N° 37 del 04/10/2008

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Transcript N° 37 del 04/10/2008

U2
MARTINO MELCHIONDA REPLICA A FAENZA
“TU OLTRAGGI L’INFORMAZIONE”
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0828 720114
Ann o X n°37 - www.unicosettimanale.it - 04 ottobre 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
Salviamo
il Sele
GLI ANTIVILLANI
di Oscar Nicodemo
Il Sele, come è noto, è un fiume di
una rilevanza storica straordinaria.
Senza addentrarsi in una descrizione particolare degli avvenimenti
che lo riguardano, ci si limita a sottolineare che, nell’antichità, esso
ha segnato confini; ha rappresentato uno strategico crocevia commerciale e un punto di riferimento
per battaglie epocali; è stato eletto
a luogo dove venerare gli Dei.
Lungo 64 Km, è il secondo della
Campania e del Mezzogiorno
d’Italia per volume medio delle
acque, dopo il Volturno. Nasce alle
pendici sud-orientali del Monte Paflagone (contrafforte del Monte
Cervialto), nel territorio del comune di Caposele, in Irpinia. Le
sorgenti principali, dette “della Sanità” (attualmente quasi del tutto
incanalate per alimentare il grande
Acquedotto Pugliese), sgorgano a
420 metri sul livello del mare, nel
centro del paese. Più a valle, riceve
il primo affluente: il Temete.
Prende a scorrere, inseguito, verso
sud, bagnando i centri di Quaglietta e Contursi Terme, dove accoglie il suo principale tributario:
il Tanagro, che ne incrementa notevolmente la portata. In seguito a
questa confluenza, il fiume rallenta
la sua corsa, scorrendo copioso
d’acque, con un andamento dolce,
verso l’Oasi di Persano, zona di
notevole attrazione naturalistica.
Nei dintorni di Eboli, entra in
un’ampia e fertile pianura alluvionale: la Piana del Sele, dove scorre
pigro e ampio.
Presso Ponte Barizzo riceve l’ultimo affluente importante: il Calore. Da qui alcuni meandri lo
guidano nel suo tratto finale, prima
di riversarsi nel Golfo di Salerno.
I fattori che compongono uno
scandalo di pura matrice campana
Nel mese scorso, insieme ad amici
(tra cui il Presidente di “Agorà”,
Angelo Fasano, munito di telecamera), ho svolto un sopralluogo
lungo il Sele. Accompagnati da un
abile barcaiolo, abbiamo risalito il
fiume per diversi chilometri, partendo dalla sua foce fino ad arrivare alla località Ponte Barizzo.
Durante il percorso, oltre ad una
fauna di grande interesse, si è offerta alla vista, purtroppo, una serie
CONTINUA A PAG. IV DEL SELE
VA L C A LO R E
E’ Carlo Vitolo, il
primo aspirante
acquirente della
Cantina di Castel San
Lorenzo
ORESTE MOTTOLA A PAGINA 5
C A PA C C I O
Puc, si scatena la
discussione. Mauro
vuole i documenti
BIESSE A PAGINA 4
F EL I TT O
Il Pdl sceglierà con un sondaggio
La rincorsa alla candidatura del Centro destra alla carica di
presidente della Provincia di Salerno sarà decisa da un sondaggio commissionato ad una società milanese che consegnerà il responso a metà ottobre. Così ha deciso e deliberato
il coordinamento provinciale del Centro Destra nell’incontro
di martedì 30 settembre 2008.
Altri quindici per conoscere il nome di chi affronterà Angelo
Villani per contendergli la poltrona di presidente della provincia che, in termini di gestione di risorse e potere diffuso,
conta più di un ministero.
Una conferma però c’è: in tanta incertezza, finalmente, i nomi
dei papabili sulla bocca di tutti da tempo sono usciti allo scoperto e oggi sono ufficialmente allineati sulla start line senza
le reticenze di chi “lancia la pietra e nasconde la mano”.
Antonio Lubritto (Mfe), Gerardo Soglia (Fi), Antonio Paravia (An), Alberigo Gambino (Fi) e Edmondo Cirielli (An), (in alto, nelle foto), sono i
CONTINUA A PAG. 2
Sapore di “sola”
di Ernesto Giacomino
Succede così, all’improvviso, di ritorno dal lavoro.
Una riflessione virulenta, esagerata, perfino impegnativa, in un lunedì qualunque di una settimana qualunque.
In quello che - fra rinfrescate e riscaldate, due gocce
d’acqua, le prime castagne e l’avvio di campionato - si
preannuncia esattamente come un autunno qualunque.
Abito al centro di Battipaglia; il che, notoriamente, nella
collocazione urbanistica di un individuo rappresenta un
classico caso di croce e delizia. Anche se, in verità, parteggerei più per la seconda voce, perché vuoi mettere comunque la comodità di muoverti a piedi per la città. Ma
per appiedarmi devo parcheggiare, e per parcheggiare
devo trovare un posto.
Alle sette di sera. Nei pressi della Chiesa Madre, e per
giunta in orario di messa: evento a cui i nostri devoti
concittadini sono usi recarsi sempre con la comodità
delle quattro ruote, imbrattando interi isolati di doppie
file e feroci diagonali in zona rimozione. Quei tipici
esempi del vivere cristiano, insomma, di cui il bigottume
indigeno si gonfia la bocca.
Giro e rigiro fra vicoli e piazzette, ti capito dalle parti
del Bertoni. Una folla esagerata,
tipo un’occupazione. S’aspetta, un
po’ tutti, il primo fra gli onorevoli
che cominceranno a impazzare per
la città da qui alle prossime elezioni. Per cui: solite, infide facce di
politichetti e faccendieri locali, che
tronfi e incravattati si ammassano
a ostacolare il traffico. Non si spostano, loro; per questo
mero fatto di essere lì ad aspettare l’ex ministro si sentono di un’importanza siderale.
Devono restare in vista, magari salutarlo, stringergli la
mano, azzardare la battutina propiziatoria.
Gente di destra, centro, sinistra, centro o trasversale: non
importa. Ciò che conta è che tutti loro, superstiti irriducibili di legislature fallite e Comuni dissanguati, siano
visibilmente ammassati lì a ricominciare il gioco.
E’ un’immagine simbolica, alla fine. Il Paradiso degli
impuniti, auto blindate, scorta, suv parcheggiati sul
CONTINUA A PAG. II DEL SELE
ABBONAMENTO ANNUALE UNICO: Italia €25,00, Estero € 90,00 intestato a Calore s.r.l.
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Proteste per il
progetto di
captazione delle
acque del fiume
Calore
MORENA A PAGINA 15
Il parco e la
sua via crucis
di Bartolo Scandizzo
Dal 1996, data di costituzione del
Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano, sono pochissimi i periodi
in cui questa istituzione ha avuto
vita facile.
Il bravo Vincenzo La Valva, primo
ed indimenticato presidente, dovette spendere i primi anni del suo
mandato per assemblare una struttura organizzativa basata su comandati da altre amministrazioni
(soprattutto comuni) e dare loro un
tetto. Negli anni utili del suo quinquennio riuscì a compiere il miracolo di elaborare il Piano Socio
economico del Parco, il Piano del
Parco e a contenere le infuocate
assemblea della Comunità del
Parco composta da 82 sindaci del
territorio.
Con l’esperienza di Gino Marotta,
sceltone presidente, condusse in
porto l’approvazione dei due progetti che, ancora oggi, sono attuali,
ma non attuati…
Poi venne la rivendicazione del
territorio e fu la volta di Giuseppe
CONTINUA A PAG. 11.
Agropoli
2
Velardi porta la regata ed
il pacchetto “Easy Cilento”
Da sinistra Mauro Inverso, Claudio Velardi e Franco Alfieri
“La regata Man 30 dell’anno prossimo si svolgerà lungo le coste del
Cilento”. La telefonata del patron
di Mascalzone Latino, Vincenzo
Onorato, è arrivata mentre già era
cominciata la riunione dell’assessore regionale al turismo Claudio
Velardi con gli amministratori comunali di Agropoli, i vertici degli
enti provinciale del turismo, Marisa
Prearo e Rino Avella. “Non è la
Coppa America, ma va bene così”,
ha commentato Velardi che aveva
promesso di tornare da queste parti
con delle concrete proposte di lavoro, e così è stato. Intorno alla regata sarà riorganizzato l’intero
sistema turistico dell’area cilentana.
Qui sarà replicato l’intero pacchetto
di “Easy Napoli” che diventerà
“Easy Cilento” un pacchetto completo di servizi ed agevolazioni,
dedicato ai turisti, per scoprire l’intero territorio del Parco del Cilento
e del Vallo di Diano. In campo
saranno messe formule innovative
–family, arte ed eventi - per vivere
continua a pag 13
N°37 04 ottobre 2008
dalla prima
di biesse
Il Pdl sceglie con
il sondaggio
“campioni” che si sfideranno in una
competizione senza appello e senza
potersi confrontare di fronte agli elettori con proposte e controproposte.
L’unica possibilità di incidere è quella di
far valere il radicamento del proprio
nome in base alle esperienze fatte in
passato sia nell’ambito del partito sia
a livello istituzionale. C’è da capire
anche con quali criteri sarà scelto il
campione. Le cose cambierebbero sostanzialmente se ad essere coinvolti
saranno solo gli elettori del centro destra o la generalità del corpo elettorale.
Nei due casi la strategia dei pretendenti sarà oggettivamente diversa. Nel
primo sarebbe relativamente più semplice tentare un parvenza di campagna elettorale. Nel secondo la cosa
sarebbe ardua se non impossibile. C’è
anche da capire se, con l’ausilio della
TV, ci saranno dei confronti, oppure
sarà dato spazio ad ognuno di aprire
un sipario mediatico da cui far valere
le proprie buone ragioni. L’idea partorita dal coordinamento provinciale è un
passo avanti nella direzione della chiarezza, ma allo stesso tempo tradisce
sul nascere la vera aspettativa della
gente (anche di chi non vota per il
Centro destra) di poter incidere sulla
scelta del futuro, possibile, presidente
della provincia di Salerno.In ogni caso,
è incontestabile che le voci, che davano
per decisivo l’intervento dall’alto per la
scelta, devono arretrare di fronte alla
decisione che tenta di dare voce alla
base elettorale anche se in forma “mediata” e di difficile controllo. Immagino
che i singoli candidati appronteranno
un minimo di comitato di garanzia
sulle modalità della scelta del campione e sul tipo di domande che verranno poste agli intervistati. Ma questo
aspetto, per quanto utile a mettere
l’animo in pace dei candidati, sembra
destinato ad essere solo un corollario
al lavoro che la società milanese si accinge a fare. Vedremo nei prossimi
giorni se il metodo scelto porterà più a
unire il grande bacino elettorale che ha
votato in massa per Berlusconi o sarà
l’ennesimo, “maldestro” tentativo di
esorcizzare l’incapacità del gruppo dirigente del Centro destra a livello locale di intercettarlo.
A parer mio
di Catello Nastro
Mogli e buoi non più dei paesi tuoi
Nel nostro paese ci sono ancora
molti anziani che hanno assistito alla
sbarco degli Anglo-Americani dell’8
settembre del 1943. Hugo Pond, nel
suo libro “Salerno”, edito da Longanesi, parla dello sbarco sulle nostre
spiaggia delle armate anglo-americane.
Da un lato, sulla spiaggia c’erano le
postazioni tedesche armate di tutto
punto e decise a combattere fino all’ultimo, dall’altro, sul mare, c’erano le
navi alleate decise a sbarcare e ricacciare i nazisti verso il nord.
Quello che successe quella fatidica
quando tragica giornata, lo sanno sia i
giovani, che lo hanno letto sui libri di
storia, sia gli anziani del posto che
hanno vissuto in prima persona lo
sbarco avendolo visto da Acropoli direttamente oppure dai paesi vicini
proprio perchè molti di essi erano
sfollati da parenti ed amici nei paesi
vicini.
Le spiagge, in quel lontano 8 settembre 1943, si affollarono di uomini alla
ricerca di un nemico di scannare, tutti
armati di fucili, pistole, bombe a mano,
carri armati e tanti altri ordigni da
guerra.
E’ un giorno che ad Agropoli si svolgono le elezioni per il rinnovo del
consiglio comunale sciolto prima della
fine del suo mandato. Il paese è tappezzato di manifesti coi volti dei candidati, per terra tonnellate di volantini
e bigliettini elettorali. Siccome vivo
questa tornata elettorale con una
certa indifferenza dovuta a motivi di
salute e ad altri dettati da considerazioni personali in merito, decido di
fare la solita passeggiata sul lungomare
di San Marco che circa sessanta anni
fa era affollato di uomini che si odiavano a morte e tentavano di farsi
fuori. Così scopro che è arrivato un
autobus intero di immigrate dall’Europa dell’est: sono per la maggior
parte Ucraine e Moldave. Un primo
battaglione, pardon, gruppetto, ha
preso la postazione del LidoTre Conchiglie, un altro gruppo si è posizionato verso l’Hotel Serenella, mentre
il terzo, il quarto ed il quinto gruppo,
si è scaglionato fino al Lido Aurora
ed alla villa del Marchese. Da sopra il
marciapiedi posso vedere dall’alto
tutte le postazioni e la loro consistenza. Esiste comunque una notevole
differenza tra gli occupanti del 43 e
quelli odierni: i primi erano tutti di
sesso maschile, i secondi tutti di sesso
femminile.
Inoltre i primi erano vestiti, i secondi
mezzo ignude; i primi incutevano un
senso di terrore e di inimicizia, i secondi, anzi le seconde perchè si tratta
di donne, un senso di amore e di amicizia.
Mentre i primi erano armati di tute
mimetiche, moschetti e bombe a
mano, queste ultime al posto dei moschetti avevano un paio di cosce lunghe ed affusolate, al posto delle tute
mimetiche un succinto costume a due
pezzi che spesso si riduceva ad un
pezzo solo mostrando le bombe a
mano, pardon, dei seni, esposti al sole
della nostra bella primavera certamente molto
diversa di quella siberiana.
E mentre gli Americani arrivarono armati di tanks, le Russe sono arrivate
armate di tanga!
Gli osservatori italiani dal marciapiedi
spesso si soffermavano lanciando
sguardi peccaminosi a luci rosse, pensieri certamente non casti, propositi
mentali a dir poco sporcaccioni. Ed
esse se ne stavano lì, sulla sabbia, a godere il nostro bel sole di maggio, sebbene intervallato da qualche nuvola
passeggera, mostrando al cielo le loro
libere zinne ed attirando su di essere
tutti i raggi del sole ai fini di una bruna
abbronzatura epidermica.
Ogni tanto si giravano per permettere anche alla parte posteriore del
loro biondissimo corpo di prendere
calura e luce e diventare parimenti abbronzata. Queste donne, che hanno
avuto la sfortuna di vivere in un paese
meno fortunato del nostro ( hanno
vinto la guerra ma non hanno vinto al
Bingo), sono emigrate per trovare per
se e per i loro cari che aspettano al
paese,una ricchezza da trasformare in
casa modesta, spese per far studiare i
figli, soldi per comperare il minimo indispensabile per sopravvivere in un
paese che sovente noi conosciamo
solamente dalla pagine di “Guerra e
pace” o da quelle del “Dottor Zivago”. Molte di esse continueranno la
loro battaglia accudendo qualche vecchietto non più autosufficiente, qualche nonnina che non è più capace di
amministrarsi da
sola, qualche essere umano venuto al mondo con qualche cosa in
meno degli altri.Tra tutte quelle che
conosco, posso ben affermare che si
tratta di brave ragazze, sebbene qualcuna ha già oltrepassato i cinquanta,
che vivono da noi civilmente, con
grande dignità, con enorme spirito di
abnegazione e sopportazione, con
amore cristiano.
La solidarietà che noi abbiamo chiesto negli anni ’50 e prima ancora della
seconda guerra mondiale, ora la restituiamo a chi è stato meno fortunato
di noi. Queste donne, inoltre, spesso
trovano da noi un buon marito col
quale convivono sarebbe il caso di
dire... felici e contenti.
Quando insegnavo in Piemonte venne
a trovarmi la mamma di una mia ex
alunna addirittura terrorizzata perchè
la figlia si era fidanzata ( e cosa inaudita!) si voleva pure sposare con un
giovane che la madre non voleva assolutamente sapete perchè? Perchè
era di Foggia!
E grandissima soddisfazione è stata
per me apprendere che la figlia del
mio vicepreside che odiava tutti gli
immigrati si era fidanzata con un giovane universitario originario dell’Iran,
destando lo sgomento del razzista genitore.
Ecco perché l vecchio detto “ Donne
e buoi dei paesi tuoi” da noi non è più
valido!
