ve , del latte e dei salumi, sino alle pizze con le
alici di Filippo’s a Sapri e ai
ristoranti di alta qualità come
il Ceppo e Il Ghiottone, alle
trattorie radicate nella tradizione come la Chioccia d’oro
e Angiolina, dalla Vetrina
dell’editoria del Sud del professore Gennaro Malzone alla
Libreria del Mare a Pisciotta,
fo r m i d a b i l i e q u a s i s o l i t a r i
protagonisti di cultura in
tutto il Parco.
No, non parliamo di crisi nel
Cilento. Per favo re . E’ in af-
fanno un modello vecchio di
turismo, quello sì: il mordi e
fuggi, l’idea che il visitatore
sia una persona da rapinare e
non una rendita da coltivare ,
l a c o r ta a s t u z i a d i c h i p ro pone sottocosto ser vizi e
beni per avere un largo margine in poco tempo. E’ in caduta libera il modello di quei
politici immersi nelle chiacchiere , tranne per la verità
quando si tratta di rilasciare
licenze edilizie che devastano
l’ambiente in cui vivranno i
loro figli e i loro nipoti. Si
sbriciolano le imprese che invece di impegnarsi seriamente
tutto l’anno puntano tutti
come alla lotteria nelle quattro se ttimane di agosto,
ormai diventate due . Sono in
crisi le sagre e le sagrette che
non si sono rinnovate , le manifestazioni sempre uguali a
se stesse , imbastite all’insegna del dilettantismo, ma chi
pensa una bella cosa stia pur
tranquillo di avere interlocutori a volontà.
Questo modello demenziale
oltre che suicida è per fortuna arrivato al capolinea
perché ormai è facile raggiungere all’estero posti dove le
cose costano la metà rispetto
a qui, i ser vizi sono qualificati
e non improvvisati, e soprattutto si riesce a vivere quel
tocco di esotismo che non
guasta mai nelle vacanze
estive .
Chi fa qualità, invece , non ha
nu lla da temere , ma solo da
guadagnare da questo tracollo
della mediocrità e dell’immondizia culturale con cui ci
si è illusi per quasi vent’anni
confondendo il fuoripor ta dei
napoletani per una politic a
turistica seria e degna di questo nome .
Qualità chiama qualità, basta
crederci, con determinazione
e impegno.
B e n ve n g a , a l l o r a , l a c r i s i , s e
spazza i dilettanti e gli improvvisatori.
* g i or n al i s t a d el M at t i n o
P r em i o Ve r o n e l l i 2 0 0 8
cucina, laboratorio sala e bar. Al termine di quest’anno viene rilasciato
un diploma spendibile nel mercato
del lavoro. Per chi vuole proseguire
gli studi vi sono altri due anni. Tutti
i nostri studenti già dal terzo anno
trovano lavoro. Un bel numero va all’estero o al nord.
Di solito i ragazzi come orientano
le loro scelte?
Chi al terzo anno ha scelto l’indirizzo ricevimento, al quarto si iscrive
alla specializzazione in tecnico dei
servizi turistici, chi ha scelto sala e
bar opta per i servizi tecnici per la ristorazione e cucina. Il corso di cucina si sta specializzando nella dieta
mediterranea.
Sia in quarta che in quinta sono previsti corsi di 300 ore di cui 180 frontali e 120 di stage aziendale, le
cosiddette aree di professionalizzazione, che dovrebbero essere gestite
dalla Regione, ma poiché non avviene, provvede la scuola.
Al termine di questi corsi gli studenti
ricevono un diploma rilasciato dalla
Regione e valido in tutti i Paesi europei. Sia il diploma di quinto che di
terzo anno è valido ai fini dell’iscrizione alla Camera di Commercio.
E’ sufficiente il diploma di tre anni
per assistente tecnico di servizi turistici e della ristorazione; il diploma
di quinto, invece, permette di intraprendere proprio l’insegnamento
nelle suddette materie.
Chi vuole, può iscriversi all’università.
Quali progetti sono stati attivati e
quali la scuola si appresta a far
partire?
Lo scorso anno i ragazzi di terza
hanno trascorso quindici giorni nelle
strutture ricettive di Montecatini
Terme e di Sirmione sul Garda.
Gli stage al nord servono a far capire
in che modo si diversifica la domanda e l’offerta turistica nel settentrione.
Più del 90% dei ragazzi di terza,
quarta e quinta, che hanno preso
parte allo stage, hanno ricevuto proposta di lavoro.
Alcuni hanno declinato perché avevano già avuto offerte di lavoro in
diversi comuni del Cilento.
Gli studenti sperimentano questi percorsi scuola-lavoro anche nei primi
anni, ma restando in zona.
L’anno prossimo sperimenteremo le
località invernali ed il turismo settentrionale e con i fondi della scuola
inseriremo due ore settimanali di tedesco già a partire dalla prima
classe, per chi deciderà di seguire l’
indirizzo turistico e in terza quarta e
quinta un’ora settimanale di inglese
e francese con un professore di madrelingua in compresenza al docente
curriculare.
Maria Laura Pirone
Giancarlo Lehner
al circolo giovani “Elea
e Valle dell’Alento”
Il nuovo circolo giovani
Elea e Valle
dell’Alento
nato il 4 luglio
scorso,
ha
inaugurato la
propria attività di promozione culturale, attraverso ilconvegno
tenutosi al Solara di Ascea. Ospite
d’onore l’onorevole Giancarlo Lehner,
esperto di storia e di diritto internazionale e famoso per i suoi articoli pubblicati sul quotidiano Libero che hanno
portato al dimissionamento di Domenico De Masi, orami ex presidente del
Parco Nazionale del Cilento. L’obiettivo
del circolo culturale è quello di favorire
la nascita di una nuova coscienza critica
per il Cilento, convinzione condivisa
anche dall’ospite d’onore. Lehner, Forza
italialiota eletto nella circoscrizione
Campania 2, è un habituè delle nostre
terre, le conosce bene tanto da denunciarne gli abusi e i soprusi. “Sono stato
nuovamente nel Cilento – scrive Lehner in un articolo di Libero del 27 agosto scorso- per mettere a fuoco le cose
da combattere per il rilancio del territorio, cominciando dal saccheggio della
bellezza.Visitando il Parco Archeologico
di Velia mi sono reso conto di come lo
spreco di fondi europei, l’assenza di manutenzione, l’ignavia, il fannullonismo
siano gli ingredienti per deturpare il
bello mentre il controllo di legalità latita.
Di chi è la responsabilità politica? In
primo luogo la Presidenza del Parco, la
Sovrintendenza di Salerno, la Regione, la
Provincia, il comune di Ascea, in buona
sostanza il bassolinismo.
Per cui “forza Bondi, forza Prestigiacomo, Brunetta, Tremonti, in nome del
buon governo di Silvio Berlusconi intervenite!” Loreto D’Aiuto, noto avvocato cilentano è il referente di Lehner
nel Cilento (nonché padre di Marcello
D’Aiuto, presidente dell’ Associazione
culturale Elea), ed è la persona con cui
Lehner ha più contatti nella nostra terra.
Lehner, insieme a Loreto D’Aiuto, Antonio Episcopo e la compagine politica
della destra locale, ha redatto un programma per smantellare dalle fondamenta il sistema clientelare che governa
il nostro territorio. “Le amministrazioni
locali-dice D’Aiuto- e gli organi statali
sono asserviti al potere di sinistra, un
potere che non mira al bene comune
perché nella loro azione politica non c’è
l’interesse generale, ma particolare. I
vari amministratori che si sono succeduti negli anni non sono stati in grado
di svolgere il loro compito portando
allo splendore la nostra terra. Sono stati
dei “picchettatori del territorio” capaci
soltanto di indirizzare le clientele.” Perché no a De Masi?
“Perché è mai possibile che tra tutti i
professionisti del Cilento non esista una
persona in grado di ricoprire degnamente questo ruolo? Il Cilento- continua D’Aiuto- deve essere governato dai
cilentani, non ci occorrono uomini venuti da lontano che conoscono poco o
niente della nostra terra. Noi siamo gli
unici a sapere di cosa ha bisogno il Cilento per rinascere.
Maler
6
Valle del Calore
N°32 30 agosto 2008
Il bilancio di un’estate particolare
Crisi alla Val Calore, in arrivo il commissario
“L’estate sta finendo e un anno se
ne va...” e si ritorna ai vecchi e atavici dissapori autunnali della ripresa. Due gli aventi catalizzatori
di quest’estate nella Valle del Calore: la vicenda della cooperativa
“Val Calore” che allo stato si è
chiusa in positivo in quanto, l’assemblea dei soci del 23 agosto u. s.,
ha deliberato l’aumento di capitale
sociale e la sagra del fusillo di Felitto con il suo pacchetto turistico
“Un giorno a Felitto”.
Il periodo delle sagre ha prodotto un
via vai di gente per le strade dei paesi
dell’entroterra cilentano. Persone originari del luogo sono ritornati in
massa, un po’ per attaccamento al
luogo natio, un po’ per un fatto congiunturale e di difficoltà economiche
che imperversano a livello generale,
in quanto, i costi di un ipotetico soggiorno in altre località turistiche e di
grido sono proibitivi e nel contempo
c’è sempre la giustificazione del cosiddetto “solito caos vacanziero”.
Pertanto è preferibile venire in paese,
utilizzando la vecchia casa di famiglia e gustando i vecchi sapori. La
politica si prepara al ritorno autunnale ed ai suoi problemi atavici del
quotidiano e ci si prepara ad una stagione di conflitti e di tensioni sociali
che non fanno vivere sogni tranquilli.
I servizi ai cittadini, sono gli stessi
degli anni precedenti. A caratterizzare gli eventi di quest’estate nella
Valle del Calore, sono state le sagre,
le feste popolari dei paesi che ne
hanno movimentato la vita. Due
eventi hanno assunto le caratteristiche di catalizzatori, quello della vicenda della crisi della cooperativa
“Val Calore”. Le istituzioni locali e
sovracomunali mediante atti deliberativi e impegni di solidarietà sono
stati vicini all’azienda, ai soci e agli
addetti in questo particolare momento. In un’assemblea dei soci,
convocata il 5 agosto, per discutere
di come rilanciare l’azienda, ripianando le passività, poi aggiornata al
23 agosto, in cui i soci in assemblea
hanno votato l’aumento di capitale
sociale, quasi all’unanimità dei presenti (3 astenuti). Sulla tematica si è
espresso il consiglio comunale di Castel S. Lorenzo, il 14 agosto u.s. allargato ai sindaci della Doc Castel S.
Lorenzo ed ai presidenti della Comunità Montana “Calore Salernitano”
Franco Latempa e dell’Unione dei
Comuni “Alto Calore” Salvatore
Iannuzzi, per vagliare le proposte,
con lo scopo di risolvere la crisi dell’azienda Val Calore. Nel Consiglio
comunale, è stato adottato un atto che
esprimeva solidarietà e vicinanza all’azienda e faceva voti alla Confederazione delle Cooperative Italiane di
procrastinare la data perentoria del 7
settembre 2008, termine ultimo per
avere le risposte circa la definizione
dei vecchi problemi indicati dai revisori della confederazione citata, del
reintegro del patrimonio netto negativo, della completa perdita del capitale sociale e delle riserve del
patrimonio netto. Nel frattempo, è
stato concordato, che occorre attrezzarsi, per consentire il definitivo rilancio dell’azienda, con un nuovo
piano industriale ed il coinvolgimento di nuove sinergie, per ridare
più fiducia al comparto. L’altro
evento da segnalare è la 33^ edizione
della sagra del fusillo di Felitto che
si è svolta dal 13 al 24 agosto, all’insegna di un coinvolgimento totale di
tutta la comunità felittese, amministratori comunali e dirigenti della pro
loco, associazione che ha organizzato
il tutto. Giuseppina Di Stasi, presidente della pro loco, ha coordinato
l’evento ed è riuscita a mettere insieme all’unisono tutti, facendo diventare il suo paese un centro
d’interesse in un contesto territoriale
che va oltre l’area del Cilento con il
pacchetto turistico “Un giorno a Felitto”, che prevedeva la visita al centro storico e al museo della civiltà
contadina, escursione nelle Gole del
Calore, pranzo a base di fusilli e altre
specialità locali ed infine, un relax
presso la piscina comunale. La sagra
del fusillo felittese ha messo insieme
gastronomia, cultura, natura e spettacolo. “Il fascino dei luoghi, il magnetismo di certi angoli del centro
antico che evocano gesta storiche neanche tanto remote, la bontà dei sapori, sono, da sempre, gli elementi
distintivi di Felitto, cuore verde del
Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano, oltremodo noto per le straordinarie Gole del Calore, angoli di
natura incontaminata e intoccabile, di
innegabile bellezza”, così recita la locandina di presentazione della sagra.
