N° 31 del 09/08/2008

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Transcript N° 31 del 09/08/2008

“Unico” tornerà in
EBOLI, L’ANIMA QUACCHERA DI MELCHIONDA
edicola e nelle case degli
abbonati il 30 agosto.
ALTAVILLA RICONQUISTA LA SUA PRINCIPESSA
Buone Vacanza a tutti!
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0828 720114
Ann o X n°31 www.unicosettimanale.it - 09 agosto 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
Buone vacanze
a tutti, o quasi
di Oreste Mottola
La redazione di “Unico” chiude i
battenti per le prossime due settimane. Noi ci riposeremo e così staranno più tranquilli anche una
manciata di politici abituati a scambiare l’ossequio interessato (modicamente retribuito) per stima. Bende
per tutti, prebende a chi voglio io,
sembra questa loro regola di vita.
Quisquilie, pinzillacchere, avrebbe
chiosato Totò, meglio andare avanti,
perché la vita continua e chi la dura
la vince. L’impressione che ci consegna il 2008 è che i comprensori del
Cilento, del Vallo di Diano e del Sele,
siano alla vigilia di svolte importanti.
Niente di rivoluzionario: è che non ci
sono più i soldi per continuare nel solito dignitoso vivacchiare dei nostri
municipi (doverosi eccezioni a parte)
o nei consueti maneggi ai quali il
ceto politico domestico dà vita. Amici
sindaci ed assessori, organizzatori di
eventi che una volta si chiamavano
solo sagre, rassegnatevi a cambiare
vita (mettendo anche in preventivo il
ritorno alle precedenti occupazioni)
e cominciate ad avvertire tutti gli
amici: bambole ora non c’è più un
euro. Sarà per il federalismo fiscale
che prima o poi arriverà, l’abolizione dell’Ici sulla prima casa o il
flusso dei fondi europei che dal 2013
cambierà direzione: la mangiatoia si
sta facendo sempre più alta. E non
basta redigere, usando il copia ed incolla, la solita programmazione di
opere pubbliche (vero libro dei sogni,
perché sono destinate a non realizzarsi mai). Le emergenze si addensano nei piccoli paesi delle nostre
zone pià interne, sempre più desertificati, e nelle periferie che stanno nascendo nelle realtà urbani più
grandi. Ed allora meno male che alcuni importanti risultati sono arrivati. L’aereoporto ora è una realtà;
l’autostrada Sa- Rc, almeno nel
tratto fino a Polla, è finalmente percorribile; il Parco del Cilento con
Mimmo De Masi ha ritrovato smalto
ed è giusto chiedere a Stefania Prestigiacomo di farlo proseguire nel
suo lavoro. Le responsabilità maggiori sono sul groppone di chi ha più
potere. Si cominci a capire che le nostre popolazioni meritano una guida
all’altezza delle sfide che i tempi richiedono. C’è bisogno di talenti e
competenze e non l’alimentare alcuni
dispendiosi privilegi (il telefonino
gratis fino all’ultimo consigliere comunale, la convenzione con la bambolina di turno o i ticket gratis per
la sagra, e per altre miserie continuando ).
Turismo 2008
di cielo, di terra e di mare
Cilento e Diano
Paestum-Agropoli
200 biciclette per la mobilità
turistica sostenibile
Un centinaio di turisti ospiti nelle
strutture ricettive di Paestum e
Agropoli, si sono dati appuntamenti
alle ore 18,00 davanti all’Hotel Ariston di Paestum per dare il via al
progetto “Turismo in bici” voluto dal consorzio Paestum In a cui
aderiscono oltre cinquanta strutture ricettive di Pastum e Agropoli.
La carovana di bici ha percorso via
Laura mare per poi imboccare la
pista ciclabile in fase di completamento che costeggia la pineta di via
Sterpinia.
continua a pag. 4
L’albergo adotta il paese
Felitto- PaestumVillage Marina.
Dall’adozione al
partnariato commerciale
Articolo a pagina 21
Salerno-Milano, in sedici sul
primo volo
Un piccolo volo per un grande
balzo nella modernità
Arrivo sul piazzale antistante l’aeroporto di Salerno, alle 15,45. Giusto
un’ora prima della partenza. Un’infinità di auto occupano il parcheggio
che è gratuito! É un segnale inequivocabile che una folla di curiosi è lì
per godersi l’evento che cambierà il
modo di viaggiare di vecchi e giovani
generazioni che abitano, Salerno, la
piana del Sele, il Cilento, il Vallo di
Diano e l’intera provincia di Potenza.
Sono eccitato, vado all’appuntamento
con la storia con la certezza di compiere un’azione che rimarrà viva nei
ricordi della mia esistenza. Ci vado
anche a nome di tantissimi lettori che
non hanno mai perso l’occasione per
chiederci di spingere con articoli e
sollecitazioni dirette affinché questo
momento arrivasse. “Prima che sia
troppo tardi per noi” mi dice sempre
Maria, una nostra lettrice di Aquara
che vive in Lombardia.
Al check in, posto avanti a destra dell’ingresso, mi accolgono con un sorriso Elena e Gelsomina, la prima
ligure, l’altra di Mercato S. Severino.
L’unico politico a presidiare lo scalo
è Ugo Carpinelli, consigliere regionale Pd: “Finalmente l’aeroscalo è
aperto! Oggi entriamo in una nuova
era. Cambierà sia il modo di fare turismo sia il modo di commercializzare i prodotti della nostra
agricoltura.”
Inforco rapidamente il corridoio del
controllo di sicurezza. Gli addetti
sono molto scrupolosi. È chiaro che
anche per loro è un momento di
prova. Controllano i passeggeri, se
stessi e il ruolo del collega vicino
pronti ad intervenire in aiuto. I passeggeri si sottopongono di buon
grado al rito dei controlli.
Pochi passi e sono nella sala di attesa
passeggeri per il “gates 2”.
Saremo in sedici. La grande massa di
pubblico, invece, è assiepata oltre le
transenne dell’area arrivi.
Quattro da Paestum, uno da Agropoli,
due da Potenza, uno da
Campagna, due da Pontecagnano, gli
altri da Salerno. Ognuno con il suo
motivo, ma tutti con il patos di essere
i primi! Un po’ delusi di essere pochi,
ma assolutamente contenti di esserci
continua a pag. 5
ABBONAMENTO ANNUALE UNICO: Italia €25,00, Estero € 90,00 intestato a Calore s.r.l.
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Claudio Velardi,
l’assessore gira
in catamarano
di FraSca
Non si era mai visto un assessore
regionale che sbarca da un catamarano (preso in affitto) nel porto
di Agropoli, dopo aver navigato visitato e incontrato imprenditori e
amministratori dell’intera costiera
Cilentana.
È accaduto lunedì, 4 agosto, alle
ore 18,00 sotto il gazebo della
Lega Navale al porto di Agropoli.
Presenti il sindaco Franco Alfieri,
il suo vice Mauro Inverso, l’assessore del comune di Capaccio Eugenio
Guglielmotti,
alcuni
imprenditori di Agropoli e una folta
delegazione del consorzio Paestum
In – ricettività e turismo - di Capaccio-Paestum, guidata dal presidente Bartolo Scandizzo.
A fare da “ufficiale di collegamento tra il territorio e Velardi,
Marisa Prearo fino a giugno commissaria della Azienda di Soggiorno e Turismo di Paestum, e
dopo entrata a far parte dello staff
dell’assessorato regionale al turismo.
Ad aprire l’incontro è Alfieri che si
dice molto soddisfatto di poter accogliere Velardi al quale, riconosce
la comune capacità ad operare più
che a parlare e poi gli sottopone le
priorità di Agropoli: campo da
Golf, insediamento del ‘club Mediterranée’ e la ristrutturazione del
castello e il suo utilizzo futuro.
“Inoltre – continua Alfieri – noi
siamo mossi da un forte spirito di
collaborazione istituzionale con il
comune di Capaccio – Paestum.
Queste due realtà hanno abbandonato il tempo della difesa campanilistica e sono entrati nella
modernità dell’integrazione delle
risorse e delle potenzialità.”
Velardi, prima sottolinea la
continua a pag.2
Agropoli
2
A Parer mio...
N°31 09 agosto 2008
di Catello Nastro
Einstein, la bomba atomica sul Cilento
Penso che se lo scienziato Einstein,
inventore della famosa bomba atomica, forse al di fuori delle sue intenzioni, avesse saputo dell’uso che
gli uomini avrebbero fatto della sua
scoperta, avrebbe senza dubbio bruciato la formula che tanto potrebbe
aiutare l’umanità, ma anche tanto la
potrebbe portare alla distruzione
totale. Ed i grattacieli della speculazione edilizia degli anni ’70 e ’80
crollerebbero come castelli di sabbia sulla spiaggia, oppure come scatole di cartone in un deposito per la
raccolta differenziata. E gli uomini,
quelli buoni e quelli cattivi, verrebbero eliminati dalla faccia della terra.
E tutto, sia positivo che negativo, subirebbe l’immane onta di questa terribile quanto utile scoperta. Le
barche ormeggiate nel porto di
Agropoli verrebbero distrutte, forse
bruciate dall’immensa massa di calore, le automobili, dal nobile Mercedes
superaccessoriato
alla
miserabile Cinquecento, comperata
a rate col sussidio della pensione sociale della nonna, vedrebbero il motore scoppiare e le gomme crepare,
ed anche i motorini, coi conducenti
col casco o senza casco, verrebbero
parimenti distrutti da questa immane forza della natura… E no’!!!
Qui la natura non c’entra proprio
un cacchio… La bomba atomica è
stata una invenzione ma non una
scoperta. Come la scoperta dell’America, ad esempio.
dalla prima
Questa anche se ci ha fatto conoscere un tratto di falsificazione della
storia della fine 800 ed inizi 900 sull’epopea dei pellerossa, certamente
non è attribuibile ad una nuova scoperta della scienza, ma, al contrario,
ad una consuetudine oramai radicata
nella storia, della cattiveria degli esseri umani che, pur di procacciare
danaro per se e per la propria famiglia, non esita a danneggiare altri esseri umani che se ne stanno per i
cacchi loro a vivere una vita semplice, senza troppi consulti di pubblicità televisiva, senza troppi
congegni complicati di società dei
consumi, senza troppe falsificazioni
storiche. A questo punto è d’uopo
accennare al rapporto uomo natura.
Non che sia cambiato nel corso dei
secoli. Ma è cambiato. Proprio per
l’intromissione, non richiesta, del dio
danaro. Nella società dei consumi si
fa tutto in rapporto al dio danaro.
Anche gli indiani vanno distrutti per
occupare i loro territori, per sfruttare le loro miniere d’oro, per rubare i loro territori da destinare alla
speculazione edilizia.
In una intervista, fatta ad una televisione privata partenopea, fu chiesto
quale poteva essere la soluzione per
risolvere i problemi di Napoli. Molti,
sarcasticamente, risposero “più pane
e meno lavoro”, altri “ meno munnezza”, altri, “mandare a morte i camorristi”, altri più pessimisti “una
buona eruzione del Vesuvio”, altri,
Il 9 agosto
VitoRizzo
intervista
Oreste Mottola
meglio preparati tecnologicamente,
risposero “ per risolvere i problemi
di Napoli ci vuole la bomba atomica!!!”. Certo non siamo d’accordo
con questo terribile enunciato. Proprio perché riteniamo che ci vuole
un poco di buon senso per risolvere
i problemi di un territorio. Ma
quando sentiamo di strutture megagalattiche solo per pochi esseri
umani privilegiati da Dio, dagli uomini, dalla società e dalla politica, allora la domanda sorge spontanea:
forse è meglio la bomba atomica…
Proprio perché non fa distinzione
sociale. Ricchi e poveri, pedoni ed
automobilisti, cornuti ed illibati, italiani e stranieri, magri e grassi, terroni e polentoni. La bomba atomica
non guarda in faccia a nessuno. Solo
in questa maniera, forse, potremmo
sentirci tutti uguali. Tutti Cilentani.
Tutti pronti a soccombere.
Oppure tutti pronti a ribellarci.
Al Castello di Agropoli Oreste Mottola presenta
il suo ultimo libro
Appuntamento sabato 9 agosto
2008 alle ore 21,30 al Castello Medioevale di Agropoli, nell’ambito
delle Serate Agropolesi, con la presentazione del libro “I paesi delle
ombre” (Oreste Mottola, Magna
Grecia Edizioni, pagine 190); l’autore ne discuterà con Vito Rizzo,
scrittore e manager, e poi con Daniela De Martino, Marianna Lerro,
Lucio Capo, Catello Nastro ed i
lettori interessati
Il testo raccoglie una trentina di
storie che l’autore-giornalista, corrispondente de Il Mattino e condirettore di questo giornale, nativo
di Altavilla Silentina, ha raccolto
con appassionata minuziosità nei
vasti territori del Cilento e zone limitrofe, dove una laboriosa e varia
umanità -spesso troppo confrontata dal peso dell’ordinarietà- incontra eventi e fatti di valenza più
ampia, che la rendono partecipe di
situazioni “straordinarie”.
Velardi, l’assessore in catamarano
Campi da golf e un evento mondiale nella primavera 2009
necessità che la politica faccia molti
passi indietro favorendo l’iniziativa
dei privati che dovranno essere protagonisti, entra subito nel merito dichiarando che “il Cilento ha
bisogno di più sviluppo. E vi posso
assicurare che i fondi europei 20072013 destinati al turismo saranno investiti in buona parte nel Cilento e in
altre due località campane. È qui che
ci sono più margini di crescita ed è
qui che vale la pena di investire.
La forte collaborazione tra i due comuni, Paestum e Agropoli, farà di
questo territorio un interlocutore
privilegiato. Metteremo le risorse
nelle mani degli operatori che dovranno dimostrare di essere al
passo, anzi, avanti per recuperare il
terreno perduto. La regione detterà
le regole e gli obiettivi strategici, a
chi è sul campo la responsabilità di
tradurli in progetti e renderli esecutivi.”
Poi l’assessore dà anche delle indicazioni precise: “Immagino una rete
di campi da golf, una forte valoriz-
zazione del sistema portuale dei
paesi costieri del Cilento. Dobbiamo
puntare alla qualità e al miglioramento dei servizi!”
Interviene Scandizzo che si dice
d’accordo con l’impostazione data
sia da Alfieri che da Velardi. Sottolinea che in tema di servizi alcuni, piccoli, passi sono già stati messi in atto
da parte degli operatori turistici
consorziati con l’obiettivo di intervenire sulla mobilità turistica: “Abbiamo avviato due progetti che
garantiscono ai turisti la piena agibilità del territorio- afferma Scandizzo. Un sevizio navetta riservato ai
clienti delle strutture ricettive e la
dotazione alle stesse di un parco
duecento biciclette messe a disposizione degli ospiti di Paestum e Agropoli.” Il presidente del consorzio
pone anche la questione della formazione degli addetti nel settore e
sottolinea l’importanza di essere
partecipi del progetto che destina
l’hotel Ambassador di Paestum appunto alla formazione. L’idea è di
farne un centro d’eccellenza regionale per l’alta formazione. Ritiene,
inoltre, vitale dare ossigeno all’aeroporto di Salerno Pontecagnano
con iniezioni di sostegno ai tour operator che scelgono Paestum e il Cilento come destinazione turistica.
Segnala, poi, l’importanza di fare di
Paestum “ambasciatrice” della nostra terra nel mondo (Vedi mostra
delle tombe dipinte a Berlino).
“Ma anche il forte impatto mediatico avuto dal progetto “L’albergo
adotta un paese” pensato da De
Masi e messo in opera dalle strutture
ricettive consorziate del Cilento –
chiude Scandizzo- merita la giusta
attenzione al fine di fare dell’intero
territorio un’unica destinazione turistica.”
Interviene nella discussione Peppino
Pagano, titolare del Savoy Beach
Hotel di Paestum che segnala la necessità di realizzare infrastrutture
capaci di dare risposte alla necessità
di allungare la stagionalità turistica.. Un settore trainante potrebbe
essere quello congressuale. Necessita però la realizzazione di un polo
fieristico e congressuale da situare
tra Agropoli e Paestum.”
È un Velardi soddisfatto quello che
raccoglie le idee a conclusione dell’incontro: “Entro settembre voglio
sul mio tavolo un pacchetto di proposte operative che diano risposte
alle problematiche emerse. Costituiremo un gruppo di lavoro che preparerà gli stati generali del turismo del
Cilento con l’obbiettivo di discuterli
e renderli immediatamente operativi.
Intanto vi invito a pensare ad un
grandissimo evento che possa portare alla ribalta mondiale il Cilento
in apertura di stagione già nelle primavera del 2009.
A Marisa Prearo, che ha diligentemente preso nota delle proposte, il
compito di coordinare il tutto allargando la partecipazione al tavolo di
lavoro a tutti i soggetti incontrati nel
tour cilentano dell’assessore in catamarano.
FraSca
N°31 09 agosto 2008
Capaccio
3
Consiglio comunale “in nome di Maria”
Casa per anziani a Pazzano e molte precisazioni a verbale
Non si può certo dire che i consiglieri comunali si risparmino e risparmino. 30 luglio 2008 : terzo
consiglio comunale in un mese.
Franco Longo chiede di aggiungere
gli emendamenti al Puc richiesti, ma
non presenti nel verbale: un concorso di idee per il vicolo Tavernelle,
studiare una delimitazione dei 1000
metri con un sistema tale da evitare
abusi, non riportare in questa bozza
di indirizzi generali varianti specifiche.
Il consigliere Pinello Castaldo lamenta di aver letto su un sito Internet un’affermazione grave da lui non
fatta per cui invita il presidente a
cacciare chi non autorizzato a filmare e fotografare.
Il consigliere Luigi Ricci esprime la
solidarietà politica a Maria Vicidomini (consigliere che ha sostituito
Gigino Di Lascio ndr) per la vicenda
del manifesto di sfiducia condannando chi lo ha scritto (il manifesto
che chiede le dimissioni di Maria Vicidomini per il bene comune è firmato da Città Futura, Rifondazione
Comunista, Verdi, Lista Donne coalizione che ha sostenuto Gigino Di
Lascio sindaco ndr). Maria Vicidomini afferma “Mi corre l’obbligo di
ringraziare Sindaco, Giunta e Consiglio tutto per una dimostrazione di
solidarietà pubblica, è un dono. Per
quanto riguarda il manifesto la mia
risposta è il silenzio. Per quanto riguarda la stampa, su un sito internet
qualcuno mi ha chiesto di mostrare i
muscoli, rispondo: le mie battaglie le
ho combattute con l’arma della pazienza, della collaborazione, del
cuore, della ragione, della coscienza.
Ognuno ha le sue armi, ognuno il suo
stile”. Voce fuori dal coro quella di
Giuseppe Troncone che esprime solidarietà umana alla consigliera e testimonia che partecipa con impegno
ai lavori del Consiglio, ma ritiene
che la faccenda vada esaminata attentamente affinché “ancora una
volta, in questo consesso
non venga avvertita l’assenza di due
componenti
importanti e
fondamentali:
il popolo di
Capaccio, la
democrazia”.
Ritiene
più
saggia
la
prima decisione
del consigliere Vicidomini, tacere.
Fare fronte comune contro quattro
liste, che si dichiarano insoddisfatte
dell’operato del loro rappresentante,
non lo trova giusto e chiudersi senza
tentare di capire quali i motivi delle
loro lagnanze.
“Per quanto concerne invece l’accenno alla vicenda strettamente personale e familiare, se vi sono
irregolarità, ritengo che queste vadano ricercate altrove ed avranno, se
accertate, altri risvolti” conclude.(ma
il manifesto di solidarietà del Comune non era firmato da tutto il Consiglio Comunale?)
Inizia la discussione del quarto punto
all’odg inerente il “catasto dei soprassuoli già percorsi dal fuoco”. Illustra la delibera Carmine
Caramante, il quale espone le richieste avanzate dalla commissione
chiedendo relazioni più dettagliate e
l’estensione del benefico ai non ricorrenti, raccomanda il rispetto dell’ordinanza del sindaco e i controlli
in questo periodo dell’anno.
Il presidente del Consiglio precisa
che il Consiglio deve attenersi in
modo preciso alle determinazioni del
competente ufficio.
Giuseppe Troncone dichiara il voto
favorevole nel solo intento che mani
criminali non debbono in nessun
modo condizionare il diritto d’uso
della proprietà privata, ma “estendere anche ai non ricorrenti il bene-
ficio significa che i consiglieri comunali si sono fatti carico di accollarsi diritti di cittadini che per
ignoranza o altro non hanno presentato le eccezioni dovute”. Se tale
istanza non verrà accolta il voto sarà
negativo. Seguono interventi confusi. Paolo Paolino ribadisce che
“non sono recepiti abusi di uffici e
altri reati”. Si vota. Caramante tenta
una dichiarazione di voto interrotta
dal presidente. La delibera passa con
10 sì, 5 no, un astenuto, Maria Vicidomini, motivato dal fatto che la
confusione non le ha consentito di
capire bene.
Seguono il regolamento per la rappresentanza del Comune col gonfalone civico, lo stemma e la fascia
tricolore approvato all’unanimità.
Ancora un punto illustrato dal presidente della commissione cultura
Carmine Caramante “Regolamento
comitato organizzatore ‘Memory
Day – 9 settembre 1943’”. Nel regolamento si legge “Il Memory Day
viene celebrato annualmente dal comune di Capaccio, di concerto con
gli altri enti locali, le istituzioni scolastiche presenti sul territorio, il
mondo dell’associazionismo, del volontariato, della sussidiarietà sociale”.
Maria Vicidomini suggerisce di trovare il modo, anche se a settembre
gli alunni non sono a scuola, di coinvolgere gli alunni.
Fa un appello all’assessore alla pubblica istruzione in modo che per
Documento del Pdl. Porte aperte a Maria Vicidomini?
Opinione personale di Catarozzi, noi contro i cambi di casacca
In riferimento alla vicenda politica riguardante il Consigliere Comunale di Capaccio,
sig.ra Maria Vicidomini e le
quattro liste di sinistra che
l’hanno sfiduciata, i responsabili politici dei Par titi di F.I.,
A.N., A.S. e D.C . non entrano
nel merito della questione –
pur avendo le idee molto
chiare in proposito – e ciò al
fine del massimo rispetto della
dialettica e autonomia politica
delle singole formazioni o raggruppamenti politici.
Tuttavia, per evitare frainten-
dimenti o possibili interpretazioni non corrispondenti alla
realtà, si precisa che le dichiarazioni rese dall’avvocato Rosario Catarozzi, apparse sul
settimanale “Unico” del 2 agosto 2008, n°30 ed in par ticolare al periodo “A Maria dico
inoltre che le porte del grande
Par tito del Popolo della Liber tà sono sempre aper te”
debbono considerarsi di natura personale , non avendo
delegato il ruolo di responsabili dei Par titi che si apprestano a riorganizzarsi nel
P.D.L. a chicchessia, ivi compreso l’avvocato Catarozzi.