Capaccio
N°37 04 ottobre 2008
3
A Paestum si scontrano in “strada” moderno ed antico
Disfida fra esperti e Soprintendenza
Una “nuova” strada costeggia la cinta
muraria della zona archeologica dell’antica Poseidonia, in sostituzione
della strada provinciale degli anni
trenta. Tale strada si mostrerebbe però
in totale contraddizione con la legge
220, Zanotti Bianco del 5 marzo 1951
che aveva fissato una zona di rispetto
e di tutela dell’area del sito archeologico. La Soprintendenza di Salerno,
Avellino e Benevento, che pure nel
corso degli anni si è distinta per opere
più che positive, come le accurate e
complesse attività di scavo e restauro
che hanno restituito splendore ed imponenza all’intero settore orientale
delle mura, ha svolto uno studio di
fattibilità al fine di denotare l’intervento come delimitato e circoscritto
in un più ampio programma di recupero delle strade di accesso alla città
antica ai fini della mobilità e dell’accoglienza. Ma andiamo per ordine.
Nel luglio 2008 l’amministrazione di
centrosinistra del Comune di Capaccio (Salerno) e la Soprintendenza Archeologia sono intervenuti, con una
confluenza d’intenti, per la realizza-
zione del progetto di risistemazione
dell’assetto viario intorno alle mura di
Paestum.
Motivo propulsore di tale intesa è
stato un finanziamento europeo, ottenuto dall’amministrazione comunale
al fine di realizzare la sistemazione
del sito archeologico.
Ma come si è agito nel trattamento
delle preesistenze archeologiche? In
modo più che dubbio. Per un tratto
di 580 metri la vecchia strada degli
anni ‘30 è stata sollevata di quota mediante la realizzazione di spallette di
cemento armato; è stata dotata di pesanti cordoli in travertino chiaro; ha
pareggiato i punti di quota, innalzando il livello del tracciato preesistente di circa un metro, e si è
riempito il fossato, che precedentemente delimitava visivamente le
mura e l’esterno, con l’inserimento
dei guard rail, annullando l’equilibrata visione delle mura millenarie.
Ed è stata subito polemica. Tra le
molteplici opinioni emerge soprattutto il commento fatto dal critico
d’arte Gillo Dorfles che, in relazione
Il racconto
alla costruzione della nuova strada,
sottolinea che “nella strada che costeggia una fiancata delle mura di
Paestum è stata creata un’alternativa
che giudico assolutamente inaccettabile perché è stato eliminato il fossato.
La strada poi è stata recintata con un
paracarri a distanza di pochi metri
dalle mura su un muro di cemento.
Ciò altera in modo irrecuperabile il
fascino preesistente in questa zona.
Non si capisce -continua il professore
e teorico d’estetica- come è stato possibile alterare l’armonia di un complesso monumentale unico al mondo.
E’ inspiegabile come le autorità preposte alla tutela e salvaguardia di una
zona archeologica protetta dalla legge
Zanotti Bianco abbiano ammesso un
intervento così invasivo”.
La rottura della qualità archeologica
del contesto ed il disordine urbanistico che ne deriva sembrano così essere tracciati dalla visione piatta dei
luoghi che trasforma ogni significato
ed ogni percezione
Nel 1700 fu meta fondamentale del
Grand Tour in Italia nonché campo di
di Giorgia Montella
Il sogno della “collinetta”
”Sono carica di borse della spesa, fa
caldo e mi fermo qui sulla panchina
a riposare. C’è un bel sole e socchiudo gli occhi per un attimo … ma
ecco che urla di bambini mi fanno
sussultare! Giocano felici e tra loro
scorgo mio figlio. Incredibile! Il parco
è come nuovo, somiglia a quando mi
trasferii qui dall’hinterland napoletano una decina di anni fa, a quando
era facile sentirsi come Alice nel
paese delle meraviglie, proprio qui a
Capaccio!
Mio figlio mi sorride dallo scivolo e
tutto è incantevole e pulito: guardo i
fiori ed i bigliettini con i nomi dei
bambini attaccati ai rami degli alberelli appena piantati, gli uccellini cinguettano e le nonne sorridono ai
nipotini … Poi di colpo riapro gli
occhi e mi schiaffeggia la realtà: ripenso a questi anni durante i quali
ho visto questo parco morire lentamente, ai vandali che indisturbati
hanno fatto a pezzi le giostre, ai genitori arrabbiati, ai nonni rassegnati,
ai bambini delusi ed agli amministratori indifferenti, alla voce di mio figlio all’uscita dell’asilo quando mi
chiedeva felice di portarlo a giocare
ai “giardinetti” come li chiamava lui.
Oggi non li chiama più, e del resto
non avrebbe motivo di
venire qui a giocare dal
momento che non è rimasto più nulla! Ho
sentito dire che si pensa
ad istituire un nuovo
parco proprio qui vicino. Non so, non sono
certo un’esperta di politica e magari è una
buona cosa ma senza
un adeguato controllo
anche il nuovo parco
avrebbe vita breve ed
inoltre mi domando se non sarebbe
più giusto e sensato sistemare prima
qui. Do uno sguardo all’orologio, sospiro e mi affretto a rientrare, l’erba
alta carica di plastica rallenta il mio
passo, scanso a stento il cadavere di
un topolino, dalla panchina di fronte
un extracomunitario ed il suo panino mi guardano incuriositi, siamo
rimasti soli. Percorro qualche metro
poi mi volto nuovamente verso i
resti desolati di quelle povere giostre arrugginite: ma questo rombo
sordo nelle orecchie è solo il sussurro del vento o piuttosto il lamento di questa “piccola natura
urbana” così duramente offesa?
E questo porta i miei occhi al cartello che accoglie i visitatori invitandoli a rispettare la natura:“chissà che
direbbe quell’insegna se potesse parlare” mi domando con un sorrisetto
amaro mentre mi avvio verso casa a
preparare la cena.
scavo per tre secoli con la scoperta
delle antiche mura, dei tre templi dorici, nucleo della città arcaica, e della
scoperta - questa avvenuta negli anni
cinquanta- della famosa Tomba del
Tuffatore da parte dell’archeologo
Mario Napoli. Inoltre l’intervento di
recupero della strada sembra essere in
contrasto con la famosa legge, che
prende il nome dall’archeologo scopritore dell’Heraion di Foce Sele, la
220 Zanotti Bianco del 5 marzo 1951.
La norma presumeva una “zona di
non edificazione” nell’area archeologica e nei suoi dintorni per una fascia
di mille metri dalla cinta muraria al
fine di costituire una zona di rispetto
dell’area archeologica di Paestum.
Come è possibile tutto ciò? La Soprintendenza corregge il tiro e respinge le accuse tenendo a precisare
che “l’intervento contestato riguarda
esclusivamente un tratto di circa 580
metri, effettuato interessando la esistente strada veicolare realizzata negli
anni trenta dalla Provincia di Salerno,
lungo il settore sud-orientale delle
mura”. “Si tratta -specifica il Soprintendente- dell’adeguamento di un
tratto stradale (per altro molto stretto
per quanto concerne la carreggiata,
ndr.), esistente da oltre settant’anni
che ha previsto la creazione di un percorso ciclabile e pedonale presso le
mura e che ha comportato l’allontanamento della carreggiata veicolare
da esse fino ad un massimo di 8 metri,
unitamente ad una semplice regolarizzazione delle quote stradali, ben
lontano dal metro e mezzo contestato
dagli organi di stampa. Tale adeguamento ha comportato l’abolizione, nel
tratto in questione, dell’esistente e impattante manto stradale di asfaltato,
sostituito da un battuto di materiali
inerti che certamente non presenta caratteristiche autostradali.
L’asserzione dell’avvenuta presunta
occlusione del fossato antico è completamente inesatta: non solo in questo tratto della cinta di mura non ne è
assolutamente provata l’esistenza, ma
il dislivello erroneamente interpretato
come fossato è originato dalla diversità di quota tra il piano di campagna
al piede delle mura ed il rilevato stradale realizzato negli anni‘30”.
Insomma siamo di fronte all’ennesimo caso di dicotomia tra tutela, salvaguardia
ed
estetica
delle
testimonianze archeologiche e la necessità, nonché la spinta, nei limiti
della norma vigente, di portare avanti
una politica di riqualificazione urbana
funzionale per le reali urgenze, al fine
di rendere anche un luogo “antico”
funzionale e fruibile per le moderne
esigenze, in questo caso di esercizio
dei trasporti!
Marcello Mottola
Altro articolo di EMANUELE
GRECO a pagina 14
Capaccio
4
N°37 01 ottobre 2008
Il soglio di Pietro
Giuseppe Mauro chiede la documentazione relativa al Puc
Il paradiso
è qui
“Prima di votare vogliamo capire ogni dettaglio”
Una nostra concittadina, anni fa,
emigrata in America, ha incontrato
e sposato, a New
York, un cittadino
statunitense.
Ogni anno, da sola, tornava a far visita ai parenti a Capaccio. Al ritorno del viaggio, al marito che le
chiese cosa ci fosse di bello al
paese d’origine, lei rispose: è un
piccolo paese.
Dopo alcuni anni, il marito decise
di accompagnarla, curioso di vedere il paese d’origine della moglie.
Arrivarono verso fine settembre,
come ogni anno, e nel tragitto da
Napoli a Capaccio la moglie continuava a ripetergli che si sarebbe annoiato subito e l’avrebbe costretta
a ripartire prima del previsto.
Erano le 19,00 quando arrivarono
in Piazza Tempone e incontrarono i
primi familiari. Fu d’obbligo fermarsi a prendere un ottimo caffè in
uno dei bar dei giardini pubblici,
come fu logico invitarlo ad attraversare la strada, percorrere i
20/30 metri e mostrare il panorama sottostante. Il cielo terso, il
mare blu, Capri all’orizzonte e il
sole rossofuoco, che iniziava ad immergersi sospeso tra cielo e mare.
”L’Americano” si fermò di scatto a
metà strada, rapito dall’emozione
per lo spettacolo che si presentava
ai suoi occhi.
Fermo, immobile, non avvertiva più
il vociare circostante e, facendo
segni con le mani, allontanava
chiunque voleva salutarlo. Il tutto
durò 2-3 minuti, il tempo che il sole
scomparve all’orizzonte. Le prime
parole che disse rivolgendosi alla
moglie, in inglese, furono: ”The
heaven is here!” (Il Paradiso è
qui!).
Nei giorni successivi, oltre al panorama, scoprì il clima, i vicoli, i portali, l’ospitalità, le tradizioni locali,
gli usi e i costumi dei Capaccesi.
Non mancarono le visite a Capaccio Vecchia, dove ammirò la Piana
del Sele, fino al golfo di Salerno, al
Santuario della Madonna del Granato, al Castello diroccato, al Getsemani, a Capodifiume. Ritornò più
volte a Paestum per contemplare
in successione i tre templi: Cerere,
Nettuno, la Basilica.
L’area archeologica fu percorsa
tutta e il Museo lo ospitò quasi
tutti i giorni, facendosi spiegare
ogni cosa. La sera, inevitabilmente,
alle 19,00, era al solito posto, sui
giardini, ad ammirare il tramonto.
Ogni qualvolta il sole scompariva
all’orizzonte ripeteva:
“The heaven is here!”
Continua . . .
Pietro De Rosa
Lunedì 22 settembre il sindaco, la
giunta e l’intero consiglio comunale
di Capaccio ha incontrato Francesco
Forte, tecnico incaricato di predisporre il Puc (Piano Urbanistico Comunale) di Capaccio Paestum. Il
motivo dell’incontro a “porte chiuse”
è stato quello di offrire, in anteprima,
ai soggetti che dovranno approvarlo,
in sede di consiglio, la relazione programmatica del nuovo strumento urbanistico.
Forte ha ripercorso le tappe più importanti del lavoro svolto, ha fatto al
sintesi di quello che ha scritto nella
relazione consegnata al sindaco Pasquale Marino e alla giunta comunale
e ha dato appuntamento a tutti alla seduta del consiglio che il presidente
dell’assemblea, Paolo Paolino, in accordo con il sindaco, vorrà convocare.
Alla richiesta di avere copia della relazione, dei grafici, delle carte topografiche e di tutta la documentazione
correlata, da parte di Giuseppe
Mauro, capogruppo di FI all’opposizione in consiglio, il Forte ha indicato
nel sindaco il depositario della documentazione.
C’è da aggiungere che Mauro, insieme agli altri consiglieri di opposizione ha votato le indicazioni
programmatiche date a Forte, ha
chiesto al segretario del suo partito di
indire un incontro con gli altri esponenti dell’opposizione al fine di fare
una valutazione sul da farsi e per decidere la strategia più utile al fine di
poter effettuare un’analisi attenta di
quanto predisposto da Forte.
L’incontro si è tenuto giovedì 25,
presso la sede di FI in via Magna
Graecia, a cui hanno preso parte gli
esponenti dei partiti che compongono
il Pdl capaccese.
Dopo la introduzione di Antonio Di
Benedetto, segretario cittadino di FI,
e la relazione di Mauro, si è aperta
una vivace discussione sia su come è
stata gestita la fase precedente della
vicenda (votazione insieme alla mag-
Pasquale Marino e la campagna d’autunno
“Il Puc entro un anno” fu la sua promessa di Natale 2007
Il manifesto affisso, a firma del sindaco di Capaccio Paestum, sui muri
della città dei templi dà il via alla
campagna d’autunno dell’amministrazione Marino.
Dopo aver archiviato la stagione
estiva senza “munnezza” per le
strade, ma con “trentaduemila” presenze all’Arena dei templi che hanno
reso piena soddisfazione all’azione
dell’amministrazione, è giunto il
momento di affrontare il toro per le
corna: la redazione e l’approvazione
del Puc (Piano Urbanistico Comunale).
Marino aveva promesso alla vigilia
di Natale del 2007 che sarebbe stato
approvato entro un anno e sembra
che, anche questa volta, la tempistica
gli dia ragione.
Chiunque ha a cuore i destini di questa città non può far altro che gioire
dell’evento, più unico che raro, di
un’amministrazione che mantiene
ciò che promette.
Marino ha in consiglio numeri, alla
stesura tecnici collaudati, l’attesa
spasmodica dei cittadini e degli operatori economici, il tempo adeguato
davanti a sé per affrontare gli ulteriori passaggi burocratici dell’intera
filiera istituzionale. Insomma è nelle
migliori condizioni per tagliare il nastro del traguardo e non solo di vederlo a portata di mano come gli è
già accaduto alla fine del suo secondo mandato.
A leggere il manifesto, però, si ha
l’impressione che sia sul punto di
aprire una sorta di guerra preventiva
nei confronti di chi “oserà fra mercanti e millantatori” frapporre ostacoli di sorta alla marcia trionfale di
approvazione dello strumento urbanistico.
Mette le mani avanti scrivendo
“Tutti i consiglieri presenti all’incontro, di maggioranza e opposizione, hanno approvato la relazione
del prof. Forte.”
Ricorda che “Tutti avevano già votato in consiglio, all’unanimità” le
indicazioni programmatiche”. Insiste
nell’affermare che “la maggioranza
è granitica” e che non si farà ammaliare da sirene esterne. Afferma che
tutte le associazioni di categoria presenti nel comune sono state consultate e , tra le righe, lascia intendere
che sono d’accordo con l’impostazione data da Forte. Infine, “minaccia” fuoco e fiamme contro chi
tenterà di far deragliare la “locomotiva” con tutti i suoi “vagoni” lan-
ciata a tutta velocità alla conquista
dell’abito “trofeo”. Per cui sono tutti
avvisati: o mangiate questa minestra
o vi gettate dalla finestra!
In questo comune ci sono tecnici e
professionisti capaci di leggere, scrivere e disegnare.
C’è anche chi è capace di fare qualche conto. Per cui tutti, individualmente o in modo associato, vorranno
prima vedere e poi convincersi che
la “minestra” predisposta abbia gli
ingredienti giusti per non risultare indigesta.
Ecco perché, al di là dei proclami e
degli editti, sia alcuni consiglieri di
opposizione sia alcune associazioni
di categoria, pur felici che si arrivi
alla conclusione “necessaria” di dare
lo strumento urbanistico a Capaccio
Paestum, prima di farsi “annettere”
alla cordata del sì, vogliono esercitare il sacrosanto diritto di vedere e
toccare prima di credere… anche
Cesù Cristo, di fronte all’incredulità
di Tommaso, ha ritenuto opportuno
fargli toccare la ferita senza declassarlo dalla funzione di Apostolo.
Questo anche nell’interesse stesso
del sindaco della “gente”.
L’esercizio della democrazia richiede un atteggiamento aperto, disponibile e collaborativo.
Questo è il momento di dimostrare
che le azioni siano coerenti con le
parole e i proclami.