Cosmo Guazzo
ROCCADASPIDE
Finanziato il progetto per il completamento
del Liceo Scientifico Parmenide
Il Liceo Scientifico di Roccadaspide
è stato per anni al centro dell’attenzione sia delle famiglie, sia degli
studenti della Valle del Calore.
Moltissime cose, non sempre positive, sono state dette a proposito
della struttura tant’è che in passato,
varie classi lamentarono, attraverso
l’organizzazione di diverse manifestazioni e assemblee straordinarie,
una struttura priva di una palestra
efficiente e con un pericoloso prefabbricato negli spazi adiacenti.
Negli ultimi tempi, invece, circolavano varie voci che facevano presagire il trasferimento della sede del
liceo Parmenide da Roccadaspide
nei pressi di Capaccio. Prima dell’inizio del nuovo anno scolastico è
arrivata, però la bella notizia che ha
tranquillizzato gli abitanti del territorio: il liceo non sarà spostato ma
bensì ampliato e completato. La notizia è arrivata da Palazzo Sant’Agostino non appena la Giunta
Provinciale, presieduta da Angelo
Villani, ha approvato il progetto esecutivo dei lavori di completamento
della scuola, che ammonta a due milioni di euro. Soddisfatto il sindaco
di Roccadaspide Girolamo Auric-
chio, interessato alla realizzazione
di.tale progetto sin dai tempi in cui
era Assessore Provinciale al Bilancio
nonché Vicepresidente della Provincia. Era il 1995 e Auricchio propose
ed ottenne che gli oltre tre miliardi
destinati alla realizzazione di 20
‘centri di manutenzione’ fossero in
parte dirottati al potenziamento del
liceo scientifico. Già allora, infatti,
l’ampliamento dell’edificio si mostrava necessario per via dei tantissimi ragazzi che frequentavano il
liceo. “Rivolgo un vivo ringraziamento sia al presidente Angelo Villani che all’assessore ai Lavori
Pubblici Franco Alfieri perché con
l’interesse dimostrato consentiranno di potenziare una struttura
scolastica di grande importanza per
tutto il territorio” ha affermato, fi-
nalmente soddisfatto, Auricchio.
Attualmente ,
all’approvazione della proposta e alla
conferma dei
fondi necessari,
il progetto di
completamento prevede la costruzione di un
auditorium che potrà essere utilizzato anche per attività parascolastiche; di un’ampia palestra coperta
con annessi servizi; di 34 aule normali e 4 aule speciali.
Tuttavia il maggior numero di aule è
stato previsto anche per l’eventuale
insediamento dell’Istituto Tecnico
Industriale Informatico, che attualmente possiede delle sedi distaccate, nel paese, proprio perché il
numero di aule dell’edificio principale non è sufficiente ad ospitare
tutti gli alunni iscritti. Tutto questo
renderà, di certo, più piacevole il
percorso di studi di moltissimi
alunni provenienti da diversi paesi
della zona.
Alessandra Pazzanese
Mainardi: La prima
Associazione
O.N.L.U.S.
Per la prima volta, i giovani di
Mainardi si sono mobilitati per
cercare un modo valido ed efficiente per far sentire la loro
voce e l’hanno trovato creando
la prima Associazione O.N.L.U.S.
denominata “L’Ansa di Mainardi”.
“Ansa è il termine più propriamente adatto per indicare le
suggestive curve di un fiume, e i
pressi del tratto del fiume Calore che attraversa Mainardi
sono spettacolari; meritano, pertanto, di essere valorizzati e rimessi in luce, ed è proprio
questo che si propone di fare la
nostra associazione”, ha spiegato Antonio Pazzanese, presidente della neofita O.N.L.U.S..
In effetti, quello di Mainardi è un
territorio all’ordine del giorno
per quanto riguarda le varie infrastrutture in costruzione, ma,
troppo spesso trascurato a proposito delle problematiche ambientali, del rilancio della zona e
dei suoi validi prodotti tipici.
Tale luogo, infatti, ha sempre lamentato la mancanza d’iniziative
valide e coinvolgenti volte
continua a pag. 13
Agosto 2008
Anno VI N.8 nuova serie
Venti d’autunno
Direttore responsabile Oreste Mottola
L E E C O B A L L E I N VA D O N O P E R S A N O
I
Campagna, nasce
Memento Domine
articolo a pag. IV
ERNESTO GIACOMINO
Buon rientro, buon rientro. E’ il
detestabile augurio che di questi
tempi si fanno un po’ tutti, un’altra di queste irrinunciabili frasi
medioborghesi importate dalla Padania stakanovista per cui i termini
“inizio” e “fine” ferie si traducono
in più pragmatici e manageriali
“uscita” e “reingresso” in ufficio.
Tipo una pausa caffè, insomma:
solo, un tantino più lunga.
Reduci dalle code da e verso la Calabria, da e verso traghetti e ferryboat, da e verso certi novelli campi
di deportazione di massa denominati acqua-park (dissanguanti fisicamente e finanziariamente: dodici
euro giornalieri per slogarti una
clavicola da uno scivolo, fare acquagym fra ciccione e rattusi, sorbirti il fischietto isterico del
bagnino a ogni starnuto o colpo di
tosse non autorizzato), eccoci
quindi rientrare in città. Fiumane
di gente triste, avvilita, provata nel
fisico e nella mente; con l’aggravante emotiva di risparmi evaporati, diete saltate, mogli esaurite e
suocere ritrovate. L’inferno, prima
dell’inverno.
Quello che non sapevamo, però,
era che mentre noi s’era tutti in
spiaggia, intenti a destreggiarci fra
una pizza di spaghetti, l’ambulante
del cocco e una partita a tamburelle, qui a Battipaglia c’era chi lavorava – e freneticamente – per
noi. La famosa classe politica, insomma. Ovvero, la sommatoria
d’intenti di quella trentina di persone (più annessi assessori e portaborse e faccendieri e servitù
varia) che, messe insieme con discutibile senso logico se non estetico, avrebbero finora dovuto
serenamente e concordemente governarci finché elezioni non ci separi, e amen.
Non si sono fermati un solo attimo,
loro, tutti assorti e frenetici a riorganizzarsi e reimpastarsi e (soprattutto) smacchiarsi in attesa di
future candidature; roba di scambi
fra liste e partiti tipo calciomercato
o collezione Panini: ti cedo questo
dietro prestito a scadenza di quest’altro, ed eccoti qua il pollastro
per le provinciali, e per quel tizio
là studiamo una comproprietà, e
nel pacchetto ti ci metto pure un
abbonamento al digitale terrestre e
Continua a pag. II
ALBANELLA
Voci dalla mortella -1
Renato e Peppe...che una volta erano tanto amici
Renato Renato non è solo tanto carino ed educato ma è uno che le
donne e gli uomini di Albanella li conosce uno per uno. Peppe è uno che
lasciato da solo nella vigna o nella
stalla non si perde d’animo ma subito dà di zappa alle erbe infestanti e
taglia il foraggio da mettere in cascina per l’inverno. Si mette sul trattore, Peppe, lo fa andar da sé, non
va certo mettersi nelle mani del
primo estracomunitario a 15 euro al
giorno che incontra. Uno è stato dell’altro il primus inter pares, poi i
ruoli sono cambiati e sulla carta
oggi Iosca Renato di Peppe Capezzuto è stato il vice di bottega. Poi
Peppe la vigna la volle tutta e con
Vito Capozzoli big presenzialista sostituì il brillante ed europeo plastico
chirurgo dentista. Si emancipa l’ex
mezzadro di Bosco. Il piccolo Clooney d’Albanella che di cuori amava
far strage non si perde d’animo e
sulla tratta per Salerno – Palazzo S.
Agostino si pone. Cammina cammina, conta e riconta schede davanti
ai giudici, tanto fece che alla sinistra
di Angelo Villani si andò a seder.
Non se ne stette, come un altro che il
pennista pur ha conosciuto bene,
con le mani in mano: chilometri e
chilometri di strade ricoprì di bitume. Incappò pure in un flop sulla
collina di Matinella, ma capita mannaggia soprattutto se a convincerti
mandano occhi di donna color Cardinale. E Peppe? Peppe a maggese
conduce i terreni solatii, accanto a
sé si tien gli infedeli di Manzo,il Verlotta scuro d’umore, e pure a Roma il
condottier di ventura Guglielmo di
Vaccaro lo porta in palmo di man.
L’anno prossimo è tempo di elezione
ed ogni devoto che ha partecipato a
più di 18 processioni per Santa Sofia
(comprese quelle in passeggino o i
braccia a papà e mamma) la sua
dirà. Vuoi Peppe di nuovo a capo del
municipio? Renato mandiamolo a
Salerno! Meglio a casa? Iosca pure
pensa che farsi eleggere nel partitone Pd è difficile, così che è meglio
quasi quasi tornarsene sul Comune.
Gli amici lo pressano: sapete come
vanno ‘ste cose. Peppe tiene quelle
quattro o cinque teste di cazzo che di
spazi non ne voglion cedere. All’ex
men che mai. Dall’altra parte ci
stanno un po’ d’interessati a buttar
per aria i cascinali cresciuti col tetto
a capezzuto. “A Napoli Renato ti vogliamo mandare ma mò statti fermo
soro soro” cantano dalle parti del
Malnome. Il bel Renè ascolta, sente
suon un po’cortazzi ed intanto sul
quaderno tutto iannoto.
Che faccio? Pensa e fa: lui è carino
e tanto aquino, ma frunzo no.
MARIO ONESTI
Il Comitato “Memento Domine”
(www.comitatomementodomine.it)
prende il suo nome da un libro (un
romanzo storico per la precisione)
dal titolo, appunto, “Memento Domine” (Ricordati o Signore, mutuato dal latino), “Le verità negate
sulla tragedia del Sud fra Borbone,
Savoia e briganti”. Esso rappresenta la sintesi perfetta della tragica situazione creatasi, dal 1860
al 1870, nel meridione d’Italia,
l’autrice - è Dora Liguori (scrittrice, musicista e regista). “Tutto
questo”, secondo il Presidente del
Comitato “Memento Domine” Santino Campagna, architetto nato a
Serre, ma che vive a Campagna,
sposato con Nina Remolino e padre
di tre figlie, “viene ben rappresentato nel libro della Liguori, la
quale, superando gli interessi di
parte dei Savoia e persino dei Borboni, senza abbandoni a valutazioni tendenziose, si pone
asetticamente a descrivere i fatti
puntando, magari, l’attenzione
anche sulle sofferenze che questi
avvenimenti provocarono nel popolo meridionale, allorché, nel
1860, venne proditoriamente e
senza alcuna ufficiale dichiarazione di guerra, invaso dai Savoia”.
Infatti, il libro sottolinea anche
come, nel 1860, tolti i pochi idealisti, l’invasione del Sud, da parte del
Regno del Piemonte, non fu ispirata
da motivazioni di stampo unitario
bensì dall’acquisizione delle casse
del ricco Stato del Sud dell’Italia
(dopo l’Inghilterra, il più ricco
d’Europa), operazione che doveva
servire, alla casa Savoia, per ripianare quei molteplici debiti che stavano portando detta casa regnante
alla bancarotta.