Le valutazioni politiche circa
fatti e compor tamenti attinenti a persone saranno uno
dei compiti che inderogabilmente il futuro P.D.L. dovrà
imporsi come regola al fine di
evitare cambi di casacca per
mero opportunismo.
Antonio Di Benedetto
(Fi); F ra n c o S i c a (An);
Guido Giudice (As); Cla udio R a gosta (Dc); Circolo
Cdl di Ca paccio Paestum
l’anno scolastico 2008/09 le scuole
programmino per il memory day la
presenza dei giovani, che devono
acquisire la storia di questo territorio.
Al punto sette regolamento per la
concessione in uso ai gruppi società, enti sportivi, ricreativi e assimilati
degli
impianti
e
attrezzature sportive di proprietà e
in gestione al comune.
Il Consigliere Pasquale Mazza
propone tre emendamenti per rendere ancora più preciso il regolamento. Accettati con due sì del
sindaco e il sì degli altri consiglieri.
Ultimo e importantissimo “Integrazione al Piano Triennale OO.PP.
2008/2010 “finalizzando l’economia
dei prestiti di complessive 54 360.00
euro per la realizzazione di messa in
sicurezza dei solai della Casa Costabile Carducci e l’economia di 99 820
euro di lavori di manutenzione straordinaria alla rete fognaria comunale
località Gromola e Capaccio-Scalo.
Tra le modifiche la struttura di
Pazzano cambia destinazione non
più per i disabili ma casa albergo
per anziani.
Roberto Voza ritiene che una casa
per anziani vada dislocata in luogo
più vicino al paese per ovvi motivi
sociali. Come trattorista chiede inoltre particolare attenzione agli incroci.
Numerosi gli interventi per integrazioni emerse in commissione.
Giuseppe Troncone propone per il
capoluogo la costruzione di una piscina coperta da studiare in cooperazione con i comuni di Trentinara,
Monteforte, Magliano; per il comparto agricoltura in genere, l’acquisizione e la sistemazione di tutte le
strade interpoderali; completamento
impianto di illuminazione ed idrico,
campo sportivo S. Apadula di Gromola. Maria Vicidomini aggiunge “Il
primo semestre è passato il treno non
l’abbiamo preso. Se perdiamo questo treno, andremo al dissesto finanziario”. Il sindaco assicura “parte dei
progetti sono pronti, altri in itinere,
saremo pronti per fine settembre”. Il
presidente del Consiglio assicura che
con la prossima giunta tutte le proposte della commissione saranno inserite . Voto unanime..
Una curiosità e il sottopasso ferroviario di Paestum? A che punto siamo?
Dal giorno della scellerata decisione
della passata amministrazione di chiudere il passaggio i cittadini al di qua
del passaggio a livello continuano a
macinare chilometri in più, a subire disagi.
Chi pagherà i danni economici al turismo e all’agricoltura.
Che fine hanno fatto i 4.500 000.00
euro che l’amministrazione accettò impegnandosi a costruire viabilità alternativa e sottopasso?
Enza Marandino
4
Laboratorio “Onda del mare”
Per la serie “I giovani di
Capaccio ci provano”
La musicalità ci accompagna nella
nostra quotidianità : attraverso le
favole, nelle formule magiche , in
canzoni d’amore, in quelle di
guerra ,nelle benedizioni, nei riti
propiziatori nelle nenie .
Da sempre l’uomo è legato al
suono, al ritmo, al canto, alla danza
, perché la musica è comunicazione .
Come spiegare ad un bambino
cos’è la musica ?
Iniziamo questo viaggio di scoperta insieme.
La musica è uno strumento che
insegna ad ascoltarsi , abbatte la
timidezza , libera dalle convenzioni, permette di conoscere gli
altri giocando , apprendere nuove
culture attraverso le danze e i
canti.
Questo è quello che andremo a fare: giocare insieme
per imparare.
È rivolto ai bambini dai 6 ai 10
anni .
Le attività proposte sono:
- Costruzione ed utilizzo di strumenti musicali con materiali naturali e facilmente reperibili.
- Cos’è il ritmo, andamento ritmico, andamento lento , velocità
intermedie, andamenti veloci.
- Ogni argomento trattato verrà
illustrato ai bambini attraverso attività ludiche di apprendimento.
- Giochi musicali : tutto ciò
vuole arricchire il “vocabolario
musicale” del bambino, stimolando così l’ingegno e la fantasia.
- Esercizi di locodepia musicale: sono esercizi linguistici , le
filastrocche aiutano ad imparare a
parlare, anche il parlato ha un suo
ritmo, con la filastrocca occorre
prendere un ritmo.
Respirare , cadenzare, pause.
- Esercizi psicomotori: sono
giochi d’animazione: è attraverso
questa esperienza pratica che
verrà stimolata l’attenzione non
più e non solo attraverso le parole, il movimento , e la scoperta
del loro corpo.
- Esercizi cumulativi di
memoria: con le filastrocche il
bambino stimolerà l’attenzione e
- imparerà divertendosi.
Ascoltare e disegnare:
questa volta ascoltando un brano
musicale i bambini useranno i colori per raccontarsi, imparando
così che oltre alla parola c’è anche
il meraviglioso mondo dei colori
da scoprire.
- Improvvisazione musicale
: con le improvvisazioni i bambini
possono conoscersi farsi riconoscre all’interno di un sistema di
regole, individuale e di gruppo, che
garantiscono il rispetto e la valorizzazione delle diverse personalità.
PROGETTO DI:
Elena Marino
cell: 339 46 73 188
[email protected]
L’appuntamento è:
tutti i giovedì dalle 10 alle 12
presso la sede di Legambiente
Dal lunedì alla domenica
Dalle 10 alle 12
Dalle 18 alle 20
Presso il camping “Mare mirtilli”
È obbligatoria la prenotazione
Il pagamento avverrà secondo
un’offerta libera.
Capaccio-Paestum
N°31 09 agosto 2008
Pa e s t u m , q u a n t e b e l l e z z e i n b i c i c l e t t a !
Ai turisti ospiti offerto l’uso dell’ecologico mezzo di trasporto
Durante il tragitto si sono aggregati
altri ospiti delle strutture ricettive
che si trovano lungo il percorso.
E’ stata una festa di colori e di sorrisi
che hanno accompagnato i turisti
fino alla zona archeologica di Paestum. Una sosta davanti al museo e
un’altra nella piazzetta della Basilica.
Poi via fino all’agriturismo Rega che
ha accolto i ciclisti con un salutare
bicchiere di succo di frutta fatto di
produzione propria.
Il tempo per un breve saluto del presidente del consorzio, Bartolo Scandizzo, che ha
ringraziato la
Bcc di Capaccio,
Legambiente
di
Capaccio, il comune di Agropoli, il comune
di
Capaccio
per l’apporto
costruttivo e
determinante
per la realizzazione del progetto. “Oggi si
completa
il
pacchetto di
iniziative messe
in campo da
parte degli operatori turistici di Paestum In per dare una risposta duratura nel tempo alla sollecitazione
proveniente da parte degli ospiti
delle strutture ricettive che chiedevano possibilità di “movimento” au-
“Siamo al fianco di Paestum In con
convinzione e determinazione. La
crisi che investe il turismo in Campania e in Italia ha bisogno di risposte
concrete che diano segnali di novità
a quanti devono scegliere una destinazione turistica.”
Pasquale Longo, presidente di Legambiente di Paestum, ha sottolineato l’importanza di muoversi in
modo sostenibile e di “affiancare al
servizio delle bici anche l’offerta di
itinerari protetti nell’ambito del territorio comunale.”
tonomo sul territorio. Il servizio navetta e le duecento bici acquistate e
messe a disposizione delle strutture
ricettive, sono una risposta concreta
ad uno dei tanti problemi legati alla
mancanza di servizi al turista presenti
nelle due città regine poste all’in-
gresso del Cilento.”
Enrico Di Lascio, presidente della Bcc
di Capaccio che ha sponsorizzato
l’iniziativa, ha sottolineato l’importanza di aver concretizzato un’idea
che facilita la mobilità sul territorio.
Io mi integro...e tu? Il dopo festa
La seconda edizione di IO MI INTEGRO E TU?, festa con e per gli immigrati, organizzata dall’associazione
Oltreterra è stato un bel momento
di incontro tra culture diverse.
La festa c’è stata lo scorso 18 luglio,
nel cortile della chiesa della Madonna di Loreto, in contrada Laura,
a Capaccio.
Hanno partecipato gli allievi dei due
corsi di italiano per stranieri che si
tengono durante l’anno; uno a Capaccio Scalo e uno alla Laura.
Tutti o quasi hanno portato un
piatto tipico del paese di provenienza.
La tavola era ricca di piatti italiani assieme al cous-cous marocchino, specialità russe, ucraine, indiane,
polacche…
Anima della serata è stato lo spettacolo creato dall’associazione ALFABETA.
Questa associazione riunisce i bambini ucraini presenti nel comune, ma
per l’occasione ha presentato un
collage di canti e poesie da tutto il
mondo. Hanno cantato bambini tunisini, indiani, ucraini.
Tutto il mondo è stato messo in
scena dai bambini e dalle loro bravissime maestre, Ruslana e Irina.
E’ stato un bel momento di incontro.
Vedere la commozione degli adulti
all’eco di un inno nazionale o di un
canto tradizionale è stato toccante.
Per una volta, tutti, italiani e stranieri, sono stati assieme senza diffidenza.
I ringraziamenti dell’associazione
Oltreterra vanno a don Carlo, il
parroco della chiesa della Laura,
che mette sempre a disposizione
gli spazi, a tutti quelli che hanno
partecipato con cibo e attrezzature.
OltreTerra da appuntamento a
tutti quelli che hanno bisogno di
imparare l’italiano il 23 settembre,
alle 19.00 nei locali della chiesa
della Madonna di Loreto, contrada
Laura, Capaccio.
Da appuntamento anche a eventuali
insegnanti.
Nel frattempo ogni martedì alle 19
un avvocato è a disposizione degli
immigrati per consulenze legali gratuite. Per informazioni di ogni tipo,
per il corso (allievi e insegnati) e per
le consulenze legali i recapiti dell’associazione sono i seguenti:
[email protected] – 338.4777750
Mauro Inverso, assessore al turismo
di Agropoli, ha sottolineato l’identità
di vedute con gli operatori turistici
dei due comuni. “Identità - ha aggiunto- che ci fanno marciare di comune accordo anche come
amminsitrazioni delle due Città, Capaccio e Agropoli. Il fiume Solofrone
non divide più due comuni ma attraversa un unico territorio!”
Molti turisti hanno espresso il desiderio di poter organizzare altre
uscite di gruppo con guide che conducano verso mete nuove nel territorio di Capaccio Paestum e
Agropoli.
E’ la seconda parte del progetto che
per ristrettezze di fondi non è stato
possibile completare quest’anno. Ma
l’apprezzamento dell’assessore provinciale alla mobilità, Rocco Giuliano
che si è detto “fortemente interessato ad ogni forma di integrazione
tra la rete di trasporti ordinaria e le
iniziative specifiche come il servizio
navetta e il progetto bici attivati a
Paestum ed Agropoli.” Lo stesso apprezzamento arriva dall’assessore
Corrado Martinangelo che trova interessante l’iniziativa di implementare il parco bici degli alberghi che
consentono anche un uso più efficace delle piste ciclabili in costruzione sul territorio di Paestum e
Agropoli.
Alla fine, ognuno dei ciclisti è ritornato nel suo albergo con la convinzione di aver preso parte ad
un’iniziativa che cambierà in meglio
la loro permanenza a Paestum.
N°31 09 agosto 2008
Speciale aeroporto
5
Salerno-Milano, in sedici sul primo volo
Il primo decollo per un grande balzo nella modernità
e fare da pionieri.
L’imbarco è sbrigato in pochi minuti. I
sedici raggiungono il quadrimotore dell’Orion Air. In cima alla scaletta di accesso due hostes spagnole sfoderano il
loro sorriso d’accoglienza.
Ognuno guadagna un posto e, depositato il bagaglio a mano, si sistema vicino al finestrino. Intanto è cresciuto il
numero degli spettatori. La folla si è
spostata lungo la recinzione. Si gode la
visione del quadrimotre che scalda i
motori e si appresta a rullare sulla pista
che tante discussioni ha alimentato.
Anche tutti gli addetti dell’aeroporto
sono usciti sul piazzale nord a salutare
il 1° decollo per Milano. Il comandante,
Adolfo, si concede alle foto camere digitali prima di chiudersi nella cabina di
comando, come da regolamento.
Ci muoviamo per andare ad allinearci
sulla pista con la faccia rivolta al mare.
Mi sovviene alla mente l’ultima volta
che ho percorso la stessa pista su un bus
con Augusto Strianese a fare da “cicerone”. È giusta l’occasione per fare i
migliori auguri all’uomo che, più di
tutti, ha lavorato per questo giorno.
La potenza dei quattro motori scuote la
carlinga. Siamo pronti per spiccare il
volo verso il sole del tramonto.
La spinta è poderosa. In un attimo con-
quistiamo il mare. Planando a destra
l’aereo sembra inchinarsi a Salerno.
Poi drizza lo sguardo e punta tra Capri
e Sorrento.
Un applauso dei sedici consacra il comandante al ruolo di pilota.
Il mare, la costiera, le isole baciate dal
sole mostrano il volto migliore. Le scie
delle barche disegnano inimitabili origani intorno all’isola dei faraglioni. A
destra il Vesuvio si lascia guardare nella
bocca di fumo che cela il potenziale tremore.
Napoli bagna le sue piaghe nel golfo
che non ha eguali. Gaeta si staglia e superba a spartiacque tra due regioni
amanti, Lazio e Campania. La voce del
comandante richiama tutti al presente:
“stiamo sorvolando l’aeroporto di Capodichino! Per voi ormai sarà solo un
ricordo: da oggi c’è l’ aeroporto di Salerno per servirvi.” La secessione dei
Volare da Salerno, un appuntamento
atteso da una vita
Variegato il microcosmo dei sedici
passeggeri imbarcati sul primo volo
Salerno-Milano.
Come la vispa, gioviale e simpatica
coppia di pensionati, Gaetana e
Paolo, a loro agio
nell’aerostazione.
Quindici trasvolate
sull’Atlantico per
New York e poi
ancora altri decolli
e atterraggio in
Italia e in Europa..
Sono diretti in Lombardia in visita ai
parenti: non potevamo mancare
questo appuntamento!”
Poi c’è Anna, distinta signora, immersa nel suo libro, che raggiunge la
sua famiglia a Como.
Sono giovani, invece, Valerio e Gaetano, giornalisti, che provengono da
Potenza e sono diretti a Varese dove
vivono e lavorano.
Nutrita la delegazione dei Pestani
(4/16), Antonio Sacco, i coniugi Giuseppina e Paolo Vuto e il sottoscritto. Diretti in Lombardia più per
assaporare l’ebbrezza di esserci che
per vera necessità di partire. “E’
un’andata e ritorno di due giorni per
assaporare il piacere di volare da Sa-
lerno” dice Paolo. “Mi dispiace che
manchi una rappresentanza istituzionale di Capaccio Paestum – si lamenta Sacco – questo aeroporto
potrà riportare Paestum in alto nella
classifica delle località turistiche italiane!” Lo stesso vale per Stefano e
Oriana di Salerno. Lui impiegato
della Regione, lei tenera e cortese
dal sorriso dolce che adorna un viso
solare: “la nostra vita non sarà più
condizionata dalle estenuanti code
per arrivare a Capodichino.” A Monvalle (Va) è diretta Rina, che lì lavora
e, finalmente può affrontare la sua
vita di pendolare con più serenità.
Così sarà anche per Domenico di
Campagna che fa su e giù da Galla-
rate.
Adelina, partita da Agropoli, si sente
confortata dal fatto che è finito il
suo calvario di difficoltà per raggiungere Capodichino a Napoli.
Infine, c’è Carmine, pendolare per
amore. Viaggia per incontrare la sua
fidanzata che vive a Stresa: “il tempo
recuperato lo potrò trascorrere con
la mia ragazza.” Lavoro, amore e sete
di conoscenza, turismo, i motivi che
inducono l’essere umano a partire.
Finora, allo sforzo di lasciare la terra
dei padri, si aggiungeva la sofferenza
del viaggio “impossibile”. Oggi, con
un piccolo aeroporto si è saldato un
debito contratto con la nostra storia
recente.
biesse
ORARI
SALERNO-MILANO MALPENSA
DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ
6.30-8.00
MILANO MALPENSA-SALERNO
DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ
8.50-10.20
SALERNO-MILANO MALPENSA
DAL LUNEDÌ AL SABATO
16.45-18.15
MILANO MALPENSA-SALERNO
DAL LUNEDÌ AL SABATO
19.05-20.35
SALERNO-BUCAREST BANEASA
LUNEDÌ E VENERDÌ
11.30-13.15
BUCAREST BANEASA-SALERNO
LUNEDÌ E VENERDÌ
14.15-16.00
SALERNO-BARCELLONA
EL PRAT
MARTEDÌ
11.30-13.15
BARCELLONA EL PRATSALERNO
MARTEDÌ
14.15-16.00
SALERNO-BARCELLONA
EL PRAT
SABATO
7.45-9.30
BARCELLONA EL PRATSALERNO
SABATO
10.10-11.55
cieli tra Napoli e
Salerno è consacrata davanti ad
un ufficiale spagnolo.
Ha ragione, Alfonso.
Il suo piccolo
aereo ha fatto
fare un piccolo
passo verso il futuro, ma noi siamo certi
che sarà un grande balzo verso il nostro
appuntamento con la modernità. Sorvoliamo Roma, il Tevere che si contorce tra Umbria e Lazio, il lago di
Piediluco che sfoga le sue acque nella
cascata delle Marmore, gli altri laghi,
gli Appennini. Firenze, il passo della
Futa. I cirri di nubi, che non trovano
sfogo verso il suolo, s’inerpicano a gara
verso il cielo. Incredibili torri si ergono
a cattedrali dalle mille guglie. Noi
quassù a “volare” ancora più in alto con
i nostri pensieri che ci trascinano nel
torpore del sogno che diventa realtà.
Un tonfo allo stomaco mi scuote.
È l’avviso che si comincia a planare
verso Milano. La pianura Padana è di
un verde accecante lubrificato da un luglio piovoso al Nord come non mai. Le
Prealpi e a seguire le vette d’Italia incorniciano il nostro atterraggio a Malpensa. Varese e Verbania, province
gemelle, fanno da madrine al nostro arrivo.
Ci siamo! L’applauso mi scuote: siamo
atterrati alla grande Malpensa. Ad un
passo dal pianeta globale che da qui è a
portata di aereo anche per chi ha vissuto
nello splendido isolamento coatto.
Qui non sono ammesse retroguardie.
Non é concesso fermarsi.
Questo mondo sopporta impaziente chi
segna il passo. Non importa di chi sia
la colpa, vale solo esserci e chi è assente
ha sempre torto. É stato un volo istruttivo. Un’esperienza di cui far tesoro. Un
tentativo che va al di là dell’oggi. Da
fare anche se non porta da nessuna
parte. Chi ha viaggiato e viaggia in auto
e treno percepisce al “volo” il dramma
delle occasioni perse e l’opportunità di
quelle che si possono cogliere. Da oggi
in poi, un’ora e siamo catapultati nella
modernità.
Bartolo Scandizzo
6
Calore
N°31 09 agosto 2008
Cooperativa Val Calore... Si continua a discutere
Lavecchia: “Facciamo una società mista”
L’assemblea generale del 05 agosto
2008 della Cooperativa “Val Calore” è stata aggiornata al 23 agosto p. v. per continuare a discutere
sull’ordine del giorno: ripianamento del patrimonio netto negativo dell’azienda.
La Cantina Sociale di Castel S. Lorenzo, è diventata un argomento che
unisce, maggioranza e minoranza
consiliare. La preoccupazione che
coinvolge i soci direttamente, non lascia indifferente nemmeno la politica. Sulla vicenda della Cooperativa
Val Calore, c’è il coinvolgimento responsabile di tutti, indistintamente
dai ruoli pubblici ricoperti. Tutti i cittadini della Valle del Calore, sentono
sulla loro pelle, questa vicenda. Nessuno degli abitanti di questo territorio si auspica una fine ingloriosa
della vicenda della Val Calore. L’assemblea della Cantina sociale dell’05
agosto 2008, è stata convocata per
discutere sull’ordine del giorno: “ripianamento del patrimonio netto negativo”. Sono intervenuti, il
presidente del Consiglio di ammini-
strazione Pasquale Masi, il presidente del collegio sindacale dr. Ciro
Montella, i sindaci Antonio Gnazzo
e Pasquale Tripodi. Il presidente
Masi ha letto in assemblea l’informativa fornita dai revisori della Confederazione Cooperative Italiane, nel
corso dell’attività di vigilanza sulla
Val Calore. Nella nota, i revisori al
termine delle verifiche, hanno riscontrato che entro il giorno 07 settembre 2008, l’azienda dovrà mentre
a disposizione tutta la documenta-
zione che potrà consentire una gestione ordinaria della cooperativa, ivi
compreso il reintegro del patrimonio
netto negativo e di documentare in
una nota integrativa al bilancio annuale d’esercizio, la condizione di
prevalenza della mutualità ex art.
2513 c.c., evidenziandone i relativi
parametri. Nelle conclusioni della relazione, i revisori hanno evidenziato:
“una situazione economico-finanziaria fortemente critica e precaria che
ha comportato la completa perdita
del capitale sociale e delle riserve del
patrimonio netto”. Sono intervenuti,
per il Comune di Castel S. Lorenzo,
il sindaco Michele Lavecchia ed il
consigliere Gennaro Capo. Il sindaco ha ribadito la sua proposta “di
costituire una nuova società mista
pubblico-privata, con l’apporto di
nuovi capitali di natura pubblica capaci di ripianare il debito, rilanciare
la produzione attraverso più efficaci
strategie aziendali”, il consigliere
Capo per la minoranza consiliare, ha
appoggiato l’indicazione del sindaco
e gli ha sottoposto una sua proposta,
La Pro-loco di Castel San Lorenzo vista da vicino
Missione: valorizzazione dei vini
La storia della Pro-Loco di Castel
San Lorenzo, rispetto a molte altre
del Cilento è breve ma significativa.
È nata solo nel 1976 (basti pensare
che le prime sono nate nei primi anni
’60). In quel periodo, soprattutto nei
primi anni ’70, vi era tra i giovani di
Castello una gran voglia di associazionismo; a Castello si erano formate alcune associazioni spontanee
, come l’Associazione Nuovi Orizzonti e Il Club Nuova Idea. Queste
associazioni nacquero, soprattutto,
per rompere la monotonia di quegli
anni e per il desiderio di intrecciare
rapporti di amicizia tra i componenti.