Bartolo Scandizzo
gioranza delle indicazioni) sia sul
come gestire la fase che precede l’arrivo in consiglio della relazione di
Forte.
L’assemblea ritiene ineludibile il
fatto di poter avere per tempo (almeno 15 giorni prima) sia la relazione che la documentazione allegata
per dare l’opportunità sia ai consiglieri sia ai tecnici di “parte” di farne
la giusta e doverosa valutazione. Si
tratta di decidere se votare il nuovo
strumento urbanistico del comune o
di avversarlo con determinazione.
Per fare una scelta senza pregiudizi è
necessario conoscere bene sia gli
aspetti tecnici sia le scelte di carattere
socioeconomiche che sono alla base
del progetto.
Mauro si è impegnato a produrre richiesta scritta al fine di ottenere in
tempi brevi l’oggetto della discussione perché è giusto che “Prima di
votare vogliamo vedere e capire fin
nel minimo dettaglio”.
biesse
N°37 04 ottobre 2008
Valle del Calore
5
Carlo Vitolo, il primo aspirante acquirente della Cantina
L’imprenditore battipagliese conferma il suo interesse per la Val Calore
Diceva Palmiro Togliatti, uomo che
era notoriamente incline al machiavellismo: “il fuoco si accende con
la legna disponibile”, raccontiamo
dell’interesse di Carlo Vitolo, imprenditore di Battipaglia, per quel
che resta della Cantina Sociale Val
Calore, una volta grande gigante produttivo di Castel San Lorenzo.
Il 9 ottobre gli soci della cooperativa
tornano a riunirsi per decidere il da
farsi. Senza il conferimento d’uva da
trasformare e la proposta di “liquidazione coatta” decretata dalla
Confcooperative, senza che niente
può più frapporsi tra chi può
spendere qualche milione di euro e la
proprietà di un bene che ancora
gronda del sudore di almeno due
generazioni di coltivatori e di importanti finanziamenti pubblici. Raggiungiamo al telefono Carlo Vitolo.
Ecco la trascrizione della conversazione.
Lo sa che circola il suo nome a proposito delle trattative per l’acquisto
della Cantina Sociale Val Calore….
“Mi meraviglio come la notizia sia
già arrivata fino a lei”…
Non sono particolarmente impiccione, ma facendo questo di mestiere
da anni, non mi è difficile – quando
voglio e sono fortunato – mettermi
su certe piste. La notizia che cercavo
allora c’è...
“Non corra. Di questa vicenda non
voglio parlarne al telefono, mi
venga a trovare quando vuole. Magari le spiego dove trovarmi…”.
Scusi, ma conferma o smentisce questa sua volontà di prendere in mano
la gestione della principale struttura
produttiva della Valle del Calore?
“Confermo a metà… non mi faccia dire altro. Sia gentile, comprenderà bene la situazione”
Mi dà qualche cenno sul piano industriale, magari vuol comprae per integrare con le sue altre attività
imprenditoriali…
“Le ho già detto che non ho niente
in contrario ad incontrarla. Fino a
quel momento non posso dirle
niente”.
Mi dice se i toscani di Monsummano
Terme, Pucci ed Invitti, agiscono per
conto suo?
“Mmmm…. Tutto può essere,
come può non essere. Mi scusi,
però questa conversazione telefonica finisce qui. Grazie, e tenga
conto che mi potrà incontare di
persona quando vuole”.
Carlo Vitolo è uno dei nomi più importanti della sanità privata nella
Piana del Sele. Ha 56 anni, ha fatto
fortuna lavorando nel settore della riabilitazione e della diagnostica. Da
qualche tempo si è messo a diversificare ed ha aperto un hotel con un
grande centro congressi. E fa le cose
talmente in grande con un articolo su
Un momento della vendemmia
di un quotidiano dove annunciava
come: “valuta esperienze professionali e titoli per le figure lavorative di
addetti alla reception, capi reception,
camerieri da sala bar, barman e portieri di notte”. Ed ancora: «Nei prossimi giorni l’hotel San Luca
incrementerá sia i servizi di ristorazione che i servizi di pernottamento e
della congressualistica; quindi, dobbiamo necessariamente rinforzare il
personale.
Pertanto - dichiara il patron Carlo Vitolo, responsabile per le selezioni del
personale del Centro San Luca - ricerchiamo camerieri da sala bar, addetti alla reception, capi reception,
barman, shaff e portieri di notte; i
candidati dovranno presentare il loro
curriculum indicando la propria
esperienza professionale e i titoli acquisiti. Spero che ci siano persone
preparate e capaci ad affrontare un
lavoro che richiede impegno e serietá; la nostra azienda è pronta ad investire nelle risorse umane che
dimostrino voglia di lavorare».
La politica? E’ un amore finito.
“L’ho fatta in passato, è stata una
esperienza della mia vita, adesso
penso a fare l’imprenditore e a creare
posti di lavoro per la cittá. Questo so
fare al meglio e questo farò».
Carlo Vitolo, comunque, - lo leggiamo da un quotidiano (la Città di
Salerno — 21 febbraio 2007 ) non
disdegna di parlare di politica e della
classe dirigente che deve apprestarsi
a governare la cittá di Battipaglia. .
Alla Cantina Sociale Val Calore ci
sta arrivando con gradualità. Tre anni
fa compra un centinaio di ettari di
terreno in località Tenimenti, nel comune di Altavilla Silentina sì, ma che
guardano verso gli Alburni. Li
prende da un’asta fallimentare, erano
appartenuti ad alcuni bei nomi dell’imprenditoria della Piana del Sele,
Le disavventure.
Verso la fine del novembre del 2001,
scatta l’accusa, di aver fatto parte di
un‘organizzazione che permetteva
l’accreditamento, da parte della Regione, delle strutture private, mediante certificazioni che ne attestavano
la capacità operativa che sarebbe, in
realtà, non posseduta, provocando,
dal 1996 un
danno
al
servizio sanitario nazionale,
per alcuni miliardi di lire.
Secondo l’acPezzullo e Consalvo,
cusa sarebbero
che tentano di impianstati messi in
tarvi chi una moderna
piedi centri di
azienda di allevamento Pasquale Masi, presidente Val
radiodiagnoe chi improbabili colti- Calore; sopre un viticoltore dei
stica «accrediCastel San Lorenzo
vazioni di mele.
tati» con il
I terreni poveri, l’asraggiro, privi
senza d’acqua, ebbero sempre la medelle strutture e del personale necesglio. Tanto che arrivano nelle mani
sari per avere l’ ok della regione
dei Meluzio, chiacchierati imprendiCampania ad operare. Le illegalità
tori con natali a Nusco e residenza a
emergono dopo una lunga indagine
Battipaglia.
condotta dai carabinieri del Nas di
In mezzo c’è il tentativo dell’attuale
Salerno. Nelle sei le ordinanze di cuamministrazione comunale di imstodia cautelare, ai domiciliari,
piantarvi un impianto per il compoemesse dal gip Vito Colucci vi instaggio dei rifiuti.
cappa anche Carlo Vitolo con quatOsservando la zona da vicino, chi
tro responsabili di centri diagnostici
scrive abita sulla collina di fronte,
e terapeutici e due funzionari di Asl,
non risultano ancora chiari gli orienper associazione a delinquere, falso,
tamenti produttivi della nuova proabuso d’ ufficio e truffa ai danni del
prietà.
servizio sanitario nazionale.
Di poche settimane fa sarebbe un
Dopo questa vicenda c’è il suo conaltro acquisto, questa volta effettuato
trattacco. Contro D’Elia e Del
nel comune di Roccadaaspide, queMese
sta volta meno di 10 ettari di terreno.
Leggiamo da “la Città di Salerno”,
Carlo Vitolo ha alle spalle vicende
dell’ 8 febbraio 2006, a pagina 19 .
dei quali spesso si sono occupati i
Giuseppe D’Elia, autodefinitosi
quotidiani locali. E’un nome, il suo,
“l’uomo del popolo”, è rinviato a
che a Battipaglia fa decisamente nogiudizio per estorsione e tentata
tizia. Innanzitutto per la personalità
estorsione nei confronti del patron
del fratello Rodolfo Vitolo, docente
del centro “San Luca” di Battipaglia,
di diritto privato all’ateneo salerniCarlo Alberto Vitolo. (…) D’Elia,
tano.
che fa anche parte del direttivo
dell’Udc, è accusato di aver fatto
pressioni nei confronti di Carlo Alberto Vitolo dopo che il patron del
San Luca uscì dal carcere.
Secondo la Procura, la cui tesi è stata
accolta dal giudice, l’uomo del popolo avrebbe chiesto a più riprese decine di milioni per presunti crediti da
lavoro vantati nei confronti dell’imprenditore battipagliese.
Dalla ricostruzione fatta dagli inquirenti, Carlo Alberto Vitolo avrebbe
versato delle rate di quel debito, ma
ogni volta informando prima le forze
dell’ordine.
Le accuse all’ex sottosegretario
Ne riferisce “la Città di Salerno”, il
24 luglio 2005, a pagina 24, in un articolo a firma di Massimiliano Lanzotto. “L’ex sottosegretario alle
partecipazioni statale Paolo Del
Mese (Udeur) è indagato per concussione. L’avviso di conclusione indagini gli è stato notificato a maggio
(…). A chiamarlo in causa è il patron
del Centro San Luca di Battipaglia,
il dottore Carlo Vitolo, secondo il
quale l’ex deputato Dc, quand’era direttore dell’Usl 54 gli avrebbe chiesto soldi - secondo la denuncia che è
stata presentata qualche tempo fa
dall’imprenditore della sanitá privata
locale – che servivano per ammorbidire la commissione di vigilanza in
particolare sulle strutture sanitarie
esterne che erano convenzionate con
la Usl.
La denuncia che ha fatto partire le indagini è stata prodotta all’inizio del
2002. Carlo Vitolo raccontò dettagliatamente alla Guardia di finanza
di Eboli le presunte richieste avanzate da Paolo Del Mese. L’ex parlamentare Dc, intanto, rimanda al
mittente tutte le accuse”.
Dopo queste traversie, terribilmente
“normali” e facili da trovare nel
curriculum degli imprenditori di
questa zona, arrivano i successi imprenditoriali ed il fiore all’occhiello
del laboratorio teatrale che è nato
all’interno del “San Luca”. Lo racconta “la Città di Salerno”, del 24 dicembre 2005 , pagina 29 , che
riferisce del ”Grande successo di
pubblico per la nuova iniziativa del
Centro diagnostico “San Luca” di
Battipaglia. Lo staff del centro amministrato da Elisa Vitolo (…) ha
portato in scena lo spettacolo teatrale
di Natale.
Protagonisti i sessantadue ragazzi diversamente abili e i settanta ragazzi
del centro riabilitativo.
La rappresentazione è frutto di un
percorso terapeutico legato ad attivitá musicali e teatrali inserite in un
ampio piano di trattamento riabilitativo.
Oreste Mottola
Aquara
6
N°37 04 ottobre 2008
Scompare Rocco D’Urso, fondatore e presidente della Bcc di Aquara
Marino: “Un uomo giusto ed autorevole. Un padre per tutti noi”
Rocco D’Urso, (nella foto), fondatore e presidente da sempre della Bcc
di Aquara, ha lasciato questa terra
con la stessa discrezione con cui vi
aveva vissuto. In meno di un mese
una malattia folgorante lo ha sottratto alle sue due famiglie: quella
naturale, i suoi cari, e quella acquisita, la banca.
“Per noi è stato un padre” Ha esordito Antonio Marino, nel suo breve
discorso di saluto dopo la cerimonia
funebre celebrata nella chiesa di San
Lucido ad Aquara.
Infatti, “Padre e maestro” sono state
le due parole che correvano sulle
bocche dei tanti amici e parenti accorsi ad Aquara per l’estremo saluto.
Rocco D’Urso è stato maestro nel
suo paese ed ha cresciuto intere generazioni di allievi.
Qualcuno di questi oggi si trova a ricoprire ruoli di responsabilità proprio nella banca che lui ha
contribuito a creare, anzi, a ricreare.
Ed è proprio il ricordo dell’incontro
che Marino ebbe con Rocco in
piazza a Aquara che ha rivelato il
vero spirito di quest’uomo esperto ed
aperto al nuovo: “Mi recai da lui con
una lettera di convocazione del Cda
della Cassa Agraria costituita ad
Aquara nei lontani anni venti. Quella
banca fu fondata da suo padre, Francesco D’Urso, per affrancare il contadini dagli alti tassi di interesse
Ponte sul Calore, i lavori
proseguono spediti
Da qualche settimana, a Mainardi,
sono iniziati i lavori per la realizzazione del ponte sul Calore, utilissimo per collegare il comune di
Roccadaspide con quello di Aquara.
Ciò che ha sorpreso, positivamente,
i cittadini è che le attività per l’edificazione dell’importante ed attesissima opera procedono a ritmi
davvero incalzanti tanto che i tecnici
e gli amministratori della ditta Infrater, che si è aggiudicata gli appalti
per la costruzione del ponte, hanno
assicurato che i cittadini potranno
percorrerlo molto prima di quando
si aspettino.
“Dal giorno in cui ci hanno consegnato i lavori, su contratto, abbiamo
avuto un anno di tempo per portarli
a termine, tuttavia possiamo garantire che finiremo l’opera molto
prima, ci sono molte probabilità che
i cittadini possano beneficiarne già
tra pochi mesi”, a garantire ciò è Andrea Guido Bamonte, amministratore della ditta d’infrastrutture. Tali
affermazioni hanno trasmesso agli
abitanti di Mainardi un notevole en-
tusiasmo e li
hanno ricaricati
di ottimismo, ma
d’altronde è giusto che sia così
poiché hanno
vissuto
per
troppo tempo
con addosso la
paura di rimanere per sempre
nell’isolamento.
Attualmente, infatti, per raggiungere
Roccadaspide, il centro munito di
vari edifici di pubblica utilità più vicino a Mainardi, si impiegano circa
trenta minuti, con la costruzione
dell’ambito ponte, invece, si impiegheranno meno di dieci minuti. Soddisfatto e molto fiducioso si è
rivelato anche il sindaco di Aquara
Franco Martino: “Durante la cerimonia inaugurale abbiamo garantito
ai cittadini che entro un anno avrebbero visto la fine dei lavori, attualmente abbiamo quasi la certezza
che termineranno molto prima e di
ciò il popolo ne è davvero felice.
Questa per l’amministrazione comunale, che tanto si è prodigata per
mandare in porto questo progetto,
è un bellissima soddisfazione” , ha affermato il primo cittadino.
Di certo per vedere l’opera bella e
pronta bisogna ancora aspettare,
tuttavia, sembra proprio che questa
volta sia davvero solo questioni di
mesi.
Alessandra Pazzanese
richiesti all’atto dell’acquisto delle
sementi. Fu subito disponibile al
confronto e poi alla costituzione
della Cassa Rurale ed Artigiana di
Aquara, Oggi Banca di credito Cooperativo.” È utile ricordare che
D’Urso ha avuto la responsabilità
della presidenza della banca dalla
sua fondazione fino al momento
della sua massima espansione.
“Rocco – ha affermato ancora Marino- ha presieduto il Cda facendo
valere la sua autorevolezza, basata
sulla forza tranquilla dell’esperienza
e del buon senso, senza mai vestirsi
dell’autorità che pure la carica gli
conferiva.” Un uomo di grande dignità e dirittura morale che ha lasciato un segno tangibile della sua
esistenza dando a molti giovani l’opportunità di restare a lavorare in questa terra. Molti altri hanno avuto
l’opportunità di poter contare su un
istituto bancario che non li lasciasse
soli ad affrontare il mercato globale.
Chi lo ha incontrato non ha potuto
non farsi rapire da quel viso scarno,
segnato dalla condizione fisica di invalido, ma sereno ne porsi con
l’estrema semplicità dell’intelligenza
che traspariva dai suoi occhi piccoli,
lucidi e vivaci pronti a scrutare fino
nell’animo.
La Banda di Aquara che, con la sua
“cadenza” lo ha preso in consegna
sul panoramico piazzale della chiesa,
lo ha accompagnato fino al ponticello per l’estremo saluto.
L’andatura caracollante del corteo,
che si cullava al ritmo delle marcia
funebre, ricordava con disincanto la
sua andatura sostenuta da bastone.
Quel pezzo di strada percorsa ad andatura lenta, come la sua, è stato il
giusto segno di rispetto con cui
Aquara ha voluto salutare un uomo
giusto, Rocco D’Urso.
