Inaudito Clic - Lo Spazio Creatore * di Alessandro Casellati

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Transcript Inaudito Clic - Lo Spazio Creatore * di Alessandro Casellati

Alessandro Casellati
Inaudito Clic
Ipotesi sulla Strutturazione dello Spazio
Libro 1
2016
Inaudito Clic Essenziale
Semplicità e complessità, somiglianza e differenza, fisica e
metafisica, sono come un diamante puro: se l’osservi da vicino ne
cogli le mille sfaccettature, ma se lo allontani un poco per
possederlo nella sua interezza, per conoscerlo completamente,
allora esso ti appare come un’unica splendida luce.
Schizzo
E’ del tutto scevro d’invidia, ma non c’è alcun merito in questo:
perché egli vuole conquistare un paese che nessuno ha ancora
posseduto e che a malapena qualcuno ha forse soltanto intravisto.
“La Gaia Scienza” - F. Nietzsche
…immaginare l’esistenza o le proprietà di oggetti che sono ancora al
di là della nostra conoscenza, spiegare il visibile complicato per
mezzo dell’invisibile semplice, ecco la forma di intelligenza intuitiva…
“Gli atomi” – J. Perrin
Inaudito Clic Essenziale
Indice
Mattino
1 – Il Problema
2 – Fondamenti
3 – Struttura-Supern
4 – Struttura-Glub
5 – Struttura-Materiale
Pomeriggio
6 – Massa e Moto
7 – Energia ed Eenìa
8 – Gravità
9 – Interazione Elettrica-di Guscio
10 – Magnetismo
11 – La Luce
Sera
12 – La Relatività
13 – Fisica Atomica e Molecolare
14 – Meccanica Quantistica
15 – Fisica delle Particelle
16 – Cosmologia
17 - Schede
Bibliografia
Inaudito Clic Essenziale
Mattino
1 – Il Problema
2 – Fondamenti
3 – Struttura-Supern
4 – Struttura-Glub
5 – Struttura-Materiale
Inaudito Clic Essenziale
Il Problema
Capitolo 1
Doverosa Premessa
Verità
Teorie Tolemaiche
Errori Fatali
Cul de Sac
Ambiti
Sul Metodo
Sensazione
Tendenza
Costante
Perché
Criteri
Dialettica
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Inaudito Clic Essenziale
Doverosa Premessa
Il Problema
La prima stesura di questo saggio risale al lontano 1983. Da allora, puntualmente ogni anno, dopo aver
letto alcuni libri divulgativi appena pubblicati, l’ho modificato-rivisto-corretto in modo da tenerlo
costantemente aggiornato. In verità, per decenni questi interventi sono stati minimi perché la fisica
fondamentale ha mantenuto indefessamente la sua totale insoddisfacenza. Comunque, i principi portanti
e la ragion d’essere del saggio sono rimasti inalterati.
Poi, improvvisamente, nel 2014 ho letto, tra gli altri, “La realtà non è come ci appare” di Carlo Rovelli e
molto è cambiato: viene esposta la teoria della Gravità Quantistica che assume come struttura dello
spazio proprio quella da me sostenuta ben trent’anni fa. Quindi, da questo fatidico anno in poi, il
presente saggio non esprime più alcune idee strambe pensate da un ignoto soggetto, ma diventa un libro
precorritore, anticipatore (e con quale anticipo!) delle più attuali e avanzate idee di fisica fondamentale
(solo l’ignoto ideatore rimane tale). Questa volta sì che le modifiche-aggiunte sono diventate parecchie,
alcune di loro volte a mostrare le analogie concettuali tra l’Ipotesi-glub dell’Inaudito Clic e la Gravità
Quantistica, e anche le divergenze, che rimangono tante. Ignoro quale sia la percentuale di fisici che
sostengono tale teoria rispetto alle altre in voga (presumo che sia bassina perché stringhe, brana e
supersimmetria temo che abbiano potenti appoggi), ma lo squarcio è stato prodotto e quindi è prevedibile
che negli anni a venire le sorprese non mancheranno, perché per ora questi fisici sono appena all’inizio:
devono ancora spiegare parecchie cosette alla luce della nuova visione da loro proposta. Tutte cose,
invece, già ampiamente spiegate e descritte in questo vecchio, seppur aggiornato, saggio.
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Inaudito Clic Essenziale
Verità
Il Problema
- La teoria quantistica dei campi non è certo quella definitiva, molto dev’essere ancora elaborato, ma è
straordinaria per la sua coincidenza con le osservazioni e le misurazioni che via via si susseguono; inoltre
consente di fare previsioni che puntualmente si avverano. Questo fa pensare che vi sia in lei una base di
verità. Siamo sulla buona strada.
- Già…Vede professore, nel lontano primo secolo dopo Cristo visse ad Alessandria d’Egitto un
astronomo di chiara fama chiamato Tolomeo. Ai suoi tempi era imperante la teoria geocentrica che
vedeva il sistema universo con al centro la Terra e tutto le girava intorno in orbite circolari perfette: luna,
pianeti, sole, stelle. Ma gli astronomi greci avevano osservato alcune anomalie nelle orbite planetarie che
turbavano fortemente la perfezione del tutto: i pianeti acceleravano e deceleravano, tornavano indietro
per poi riprendere il percorso, ecc. Allora Tolomeo perfezionò la “teoria degli epicicli” che prevedeva
epicicli (piccole orbite circolari) collocati sull’orbita principale (deferente) ed equante, inoltre collocò la
Terra in posizione leggermente eccentrica. In questo modo riuscì a dare ragione di tutte le anomalie.
Sono stati costruiti modelli meccanici del sistema riferiti soprattutto al sole, le sfere armillari, di cui una
delle più belle si trova a Firenze. Se possedessimo la macchina del tempo, andremo da lui e gli diremmo: Amico, guarda che la tua teoria è completamente sbagliata perché…Ci bloccherebbe subito con un
gesto imperioso del braccio: - Impossibile! La mia teoria è in accordo con tutte le osservazioni e le
misurazioni fatte dagli astronomi; inoltre, se usata correttamente, permette di fare previsioni sul moto dei
pianeti e del sole, quindi essa non può che essere vera.
Perché la teoria degli epicicli ha delle caratteristiche scientificamente notevoli pur essendo totalmente e
profondamente errata? Per tre ragioni: 1) è stata elaborata da personaggi indubbiamente ingegnosi, 2) si
serve di uno strumento assai duttile quale la geometria, 3) non deve giustificare alcunché, non deve cioè
sottoporsi a un bagno di realtà e plausibilità. Infatti se a Tolomeo obiettassimo: –Ma amico, per quale
motivo un pianeta che sta tranquillamente percorrendo la sua orbita dovrebbe a un certo punto entrare in
un epiciclo? Che cosa lo costringe? La sua risposta sarebbe: - L’universo è stato creato da Dio, è Lui
che ha stabilito così, non spetta a me chiedere il perché né giustificare il Suo volere. E tanti saluti.
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Teorie Tolemaiche
Il Problema
Torniamo ai nostri tempi. E’ la teoria quantistica dei campi una teoria di tipo tolemaico? Vediamo: 1)
viene elaborata da persone indubbiamente ingegnose, notoriamente dotate di elevati QI, 2) si serve di
uno strumento che possiede una duttilità diecimila volte superiore alla geometria del primo secolo: la
matematica moderna è un mezzo strepitoso di indagine, 3) nessuno pretende giustificazioni, bagni di
realtà o di plausibilità.
- Ma signori, com’è che in ogni punto dello spazio si sovrappongono una ventina di campi? Già ignorate
che cosa sia un campo, al di là della sua definizione matematica, ma ora addirittura ne sovrapponete venti,
e non sempre interagenti. Quale struttura dello spazio può supportare una tale lussuriosa abbondanza?
- Sono concetti astratti matematicamente giustificati e tanto basta. Non disturbarci con volgarità come
la realtà.
- Ma signori, nonostante tale ventina ancora non c’è la materia!
- Non c’è la materia? E che ci vuole? Aggiungiamo un altro campo, quello di Higgs, et voilà, eccoti servita
la materia.
Il fatto che la teoria quantistica dei campi sia indubbiamente di tipo tolemaico non implica che sia anche
necessariamente errata: forse sì e forse no, ma finché non supererà il terzo punto, quello del bagno di
realtà, essa rimane nel limbo, e la sua complessità e farraginosità tolemaicosa la collocano più verso il
forse no che verso il forse sì.
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Errori Fatali
Il Problema
 I fisici moderni fanno ormai riferimento alla Matematica-dio. Non è un’esagerazione: rinunciando alla
plausibilità e abbandonandosi all’astrazione essi hanno sostituito la realtà con la verità matematica;
inoltre, affermando l’imperscrutabilità della natura profonda delle cose essi fanno un chiaro riferimento a
un campo divino che non è d’uopo indagare, pena il sacrilegio. Quindi, matematica e dio, pericolosamente
coincidenti. Primo errore fatale.
 Essendo ormai tutto matematico, hanno compiuto il secondo errore fatale: la matematica, oltre che
strumento è diventato anche fine. Sfortunatamente, se la matematica è un mezzo strepitoso di indagine,
quando diventa fine risulta ridicola e patetica. Ci si intenda, non è colpa della matematica ma di chi la usa
in maniera così impropria. Con l’indagine matematica bisognerebbe giungere al “come se”, e lì andrebbe
bloccata per passare ad altri sistemi che conducano al “è” e al “perché”. Esempio, affermare, come frutto
di osservazioni e misurazioni, cioè di usi matematici, che due cariche di segno opposto si comportano
“come se” si avvicinassero reciprocamente, è corretto. Ma ora si abbandoni la matematica e si faccia
ricorso a un modello qualitativo in cui inserire l’informazione in un tutto coerente ed esplicativo che
permetta di passare dal “come se” all’”è”. Dall’apparenza alla realtà. Dall’informazione alla conoscenza.
 Terzo errore fatale: la matematica-dio, essendo uno strumento e nulla più, consente di ricavare
informazione da altra informazione, e poi ancora informazione, e poi altra informazione, all’infinito. Quindi
la conoscenza è stata completamente sostituita con l’informazione.
Si sta costruendo un edificio sempre più alto, fino alla stratosfera, ma poggiato su una nuvola, cioè senza
fondamenta, perciò non si andrà a parare da nessuna parte, purtroppo. Ogni pacchetto di nuova
informazione dovrebbe essere trasformato in conoscenza e inserito in un modello qualitativo coerente;
solo allora andrebbe ripreso e utilizzato per ricavare un ulteriore pacchetto di informazione. Questa
operazione non impedirebbe in alcun modo il progresso (edificio sempre più alto) ma permetterebbe di
costruire nel contempo delle solide fondamenta, e allora la fisica fondamentale, finalmente resa
conoscenza dinamica, mostrerebbe all’uomo la sua bellezza sfolgorante, i suoi limiti e la sua intelligibilità.
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Inaudito Clic Essenziale
Cul de Sac
Il Problema
 Vi è un’idea piuttosto precisa su quanto è accaduto da un secolo a questa parte nel mondo della fisica
fondamentale. Quando è stata proposta e sviluppata la visione matematico-astratta dell’universo ci sono
stati oppositori -Einstein fra tutti- ma ben presto il suo prevalere è diventato assoluto e non più messo in
discussione: segnato il sentiero con un cartello ben visibile, con lettere al neon e l’immagine di una procace
fanciulla ammiccante, tutti i fisici che si sono occupati del problema l’hanno imboccato, generazione dopo
generazione senza eccezioni, lasciando così scomparire dietro un intrico di erbacce qualsiasi altro
sentiero che avrebbe potuto portare alla cima della montagna. Il dramma è che il
sentiero luminoso non porta da nessuna parte, e se lo farà si dimostra nel
frattempo
comunque
inesorabilmente
arzigogolato,
confuso,
pieno
di
trabocchetti e diramazioni morte. In altri termini, tutte le vecchie e nuove leve dei
fisici si sono cacciati in quello che i francesi definirebbero brillantemente un “cul
de sac”. Certo, ci sguazzano benissimo al suo interno: elaborano teorie
fantasiose, progettano marchingegni tecnologici complicatissimi, dibattono, scrivono libri, si
autoassegnano riconoscimenti e lucrosi premi, ricavano una soddisfacente pagnotta quotidiana, si sono
costruiti un’aura di intelligentoni e di conoscitori di profondissimi misteri; insomma, visto dall’esterno il
sacco si agita assai, dando l’impressione di avere un gatto rabbioso al suo interno, ma rimane pur sempre
un sacco dai cui confini non si esce. Probabilmente occorrerà molto tempo prima che qualche fisico molto
dotato e soprattutto in possesso di un forte anticonformismo debordi dall’angusto imbocco e ritorni a
riveder le stelle.
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Inaudito Clic Essenziale
Ambiti
Il Problema
 Riflettendo sugli ambiti, si potrebbe concludere che in teoria l’Ipotesi-glub, che verrà esposta in questo
saggio, e i fisici non si pestano i piedi a vicenda, mentre in pratica ciò accade.
 L’Ipotesi-glub si occupa di un certo aspetto della fisica il cui limite superiore coincide con quello
inferiore della fisica che interessa i fisici: fare ipotesi
sulla natura dei fenomeni del nostro universo rientra
nel suo ambito che è per così dire, ontologico, mentre
per i fisici si tratta di cose senza senso, avendo
stabilito a priori che i fatti della natura sono
imperscrutabili. D’altro canto la misurazione, la quantificazione e la sperimentazione che sono il pane dei
fisici, in questa sede non potrebbero interessare di meno; quindi, a prima vista, si direbbe che gli ambiti
siano effettivamente disgiunti: all’Ipotesi-glub i cos’è e i perché, ai fisici i quanto e i come, anche se è duro
accettare che la fisica non brami occuparsi interamente delle cose dell’universo.
 Ma infine ci si potrebbe rassegnare, esprimendo fiducia in un futuro migliore, visto che le mode
cambiano e grazie al cielo cambiano pure gli uomini e le idee; purtroppo c’è una difficoltà: nonostante gli
ambiti siano fondamentalmente diversi, essi si intrecciano, inviano diramazioni, turbano -spesso
pesantemente- l’uno i principi dell’altro; in special modo l’ambito-glub, trovandosi a monte, aggredisce
quello dei fisici, costringendolo a diverse modifiche sostanziali. Un esempio vale per tutti: dalle ipotesi
sulla natura dei fenomeni emerge con forza il principio, debordante nell’ambito della fisica
contemporanea, che non esistono fenomeni attrattivo-repulsivi bensì esclusivamente compressivoespansivi, perciò di conseguenza diventa doveroso rivedere a fondo le basi stesse della gravità,
dell’elettromagnetismo, della fisica delle alte energie, ecc.
Così, si torna al punto di partenza: non è possibile separare gli ambiti.
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Sul Metodo
Il Problema
 Fra poco incomincerà la trattazione sistematica delle idee che fondano l’Ipotesi-glub, ma se presto il
lettore deciderà che i concetti espressi saranno inaccettabili, assurdi o sciocchi, comunque non meritevoli
di ulteriore attenzione, e si accingerà a smettere definitivamente la lettura rimpiangendo il tempo perso,
bisogna quantomeno rammentargli che non sta seguendo un metodo, o almeno non un metodo corretto.
 Così come i matematici possono costruire infiniti universi astratti semplicemente variando una o più
condizioni iniziali e agendo in modo che ogni deduzione consegua coerentemente dalle condizioni
arbitrariamente fissate, così ci si dovrebbe comportare con questo racconto. Si fisseranno alcune
condizioni iniziali che saranno successivamente approfondite: se saranno semplici e da queste si riuscirà in
modo logico a costruire pezzo per pezzo l’edificio del nostro universo reale, allora e solo allora
bisognerebbe cominciare a porsi il problema se le condizioni siano o no plausibili, nel frattempo
andrebbero considerate e accettate come semplici possibilità speculative.
 Costruire pezzo per pezzo significa fornire un modello di struttura dello spazio, poi spiegare la
generazione della materia e della massa, giustificare i meccanismi per l’instaurarsi della carica elettrica,
spiegare perché si manifestano le forze fondamentali, dire che cos’è l’energia, spiegare i fenomeni
relativistici e il dualismo onda-corpuscolo, compiere una puntatina nella meccanica quantistica e nella
fisica delle alte energie, e infine proporre un’ipotesi sulla formazione del nostro universo; sempre e
comunque affrontando il problema dal punto di vista visivo-esplicativo e non descrittivo-quantitativo,
ossia ignorando valori numerici e misurazioni per puntare sul che cos’è. Da ciò ne consegue che non si
avrà alcuna contraddizione con il quanto e il come della fisica contemporanea, ma emergerà una forte
divergenza sulla visione del mondo (sempre ammettendo che i fisici ne abbiano una).
Siate scettici ma non negativi
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Sensazione
Il Problema
 Weber “Un esperto è una persona che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di
nulla”. Leggendo i testi divulgativi di fisica si ricava una netta sensazione, una chiara tendenza e una ferma
costante.
 Esiste un classico gioco d’intelligenza costituito da nove punti disposti a quadrato che bisogna unire
con una spezzata di soli quattro segmenti. Per risolverlo occorre uscire dal quadrato dimostrando di
possedere una buona spazialità, laddove invece molti si impantanano ostinandosi a tracciare la spezzata
dentro il quadrato, come se il suo inesistente perimetro fosse un limite invalicabile
fissato dalla ragione o da chissà quale entità psichica. Chi non risolve il gioco ha
la convinzione psicologica che non si possa usufruire del resto del piano del
foglio, e quindi rimane confinato fra i puntini; chi lo risolve invece espande il piano
a disposizione vincendo il condizionamento psicologico che lo spinge a rimanere vincolato.
 Secondo i fisici una ipotetica entità fondamentale dev’essere una particella o una forza o un campo, e
così rimangono confinati rimbalzando fra questi elementi, mentre occorre rinunciare a pensare di risolvere
questioni di particelle-forze-campi inventando o trovando altre particelle o forze o campi. La risposta si
troverà oltre, in quel favoloso universo che soggiace e che genera campi, particelle e forze. Perché non
giungere alle estreme conseguenze e affermare che l’entità generatrice dev’essere qualcosa che sta
ancora prima della prima particella e della prima forza? Che l’entità fondamentale non è particella o forza
ma è ciò che ha generato la particella e la forza?
La sensazione è che il pensiero fisico contemporaneo rimanga confinato tra particelle,
forze e campi, incapace di espandersi oltre
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Inaudito Clic Essenziale
Tendenza
Il Problema
 Detto in soldoni, il Modello Standard si articola in due grossi rami: il primo, la Meccanica Quantistica,
accorpa le teorie di Maxwell–Weinberg–Salam alla cromodinamica. Unifica cioè l’elettromagnetismo alla
forza debole e si occupa dei quark: pare che il grosso problema sia non sapere dove piazzare la gravità.
L’altro ramo è la Relatività, che si occupa brillantemente della gravità ma va in forte attrito con la
Meccanica Quantistica.
Ed ecco comparire la tendenza: sin dall’inizio del Novecento, quando si tentavano interpretazioni sulla
struttura dell’atomo, fino alle moderne teorie, tutto è costellato di affermazioni proditorie, stabilenti
vincoli assai importanti, eppure non giustificate da altro che non sia una qualche osservazione o una
necessità teorica. Queste affermazioni, o principi, o regole, fanno comodo e perciò vengono fatte
nascere dal nulla, o magari da riscontri empirici, e non come naturale conseguenza delle conoscenze
acquisite fino a quel momento.
 Esempi: -il principio d’inerzia; -la formula dell’energia cinetica; -gli elettroni rotanti intorno al nucleo non
precipitano su questo perché è loro vietato dal confinamento (sempre la parola chiave!) quantizzato entro
precisi valori energetici; -esiste una legge empirica, scoperta da W. Pauli, secondo la quale non più di un
elettrone può trovarsi in una determinata configurazione; -lo spazio si deforma incurvandosi; -nella
cromodinamica si verifica il confinamento (!) dei colori, vale a dire che i colori dei quark esistono ma non
sono visibili singolarmente perché sempre accoppiati; -se la stringa vibra così -nello spazio a undici
dimensioni!- si ha la tale particella, se vibra cosà si ha un’altra particella, se vibra cosò si ha la carica
elettrica, e via dicendo.
Esiste la tendenza a costellare il Modello Standard di regole e principi creati dal nulla,
senz’altra giustificazione che la comodità interpretativa
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Inaudito Clic Essenziale
Costante
Il Problema
 La costante è il povero spazio-prostituta. Che cosa non si fa fare allo spazio vuoto! Lo si incurva e
deforma, lo si riempie di particelle virtuali e di particelle che nascono e subito scompaiono, è letteralmente
invaso da campi di ogni genere, pullula di gluoni e di particelle di Higgs, possiede un qualcosa chiamato
energia oscura, è attraversato in lungo e in largo da onde elettromagnetiche di varia fattura, ecc., ecc. E
tutto questo rimanendo sempre e comunque un contenitore fatto di nulla: è il nulla che si deforma, il nulla
che crea e distrugge particelle, il nulla che si perturba con i campi, il nulla che trasmette onde, il nulla che
possiede energia e si espande: proprio come la prostituta alla quale si fa compiere ogni giochetto erotico
pur considerandola una nullità.
 Quanto ci vorrà ancora per accettare l’evidenza? Che uno spazio con le capacità sopraelencate non
può essere il nulla ma dev’essere giocoforza un qualcosa di fortemente creativo? Ormai si è al limite
dell’intasamento spaziale, quando l’operazione sarà compiuta gli elementi che lo intasano saranno
identificati con lo spazio vuoto, essi saranno lo spazio vuoto, che smetterà così di essere vuoto.
Finalmente!
La costante è che allo spazio si attribuiscono mille proprietà e capacità pur continuando
a considerarlo un contenitore vuoto
Non rimane che sperare che a partire dalla teoria della Gravità Quantistica le cose comincino a schiarirsi
e a migliorare.
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Inaudito Clic Essenziale
Perché
Il Problema
 Perché è stata elaborata l’Ipotesi-glub? Quali ragioni hanno spinto verso la sua ideazione? Le schede
precedenti sono servite proprio per stabilire le motivazioni. Eccole elencate:
 Conoscenza. Necessità assoluta di tornare alla conoscenza, di continuare a produrre informazione ma
serrandola sempre dentro il cerchio magico conoscitivo. Questo bisogno -perso o accantonato- dalla
fisica contemporanea potrebbe risorgere, ma per farlo non bastano le parole e le intenzioni, si rende
necessaria una dimostrazione. L’Ipotesi-glub assolve pienamente a tale scopo: non solo dà ragione dei
fondamenti (massa, interazioni, energia, onde) ma, nel corso degli anni, ha inserito soddisfacentemente
ogni novità, ogni nuova informazione prodotta dalla ricerca sperimentale (fasci neutrinici, spin, due
fessure, materia ed energia oscura), naturalmente tralasciando emerite stupidaggini quali la correlazione
istantanea.
 Impossibilità. Si dovevano abbandonare espressioni quali “imperscrutabile”, “fatti della natura”,
“domande prive di senso” così frequenti nel linguaggio fisico e così tremendamente faticose e
inaccettabili. L’Ipotesi-glub fornisce un esempio di come tali espressioni castranti possano essere
superate, essa indaga al loro interno, le rivolta come un guanto e dà loro consistenza.
 Verità. Sia ben chiaro, l’Ipotesi-glub non ha alcuna pretesa di essere la “Verità” (il fatto stesso che si
chiami ipotesi è significativo), semplicemente essa si propone di stimolare gli addetti ai lavori ad ampliare i
propri orizzonti, a superare i confinamenti, a rinunciare a teorie strampalate matematicamente giustificate,
a osare di addentrarsi in territori sconosciuti finora considerati timorosamente come tabù. Dio non
c’entra, e se c’entra non gliene frega un cazzo.
Conoscenza dall’informazione
Natura dei fenomeni
Struttura soggiacente
Stimolo a sconfinare
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Criteri
Il Problema
 Se i fisici si decideranno a ideare un’ipotesi alternativa all’Ipotesi-glub, per poterle confrontare
dovranno rispettare gli stessi criteri, che sono molto semplici seppur ferrei: è consentito un qualcosa di
misterioso iniziale (altrimenti si giungerebbe alla risposta ultima che sembra un approdo assai complicato);
è consentita una proprietà-madre misteriosa iniziale (che però dovrebbe essere almeno parzialmente
giustificata); tutto ciò che ne consegue deve derivare logicamente e plausibilmente dal qualcosa e dalla
sua proprietà (se si sarà costretti a introdurre qualche altra proprietà misteriosa ed estemporanea,
l’ipotesi si azzera).
Inizio misterioso
Proprietà-madre (semi) misteriosa
Conseguenzialità plausibile
 Nell’elaborazione dell’Ipotesi-glub vi sono stati momenti di crisi, in cui per procedere oltre sembrava
inevitabile dover introdurre qualche elemento nuovo ed estemporaneo; in seguito però, grazie alla
doverosa riflessione e all’illuminazione, tale operazione spuria non è stata necessaria e l’ipotesi ha retto
indefessamente al pari della corazzata Potemkin.
L’intoppo più grave si manifestò quando, una volta organizzata la materia e ricavate le sue due proprietà
intrinseche, si era in grado di spiegare in modo logico e quasi banale la gravità e le interazioni elettricaforte-debole ma non il magnetismo. Fortunatamente, l’illuminazione permise di ricavare la terza proprietà
intrinseca della materia come diretta conseguenza delle due precedenti senza dover introdurre elementi
spuri, come si vedrà.
 Quindi i fisici sono avvertiti: se intendono opporsi alla presente ipotesi elaborandone un’altra secondo
il loro solito modo di procedere, cioè introducendo elementi nuovi e ingiustificati ogni volta che fanno
comodo, trincerandosi dietro i fatti della natura o l’imperscrutabilità o i concetti astratti; allora è meglio
che lascino perdere. Per l’elaborazione devono servirsi della matematica e della sperimentazione per poi
superarle portandosi a un livello più alto -o, se si preferisce, più profondo- dove regna incontrastata la
conoscenza.
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Inaudito Clic Essenziale
Dialettica
Il Problema
 L’Ipotesi-glub -o analoghe ipotesi alternative- costringono la fisica contemporanea a spostare l’asse
del baricentro metodologico in modo da raggiungere un nuovo equilibrio dinamico.
 Attualmente, la dialettica -intensa, serrata e proficua- si sviluppa tra il modello matematico e il modello
sperimentale. Questi modelli vengono confrontati, opportunamente corretti, riforniti incessantemente di
nuovi elementi. Il problema però rimane sempre lo stesso: per loro natura, matematica e sperimentazione
forniscono soltanto informazioni; esse rispondono -o tentano di farlo- ai “come” e ai “quanto” mentre
sono strutturalmente incapaci di affrontare anche il più semplice “perché” o “cos’è” che condurrebbe alla
conoscenza.
 Spostare l’asse significa stabilire una nuova dialettica fra modello matematico-sperimentale e modello
qualitativo esplicativo-visivo, senza ovviamente rinunciare alla dialettica precedente.
Ogni elemento verde dev’essere trasformato in giallo, e ogni elemento giallo dev’essere trasformato in un
nugolo di elementi verdi. Non si può procedere a ricavare altri elementi verdi da quelli già esistenti se
quelli già esistenti non sono stati integralmente trasformati in elementi gialli.
Le ipotesi analoghe alla Glub devono quindi fornire le leggi di trasformazione e gli elementi del modello
qualitativo senza l’utilizzo strutturale di elementi matematico-sperimentali, ma solo servendosi di essi.
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Inaudito Clic Essenziale
Fondamenti
Capitolo 2
Entità e Universo
Spazio discontinuo
Il Nostrun
Entità Frantumata
Etere Aggiornato
Spazio Gocciolare
Strutture Diffuse
La Grande Pompa
Struttura
Riassunto
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Inaudito Clic Essenziale
Entità e Universo
Fondamenti
 L’idea centrale di questa ipotesi è che l’Universo sia entità; detto altrimenti, non esiste il vuoto, inteso
come assenza o come nulla o come contenitore.
Il vuoto non va inteso come assenza, ma come essenza.
 Qui si sosterrà l’idea che l’Universo sia un immenso entitario dove tutte le cose che vi fluttuano sono
comunque formate da entità, e le differenze e i comportamenti variabili sono dovute al diverso grado di
organizzazione dell’entità stessa. Nell’Universo, dunque:
Non esiste creazione ma solo organizzazione
Non esiste trasmissione a distanza ma trasmissione mediante entità
Ogni evento è il risultato della mediazione fra l’entità organizzata e il resto dell’entità dell’Universo
Ogni evento, quindi, produce una variazione di assetto dell’intero Universo, che cambia
dinamicamente e incessantemente.
 L’entità rende inevitabile la distinzione tra Universo e Nostro universo. Dunque, che cos’è
l’Universo? E’ lo spazio, e lo spazio è un’unica entità, dove per
entità s’intende qualcosa di natura per ora sconosciuta. Entità,
spazio e volume sono una triade inscindibile in cui ogni termine si
identifica esattamente con gli altri due.
Attenzione: l’Universo è entità, ma entità continua, non frantumata. E’ l’unica cosa continua che esista
nel Tutto; va immaginato come un blocco unico, un pezzo senza alcuna traccia di disomogeneità e senza
soluzione di continuità. Non può né organizzarsi in nuove strutture né trasmettere alcunché. Dal nostro
punto di vista rappresenta il vero nulla, l’assoluto nulla in termini di azione. E’ entità allo stato puro e
compatto. Poi, fortunatamente, si è scatenata la singolarità frantumante.
L’Universo è entità compatta e inerte
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Inaudito Clic Essenziale
Spazio Discontinuo
Fondamenti
- Stai dicendo che lo spazio è discontinuo? Come i mattoni di un muro, come i pezzi di un puzzle, come
una tassellatura di tipo matematico?
- Proprio così, purché tridimensionale. Pur anticipando un po’ le cose, ti suggerirei di vedere l’entità come
qualcosa di dinamico-instabile: una tensione la spinge a essere un unico blocco mentre una tensione
opposta tende a frantumarla in minuti pezzettini.
- Ed è in queste tensioni opposte che s’intravede il principio organizzatore.
- E nessuno stabilisce chi o quando l’entità debba frantumarsi o incollarsi, tutto è casuale.
Respirai profondamente: - Tiriamo un po’ le somme: lo spazio è un’entità frantumata i cui elementi, in base
a pura casualità, sono continuamente sottoposti a due tensioni contrarie: una tende a mantenere la
frantumazione (e porta discontinuità), l’altra tende a riattaccare i pezzi (e porta continuità). Queste
tensioni sono il principio causale-organizzativo del mondo fisico.
- Dai che vai forte.
Ormai ero lanciato: - L’entità frantumata è la struttura primigenia; poi, il principio causale-organizzativo
ha prodotto una nuova struttura, inglobata e diffusa nell’entità, che è sempre entità ma più strutturata,
che noi chiamiamo materia.
- Beh, non è detto che subito dopo la struttura primigenia compaia la materia, potrebbe esserci una
struttura intermedia.
- Come le matrioske! Il nostro “vuoto” sarebbe formato addirittura da due strutture.
- Sì, il vuoto è strutturato.
- Naturalmente, saremo in grado di giustificare quanto affermato finora…
- Naturalmente, perbacco!
- E naturalmente mi è vietato chiedere perché l’entità è frantumata…..
- Questo puoi chiederlo, ma senza andare oltre.
- Obbedisco!
Entità unica frantumata, vuoto strutturato, strutture diffuse: la sinfonia della conoscenza diventava
interessante sin dalle prime battute dell’Allegro con brio.
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Inaudito Clic Essenziale
Il Nostrun
Fondamenti
 Per la trattazione della singolarità e di come questo evento abbia frantumato l’entità compatta, si
rimanda al capitolo sulla cosmologia.
 Ora si immagini una porzione immensa dell’universo a entità compatta, che, a causa della singolarità
frantumante, è costituita ancora da entità, ma sminuzzata in frammenti infinitesimali, i quali, una volta
strappatisi dal blocco sono diventati entità autonome, incapaci di riformare il tutto unico a cui
appartenevano: i frammenti tentano di riformare il Tutto (tensione verso la continuità), ma l’evento
irreversibile della frantumazione presto li riporta al primitivo isolamento (tensione verso la discontinuità): è
stato generato e strutturato il “Nostro universo” (Nostrun), i cui
componenti di base, da un lato affermano in ogni istante la propria
autonomia, ma in ogni istante manifestano altresì la nostalgia
verso ciò che erano prima, tentando di riunirsi al Tutto.
 Come si vedrà, sono proprio la frantumazione dell’entità e le tensioni opposte a innescare le strutture
inglobate, con tutto ciò che ne è seguito: la materia, le forze fondamentali, l’energia e le onde
elettromagnetiche; perciò è evidente che all’estrema frontiera del Nostrun, laddove esso è a contatto con
il resto dell’Universo compatto, tutti i nostri meccanismi si bloccano inesorabilmente.
 Com’è difficile pensare oltre! Ad altri universi nostalgici formatisi allo stesso modo del nostro e col
nostro incomunicanti! In tal caso l’Universo apparirebbe come un’entità
compatta costellata di isole a entità frantumata, irrimediabilmente
separate fra loro e dalle dimensioni variabili: proprio come un groviera. E
se poi le isole si intersecassero?
Il Nostrun è costituito da entità frantumata ed è una nicchia all’interno
del resto dell’Universo a entità compatta
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Inaudito Clic Essenziale
Entità Frantumata
Fondamenti
 Il Nostrun è costituito da una sola entità, che in seguito alla frantumazione, ha acquisito caratteristiche
tali da poter superare lo stato indifferenziato e costruire l’universo materiale e biologico secondo una
successione di strutture inglobate e diffuse l’una nell’altra. Per essere credibile, il principio causaleorganizzativo, artefice della costruzione, non può obbedire teleologicamente a una volontà edificatrice,
ma soltanto a ottusi criteri statistico-probabilistici puramente consequenziali.
 Se si accetta l’entità frantumata, allora tutto è solo spazio e le evidenti differenziazioni che si
distinguono al suo interno sono dovute ai diversi stati dello spazio e non a qualcosa di diverso dello
spazio stesso: il concetto di creazione subisce in questo modo una forte dequalificazione perché non si
tratta più di generare qualcosa che prima non c’era, ma solo di ultra-organizzare il preesistente. Così, dal
vuoto non si crea la materia, intesa come una cosa nuova, bensì molto più semplicemente il vuoto (spazio a
bassa strutturazione) si ultra-organizza dando luogo a una diversa struttura (la materia), più complessa,
che rimane comunque formata da solo spazio.
La materia è vuoto ultra-organizzato
 Astronomi e astrofisici affermano con commozione da tutti condivisa che l’uomo è polvere di stelle, nel
senso che i suoi componenti sono stati cucinati nel grembo di qualche supernova, poi esplosa. E’ già
molto difficile riuscire a immaginare che i nostri atomi, così familiari e vicini, si trovassero un tempo a
turbinare nel cuore di una stella, ma ora si deve addirittura accettare la possibilità che l’uomo sia puro
spazio, che non esistano sostanziali differenze tra materia e vuoto. Eppure non esiste scampo: superati
gli sbarramenti di varia natura che verranno innalzati da scienziati, filosofi e altri pensatori, l’idea di Nostro
universo come unica entità discontinua e variamente organizzata finirà per imporsi non solo perché è la più
logica ma soprattutto perché è inevitabile, offrendo soltanto essa la possibilità di spiegare ogni cosa,
come si vedrà.
L’idea di entità unica discontinua è inevitabile, rappresenta una necessità
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Inaudito Clic Essenziale
Etere Aggiornato
Fondamenti
 I lettori competenti sono gentilmente pregati di non confondere l’entità con l’etere introdotto dai fisici
nei secoli scorsi, dato che le differenze sono molte e irriducibili:
- L’etere era una sorta di polvere finissima che riempiva lo spazio, mentre l’entità è lo spazio. L’etere, in
quanto polvere, era materia, cioè apparteneva alla struttura-materiale; l’entità è pre-materiale costituitasi
assai prima della comparsa della materia, forse addirittura esistita da sempre.
- L’etere era passivo visto che il suo compito si riduceva essenzialmente a fare da supporto per la
trasmissione delle onde elettromagnetiche; invece, come si vedrà, l’entità è pura attività, conduce sì le
onde elettromagnetiche, ma è pure l’energia e la costruttrice delle strutture successive, che con essa
interagendo instaurano le forze fondamentali. In una parola, l’entità è creazione, è movimento, è tutto.
- Certo, tra i due concetti esiste un’analogia concettuale giacché entrambi, etere ed entità, costituiscono
il supporto di altre manifestazioni. E’ un peccato che l’idea di supporto sia stata abbandonata se non
addirittura ferocemente combattuta e derisa, perché ciò ha condotto alla costruzione (?) di una realtà
incredibile e poco seria. Ovviamente, l’idea di etere andava giustamente rivisitata, bisognava
perfezionarla assegnandole una valenza più vasta e fondamentale; insomma, si doveva arrivare già da
molto tempo all’idea di etere non come materia che riempie lo spazio, ma come entità identificabile con lo
spazio.
 E poi i fisici decisero che un fenomeno che in linea di principio non è osservabile non esiste e quindi è
bene farne a meno. L’etere non è osservabile perciò non esiste. Il quesito che sorge spontaneo è: “un
qualcosa che in linea di principio non è osservabile non esiste oppure si può fare come se non esistesse?”
Si tratta di due atteggiamenti mentali assai diversi perché l’uno esclude senza remissione, mentre l’altro
tira avanti lo stesso, nel senso che si può continuare a praticare la fisica, a patto di rinunciare alla sua
conoscenza profonda.
Il concetto di etere va aggiornato: esso diventa entità; non è un riempimento dello spazio bensì lo spazio
stesso, seppur frantumato; non è un passivo trasmettitore, ma pura attività,
anzi, è l’unica attività del nostro universo
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Inaudito Clic Essenziale
Spazio Gocciolare
Fondamenti
 Si immagini dunque l’immensità del nostro spazio come un enorme ma non infinito insieme di gocce di
entità addossate l’una all’altra e si vedrà che, con pazienza, questo risolverà molti dei problemi che
assillano gli avidi conoscitori. Può darsi che un simile concetto crei forme di rifiuto intellettuale,
determinate in fondo solo dalla disabitudine: ci si deve assuefare alla novità di considerare lo spazio
gocciolare perché così è e perché solo così ha potuto organizzare il nostro universo materiale. E’ chiaro
comunque che immaginare uno spazio a gocce richiede un salto di qualità intellettuale non indifferente;
eppure esistono prove -ovviamente di natura logica- a suo favore:
 La continuità implica uniformità, l’uniformità implica immobilità, l’immobilità implica impossibilità di
ulteriore organizzazione.
continuità
uniformità
immobilità
impossibilità organizzativa
A pensarci bene non è possibile fare esempi di strutture continue perché di fatto nel nostro universo la
continuità non esiste, ed è ovvio visto che ogni cosa o manifestazione deriva da una struttura frantumata e
perciò discontinua. Allora, uno spazio continuo non potrebbe creare materia e neppure particelle virtuali,
sarebbe completamente sterile; invece, poiché fortunatamente le particelle vengono create, si inferisce
che lo spazio dev’essere discontinuo.
discontinuità
diversità
mobilità
organizzazione progressiva
 S’immagina lo spazio vuoto come qualcosa di continuo, ma ora ci si chieda perché non potrebbe essere
a gocce. Lo spazio è stato sempre visto, o meglio immaginato, come continuo, e questa immagine si è
tramandata senza mai metterla in reale discussione: nessuno ha mai smesso di pensare allo spazio come a
un contenitore indubitabilmente continuo. Ora è necessario che per lo spazio venga compiuto il duro
passaggio di abbandonare quest’idea arcaica ed elementare ancora imperante e di giungere al concetto
più evoluto di spazio discontinuo. Un tale passaggio non è dopotutto così violento e traumatico come
può sembrare: il fatto stesso che la discontinuità sia stata estesa fino a permeare l’intero universo
materiale significa che sono state gettate le solide fondamenta per il passo successivo, ossia
l’estensione dell’idea di discontinuo dall’universo materiale a tutto il nostro universo,
quindi anche allo spazio.
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Inaudito Clic Essenziale
Strutture Diffuse
Fondamenti
 La struttura-base del Nostrun è la struttura-supern, che si organizza nella struttura-glub, che si
organizza nella struttura-materiale, che si organizza nella struttura-biologica, che si organizza nella
struttura-intellettiva, che...
 Le strutture sono diffuse l’una nell’altra.
 Ora si accennerà brevemente a queste strutture, ricordando però che esse verranno giustificate e
trattate approfonditamente nei prossimi capitoli.
 La struttura-supern corrisponde al nostro spazio frantumato nella sua forma più indifferenziata dove
ogni elemento-supern (e-s) è la goccia di entità in cui si suddivide lo spazio discontinuo. Ogni goccia è
separata dalle altre e possiede un principio causale-organizzativo (le tensioni opposte) che consente quel
aumento di complessità sufficiente per organizzare la struttura-glub.
 La struttura-glub è intermedia tra lo spazio gocciolare e la materia; ogni suo elemento è costituito da un
gruppo di e-s che prende il nome di glub. Questa forma di organizzazione è sufficiente per sviluppare
diverse caratteristiche e proprietà, una delle quali è il principio organizzatore che porta alla strutturamateriale.
 La struttura-materiale è costituita da grani che risultano dall’aggregazione di glub ridotti alle minime
dimensioni; acquisisce tre proprietà intrinseche che determinano tutte le forme note in cui si manifesta la
materia. Una sua parte si ultra-organizza nella struttura-biologica, che si tralascia perché non più
pertinente con il discorso.