In quel periodo alcuni componenti di
questi circoli, sollecitati dall’allora
sindaco Pasquale Mucciolo, crearono la Pro-Loco. Componevano, il
consiglio di amministrazione di
quella prima Pro-Loco i compianti
Giuseppe Sabetta che ne era il presidente, Lidia Catino e Pasquale
Buomprisco. Quel gruppo organizzò
qualcosa di molto importante come
La Mostra di Pittura e Grafica di Castel San Lorenzo, che diventerà
(ahimè solo per due anni) una tappa
di grande rilievo per artisti di fama
nazionale ed internazionale. Ricordo
ancora i saloni delle scuole elementari “B. Tesauro” che pullulavano di
persone (per Castello era una prima
assoluta) con le pareti ricoperte di
veri e propri capolavori. I primi anni
’80 saranno contraddistinti dalla pre-
sidenza del medico Giuseppe Chiorazzo, quella Pro-Loco segnerà un
capitolo molto importante per la
molteplicità degli eventi che vi saranno. Sarà organizzato il Torneo
Calcistico di San Giovanni Battista
(evento di grande risonanza non solo
per Castello) e la corsa podistica
“Corri per la Vita” in collaborazione
con il gruppo sportivo Libertas. Proseguirono quella strada tracciata altri
giovani. Fu chiamato ricoprire la carica di presidente Michele Graziuso
(di quella Pro-Loco ero membro del
collegio dei revisori dei conti). Dopo
la suddetta presidenza, gli anni che
seguirono furono per la Pro-Loco di
Castel San Lorenzo anni molto grigi,
anzi oscuri. (Non ricordo presidenti
degni di nota!). La Pro-Loco, addirittura, in seguito ad una presidenza
alquanto maldestra, venne commissariata. Nei primi anni ’90 a presiedere la Pro-Loco dopo il
commissario, fu Giovanni Scairato
che resse, con grande responsabilità,
per due anni, un periodo di transizione. Nel 1995 con la presidenza
del sottoscritto, la Pro-Loco ritornò
ai fasti dei tempi passati, attraverso il
coinvolgimento totale di tutti i giovani del paese; c’era bisogno di una
svolta immediata e radicale. Il primo
passo fu l’organizzazione della Via
Crucis (già organizzata da un gruppo
di giovani nel 1980 e nel 1981). Seguirono altri eventi di grande impor-
tanza, ma nel paese da sempre capitale assoluta del vino, vi era la volontà di creare qualcosa di
veramente importante, venne cosi
organizzata negli spazi della Cantina
Val Calore “la Festa dei 7 vini Doc
di Castel San Lorenzo”. Il successo
fu clamoroso (nel 1997 furono circa
15.000 le presenze). In quegli anni
furono organizzati viaggi a tema:
partecipazioni a programmi televisivi come il “Maurizio Costanzo
Show “ e “UnoMattina”. Seguirono
altre manifestazioni di grande impatto culturale e la I^ Edizione della
Sagra dell’Olio e del Vino Novello
(organizzata in Via Santa Maria nel
periodo natalizio). Castel San Lorenzo venne conosciuto non solo per
il vino e l’olio ma anche per altri
prodotti, come gli inimitabili scazzatielli e il capicollo. Seguì, per un
mandato, la presidenza di Giovanni
Peduto (già consigliere nei precedenti mandati da me presieduti) che
continuò con abnegazione l’opera
intrapresa. Oggi, da circa quattro
mandati, il presidente è Guido Mucciolo che con grande volontà e spirito di sacrificio sta continuando i
tradizionali appuntamenti (Festa dei
Vini Doc e La Sagra dell’Olio e del
Vino Novello), si è aggiunta da ultima, la Sagra dello Scazzatiello di
Castel San Lorenzo.
Pietro Accarino
valida nell’immediato: “di finanziare
come comune, un progetto di rilancio dell’azienda e di coinvolgere sull’atto anche i sindaci della “Doc
Castel S. Lorenzo”. L’assemblea si è
svolta con molta animosità, data la
delicatezza degli argomenti in discussione. Ci si dati appuntamento
per il 23 agosto p. v. per un esame
ancora più approfondito e con l’impegno di coinvolgere maggiore partecipazione della base sociale
dell’azienda.. È necessario quindi in
questi tempi ristretti di sanare con
l’adeguamento del capitale sociale,
tutte le negatività, entro la data indicata dai revisori della Confederazione Cooperative Italiane. In
conclusione, ci si auspica, che possa
prevalere nei soci quel senso di fiducia per il fattivo rilancio economico
e produttivo dell’azienda e verso le
persone che vi operano, allora qualsiasi soluzione potrà diventare sostenibile, se vi è la convinzione diffusa
che è quella giusta.
Cosmo Guazzo
Circolo Arci Natura e
Sport di Castel S.Lorenzo:
Il nuovo direttivo
Il 01 agosto scorso, presso la sede
del Circolo Arci Natura e Sport di
Castel San Lorenzo, si è tenuto il
rinnovo della presidenza e del
consiglio direttivo del circolo.
L’assemblea dei soci ha eletto Marcello Scorziello, nuovo Presidente
e Vincenzo Graziuso vice presidente. Tra gli altri, ricopriranno la
carica di consigliere: Cosmo Comentale, Antonio Capo, Cosimo
Pannuto. Scorziello ringrazia i soci
per la preferenza accordatagli e
promette tutto l’impegno possibile
per il circolo e per i cittadini.
Durante il discorso del neo presidente sono stati vari gli interventi
dei soci, soprattutto in materia di
salvaguardia del patrimonio naturale. Obiettivo che, il neo presidente Scorziello, vorrà presto
raggiungere attraverso il ripopolamento di specie protette come le
trote nel fiume Calore la salvaguardia da attività illecite.
Senza tralasciare lo sport. Lo svolgimento di attività sportive verrà
programmato con la Fipsas di Roccadaspide presieduta da Antonio
Ciancio.
Uno
Agosto 2008
Giornale di Altavilla Silentina e della Bassa Valle del Calore
I nuovi multietnici
altavillesi
Gallo-Mazzeo riunione in 153 da tutta Italia
ARTICOLO A PAG. QUATTRO
ANTONIETTA BROCCOLI
È da un po’ di tempo che, ad Altavilla Silentina, si respirano gli effluvi di un nuovo vento, primizia e
crogiolo di rinnovata vitalità che si
tinge dei colori del mondo.
Ritratti e mosaici di terre lontane
che s’intrufolano tra le pieghe della
quotidianità e del vissuto e che
coinvolgono con immediatezza e
singolarità. Soprattutto nel Centro
storico, non è raro scorgere qua e là
vezzosi e policromi sari indossati
con classe e disinvoltura o visi che
svelano, nei tratti e negli occhi, le
caratteristiche dell’est Europa con
i suoi blu cobalto e d’argento. È
sorprendente, poi, lasciarsi guidare,
“nella via delle Indie” (al secolo via
Municipio), da profumi speziati e
dal ritmo di una musica incalzante
che ti cattura e ti immerge in una
favola senza tempo dal sapore
d’oriente. Tutto coesiste con il
lento susseguirsi dei giorni e lo
snocciolarsi delle abitudini, il ragù
domenicale, le canzoni napoletane
e le piantine di basilico sdraiate
sotto il sole che inonda le nostre finestre e balconi. Ebbene sì, anche
questo è il risultato della globalizzazione, di un processo incessante
e ineluttabile che interessa tutte le
nazioni europee e non solo; ormai
siamo diventati una società multietnica, un sistema sociale in cui
convivono soggetti con identità etniche diverse che cercano un dialogo costruttivo e rispettoso su ciò
che divide, nella prospettiva di trovare ciò che unisce.
Il principale, ma non unico, fattore
di genesi della società multietnica
è costituito dal fenomeno delle migrazioni internazionali che hanno
spostato e, per certi versi, cambiato, in maniera quanto mai inconsueta, l’asse dei normali
equilibri già precostituiti nella località di accoglienza, sia essa una
grande città o anche soltanto un
paese di provincia. Immediatamente connesso con questo nuovo
tipo di sistema sociale è il problema della regolazione della convivenza
tra
minoranze
e
maggioranza, o tra immigrati e società di “ricezione”, che in varie realtà civili, di ieri e di oggi, ha
innescato e innesca, spesso e purtroppo, a torto o a ragione, scintille
di razzismo e di non o scarsa
continua a pagina due
Libertà e moti
Cilentani
GIOVANNA BAIONE
ARTICOLO di Ezio Marra (nella foto) A PAG. QUATTRO
Altavilla nel mondo, 12 anni di impegno
La nostra storia
1869: Francesca confessa e denuncia
un mugnaio, un prete, la locandiera ed il possid e n t e
ORESTE MOTTOLA
La donna di Tranchella sola in carcere,
rivela gli appoggi eccellenti dei quali
godeva la banda.
Francesca Cerniello era povera ma
bella. Analfabeta e contadina. Così
raccontano le carte dei processi. E a
ventott’anni è ancora senza marito,
fatto singolare dei tempi di quando
già a diciotto anni si era considerata
zitella. Dai briganti, che avevano trasformato il bosco di Persano nel
loro Supramonte, la conducono
delle amiche dalle quali raccoglie l’invito – sfida “ad andare a conoscere”
quegli uomini così temuti che qualche volta, di notte, si spingevano fin
dentro l’abitato di Altavilla.Avevo già
descritto il suo profilo nel mio libro
“I paesi delle ombre”. Ora, grazie alla
collaborazione dello storico Giuseppe Melchionda, aggiungo la sua
“confessione”, resa dopo cinque anni
dopo la cattura, che apre squarci
nelle complicità che gli assicuravano
quattro “eccellenti”: un mugnaio di
Postiglione, Biagio Vecchio; un parroco di Castelcivita, don Giuseppe
Vincenzo; una locandiera di Scorzo,
Concetta Campagna; e Sabato Chiaviello, ricco possidente di Serre.
Francesca eviterà di fare i nomi dei
suoi compaesani o di altri briganti
“semplici”. Quest’ultima circostanza
gli permetterà, ormai in tarda età, di
tornare nel suo paese, e di trascor-
rervi la vecchiaia. Dove ritrova la figlia Gaetana.
Francesca Cerniello è l‘amante di
Tranchella, ma nelle carte lei si definisce “sposa”, pur senza averlo mai
potuto sposare ufficialmente. In altri
verbali è chiamata concubina o
druda. La Cerniello, da noi detta
Francesca “di Costa”, forse per la zona
del paese dove era andata ad abitare,
dove sin dal settembre del 1863
seguì il Tranchella e già il 13 dello
stesso mese, nel bosco di Persano
prese parte attiva ad uno scontro
con un drappello di fanteria e con
militi della Guardia Nazionale
continua a pagina due
L’associazione Argonauta, con il sostegno del Comune di Altavillla Silentina e della Comunità Montana
Calore Salernitano, ha organizzato
la II edizione di “LIBERTA’E MOTI
CILENTANI”, nei giorni 2 e 3 Agosto. Un evento di forte espressione
culturale cui il tema è stato il 1799.
Il territorio del Calore Salernitano è
stato teatro di episodi chiave nella
spinta verso la conquista delle libertà e dei diritti civili. In particolare ricordiamo: l’innalzamento
dell’albero della libertà ad Altavilla
Salentina, in concomitanza con la
proclamazione della Repubblica
partenopea del 1799.
La manifestazione si è contraddistinta da diversi momenti. Un momento di riflessione e dibattito sui
fatti e sugli effetti subiti dal Cilento
in questo periodo storico, con il convegno intitolato “1799 RIVOLUZIONE E INSORGENZE”, hanno
portato i saluti dell’amministrazione
comunale l’assessore alle politiche
sociali Romilda Nigro e della Comunità Montana il vice presidente
Angelo Valletta, hanno preso parte
Antonio Bassi, Pietro Golia,
Eduardo Vitale, Gaetano Ricco e
Giuseppe Melchionda toccando e
approfondendo degli aspetti essenziali per la conoscenza delle nostre
radici. Un momento dedicato alla
rievocazione storica “Il miracolo di
S. Antonio”con il coordinamento
teatrale di Ciro Discolo, su testi di
Paola Paradisi e l’essenziale partecipazione dell’associazione “Altavilla Viva” . E da momenti di balli e
musica popolare con i Rotumbè e
Peppe Cirillo – Paola Salurso - Trio
Tarante. Inoltre non sono mancate le
mostre e gli stand di prodotti tipici.
La nota politica
Aspirante sindaco
Cercasi
di Emiddio Mangone
A pagina tre...
due
segue dalla prima
La collina degli ulivi
La donna di Tranchella fa i nomi...
Le sue rivelazioni sugli appoggi eccellenti della banda
d’Altavilla: alla prima scarica di fucileria, segui uno scontro a corpo a
corpo, con i calci delle pistole e dei
fucili. Le grida ed i lamenti dei feriti
riempivano l’aria di quella limpida
giornata settembrina. Dopo il primo
scontro, i briganti si dileguarono nel
folto della boscaglia, come nebbia al
mattino con la forza pubblica non
riuscì più a rintracciarli.
Nel giugno del 1864 la Cerniello custodì persone danarose di Altavilla
che erano state sequestrate e per le
quali aspettavano che fosse pagata la
taglia per il rilascio. Era una donna
molto ben voluta da Tranchella. di cui
godeva la massima fiducia e simpatia.
Era rispettata e temuta dai briganti, i
quali la consideravano la loro padrona. Una volta “non contenta dei
molti doni che ilTranchella le faceva, tra
i quali v’era una collana d’oro che una
famiglia dovette mandare ai briganti
per ottenere la liberazione di un sequestrato, essa mandò a dire alla moglie di questi che voleva anche la
collana d’oro che portava la signora di
Antonio Marruso, pur essa di Altavilla”.
La Cerniello stette con la banda per
ben quindici mesi e non si allontanò
se non quando fu ucciso il Tranchella.
Incinta di lui, dette alla luce una bambina che volle chiamare Gaetana.
Dopo l’uccisione del capobanda, essa
si presentò alle Autorità ufficialmente spontaneamente, nei fatti
spinta dal prete di Castelcivita. Di
questo suo comportamento, assieme
al fatto di “essersi data al malfare
spinta alla miseria in cui versava” ne
tennero conto i giudici nel processo
a suo carico.
Le altre
A 15 anni di lavori forzati, come la
Cerniello, furono condannate le altavillesi Giuseppa Cantalupo, Anna
Rocco, Giuseppa e Carminella
Arietta, le quali furono sorprese il 17
ottobre del 1863 mentre si recavano
nel bosco di Persano, portando limoni, prugne, mele ed altro al capobanda
ammalato
Tranchella,
avendone avuto incarico il giorno
precedente. Queste donne erano,
secondo quanto risulta dagli atti processuali, dedite alla prostituzione ed
erano state viste più volte da Marchese Giovanni in “epoca non ben
precisata dello scorso mese unite a sei
briganti che erano sortiti dal bosco di
Persano e che al punto, detto Pilato,
avevano predato un montone, e che
quindi insieme alle dette donne rientravano nel Bosco, traducendo l’animale
predato, per banchettare dopo averlo
cucinato”.
A Persano furono arrestate e poi
condotte nel comune di Altavilla. In
seguito ad una perquisizione nelle
loro case, vi furono rinvenute due
lettere inviate alla Cantalupo da
Gennaro Rubbino, soldato sbandato,
che aveva già fatto parte di una comitiva armata che infestava il territorio di Altavilla nel 1861 e che si
trovava allora nelle carceri. Anna
Maria Polito, fu Gaetano, contadina,
condannata per “esser si prestata non
solo a soddisfare i loro piaceri carnali,
ma eziandio a cucire, rattoppare e lavare loro la biancheria”.
Fu condannata a cinque anni di reclusione perchè i giudici considerarono che a “tale mestiere infame fu
quasi indotta dai mali trattamenti del
marito e dalla miseria in cui versava”.
La “parlata” di Francesca
“Francesca Cerniello, fu una fiancheggiatrice importante. Figura di
primo piano dell’universo femminile
Io Francesca confesso che...
Dichiarazione del 28 luglio 1869
La dichiarazionde la raccoglie Vincenzo Damiano, all’interno del carcere di Montelupo Fiorentino. “I
miei genitori e parenti mi hanno abbandonato. Sicchè non ho altra speranza che nell’aiuto della Vostra
Signoria Illustrissima. Chiedo di
poter ottenere una diminuizione
della pena. Perciò supplico di poter
rivelare i nomi di alcuni dei manutengoli del brigantaggio che io conosco”. E continua: “Sono Francesca
Cerniello, figlia di Carmine. Ho circa
34 anni. Sono nata e domiciliata ad
Altavilla. Sono nubile e facevo la contadina. Sono stata per un anno con
i briganti che scorazzavano nella mia
provincia. Ed ero l’amica del capobanda Tranchella, che fu poi ucciso.
Sono in grado di dire il nome di alcuni che si prestavano a nostro favore. Premetto però che sono ora
circa cinque che sto in carcere come
condannata a 15 anni di reclusione
per brigantaggio e non so se attualmente saranno viventi le persone
che andrò a nominare e se siano
stati già arrestati per i delitti che accennerò ed altri commessi di poi.
Faccio questa premessa perché non
si creda che io voglia ingannare la
giustizia, semmai le mie dichiarazioni
non potessero dare utili risultati.
Conobbi, quado stavo con Tranchella, un certo mugnaio che ha
nome Biagio Vecchio, abitante a Postiglione. Costui, oltre a partecipare
alla preda che faceva la banda Tran-
chella, indicava anco chi si doveva ricattare. Fu questi che fece prendere
il prete di Albanella, uno sposo ed
una sua sorella, e certo Benedetto,
sarto, del quale non so il cognome,
mentre tornavano da Salerno dov’erano stati a fare la spesa per il
matrimonio. Questi venni a conoscere perché io con alcuni componenti della banda avevo più
confidenza del Tranchella stesso. Egli
mi diceva che Biagio era una buona
spia, o per servirmi di una sua
espressione, una spia serrata. Questo
Biagio una volta si è vestito anche da
brigante ed io gli detti il mio fucile e
cappello e prese parte al ricatto dei
signori Raffaele Contini, Carlo Guarino e Giuseppe Olivieri, che fu eseguito nella chiesa del Bosco di
Persano. Uno dei manutengoli che
erano a noi più fedeli, per quanto mi
ricordo, era un certo Sabato Chiaviello, proprietario alle Serre, presso
di cui furono depositate diverse
casse di roba portate via a certo
Guarnaldi e contenenti più che altro
fucili, polveri, munizioni e vestiario.
Questa roba fu portata via a Guarnaldi da certo Carmine Romano, del
paese della Rocca che fece brigante
e che fu poi condannato a 15 di anni
di carcere. Oltre a questi tali ho da
segnalarvi don Giuseppe Vincenzo,
che è un prete che stava a Castelluccio, che veniva sempre a trovare
la banda e l’incoraggiava a proseguire nelle scorrerie dicendoci che
presto sarebbe cambiato Governo.
Egli ci recava del mangiare, ci portava fucili e li aggiustava, ci faceva la
spesa e ci prestava suoi altri servizi.
In nessun caso sono stato a casa sua,
fu lui che mi presentare al Prefetto
di Salerno. Quel prete istigò la banda
a ricattare donna Cecchina che
tiene le vacche nella montagna della
Castelluccia. Quando poi fu rubato
dai briganti don Gennaro Ricci, del
mio paese, essendo stato ricattato
assieme ai figli, un anello fatto con
lamine e tre pietre fu dato a detto
don Vincenzo perché ne facesse fare
dei compagni giacchè era molto piaciuto ma egli se lo ritenne dicendo
che lo voleva come ricordo del capo
della banda.Venne poi arrestato e ci
raccontò di essersi liberato promettendo che ci avrebbe fatto costituire. Ma non si adoprò per questo.
Mi rammendo anche che una certa
Concetta Campagna che abitava allo
Scuorzo, vicino al luogo detto La Duchessa che teneva bettola ci provvedeva di tutto il necessario. Ci stirava
e lavava la biancheria, questo mi raccontavano i briganti che una sera volevano condurre anche me da costei.
Un certo Antonio Viggiano, di Postiglione, che ha una vistosa cicatrice
sul viso, ci teneva mano, avvisando
quando veniva la forza. Fu lei che ci
supplicò di ricattare don Pietro
Mottola, parimenti di Postiglione,
quando questi decise di andare a
prendere moglie ad Altavilla”.
che ruotava attorno a Gaetano Tranchella ed alla sua banda”. Così la descrive Giuseppe Melchionda, storico
di primo piano degli Alburni, autore
di romanzi e saggi, ricordiamone alcuni, “Ladro di cuori” e “Cafoni in rivolta”, sempre rivolti al periodo
dell’unificazione italiana e del brigantaggio..”Sì, non era una ragazzina che
si prende la sbandata romantica”.
Dopo la cattura, indotta a presentarsi dal prete Giuseppe Vincenzo,
che così se la “vende” alle autorità
piemontesi, resta cinque anni in carcere. Il sacerdote in quegli anni fa il
doppio gioco, usa spregiudicatamente un salvacondotto per muoversi liberamente fra Castelcivita e
Persano. Don Giuseppe Vincenzo si
prende le sue private vendette
quando fa ricattare “donna Cecchina”, proprietaria di vacche nella
montagna di Castelcivita, e soprattutto – con il pretesto di gestire una
sorta di cassa comune – si intasca i
bottini della banda Tranchella.
Oreste Mottola
dalla prima
Il mondo a portata
di vicolo
di ANTONIETTA BROCCOLI
accettazione del diverso che si
trova a condividere la nostra stessa
fetta di cielo.
La comunità altavillese, come
buona parte del Meridione d’Italia
memore di forti emigrazioni verso
il nord per sfuggire alla miseria, ha
ben accolto gli “ospiti” e ha dato
vita, negli anni, a politiche sociali
d’integrazione, volte a fornire gli
strumenti primari per una reale fusione etnica e razziale all’interno
della società. Ne sono esempi, i
corsi di lingua italiana per consentire una più agevole acquisizione
delle regole grammaticali di base
su cui s’innesta il linguaggio e il
corretto scrivere e le tante iniziative, anche di festa, per avvicinare
delle culture, apparentemente lontanissime, ma negli aspetti e valori
principali comuni.
Un esercito ben nutrito di badanti,
muratori, colf, manovali, addetti
all’allevamento delle bufale è entrato a far parte del tessuto lavorativo del paese assumendo i lavori
dismessi dalla manodopera del
posto (un trend, questo, in ascesa
su scala nazionale), ma, allo stesso
tempo, molto importanti per lo sviluppo e la sopravvivenza della nostra economia locale. Vite, identità,
destini che vengono a intrecciarsi
con quelli della popolazione locale
fino a creare un immenso patchwork, confortevole e caldo antidoto nelle notti della fredda
intolleranza. Vite, identità, destini
che offrono una riflessione sulla
propria identità individuale e comunitaria, la cui rilevanza emerge
solo grazie al confronto con l’altro
che ci sta di fianco.