A seguito dell’improvvisa invasione
scattò, nel popolo meridionale, una
violenta reazione, che presto prese i
connotati di una vera guerra civile,
per sedare la quale la Casa Savoia
provocò un numero impressionante
di vittime, distruzioni d’interi paesi,
esecuzioni di massa senza processo
(v. legge Pica) e, come ovvio, una
carestia e un impoverimento generale che, accompagnato da un
clima di terrore, indusse la povera
gente, quale ultima via per sopravContinua a pag II
II
Le storie
di Oreste Mottola [email protected]
Agosto 2008
Altavilla, che fine ha fatto il fontanile di Falagato?
Forse intralciava trattori a due piani, suv king-size e camion smisurati
LUCIO ASCOLESE
Giro intorno a una piccola area circondata dall’asfalto. Sterpi, pezzi di
cemento, bottiglie. È strano, doveva
essere qui ... proprio qui! Il fontanile
a Falagato è sparito. Lungo la strada
che conduce al Feo, ad una biforcazione, si trovava questa vecchia fontana/abbeveratoio, di un tipo che era
facile incontrare nelle nostre contrade. Non forniva più acqua né agli
uomini né alle bestie, tuttavia stava
lì, contrassegnava, identificava un
luogo; come i maestosi esemplari di
quercia, i morbidi declivi (tempe) del
suolo, la vegetazione serpeggiante
lungo i corsi d’acqua.
Ho chiesto. Pare che costituisse intralcio, impedimento all’avere strada
per trattori a due piani, per suv kingsize e camion smisurati. Costava
molto adattarsi? Neppure con un
tanto semplice e umile manufatto
siamo riusciti a coabitare? A nessuno
mancherà quell’oggetto saldo e rassicurante, che chiedeva un pò di spazio per durare nel tempo? E la
sensibilità, la pietas per una testimonianza così familiarmente conosciuta?
Ma insomma, importa davvero a
qualcuno conservare un’identità attraverso il volgere degli anni, “riconoscersi“ nel flusso degli eventi?
A fronte delle trasformazioni sociali,
economiche e ambientali, deve essere possibile realizzare un “rapporto
di amicizia” con il paesaggio, con ciò
che lo costituisce.
Immaginare che il proprio mondo è
solo quello che recintiamo e crediamo di aprire/chiudere all’esterno
con imponenti muri, inferriate, porte
e cancelli, è sordidamente egoistico,
oltre che di una irrimediabile stupidità.
Siamo tutti condizionati dal luogo e
raggiungiamo l’identità quando cominciamo a scegliere, fissare le immagini che esso ci offre. Cancellare
queste immagini ci condanna all’anonimia, al dimorare, non al
(con)vivere “in quel posto”, sentendosi con gli altri qualcuno, sentendo
di appartenere a una terra, di avere
una storia.
Oltre alla riprovevole mutilazione
del paesaggio, sono l’accettazione
passiva, il silenzio sull’ennesima ferita a essere segnali ancor più trist
“SI DEVE LAVORARE, E VIA
TUTTO...
SALVATORE LUCIA
Non sono Altavillese, ho la moglie
Falagatese (o come mi piace dire
“Falagatense”) che ama la sua terra e
per proprietà transitiva, io sono innamorato di Altavilla. Quando posso
faccio con piacere delle passeggiate
in zona ed una delle mie mete prefe-
rite è il Feo, all’altezza della fontana
rallento e mi piace guardarla, (o meglio mi piaceva dato che l’ultima
volta che son passato non c’era)
Perchè ? Innanzitutto perchè era
bella, si, per me era davvero bella.
Poi perchè mi si diceva che era un
punto di incontro, dove un tempo si
andava a prendere l’acqua o si portavano ad abbeverare gli animali, e se
quella fontana poteva parlare, chi sa
quante cose aveva da dire. Mi son
dato più risposte al perchè non c’era
più, “forse si è rotta per un incidente”
o “forse qualcuno l’ha presa come
sotto sotto avrei voluto fare io” .
Ma non immaginavo che “dava fastidio”. Con l’alibi del “si deve lavorare” la zona ha perso ogni sua
identità e perciò via la fontana, alziamo qua un muro, buttiamo giù la
quercia e cosi via .Ma è un discorso
troppo lungo da affrontare, il mio
commento, vuol solo esprimere un
dispiacere per un pezzettino (forse
piccolo piccolo) di Falagato che non
c’è più.
Contina da pag. I
A Parer mio...
di Ernesto Giacomino
Ve n t i d ’ a u t u n n o
un carnet di buoni sconto per
l’ingresso al Dolce Vita.
Loro, i medesimi, gli stessi di sempre. Ahia. I protagonisti indiscussi
del primo reality di manifattura interamente nostrana, “L’isola dei zellosi”, le cui vicissitudini abbiamo a
sorpresa ammirato la scorsa primavera in quelle trasmissioni notturne
ideate – in un insolito e spiazzante
picco di originalità – dall’unica emittente che per quieto vivere definiremo “cittadina”, e (solo) per bontà
d’animo “televisiva”.
Ci riprovano, dunque. E be’, ammiriamoli: ci vuole ‘na bella faccia. Io,
e altri tanti come me, per un fatto
d’onestà intellettuale, avremmo a
questo punto preferito scendere in
strada a trovarci un lavoro (serio).
Costeggiando i muri all’ombra – giusto per scongiurare la vergogna d’in-
contrare qualche elettore – avremmo
optato per reinvestire il tempo disponibile in più nobilitanti straordinari,
in quelle stesse fabbriche finora utilizzate come mero bacino di (immeritatissimi) voti. Saremmo tornati
negli studi a mettere dentiere, a fare
dichiarazioni dei redditi, a dirimere
questioni giudiziarie sull’equa spartizione dei posti al mercatino rionale.
Il vecchio scambio di sempre, insomma: denaro, sì, ma contro lavoro.
Invece, loro, macché. Eroici e umili
insieme, inappagati e inappaganti,
come nulla fosse accaduto s’inalberano pure contro chi inneggia al rinnovamento, chi vorrebbe a Palazzo
gente oggettivamente capace per
quanto soggettivamente apartitica:
imprenditori e professionisti e (veri)
docenti, con agganci politici a livello
zero ma d’indubbie dimensioni scro-
tali in fatto di competenze. Roba mai
vista, insomma. Per cui parecchi ex
semi-consiglieri da Bar Sport hanno
già fatto la voce grossa: l’amministrazione pubblica è materia per gli
addetti ai lavori, hanno detto, è roba
che non s’improvvisa, che a non
saper gestire il meccanismo c’è il rischio di far danni. Uhddio, ma davvero?
Chiedetelo al Commissario Prefettizio, allora, chiamato di gran corsa a
traghettarci fino alla prossima primavera.
Cioè, per questo fatto di limitarsi all’ordinaria amministrazione, in principio sapeva di dover proseguire i
lavori avviati dal Consiglio uscente.
Poi, una volta arrivato, s’è accorto
che lo avevano semplicemente
messo in ferie…
dalla prima
Nasce a Campagna
“Memento Domine”
vivere, a un’emigrazione, spesso
forzata, che assunse, ben presto,
numeri spaventosi.
Per questi motivi il Comitato, affinché venga ridata la giusta dignità storica al Sud e soprattutto
perché venga ridata ai nostri giovani conoscenza puntuale dei fatti
intervenuti, che non furono, come
da interessata “vulgata” dei vincitori Savoia, espressione di “quattro briganti”, ma sanguinosa
guerra civile, chiede che, per meglio accertare queste verità, dopo
150 anni, venga finalmente tolto il
segreto di Stato a quelle 150.000
pagine che giacciono, tutt’ora, segretate, rendendole così disponibili
agli studi degli storici.
”Solo con questa operazione”, è
ancora l’architetto Campagna a
parlare, “sarà possibile dare una
risposta obiettiva e pacificatrice a
tante divisioni e ai tanti insoluti
‘perché’ su quanto è realmente avvenuto; altresì riteniamo che questo sia anche il modo migliore per
onorare, nel 2010, un’Unità d’Italia, allora non voluta, ma che oggi
rappresenta il bene più prezioso
della nostra Nazione”.
III
Eboli
Agosto 2008
Con Morandi e Vasco Rossi, un’estate da incubo
Parolacce e musica straziante, a Eboli. L’esodo verso Serre e Campagna
Finita l’estate, al comune di Eboli
sono arrivate una valanga di lettere. Ammiratori veri, fans falsi,
lacchè occasionali. Tutti con la
manìa di scrivere. Il postino ha
fatto gli straordinari. Per il sindaco
Melchionda, questo ed altro. Tra le
missive più toccanti, ce n’è una
che descrive appieno l’estate ebolitana.
A scriverla, sono due colleghi, non
avvocati, del sindaco Melchionda.
Stesso partito, il Pd, stesso mestiere, il primo cittadino. Ad apporre la firma autorevole, sono
Biagio Luongo, sindaco di Campagna, e Palmiro Cornetta, sindaco
di Serre. La lettera custodita ora
nel caveau dei segreti istituzionali.
Questo è il suo contenuto, condivisibile. “Egregio Martino, collega
sindaco, apprezzato politico, i sottoscritti colleghi Biagio Luongo e
Palmiro Cornetta, con la presente
ti scrivono per dirti grazie.
Grazie per aver riempito le nostre
piazze, grazie per aver affollato i
nostri concerti, grazie per la passione da grande esodo, con la
quale i tuoi concittadini, centinaia
e centinaia di ebolitani, hanno invaso le nostre piazze, le nostre serate jazz, una qualunque iniziativa
a Campagna. A ogni cantante, a
ogni manifestazione, ne sono arrivati tanti.
Traffico in tilt, code chilometriche, grazie di cuore, grazie sincero. La nostra meraviglia?
Sappiamo che a Eboli avete invitato Vasco Rossi, Gianni Morandi.
Una scelta da brividi. Concerti da
non perdere. Immaginiamo le folle
assattanate giunte a Eboli (non più
di 20 persone a sera, ndr).
D’accordo, erano due penosi cloni
di Morandi e Vasco Rossi, ma,
caro Martino, l’hai pensata proprio
bene. Un’estate come quella ebo-
litana nemmeno Alemanno a
Roma riesce a farla. De Luca?
Buonanotte, quello ora pensa solo
alla regione Campania. Immaginiamo quanta gente sia accorsa in
piazza (non più di 20 a serata,
ndr).
Immaginiamo le folle plaudenti
(cani randagi inclusi, la piazza era
desolante e vuota, ndr). Ma noi ti
ringraziamo di cuore, per tutte le
nostre serate estive, a Serre e a
Campagna, non c’è stata manifestazione a cui non abbiano partecipato nutrite schiere di ebolitani.
Le pagelle
di Francesco Faenza
Il voto più alto
(mettetelo voi)
va a
Martino
Melchionda,
il sindaco mediatico ha conquistato tutti i
giornali nazionali (Corriere della
Sera, La Repubblica, La Stampa, Il
Mattino...), i siti internet, le tv commerciali berlusconiane (Rai e Mediaset), con le sue crociate fuori dal
mondo: il divieto di sesso in auto, il
divieto di una birra dopo le 21, il divieto di camminare in abiti discinti
in riva al mare. Per paura che il sindaco sbarri strade e interi quartieri,
a Eboli nessuno più getta un fazzoletto sul marciapiede, un palloncino
sgonfio, uno slip filiforme. Conquistato il primato di paese bacchettone, Eboli continua a far discutere.
Vigili urbani, voto 7: li aspettavamo dal 1 luglio, in riva al mare,
sono arrivati il 10 agosto.
Con il calendario non ci ritroviamo,
ma almeno a Ferragosto, la loro presenza sulle spiagge è servita. A tenere a freno la prostituzione, a
garantire i bagnanti più piccoli, ad allontanare ladri e truffatori. Tardi
sono arrivati, un pò narcisi sui rumorosi quadricicli, ma finalmente
presenti, visibili, utili. Meglio tardi che
l’estate prossima.