 Le figure mostrano il vuoto secondo la versione attuale (particelle effimere e fantomatiche energie non
sono rappresentate), secondo la struttura-glub e la struttura-supern.
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Inaudito Clic Essenziale
La Grande Pompa
Fondamenti
 Per fare meglio comprendere il concetto di Nostrun a strutture successive si utilizzi la Grande Pompa,
strumento immaginario capace di sciogliere e aspirare un’intera struttura girando una manopola e
premendo un pulsante. Allo scopo si consideri un metro cubo di spazio contenente tutte le strutture
note, per esempio, un uomo seduto su una sedia mentre recita l’Inferno di Dante.
Spostando la manopola su “struttura-intellettiva” e premendo il pulsante si assiste al disfacimento di
qualcosa dentro il cervello, i neuroni non vengono distrutti ma ridotti nella loro funzionalità a un più
semplice ruolo di coordinamento istintivo-vegetativo: l’Inferno perde per l’uomo il suo alto significato e la
struttura scompare.
Si porti ora la manopola su “struttura-biologica”: appena premuto il pulsante si manifesta un
disfacimento più evidente, dove le forme ultra-organizzate e ultra-coordinate della materia si dissolvono e
nel metro cubo non c’è più vita.
Adesso la manopola viene spostata su “struttura-materiale”: il premere del pulsante provoca l’immediato
disfacimento di atomi e molecole e pure delle eventuali particelle virtuali che vanno generandosi. Nel
metro cubo non rimane più nulla, solo il vuoto. A questo punto il fisico non ha dubbi: si tratta di spazio
completamente vuoto che, pur contenendo ancora la misteriosa energia, vede vanificato persino il suo
normale ribollire di particelle virtuali. Ebbene, ciò che per il fisico è la fine -oppure l’inizio- per la presente
interpretazione è solo uno stadio intermedio: il vuoto è una struttura, anzi è ancora due strutture, supern
e glub.
Si sposti ora manopola “struttura-glub”: prima di premere il pulsante lo spazio considerato era colmo di
globuli vibranti, ma dopo, essi perdono la coesione interna e si ritrova solo la tassellatura a elementi uguali
(e-s) propria della struttura-supern.
 A questo punto si nota che nell’apparecchio non esiste l’indicazione “struttura-supern”; infatti, se
fosse aspirata, non ci sarebbero più elementi-supern ma nemmeno più spazio, e quindi neppure entità: si
verificherebbe l’assurdità di un volume senza spazio e senza entità creato in laboratorio, in pratica si
sarebbe generata una nuova singolarità. E’ chiaro che la Grande Pompa è solo uno strumento
disarticolatore di strutture, capace di rompere i vincoli fra gli elementi, e non un annichilatore di elementi.
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura
Fondamenti
 Ecco le principali caratteristiche di una struttura, escludendo la supern, che in qualità di struttura
primigenia dev’essere considerata a parte.
 Trae origine dall’organizzazione della precedente
La comparsa di una struttura non segna un salto bensì il passaggio graduale dalla minore alla maggiore
complessità. La nuova organizzazione entra in competizione con la
precedente, costringendola ad adeguarsi al cambiamento, che è
definitivo e irreversibile. Quindi, al comparire di una nuova struttura
(marrone), quella preesistente (verde) subisce due modifiche
irreversibili: a) quando al suo interno si formano gli elementi della nuova struttura; b) quando la presenza
dei nuovi elementi la costringe ad adeguarsi a una nuova e reciproca interazione.
 E’ più localizzata della precedente
La materia costituisce una piccola frazione diffusa dello spazio vuoto (supern + glub), a sua volta la
materia supera di gran lunga la quantità di biomassa in essa diffusa, e questa risulta assai più cospicua
della frazione diventata intellettiva.
 Ha proprietà nuove e caratteristiche
Le proprietà nuove sono il risultato di un coordinamento più complesso tra le proprietà vecchie della
struttura preesistente; allora le proprietà già esistenti devono fare i
conti con altri parametri e si modificano -o deformano- di quel tanto
che le fa apparire come nuove e diverse. Nella figura, la vecchia
proprietà P si deforma nelle nuove proprietà P 1-P2-P3.
 Può dare origine a una nuova struttura
Non esiste necessariamente un limite allo sviluppo delle strutture inglobate: se per ora si individua come
valore estremo la struttura-intellettiva non è detto che da questa non si generi un’altra (o che non sia già
in fase di generazione), ma può altresì accadere che le strutture giungano a un punto privo di ulteriori
capacità organizzative.
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Inaudito Clic Essenziale
Riassunto
Fondamenti
 l’Universo è entità; quindi, non esiste il vuoto inteso come assenza o come nulla o come contenitore.
Il vuoto non va inteso come assenza, ma come essenza
 l’Universo è entità continua. E’ l’unica cosa continua che esista nel Tutto; va immaginato come un
blocco unico, un pezzo senza alcuna traccia di disomogeneità e senza soluzione di continuità. Non può né
organizzarsi in nuove strutture né trasmettere alcunché. Dal nostro punto di vista rappresenta il vero
nulla, l’assoluto nulla in termini di azione. E’ entità allo stato puro e compatto.
L’Universo è entità compatta e inerte
 Scatenatasi la singolarità frantumante, una porzione immensa dell’Universo è costituita ancora da
entità, ma sminuzzata in frammenti infinitesimali, i quali, una volta strappatisi dal blocco sono diventati
entità autonome, incapaci di riformare il tutto unico a cui appartenevano: i frammenti tentano di riformare
il Tutto (tensione collante), ma l’evento irreversibile della frantumazione presto li riporta al primitivo
isolamento (tensione frantumante): è stato generato e strutturato il “Nostro universo” (Nostrun), perciò,
nel Nostrun
Non esiste creazione ma solo organizzazione
Non esiste trasmissione a distanza ma trasmissione mediante entità
Ogni evento è il risultato della mediazione fra l’entità organizzata e il resto dell’entità
Ogni evento produce una variazione di assetto dell’intero Nostrun, che cambia
dinamicamente e incessantemente.
 La struttura-base del Nostrun è la struttura-supern, che si organizza nella struttura-glub, che si
organizza nella struttura-materiale, che si organizza nella struttura-biologica, che si organizza nella
struttura-intellettiva, che...
 Caratteristiche di una struttura: Trae origine dall’organizzazione della precedente
E’ più localizzata della precedente
Ha proprietà nuove e caratteristiche
Può dare origine a una nuova struttura
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura-Supern
Capitolo 3
Struttura-Supern
Adesione-Labile
GQ = Confronto 1
GQ = Confronto 2
GQ = Confronto 3
GQ = Confronto 4
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura-Supern
Struttura-Supern
 La struttura-supern è il prodotto diretto e immediato della singolarità frantumante; essa corrisponde
quindi al nostro spazio frantumato nella sua forma più indifferenziata, dove ogni elemento-supern (e-s) è
la goccia di entità in cui si suddivide lo spazio discontinuo. Ogni goccia possiede un principio causaleorganizzativo che consente quel aumento di complessità sufficiente per organizzare la struttura-glub
successiva.
 Le frantumazioni che nell’insieme formano la struttura-supern, cioè gli elementi-supern o e-s,
sono lo spazio.
Si ribadisce il concetto: gli e-s non stanno dentro lo spazio, essi sono lo spazio stesso.
Questa è la sola entità del nostro universo, seppur frantumata, e dal suo grado di organizzazione
sorgono le varie differenziazioni, che sono tali unicamente secondo un criterio funzionale, risultando
invece identiche nella loro natura, giacché rimangono sempre e comunque pura entità.
 Ogni cella risulta internamente omogenea, isotropa e continua, ciò va tollerato purché si manifesti a
livello infinitesimale: le singole gocce di spazio possono dunque concedersi il lusso arcaico della continuità
a patto di mantenersi entro valori dimensionali così piccoli da non turbare la diffusa discontinuità del
Tutto. Essi costituiscono dunque una discontinuità continua.
 I due concetti:
elemento-supern = cella di spazio
e-s discontinui nella continuità
possono fondersi in uno solo, più generale, così espresso:
lo spazio è gocciolare
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Inaudito Clic Essenziale
Adesione-Labile
Struttura-Supern
 Si ipotizza una presa tra e-s contigui che costituisce la proprietà di
adesione-labile
e che esprime la tendenza delle gocce a unirsi in una grande e unica forma (spinta verso la continuità).
Tale proprietà è incessantemente contrastata dalla tendenza di ogni goccia a mantenere la propria
individualità ( spinta verso la discontinuità): ne risultano due tensioni opposte che causano l’ininterrotto
susseguirsi di nuove configurazioni dove gli e-s si uniscono ad altri, poi sciolgono il gruppo del tutto o in
parte, si ricostituiscono diversamente in nuovi gruppi per sciogliersi da capo e così di seguito secondo
l’intervento o meno dell’adesione-labile in un certo istante.
 L’universo-supern, vale a dire lo spazio costituito esclusivamente da elementi-supern, precede qualsiasi
fenomeno del nostro attuale universo super-strutturato, quindi viene prima della luce, della materia, delle
onde e dell’energia; allora qualsiasi interazione fra e-s (e se ne conosce solo una: l’adesione-labile) si
svolge senza impiego di energia, poiché come appena detto, l’energia è un fatto successivo e del tutto
inesistente nel mondo-supern.
L’adesione-labile si manifesta senza impiego di energia, quindi è un’azione perfetta
 L’adesione-labile è la proprietà-madre, vale a dire l’unica proprietà posseduta dalle gocce di spazio; è
dunque la responsabile della costruzione delle strutture successive e, in ultima analisi, dell’intero mondo
material-ondulatorio-energetico contenuto nel Nostrun.
L’adesione-labile è la proprietà-madre, quella che ha innescato le strutture inglobate
 Si tenterà una sua giustificazione nel capitolo sulla cosmologia.
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Inaudito Clic Essenziale
GQ = Confronto 1
Struttura-Supern
 Confronto fra “La Realtà non è come ci appare” – cap.6 di Carlo Rovelli, sostenitore della teoria
della Gravità Quantistica, e l’Ipotesi-glub.
 Discontinuità dello spazio
L’idea centrale e basilare dell’Ipotesi-glub è che lo spazio sia discontinuo, formato da “mattoncini” (gli
elementi-supern) addossati l’uno all’altro, infatti:
Ales Casellati (1983)
elemento-supern = cella di spazio e e-s discontinui nella continuità
possono fondersi in uno solo, più generale, così espresso: lo spazio è gocciolare.
Carlo Rovelli (2014)
La predizione centrale della teoria dei loop è proprio che lo spazio non sia un continuo, non sia divisibile
all’infinito, ma sia formato da “atomi di spazio”. Piccolissimi, un miliardo di miliardi di volte più piccoli del più
piccolo dei nuclei atomici.
Lo spazio è dunque granulare. Cioè, il volume può solo essere formato da pacchetti discreti.
 Ragionevolezza e inevitabilità
Ales Casellati (1983)
Eppure temo che non esista scampo: superati gli sbarramenti di varia natura che verranno innalzati da
scienziati, filosofi e altri pensatori, l’idea di universo come unica entità discontinua e variamente
organizzata finirà per imporsi non solo perché è la più logica ma soprattutto perché è inevitabile, offrendo
soltanto essa la possibilità di spiegare ogni cosa, come si vedrà.
L’idea di entità unica è inevitabile, rappresenta una necessità
Carlo Rovelli (2014)
…il matematico (Riemann) che aveva sviluppato la teoria degli spazi curvi continui si rendeva conto che
uno spazio fisico discreto è, in ultima analisi, molto più ragionevole di uno spazio continuo.
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Inaudito Clic Essenziale
GQ = Confronto 2
Struttura-Supern
 Identità tra elementi di volume e spazio
Ales Casellati (1983)
Le frantumazioni che nell’insieme formano la struttura-supern, cioè gli elementi-supern o e-s, sono lo
spazio.
Carlo Rovelli (2014)
Questi quanti di gravità rappresentati da nodi e linee, lo ripeto, non sono nello spazio, sono essi stessi lo
spazio.
…non stiamo parlando di campi immersi nello spazio, bensì della struttura stessa dello spazio.
C’è una differenza cruciale tra i fotoni, quanti del campo elettromagnetico, e i nodi del grafo, “quanti di
spazio”. I fotoni vivono nello spazio, mentre i quanti di spazio sono essi stessi lo spazio. I fotoni sono
caratterizzati da “dove stanno”. Invece, i quanti di spazio non hanno un luogo dove stare, perché sono essi
stessi “il luogo”.
 Rappresentazione grafica dello spazio
Ales Casellati (1983)
Carlo Rovelli (2014)
Le immagini si commentano da sé.
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Inaudito Clic Essenziale
GQ = Confronto 3
Struttura-Supern
 Dimensione degli elementi di spazio
Ales Casellati (1983)
La cella elementare dev’essere intesa come puntiforme, quasi nel senso geometrico del termine, vale a dire
piccolissima eppure non adimensionale (affermazione presente nel testo storico).
Carlo Rovelli (2014)
Esiste un volumetto minimo. Non esiste spazio più piccolo di questo volumetto minimo.
…l’area di un quadratino con il lato lungo qualche milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo
di centimetro…
 Comportamento probabilistico degli elementi di spazio
Ales Casellati (1983)
Ancora una volta, tutto è regolato dalla casualità e dalla probabilità (testo storico).
Carlo Rovelli (2014)
…L’evoluzione è solo probabilistica: il modo in cui le reti di spin “evolvono” è casuale e ne possiamo
calcolare la probabilità.
 Interazione fra gli elementi di spazio
Ales Casellati (1983)
Ipotizziamo che possa sussistere una certa presa tra e-s contigui; la presa è la proprietà di “adesionelabile” che esprime la tendenza delle gocce a unirsi in una grande e unica forma ( spinta verso la
continuità). Tale proprietà è incessantemente contrastata dalla tendenza di ogni goccia a mantenere la
propria individualità ( spinta verso la discontinuità): ne risultano due tensioni opposte che causano
l’ininterrotto susseguirsi di nuove configurazioni.
Carlo Rovelli (2014)
Due nodi collegati da un link sono due quanti di spazio vicini. Sono due grani di spazio che si toccano.
E’ questo “toccarsi” che costruisce la struttura dello spazio.
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Inaudito Clic Essenziale
GQ = Confronto 4
Struttura-Supern
 Divergenze (momentanee)
Carlo Rovelli (2014)
Senza esperimenti e senza matematica non avremmo mai compreso quello che abbiamo compreso.
Commento
Oddio, l’Inaudito Clic è lì da trent’anni a dimostrare il contrario. Certo, la matematica usata senza
strafare ha consentito di raggiungere una comprensione corretta, ma la potenza dell’intuizione non gli è
certo da meno, anzi, si dimostra fortemente precorritrice.
Carlo Rovelli (2014)
…non dobbiamo pensare alle cose “come sono”, bensì a “come interagiscono”. Questo significa che non
dobbiamo pensare alle reti di spin come a entità, come fossero una grata su cui poggia il mondo.
Commento
La teoria della gravità quantistica è illuminante e corretta, ma si trova a compiere solo i primi passi: con il
suo lento procedere giungerà a comprendere come le reti di spin costituiscano proprio una grata su cui
poggia il mondo, per cui esse rappresentano lo spazio assoluto a cui riferire movimenti, velocità,
addensamenti, ecc.
Carlo Rovelli (2014)
Di per sé, le linee non sono da nessuna parte, non sono in nessun luogo: sono esse stesse, nelle loro
interazioni, a creare i luoghi. Lo spazio è creato dall’interagire di quanti individuali di gravità.
Commento
Uno dei principi della meccanica quantistica afferma che le cose non esistono di per sé, ma acquistano
“spessore” solo quando interagiscono. Con il tempo, i sostenitori della gravità quantistica
comprenderanno che i quanti di spazio esistono di per sé e costituiscono lo spazio: le loro interazioni
invece “creeranno” la materia, l’energia e le forze fondamentali. Diamo tempo al tempo.
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura-Glub
Capitolo 4
Mare di Palline
Struttura-Glub
Densità Omogenea
Deviazioni
Stati V1-V2-V3
Addensamento a Scalare
Onde di Riequilibrio
Spinte per Compressione
Spinte per Impulso - tc
Proprietà
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Inaudito Clic Essenziale
Mare di Palline
Struttura-Glub
Schizzo mi chiese a bruciapelo: - Come si è formata la seconda struttura?
- (Mumble, mumble).
- Coraggio, uno sforzo, mona!
Piccato nell’orgoglio mi lanciai: - Diciamo che in ogni istante ci sono gruppi di mattoncini uniti fra loro per
adesione-labile...però se l’adesione è labile può darsi che nell’istante successivo i gruppi si sfaldino.
- Formando gruppi diversi dai precedenti.
- Ma allora tutto è lasciato al caso? - chiesi sorpreso.
- E che cosa ti aspettavi, forse un Dio che regolasse anche simili quisquilie? Il nostro universo, nella sua
struttura primigenia, funziona secondo una casualità statisticamente valutabile, e secondo nient’altro.
- Caspita! Siamo legati a un filo proprio sottile.
- Anzi! E’ proprio ammettendo una Volontà Superiore che il filo si assottiglia perché tutto dipende dai
Suoi Regali Capricci; invece la statistica esprime rapporti, se vogliamo di tipo medio, ma certamente
ferrei nella loro medialità, tant’è vero che le leggi dell’universo non sono mai venute meno.
- Così tu dici che l’organizzazione in gruppi è sufficiente per generare nuove proprietà?
- Esempio: riempiamo una stanza con palline da ping-pong fino all’altezza di mezzo metro e camminiamoci
dentro muovendoci attraverso la struttura “mare di palline”. Queste reagiscono in base a dinamiche
precise e variano la loro posizione secondo il nostro spostamento. Giusto? Ora vincoliamo le palline con
elastici formando gruppi di cinquanta: è nata la struttura “mare di palline raggruppate con elastici”. Ma
adesso, quando ci spostiamo, il movimento delle palline risulta identico al precedente?
- No di certo.
- Infatti, al movimento delle palline libere si sovrappone quello dovuto alle tensioni degli elastici.
- Si ha una specie di fritto misto tra i due tipi di movimento.
- Giusto anche se impertinente: è nata una nuova proprietà.
- Insomma, vuoi dire che quando l’adesione-labile agisce tra gruppi di e-s invece che tra singoli e-s genera
dinamiche diverse, che noi associamo a nuove proprietà della struttura appena nata?
- Già. - rispose soddisfatto - e sono parecchie nuove proprietà.
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura-Glub
Struttura-Glub
 Quando gli e-s si raggruppano in modo instabile e dinamico sotto l’azione dell’adesione-labile
generano una nuova struttura che come elemento di base non ha più l’e-s singolo ma un gruppo di e-s,
chiamato globulo-glub o più semplicemente glub.
 Nella figura si vede un gruppo giallo di e-s coordinati dall’adesione-labile (tratteggiata) e articolati in
un elemento-base di maggiore complessità (bordi ingrossati) che alle proprietà dei supern sommerà anche
le proprie. Il bordo ingrossato indica che lungo quella spezzata non c'è adesione-labile
e quindi il gruppo è separato dagli altri che lo attorniano. Il Nostrun lastricato con
questi elementi acquisisce una nuova struttura che risulta da un maggior grado di
organizzazione della precedente e della quale mantiene l’unica proprietà (adesionelabile), che però subisce una certa deformazione trasformandosi a tutti gli effetti in nuove proprietà.
 Schematizzando e per comodità grafica, si supponga che tutti gli e-s abbiano una forma a croce. Si
deduce questa regola: un e-s appartiene a un glub se la maggior parte dei suoi lati esterni sono a contatto
con il glub stesso. Infatti, statisticamente, se un e-s ha molti lati a contatto con un glub, aumentano le
probabilità che si verifichi l’adesione-labile con il glub in questione.
Nella figura, l’e-s contrassegnato con 1 appartiene al glub A (azzurro) perché i lati d-e-f-g-h-i-l-m-n
toccano A, mentre solo a-b-c sono a contatto con B (giallo). Ancora una volta, tutto
è regolato dalla casualità e dalla probabilità, perciò la frase corretta per esprimere la
situazione illustrata è: “ l’elemento-supern 1 ha nove lati a contatto con A e tre a
contatto con B, quindi è più probabile che si manifestino adesioni-labili tra 1 e A
piuttosto che tra 1 e B; possiamo pertanto ragionevolmente affermare che in quel
determinato istante l’e-s 1 appartiene al glub A”.
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Inaudito Clic Essenziale
Densità Omogenea
Struttura-Glub
 Sempre statisticamente, è intuibile come il gioco delle adesioni-labili diffuso senza privilegi nello spazio
gocciolare conduca alla formazione di glub di dimensioni simili, determinando così lo spazio a densità
omogenea; concetto cardine dell’ipotesi che va quindi approfondito.
 La probabilità che un gruppo di e-s passi da un globulo a un altro è identica alla probabilità inversa: se
un glub prende un gruppo, è molto probabile che nell’istante successivo ne debba cedere un altro; questo
porta tutti i globuli ad assumere, in media, dimensioni variabili attorno ad un valore standard di volume
(chiamato DO).
 Se la struttura-glub mantenesse a lungo la densità omogenea raggiungerebbe un pericoloso stato di
uniformità, senza essere animata da alcun principio organizzatore. Stabiliamo allora che i glub, pur
tendendo alla densità omogenea, possano talora discostarsi dal valore standard: il numero di glub rispetto al totale- che si allontanerà dalla norma in ogni istante sarà piuttosto basso, ma non nullo. In tal
modo lo spazio, pur mantenendo complessivamente la densità omogenea, conterrà anche forme più grandi
e più piccole dello standard che presto si riporteranno al valore normale mentre altre a loro volta se ne
allontaneranno. E’ proprio questa disomogeneità dinamica il principio organizzatore, interno alla
struttura-glub, che ha generato la struttura-materiale.
Nello spazio a densità omogenea (DO) i globuli-glub hanno dimensioni mediamente
prossime a un valore standard, ma una parte se ne discosta assumendo dinamicamente
forme più grandi e più piccole
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Inaudito Clic Essenziale
Deviazioni
Struttura-Glub
 Analizzando la possibilità di allontanarsi dallo standard si osservi la prima figura che rappresenta i glub
A e B contigui, con la loro linea di confine (in un certo istante) determinata dall’assenza di adesionelabile. Gli e-s 1 e 2 appartengono a B perché hanno più lati a
contatto con B che non con A. Nella seconda figura, il variare
dell’adesione-labile nell’istante successivo ha consentito al glub A
di catturare il 2 strappandolo a B; ma nel momento stesso in cui 2
diventa di A, 1 non ha più solo cinque lati al confine con A bensì otto; allora, otto appartengono al
confine con A e solo quattro al confine con B: 1 ha molte probabilità di appartenere pure lui al glub A.
Si determina così l’importante regola:
grande più grande, piccolo più piccolo
Un glub che cattura alcuni e-s diventa grande e aumenta le possibilità di avere molti lati di altri e-s al
confine, con immediata (probabile) cattura; per il glub che perde e-s il discorso si capovolge poiché
diminuiscono le probabilità di effettuare catture avendo pochi lati di confine a disposizione: si crea in tal
modo una tensione tra l’andamento statistico che tende a rendere, quanto a dimensioni, uguali tutti i glub
(densità omogenea) e il comportamento dei glub stessi che se sono grandi tendono a diventarlo sempre di
più e che se sono piccoli tendono a diventare sempre più piccoli.
 Questa regola, se portata all’estremo, conduce al gigantismo di alcuni globuli e alla scomparsa di altri;
si rende perciò necessario porre dei limiti. Si stabilisce che i glub, come dimensioni, possano variare entro
tre intervalli chiamati stati V1-V2-V3. In nessun caso i globuli possono superare un valore massimo di
volume; se ciò accade si sfaldano in altri di dimensioni più ridotte. Ne consegue che se la tendenza porta
un glub a superare il valore massimo consentito, subirà delle suddivisioni (probabilistiche) in modo che i
globuli residui rimangano entro i giusti valori.
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Inaudito Clic Essenziale
Stati V1-V2-V3
Struttura-Glub
 Stato V1
Lo stato V1 (verde) si estende fino al valore massimo di volume. La categoria V 1
include i valori massimi e anche lo standard della densità omogenea. Essendo
piuttosto grandi, i globuli in V 1 tendono a strappare gruppi di e-s agli altri stati
nonché a scambiarsi pariteticamente gruppi tra di loro.
 Stato V2
Se il gioco delle adesioni-labili porta un globulo a ridursi -con tendenza a ridursi ulteriormente, secondo
la regola-, il glub entra nell’intervallo dello stato V 2 (giallo): si tratta di valori dimensionali piuttosto bassi,
nel senso che il glub contiene relativamente pochi e-s. Può diventare sempre più piccolo ed entrare nello
stato V3 oppure può recuperare alcuni gruppi e riportarsi allo stato V 1.
 Stato V3
Se un glub perde progressivamente gruppi di e-s fino a ridursi a contenerne uno solo, appare come un
singolo e-s ma in realtà è un glub. Se ha perso gruppi vuol dire che i globuli contigui si
sono ingranditi a sue spese. Nella figura i glub A-B-C se lo contendono ma non
riescono ad appropriarsene perché tutti possiedono all’incirca lo stesso numero di lati al
confine. Allora il globulo in V 3 è di tutti e di nessuno: non può crescere per l’impossibilità
di trovarsi in vantaggio di lati di confine rispetto ai globuli adiacenti, e non può essere assorbito perché
nessun globulo contiguo ha su di lui un numero prevalente di lati al confine, perciò la situazione è
bloccata. Questo introduce due nuovi elementi nello spazio-glub:
Quando un glub raggiunge lo stato V3 non può né crescere né scomparire e la situazione diventa
tendenzialmente irreversibile e definitiva
In uno spazio-glub disordinato, regolato dalla casualità, con incessanti variazioni dimensionali dei propri
elementi, la comparsa dello stato V3, che è fondamentalmente inalterabile, determina la comparsa
di una struttura ordinata e stabile che preannuncia la materia
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Inaudito Clic Essenziale
Addensamento a Scalare
Struttura-Glub
 Consideriamo ora un glub in V3 con i glub che lo circondano; per semplicità occupiamoci solo di quelli
che si trovano a destra ma il ragionamento va esteso a tutti quelli che lo attorniano: essi si dispongono in
progressione dal più piccolo (a contatto con il V 3) al grande (6-V1) in una sorta di addensamento a
scalare molto dinamico.
 Nella figura, il globulo 1 non può scambiare gruppi e-s con il V3 -che è bloccato- perciò una buona
parte dei suoi lati di confine rimane inutilizzata; di questo ne approfitta il globulo 2 che, più grande, tenta
di fagocitarlo, ma nel frattempo il globulo 3 si accresce a spese
del 2 (che verso sinistra trova pochi gruppi e si accresce di
poco). Il 2 prende dall’1 e viene preso dal 3: questo porta i
globuli 1 e 2 a instaurare una condizione di quasi parità dimensionale (con il 2 appena più grande) che si
stabilizza dinamicamente, e lo stesso vale per tutti gli altri glub. Detto altrimenti, la disposizione a scalare
si determina perché più i globuli si avvicinano al V 3 meno possibilità hanno di scambiare gruppi e quindi ne
risulta un equilibrio dinamico del tipo n  n-1  n-2  ...  3  2  1  V3 dove la differenza fra due termini
consecutivi non è tale da consentire al maggiore di prevalere sul minore, per inglobarlo.
 Attenzione! Ciò che vale attorno al V3 vale anche per gli altri stati, perciò nella struttura-glub non
possono sussistere salti dimensionali a meno che non siano infinitesimali: ai globuli è consentito di variare
di continuo le dimensioni, ma inducendo indefettibilmente variazioni di volume nei globuli circostanti in
modo da stabilire una progressione dimensionale. Lo spazio-glub ha dunque una funzione
autoregolatrice -seppur ottusa e puramente probabilistica- perché tende ad avere tutti i glub di
dimensioni simili.
Lo spazio-glub tende alla distribuzione omogenea, oppure, se impossibilitato a raggiungerla,
tende alla distribuzione a scalare; comunque non tollera salti dimensionali
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Inaudito Clic Essenziale
Onde di Riequilibrio
Struttura-Glub
 Si immagini di poter vedere i glub, magari colorati di un bel verde pisello.
 Si osserverebbe l’incessante variare delle loro dimensioni, dove alcuni V 1 diventano più piccoli fino a
raggiungere il V2, altri invece si portano sul V 1 più grande, altri ancora raggiungono lo stato V 3 e si
bloccano. In particolare si rileverebbe come tutto sia sempre accompagnato da “onde” di frenetici scambi
di e-s che attraversano in lungo e in largo lo spazio con l’incarico di ristabilire la distribuzione a scalare,
che è una condizione irrinunciabile.
 Così, se un glub si ingrandisce, automaticamente tutti i glub che lo circondano devono assumere
dimensioni simili e un po’ più ridotte per rispettare l’addensamento a scalare; se invece un glub si riduce, i
circostanti si riducono un poco rispetto agli strati confinanti. Il tutto si traduce in onde di riequilibrio
incessanti, tendenti a ridurre o ingrandire i glub e dirette in tutte le direzioni dello spazio. Incrociandosi,
queste onde non si influenzano a vicenda, e soprattutto, non hanno assolutamente niente in comune con
le onde della fisica classica.
Lo spazio è attraversato da continue “onde di riequilibrio” che hanno la funzione
di ristabilire la densità omogenea oppure l’addensamento a scalare
Le onde di riequilibrio sono onde di tendenza (tendenza a togliere o aggiungere e-s ai glub), perciò
non hanno niente a che vedere con le onde della fisica classica
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Inaudito Clic Essenziale
Spinte per Compressione
Struttura-Glub
 Si nota come un glub che s’ingrandisce sembri avanzare lungo certe direzioni, mentre uno che si
rimpicciolisce pare retrocedere, ma tutto comunque si svolge senza che i gruppi si spostino spazialmente:
rimangono immobili mentre procedono nella variazione dimensionale. Se si chiama spinta questo
procedere, è chiaro che un glub in V 1 opera una spinta maggiore di uno in
V2 poiché essendo più grande ha più possibilità di espandersi e inglobare
gruppi secondo la regola. D’ora in poi, il procedere dal grande al piccolo si
chiamerà spinta per compressione.
 Il glub piccolo non viene compresso bensì piuttosto parzialmente assorbito dal glub grande, però il
termine compressione è più indicato per visualizzare i processi che si analizzeranno quando farà la sua
comparsa la materia. Ma, quanto appena detto non vale per i glub in V3, perché non partecipando al
gioco delle adesioni-labili e risultando refrattari a qualsiasi interazione di scambio, sono costretti a subire
le variazioni che si manifestano nello spazio locale e a spostarsi spazialmente subendo spinte vere.
 Capito? Nel Nostrun nasce lo spostamento spaziale insieme con la comparsa dei V3 e questo dice
chiaramente che questi glub hanno a che fare con la terza struttura,
quella materiale. Nella figura, un glub V3 (nero) è a contatto, in un certo
istante, con un glub V2 (azzurro) che comincia a dilatarsi. Il globulo A
incorpora e-s dai glub più piccoli circostanti, ma non può catturare il V 3. Nonostante ciò, in questa
situazione il glub A tenta in tutti i modi di appropriarsene e questo si traduce in un’infruttuosa spinta (per
compressione) sul glub V3, che è costretto allo spostamento spaziale, per seguire passivamente la
voracità del glub in espansione verso i glub di minori dimensioni.
Il glub V3, immerso nello spazio a glub V1-V2, viene sospinto dalla regione dei glub più grandi
verso i glub più piccoli
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Inaudito Clic Essenziale
Spinte per Impulso - tc
Struttura-Glub
 Esiste un secondo tipo di spinta, la spinta per impulso.
 E’ plausibile ritenere che una deformazione sul lato sinistro di un glub richieda un tempo brevissimo, ma
reale, per essere trasmessa al lato destro. I glub hanno dimensioni variabili, ma comunque conservano una
propria individualità e omogeneità perché finché dura l’adesione-labile
interna costituiscono un tutt’uno, perciò il tempo di trasmissione tc di una
deformazione lungo il corpo di un qualsiasi glub va considerato, almeno
statisticamente, costante. Inoltre l’impulso è a colpo secco, improvviso, senza dispendio energetico (nello
spazio-glub l’energia non esiste), con effetto immediato e con immediata cessazione appena esaurita la
causa.
 Nella seconda figura sono rappresentati tre glub in diversi stati dimensionali: l’impulso (freccia)
emergerà dall’altra estremità dei tre dopo lo stesso tempo tc; ciò significa che il tempo di percorrenza
dell’impulso dentro i glub (linea rossa) è identico. Bisogna ricordare che l’interno di un glub, grazie
all’adesione-labile, è omogeneo, quindi un glub si comporta come un singolo e-s, e questo rende plausibile
la costanza del tempo di trasmissione tc. Infine, se un glub riceve più impulsi simultanei provenienti da
direzioni diverse li trasmette tutti perché nella struttura-glub non esiste alcuna forma d’interferenza.
Per spinta per impulso si intende la deformazione di uno o più glub, trasmissibile in forma
perfetta ai glub successivi
tc è il tempo impiegato da un qualsiasi glub per trasmettere un impulso; è un valore
statisticamente costante e universale, indipendente
dalle dimensioni dei glub che lo trasmettono
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Inaudito Clic Essenziale
Proprietà
Struttura-Glub
 Nella struttura-supern, gli e-s si uniscono sfruttando l’adesione-labile, che è il principio causaleorganizzativo della struttura successiva. Gli e-s che si uniscono formano ammassi più voluminosi detti
glub, generando una nuova struttura che, pur mantenendo l’impronta della precedente, acquisisce una
serie di proprietà derivate che aumentano la complessità del Nostrun.
 Si distinguono allora le proprietà-glub d’impronta, inalterate rispetto alla struttura precedente, e le
proprietà-glub derivate, frutto della maggiore complessità raggiunta che deforma e moltiplica le proprietà
originarie.
 Si obietterà che le nuove proprietà sono troppo numerose. In realtà si è reso necessario essere
oltremodo dettagliati per giustificare le novità che via via comparivano. Volendo sintetizzare si può
semplicemente dire che la struttura-glub ha tre caratteristiche essenziali: stati dimensionali V1-V2-V3,
addensamento a scalare (intolleranza verso salti dimensionali), produzione e trasmissione di spinte nel
tempo tc. Comunque è innegabile che la nuova struttura ha acquisito complessità nonostante obbedisca
alla sola proprietà di adesione-labile, e va messo in forte evidenza come tutto quanto è stato preso in
considerazione in questo e nel precedente capitolo riguarda quello che usualmente si chiama vuoto,
quindi il vuoto è strutturato.
Il vuoto è strutturato dalle strutture supern e glub
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura-Materiale
Capitolo 5
Giardino di Canfora
Struttura-Materiale
Compare la Materia
1° Proprietà Intrinseca
2° Proprietà Intrinseca
Riflessioni
Lag
Punti Fermi
Quasi Incredibile!
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Inaudito Clic Essenziale
Giardino di Canfora
Struttura-Materiale
Avevo assunto la classica posizione supina sul letto, con le braccia incrociate dietro la nuca, nei film a
luce rossa starei pure fumando una sigaretta. Al mio fianco ronfava sommessamente Eva, dalla finestra
vedevo il versante boscoso di un monte e il cielo plumbeo. Voi, egregi lettori, starete già sbuffando: Cosa c’entrano le femmine, proprio adesso che il racconto cominciava a farsi interessante!
Avete perfettamente ragione, ho però delle giustificazioni: dopo un mese dalla comparsa di Schizzo ero
ormai riuscito a individuare tutti i principali elementi esplicativi della fisica. Non ancora scritti, frullavano
nella mia testa in una danza armoniosa, riversando calde sensazioni di pienezza come quando si trova la
chiave di un enigma e tutte le sue parti, prima sparse confusamente, s’incastrano l’una nell’altra secondo
una progressione esaltante. Una volta creata la materia, il resto era seguito tumultuoso con una logicità e
una consequenzialità addirittura banali, ma...sì, c’era un ma: individuate la materia e la massa avevo subito
dedotto due proprietà intrinseche della materia, solo che in fondo all’animuccia sentivo che le proprietà
dovevano essere tre. Quando poi, pescando nella danza armoniosa delle spiegazioni mi accorsi che non
ero in grado di giustificare l’interazione magnetica, il sentire divenne certezza e dovetti associare la terza
proprietà intrinseca al magnetismo, senza tuttavia averne trovato il modo. Per superare l’impasse decisi di
trascorrere un fine settimana con Eva. La cosa funzionò e mentre mi trovavo nell’atteggiamento
pensativo descritto all’inizio, decisi di riprendere la corsa, rimandando la soluzione del problema della
terza proprietà a quando sarebbe stato indispensabile risolverlo.
Ora capirete il perché del breve preambolo: nel capitolo che segue troverete solo due proprietà della
materia. Ho riflettuto a lungo prima di esporre il capitolo in modo incompleto; d’altro canto, la terza
proprietà intrinseca determina il solo magnetismo, quindi si potrà procedere con massa-moto-energiagravità senza intoppi. Tanto per completare il discorso dirò che mi ci volle un altro mese per risolvere il
problema e che l’Eureka! avvenne proprio nello stesso alberghetto montano, con Eva ancora dormiente
al mio fianco, fatto così significativo che mi giudicai Adamo, dopo aver associato l’alberghetto all’albero
della conoscenza, da me depredato senza pietà. Spero che il furto non mi precluda il paradiso; in ogni
caso, potendo scegliere e risultando idoneo, preferirei senz’altro quello musulmano dove mi attendono
quattro bellissime fanciulle mai toccate da uomo, goyescamente vogliose e giorgionamente distese sul
prato del giardino di canfora. Se almeno due fossero mute, poi, la beatitudine raggiungerebbe l’apice.
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Inaudito Clic Essenziale
Struttura-Materiale
Struttura-Materiale
 Al termine del capitolo precedente si è lasciato uno spazio stracolmo di e-s raggruppati in globuli-glub
vibranti: a queste condizioni è possibile organizzare la terza struttura dello spazio. Si è anche detto che
quando un glub si dilata, assumendo gruppi e-s da un altro contiguo, lo spazio reagisce al salto di volume
creatosi tra il glub stesso e quelli che lo circondano, e mediante un frenetico scambio di e-s cerca di
ristabilire la densità omogenea oppure l’addensamento a scalare: tale reazione, totalmente ottusa e
statistica, si traduce in un’onda di riequilibrio che attraversa in lungo e in largo lo spazio provocando ora
dilatazioni (onda sommante) ora contrazioni (onda sottraente) nei glub che investe.
 Si supponga che a causa dello sfrecciare e incrociarsi di codeste onde, in un certo istante, in un punto
dello spazio, un nutrito gruppo di glub entri simultaneamente nello stato V 2. In altri termini, può
sporadicamente accadere che s’incrocino onde che tendono a sottrarre
e-s (mediante la cessazione dell’adesione-labile), allora l’insieme dei glub
investiti perde e-s e si porta a un volume minore. Lo spazio reagisce
immediatamente alla situazione anomala e cerca di riportare i globuli allo
stato V1. La prima fase (frecce nere), dovuta alle onde, trasforma i V 1 in
V2, la seconda (frecce rosse), esercitata dallo spazio locale, cerca di riportare i V 2 allo stato V1. Ma,
secondo la regola “piccolo più piccolo”, appena formatosi il blocco V 2, tutti i suoi glub iniziano una folle
corsa verso il V3. Se l’azione compensativa dello spazio riesce a ristabilire l’equilibrio prima che sia
raggiunto il V3, la situazione si normalizza e il blocco si dissolve.
 Si supponga invece che lo stato V3 sia raggiunto da più glub concentrati in un punto dello spazio: la
situazione è tendenzialmente irreversibile e allo spazio non rimane che accettare l’evidenza
dell’impossibilità di sanare l’anomalia; allora forma un addensamento a scalare intorno al V 3 riadeguando
tutti i restanti glub del Nostrun alla nuova situazione: si genera così una struttura ordinata e stabile
dentro il completo disordine.
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Inaudito Clic Essenziale
Compare la Materia
Struttura-Materiale
 Si potrebbe ritenere che il nuovo assetto, dopotutto, non abbia altra importanza che quella di
introdurre un po’ d’ordine nello spazio disordinato: e invece no, perché esso costituisce una nuova
struttura, la struttura-materiale, e si è appena assistito alla creazione della materia, che in realtà è solo
una ultra-organizzazione.
La struttura-materiale sorge dalla confluenza di una serie di “onde di riequilibrio sottraenti” in un
punto dello spazio, che si riorganizza in modo tendenzialmente irreversibile
 Per chi fosse in possesso di sistemi percettivi capaci di vedere i glub, la differenza tra materia e vuoto
sarebbe stabilita soltanto dal diverso grado di addensamento-glub: il vuoto con globuli di spazio in V1 e
V2, la materia con globuli in V3 (e chi percepisse la struttura-supern vedrebbe soltanto un lastricato
uniforme di e-s).
La materia è uno stato particolare dello spazio
 Eppure, se le strutture testé descritte fossero attraversate da altre onde di riequilibrio, oppure
modificassero il loro equilibrio interno potrebbero essere scardinate, rese insignificanti e tornare a tutti
gli effetti a essere solo glub. Che cosa accade dunque? Che cosa rende stabile il grano, impedendo il
suo ritorno allo stato V2 o V1? Si prenda la cosa alla larga e con ordine.