Bartolo Scandizzo
Banca, una semestrale da incorniciare
Utili a più 63%
La sede storica della Bcc di Aquara. In basso a sinistra il direttore Antonio Marino, a destra il presidente Luigi Scorziello
Il Consiglio
d’Amministrazione
della
Banca di Credito Cooperativo di Aquara
ha da poco
deliberato
l’approvazione
del Bilancio Semestrale del 2008
che ha evidenziato i seguenti importanti risultati:
•L’utile semestrale ha avuto
un incremento di circa 450.000
euro (63,2%), passando dai
725.000 euro del 30 Giugno 2007,
a 1.183.000 euro nel primo semestre 2008.
•La Raccolta diretta ha beneficiato di un incremento di 14
milioni di euro (9,5%), passando
dai 143 milioni del 30 Giugno
2007, ai 157 milioni del 30 Giugno
2008.
•Gli Impieghi rivolti alla Clientela hanno fatto registrare un incremento di 10 milioni di euro
(11,7%), passando dagli 88 milioni
del 30 Giugno
2008, ai 98 milioni del Bilancio
appena
deliberato.
Il risultato raggiunto della
BCC, sottolinea il forte impegno
territoriale
e
il
radicamento alla cultura d’impresa
cilentana che la Banca, guidata da
Antonio Marino, sta interpretando
con successo.
Il Direttore, ovviamente soddisfatto, aggiunge che: “L’aumento del volume d’affari
fatto registrare dalla BCC
di Aquara è superiore alle
attese e riempie d’orgoglio
me, il Consiglio, i soci e i
nostri dipendenti, confermando la sintonia che la
Banca riesce ad avere con
questa amata terra e con il
suo dinamico e onesto popolo”.
Ottobre 2008
Anno VI N.13 nuova serie
Eboli, Carmelo Conte
è l’asso pigliatutto
FRANCESCO FAENZA
Tra i due litiganti, l’asso pigliatutto finì
tra le mani di Carmelo Conte. Mentre
Martino Melchionda e Antonio
Cuomo sgomitano in prospettiva, per
la candidatura a sindaco nel 2010,
quatto quatto, silenzione e scaltro,
Conte sistema le sue pedine nel Partito
Democratico. Che di Democratico, nel
termine, ha davvero poco, a Eboli.
Chiamarlo Partito Socialista, Partito
Contiano, sarebbe più logico. Almeno
a dare una scorsa agli incarichi e alle
poltrone. Nell’isteria politica di Melchionda che ha epurato tre assessori e
un capogruppo, proprio il sindaco non
ci ha guadagnato niente. Anzi, ha perso
e bruciato le poche probabilità di candidarsi a sindaco nel 2010. Senza
Cuomo, deputato e ras provinciale nel
Pd, nemmeno alla Multiservizi troverà
più posto, Melchionda. Ma mentre il
sindaco spianava i suoi kalasnikov politici, dal bunker santaceciliese, Carmelo Conte sistemava un suo uomo
per ogni poltrona. Epurato il democristiano-socialista (non s’è mai capito
cos’era in passato) Mauro Vastola, al
suo posto è arrivato Salvatore Di Dio.
Socialista dall’asilo, contiano di nascita, riformista “democratico” tra
mille virgolette. Nella vendetta ordita
dalla corrente di Cuomo contro Melchionda, sono venuti a galla altri due
socialisti che hanno così occupato altre
due poltrone di prestigio nel Partito
Contiano Ebolitano. Donato Guercio
che non è stato mai Ds o Pds, Dc o Ppi,
ma è da sempre socialista, sindaco con
Conte, uomo ora di Cuomo, ma sempre garofanato, Donato Guercio ha ottenuto l’incarico di segretario del Pd.
E non è finita. Il giovane Presutto, non
il padre Elio, ma il figlio Giancarlo, si
è accaparrata la presidenza del partito.
A Eboli anche le pietre sanno che i
Presutto sempre socialisti son stati,
anche quando hanno ramingato tra
Forza Italia e la Margherita. L’unico
non socialista con una carica importante nel Pd è il sindaco Melchionda,
finito in minoranza nel partito, peggio
di Nichi Vendola in Rifondazione Comunista. Si sentiva imbattibile, il sindaco di Santa Croce, è rimasto
schiacciato tra le due forze socialiste,
tra Conte e Cuomo. Incarichi non ce
ne sono più. E per Cosimo Cicia le
provinciali election della prossima primavera sono più un incubo che una
cavalcata delle Valchirie.
Nella settimana appena conclusa, i
Continua a pag. II .
I
Direttore responsabile Oreste Mottola
Oltraggio alla corretta
informazione
MARTINO MELCHIONDA*
Intitoliamo l’aeroporto ad
Umberto Nobile
Il 26 settembre nel PalaSele, nell’ambito della 45^ Fiera
Campionaria Città di Eboli, si è tenuto un convegno sull’eclettica figura di Umberto Nobile, l’uomo che, al comando di un dirigibile da lui stesso progettato,
raggiunse per primo il Polo Nord nel maggio del 1926.
Figura ormai entrata nella leggenda, Nobile era nato a
Lauro, in provincia di Avellino, nel 1885, ma le sue radici, la sua formazione culturale, erano tutte ebolitane,
essendo i genitori, i fratelli e gli avi nati e vissuti a Eboli
ed essendo spesso loro ospite ad Eboli negli anni dell’infanzia e della giovinezza.
Proprio l’eclettica personalità del generale è stato argomento dell’appassionato intervento di Abdon Alinovi,
ebolitano, deputato del PCI per più legislature ed amico
personale della famiglia Nobile, che ha descritto il generale come uomo di grande intelligenza, simpatico, affascinante, dai molteplici interessi, rispettoso della
religiosità ma profondamente laico.
Il lucido ricordo di Alinovi ci ha fatto rivivere l’atmosfera del 15 agosto 1926, quando al ritorno dalla fortunata spedizione polare e del tour che lo aveva portato in
tutto il mondo, Umberto Nobile fu accolto a Eboli in maniera trionfale: da tutti i balconi della città, spalancati,
sventolavano coperte e tricolori, il generale portato a
braccia in trionfo lungo la strada che da quel giorno
porta il suo nome, la cerimonia solenne durante la quale
gli fu conferita la cittadinanza onoraria, il banchetto
sontuoso nel salone del Municipio accompagnato dall’inno appositamente composto per lui dal maestro Felice Cuomo, la visita al Mendicicomio (oggi Ospedale)
retto dalle suore benedettine, accompagnato dall’inseparabile cagnetta Titina.
Da quel momento i salotti bene della città gareggiarono
ad ospitare Ida Nobile La Torraca, l’amata sorella della
generale e i suoi figli.
Due anni dopo, nel 1928, all’indomani del drammatico
naufragio del dirigibile Italia e delle polemiche che ne
seguirono, Eboli voltò le spalle al generale e alla sua
famiglia, isolò la famiglia di Ida La Torraca che con
grande dignità si ritirò in un rigoroso riserbo. Uno
strappo che non impedì a Nobile di continuare a visitare ed amare la sua controversa città fin negli anni
della vecchiaia.
Silvana Fiorito Rapisarda, nipote dell’amata sorella
Ida, ha tracciato il ritratto intimo di Nobile: un uomo
autorevole, carismatico, affascinante,con grande attitudine al comando, patriarca di una famiglia fortemente
unita, composta da molte sorelle e fratelli e innumerevoli nipoti e pronipoti, su cui tutt’oggi si riflette la personalità del generale.
Ma anche un uomo capace di grandi tenerezze, capace
di stregare i bambini con le sue avventure e di incantarli con le sue trasgressioni, quali quella di rimpinzarsi
le tasche, alla fine dei pranzi ufficiali, con cartocci di
avanzi “nell’eventualità che incontrassi un cane o un
gatto affamato”, oppure quella di procurare sul davanzale di casa sua il cibo ad uno sciame di api che
altrimenti nella metropoli non avrebbe avuto possibilità
di procurarsene. Un nonno che anche da anziano piaceva molto alle donne, che continuavano a corteggiarlo
sotto lo sguardo divertito di nipoti e pronipoti.
Luigi Pascale, uno dei grandi nomi dell’aeronautica europea, professore di Ingegneria all’Università di Napoli,
allievo di Nobile e poi continuatore della sua attività
universitaria, ha tracciato il profilo di Nobile docente
universitario. Nel 1926 Nobile fondò l’Istituto monocattedra di Costruzioni Aeronautiche di Napoli, che diresse per 34 anni, divenuto nel 1960 Istituto di
Continua a pag. 14
Vi scrivo in relazione all’articolo “Chi
sbaglia in Comune…non paga”, pubblicato a settembre 2008, peraltro accanto ad un ricordo, commosso, di
mio fratello Enrico, per il quale ringrazio.
Scrivo perché sia chiaro a tutti che il
vostro giornale, che ha una linea di
seria e corretta informazione, non
priva di connotazioni critiche, quando
si occupa di altri centri, su Eboli si riduce a fare da megafono personale di
chi scrive, ed al più di chi con il vostro corrispondente ha relazioni di
amicizia, di simpatia politica e di lavoro (precario?).
Per essere chiaro, non vi è occasione
in cui, in relazione agli accadimenti
ebolitani, venga data un’informazione;
la rubrica affidata a Francesco Faenza
consiste in un volantino di propaganda politica, pieno di astio verso
l’Amministrazione comunale, mai con
riferimenti a fatti concreti, il tutto dipinto con una mediocre ironia utile
ad accarezzare il sentimento dell’antipolitica così in voga in questi tempi.
Mi soffermo, per comodità, sull’ultimo articolo, già citato.
Si rappresenta una città sommersa da
cartelle tributarie sbagliate e si riferisce di moltitudini di poveri cittadini
soffocati dagli errori degli uffici e
quasi da una moltiplicazione dell’imposta sui rifiuti.
Il tutto senza riferire un solo fatto, un
solo caso.
Sia chiaro, non escludo che possa essersi verificato qualche errore, ma
sono pronto a scommettere che essi
non superano qualche unità su una
platea di migliaia di contribuenti.
Ed invece, con accuratezza e malizia,
si descrive una situazione da terzo
mondo, scrivendo di una città in
preda al disordine amministrativo,
nella quale i cittadini vengono vessati
in ogni modo.
Altra questione affrontata è il contratto di quartiere, vicenda nella
quale il corrispondente rivela tutta la
sua malafede, in quanto mandatario
del suo mentore politico.
La vicenda è la seguente: l’amministrazione Rosania emette un bando
per un contratto di quartiere, al quale
risponde un consorzio di imprese.
La stessa amministrazione, con delibera di Giunta, respinge la proposta.
Nasce un contenzioso, che dinanzi al
Continua a pag. III
III
Eboli
Ottobre 2008
dalla prima
Oltraggio alla corretta informazione
“Mai stato un pluriconvenzionato con Rosania”
Tar vede il Comune vittorioso,
mentre il Consiglio di Stato condanna
l’Ente ad un risarcimento danni sicuramente molto pesante, non ancora quantificato.
Un grave errore dell’amministrazione
precedente avere bocciato quella proposta, una scelta sbagliata che porterà
al Comune danni enormi: questo ho osservato.
Aggiungo che le cause si vincono e si
perdono, perché c’è un giudice che decide, anche se l’avvocato ha fatto il suo
dovere; tanto più che lo stesso avvocato
prima ha vinto al Tar, poi ha perso, con
le stesse argomentazioni, al Consiglio
di Stato.
L’argomentazione, sul punto, è l’ingiuria: io pluriconvenzionato con Rosania? Quando? Dove?
Sono stato consigliere d’amministrazione della Eboli Multiservizi, su indi-
cazione del mio partito, ma me ne
andai quando l’amministrazione comunale pretese l’assunzione di decine
di persone senza preoccuparsi di come pagarle.
Lui, se ben ricordo, lo
era, non so a quale titolo,
e lo è ancora, in quanto
direttore (sic!) di un giornale ispirato dallo stesso
Rosania, e non so se finanziato con fondi pubblici, cosa sulla quale
sarebbe ora di fornire
qualche elemento di trasparenza.
Per essere precisi, ho difeso, in passato, il Comune di Eboli, come
tanti altri avvocati ebolitani, e non ho mai avuto
alcuna convenzione.Faenza e Rosania devono sapere che la
causa l’ha decisa il Consiglio di Stato,
non il politburo di casa loro, e l’avvo-
La replica
cato, che è Antonio Rizzo, è lo stesso
del primo e del secondo grado di giudizio.
Ma pare a Loro che un giornale possa
consentire di scrivere queste schifezze,
come mettere in dubbio la correttezza
di un avvocato e la correttezza del Consiglio di Stato? Perché non si può riconoscere che si è tragicamente
sbagliato? Devo io spiegare perché il
Consiglio di Stato abbia condannato il
Comune? Leggetevi la sentenza, spero
ne cogliate il contenuto.
Come può un giornale consentire a
questo Faenza, convenzionato di terzi,
di emettere il vomito teleguidato ad
ogni numero, senza riferimenti a fatti,
accadimenti o provvedimenti, basandosi solo sul nulla? Il tutto condito con
un po’ di scadente ironia.
Martino Melchionda
*Sindaco di Eboli
di Francesco Faenza
“Melchionda è distratto, criticai anche Rosania”
Cosa rispondere agli attacchi puerili e
personali dell’avvocato Melchionda.
Avverto nella sua lettera una flaccida
tensione culturale. Non è mai piacevole dover ragionare con una persona
molto stanca e profondamente confusa. Farò uno sforzo per il sindaco di
Eboli, non per l’avvocato Melchionda.
Mi rendo conto che sia molto provato dalle vicende interne al suo partito, il libanese Pd, con tutti il rispetto
per i libanesi.
Rispondo con i fatti ad accuse di una
piccineria politica.
I fatti. Da oltre un mese all’ufficio
Tarsu c’è una fila di gente indignata,
una fila tanto lunga che il corridoio
comunale non la contiene, una fila notata da centinaia di ebolitani di passaggio. Non da Melchionda.
Seduto e assiso com’è nella sua torre
d’avorio, l’ozioso sindaco poteva evitare questa verbosa lettera da gaffeur.
Gli bastava chiedere al suo “autista”
della Uil di controllare cosa stesse accadendo all’ufficio Tarsu, prima di sparare gratuite castronerie contro il
sottoscritto. Ma se il suo autista è impegnato in giro per i corridoi comunali, che mansione mai sarà visto che
è pagato con soldi pubblici?, se il suo
autista è in compiti fumosi preso, poteva chiederlo agli uscieri del comune,
ai negozianti di fronte al comune, cosa
stesse accadendo all’ufficio tarsu. E
avrebbe ricevuto risposta degna sulla
confusione alla Tarsu. Confuso l’ufficio,
confuso il sindaco, partorita la lettera
pregna di cretinate.
La figuraccia all’ufficio Tarsu, con tanto
di code fotografate, si ripete da diversi
anni, non da quest’autunno, già prima
che Melchionda diventasse sindaco.
L’ufficio Tarsu funziona male, lo chieda
agli ebolitani, il marziano sindaco.
Al Melchionda avvocato può
pure non fregare, ma dev’essere un
cruccio del sindaco di Eboli, trattandosi di un incarico pubblico, fondato
su una base morale di verità e decoro
nei confronti della gente che le tasse
le paga per avere servizi efficienti. E
non le evade le tasse, aspettando il
condono di turno.
Sulla vicenda del contratto di
quartiere, all’avvocato sindaco ho
contestato l’urrà giornalistico, da lui
espresso, per la sconfitta dell’amministrazione Rosania. Le sue valutazioni
politiche sono ridicole e cabarettistiche, considerando che nella giunta
Rosania c’erano molti assessori della
giunta Melchionda: Cosimo Cicia, Arturo Marra, Mauro Vastola e non ricordo più chi. Che Cicia sia un genio
oggi e un citrullo ieri, mi riesce difficile pensarlo. Ma alle sbornie del potere siamo abituati. Un urrà puerile,
quello di Melchionda, per la smania
dei riflettori, che tanto lo eccitano.
Sulla dizione Melchionda pluriconvezionato siamo al cabaret delle smentite. Girerò la lettera a Bisio, vedrà
che Gino e Michele l’apprezzeranno.
Mi ripeto, la stanchezza gioca scherzi
di memoria e di lettura. E continuo ad
avvertire un sindaco stanco, confuso
e cabarettistico. Chi siano stati gli avvocati più convenzionati alla fine degli
anni Novanta, lo sanno tutti. A Eboli.
Sputare nel piatto dove si è mangiato,
deduco, è una moda dura a morire.
Il giornale che dirigo, Melchionda lo
sa bene, si chiama Cento Passi, ha
ospitato l’intervento di tutti i politici
ebolitani, senza negare mai il diritto di
ospitalità a nessuno.Tranne che a Heider, leader austriaco, di ispirazione nazifascista. Ci hanno scritto da Imperia
a Cinisi, da nord a sud, sui Cento Passi.