Ecco la dimostrazione di come la
diversità possa arricchire e colmare le indubbie distanze che ci
separano: ecco provato come l’integrazione, (e non l’assimilazione
che comporta il sostanziale abbandono della cultura d’origine) che
accetta e valorizza il pluralismo
culturale, crei molteplici opportunità da cogliere e utilizzare a vantaggio di tutti.
Agosto 2008
N°31 09 agosto 2008
tre
La collina degli ulivi
Storia di un emigrato di successo: Gerardo Marra ingegnere in Germania
Si laurea da studente-lavoratore. Ora è docente universitario
«In Germania si dice che a colazione
si deve mangiare come un Re, a
pranzo come un principe ed a cena
come un pezzente», disse un commensale che onorava la tavola in occasione di un ricevimento offerto,
alcune sere fa, da un gruppo di turisti brasiliani.
Incuriosito dall’accento e soprattutto
da qualche parola di antico altavillese, ne volli sapere di più; la mattina successiva eravamo in piazza
per una conversazione che si svolse
tra ombrate reticenze, ammissioni e
confessioni. Di quel signore ne avevo
appena sentito parlare: sapevo solo che
per molti anni non aveva dato sue notizie.
«Mi piangeva il cuore stare lontano per
tanto tempo, ma, per rispetto alla mia
famiglia, volevo prima realizzarmi.
Sono duro come una pietra e non volevo tornare sconfitto in paese», mi
confessò Gerardo Marra, orgoglioso di
non aver fatto la fine di molti altri emigranti che ritornano dall’estero vinti
nell’animo e più poveri di prima.
«Quando ero in procinto di partire per
la Germania comprai due libri di grammatica di lingua tedesca, che, tra un lavoro e l’altro di falegnameria al seguito
di mio padre, imparai in poco tempo».
Dopo un attimo di esitazione riprese
torcendo un po’la bocca ed arricciando
il naso: «Rimasi un po’ deluso quando
arrivai a Krefeld: chiesi un semel (panino) ma nessuno mi capì dove ero
giunto poiché parlavano il dialetto. Solamente un signore della Sassonia che
per caso si trovava lì comprese le mie
parole e mi aiutò».
Come accadde in Italia che dopo l’unificazione fu assunta come lingua uffi-
ciale il toscano, fermo restando la pluralità dei dialetti esistenti che ponevamo dei muri enormi nella
comunicazione tra la popolazione dei
vari paesi, così fu appurato dal giovane
emigrante in Germania, dove la lingua
ufficiale era quella di Hannover che
non sempre veniva compresa.
Continuò poi la conversazione affermando che un errore si può fare una
sola volta; farlo due volte è un’incoscienza; perciò, ripeteva più volte le
frasi corrette diventando in poco tempo
padrone della lingua carpendone i segreti.
Fece cadere il discorso sull’integrazione ed espresse concetti che andrebbero certamente approfonditi e che
potrebbero essere di guida per tanti immigrati che ogni giorno sbarcano in
Italia: disse che il segreto per fare successo all’estero è legato soprattutto all’integrazione; questa è solo una
difficoltà momentanea ma essenziale,
nei primi momenti è quasi una questione di vita.
Con orgoglio affermò: «Mi sono dovuto integrare nel più breve tempo possibile; condizione necessaria per vivere
I risultati concreti dell’unica associazione altavillese
che opera all’estero da 12 anni
L`Associazione Altavilla viva in Brasile
completa quest’anno, nel mese di
agosto, dodici anni di attivitá a San
Paolo del Brasile, orgogliosa del profícuo lavoro svolto sempre mirando al
rafforzamento dei legami e della convivenza tra i nostri connazionali, specialmente campani, con lo scopo di
mantenere sempre più viva la fiamma
delle nostre tradizioni e delle nostre
origini. Inoltre, nel campo culturale e
sociale, l’Associazione svolge una attivitá incessante per la divulgazione
della nostra cultura e cerca, con
grande tenacia, di assistere i connazionali meno fortunati economicamente, di modo che sia sempre vivo e
presente il sentimento di fraterna solidarietà nel seno della nostra comunità. E pensare che l`Associazione è
nata casualmente. Se non fosse l’ entusiasmo del collega avvocato Piero
Di Matteo e del sempre presente e
caro amico giornalista Oreste Mottola, oggi a San Paolo non ci sarebbe
questa piacevolissima e concreta
realtà che è Altavilla Viva in Brasile. Già
alla sua nascita, la novella Associazione
mostra la sua grinta e partecipa attivamente, insieme ad altre associazioni
italiane presenti sul territorio, ad una
campagna, che risulterà vittoriosa, per
l`insegnamento della lingua italiana
nelle scuole brasiliane.
Nel campo della cultura, vengono
promossi eventi come mostre, dibattiti
e manifestazioni di carattere musicale.
L`ormai tradizionale spettacolo musicale “stasera simme a Napule” che
viene realizzato tutti gli anni, riscuote
un grande e indiscutibile successo,
con un mare di animatissimi partecipanti, registrando sempre il tutto
esaurito.
Di grande importanzia é la festa della
Befana, con distribuizione di giocattoli,
leccornie e doni vari, a bambini di famiglie di emigranti, in situazione difficile economicamente.
I viaggi in Italia per gli emigranti e dei
loro discendenti, per rivedere o conoscere il Bel Paese e, ovviamente, la
nostra Altavilla, sono curati e incentivati Inoltre, Altavilla viva in Brasile” è
stata la prima Associazione campana a
festeggiare il Giorno Mondiale del
Emigrante Campano, (15 marzo) in
terra brasiliana, com um vasto programma di iniziative. Da citare specialmente l´allestimento di uma galleria di
arte con opere di artisti campani e il
grandioso spettacolo musicale, che há
riscosso un entusiasmante successo.Con tutto questo bagaglio di
realizzazioni alle spalle, Altavilla viva in
Brasile, vuole di più. Molto di più.
Consapevole che i figli dei nostri emigranti sono ormai integrati nel Paese
dove sono nati, si rende necessario, un
lavoro efettivo e costante delle Associazioni, che devono creare motivazioni sufficientemente forti, com
l’obbiettivo di consolidare in questi
giovani il riferimento alle loro origini
campane.
La strada da percorrere è ardua, peró
Altavilla Viva in Brasile, si prepara ad affrontarla con la volontà di ferro,che há
sempre caraterizzato i nostri emigranti campani.
Ezio Marra
negli anni ’60 in Germania. Con un
grande sforzo mentale ho acquisito
comportamenti ed espressioni, entrando nella mentalità di quel luogo,
tanto che molti mi consideravano uno
di loro. La fortuna e l’occasione, poi,
sono state benevoli con me, regalandomi una moglie tedesca molto affettuosa e senza grilli per la testa».
Dopo aver fatto una breve pausa, distratto da un motorino scoppiettante
che arrancava per la salita del paese,
riprese: «Finiti gli studi entrai a far
parte di un gruppo d’ingegneri. Per
tre anni accettavo ogni consiglio o direttiva; alla fine, grazie alla mia disponibilità e spirito di sacrificio, mi
scelsero come loro capo. Avevamo il
compito di correggere errori di produzione e di stabilire metodi di lavorazione per grandi industrie private e
statali al fine di migliorarne la produttività. Per fortuna mia moglie è stata
sempre riservata sul lavoro che svolgevo, perciò non ho avuto mai guai di
spionaggio industriale».
Con gli occhi rivolti al cielo come per
ringraziare chi ci guida, esclamò: «Mi
sono allontanato dal paese natio per
dare un senso alla vita e vivere intensamente ogni giorno che mi viene regalato.
Ad Altavilla, invece, sembra che la vita
è corta». Con fare dimesso aggiunse
che oggi gli rimangono solo dei ricordi
e la compagnia di qualche suo amico
professionista che condivide la stessa
sorte di pensionato. Per il suo futuro
predice una vita di ricordi che mal si
coniuga col passato. Spiega che, in
Germania, lo Stato o altri Enti attrezzano dei grossi palazzi con tanti appartamentini, che vengono fittati agli
anziani richiedenti che hanno venduto
la propria casa. Controllati dalle strutture socio-sanitarie, man mano che le
condizioni fisiche peggiorano, i degenti passano ai piani inferiori;
ognuno, così, può sentirsi a casa propria e non essere chiusi negli ospizi
come ancora oggi capita da noi.
Stimolato a raccontare dei particolari
sul primo impatto che ebbe da emigrante, riferì che ha iniziato a lavorare
in Germania, all’età di 24-25 anni, con
uno stipendio dignitoso; la mattina lavorava alle poste come avventizio con
la mansione di dividere pacchetti e la
sera andava a scuola; dormiva pochissimo ed arrivò così, alla fine degli
studi.
La famiglia della moglie non gli fu di
aiuto, perché il padre fu colpito da una
pallottola che gli attraversò il polmone
nella campagna di Russia; per cinque
anni fu obbligato a scavare nelle miniere morendo di stenti e di dolore.
Per far completare gli studi in pediatria
alla moglie la mantenne a casa per due
anni; vivevano con un solo stipendio e
nonostante ciò, i loro figli esclamano
spesso: «Sono stati gli anni più duri ma
più belli della nostra esistenza. Stavamo tutti insieme dove la concordia e
l’affetto regnavano sovrani».
Dopo una breve pausa riprese il discorso, senza nascondere una certa
emozione: «Come gli uccelli spiccano
il volo alla prima occasione, così, i
miei figli si sono allontanati da Krefeld. Claudia che si è laureata in chimica, all’età di 24 anni , ha studiato
anche filosofia giapponese all’università di Tokio diventando, poi, insegnante associata alle università Osaka
e Nagasaki. Mio figlio, invece, si è laureato in scienze economiche e s’interessa della formazione informatica,
facendo corsi al personale di Enti Pubblici».
Riferì che è stato molte volte in Giappone e che è stato attratto dalla cortesia
e dal comportamento dei suoi abitanti.
Un giorno, in una kaufen (via del centro con molti negozi), si fermò davanti
a loro una famiglia, composta da due
adulti e due giovani; essi fecero prima
un inchino e poi chiesero di parlare. Il
capo famiglia disse: «Ringrazio Lei»,
rivolgendosi a mia figlia, «che ha inse-
gnato ai miei figli e così a Lei», rivolgendosi suo padre, «che l’ha generata».
In quel momento capi che la scelta
fatta dalla figlia era giusta e si spiegò il
perché non voleva più ritornare. Quella
frase la conserverà per sempre nel
cuore.
Per un’insegnante di pedagogia questo
è uno dei più grandi riconoscimenti al
di là dei titoli accademici che si danno
più per amicizie e favori che per meriti.
Stimolato a riferire sui rapporti col
paese natio confessò: «Sono partito da
Altavilla con una mentalità ristretta e
lo spirito di sacrificio che la vita imponeva. Questa mentalità è ancora impressa nel mio animo.
A volte non riesco a capire o ad apprezzare la trasformazione e l’evoluzione di Altavilla.
Quando ritorno, porto quel bagaglio
mentale formato da segni, modo di vivere ed esperienza, ma rimango puntualmente deluso: non trovo più quello
che ho lasciato, affetti, amicizie e spirito di sopportazione.
Riaffiora il contrasto al disopra dei valori secolari. Cerco d’ingannare le mie
aspettative ma non ci riesco.
Quando mi organizzo per ritornare mi
sento irrequieto simile ad un allievo
deve affrontare un esame; ho paura di
confrontarmi con i fattori che facevano
parte della mia vita e di quella dei miei
antenati; mi sembra di dover afferrare
la mia ombra, tanto vicina eppure irraggiungibile; per questo dico sempre
che ogni realtà ha la sua ombra.
In Germania ogni contrasto lo si chiarisce facilmente: basta parlarne e tutto
finisce.
Qui, invece, ci sono sempre degli strascichi che ci seguono come ombre».
Si congedò con una stretta di mano e
con la consapevolezza di aver trovato
un nuovo amico.
Rosario Messone
La nota politica
Aspirante sindaco cercasi
di Emiddio Mangone
L’indole moderata e la freddezza tipica degli altavillesi fa sì che molte
scelte amministrative passino nel silenzio quasi totale. L’altavillese s’infervora quando cambiano itinerari a
processioni o vesti alle statue ma è
indifferente da 25 anni all’apertura
delle storiche chiese di San Biagio e
Sant’Egidio. Eppure passa per un
popolo molto religioso.
Il dibattito politico langue. Le sezioni di partitonon esistono. L’operato degli amministratori passa
inosservato anche quando aumentano le tariffe del 50% e applicano
l’Irpef comunale per pensionati e lavoratori dipendenti al massimo consentito.
Qualche anno fa il capogruppo consiliare della maggioranza a qualche
timida puntura di spillo stizzosamente rispose che dovevamo lasciarli lavorare. L’opposizione lo ha
preso alla lettera e loro imperterriti
si sono scelti , con fare familiare,
una bella “addetta stampa”, ed alla
faccia della trasparenza!.
Dal mio osservatorio privilegiato
(chi mi conosce sa dove passo molto
tempo) ho notato che l’articolo politico apparso sull’ultima “Collina”
ha leggermente smosso le acque
chete dello stagno politico.
Sicuramente si è notato il malumore
di un successore, in altri momenti
designato, ma ora caduto in disgrazia. Fa da contraltare l’attivismo del
presidente del consiglio nostrano onnipresente nel risolvere i piccoli bisogni della gente. Dell’altro
pretendente il barcamenarsi fra un
partito e l’altro non giova a suo favore tra la gente. Vox populi riferisce che lo sconfitto numero uno
abbia siglato un accordo con l’attuale sindaco. A rigor di logica
l’aspirante sindaco dovrebbe essere
selezionato nel Pd, visto che quasi
tutti i consiglieri comunali hanno dichiarato di appartenervi. Se poi alle
elezioni politiche sono stati presi
meno voti delle primarie , questa è
un’altra storia.
Molta gente è contenta dell’operato
dell’assessore all’ambiente, considerando la buona gestione della
“munnezza”. Non so con quali criteri Oreste Mottola continua a mettere al centro della scena colui che
non voleva diventare cerrelliano o
battagliava contro i muri in mattoni
rossi. E’ vero, dopo sette anni di consiliatura la gente fa fatica a ricordare qualcosa. Dei soliti noti se ne
parla sempre ma non si fanno mai
avanti. L’aspirante sindaco: onnipo-
tente, onnipresente… quasi un Dio.
No, Non ancora. Capace, attivo,
buon conoscitore dei meandri burocratici. Amico dei deboli e dei potenti. Deve ottenere ottime capacità
di entrata. Nella chiesa con i vescovi, nei partiti, nei ministeri, nelle
gabbie del potere. Se fosse un animale, lo definirei come un pony…
aspirante cavallo. Se fosse un albero, una pianta di fichi buoni, ma
selvatici. Politico, non politico. Piccolo, grande amico, nemico affettuoso, scontroso, distante, complice,
sincero, bugiardo. Basta…!. Ho finito gli aggettivi. Lo incontro spesso.
Ne sento parlare. Sta maturando ma
il tempo può anche fallire con lui. Mi
tolgo lo sfizio di chiedergli sempre
qualcosa, così per ascoltarne le risposte. Vado a pelle. E sono sempre
attento alla mia pelle. L’aspirante
sindaco dev’essere un uomo che aggrega, propone, realizza, scava come
una ruspa, crea spazi. Deve affascinare e diventare una risorsa importante per il paese. Ho la sensazione
che il mio uomo voglia davvero fare
il sindaco. Sono convinto della sua
buona riuscita. E’ pulito, cocciuto,
solenne, efficace, concreto e diplomatico. A meno che il potere non lo
cambi.
10
Eventi estivi
Incontri D’arte&cultura
“Erosiva 08”:
l’incessante rilievo
ostacola ilvento”
E’ in programma a Stio Cilento (SA)
nei giorni 8 e 9 agosto la seconda
edizione di erosiva incontri
d’arte&cultura, festival organizzato
dall’associazione culturale erosiva in
collaborazione con la Pro-loco.
L’evento nasce con l’intento di dare
voce e visibilità agli artisti emergenti
cilentani. Il festival è anche informazione sui problemi dell’ambiente e
sul recupero delle tradizioni, per rivalutarle usanze consolidate nel
tempo. In questo contesto si inserisce la mostra fotografica scannamoNUpuorco di Lorenzo Lentini
www.myspace.com/lorylen.
Un viaggio in 33 diapositive per raccontare, nuda e cruda, l’antica tradizione dell’uccisione del maiale. La
mostra è stata realizzata in collaborazione con le associazioni Rotte
mediterranee
IL PROGRAMMA:
Venerdì 8 agosto
Ore 17.30 Convegno dal titolo:
Cinipide Galligeno, lotta al
virus del castagno
Ore 23.30 Videoproiezioni di:
Tullia Conte, Andrea Zuliani, Nadia Rubano, Raffaele
Carro
(Armenic
produzioni), Francesco Pirisi
(F-Art produzioni), Alex GonzaleZ Cepa, Antonio Bruno
(Arcoiris TV Campania), Adam
Selo (Elefant Film).
Sabato 9 agosto
Ore 21.00
Concerti.on
stage con: Comunicazione di
servizio, Stati Visionari,
Super lowed,
Apsichedelic Travel, Goyah,
Gente Gialla, Si Bemolle,
They Are Iddy.
erosiva è un’occasione da non
perdere. Una vetrina politematica
nell’entroterra cilentano.
Info e news:
www.myspace.com/erosiva Angelo D’Ambrosio T 3891643575
[email protected]
N°31 09 agosto 2008
“Spartaco, l’ultima battaglia” 11 e 12 agosto 2008
Rievocazione, degustazione, musica
Al via nello splendido scenario offerto dalle Gole del Tremonti la terza
edizione dell’evento Spartaco, l’ultima battaglia.
Il Sindaco Francesco Palumbo e l’Assessore alla cultura, turismo e spettacolo
Franco
Russomando
propongono l’evento come un momento importante per il comune di
Giungano, inserendo la kermesse tra
le principali iniziative volte alla promozione e allo sviluppo del territorio
del Calore salernitano. Molte le attività in programma nell’edizione del
2008 ma soprattutto tante le novità
che vanno a fare da cornice a quello
che è il fulcro della manifestazione e
cioè la battaglia tra l’esercito romano
guidato da Crasso e i ribelli capeggiati da Spartaco.
Durante la rievocazione vi saranno
intermezzi di musica, suoni e danze
del periodo in questione che renderanno ancora più suggestiva la battaglia e i combattimenti dei gladiatori.
Inoltre l’intera area sarà allestita con
intitolato “Sulle tracce di Spartaco…”
aperto a quanti attraverso l’arte vogliano trattare il tema legato a Spartaco e alla libertà; le opere in
concorso saranno valutate da una giuria di esperti ed esposte lungo le vie
del paese nei giorni della manifestazione.
VirgilioMari
stendardi e postazioni di arte e mestieri dell’antica Roma. L’evento continua nel centro storico di Giungano
dove sarà possibile degustare pizza e
altri piatti della cucina cilentana, girare tra gli stand espositivi di prodotti
tipici e di artigianato tradizionale e
moderno, ascoltare della buona musica popolare. Altra novità di quest’anno è il concorso artistico
nfo: ARGONAUTA – Arte, Cultura
e Territorio
Tel 0828 350387 - 349 7376849
www.ultimabattaglia.com
Caselle in Pittari
22esima “Sagra del salame”
organizzata dalla pro-loco
La Sagra del Salame
questo
anno compie il
suo ventiduesimo
compleanno, con
un successo che
si è ampliato di
anno in anno fino
a renderla una
tappa d’obbligo
per coloro che in
questo periodo
soggiornano nelle
località turistiche
cilentane.
La genuinità e la
squisitezza dei salumi casellesi sono
il fulcro del successo di questa manifestazione promossa dalla Pro
Loco di Caselle in Pittari, che anche
questo anno mira a far entrare i turisti a contatto con il territorio locale attraverso tutti e cinque i sensi,
perché si potrà ammirare, toccare,
odorare, sentire e assaggiare tutto
ciò che fa di questo prodotto il
traino di 22 anni di successo.
Oltre alla promozione e al potenziamento del mercato di nicchia, la Pro
Loco ha l’obiettivo di incrementare
gli studi relativi alla produzione dei
salumi attraverso l’avvio di un’attività
di ricerca delle antiche lavorazioni;
pertanto durante la kermesse saranno organizzati convegni e laboratori del gusto con esperti del
settore e anziani del luogo, detentori
del patrimonio culturale relativo ai
IL PROGRAMMA
Giovedì 7 agosto alle19.30 in
piazza Olmo Laboratorio del
gusto: I sapori e gli aromi nei salumi.
Venerdì 8 agosto alle 19.30 in
piazza Olmo Seminario sui salumi: Da come sono nati a
come sono prodotti oggi.
Sabato 9 agosto alle 19.30 in
piazza Olmo Convegno conclusivo: Come determinare una
tecnica di produzione locale.
metodi tradizionali di produzione.
Agli ospiti sarà riservata un’accoglienza premurosa e attenta sia
presso gli stands dei produttori che
allo stand della Pro Loco, dove sarà
allestita una fedele riproduzione di
una tipica cucina della tradizione casellese, che costituiva il luogo della
preparazione e stagionatura dei salumi, nonché della loro “degustazione”.
Partecipando alla manifestazione,
che si terrà nel prossimo fine settimana, si avrà la possibilità di degustare i salumi Casellesi, di divertirsi
con musiche e balli popolari e di instaurare un rapporto diretto con i
vari produttori che saranno disponibili per ogni tipo di spiegazione e per
eventuali impegni di fornitura dei
loro prodotti.
Il presidente della Pro Loco, Antonio
Pellegrino, soddisfatto dei preliminari
Per maggiori informazioni:
Loredana Cedrola,
335.453618,
e.mail:
[email protected]
[email protected]
tel. 340/7526559
relativi all’evento commenta: “Le iniziative che promuoviamo nascono
soprattutto con l’intento di esaltare
il “sapere” della ruralità e riproporlo
in chiave dinamica superando le vecchie tendenze che conducevano alla
musealità, ritengo fondamentale insistere nella promozione del territorio soprattutto attraverso le
produzioni gastronomiche locali.”
La sagra si svolgerà nel viale Olmo a
Caselle in Pittari nei giorni 7/8/9
Agosto.