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Inaudito Clic Essenziale
1° Proprietà Intrinseca
Struttura-Materiale
 Una volta manifestatosi l’evento organizzatore che forma il grano elementare di materia, è chiaro
questo non può vagare indolente nel Nostrun luccicante perché la struttura-glub deve adeguarsi
all’intrusione, stabilendo nuovi rapporti tra materia e glub, portando il sistema ad acquisire precise
caratteristiche e proprietà.
 Se il fenomeno della ultra-organizzazione è un fatto statistico-probabilistico, ciò non significa che
debba essere pure simmetrico o isotropo; quindi il grano (o nocciolo V 3) potrà assumere una qualsiasi
forma irregolare, e comunque difficilmente l’aspetto a pallina tanto caro a chi rappresenta didatticamente
il mondo ultra-piccolo: forse la forma sarà sul tondeggiante, ma con grandi e piccole irregolarità.
Il grano elementare di materia assume una forma irregolare qualsiasi
 Si è anche detto che se lo spazio non riesce a sanare l’anomalia, attornia i V 3 con V2 sempre più
dilatati fino ai V1, formando un addensamento-glub a scalare intorno a ogni grano di materia.
Ad ogni grano si associa sempre un addensamento-glub a scalare
( 1° proprietà intrinseca della materia )
 Va ribadito il fondamentale concetto che il grano di materia dev’essere visto sempre come un piccolo
nucleo invariabile, intorno al quale si addensano a scalare glub progressivamente più dilatati: questa
situazione è universale e generalizzata, non può esistere materia senza l’inevitabile accompagnamento
dell’addensamento a scalare.
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Inaudito Clic Essenziale
2° Proprietà Intrinseca
Struttura-Materiale
 Quando i glub, addensandosi attorno al nocciolo, si accatastano l’uno sull’altro, producono spinte di
compressione dirette verso i glub di minore volume, cioè verso il grano in V 3, che ha le dimensioni minime
possibili e che reagisce spostandosi spazialmente dato che non ha interazioni di assorbimento con i glub
circostanti. Nell’insieme, per la forma irregolare del grano,
anche le spinte saranno
irregolari e la loro direzione e intensità dipenderà proprio dalla forma del grano stesso:
alcune si annulleranno a vicenda, ma le residue, irregolari per intensità e direzione,
provocheranno la rotazione del grano in V3. E’ plausibile che questo debba ruotare
simultaneamente secondo diversi piani.
Per le spinte operate dalla struttura-glub, il grano di materia ruota simultaneamente secondo
diversi piani di rotazione
 Ora attenzione: il grano rotante (V 3), con il suo movimento, imprime continui impulsi allo strato di glub in
V2 compresso immediatamente a contatto, che subisce una serie di deformazioni istantanee a colpo secco
secondo il verso di rotazione. La spinta per impulso è trasmessa nel tempo tc dal primo strato di glub in
V2 al secondo e così di seguito, teoricamente all’infinito. In tal modo, intorno a ogni grano di materia si
forma un addensamento-glub dotato di impulso a vortice centrifugo, le cui braccia tendono ad allargarsi
per il progressivo aumento dimensionale dei glub via via coinvolti. La figura rappresenta la situazione,
dove le frecce colorate indicano le direzioni di alcuni degli impulsi a vortice prodotti dal grano materiale (al
centro) rotante in senso antiorario:
Il grano in rotazione produce un vortice-glub centrifugo
( 2° proprietà intrinseca della materia )
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Inaudito Clic Essenziale
Riflessioni
Struttura-Materiale
 La compressione esercitata dai glub addensati a scalare e il vortice impresso ai glub che circondano il
grano in V3 creano una barriera protettiva intorno al grano stesso, che in questo modo acquista stabilità:
si crea uno scudo che rende i grani impermeabili all’aggressione delle onde di riequilibrio e quindi
diventano stabili in modo irreversibile.
La stabilità acquisita rende indistruttibile il grano di materia
 L’assunzione di più rotazioni da parte del grano elementare costituisce una straordinaria novità interna
al Nostrun perché segna l’inizio del movimento reale. Prima, l’unico movimento era dovuto ai glub che
modificavano le proprie dimensioni e alle onde di riequilibrio, ma non si trattava di vero movimento bensì di
una sorta di propagazione dove i glub acquistavano o perdevano e-s in base all’adesione-labile. Ora, con
il grano materiale, un gruppo di glub si muove realmente, turbando lo spazio circostante e formando vortici
centrifughi d’impulsi.
Con la materia compare il movimento reale nel Nostrun
 Con la comparsa della materia si determina un nuovo fenomeno: la discontinuità generalizzata. Mentre
le strutture supern e glub erano discontinue nella continuità, la struttura-materiale è discontinuadiscontinua perché i grani in V 3 sono separati fra loro da strati più o meno densi di glub in V 2 e V1, cioè
da elementi della struttura precedente.
Il concetto è chiaro: tra due e-s della struttura-supern non possono che esserci altri e-s, perciò tutto
rimane entro tale struttura; tra due glub non possono che esserci altri glub, e vale come sopra; invece, tra
due grani di materia ci sono sempre glub (e quindi e-s), perciò la struttura-materiale è discontinua.
Con la materia compare la discontinuità effettiva nel Nostrun
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Inaudito Clic Essenziale
Lag
Struttura-Materiale
 Il grano medio stabile avrà dimensioni comprese fra un minimo e un massimo, con valori estremi alquanto
ravvicinati, che determineranno, nella maggioranza dei casi, grani di uguali dimensioni o quasi. Si formerà
così l'arcoquark (se si accetta la teoria dei quark, fortemente sconsigliata) che diventerà quark u o d,
oppure il leggendario arconucleone gibboso (lag) (se si preferisce seguire questa ipotesi), che decadrà
subito in protone o neutrone secondo modi spiegati in un altro capitolo.
 Riassumendo: nella maggior parte dei casi i grani di materia avranno dimensioni simili; si potrà formare
polvere di materia che non influirà più di tanto nell’economia della struttura; molto raramente si
origineranno grani di grandi dimensioni che in ogni caso saranno presto demoliti dall’azione dello spazio.
 Giova far presente che secondo quest’ipotesi, e sulla base di quanto detto finora,
la quantità di materia nel nostro universo è in continuo aumento, e non può essere
distrutta (trasformata) in energia, come prevede la famosa formula einsteiniana
(se queste affermazioni scandalizzano, basta armarsi di pazienza)
 Si è appena accennato all’energia: la fisica contemporanea apparenta energia e massa facendo
scaturire le particelle dalle fluttuazioni energetiche presenti nello spazio. Invece, questa ipotesi non
considera minimamente l’energia quando deve ultra-organizzare la materia: la materia sorge da elementi
che producono azioni perfette, perciò non vi è alcuna energia in tali passaggi. Solo quando la materia si
comincia a formare, e inizia a interagire con altra materia, compare l’ energia in quanto tale. Si vedrà anche
che alcune dinamiche proprie dello spazio producono una forma particolare di azione energetica chiamata
eenìa.
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Inaudito Clic Essenziale
Punti Fermi
Struttura-Materiale
 Sarà ormai chiaro che tutti i modi d’interazione propri della struttura-materiale dovranno essere la
conseguenza di una o più proprietà intrinseche e di nient’altro.
 I fisici parlano di una fantomatica simmetria astratta presente nell’universo, ebbene:
Lo spazio a densità omogenea è la “simmetria astratta”

La comparsa della materia infrange la simmetria dello spazio

Le forze sono il tentativo dello spazio di sanare l’infrazione

La gravità è l’infruttuoso tentativo di eliminare la disomogeneità (addensamento a scalare)
generata direttamente dalla materia

Le altre forze sono il tentativo, spesso fruttuoso, di eliminare la disomogeneità
creata dalla sovrapposizione di due o più vortici
 Appare chiara la diversa validità delle varie proprietà: per esempio, l’adesione-labile comanda la
formazione dei globuli-glub e conseguentemente regola le strutture glub e materiale; la proprietà di
vortice, invece, si manifesta solo in quelle ridotte regioni dello spazio dove si è formato un grano di
materia, perciò la prima pervade tutto il Nostrun mentre la seconda ne interessa in modo significativo
soltanto una minima parte. Si nota dunque come nel procedere verso l’ultra-organizzazione, le proprietà
aggiuntive (o nuove) diventano sempre più numerose, localizzate e specializzate, e perdono di generalità
rispetto alle precedenti.
Nel procedere dell’ultra-organizzazione, le proprietà aumentano la propria specializzazione,
ma si localizzano e perdono di generalità
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Quasi Incredibile!
Struttura-Materiale
 Sia ben chiaro: tutto quello che seguirà dovrà essere un’applicazione diretta o indiretta di quanto è
stato stabilito nelle poche schede precedenti. Qualsiasi aggiunta spuria, qualsiasi ulteriore proprietà
misteriosa, sbriciolerebbero l’ipotesi, rendendola pari a una delle tante tristi teorie della fisica
contemporanea.
 Cosa ne pensa il lettore? Riesce a credere che con i pochi dati appena acquisiti sia possibile costruire
l’intero Nostrun e spiegare la natura di ogni fenomeno? Si accettano scommesse. Fantasticando, si
potrebbe immaginare che tutti i temi della fisica fondamentale siano distribuiti in un pavimento lastricato, e
che un folletto saltelli qua e là: quando approda su una lastra si illumina il tema corrispondente. Ebbene,
l’Ipotesi-glub riesce ogni volta a spiegare (cos’è e perché) la natura del tema illuminato. Gravità, forza
debole, materia oscura, principio d’inerzia, spin, confinamento degli elettroni, decadimenti, numero
barionico, curvatura dello spazio, ecc., ecc., si illuminano di volta in volta lanciando una sfida impossibile, e
invece devono spegnersi umiliati perché il loro mistero viene inesorabilmente svelato. Naturalmente, da
una simile orgia di conoscenza sono escluse, almeno fino a quando non avranno una qualche plausibilità,
quelle teoriette su stringhe, brana o supersimmetria, e quelle assolute follie tipo correlazioni istantanee a
distanza.
 Il mattino volge al termine, è ora di godersi il sole pomeridiano.
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Pomeriggio
6 – Massa e Moto
7 – Energia ed Eenìa
8 – Gravità
9 – Interazione Elettrica-di Guscio
10 – Magnetismo
11 – La Luce
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Massa e Moto
Capitolo 6
Gomma
Massa: Cos’è?
Spostamenti
Osservazioni
Equivalenti Proporzionali 1
Equivalenti Proporzionali 2
Equivalenti Proporzionali 3
Principi di Azione Densa 1
Legge d’Inerzia
Principi di Azione Densa 2
Formule Proprie e Improprie
Velocità
Accelerazione
Quantità di Moto 1
Quantità di Moto 2
Momento Angolare
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Gomma
Massa e Moto
Schizzo mi lanciò una gomma, che afferrai al volo: - Descrivila.
- E’ grigiastra, rettangolare, densa ma abbastanza elastica …dove vuoi arrivare? Ho il presentimento che
sulla mia crapa stia per giungere un’altra illuminazione.
- Vedi, i nostri sistemi percettivi enucleano in maniera piuttosto precisa le caratteristiche di un oggetto;
hanno la capacità di integrarsi per definire con precisione qualsiasi oggetto che sia alla loro portata: se è
troppo lontano o troppo piccolo o si trova in condizioni particolari (per esempio, al buio) incontrano
difficoltà, altrimenti svolgono egregiamente il proprio compito. Non ti pare?
- Si, ma attendo con ansia la lezioncina che seguirà.
- I fisici ci spiegano che la gomma, così precisamente definita dai tuoi sistemi percettivi al punto da fartela
sembrare qualcosa di massiccio e coerente, in realtà è costituita da vari elementi solidi quali protoni,
neutroni ed elettroni in continuo movimento, ma soprattutto da enormi vuoti, relativamente alle dimensioni.
Voglio dire che, per esempio, il peso dell’oggetto è dato dai suoi costituenti solidi, eppure quando lo
valutiamo soppesandolo in mano o poggiandolo su una bilancia mettiamo nel conto anche lo spazio vuoto
racchiuso che in realtà non pesa o pesa poco perché è aria o vuoto. Capisci?
- Se non ho capito male stai dicendo che siccome la gomma è qualcosa di solido e pesante ma di fatto
piena di spazio vuoto i nostri sistemi percettivi fanno “come se” tale spazio vuoto, associato
ineludibilmente alla parte solida, fosse anch’esso solido.
- Esatto, elementi solidi e spazi vuoti collaborano per formare la gomma e perciò per noi pesano: gli
elementi solidi pesano veramente, l’aria racchiusa pesa, gli spazi vuoti è “come se” pesassero perché pur
non risentendo della gravità partecipano indubbiamente a determinare l’oggetto.
- Va bene, ma tutto ciò i fisici lo sanno già.
- Certo, solo che loro non sono in grado di scendere nella struttura-glub come invece possiamo fare noi,
e in questa discesa riusciamo a comprendere senza difficoltà che cosa sia la massa e quale sia la
differenza fra massa e materia.
- Dici? Dunque vediamo…
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Massa: Cos’è?
Massa e Moto
 E’ indispensabile comprendere appieno il concetto di massa: gli ingredienti sono la materia (V 3) e i glub
(V1-V2); la massa trae origine dalla loro miscela e cooperazione. Ecco come: il grano di materia rotante
(V3) è un particolare stato dello spazio, ha forma irregolare e velocità di rotazione piuttosto elevata.
Trovandosi circondato dall’addensamento a scalare (stati V1-V2) il tutto si configura come una specie di
sfera con al centro i glub in V3 (materia) e poi, intorno, i restanti glub in V 2 a scalare fino ai V1. Ebbene, la
massa sperimentale, quella determinata dagli strumenti di misura e che viene percepita, è data dall’insieme
dei primi due strati di glub citati: i glub in V3 sono la massa effettiva, i glub nello strato V2 più compresso
prossimo al V3 sono la paramassa. La massa effettiva è la materia in senso stretto, la paramassa è
formata da glub che gli strumenti di misura percepiscono come se fossero materia perché sono molto
compressi, mentre in realtà sono solo V 2, disponibilissimi a ridiventare V1 se soltanto ne hanno
l’occasione. Allora:
massa sperimentale
massa effettiva (V3-materia) + paramassa (V2-glub)
Nel disegno si vede come la massa sperimentale
includa, oltre ai V3, solo i V2 molto compressi
(paramassa). Qual è dunque la differenza tra materia
e massa? Il grano materiale è costituito dai soli glub
nello stato V3; la massa, oltre a tali glub contiene pure
una parte dei V2 che gli si addensano intorno.
La massa misurabile è un miscuglio di struttura-materiale (V3) e di struttura-glub (V2)
 Non c’è quindi da meravigliarsi se si perde del tutto la tramontana stabilendo che la materia è particella
e onda allo stesso tempo. In realtà, il grano di materia ha un comportamento particellare vincolato ai glub
in V3 (dotati della capacità di movimento mediante rotazioni e di spostamenti nello spazio) e ha un
comportamento ondulatorio perché lancia i propri messaggi e interagisce con gli altri grani sempre e solo
tramite l’annesso addensamento a scalare con relativo vortice (V2, paramassa), che possiede alcune
caratteristiche tipicamente ondulatorie come la trasmissione per propagazione degli impulsi nel tempo tc.
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Spostamenti
Massa e Moto
 Esistono due soli modi di spostamento nello spazio del Nostrun:
Mediante
Quando un glub subisce un impulso e si deforma, lo trasmette al successivo (nel tempo tc), che compie la
stessa operazione con il seguente, e così via; lo spostamento si sviluppa quindi con una propagazione
perfetta da glub a glub e ciò che si sposta non è materia ma impulso. Si tratta di
un fenomeno che riguarda esclusivamente la struttura-glub e al quale
partecipano le onde elettromagnetiche e tutti quegli altri impulsi che si
trasmettono da glub a glub come le spinte per compressione, a colpo secco e vortice. Inoltre determina il
comportamento ondulatorio della materia.
Attraverso
E’ lo spostamento compiuto dalla massa, dai glub in V 3 che trascinano con sé parte dei glub in V2
dell’addensamento a scalare: si tratta perciò di un fenomeno che riguarda essenzialmente la struttura-
materiale e consiste nell’aprirsi un varco nell’oceano dei glub spostando i globuli dello spazio. E’ il
responsabile del comportamento particellare della
materia. Determina velocità, distanze e tempi misurabili
strumentalmente che si chiameranno, impropriamente,
metrici.
Lo spostamento mediante lo spazio riguarda esclusivamente la struttura-glub; consiste nella trasmissione
di impulsi da glub a glub nel tempo tc
Lo spostamento attraverso lo spazio riguarda essenzialmente la struttura-materiale; consiste nel moto del
grano materiale (V3) nello spazio-glub
Lo spostamento mediante determina il comportamento ondulatorio della materia; lo spostamento
attraverso determina il comportamento particellare della materia
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Osservazioni
Massa e Moto
 Quando il grano in V3 si sposta attraverso, comprime i glub che si trovano frontalmente rispetto alla
direzione del moto; il contatto tra questi glub e i V 3 impoverisce lo scambio di gruppi e-s, causando la
diminuzione delle dimensioni dei glub sospinti. Invece, posteriormente, l’allontanarsi dei V 3 ravviva lo
scambio provocando una complessiva dilatazione dei glub coinvolti. Dalla figura si vede come ogni grano
in moto provochi automaticamente la compressione dei glub frontali e la dilatazione di quelli posteriori (da
tenere a mente, perché è un fenomeno importantissimo):
Il grano materiale in moto attraverso lo spazio provoca la compressione dei glub frontali
e la dilatazione di quelli posteriori
 Se lo spostamento attraverso produce velocità, distanze e tempi metrici, lo spostamento mediante
dipende dal tempo di trasmissione (tc, costante), dall’intensità dell’impulso che induce deformazioni più o
meno marcate nei globuli, e dal numero di glub allineati lungo il percorso (più glub, più tempo di
percorrenza).
E’ evidente che i due tipi di spostamento sono incompatibili e quindi indipendenti, così la loro addizione è
assurda.
Attraverso e mediante sono due tipi di spostamento incompatibili
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Equivalenti Proporzionali 1
Massa e Moto
 Si è detto che l’Ipotesi-glub fornisce le leggi di trasformazione tra i modelli matematico-sperimentale e
qualitativo-reale. Queste leggi si esprimono con gli equivalenti proporzionali EP.
 1° EP = massa m
La massa sperimentale è formata dai glub in V 3 e dalla paramassa compressa in V2. Si può prendere una
precisa quantità di glub in V3 e stabilire che costituisce l’unità di materia, alla quale corrisponde un
preciso addensamento in paramassa: l’insieme di questi glub in V 3 e V2 dà l’unità di massa (um).
Si ha un’interazione tra più masse quando queste sovrappongono i loro addensamenti; quindi, per ogni
evento bisognerà prima stabilire l’entità di addensamento (addizione) dovuta alla quantità di um, e poi
l’entità d’interazione (prodotto) dovuta al grado di sovrapposizione, cioè alla distanza fra le masse.
La massa m è l’equivalente proporzionale del grado di compressione che la parte di materia (V 3) che
forma un corpo riesce a imprimere ai glub (V 2) del proprio addensamento a scalare
 2° EP = velocità v
Se un corpo immobile nello spazio (1) si mette in moto di spostamento attraverso lo spazio provoca una
compressione dei glub frontali lungo la direttrice di moto (2).
Aumentando la velocità, l’addensamento si estende ancora,
giacché a maggiore velocità corrisponde maggiore compressione
dei glub frontali.
La velocità v è l’equivalente proporzionale del grado di compressione che un corpo in moto
imprime ai propri glub frontali
La velocità aumenta la compressione dei glub e dunque anche il loro numero, cioè -ricordando la
definizione di massa- aumenta la quantità di paramassa e quindi il valore della massa sperimentale.
La velocità aumenta la paramassa e quindi la massa misurabile complessiva

La velocità provoca l’aumento della massa sperimentale
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Equivalenti Proporzionali 2
Massa e Moto
 3° EP = accelerazione a
Le figure mostrano un corpo con accelerazione zero: l’addensamento anomalo di paramassa (indice che il
corpo è in moto) rimane invariato dato che la compressione per velocità si mantiene costante.
Invece, un corpo con accelerazione positiva aumenterà progressivamente il proprio addensamento
anomalo dovuto alla compressione per velocità.
L’accelerazione a è l’equivalente proporzionale della variazione del numero
di glub frontali compressi da un corpo con velocità variabile
 Esistono svariati altri EP (per esempio la costante di Planck e la carica elettrica), ma per ora ci si limita
a quelli esposti perché sono sufficienti per spiegare il concetto.
 Riassumendo
Ogni volta che si dice massa m si deve vedere la massa effettiva con la paramassa circostante;
l’addensamento a scalare, essendo intrinseco, si può omettere come sottinteso (figura 1).
Ogni volta che si dice velocità v si deve vedere la massa con un addensamento anomalo di glub da qualche
parte (2): il corpo si sta muovendo proprio in quella direzione
con una velocità data dall’entità dell’addensamento stesso (e
sta aumentando la propria massa sperimentale).
Infine, dicendo accelerazione a si vede ancora la figura 2 dove però l’addensamento anomalo è variabile.
6
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Inaudito Clic Essenziale
Equivalenti Proporzionali 3
Massa e Moto
 Regole
Quando m-v-a si moltiplicano significa che i corrispondenti EP stanno sovrapponendo i
propri glub compressi
Se in una formula due equivalenti proporzionali si stanno moltiplicando, si deve vedere una
sovrapposizione di glub compressi. Per esempio, nella formula della
gravitazione universale compare M . m; ebbene, la situazione è rappresentata
nella figura, dove x indica la regione di sovrapposizione degli addensamenti,
quella in cui si formerà un addensamento più accentuato.
Altro esempio: se un corpo di massa m si muove con velocità v, all’addensamento a scalare si sovrappone
l’addensamento per velocità e ne risulta un nuovo valore di compressione che i fisici chiamano quantità di
moto e indicano con m . v.
Se si moltiplica un EP per un non-EP si ottiene una quantità ma non un’interazione
M è un EP, d è una distanza; il loro prodotto indica la quantità di glub
dell’addensamento di M contenuti nel tratto d.
Dividendo un EP per un non-EP si ottiene una quantità media,
ma non un’interazione
M /d indica il numero medio di glub per unità di distanza presenti nel tratto d.
 Concludendo: se si individuano correttamente gli EP, ogni traduzione dal linguaggio matematico al
mondo fisico e viceversa è semplice, immediata e soprattutto plausibile. Naturalmente, anche in questo
caso, come per l’onda associata al grano materiale, occorrerebbe considerare una nuova simbologia e
utilizzare nuove grandezze.
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Inaudito Clic Essenziale
Principi di Azione Densa 1
Massa e Moto
 I cinque Principi di Azione Densa hanno il compito di stabilire e regolare tutto ciò che concerne il moto
nello spazio-glub. Saranno integrati con temi successivi. Proprio perché affrontano il problema in modo
generale vanno considerati propedeutici alla cinematica e alla dinamica e includono -accettandoli,
rifiutandoli o perfezionandoli- i principi d’inerzia, di relatività e di equivalenza della fisica.
 1° = La materia è sospinta dalla regione a glub dilatati verso la regione a glub più compressi
Nei capitoli precedenti si è visto il perché: le spinte di compressione dei glub sono dirette sempre verso
quelli di minori dimensioni, allora la materia (V 3) subisce sistematicamente queste spinte, alle quali reagisce
spostandosi spazialmente verso regioni meno attive.
 2° = Lo spazio-glub è un sistema di riferimento assoluto rispetto al moto
Questa ipotesi nega la validità del principio di relatività, almeno per la parte dove afferma che non
esistono sistemi di riferimento privilegiati. E’ proprio lo spazio frantumato a essere il sistema di
riferimento assoluto rispetto al moto ed è legittimo affermare che un corpo è in moto oppure fermo in
senso assoluto a seconda che navighi attraverso lo spazio-glub o che sia immobile rispetto a questo.
Per ora non è possibile rendersi conto se un corpo è fermo rispetto allo spazio-glub, data l’incapacità di
percepire direttamente i globuli, ma il fatto che i limiti attuali impediscano di fissare le coordinate assolute
non significa che non esistano (alla faccia dei positivisti). Per esempio, se i tre corpi a-b-c hanno la stessa
massa e si evidenzia nel primo un forte addensamento anomalo, nel secondo uno debole e nel terzo non vi
è altro addensamento che lo scalare, si afferma senz’altro che quest’ultimo è assolutamente immobile nello
spazio-glub mentre gli altri sono in moto assoluto con
velocità diverse rispetto allo spazio-glub e anche rispetto ai
propri riferimenti relativi.
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Inaudito Clic Essenziale
Principio d’Inerzia
Massa e Moto
 3° = (principio d’inerzia) Un corpo in moto uniforme rispetto allo spazio-glub possiede un
equilibrio autoalimentato che mantiene finché non intervengono forze esterne a modificarlo
Si accetta integralmente il principio d’inerzia, 1° principio della meccanica, ovviamente fornendo pure la
spiegazione, perché non sono ammesse né impossibilità né spontaneismi.
Quando un corpo si sposta nello spazio con velocità uniforme v (quindi si trova in un sistema inerziale),
comprime un certo numero di glub frontali (gfc) per unità di massa: si stabilisce così una relazione tra
spazio-glub e oggetto in movimento e quando si raggiunge la velocità
uniforme il sistema appare come nella figura. A una precisa velocità v
corrisponde un preciso numero di glub frontali compressi (gfc) per unità
di massa. Se varia un valore della triade m-v-gfc, gli altri due si adeguano
immediatamente. Se si cancellasse il vettore velocità, la compressione-glub lo riformerebbe identico
all’istante; se si facessero scomparire i glub compressi, il vettore v li ricomprimerebbe: il sistema si trova in
una condizione di equilibrio autoalimentato che non può modificarsi a meno dell’intervento di forze
esterne. Ma perché la velocità uniforme è mantenuta? Si analizzi il corpo m che si muove con velocità
uniforme v: i glub frontali sono compressi, quindi, per il 1° principio, la loro spinta verso il corpo, indicata
dalle freccette nere di destra, risulta inferiore a quella dei glub
posteriori, dilatati (freccette di sx). La risultante di questo gioco di
forze generate esclusivamente dalla struttura dello spazio-glub dà la
velocità uniforme (freccia v) e il sistema in moto si autoalimenta.
In un corpo in moto i glub frontali sono sempre più piccoli dei glub posteriori, perciò la loro spinta risulta
sempre inferiore a quella dei glub posteriori: questa differenza dà una risultante autoalimentata
che muove il corpo sempre verso i glub frontali
E’ la differenza dimensionale dei glub che circondano la massa in moto -non modificabile a meno
dell’intervento di forze esterne- ad autoalimentare il sistema. Appena un qualsiasi corpo si mette in moto,
comprime frontalmente certi glub e decomprime posteriormente altri; lo scompenso produce una spinta
verso la direzione di spostamento del corpo: si tratta di un fatto ineliminabile, intrinseco a ogni oggetto in
moto, così come risulta ineliminabile il suo aumento di massa sperimentale (paramassa).
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Inaudito Clic Essenziale
Principi di Azione Densa 2
Massa e Moto
 4° = Un corpo immobile nello spazio tende ad acquisire un moto rotatorio
E’ la conseguenza delle spinte per compressione che i glub in V 2 operano sulla materia: al singolo granomateriale imprimono rotazioni lungo vari piani; agendo su un insieme di grani (oggetto qualsiasi, massa di
gas) ne provocano la rotazione complessiva per le stesse ragioni, vale a dire che le spinte irregolari dovute
all’irregolarità del corpo finiscono per acquisire direzioni prevalenti che lo mettono in rotazione.
 5° = L’inerzia si manifesta perché un corpo, sottoposto a spinte, deve variare la compressione
dei propri gfc per raggiungere la velocità uniforme compatibile con la forza applicata,
cioè l’equilibrio m-v-gfc
Di fatto, è il secondo principio della meccanica poiché afferma la proporzionalità tra la forza applicata, la
massa e l’accelerazione. Subendo la spinta, un corpo comincia a comprimere i glub frontali; il processo
dura fino a quando non ha raggiunto la velocità costante corrispondente alla forza applicata e alla
propria massa; perciò, tra due corpi di massa diversa sottoposti alla medesima forza, il maggiore si mette in
moto e raggiunge la velocità costante più lentamente dovendo comprimere un maggior numero di glub
frontali, e si fermerà più lentamente dovendo normalizzare un maggior numero di glub frontali compressi.
Si consideri un supporto in moto e una pallina con esso solidale. Supporto e pallina viaggiano alla
stessa velocità, quindi comprimono i glub corrispondenti alle loro masse in modo che i rispettivi valori di
massa-gfc diano un’uguale velocità v. Se il supporto devia a destra
anche i suoi glub frontali si adeguano, ma la forza che ha causato la
deviazione ha agito sul supporto e non sulla pallina, perciò questa
mantiene i propri glub frontali nella stessa posizione e di conseguenza
conserva la direzione di moto che già aveva: l’effetto sarà la sua
fuoriuscita dal supporto, a meno che l’attrito non sia tale da
costringerla alla torsione, in tal caso adeguerà i propri glub al
cambiamento di direzione del vettore velocità.
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Inaudito Clic Essenziale
Formule Proprie e Improprie
Massa e Moto
 Sfogliando un testo di fisica si riescono a individuare le formule che hanno a che fare con la struttura
del Nostrun (finestre sulla conoscenza) e quelle che invece si limitano a essere il brillante risultato di
convenzioni o di particolari accorgimenti matematici.
Già nella cinematica ci si imbatte in maniera significativa nel contrasto tra fisica utilitaristica e fisica
profonda, e queste due anime del sapere fisico s’intrecciano curiosamente, rendendo ardua, seppur
affascinante, l’opera di setacciamento. Si chiameranno formule proprie quelle che mettono in relazione
termini i cui valori non dipendono da sistemi o accorgimenti arbitrari; il loro pacchetto costituisce l’asse
portante della fisica fondamentale dato che fornisce informazioni sulla struttura dell’universo; le altre
saranno stupide formule improprie.
Si nota che alcune delle formule improprie contengono equivalenti proporzionali che si sommano oppure
che moltiplicano valori ridicoli quali il tempo al quadrato, perciò perdono qualsiasi significanza di natura
fondamentale.
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Inaudito Clic Essenziale
Velocità
Massa e Moto
 La velocità si definisce come il rapporto fra lo spazio e il tempo; si può definire anche assimilandola alla
pendenza della curva xt, ma in tal caso entrano in gioco concetti geometrici che rendono impropria la
formula.
Va ricordato che la velocità metrica -riferita a oggetti materiali in moto- è un equivalente proporzionale, in
particolare v indica l’intensità di compressione esercitata dal corpo sui glub frontali: a maggiore velocità
(con parità di masse) corrisponde una maggiore compressione dei glub frontali, quindi esiste equivalenza
fra velocità e compressione-glub e tra velocità e numero di glub compressi. Invece v2 indica il carico di
velocità portato dal corpo in moto.
In prima approssimazione si può supporre che i glub frontali compressi e attivi corrispondano a un
rettangolo dove lungo la base si allinea lo stesso numero di glub dell’altezza. E’ un rettangolo perché
l’altezza corrisponde a glub in V 3, molto compressi, mentre quelli della base sono V 2. I glub dello strato
attivo sono portatori di un messaggio di compressione (velocità) che dà la misura del carico di velocità
dell’oggetto.
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Inaudito Clic Essenziale
Accelerazione
Massa e Moto
 Per accelerazione s’intende la variazione di velocità nel tempo, e non interessa assimilarla alla pendenza
della curva vt.
L’accelerazione è la variazione del numero di glub frontali compressi
a causa della velocità variabile
E’ stata definita soddisfacentemente l’accelerazione tangenziale, ma che dire della radiale? Mentre il
primo è un concetto intuitivo e facile, non risulta affatto intuitivo che un oggetto rotante intorno a un
centro stia accelerando verso il centro stesso. Si renderà plausibile il fenomeno ricorrendo alla struttura
dello spazio: se l’accelerazione tangenziale è la conseguenza della variazione in modulo della velocità,
l’accelerazione radiale dipende dalla variazione di direzione del vettore velocità. L’accelerazione radiale
indica che i glub frontali compressi non variano come quantità ma che, costretti dal cambiamento di
direzione, trasmettono la propria compressione ad altri glub -laterali rispetto al moto- cessando così di
essere compressi.
Nella figura si vede come il flusso di compressione sia perpendicolare al vettore velocità e diretto verso il
centro di curvatura, perciò si verifica un diradamento di compressione nel settore esterno alla traiettoria e
un’accentuazione di compressione nei glub interni alla traiettoria: per i principi, il corpo muove, cioè
accelera, verso l’interno.
L’accelerazione tangenziale esprime una variazione in atto del numero di gfc
del corpo in movimento
L’accelerazione radiale esprime un trasferimento laterale di compressione, ossia un flusso
compressivo diretto verso il centro di curvatura del sistema
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Inaudito Clic Essenziale
Quantità di Moto 1
Massa e Moto
 La quantità di moto si definisce come m . v; entrambi i fattori sono equivalenti proporzionali e il loro
prodotto indica una sovrapposizione di glub compressi. Inoltre un’unità di massa che si muove con velocità
v, coinvolge x-glub per l’addensamento a scalare e y-glub per la velocità: il risultato dell’interazione è una
paramassa più compressa nello strato attivo.
La quantità di moto esprime il grado di compressione dei gfc in seguito al nuovo stato di equilibrio
fra compressione per addensamento a scalare e compressione per velocità
Nel sistema isolato azzurro si muovono tre masse (materia + paramassa) che
comprimono per velocità i relativi glub frontali gialli: ebbene, l’insieme algebrico
dei glub frontali compressi e dei glub massivi compressi sono la quantità di moto
del sistema, rappresentata sia dal colore giallo (glub frontali compressi), sia dal
colore arancione (glub massivi compressi).
La quantità di moto di un sistema è la somma algebrica del numero di glub compressi per massa-velocità
presenti nel sistema stesso (se la velocità è zero si annulla anche la quantità di moto)
Il caso ideale (senza attriti) di due biglie che si urtano mostra come in un sistema isolato non possa variare
né il numero né la compressione dei glub frontali. Nella figura si vede come tali valori rimangano inalterati
ma si ridistribuiscano. Si tratta quindi di un semplice trasferimento di compressione con cambio di
direzione e di velocità dei singoli componenti, ma il numero complessivo di glub compressi interni al sistema
rimane inalterato (in assenza di attriti): la quantità di moto si conserva con una diversa distribuzione di
compressione e niente più.
Un sistema isolato conserva la quantità di moto perché non può variare il numero o la compressione
dei propri gfc; ma può esservi una ridistribuzione
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Inaudito Clic Essenziale
Quantità di Moto 2
Massa e Moto
 Legge di Conservazione
La legge della conservazione della quantità di moto afferma che in ogni sistema isolato la quantità di moto
totale rimane costante nel tempo. L’implicazione immediata è che se le masse di un sistema isolato sono
inizialmente ferme, e dunque la quantità di moto p = m.v = 0, tale dovrà rimanere anche quando le masse si
mettono in movimento. Si consideri il caso di due corpi di massa diversa, capaci di scorrere senza attriti
lungo una corsia, che comprimono una molla e sono tenuti fermi da uno spago. Non essendo in
movimento, la quantità di moto è nulla; poi si taglia lo spago e i corpi sono sospinti dalla molla con velocità
opposte e diverse lungo la corsia.
Le masse cominciano a comprimere i glub frontali rispetto alla direzione del movimento, cioè accelerano. In
a le masse ferme determinano una p di valore zero (i glub massivi ci sono però vengono moltiplicati per una
quantità zero di glub compressi dalla velocità), quindi anche in b e c la quantità di moto p deve valere zero.
E’ evidente che l’area costituita dalla massa più piccola + addensamento di glub frontali, rappresentata in
violetto, in ogni istante, è equivalente all’area della massa più grande + addensamento per velocità: i valori,
essendo uguali e opposti, si annullano a vicenda. Lo stesso discorso vale per c.
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Inaudito Clic Essenziale
Momento Angolare
Massa e Moto
 Si esamini lo spazio attorno a una sbarra rotante sul perno x. Il punto
più lontano dal perno (n) gira più velocemente di qualsiasi altro punto
(per esempio, di m) e quindi possiede un maggior numero di gfc; così i
glub compressi si distribuiscono con gradualità crescente dal perno
verso n.
 Legge di Conservazione
Si osservi una ballerina sul ghiaccio che gira su se stessa e abbassa
le braccia per aumentare progressivamente la velocità di rotazione.
Inizialmente la si vede dall’alto con le braccia tese mentre ruota con
velocità costante; i glub frontali alle braccia si comprimono con
gradualità crescente perché le estremità hanno una velocità superiore
al resto.
Si rappresenti ora la ballerina in modo diverso tenendo però presente che i vettori velocità in realtà non
vanno verso il basso ma escono dal foglio.
Abbassando le braccia, il punto A (compressione e velocità 4) va ad occupare la posizione B
(compressione e velocità 3), ma siccome il movimento si è svolto in un sistema isolato il numerocompressione dei glub compressi da A si conserva, e allora il punto A, che occupa la nuova posizione a
velocità 3, continua a muoversi con velocità 4: di conseguenza, il sistema acquista velocità.
Continuando ad abbassare le braccia, A si porta su C (velocità 2) mantenendo sempre la velocità 4, e
così via. Il risultato è una progressiva accelerazione del moto circolare del sistema nonostante l’invarianza
del numero di glub compressi (conservazione del momento angolare).
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Energia ed Eenìa
Capitolo 7
Energia: Cos’è?
Energia Fondamentale
Parametri
Esempi 1
Esempi 2
Esempi 3
Esempi 4
Massa-Energia
Differenze Concettuali
Fiamma-Attrito
Sistemi Energenici 1
Sistemi Energenici 2
Zero Assoluto
Energia d’Impatto
Eenìa: Cos’è?
Entropia
Osservazioni
Principi Termodinamica
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Energia: Cos’è?
Energia ed Eenìa
 Energia è un termine che nella fisica assume un significato piuttosto vago giacché, pur permeando e
accompagnando ogni fenomeno fisico, di fatto la sua conoscenza si traduce ed esaurisce nelle misurazioni
e trasformazioni, risultando del tutto ignota -e ignorata- la sua natura. Dunque, il primo passo per la
conoscenza consiste nel rispondere alla fatidica domanda che cos’è l’energia? La risposta è questa:
l’energia è un flusso violento e immediato di glub
Tutto qui, semplicemente. Ogni volta che si verifica un flusso-glub si sviluppa una qualche forma di
energia. Si hanno due effetti: il luogo dello spazio dove viene generato il flusso perde glub, subisce un
salasso che allenta le compressioni e si tranquillizza, favorendo il
raggiungimento dell’addensamento a scalare; per contro, il luogo
dello spazio investito dal flusso si intasa di glub, vede aumentare il
proprio caos e richiede un certo tempo per la rinormalizzazione.
Nel primo caso si ha produzione di energia, nel secondo assorbimento. Si deduce che sistemi materiali
quali nuclei, atomi e molecole che espellono glub verso l’extrasistema producono energia, mentre sistemi
che acquistano glub dall’extrasistema assorbono energia.
 Si distinguono due tipi di flusso:
Flusso Indiretto
E' causato da un cambiamento di rapporto spaziale tra i componenti materiali del
sistema (per esempio, l’avvicinamento tra due grani), che conduce alla spremitura e
conseguente fuoriuscita di glub attraverso l’intera superficie del guscio del sistema
stesso per ristabilire il necessario addensamento a scalare. Questo tipo si chiama energia fondamentale.
Flusso Diretto
Un sistema materiale in moto reca con sé il flusso di glub frontali compressi (gfc);
questo tipo si chiama energia d’impatto.
flusso-glub indiretto
flusso-glub diretto
energia fondamentale
energia d’impatto
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Energia Fondamentale
Energia ed Eenìa
 Due grani sono in avvicinamento reciproco: il loro sistema si contrae nella stessa misura con cui si dilata
l’extrasistema (il resto del Nostrun). I glub frontali vengono via via spremuti verso l’esterno perché il
sistema deve, in ogni momento, mantenere l’equilibrio m-v-gfc e l’addensamento a scalare senza salti
dimensionali. I glub espulsi si aggiungono di forza a quelli già presenti nell’extrasistema aumentandone il
caos: le spinte forzate potranno agire su eventuali grani materiali esterni al sistema facendoli vibrare.
Nella figura c’è un sistema formato da due grani gialli e all’esterno, nell’extrasistema, vagano due grani
rossi.
Qualcosa spinge i grani gialli ad avvicinarsi, allora il sistema si contrae comprimendo i glub e alterando la
distribuzione a scalare: l’anomalia si risolve espellendo i glub in eccesso verso l’extrasistema; questi glub
investono i grani esterni, che si mettono a vibrare.
Il caso opposto, di due grani che si allontanano, produce l’espansione del sistema a spese
dell’extrasistema: i glub sono in entrata per compensare il diradamento di quelli interni, allentano la
pressione sulla materia presente nell’extrasistema e ne smorzano le vibrazioni.
Quindi, un sistema a rapida riduzione di volume produce un flusso che aumenta la vibrazione della materia
dell’extrasistema; inversamente, un sistema che si dilata assorbe glub e causa la diminuzione di vibrazione
della materia presente nell’extrasistema.
Un sistema in contrazione libera energia, un sistema in espansione assorbe energia
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Parametri
Energia ed Eenìa
 Da quanto detto si inferisce -generalizzando- che qualsiasi sistema in fase contrattiva, provocando
l’espulsione di glub, induce un incremento di energia nell’extrasistema. Per non commettere errori di
valutazione è importante però tenere conto dei parametri dimensione e velocità.