Melchionda non ha avuto un minuto
secondo per farlo. Sarà che soffre il
confronto? Credo di si. Un sindaco
che in un anno ha convocato due conferenze stampa, con massimo tre domande per tutti i giornalisti presenti, la
dice tutta sul livello culturale a Palazzo
di Città.
Sulla mia ironia, poi, triste mi sembra
il giudizio di una persona, come Melchionda, priva di ironia.
Non sono convenzionato di Rosania,
cosa che Melchionda non può dire di
se stesso. E del suo passato che continua a nascondere sotto il tappetino.
La sentenza del Consiglio di Stato
l’ho avuta da uno dei quattro (4) giornalisti che Melchionda ha convenzionato, a spese dei contribuenti. La
sentenza l’ho letta. Melchionda ne ha
dato una chiave tutta sua, e tutta politica. Non ho mai commentato la
sentenza del Consiglio di Stato. Ho
scritto sui commenti politici, sulla fanciullesca ingenuità dell’avvocato Melchionda. Un sindaco di centrosinistra
(?) che canta vittoria per una sconfitta
del centrosinistra...o il clone di Heider o è proprio stanco.
Sulle valutazioni personali del confuso
sindaco, stendo non un velo, ma un
lenzuolo pietoso, scippando la felice
dizione a un altro sindaco di Eboli, di
cui Melchionda ha una maniacale e insonne paura.
Io con l’ironia ci vivo. Lui, l’avvocato
che dimentica il passato, mi ricorda il
Caressa commentatore Sky dell’ultimo derby di calcio milanese. Fuori
dalla grazia di Dio.
Ultimo argomento. Non so quale
scuola di giornalismo abbia frequentato il sindaco Melchionda. Io ho frequentato la scuola della strada, quella
che ogni mattina ti spinge a parlare
con la gente, ti porta a raccogliere i
fatti, a verificarli di persona. Prima di
dare lezioni di giornalismo, scenda per
strada lei, signor sindaco, apra le porte
del comune, parli con la gente. E poi
parliamo dei fatti che lei nemmeno
conosce.
Un ultimo appunto, che il piccolo sindaco mai potrà smentire. In presenza
di testimoni, di persone a me care,
l’avvocato Martino Melchionda,
quando solo avvocato era (19962004), mi riempiva, con l’amico (suo)
Gianfranco Masci, di complimenti a
iosa, per i miei articoli sul Sele, sul
Punto e su altri giornali di politica.
Come l’avvocato Melchionda si è “trasformato” in sindaco, sono diventato,
per lui, un pessimo giornalista. Anche
questo, marziano sindaco, è segno
della sua cheopica stanchezza. Come
giudizio giornalistico, già il “compagno” Cicia mi sembra più attendibile
di voi due, che cambiate idea a seconda della sedia che occupate.
Sugli strumentali dubbi di Melchionda
in merito alla mia professionalità, vorrei ricordare allo smemorato sindaco
che il sottoscritto, dal 1997 al 2005,
all’allora sindaco Gerardo Rosania
non ha risparmiato una sillaba di critiche giornalistiche. All’uopo, allegherò
al distratto Melchionda tutti gli articoli dell’epoca.
Delusi saluti
Francesco Faenza
Ottobre 2008
Le storie
IV
Le pagelle...di Eboli
di Francesco Faenza
Settimana di feste per Eboli. Tra
fiera e san Cosimo, i politici hanno
abbandonato le famiglie pur di non
perdersi un riflettore mezzo spento.
Colpa di Berlusconi, l’invasione
della tv ha lobotomizzato tanti consiglieri comunali.
Luca Sgroia, voto 7 (di solidarietà).
Il segretario mai eletto, il segretario
dell’area Melchionda, paga il conto
per la folle faida inaugurata dal suo
sindaco. Sfiduciato da Guercio, sbattuto fuori dal partito, ridotto a un
nonnulla. Eppure Sgroia andrebbe
risarcito. Se negli ultimi tre anni i
consigli comunali si sono svolti, è
grazie alle migliaia di telefonate che
ha fatto a tutti i consiglieri. Sgroia
ha convinto Ciccarone a varcare lo
Stretto di Messina per votare il bilancio a Melchionda, ha chiamato i
consiglieri in viaggio di nozze, all’estero, a letto con l’influenza, davanti la tv a vedere Grande Fratello,
ai convegni con le amanti.
Call center, Luca Sgroia, a ritmo full
time. E’ riuscito a garantire il numero legale in aula con il suo telefonino, ormai fuso. E ora? Gli danno
il benservito. Per la smania epuratrice di Bill Kill Melchionda, tre assessori e un capogruppo del Pd
trombati, ha pagato il conto l’uomo
dalla prima
tiscali di via Ripa. Mondo ingiusto,
mondo infame.
Massimo Cariello, (Rc) voto 4: non
sappiamo chi gli scriva i comunicati
stampa sulla sanità. Ma sono di una
vaghezza sconfortante. Alla nonnina
nel suo quartiere, mezza cieca e teledipendente, piaceranno anche da
morire. Ma dichiarare che l’ospedale
di Eboli non si chiude, che nessun
reparto verrà sbarrato, che qui, che
là, che lui difenderà tutti, come San
Giorgio e Sant’Eustachio, diventa
semplicemente ridicolo.
L’Asl è carica di debiti.
Ci sono reparti che non hanno ragione di restare aperti. Ci sono spese
esagerate. Sprechi da Corte dei
Conti. Il sistema è esploso. I comunicati ultras dell’assessore provinciale, in una situazione così critica,
sono semplicemente ridicolo. All’ospedale di Eboli vanno difesi i reparti e il personale che ha lavorato e
rispettato i parametri della legge regionale. A Eboli, così come negli
altri ospedali. Ci sono delle regole.
E’ la democrazia. Tutto il resto è
solo fumo retorico. Che qualcuno
spenga i riflettori.
Giuseppe La Brocca, (An), voto 4:
chiede l’esercito a Eboli per una ra-
pina a un distributore di benzina.
Sarà che la Santanchè se n’è andata,
sarà che Storace lo ha folgorato, ma
l’esercito a Eboli è veramente
troppo. Bastava dire: “yu-u, carabinieri, vigili urbani, finanzieri, dove
siete? Fatevi vedere un po’ in
strada”. Del resto, da un comunicato
stampa del sindaco abbiamo appreso
che si è raggiunta una sinergia (ventitreesima versione) tra tutte le forze
dell’ordine per pattugliare di più
Eboli.
Nemmeno il tempo di dirlo, che
sono scomparse anche le ultime due
vigilesse dal centro di Eboli. Vogliamo i caschi blu. Per calmare la
favella dei nostri politici.
Real Ebolitana, voto 3: doveva
spazzare via le concorrenti, ammazzare il campionato nel girone di andata, strapazzare l’altra Ebolitana,
conquistare i tifosi, vincere e basta.
Non ne ha azzeccata una.
La supercorazzata, firmata Sorrentino-Cariello (Pasquale) è ultima in
classifica. C’è tempo per recuperare.
Ma è il caso di smetterla con il valzer degli allenatori, Taglianetti-Santosuosso-Taglianetti (in meno di un
mese), altrimenti, questa volta, Striscia la Notizia tornerà a Eboli per far
ridere l’Italia intera.
Salviamo il Sele
di Oscar Nicodemo
Il fiume della storia a rischio di inquinamento totale
di abusi che oltraggiano e deturpano, sciaguratamente, il corso d’acqua e l’ambiente che lo circonda.
Gli escrementi di bufale scaricati nel
Sele sono una costante raccapricciante. Essi vengono prodotti e canalizzati nelle acque del fiume da
aziende presenti nella zona.
In alcuni tratti, a causa di questa incresciosa e criminosa circostanza, il
fiume si presenta in una veste malarica, risultando disastrosamente inquinato. Forse si renderebbe
necessario un controllo accurato di
tutti gli allevamenti del circondario,
in particolare di quelli che sono disposti sulla sponda destra del fiume.
Da segnalare ancora, lungo le vie di
accesso al corso d’acqua, varie microdiscariche di immondizia solida
urbana, nonostante la ferrea e specifica disposizione del divieto di abbandono di rifiuti.
Per quanto riguarda, invece, la
pesca, continuano ad essere attivi alcuni “bilancioni”, attrezzi, la cui rete
viene calata e levata dall’acqua,
meccanicamente, grazie ad un motore, vietato da un Regolamento provinciale in materia. Mentre, una
disposizione regionale delle norme
di salvaguardia della Riserva, che
consente unicamente la pesca sportiva, vieta ogni attrezzo (nasse, reti
ed altro) utilizzabile nell’attività di
pesca professionale.
Lo scempio del Sele continua con
uno sbarramento artificiale edificato
sulla sua riva sinistra, un po’ più a
valle della stazione ferroviaria di Albanella. Quel che più sbalordisce, è
il fatto che “l’opera”, presumibilmente, sia stata costruita da un cosiddetto Ente per l’irrigazione,
violando tutte le normative a protezione dei corsi d’acqua, compresa la
legge Galasso. Realizzata con criteri tutt’altro che riferibili all’ingegneria naturalistica e con un sistema
di captazione in disuso, essa impedisce la risalita delle specie ittiche.
Pertanto ci si chiede se, da parte dell’Ente Riserva, dell’Autorità di Bacino e del Provveditorato alle Opere
Pubbliche, siano state rilasciate autorizzazioni ad hoc. L’ultima aberrazione riguarda un pontile lungo circa
70 metri, costruito a Foce Sele, sulla
riva sinistra del fiume, finalizzato all’ormeggio di imbarcazioni da di-
porto, con scopo di lucro, evidentemente. La sua realizzazione ha stravolto l’assetto della sponda sinistra,
con movimenti di terra e alterazione
dell’andamento naturale del terreno,
salvando solo gli alberi necessari per
la frescura, considerato che l’area è
utilizzata dai diportisti per parcheggiarvi le auto.
Queste, naturalmente, non potrebbero sostare in una fascia soggetta a
vincolo ambientale.
Appare certo, dunque, che lungo il
fiume Sele e nelle immediate vicinanze si registra più di qualche fenomeno deprecabile.
Le autorità preposte al controllo e al
rispetto delle normative vigenti, a
questo punto, dovrebbero tempestivamente intervenire, per evitare l’irrimediabile deturpamento di uno dei
fiumi più importanti del Meridione.
Chissà, forse anche per appurare un
eventuale reato di omissione in atti
d’ufficio, o una violazione dell’articolo 40 del Codice Penale, alla luce
di un’interpretazione estensiva del
“Rapporto di causalità”: non applicare l’obbligo giuridico di impedire
un evento, equivale a cagionarlo.
Storie...
di Ornella Trotta
Il conto con Alì
Rosellina aveva
una malattia: si
sentiva in debito con la povera
gente,
con i mendicanti, con le
prostitute, con
i senzatetto,
con gli immigrati. Aveva un
conto immaginario che non riusciva a saldare mai. “Maledetti poveri - pensava - mi fanno venire il
magone”.
Decise di darsi da fare per loro,
avrebbe voluto cambiare un po’ le
cose, smuovere le acque, parlare
con qualcuno, un potente, un pezzo
grosso. Ma, non bastò.
Ogni volta che incontrava un poveraccio si sentiva in dovere di donargli qualcosa. “Per saldare quanto
prima”. Si diceva. Pensava che San
Martino aveva regalato a un povero
infreddolito metà del suo mantello,
che San Francesco aveva donato
tutti i suoi beni, che Santa Chiara
aveva finanche tagliato i capelli. I
conti in rosso salivano ogni volta
che pensava che S.Martino non era
uno qualsiasi, ma un nobile o un cavaliere. Questa storia dei debiti era
diventata una malattia. Spesso si
sorprendeva ad elencare le cose
che mancavano agli altri e che lei
invece aveva: la casa, la macchina, la
salute, il lavoro, l’allegria. Anche le
persone tristi le sembravano povere e allora si dilungava in monologhi impensabile sulle cose belle
della vita. “Per dare un contributo
alla gioia dell’umanità”. Diceva. Non
sempre gli altri apprezzavano ma,
lei ci provava lo stesso. Qualche
volta le era capitato di sentirsi povera ma, era un povertà relativa,
non grave. La parola povertà l’aveva
cancellata dal suo vocabolario. Un
altro verbo aveva bandito: dovere,
coniugato al presente indicativo. Se
proprio quel verbo serviva allora
andava usato al condizionale.
Una cosa è dire “io devo”, altra
cosa è dire “io dovrei”. Ancora meglio è dire “io voglio”. La malattia
dei debiti coi poveri se la portava
dietro da anni. La guarigione venne
col piccolo Mohamed.
Alì vendeva accendini, set completi
di giravite, batterie e lampadine. Faceva le fiere e tutte le feste comandate. La domenica mattina si
metteva in centro.Alì era amico del
Professore e gli amici del Professore non erano indifferenti a Rosellina.
Aveva un figlio di tre anni, Mohamed. Ma, con le scarpe rotte e con
la baracca sgangherata di Alì Rosellina non si sentiva in debito. Gli
occhi scuri del piccolo Mohamed
l’avevano guarita.
N°37 04 ottobre 2008
Economia
11
Campagna, il metano è una realtà
A ttivato il ser vizio di distr ibuzione
Giornata certamente importante per
Campagna quella di Venerdì 26.
A partire dal 1° ottobre, come ha
tempestivamente comunicato “Salerno Energia Spa”, è stato attivato il
“Servizio di Distribuzione di GasMetano” nel territorio del comune
di Campagna.
E c’è stata pure la cerimonia di inaugurazione, dell’impianto, tenutasi
venerdì 26 settembre proprio nelle
due aree che, per ora, potranno usufruire del servizio, il centro storico e
il quadrivio.
Ovviamente, completati i lavori per
la realizzazione del primo lotto della
rete di distribuzione del metano nel
comune di Campagna, i lavori per il
completamento, su tutto il vastissimo territorio comunale, del progetto per la realizzazione della rete
proseguiranno “senza interruzioni”,
al fine di garantire in tempi brevi ai
cittadini e alle imprese un servizio
essenziale, oltre che sicuro, ecocompatibile e a costi contenuti.
Premettiamo pure che già a partire
dallo scorso 10 marzo 2008 i residenti nel C.S. e lungo le provinciali
38 e 31 hanno potuto richiedere,
ogni lunedì (ore 09.00 - 11.00) ed
ogni giovedì (ore 15.00 - 17.00), le
“informazioni necessarie per l’allacciamento alla rete e per la forni-
tura del metano” negli uffici della
società “Salerno Energia”, ospitati
nei locali dell’ufficio URP del comune di Campagna.
Questo il calendario della significativa cerimonia dello scorso 26 settembre: centro storico, ore 20.00 a
Largo Sant’Antonio davanti al monumento ai caduti; Quadrivio, ore
18.00 in Piazza “Carabinieri ArenaPezzuti”. Sono intervenuti il primo
cttadino Biagio Luongo ed il presidente di “Salerno Energia Spa” Fernando Argentino. I tecnici preposti,
per quanto di loro competenza,
hanno effettuato i controlli sulla rete
e durante i due incontri con la città,
presenti pure amministratori e consiglieri, è stato possibile vedere, con
prove di fatto, come il metano ormai
è arrivato a Campagna.
In tanti hanno immortalato l’evento
con telefonini e digitali.
Dunque, si è partiti. E non è cosa di
poco conto, perché “il metano a casa
tua” è un servizio di “Energia-Ambiente-Risparmio-Sicurezza” offerto
alla collettività e chi lo volesse, può
benissimo farne liberamente richiesta.
Anzi, a tal proposito, per le “richieste di allacciamento e per i contratti di fornitura” ci si può
rivolgere agli sportelli di “Salerno
Energia Vendite Spa” (www.salernoenergiavendite.it), sia a Campagna, c/o l’Ufficio comunale URP di
Largo della Memoria (aperto il Lunedì dalle 09.30 alle 12.30) e sia a
Salerno, tel. 089/727511, Via Passaro 1 (aperto dal Lunedì al Venerdì,
ore 08.30 - 13.00, ed il Martedì e
Giovedì, ore 14.45 - 16.30).
Mario Onesti
dalla prima
Il Parco e la sua via crucis
Tarallo. Ex sindaco di Montecorice
con una fama di ambientalista conquistata sul campo. Tarallo fu scelto
in nome del principio che ogni terra
deve essere governata dai suoi figli.
Anche in questo caso la vita non fu
facile: due commissariamenti e
un’infinita lite tra governo centrale
(centro destra) e territorio che si ribellò allo scippo della presidenza
dell’ente in nome dello spoil system.