Gianfranco Masci, voto 3: bocciato dall’opposizione di destra e sinistra, ridimensionato dalla Cgil in
più occasioni, il direttore generale
del comune è rimasto fiero, duro e
ben remunerato, nella sua torre
d’avorio. Ma quando anche la Uil, la
fedele Uil, gli amici sindacali, i mai
contestatori uillini, hanno scritto
nero su bianco: “non sappiamo a
cosa serva questo direttore generale”, lo smacco è stato totale. E’
vero che lo sgambetto a Masci lo ha
messo il segretario comunale Santomauro, portandosi a Eboli un dipendente comunale di Battipaglia. E’
vero che sono ormai due anni che
vanno avanti i trasferimenti punitivi,
che raddoppiano i capiservizio e le
spese in uscita per i dipendenti comunali. E’ vero che gli ebolitani continuano a pagare le tasse per risultati
che in comune non si raggiungono.
Ma la bocciatura della Uil, amica Uil,
nei confronti di Masci è quasi peggio
del litigio mai confessato tra il sindaco Martino Melchionda e l’assessore Cosimo Cicia.
Marta Santoro, voto 7,5: il capo
della guardia forestale si affaccia sulla
pineta di Eboli, ravvisa parecchi
abusi, chiude la Casina Rossa (della
Provincia di Salerno), praticamente
si sostituisce ai politici pavidi che annunciano battaglia, ma temono la
loro ombra. Strade pubbliche chiuse,
pineta invasa dalle auto, parcheggiatori abusivi, cemento in riva al mare.
Il piano spiagge conta quanto i nostri politici, niente. Il codice penale
non trova ospitalità a Eboli.Vergogna
recidiva.
Giunta Melchionda, voto 3: ogni
tre mesi, il sindaco boccia i suoi collaboratori.
Li sostituisce, li offende “incapaci e
improduttivi”, li minaccia “vi tolgo le
deleghe”, li tratta come bambole di
pezza, senza cervello, senz’anima. E
gli assessori restano lì, senza un sussulto di dignità, senza un passo coraggioso,
senza
tre
sillabe
contestatrici. Muti. Silenti. Zerbini.
Vendersi tutto per restare in giunta,
per beccarsi offese e bocciature, dal
proprio sindaco, è peggio che fare i
Bondi di Berlusconi. Se al peggio non
c’è mai fine, un sussulto di coraggio
e dignità, forse, arriverà.
Alla faccia del costo del petrolio,
della benzina, di Moratti, del decreto sicurezza, del divieto di bivacco, abbiamo avuto ebolitani
che son diventati campagnesi stanziali, serresi d’adozione.
Peraltro, non è che siamo poi tanto
sorpresi. Sono già tre anni che
quest’esodo si verifica. Ogni
volta, a luglio o ad agosto, Serre e
Campagna si riempiono di voi.
Ebolitani appassionati a un pò di
musica orecchiabile (non assordante rumore di strumenti musicali
stuprati, come a Eboli, ndr).
Caro Martino, mille e ancora
mille di queste estati. Noi ti proponiamo un gemellaggio.
Noi a Campagna e Serre continueremo a fare le nostre manifestazioni.Tu continua a programmare
l’estate ebolitana, come fai sempre. Anche se siete solo in tre, tu,
Cariello e Maglio, non desistere. Il
successo premia i caparbi.
Noi, ti apprezzeremo con costante
affetto. Distinti saluti, Biagio
Luongo e Palmiro Cornetta”.
L’estate ebolitana è finita. Per fortuna. Voci straziate e coperte dagli
strumenti musicali, chitarre sventrate, batterie bombardate, scuole
di danza e karaoke, battute alla
Pierino sul palco “basta con il voi,
diamoci del the, no, io prendo il
caffè...sono il risultato di una tristissima estate ebolitana. L’ennesima, disorganizzata e penosa.
Vedere l’assessore Maglio gongolante per un risultato misero, mentre Campagna e Serre erano invase
dagli ebolitani, è come andare alle
Olimpiadi, ma nel Paese sbagliato.
Sentir parlare il pool di Cariello di
centinaia di spettatori accorsi in
piazza, quando nemmeno 30 erano
i presenti ai rumorosi concerti
ebolitani, è simile alle barzeletta
di Berlusconi con la scopa blu in
mano. “Abbiamo restituito la
piazza (della Repubblica) agli
ebolitani” ha salmodiato dal palco
Cosimo, l’assessore Maglio.
Una domanda tutti si son posta:
ma dal 1996, dove ha vissuto Maglio, su Marte?
Tristissimo il finale, poi, di Cabareboli. Le parolacce e le volgarità
piovute dal palco sono state salutate addirittura da un applauso. Politici inclusi. La buona educazione
non ha colore politico. Se almeno
il senso del ridicolo è perso, un pò
di contegno, non farebbe affatto
male.
Alle parolacce si risponde con trasparente buona educazione: ci si
alza dalla sedia e si va via.
L’applauso dei politici ci ricorda
tanto il macchiettistico Pierino del
più becero cinema italiano.
Francesco Faenza
IV
Battipaglia
Agosto 2008
Le Idi di Agosto, ma bene abbronzati…
L’estate sta finendo e la politica se
ne va.
Con le dimissioni di Gennaro Barlotti, seguite a ruota da quelle di sedici consiglieri d’opposizione
(compresi quelli del Pd), la politica
ha deposto le armi a favore di
un’amministrazione tecnica guidata
dal Prefetto in pensione Alfonso
Noce. Ex commissario prefettizio del
Comune di Afragola, sciolto per infiltrazione camorristica, il prefetto
Noce vanta esperienze nell’antiterrorismo in qualità di responsabile dei
servizi di sicurezza per la Regione
Lazio, ruolo delicatissimo, nello
svolgimento del quale subì un attentato da parte dei Nap il 14 dicembre
del 1976. Nell’agguato, da cui Noce
uscì vivo, persero la vita un terrorista
e un agente della scorta del funzionario.
Tornando alle vicende battipagliese,
lo scioglimento del consiglio comunale, decretato dal Presidente Napolitano, ha palesato - se ve ne fosse
ancora bisogno - l’impossibilità da
parte della giunta Barlotti di condurre una regolare azione amministrativa,
impossibilità
dovuta
all’assenza fin da subito di una - seppur minima - maggioranza consiliare, ma causata, anche e
soprattutto, dai tanti macroscopici
errori di gestione delle diverse parti
in causa. Come in un libro scritto
male il finale lascia l’amaro in
bocca. E così, venendo a cadere la
guida politica della città, decretandola contemporaneamente alla data
di nuove elezione, nell’aia politica
cittadina comincia la zuffa dei galli
cedroni. Dalle strategie di largo respiro alle “cufecchie” all’ombra
degli alberi di Piazza Aldo Moro, la
campagna elettorale è bella che cominciata.
Tutti pronti sui blocchi di partenza,
più sindaci che cittadini. Ognuno
degno, ciascun borioso, pronto prontissimo a sacrificarsi per il bene della
città. Certo non tutti hanno lo stesso
fine… di gran voga infatti il gioco
dell’estate: “il nome sul tavolo”. I
presupposti per parteciparvi sono
pochi, basta avere una
mezza claque ben rumorosa,
un curriculum da trasformista, un pizzico di sfacciataggine e il gioco è fatto. Così,
rispettando anche solo alla
larga queste regole, ognuno
può inserire il proprio
“nome sul tavolo”. Il fine
del gioco è “chiaramente
losco”, il gioco è in sé un ricatto, come al mercante in
fiera, all’asta… il ritiro del
nome.
Qui tutti hanno un prezzo,
che sale più dell’inflazione.
E allora a destra: Zara (che
forse opterà per la candidatura alle regionali), Liguori (che
forse punterà sulle provinciali),
Motta (che forse ci proverà davvero),
il leader maximo di Forza Italia, Forgione e il brillante Enrico Tucci, gran
protagonista per sua stessa ammissione nel gioco di cui sopra. Sempre
nel mondo del centro destra, ma
fuori dal Pdl, navigherà Barlotti. La
stella cadente (in quanto a velocità di
passaggio) della politica cittadina
sembra intenzionato a riprovarci,
questa volta da vero capopopolo (ricorda un po’ Grillo, caste a parte)
senza il sostegno dei grandi partiti di
destra, ma con solo (per ora) l’appoggio dell’Udc e di qualche civica
creata all’occasione. Dal suo buen
retiro di Acciaroli, starà pensando a
come riappropriarsi di ciò che troppo
velocemente gli è sfuggito di mano.
Chi vivrà vedrà.
A sinistra (parola ormai desueta e
forse inappropriata) ci si muove alla
ceca: in corsa Gaetano Barbato, consigliere uscente del Pd, che sta lanciando la sua candidatura col
passaparola, ma che da grande
esperto del gioco dell’estate, potrebbe farsi prontamente da parte davanti a qualche offerta allettante: una
volta un giornale (il Castello di
Vetro) scrisse che gli mancava solo
il cane da sistemare al Comune, vedremo se ci riuscirà. Si paventano
poi i nomi sempreverdi di Mirra e
Anzalone (ex ds), di qualche peso
massimo della Margherita che fu
(Crudele, Santese) e infine della
croce e delizia del popolo Pd, Giovanni Santomauro. In molti sostengono che sia l’unico a poter tentare
la vittoria, per questo le manovre per
portarlo in sella ad un cavallo potenzialmente vincente sono cominciate
e l’ex Segretario comunale e city
manager del Comune di Battipaglia
ci sta pensando seriamente.
Appuntamento ad Aprile, chi ci arriverà con le ossa integre avrà già di
chè essere contento.
Valerio Calabrese
Le ecoballe vanno ad assediare Persano
I l c o m p r e n s o r i o m i l i t a r e o s p i t e r à 9 p i a z z o l e p e r q u a s i 10 e t t a r i
L’epicentro della questione rifiuti si
sposta dalla zona di Macchia Soprana
che a va quasi a lambire i monti Alburni a Persano, nell’area delle caserme, ai confini con Altavilla
Silentina ed Eboli.
I lavori per lo stoccaggio delle ecoballe nel comprensorio militare di
Persano vanno avanti nella segretezza e, soprattutto, velocemente. E
senza avere per i piedi gente che
protesta.
L’area, prestata dal demanio militare
al commissariato di governo, che la
gestirà autonomamente, servirà a
parcheggiare le cosiddette ecoballe,
immondizia impacchettata dai Cdr.
Per tutto il mese di agosto maestranze e mezzi che dipendono da
imprese che hanno sedi nei paesi vicini vanno e vengono.
E chi abita nei dintorni se ne accorge. I rifiuti quasi quasi danno l´altolà ai bersaglieri con le piazzole
dove sorgeranno le montagnole di rifiuti, quasi a ridosso delle caserme
dell´esercito e di Palazzo Reale, ovvero la grande casina di caccia edifi-
cata dai Borboni.
Una fonte ufficiosa parla di 9 piazzole per un totale di 90 mila metri
quadrati, quasi 10 ettari in tutto, ma
Cornetta, sindaco di Serre, ridimensiona: “Negli uffici del municipio ho
avuto notizia di una sola piazzola
larga 42 metri e lunga 109. Ciò non
vuol dire che non ne abbiano già realizzate altre.
Lì comandano i militari, mica vengono a prendere ordini da noi”. Se è
vera la quantificazione dei più di 9 ettari che saranno adibiti allo stoccaggio di ecoballe si può arrivare a
calcolare una potenzialità di oltre
200mila ecoballe stoccabili.
Non sono servite a granchè le rimostranze dei militari che vivono lì e
che non avrebbero gradito la convi-
venza con alcune migliaia di
tonnellate di balle provenienti
dai Cdr.
La scelta appena adottata su
Persano era già stata valutata
dal sottosegretario Bertolaso e
dal generale Franco Giannini
«ad alto beneficio, a costo zero
e senza alcun impatto ambientale, visto che la casa più vicina
dista 800 metri».
L´area individuata come deposito di balle cade infatti in
un’ampia e vecchia area di Persano dove venivano depositate
le roulotte (ormai rimosse) che
servivano per le emergenze in
caso di terremoti.
La distanza dal fiume Calore è
di 450 metri, dal Sele ne dista 1600,
mentre la Casina Reale è ad un chilometro e mezzo.
L’abitazione più vicina è ad 800 metri.