Dimensione: se il sistema è una molecola, i glub espulsi hanno compressione V 2 media ed escono
attraverso una superficie molecolare relativamente vasta. Il rapporto
numero-compressione glub espulsi
estensione superficie guscio
risulta basso, perciò l’energia prodotta non è molto intensa; se invece il sistema è costituito da nuclei
atomici, i glub espulsi sono in paramassa (V2 spinto) ed escono da un guscio assai ridotto: il rapporto è
alto e l’energia prodotta intensa.
Velocità: considerando molecole e nuclei, le velocità-glub sono maggiori quanto più piccoli risultano i
sistemi: così due nuclei in avvicinamento producono flussi più violenti rispetto a quelli di due molecole in
avvicinamento, e quindi una maggiore intensità energetica.
Inglobando i due parametri si può affermare che quanto più ridotto è il microsistema tanta più intensità
energetica produce.
L’intensità energetica è inversamente proporzionale alle dimensioni del sistema che la produce
 Siccome l’energia fondamentale aumenta o smorza la vibrazione della materia coinvolta, produce due
effetti a livello macroscopico: la variazione termica e la generazione di onde elettromagnetiche (come si
vedrà).
 L’energia è un flusso violento e immediato di glub
L’energia fondamentale è un trasferimento locale e improvviso di glub dal sistema
all’extrasistema, o viceversa
Un sistema in contrazione libera energia, un sistema in espansione assorbe energia
L’intensità dell’energia è in funzione inversa rispetto alle dimensioni del sistema che la produce
L’energia d’impatto è un flusso di glub portato da un sistema in moto
L’energia fondamentale determina le variazioni termiche e i fenomeni elettromagnetici
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Esempi 1
Energia ed Eenìa
 Dipoli Oscillanti
Due cariche oscillanti lanciate l’una contro l’altra danno luogo a un sistema in contrazione (quando si
avvicinano) e in espansione (quando si allontanano).
Durante le fasi di contrazione vengono espulsi glub: risultano così flussi ritmici di glub compressi in uscita
che investono altri grani carichi provocandone la vibrazione, con produzione di fotoni. Poi,
l’allontanamento smorza le vibrazioni dei grani carichi, ma subito dopo un nuovo avvicinamento li rimette in
vibrazione facendoli produrre altri fotoni, e così via: in tal modo hanno origine le onde elettromagnetiche,
fenomeno compressivo-decompressivo per eccellenza, come si vedrà.
 Microsistemi Molecolari
Ci sono reazioni chimiche esotermiche, endotermiche e altre che apparentemente non sviluppano né
assorbono calore. Una reazione è endotermica quando il nuovo assetto molecolare dei prodotti
comporta la dilatazione dei sistemi in gioco, allora i glub richiamati dal nuovo sistema provocano il
raffreddamento (rallentamento molecolare) della materia dell’extrasistema coinvolta. La reazione è
esotermica quando si verifica una contrazione di volume nel formarsi delle nuove molecole: l’espulsione di
glub causa l’aumento di vibrazione della materia dell’extrasistema e quindi calore. Infine, nelle reazioni
senza scambi apparenti di calore si può supporre che si tratti di processi lenti, con flussi deboli, che
danno allo spazio il tempo di riequilibrare il tutto, oppure di processi dove il volume dei prodotti risulta, nel
complesso, inalterato rispetto al volume dei reagenti.
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Esempi 2
Energia ed Eenìa
 Reazioni Chimiche
Le reazioni chimiche sono un argomento importante perché al meccanismo espulsione-richiamo di glub va
attribuita la responsabilità di ogni scambio di energia, sia essa chimica, nucleare o biologica (Atp e
compagne). Occorre però avere ben chiare le fasi secondo le quali si sviluppa il fenomeno dello scambio
di energia fondamentale. Esempio: in laboratorio si può eseguire un’esperienza con l’acqua ossigenata,
che è acqua semplice arricchita industrialmente con ossigeno; in presenza di un catalizzatore (biossido di
manganese) l’acqua si libera tumultuosamente dell’ossigeno in eccesso; toccando la provetta dove si
svolge l’esperimento si nota che è calda. Essendo esotermica non si esita a sostenere che sono
interessati sistemi a riduzione di volume, ma si può obiettare: “Da una molecola (H 2O2) se ne ottengono
due (H2O e O), il sistema si espande, perciò dovrebbe produrre raffreddamento”. Effettivamente si ha
un’espansione complessiva, ma quando la molecola d’acqua incorpora l’atomo di ossigeno (a), questo
contende i due atomi di idrogeno all’altro ossigeno costringendolo ad allentare la presa sugli idrogeni. La
molecola d’acqua subisce così una distorsione strutturale con un
piccolo allontanamento degli atomi di idrogeno dal primo ossigeno
per raggiungere il nuovo equilibrio: si determina in tal modo un
aumento di volume molecolare (indipendentemente dall’ossigeno in più). Bisogna prestare attenzione
solo alla molecola iniziale: si osserva come entrambi gli atomi di idrogeno, allentata la trazione del primo
ossigeno, si sono allontanati un poco da questo provocando l’aumento del volume molecolare dell’acqua
semplice. Riformandosi l’acqua dopo la perdita del secondo ossigeno (b), gli atomi di idrogeno si
riavvicinano all’ossigeno rimasto per raggiungere l’equilibrio strutturale iniziale: diminuisce il volume
molecolare e il flusso-glub in uscita fa vibrare le molecole circostanti producendo calore. Allora,
l’aggiunta di un nuovo atomo distorce la molecola; quando questo atomo viene allontanato, la molecola
ritorna alle condizioni iniziali.
La distorsione molecolare espande il volume del sistema (assorbimento di energia), il ritorno alle
condizioni iniziali contrae il sistema (produzione di energia)
Il sistema acqua ossigenata si è espanso nel sistema acqua + ossigeno, ma il microsistema acqua, più
piccolo, si è contratto; quindi, in base alla regola, prevale il secondo fenomeno e si sviluppa calore.
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Esempi 3
Energia ed Eenìa
 Microsistemi Nucleari
La fusione nucleare produce energia anche sotto forma di calore. Un sistema a due nuclei d’idrogeno,
sottoposto alla forza forte, si contrae molto velocemente formando un nuovo sistema a volume
complessivo inferiore che deve raggiungere la disposizione glub
a scalare: da ciò la massiccia espulsione di glub in eccesso con
produzione di energia.
Siccome nei processi a livello nucleare viene coinvolta la paramassa, e la superficie del guscio è assai
ridotta, l’intensità energetica prodotta risulta elevatissima. Nel disegno, la zona di sovrapposizione dei
cerchi è la paramassa che viene espulsa (rosa): si spiega così perché alla misurazione risulti che una
frazione di massa è scomparsa.
La paramassa espulsa determina una diminuzione della massa sperimentale
La fisica interpreta la cosa come una trasformazione massa-energia, in realtà si tratta di paramassa (V2
spinto) che si disperde diventando V 2-V1; quindi una parte della massa sperimentale si è trasformata in
energia, ma non la massa effettiva (cioè la materia), che invece rimane invariata.
La materia (V3) non può trasformarsi in energia, la paramassa (V 2) si
Molto meno intuibile -anzi, in apparente contraddizione- è il fenomeno della fissione. La spaccatura di un
nucleo in due parti principali e altre secondarie comporta un’evidente espansione del sistema, con flussi in
entrata e immediato raffreddamento del sistema stesso. Allora come si spiega l’immane calore liberato da
questi processi?
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Esempi 4
Energia ed Eenìa
 Fissione Nucleare
Si rende necessaria un’anticipazione di fisica nucleare. I nucleoni si muovono incessantemente l’uno
rispetto all’altro facendo assumere al nucleo atomico configurazioni sempre diverse: la probabilità di una
precisa configurazione obbedisce a leggi statistiche, ma è chiaro che le configurazioni in cui il nucleo
assume una forma secondo il volume di equilibrio sono molto più frequenti di quelle in cui la forma
determina volumi squilibrati. Per volume d’equilibrio s’intende che la forma è tale da oscillare, a causa del
movimento dei nucleoni, intorno a un valore di volume proprio di ogni nucleo, dipendente dal numero di
protoni e neutroni. Il volume proprio è anche il volume minimo, pertanto raramente il nucleo assumerà
forme a fuso oppure a Y perché comporterebbero un marcato allontanamento dal volume di equilibrio. La
forma più probabile del volume minimo è di tipo sferico con qualche propaggine ogni tanto, sempre dovuta
al movimento incessante dei nucleoni.
Si torni alla fissione osservando la figura. Una volta spaccato il nucleo, le due parti principali, risultato di
un’azione
traumatica,
avranno
plausibilmente
una
configurazione irregolare lontana dal volume di equilibrio
(1). Ma tale forma sarà velocemente ricondotta a un’altra
più prossima al volume minimo di equilibrio compatibile con il
diminuito numero di nucleoni (2): la conseguenza è una
riduzione di volume, cioè una contrazione dei microsistemi
con espulsione di glub compressi.
Anche in questo caso viene coinvolta la paramassa, perciò la quantità di energia liberata (glub espulsi) è
molto significativa. Il microsistema due frazioni di nucleo si espande, i microsistemi una frazione di nucleo si
contraggono: prevale nettamente il processo relativo ai microsistemi più piccoli e si sviluppa calore.
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Massa-Energia
Energia ed Eenìa
 “Nucleo e Radioattività”- Pisent
“... si trova che il carbonio è un po’ più leggero della somma dei suoi costituenti e precisamente che
mancano all’appello 0,153 per 10 alla meno 27 kg. Lo stesso tipo di effetto, diverso quantitativamente, si
trova per tutte le specie stabili nucleari note. Tutti i nuclei stabili sono un po' più leggeri di quanto ci si
aspetterebbe... Come dipenda da ciò il difetto di massa dei nuclei è presto detto: il nucleo è un sistema
molto legato di nucleoni, quindi per sfasciarlo bisogna impiegare molta energia, quindi sfasciandolo si
guadagna massa. Ecco perché dodici nucleoni liberi pesano un po' di più del nucleo di carbonio.”
Si rappresenti il processo appena descritto in modo visivo e schematico: inizialmente vi sono dodici
nucleoni uniti dalla forza nucleare sui quali giunge una certa dose di energia; almeno una frazione
dell’energia si suddivide in dodici parti, ogni parte si
aggrega ai singoli nucleoni, così l’energia, dopo avere
sfasciato il nucleo, aumenta pure la massa di ogni particella
in base alla famosa equivalenza massa-energia. La spiegazione è indiscutibilmente semplice a patto di
rinunciare alla realtà fisica e di non porre alcun perché. Perché massa ed energia sono equivalenti? Perché
l’energia trasformata in massa si distribuisce equamente fra i dodici nucleoni? Inoltre l’energia di sfascio
gioca un ruolo primario nella formazione della nuova massa, nel senso che è proprio una parte di
quest’energia a diventare poi massa aggiuntiva. Non va bene.
Si propone invece una diversa interpretazione: il nucleo è un sistema a volume minimo dove i singoli
nucleoni hanno dovuto rinunciare a una parte della propria paramassa sotto l’effetto attrattivo della
forza nucleare, che li ha costretti a sovrapporre gli
addensamenti
a
scalare
creando
così
regioni
di
addensamento anomalo risolte espellendo glub dal sistema e
stabilendo un nuovo equilibrio. Quindi, nelle zone rosse l’accumulo è stato sanato mediante flussi di glub
in uscita, cioè con la produzione di energia fondamentale. Quando giunge l’energia sotto forma
d’impulso, i nucleoni vengono allontanati e costretti -per completare quella parte della propria paramassa
cui avevano rinunciato per formare il nucleo- a richiamare glub dall’extrasistema. L’incremento di ogni
singola paramassa equivale, come si sa, a un corrispondente aumento di massa sperimentale.
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Differenze Concettuali
Energia ed Eenìa
La scheda precedente fa emergere due grosse differenze concettuali con la fisica contemporanea:
 La fisica fornisce un’interpretazione ineccepibile dal punto di vista formale, aggiungendoci anche
risultati quantitativi; essa però non consente la visualizzazione del processo, essendo impossibile formarsi
una plausibile immagine mentale dell’evento (è inaccettabile immaginare che l’energia si suddivida in
pezzettini uguali che poi si incollano alle masse). L’ipotesi-glub, per gli aspetti quantitativi si affida
senz’altro alla fisica, mentre per la visualizzazione del fenomeno ritiene che chiunque sia in grado di
immaginare dei glub che si dispongono velocemente a scalare intorno ai grani appena separati da un
impulso, e perciò con dei vuoti nella loro paramassa.
 L’energia incidente il sistema sotto forma d’impulso non si trasforma affatto in massa come sostiene la
fisica, essa si limita a fornire la spinta per allontanare le particelle, mentre l’aumento di paramassa (e quindi
di massa sperimentale) è operato automaticamente dallo spazio, quindi
la trasformazione energia incidente-massa è solo apparente
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Fiamma-Attrito
Energia ed Eenìa
 Fiamma: alla domanda, finora senza reale risposta, sul perché una fiamma scotta, e perché se viene
avvicinata a un corpo causa l’aumento dell’energia cinetica delle sue molecole (e quindi il riscaldamento) si
risponde che, evidentemente, la fiamma risulta da un insieme di sistemi a riduzione violenta di volume (per
ragioni chimiche) che, espellendo glub, producono energia fondamentale e provocano l’aumento di
vibrazione della materia presente nell’extrasistema locale (fiamma e oggetti vicini).
La combustione produce carbonio, anidride carbonica e acqua; come si vedrà nel prossimo paragrafo,
l’ossigeno è un forte contrattore di sistemi, perciò combinandosi separatamente con carbonio e idrogeno
causa la riduzione volumetrica delle molecole reagenti, con espulsione di glub e produzione di energia
termica: la fiamma si può dunque considerare come una forma naturale visualizzata dei flussi tumultuosi di
glub espulsi.
 Attrito: perché un pezzo di ferro battuto con un martello sviluppa calore? L’impatto con il martello
provoca la deformazione strutturale delle molecole del ferro nel senso di una diminuzione forzata, per
schiacciamento, del volume molecolare, perciò vi è espulsione di glub e riscaldamento dell’extrasistema.
Poi, le molecole recuperano parte del proprio volume, ma il successivo impatto torma a spremerle, e così di
seguito in una progressione termica.
Ci sono gli attriti per percussione, per strofinamento, volvente; ma in ogni caso il contatto tra i due corpi
provoca la momentanea deformazione compressiva dei sistemi molecolari coinvolti, allora i glub sono
spremuti dai sistemi, aumentano la vibrazione delle molecole dell’extrasistema e producono calore.
Nelle figure sono rappresentati l’attrito per percussione e l’attrito per scorrimento: laddove i sistemi
molecolari vengono a contatto si comprimono, si
deformano e liberano glub producendo calore. In tutti i
casi, l’azione iniziale sarà sempre contrattiva, perciò
esotermica.
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Sistemi Energenici 1
Energia ed Eenìa
 Ossigeno
E’ un agente forte contrattore di sistemi nelle reazioni chimiche: anidride carbonica e acqua, proprio
perché contengono ossigeno, sono molecole molto contratte, perciò quando vengono prodotte vi è
sicuramente la diminuzione volumetrica dei sistemi in gioco, con conseguente liberazione di energia
fondamentale. Viceversa, quando queste molecole vengono smembrate e incorporate in un sistema, si
verifica un’espansione con assorbimento di energia, che nel linguaggio-glub significa richiamo di glub
dall’extrasistema.
Come esempio significativo si consideri la reazione chimica che sgretola la molecola di glucosio in acqua,
anidride carbonica ed energia fondamentale:
C6H12O6 + 6 . O2
6 . H2O + 6 . CO2 + 680.000 c
Caratteristica del glucosio è l’avere ogni atomo di carbonio vincolato a un gruppo OH e a un H (sistema
a della figura).
Quando giunge l’ossigeno libero, strappa il carbonio dal sistema, ma questo non interessa: l’evento
importante si manifesta nel sistema giallo indicato con b, che una volta svincolato dal carbonio si contrae
perché l’H deve avvicinarsi all’OH per formare la molecola d’acqua (c), liberando un flusso-glub in uscita
che produce energia fondamentale. In questo modo vengono prodotte le famose 680.000 calorie; anche
la formazione di CO2 contribuisce alla produzione delle calorie.
Nel processo inverso, i fotoni della luce solare producono un impulso sulla molecola di CO 2, che si
smembra; l’O viene allontanato e il carbonio si vincola avidamente alla molecola d’acqua distorcendola
strutturalmente, dilatandola, e quindi assorbendo energia (tornando nuovamente al sistema a).
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Sistemi Energenici 2
Energia ed Eenìa
 Radicale Fosforico
La presenza del radicale fosforico nell’Atp ci dice che il fosforo riesce a tenere stretti tre ossigeni, ma il
quarto gli crea dei problemi; riesce comunque a
vincolarlo pagandone però il prezzo con una
diminuita presa sugli altri che si allontanano un
po’: l’effetto è una forte espansione per
distorsione molecolare del sistema PO3 (a). La
dilatazione anomala porta instabilità, perciò il radicale fosforico finisce per staccarsi dall’Atp lasciando a
questo il quarto ossigeno; allora il sistema PO3 si contrae per raggiungere l’iniziale volume d’equilibrio
strutturale che gli spetta ed espelle un’elevata quantità di glub -cioè libera molta energia fondamentale(b). Non essendo i glub in paramassa producono solo una discreta intensità energetica.
 Idrogeno
Anche l’H+ è un forte contrattore. Per esempio, quando l’H + di un acido si trova in acqua, l’incontro fra
due grandi contrattori come idrogeno e ossigeno porta
alla formazione della molecola di ione idronio che è
ancora più contratta di quella dell’acqua, quindi il sistema
si riduce ulteriormente, espelle glub e produce calore.
H+ + H2O
H3O+
Un altro esempio delle capacità contrattive dell’idrogeno è dato dalla reazione fra H 2 e Cl2 con forte
produzione di calore nella formazione dell’acido cloridrico:
H2 +Cl2
2. HCl
Dev’esserci una fase intermedia in cui la fame fra i due elementi conduce alla rottura delle piste cicliche
covalenti (spiegate in un prossimo capitolo), dopodiché
l’H si precipita appassionatamente sul Cl, contraendo
violentemente il sistema, espellendo glub e liberando
calore.
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Zero Assoluto
Energia ed Eenìa
 Si immagini un sistema (arancio-marrone) dotato di un preciso volume molecolare in equilibrio, ossia
con un ben definito numero di glub perfettamente addensati a scalare. Si immerga il sistema dentro altri
sistemi (gialli) e si proceda al suo
raffreddamento facendo espandere i
sistemi
circostanti.
I
sistemi
gialli
aumentano il proprio volume molecolare,
perciò necessitano di più glub per il
nuovo equilibrio, che estraggono dal sistema marrone (a). Il sistema marrone perde glub, quindi per
raggiungere un nuovo stato di equilibrio, avendo una minore quantità di glub a disposizione, deve
giocoforza ridurre il proprio volume (e raffreddarsi, perché diminuiscono le possibilità di vibrazione).
Continuando il processo, si arriverà al momento in cui il sistema avrà raggiunto le sue dimensioni minime,
con il minimo numero possibile di glub addensati a scalare (b): è la condizione di zero assoluto in cui non è
più possibile estrarre energia (cioè glub). A questo punto, se si espandono ancora i sistemi gialli, questi
non possono più prendere glub dal marrone perché altrimenti si formerebbero buchi nel suo
addensamento, cosa assolutamente non tollerata dallo spazio; oppure, se riescono
ancora a estrarre qualche glub, lo spazio provvede immediatamente a rifornire il
sistema dei glub perduti (c) creando una situazione di equilibrio dinamico che di
fatto impedisce al sistema di ridurre ulteriormente il proprio volume molecolare,
determinando in tal modo una soglia di temperatura minima praticamente invalicabile.
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Energia d’Impatto
Energia ed Eenìa
 Nell’energia d’impatto il flusso-glub è portato direttamente dal sistema in movimento. In seguito a una
collisione il flusso permane, ma si distribuisce fra i sistemi collidenti che diventano a loro volta portatori di
nuovi flussi, con valori per lo più diversi da quelli precedenti; una frazione dell’energia d’impatto va
perduta perché si trasforma in energia fondamentale (calore d’attrito).
Si prende atto che per i fisici la grandezza energia cinetica si conserva o si trasforma ma che ignorano il
perché. Si parta dalla formula, che può essere suddivisa in due parti:
2
K = ½ . mv2
½.m
v2
Per v non ci sono problemi: come già detto, questo valore rappresenta il carico di velocità che un grano
porta nel suo movimento. Quando interviene la massa vi è il prodotto fra due equivalenti proporzionali (m
e v) con l’interazione tra i glub compressi dalla massa e i glub compressi dalla velocità: si determina un
nuovo equilibrio in cui il sistema è caricato e pronto a provocare sconquassi non appena entrerà in
contatto con i glub compressi di un altro sistema.
Ma perché ½, cioè metà della massa? Si supponga che il grano sia sferico e lo si divida a metà secondo
un piano ortogonale al vettore velocità; ebbene, la sfera è stata divisa in due parti
uguali di cui una è attiva perché in grado d’interagire per impatto con altra massa,
mentre l’altra rimane passiva perché impossibilitata a farlo: si individua così il settore
con possibilità d’impatto del corpo in moto. Nel caso che venisse colpito da retro, il settore attivo
sarebbe quello posteriore e risulterebbe poco efficace data la scarsa
compressione dei glub. In ogni modo solo la metà della massa della sfera è
attiva rispetto all’impatto con altri sistemi. Pare abbastanza intuitivo che,
indipendentemente dalla sua forma, un corpo in movimento che sta per
impattare un altro, oppure un corpo fermo che sta per essere colpito da uno
in movimento, offrano all’incirca la metà della propria massa all’impatto mentre l’altra metà gioca un ruolo
inerte o passivo. Oppure, se un corpo in movimento ha i due settori molto diversi o irregolari avanzerà
ruotando e in tal caso lo si potrà assimilare a una sfera.
L’energia cinetica dà la misura dell’interazione tra la massa attiva e il carico d’impatto
portato da un corpo in movimento
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Eenìa: Cos’è?
Energia ed Eenìa
 Energia del Vuoto: la meccanica quantistica sostiene che lo spazio-tempo subisce incessanti
fluttuazioni quantiche che danno un residuo energetico chiamato appunto “energia del vuoto”. Questa
energia poi, sarebbe di segno opposto a quella della materia perciò, mentre la materia con la sua gravità
tende a rallentare e forse annullare l’espansione dell’universo, l’energia del vuoto tende ad accelerare
l’espansione.
L’energia è una forte concentrazione di glub oppure un loro flusso violento; l’unica energia che una
porzione di vuoto può produrre è legata alla concentrazione di glub per effetto della presenza di materia
nelle vicinanze o di onde che si propagano, pertanto il suo “segno” rimane sempre lo stesso e non può
contrastare la gravità. Questo contrasto si manifesta in maniera drammatica solo quando interviene la
materia vibrante che produce temperatura e quindi flussi di glub, ma nello spazio vuoto, evidentemente,
ciò non può accadere.
 Eenìa: la fisica mette insieme in un unico termine (energia) due fenomeni nettamente distinti definiti
“eenìa” (da pronunciarsi all’europea continentale e non all’anglosassone) ed “energia”. Vanno sotto la
definizione di eenìa tutti quegli eventi legati alla struttura pura dello spazio, cioè indipendenti dalla
presenza di materia o al massimo quando questa è appena in formazione oppure si è appena formata:
sono eenìa l’organizzazione in globuli, la densità omogenea, il discostamento da questa (stati V1-V2-V3),
le onde di riequilibrio, la formazione di grumi in V3 che possono venire disciolti oppure formare il grano di
materia, le onde elettromagnetiche e l’energia oscura (di cui si parlerà). Mentre sotto la definizione di
energia cadono quegli eventi strettamente legati alla presenza di materia e ai suoi comportamenti: energia
cinetica, energia d’impatto, energia potenziale, energia termica, e tutti quei fenomeni che rientrano nella
fisica classica.
Quindi, quando i fisici parlano, per esempio, delle variazioni di temperatura o degli urti fra corpi solidi,
stanno parlando di energia, mentre quando parlano di energia minima del vuoto, delle sue fluttuazioni,
delle sue trasformazioni nell’equivalente particellare, della generazione di masse negli acceleratori, in
realtà stanno parlando di qualcosa di diverso, di eenìa appunto.
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Inaudito Clic Essenziale
Entropia
Energia ed Eenìa
 Si dice che l’entropia dell’universo aumenta, intendendo che esiste una generale tendenza verso il
disordine. Colpisce l’analogia tra questo concetto (universo che tende al massimo disordine, cioè alla
massima distribuzione) e lo spazio denso che tende alla distribuzione di massima omogeneità dei propri
glub (densità omogenea dei glub a dimensioni standard).
Lo spazio denso, pur tendendo all’omogeneità, contiene i germi della disomogeneità (può creare
addensamenti e materia), e quindi, pur tendendo al massimo disordine possiede gli elementi per la
creazione dell’ordine. In altri termini, quando la struttura-supern si organizza nelle struttura-glub e
materiale sviluppa un virus che impedisce definitivamente e in modo sempre più dirompente il
raggiungimento della distribuzione omogenea perfetta. Lo spazio tende a eliminare gli addensamenti
anomali producendo flussi di energia fondamentale che tolgono glub agli addensamenti stessi per
distribuirli nell’extrasistema e avvicinarli alla condizione di omogeneità; questo significa portare un sistema
al volume minimo (massima stabilità), che una volta raggiunto non può più produrre ulteriore energia
fondamentale perché è stato completamente spremuto. L’ottusità dell’universo risplende in tutta la sua
magnificenza perché per voler omogeneizzare il tutto finisce per spingere verso la formazione di piccole
strutture stabili e ordinate, disomogenee rispetto al resto. La materia, per la struttura-glub, è
un’intrusione che non può essere estirpata, ma solo ridotta e circoscritta; per questa ragione, nonostante
la generale entropia crescente, continuano a formarsi sistemi locali a entropia decrescente.
Nel Nostrun, preso nella sua totalità, la continua creazione di materia -e quindi di ordine- (non accettata
dai fisici) contrasta la generale tendenza al disordine dovuta al mantenimento della densità omogenea.
Quindi si è incerti se considerare l’entropia complessivamente crescente, stabile o decrescente.
 Il collegamento tra gravitazione e termodinamica espresso da Prigogine appare evidente nell’Ipotesiglub: la gravità si sviluppa da una disomogeneità dello spazio (addensamento a scalare) dovuta alla
presenza di materia. E’ una disomogeneità che comprime per diminuire il volume complessivo dell’anomalia
materiale. Ma un sistema materiale in contrazione espelle glub sotto forma di energia fondamentale, che è
proprio l’elemento base della termodinamica; perciò se non ci fosse una compressione da qualche parte
non esisterebbe la termodinamica.
La chiave interpretativa della termodinamica è la compressione-glub
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Osservazioni
Energia ed Eenìa
 Silvestrini “... dal disordine all’ordine non si va spontaneamente…spontaneamente, i sistemi complessi
tendono verso il disordine…i sistemi complessi evolvono verso la loro configurazione più probabile.”
E’ indispensabile distinguere nettamente tra materia e glub. Il grano materiale è puro ordine e si circonda
di glub anch’essi ordinati in un addensamento a scalare dinamico ma preciso; oltre questo sistema i glub
raggiungono una distribuzione, certamente dinamica, ma piuttosto omogenea. Quindi, dato che il
comportamento della materia dipende dalla struttura-glub, e dato che questa tende a raggiungere
un’approssimativa distribuzione omogenea, anche la materia che in essa galleggia, pur passivamente,
tende alla distribuzione omogenea, cioè al massimo disordine. Perciò non bisogna confondere natura con
comportamento della materia: la prima è puro ordine, il secondo è puro disordine tendenziale.
 La struttura-materiale consuma velocemente i flussi d’energia che riceve. Ebbene, la strutturabiologica è sorta quando alcuni elementi della struttura-materiale sono riusciti -del tutto ottusamente- a
organizzarsi in modo tale da essere capaci di prolungare il tempo d’azione dei flussi energetici. Per
rendere l’idea si pensi a una persona che urla il proprio nome mentre passeggia per una prateria e di
un’altra che fa lo stesso dentro un canyon: nel secondo caso, la presenza di pareti riflettenti che
producono l’eco prolunga la possibilità di udire il nome urlato e un apparecchio sensibile alle onde sonore
funzionerebbe più a lungo.
Nei sistemi biologici accade lo stesso: i flussi vengono immagazzinati in maniera instabile da speciali
molecole molto dilatate e poi liberati per ritornare al loro equilibrio strutturale; una parte va dissipata ma
la restante dilata altre molecole che la immagazzinano, e così via. La parte dissipata è fondamentale
perché produce movimento e calore. Il protrarsi dell ’eco-glub biologico consente lo svolgimento di
un’infinità di reazioni chimiche che nell’insieme fanno funzionare la macchina vivente. Esempio significativo
è il gruppo fosfato già visto, che rimbalza continuamente dalla molecola di Atp ad altre che formano il
ciclo.
Allora, la struttura-materiale, consumatrice immediata di flussi-glub, non appena è riuscita ottusamente
ad organizzare alcuni suoi elementi secondo catene capaci di prolungare l’azione dei flussi, è divenuta
struttura-biologica (o almeno ne ha creato le premesse).
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Principi Termodinamica
Energia ed Eenìa
 1°: “L’energia si conserva solo nei sistemi circoscritti”
Il primo principio dice che l’energia può essere trasformata, accumulata o trasferita ma mai creata o
distrutta. Dal punto di vista dell’Ipotesi-glub la cosa quadra parzialmente: l’energia non è altro che un
flusso-glub e i glub non possono distruggersi; ma ai confini del nostro universo, laddove vi è il contatto fra
nostro universo e universo, cioè fra entità frantumata ed entità compatta, si verifica l’incessante
produzione di nuovi elementi-supern e quindi di glub, pertanto sussistono le condizioni per la creazione di
eenìa che potenzialmente può evolvere in nuova energia. Questo se si considera il Nostrun nella sua
totalità, se invece ne prendiamo solo una porzione, anche immensa, allora l’energia non si crea.
L’energia non può essere distrutta ma viene creata -sotto forma di eenìa- incessantemente
come la materia
Nei sistemi circoscritti l’energia, in pratica, non si crea né si distrugge
Un flusso-glub può passare da un sistema a un altro o all’extrasistema (trasferimento di energia), può
addensarsi a scalare intorno a un corpo o può addensarsi frontalmente a un corpo in movimento
(accumulo di energia); infine, accompagna ogni processo che si svolge nella struttura-materiale con
l’inevitabile parziale dispersione nell’extrasistema (trasformazione dell’energia).
L’energia si trasferisce, accumula e trasforma perché i glub interagiscono incessantemente con la
struttura-materiale e l’accompagnano in ogni suo processo
2°: “I processi reali sono solo quelli per i quali si ha un aumento di entropia (ricordando che questi
processi si svolgono in porzioni circoscritte del nostro universo)”
Per quanto detto nel paragrafo precedente, basta tenere presente che quelli che si definiscono processi
reali si svolgono in porzioni molto ristrette di spazio dove si può considerare valida la conservazione
dell’energia e la tendenza all’aumento di entropia.
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Gravità
Capitolo 8
Nel Bivio
Nel Torrente
Rivoluzione
Gravità: Cos’è?
Campo Gravitazionale
Legge di Newton
Onde Gravitazionali
Massa Inerziale
Massa Gravitazionale
Gravità ed Energia-Eenìa
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Nel Bivio
Gravità
Passai bruscamente dal trotto al passo e ripresi fiato: - Prima accennavi a qualcosa sui rettifili ma non
potevo seguirti per imprescindibili necessità polmonari.
- Dicevo che sarebbe errato considerare solo rettilinea una strada che si biforca.
- E’ errato nel senso che finisci nel fosso; sono stupito dall’inaudita profondità del tuo pensiero:
continua a cantare, oh mio Kant!
- Immagina questa situazione: stai osservando da lontano un uomo seduto su un masso; a qualche metro
da lui c’è un foglio di carta adagiato piattamente a terra perciò escludiamo la presenza di animali di sorta
nascosti sotto. A un certo punto noti che il foglio si avvicina a scatti all’uomo: che cosa ne deduci?
- Be’, potrei pensare che un refolo di vento lo stia sospingendo, oppure...siccome osservo da lontano,
magari non mi accorgo che il burlone ha legato uno spago al foglio per attirarlo a sé.
- Perfetto! La carta è sospinta verso l’uomo, che non ha ruoli attivi, oppure il foglio è attirato dall’uomo
che diventa decisivo per il compiersi dell’evento. Sei d’accordo?
- Ia.
- Adesso scomponiamo l’evento nelle fasi a e b. Fase a: il foglio muove verso l’uomo, fatto inoppugnabile
che associamo a una strada rettilinea dalla quale non si può ragionevolmente deviare. Fase b: il moto è
dovuto al vento che sospinge o all’uomo che attira: le possibilità sono due quindi si tratta di un bivio;
considerare le due fasi come un unico percorso rettilineo sarebbe errato perché escluderebbe a priori
una delle due eventualità che ha comunque qualche probabilità di essere vera. Non è così?
- Ia.
- Ebbene, con le forze fondamentali i fisici hanno commesso questo errore. Per esempio, nella gravità
hanno adempiuto correttamente alla fase a constatando che la mela staccatasi dall’albero, movendo verso
il centro della Terra, impattava la zucca di Newton, ma giunti al bivio della fase b hanno tirato dritto per la
seconda possibilità ignorando del tutto la prima, così la gravità è diventata indiscutibilmente un’attrazione.
- Mentre invece è una sospinzione.
- Naturale. La gravità è la compressione operata dallo spazio sulla mela, che viene sospinta verso la
Terra.
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Nel Torrente
Gravità
- Quindi la Terra non svolge un ruolo attivo.
- No.
- Ma se non ci fosse, la mela cadrebbe da un’altra parte quindi la Terra qualche responsabilità ce la deve
pur avere.
- Certo! E allora eccoti un altro esempio: poniamo un masso in un torrente; il flusso d’acqua lo aggira,
nevvero?
- Ia.
- Ora depositiamo un pezzo di sughero in acqua a monte del masso; seguendo il flusso il sughero aggira
l’ostacolo: possiamo affermare che il masso ha respinto il sughero? No; possiamo affermare che l’ha
attivamente deviato? No. Semplicemente la pietra, con la sua sola presenza materiale ha turbato
l’andamento del flusso d’acqua e il sughero, seguendolo passivamente, ha deviato.
- Vuoi dire che l’unico ruolo della materia consiste nel turbare lo spazio circostante e questo fatto in sé
passivo sviluppa le forze?
- Esatto. I fisici l’hanno intuito assegnando i vari campi di forze ed elaborando lo spazio relativistico ma
poi hanno mandato tutto al diavolo con le particelle messaggere che provocano attrazione o repulsione.
- Particelle che non esistono.
- Sì e no. Sì che sono particelle, no che sono messaggere. Esempio: un tale decide di dare un pugno sul
naso a tutti i passanti; se incontra dieci persone prima di essere fermato, in gioco entrano dieci pugni,
dieci nasi e dieci sangue dal naso. Ogni volta che un pugno e un naso interagiscono si manifesta pure il
sangue dal naso: possiamo affermare per questo che il fiotto di sangue è l’agente dell’interazione?
- No di certo, è una conseguenza, non il tramite.
- Eppure è sempre presente. Ancora una volta i fisici hanno dimostrato le loro indubbie capacità per poi
fermarsi a metà del guado: hanno dedotto che a ogni interazione si accompagnava una particella ma non
sapendo come spiegare l’attrazione/repulsione hanno deciso -visto che se le trovavano invariabilmente
tra i piedi- che ne fossero responsabili proprio le particelle stesse. E’ stato un salto logico: e così una
sistematica conseguenza -la particella- è diventata un sistematico tramite.
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Rivoluzione
Gravità
- Quanto dici ha una portata notevolmente pesante.
- Aha. Primo: la materia, con le sue proprietà intrinseche, turba lo spazio-glub creando i vari campi.
Secondo: le interazioni sono dovute alla sovrapposizione dei campi e non riguardano più la materia; la
palla passa dalla struttura-materiale alla struttura-glub. Terzo: le sovrapposizioni determinano scompensi
dimensionali (rottura di simmetria) nello spazio-glub, che reagisce cercando di riportarsi alla densità
omogenea (simmetria) provocando lo sviluppo delle forze fondamentali. Quarto: queste forze sono un
problema esclusivo dello spazio-glub e non richiedono l’intervento di intermediari, perciò le particelle
messaggere, conseguenze effimere dell’interazione, non sono per niente messaggere. Quinto: il nuovo
assetto raggiunto dallo spazio-glub costringe i grani di materia a riadeguarsi variando la loro posizione
reciproca, pertanto nel nostro universo non esistono fenomeni attrattivo-repulsivi bensì solamente
compressivo-dilatativi, come vedrai.
Tutto chiaro, no?
La materia, con le sue proprietà intrinseche, turba lo spazio e crea i campi

I campi sovente si sovrappongono

Le sovrapposizioni determinano scompensi nell’addensamento a scalare

Lo spazio reagisce per riportare il tutto all’addensamento a scalare (forze)

Il nuovo assetto raggiunto dallo spazio-glub costringe i grani materiali a riadeguarsi, modificando la loro
posizione reciproca (manifestazione delle forze)

Le particelle messaggere non sono necessarie

Non esistono fenomeni attrattivo-repulsivi, ma solo compressivo-dilatativi
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Gravità: Cos’è?
Gravità
 La gravità è la conseguenza diretta dell’addensamento a scalare, prima proprietà intrinseca della
materia; non è un fenomeno attrattivo ma compressivo poiché un corpo non viene attratto da un altro,
bensì compresso verso questo.
Affermare che in natura esiste attrazione o repulsione significa assegnare alla materia un qualcosa di
proprio, di attivo, una proprietà misteriosa certamente difficile da individuare; invece condurre ogni
manifestazione delle forze fondamentali a fenomeni di compressione/dilatazione non assegna alcuna
proprietà strana alla materia se non quella dell’esistenza, perché ogni responsabilità cade sulla strutturaglub dello spazio.
La gravità è solo apparentemente attrattiva e non attrattivo-repulsiva come tutte le altre forze
(affermazione azzardata ma corretta, come si vedrà) perché la proprietà intrinseca da cui deriva è
esclusivamente compressiva, non dando luogo, l’addensamento a scalare, a forme dilatative (repulsive).
La gravità è una compressione
 Si esamini il corpo A immerso in un addensamento a scalare generato da un altro corpo (in nero); si
trascuri l’addensamento a scalare prodotto da A. Analizzando l’assetto-glub intorno ad A -ricordando
che per i Principi di Azione Densa vi è una spinta dai
glub più grandi verso i più piccoli- si vede che sulle
pareti laterali i glub corrispondenti a destra e a
sinistra hanno identica compressione (e dimensione),
perciò esercitano sul corpo spinte uguali e contrarie
che si annullano. Diversa è la situazione sulle facce
superiore e inferiore: sull’inferiore i glub sono più compressi e quindi esercitano spinte meno intense
(freccia verde) rispetto a quelle operate dai glub sulla faccia superiore (viola). La risultante è una spinta
diretta verso il basso: il corpo A viene sospinto dallo spazio-glub verso il corpo generatore e si innesca
l’accelerazione di gravità.
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Campo Gravitazionale
Gravità
 Qualsiasi corpo immerso in un campo gravitazionale subisce una compressione d’intensità e direzione
precise: l’intensità dipende dall’entità dell’addensamento locale (dovuto alla massa del corpo generatore);
la direzione dipende dal gradiente locale, che è diretto verso il
centro di massa o verso il piano-centro di massa del corpo
generatore, quindi la direzione è determinata dalla sua forma.
Il campo gravitazionale di un corpo è la regione di spazio nella quale si ha un addensamento-glub
significativo, generato dalla materia e dalla forma del corpo stesso
L’intensità e l’estensione del campo gravitazionale sono direttamente proporzionali alla compattezza e
alla quantità di materia della massa che lo genera
C’è una perfetta equivalenza tra la rappresentazione einsteiniana della curvatura dello spazio sviluppata
mediante griglie planari deformate e la rappresentazione a base-glub di un addensamento a scalare: un
corpo immerso in siffatti spazi si comporta in maniera identica, ma con la differenza sostanziale che la
rappresentazione einsteiniana è solo matematico-astratta (“la curvatura dello spazio è un concetto
astratto”) e non consente la formazione di un’immagine intuitiva di simile curvatura, mentre la
rappresentazione-glub spiega che tale curvatura altro non è che un addensamento progressivo, fornendo
così una descrizione del tutto intuitiva e visiva del campo gravitazionale.
 Si prenda come spunto “L’Universo Elegante” di Brian Greene. L’autore, presentando le famose
griglie, cerca di spiegare ai profani come una massa distorce lo spazio: una griglia non basta perché è
bidimensionale, allora ne aggiunge un’altra ortogonale per
determinare la tridimensionalità, come si vede nella figura 1, ma non
le integra (e come potrebbe?) perciò il problema permane e non è
possibile costruire graficamente la situazione relativistica (si
inseriscano altri piani a diversa angolazione e si vedranno comparire dei vuoti di spazio del tutto
inaccettabili e ingiustificabili). Se invece si rappresenta lo spazio secondo l’Ipotesi-glub (2), si possono
integrare i due piani ortogonali con altri piani intermedi perché tutto si ripete identico lungo qualsiasi
piano interposto, e per di più i piani non si deformano ma variano gradualmente le dimensioni dei propri
componenti (i glub) rendendo semplice e intuitiva ogni rappresentazione.