La battaglia fu vinta, ma immediatamente dopo, cominciarono di problemi in seno al consiglio direttivo
che Tarallo non riuscì a gestire.
Unica certezza, la direzione affidata
a Domenico Nicoletti, architetto di
Vallo della Lucania. In consiglio,
sotto la presidenza di Tarallo, lo fece
fuori inserendolo nella terna di papabili (a norma di statuto) ma con
pochi voti. Questo consentì al ministro di allora (Altero Matteoli del
centro destra) di preferirgli un ingegnere di Pellare che insegnava a Perugia, Angelo De Vita.
L’accoppiata Tarallo e De Vita ha
retto le sorti dell’ente fino a gennaio
del 2008. E’ utile ricordare che gli
ultimi due anni di gestione Tarallo
sono stati segnati dal tarlo del commissariamento imposto da Alfonso
Pecoraro Scanio (ministro del Centro sinistra nel governo Prodi). È rimasta nella storia di questo territorio
la frase: “O Tarallo presidente o Tarallo commissario! Antonio Bassolino si deve convincere.”
La situazione si è sbloccata in piena
crisi di maggioranza (Mastella fece
cadere Prodi) con l’accordo sul
nome di Domenico De Masi, presidente della fondazione Ravello festival, presentato in pompa magna da
Pecoraro Scanio e Tarallo prima
nella sede dell’ente e poi nell’aula
consiliare del comune di Vallo della
Lucania. Il resto è cronaca recente:
De Masi fa il bel gesto di rimettere
il mandato nella mani della ministra
Stefania Prestigiacomo e, questa,
sollecitata da esponenti della sua
parte presenti nel territorio, invita De
Masi a farsi da parte perché il Cilento non lo vuole.
Nel Cilento si levano voci (oltre seimila firme) a favore di De Masi che
soffocano le pretese di parte della destra che lo riteneva un “usurpatore”
del ruolo.
Fuori De Masi, ci si attendeva una
rapida e positiva soluzione che riempisse il vuoto di potere all’ente, ma
ecco che comincia il tiro al piccione
su ogni nome che si propone o si fa
proporre per la nomina. Trovare un
accordo con Bassolino non è facile,
ma il governatore che ha resistito
quasi due anni sul nome di Tarallo,
non è nelle condizioni di affrontare
un nuovo braccio di ferro con la Prestigiacomo: in una terna di personalità capaci e di comprovata
esperienza, non farebbe troppe obiezioni. Ecco perché qualcuno ha fatto
il nome di Amilcare Troiano, ex pre-
sidente del parco del Vesuvio e già
passato per le “Forche Gaudine” di
Bassolino.
La base territoriale dei partiti che
oggi governano a Roma, pur euforica del defenestramento ottenuto,
non è in grado di indicare un nome
utile. Anzi, sembra che l’ente entrerà
nella partita generale delle candidature nei quaranta comuni della provincia e della provincia stessa dove
si andrà a votare in primavera.
Insomma siamo caduti dalla padella
di Pecoraro Scanio e Tarallo nella
brace di una miriade di Proci accampati alla corte di “Penelope” Prestigiacomo.
Alla fine, dovrà essere Corrado Matera, avvocato di Teggiano, eletto in
modo “carambolesco” nel direttivo
del parco, a dove reggere le sorti di
un ente che, in attesa del principe azzurro, deve continuare a tenere accesa la fiammella del “tirare a
campare” a cui siamo stati abituati
negli ultimi anni.
Ma anche su questo c’è chi storce il
naso sulla validità delle decisioni assunte, in quanto, formalmente De
Masi non ha dato nessuna delega
specifica al vice presidente.
Ma su questo, la direzione generale
del ministero, saprà come fare per
consentire l’ordinaria amministrazione e bloccare ogni velleitaria volontà di programmazione.
Bartolo Scandizzo
Auguri a...
Tanti auguri di buon onomastico
a Francesca e Francesco Lerro da
Marianna, Giovanna e Anita e da
tutta la redazione di Unico
Buon onomastico a...
Francesca Scandizzo, splendida
ed insostituibili
collaboratrice
Francesco Faenza, la penna
più “velenosa”
swlla nostra redazione
Franco Cembalo,
medico
del
Pronto Soccorso
di Eboli ed affezionato lettore di
Unico
Diano
12
N°37 04 ottobre 2008
Antonella Citro è il nuovo presidente del
Rotaract Club Sala Consilina Vallo di Diano
“E’ un onore per me ricoprire questa
carica, così importante e così prestigiosa nell’ambito della grande famiglia “Rotaract”. Una carica che vuol
dire impegno e passione che si rinnova in tutto il mondo ormai da 40
anni ma che per un anno, vedrà protagonista me ma anche tutto il
gruppo che mi fregio di rappresentare. Ragazzi entusiasti della vita,
giovani professionisti e studenti, che
hanno le carte in regola per prendere
importanti decisioni, ragazzi tenaci
e consapevoli di cambiare la sostanza delle cose”, con queste parole
Antonella Citro, investita del collare
e della spillina di Presidente Rotaract Sala Consilina- Vallo di Diano,
sancisce la riapertura ufficiale del
Club. Venerdì 26 settembre, presso
Antonella Citro
l’Antica Tenuta di San Rufo, il Vallo
di Diano entusiasta ha visto rinascere una realtà di fama internazionale. Il Passaggio delle Consegne
coordinato da Luigi Papaleo Rappresentante Commissione Rotaract e
l’investitura del Presidente del Club
Rotaract, ha costituito un momento
importante che ha visto protagonisti
indiscussi Antonella Citro in qualità
di Presidente, Angelo Sacco Vice
presidente, Antonella Paglia segretario, Alfiero Albanese tesoriere, Michele Landolfi prefetto, Carmen
Landolfi, Gabriele Petroccelli, Elio
Albanese, Giuseppina Alessi, Luca
Gaeta, Antonio Libretti, Alessandro
Calandriello, Giuseppina Avagliano.
Giovani leader con qualche sogno e
progetto sociale nel cassetto pronto
per essere realizzato. Dalle mani dei
Past President Rotaract: Pasquale
Lapadula, Enrico Gentile, Francesco
Cavallone, Domenico Cartolano,
Diego Di Novella, Antonio Gnazzo,
Antonello Rivellese, ogni neosocio
ha ricevuto la spillina di colore oro e
rossa, simbolo di appartenenza al
Club, orgoglio di servire il prossimo.
ROCCADASPIDE
Rotunno: “Infarto ed ictus due facce dello stesso problema”
Presentata a Salerno l’esperienza decennale della
cardiologia rocchese
Nei giorni 12/13 settembre si è
svolto a Salerno presso il Grand
Hotel un Convegno Medico nazionale dal titolo “ Fattori di rischio, infiammazione e malattia cardiaca
coronarica”, organizzato dall’Unità
Operativa di Cardiologia-Utic del
Presidio Ospedaliero di Roccadaspide (Sa).
L’incontro scientifico, aperto dai
professori Ravera e Di Benedetto, ha
visto la partecipazione della classe
medica dell’intera regione ed ha affrontato un problema controverso,
ma di grande interesse ed attualità: il
ruolo dell’infiammazione nell’infarto miocardico e la relazione esistente tra ictus cerebrale e malattia
coronarica.
L’esperienza ormai quasi decennale
della Cardiologia dell’Osp. di Roccadaspide, diretta da Raffaele Rotunno, (nella foto), ha portato
l’attenzione dei medici sull’avvicendarsi degli eventi cardiaci coronarici
e di quelli cerebrovascolari nei pazienti in prevalenza anziani della
Valle del Calore: il legame tra le due
vicende, quella cardiaca e quella cerebrale, può essere rappresentato
dalla ‘infiammazione’ delle placche
aterosclerotiche, che genera l’evento
acuto in un distretto e si diffonde
successivamente nell’altro.
La percezione che l’infarto e l’ictus
rappresentino due facce dello stesso
problema ha portato Rotunno
e la sua equipe a studiare questa relazione ed ad organizzare l’incontro
scientifico salernitano, che ha destato interesse sia per l’importanza
degli argomenti trattati che per il
prestigio dei relatori, raccogliendo
l’adesione delle migliori intelligenze
cliniche italiane.
Si è discusso sulle modalità con cui
i fattori di rischio cardiovascolare attivano l’aterosclerosi sulla parete vasale attraverso la formazione della
placca, infarcita di grasso, e di come
su quest’ultima agisca l’infiammazione che ne provoca la rottura e la
successiva apposizione di trombi, responsabile dell’infarto o dell’ictus
cerebrale.
Le Scuole Mediche di Napoli e
Pavia hanno posto l’attenzione sulle
responsabilità del colesterolo, dell’ipertensione arteriosa, del diabete
e dell’obesità viscerale nella formazione della placca.
Il professor Crea del Policlinico Gemelli di Roma ha ricordato che la
trombosi acuta in una coronaria segnala una condizione di infiammazione anche delle altre coronarie, nel
mentre il dottor Rotunno ed il professor Brevetti del Policlinico di Napoli hanno rispettivamente messo in
evidenza la relazione esistente tra
ictus e infarto e malattia delle arterie
degli arti inferiori e coronarie.
Farmaci capaci di spegnere la infiammazione delle pareti arteriose a
tutt’oggi non sono disponibili;
il professor Volpe della Sapienza di
Roma ha mostrato come i sartani,
usati per curare l’ipertensione, possano rallentare la formazione della
placca; il professor Manzato della
Università di Padova ha ricordato
che l’arma più efficace disponibile è
rappresentata dalle statine, farmaci
che abbassano il colesterolo nel sangue, mentre il ruolo di attivazione
dell’infiammazione nelle coronarie
da parte del colesterolo ossidato è
stato evidenziato dal dottor Cirillo
del Policlinico di Napoli.
A dare ulteriore prestigio al Convegno è stata la presenza del professor
Attilio Maseri, un’autorità di fama
mondiale, già professore alla Royal
Medical School di Londra e cardiologo della Casa Reale Inglese, che
ebbe in cura anche papa Wojtyla a
Roma presso il Policlinico Gemelli
prima di passare a dirigere
la Cardiologia del ‘ San Raffaele’ di
Milano e che attualmente è presidente della Heart Care Foundation .
Maseri, tra i primi a comprendere la
responsabilità della infiammazione
negli eventi vascolari acuti, attraverso una seguitissima relazione
condotta a braccio ha invitato i medici a non dimenticare che accanto
alle informazioni che arrivano dagli
studi clinici su ampie popolazioni bisogna tener conto anche dei pazienti
che per caratteristiche genetiche diverse a volte non seguono il percorso
prevedibile, ma vivono la loro malattia in forma differente da tutti gli
altri; è dalla comprensione di questi
ultimi che potranno scaturire utili
spunti per le scoperte che seguiranno
negli anni futuri.
In farmacia
Attenzione al
vostro giardino:
un fungo può essere in agguato!
Parliamo di infezioni dovute alle
specie di Aspergillus che sono tra
i più comuni funghi ambientali, ritrovati frequentemente nella vegetazione
in
putrefazione
(cumuli di concime) o sui materiali isolanti (sulle pareti o sui
soffitti intorno alle travi d’acciaio), nei sistemi di aria condizionata e nei termoconvettori,
nei reparti operatori e nelle
stanze dei pazienti, sulle apparecchiature ospedaliere o nella polvere portata dal vento.
Dal momento che le specie di
Aspergillus sono comuni nell’ambiente, colture positive dell’escreato
possono
essere
dovute a contaminazione ambientale da spore. In Gran Bretagna un uomo ha sviluppato gravi
problemi respiratori dopo aver
fatto banali lavori nel suo giardino venendo a contatto con
concime e legno decomposto,
ambienti ideali nei quali si può
trovare frequentemente l’Aspergillus.
Le spore del fungo possono portare a un gruppo di malattie infettive e allergiche note come
aspergillosi polmonare.
Le spore, infatti, si diffondono
nell’aria e una volta inalati gli
aspergilli colonizzano l’albero
tracheobronchiale determinando
una successiva risposta autoimmunitaria.
Tra gli esiti più probabili, una cronicizzazione della malattia asmatica e alterazioni importanti
come fibrosi e insufficienza respiratoria. I rischi si fanno ancora
maggiori se i funghi si diffondono
ad altri organi quali cervello e
reni. Il paziente del caso britannico si è presentato in ospedale
con difficoltà respiratorie in via
di peggioramento, febbre e dolore muscolare.
Le cure antibiotiche somministrate per l’ipotizzato caso di
polmonite non hanno avuto nessun effetto anzi l’infiammazione
polmonare è peggiorata sino all’esito fatale.
Nel caso dell’aspergillosi polmonare i noduli micotici né richiedono né rispondono alla terapia
sistemica antibiotica ma possono
richiedere la resezione chirurgica
a causa degli effetti locali, specialmente emottisi.
Le infezioni invasive richiedono
generalmente un trattamento aggressivo con amfotericina B e.v.,
sebbene in alcuni casi possa essere efficace l’itraconazolo (Sporanox) orale.
L’aspergillo è comune in molti
giardini e diventa pericoloso solo
se è mosso in grandi quantità e
se la polvere che ne risulta viene
inalata. Nessun problema, perciò,
quando si ha a che fare con giardini su piccola scala o con poche
quantità di composti.
In sostanza con i fiori del terrazzo non si dovrebbero rischiare esiti fatali, se le quantità
aumentano, un blando rischio esiste. Si tratta di identificare rapidamente
il
problema
e
provvedere con l’adatta terapia
antifungina.
Alberto Di Muria
[email protected]
Economia
N°37 04 ottobre 2008
13
29 settembre 2008, inaugurato l’aeroporto di Pontecagnano
Volpe: “La prima scommessa è vinta. Dobbiamo continuare a vincere”
Il 29 settembre 2008 è una data importante non solo per la nostra Provincia,
ma anche per la nostra Regione perché,
ufficialmente, è stato inaugurato l’aeroporto di Salerno “Costa di Amalfi”.
Ore 10.00 circa, il parcheggio dell’aeroporto di Pontecagnano stenta a contenere tutte le automobili che sono
arrivate e la hall dell’aeroporto non è
sufficiente ad accogliere le persone presenti. C’è un continuo via vai di gente,
un vocio costante che fa da sottofondo
alle parole che vengono dal tavolo delle
autorità. C’è gente comune, un grande
schieramento di forze dell’ordine, tutto
il bel mondo della politica regionale,
provinciale e comunale, i rappresentanti delle autorità militari ed ecclesiali.
Angelo Villani, presidente della Provincia, Augusto Strinasse, presidente
della Camera di Commercio, Antonio
Bassolino, presidente della Regione
Campania, Mimmo Volpe, vicepresidente Consorzio Aeroporto di Pontecagnano, Ennio Cascetta assessore ai
Trasporti della Regione siedono al tavolo della presidenza.
Prende la parola il presidente Augusto
Strianese, che ha condiviso con la vicenda dell’aeroporto momenti molto
significativi: belli e brutti, difficili e impossibili, legati alla tanta burocrazia per
le varie autorizzazioni, per la ricerca di
fondi, per l’approvazione dei progetti.
“Cinque anni di slalom” afferma il Presidente. Ma finalmente “l’aeroporto è
aperto ai voli di linea e il sogno è diventato realtà. Si è cominciato il 2 agosto con 16 voli settimanali per tre
destinazioni: 12 per Milano-Malpensa,
2 per Barcellona e 2 per Bucarest e da
dicembre si aggiungeranno le rotte per
Torino, Verona, Catania e Monaco”. È
soddisfatto del lavoro fatto Strianese,
che non rendono. È una sfida in più che
ci spinge a dimostrare che la scelta è
stata necessaria”.
Il Domenico Volpe afferma che “l’interesse per questo aeroporto va allargato, anche a livello internazionale
considerando sempre l’aspetto sinergico con il sistema aeroportuale della
regione Campania.
Dopo un po’ di reticenza ora iniziano
ad arrivare le prime manifestazioni di
interesse, anche da compagnie low
cost, pertanto - continua Volpe - serve
una società con capacità alta, un knowlo si capisce oltre che dalle parole, dall’espressione del viso ormai sereno
dopo le turbolenze vissute. “Ma
l’obiettivo è stato raggiunto e le persone che si sono prodigate sono davvero tante.
I ringraziamenti sono d’obbligo e non
esauriscono la gratitudine… Fondamentale e tempestivo fu l’intervento
del sistema bancario locale. Oltre al
Banco di Napoli, risposero al mio appello le BCC del territorio (Aquara, Altavilla e Capaccio) che furono capaci
di attivare in poco tempo una linea di
credito tale da far continuare l’avventura. Ringrazio l’amico Luigi Scorziello per tutto ciò”. Per il presidente
della Regione Campania,Antonio Bassolino, l’aeroporto di Pontecagnano ha
un valore strategico non solo per la provincia di Salerno e per la Campania ma
anche per la vicina Basilicata. “Come
Regione abbiamo dato il nostro contributo e vogliamo farlo sempre di più ha aggiunto - nei giorni scorsi abbiamo
firmato un accordo con il Governo che
consentirà l’allungamento della pista.