La zona, nel 1993, fu sommersa dall’acqua dei due fiumi che fuoriuscì dal
normale corso e trascinò più di una
roulotte a diverse centinaia di metri
di distanza.
Salerno
N°32 30 agosto 2008
11
Cilento, ottime le analisi di De Masi ma...
Nessuno si è opposto allo scempio del litorale cilentano, neanche le opposizioni...
Il dimissionario Presidente del Parco
De Masi, in un recente intervento su
Unico, ha dimostrato di avere bene
inteso, pur nei pochi mesi che lo
hanno visto impegnato al vertice dell’Ente, i mali –in verità neppure tanto
velati - che attanagliano, e mortificano, un intero territorio. Sono bastate poche settimane perché De
Masi attribuisse alla “mousse politica screditata, unita e divisa da interessi contingenti” le ragioni dello
scollamento in essere tra le Istituzioni e i cittadini cilentani.
Il termine mousse invero fa pensare
ad un dolce schiumoso, zeppo di saccarosio. La definizione è sin troppo
elegante.
Ben altra espressione sovviene alla
mente del viaggiatore che si spinge a
sud e a sud-est del tempio di Nettuno. Gli scempi urbanistici, la sistematica svalutazione di un territorio
ricco di storia e di natura fanno presto dimenticare la superiore architettura dei greci o il pensiero di Zenone.
È arduo rimanere indifferenti o atarassici di fronte alle nuove tendenze
cilentane che incoraggiano la costruzione di abbaini in stile tirolese sui
tetti delle vecchie case che si ergono
nel cuore dei borghi storici dell’interno. “Tutto è immutabile” sosteneva Parmenide di Elea. Non la
pensano così tanti amministratori locali della fascia costiera riguardo al
paesaggio. Nessuna opposizione essi
muovono al nuovo
e dinamico sacco
edilizio del litorale.
Una miscela indubbiamente pericolosa. Fatta di poca
cultura, di scarso
apprezzamento per
il Bello e di necessità clientelari. Lo
schema non cambia
se si volge lo
sguardo alle politiche sovracomunali.
Talvolta è il Parco
del Cilento che
sembra divertirsi a
richiamare alla memoria uno degli
acuti paradossi di
Zenone. L’Ente preposto alla tutela
(sic!) solo pochi anni fa, di concerto
con la Regione e il Comune di Centola, ha autorizzato, in un’area posta
in posizione dominante sulla pregiatissima Mingardina, la costruzione di
una mastodontica struttura in calcestruzzo per l’osservazione della
Dall’avvocato Vincenzo Graniero riceviamo e volentieri pubblichiamo
“A Sant’Angelo Fasanella si amministra solo giustizia e non c’è nessuna fabbrica seriale…”
In nome e per conto dell’avvocato
Pellegrino Caterina Anna – Giudice di
Pace di S. Angelo a Fasanella – e con
riferimento all’articolo “La piccola
fabbrica dei ricorsi seriali” pubblicato
sul numero 25 del 28/ 06/2008, per la
parte riguardante il predetto Ufficio,
è necessario fornire alcune precisazioni per circostanze non veritiere, da
rettificare con opportune modalità:
Premesso che le cosiddette cause
“seriali” sono diventate realtà sociali
di cui lo stesso legislatore ha dovuto
tener conto, predisponendo una regolamentazione sulla base di modelli
internazionali, già vigenti da decenni,
ma che in Italia non trova eguale applicazione per tutelare quelle situazioni soggettive similari e perfino
identiche, sembra opportuno evidenziare che l’uso del termine “seriale”
ovvero “in serie” così come emerge
dall’articolo in esame, appare intenzionalmente volto ad indicare fattispecie abnorme, senza riscontro reale
o ai limiti dello stesso, nonostante la
considerazione attribuita ad essa dalle
necessità di una società moderna, ove
tendono a prevalere l’associazionismo o comitati organizzati , che – a
parole – tutti hanno interesse a tutelare, ma che nei fatti – allorché interagiscono o si azionano – sono
considerati fenomeni devianti o “fastidiosi”. Mai è stata accolta richiesta
di risarcimento di mille euro per
ognuno dei ricorrenti. L’importo mas-
simo liquidato è di 150 euro, oltre le
spese legali, dovute per legge. La domiciliazione degli utenti presso la
sede dell’Ufficio è consentito dalla
normativa vigente, mentre la relativa
incompetenza territoriale DEVE essere eccepita dalle società convenute
nella prima udienza utile, e quando ciò
è stato fatto, il Giudice ha emesso
corrispondente sentenza, SEMPRE
con puntuale accoglimento delle ragioni delle convenute, non potendo
essere tale rilievo essere effettuato
d’Ufficio.Allo stesso modo nessun accertamento di legge è dovuto sull’identità e dell’età dei concorrenti.
Effettivamente l’indennità lorda per
ogni sentenza è pari a euro 56,81 con
un tetto massimo annuale di euro
72mila (da tassare nelle misura di
legge). Considerato che il compenso
dovuto è costituito anche da ulteriori
indennità (reggenza, numero di
udienze e provvedimenti sia civili che
penali), tutte le somme maturate,
oltre detta soglia, non sono e non saranno mai percepite.
Tutte le sentenze, inoltre, sono state
motivate secondo legge, e solo per la
quantificazione del danno è stato
adottato il criterio dell’”equità” – criterio anch’esso previsto con “codice
alla mano”.Tra l’altro, nessuna di esse
è stata mai riformata per la non corretta applicazione del danno “esistenziale” riconosciuto ai ricorrenti in
applicazione dei principi normativi.
Considerato che l’articolo in oggetto
contiene una puntualità di dati relativi
ai procedimenti instaurati fino al 2007
e dell’indennità percepita dalla mia
cliente per gli anni 2005 e 2006 –
eventualmente desunti dalla compiuta
Ispezione Ministeriale presso il predetto Ufficio del Giudice di Pace – sarebbe stata gradita altrettanto
precisione in ordine alle ulteriori notizie fornite nel prosieguo del testo.
Avvocato Vincenzo Graniero
Risponde Oreste Mottola
La correttezza formale, e la legalità, dell’operato di Anna Caterina Pellegrino non
sono state messe in discussione da
“Unico”. L’articolo era basato su quanto
già scritto nell’inchiesta: “Le piccole fabbriche dei ricorsi seriali” del giornalista
Lionello Mancini, comparso su “Il Sole 24
ore” del 21 giugno 2008 e successivamente ripreso, nei giorni immediatamente successivi, dal quotidiano “Libero”.
Il clamore dell’evento non fu – converrà
l’avvocato Graniero - trascurabile, Ovviamente l’avvocato avrà sicuramente provveduto a richiedere (ed ottenuto)
all’autorevole testata economica italiana,
ed al quotidiano di Vittorio Feltri, un’ulteriore precisazione. Tutti i dati, come correttamente ammesso dal legale, sono
stati correttamente desunti dalla “compiuta Ispezione Ministeriale presso il predetto Ufficio del Giudice di Pace”.
fauna migratoria. Ovviamente mai
nessuno vedrà volatile transitare
lungo rotte tanto deturpate. Cambieranno i migratori le loro traiettorie.
Resterà il cemento. Il complesso non
ha mai funzionato e già versa in stato
di vergognoso abbandono. Poco importa agli amministratori locali.
Ancor meno agli amministrati. La
natura del finanziamento rassicura a
sufficienza: in fondo il milione e
cento mila euro utili per costruire
tale eco-mostro era di origine comunitaria, proveniente quindi dalle tasche degli ignari contribuenti belgi,
francesi, germanici e così via. In una
comunità seria gli amministratori dovrebbero affrettarsi a formalizzare
deferenti scuse verso le istituzioni
comunitarie per scelte tanto scellerate. Gli amministrati, dal canto loro,
dovrebbero esercitare pressioni per il
reperimento di fondi da utilizzare per
la demolizione del nuovo mostro di
cemento. Quanta pace c’era ai tempi
di Zenone, di Parmenide e degli antichi Greci.
Pierluigi Morena
Auguri
Benedetta Sacco, è nata il
18 agosto 2008 e pesava
3,590 kg. I genitori sono
Marco Sacco e Michela Antoniello, residenti a Matinella. Auguri dai nonni
Mario Sacco e Maria Rosaria
Picilli, e dallo zio Fabio
Brunella De Laurentis
lo scorso 8 luglio si è brillantemente laureata in Scenografia
presso l’Accademia di Belle Arti
di Napoli con voto 110 e lode e
il plauso della commissione.
Dalla famiglia e dagli amici i complimenti e gli auguri più sinceri.
Diano
12
N°32 30 agosto 2008
Sant’Arsenio
Finis Terrae: 9 artisti
Sanità: Il piano
contemporanei a Castellabate di Montemarano
L’Associazione AequaMente, La Presidenza del Consiglio della Regione
Campania, la Provincia di Salerno, il
Comune di Castellabate, l’Accademia
di Belle Arti di Napoli, con la collaborazione di Gaudianello, Calipso Hotel,
Corporazione delle Arti e delle Tecnologie e Perbacco di Pisciotta presentano
una mostra collettiva, curata da Antonello Tolve, tesa a delineare le dinamiche – rizomatiche, liquide, trasparenti –
del presente dell’arte e della vita.
Composta da nove artisti del territorio
campano che ripercorrono lo spazio del
primo piano del Castello dell’Abate,
Finis Terrae (aperta al pubblico dal 3 al
30 agosto) si prospetta come un passaggio incidentale, come compatta operazione sul (e nel) territorio; come
basilare conversazione artistica che
tende a mutare tramite la creatività (nervatura indispensabile per riscoprire un
patrimonio artistico da salvaguardare),
una posizione incisiva per rendere
chiaro un comportamento educativo in
cui l’arte si nutre nuovamente di un patrimonio urbano determinato attraverso
una cintura estetica in quanto «indice
riepilogativo di un più largo ragionamento sociale e politico messo in
campo dai beni culturali» (Tolve).
Le sculture diffuse e sensibili di Pierpaolo Costabile che traccia una linea
estetica fibrillante tra il virtuale e il reale,
l’erotico cromatismo delineato da
Lucia Lamberti attraverso le sue
Donne d’una bellezza (dis)armante, le
sovraterritorialità proposte dagli (negli)
scatti fotografici di Francesco Acone, i
tagli prospettici di natura antropologica
proposti da Alfonso Elia, il poverismo
estetico di PuntoG (Costabile Guariglia) che dialoga con lo spazio per mi-
surarsi con lo scenario fruizionale, le
avvincenti lingue di colore offerte da
Giovanni Cavaliere altalenanti tra un
postsurrealismo e una seducente pulizia
minimale, la carica concettuale di Pierpaolo Lista, la galleria di ritratti di Valentina Cipullo che dà risalto ad un
anonimato dominante e allarmante, la
percezione artificiosa e transreale di
Marco Vecchio. Questi nove artisti rappresentano una scelta ben precisa:
quella di proporre un ventaglio di nomi
e di poetiche che nascono nel nostro territorio sempre più aperto a dialoghi internazionali e a flussi continui, a nuovi
progetti analitici e a nuove azioni creative.
Aprire nuovamente gli spazi della vita,
riconsiderarli per mezzo di interventi artistici vuol dire ritornare ad un’arte (ad
un’azione socio-politica) che si propone
come soda presenza sul territorio, come
riunione di artisti che diventano (con la
loro opera) nervatura indispensabile per
riscoprire una ricchezza artistica altamente legata alla zona da rinnovare,
rende chiaro un comportamento istruttivo in cui l’arte si nutre di nuovo di un
patrimonio urbano, naturalmente, che si
determina attraverso una cintura estetica in quanto schema riassuntivo di un
più largo discorso politico dei beni culturali.
«Linfa riservata del presente», avvisa
Antonello Tolve nella premessa al catalogo, «è il passato a determinare e qualificare la trama estetica dell’attualità
artistica. Perché l’antico specifica la
contemporaneità per mezzo di rimandi
continui; di proroghe in cui sono gli artisti, poi, a reificarne, riprecisarne e rimodellarne l’abbecedario originario».
Lucia Ciano
Fiori d’arancio per...