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Legge di Newton
Gravità
 La formula della gravitazione universale dice che F = -G . M . m / r
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Si trascuri G che dipende dalle unità di misura; M e m sono due equivalenti proporzionali quindi il loro
prodotto sta a significare che i glub dell'addensamento di M interagiscono con i glub di m. Ma perché r2?
Perché non r3 o r2,4? Perché se la distanza è 100 si deve fare come se fosse 10.000 e non 100.000
oppure un milione?
La struttura a glub dello spazio permette di rendere plausibile un accertato dato di fatto sperimentale e
formulistico, che però concettualmente rimane poco chiaro. I corpi di massa
M e m si trovano alla distanza d.
 Si analizzino due operazioni ricordando le regole esposte nel capitolo
sulla massa:
m/d: questo rapporto indica il numero medio dei glub di m per unità di distanza, cioè la densità-glub media
relativa alla massa m e alla distanza d. Esattamente lo stesso vale per M (M/d).
La disuguaglianza afferma che a parità di settore (stabilito da d) la densità-glub causata da M è più
grande di quella di m, cosa logica giacché M ha dimensioni
maggiori e quindi produce più compressione nei glub. Un
incremento di d diminuisce la densità-glub media di
entrambi perché a mano a mano che ci si allontana dalla
massa l’addensamento a scalare scema progressivamente.
m . M: i due strati attivi si sovrappongono; perciò, come ormai si sa, se si vuole stabilire la loro interazione
media dobbiamo moltiplicare i valori medi:
m/d . M/d
ma questo equivale a
m . M/d2
che è la formula di Newton. Un aumento di M e/o di m aumenta la densità-glub media e di conseguenza il
valore dell’interazione; un incremento di d abbassa la densità-glub media sia di M sia di m e perciò fa
diminuire non linearmente ma al quadrato l’interazione.
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Onde Gravitazionali
Gravità
 La teoria della relatività prevede l’esistenza delle onde gravitazionali, debolissime, viaggianti alla
velocità della luce, emesse da qualunque corpo in moto non uniforme. Assale il fondato sospetto che le
onde gravitazionali altre non siano che le onde di riequilibrio. Le ricorda il lettore? Qualsiasi alterazione
entro lo spazio-glub lo costringe a un riadattamento per riportarsi alla densità omogenea o
all’addensamento a scalare, allo scopo di evitare salti di densità intollerabili; perciò lo spazio è
continuamente attraversato dalle onde di riequilibrio che hanno il compito di ristabilire l’addensamento
senza salti. Le si esamino ora nel loro vagare per lo spazio:
 Sono generate da un qualsiasi scompenso di assetto entro lo spazio-glub, quindi è chiaro che ogni
movimento della materia le produrrà, soprattutto se saranno movimenti irregolari di tipo accelerato
oppure di avvicinamento o allontanamento tra grani materiali. L’unica eccezione è costituita dai corpi in
moto uniforme perché in questo caso esiste -come ormai si sa- l’equilibrio tra massa, glub frontali
compressi e velocità (m-gfc-v): trattandosi di una situazione equilibrata probabilmente non richiede alcun
intervento dello spazio.
 Le onde di riequilibrio però, possono essere generate dallo spazio stesso senza che sia necessaria la
materia; infatti, quando i glub si discostano dimensionalmente dallo standard e diventano V 1 molto dilatati
oppure V2 sempre più compressi, costringono lo spazio a un riadeguamento con la conseguente
produzione di onde.
 Tali onde viaggiano alla velocità della luce perché il tempo tc è universale e regola ogni trasmissione
nella struttura-glub.
 Fin qui esiste una buona compatibilità con la fisica contemporanea, poi compare il gravitone e tanti
saluti; è chiaro infatti che i gravitoni sono un’altra delle solite fantasticherie dei fisici.
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Inaudito Clic Essenziale
Massa Inerziale
Gravità
 I corpi A, B e C si trovano alla stessa distanza da un corpo generatore, collocato in basso sul foglio,
che produce una uguale compressione-glub (verde) sulle facce inferiori dei corpi considerati.
Apparentemente, si dovrebbe concludere che C accelera meno di A perché possiede un minore numero
di gfc (glub frontali compressi) per unità di massa (2 contro 5), e che A accelera meno di B perché, pur
possedendo gli stessi gfc, ha una massa superiore. Invece è noto che l’accelerazione di gravità rimane
costante. La spiegazione va cercata nella differenza di compressione
tra le facce superiori e inferiori dei corpi: i glub sulla faccia superiore
di A sono meno compressi dei corrispondenti di B perché si trovano
più distanti dal corpo generatore ed esercitano, come ormai si sa,
una spinta maggiore. Allora, la spinta su A è più elevata della spinta
su B, ma la massa di A è maggiore di B, per cui il rapporto spinta/massa rimane uguale. Per A e C vale
lo stesso discorso: la spinta su C è maggiore che su A (glub superiori più dilatati), ma C ha un numero
inferiore di gfc per unità di massa; allora, A e C hanno uguale massa, A possiede più gfc ma riceve una
spinta minore: il valore risultante resta uguale.
 Masse inerziali: nei disegni sono rappresentate due masse inerziali e i loro rapporti con i gfc per unità di
massa (um) e con la velocità.
Se i corpi hanno un uguale numero di gfc e si muovono in uno spazio omogeneo, privo d’influenze
gravitazionali, i glub posteriori ai due corpi
hanno lo stesso grado di compressione perciò
la loro spinta è identica, così come risulta uguale
la spinta contraria esercitata dai gfc. Ma la
massa di B è doppia di A, quindi il rapporto tra
gfc e um risulta diverso: per A vale 1 e per B vale 0,5 per cui la velocità di A è doppia rispetto alla
velocità di B. Se Sp è la spinta complessiva esercitata dallo spazio sui corpi, risulta:
SpA = SpB e mA < mB
VA > VB
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Inaudito Clic Essenziale
Massa Gravitazionale
Gravità
 Masse gravitazionali: si considerino ora gli stessi corpi immersi in un campo gravitazionale, immaginando
di osservarli in un preciso istante. Si trovano alla stessa distanza dal corpo generatore perciò hanno lo
stesso numero di gfc perché la compressione dipende solo dal corpo generatore. Posteriormente, i glub
sono più compressi su A dato che si trovano più vicini al corpo generatore. Risulta:
SpA < SpB
Lo stesso numero di gfc e una massa maggiore conducono a una minore velocità di B perché il rapporto
gfc/um risulta più basso: e questa è la massa inerziale.
Ma la presenza di un campo gravitazionale costringe a considerare la massa gravitazionale: la maggiore
spinta subita da B compensa la minore velocità dovuta alla massa e così entrambi i corpi viaggiano alla
stessa velocità (in un preciso istante).
Da quanto detto si deduce che quando si considera la massa gravitazionale non interessa il rapporto
gfc/um bensì il rapporto gfc/uma (unità di massa allineata, indicata dalle colonnine). Nelle figure si vede
che i due corpi posseggono 5 uma ciascuno e perciò il loro rapporto con i dieci gfc rimane uguale.
Se il corpo C ha una massa maggiore di A e di B c’è ancora la stessa accelerazione perché l’uma lo
rende equivalente agli altri. L’uma, in pratica, ci dice che la massa di un corpo non è molto significativa in
rapporto all’accelerazione di gravità.
Per la massa inerziale conta il rapporto gfc/um
Per la massa gravitazionale vale il rapporto gfc/uma
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Gravità ed Energia/Eenìa
Gravità
 Di quale natura sono le forme energetiche legate alla gravità? Si tratta di energia oppure di eenìa?
L’addensamento a scalare intorno alla materia e quindi anche la paramassa si costituiscono non appena
compare la materia, quindi se ci sono forme energetiche legate esclusivamente a questi due fatti
(compressione sulla materia, rotazione della materia, impulsi centrifughi a colpo secco) si tratterà
senz’altro di eenìa. Ma quando un corpo entra in un campo gravitazionale scatena forme energetiche
dovute alla sua presenza, perciò i fenomeni di compressione delle masse, cinetici, potenziali, termici
appartengono al campo dell’energia.
 Microgravità’
- Devi capire che la gravità è importantissima anche nei microsistemi.
- A dire il vero, i fisici la ritengono abbastanza trascurabile.
- Male, malissimo! La gravità interna dei microsistemi gioca un ruolo fondamentale in molti fenomeni
naturali: prendi per esempio la diffrazione e la rifrazione, oppure il famoso paradosso, che paradosso poi
non è, delle due fessure.
- Vuoi dire il cavallo di battaglia di ogni fisico divulgatore? Egli ti serve le due fessure -ogni riferimento
sconveniente è puramente casuale- in tutte le minestre possibili e immaginabili...
Continuò imperterrito: - E poi, come non capire che il fenomeno della mitosi-citodieresi è la conseguenza
microgravitativa di un processo chimico?
- Così, tu dici che la gravità è un processo di portata cosmica importante nell’economia delle grandi
masse, ma anche nei piccoli sistemi materiali?
- Lo dico con forza!
Capito lettori? Ne riparleremo.
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Interazione Elettrica-di Guscio
Capitolo 9
Introduzione
Carica Elettrica
Compressione Elettrica
Espansione Elettrica
Misura della Carica
Forza di Guscio
Miscellanea
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Inaudito Clic Essenziale
Introduzione
Interazione Elettrica-di Guscio
- Forze gravitazionali ed elettriche derivano da due diverse proprietà intrinseche della materia: una è
lineare, compressiva, diretta verso il centro di massa come effetto dell’addensamento a scalare; l’altra è un
vortice sferico, centrifugo, orario o antiorario.
- Vuoi dire che la seconda proprietà offre maggiori possibilità?
- Certo, basta ragionare.
- Senti, più volte hai parlato della forza elettrica come se inglobasse anche la forza nucleare forte.
- Sì, e aggiungici pure la forza debole.
- Affermi che le tre forze sono manifestazioni di un unico fenomeno?
- Certo, visto che tutte derivano dalla seconda proprietà intrinseca.
- Allora, la gravità dipende dall’addensamento a scalare, le altre tre forze dal vortice…e tutte quante dalle
dinamiche della struttura-glub. Non è facilissimo accettare la loro unificazione.
addensamento a scalare
gravità
forza elettrica
vortice
forza forte
forza debole
 Si riconsideri il fenomeno: i glub ricevono dal grano in V 3 un impulso rotazionale e lo trasmettono a
quelli vicini creando un vortice centrifugo; ogni impulso è un colpo secco, perciò un glub soggetto a tale
azione subisce anche un leggero spostamento spaziale, e dato che l’impulso gli giunge sempre dalla stessa
direzione, l’immagine che si può formare di un vortice è duplice:
Una serie di impulsi centrifughi che deformano per un istante i glub coinvolti
Un continuo lieve spostamento spaziale, a vortice, dei glub interessati
E’ importante ricordare quanto detto sulla struttura-glub: gli impulsi sono deformazioni che si
trasmettono comunque, e due impulsi opposti non possono interferire annullandosi; invece i piccoli
spostamenti, essendo spaziali, se coerenti si sommeranno, se opposti si annulleranno. Dunque, non si
deve confondere impulso con spostamento spaziale.
impulsi centrifughi + spostamento a vortice
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Inaudito Clic Essenziale
Carica Elettrica
Interazione Elettrica-di Guscio
 Quando si forma il grano in V3, questo comincia subito a ruotare secondo diversi piani; ma le sue
irregolarità morfologiche consentono di dedurre che l’intensità di rotazione non sia identica dappertutto,
che esista cioè un piano -determinato casualmente dall’atto formativo- lungo il quale la rotazione risulterà
di maggiore intensità rispetto a qualsiasi altro piano.
Il piano con maggiore intensità rotante è il piano fondamentale (pf)
I grani di materia si dispongono nello spazio in modo da interagire secondo i rispettivi piani fondamentali
La seconda definizione sta a significare che i glub dello spazio, ricevuti e trasmessi anche a grandi
distanze gli impulsi rotazionali, condizionano l’orientamento della materia, a sua volta rotante, in essi
immersa.
Si introduca il piano secondario (ps), ortogonale al fondamentale e dotato di una minore intensità di
rotazione. Adesso si può affrontare la questione della forza elettrica-forte.
- La proprietà di vortice-glub si chiama carica elettrica
- Non esiste vortice -cioè carica- senza il grano di materia al suo interno
- Il vortice ha maggiore intensità lungo il piano fondamentale pf
- Il piano secondario ps esprime una rotazione meno potente e ortogonale al pf
Un grano ha carica + quando le rotazioni dei pf e ps sono concordi antiorarie
Un grano ha carica - quando le rotazioni dei pf e ps sono concordi orarie
Un grano è neutro quando le rotazioni dei pf e ps sono discordi
 La discordanza dissolve il vortice a una certa distanza dalla massa effettiva, mentre vicino al grano crea
movimenti che ne facilitano la spaccatura (decadimento), perciò la concordanza rotazionale (carica +/ -) è
tendenzialmente stabile, la discordanza rotazionale (carica neutra) è tendenzialmente instabile.
carica +
pf e ps concordi antiorari (stabile)
carica-
pf e ps concordi orari (stabile)
neutro
pf e ps discordi (instabile)
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Inaudito Clic Essenziale
Compressione Elettrica
Interazione Elettrica-di Guscio
 Si considerino due cariche elettriche di segno opposto. I due vortici sono concordi nello spazio interno
al sistema (rosso), quindi vi è avvicinamento; la periferia del sistema invece
possiede versi discordi (blu), che si annullano a vicenda, diluendo il vortice, e
alla misurazione danno risultato neutro.
 Spiegazione dell’avvicinamento per compressione: il glub A riceve dai vortici due impulsi simultanei e
concordi che si sommano; il surplus di spinta nello stesso verso produce lo
spostamento spaziale significativo di A che viene spremuto via dal sistema.
La presenza dei vortici fa sì che il suo posto sia occupato dai glub B o C e
non da 1, perciò la distanza fra i grani diminuisce e il sistema si contrae.
Questi glub, a loro volta, saranno spremuti via e così di seguito. Siccome la
sostituzione avviene con glub sempre più vicini ai grani, l’effetto macroscopico è di tipo attrattivo: il
sistema si impoverisce dei glub che ha spremuto via e contemporaneamente alimenta l’extrasistema, che si
dilata comprimendo il sistema, con conseguente avvicinamento dei grani. L’attrazione è solo apparente.
Come nella gravità, ciò che normalmente si definisce attrazione è in realtà una compressione
 Il meccanismo descritto, di espulsione-sostituzione-compressione, si articola in tre fasi:
a– il sistema espelle glub, impoverendosi
b– l’extrasistema si arricchisce di glub e comprime il sistema
c– il sistema, compresso dall’extrasistema e con vuoti interni, riduce le proprie dimensioni per raggiungere
un nuovo equilibrio e i due grani si avvicinano.
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Inaudito Clic Essenziale
Espansione Elettrica
Interazione Elettrica-di Guscio
 Si considerino due cariche elettriche dello stesso segno. Nello spazio
interno i vortici sono discordi (blu) e i grani si allontanano. Alla periferia
però i vortici diventano concordi (rossi), si sommano e danno carica doppia.
 Spiegazione dell’allontanamento per espansione: il glub A riceve dai vortici due impulsi opposti, perciò
rimane bloccato e non effettua lo spostamento spaziale; nella regione
continuano a giungere altri glub (B e C) portati dai vortici e ognuno a sua
volta rimane bloccato: si forma un accumulo anomalo che non può essere
sanato mediante spremitura perché i glub non si spostano, allora allo spazio
non rimane che risolvere la situazione allontanando i vortici, e questo a spese dell’extrasistema che
continua a fornire i glub necessari. Il sistema riceve glub, si dilata e comprime l’extrasistema:
apparentemente, i grani si respingono.
Ciò che normalmente si definisce repulsione è in realtà una espansione
 Il meccanismo di blocco-accumulo-espansione si articola in tre fasi:
a– blocco dei glub del sistema, accumulo anomalo
b– risoluzione dell’accumulo mediante espansione del sistema, i grani si allontanano
c– compressione dell’extrasistema, che continua a fornire i glub per l’accumulo.
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Inaudito Clic Essenziale
Misura della Carica
Interazione Elettrica-di Guscio
 Alla misurazione, le cariche elettriche del protone e dell’elettrone sono uguali (e di segno opposto),
perciò il valore della carica non dipende dalla massa bensì da ciò che sta intorno alla massa.
 Gli strumenti per misurare la carica elettrica sono in grado di percepire l’intensità dei vortici a una certa
distanza dai rispettivi grani. Così, due cariche di uguale segno producono, alla periferia, un vortice di
doppia intensità che è rilevato dallo strumento; due cariche di segno opposto, annullando i vortici lontano
dai grani (per la discordanza), non fanno reagire lo strumento.
Lo strumento reagisce solo quando interagisce con un vortice che possiede almeno un valore soglia
minimo d’intensità; al di sotto di tale valore lo strumento non scatta. Nella figura, se il valore minimo per lo
scatto è 4, il protone P e l’elettrone al centro sono rilevati, mentre l’elettrone di destra dovrà avvicinarsi
ancora un po’.
Per questo la carica, sia positiva che negativa, ha lo stesso valore: il protone è percepito quando si trova a
una distanza maggiore rispetto all’elettrone, nel momento in cui i vortici hanno la stessa intensità nel punto
di contatto o d’interazione con l’apparecchio.
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Inaudito Clic Essenziale
Forza di Guscio
Interazione Elettrica-di Guscio
 I meccanismi elettrici, se portati all’estremo, determinerebbero il contatto diretto tra grani di carica
opposta oppure l’impossibilità che grani di carica uguale possano rimanere molto ravvicinati: nel primo
caso si manifesterebbe l’annichilazione e nel secondo non si potrebbero formare nuclei atomici. Perciò, la
forza elettrica lasciata libera di agire condurrebbe alla disintegrazione del nostro universo materiale; essa
però possiede nei suoi stessi meccanismi un fattore equilibrante (o frenante) chiamato forza di guscio.
 Osservando i vortici di due grani di carica opposta in avvicinamento si nota come l’estensione della
zona di concordanza (rossa) diminuisce con il procedere dell’evento, mentre aumenta in proporzione la
zona discorde (blu). Alla concordanza, che conduce alla collisione, si
oppone la discordanza che contrasta la sovrapposizione dei vortici. Vi è
un momento in cui l’entità di compressione risulta nel complesso uguale
all’entità di espansione e si equilibrano. Questa sorta di guscio frenante
e la forza di guscio espansiva che impedisce ai grani di collidere. Per tale motivo, per esempio, in un atomo
gli elettroni si dispongono in orbite intorno al nucleo senza precipitare su di esso.
 Nel caso opposto, i due vortici discordi sono stati avvicinati mediante potenti flussi di glub; il guscio
esterno -compressivo perché concorde- tende a sovrapporre i vortici in
contrapposizione con la regione interna che spinge, elettricamente, nel
senso di un allontanamento. Si ha la forza di guscio compressiva che
impedisce ai grani di uguale carica di respingersi violentemente una volta
che sono stati opportunamente avvicinati.
La forza di guscio espansiva tiene lontani grani di carica diversa, che altrimenti colliderebbero
La forza di guscio compressiva tiene uniti grani di uguale carica molto ravvicinati, che altrimenti
si allontanerebbero
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Inaudito Clic Essenziale
Miscellanea
Interazione Elettrica-di Guscio
 Particelle Messaggere
Ormai sarà chiaro che le particelle messaggere non messaggiano nulla; l’aver trasformato l’attrazionerepulsione in compressione-dilatazione permette di fare a meno di stupide intermediarie. Nel capitolo
sulla fisica atomica si vedrà -per coloro che ancora non l’avessero capito- perché a ogni interazione si
accompagna una precisa particella che però è una conseguenza e non il tramite dell’interazione.
 Forza Debole
L’interazione elettrica dipende dalla sovrapposizione di vortici nella regione compresa tra i grani, mentre
l’interazione di guscio obbedisce a una sovrapposizione nelle regioni intorno ai grani. Si vedrà come la
forza debole compressiva (attrattiva) sia la conseguenza della forza elettrica applicata in particolari
situazioni, invece la forza debole espansiva (repulsiva) risulterà dalla forza di guscio che si manifesta in
altre particolari situazioni, come nei decadimenti: si dedurrà perciò che la forza debole non esiste come
forza autonoma.
forza elettrica
forza debole compressiva
forza di guscio
forza debole espansiva
La forza debole è un caso particolare della forza elettrica-di guscio
 Legge della carica
La forza elettrica decresce con l’inverso della distanza fra le cariche, esattamente come nella gravità.
Infatti, il ragionamento è analogo a quello sulla legge di Newton (e come potrebbe essere altrimenti!):
L’interazione fra due distribuzioni medie si esprime con un prodotto, perciò al denominatore figura il
quadrato della distanza. Per densità media di carica nel tratto d si intende il numero medio di impulsi a
vortice nel tratto in questione.
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Inaudito Clic Essenziale
Magnetismo
Capitolo 10
Sogno Galeotto
3° Proprietà Intrinseca
Fondamenti
Vettori
Legge di Biot & Savart
Corrente Anulare
Magneti
Monopolo
Campi Visualizzati
Forza di Lorentz
Forza Elettromotrice
Induzione
Maxwell
Magnetismo Terrestre 1
Magnetismo Terrestre 2
10
Inaudito Clic Essenziale
Sogno Galeotto
Magnetismo
Converrete con me che è un’abitudine alquanto diffusa tra i letterati inserire l’aspetto onirico nei loro
racconti; forse l’avvento di Freud e della psicoanalisi -nonché una professionale inclinazione alla gastritene hanno accentuato la tendenza. Forse perché ho sempre avuto il sospetto che qualità e sostanza dei
sogni dipendessero in gran parte dalla buona o cattiva digestione, o forse perché non li ricordo mai, sta di
fatto che considero il loro abuso una deprecabile forma di manierismo letterario. Ebbene, proprio io che
nutro questo vago disprezzo per l’onirico, devo includere un sogno nel racconto: vago e succinto, ma pur
sempre sogno.
Settembre è il mese ideale per andare in montagna, c’eravamo Eva ed io. Avevo acconsentito perché
sentivo il bisogno di una pausa per riprendere l’equilibrio pensante smarrito. Dopo un’interessante
seduta ci assopimmo, sarà stata mezzanotte. Ed ecco il sogno, non so quando incominciò, in quale modo
si fece strada tra i neuroni affaticati e gli acidi gastrici; semplicemente, a un certo punto comparve. Ero
uno spettatore incorporeo e del tutto indifferente appollaiato nel balcone di un palazzo; sotto, una folla
sterminata e vociante (forse stavo digerendo le luganeghe della cena?) ondeggiava come un campo di
grano al vento e ritmicamente diventava più chiara quando tutte le formichine alzavano all’unisono le
braccia. Nel balcone c’era lui, sì lui! Il cavaliere Benito nella sua più classica posa, mento in fuori, pugni sui
fianchi, camicia nera. Diceva cose che non riuscivo a comprendere, ma la folla rispondeva vociando e
schiarendosi a ogni sua frase. Immediatamente dopo mi trovavo immerso in un mare azzurrissimo e calmo,
dal silenzio ovattato (pure lo stomaco si prende le sue pause, perbacco!), in trasparenza sopra di me
vedevo passare lo scafo di una nave seguito da una rete enorme che lenta e implacabile raccoglieva tutto
ciò che incontrava. Non giudicavo, non pensavo, mi limitavo a osservare. Tornò il Duce, poi di nuovo il
peschereccio; tante volte si ripeté quest’alternanza ossessiva. Strepito e calma? No, non era questo il
messaggio che prese forma a mano a mano che gocce luminose s’insinuavano nella mia coscienza. Caos e
ordine? No. Paura e pace? No, nemmeno. Scattai a sedere sul letto ripetendo la parola magica: Trascinamento! Trascinamento! Ma certo, ecco cosa mancava! A tentoni presi carta e penna, accesi la
luce del comodino -che schermai con le mutande per non disturbare Eva- e incominciai febbrilmente a
riflettere e scrivere. Così, in piena notte, alla luce di mutande luminose, nudo e bianco come un verme
lesso, chiusi il conto con le forze fondamentali. A voi il riverbero mutandale.
10
Inaudito Clic Essenziale
3° Proprietà Intrinseca
Magnetismo
 Se il grano si sposta nello spazio con velocità v, oltre a comprimere i glub frontali produce anche un
impulso di trascinamento su quelli che lo circondano perché sono richiamati dalla massa V 3 che stanno
comprimendo e che si muove.
Nella figura si nota che non appena il grano si mette in moto, tutti i glub scelti a caso (gialli) subiscono
uno spostamento di richiamo (rosso) nella
direzione del movimento. Lo spostamento è
un impulso a colpo secco che cessa quando il
grano si allontana, cioè immediatamente, ma
essendo esteso a tutti i glub della regione ne
turba in modo pervasivo l’assetto nel suo
complesso,
determinando
una
nuova
possibilità d’interazione che si chiamerà magnetica.
 Si rappresenti un grano in moto con velocità v e uno dei glub che lo attorniano. L’impulso obliquo
verso il grano in moto si può scomporre in due
componenti, una perpendicolare al moto (a), che
corrisponde alla compressione per addensamento, e una
parallela al moto (b), che costituisce il trascinamento vero
e proprio. Quindi, ogni grano in moto va visto immerso
dentro glub dotati d’impulso di trascinamento parallelo al
moto stesso, con intensità progressivamente smorzata
con l’aumentare della distanza del glub dal grano (2): ecco il campo magnetico.
Il grano che si sposta nello spazio induce sui glub che lo circondano un impulso
di trascinamento parallelo alla direzione di spostamento
(3° proprietà intrinseca della materia)
10
Inaudito Clic Essenziale
Fondamenti
Magnetismo
 Il magnetismo si manifesta quando vi sono grani in moto che producono forme di trascinamento, ma il
moto da solo non giustifica lo svilupparsi di un nuovo effetto, deve cambiare qualcosa anche nell’assetto
del grano di materia. Ecco allora questa definizione:
Quando un grano si mette in moto di spostamento, assume una posizione aerodinamica che
porta il piano fondamentale a disporsi ortogonalmente alla direzione del moto
Nelle figure si osserva come il grano offra sempre lo
stesso settore alla direzione del moto, e come questa
risulti sempre ortogonale al pf. Se normalmente il
condizionamento spaziale organizza i pf in modo che
siano allineati tra loro e così interagiscano, lo
spostamento rompe questa disposizione e consente ai pf di assumere qualsiasi orientamento purché
ortogonale al moto. E’ presumibile che piccole velocità non siano sufficienti per distorcere il pf, perciò
dovrebbe esistere un valore soglia di velocità oltre il quale i piani si ortogonalizzano.
Per velocità di spostamento basse, il piano fondamentale non si distorce
Fin qui è tutto chiaro? Un grano materiale fermo nello spazio si limita a ruotare su se stesso secondo
diversi piani; adesso qualcosa lo costringe a mettersi in moto: di colpo, tutti i glub dello spazio circostante
assumono una componente d’impulso parallela al moto mentre il grano compie una capriola e si dispone
aerodinamicamente con il pf ortogonale alla direzione di spostamento.
 L’attrazione-repulsione, vale a dire compressione-dilatazione, è analoga all’elettrica: nella figura A, il
glub giallo riceve una doppia spinta concorde di trascinamento dai due grani neri in movimento con
velocità v e viene spremuto via. In B, il glub subisce due spinte
opposte e si blocca. Tutto ciò spiega perché il magnetismo si
manifesta tra grani in moto carichi; infatti, solo se ci sono vortici
con i propri piani concordi o discordi il ricambio di glub può
causare avvicinamento o allontanamento.
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Inaudito Clic Essenziale
Vettori
Magnetismo
 Se le particelle si orientano nello spazio secondo i loro pf, una distorsione del piano legata al moto fa
sì che i grani non interagiscano più elettricamente con gli altri -o che lo facciano debolmentedemandando al vettore spostamento (magnetico) la responsabilità principale dell’interazione. Quindi una
particella carica ferma non interagisce con un’altra in moto perché i pf non sono orientati allo stesso
modo, mentre sarà in grado d’interagire magneticamente non appena si metterà pure lei in moto. Questo
vale per velocità di spostamento significative, poiché, come si è detto, per basse velocità il pf non si
distorce.
 Così, il noto vettore B della fisica, chiamato induzione magnetica, in realtà non è altro che la
rappresentazione della rotazione del pf distorto ortogonale al moto. Invece, il
vero vettore induzione Bc è la risultante tra la spinta rotazionale (elettrica, B)
e la spinta lineare di trascinamento (magnetica, C): pertanto Bc va
rappresentato con un vettore inclinato nella direzione del moto.
Allora:
- Il vettore indicato con C, parallelo alla direzione di spostamento, essendo
l’effetto del trascinamento, risulta essere magnetico, mentre invece i fisici lo
definiscono come campo elettrico E
- Il vettore indicato con B, di origine palesemente elettrica, viene definito dai fisici come vettore induzione
magnetica
Bel casino! E’ evidente che si genera una certa confusione, ma non è colpa di questa ipotesi se i fisici
desumono le loro affermazioni da evidenze empiriche senza preoccuparsi della realtà soggiacente.
10
Inaudito Clic Essenziale
Legge di Biot & Savart
Magnetismo
 La legge si riferisce all’andamento del campo magnetico intorno a un filo i attraversato da corrente
elettrica. Come già detto, la fisica identifica B come il vettore che si avvolge attorno al filo ed è
perpendicolare a questo; la forza magnetica risulta diretta verso il filo
(1). Secondo l’interpretazione-glub, il vettore che conta è Bc (2); la
forza diretta verso il filo è la manifestazione macroscopica della
sovrapposizione dei vortici-glub, che in base alla concordanzadiscordanza dei vettori Bc, causa la compressione-dilatazione del
sistema. La figura illustra le due situazioni:
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Inaudito Clic Essenziale
Corrente Anulare
Magnetismo
 Il vettore Bc è sempre inclinato nella direzione del moto,
ossia, in questo caso, nella direzione di circolazione della
corrente i lungo un circuito anulare (rosso). Bc, pertanto,
seguendo i, descrive una serie di cerchi concentrici su piani
paralleli a quello del circuito anulare e dotati di verso concorde
con i (verde), descrivendo il campo magnetico Hc. Ebbene,
sono proprio questi cerchi a produrre l’interazione magnetica
sovrapponendosi tra loro concordemente o discordemente. La fisica invece rappresenta il campo
magnetico H del circuito anulare con una serie di cerchi (gialli) inanellati al circuito, cioè rappresenta in
realtà i piani fondamentali aerodinamicamente distorti degli elettroni circolanti. Per l’Ipotesi-glub, quindi, il
campo magnetico Hc è dato da cerchi paralleli e non ortogonali all’anello, e dalla loro concordanzadiscordanza con altri sistemi dipende la compressione o l’espansione magnetica. Bisogna insistere sulla
diversità d’impostazione perché il modo adottato dalla fisica non consente di visualizzare il fenomeno
magnetico, mentre questa ipotesi, servendosi del criterio universale della concordanza-discordanza, ne
fornisce una plausibile interpretazione.
 Anche in un solenoide (rettangolo grigio) i fisici rappresentano il campo magnetico H con linee di forza
dirette da un estremo all’altro del sistema (verdi) mentre è
ormai chiaro che queste indicano i pf distorti delle cariche
in moto (nere), visto che gli elementi essenziali per
l’interazione magnetica sono i cerchi intorno al solenoide
(Hc), paralleli alla corrente e con lo stesso verso.
L’azione magnetica dipende dai cerchi della botte e non dai suoi assi
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Inaudito Clic Essenziale
Magneti
Magnetismo
 Il magnetismo di un solenoide non può avere cause diverse dal magnetismo di una calamita, perciò anche
questo è dovuto al moto orientato degli elettroni. Nella figura, i
percorsi elettronici sono indicati con le frecce verdi; il loro percorso è
anulare e vale quanto detto per i solenoidi. Si osserva come la
polarità magnetica dipenda esclusivamente dalla posizione; infatti la
direzione degli impulsi di trascinamento è identica sia per il polo
positivo che per il negativo; eppure, comunque vengano avvicinati due
magneti, il polo + di uno risulta sempre discordante con il polo +
dell’altro, e concordante con il polo -.
La polarità magnetica è una questione puramente posizionale
 Si verifichi con le figure. Nel primo caso, al magnete arancione si avvicina un altro dal basso che
mantiene lo stesso orientamento: siccome il polo- di uno e il
polo+ dell’altro hanno entrambi il flusso verso destra, vi è
concordanza e quindi compressione (attrazione). Nel
secondo caso, per avvicinare due poli negativi è necessario
ruotare di 180° il magnete inferiore; si determina così
un’inversione del flusso, che dirige a sinistra: vi è
discordanza e perciò espansione (repulsione).
 Appare dunque chiaro il carattere posizionale dell’interazione magnetica. Altre situazioni confermano
l’assunto. Nella prima, una calamita è stata ruotata di 180° rispetto all’altra: avvicinandole di lato si nota
che le punte delle frecce di flusso entrano entrambe nel
foglio, cioè sono concordi. Nel secondo, le calamite sono
state appaiate mantenendo l’orientamento: una freccia
entra nel foglio, l’altra esce dal foglio e si manifesta una
discordanza.
L’interazione magnetica ha un carattere spiccatamente posizionale
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Inaudito Clic Essenziale
Monopolo
Magnetismo
 Si è ipotizzata l’esistenza del monopolo, un sistema magnetico dotato di polarità unica. Verifica: il
dipolo si genera da una particella carica in moto che opera un trascinamento sui glub del proprio vortice.
Nelle figure, le frecce indicano gli impulsi di trascinamento ricevuti dai glub addensati intorno ai grani;
come già detto, sono queste tracce parallele alla traiettoria a determinare la polarità e l’interazione
magnetica.
Se si attribuisce alle linee del semicerchio superiore di 1 la polarità +, quelle del semicerchio inferiore
devono essere a polarità -. Per ottenere il monopolo magnetico, per esempio solo positivo, occorre che la
particella si muova operando impulsi di trascinamento solo sui glub del semicerchio superiore, lasciando
indisturbati quelli del semicerchio inferiore (2): la cosa è assurda, perciò, dato che la condizione
elementare non può prescindere dalla doppia polarità (trascinamento integrale), il monopolo magnetico
diventa un’astrazione priva di qualsiasi fondamento reale.
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Inaudito Clic Essenziale
Campi Visualizzati
Magnetismo
 Se l’interazione magnetica fosse di tipo elettrico-forte dovrebbe esistere un guscio frenante capace di
entrare in funzione una volta che la distanza fra i sistemi interagenti fosse molto piccola; non è così perché
il vortice che produce l’interazione elettrica-forte è circolare (sferico) mentre lo spostamento che causa
l’effetto magnetico risulta lineare, e questo conduce a due comportamenti diversi in cui il primo forma un
guscio frenante mentre il secondo no.
Nella figura 1 le direzioni dei vortici cambiano a seconda della regione considerata: in questo caso vi è
repulsione tra le cariche e attrazione (guscio frenante) intorno al sistema.
Nella figura 2 sono rappresentate due sovrapposizioni magnetiche concordi, che rimangono tali qualsiasi
sia la regione considerata: l’interazione magnetica è dunque di tipo elettrico ma non forte, e i suoi effetti
vengono portati fino alle estreme conseguenze (contatto diretto).
 Da notare l’importanza, per un’interazione, di dipendere da proprietà intrinseche diverse: la gravità
dipende dall’addensamento perciò risulta monodirezionale, l’elettrica-forte dipende dai vortici e risulta
ricca di possibilità, la magnetica dipende dallo spostamento ed è bidirezionale, ma senza freni. Ora si può
tentare una visualizzazione, ovviamente molto schematica, dei tre campi di forza principali. In rosso è
rappresentato il campo gravitazionale con le spinte per compressione dirette verso il centro del sistema,
dov’è localizzato il grano materiale.
In blu è rappresentato il campo elettrico-forte-(debole) con le deformazioni a colpo secco e a vortice
centrifugo. Infine, in verde, il grano in moto genera spinte di trascinamento parallele al moto che formano
il campo magnetico. Se si prova a sovrapporre tutte le spinte, ci si accorge che nei dintorni di un grano
materiale carico e in movimento l’attività deformativa, potenzialmente interattiva, risulta assai elevata.
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Inaudito Clic Essenziale
Forza di Lorentz
Magnetismo
 Si rende indispensabile una precisazione: nell’immaginare i vortici-glub forse sono stati pensati come
una sorta di rulli compressori indifferenti allo spazio locale eccetto quando interagiscono tra loro; e anche
così saranno stati visti simili a lisce palline rotanti e interagenti in modo pulito e levigato. In realtà le cose
non dovrebbero stare in tal modo: i vortici risentono fortemente dell’influsso dello
spazio locale che attraversano, quindi le particelle in moto di spostamento vanno
pensate vibranti, o oscillanti, seppur di piccoli angoli. La figura evidenzia la
vibrazione che si manifesta quando la particella è in moto di spostamento, che
comporta la debole oscillazione del piano fondamentale.
 Detto questo, si esamini la sua importanza nel caso di una particella carica che si muove
ortogonalmente alla direzione della corrente elettrica che circola in un conduttore lineare i. Il
trascinamento rende la componente magnetica parallela a v, perché, come ormai si sa, componente
magnetica e v hanno direzioni coincidenti.
Apparentemente, non interagendo per
concordanza-discordanza con i (perché
perpendicolare), la particella finirà per
intercettare il conduttore, ma ci sono le oscillazioni verso destra e sinistra del vettore v. Quando la
vibrazione è verso destra (1), la velocità v ha una piccola componente v2 concorde con i, perciò si
manifesta la forza attrattiva f che si somma alla componente v1 e conduce v a verticalizzarsi di nuovo.
Invece, quando la vibrazione è verso sinistra, la componente -v2 risulta discorde con i, c’è la forza
repulsiva -f che riduce v1 e di conseguenza porta v alla progressiva orizzontalizzazione (2).
Quindi, una particella con moto ortogonale al verso della corrente, invece di intercettare il
conduttore, a causa delle vibrazioni, devia e percorre un circuito che alla fine risulta essere
circolare (forza di Lorentz).
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Inaudito Clic Essenziale
Forza Elettromotrice
Magnetismo
 Nelle figure si affronta il problema della forza elettromotrice: una spira con segmento mobile ab viene
immersa in un campo magnetico costante generato dalla corrente i lungo un conduttore (freccia nera).
Come indicato dai disegni, si vedono nei quattro casi possibili gli elettroni mettersi in moto verso destra
(freccia rossa grossa) non appena la spira muove verso l’alto.
Ancora una volta va ricordata l’importanza del verso della corrente e delle oscillazioni del piano
fondamentale. In base a tali elementi, lo spostamento della spira mobile verso l’alto con velocità v
costringerà gli elettroni a muovere sempre verso destra; infatti, in A la vibrazione a sinistra della particella
grigia conduce alla verticalizzazione perché -v2 è discorde con i e produce la forza repulsiva -f (gli elettroni
non scorrono). La vibrazione a destra, invece, crea una componente v2 (attrattiva-concorde con i) che
determina f, accorcia v1 e orizzontalizza v; allora il flusso di elettroni muove verso destra (freccia rossa).
In D il meccanismo è analogo. In B e C la semplice concordanza-discordanza magnetica tra v e i causa lo
spostamento verso destra degli elettroni.
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Inaudito Clic Essenziale
Induzione
Magnetismo
 La fisica afferma che un campo elettrico E variabile induce un campo magnetico H variabile, e
viceversa. Il punto centrale del problema è spiegare perché per indurre un E variabile occorra un Hc
variabile, dato che non appena Hc diventa costante, E scompare. Il ruolo
fondamentale viene giocato ancora una volta dalla massa e dal suo
addensamento a scalare intrinseco. Nella figura, un magnete ruota intorno al
suo perno in prossimità di un conduttore anulare dove circolano elettroni liberi. Il magnete viene
rappresentato in quattro posizioni di rotazione, le frecce indicano il verso della circolazione interna degli
elettroni responsabili dell’effetto magnetico e quindi del vettore Hc.
Si supponga che il magnete cominci a ruotare da D: la massa del magnete produce un addensamentoglub che giunge fino all’elettrone libero. Se i numeri indicano (in senso inverso) il grado di compressioneglub, in D l’elettrone si trova immerso nella compressione 6, relativamente
debole. Portandosi nella posizione A, la massa della calamita si avvicina
progressivamente all’elettrone,
che finisce per
trovarsi
in
una
compressione 4 (quando in D era 6). Dai piccoli principi si ricorda che la
materia viene sospinta dalla regione con glub più dilatati verso quella a
glub più compressi; allora il continuo variare di compressione sull’elettrone fa sì che la particella si muova
verso il magnete nelle posizioni A e C, e si allontani dal magnete nelle altre due posizioni. Poiché
l’elettrone è vincolato al conduttore, il moto risulta essere inizialmente virtuale, ma questa sorta di flusso di
massa produce comunque l’effetto di distorcere il piano fondamentale dell’elettrone, piano che si dispone
ortogonalmente al vettore moto, che a sua volta è diretto verso la sorgente del flusso (il magnete rotante).
Si creano così le condizioni per l’interazione magnetica: la particella si muove e il suo piano si distorce; per
le oscillazioni già esaminate l’elettrone muoverà effettivamente ora a destra ora a sinistra in base alla
concordanza/discordanza con la direzione di moto degli elettroni del magnete. Se il campo magnetico
diventa costante (arresto del magnete) cessa il flusso di massa e la particella sospende il proprio
spostamento virtuale perdendo la capacità d’interagire magneticamente con la calamita.