Abbiamo investito fortemente per gli
accessi stradali, qui arriverà anche la
how e una gestione altamente specializzata e competente, ora dobbiamo
passare la mano e mi auguro di farlo
entro l’anno. La prima scommessa è
stata vinta! Ma l’importante, ora, è continuare a vincere ogni giorni che abbiamo d’avanti”.
Gina Chiacchiaro
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
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Direttore Responsabile
Bartolo Scandizzo
segue da pag. 2
Velardi porta la regata ed
il pacchetto “Easy Cilento”
in assoluta libertà le emozioni ed il
fascino del territorio della propaggine sud della regione. Per i consorzi degli albergatori intervenuti
alla riunione, Paestum in e Certosa
Mare, l’attenzione va messa anche
sulla promozione del pacchetto soprattutto nelle varie destinazioni già
raggiunte dall’aeroporto di Salerno.
Velardi ha ribattuto chiedendo concretezza: “Diamo vita ad un tavolo
permanente fra tutti i soggetti coinvolti, non dobbiamo lasciare niente
al caso”.
Dal sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, è arrivato un affondo diretto all’ente Parco, che privato com’è di
una direzione, non incide a sufficienza sui meccanismi reali di
metropolitana con un finanziamento
già deliberato. Un ulteriore passo sarà
quello di ricercare partner che siano in
grado anche di investire direttamente
nell’aeroporto perché è opportuno che
ci siano pubblico e privati insieme”.
Il presidente della Provincia, Angelo
Villani afferma che l’apertura dell’aeroporto in un momento di crisi per il
paese è stato positivo ma adesso bisogna accelerarne i processi ed aumentare i collegamenti turistici.
Per l’assessore Ennio Cascetta è importante dimostrare che l’esistenza di
questo aeroporto era vitale: “È nato in
un momento molto difficile, quando in
tanti altri posti si tende a chiudere quelli
sviluppo dell’area. “Anche i fondi
del Pit li vedo andar via così, ed è un
vero peccato”, ha aggiunto. Alfieri
ha anche riaperto il capitolo del Castelsandra, l’hotel di Castellabate
requisito ai clan della camorra:
“Meglio recuperarlo e utilizzarlo per
finalità pubbliche che vederlo semplicemente demolito”, è il parere di
Alfieri. “Ipotesi da studiare”, per
l’assessore. Velardi un no è stato
costretto però a dirlo agli albergatori
che proponevano di trasformare l’ex
hotel Ambassador di Paestum in una
scuola di alta specializzazione per
gli operatori turistici: “Abbiamo già
deciso per Castellammare di Stabia,
in una zona maggiormente baricentrica”.
OMIGNANO
Fiocco rosa
Condirettore
Oreste Mottola
[email protected]
In Redazione
Vincenzo Cuoco, Enza Marandino
Segreteria di Redazione
in casa Caporale
Gina Chiacchiaro
Tiratura: 5000 copie
Responsabile Trattamento Dati
Bartolo Scandizzo
Responsabile Edizione Digitale
Giuseppe Scandizzo
Iscritto nel Registro della Stampa periodica
del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119
Grafica ed Impaginazione grafica
Il primo ottobre, per
la
gioia
di
mamma
Emanuela
e
papà
Nico
è nata Giorgia.
Un grandissiomo ed affettuoso
augurio dalle famiglie Falcione
e Lerro
Abbonamento annuale Italia €25,00
Abbonamento annuale Estero € 90,00
C/c postale
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intestato a Calore s.r.l.
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Tel. 0827 607019
Cultura
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N°37 04 ottobre 2008
Emanuele Greco: basta polemiche sterili su Paestum
Rimosso il guard-rail dalla strada dei templi
Da qualche tempo Paestum è assurta agli onori della cronaca per
un dibattito stimolato da una serie
di interventi a stampa non sempre
equilibrati. La necessità di ricondurre la discussione sul piano della
correttezza dell’informazione evitando inutili ed inconcludenti polemiche, ha spinto il Comitato
Direttivo della Fondazione Paestum, una Onlus costituitasi nel
1993, che ha tra le sue principali finalità statutarie l’elaborazione di
un programma integrale di riqualificazione del Parco Archeologico
di Paestum, a intervenire sulla questione.
È noto che grazie a finanziamenti
erogati nell’ambito del P.O.R.
Campania 2000-2006 il Comune di
Capaccio avviò sin dal 2004 una
serie di progettazioni esecutive per
la realizzazione di opere relative al
recupero delle strade di accesso e
delle aree di sosta all’esterno della
città antica.
In particolare la realizzazione dell’intervento di sistemazione della
viabilità lungo un tratto limitato
della strada esistente a sud-est
delle mura, ha attirato numerosi
commenti critici pubblicati sulle
IL FATTO
(dal “Corriere del Mezzogiorno del 1 ottobre 2008)
Con un’ordinanza della Soprintendenza archeologica il guard-rail
della nuova strada di paestum è
stato rimosso.
La barriera di metallo che si estendeva per una lunghezza di circa 500
metri dal fossato di Porta della Giustizia alla Torre 28, è stata divelta
dal muraetto di cinta che separa la
pista ciclabile e quella pedonale.
Ora la cinta muraria del IV sec. A.C.
appare leggibile.
Tuttavia la strada di accesso alla
città antica è ancora sbarrata dai
massi di cemento che impediscono
il traffico automobilistico, anche
perché il manto stradale produce
dense e pericolose nuvole di polvere.
“Paestum è un sito Unesco, e questo provvedimento rappresenta
solo il primo passo – spiega il direttore dell’Oasi Dunale, Lucio
Capo – La strada deve essere tolta
da lì, va spostata dopo la Cirio, così
come previsto da Luigi Airaldi, autore del Piano Regolatore tuttora
in vigore. Per ultimo, una domanda.
Chi paga le spese di questi errori?”
pagine locali dei maggiori quotidiani ed espressi in molti casi senza
nessun confronto diretto con il Comune, responsabile dell’intervento,
e con le Istituzioni preposte alla tutela; occorre ricordare che tra le
istituzioni competenti c’è anche la
Soprintendenza ai Beni Archittetonici ed Ambientali alla quale nessun articolo fa riferimento, ciò che
di per sé è già segnale evidente di
informazione parziale e non corretta.
I progetti realizzati riprendevano in
linea generale i contenuti espressi
nello Studio di Fattibilità per la riqualificazione del Parco Archeologico di Paestum, il cui obiettivo
principale era l’eliminazione della
strada moderna che taglia la città
antica (una ‘ferita’ che risale al
1829) e, di conseguenza, l’estensione della fruizione pubblica a
tutta l’area urbana.
Il dibattito che portò all’elaborazione, nel 2001, dello Studio di
Fattibilità, redatto su Commissione
del Ministero per i Beni e l’Attività
Ugo Di Pace
segue da pag.IV Sele
Intitoliamo l’aeroporto ad Umberto Nobile
Aerodinamica, oggi al centro di forti
sinergie con i tre centri di ricerca
campani. La vicenda dell’istituto
napoletano è raccontata in un famoso film, “Dal Polo allo spazio”,
sintesi felice di quelle che sono state
le vite di Nobile, dell’aeronautica e
della scuola napoletana in questo
secolo di storia.
Un grande ingegnere, dunque, non
solo un grande esploratore, ma
anche un grande maestro, capace di
infondere nei suoi allievi sete di conoscenza e di avventura. La figura
di Umberto Nobile maestro è stata
tracciata da Franco Masini, capitano della Marina, che affrontò gli
esami di stato nell’anno scolastico
1963/64, con una commissione presieduta dal prof. Nobile. Alla domanda sulle formazioni glaciali,
tipologia e qualità degli iceberg,
loro dislocazione e rapporto fra
parte emersa ed immersa, l’intera
classe non seppe rispondere e fu sonoramente bocciata, con possibilità
di appello ad ottobre. Una dolorosa
sconfitta per quei ragazzi che si
erano dovuti confrontare con l’eroe
del Polo, rivelatosi burbero e accigliato. Ma ad ottobre, dopo
un’estate passata sui libri ad immagazzinare saperi, il professore che si
trovarono di fronte apprezzò il loro
sforzo e tutti gli studenti superarono
la prova.
Da quell’incontro il capitano Masini fu fortemente influenzato, tanto
da innamorarsi anche lui del ghiaccio e dei suoi misteri. Nel 1977 con
uno sei di amici, Masini realizzò la
spedizione “Antartico 2”, un viaggio in gommone in condizioni
estreme.
Il convegno si è concluso con un
omaggio a Nobile e al volo da parte
dell’Aero Club Airfield di Altavilla
Silentina, che ha simulato al computer il volo del Norge nel momento
in cui raggiunse il Polo il 19 maggio 1926. La simulazione è stata
realizzata utilizzando i dati tratti dal
brogliaccio di bordo.
Proprio il brogliaccio, ospitato nel
Museo “Umberto Nobile” di Lauro,
assieme agli abiti che il generale indossava durante il volo dell’Italia, è
stato il pezzo forte di una mostra allestita nel PalaSele durante il periodo della fiera, e che ha ospitato
anche la collezione privata di libri,
giornali, documenti originali su Nobile del prof. Francesco Lauro, che
ha attratto oltre 1000 visitatori.
Un momento particolarmente emozionante è stato quello in cui il Coro
del Centro Polivalente per Anziani
“E.Massajoli” ha intonato l’Inno a
Nobile composto da Felice Cuomo
in occasione della visita di Nobile a
Eboli nel 1926.
Molto soddisfatto per la riuscita dell’iniziativa il Sindaco di Eboli, Martino Melchionda, che nel suo
intervento ha sottolineato come Nobile sia una personalità di caratura
mondiale, al quale andrebbe restituita la Fama compromessa dall’intrigo politico di cui fu vittima.
Un’opportunità di riparazione per i
molti torti subiti potrebbe essere
quella di intitolare a lui, che 82 anni
fa aveva varcato le Colonne d’Ercole del mondo allora conosciuto,
spianando così la strada alle esplorazioni del globo e successivamente,
con le sue invenzioni, all’esplorazione dello spazio, l’Aeroporto di
Salerno.
Su questo tema c’è stato anche l’impegno dell’Associazione culturale
ebolitana “Voci di donne” che ha
raccolto oltre 1000 firme per sostenere la candidatura di questo nome
per l’aeroporto.
Il convegno e la mostra sono state
organizzate dalla Multiservizi SpA,
organizzatrice della 45^ Fiera Campionaria, dal Servizio Cultura del
Comune di Eboli e dal centro Culturale Studi Storici.
FraFae
Emanuele Greco
Culturali attraverso la Soprintendenza Archeologica di Salerno, fu
stimolato da numerosi confronti tra
quest’ultima e la Fondazione Paestum.
Attorno al progetto ed all’associazione si sono formati gruppi di lavoro comprendenti alcuni tra i
migliori archeologi specialisti di
Paestum che hanno fruito della
competenza e dell’assistenza di
economisti, architetti, esperti di diritto amministrativo, studiosi dell’ambiente.
Lo Studio di Fattibilità, acquisito e
condiviso dal Ministero per i Beni
e le Attività Culturali, dalla Regione Campania e dal Comune di
Capaccio, pur non contenendo indicazioni esecutive, costituisce a
nostro avviso un ineliminabile
punto di riferimento per gli interventi concernenti la città di Paestum e il suo territorio.
La traduzione delle indicazioni
contenute in quello studio in progetti esecutivi presenta soluzioni
messe in opera che non sempre appaiono condivisibili, soprattutto in
relazione al delicato e complesso
tema del rapporto con il monumento antico. Ci risulta che sugli
elementi più complessi del progetto definitivo la Soprintendenza
Archeologica di Salerno, pur ap-
provandolo in linea generale, formulò sin dal 2004 osservazioni e
prescrizioni, richiedendo inoltre
che il progetto fosse sottoposto alla
valutazione del Comitato di Settore
per i Beni Archeologici, principale
organo consultivo del Ministro.
Durante le lavorazioni la stessa Soprintendenza ha già in parte fatto
apportare correttivi e modificazioni
tese a minimizzare l’impatto delle
opere, con ulteriori prescrizioni al
momento non ancora recepite.
Occorre dunque precisare che l’intervento di trasformazione della
viabilità intorno alle mura non è incompatibile, nella definizione delle
funzioni, con lo studio promosso
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Altro sono le singole
soluzioni progettuali, sulla cui
compatibilità deve essere aperta
una discussione che rischia di essere sterile, se vanamente polemica.Va infine sottolineato che in
tutti gli articoli a stampa non è mai
stato fatto alcun cenno alle attività
di restauro, ricerca e valorizzazione che su diversi fronti la Soprintendenza Archeologica ha
attuato in passato e sta attualmente
realizzando, tra l’altro anche sulla
cinta muraria, in collaborazione
con altre istituzioni come l’Università degli Studi di Salerno.
La Fondazione Paestum invita pertanto tutti coloro che hanno a cuore
il futuro di una delle aree archeologiche più importanti d’Italia, ad
evitare inutili polemiche e a contribuire ad una discussione concreta
e costruttiva che possa costituire
l’occasione per la realizzazione, in
un immediato futuro, di un tavolo
di confronto tra le comunità locali
e tutti gli enti preposti alla tutela e
alla ricerca che abbia come tema lo
sviluppo dell’intero territorio in cui
gravita l’area archeologica di Paestum.
Emanuele Greco
Presidente della Fondazione
Paestum
BCC DI AQUARA, IMMOBILE IN VENDITA A ROCCADASPIDE
La Banca di Credito
Cooperativo di Aquara scrl, mette in vendita,
al miglior offerente, un immobile
di sua proprietà così come di seguito descritto: appartamento in
Roccadaspide di mq. 122 + 17,60,
alla località Doglie, sulla Via Provinciale n.4, composto da quattro vani,
cucina con retro cucina, bagno e
corridoio, locale terreno per deposito di mq. 54,60; confinante con
strada provinciale e cortile del fabbricato. In N.C.E.U. al fol.2, p.lla
425/3. Gli interessati dovranno far
pervenire per iscritto a qualsiasi
delle filiali della Banca- “l’offerta di
acquisto”non inferiore a €
85.000,00
N°37 04 ottobre 2008
Gli itinerari del gusto
I sapori e i profumi dei picentini con la
Casa di Baal e L’Oliveto
Ecco un bell’itinerario del gusto:
sono nei picentini, zona rinomata che
offre grandi prodotti enogastronomici come vino, olio extravergine
d’oliva, nocciole, funghi, tartufi, castagne, frutta e verdure. La voglia di
visitare questi luoghi mi è venuta assaggiando il vino “Rosso di Baal”, in
occasione della presentazione del
libro di Luciano Pignataro sui vini
della provincia di Salerno. Per raggiungere l’azienda che lo produce,
uscendo dall’A3 Salerno Reggio Calabria a Battipaglia, si prosegue
verso Bellizzi, alla prima rotonda si
prende la strada che porta a Montecorvino Rovella, dopo aver avvistato
il cartello della frazione Macchia, si
gira a sinistra e si continua per circa
700 metri.
Qui ad attenderci abbiamo trovato
Annibale Salerno, l’anima dell’azienda che cura con grande meticolosità, come un giardino, la
conduzione dei terreni.
La famiglia Salerno (nella foto Annibale e sua moglie Anna Maria) coltiva soprattutto viti e ulivi. Per
quanto riguarda il vino, l’azienda si
chiama Casa di Baal (da Annibale ed
ha come simbolo aziendale un piccolo elefantino) e con la 2008 è alla
sua terza vendemmia. Fino al 2005,
la famiglia Salerno ha conferito le
uve presso altre aziende locali o le ha
commercializzate a terzi, poi, stanca
dei soliti problemi che attanagliano
le nostre zone (mancati pagamenti,
difficoltà di vendita a prezzo giusto)
ecco che ha deciso di vinificare in
proprio. Annibale ha le idee molto
chiare e sa quello che vuole, per questo si è avvalso della collaborazione
del giovane Sebastiano Fortunato,
uno dei più bravi enologi che operano nella nostra provincia, e dal
prossimo anno conta di avere la certificazione biologica AIAB. Il vigneto, circa 6 ettari, fino a qualche
anno fa era impiantato con barbera,
sangiovese e malvasia, che attualmente sono stati soppiantati per la
maggior parte con aglianico, fiano e
un po’ di merlot, uve più adatte al
bere moderno.