Marco Di Iesu e Agnese Ammaccapane
Fiori d’arancio in casa Di Iesu Ammaccapane. “Chè la vostra vita insieme sia
foriera di tante cose meravigliose”, è
questo l’augurio che la famiglia Di Iesu
e in particolare il testimone di nozze
Michele rivolge ai neo sposi Marco Di
Iesu e Agnese Ammaccapane. I due giovani raggianti e felici si sono uniti in matrimonio giovedì 21 agosto presso la
chiesa SS. Annunziata di Sant’Arsenio
alla presenza di genitori parenti e amici.
All’uscita, tra fiori e tradizionale lancio
del riso, ben cinque ufficiali in alta uniforme li hanno salutati con un sugge-
stivo picchetto d’onore. I festeggiamenti
sono proseguiti nella splendida località
di San Pietro al Tanagro dove il calice di
champagne sollevato e il taglio della
torta nuziale hanno suggellato la nascita di un nuovo capitolo della loro vita.
Marco, prosegue il suo cammino insieme alla sua Agnese, 30 anni originaria di Sant’Arsenio. Da tempo complici,
affettuosi e sempre uniti ora finalmente
hanno coronato il loro magnifico sogno.
Sinceri auguri a Marco e Agnese, chè il
vostro amore bello e sincero fiorisca ogni
giorno nei vostri cuori.
Un centro di riferimento per la specialistica in riabilitazione a Sant’Arsenio, la copertura dei primariati di Polla
entro il 2009 e il potenziamento delle
strumentazioni tecnologiche nel
plesso di Polla e Sant’Arsenio. Sono
questi i tre punti ufficializzati dall’assessore regionale alla Sanità, Angelo
Montemarano, si tratta dei tre obiettivi da raggiungere nel Vallo di Diano.
Invitato dal consigliere regionale Donato Pica in visita al plesso ospedaliero di Polla - S.Arsenio, alla presenza
di assessori provinciali, sindaci del
Vallo di Diano, personale medico e
sindacati, Montemarano ha spiegato:
“Per il polo riabilitativo di S. Arsenio
esiste già una proposta della Direzione generale dell’Asl Sa/3 presentata in Regione nei primi giorni di
agosto. Il Ministero ha già riconosciuto la nuova funzione del Plesso.A
questo punto insieme con il consigliere Donato Pica elaboreremo una
proposta operativa e cantierabile che
tenga conto di un nuovo assetto
strutturale, tecnologico ed organizzativo, che utilizzi anche i fondi per l’edilizia sanitaria, congelati in attesa
dell’elaborazione di una proposta unitaria nella sanità salernitana. Per il
resto ho visto strutture dotate di
buone attrezzature che vanno ancora
potenziate e di una ottima qualità dei
servizi e dell’igiene interna”. Poi prosegue: “Si tratta di riconoscimenti importanti per la sanità del Vallo di
Diano, anche perché giungono in sintonia con tutte le parti interessate
dagli amministratori locali, ai sindacati
al personale medico ed infermieristico. Adesso è necessario definire in
maniera razionale ed esecutiva i progetti, iniziando con quello della specialistica di riabilitazione a S.Arsenio, i
cui dettagli saranno evidentemente
concordati con la Direzione generale
ed i tecnici. Ci consola anche la rassicurazione di nuovi bandi entro il 2009,
per completare la pianta organica dell’Ospedale di Polla”. Ciò costituisce
un momento utile a procedere verso
i target prefissati. “Stiamo lavorando
per offrire al paziente condizioni sempre più confortevoli - prosegue l’assessore
regionalevogliamo
specializzarci per far fronte alle carenze che purtroppo esistono dappertutto. Lasciamo da parte le idee
personali e lavoriamo a un progetto
unico che salvi veramente la vita
umana”. E dunque il “contenitore”
ospedali di Polla e Sant’Arsenio e in
ultimo l’hospice devono essere potenziati con “contenuti giusti e adeguati”. Occorre allineamento e voglia
di attrarre forze in grado di agire e
operare concretamente e l’assessore
regionale Montemarano ha voluto rimarcare il suo sostegno a tutto
campo per un buon funzionamento
della cura della salute nel comprensorio valdianese.
Pagina a cura di Antonella Citro
In farmacia
Farmaci: 60+60
non fa 120mg!
L’assorbimento
è la velocità
con cui un farmaco lascia il
sito di somministrazione e
l’entità con cui
si verifica tale
processo. In base a questo principio fondamentale un sistema
ideale di rilascio del farmaco dovrebbe cedere il farmaco nel sito
d’azione, nella quantità e per il
tempo necessari alle esigenze terapeutiche.
Proprio a garantire questo
scopo vi sono le formulazioni a
rilascio prolungato e modificato
formulate in modo tale da mantenere in maniera prolungata nel
tempo i livelli ematici nell’intervallo terapeutico.
E’ chiaro che prolungato non è la
stessa cosa di modificato.
Ad esempio molto spesso può
capitare che non avendo a disposizione il dosaggio prescritto,
ci viene proposto un dosaggio
diverso magari adattando il numero di compresse.
Questo può essere fatto con le
normali formulazioni orali ma
non per le formulazioni a rilascio
prolungato o modificato.
Descriviamo un caso reale. Si
tratta di un paziente che assumeva due compresse al giorno
(ore 8 e 20) di diltiazem 120mg a
rilascio modificato.
Ricoverato momentaneamente
in ospedale, a causa della mancanza in corsia del dosaggio da
120mg gli vennero somministrate due compresse da 60mg a
rilascio modificato. Il punto della
questione è proprio questo:
60+60 non fa 120mg come per
le compresse normali.
Infatti le compresse da 60mg a
rilascio prolungato sono formulate per rilasciare il principio attivo nell’arco di 8 ore, mentre
quelle da 120mg lo rilasciano
nell’arco di 12 ore. Il paziente
quindi, pur assumendo 120mg rischia di rimanere scoperto per 4
ore cioè prima della nuova assunzione di farmaco. Nella confezione di farmaco da 120mg
abbiamo un sistema particolare
di cessione del principio attivo.
Il principio attivo di cui parliamo
è il diltiazem contenuto nel nucleo della compressa che è avvolta da un polimero insolubile
provvisto di pori.
Questa membrana porosa e
inerte controlla la liberazione
graduale del principio attivo contenuto nella compressa retard.
Il farmaco comincia a diffondere
attraverso i pori della membrana
quando il saccarosio che li
ostruisce si scioglie nel succo gastrico.
Tutto questo non è previsto per
le compresse da 60mg.
Ricordiamo ai nostri radioascolatori che è molto importante il
rispetto dei tempi e delle dosi
nell’assunzione dei farmaci durante terapie croniche.
Il farmacista è un professionista
qualificato in grado di rispondere
ad ogni tuo quesito!
Alberto Di Muria
[email protected]
Alburni
N°32 30 agosto 2008
13
Tutto quello che si sta facendo per il fagiolo di Controne
“Ser ve un marchio di qualità”
Questa estate siamo intervenuti a
diverse manifestazioni, tutte nel Cilento, che, purtroppo, non hanno
visto un grosso afflusso di turisti,
però “i pochi” sono stati di qualità.
Abbiamo aperto la stagione estiva
a Prignano Cilento, il 27 ed il 28
Luglio alla decima edizione
dell’”Estate Prignanese”, organizzata dall’Associazione Prignano
Onlus, diretta dal Presidente Domenico Del Baglivo, che è stata la
vetrina dei prodotti agrolimentari
del Cilento. Poi a Controne l’8
agosto dove il Comune insieme alla
Pro Loco Controne 2001 ha organizzato la festa dell’Emigrato. Per i
numerosi compaesani che vi ritornano per la festa di San Donato il 7
Agosto vengono riproposti i tradizionali piatti della famosa sagra del
fagiolo che quest’anno si terrà il 29
e 30 Novembre. Nella stessa serata
presso l’aula consiliare del Comune
c’è stato un convegno sul restauro
delle sculture lignee delle Chiese
Parrocchiali di Controne, dove è fortemente impegnata la Pro Loco Controne 2001 diretta da Lucia Zito.
Dal 10 al 12 Agosto siamo stati alla
decima edizione di Cilento Delizie,
la Fiera Nazionale dei Prodotti Biologici, nell’incantevole borgo seicentesco
di
Montecicerale.
Nell’ultima serata c’è stato un convegno sul nuovo regolamento europeo dell’agricoltura biologica ed una
degustazione di extravergini guidata
dal sommelier dell’olio Emilio
Conti. Il 13 ed il 14, invece, siamo
stati a Cuccaro Vetere alla XXVI
edizione del “Palio del Ciuccio”,
che rievoca le tradizioni della vita
contadina del Cilento di inizio del
secolo scorso. Ritornando nelle terre
contronesi, ora, con la coltivazione
stiamo arrivando a metà del ciclo
vegetativo del fagiolo.
Già dall’inizio della primavera sono
stati analizzati i terreni presso i laboratori della Farmacia delle Piante
di Gennaro Gorrasi; successivamente è stata fatta una bonifica di alcuni terreni sbilanciati di elementi
chimici ed di altri che potevano provocare virosi alle piante. Questa
operazione è stata effettuata utilizzando i prodotti della Intrachem Bio
Italia, società leader nel settore dei
prodotti destinati alla nutrizione e
difesa delle colture biologiche e integrate. Si sta lavorando con una
procedura ottimizzata a mantenere gli standard qualitativi dei
prodotti imposti dal disciplinare
interno all’Associazione Produttori “Fagiolo di Controne”
Intanto la Regione Campania, agli
ordini del dirigente capo Bruno
Danise, ha messo in campo un
pool di tecnici per la difesa fitosanitaria di questo particolare e
delicato bioecotipo di fagiolo che
nasce ai piedi dei Monti Alburni:
in questi giorni si combattendo
contro la mantice fogliare ed il
ragno rosso. Intanto proseguono i
contatti dell’associazione con gli
enti pubblici e privati per il progetto
“Un Marchio di Qualità per il Fagiolo di Controne”. Con Antonio
Poto, consigliere di Amministrazione e Laura Mottola, direttore
della Filiale di Controne della Banca
di Credito Cooperativo di Altavilla
Silentina dello abbiamo iniziato a
mettere “nero su bianco” i progetti
che le aziende associate intendo portare avanti nel prossimo futuro.
Anche se in questo periodo ci troviamo in una fase di recessione economica, con un aumento dei prezzi
dei generi alimentari, dobbiamo trovare il tempo per fare una programmazione seria ed oculata che riduca
i costi di gestione aziendale ed aumenti la competitività sui mercati
economici dei produttori del più famoso legume d’Italia.
Domenico Tancredi
continua da pag.6
Nasce
l’ “Ansa di Mainardi”
all’aggregazione tra la popolazione e ad evidenziare le bellezze
paesaggistiche e le specialità
gastronomiche.
Attualmente, però, sembra che
qualcosa stia cambiando, poiché l’Associazione costituita
da solo pochi giorni conta più
di venti soci, tutti giovanissimi
e già operativi sul territorio.
“Stiamo provvedendo affinché,
la nostra associazione, riesca
ad essere presente nella zona
anche nei mesi invernali. Vogliamo che ogni festa sia sentita anche dagli abitanti di
Mainardi.
Pertanto ci proponiamo d’organizzare qualcosa di coinvolgente per il periodo natalizio,
per Carnevale e per le varie ricorrenze. Restiamo, intanto,
con occhio vigile sui numerosi
lavori in corso, affinché questi,
come purtroppo si è rischiato,
non deturpino il territorio” ha
aggiunto Pazzanese. Dulcis in
fundo: l’unione c’è, le idee
pure, la volontà non manca,
non resta che sperare che questa sia, davvero, la volta buona,
affinché il territorio di Mainardi venga riscattato dai
troppi anni d’indifferenza, oblio
e ritrosia.
Alessandra Pazzanese
Albanella, “Botteghe d’Autore III”
Cortometraggi, arte e canzoni d’autore
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Direttore Responsabile
Bartolo Scandizzo
Condirettore
“Ciro e Giuann so dui bravi uagliuni e
cinquant’anni ca fann i sciemi pe nun
s’ammiscà dint’a sta normalità”, canta
la band della Nofi di Mimì Rea. E’ la
Rockammorra, un nuovo genere di
musica popolare campana.