I
Agosto 2008
Anno VI N.7 Nuova serie
Direttore responsabile Oreste Mottola
EBOLI
EBOLI
Città dalla
corta memoria
Caro sindaco quante
cose sai far tu!
di Francesco Faenza
di Armando Voza
Dal sito del Comune di Eboli
si legge: “L’amministrazione, con
delibera di giunta comunale 266
del 30.8.2007, ha concesso il patrocinio alla costituzione di una
banda musicale che sarà denominata “banda musicale Città di
Eboli” e sarà diretta dal maestro
Cosimo Panico. I cittadini interessati potranno rivolgersi al maestro
Panico in via S.Andrea n.46, oppure al n° ….”. Durante lavori di
pulizia della chiesa sconsacrata di
san Lorenzo dove si stava allestendo una mostra di pittura,
un’amica rinvenne in un piccolo
locale interno, ammassati a terra,
le divise della costituenda banda
musicale e i leggii, ormai semi arrugginiti, ennesima dimostrazione
di spreco del denaro pubblico ed
incapacità di programmare. Se
Eboli fosse un paese normale e non
ingessato dai noti limiti che ormai
ci contraddistinguono, prima di
spendere denaro pubblico dovrebbe programmare tutto, e in
ogni minimo particolare, ed evitare
di farsi paralizzare dalle invidie dei
mediocri o da qualche bieco interesse personale muovendosi alla
luce del sole rendendo ogni scelta
del tutto trasparente. Ma così non
è, ne lo è mai stato. Se quest’ennesimo scempio non fosse stato scoperto per caso sarebbe sto
anch’esso catalogato come un “incidente di percorso” (Dio solo sa
quanti casi del genere ancora oggi
ci vengono tenuti nascosti). Che
fine farà tutto quel materiale? Chi
avrà il coraggio di indossare divise
ammuffite? Ma non è finita. Qualche mese fa la Sovrintendenza ai
Beni Culturali ed Architettonici ha
stanziato una cifra interessante per
eseguire i lavori di copertura della
chiesetta della Madonna di Loreto
ad Eboli (per i pochi che non lo
sanno si trova sulla strada che
porta ad Olevano sul Tusciano, sui
monti di Eboli), la cui storia è di
grande interesse e al cui interno vi
sono ancora affreschi bellissimi risalenti a circa 500 anni fa, minacciati dalle piogge e dall’incuria. Il
lavoro eseguito si è rivelato davContinua a pagina 15I
Se Melchionda si scopre
un’anima quacchera
Battipaglia
Belli fuori, impuniti dentro
di Ernesto Giacomino
Miss, mie care miss: anni di selezioni, diete ed esercizi di portamento per finire, nella migliore
delle ipotesi, a marcare a uomo
l’uccellino di Pinturicchio Del
Piero e ad azzuffarsi con le monache per accaparrarsi la scorta di
acqua Porchetta che fa fare molta
plin plin.
Partendo, tutte o quasi, da quell’abominevole, aberrante, squallido
fenomeno ferragostano dei concorsi di bellezza in spiaggia improvvisati dai lidi locali, fra giurati
avvinazzati e pagati a fette d’anguria e intraprendenti casalinghe represse che si assurgono a
Mirigliani dei poveri.
L’estate incalza, matura, è prossima a calare: e grazie al Cielo, nonostante crisi, recessione e stipendi
deboli, le spiagge del litorale battipagliese anche quest’anno fra alti e
bassi, rincari ingiustificati e occul-
tati divieti di balneazione registrano un’affluenza adiacente al
pienone.
Una passata di spugna sui drammatici pensieri quotidiani, sulla nostra
perpetua condizione di cittadini
allo sbando, di abitanti di una città
costantemente derelitta e oltraggiata.
Arriverà il commissario prefettizio,
o è arrivato, o sta arrivando; frattanto – hai visto mai un’impennata
d’orgoglio – manteniamo vive le
nostre tradizioni di popolo facilmente sottomettibile ad abusi e soprusi di chi, semplicemente, è più
dritto o meno fesso di noi, e sa
svuotarci quei pochi spiccioli che
tratteniamo in tasca somministrandoci l’oppiaceo del diversivo a
buon mercato: l’animazione latina
delle dodici, il fitness delle sedici,
‘o ballo d’o cavallo per i bimbi
smaliziati e il torneo di tressette per
il nonno incontinente.
Il tutto sviluppato su qualche decina di lidi, per svariate decine di
cabine ciascuno più ingressi e ombrelloni giornalieri, per un totale di
zero o quasi ricevute fiscali rilasciate.
Do ut des, insomma: noi, accecati
ed estasiati da solarium di grido e
tornei di beach volley, ci priviamo
di quel po’ di risparmio annuo che
il fisco ci lascia netto in busta paga
dopo il salasso dei prelievi alla
fonte; loro, centesimo più centesimo meno, messi insieme si tirano
in cassa più di un milione d’euro in
soli tre mesi, perfettamente a nero,
convertibile sull’unghia in case e
palazzi cui svernare in attesa dei
prossimi pollastri.
Guardia di Finanza, insomma: questa sconosciuta.
Continua a pag. IV
Fallito il turismo estivo, con Rifondazione incapace di organizzare un
programma culturale, il nostro
amato sindaco ha vestito i panni del
quacchero oltranzista. Vietate le
bevande alcoliche e analcoliche
(dalla birra alla coca cola) dopo le
21, il Torquemada di Santa Croce
ha iniziato una campagna contro le
coppiette del Palasele. Fidanzati,
amanti, coppie gay, coppie “sposate”. Ce n’erano di tutti i gusti, c’è
da giurarci, considerando le cinquanta e oltre auto parcheggiate
nell’area degli impianti sportivi.
Melchionda ha pensato di fare le
cose in grande. Coprendo di ridicolo nazionale l’intera città.
Siamo diventati i bacchettoni d’Italia, nell’estate 2008.
Chiuso e sbarrato il parco dell’amore, il nostro amato sindaco
non ha perdonato alle coppiette
ebolitane i fazzoletti intrisi
d’amore, gettati dal finestrino.
E sul parco dell’amore più sporco
d’Italia, da quindici anni nessuno lo
puliva, è calato il sipario.
Ogni città ha un’area destinata all’amore decappottabile.
Ogni sindaco, due volte al mese,
previsione minima, spedisce i suoi
spazzini a ripulire quella zona. A
Eboli, il parco dell’amore non è
mai stato pulito. Per questo, dopo
15 anni d’amori notturni e diurni, i
dipendenti della Multiservizi hanno
scovato un tappeto indecente di
fazzoletti e preservativi.
Il sindaco del PD, quacchero-igienista, avrà pure le sue ragioni.
Ma prima di bacchettare le coppiette incivili, una tiratina di orecchie alla Sarim...la poteva fare. Ma
lo hanno sconsigliato. Salterebbero
gli equilibri politici.
E Melchionda rischierebbe la sfiducia.
E così via, con le bacchettate alle
coppiette. Settimana ridicolissima.
A dare il via alle danze è l’assessore alla sicurezza: “abbiamo costituito una task force contro le
coppiette al Palasele”. Frustrazione
gravosa.
Poi è arrivato il comandante dei vigili urbani: “stiamo multando le
coppiette”. Prima che ci beccassimo il premio nazionale
Continua a pag. II
II
Eboli
Agosto 2008
dalla prima
Caro sindaco, q uant e cose sai f ar tu !
“Guardoni istituzionali”, Melchionda ha frenato il lampeggiar dei
suoi collaboratori.
E così le coppiette indefesse, ormai
poche, ancora asseragliate nell’area
del Palasele, sono state allontanate
con un segnal dei lampeggianti. Elementare, ma non affatto scontato a
Eboli. Chiuso il parco dell’amore, la
notizia è finita sui tg nazionali.
Eboli, città bacchettona e proibizionista. Hai voglia a urlare la propria
innocenza: “non sono bacchettone”
ha ripetuto 300 volte Melchionda.
La frittata è fatta. Il Tg 5 ha scatenato
un terremoto. Radio locali e nazionali si sono fregate le mani per un assist estivo così medievale.
Eboli, città proibizionista. Eboli,
città ridicola per i suoi divieti. E così,
sui siti internet, Melchionda si è
preso pernacchie da Trento a Lampedusa. Simpaticissmo il commento
su Tgcom di Antonio di Brescia:
“caro sindaco, se ci aiuti ad accendere un mutuo a tasso agevolato,
possiamo anche comprare casa e non
ti disturberemo più”. Beffardo invece è stato Marcello di Battipaglia:
“amici ebolitani venite da noi, i vigili non vi multeranno”.
Qui va aperta una parentesi. Nell’area dello stadio Pastena, a Battipaglia, c’è un parco dell’amore
ormai ventennale.
La differenza tra Eboli e Battipaglia
è semplice. A Battipaglia, qualche
volta, le aree di sosta intorno allo stadio le puliscono. A Eboli, intorno al
Palasele, dal 1996 fino al luglio
scorso, non s’era visto uno spazzino.
Ma torniamo al Tgcom, con le figuracce raggranellate dal nostro amato
sindaco. Pietro urla a Melchionda:
“sei malato di protagonismo”. Marco
da Salerno, un pò solidarizza con il
primo cittadino ebolitano: “anche da
noi abbiamo lo stesso problema.
Siamo immersi nela sporcizia”. Il
messaggio, in questo caso, sembra
diretto più a De Luca-Jhon-Whaine.
Paolo la mette sul paradosso: “e se i
vigili multano una coppietta che non
sta facendo sesso, ma sta litigando?
La contravvenzione vale lo stesso?”.
Punire ma con parsimonia, è l’invito
di Emilio: “non capisco la contravvenzione. Da 500 euro, poi, è una
vera esagerazione”. Molti
navigatori,
molti aficionados del Tgcom,
turlupinano
Melchionda, invitandolo
a:
“occuparsi di
problemi veri e
seri, non certamente questo
delle
coppiette”. Arturo
spiega a Melchionda che i “parchi
dell’amore sono aree sicure, dove
maniaci e violenti non si avvicinano”. Touchè. Un ragazzo di nome
Nash ricorda al sindaco di Eboli, sindaco di sinistra (molto presunto) che:
“la sinistra predica la liberalizzazione delle droghe leggere, mentre
lui chiude i parchi dell’amore”.
Alice prevede un orizzonte più comodo, e in modo opportunistico, invita Melchionda a fornire le
coppiette ebolitane: “di motel a
prezzo abbordabile, a un costo popolare”. Catastrofico il commento di
M.C., di origine ignota, il quale sottolinea: “il governo ha riempito di
soldati le nostre città.
Ora anche il sesso è vietato. Siamo
in dittatura”. Il premio sfottò va a
una certa Annabella, la quale, con
sfrontato e ironico sarcasmo si ri-
volge a Melchionda e lo accusa di:
“essere invidioso delle coppiette innamorate”. Su 380 commenti contro
Melchionda, il nostro amato e quacchero sindaco incassa anche due
complimenti. Dalla voce del diritto,
Luisa ricorda che: “fare sesso in
macchina, in Italia, è vietato”.
Mirko, altro aspirante avvocato, bastona la razza italica: “siamo sempre
i soliti.
Fatta la legge, troviamo sempre il
modo per violarla”. Pesantezza e frustrazioni a parte, chiudiamo la ridicola estate ebolitana con la
plurigenerazionale Teresa: “caro sindaco, ma dai tempi di mia nonna si
fa l’amore in macchina...”. Curiosi
siamo di conoscere l’auto del nonno
di Teresa.
Ma intanto incassiamo pernacchie e
sfottò. Riabilitati da Carlo Levi che
ci descrisse come la città di frontiera
della civiltà italica, l’ultimo paese
prima del meridione selvaggio, il nostro amato sindaco, con l’estate
2008, ha avuto la capacità di smentire anche Levi. Benvenuti nel meridione selvaggio e nella borbonica
Eboli.
Se vi fermate con l’auto, in un parcheggio buio, avvisate i vigili che
non state facendo sesso. O se fate
sesso, fate piano, che la giunta Melchionda vi sta spiando.
Francesco Faenza
Le pagelle...di Eboli
di Francesco Faenza
Scoperti a Eboli degli insospettabili
evasori fiscali. I dirigenti scolastici.
Non pagano la Tarsu. L’assessore
Marra ne ha chiesto il conto. Intanto, a sinistra, è di nuovo braccio
di ferro. Sul sesso negato alle coppiette, nel parcheggio del Palasele,
a Eboli. Rifondazione continua a fare
l’indiana. Muta e complice delle castronerie del sindaco.
E mentre sassaiole e risse rovinano
l’estate di molti ebolitani, l’assessore alla sicurezza se la ride felice. Il
comune, intanto, si appresta a inaugurare il PalaCresh, un palazzetto
da 250 mila euro (soldi della Tarsu,
versati da tutti gli ebolitani) per una
sola società sportiva. Un ringraziamento speciale alla giunta Melchionda. Gli spunti per scrivere,
non ci mancano mai.
Arturo Marra, voto 8: l’ultimo
assessore dell’Udeur (affezionato
all’Udeur), scopre che le scuole non
pagano la Tarsu, la tassa sui rifiuti. Considerando che da tre mesi,
la Sarim o il comune, non spazzano
la città, dovremmo appoggiare lo
sciopero anarchico delle scuole.
Ma c’è un problema, da Marra scoperto. Le scuole (voto 4) non pa-
gano la Tarsu dal...1991. Complimenti a lor maestri e supremi dirigenti. Evasori dal colletto bianco e
con la bacchetta tra le mani (peccato non si usi più).
Il comune vanta 491 mila euro di
crediti, ancora esigibili, con le
scuole ebolitane.
Una somma altrettanto succulenta,
invece, è ormai prescritta. E bravi i
nostri presidi, i nostri dirigenti scolastici. Nessuno pagava le tasse.
Complimenti all’assessore Marra
per la crociata. Che vada in porto
senza remore.
Gerardo Rosania, voto 8: esce
dal letargo di Rifondazione e bacchetta i giovani silenti di Masillo (il
segretario) e Cariello (il deus ex
machina di Rc). Sul caso delle coppiette e del sesso vietato al Palasele
(meno 8 a Melchionda), Rosania è
l’unico a dire le cose che pensa. Gli
altri? Fanno gli indiani. Soprattutto
i politici di sinistra.
Anche se parlare di sinistra a Eboli,
è diventato utopico. A iniziare dai
giovani di Rc. Restano imbavagliati
e sorpresi. Non dicono nulla. E
pure, ad aprile, in piazza erano loro
a distribuire preservativi per
l’amore sicuro. Sul divieto di distribuzione di bibite alcoliche e perfino
analcoliche, ancora zitti i giovani di
Rifondazione. Sarà la Masillite (osservazione muta della cavolate di
Melchionda) ad aver contagiato i
piccoli comunisti.
O sarà la Cariellite (osservazione
machiavellica delle cretinate della
giunta Melchionda) ad aver “infettato” i non più tanto giovani di Rifondazione? Sarà...ma il voto
negativo (3) è tutto per loro.
Sicurezza a Eboli, voto -3:
apprendiamo dal sito internet del
comune che la nostra città ha un assessore alla sicurezza. Addirittura
iscritto all’albo dei giornalisti, senza
aver mai scritto un articolo. Addirittura assessore, senza essere mai
stato eletto. Addirittura facondo e
verboso, in un’estate dove le risse
sono all’ordine del giorno.
Lui se la ride. Sui giornali, sul sito internet. A Eboli, scoppia l’indignazione. Per le risse alla Carlo Levi
(piazza), per lae sassaiole a mezzogiorno davanti ai giudici di pace. Per
le auto vandalizzate di notte. L’assessore si bea, il sindaco non commenta. E tutti vissero felici e
contenti? Oscurantismo ebolitano.
Cosimo Maglio, voto 3: è l’assessore allo sport. Nessuno lo sapeva. O meglio, nessuno se ne è
accorto. Fino a quando le società
sportive non lo hanno messo in
scacco matto. Il comune ha quasi ultimato (si fa per dire) un nuovo palazzetto. E’ a 200 metri dal Palasele.
La struttura sportiva? “Avrà una
priorità per l’hockey” afferma Maglio.
Le società sportive di basket, pallavolo e calcio a 5 si sono ribellate.
“Praticamente hanno regalato il palazzetto comunale alla Cresh Eboli.
Per noi non ci sarà spazio”. La frase
di protesta porta quattro firme:Vincenzo Della Corte (Sisley calcio
a 5), Costantino Tenza (Volley femminile Eboli), Francesco Sola (Volley
maschile), Antonio D’Arco (Basket maschile). Il palazzetto comunale, loro, potranno vederlo solo
dall’esterno.
Quattro società escluse, una dentro. Così vollero, il sindaco rollysta
e l’assessore Maglio. Prendetevi
anche il comune e l’ospedale (se
resta aperto). Vergogna senza fine.
Le storie
La principessa conquista la
Borgo Carillia: una piazzetta
corona (senza regno) e Altavilla
intitolata a Giacinto Quaglia
riconquista la sua… principessa
Agosto 2008
(Or.Mo). Altavilla è diventata Silentina qualche anno dopo l’Unità d’Italia. Prima si chiavama Altavilla del
Cilento e Hauteville (nome originario del paese) del Cilento è il casato
dei discendenti di Ruggero II che fu
re di Sicilia dal 1130 al 1154, e c’è di
di più e riguarda l’intera casa reale
Normanna di Sicilia e del ramo italiano degli Svevi-Hohenstaufen.
Ora c’è il decreto del ministero degli
interni: l’avvocato veronese Anna
Carmen Calabria Cilento d’Hauteville discende dal casato di Svevia e
può fregiarsi del titolo. «Il prestigio
non c’entra, è battaglia di dignità di
cui vado fiera». Che la chiamino
principessa Anna non le crea imbarazzo, il titolo non aggiunge nulla a
quello che, afferma, è stata l’educazione che ha ricevuto in famiglia
«mentre invece per diventare avvocato ho studiato, parecchio e con impegno».
Ci sono voluti anni, costellati da
cause, polemiche e campagne denigratorie lanciate sul web, ma il 30
maggio a «chiudere» la vicenda della
discendenza in linea retta della casa
reale Normanna. Quello che legittima il diritto di SAR Don Antonio
Francesco Calabria di aggiungere al
proprio il cognome storico Cilento
d’Hauteville. Anna Carmen Calabria
Cilento d’Hauteville vive e lavora a
Verona, da sempre, si è laureata in
Giurisprudenza a Padova dove dal
Anna Carmen Calabria
Cilento d’Hauteville
2003 è viceprocuratore onorario.
L’ufficio all’interno di uno studio
professionale «è il mio vanto, ce l’ho
fatta», capelli raccolti e nessun
vezzo, solo un filo di perle, piccole,
come si confà ad una giovane della
sua età. «Vede non c’è nessun interesse particolare, il titolo intendo,
solo la possibilità di mantenere i valori storico araldici della mia famiglia, insomma una questione di
appartenenza, il prestigio non c’entra
anche perchè papà è sempre stato riconosciuto, da anni lui e il re del Marocco si scrivono personalmente»,
cioè senza passare attraverso le segreterie, da «pari».
E in diritto internazionale l’essere accreditato equivale al riconoscimento,
quello che le case regnanti hanno
negli anni, come si legge nel sito di
famiglia, tributato a Don Antonio
Francesco.
L’iniziativa nasce da una proposta
del consigliere Carmine Rizzo votata
ad unanimità dalla giunta comunale.
La famiglia Quaglia proviene da Albanella, si è stabilita in zona sul finire degli anni ’50 in seguito ai
poderi distribuiti dalla Sezione Speciale per Riforma Fondiaria in Campania.
Il Tenente Giacinto Quaglia nasce
ad
Albanella
l’11/5/1960.
Dedito allo sport ha giocato con la
squadra locale di calcio per diversi
anni.
Fin da bambino sognava di volare
ed ha concretizzato il suo più grande
desiderio coltivando la sua passione
fino a diventare pilota nell’esercito.
Giacinto si arruola a 20 anni, consegue il brevetto militare per pilotaggio elicotteri nel 1982. Effettivo
dal 1983 al 4 Rgt. C.A. Altair di Bolzano. Ha volato nel cielo bosniaco,
iracheno, libanese e in quello di tanti
altri stati vivendo la sua vita come
una missione ma senza mai privare
la famiglia del suo amore.
Un lungo elenco di riconoscimenti al
valore militare e di partecipazione a
missioni umanitarie nel suo curriculum professionale riconoscono le
doti e le qualità del nostro piccolo
eroe dei cieli.
Mentre sosteneva le prove ginniche
obbligatorie presso lo stadio Druso
di Bolzano Giacinto si è accasciato
al suolo, aveva appena terminato la
corsa dei 2.000 m. piani.
I soccorsi si sono rivelati vani e la
tragedia si è consumata in fretta.
Un infarto aveva appena stroncato
una giovane vita creando un vuoto in
una piccola borgata del sud.
Chi lo ha conosciuto non lo dimenticherà e continuerà a portarlo nel
cuore.
Una piazza ricorderà il suo nome
immortalandolo nella memoria collettiva della comunità.
Franco Benedetto
“Altavilla viva in Brasile ...e dintorni”
Correva l’anno 1993 quando con
un manipolo di amici, tra cui Oreste
Mottola e Fernando Iuliano, fondammo l’associazione culturale “Altavilla Viva”.
Ci proponevamo di fare da lievito
per una nuova classe dirigente nel
nostro paese. Ed effettivamente per
i primi anni l’associazione è stata
una fucina in cui venivano elaborate
nuove idee, un luogo di dibattito
per i più svariati temi.
Feconda era la collaborazione con i
maggiori esponenti della cultura altavillese: Padre Guglielmo Di
Agresti, Padre Candido Gallo, Padre
Antonio Polito, Mario Postiglione,
Renato Aymone, Franco Di Venuta,
Generoso Conforti, Geremia Paraggio, Rosario Messone, Bruno Di
Venuta jr, Nadia Parlante.
Il periodico dell’associazione “La
Collina degli Ulivi”, curato da
Oreste Mottola, s’imponeva per la
sua autorevolezza e riusciva a conquistare sempre maggiori simpatie,
diventando punto di riferimento
per la pubblica opinione.
Numerosi gli articoli sul “Castello”,
la “Foresta”, il recupero del centro
storico, delle nostre chiese: San Bi-
agio, “Cielo e Terra”, Sant’Egidio. Il
lavoro di riordino dell’Archivio Comunale consentiva il recupero delle
nostre radici: il maestro Suozzo, Donato Galardi, il notaio Mottola. Ma il
vero “DNA” del sodalizio era il recupero del legame con gli Altavillesi
nel Mondo.
Lo abbiamo scoperto grazie ad Ezio
Marra. Chi è Ezio Marra?(vedi articolo a pag. tre de “La Collina degli
Ulivi” contenuta in questo numero
di Unico). Fino al 1995 uno
sconosciuto per quelle generazioni
di altavillesi nate dopo gli anni ‘50.