 Infine, contrariamente al pensiero ufficiale, perché vi sia induzione è indispensabile la presenza delle
masse (di quella che genera il flusso di massa e di quella che lo subisce). Così si approda a Maxwell.
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Inaudito Clic Essenziale
Maxwell
Magnetismo
 Dai quattro teoremi sull’elettromagnetismo (i due di Gauss, quello sulla circuitazione e la legge di
Faraday), Maxwell dimostrò che si possono ricavare tutti i fenomeni elettromagnetici: da ciò dimostrò
l’esistenza delle onde elettromagnetiche con le loro proprietà e velocità.
L’assunto fondamentale che gli permise di operare tutte le deduzioni era
che il campo elettromagnetico è una realtà indipendente dalla materia: la
variazione del campo magnetico B crea comunque un campo elettrico E
indotto (anche in assenza di elettroni), il quale a sua volta crea un B
indotto che crea un E indotto e così via all’infinito. In tal modo si genera
un’onda elettromagnetica autopropagante, con i campi B ed E perpendicolari tra loro e perpendicolari
alla direzione di propagazione.
Campo di qua, campo di là, ma che cos’è un campo?
 “Fisica da Tasca” – Harald Lesch
“Il campo in sé però non l’ha ancora misurato nessuno. Sembra che non esista affatto e che si vedano
solo i suoi effetti, proprio come se le spighe nel campo di grano non ci fossero e si vedessero solo quando
il vento le attraversa formando le onde. Perciò resta un’unica risposta, per quanto strana possa sembrare:
le onde come la luce sono oscillazioni del nulla!”
Dovendo il tutto svolgersi nel vuoto, o si ricorreva al trucchetto di consentire l’induzione di campi variabili
senza la necessità di coinvolgere particelle oppure il giochino si interrompeva subito e senza possibilità di
riparazione. Come si vedrà nel capitolo sulla luce, se si ammette l’esistenza dell’entità frantumata non
occorre assumere il postulato di Maxwell. La figura mostra graficamente i pacchetti di glub compressi
(fotoni) che conservano tutti gli ingredienti delle onde maxwelliane,
infatti si osserva la direzione di propagazione (freccia viola
tratteggiata) e i due vettori rossi (elettrico B e magnetico C)
perpendicolari tra loro; la differenza è che qui vi è una semplice
propagazione di compressione da glub a glub e non esiste alcuna induzione; insomma si è di fronte a una
spiegazione realistica e plausibile che può fare a meno di frottole complicate. Il lettore pazienti fino al
prossimo capitolo.
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Inaudito Clic Essenziale
Magnetismo Terrestre 1
Magnetismo
 Esistono prove inconfutabili del fatto che la Terra, nel corso della sua storia geologica, abbia subito
improvvise inversioni di polarità magnetica; insomma, il polo nord magnetico diventava polo sud e
viceversa. Spiegazioni e ipotesi: nessuna. La cosa non è sorprendente, dato che tutti ignorano il
meccanismo generatore del fenomeno magnetico.
“Breve Storia di (quasi) Tutto” – Bill Bryson
“Non si sa di preciso che cosa accada, ma si ritiene quasi con certezza che il magnetismo sia correlato alla
rotazione del nucleo e al suo stato fluido. I corpi che non possiedono un nucleo liquido (la Luna e Marte,
per esempio) non presentano il fenomeno del magnetismo.”
Dunque:
 Il magnetismo è prodotto dall’effetto di trascinamento di materiale carico in movimento sia lineare che
rotatorio: si deduce perciò che il magnetismo terrestre scaturisce dal movimento rotatorio del nucleo,
ricco di Fe, Ni e altri metalli molto amati dalle cariche elettriche.
 Il nucleo in questione è liquido, seppur viscoso, perché la non coincidenza del polo nord geografico con
quello magnetico dice che dev’esserci uno scollamento, una discrepanza fra il movimento della Terra (che
non produce magnetismo) e il movimento del nucleo. Tale discrepanza si può manifestare solo se il nucleo
è, per così dire, indipendente dal resto del pianeta, cioè se è liquido, dotato di una certa inerzia rispetto a
ciò che lo circonda, nonché capace di movimenti propri.
 Si rappresenti la situazione ricordando che il
magnetismo è strettamente posizionale, perciò un
ago dove le cariche girano in modo concorde al
trascinamento non può che disporsi in un unico
modo, come indica la seconda figura (per necessità
grafica l’ago viene rappresentato con un rettangolo).
Se disposto con diverso orientamento ma libero di
muoversi
assumerà
ancora
inevitabilmente
la
posizione indicata dalla figura.
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Magnetismo Terrestre 2
Magnetismo
 Si supponga ora che oltre al movimento rotatorio quasi coincidente con quello terrestre, il nucleo
possegga anche un lentissimo moto rotatorio ortogonale di deriva dovuto, per esempio, al suo rapporto
con i vari moti terrestri (rotazione-nutazione-precessione) o all’attrito con il resto del pianeta, oppure alla
propria inerzia.
La freccia arancione della prima figura
mostra il verso di questo movimento, che
essendo lentissimo non produce un
effetto magnetico significativo. Si fissi
ora l’attenzione sul cerchio azzurro che
indica il verso di rotazione principale del
nucleo
(a).
La
lenta
rotazione
ortogonale fa compiere al nucleo 90° (b), ma anche così il verso di trascinamento rimane lo stesso.
Un’ulteriore rotazione cambia radicalmente le cose: ora la rotazione fondamentale del nucleo si è invertita
e di conseguenza il polo nord magnetico e diventato polo sud (c)!
Certo, la rotazione nucleare è diventata opposta a quella terrestre, ma si era stabilito che quest’ultima
non dà contributi significativi al magnetismo e che il nucleo gode di una certa indipendenza.
Quindi, dopo tanti e tanti anni, quando il nucleo avrà completato una lenta rotazione ortogonale
secondaria di 180°, il polo nord riprenderà la sua collocazione primitiva, e così via. Se è ragionevole
ammettere una lenta rotazione secondaria del nucleo terrestre anche questo arcano è ragionevolmente
risolto.
 Si dice che oltre all’inversione di polarizzazione, il campo magnetico terrestre subisca continue
variazioni d’intensità. Il fatto si spiega solo ammettendo che il nucleo liquido, pur avendo una certa
indipendenza dal resto del pianeta, allo stesso tempo ne sia condizionato: saranno i moti terrestri nonché
altri fattori astronomici a determinare differenziali di attrito nel sistema nucleo-pianeta e di conseguenza
variazioni positive o negative della velocità di rotazione del nucleo, con effetti sull’intensità del
magnetismo.
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La Luce
Capitolo 11
Teschi
Premessa
Natura della Luce 1
Natura della Luce 2
Il Fotone
Onda Elettromagnetica
Rifrazione
Deviazione Gravitazionale
Lastre e Prismi
Diffrazione
Riflessione
Dualismo 1
Dualismo 2
Effetto Doppler
Osservazioni
Polarizzazione
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Teschi
La Luce
- In fin dei conti ogni onda andrebbe rappresentata con pacchetti intervallati e non nella forma continua e
sinuosa ricavata da criteri matematici; senza tralasciare il fatto che è un fenomeno compressivo-dilatativo,
cioè longitudinale, piuttosto che trasversale.
- Fammi capire: le onde elettromagnetiche invece che trasversali e ondulatorie sarebbero longitudinali e
corpuscolari?
- Sì, prevalentemente.
Ero sbalordito: - Amico, credo che Newton sorgerà dalla tomba e il suo teschio putrescente ti bacerà
appassionatamente sulla bocca ... sorgerà anche Huygens, ma per augurarti la mala pasqua.
- Eppure tutto è spiegabile con la corpuscolarità, naturalmente trasmessa mediante i glub, quindi più che
di massa corpuscolare sarebbe corretto parlare di paramassa corpuscolare che si sposta
ondulatoriamente.
- Bene, ora dimmi se ho capito. Primo: la luce è materia propagata ondulatoriamente, cioè mediante i glub.
- Non materia, massa; anzi, paramassa, glub ultracompressi, ma non in V 3.
- Bene. Secondo: la luce ha come supporto la struttura-glub. Lo sai che la fisica è orgogliosa di
affermare che non vi è supporto, che tutto accade nel vuoto?
- Vuoto o struttura-glub non sono la stessa cosa?
- Sì, ma solo per noi. Terzo: qualsiasi azione compiuta e subita dalla luce si deve alla paramassa
trasportata e non alla propagazione ondulatoria.
- Esatto, naturalmente escludendo reazioni interne al fenomeno, come per esempio l’interferenza.
- Quindi l’azione esterna della luce è dovuta ai fotoni.
- Certo.
- Quarto: la luce è un fenomeno longitudinale e non trasversale.
- Prevalentemente longitudinale, ho detto prevalentemente.
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Premessa
La Luce
 Per la fisica, le onde elettromagnetiche risultano dall’effetto combinato dell’oscillazione dei campi
elettrico e magnetico.
“Luce Colore Visione” – Andrea Frova
“E fin qui, niente di misterioso.”
Ma va’!
Si è già accennato nel capitolo relativo all’energia al modo in cui vengono generate le onde
elettromagnetiche, ma è opportuno ritornare sulla questione: due cariche opposte (dipolo) oscillano
avvicinandosi e allontanandosi a intervalli brevissimi e regolari; usando un linguaggio più appropriato si
dice che il sistema formato da due grani rotanti si contrae e si dilata
ritmicamente. Nella prima fase (figura) espelle glub che fanno vibrare
la materia presente nell’extrasistema, la quale produce fotoni; nella
seconda fase assorbe glub che smorzano la vibrazione della materia
dell’extrasistema. Si è anche detto che l’energia fondamentale è
indiretta perché l’onda elettromagnetica viene prodotta dalla
vibrazione della materia dell’extrasistema e non dal dipolo oscillante. Si fissi il concetto:
La materia, posta in condizioni di produrre energia fondamentale, agisce su altra materia,
la quale vibrando dà origine all’onda elettromagnetica
Il processo importante è la produzione di energia fondamentale per fare vibrare la materia delle vicinanze;
poi, la trasmissione della vibrazione si sviluppa mediante i glub. Ora si generalizzi.
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Natura della Luce 1
La Luce
 Si consideri un grano di materia investito da un surplus improvviso di glub (significa che si trova
nell’extrasistema, in prossimità di un sistema in contrazione); si mette a vibrare e può farlo in tutte le
direzioni dello spazio. Si colorino i glub di un bel verde pisello per osservare che cosa accade lungo una
di queste direttrici:
Il grano vibra da p a q e viceversa; nel tratto orientato pq urta intensamente (colpo secco) i glub che si
trovano a destra, facendo loro subire un improvviso addensamento per urto che trasmettono
elasticamente e perfettamente ad altri glub collocati lungo la direttrice D. Simultaneamente, a sinistra del
grano vi è un diradamento-glub per decompressione. Nel tratto di ritorno qp accade l’inverso:
l’addensamento si trasmette lungo S mentre lungo D si verifica una decompressione. Se la vibrazione si
ripete più volte ne risulta la trasmissione di una serie di pacchetti di glub addensati -intervallati da
diradamenti- che sono di fatto paramassa (glub-V2): ecco i fotoni .
Maggiore intensità di colpo secco, maggiore addensamento e quindi maggiore energia (compressione)
trasportata dai fotoni; maggiore velocità di vibrazione, maggiore numero di pacchetti trasmessi nell’unità
di tempo: ecco definita la frequenza. Infine, la lunghezza d’onda è la distanza tra l’inizio di due pacchetti
consecutivi.
Si deduce così la natura prevalentemente corpuscolare della luce, tenendo però presente che il fotone
non è massa effettiva (V3) ma solo paramassa (V2), cioè un insieme di glub fortemente compressi che in
nessun caso raggiungono lo stato V 3 e la dignità di materia. E’ evidente che il come se corpuscolo esiste
solo finché viene trasmesso, vale a dire per il tempo che è in moto mediante i glub; e non ha senso pensare
a un fotone fermo: hanno ragione i fisici quando affermano che il fotone è privo di massa a riposo, solo
che loro, contrariamente ai conoscitori dell’Ipotesi-glub, non ne sanno il perché.
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Natura della Luce 2
La Luce
 Si è detto che la luce è un fenomeno prevalentemente longitudinale invece che esclusivamente
longitudinale non senza motivo, poiché finora è stata affrontata soltanto la metà del problema. Adesso si
veda il seguito: quando il grano carico spinto dall’energia fondamentale si muove lungo pq o qp subisce la
distorsione del pf che si dispone ortogonalmente alla direttrice di moto (ricordare il magnetismo). Allora,
se lungo pq il piano assume il verso orario, lungo qp sarà antiorario. Vi è un alternarsi di inversioni di
rotazione per tutta la durata della vibrazione: questo significa
che ogni volta che il grano cambia direzione fa una capriola per
disporsi aerodinamicamente rispetto allo spostamento. Può
anche darsi che in certi casi il pf non compia la capriola e
mantenga così lo stesso verso in entrambe le direzioni.
 Di quali messaggi sono dunque portatori i glub investiti dal colpo secco del grano in vibrazione? Primo,
un addensamento per urto che comprime e forma i fotoni; secondo, i glub del pacchetto ricevono e
trasmettono anche l’impulso di rotazione impresso loro dal pf del grano generatore, cioè la sua impronta.
In conclusione, trasmettono due spinte, una di compressione (longitudinale) e una di rotazione
(trasversale): ormai si sa che la loro combinazione dà il vettore magnetico Bc, perciò il fenomeno luminoso
è portatore di un messaggio energetico-magnetico trasmesso da pacchetti di glub addensati e non da
materia vera e propria.
Ecco la rappresentazione della luce e di ogni altro fenomeno elettromagnetico:
addensamento per urto + rotazione per impronta
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Il Fotone
La Luce
 E’ d’uopo approfondire il concetto di fotone anche confrontandolo con il pensiero della fisica
contemporanea. Questa dice che i fotoni sono casi unici perché si tratta di “particelle” prive di massa che
però acquistano energia a causa del moto; dice anche che viaggiano alla velocità della luce e che non
possono esistere da fermi; inoltre sono vittime del dualismo onda-corpuscolo. E’ evidente che i fisici
hanno compreso molte cose dei fotoni, ma ancora una volta, la mancanza di un modello-base di struttura
dello spazio li spinge a considerarli come oggetti strani, dotati di incomprensibili proprietà. L’Ipotesi-glub,
con la massima serenità ed evidenza, spazza via ogni stranezza strutturale e comportamentale di queste
“particelle”, pur riconoscendone l’unicità.
 Dunque, il fotone è un pacchetto-glub compresso provocato dall’urto per colpo secco di una particella
sui glub che la circondano e da quel momento inizia a propagarsi mediante lo spazio come tutte le onde
elettromagnetiche che si rispettino. Quindi non può possedere una massa a riposo perché comincia a
esistere a partire dall’urto e quindi dal movimento. Essendo un pacchetto-glub ha alcune caratteristiche
corpuscolari, ma essendo comunque glub, il movimento avviene per propagazione, cioè con modalità
ondulatorie: è perciò una quasi-massa che si propaga ondulatoriamente. Effettivamente, in accordo col
pensiero dei fisici, si tratta di qualcosa di molto particolare, anzi addirittura di unico: la massa di una
particella è data dalla somma della massa effettiva (V3 = materia) più la paramassa dell’addensamento a
scalare (V2 = glub compressi), ma nel fotone il primo valore è zero, si tratta quindi dell’unico oggetto
dell’universo costituito da sola paramassa. Nel suo propagarsi, la compressione dei suoi glub (dovuta
all’intensità del colpo secco originario) determina la sua energia, mentre l’essere un pacchetto ne
determina la massa: in altri termini, anche il fotone possiede massa, seppur molto particolare. Quando il
fotone si allontana dal corpo vibrante che l’ha generato, la sua energia diventa progressivamente eenìa
perché si manifesta senza la presenza di materia. Quindi, oltre ad essere una quasi-massa è pure energia
ed eenìa allo stesso tempo: sì, indubbiamente si tratta di un oggetto assai particolare.
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Onda Elettromagnetica
La Luce
 L’onda elettromagnetica è un fenomeno fondamentalmente compressivo-decompressivo (longitudinale)
e solo secondariamente trasversale (pf distorto); essa va dunque tranquillamente associata alle onde
sonore, nell’acqua, eccetera, ricordando che il suo supporto è la struttura-glub dello spazio.
Tutte le onde hanno un comportamento compressivo-decompressivo (longitudinale) a patto di viaggiare
in un mezzo omogeneo; se nel loro percorso incontrano un mezzo diverso effettuano una mediazione e il
loro comportamento può cambiare di conseguenza: cambia l’onda sonora se incontra una superficie
solida, cambia l’onda luminosa se incontra qualcosa di materiale e cambia l’onda nell’acqua quando si
diffonde lungo la superficie di contatto con l’aria; in questo caso, la materia compressa trova più agevole
dirigere verso l’aria piuttosto che verso le altre molecole d’acqua.
 A causa della regolare distorsione del piano fondamentale ogni treno di fotoni mantiene lo stesso
verso di rotazione.
 Importante: una cosa sono le onde di riequilibrio e un’altra le onde classiche appena descritte. Le prime
sono propagazioni interne alla struttura-glub, volte a ristabilire in ogni istante l’addensamento a scalare e
non formano pacchetti di sorta; le seconde invece sono anomalie dentro la struttura-glub, dato che
formano addensamenti che si propagano nel tempo tc e che scomparirebbero se fermati, distrutti proprio
dalle onde riequilibratrici.
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Rifrazione
La Luce
 La rifrazione si sviluppa nell’interfaccia tra due mezzi trasparenti diversi, dove i raggi incidenti risultano
non-paralleli ai raggi uscenti. Si pone la solita domanda: perché? La fisica affronta il problema servendosi
del principio di Fermat che dice che il percorso compiuto dalla luce tra la sorgente e
l’osservatore è, tra i possibili, il più rapido. Tale principio è stato giustificato affermando
che la luce, come fenomeno ondulatorio, prova ogni possibilità, ma l’interferenza le annulla
tutte tranne quella che risulta, appunto, la più rapida. Nessuno nega l’efficacia utilitaristica del principio
in questione, tuttavia è insoddisfacente perché: 1- la luce è un fatto prevalentemente paramassico che
non consente di accettare come valida una spiegazione puramente ondulatoria, 2- esso nulla dice sul
perché il raggio cambia direzione piegandosi di più quando penetra in un mezzo denso; questo effetto
viene attribuito al rallentamento della velocità di propagazione, ma allora ci si chiede perché rallentare
implichi deviare, 3- più rapido stabilisce una scelta fra più possibilità, e questo è in totale antitesi
filosofica con quest’ipotesi, che afferma l’assoluta ottusità del tutto. Secondo l’Ipotesi-glub il principio
di Fermat non dà il giusto peso alla direzione iniziale del raggio luminoso e all’obbligatorietà del percorso,
dovuti alla natura dei mezzi attraversati.
La risposta-glub è: “siccome i due mezzi sono diversi, la deviazione del raggio rosso
verso il piano-centro di massa del sistema (con modalità che si vedranno) implica quelle
determinate angolazioni, e non altre. Per ottenere il percorso azzurro bisogna
modificare opportunamente i parametri del fenomeno”.
Perciò si sostiene che ogni raggio luminoso, nel momento stesso in cui viene generato, abbia il proprio
destino segnato, non potendo fare altro che seguire un percorso obbligato stabilito dalla propria natura,
dalla direzione iniziale e dalle condizioni dei mezzi che attraversa. Se è pure il più rapido, meglio per lui.
Dati due punti qualsiasi, esiste un solo raggio di luce passante per entrambi,
stabilito univocamente dai valori di densità-struttura-forma dei mezzi attraversati
e dalla direzione iniziale-frequenza fotonica del raggio luminoso
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Deviazione Gravitazionale
La Luce
 Un raggio di luce entra nel campo gravitazionale (azzurro) di un corpo celeste privo di atmosfera; viene
deviato e infine esce dal campo. Si supponga che il campo G inizi e termini
improvvisamente pur sapendo che in realtà la distribuzione a scalare non lo
consente. Intanto si veda graficamente perché il raggio devia: quando entra
nel campo gravitazionale, ogni glub che via via forma il fotone fa pure parte
dell’insieme dei glub compressi intorno al corpo generatore. Ora, un glub fotonico è dotato d’impulso di
spostamento (a) e un glub gravitazionale è dotato di
spinta (b) verso il corpo generatore, nel senso che preme
su questo. Quando entrambe le spinte confluiscono in un
unico glub, dalla loro composizione risulta la nuova direzione del raggio di luce c : abbiamo appena
assistito a un gigantesco fenomeno di rifrazione.
 In realtà, il termine “composizione” è improprio: la propagazione (nel tempo tc) del fotone lungo i globuli
che via via incontra non subisce alcuna deviazione per composizione; semplicemente lei tira dritta, ma
incontra globuli che premono verso il corpo generatore e di conseguenza il tirare dritto si traduce in una
deviazione. L’impulso fotonico viene trasportato verso il basso dallo stesso glub che lo subisce, e ogni
glub successivo continua il processo di abbassamento, causando nell’insieme la macroscopica deviazione
del raggio di luce. Allora: la luce ha deviato perché i glub del campo gravitazionale sono portatori di un
gradiente verso il centro di massa del corpo celeste; inoltre i glub sono addensati e il raggio deve
rallentare metricamente per mediarli tutti (si ricorda che mediare un glub richiede il tempo tc, quindi più
addensati sono i glub, più grande risulta n nella formula n . tc). Più tempo un raggio rimane dentro un
campo gravitazionale, e più questo risulta addensato, maggiore è la sua deviazione verso il centro di
massa.
La permanenza dentro un campo gravitazionale rallenta il raggio luminoso
e il gradiente lo devia verso il centro di massa del corpo generatore
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Lastre e Prismi
La Luce
 Se si comprime il campo gravitazionale fino a fargli raggiungere lo spessore di pochi centimetri si
ottiene quanto accade, per esempio, dentro un prisma o una lastra di vetro, e in questo caso fa capolino
l’importanza decisiva della microgravità o gravità interna. Nella figura
il centro di massa è il piano mediano longitudinale della lastra;
all’interno del materiale tutti i glub addensati spingono verso il pianocentro di massa secondo le frecce; l’addensamento si estende, a
scalare, anche immediatamente fuori della lastra. Che cosa succede quando un raggio luminoso (rosso)
incide la lastra con una certa angolazione? Prima d’incidere il vetro, il raggio attraversa un tratto esterno
dove l’addensamento-glub cresce progressivamente e il gradiente è diretto verso il basso: subisce così
una debole deviazione. Appena dentro la lastra, il forte addensamento costringe la luce a rallentare
bruscamente la velocità metrica per mediare i molti glub per unità di lunghezza che incontra; il
rallentamento determina una maggiore permanenza dei fotoni sotto l’effetto gravitazionale e l’effetto
gradiente, allora il raggio devia decisamente verso la verticale e continua a farlo finché non raggiunge il
centro di massa. Il resto del percorso è inverso rispetto al primo dato che la spinta risulta diretta, questa
volta, verso l’alto. Alla fine il raggio di luce ha descritto una S rovesciata, macroscopicamente non
rilevabile.
 Il raggio devia verso la verticale perché rallentato dalla mediazione di molti glub addensati (n . tc) e
perché costretto a comporsi con il vettore microgravitazionale interno al materiale. L’ evidente
dimostrazione si osserva nel comportamento dei raggi entro lenti, prismi, ecc., dove essi deviano sempre
verso la regione dell’oggetto dotata di maggiore accumulo di massa, infatti e lì che si trova, ovviamente, il
centro di massa. Si osservi un prisma: il raggio di luce, entrando nel prisma, si
scompone in base alle lunghezze d’onda. Il rosso, avendo una bassa frequenza,
rimane poco tempo dentro il campo microgravitazionale del prisma, il cui gradiente è
diretto verso la zona gialla, perciò devia poco e uscendo segue la debole curvatura determinatasi nel
materiale. Il violetto, al contrario, ha la massima frequenza, rimane più tempo sottoposto al gradiente
gravitazionale, quindi assume una notevole curvatura che accentua uscendo. L’effetto complessivo è la
formazione dello spettro.
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Diffrazione
La Luce
 Se la diffrazione delle onde nell’acqua è imputabile alla coesione fra la massa acquea e un ostacolo; lo
stesso fenomeno, quando si tratta di onde elettromagnetiche, cioè di pacchetti fotonici, è imputabile per
l’ennesima volta alla massa e al suo addensamento a scalare. La fisica invece si avvale del principio di
Huyghens, il quale afferma che ogni punto raggiunto dalla superficie di un’onda diventa a sua volta
centro di onde sferiche che vibrano in fase e che interferendo fra loro danno origine
alla superficie d’onda successiva. Siccome non è accettabile un’interpretazione
puramente ondulatoria, si spiegherà la diffrazione in altro modo, utilizzando gli ormai
acquisiti concetti di massa e addensamento a scalare. Si consideri la sezione di un
piccolo foro attraversato da treni fotonici; la diversa densità-glub dello spazio è
rappresentata con puntini addensati in prossimità della materia, e poi via via diradati a scalare. Il treno
fotonico a passante per il centro del foro risente dell’uguale e opposta influenza delle due pareti e perciò
passa indenne. Il treno b attraversa uno spazio a maggiore densità-glub; allora, ricordando la rifrazione,
esso rallenta impercettibilmente e viene attratto dalla microgravità interna del materiale (verso l’alto, dove
l’addensamento è maggiore): così devia un poco in su. Abbandonato il foro, rimane ancora dentro uno
spazio laterale denso di glub perciò la spinta microgravitazionale (verso sinistra) lo incurva ancora. Alla
fine, ogni fotone del treno b si trova un po’ più indietro del corrispondente del treno a e la sua direzione
risulta più incurvata verso l’alto. Per c vale lo stesso, ma in forma più accentuata perché lo spazio contiene
glub maggiormente compressi: così ogni fotone del treno c si ritroverà più indietro e più incurvato dei suoi
corrispettivi su a e b. Unendo con una linea immaginaria i fotoni corrispondenti si ottiene il fronte d’onda.
 Se al posto di fotoni si considerano elettroni, il discorso è analogo: la parte superiore del loro vortice
si trova immersa in uno spazio-glub più compresso rispetto alla parte inferiore; allora
l’elettrone devia verso l’alto. Più vicino passa alla parete del foro, più viene deviato verso
l’alto. Le modalità di questo fenomeno vanno bene intese perché ritorneranno
trionfalmente nel capitolo sulla meccanica quantistica, quando si affronterà il famoso (e noioso)
paradosso delle due fessure.
La diffrazione è un fenomeno squisitamente microgravitativo
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Riflessione
La Luce
E’ l’interpretazione che giudico più debole, ma perdinci devo ricordare ai lettori che tutte le spiegazioni di
questo saggio sono esclusiva farina del mio sacco, nessun fisico mi ha aiutato, nessun gruppo di
ricercatori ha suggerito soluzioni, nessun laureando si è assunto una parte dell’onere, perciò se non
sempre la spiegazione risulta soddisfacente spero mi si conceda un certo grado di tolleranza.
 Dunque, diffrazione e rifrazione sono fenomeni di deriva del raggio luminoso per opera della gravità,
nel senso che i fotoni subiscono una graduale deviazione della traiettoria sotto l’influsso della
compressione-glub diretta verso il centro di massa del corpo generatore, sia questo una stella, una lastra
o un oggetto fessurato.
La riflessione potrebbe essere, invece, la deriva del raggio luminoso per opera dello spostamento-glub
dovuto al vortice che circonda il grano materiale: ogni glub del vortice subisce un continuo spostamento
spaziale in senso orario o antiorario e quindi sottopone allo stesso spostamento (deriva) anche i fotoni
del raggio di luce. Osservando le figure si nota come il
comportamento del raggio luminoso sia diverso a seconda che la sua
direzione
d’incidenza
risulti
concorde
o
discorde
con
lo
spostamento-glub dovuto al vortice. Nella prima figura risulta
inizialmente discorde (frecce azzurre) perciò viene prima debolmente
verticalizzato (zona verde), poi fortemente verticalizzato (fucsia) perché si trova vicino al grano dove il
vortice risulta assai intenso. Dopo, fortemente orizzontalizzato (viola) dovendo seguire lo spostamento
dei glub, e infine di nuovo verticalizzato, prima intensamente (blu) e poi più debolmente (grigio), per uscire
così dal vortice significativo con lo stesso valore dell’angolo d’incidenza.
Se invece la direzione d’incidenza è concorde con quella dello spostamento-glub del vortice, la deriva lo
farà uscire con la stessa (o quasi) direzione iniziale, come mostra la seconda figura. Quindi, in base alla
discordanza-concordanza fra direzione d’incidenza e direzione dello spostamento-glub il raggio sarà
riflesso oppure passerà indisturbato.
Diffrazione e rifrazione sono fenomeni di deriva dovuti alla compressione-glub per gravità o microgravità
La riflessione potrebbe essere un fenomeno di deriva dovuto al vortice-glub
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Inaudito Clic Essenziale
Dualismo 1
La Luce
 Questo importante tema sarà affrontato seguendo la traccia del libro “La Causalità Impossibile” di
F.Selleri. L’autore inizia con l’autointerferenza degli elettroni, descrivendo l’esperimento di MatteucciPozzi in cui elettroni vengono sparati su un filamento di quarzo che genera in uno schermo una serie di
righe chiare e scure; per i fotoni vale lo stesso ragionamento. Si evidenziano due frasi:
“...quest’ultima (le righe chiare e scure) è la figura d’interferenza e la sua stessa esistenza è una prova
dell’esistenza di proprietà ondulatorie degli elettroni....gli arrivi separati e indipendenti degli elettroni
sono la garanzia del fatto che si abbia qui a che fare con un fenomeno che riguarda il singolo elettrone,
anche se ripetuto moltissime volte”. In altri termini, la figura d’interferenza dice che l’elettrone è un’onda,
l’arrivo separato sullo schermo dice che l’elettrone è un corpuscolo.
- Interpretazione di Copenhagen: “gli elettroni si propagano come onde ma vengono rilevati come
particelle”, e tanti saluti.
- Interpretazione di Einstein-De Broglie: “gli elettroni sono onde e corpuscoli strettamente associati”.
- Altri esperimenti analoghi hanno dimostrato che elettroni, fotoni, neutroni interferiscono con se stessi e
per questo formano le bande alternate.
- Einstein (o Planck?) affermò che l’energia luminosa, quando si propaga, non si espande in volumi sempre
maggiori ma rimane localizzata in quanti che non possono essere assorbiti o emessi parzialmente. Il
corpuscolo è accompagnato da un’onda vuota di energia e impulso “che ha quindi caratteristiche
completamente nuove rispetto alle altre ondulazioni di cui si era occupata la fisica classica”.
Si è d’accordo con Einstein-De Broglie, poiché la luce è una stretta associazione di corpuscolo e onda.
Infatti, è corpuscolo perché ogni pacchetto, essendo glub compressi, è quasi materia, paramassa, ed è
localizzato. Se per moto ondulatorio s’intende una propagazione e non uno spostamento di qualcosa
attraverso un altro mezzo, allora il fotone, formato da glub compressi, propagandosi mediante glub, è
un’onda; ma un’onda -come direbbe Einstein- con caratteristiche nuove, una specie di quasi onda
semicorpuscolare; quindi assai più che corpuscolo e onda strettamente associati, si potrebbe dire che i
fotoni sono corpuscolo e onda che si identificano.
Il fotone è un quasi-corpuscolo che si propaga come una quasi-onda
I fotoni sono corpuscolo e onda che si identificano
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Inaudito Clic Essenziale
Dualismo 2
La Luce
 E così è stato spiegato il famoso dualismo onda-corpuscolo. O no? E’ ovvio, dunque, che alcune
rilevazioni lo indichino come corpuscolo (lo schermo viene costruito per ricevere impulsi materiali) e altre
come onda (autointerferenza e figura a bande alternate). O no? No; nei paragrafi precedenti, rifrazionediffrazione-riflessione vengono spiegate mantenendo la corpuscolarità dei fotoni (seppur propagantesi
nel mezzo-glub), perciò qualsiasi spiegazione secondo l’ondulatorietà classica è da considerarsi errata.
L’interpretazione secondo l’Ipotesi-glub, compreso l’esperimento di Matteucci-Pozzi, sarà fornita
quando si parlerà del paradosso delle due fessure nel capitolo sulla meccanica quantistica; per ora, ci si
limiterà a proporre due affermazioni azzardatissime:
L’esperimento di Mateucci-Pozzi si spiega come un fenomeno di diffrazione
L’autointerferenza è un’assurdità fisicacchesca
 In base alle conclusioni di De Broglie un elettrone dovrebbe avere un’onda associata di estensione
lineare dell’ordine dei 10 alla tredicesima più grande del corpuscolo stesso. Non si esageri! E’ vero che
un grano materiale, quando si stabilizza, costringe lo spazio a un riadeguamento praticamente infinito del
suo assetto-glub, ma l’addensamento a scalare significativo per le interazioni dovrebbe risultare forse più
ridotto rispetto alla cifra debrogliana.
 L’energia viene sempre associata a un movimento. Ottima intuizione, ma non portata alle estreme
conseguenze: infatti, l’energia è sempre un flusso intenso e improvviso di glub, perciò è un movimento di
glub. Si pensi che De Broglie si spinge ancora più in là affermando che il movimento dovrà essere
oscillatorio oppure rotatorio. Bingo! Peccato che per questi fisici tutte le belle cose di cui parlano
accadono per arte magica in uno spazio vuoto invece che in un’apposita struttura, come ogni sano
cristiano esigerebbe.
 Poi Selleri prosegue con la matematica e con l’ondulatorietà classica occupandosi della frequenza
interna delle onde, e a questo punto lo si lascia partire per la tangente.
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Inaudito Clic Essenziale
Effetto Doppler
La Luce
 In base a quanto è stato detto finora, appare chiaro che la lunghezza d’onda di un treno fotonico
dipende strettamente anche dallo stato dello spazio che attraversa, ossia dalla compressione-glub lungo
la sua traiettoria; il che equivale a dire che la lunghezza d’onda di un treno fotonico varia incessantemente,
seguendo le variazioni compressive dello spazio.
La lunghezza d’onda di un treno fotonico varia, in ogni istante, in base al grado
di compressione-glub dello spazio che sta mediando
 Si consideri il caso semplice di un treno fotonico che viene prodotto dalla sorgente A e giunge al
rilevatore B. Sia A che B si trovano su due corpi immobili e molto lontani nello spazio per cui l’unico
addensamento che si riscontra è quello dovuto all’addensamento a scalare. La lunghezza d’onda iniziale
ha un certo valore 1, poi si allunga fino a 2 perché
l’addensamento diminuisce, per ritornare a valori
prossimi a 1 quando giunge su B, perciò
1
<
2
>
1 e con buona approssimazione si può affermare che B capta la stessa lunghezza d’onda che aveva
prodotto A.
Ora il corpo con la sorgente A si mette in moto verso B: l’intero assetto-glub dello spazio compreso tra
i due corpi viene modificato nel senso di una diffusa compressione, dipendente dalla velocità di
avvicinamento; di conseguenza la lunghezza d’onda
s’accorcia e così viene captata da B, che rileva uno
spostamento verso il violetto.
Se invece la sorgente con A si fosse allontanata, i glub compresi tra i due corpi si sarebbero nel
complesso dilatati e lambda avrebbe subito un allungamento che B avrebbe rilevato come uno
spostamento verso il rosso.
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Inaudito Clic Essenziale
Osservazioni
La Luce
 L’effetto Doppler vale per la luce come per il suono perché entrambi sono fenomeni analoghi, di natura
compressivo-dilatativa in un mezzo di supporto.
 Se l’effetto Doppler applicato a corpi relativamente vicini può essere valutato con buona precisione;
quando viene esteso a distanze cosmiche le misurazioni
andrebbero
considerate
con
estrema
prudenza.
Nell’esempio, i due corpi si stanno allontanando a causa
del moto di spostamento di uno di loro, perciò la lunghezza
d’onda aumenta e il rilevatore su B osserva un deciso
spostamento verso il rosso (1). Si supponga però che tra i
due s’interponga l’influenza di un terzo corpo (2): appare evidente che l’assetto-glub dello spazio è
cambiato nel senso di una maggiore compressione, quindi la lunghezza d’onda captata da B non potrà
avere lo stesso valore di quella in assenza del corpo incomodo. Probabilmente B capterà comunque uno
spostamento verso il rosso, ma di minore entità rispetto alla situazione reale.
 E’ stato verificato sperimentalmente il red shift gravitazionale, cioè l’aumento di lunghezza d’onda
(spostamento verso il rosso) di un raggio di luce uscente dalla Terra. La ragione non va confusa con
l’effetto Doppler perché questo compare quando due corpi sono in moto relativo reciproco, mentre il
red shift gravitazionale è legato alla semplice esistenza dell’addensamento-glub a scalare intorno a un
corpo, che non è altro che il suo campo gravitazionale. Mano a mano che ci si allontana da un corpo,
l’addensamento diminuisce progressivamente e i glub diventano via via più dilatati; perciò, quando
l’impulso fotonico li media, la sua compressione diminuisce di pari passo con l’aumento della lunghezza
d’onda.
Nella figura si vede come il fotone di un raggio di luce uscente dal corpo che genera un campo
gravitazionale modifica la propria compressione (e lunghezza
d’onda) mentre si allontana dal corpo stesso producendo
l’effetto di uno spostamento verso il rosso.
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Inaudito Clic Essenziale
Polarizzazione
La Luce
 I treni fotoni possono essere generati già polarizzati
(A.Shimony-“La Realtà del Mondo dei
Quanti”-Le Scienze n.235) e questo richiede una spiegazione. Un fotone viene generato dall’urto della
massa effettiva di una particella sui propri glub frontali,
pertanto il quanto di luce assume la forma impressagli
dalla massa effettiva che a sua volta ruota lungo il piano
fondamentale distorto, ortogonale alla direttrice di vibrazione. Nella figura si vede l’impronta della
scheggia, variamente inclinata in base all’orientamento che aveva al momento della generazione dei fotoni.
Vale la pena ripetere che il diverso orientamento dei fotoni dipende dalla posizione della particella
nell’istante dell’urto, che a sua volta dipende dalla velocità di rotazione e di vibrazione.
Interponendo una griglia verticale, la maggior parte dei fotoni orientati verticalmente -o quasi- la
attraversa, mentre quelli orizzontali o molto inclinati
vengono fermati e demoliti; una seconda e successiva
griglia orizzontale demolisce i fotoni sopravvissuti e di
fatto l’intero treno fotonico scompare senza più
produrre urti su eventuali sensori.
 Questo spiega la polarizzazione del singolo fotone, ma come fa un intero treno fotonico a nascere già
polarizzato? Dipende dal rapporto di velocità: se la velocità di vibrazione della particella coincide con la
sua velocità di rotazione, i fotoni risultanti sono per lo più orientati allo stesso modo. In altri termini, se nel
tempo in cui si svolgono due urti successivi, il numero di rotazioni compiuto dal pf della particella è un
numero intero, la maggior parte dei fotoni mantiene lo stesso orientamento e quindi il treno fotonico
risulta polarizzato.
Se invece non si verifica il sincronismo, l’orientamento è casuale e il treno fotonico non si polarizza.
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Alessandro Casellati
Inaudito Clic
Ipotesi sulla Strutturazione dello Spazio
Libro 2
2016
Inaudito Clic Essenziale
Sera
12 – La Relatività
13 – Fisica Atomica e Molecolare
14 – Meccanica Quantistica
15 – Fisica delle Particelle
16 – Cosmologia
17 – Schede
Inaudito Clic Essenziale
La Relatività
Capitolo 12
Patatine Fritte
Lo Spazio
Velocità della Luce 1
Velocità della Luce 2
Pazze Idee
Indipendenza
Miniaturizzazione
Michelson & Morley
Tempo/Luce 1
Tempo/Luce 2
Riferimenti Assoluti
Energia e Massa
Einstein
Muone Affaire
Il Tempo 1
Il Tempo 2
Freccia del Tempo
Crononi
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Inaudito Clic Essenziale
Patatine Fritte
La Relatività
- Devo rammentarti l’obiettivo che ti eri prefissato: capire, non pignolare; formare nella tua mente le idee
generali per avere una visione d’insieme del funzionamento della cosa; dettagli e approfondimenti
spettano agli specialisti che oltre tutto vi sguazzeranno gioiosamente, rassicurati dal non doversi lanciare
in grosse pensate ma solo in pensatine per lo più micragnosette. Lasciali divertire, se lo vorranno, con la
matematicizzazione, con il nugolo di problemi che sciamano da ogni singola idea. Non spetta a te.
- Stando così le cose, compagno Schizzo, devo dirti che mi hai tolto un gran peso dallo stomaco. Per
festeggiare mi voglio rovinare: stasera würstel con senape e patate fritte, e ci aggiungo pure le uova.
Toh’, comincia a pelare le patate.
Restammo un po’ di tempo in silenzio meditativo, con le nostre riflessioni; fissavamo incantati ora l’olio che
sfrigolava ora l’acqua che bolliva: era una situazione ipnotica in cui i pensieri ondeggiavano divenendo
tenui e inafferrabili, avevamo lo sguardo vacuo e leggermente stolido di due guru sulla buona strada verso
il rimbambimento psichico. Quando le patate furono pronte mi riscossi:
- Senti, del rapporto massa-energia abbiamo parlato a lungo, so già tutto.
- E’ vero, te l’avevo detto. Possiamo puntualizzare qualcosina e magari analizzare la formula di Einstein.
Anche sullo spazio-tempo sai già tutto: qual è il loro rapporto?