L’emblema del sud che inventa e non
si arrende, che valorizza i giovani e la
loro creatività è “Botteghe d’Autore”, la scommessa dei giovani fratelli Rufo, della loro famiglia, con papà
Gino, indomito presidente della Pro
Loco.
Cortometraggi, arte moderna, archeologia e canzone d’autore (tutto a
basso costo) sono i linguaggi dell’edizione del 2008.
A vincere “il piccolo premio Tenco”
locale è stato Joe Petrosino, bella figura di artista, un giovane anche lui,
che opera a Nocera Inferiore, sì era
quella la Nofi di Rea.
Ed impressionano per la loro bravura
tutti i finalisti del premio.
Ad iniziare dalle ragazze: Maria Laura
Ronzoni ricorda la prima Grazia Di
Oreste Mottola
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In Redazione
Vincenzo Cuoco, Enza Marandino
Segreteria di Redazione
Gina Chiacchiaro
Tiratura: 5000 copie
Responsabile Trattamento Dati
Bartolo Scandizzo
Responsabile Edizione Digitale
Giuseppe Scandizzo
Iscritto nel Registro della Stampa periodica
del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119
Grafica ed Impaginazione grafica
Michele; Federica Baioni dimostra da
subito di essere una raffinatissima interprete jazz.
Il concerto prosegue con l’esibizione
della “negra” napoletana Pietra Montecorvino che reinterpretra in maniera in maniera molto originale il
grande repertorio classico napoletano.
Un brano, tutto dedicato a Massimo
Troisi, “bravo pecchè nun s’atteg-
giava”, sottolinea la cantante, fa venire
fuori tutta la bravura del suo bassista.
Si chiama Daniele Brenca, è uno di
casa nostra, essendo nato a Fonte
di Roccadaspide, e già fanno a gara ad
utilizzarlo grandi artisti del calibro di
Eugenio Bennato.
Daniele è anche un istrionico animale
da palcoscenico che tu t’immagini
nato alla Vicaria e giammai dalle nostre parti.
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Cultura
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N°32 30 agosto 2008
Lucrezia Ler ro e il suo “Rimedio perfetto”
L’ultimo capola voro c he ne consacra il successo
Tutti lo sanno. L’anima non ha
forma, non ha confini nè dimensioni. Non la si può afferrare, toccare o accarezzare. La si può
soltanto ascoltare. Ha una voce possente, capace di scatenare uragani e
spaventare le montagne, di commuovere fino allo struggimento e di
generare amore.
E quando poi, la voce dell’anima
riesce a tramutarsi in parola, prendendo il sentiero che dal recondito
conduce alla libertà (d’espressione)
si è sempre al cospetto di un piccolo miracolo, un miracolo tutto
umano.
Questa è la sensazione che si prova
leggendo “Il rimedio perfetto” di
Lucrezia Lerro, una storia di vita
struggente e dolce allo stesso
tempo, capace di intenerire e spiazzare.
La vita è quella di una bambina dai
lunghi capelli ricci, arruffati e
scompigliati proprio come la sua
anima. Il suo nome è Alice, ma sebbene il nome riporti alla memoria la
protagonista del famoso viaggio in
un paese fantastico, la piccola decritta dall’abile penna (e dall’anima) della Lerro è un’Alice
“senza
meraviglie
intorno”,
un’Alice immersa in un mondo che
di meraviglioso ha soltanto i dolci e
le leccornie che riesce a rubacchiare qua e là per sfuggire alla crudele realtà tipica del mezzogiorno
più povero.
La famiglia di Alice vive nella miseria: il padre è un uomo “attraversato da una tranquilla quanto
insostenibile follia” che, tuttavia,
non cancella la sua bontà; la madre
(La Rossa) è una donna sottomessa,
rassegnata ad un destino infame; è
una donna assetata d’amore e di libertà che si concede in cambio di
pochi soldi per placare la sua sete. I
genitori non sarebbero così “malvagi” se ad istigarli ed incattivirli
non ci fosse lei, la Strega, la nonna
crudele e dispotica di Alice.
Lei, insieme ai compaesani della
piccola, rappresenta quella cattive-
ria atavica tutta umana, capace di
distruggere con una sola parola,
tutto quanto è stato faticosamente
costruito in una vita intera.
Costretta ad anni di solitudine, di ingiurie, di sofferenza, alice divenuta
donna, decide di abbandonare i luoghi dell’infelicità, per cercare altrove il senso di una parola che ha
solo pronunciato ma mai “sentito” ,
sperimentato.
E’ arrivato il momento per prendere
il treno che la condurrà dritta verso
la felicità e verso quel rimedio perfetto capace di sconfiggere ogni dolore: l’amore.
Intenso, appassionante, struggente,
commovente.
Il rimedio perfetto mette nero su
bianco la nuda e cruda verità: la famiglia, ma soprattutto il paese in cui
si vive, può trasformarsi in una prigione in cui il peggiore aguzzino è
la società, sorda, emarginante e
poco incline alla benevolenza.
Marianna Lerro
“Lo sguardo dei miei passi”
“La sirena sotto le alghe”
Autobiograf ia del maestro De Rosa
Giallo cilentano mozzafiato
Ho sempre definito il maestro De
Rosa uno spirito leonardesco per
il suo eclettismo; la sua capacità di
essere nello stesso tempo il maestro, il geometra, il muratore, lo
scalpellino, il falegname, il fabbro e
l’umanista. L’esempio della sua tenacia e del suo “saper fare” mi ha
contagiato e coinvolto al punto che
anch’io nel tempo libero mi cimento, magari non con lo stesso
successo, in qualche lavoro manuale-operativo. Soprattutto ho
trovato in lui una persona con la
quale posso scambiare idee che
trascendono le quotidiane contingenze per investire la dimensione
metafisica della vita: le gioie, il dolore, la speranza, la fede, l’ansia, il
continuo tendersi, il continuo incentrarsi, ricercarsi; tout cour: la filosofia e la poesia. Può sembrare a
prima vista una biografia; ma in effetti è la rappresentazione di
un’anima che si spoglia, si confessa e
con straordinaria e disarmante
schiettezza racconta nei minimi dettagli: le emozioni, le gioie, i dolori, le
sensazioni, i dubbi; sentimenti da
trasmettere assolutamente agli altri
perché tanto traboccano che non
possono essere contenuti nel solo
“io”. Quelle stesse emozioni, infatti,
ce le fa rivivere, assaporare e nello
stesso tempo ci fa riflettere anche
sul nostro “percorso” e sulla nostra
esperienza esistenziale.
La “casa” quasi depone la sua struttura fisica per smaterializzarsi e divenire l’emblema della volontà di
affermazione. Orgoglio, dignità, esaltazione di se stesso ma anche riflessione nostalgica sulla caducità
delle cose, sul tempo, che tutto divora. “Tutto ciò è lo sguardo sui
miei passi”. Un lavoro ambizioso
come la casa con la piscina. E’ disorganico e compatto insieme, intriso sempre di profondità ascose
dentro il mistero di cose semplici in
cui i sentimenti diventano pensieri
e i pensieri si nutrono di vento per
diventare poesia.
Sabato Molinari
In un’estate cilentana, da
un mucchio di alghe sulla
spiaggia di Pioppica
emerge il cadavere di una
donna in avanzato stato
di decomposizione. Ma
non è annegata: lo scempio peggiore sul suo
corpo, infatti è opera di
un coltello da cucina.
Il maresciallo Simone
Santomauro, che conduce le indagini, sa di
avere una bella gatta da
pelare: l’attenzione dei
giornali, morbosa come
sempre d’estate, le pressioni del procuratore,
l’ansia dei villeggianti.
E brancola nel buio. Finchè una mattina, si presenta
in
caserma
l’architetto Pippo Mazzeloni, un habituè bene
della zona, di quelli con
villa, giardino e ferrari. Sua moglie,
dice, non la vede da tre settimane.
Da Napoli, dopo un litigio, erano
partiti ognuno per i fatti suoi, per
darsi un po’ di respiro.
Ma ora arrivato a Pioppica, non
l’ha trovata e con quel cadavere di
donna sulla spiaggia…
L’obitorio fa svanire ogni dubbio.
Mazzeloni la identifica: è proprio
lei Elena.
E Santomauro comincia, paziente,
il giro delle conoscenze: sono ve-
dove, notai, coppie benestanti,
professionisti, gesuiti e pie donne,
che si ritrovano per l’aperitivo, per
il cocktail, per il bridge.
Una cosa è certa: Elena, con la sua
linguaccia non la rimpiange nessuno. Ma un vero movente non c’è.
E quando un secondo cadavere affiora dalla sabbia, Santomauro capisce che districarsi fra i
pettegolezzi, le invidie e i rancori
sarà impresa ancora più ardua di
quella che s’era figurato.
Solidarietà
Urge sangue del gruppo
0 negativo e B negativo
Urge la necessità di reperire sangue
del gruppo 0 negativo e B negativo.
Chi è compatibile con questo gruppo
sanguigno poco diffuso può rivolgersi
al centro trasfusionale dell’ospedale di
Roccadaspide o di Vallo della Lucania.
Il sangue serve ad un infermiere del
presidio rocchese coinvolto in un
grave incidente stradale, ricoverato
presso la rianimazione dell’ospedale
di Vallo. In questi giorni, per le emergenze sanitarie estive, l’ospedale di
Roccadaspide ha risentito particolarmente dell’assenza della rianimazione.
Ne sono la testimonianza anche gli incidenti che hanno coinvolto, in ordine
di tempo, un imbianchino e, successivamente, il citato infermiere. Il primo,
trentunenne, battuta la testa mentre
lavorava, è stato portato prima a
Rocca, per poi essere trasferito aVallo
e ricoverato presso la rianimazione.Il
giovane ora ha lasciato il reparto intensivo ed è fuori pericolo. L’infermiere, invece, è stato operato
immediatamente presso l’ospedale di
Roccadaspide per poi essere trasportato a Vallo, dove si trova in coma farmacologico. Casi che confermano la
necessità della rianimazione che, presto, sarà attivata. Il12 settembre, infatti,
sarà una grande festa per la sanità
della Valle del Calore, per l’inaugurazione della nuova divisione. Come
conferma il sindaco Auricchio:« Il 12
settembre ci sarà la festa per la rianimazione che potrà essere attivata
anche prima, non appena finiranno i
relativi lavori, mentre i letti sono già a
Vallo».Per l’occasione interverranno:il
presidente della Provincia Angelo Villani; il vice presidente della Giunta regionale Antonio Valiante; il direttore
generale dell’Asl Sa 3 Donato Saracino; il prefetto di Salerno Carlo Meoli;
il vescovo diVallo Giuseppe Rocco Favale. Il sindaco Auricchio ha rimarcato
i benefici dell’apertura della nuova divisione « Con la rianimazione- afferma il primo cittadino- l’ospedale
sarà in grado di fornire un’assistenza
completa ai malati anche perché saranno sottoposti ad interventi che
l’assenza del reparto impediva. Di conseguenza, si ridurranno le spese per
l’Asl, che si fa carico del trasferimento
dei pazienti in altri presidi. Per non
parlare del disagio dei familiari costretti a lunghi viaggi per andarli a visitare». La nuova divisione sarà
collocata al pianterreno dell’ospedale
con quattro posti letto e i rianimatori
saranno coordinati dal primario Carlo
Mollo. Il prossimo consiglio comunale,
inoltre, deliberà sui conferimenti della
cittadinanza rocchese benemerita e
onoraria, rispettivamente, all’On. Antonio Valiante e al manager Donato
Saracino. Titoli che riceveranno il
giorno dell’inaugurazione.«Per ringraziarli», conclude Auricchio.