Ezio Marra è un altavillese, emigrato
a quattordici anni, che ha ricoperto
la carica di Avvocato dello Stato di
San Paolo in Brasile. Dopo il primo
incontro con Ezio niente è stato più
come prima. Per l’associazione è iniziata una nuova era. Ezio Marra è
apparso all’improvviso, da un mondo
lontano. La promessa di ritornare,
fatta a se stesso, nel momento di
lasciare Altavilla per San Paolo fa di
Ezio un personaggio unico e specialissimo, che conserva integro il
“genius loci” Altavillese . Ezio custodisce indelebilmente nella memoria fatti, persone, e luoghi altavillesi:
nella sua mente,Altavilla, pur lontana
per svariati decenni, non è mai
morta. Per questo con lui è stato
possibile intendersi immediatamente alla perfezione.
E’ iniziato così, insieme, un nuovo
intenso ed emozionante lavoro.
Ezio, come da lui stesso dichiarato
in varie occasioni pubbliche, aveva
un “sogno”, che noi ad Altavilla abbiamo prontamente condiviso e
fatto nostro. “La Collina” è sbarcata a San Paolo, ed è nata “Altavilla
Viva in Brasile, associazione di cui è
Presidente .
L’idea di base che ci ha animato, nel
corso di questi anni, è che gli altavillesi che vivevano fuori dai confini nazionali potessero darci una
nuova forza, nuove energie, nuova
linfa vitale così da evitare una decadenza, di cui in quegli anni si intravedevano le prime avvisaglie.
Nello scorso luglio l’ultimo incontro ad Altavilla con una delegazione
di italo-brasiliani da lui guidata.
Dopo dodici anni abbiamo avuto la
conferma: dopo il ritorno di Ezio ad
Altavilla niente è davvero più come
prima.
Piero Di Mattteo
III
IV
Battipaglia
Agosto 2008
I passag gi di Barlotti
Il ritorno in Piazza della Repubblica
Se n’è andato passando per la piazza.
Nel luogo da dove era cominciata la
sua avventura politica, in Piazza
della Repubblica, dove con un comizio senza troppo entusiasmi, a metà
di aprile del 2007, si candidò a diventare sindaco di Battipaglia, proprio lì dopo un anno, Gennaro
Barlotti chiude la sua esperienza da
amministratore. Non abbandonerà di
certo la scena politica, ma la sua
breve, e più o meno “effimera”, parabola politica si interrompe davanti
alle crepe di una maggioranza che ha
sempre stentato ad afferrare.
Se l’esperienza non è stata entusiasmante, anzi abbastanza in sordina,
lo stesso discorso non vale per
l’uscita di scena. Ha chiuso, infatti,
con un seguitissimo comizio da predicatore, in cui ha detto tutto (o
quasi) delle ragioni di una scelta,
quella di dimettersi, per poi tracciare
le fasi dell’intera vicenda amministrativa dell’ultimo anno.
Gli astanti, così, hanno potuto ascoltare le accuse al vetriolo che Barlotti
ha lanciato verso i suoi ex alleati del
centrodestra, e poi contro i “mancati
alleati” del Pd. Non ha lesinato parole dure contro Liguori (definito “il
muto”) e Motta, passando poi per
Zara e Falcone, e infine per Anzalone e il Pd. Non ha risparmiato nessuno, l’ex sindaco.
Ha voluto congedarsi palesando di
“non avere padroni o padrini davanti
a cui chinare il capo”, come egli
stesso ha asserito. “In tanti sono a
portare la responsabilità della chiusura anticipata dell’esperienza di governo. - ha spiegato l’ex sindaco – Il
centrodestra, che ha pensato di manovrare un burattino; Zara, che voleva dettare leggi e condizioni senza
nemmeno parlarne con me; Anzalone, che nel corso delle trattative ha
più volte cambiato le carte in tavolo,
aumentando le richieste ad ogni piè
sospinto.” Questo quindi il pensiero
di Barlotti, che si è poi lanciato
anche in diverse ironie sulla buona
fede di alcuni consiglieri: “loro
fanno politica per il bene della città,
sarà!”.
Ma tornando un attimo indietro, quel
che ha colpito tanti, soprattutto nell’area Pd, è stata la tempistica delle
dimissioni, del tutto inattese.
Il giovedì precedente alle dimissioni
(giunte venerdì 18 luglio), infatti,
l’accordo col Pd sembrava fatto. Si
era trovata l’intesa attorno alla nomina di due assessori nominati dal
partito di Veltroni (Urbanistica e Politiche Sociali) e ad una rotazione di
alcuni dirigenti comunali. Richieste
che evidentemente non sono andate
giù a Barlotti, ma che per il Pd rappresentavano la pregiudiziale per
l’ingresso in maggioranza.
Cosa avrà fatto cambiare idea a Barlotti? Questo non è dato sapere, fatto
sta che mentre gli uomini Pd pensavano ai nomi per riempire le caselle,
il sindaco maturava la decisione di
gettare la spugna.
Intanto il day after della crisi amministrativa in città, ha spostato l’attenzione già sulle prossime
Umorismo... Nostrano
Vignette di Claudia Cimino e Sergio Di Masi
...Ad Altavilla
imminenti elezioni comunali (si voterà ad Aprile 2009). In campo tante
ipotesi, più o meno concrete, con
nomi triti e ritriti e qualche new
entry tutta da scoprire. Così, mentre
restano salde le ipotesi di Motta, di
Zara e di Liguori, si registra l’autocandidatura di Tucci, e quella meno
plausibile di Marrandino.
In tanti invocano il volto nuovo
(anche se con Barlotti, che volto
nuovissimo era, non è andata poi
tanto bene), così sul fronte Pd si rispolvera la pista Santomauro, mentre un ritorno al passato
rappresenterebbe l’ipotesi Santese.
Meno concrete le ipotesi Barbato
(sempre Pd) e Anzalone (uscito malconcio dalle trattative fallite per l’ingresso in giunta).
Insomma, dopo appena un anno Battipaglia è di nuovo in campagna elettorale, con qualche seccatura per i
consiglieri che all’indomani delle
elezioni hanno prontamente cambiato numero di cellulare (come ha
affermato, divertito, Barlotti), e l’immensa gioia delle tipografie locali;
almeno a qualcuno è andata bene.
Valerio Calabrese
Le pagelle
di Va Cal.
Alfonso Noce: Senza Voto
Un augurio al commissario prefettizio,
prefetto in pensione Alfonso Noce,
per l’importante ruolo che è chiamato
a svolgere per i prossimi mesi. «Avrò
bisogno di qualche giorno per conoscere la situazione. Ho iniziato già - ha
detto il prefetto - a parlare con i dirigenti dei vari uffici e sono pronto ad
aprire un dialogo con le forze politiche». Speriamo bene.
Consiglieri Comunali: Voto 2
Va detto che non è il primo caso, anzi.
Viene da pensare perciò che non
siano raptus momentanei, ma piuttosto un modus vivendi proprio dei protagonisti.
Stiamo
parlando
dell’ennesima zuffa tra consiglieri terminata con una denuncia del vicesindaco uscente Amatucci ai Carabinieri
di Battipaglia. Durante l’ultima riunione di giunta i consiglieri Guerra e
Magliano hanno fatto irruzione nella
stanza dove si teneva l’incontro intimando agli assessori presenti di interrompere la riunione, viste le dimissioni
del Sindaco.
Gino Del Vecchio: Voto 3
Il professore Gino Del Vecchio, 13 voti
di preferenza alle scorse comunali, si
è sentito in dovere di tappezzare la
città con un manifesto in cui si invitava
Barlotti a non ritirare le dimissioni. Al
di là della retorica da ventennio (tra
onore, orgoglio e identità) non s’è capito bene ciò che in realtà volesse dire.
Non c’avrà pensato una volta in più, il
professore, peccato.
Lido Virgin Beach: Voto 7
Ha aderito alla campagna di Legambiente “Riciclaestate”, tesa al corretto
svolgimento della raccolta differenziata sugli stabilimenti balneari. Da
qualche giorno, sullo stabilimento del
litorale battipagliese è presente tutto
il materiale informativo relativo alla
campagna, nonché dei particolari secchi per raccogliere i rifiuti in modo differenziato.
segue da pag. I
Belli fuori, impuniti dentro
Presente ed efficiente, però,
quando si tratta di multare bambini
senza scontrino all’uscita delle gelaterie.
Non sconosciuta, allora: molto
conosciuta.
Soprattutto nelle sfere che contano.
Se poi oltre al danno ci mettiamo
la beffa, il quadro è completo.
Se oltre al ladrocinio prendiamo
anche atto, ad esempio, che il presuntuoso figlio di un gestore locale, di recente, alla serata di
premiazione di una di queste
“Miss Pareo” o “Miss Sabbia Bagnata” ha avuto faccia e ignoranza
di prendere il microfono e ordinare
alle centinaia di bagnanti presenti
di ringraziare suo padre che li ha
fatti divertire per quarant’anni “facendosi un c… così”, non si può
che inorridire.
E’ ovvio che il “c… così”, per quarant’anni, se lo sono fatto i clienti
per far divertire suo padre: ma per
capirlo, questo, occorrerebbe
avere quel minimo di quoziente intellettivo che fa immaginare il
mondo come qualcosa di più
grande di una vela di windsurf e
un attrezzo per i pettorali.
Ma i bagnanti, no: quale offesa,
quale insulto.
Tirati a festa, loro, lucidi e abbronzati che neanche alla più lussuosa delle sagre dell’uva, hanno
applaudito, esultato, goduto; poco
c’è mancato che non s’inginocchiassero in massa per un atto di
totale devozione e gratitudine.
Qualcuno s’è pure commosso, ha
messo giù qualche lacrimuccia
d’amarcord in onore dei magri
tempi in cui questi concorsi non li
si poteva neanche immaginare perché la gente non era ancora al giusto grado d’imbecillità occorrente
alla bisogna.
D’altra parte, come diceva il subcomandante Marcos, “siamo un
esercito di suonatori: è per questo
che siamo invincibili”.
Fortuna che settembre e alle porte,
e anche quest’anno, spennati ma
felici, ci lasceremo alle spalle con
una punta di malinconia il caro
odore di fogna e marciume delle
nostre spiagge, per continuare serenamente in versione invernale
quello che malgrado tutto – inciviltà, degrado, immobilismo, politica del malaffare – è e resterà a
vita il nostro sport preferito: arricchire i furbi.
Ernesto Giacomino
Alburni
N°31 09 agosto 2008
15
Proposta di pista ciclabile da Paestum a Castelcivita
La realizzazione legata alla volontà della Provincia
Il quindici luglio scorso è stato firmato, presso la Casa Comunale di
Altavilla Silentina, un protocollo
d’intesa tra i Comuni di Altavilla Silentina, Albanella, Capaccio, Castelcivita, Controne ed il Consorzio di
Bonifica Sinistra Sele finalizzato alla
realizzazione di una pista ciclabile
intercomunale.
“DA PAESTUM AGLI ALBURNI :
in bicicletta lungo la storia, l’arte, le
tradizioni, il paesaggio, la natura”
questa la denominazione del tracciato che mira a collegare la zona archeologica di Paestum con le Grotte
di Castelcivita.
L’idea prende corpo nel 2005 allorquando Gerardo Di Verniere, nella
veste di Assessore all’Ambiente del
Comune di Altavilla Silentina, propone ai Comuni di Capaccio ed Albanella ed al Consorzio di Paestum
di stipulare un accordo di programma per realizzare una pista ciclabile lungo il canale principale di
irrigazione gestito dal Consorzio di
Bonifica Sinistra Sele.
“La mancanza di fonti di finanziamento non hanno permesso, al-
l’epoca, di portare avanti questo importante discorso”- precisa Gerardo
Di Verniere- “ Oggi la Regione Campania, in attuazione della legge
366/1998, ha finalmente messo a disposizione dei fondi per cofinanziare
queste importanti infrastrutture ambientalistiche e questo mi ha spinto,
con l’aiuto dell’Amministrazione attuale, ben rappresentata dall’assessore Salvatore Arietta, a riproporre
agli amministratori del comprensorio questo progetto di valenza inter-
comunale.
Una pista ciclabile, così come
ipotizzata, attua
uno dei principi
cardine del tanto
pubblicizzato
“Sviluppo Sostenibile”che,
in
estrema sintesi, recita : “l’infrastruttura ambientale
guida lo sviluppo
economico verso
tale forma di rispetto”.
In buona sostanza essendo questo un
attrattore di due tipologie particolari
di turismo, quello di tipo escursionistico- ambientale definito “turismo
verde” (in grande crescita e di elevata qualità culturale) e l’Outdoor, il
“turismo fuori porta” di fine settimana, non potrà che promuovere
uno sviluppo economico legato alla
realizzazione di attività ecocompatibili (agriturismi, campeggi, ospitalità
diffusa nei centri storici, aziende artigianali ed enogastronomiche,
Continua dalla I (ilSele)
Eboli, città dalla corta memoria
di Armando Voza
vero di gran pregio. Da tempo
stiamo appellandoci al buon senso
degli amministratori locali perché
tutelino quel sito proteggendo la copertura dai vandali o dai ladri con
conseguente valorizzazione (dov’è
finita l’idea del turismo religioso?)
ma finora si sono ricevute solo risposte vaghe. Nel frattempo l’emergenza “raccolta differenziata”
(perché per alcuni resta questo il
problema) ha indotto alcune persone, che stento a catalogarli come
esseri umani, ad “appoggiare momentaneamente” la propria spazzatura a qualche metro dalla chiesetta
trasformando quel luogo in una discarica a cielo aperto: un altro sfregio alla comunità e alle tante
persone perbene.
Il nostro concreto e disinteressato
amore per questo paese ci fa gridare, sbattere i piedi, lanciare appelli anche forti accrescendo la
schiera dei nostri nemici. E loro?
Trincerandosi dietro la solita scusa
della mancanza di fondi manifestano
in realtà la loro assoluta strafottenza
ed indifferenza verso questi argomenti (d’altronde come biasimarli
non sono operazioni appariscenti e
non portano voti) salvo poi strombazzare ai quattro venti i vari progetti (milionari) per il rilancio
culturale della città. Ipocriti!
Cosa è rimasto dell’appello lanciato
circa sei mesi fa sulla spoliazione
del Centro Antico e dell’inapplica-
zione del regolamento per chi abita
in quei luoghi? Si continuano a vedere sui balconi i condizionatori
d’aria (l’apoteosi è stata raggiunta
dal Museo Archeologico che ne ha
installato, e ancora non rimosso, alcuni che affacciano proprio nel chiostro di San Francesco). Solo per
qualche giorno avevano fatto vedere
in giro per il centro antico qualche
vigile a segnalare gli abusi ma con
il tempo, che sappiamo bene attenua
le tensioni e fa sparire i ricordi, tutto
è tornato come prima: infissi di alluminio anodizzato alle finestre e ai
portoni, condizionatori sulle finestre
e balconi, sfiatatoti vicini alle edicole votive, appartamenti affittati rigorosamente “a nero” a gente
bisognosa, nessun controllo sui
“nuovi residenti”, arrivo di prostitute eppure, nonostante ciò, nessun
quotidiano locale ne ha finora parlato: nessuna inchiesta, solo qualche
articoletto di basso profilo: “Chi
adda magnà non bada troppo a queste quisquilie ed è facile che venga
consigliato di guardare altrove”. Ci
avevano promesso un impegno concreto per riportare ad Eboli nostre
opere d’arte trafugate o trasferite ed
oggi esposte a Salerno ma finora
nulla si è mosso: solo qualche impegno verbale ma nulla di scritto
(anche su questo il tempo farà il suo
lavoro di cancellazione dalla memoria). E’ sempre la solita storia, questi signori “niente sanno e niente
vogliono sapere, perché senza pensieri e senza troppi impegni si campa
meglio“, infangando il lavoro e la
dedizione di molte persone serie che
con professionalità, nonostante
tutto, continuano a credere in quel
che fanno. A questa totale abulia e
rassegnazione che ha avvolto questa
comunità io mi ribello, non ci sto e
sbatto in faccia agli ipocriti benpensanti, ai mediocri poco lungimiranti
e agli opportunisti la cruda realtà
dei fatti, dei piccoli e grandi abusi,
degli sperperi di denaro pubblico,
dei falsi appelli e tanto altro ancora.
L’estate è la cartina di tornasole che
mette in evidenza i nostri limiti, l’incapacità di saper offrire un prodotto
di qualità, che riesca a captare una
parte, seppur minima, di quel
grande movimento turistico che da
Eboli è solo di passaggio. Quando
queste persone – chi ha potere di decide e non decide, chi ha potere di
fare e non fa - andranno in giro per
l’Italia ad ammirare le loro bellezze
invece di rimanere estasiati spero
vengano colte dal senso di colpa
perché la morte di questo paese – e
con esso il futuro dei loro e dei nostri
figli - sta passando anche per le loro
mani. Io allo specchio continuo a
guardarmi ... e anche con un po’ di
orgoglio perché, anche se inutilmente, come cittadino ebolitano sto
tentando di fare la mia parte, non so
quanti altri possono dire la stessa
cosa.
aziende agricole e zootecniche etc.).
Il tracciato previsto ha delle peculiarità uniche che ricalcano perfettamente le linee guida del bando
regionale.
Innanzitutto la valenza storica e paesaggistica, garantita già dai siti di
partenza e di arrivo; costi e tempi di
realizzazione, ridotti dal fatto che il
tracciato è già esistente in quanto
pista di servizio, lungo il canale di irrigazione del Consorzio di Paestum;
la possibilità che offre ai numerosi
alberghi dell’area pestana di inserire,
nelle loro proposte di soggiorno,
l’opportunità di salutari e sicure
escursioni in bici,
La pista è concepita quale asse viario
principale dal quale si potranno diramare una serie di percorsi alternativi.
Si presenta, per dimensioni e numero
di comuni che interessa, come una
sorta di “autostrada” ciclabile che
sarà dotata di anche di “stazioni di
servizio”.
Il problema principale che oggi si
presenta è quello legato alla necessità di reperire fondi in grado di integrare il 50% finanziato dalla
Regione, compito questo demandato
ai Comuni, alla Provincia o ad altri
Enti.
Chi ha un minimo di conoscenza
delle situazioni economiche nelle
quali versano i nostri comuni
esclude, a priori, la prima ipotesi
mentre diventa determinante l’aiuto
che la Provincia potrebbe fornire,
aiuto già richiesto formalmente dai
firmatari del protocollo d’intesa, che
potrebbe permettere, in parte o in
toto, la realizzazione dell’opera.
Personalmente ho fiducia nel presidente Villani, che già ha dimostrato
lungimiranza e saggezza amministrativa sostenendo interventi e manifestazioni
di
interesse
intercomunale”.
Virgilio Mari
Replica a Castellabate
Compagni di merenda replica l’11
agosto alle ore 21, presso “La Torretta” di Santa Maria di Castellabate
16
N°31 09 agosto 2008
Agosto 2008
25°anniversario
A Giovanni D’Ambrosio,
che amava la vita
FRANCO BENEDETTO
Avevo nove
anni quando
si svolsero i
funerali di
Giovanni
D ’ A m b ro sio.
Ricordo
la
mattina dei
funerali, la
gente che si
accalcava in strada, poi uscì la bara
coperta dal tricolore che strappo
ai miei occhidiverse lacrime mentre lentamente il corteo si dirigeva
verso la chiesa per l’ultimo saluto.
Giovanni era mio dirimpettaio, suo
nonno funzionario del monopolio,
mentre il mio guardiano erano entrambi giunti in loco per il lavoro
che offriva il nuovo stabile costruito dalla S.A.I.M. in Persano. Il
padre Arturo reduce dalla guerra
in Africa settentrionale dove era
stato sei anni, di cui tre prigioniero
dei francesi mi raccontava raccapriccianti aneddoti sulla sua vita
passata.
In seguito Arturo trovò impiego
presso il tabacchificio, come agente
di campagna e arrotondava la sua
paga riparando orologi di ogni genere, molto nota la sua fama di
orologiaio ha fatto girare le lancette del borgo e dei dintorni.
Il figlio Giovanni iscritto al terzo
anno di lingue per dare un miglior
sostegno alla famiglia si arruolò
nell’arma dei carabinieri. Fatto il
corso a Campobasso venne trasferito al comando Grande a Roma,
poi fu mandato a prestare servizio
all’aeroporto di Ciampino, in seguito trasferito al ministero della
difesa allo stato maggiore dell’aeronautica, e poi a Grosseto al centro radar Poggio Ballone.
Pochi anni dopo esattamente
22/7/83, Giovanni morì a causa di
colpi da arma da fuoco.
Da giovanissimo nelle fila del G.S.
Carillia e poi dirigente, fondatore
del circolo culturale Carillia sul finire degli anni ’70, dove rivestì la
carica di segretario mentre la sorella quella di presidente.
Ancora vivo nella nostra comunità
a distanza di 25 anni, il suo nome
non viene dimenticato grazie ai
racconti dei suoi amici ed ad una
competizione calcistica che si rinnova ogni anno dove viene onorata
la sua memoria e diffusa la sua immagine.
Il giorno 8 agosto gli verrà intitolato il campo di calcio su proposta
del vicesindacoVincenzo Giardullo,
così il nome di Giovanni resterà
sempre vivo in quel rettangolo che
lo ha visto protagonista, e dove
meglio si consacra la sua immagine
di sportivo.
La collina degli ulivi
quattro
Una ricorrenza di grande valore umano e spirituale
Le famiglie Gallo e Mazzeo si riuniscono in 153, provenienti da tutta Italia
FULVIA DI CHIA
ARA
A Cerrelli di Altavilla Silentina, il laborioso villaggio ai piedi della “Collina degli Ulivi”, domenica, 6 Luglio
mentre si svolgeva il Trofeo ciclistico “Giovanni Saponara” il non dimenticato operatore economico del
luogo, si celebrava un evento familiare di grande rilievo umano, sociale
e spirituale. La società del nostro
tempo si evolve o, forse, involve per
la povertà dei valori che dovrebbero
animarla e promuoverla.
Ma noi coltiviamo la speranza!
Senza togliere nulla ai pregi, che
sono del ciclismo puro, quando solo
idealità lo permeano, quello che ha
avuto protagonisti le due famiglie
Gallo – Mazzeo di Altavilla si colloca in una dimensione ben diversa
e, spiritualmente, più alta nella deriva inarrestabile che agiva travolgendo l’istituto della famiglia,
cellula della società e vanto della nostra cultura latina e cristiana.
E’ semplice, come son semplici le
cose grandi, l’avvenimento cui ho
assistito ieri: Ada Mazzeo e Francesco Gallo hanno celebrato il loro 50°
di felice matrimonio, una convivenza ininterrotta, senza increspature; una famiglia i cui tre figli,
inseriti prestigiosamente nell’amministrazione dello Stato, rendono
onore alla comunità di Altavilla.
Il raduno è avvenuto nella Parrocchia del villaggio a Cerrelli per un
ringraziamento a Dio, secondo la tradizione religiosa di famiglia, in una
celebrazione sobria e intensa condotta dal padre cappuccino, padre
Candido Gallo, fratello di Francesco
e da padre Biagio Grattacaso, cugino
di Ada Mazzeo.