- Beh, siccome c’è la costante tc, direi che più lo spazio-glub è compresso più tempo metrico impiega un
raggio di luce per mediarlo.
- Bravetto in verità. Come vedi, un errore di Einstein fu rendere costante la velocità della luce nel vuoto,
assioma poco sensato se visto dalla nostra prospettiva: tutti sappiamo che un raggio luminoso rallenta
quando attraversa mezzi densi come l’acqua e il vetro. Perché rallenta? Perché ha a che fare con la
struttura-materiale variamente addensata, la quale determina il grado di addensamento-glub e quindi il
numero di mediazioni a cui è costretto il fotone.
- Tutto il resto coincide?
- Abbastanza, ma guarda che non è stato un errore da poco.
- Va bene, propongo comunque di perdonarlo, rimane un grande.
- Lo perdono se mi prometti di cuocere ancora queste delizie croccanti.
Aveva scoperto le patatine fritte.
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Inaudito Clic Essenziale
Lo Spazio
La Relatività
 Relatività = lo spazio è infinito
Ipotesi-glub = il nostro spazio è dinamicamente finito
Un assunto di base della Relatività è che lo spazio sia infinito, pertanto ogni moto può avere durata
altrettanto infinita, tutto in netto contrasto, almeno di principio, con l’Ipotesi-glub, la quale afferma che il
nostro spazio è una bolla dai confini immani, ma limitata inesorabilmente dal resto dell’universo in cui nulla
di ciò che costituisce il nostro mondo è possibile. E questo nonostante la bolla sia in continua
espansione, come vedremo nel capitolo sulla cosmologia.
 Relatività = l’etere non esiste
Ipotesi-glub = l’etere è l’entità frantumata
Un altro assunto di base della Relatività è la non esistenza dell’etere o di qualche altro mezzo in quello
che chiama vuoto. Se ne è già parlato, quindi basta ribadire che un mezzo esiste ed è l’entità frantumata,
che s’identifica con il Nostrun. Questo etere non si limita a trasmettere i messaggi elettromagnetici, ma è
la causa e il condizionatore dell’intero mondo da noi percepibile, è una sorta di etere-dio, sebbene
completamente ottuso.
 Relatività = la gravità è geometria
Ipotesi-glub = la gravità è addensamento
Per la Relatività ogni strano fenomeno che avviene nello spazio (contrazione di lunghezze, dilatazionicontrazioni temporali, rallentamento dei processi fisici e biologici) avviene perché sì, dentro un
contenitore -lo spazio, appunto- vuoto e non causale, matematicamente impastato con il tempo. In
particolare, affermando che la gravità è geometria, la Relatività aggiunge molto fascino al concetto e
anche una certa precisione, ma nel contempo lo rende definitivamente non intuitivo. Si consideri invece la
presente interpretazione: un cubo di qualsiasi materiale può venire distorto, ad esempio, tirando un suo
vertice fino a provocarne la deformazione. Per lo spazio una simile possibilità è da escludere, però si può
distorcere la struttura interna del cubo concentrando o diradando parte del materiale che lo compone,
vale a dire variandone selettivamente l’addensamento. Questo concetto, affatto plausibile e intuitivo, è
sufficiente per spiegare lo spazio e la gravità: l’immagine mentale che ne scaturisce è limpida e
perfettamente comprensibile.
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Inaudito Clic Essenziale
Velocità della Luce 1
La Relatività
 Relatività = la velocità della luce nel vuoto è costante e invalicabile
Ipotesi-glub = c è costante e invalicabile nello spazio omogeneo, ma varia con regolarità nello spazio
disomogeneo
Ecco alcune proprietà attribuite alla luce:
- E’ un fenomeno elettromagnetico, quindi quanto vale per la luce vale anche per le altre onde dello
spettro (raggi x, gamma, infrarossi, ecc.)
- Possiede lunghezza d’onda e frequenza (più altri valori che non interessano)
- Diversamente dal suono, che si trasmette longitudinalmente, la luce è costituita da onde trasversali,
infatti è possibile polarizzarla
- La sua velocità nel vuoto è costante sui 300.000 Km/sec, qualunque sia il sistema di riferimento
adottato, perciò non vale la legge di composizione delle velocità
- Esiste il dualismo onda-corpuscolo: l’onda elettromagnetica porta con sé forme particellari prive di
massa a riposo e con energia variabile (fotoni).
Diversi punti sono già stati debitamente contestati o spiegati nel precedente capitolo: la luce è un
fenomeno compressivo-decompressivo (longitudinale, come il suono) e solo secondariamente trasversale;
i fotoni non sono vere particelle ma solo pacchetti di glub compressi in paramassa che si propagano
ondulatoriamente da glub a glub, cioè mediante lo spazio. Inoltre, si è spiegata la produzione dei treni
fotonici nonché i concetti fisici di frequenza e lunghezza d’onda.
Velocità della luce: ecco il punto chiave. Nel Nostrun lo spostamento avviene in due soli modi: attraverso
i glub (tipico della materia) oppure mediante glub (le onde di riequilibrio ed elettromagnetiche); ogni
errore interpretativo nasce dal fatto che i fisici affrontano la velocità della luce in termini metrici, come se
si spostasse attraverso i glub, mentre, in quanto fenomeno elettromagnetico, lo fa mediante glub, e così
dev’essere misurata e vista.
Ogni errore interpretativo deriva dall’affrontare la velocità della luce in termini metrici, come se
si spostasse attraverso i glub invece che mediante glub
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Inaudito Clic Essenziale
Velocità della Luce 2
La Relatività
 La Relatività afferma che nel vuoto c è costante. Perciò se i percorsi dm e d'm nel vuoto sono uguali, i
tempi metrici t e t' di percorrenza della luce sono anch’essi uguali.
Si risponde che l’affermazione può essere giusta o sbagliata: è giusta se la densità-glub lungo i due tratti
rimane la stessa perché allora il raggio media lo stesso numero di glub allineati, impiegando ovviamente
tempi uguali; è sbagliata se nei tratti in questione la densità-glub risulta
diversa perché è diverso anche il numero di glub da mediare e di
conseguenza cambieranno pure i tempi di percorrenza. Nella figura 1 i due
tratti sono metricamente uguali, ma nel secondo c’è un maggiore addensamento-glub. Essendo il tempo di
trasmissione da glub a glub costante, la luce percorre dm in un tempo metrico t inferiore a t', dovendo
mediare solo sei glub contro i sette di d'm. Risulta:
t = 6.tc
t’ = 7.tc
t < t’
dm/t > d’m/t’
Vm > V’m
con Vm = velocità metrica. All’osservazione la luce viaggia più lentamente nel tratto d'm.
Se dm > d'm, ma con lo stesso numero di glub allineati, risulta:
t = 7.tc
t’ = 7.tc
t = t’
dm > d’m
Vm > V’m
e all’osservazione la luce viaggia più lentamente nel tratto d'm. Perciò solo nei tratti di uguale lunghezza e
uguale densità-glub la luce viaggia alla stessa velocità. In ogni caso, c non è costante.
Allora, dov’è l'equivoco interpretativo? Nel caso 2 il ragionamento relativistico è questo: “c è costante,
perciò Vm = V’m, per mantenere l’uguaglianza se dm > d'm bisogna che t sia maggiore di t'”. Ossia, non
potendo variare c si è dovuto dilatare-contrarre i tempi, che invece sono identici.
Nel caso 1, paradigmatico, l’errore di considerare uguali i tempi investe a cascata molte altre conclusioni
della teoria.
La velocità metrica della luce nel vuoto (quella visibile e misurabile) varia a seconda
del numero di glub che si allineano lungo la direttrice del raggio luminoso
A maggiore compressione-glub corrisponde minore velocità metrica, e viceversa; vi è dunque un rapporto
inverso fra la compressione-glub cg e la velocità metrica Vm della luce, che si può indicare Cg . Vm = Y
con Y pomposamente definita costante universale di trasmissione metrica.
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Inaudito Clic Essenziale
Pazze Idee
La Relatività
 Nella figura, un osservatore onnivedente di tipo relativistico osserva tre raggi di luce partire
simultaneamente dall’asse verticale nel vuoto; siccome domina uno spazio molto
ampio, egli vede che l’addensamento-glub varia con progressione dalla zona 1
alla 3, perciò dopo un certo istante avrà visto i raggi percorrere distanze diverse
e la linea d’arrivo non sarà verticale ma obliqua: constaterà così che le velocità
metriche dei raggi luminosi sono diverse. Ora non rimane che chiedere al
fantasma di Einstein di trovare un siffatto osservatore.
 Si può inferire un’idea folle ma appetitosa: se si riuscisse a provocare una sorta di risonanza fra glub
allineati in modo da imitare l’adesione-labile, rendendoli così simili a un unico glub, la velocità metrica della
luce subirebbe un incremento pazzesco e i messaggi
elettromagnetici viaggerebbero a velocità assai più
elevate dei miseri 300.000 Km/sec. Osservare il disegno.
Se lungo un percorso sono allineati cinque glub, il tempo
di percorrenza della luce è di 5 . tc. Con la risonanza, il tempo di percorrenza della luce è t’ = 1 . tc perché
i cinque glub si comportano come se fossero uno solo, perciò la velocità metrica schizza a V’ = 5/1.tc, cioè
si quintuplica portandosi sul 1.500.000 Km/sec!
Dominate l’adesione-labile e dominerete il Nostrun
 Alcuni fisici fanno riferimento ai tachioni, particelle che viaggiano a una velocità superiore a c e capaci,
in certi casi, di emettere luce, la radiazione di Cerenkov. Di primo acchito si pensa alla solita scemenza,
ma in base a quanto appena detto bisogna ammettere che la cosa non è totalmente folle. Naturalmente
occorre che lo spazio stesso sia in grado di produrre una forma di auto-risonanza che però non trova
giustificazione nel modo in cui è stato glub-strutturato; nulla vieta però che lo spazio abbia una struttura
simile ma non identica a quella proposta e che quindi possa effettivamente auto-risonarsi. Se il fotone diventato tachione- supera la velocità c, come fa poi a mantenerla? O lo spazio continua ad autorisonarsi lungo la direttrice del raggio luminoso oppure si verifica un’auto-alimentazione del tipo descritto
nel principio d’inerzia. In ogni caso, il tachione va considerato come una possibilità assai improbabile, di
limite, estrema e un po’ folle, ma pur sempre una possibilità.
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Inaudito Clic Essenziale
Indipendenza
La Relatività
 Relatività = la luce viaggia sempre alla stessa velocità, indipendentemente dalla sorgente
Ipotesi-glub = la luce non viaggia sempre alla stessa velocità, ma è indipendente dalla sorgente
Un proiettile sparato con velocità vp da un treno che viaggia alla velocità vt ha una velocità, calcolata da
un osservatore esterno, pari alla somma algebrica vt + vp.
Dunque vale la legge di composizione delle velocità poiché entrambi i corpi (treno e proiettile), essendo
materiali, si spostano attraverso i glub. Risulta invece che un raggio luminoso sparato nelle stesse
condizioni appare all'osservatore come avente sempre e comunque la velocità c e non vt + c: viene violata
la legge di composizione perché vi è
incompatibilità tra lo spostamento attraverso
del treno e lo spostamento mediante della
luce. Una volta sparato, il raggio si propaga
mediante i glub alla velocità costante tc per ogni glub coinvolto, ignorando totalmente lo spostamento
attraverso del treno. La velocità metrica del raggio di luce dipende soltanto dall’addensamento locale dei
glub e da tc che è la costante universale. In questo contesto, la velocità vt del treno rimane del tutto
esclusa, essa non può fornire impulsi supplementari visto che tc è costante. Naturalmente, la velocità
della luce sarà inferiore a c dato che l’impulso luminoso media glub compressi dal treno in movimento,
condizione che esclude la densità omogenea.
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Inaudito Clic Essenziale
Miniaturizzazione
La Relatività
 Relatività = un oggetto in moto si contrae nella direzione del moto
Ipotesi-glub = un oggetto in moto assoluto si contrae in tutte le direzioni (miniaturizzazione)
La Relatività sostiene che se si osservasse da un sistema fisso un oggetto che viaggia a una velocità
prossima a quella della luce lo si vedrebbe appiattito nella direzione del moto: se è una palla si vedrebbe
un disco, se è un cubo un foglio, e così via.
Si consideri l’Ipotesi-glub: l’oggetto della figura di sinistra, costituito da sei grani di materia, è in quiete
assoluta perciò i suoi glub (blu) hanno raggiunto l’equilibrio legato all’addensamento a scalare. Quando
si mette in moto, ogni suo elemento materiale
comprime i propri glub frontali determinando un
nuovo equilibrio che investe in varia misura tutti i glub
del sistema. I grani materiali sono in V 3, cioè al limite
massimo di compressione e non possono comprimersi ulteriormente, ma gli spazi tra i grani possono farlo e
raggiungere così un nuovo equilibrio di densità: essendo l’oggetto immerso in uno spazio locale più
compresso rispetto alla quiete iniziale ne risulta una complessiva contrazione, che produce la
miniaturizzazione proporzionale alla velocità assoluta.
Ma attenzione, questo vale solo se l’oggetto è in moto assoluto, non vale se è in moto relativo rispetto a
un altro oggetto ma in quiete assoluta rispetto allo spazio (negazione della reciprocità).
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Inaudito Clic Essenziale
Michelson & Morley
La Relatività
 Relatività = l’esperimento di M & M dimostra la costanza della velocità della luce
Ipotesi-glub = ritiene tale esperimento non probante, date le modalità di effettuazione
L’esperimento di Michelson & Morley avrebbe dimostrato incontrovertibilmente che c è costante, ma
s’impongono alcune osservazioni:
- Le dimensioni dell’apparecchio erano tutto sommato ridotte, quindi, dato che l’esperienza si è svolta
sulla superficie terrestre, lo strumento era completamente immerso in un addensamento-glub
praticamente identico, e ormai si sa che se i raggi luminosi si propagano entro addensamenti uguali, le loro
velocità metriche risultano necessariamente identiche.
- La luce viaggia a velocità metriche dipendenti dall’addensamento-glub locale, quindi risulteranno del
tutto indipendenti dalle direzioni dei raggi, siano questi concordi, discordi o trasversali al moto terrestre;
l’unico parametro che conta è l’addensamento che nel nostro caso si può ritenere costante, per cui
l’apparecchio forniva sempre lo stesso valore di velocità metrica.
- Se si potesse misurare simultaneamente (e con lo stesso strumento) la velocità metrica della luce
frontalmente e posteriormente alla Terra (in base al suo percorso orbitale) si rileverebbe una differenza
giacché nel primo caso il maggiore addensamento produrrebbe un effetto di rallentamento; ma
l’apparecchio di M & M confrontava velocità nello stesso luogo, e non riusciva a fare misure indipendenti
e simultanee; pertanto, essendo di ridotte dimensioni e agendo solo dove l’addensamento era
praticamente costante, sia i raggi longitudinali che quelli trasversali risultavano ugualmente rallentati e
giungevano insieme sugli specchi.
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Inaudito Clic Essenziale
Tempo/Luce 1
La Relatività
 Relatività = nei fenomeni relativistici c rimane costante mentre variano i tempi
Ipotesi-glub = in tali fenomeni varia la velocità metrica (apparente) della luce, non i tempi di percorrenza
Prima di evidenziare l’errore interpretativo è opportuno esporre un’analogia reale e verificabile che
permetterà di affrontare il seguito con le idee più chiare. Nella
figura, un cannone lento spara una palla alla velocità di 10 m/sec,
che si considera costante nel tratto 1-2, lungo 100 metri.
L’osservatore P si trova in posizione equidistante da 1 e 2, Q è
invece decentrato e vede la palla percorrere il tratto apparente 1’-2.
Queste le condizioni: sia P che Q sanno che la palla viaggia a 10 m/sec, conoscono le distanze 1-2 (100
metri) e 1'-2 (25 metri), ma nessuno dei due possiede orologi.
P dice : “velocità 10 m/sec, il tratto 1-2 misura 100 metri, il tempo impiegato per giungere a 2 è
t = d/v = 100/10 = 10 secondi”.
Q dice : “velocità 10 m/sec, il tratto 1'-2 misura 25 metri, quindi il tempo impiegato dalla palla è
t' = 25/10 = 2,5 secondi”
P e Q si confrontano e constatano che entrambi vedono la palla giungere a 2 nello stesso momento.
L’evidente assurdità può essere risolta da Q in due modi:
- stabilendo che la velocità è comunque costante (10 m/sec): allora non gli rimane che contrarre il tempo a
2,5 secondi visto che non possiede orologi per controllare
- ammettendo che il diverso punto di osservazione modifica la distanza reale (100) nella distanza
apparente (25) lasciando inalterato il tempo, per cui dovrà variare la velocità apparente della palla, nel
senso di un rallentamento, per compensare i secondi mancanti rispetto a P.
E’ noto che l’affermazione corretta è la seconda: Q e P vedono giungere la palla nel punto 2 nello stesso
istante, ma Q, dato il suo diverso punto di osservazione decentrato, vede la palla muoversi con velocità
rallentata rispetto a ciò che nota P.
Variano le velocità metriche (apparenti), non i tempi di percorrenza
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Inaudito Clic Essenziale
Tempo/Luce 2
La Relatività
 Si utilizzi una variante dell’orologio di Einstein-Langevin: dentro un’astronave che viaggia ad altissima
velocità si fa partire un raggio di luce dalla sorgente interna A, il raggio colpisce il rilevatore interno B,
posto alla distanza d da A, nel tempo t. L’osservatore
esterno O (che si suppone fermo) vede il raggio colpire il
rilevatore nel punto B’ perché nel frattempo l’astronave
si è spostata (2). Il tratto d' è più lungo di d e siccome la
velocità della luce è costante, il tempo t' misurato da O
risulta maggiore del tempo t misurato dentro l’astronave, perciò t’ > t e si conclude che per lo stesso
evento si hanno due valori diversi di tempo; in particolare il tempo dentro l’astronave risulta rallentato
rispetto al tempo misurato dall’esterno. Questo secondo la Relatività.
Accettato l’assioma della costanza di c (velocità metrica della luce), si è dovuto per forza, ma
erroneamente, intervenire sui tempi. Si vede come X (osservatore sull’astronave) e O (osservatore
esterno) vedano da prospettive diverse lo stesso raggio luminoso.
L’astronave è immersa in una precisa densità-glub che avvolge
anche le strumentazioni interne. X vede l’impulso trasmettersi lungo
le altezze dei quadrati (glub), mentre O lo vede lungo le diagonali
che sono notoriamente maggiori dei lati, ma ogni impulso sia
verticale che obliquo ha la stessa durata tc. Allora che cosa si può concludere? Che il numero di glub
mediati in ogni caso è identico, che il tempo impiegato dal raggio è identico, che sono cambiate solo le
distanze e di conseguenza le velocità metriche della luce; quindi l’osservatore X vede il raggio di luce
procedere più lentamente di quello che simultaneamente sta vedendo l’osservatore O.
Lo stesso evento richiede lo stesso tempo !
Ma, insiste il fisico, è stato verificato utilizzando orologi dentro aerei che effettivamente vi è una
discordanza di tempi. Si risponde che se lo spazio dentro l’aereo è molto compresso, la velocità della luce
viene rallentata, perciò se gli orologi funzionano a impulsi elettromagnetici si verificherà una riduzione del
tempo rilevato; ma il tempo misurato dagli orologi non è il tempo bensì una sua forma di misurazione
soggetta ai limiti dello strumento (ved. paragrafo Tempo).
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Inaudito Clic Essenziale
Riferimenti Assoluti
La Relatività
 Relatività = non esistono riferimenti assoluti
Ipotesi-glub = lo spazio a entità frantumata è il sistema di riferimento assoluto
E’ interessante notare che Tullio Regge diceva che lo spazio-tempo è un assoluto percepibile in modi
diversi dai vari osservatori, e poi si scaglia contro i faciloni che credono che la Relatività rinunci agli
assoluti.
Come conseguenza dell’accettazione del principio di relatività le moderne teorie attribuiscono molta
importanza all’osservatore, alla soggettività. L’Ipotesi-glub, possedendo un sistema di riferimento
assoluto rispetto al moto e al tempo, tende invece a ridimensionare sia il principio di relatività sia
l’importanza dell’osservatore, nel senso che i fenomeni si sviluppano univocamente secondo i parametri
locali ci sia o non ci sia un osservatore. Certo, ogni osservatore può vivere in modo diverso uno stesso
fenomeno, ma ciò nulla toglie al fatto che il fenomeno possieda una sua unicità e un suo assoluto nella
struttura dello spazio: ogni evento ha una propria realtà oggettiva indipendente da qualsiasi osservatore
(il quale, appartenendo alla struttura-materiale, può influenzarla fisicamente; ma questa è un’altra storia).
Lo spazio frantumato è un eccellente riferimento assoluto rispetto al moto, infatti qualsiasi
addensamento anomalo diverso dall’addensamento a scalare proprio di ogni grano di materia indica uno
stato di moto assoluto rispetto allo spazio-glub. Inoltre, l’entità di addensamento
anomalo stabilisce inequivocabilmente la velocità e la direzione di moto.
Nella figura, il grano A è in moto assoluto rispetto allo spazio-glub verso
nordest con una certa velocità; il grano B, di uguale massa, è in moto assoluto
verso nordest con velocità maggiore. E da qui non si scappa! Il corpo A’ è in
quiete assoluta mentre A e B sono in moto; risulta chiaro che salta per aria
senza remissione il criterio della reciprocità tanto propagandato dai relativisti.
A è in moto e A’ è fermo; per principio A non può considerare se stesso fermo
e A’ in moto (solo gli artifici matematici lo consentono)
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Inaudito Clic Essenziale
Energia e Massa
La Relatività
 Relatività = l’energia si può trasformare in massa, e viceversa
Ipotesi-glub = l’energia si può trasformare in massa effettiva (V 3) e in paramassa (V2); solo la
paramassa si può trasformare in energia
Trasformazione Energia-Massa
- L’energia è un flusso di glub compressi
- Solo una percentuale bassissima di glub compressi può trasformarsi in massa effettiva (V 3): ciò accade
quando le onde di riequilibrio si organizzano in materia, e accade anche con gli urti negli acceleratori di
particelle
- In tutti gli altri casi i glub compressi danno il loro contributo alla massa sperimentale sotto forma di
paramassa
Lo spazio, consentendo ai glub di comprimersi probabilisticamente fino al V 3, possiede un’energia
intrinseca (eenìa), indipendente dalla materia, che può trasformarsi in modo tranquillo in massa effettiva.
L’eenìa si può trasformare in massa effettiva (V3) e in paramassa (V2)
Trasformazione Massa-Energia
- Poiché lo stato V3 è irreversibile non può ridiventare V1 o V2, perciò la massa effettiva non si trasforma
in energia
- I glub compressi (V2), se spremuti da un sistema in contrazione generano un flusso-glub, pertanto la
paramassa può trasformarsi in energia.
Solo la paramassa si può trasformare in energia
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Einstein
La Relatività
 Alla luce di quanto precedentemente affermato, la formula di Einstein va puntualizzata:
E = m . c2
si corregge in
E = paramassa . c2
oppure in
E = mparamassa . c2
Si nota che massa e velocità sono due equivalenti proporzionali, inoltre la velocità c figura al quadrato,
quindi si fa riferimento al carico di velocità e all’energia d’impatto. Leggendo la formula:
Quando una massa sperimentale cede parte della sua paramassa per trasformarla
in energia, il flusso-glub ha la compressione e la consistenza numerica pari a quella che
avrebbero i glub della massa considerata viaggiante alla velocità della luce
Se la massa m viaggia alla velocità massima di c (cioè nello spazio a densità omogenea), l’interazione tra i
glub addensati a scalare di m e i glub addensati dalla velocità determina un nuovo valore di compressione.
Tale valore -invalicabile- indica la massima compressione che può essere raggiunta dai glub coinvolti,
oltre la quale precipiterebbero nello stato V 3.
 Perché un corpo materiale che si sposta attraverso i glub non può superare il valore massimo di c?
Dopotutto, essendo i due spostamenti incompatibili, e ignorando il mediante l’attraverso, per quale
motivo l’attraverso non potrebbe ignorare il mediante? Per due ragioni:
- Sappiamo che il tempo di reazione di un glub è tc, perciò quand’anche un gruppo di glub ricevesse un
impulso t'c > tc, trasmetterebbe comunque tale impulso allo strato successivo nel tempo tc facendo
rientrare ogni valore entro i limiti naturali.
- Un oggetto materiale portato mediante accelerazione alla velocità c, fa raggiungere ai propri glub
frontali il limite di compressione, nel senso che una qualsiasi aggiunta di velocità (e di compressione) li
farebbe precipitare nello stato V 3 trasformandoli in massa effettiva. Perciò, se la particella con velocità c
continua a essere accelerata, a ogni aggiunta compressiva lo spazio risponde con una corrispondente
decompressione (dilatazione dei glub frontali) sì da impedire l’incremento di velocità e l’intollerabile
evento della trasformazione in V3.
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Muone Affaire
La Relatività
 “Oltre la particella di Dio” – Lederman/Hill
“Il fatto che i muoni arrivino fino alla superficie della Terra è una delle tante stupefacenti conferme della
teoria di Einstein. Quegli stravaganti che vogliono sfidare e demolire la teoria della relatività, sono
pregati di prendere nota: la relatività è l’esempio principe di una “teoria” che è diventata “fatto”.”
Contenti loro. L’Ipotesi-glub, con la sua stravaganza, non demolisce la teoria della relatività per
divertimento -Einstein è decisamente simpatico- ma perché essa è interpretativamente inaccettabile: ci si
trova di fronte a una teoria che ha riscontri fattuali ma che offre una “visione” di se stessa debole,
astratta, incompatibile con qualsiasi tipo di struttura di universo si voglia considerare. In altri termini, essa
dà ragione di alcuni fatti ma non li spiega, non li inserisce in un modello plausibile, essa risulta quindi
interpretativamente fuffa.
La teoria della relatività si mostra in taluni casi precisa nella descrizione
e nei risultati, ma è interpretativamente molto debole
Non si dimentichi che Einstein e i suoi epigoni non sono mai riusciti a inserire tale teoria (e neppure le
altre, se è per questo) in un Tutto completo ed esauriente.
 Il paragrafo riportato fa riferimento ai muoni, particelle prodotte dalle collisioni dei raggi cosmici con i
protoni e neutroni dell’atmosfera: a riposo decadrebbero in un tempo così infinitesimale che non
consentirebbe loro di giungere sulla superficie terrestre, come invece fanno. Solo la dilatazione del
tempo relativistico “spiega” la loro maggiore durata.
Dunque, quando una particella viaggia alla velocità della luce ha una compressione-glub frontale enorme,
al limite della trasformazione dei suoi glub in massa effettiva. E’ dunque plausibile che questi glub
prementi sulla particella costituiscano una sorta di corazza che rallenta, senza impedirlo, il distacco dei
neutrini dalla massa originaria, dando così il tempo al muone di giungere sulla Terra. In generale, tutte le
particelle che viaggiano a velocità prossime a quella della luce si evolvono al rallentatore: ma attenzione,
non è il tempo che rallenta bensì il ritmo dell’espletamento delle varie funzioni. Nel caso del muone, i
neutrini si staccheranno dalla massa con un processo più lento, che richiederà più tempo per essere
completato: questa è normale meccanica, non occorre affatto ricorrere alla relatività.
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Il Tempo 1
La Relatività
 In un suo famoso aforisma, De Goncourt diceva che la cosa che al mondo ascolta più stupidaggini è un
quadro di museo; certo, ai suoi tempi non c’erano ancora i cellulari delle donne. Probabilmente anche il
tempo, se avesse orecchi, occuperebbe un discreto posto nella classifica: ascolterebbe che lo si ritiene
impastato con lo spazio, che può rallentare o accelerare, che gli hanno assegnato un vettore orientato
che ovviamente si può disorientare costringendolo a tornare indietro, saprebbe che lo si suddivide in
crononi i cui interstizi consentirebbero l’esistenza di altri universi, udrebbe inorridito che gli appioppano
un fratellastro, il tempo immaginario, perpendicolare al suo vettore. E chissà quale altre diavolerie potrà
prevedere che lo vedranno protagonista negli anni a venire.
 E’ illuminante il passaggio di un testo di fisica che così recita: “Il tempo è ciò che si misura con un
orologio”, l’Ipotesi-glub invece afferma che “il tempo si misura con un orologio”.
Sembra una differenza da poco e invece tocca un aspetto sostanziale del problema: se il tempo “è ciò
che si misura con un orologio” si stabilisce un legame, un impasto indissolubile tra la natura del tempo e il
suo strumento misuratore: il ticchettio dell’orologio scandisce il ritmo del tempo, ne regola il procedere.
Per contro, dire che il tempo “si misura con un orologio” significa scindere la cosa dal suo misuratore, il
quale può funzionare bene o funzionare male, può ritardare o accelerare, può capricciosamente
funzionare come gli pare e intanto il tempo nella sua sostanza -che è puramente convenzionale-, del tutto
scisso dal misuratore, procede tranquillamente nel suo divenire. Questa seconda possibilità manda in
bestia i fisici, che notoriamente sono affetti da paranoia misurativa, ma non si può fare niente se non
accettare la difficoltà nel mettersi d’accordo, e quindi ecco la sfida:
Così come lo spazio è un assoluto costituito dalla struttura-glub ed è indipendente dal sistema di
riferimento prescelto, così il tempo è un divenire assoluto indipendente dal misuratore prescelto
(e in qualunque stato esso si trovi)
La parentesi afferma che non ha alcuna importanza se il misuratore è fermo o se viaggia alla velocità della
luce (e dunque rallenta il proprio ritmo). Detto altrimenti: un intervallo di divenire può dare tempi misurati
diversi, ma sono i misuratori a fare i capricci e non certo il divenire che della faccenda se ne infischia.
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Il Tempo 2
La Relatività
 Misurare il divenire -definendo quello che poi si chiamerà tempo- risulta utile ai fini pratici ma
ontologicamente parlando è solo un paradosso. Si può, in un dato luogo e a precise condizioni di
contorno, fissare un intervallo di divenire utilizzando un misuratore: dev’essere chiaro che si sta misurando
il divenire del misuratore e a questo vanno riportati tutti i restanti divenire delle cose del Nostrun. Infatti,
a tale intervallo corrispondono quasi infiniti ritmi di divenire: elettroni, atomi, molecole, nebulose, corpi
celesti, esseri viventi, ecc., hanno ciascuno il proprio ritmo rispetto al ritmo del misuratore. Così come non
si deve confondere la fisica con i fisici, non bisogna assolutamente confondere il divenire con i suoi
misuratori.
 Ci si può chiedere che cosa sia il divenire: si potrebbe definire come il cambiamento di rapporto fra le
cose del nostro universo. Nell’universo di entità compatta, statica e inerte, probabilmente non esiste
divenire e quindi non esiste né tempo né altro. Solo in seguito alla singolarità che ha frantumato l’entità
rendendola creativa -o meglio, organizzativa- compare il divenire come cambiamento di posizione reciproca
fra gli elementi del nostro universo. Questo cambiamento può essere ultra-micro-microscopico e
riguardare elementi-supern, glub, grani di materia oppure può essere microscopico e coinvolgere atomi e
molecole oppure ancora può essere macroscopico quando riferito a complessi di materia-entità anche
immani (si pensi, per esempio, al campo gravitazionale del Sole che “muove” quantità di glub
inimmaginabili). Si apprezza, ancora una volta, come la Gravità Quantistica confermi questa concezione:
“La realtà non è come ci appare” – Carlo Rovelli
“…Dobbiamo imparare a pensare il mondo non come qualcosa che cambia nel tempo, ma in qualche altro
modo. Le cose cambiano sono in relazione l’una all’altra. A livello fondamentale il tempo non c’è.”
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Freccia del Tempo
La Relatività
 “Fisica da tasca” – Harald Lesch
“Una proprietà notevole del tempo è che la direzione del flusso temporale punta rigidamente in avanti.
Ciò assegna a questa grandezza un posto molto particolare in fisica ed è una pietra miliare essenziale
della causalità.”
Ma che cosa significa in avanti? Forse si vuole procedere per negazione, per dire che il tempo non può
fermarsi né tornare indietro? Non si comprende questo concetto. Può darsi che sia comodo utilizzarlo
nelle rappresentazioni della fisica (per esempio, nei diagrammi spazio/tempo), ma ancora una volta pare
che si confonda realtà con rappresentazione.
Ricorda il lettore quando parlando dello spazio si affermava che è onnidirezionale pur riconoscendo che
erano sufficienti tre dimensioni geometriche per determinarlo? Poi, purtroppo, la geometrizzazione
tridimensionale -molto utile- ha inevitabilmente portato fisici e matematici a considerare spazi mono-bipentadimensionali e così via. In altri termini, identificata la rappresentazione con la realtà dello spazio, era
possibile manipolarla credendo di manipolare pure lo spazio, che invece di fatto non ha alcuna direzione
privilegiata ma in sé tutte le direzioni e tutte le dimensioni.
Orbene, con il tempo accade lo stesso: l’utilità della rappresentazione con una freccia ha spinto a
immaginarla con il verso opposto e quindi con la possibilità di tornare indietro nel tempo, classica
confusione dei fisici. Il tempo non va né avanti né indietro, e nemmeno su o giù, a destra o a sinistra,
semplicemente è un divenire, un procedere delle cose; quindi non può neppure dilatarsi o contrarsi,
semmai è -come già detto - il ritmo del procedere delle cose che varia incessantemente.
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Crononi
La Relatività
 “Tempo” – Clifford Pickover
“Fin qui abbiamo trattato il tempo come un flusso continuo, ma alcuni fisici sottoscrivono la “teoria dei
crononi”. In questa teoria il tempo non è continuo, ma è fatto di piccole particelle strettissimamente
accostate l’una all’altra, quasi perle in una collana….Se la teoria del cronone fosse valida, allora fra ogni
intervallo di tempo fondamentale, fra ogni cronone, ci sarebbero dei vuoti impercettibili in cui potrebbero
adattarsi unità di tempo fondamentali di altri universi. Secondo la teoria dei crononi potrebbe esistere
un’infinità di universi solidi e reali confitti nei vuoti probabilistici fra gli eventi quantistici del nostro
universo.”
Perché i fisici continuano a sognare e a blaterare di altri universi? Non gli basta il nostro? Non è
sufficientemente grande e complesso da soddisfare la loro nordica inclinazione mistica? L’aver
considerato il tempo come una dimensione ha condotto inevitabilmente alcuni fisici a elucubrarci su e a
supporlo come una dimensione non continua (di fatto, non è né una dimensione né un continuo-non
continuo, semplicemente non è). D’altro canto se esistono i gravitoni, se esistono i gluoni perché diamine
non dovrebbero esistere i crononi? A questo punto si suggerirebbe di smetterla.
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Fisica Atomica e Molecolare
Capitolo 13
Inauditismo
Lag 1
Lag 2
Lag 3
Lag 4
Lag 5
Piccole Schegge
Atomo
Moto delle Particelle
Righe
Radioattività 1
Radioattività 2
Radioattività 3
Radioattività 4
Radioattività 5
Pista Ciclica
Catalizzazione 1
Catalizzazione 2
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Inauditismo
Fisica Atomica e Molecolare
- Fra i tanti ismi io propugnerei l’Inauditismo, metodologicamente riservato a un’aristocrazia intellettuale,
mezze tacche fuori dai piedi. L’Inauditismo si basa su due pilastri: il Principio Etico e il Principio di
Aggiramento.
Principio Etico: chi si dedica alla ricerca deve risciacquarsi bene il cervello,
mondandolo da influenze spurie
Alla spazzatura fascismo, marxismo, liberismo, comunismo, totalitarismo, democraticismo, bellicismo,
neutralismo,
pacifismo,
conformismo,
misticismo,
buddismo,
cristianesimo,
taoismo,
induismo,
confucianesimo, opportunismo, noglobalismo, ecologismo, carrierismo, al diavolo la soggezione
psicologica verso personalità scientifiche, defunte o viventi che siano, e via di seguito. Risultando difficile
liberartene del tutto devi almeno ridurne il peso a valori minimi, altrimenti resta fisico e sii felice. Mi rendo
conto che il principio etico è analogo all’ epochè della fenomenologia di Husserl, ma quando incominciai a
scrivere questo saggio -una trentina d’anni fa- di Husserl conoscevo appena appena il nome.
Principio di Aggiramento: proporre ipotesi che precedano i problemi in modo
da giungere alla soluzione degli stessi per conseguenza logica
Il Principio di Aggiramento si oppone all’attuale andazzo. Oggi, l’aurea mediocrità vuole che si proceda a
piccoli passi, lenti e noiosi: se devo raggiungere le cascate del medio-Nilo posso partire dal suo delta e
pagaiando controcorrente sperare di arrivarci, stanco, spompato e annebbiato; posso invece partire dal
lago Victoria e procedere seguendo la corrente, rapide permettendo. Il problema era giungere al lago
Victoria, almeno nell’Ottocento.
Ecco, l’aggiramento prevede l’ideazione d’ipotesi che stiano a monte del problema e che consentano di
trovarne la soluzione per discendente conseguenza e non per faticosi passettini in salita; occorre perciò
possedere la rara capacità di compiere inaudite trasgressioni intellettuali, di proporre alla propria mente
cose impensabili secondo i criteri del momento, bisogna riuscire a viaggiare sempre oltre senza mai
scadere nell’incredibile o nel mistico, cioè nel ridicolo. Dimmi, riesci a vedere i fisici attuali alle prese con
l’Inauditismo?
- Veramente no, forse qualcuno.
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Lag 1
Fisica Atomica e Molecolare
 La materia si forma nei punti dello spazio-glub dove confluiscono, nello stesso istante, quantità
cospicue di onde di riequilibrio sottraenti: lo spazio non riesce a riportare il sistema allo stato V 1 e viene
raggiunto il V3, che è definitivo e segna la nascita del grano elementare. Si trascurino per ora le schegge
di materia che si formano da sistemi molto piccoli e ci si occupi dei grani standard: è stato già detto che il
grano elementare assume una massa compresa tra valori massimi e minimi piuttosto ravvicinati, perciò la
dimensione del grano si aggira intorno a un valore standard. Il grano appena formato possiede un
addensamento-glub a scalare e ruota secondo diversi piani originando una serie di impulsi a vortice che si
propagano, teoricamente, all’infinito. Il grano standard con queste caratteristiche è il
leggendario arco-nucleone gibboso (Lag)
Le gibbe sono le irregolarità morfologiche sulla sua superficie, che possono venire levigate dall’azione
demolitrice dello spazio-glub secondo modalità che si vedranno. Si consideri ora una porzione di spazio
con tutte le sue creazioni di materia: l’immagine mentale ci offre uno spazio frantumato disseminato di
arco-nucleoni generati qua e là casualmente. Quando si sono formati i primi arco-nucleoni, il loro piano
fondamentale aveva uguali probabilità di ruotare in senso orario o antiorario, ma nulla imponeva che il
rapporto fosse uguale a 1, anzi, nel Nostrun iniziale, il rapporto è risultato casualmente favorevole alla
rotazione antioraria. Proseguendo con l’immagine mentale si vedono arco-nucleoni a rotazione opposta
attirarsi e annichilarsi (perché hanno uguale massa) lasciando sul campo gli eccedenti a rotazione
antioraria; la gravità inizia a comprimere la materia diffusa intorno a centri più densi costituendo ammassi
che producono un nuovo fenomeno d’importanza capitale: lanciano un messaggio antiorario attraverso i
glub dello spazio locale, messaggio capace di condizionare la rotazione fondamentale degli arco-nucleoni
che via via si vanno formando. Bis: dopo le annichilazioni, i sopravvissuti antiorari, tenuti ravvicinati ma a
debita distanza dalle forze fondamentali, hanno lanciato il loro messaggio comune attraverso lo spazio sotto forma di impulsi- condizionando i nuovi arco-nucleoni che si andavano generando e che
assumevano, nella maggior parte dei casi, la stessa rotazione fondamentale impressa allo spazio dagli
arco-nucleoni ammassati. Se alcuni si sottraevano al condizionamento è chiaro venivano prontamente
annichilati, perciò nel nostro universo non è rimasta antimateria, se non per intervalli di tempo brevissimi.
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Lag 2
Fisica Atomica e Molecolare
 Continuando. Data la potenza di rotazione lungo il pf è presumibile che le gibbe allineate lungo quel
piano abbiano forma e disposizione capaci di favorire tale verso di rotazione; invece, lungo il ps -proprio
perché meno potente- si allineeranno gibbe di vario tipo, capaci di favorire rotazioni opposte. Siccome il
piano fondamentale è ormai definitivamente antiorario, è il piano secondario che deve catturare
l’interesse, così nelle prossime figure il piano fondamentale sarà sottinteso (e sempre antiorario) mentre il
secondario coinciderà con il foglio.
Ecco la regola decisiva:
Quando una particella si frantuma lungo il piano secondario, il piano di taglio forma due frammenti a
rotazione opposta: il frammento che si stacca dalla particella mantiene la rotazione del piano secondario,
mentre il ps della particella rimasta inverte la propria rotazione
Spiegazione: l’azione dello spazio (spinte di compressione + rotazioni) stabilizza e rende indistruttibile il
grano di materia nel suo complesso, ma se questo possiede irregolarità morfologiche, proprio l’azione
dello spazio può diventare fortemente demolitrice, o per meglio dire levigatrice, e le gibbe possono essere
asportate. I frammenti prendono il nome di pioni, muoni, elettroni, positroni, neutrini. Quando da un grano
si stacca un frammento, sembra logico ritenere che mantenga la rotazione posseduta dal piano
secondario da cui si è staccato, mentre invece il piano di taglio lasciato sul corpo del grano -privo ormai
della gibba che ne determinava il verso di rotazione- vede prevalere altre gibbe che fanno invertire la
rotazione del suo piano secondario. Si passi alla grafica.