Francesca Pazzanese
N°32 30 agosto 2008
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Enogastronomia
I sapori del mondo greco-romano
Piatti nuovi e r icette antic he ad Agropoli
L’esperienza del gusto e dell’olfatto
accompagnano il nostro quotidiano
appuntamento con la tavola, rendendolo piacevole e non solo funzionale
ad una esigenza primaria. E’ proprio
la ricerca del sapore che ci spinge
alla ricerca delle “ ricette di una
volta”, quasi a voler ritrovare con
esse una esperienza che ci ricolleghi,
anche se brevemente, al nostro recente passato.
Ma cosa sappiamo delle ricette, dei
sapori, degli aromi, degli ingredienti
di un tempo piu’ remoto, quello antico dei Greci e dei Romani?
Le fonti non sono avare di informazioni, e per quanto riguarda i piatti
omerici, tutti noi abbiamo riconosciuto, nelle carni arrostite negli accampamenti sotto Troia, o nelle sale
che ospitavano gli insaziabili Proci
di Itaca, l’isola di Ulisse, una nostra
familiare grigliata fuori porta.
Più difficile comprendere quelle ricette che lasciano pensare ad una cucina
ricca
di
contrasti,
contrapposizione di dolce e salato,
piccante e neutro. Non sempre chiare
sono le quantità degli ingredienti, ed
a volte gli stessi appaiono improbabili se non inverosimili.
Si ritiene che, sulla base di piatti noti,
gli scrittori antichi, fra tutti il romano
Apicio, avessero fantasiosamente aggiunto ed ecceduto quasi a voler dare
l’idea di una cucina ricca e raffinata,
specchio della civiltà che essi contribuivano a celebrare.
Al di la’ di tali testimonianze, lo studio interdisciplinare delle informazioni giunteci dal mondo antico ci
permette una lettura corretta della
cucina di età classica. Le stoviglie, le
posate, i residui biologici vegetali ed
animali, le raffigurazioni, i vari tipi
di coltivazione e di allevamento,
l’osservazione statistica e comparativa dei dati antropologici forniti dai
reperti umani, hanno confermato
l’idea di una cucina molto legata a
quella tradizionale, la cosiddetta “cucina della nonna”, la cucina nota
come “ mediterranea”.
La coltivazione cerealicola, il foraggio, le piante da frutto, l’allevamento
di animali tradizionali e le tecniche
di lavorazione e trasformazione dei
prodotti sono praticamente gli stessi
di età greca e romana.
Con tali presupposti, l’osservazione
delle colture e degli allevamenti che
ancora caratterizzano la parte meridionale del territorio dell’antica Poseidonia-Paestum, ha permesso una
serie di iniziative di archeogastronomia direttamente collegate agli ingredienti usati nell’età classica.
L’Associazione Culturale Acropolis “Piero Cantalupo”, in collaborazione con il Centro di Promozione
Culturale per il Cilento, e con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo del Comune di Agropoli, ha
promosso, presso alcuni imprenditori
del settore, la creazione di prodotti e
pietanze originali, preparate utilizzando ingredienti già presenti nel territorio di Agropoli in epoca classica,
onde riscoprire i sapori più antichi
della nostra tradizione culinaria.
Tali prodotti sono stati presentati alla
decima edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, che si è svolta dal 15 al 18
novembre 2007 a Capaccio-Paestum,
presso il Centro Congressi dell’Hotel Ariston.
La presentazione ha goduto dell’attenzione entusiasta di un pubblico
motivato ed informato. Molti sono
stati i giornalisti, di testate locali e
nazionali, che hanno voluto conoscere in dettaglio le caratteristiche
del Panvino di Ercole, la Focaccia
Romana, il Pane di San Paolo e del
Vino alle rose (Rosatum). Tale suc-
Storia controversa dell’inarrestabile sfortuna
del vino Aglianicone nella Valle del Calore
di Oreste Mottola
Aglianicone e Moscato di Salvitelle, Austegna e Biancolella, Puziddo e Uviddo,
Bonamico e Mennavacca, Uva Corna e
Uva re Moio: chi li ricorda più? Ci fu
un tempo che c’era una gara aperta
fra i cataloghi dei fratelli Ingegnoli
che proponevano nuove e produttive varietà e i vecchi varietà vitigni
autoctoni della Valle del Calore, zona
vocata come poche alla produzione
vinicola di pregio. L’antico arriva da
Paestum, dagli ancestrali influssi dei
greci, dei lucani e dei romani. Angioini, aragonesi e spagnoli, no. Loro
preferivano il nostro vino, se lo bevevano belleè fatto. Il resto lo fece
la diffusione della fillossera e fu così
che di molti dei nostri vitigni si persero le traccia. Qualcosa è rimasto,
spesso nei pergolati davanti alle case
abbandonate per la grand’ondata
dell’emigrazione verso il nord e sud
delle America a cavallo del Novecento. Rosa Pepe, Donato Antonacci, Angelo Raffaele Caputo, sono
un po’ agronomi ed un po’ archeologi, e per un progetto del Cra, il
nuovo Cnr agricolo, girano per masserie abbandonate e vecchi vigneti.
Li aiutano quelli della nostra comunità montana, perché il presidente,
Franco Latempa, è uno di quelli che
è convinto che l’involuzione demografica della zona si combatta “Ripartendo dalla terra, dalla migliore
storia delle nostre terre”. Sono loro
che rovistano nei cespugli e fra le
siepi. Davanti a questi tecnici, riuniti
a Castel San Lorenzo, venuti a presentare la prima parte del loro lavoro e per chiedere collaborazione
per il loro lavoro di “scavo” e di recupero di materiale utile per preservare la biodivesità, viene però
presentata la drammatica situazione
economica della Cantina Sociale Val
Calore. “L’azienda – racconta l’ultimo presidente, il veterinario Pasquale Masi, è di fatto risanata. Ma ha
il cappio al collo dei debiti del passato. Se non troviamo subito 1 milione e 700 mila euro andiamo verso
il commissariamento”. A denti
stretti, ammette che le risorse per
colmare il buco difficilmente usciranno fuori. Fatte le debite proporzioni, per la zona, è peggio del crac
Alitalia per Roma. Con mille soci, la
Cantina ha tenuto su l’economia
dell’intero comprensorio e consentito di mantenere agli studi i figli
degli antichi coltivatori. Diventati
ora classe dirigente questi professori ed avvocati, medici ed ingegneri,
faticano a trovare una soluzione. C’è
chi sogna una società mista pubblico
– privata e chi ha già i contatti avviati
per una cordata con imprenditori di
Montepulciano. Il 7 settembre una
decisiva assemblea dei soci prenderà
le decisioni definitive. Il futuro della
viticoltura nella Valle del Calore dipenderà dal destino della Cantina Val
Calore. E gli antichi vitigni? C’entrano, eccome. Perché negli anni
Sessanta qualcuno decise che era
meglio per tutti buttarsi sul Barbera
che perdere tempo con l’Aglianico
ed il Fiano, i vini che oggi hanno fatto
la fortuna di centinaia di piccole e
medie “etichette” sparse fra il Cilento, l’Irpinia ed il beneventano.
Mentre a Castel San Lorenzo producevano un inedito Barbera del
sud, che faceva storcere la bocca ai
puristi e che è stato difficile imporre
sui mercati importanti nazionali ed
internazionali. Meglio sarebbe stato
per tutti insistere sulle vecchie varietà, quelle che oggi fanno moda
tanto che uno scrittore come Gaetano Cappelli (nato a Caggiano, rivelazione della letteratura italiana, ne
sentiremo parlare, e non lo dice
questo fesso che scrive ma un “signor” critico come Antonio D’Orrico) che ti va a scrivere? La “Storia
controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo”.
E sul catalogo di Ingegnoli, l’Aglianico
non si vendeva. L’avevano già piantato ai tempi dei Greci d’Occidente.
cesso è la conferma che lo studio e la
ricerca del nostro passato sono lo stimolo per un diverso utilizzo delle risorse del territorio finalizzandole
verso un turismo attento a tutto il
proprio patrimonio culturale.
Il riconoscimento ottenuto ha gratificato la paziente attività di ricerca e
individuazione degli antichi ingredienti utilizzati in epoca classica nel
territorio di Agropoli, nonché il lavoro degli imprenditori che hanno
saputo realizzare in maniera eccellente le specialità gastronomiche, che
qui di seguito si descrivono in dettaglio.
Il Pane di San Paolo
Partendo dalle preziose informazioni
rimaste, ed osservando che il territorio gravitante su Agropoli ancora
oggi produce gli stessi naturali ingredienti della cucina classica, il mastro fornaio del Panificio “Forno
Antico” ha creato un tipo di pane nel
quale le farine di ceci, di farro, di
grano insieme ad olio extra-vergine,
olive, acqua di fonte, sale del Tirreno
e lievito naturale tradizionale, si fondono.
Il pane, nobile seppur dal gusto semplice, “compagno” di ogni tavola, ci
riporta alla fragranza, agli odori e ai
sapori antichi. E proprio con questo
“compagno” dal cuore caldo si è voluto richiamare alla memoria la
breve permanenza di San Paolo ad
Agropoli nel suo viaggio verso
Roma.
La Focaccia Romana
La letteratura antica ci ha lasciato notevoli testimonianze relative alla gastronomia di età classica. La stessa
archeologia ha rivelato l’architettura
delle cucine, delle taverne, e la forma
delle stoviglie dei Greci e dei Romani. Possiamo allora immaginare le
pietanze, i sapori, gli odori di una cucina tanto decantata, ma così lontana
dalla nostra quotidianità.
La curiosità e la conoscenza diretta
degli antichi prodotti che ancora si
coltivano delle campagne di Agropoli, hanno spinto il giovane ed intraprendente titolare della Pizzeria
“Il Mascalzone” alla preparazione
della “Focaccia Romana”.
Si tratta di una vera e propria focaccia ottenuta con farro e ceci. Il ripieno ha un gusto forte tipico della
cucina romana e caratterizzato dalla
presenza della pancetta di suino, dal
formaggio di capra e dalle cipolle,
cibo abituale dei legionari romani.
La forma della focaccia richiama
quella della ruota di un carro ed è
l’omaggio al più classico dei Romani, il viaggiatore, che era solito
fermarsi sulle vie consolari per consumare il pasto nelle tipiche taverne
collegate alle stazioni di cambio dei
cavalli.
Fabio Astone
Il Panvino di Ercole
La pasticceria greca e quella romana
erano particolari, legate ai prodotti
naturali e al ciclo delle stagioni.
L’osservazione del persistere delle
colture tradizionali nel territorio di
Agropoli, ha spinto il capostipite
della “Pasticceria Carmen” a ritrovare il gusto dei dolci greci e romani,
utilizzando gli ingredienti antichi.
Così è nato il “Panvino di Ercole”,
torta caratterizzata da un sapore arcaico, ricco di note naturali dovute al
sapiente dosaggio di fichi, miele,
vino, latte, uova ed altri ingredienti
legati alla pasticceria di età classica.
Provare il “Panvino” è come fare un
breve, intenso viaggio nel passato e
ritrovare una parte della nostra memoria attraverso il più esigente dei
sensi: il palato.
Il vino “Rosatum”
Nell’antichità molti erano i vini pregiati. I Romani in particolare ne conoscevano ogni segreto, e li
facevano arrivare sulle loro tavole
anche da migliaia di chilometri.
Spesso si abbinavano al nettare dell’uva altri prodotti naturali, per rendere il vino fragrante, profumato,
leggero, digeribile, gradevole al palato. Nel nostro territorio, quello dell’antica Paestum, famosa anche per
la produzione di rose rosse, profumate e bifere, che fiorivano due volte
all’anno, il vino era abbinato proprio
ai petali di rosa, e si aveva così il
vino di rose o Rosatum, vera e propria ambrosia divina, gradevolissimo
da sorseggiare, con proprietà medicinali.
Ai nostri giorni, ad Agropoli, l’
“Azienda Polito” ha voluto rinnovare questa tradizione dimenticata,
producendo il vino Rosatum, che associa le gustose proprietà del tradizionale aglianico lucano all’aroma
delle rose pestane. Bere un bicchiere
di Rosatum è un’esperienza straordinaria, che ci coinvolge con il profumo, il gusto, il sapore, e ci riporta
agli antichi tempi quando dèi ed eroi
bevevano insieme.
Fabio Astone