Coscienti, i festeggiati, di non dover
goder da soli questa esaltante tappa
della loro vita, hanno invitato al gioioso simposio fratelli e sorelle con
figli e nipoti e pronipoti fino alla
quarta generazione: 153 in tutto in
fascia d’età racchiusa tra gli 86 anni
di Salvatore Gallo e i cinque mesi
mesi di Damiano, il figlio di Tatiana
e di Vincenzo che vivono in Toscana
nel Mugello, li’ dove visse e operò
Piero della Francesca...
La vita aveva disperso per l’Italia i
componenti delle famiglie di Antonino Gallo e di Antonio Mazzeo in
cerca di migliori fortune negli anni
50 – 60; i legami non s’erano mai allentati tra loro anzi mantenuti vivi
con la partecipazione a nozze, a nascite, a lauree e promozioni varie o
negli incontri estivi al mare di Paestum o per qualche lutto, siccome
son longevi i Gallo-Mazzeo. Ma il
desiderio di incontrarsi tutti per un
raduno corale di famiglia, che non
escludesse nessuno si sentiva un po’
da tutti. Ed è stato ben accolto.
Il ritrovarsi è stato commovente e
esaltante anche per l’incontro di
tante professionalità maturate negli
anni in famiglia tra congratulazioni
e auspici per il futuro di ciascuno.
Il pranzo a conclusione dopo la cerimonia religiosa nell’Agriturismo dei
Di Feo nel verde della campagna e
nella cortese accoglienza che è stata
offerta dai gestori, ha sottolineato il
momento conviviale in un clima cordiale sereno, favorito anche dal fre-
sco della giornata.
Sgusciavano di qua e di là i più piccoli della brigata; alcuni degli adolescenti s’incontravano per la prima
volta; gli adulti contemplavano gaudiosi i fatti e le vicende della famiglia, che s’era estesa tanto.
Una bella e riposante sosta nel trantran del vivere quotidiano, mentre
una profonda crisi di valori attraversa
la
nostra
società.
La stampa nazionale ed estera, intanto, e i mezzi della comunicazione
sociale, proprio in questi momenti,
polarizzavano, in profonda commozione, la sensibilità di tutta una nazione e del mondo intero,
centellinando notizie sulla scomparsa di Federica, la giovane e bella
ventitreenne padovana, scomparsa
tragicamente nel nulla in una evasione giovanile in Spagna.
Quale contrasto tra i due avvenimenti!
Perciò, i coniugi Gallo – Mazzeo
hanno voluto donare alla vita questo
sereno raduno di famiglia.
50° di Borgo Carillia, più che celebrare un anniversario
va organizzato un nuovo cammino
RINO CAPPPETTA
A
Chi in questi giorni si reca o si trova
a passare per Borgo Carillia nota un
fermento particolare, che purtroppo
da anni non si avvertiva più, denso di
stimoli e di aspettative, che sicuramente fa ben sperare per il futuro.
Attraverso una serie di iniziative
messe in atto per il 50° della sua fondazione, si nota, infatti, un risveglio
sociale e culturale che mira a coinvolgere tante persone e in modo
particolare i giovani.
A loro ci si affida perché la storia di
questo borgo, affascinante e significativa per tanti aspetti, continui a
scrivere pagine importanti di civiltà
per l’intero comune altavillese e per
il territorio circostante.
Questo movimento di idee e di attività mi rende particolarmente felice,
fiero come sono sempre stato, di
essere nato e cresciuto in questa
terra di origini contadine, di gente
onesta e seria, orgogliosa, che ha saputo migliorare la propria condizione sociale con sacrificio e
responsabilità, e mi riporta agli anni
dell’adolescenza e della giovinezza,
quando tra Circoli culturali, Pro loco,
sport e Azione Cattolica si svolgevano tante manifestazioni di vario
genere e per ogni età.
Si discuteva di problemi sociali e politici, di ambiente (era diventata una
Una foto del 1963
tradizione la “giornata ecologica” in
prossimità della festa della Madonna
della neve); si effettuavano gite, si animavano le feste religiose e civili, si
giocava a scacchi, si aiutavano i genitori a far crescere i loro figli, ci si
confrontava su questioni importanti
come la fede, l’amicizia, la pace…si
stava, semplicemente insieme, cercando di dare un significato alla propria esistenza e di viverla da
protagonisti, con il coraggio e la libertà dell’età giovanile.
Come ad esempio quando ci prendemmo una denuncia per aver forzato le porte perennemente e
scandalosamente chiuse dei locali
dell’ERSAC…Quanta paura, quando
fummo chiamati in caserma, quanta
soddisfazione quando dopo poco
tempo riuscimmo a fondare, in quel
luogo, un circolo culturale! O come
quando il gruppo giovani di AC riuscì
ad ottenere, dal Vescovo Casale, due
stanze di una casa canonica anch’essa misteriosamente “inaccessibile”…
Solo due esempi, tra tanti, di una generazione che non ha voluto rassegnarsi ad una mentalità di sudditanza,
che ha voluto altro, che ha respirato
libertà, che non ha accettato di essere “confinata” nei bar.Tra quei giovani, anche due grandi amici che non
sono più tra noi, Giovanni e Giacinto,
a cui, mi hanno detto, saranno intitolati il campo sportivo e una piazzetta. Giustissimo! Due figure di
questo borgo che vanno additate
come esempio di forza d’animo, di
lealtà e di capacità, soprattutto se lo
scopo è davvero un rinnovamento
culturale e non semplicemente una
commemorazione a fini propagandistici.
Se così fosse, infatti, sarebbe un’offesa a loro e a quanti, in questi 50
anni hanno speso energie, tempo,
idee, la propria vita, per rendere più
bella Borgo Carillia, per farla diventare più vivibile e più accogliente,
con generosità e disinteresse, orgogliosi di appartenere a questa frazione del Comune di Altavilla
Silentina. Se così fosse, lo dico alle
istituzioni e agli organizzatori, meglio
sarebbe un dignitoso silenzio…
Mi auguro che, invece, le motivazioni
di questi festeggiamenti siano autentiche. Mi auguro che da esse cominci
un nuovo cammino, imperniato sulla
partecipazione, sull’operosità e sul
senso dell’amicizia civica. Mi auguro
che attraverso la riscoperta della nostra storia, giunga alle nuove generazioni un messaggio di ottimismo e
di fiducia, che ridia slancio e vigore
alla borgata, voglia di viverci e non di
lasciarla, di credere in un futuro migliore. C’è un patrimonio da custodire e tramandare. E’ una grande
responsabilità per gli amministratori.
E’ una grande responsabilità per tutti.
Che ognuno faccia la sua parte con
serietà. Auguri di cuore, Borgo Carillia, paese mio.
18
Stio
N°31 09 agosto 2008
Gita nella Valle dell’alto Alento
Un cd per raccontare il territorio
Il Progetto “Una scuola per il territorio”
è un’iniziativa proposta e finanziata
dalla Comunità Montana del Calore
Salernitano per la promozione del
territorio ricadente nel comprensorio attraverso il coinvolgimento delle
scuole.
Il Dirigente Scolastico, dott.ssa Teresa Pane, (nella foto) in sintonia
con il corpo docente dell’Istituto
Comprensivo di Stio, nel corso dell’anno scolastico 2007/08 ha fortemente sostenuto la realizzazione di un
programma multimediale che si è
concretizzato con il coinvolgimento in
attività laboratoriali di un gruppo di
alunni appartenenti alle tre classi della
scuola secondaria di primo grado. Le
attività di laboratorio sono state coordinate dal prof.Mauro Catino e
dell’esperto esterno dr Silvio Coccaro. Gli allievi sono stati guidati
nella preparazione e raccolta di tutte
le fonti necessarie allo scopo e nella
scrittura delle istruzioni nel linguaggio
di programmazione Microsoft Visual
Basic.
Il programma multimediale per computer realizzato “Una scuola per il territorio – Gita nella valle dell’alto
Alento” offre al lettore di questo giornale la possibilità di vedere nella sua
casa, al computer, squarci di paesaggi
relativi al territorio dei comuni che insistono sul decorso alto del fiume
Alento e i cui bambini afferiscono all’Istituto Comprensivo di Stio.
Magliano Vetere presenta le sue cappelle rupestri, dedicate a S. Mauro e a
S. Lucia, illustrate con due articoli del
Prof. Caffaro (Università degli Studi –
Salerno), il ponte medievale sul fiume
Calore, il museo paleontologico (con
articolo del dr. Sergio Bravi – Università Federico II – Napoli) con alcuni esemplari di fossili e il secolare
castagneto alle sue spalle. Viene illustrato anche il progetto sul “Turismo
rigenerativo”, tendente a realizzare
strutture di accoglienza ed assistenza
per chi voglia venire in questi comuni
per vivere un periodo di “ristoro”
nella natura. In un’unica sequenza vengono presentate anche delle prospettive del fiume Calore e della sua valle
e delle sue gole.
Stio ospita il museo dedicato allo scultore italo-argentino Antonio
Trotta (negli anno 60 espose alla
Biennale di Venezia), celebra il primo
settembre il Mastro di Fiera (con sfarzosi vestiti di stile rinascimentale), e
qui sono da visitare la chiesa di S. Pietro (ricostruita), la valle dei mulini e
nella sua frazione Gorga, nei pressi
della sorgente dell’Alento si può ammirare una gigantesca quercia mille-
naria.
Monteforte Cilento espone il suo ben
conservato centro storico, il bosco di
“Vaddi Ciuoffo”, la Cappella dedicata
al culto del Patrono S. Donato e per
le festività natalizie propone il Presepe
vivente. Altra manifestazione è quella
degli antichi mestieri (in collaborazione con la scuola di Stio). Due foto
fanno conoscere la casa dei fratelli
Capozzoli, e due articoli, di tendenze
opposte, ne illustrano gli aspetti storici. L’articolo di maggior respiro è del
Prof. Luigi Rossi (cattedra di Storia Contemporanea – Università degli
Studi di Salerno).
Nel CDROM sono presenti foto della
flora (in macro), dei piatti tipici, dei
paesaggi, schede statistico-anagrafiche
sui tre comuni, la presentazione del
Centro Studi “Camillo Valio” con sede
a Gorga ed una canzone cilentana
composta ed interpretata da Domenico Campitiello (con sottotitoli
in cilentano o italiano).
La natura del territorio è resa più realistica – nel CDROM – riproponendo
il canto degli uccelli registrati dal vivo.
Una musica originale fa da sottofondo
alla fruizione del programma ed è
anche disattivabile a richiesta.Numerosi testi, alcuni scritti dagli studenti
IC di Stio, illustrano aspetti particolari
di queste realtà.
Ampio spazio si è dato all’opera di risanamento di alcune parti del territorio eseguita dai dipendenti della
Comunità Montana del Calore Salernitano e da questo Ente finanziato e
progettato. Tale intervento ha realizzato negli anni numerose aree di
sosta, fruibili anche come aree pic-nic.
Un proverbio in dialetto, tratto da una
sequenza di 10, chiude il CD.
Il presidente della Comunità Montana,
prof. Franco Latempa, intervenuto alla manifestazione di presentazione del 29 maggio 2008 svoltasi
nella sala Comunale di Magliano Vetere con la partecipazione di numerose autorità culturali e politiche, ha
dichiarato che “il lavoro svolto ha saputo egregiamente cogliere lo spirito
del progetto ed è in sintonia con gli
strumenti programmati dell’Ente”.
Torna l’evento enogastronomico pieno di storia, cultura e tradizione
Ciccimmaretati, muligname ‘mbuttunate, granu e cavatielli
A Stio Cilento dal 17 al 23 agosto si
rinnova l’appuntamento con l’evento
enogastronomico più suggestivo di
tutto il territorio, dove cultura storia e
tradizioni si intrecciano facendo rivivere un atmosfera di straordinario fascino
Anche quest’anno, per chi è in vacanza
nel Parco Nazionale del Cilento, sarà
impossibile perdersi la XVI edizione
di “Ciccimmaretati” evento enogastronomico che si tiene a Stio dal 17 al 23
agosto.
Un richiamo culinario che riesce, dagli
inizi degli anni 90, a coniugare sapori,
cultura e ambiente.
I piatti proposti richiamano la tradizione contadina, la
loro preparazione la
lentezza e la sapienza di tale civiltà.
Le pietanze vengono consumate
sotto castagni centenari, su tavoli che si
integrano con il castagneto e rendono
l’atmosfera magica
e suggestiva.
I ciccimmaretati, le
foglie e patane cu lu
vicci, le ‘mulegname ‘mbuttonate, lu
grano a lu furnu, i cavatielli, i dolci,
sono i piatti che ogni anno hanno appagato il palato di migliaia di persone;
piatti che hanno accompagnato e caratterizzato la dieta dei contadini di
questi luoghi fino alla metà degli anni
sessanta.
La ricerca e la preparazione delle ricette tramandate dalle nonne, servite
in scodelle di ceramica; il vino assaporato in bicchieri di vetro costituiscono
un modo di proporre la tradizione che
rispetti i ritmi della società contadina
ed un ‘attenzione particolare ai sapori.
Dopo aver consumato il pasto, è possi-
bile raggiungere il centro del paese seguendo un vecchio percorso pedonale
e visitare il centro storico caratterizzato
da un agglomerato architettonico semplice ma armonioso.
Si possono ammirare la chiesa madre
del 700 e gli affreschi recenti del maestro Romano; i ruderi ed il campanile
della chiesa del XI secolo intitolata ai
SS Pietro e Paolo, appena restaurata, e
visitare il museo che espone un gruppo
significative delle opere dell’artista internazionale Antonio Trotta.
Vito D’Ambrosio
N°31 09 agosto 2008
19
Diano
Sul filo della memoria e
della nostalgia, Giuseppe
Liuccio, con coinvolgenti
versi dialettali, continua a
cantare e a celebrare la sua
terra e la sua gente.
Nei suoi versi, riscopre ed
esalta l’umanità della piccola comunità, lo straordinario patrimonio dei suoi
valori, nella consapevolezza
che, nei paesi del cilento,
non si è mai soli nella gioia,
nel dolore, nella festa, nella
malattia e nella morte.
Il ricordo materializza giochi ed affetti, personaggi e
tradizioni, profumi e sapori,
gioie e dolori.
Questa nuova raccolta di
poesie in dialetto cilentano
è un inno ai paesi del Cilento, alla vita di una volta,
alle tradizioni, al lavoro contadino...
Il poeta cilentano trasmette
al lettore una vibrante tensione poetica e civile.
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20
N°31 09 agosto2008
“L’associazionismo”
Come idea
di servizio
La voglia di fare associazionismo
nasce dall’esigenza di realizzare,
assieme ad un gruppo di amici,
un percorso comune con finalità
condivise e riconosciute come
prioritarie.
Ed è stato così che nel febbraio
2005 ho deciso di dedicarmi al
volontariato in maniera più decisa attraverso la formulazione
di un progetto di lavoro ben
preciso di sviluppo turistico e la
costituzione di un C.d.A. che
potesse amministrare l’Associazione Pro Loco Felitto.
La Pro Loco è un'associazione di
volontariato che opera per lo
sviluppo del territorio e del turismo locale, attraverso pubblicazioni, promozione di prodotti
gastronomici tipici, organizzazione di eventi ecc. Lo sviluppo
del territorio però, non sta a significare solo l'ampliamento
delle strutture ricettive o dei
servizi ad esse connessi, ma
anche il miglioramento della
qualità di vita sociale degli abitanti del luogo.
Per raggiungere queste importantissime finalità è necessario
tuttavia “fare sistema”, vale a
dire collaborare e rendersi disponibili con le altre associazioni e gli enti locali per
l'organizzazione d'iniziative di
vario genere, senza tralasciare
l’impegno per la solidarietà sociale ed il recupero ambientale.
Esperienze fondamentali che
servono a custodire gelosamente le tradizioni popolari le
quali altrimenti sarebbero scomparse, a tutelare i patrimoni artistici, storici, ambientali e a
difendere le radici culturali del
luogo.
Dal 2005 quindi abbiamo cercato di mettere in campo tante
azioni che rispondessero a queste finalità. Innanzitutto si è cercato di fare della sede
associativa un costante punto di
riferimento per i turisti e non
solo. Tant’è che è aperta tutti i
giorni e distribuisce materiale
informativo su Felitto e gli altri
paesi limitrofi a chiunque ne faccia richiesta.
Sono state messe in campo, poi,
nuove iniziative sia dal punto di
vista turistico che sociale. Rispondendo, infatti, alle sollecitazioni provenienti da alcuni soci
il martedì è stato istituito un
punto informativo relativo ai
concorsi e alle possibilità occupazionali.
È stata ripristinata una piccola
biblioteca, contenente i volumi
in dotazione alla Pro Loco, che
sono stati recuperati e riutilizzati. Si è prodotto, attraverso
l’opera di quanti si sono avvicendati nello svolgimento del
Servizio Civile, materiale turistico e documentario.
Si sta procedendo con un progetto dal titolo “Presente, passato e futuro” fase 2 al recupero
della memoria storica delle nostre tradizioni. Si è organizzato
un corso d’inglese e si vorrebbe
realizzare un laboratorio teatrale ed un corso di pittura.
Giuseppina Di Stasi
Presidente della Pro Loco
di Felitto
21
Felitto
N°31 09 agosto 2008
Il progetto “L’abergo adotta un paese” muove i primi passi
Il fusillo di Felitto e l’Hotel Village Marina insieme per crescere
Gli alberghi di Paestum si sono gemellati con i paesi dell’interno
della Valle del Calore.
È stato fatto l’incontro tra sindaci
e proprietari di alberghi alla presenza del presidente del Parco Domenico De Masi, c’è stato poi
qualche altro incontro operativo
tra amministratori e albergatori e
poi…
E poi il fatto si è concretizzato.
Il sindaco del comune di Felitto,
Maurizio Caronna e i proprietari
dell’Hotel Village Marina, Rino e
Pasquale Carrino si sono conosciuti,
ed hanno repdisposto un percorso
condiviso per fruttare a pieno le specifiche peculiarità dei due soggetti
portatori d’interesse.
Mercoledì sera scorso una delegazione di Felitto con in testa il sindaco Maurizio Caronna, il
vicesindaco Marialuisa Gatto, qualche assessore, il presidente della
Proloco Giuseppina Di Stasi e il
gruppo folk “I Nova Felix” sono approdati nella grande sala da pranzo
del Village Marina per la prima serata enogastronomica cilentana a
base di fusilli di Felitto e non solo.
Una vera e propria chicca per gli
ospiti del villaggio turistico.
È stato interrotto per una sera il classico menù di mare, per gustare una
cena a base di fusilli di Felitto al
ragù, soppressata, capicollo e pancetta di Gioi, bruschette con pomo-
sempre da Felitto, dal
gruppo folk “I Nova
Felix” capeggiato da
Mario Schiavo con
Sara, Chiara, Luca,
Paolo, Cosimo, Tonino, Alfonso e Settimio. Canti e balli,
della cultura cilentana
hanno allietato il dopo
cena degli ospiti del
dorini, mozzarelle e
ricottine fresche di
Paestum e dolci alle
castagne, alle mandorle, all’uva e ai
fichi de “Le Delizie
di Maria Carmela, di
Roccadaspide.
Durante la cena in
moti si sono avvicinati al tavolo dove si
poteva vedre e provare a “fare” i fusilli con il classico ferro prismoidale. Alla fine dai commenti tra i
commensali e dai loro volti si capiva
che la variante era stata di loro gradimento. La sorpresa aveva dato agli
ospiti l’opportunità di gustare, scoprire, apprezzare un piatto tipico dell’entroterra di Paestum, ricco e
diverso. L’albergo era al completo e
gli ospiti, circa 200 presenze, hanno
potuto trascorrere una serata diversa
anche grazie al dopocena offerto,
Village Marina.
Visto il risultato positivo, sia la direzione dell’Hotel Villane Marina sia
i produttori del fusillo felittese,
hanno concordato che, d’ora in poi,
il mercoledì sarà dedicato al fusillo,
al vino ed ai prodotti cilentani. In
fondo l’idea di De Masi era proprio
questa dare nuovi stimoli ad un territorio che ha in sé le risorse e gli
strumenti per diventare grande…
Gina Chiacchiaro
Chiacchierando con gli ospiti del Village Marina
cava di capire le parole di quei canti,
a volte un po’ tristi, a volte un po’ più
allegre, ma sempre profonde, ricche
di storia, cultura ed esperienze di vita
vissuta. È d’obbligo adesso conoscere
il paese con un’escursione guidata a
Remolino, nelle gole del Calore si dichiarano a vicenda i turisti. Il sindaco
Maurizio Caronna, soddisfatto della
serata, si è detto pronto a continuare
Dopo la cena, è stato interessante girare tra i tavoli ed ascoltare i commenti degli ospiti del villaggio.
Provengono da varie parti d’Italia, da
Potenza, Napoli, Milano, Benevento,
Avelino, Nocera, Matera... ci sono famiglie con figli piccoli e ragazzi più
grandi, coppie giovani, gruppi di amici.
Sono contenti di essere a Paestum, la
pubblicità negativa dei mezzi di comunicazione non li ha influenzati e
poi non è la prima volta che vengono
in questa struttura, sono degli abitudinari e ci tornano perché ci si trovano bene: ottima cucina, servizio
attento, spiaggia pulita, camere ben
organizzate e poi cordialità, familiarità, disponibilità da parte dei proprietari: Rino e Pasquale, sempre
presenti ad osservare, sempre attenti
a qualsiasi loro esigenza. Amano la
buona tavola e non disdegnano le novità. Il menù cilentano è stato molto
apprezzato. “Siamo stati contenti di
fare da cavie …” “Ottimo l’abbinamento di un menù di montagna servito al mare.” “Bella l’iniziativa …”
“Una variante alla cucina di mare …”
“Le cose buone sappiamo ricono-
scerle e questo piatto
di fusilli era davvero eccezionale …” “Il piatto
è davvero apprezzabile
…”
“Felitto? Dove si trova?