I vini che sono prodotti alla Casa di
Baal sono tre: Bianco di Baal Colli
di Salerno Igt, 10.000 bottiglie, è ottenuto da uve fiano e malvasia, fermentate e maturate in acciaio, è un
vino molto interessante per profumi
e morbidezza; il Rosso di Baal Colli
di Salerno Igt, altre 10.000 bottiglie,
prodotte da uve aglianico, barbera e
merlot, affinate per 12 mesi in barili
di rovere di media grandezza (cioè,
botti più grandi delle consuete barri-
que francesi). Questo vino di ottima
struttura è consistente ed ha una
buona bevibilità; il terzo vino è il
Casa du Baal Aglianico, 10.000 bottiglie, anch’esso affinato per 12 mesi
in barili di rovere di media grandezza, farà il suo debutto sul mercato
poco prima di Natale. Vuole essere
la punta di diamante dell’azienda, un
vino di quelli destinati alle grandi occasioni, ai giorni di festa più importanti. Ci vuole poco per capire che la
cantina ha grandi potenzialità e sicuramente farà parlare molto di sé in un
prossimo futuro.
Ad essere impegnati nell’azienda vinicola ci sono le due figlie di Annibale e Anna Maria, Giusy e
Francesca, mentre nell’azienda olearia c’è il figlio Mario. Anche l’olio
che è commercializzato con il marchio “L’Oliveto” è degno di nota per
le sue qualità organolettiche. Annualmente, a seconda delle annate,
ne vengono prodotti circa 300 quintali. Cosa molto interessante è che
l’85% della produzione viene commercializzata ai privati direttamente
in azienda, chiaro segno che la qualità del prodotto è riconosciuta dalla
gente locale. L’uliveto è su una superficie di circa 25 ettari ed è coltivato con piante tipiche del nostro
territorio come Rotondella, Frantoio
e Leccino. La raccolta avviene direttamente dagli alberi per distacco forzato a mano con l’aiuto di pettini o
con mezzi meccanici.
Prontamente le olive, generalmente
entro 24 ore, vengono trasportate al
frantoio per ridurre i tempi di sosta
che possono provocare effetti deleteri sul profilo qualitativo dell’olio.
Oggi l’azienda abbina un impianto
tradizionale a presse ad un impianto
a ciclo continuo a freddo che permette l’estrazione dell’olio extravergine d’oliva.
L’azienda, tramite prenotazione, è
organizzata per ricevere visite. Annibale è lieto di mostrare i processi di
raccolta delle olive e spiegare i segreti per ottenere un vero olio extravergine d’oliva. Volendo si potrebbe
prendere anche parte attiva alla raccolta delle olive. Senza dilungarmi
ancora, per saperne di più non dovete
fare altro che contattare l’azienda,
veramente una di quelle che meritano attenzioni.
Recapito: Casa di Baal – L’Oliveto,
Via Tiziano 14, 84096 Macchia di
Montecorvino (SA). Tel. e fax 089
981143
- www.casadibaal.it –
www.loliveto.org
Diodato Buonora
15
La ricetta
Petti di pollo ripieni
alle pere con
insalatina di indivia
belga e
mele renetta
Ingredienti per 4 persone:
400 g di petti di pollo a fettine 200 g di pera sbucciata tagliata a
fettine - una noce di burro - un
bicchiere di vino bianco di Baal sale - pepe - stecchini di legno –
indivia belga (o scarola croccante)
– mele renetta (o in alternative
altre varietà) – scaglie di caciocavallo – gherigli di noci – olio extravergine d’oliva “L’Oliveto”.
Procedimento:
Spianate le fettine di pollo e appoggiateci sopra le fet tine di pera.
Arrotolate la carne formando
degli involtini piuttosto grossi e fissateli con uno o più stecchini di
legno in modo che le fette di pera
siano completamente avvolte.
Mettete gli involtini in una padella
con il burro e lasciate rosolare.
Aggiungete il vino e fatelo evaporare a fuoco alto; salate e pepate.
Abbassate la fiamma e portate a
cottura (circa 15 minuti) a pentola
coperta, aggiungendo un po’ di
acqua calda se tendessero ad attaccare sul fondo. Servite con una
fresca insalata composta da indivia
belga e mela renetta tagliate fini,
scaglie di grana e gherigli di noci a
pezzetti; il tutto condito con olio
extra vergine d’oliva.
Vino consigliato: Bianco di Baal, Colli
di Salerno Igt, Casa di Baal Montecorvino Rovella
Cilento Squallor
Un nuovo progetto di captazione delle acque del fiume Calore
Scene di deturpazione in uno dei
parchi nazionali più importanti e belli
d’Europa si sono ripetute nel tempo
in un territorio che pure dovrebbe
anteporre politiche di protezione ad
ogni altra valutazione.
Il teatro del nuovo sfregio alla natura
e all’ambiente si consumerà in località “Molino Calore” nel Comune di
Magliano Vetere, in prossimità dell’imbocco delle Gole del Calore.
Il Consorzio Velia Bacino Alento lo
scorso 31 luglio ha presentato al Felitto, passaggio sul fiume Calore
Parco del Cilento il Progetto denominato “Interconnessione degli Perché si veda che l’uomo può tutto.
Schemi Idrici” che prevede la realiz- Dominare ogni cosa con le sue
ruspe e le sue pompe idrauliche.
zazione di un’opera faraonica.
Le acque del Fiume Calore verreb- Due gallerie da costruirsi, quindi.
bero deviate verso la diga del- Una drenante sommersa nel sistema
l’Alento o altra diga da costruirsi in fluviale e l’altra lunga ben 2.500
ampliamento di quella già esistente. metri che consentirebbe di scaricare
E un tale progetto non può che le acque captate direttamente nel
compiersi con la realizzazione di bacino dell’Alento per poi successiopere incisive. Faraoniche, appunto. vamente trasferirle verso il sistema
irriguo del Consorzio di Bonifica di
Paestum. E’ la cronaca di uno scempio annunciato!
Null’altro ha potuto osservare l’ufficio legale del Codacons di Salerno
nel momento stesso in cui si è avuto
accesso alle relazioni e alle cartografie del Progetto. Vedere graficamente la deviazione di un corso
fluviale di riconosciuto rilievo ambientale ha creato immediato sconcerto. Un disappunto spontaneo. Un
tratto di pennarello rosso che getta
un’ombra sulla storia di un fiume e
di una comunità che attorno a quel
corso d’acqua ha plasmato la sua
identità.
Un Progetto peraltro di dubbia utilità che troverebbe la sua giustificazione nella presunta lotta alla
tropicalizzazione del clima nel Sud
Italia. Le relazioni, tuttavia, non precisano quali studi scientifici sorreggerebbero tali allarmanti previsioni.
L’impatto ambientale sarebbe devastante. Quello è certo visto che il
Fiume Calore rientra nella “zona 1”
di protezione ed è Sito d’interesse
comunitario. È così che ripresi dall’iniziale inquietudine, i legali del Codacons, quantomai agguerriti, hanno
notificato un atto al Parco diffidandolo dal concedere autorizzazioni di
sorta visti i vincoli operanti nell’area
e le Misure di Salvaguardia che in
ogni caso non consentirebbero alterazioni degli equilibri ecologici e
idraulici.
Il silenzio del Parco preoccupa. Non
c’è che dire. Tra le pieghe dei silenzi,
delle parole o degli atti inespressi
troppe volte si sono giocate partite
speculative.
E’ per questo che l’Associazione di
tutela dei consumatori e dell’Ambiente ha deciso di accompagnare le
azioni legali con una campagna di
sensibilizzazione sociale denominata
“Salviamo il Calore- Non ingoiamo
altri rospi!”.
L’invio di una E.Mail al Parco consente l’adesione alla campagna. Basta
contattare la sede di Salerno (Codacons, tel.089.252433 oppure [email protected]) per ricevere il testo da
spedire ed esprimere una ferma indignazione. Già moltissimi contatti si
sono registrati dall’avvio della campagna: un gruppo di biologi che operano tra Roma e il Cilento pronti a
incontrare i vertici dell’Associazione,
cittadini cilentani trasferitisi nel capoluogo e tanti residenti nei Comuni
direttamente interessati dalla captazione fluviale stanno dimostrando in
queste ore che la mobilitazione delle
coscienze può fermare l’incultura,
l’approssimazione ed anche la tropicalizzazione del clima.
Pierluigi Morena
Legale del Gruppo Ambiente
Codacons Campania
II
Battipaglia
Oreste Mottola [email protected]
Il mare non bagna Battipaglia
La città già mor ta a nove miglia
Alti pini secolari, spiagge di sabbia
finissima e gialla, gigli selvatici,
torri saracene, gente aperta ed ospitale. Questo ed altro era e potrebbe
ancora essere la fascia costiera che
delimita i confini della città di Battipaglia, col mare del Tirreno.
Questo potrebbe essere, ma non è.
Ciò che invece risulta essere, è una
cartolina sbiadita e sfregiata di una
città che fu. Pochi e malmessi pini a
cercare di resistere al cemento che
avanza, spiagge ritiratesi o al meglio
diventate vere e proprie discariche,
giovani donne costrette a prostituirsi
lungo la strada che costeggia la pineta. E poi degrado, sporcizia, e accessi al mare “privatizzati”, in barba
a tutte le leggi dello Stato.
Mentre chi potrebbe fare qualcosa,
non muove dito. Passano sindaci, assessori, prefetti, commissari.
Passano, osservano, studiano, proclamano, ma nessuno se ne accorge.
Risultati zero.
L’ultimo a provare a mettere mano,
prima del giocoliere Barlotti, fu il
Commissario Manzo che, intelligentemente, attrezzò una spiaggia libera
– forse l’ultima rimasta – con lampioni, aiuole e un vialetto. Prima e
dopo il nulla.
Non sono servite le tante lamentele
dei residenti, dei bagnanti, dei gestori dei lidi. Perfino la pulizia e manutenzione dell’area, ceduta ad una
cooperativa di lavoro, è rimasta parola al vento.
Un territorio completamente avulso
dal tessuto urbano e sociale che vive
solo un paio di mesi l’anno. Una
terra di nessuno, diventato un getto a
ciel aperto. E pensare che c’è pure
chi ci ha fatto i voti, promettendo la
costruzione della Rimini del sud Italia. Ciò che resta di tante parole invece è solo un brusio nel vento. Lo
stesso vento che ha piegato i pini,
ma non quanto il disamore degli uomini. Una terra che un tempo era una
malarica palude da cui affioravano
resti di civiltà antiche, santuari e
ville romane.
La stessa terra conquistata poi dai
saraceni, battuta dai briganti e liberata dagli alleati. Crocevia della storia antica, territorio franco e di
confine tra gli etruschi, i sibariti e i
lucani.
Una terra bagnata dal mare ed accarezzata dal sole. Oggi straziata da
pessime politiche e da un silenzio assordante, è rimasta intatta solo nelle
nostalgie degli anziani, che la dome-
nica facevano le gite fuori porta in
pineta, e si bagnavano guardinghi al
sorgere del sole nel limpido mare dei
ricordi.
I rifiuti, che il mare inghiottisce, ritornano a palesare che in natura
nulla si distrugge, con il loro carico
di interessi. E così, ben tre quintali
di rifiuti – plastica, vetro e pneumatici - si ammassano sulla spiaggia
alla Foce del Tusciano.
Rifiuti abbandonati lì da qualche delinquente, o forse arrivati via fiume,
e che i volontari di Legambiente
hanno raccolto domenica in occasione di “Puliamo il Mondo”.
Azioni necessarie per migliorare la
situazione contingente, ma che di
certo non bastano a salvaguardare
una zona tanto vasta e tanto degradata.
Valerio Calabrese
dalla prima
A Parer mio...
di Ernesto Giacomino
Sapore di “sola”
marciapiede, e l’Inferno di lavoratori in utilitaria ad aspettare che si
sgombri la strada. Ed è lì che mi
scatta la riflessione. Peggio: la constatazione. Violenta, feroce, dissanguante: noi, questi di qua, gli
automobilisti in coda, siamo i poveri.
Poveri perché derubati.
Derubati perché indifesi. Indifesi perché poveri.
Siamo i frutti di anni di lavoro sottopagato alle dipendenze di dieci ditte
diverse facenti capo allo stesso imprenditore fallito, licenziati e riassunti
di continuo dall’una all’altra senza
mai incassare un centesimo di liquidazione. Siamo la riserva di cassa di
avvocati mangia-assicurazioni, pendolari fra cause e referti e marche da
bollo per avere, noi, un paraurti
nuovo, e loro la villa a Cortina; siamo
i frodati delle telepromozioni e del
gradito omaggio alle prime dieci
chiamate; gli imboniti da reality e fiction, i centometristi della corsa all’IPhone a rate, il gregge tenuto a bada
da omelie e fuochi patronali, le cavie
paganti dell’ennesimo vaccino antinfluenzale.
Siamo quelli che, col solo atto del morire, propiziano affari di migliaia di
euro per bare di cartone e macilenti
station wagon adibite al trasporto di
salme. Siamo i finanziati a vita, rate
che si sommano e rincorrono e rinnovano all’infinito prosciugandoci
sonno e salario; quelli dei settecento
euro mensili di trattenute Inps e Irpef
per pagare l’auto blu ai garzoni di
Montecitorio e le pensioni ai falsi invalidi. Siamo quelli sconosciuti in
banca, telefonati di mattina presto per
cento euro di scoperto, mai ricevuti
dal direttore e mai salutati dagli impiegati. Siamo i genitori di figli scolari, quattrocento euro l’anno per
libri che cambiano solo indice e copertina; quelli che si sono abbonati di
corsa a Sky o al digitale terrestre perché, pollastri, hanno davvero creduto
che Berlusconi e Galliani non s’accordassero sui diritti. Siamo noi, insomma: i nuovi poveri. Non servono
economisti, o finanzieri, o politici, per
spiegare la nostra condizione. Siamo
quello che siamo sempre stati: il frutto
di un furto impunito.
Un furto meditato e mediatico, pratico e ideologico.
Il furto dei furbi. Frattanto arriva
l’ospite, la folla si sposta, si apre un
varco per il passaggio.
Lo guardo, mi dico che poi alla fine
sono stato pessimista, non è vero che
le cose non cambieranno mai.
Lui, ad esempio, oltre a una visibile
doccetta abbronzante pare si sia addirittura tinto i capelli.
Ottobre 2008
Eboli, Carmelo Conte
è l’asso pigliatutto
sorrisi smaglianti di Antonio Conte la
dicono lunga sui nuovi equilibri nel Pd.
Fermo restando che l’elezione provinciale nel partito della Melandri (Veltroni
è troppo triste ultimamente) per un
ebolitano, è come un terno al lotto,
considerando le percentuali dei mammasantissima salernitani.
Capitolo Rifondazione. Con chi
andare? Il Max Cariello ebolitano è
combattuto. Sinistra arcobaleno, Sinistra e basta, Sinistra con il Pdci, senza i
Verdi, senza la Sd. Con chi? Mentre amletico si interroga sul calcolo delle probabilità, Cariello continua a dire
scemenze sull’ospedale: “non si tocca,
non si muove nulla, non si sfiora nemmeno un reparto”. Senza dimenticare
che sei reparti sono già stati accorpati,
proviamo a entrare nell’ego politico di
Cariello. E ci vien da pensare, ma la sanità regionale si decide in via Pio XII, al
rione Paterno? Sforzo mnemonico. Lo
ripetiamo a beneficio di Cariello e degli
altri politici che sparano cavolate a iosa.
Ci sono reparti nell’ospedale di Eboli
che non coprono nemmeno la metà
dei posti letto disponibili. E che quindi,
se rimanessero aperti come ambulatori, già potremmo gridare al miracolo.
Difendere tutti i reparti, tutti gli ambulatori, tutti i corridoi e le telecamere
dell’ospedale, è l’ammissione di
un’ignoranza supina sui problemi della
sanità.
Eboli deve cedere qualche reparto che
non va, pretendendo che lo stesso accada anche negli altri ospedali salernitani, Da Procida salernitano incluso,
che il manager Pagano prova a sottrarre dalla scure che dovrà utilizzare.
Sono tre anni che ascoltiamo demagogia e stupidaggini propagandistiche.Almeno sulla sanità, un pò di serietà ci
aspettiamo. Gridare ai quattro venti,
“quanto sono bello, io sono il più bravo,
a Napoli mi hanno promesso l’ospedale unico Eboli-Battipaglia”, ma non
sapere un fico secco, un’idea vaga, da
dove arriveranno i fondi, è peggio di andare al cinema per un film con la Bellucci (se muta, si può ancora tollerare).
La recitazione e la politica sono una
cosa seria. Fuori i mercanti dal tempio
di Dio, via i pasticcioni dall’agone ebolitano.
Fra Fae