Ci piacerebbe visitarlo
…” “Vorremmo comprare i fusilli prima di ripartire …”
“Anche questi salumi non sono
niente male (Salumi del Cilento). Da
dove vengono? …” “La ricotta era
dolcissima…” E poi i dolcetti (Le
Delizie di MariaCarmela di Roccadaspide) così delicati, particolari nel
gusto hanno dato alla cena il tocco
finale. Ma le novità non sono finite e
la serata cilentana ha riservato
anche un dopo cena alquanto divertente con il gruppo folk, “I Nova
Felix”. Gli ospiti, dapprima sono rimasti ad ascoltarli comodamente seduti lungo il bordo vasca della piscina,
limitandosi ad applaudire. Poi in molti
si sono lasciati trascinare dal ritmo
della danza cilentana così ritmata, diversa, comunicativa. Le due ragazze,
Sara e Paola, ha fare da guida. Il pubblico ipnotizzato applaudiva e cer-
l’esperienza, settimanalmente, fornendo i fusilli all’albergo. Il vicesindaco, Marialuisa Gatto, entusiasta
della serata, è andata oltre dicendo
che questo progetto può diventare
itinerante e visitare anche altre strutture alberghiere di Paestum. L’esperienza è senz’altro da ripetere e da
esportare in altre realtà del territorio. I prodotti tipici cilentani sono interessanti e vanno fatti conoscere e
degustare a chi è meno fortunato, ma
non solo, scoprire anche il luogo che
li produce. Gemellaggio riuscito
quindi quello tra Felitto con la sua
storia e le sue bellezze culinarie e
ambientali e gli ospiti del Village Marina. Insomma, un progetto di adozione che immediatamente si è
tradotto in un partneariato commerciale
Gina Chiacchiaro
In Farmacia
Lo spray
con il
cortisonico
fa male
Nonostante gli indubbi vantaggi
della terapia inalatoria con cortisonici, specie nei bambini, anche
per questa pratica terapeutica occorre fare attenzione a possibili effetti collaterali.
Infatti, nel trattamento delle forme
asmatiche la terapia cronica con
cortisonici per via inalatoria migliora la sintomatologia e la funzionalità polmonare.
Seppur in maniera ridotta anche la
somministrazione nasale o inalatoria non evita le complicanze sistemiche associate alla terapia con
cortisonici. Bisogna stabilire attentamente il dosaggio di cortisonico
da somministrare per via inalatoria (es. fluticasone-Aliflus, Seretide,
Fluspiral, Flixotide), specie nei
bambini, che spesso ricevono tali
farmaci a dosaggi più elevati di
quelli autorizzati. Infatti un uso
cronico non esula dalla possibile
comparsa di effetti collaterali che
possono comprendere dolore addominale, perdita di peso, stanchezza, mal di testa, nausea,
riduzione del livello di coscienza…
Più gravemente possono comparire gravi ritardi di crescita, ipoglicemia e convulsioni. Inoltre sono
riportati anche, a seguito di somministrazione nasale o inalatoria,
disturbi mentali tipo depressione,
mania, euforia e delirio, eventi avversi noti fino ad ora solo per gli
steroidi orali e iniettabili.
Dal gennaio del 2007, sono stati riportati dal Centro di Farmacovigilanza Olandese 17 casi di disturbi
mentali in bambini di età compresa
tra 1 mese e gli 8 anni di età.
Di questi casi, 13 erano in trattamento con il solo fluticasone inalatorio ed in altri 4 il fluticasone
era associato al salmeterolo, per il
trattamento dell’asma.
Tali disturbi hanno incluso: insonnia (in 2 casi), agitazione (in 4 casi),
ansietà (in 2 casi), iperattività (in 4
casi) e disturbi del comportamento (in 3 casi). E’ importante
precisare che qualsiasi cortisonico
anche per via inalatoria dovrebbe
essere somministrato alla minima
dose efficace e soprattutto non
dovrebbe essere sospeso improvvisamente.
Un altro studio ha preso in esame
383 eventi avversi neuropsichiatrici occorsi in pazienti tra i 2 e i
92 anni di età che avevano fatto
uso di uno steroide per via inalatoria (fluticasone, beclometasone,
mometasone, budesonide). I disturbi comprendevano: insonnia,
nervosismo, depressione, confusione, ansietà, agitazione e labilità
emotiva. In 87 casi i sintomi si
sono risolti alla sospensione del
farmaco e si sono ripresentati in
25 dei 34 casi di risomministrazione.
E’ opportuno informare i pazienti
della necessità di limitare il dosaggio degli steroidi nasali e inalatori
al minimo accettabile di fare attenzione ad eventuali alterazioni
del comportamento e prendere in
considerazione il farmaco quale
possibile causa.
Alberto Di Muria
[email protected]
Cultura
22
N°31 09 agosto 2008
1861, eccidio ad Auletta con l’aiuto ungherese
45 fucilati, 200 arrestati
Estate 1861. L’unità d’Italia era stata
ratificata da appena un paio di mesi
ma già l’intero Mezzogiorno bruciava in un vero inferno di sangue e
violenza. Nei territori dell’ormai defunto Regno delle Due Sicilie divampava la rivolta legittimista
contro l’occupazione delle truppe
piemontesi, contro le tasse indiscriminate e la leva obbligatoria. Una
guerra civile quasi decennale, liquidata in seguito dalla storiografia ufficiale sabauda (si sa, la storia la
scrivono i vincitori e i loro cantori
salariati) come una successione di
eventi soltanto criminali che richiesero una giusta e sacrosanta operazione di polizia. Campania, Lucania,
Calabria: la mappa dell’insurrezione
popolare era vasta. Decine i centri
che si sollevarono contro l’invasore,
aprendo le porte alle bande di briganti, bruciando tricolori ed effigi
della nuova dinastia. Al riguardo
sono note le rappresaglie dei bersaglieri ordinate dai vari Pallavicini, La
Marmora o Cialdini, generale famoso per aver confessato di preferire
di gran lunga i beduini africani ai
“cafoni“ meridionali. La lista dei
paesi martiri è lunga, Pontelandolfo
e Casalduni i più noti, ma anche Au-
letta, teatro di un eccidio poco noto.
Ecco i fatti. Era il pomeriggio del 28
luglio quando una nutrita colonna di
legittimisti invase il paese, accolta,
secondo le cronache del tempo, da
feste, balli e canti. I ribelli si erano
concentrati nei giorni precedenti
nella vicina località Lontrano, dove
avevano atteso i rinforzi, contadini e
soldati del disciolto esercito borbonico provenienti da tutto il Vallo di
Diano e dalla zona degli Alburni. Il
primo atto, altamente simbolico, fu
la rimozione coatta dei ritratti di Vittorio Emanuele e di Garibaldi, i padri
della Patria. Sul palazzo comunale fu
poi issato il vessillo borbonico, mentre in chiesa si cantava il Te Deum e
le
campane
suonavano a
festa, invitando
il circondario
alla ribellione.
I possidenti e i
liberali filopiemontesi
della zona si
erano già volatilizzati, in fuga
nella
vicina
Pertosa per timore di inevitabili ritorsioni.
E proprio da Pertosa, dove era di
stanza un drappello della Guardia
Nazionale, scattò l’allarme. Il giorno
seguente un drappello di guardie e di
carabinieri calò su Auletta nel tentativo di snidare i ribelli ma fu respinto
a suon di fucilate. Troppo alto il numero degli insorti, urgeva una repentina ed esemplare azione di forza,
anche per scongiurare pericolosi tentativi di emulazione. Questa fu l’analisi dei vertici militari del VI
Comando di stanza a Napoli, che decisero di inviare alla volta del paese
ribelle un battaglione di bersaglieri,
accompagnato da una legione di
mercenari ungheresi al comando del
“Rutino, paese degli angeli”
Un documentario storico-religioso sul paese cilentano
Prodotto dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo e dalla Pro Loco “E.
Corazzo” di Rutino, il 07 Agosto
2008 sarà presentato il documentario “Rutino: Paese degli Angeli”, per
la regia di Gianni Petrizzo, con testi
del prof. Alfonso Rizzo, voce di
Guido Cairone, e organizzato da
Don Ilario Dichiara.
Nella prima parte, il documentario
descrive attentamente il paese, con i
monumenti storici di rilievo: la
chiesa, le cappelle, il museo, la fontana di San Matteo, i palazzi gentilizi.
Viene, inoltre, sottolineata l’importanza di personaggi rutinesi che si
sono distinti nella storia, come Padre
Michelangelo che fu chiamato a
Vienna dall’imperatore Leopoldo, Pasquale Magnoni con le sue opere letterarie,
Michele
Magnoni
sottotenente garibaldino e altri ancora… La seconda parte del documentario, invece, va ad approfondire,
con accuratezza filmica, quella che è
la sacra rappresentazione: la lotta tra
l’Angelo e il diavolo, che avviene ogni
anno, la seconda domenica di Maggio.
Per la ricorrenza, annualmente, tutti
i rutinesi si ritrovano uniti intorno
alla statua di San Michele, patrono
del paese. Questa festa evidenzia
non solo i valori religiosi ma anche
un’impronta chiaramente popolareg-
giante per l’attrazione che la sacra
rappresentazione esercita su tutto il
paese. A differenza delle altre feste
che hanno come parte centrale la
messa e l’omelia, in cui si esortano i
fedeli al bene e al giusto, questa celebrazione, invece, culmina in un
dramma dal messaggio prettamente
evangelico. La descrizione della sacra
rappresentazione mostra un primo
atto, che avviene, da tradizione, di
buon mattino nella chiesa madre, e
che consiste nel ricoprire la statua di
San Michele con oggetti d’oro di ogni
genere, donati negli anni, dai fedeli.
Poi si passa alla vestizione dell’angelo
(interpretato da Alberigo Dolce) che
è considerato dai rutinesi la vera star
in quanto rappresenta l’incarnazione
dell’Angelo salvatore.
Dopo la santa messa ha inizio la rappresentazione scenica in cui l’Angelo
attraversa in volo la piazza di Rutino
per raggiungerne il centro ed affrontare il diavolo (interpretato da Nello
Rizzo). Dopo un acceso dialogo si dichiarano guerra . Riparte la processione, che attraversa l’altra parte del
paese, per poi ritornare in piazza ed
assistere al combattimento finale:
l’Angelo con in pugno la spada sconfigge il diavolo (interpretato da
Carlo Volpe) e viene applaudito da
una folla in delirio.
Il messaggio lanciato evidenzia la vittoria del Bene sul Male, vuole essere
un invito di pace e di amore; è un incitamento a credere nel Divino, a
scacciare l’orgoglio e la superbia, a
rafforzare la fede.
Più in generale, con questa rappresentazione si vuole rievocare la cacciata di Satana e dei suoi seguaci dal
Paradiso. Gli spiriti superbi, che,
però, non si sono rassegnati, vogliono ritornarvi a tutti i costi. A
nulla serve l’assalto e la ribellione
perché l’Arcangelo Michele, il “Chi è
come Dio?”, li condanna per sempre
“fra pianti eterni, tormentatori imbelli”. Il messaggero di Dio riporta
una netta vittoria celestiale mentre
Asmodeo può solo esclamare: “salve
cupo mondo d’orror a te m’affido e
mi nascondo in seno della tua notte”.
E difatti, dal mondo delle tenebre, incita al male, si annida là dove è possibile, fa uccidere gli innocenti, fa
rinnegare persino le persone care, la
mamma abbandona o uccide il frutto
dell’amore, il ragazzo affoga nella
droga le delusioni della vita.
Armiamoci perciò di buona volontà,
di rispetto verso noi stessi e verso
gli altri, di comprensione e scacciamo
dal cuore il seme della violenza, dell’egoismo e della vendetta.
Gianni Petrizzo
famigerato colonnello Jhase. Al
soldo dei Savoia già da diversi anni,
questi battaglioni ausiliari magiari
(ma non mancavano polacchi, russi,
tedeschi, persino americani) affiancarono spesso le truppe sabaude in
quegli anni di lotta al brigantaggio.
Incaricati di fare il “lavoro sporco“,
spesso si macchiarono di crimini orrendi, come stupri, saccheggi, abusi
d’ogni genere, omicidi indiscriminati. Le truppe regolari entrarono ad
Auletta all’alba del 30 luglio, attraversando la contrada Piano, lasciata
scoperta dai partigiani. Questi infatti
avevano ritenuto più conveniente disperdersi nei boschi che affrontare
un avversario superiore per numero
ed equipaggiamento. Per le strade si
aprì una vera e propria caccia al brigante, insensata e stupida poiché in
giro c’erano solo inermi civili che,
come sempre accade in questi casi,
pagarono il prezzo più alto della repressione. Auletta fu messa a ferro e
fuoco, tanti gli uomini d’ogni età
massacrati a colpi di baionetta o fucilati per il semplice sospetto di essere ribelli. Furono proprio i soldati
ungheresi a rendersi protagonisti dei
crimini più orrendi, penetrando nelle
case, saccheggiando, bruciando, seviziando e stuprando. Neanche i luoghi di culto furono risparmiati dalla
furia cieca e selvaggia della rappresaglia. Del resto i preti, accusati di
essere i più ferventi fautori della restaurazione borbonica, erano le vittime preferite dei vertici piemontesi,
notoriamente anticlericali. Una cronaca dei fatti -edita qualche anno fa
dall’associazione “Auletta Terra Nostra“ a margine di un convegno tematico che ha inteso ricordare quei
martiri- restituisce particolari a dir
poco raccapriccianti di quella mattinata di sangue. Il parroco del paese,
Don Giuseppe Pucciarelli, fu sorpreso nella canonica e in loco barbaramente seviziato a coltellate,
letteralmente fatto a pezzi dalla soldataglia assetata di violenza. Ma non
prima di aver fatto piazza pulita di
arredi sacri, ex-voto e reliquie. Fu
poi la volta dell’arciprete Don Nicola Amato, che, insieme ad altri tre
religiosi, fu condotto davanti alla
chiesa principale per essere giustiziato. Tra sevizie ed umiliazioni i
quattro furono prima obbligati ad inginocchiarsi al cospetto del tricolore
sabaudo. Ma uno di loro, già settantenne, non resistendo nella scomoda
posizione si alzò e fu immediatamente colpito da un sergente che,
con il calcio del fucile, gli fracassò il
cranio. Il bilancio finale di quella
mattanza fu di oltre 45 morti (ma potrebbero essere molti di più) e oltre
duecento arrestati, condotti a marcire
nelle carceri di Salerno con l’accusa
di rivolta e cospirazione.
Raffaele Avallone
La lettera
“C’è chi è
incompatibile con
la politica”
Nelle pagine di Unico c’è
un’accusa infondata su gli avversari politici come il sottoscritto.
Chi accusa è Enzo Sica che
ha retto per due anni le sorti
del Comune di CapaccioPaestum che è stato cacciato
in maniera ingloriosa dal
Consiglio comunale .
Le accuse tendenziose di
questo personaggio che ha
usato recentemente per discreditare la condotta politica di suoi avversari non
hanno nulla a che fare con la
pratica politica democratica.
In poco più di due anni di allegra amministrazione dovrebbe spiegare ai cittadini
di Capaccio che cosa ha prodotto?
1)Ha prodotto la chiusura irresponsabile del passaggio a
livello a Paestum spaccando
il paese in due , causando
enormi disagi ai residenti e
successivamente anche al turismo interno.
Molti cittadini delle zone interne una volta si riversavano
sulla
spiaggia
di
Paestum, oggi invece sono dirottati dalla viabilità verso
comuni vicini come ad esempio Agropoli.
2)Vorremmo sapere i cinque
milioni di euro che le ferrovie hanno versato al comune
per la soppressione del passaggio a livello e la realizzazione al suo posto di un
sottopasso. Solo la grettezza
e la rozzezza di un simile
personaggio tentando di infangare gli avversari di altri
par titi senza nessuna critica
seria.
Noi dell’area comunista,vorremmo confor tarli sui programmi, sulle cose da fare ,
come affrontare la grave crisi
economica delle famiglie , il
calo ver tiginoso di presenze
sul nostro territorio, la disoccupazione , la qualità della
vita, non sulle semplici polemiche che giovano solo ai
personaggi vuoti di proposte
e di idee .
M au r o G n az z o
N°31 09 agosto 2008
Viaggi e assaggi
23
Il lido-ristorante “Mediterraneo”, un gioiello sul mare
Per chi, come me, non conosce
l’estate da turista, ecco una meta
dove per qualche ora si ha l’impressione di essere in vacanza. Siamo a
Paestum, vicino al mare, al Lido Mediterraneo, il locale di Leopoldo Marandino, rinomato gioielliere di
Capaccio Scalo, ma da sempre
amante della buona tavola, quella
che fa sentire i sapori veri. Da quest’anno il “Mediterraneo” è anche ristorante e che ristorante. Si vede che
nella gestione c’è una ricerca maniacale di prodotti rari e di qualità, come
pesce fresco unicamente del nostro
mare e verdure provenienti esclusivamente dai nostri orti. Qui si ha
l’impressione che il locale non vuole
essere “business”, ma piacere di
ospitare le persone. Per arrivarci, una
volta giunti al semaforo della Laura,
dovete prendere la strada che arriva a
mare, tutto in fondo svoltare a sinistra e dopo poche centinaia di metri
troverete il locale sulla destra. Soprattutto di sera, si parcheggia in
modo molto agevole di fronte al locale. Entrati, si vede che l’interno è
arredato con gusto e in modo mo-
LA
RICETTA
Pesce bandiera in crosta
di patate con salsa limonello e foglioline di menta
Ingredienti per 4 persone:
1 pesce bandiera da 1.5 Kg. - 1
Kg. di patate - 1 limone - olio extravergine d’oliva Colline Salernitane Dop – sale - ciuffo di
menta.
Preparazione: pulite e sciacquate abbondantemente il pesce
bandiera. Tagliatelo in sezioni più
o meno lunghe dieci centimetri,
dalle quali ricaverete dei piccoli
filetti. Pelate le patate e affettatele
in modo sottilissimo ottenendo
dei piccoli dischetti. Con la metà
delle patate formate, su di una
placca antiaderente 4 cerchi, sistemate i filetti di bandiera sulle
patate, salate e ricoprite il pesce
perfettamente con le restanti patate, salate nuovamente, irrorate
con l’olio d’oliva. Infornate a
200° per 15 minuti circa. Nel frattempo preparate con il limone e
l’olio una salsina mettendo prima
il sale, poi il limone e l’olio facendo emulsionare il tutto.
Quando il pesce sarà pronto, irroratelo con la salsa limonello e decorate con le foglioline di menta.
Servite subito.
Vino consigliato: Fiano Paestum
Igt, Az. Cuomo-I Vini del Cavaliere, Capaccio-Paestum.
derno. Ci sono poco meno di quaranta posti, ma in questi periodi si
mangia sulla spaziosa e comoda
terrazza coperta che affaccia sul
mare. La cornice è molto rilassante: la vista offre, poco prima
della spiaggia, un curato prato
verde con numerose piante esotiche, seguito dagli ombrelloni perfettamente allineati e dal mare, che
in occasione della nostra visita è
eccessivamente calmo tanto da non
farsi sentire ma da offrire profumi
salubri che mi hanno fatto ricordare
la mia infanzia e la mia gioventù,
quando avevo il tempo di frequentare, giorno e notte, le nostre
spiagge (per chi non lo sa, sono un
pestano verace, nato a Torre che
fino agli inizi degli anni ’70 è stata
la “capitale” balneare del Comune di
Capaccio). Una volta a tavola, eravamo in quattro, abbiamo lasciato
fare, dando come unica indicazione
quella di voler “godere” a tavola.
Ecco quello che Rosario Schiavo, il
responsabile del servizio, ci ha servito: una bruschettina con pomodorini accompagnata da un generoso e
gustoso pezzo di tonno locale all’olio
extravergine d’oliva che ci ha fatto
intuire che la serata partiva con il
piede giusto. A seguire una fresca e
deliziosa caponata di mare con delle
alici e dei gamberetti marinati, servito su biscotto di grano duro, e poi,
un eccezionale “tiepido di calamari
su letto di funghi porcini crudi”. Il
abbiamo bevuto, o meglio gustato,
un Pietraincatenata 2006 di Luigi
Maffini che ancora una volta ha dimostrato di essere uno dei più
grandi bianchi della Campania e
un Moscato Passito di Pantelleria
2004 delle cantine Duca di Salaparuta.
Per una serata al Mediterraneo il
conto si aggira sui 35/40 euro a
persona, vini a parte.
Lido Ristorante Mediterraneo,
Via dei Lidi, Zona Laura Mare
(presso Lido Nettuno),
84063 Capaccio-Paestum (SA).
Tel. 0828.851601 - Voto 79/100.
primo consisteva in delle linguine
cotte al punto giusto e condite con
patelle e bulli (sconcigli), ingredienti
che si trovano raramente nei ristoranti nostrani. Fresco e gustoso
anche il secondo di mare che era del
merluzzo di coffa (pescato con un
particolare tipo di lenza) gratinato al
limone. Sì, c’è da dire che lo chef,
Lonnici Djamal, ha avuto dei bravi
maestri per poter offrire una cucina
semplice, buona e prettamente mediterranea.
A questo punto, non perché eravamo
insoddisfatti, ma in quattro ci siamo
divisi una pizza napoletana, per testare le qualità del pizzaiolo che francamente non ha deluso. Dulcis in
fundo, una panna cotta con salsa ai
frutti di bosco ha chiuso degnamente
una piacevole e rilassante serata.
Come vino, il Mediterraneo, anche
se per il momento, è ancora sprovvisto di carta, offre una vasta scelta di
etichette regionali e nazionali. Noi
Pagina cura di Diodato Buonora
([email protected])
È arrivata la guida ai vini della provincia di Salerno
Anche la provincia di Salerno
ha la sua guida dei vini che da
pochi giorni possiamo trovare
in tutte le edicole della nostra
provincia e nelle migliori librerie.
L’autore non poteva che essere Luciano Pignataro, che da
anni è un grande promotore
dei vini della Campania, sia
con recensioni sul suo sito
(www.lucianopignataro.it), sia
tutti i venerdì con una rubrica
enologica molto seguita su “Il
Mattino”. Il volume è il secondo di una serie di cinque. È
stato già pubblicato la “Guida
completa ai grandi vini dell’Irpinia” e dovranno seguire a
breve, entro la fine dell’anno, i
volumi sul Sannio, sulla provincia di Napoli e sulla Terra di
Lavoro.
La “ Guida ai vini della provincia di Salerno dalla Costa
d’Amalfi al Cilento”, 40
aziende e 250 etichette, è una
ricostruzione storica della viticoltura dalle origini ai giorni nostri con
titolari, le schede dei prodotti
sino alla sintesi delle 5 stelle e
dei 13 vini del cuore attraverso
i quali è possibile narrare la
straordinaria avventura degli ultimi vent’anni.
Un manuale indispensabile per
gli appassionati, i sommelier, i
ristoratori e gli operatori del
settore che adesso hanno, al
tempo stesso, l’atlante più
completo mai pubblicato e una
lettura immediata delle eccellenze per ciascuna tipologia:
Costa d’Amalfi, Castel San Lorenzo, Cilento, Colli di Salerno
e Paestum igt. In appendice: i disciplinari, la produzione, i wine
bar e i ristoranti.
l’anagrafica delle cantine.
Ogni azienda è presentata attraverso i dati essenziali, le vicende dei
La guida, 111 pagine, Edizioni
dell’Ippogrifo, 8 euro, oltre che
in edicola può essere richiesta
rivolgendosi direttamente all’editore scrivendo a:
[email protected] oppure telefonando ai numeri
347.0503455 e 081.5177000
Dibbì
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