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Lag 3
Fisica Atomica e Molecolare
 Si visualizzi la regola precedentemente enunciata:
1– il foglio contiene il piano secondario ps, che in questo caso ruota in senso orario e possiede una gibba
2– l’azione demolitrice dello spazio strappa la gibba dal grano formando il piano di taglio a; il piccolo
frammento, immerso in un vortice orario, comincia a ruotare autonomamente mantenendo il verso orario
del ps; tale verso viene acquisito sia dal suo pf che dal ps, perciò i frammenti o sono antiorari (+) o sono
orari (-), mai neutri. Il neutrino costituisce l’eccezione perché risulta talmente piccolo da non determinare
inversioni nel grano
3– per un istante, due vortici si trovano a distanza ravvicinata: vi è la violazione dell’equilibrio fra le forze
elettriche di vortice e di guscio per cui il frammento viene sparato lontano dal grano
4– ora il piano di taglio determina l’inversione del ps del grano, che diventa antiorario; infatti, se la
presenza della gibba era determinante per fissare in senso orario la risultante di tutte le spinte sul ps,
allora la sua asportazione fa pendere l’ago della bilancia nell’altro verso.
Si pensa che sarà stata compresa l’importanza decisiva della regola.
 Per esempio, nella figura 1, il neutrone ha pf antiorario e ps orario.
Il frammento che si stacca, secondo la regola, assume la rotazione oraria del ps (diventa elettrone o
muone-) e il ps inverte la rotazione formando così un protone (pf e ps antiorari, carica positiva).
Se invece decade un protone (2), -caso rarissimo se non impossibile perché la concordanza rotazionale
porta stabilità- il frammento mantiene la rotazione antioraria del ps e diventa positrone o muone+, mentre
l’inversione del ps trasforma il protone in neutrone (pf antiorario, ps orario, carica neutra).
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Lag 4
Fisica Atomica e Molecolare
 Se nel Nostrun la rotazione del pf dell’arco-nucleone è antioraria, quella del ps, che non risente del
condizionamento spaziale, sarà per il 50% dei casi concorde con la principale (pf e ps antiorari = arconucleoni positivi) e per il restante 50% discorde (pf antiorario e ps orario = arco-nucleoni neutri). Non c’è
l’arco-nucleone negativo perché richiederebbe la rotazione oraria lungo il pf, che viene impedita dal
condizionamento spaziale oppure annichilata dai prevalenti arco-nucleoni positivi.
arco-nucleone positivo
arco-nucleone neutro
pf antiorario ps antiorario
pf antiorario ps orario
 Lag Positivo
Nella figura è rappresentato un arco-nucleone positivo con gibbe allineate lungo il piano secondario.
Data la concordanza rotazionale la particella non subisce levigazioni ad opera dello spazio,
perciò è stabile e forma il protone. Può capitare che una piccola percentuale di arconucleoni positivi perda via via le proprie gibbe; in tal caso, i passaggi devono essere
scanditi con molta precisione:
1– avviene la levigatura e si stacca un frammento
2– il piccolo frammento conserva la rotazione antioraria del ps e diventa positrone o muone+; il ps del
grano inverte la propria rotazione, che diventa oraria, e forma il neutrone (pf antiorario, ps orario); il
muone perde il neutrino e diventa positrone
3– la discordanza rotazionale provoca il distacco di una seconda gibba
4– il piccolo frammento conserva la rotazione oraria del ps e diventa elettrone o muone-; il neutrone, per
l'inversione del ps, diventa protone (pf e ps antiorari).
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Lag 5
Fisica Atomica e Molecolare
 Lag Neutro
La discordanza rotazionale stacca la gibba; si forma un frammento orario (elettrone o muone-) e
l’inversione del ps del grano genera un protone, che rimane stabile.
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Piccole Schegge
Fisica Atomica e Molecolare
 Ora si analizzeranno velocemente i piccoli frammenti, considerando i quattro principali:
 = 140 MeV
 = 105 MeV
e-/e+ = 0,5 MeV
 = trasc.
Elettrone
Non richiede un valore di materia effettiva fisso, basta che oscilli tra un massimo e un minimo ravvicinati;
infatti la paramassa appiana eventuali differenze di materia (V 3) dando valori di massa (materia +
paramassa) pressoché costanti. Nella figura si osserva come i grani
materiali (marroni), pur diversi, quando ruotano rendono costante il
valore del V3 (giallo) e di conseguenza anche il valore della paramassa
(azzurro). Sperimentalmente, i tre elettroni hanno circa la stessa massa.
Neutrino
Possiede una massa trascurabile e viaggia quasi alla velocità della luce. C’è il neutrino che si forma per la
convergenza di onde di riequilibrio, ma esiste anche il neutrino scheggia originato dal distacco di gibbe.
Il problema “neutrino” sarà debitamente affrontato in un prossimo capitolo, per ora si ipotizza che gli
elettroni posseggano la massa effettiva di base e che i neutrini scheggia abbiano una massa effettiva
trascurabile, incapace di formare un vortice significativo (1).
Muone-Pione
L’elettrone/positrone ha una massa effettiva piccola che si circonda di una piccola paramassa, ma
genera un vortice significativo (2). Ora si incolli un neutrino, che rappresenta un incremento di V 3 e si
osservi come la massa effettiva rimane scarsa, ma la rotazione genera una sfera assai più grande che
espande l’addensamento formando il muone (3). Se si
aggiungono altri neutrini, la quantità di glub coinvolti aumenta
ancora e si forma il pione (4), anche se il più delle volte essi si
otterranno per collisione, tant’è vero che si generano anche
pioni neutri. Chiarimenti in un altro capitolo.
Data l’instabilità, i neutrini cooperano con l’elettrone-positrone per un tempo infinitesimale e poi si
staccano facilmente dalla massa di base, perciò il pione decade in muone, che a sua volta decade in
elettrone/positrone; infine, non essendoci più neutrini, gli elettroni/positroni rimangono stabili.
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Atomo
Fisica Atomica e Molecolare
 Strutturazione dell’atomo. Le singole particelle possiedono un addensamento-glub a scalare e un
vortice-glub; quando questi fattori interagiscono si sviluppano le varie forze nonché la produzione o
l’assorbimento di energia. Allora, se più protoni si trovano vicini in condizioni estreme, l’espansione
elettrica (discordanza rotazionale dei vortici) viene equilibrata dalla compressione esercitata dai gusci
concordi e si forma il nucleo atomico. Anche i neutroni vi partecipano perché a corto raggio i loro vortici
sono ancora efficaci.
 Quando i protoni formano un nucleo, sviluppano un grande vortice-glub antiorario nel quale andranno
a inserirsi gli elettroni con i loro vortici orari. Si ribadisce con perentorietà: se una particella piccola con
vortice orario viene posta in prossimità di una più grande con vortice antiorario, si
sviluppa da principio una compressione ( attrazione) per la concordanza rotazionale e la
particella piccola comincia a precipitare sull’altra, ma a un certo punto interviene la forza
di guscio espansiva (repulsiva), dovuta alla sovrapposizione dei vortici-glub discordi del
guscio, che blocca la particella piccola a distanza dalla grande, in una situazione di equilibrio dinamico.
L’attrazione in a viene equilibrata dalle repulsioni in b e
la particella piccola si mantiene lontana dalla grande,
senza tuttavia riuscire a svincolarsi. Comincia così a
rotolarci intorno compiendo una specie di orbita, che
però non risulta regolare perché il nucleo, formato da
più particelle, cambia continuamente configurazione e di conseguenza fa variare in ogni punto l’intensità
del vortice antiorario, costringendo l’elettrone a modificare la sua posizione di equilibrio rispetto al nucleo
stesso; allora il suo percorso assume l’aspetto di una fascia di probabilità: ecco l’orbitale elettronico.
L’elettrone non precipita sul nucleo perché occupa una posizione di equilibrio dinamico tra
la compressione elettrica e l’espansione del guscio
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Moto delle Particelle
Fisica Atomica e Molecolare
 I fisici sostengono -giustamente- che il moto di una particella è irregolare, a zigzag, comunque non
predeterminabile. Quando una particella si muove liberamente nello spazio-glub portandosi dietro il
proprio addensamento e il proprio vortice incontra in successione una serie di glub che possono trovarsi
nello stato V1 o V2, con una vasta gamma di possibilità intermedie, tutte dipendenti dalle influenze subite
dallo spazio locale (vicinanza di materia, passaggio di onde di riequilibrio, flussi di glub). La figura mostra
un esempio. Ormai si sa che se la
particella incontra glub compressi si dirige
verso di loro perché sospinta dai glub più
dilatati;
in
tal modo verrà
frenata,
accelerata o deviata, quindi la traiettoria
sarà approssimativamente quella indicata.
 Solo l’osservazione diretta dello stato dei glub dello spazio locale consentirebbe di predeterminare il
percorso, e anche in questo caso la traiettoria potrebbe variare improvvisamente se lo spazio venisse
attraversato da onde di riequilibrio o da particelle materiali. Nemmeno in uno spazio omogeneo la
traiettoria è predeterminabile visto che i glub possono variare continuamente il proprio volume assumendo
tutte le dimensioni compatibili con lo stato V 1. La traiettoria di una particella è dunque sempre irregolare,
a zigzag, con accelerazioni e rallentamenti, con continui cambiamenti di direzione, e tutto ciò, come sempre,
a causa della struttura-glub dello spazio.
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Righe
Fisica Atomica e Molecolare
Quando un elettrone che se ne sta tranquillo nella sua orbita viene investito da un fotone, vale a dire da
un pacchetto di glub compressi, può reagire in due modi:
 Il fotone ha una compressione-glub insufficiente: allora l’elettrone -assorbendolo- aumenta la propria
vibrazione ma non riesce a portarsi nella successiva orbita di equilibrio e dopo un po’ ritorna pacifico a
circolare nella propria orbita iniziale. Il ritorno da un’
orbita intermedia a quella iniziale, dovuta al solito gioco
fra compressione elettrica ed espansione di guscio, fa sì
che l’elettrone produca un colpo secco e generi un
fotone simile a quello che lo ha colpito: l’apparenza è un
passaggio indisturbato del fotone attraverso l’atomo.
 Il fotone ha una compressione-glub sufficiente: la vibrazione dell’elettrone che lo assorbe è tale da
permettergli di passare nell’orbita di equilibrio successiva. Si tratta comunque di un passaggio faticoso,
compiuto contro le forze agenti nell’atomo, perciò la cosa non provoca colpi secchi: allora il fotone
assorbito per la bisogna non viene rigenerato dall’elettrone e nel rilevatore si osserva la riga di
assorbimento. Ma la nuova situazione -squilibrata- richiede che tutto ritorni all’ordine iniziale, quindi
l’elettrone viene spinto con forza nell’orbita di
partenza dal gioco comprensivo-espansivo e quando
vi arriva produce il colpo secco che si traduce nella
generazione di un fotone di compressione-glub pari
a quello che lo aveva colpito: il rilevatore indica una
riga di emissione.
Quando l’elettrone è costretto a saltare in un’orbita più energetica, lo fa con fatica e quindi
non produce fotoni (riga di assorbimento)
Quando l’elettrone ritorna nella propria orbita di equilibrio, lo fa con un colpo secco
e genera fotoni (riga di emissione)
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Radioattività 1
Fisica Atomica e Molecolare
 Certi elementi chimici pesanti emettono radiazioni a causa dell’instabilità del nucleo, che si disintegra
trasmutando: le radiazioni sono soprattutto particelle alfa, beta e raggi gamma.
Intanto, perché i nuclei pesanti sono instabili? Il nucleo atomico è in un continuo, incessante movimento
che determina il susseguirsi delle varie configurazioni possibili. Più palline (protoni e neutroni) formano il
nucleo, più configurazioni esso potrà assumere. Si ricorda che l’insieme di tali configurazioni oscilla
intorno al volume di equilibrio, forma sfericheggiante che rappresenta il volume minimo e più stabile
compatibile con quel determinato numero di palline. Tutte le configurazioni che si discostano dal volume
di equilibrio sono poco probabili, e più se ne discostano, minore è la loro probabilità di verificarsi.
 Raggi Alfa
Nella prima figura c’è una configurazione normale, tondeggiante; si fissi l’attenzione sui due protoni verdi
(i due neutroni che li accompagnano nella radiazione giocano un ruolo secondario). Essi subiscono
l’intensa espansione elettrica (rosso) ad opera delle restanti particelle del nucleo, ma rimangono vincolati
perché trattenuti dalla robusta compressione (blu) del guscio
frenante: le due frecce si equivalgono, pertanto non vi sono
conseguenze. I tratti blu di lunghezza decrescente indicano che
l’intensità del guscio diminuisce rapidamente allontanandosi dal
nucleo. Nella seconda figura si è verificata una configurazione decisamente anomala: l’espansione
elettrica è un po’ diminuita perché si manifesta con intensità su un solo protone, ma il guscio compressivo
agisce in modo assai più debole perché distante dal centro nucleare: prevale l’espansione e i due protoni
sono spremuti via dal nucleo generando la radiazione alfa.
Perché due protoni e non uno solo? Perché un solo protone non potrà mai allontanarsi dal centro
nucleare tanto da indebolire significativamente il guscio compressivo. E perché non tre protoni? Perché
la configurazione in cui tre protoni si allineano lontano dal nucleo è talmente improbabile che si verificherà
sicuramente prima quella a due protoni.
Siccome le configurazioni sono dovute a probabilità statistiche, il fenomeno radioattivo risulta regolato
da leggi statistiche, ma causali. Si ricorda che i meccano-quantisti considerano invece i decadimenti come
acausali, spontanei; ovviamente perché sono del tutto privi di una visione del reale.
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Radioattività 2
Fisica Atomica e Molecolare
 Raggi Beta
Quando si ha un eccesso di neutroni/protoni si verifica il decadimento beta. Perché il sovrappiù causa
questo decadimento? Si osservi l’interno di un nucleo stabile. Nella figura 1 il rosso indica l’espansione
(repulsione) elettrica e l’azzurro la compressione di guscio subita da un protone (blu) e da un neutrone
(verde) appartenenti a un nucleo stabile. Stabile significa che ci sono poche particelle, le quali non
determinano configurazioni a rischio, ma non si deve dimenticare che intorno al nucleo vi è la nube
elettronica (2) che contribuisce alle interazioni,
con attrazioni/repulsioni che si sommano o
sottraggono a quelle già esistenti; insomma, si
manifesta un vero caos compressivo-espansivo
altamente dinamico e variabile che si abbatte su
ogni singola particella partecipante.
Si consideri il neutrone verde: tende a essere allontanato dal nucleo dalla repulsione elettrica delle altre
particelle nucleari (a corto raggio il suo vortice è ancora efficace) e dall’ attrazione elettrica degli elettroni
(debolissima perché il suo vortice discorde si sta dissolvendo); inoltre tende a essere spinto verso il
nucleo dal guscio attrattivo e dal guscio repulsivo degli elettroni. Si può immaginare il caos turbinante che
avvolge la povera particella! Eppure si ha una conseguenza fondamentale: un neutrone, se isolato,
subisce l’azione disgregante dello spazio perché i suoi vortici sono discordi e diventa protone perdendo
una scheggia; quando invece viene inglobato in un nucleo atomico è sottoposto al bailamme delle azioni
appena descritte, e queste, con la loro caoticità annullano l’effetto disgregante dei vortici discordi
rendendolo stabile.
Dentro un nucleo, il neutrone diventa stabile perché i suoi vortici discordi disgreganti sono
attenuati dal caos di forze cui la particella viene sottoposta
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Radioattività 3
Fisica Atomica e Molecolare
 Se vi è un eccesso di neutroni in un nucleo pesante, questi può assumere configurazioni anomale in cui
un neutrone si porta molto alla periferia del nucleo; allora il gioco caotico di forze si attenua facendo
prevalere quelle disgreganti insite nella particella: una scheggia a rotazione oraria (negativa) si stacca e il
neutrone si trasforma in protone, secondo la regola. In tal modo cambia il rapporto protoni/neutroni
avvicinandosi a quel valore del campo di stabilità proprio dei nuclei stabili.
Succede però che se l’eccesso è di protoni, pure questi decadono in neutroni liberando positroni. Infatti,
sembra logico inferire che se il gioco caotico di forze rende stabile il neutrone perché ne annulla l’effetto
disgregante dei vortici discordi, renderà invece instabile il protone perché annullerà l’effetto stabilizzante
dei suoi vortici concordi. In realtà, all’interno dei nuclei il caos è tale che non si può parlare di vortici
discordi o concordi e quindi nemmeno di stabilità o instabilità, semplicemente la caoticità annulla ogni
azione disgregante, così il neutrone diventa stabile e il protone, che già lo era, rimane stabile. Ma
l’eccesso di particelle porta all’assunzione di configurazioni anomale da parte del nucleo e tali
configurazioni spingono alcune particelle verso l’estrema periferia del sistema, dove il caos sussiste in
forma attenuata e consente allo spazio di avere il sopravvento: il neutrone viene disgregato e il protone,
indebolito nei suoi vortici dall’azione del gioco di forze, perde un frammento e decade. Quest’ultimo caso
è comunque probabilisticamente assai raro.
L’interno del nucleo è puro caos perché ogni azione si dissolve
La periferia del nucleo è una regione ad azioni attenuate che proprio per questo risultano
fortemente destabilizzanti
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Radioattività 4
Fisica Atomica e Molecolare
 Raggi Gamma
Sono pacchetti di fotoni fortemente compressi che si accompagnano a molti effetti radioattivi. La
spremitura di un nucleo di elio dal nucleo (particella alfa) o l’allontanamento di un frammento
(decadimento beta), essendo fenomeni violenti e improvvisi, producono forti vibrazioni di assestamento
elettrico all’interno del sistema e quindi l’emissione della radiazione gamma. La responsabilità potrebbe
essere degli elettroni della nube costretti a salti energetici per riprendere la posizione di equilibrio
traumaticamente spezzata dall’evento radioattivo.
 Altre Radiazioni
Oltre alla radiazione annichilante, che emette un positrone in seguito al decadimento di un protone del
nucleo, c’è l’emissione neutronica che libera un neutrone e infine la cattura elettronica, decisamente più
interessante perché nel caos di questi nuclei può accadere che un elettrone superi lo sbarramento del
guscio frenante e precipiti nel nucleo, venga catturato da un protone e insieme formino un sistema binario
assimilabile al neutrone (si ricorda che in ogni caso non c’è fusione ma solo accoppiamento).
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Radioattività 5
Fisica Atomica e Molecolare
 Campo di Stabilità
Risulta che nei nuclei stabili il numero di neutroni è mediamente maggiore del numero di protoni; come si
vede nel grafico, la curva inclina di più rispetto ai 45° che indicano la parità fra le due particelle. Il campo
di stabilità prevede dunque un’abbondanza di neutroni, senza eccessi. Il fatto, alla luce di quanto detto
finora, appare abbastanza intuibile e giustificabile: il caos nucleare rende stabili i neutroni che altrimenti
decadrebbero. Schematizzando si potrebbe dire che ogni protone del nucleo contribuisce di una
quantità F a creare quel caos di tensioni interne che stabilizzano il neutrone; allora,
aumentando il numero di protoni aumentano pure le quantità F . Maggiore il valore
F disponibile, maggiore il numero di neutroni resi stabili che il nucleo potrà
contenere. I nuclei leggeri, con pochi protoni, hanno un limitato valore F, quindi
possono accogliere pochi neutroni e formano pochi isotopi. I nuclei pesanti hanno
un valore F elevato e potranno formare molti più isotopi. Se i neutroni sono troppi,
F non riesce a creare il caos stabilizzante per tutti e dunque alcuni dovranno
decadere generando la radiazione beta.
Quanto detto non è d’accordo con la moderna visione della Fisica, la quale sostiene che i neutroni
stabilizzano il nucleo -e non il nucleo che stabilizza i neutroni- annullando l’azione repulsiva reciproca dei
protoni. Qui si sostiene che tale visione non sia corretta perché alla cortissima distanza in cui si trovano
protoni e neutroni nel nucleo atomico i vortici di entrambi interagiscono repulsivamente, dato che il vortice
neutronico è attivo e non ancora disciolto dalla discordanza che si manifesta a una distanza maggiore. Se
i neutroni avessero una funzione stabilizzante, la loro numerosa presenza nel nucleo lo renderebbe superstabile; invece non è così: se il rapporto supera l’1,54 l’instabilità è tale che i neutroni cominciano a
decadere emettendo raggi beta.
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Pista Ciclica
Fisica Atomica e Molecolare
 Acqua
La molecola è costituita da un ossigeno e due idrogeni che formano un angolo di circa 104°. Solito
quesito: perché quest’angolo ha un valore fisso? Come si sa e come si vede dalla figura,
gli atomi sono attratti (rosso) dai vortici concordi all’interno e tenuti a distanza dal
guscio repulsivo (azzurro) dei vortici discordi. La molecola mantiene l’equilibrio
strutturale grazie all’equivalenza fra le forze compressive rosse e le espansive azzurre,
ma la compressione dinamica provoca l’incessante rotolamento degli atomi di idrogeno
intorno all’ossigeno.
Il contorno molecolare determinato dai percorsi degli atomi e degli elettroni rotolanti che
partecipano alla molecola è la pista ciclica; ogni molecola stabile ha la propria pista ciclica
Il rotolare delle due palline di idrogeno le porta quasi istantaneamente al reciproco contatto ma i loro
vortici sono discordi: si respingono e ricominciano a rotolare fino al nuovo contatto, altra repulsione e
così via (nelle figure si mantiene la planarità
per comodità grafica). Ogni contatto avviene
quando gli atomi formano un angolo di 104°,
in qualsiasi punto della pista ciclica si trovino.
Date le misure degli atomi in gioco, per la
maggior parte del tempo gli idrogeni sono a contatto mentre le posizioni intermedie si risolvono
rapidamente: la struttura dell’acqua si può considerare fissa a 104,5°.
 Anidride Carbonica
Essendo in gioco atomi (carbonio e ossigeno) dalle dimensioni simili, i vortici significativi
degli ossigeni sono quasi sempre a contatto tra loro perciò la struttura della molecola è
piuttosto rigida e a 180°, come mostra la figura.
Nelle molecole più complesse la pista ciclica assume forme variabili ma alla fine ogni struttura
molecolare raggiunge un proprio equilibrio che può, in linea di massima, fare ritenere fissa la
struttura stessa.
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Catalizzazione 1
Fisica Atomica e Molecolare
 Si prenda come esempio la catalizzazione dell’acqua ossigenata ad opera del biossido di manganese: la
trasformazione dell’acqua ossigenata in acqua è un processo lento che subisce una forte accelerazione in
presenza del biossido di Mn:
2H2O2
2H2O + O2
(MnO2)
Si rappresenti graficamente la molecola di acqua ossigenata: per formarla è occorsa energia, infatti il
secondo ossigeno, per inserirsi nella pista ciclica dell’acqua ha dovuto superare la barriera di repulsione
elettrica e di saturazione orbitale (i sei elettroni di O e i due di H avevano
saturato l’orbita esterna). Come detto, la pista ciclica è l’intero contorno
superficiale della molecola -denso di elettroni- dove gli atomi rotolano l’uno
rispetto all’altro a causa dei vortici, assumendo le configurazioni più probabili in base alla struttura
atomica. La molecola di acqua ossigenata è dilatata e instabile, ma i suoi rotolanti componenti atomici
vengono legati dagli elettroni esterni (6+6+1+1) che circolano nella pista ciclica.
 Quando, nel continuo rotolare, almeno otto (6+1+1) elettroni e i due atomi di idrogeno si trovano
contemporaneamente nella zona rossa, l’orbita della molecola d’acqua
iniziale si satura di nuovo, la pista ciclica le si serra intorno e al secondo
ossigeno non resta che staccarsi: la probabilità è bassa perciò il processo
naturale di trasformazione dell’acqua ossigenata in acqua è piuttosto lento.
 Avvicinando il catalizzatore, sia gli elettroni che gli atomi di idrogeno dell’acqua ossigenata vengono
attratti dagli ossigeni del biossido: la possibilità che otto elettroni e
due idrogeni si trovino nella zona rossa aumenta considerevolmente
perciò il distacco del secondo ossigeno diventa assai più frequente
e l’acqua ossigenata si scinde tumultuosamente in acqua e ossigeno.
Il biossido è vicino ma non a contatto con gli altri atomi quindi né gli elettroni né gli idrogeni dell’acqua
passano nella pista ciclica della molecola del catalizzatore che alla fine del processo rimane indipendente.
I catalizzatori spezzano le piste cicliche delle molecole, favorendo ora il distacco ora l’unione
di atomi, accelerando e a volte rendendo possibili alcune reazioni chimiche
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Catalizzazione 2
Fisica Atomica e Molecolare
 Un altro esempio dell’azione spezzante dei catalizzatori è quello del platino con ossigeno e idrogeno:
Le molecole di H2 e O2 normalmente non reagiscono tra loro perché ognuna è serrata saldamente nella
propria pista ciclica che assicura la saturazione elettrica (prima figura). A contatto con il platino (verde)
che funge da catalizzatore, le piste cicliche si spezzano, gli atomi di O e H si allontanano tra loro e
rotolano attorno al platino (seconda figura). Non più racchiusi nella pista ciclica, idrogeno e ossigeno si
attraggono reciprocamente con molta forza perché sono entrambi forti contrattori di sistemi; allora il
sistema tratteggiato A si contrae violentemente per raggiungere l’equilibrio strutturale proprio della
molecola d’acqua e molti glub vengono espulsi nell’extrasistema: il risultato è un’esplosione e la formazione
di una nuova molecola perfettamente racchiusa nella pista ciclica. La molecola di platino rimane com’era
inizialmente.
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Meccanica Quantistica
Capitolo 14
Sullo Stomaco
Mutande di Ferro
Spin 1
Spin 2
Spin 3
Spin 4
Spin 5
Stern-Gerlach 1
Stern-Gerlach 2
Particelle Messaggere
Teoria dei Quanti 1
Teoria dei Quanti 2
Teoria dei Quanti 3
Famoso Paradosso 1
Famoso Paradosso 2
Famoso Paradosso 3
Aspect
Costante di Planck 1
Costante di Planck 2
Costante di Planck 3
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Sullo Stomaco
Meccanica Quantistica
La Meccanica Quantistica mi sta sullo stomaco. Insomma, non metto minimamente in dubbio i suoi
successi matematico-previsionali, ma dal punto di vista filosofico, esplicativo e di realtà essa rimane
penosa e assolutamente insoddisfacente. Allora, per inserire bene il caricatore e armare il cane, metto in
evidenza una delle tante affermazioni compiute dai sostenitori di questa teoria piuttosto degradante:
“La Luna di Einstein” – D. Lindley
“Si può misurare un tipo di proprietà o si può misurare l’altro, e avendo visto come funziona la cosa ci si
può rendere conto di quanto sia inutile sforzarsi di immaginare che cosa sia “in realtà” un elettrone, un
fotone o un atomo. La dualità onda-particella è sotto ogni aspetto un esempio valido di come funziona la
meccanica quantistica, ma è solo un esempio del principio onnipresente e a volte frustrante che quel che si
ottiene è ciò che si misura. Chiedersi se degli oggetti siano in realtà particelle o onde non è,
semplicemente, una domanda dotata di senso.”
I fisici affermano che la meccanica quantistica ha liquidato la fisica classica, almeno in relazione ai
fenomeni atomici e subatomici. Numerosi esperimenti e svariate scoperte hanno avvallato la cosa, e
sarebbe sciocco negarli allo scopo di salvare ciò che è insalvabile. Ma, diciamolo senza ipocrisie, che
bravura c’è nel demolire un’impalcatura filosofico-scientifica ottocentesca? La fisica classica
ottocentesca si stava evolvendo e sviluppando secondo i consueti ritmi, quando eccoti arrivare una
generazione di fisici brillanti e rampanti che ne bloccano lo sviluppo, la decapitano e nel ceppo rimasto
libero innestano -e impongono- una concezione filosofico-scientifica del tutto diversa, più consona al loro
sciocco misticismo.
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Mutande di Ferro
Meccanica Quantistica
Di colpo non vi sono più particelle ma pappe immonde di semi-onde e semi-altro, non vi sono più
proprietà ma pappe immonde d’indeterminazione, pullula di gatti che sono sia vivi che morti, non vi è altra
realtà che quella misurata, ogni fenomeno si manifesta perché sì essendo assurdo trovarne la causa,
quanto accade nel micromondo è opera di gnomi ed elfi che stabiliscono leggi diverse -e per di più
imperscrutabili- da quelle che regolano il macromondo, due particelle continuano a interagire anche a
grandi distanze mediante una connessione quantistica improbabile, esisterebbe un’infinità di dimensioni
parallele che la mente umana non è in grado di percepire, e chi più ne ha più ne metta.
Ebbene, qui si sostiene che la fisica classica ottocentesca, con il meccanicismo e la ragionevole
precisione nelle definizioni, è il troncone legittimo dell’indagine scientifica, nato dai Greci e proseguito nel
mondo occidentale attraverso mille travagli e lungo faticosi secoli; il troncone mistico è spurio, una
contaminazione nordica e barbara che va assimilata senza però renderla predominante. Essendo ovvio
che alla fisica ottocentesca è stata mozzata la testa, consiglio di provare a rimettercela sopra, certo non
più con le strutture del secolo scorso bensì aggiornata, perfezionata, approfondita, resa moderna.
L’Ipotesi-glub è uno di questi tentativi: riporta il meccanicismo, definisce strutture soggiacenti, stabilisce
proprietà, afferma la causalità, ma in senso moderno, senza fare a meno dell’aspetto probabilistico e
talora, parzialmente indeterminato.
Un esempio illuminante è l’etere: per i fisici contemporanei è stato un gioco da ragazzi distruggerlo, visto
che manteneva tutte le caratteristiche ottocentesche di polvere fine (materia solida) sparsa nello spazio
per trasmettere i fenomeni elettromagnetici. Che bravura abbattere queste affermazioni! Ma se l’etere
diventa spazio, spazio gocciolare, e si struttura in modo da trasmettere sì i fenomeni elettromagnetici, ma
diventando anche il creatore della materia, il determinatore delle sue proprietà, la causa delle forze e
dell’energia; allora, una volta reso etere aggiornato, vediamo che cosa può fare la meccanica quantistica!
Nei precedenti capitoli spero di avere dato una dimostrazione di queste affermazioni, ora è il momento di
dirigere al cuore di codesta filosofia del piffero.
Meccanica Quantistica, mettiti le mutande di ferro!
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Spin 1
Meccanica Quantistica
 Siamo ormai nel campo della meccanica quantistica, il cui successo ha convinto molti fisici che la realtà
del nostro universo è definitivamente bizzarra, non intuibile, imperscrutabile. Forse però sarebbe meglio
sospendere il giudizio e lasciare aperto il problema se la bizzarria sia una condizione propria dell’universo
oppure se sia l’apparenza di un ordine più profondo, seppur statistico, che l’attuale livello conoscitivo non
consente ancora d’intravedere. Gli stessi fisici considerano piuttosto nebulosa e non ben definibile la
proprietà di spin; per quanto riguarda questa ipotesi vale la seguente definizione:
Lo spin è la rotazione del piano fondamentale di una particella; il valore di spin risulta dal rapporto tra
la velocità di rotazione del ps e del pf; l’asse di spin è perpendicolare al piano fondamentale
 Si scomponga la definizione nelle sue parti:
- Una particella ruota secondo diversi piani, ma quello più significativo è il piano fondamentale perché
sviluppa la rotazione più intensa; tale rotazione la si chiami spin. Trattandosi di una rotazione veloce e
possente può produrre effetti di trascinamento e quindi manifestazioni magnetiche misurabili. Non può
esistere un doppio verso di spin per ogni tipo di particella perché invertendo la rotazione del piano
fondamentale si avrebbe un’antiparticella, quindi il doppio verso è solo apparente, come si cercherà di
dimostrare nella critica all’esperimento di Stern-Gerlach.
- Per quantificare lo spin si ricorra al rapporto tra la velocità di rotazione del piano secondario e quella del
piano fondamentale: spin (misura) = ps/pf.
Nei fermioni lo spin frazionario indica che la rotazione lungo il pf è più intensa di quella lungo il ps, pur
rimanendo entrambe confrontabili (es. rotazione ps = 1, rotazione pf = 2, spin ½); nei bosoni lo spin intero
indica che la rotazione lungo il ps assume valori prossimi a quella del pf (ps = 1, pf = 1, spin 1).
Le particelle create nelle collisioni sono soprattutto mesoni e bosoni (spin intero) perché nelle creazioni
traumatiche la materia assume forme immediate e improvvise, e questo induce a ritenere che posseggano
forti rotazioni distribuite abbastanza equamente lungo tutti i piani.
- L’asse di spin è perpendicolare al piano fondamentale; allora, ricordando il
magnetismo, se una particella è in moto di spostamento il suo pf si dispone
aerodinamicamente in posizione ortogonale al vettore velocità, perciò vettore
velocità e asse di spin coincidono.
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Spin 2
Meccanica Quantistica
“Superforza” - P. Davis “...lo spin di una particella risulterà sempre orientato nella direzione dell’asse,
qualunque esso sia, prescelto dallo sperimentatore come sua direzione di riferimento.”
 Questo fatto evidenzierebbe una sorta di sudditanza del micromondo alla volontà umana perché se si
sceglie una qualsiasi direzione di riferimento, automaticamente lo spin della particella si adegua
orientandosi esattamente lungo quella direzione. Si tenterà una spiegazione che dissolva l’evidente
bizzarria anche se purtroppo non si conosce l’apparecchiatura utilizzata per queste misurazioni.
L’impressione è che, nello strumento, la particella venga fatta muovere lungo la direzione prescelta come
riferimento: se si sceglie come riferimento la direzione nord, si lancia la particella in direzione nord, se si
sceglie la direzione sudovest, si fa muovere la particella verso sudovest, e così via.
Se una particella si mette in moto, il suo piano fondamentale si distorce e si dispone ortogonalmente alla
direzione di moto, facendo coincidere il suo asse di rotazione (asse di spin) con il vettore spostamento e
quindi con la direzione di riferimento. Nella prima figura, l’osservatore ha scelto come riferimento l’asse
che forma un angolo a con l’orizzontale: se fa muovere la
particella parallelamente a tale asse, il pf (segmento verde)
si dispone ortogonalmente al moto e l’asse di rotazione della
particella (spin) diventa parallelo al riferimento (coincide con
v). Variando l’angolo di riferimento, l’immediata distorsione dell’asse di rotazione del pf lo porta a
coincidere ancora con lo spostamento, ossia con la nuova direzione prescelta.
Quindi, se lo sperimentatore sceglie una direzione di riferimento e poi fa muovere la particella lungo
quella direzione, allora l’arcano è spiegato: ci si trova di fronte a un semplice caso di micro-aerodinamica.
Ecco invece il commento di Davis: “...Questa proprietà vanifica completamente ogni tentativo di dare un
senso al concetto di direzione in campo quantistico. Essa introduce anche un bizzarro elemento
soggettivo nel mondo fisico. Se lo spin di una particella è destinato a seguire sempre la scelta casuale di
una direzione di riferimento da parte dello sperimentatore, ciò significa che la libera volontà dello
sperimentatore esercita in qualche modo un’ingerenza nel micromondo. Lo strano servilismo che obbliga
ogni particella rotante ad adottare la definizione angolare dello sperimentatore fa pensare all’esistenza di
una mente nella materia.”
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Spin 3
Meccanica Quantistica
“Superforza” - P. Davis
“... se si confrontano le proprietà di un elettrone ruotato (di 360°) con quelle di un elettrone lasciato
indisturbato, si trova che esse differiscono in modo vistoso. Per riportare l’elettrone ruotato alla sua
configurazione originaria, è necessario far ruotare l’asse del suo spin di altri 360°, facendo due rotazioni
complete. In questo caso, fra un elettrone ruotato e uno non ruotato non c’è alcuna differenza
discernibile.”
Con questo, si sostiene che mentre per gli oggetti macroscopici una rotazione di 360° è completa perché
riporta ogni cosa alla sua configurazione di partenza, per una particella del micromondo la rotazione
completa è invece di ben 720°, ulteriore dimostrazione di come micromondo e macromondo obbediscano
a leggi diverse.
 Per risolvere l’arcano si propone la famosa
Brillante Dimostrazione della Penna Stilografica
Gli elementi che alterano la simmetria longitudinale di una stilografica sono la clip di metallo del cappuccio
e la punta del pennino. Tenendo presente questo, si eseguano alcune rotazioni:
1- ruotando la penna di 360° lungo l’asse verticale a, essa ritorna alla sua configurazione iniziale.
2- se la rotazione si effettua lungo gli assi a (verticale) e b (longitudinale), dopo 360° la penna ritorna
come prima.
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Spin 4
Meccanica Quantistica
 Attenzione: questo accade se le velocità di rotazione sono identiche; perciò ora si supponga che lungo
b la rotazione abbia velocità dimezzata rispetto ad a (va ricordato, per esempio, che lo spin elettronico è
½).
3- Quando lungo a si compie una rotazione completa, lungo b la penna ha percorso solo mezzo giro e si
ritrova capovolta rispetto alla configurazione iniziale; occorreranno dunque altri 360° lungo a -e 180°
lungo b- per riportarla alla posizione iniziale: in tutto 720°.
La bizzarria può essere dovuta semplicemente al fatto che la particella possiede una rotazione
fondamentale e una secondaria dotate di velocità diverse, che le fanno compiere due rotazioni per
riportarsi alla configurazione iniziale. Ecco invece mister Davis:
“Che cosa significa ciò? Evidentemente, nel caso primitivo, per produrre una rotazione completa, ossia
per riportare il mondo alla sua configurazione originaria è necessaria una rotazione di 720°. Una
particella elementare, come un elettrone, percepisce la curva totale di 720°. Negli esseri umani, e in altri
oggetti macroscopici, questa capacità è perduta e noi non siamo in grado di distinguere una rotazione di
360° dalla successiva. In un certo senso, quindi, noi percepiamo solo la metà del mondo che è percepibile
all'elettrone ... La curiosa visione del mondo "a doppia immagine" posseduta dagli elettroni e da altre
particelle quantistiche è considerata una proprietà fondamentale della materia.”
Salute! Nota il lettore il tono e le implicazioni del linguaggio degli aficionados della mq?
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Spin 5
Meccanica Quantistica
 Leggendo qua e là sullo spin:
“Lo spin è una proprietà intrinseca delle particelle e può essere interpretato come un momento angolare ,
in altre parole una rotazione, anche se non è possibile dare una descrizione corretta facendo ricorso a
immagini classiche.” Si è di nuovo nel campo del contro-intuitivo, come dire “io cervellone so cos’è, mi
emoziona saperlo, ma non posso spiegartelo perché tu non fai parte dell’elite”: i sostenitori
dell’Inauditismo abbominano simili affermazioni e sanno –si ripete, sanno- che in simili frangenti, quando
compare il contro-intuitivo, c’è un errore da qualche parte, sia esso interpretativo o misurativo.
“Lo spin di una particella fu ipotizzato per la prima volta da Wolfgang Pauli come un concetto puramente
matematico nell’ambito della fisica quantistica, agli albori del XX secolo, e non fu pensato come un
qualcosa di reale, cioè qualcosa che si potesse realmente misurare. Il concetto espresso da Pauli poi
prese il nome di Principio di Esclusione di Pauli.” Come già fatto notare altrove, spesso si introducono
concetti puramente astratti per fare quadrare le cose, con il pericolo incombente che se le cose, cioè le
teorie, non sono esatte risulta inesatto pure il concetto introdotto.
“…ma la vera scoperta dello spin è stata fatta da due giovani fisici: G.E.Uhlenbeck e S.A.Goudsmit,
che dimostrarono che lo spettro atomico può essere spiegato solo assumendo che gli elettroni abbiano
spin”. Quindi non hanno “visto sperimentalmente” o “misurato sperimentalmente” lo spin: lo hanno solo
dedotto teoricamente per fare quadrare le cose, ancora una volta.
“Il fotone ha spin”. I fisici hanno assegnato uno spin persino al povero fotone che è semplicemente un
pacchetto di glub compressi che si propaga mediante lo spazio. Certo, nel suo propagarsi trascina i glub
che via via lo circondano producendo così un effetto magnetico, ma ha soltanto una rotazione d’impronta
che non sembra sufficiente per determinare un asse di rotazione e quindi di spin.
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Stern-Gerlach 1
Meccanica Quantistica
 L’apparecchio consiste -per quanto se ne sa- in una punta magnetizzata che crea un
campo magnetico variabile nello spazio compreso fra se stessa e il blocco metallico che le
si contrappone. In una punta magnetizzata gli elettroni girano come indicato nella figura; i
cerchi a raggio decrescente indicano che l’intensità del campo magnetico diminuisce con
l’aumentare della distanza dalla punta perché l’effetto di trascinamento scema
progressivamente.
Se il campo magnetico viene attraversato da un magnete (giallo) orientato come la punta metallica, la
concordanza rotazionale provoca la compressione verso il basso della barra (freccia rossa). Se si
capovolge la barra magnetizzata, la direzione di rotazione dei suoi elettroni si inverte e la discordanza crea
espansione (freccia blu). Pertanto, la manifestazione magnetica complessiva risulta verticale, del tipo SuGiù.
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Stern-Gerlach 2
Meccanica Quantistica
 Si supponga ora di lanciare un fascio di elettroni: ormai è noto che le particelle, spostandosi, oscillano
a causa delle variazioni locali dello spazio-glub. Graficamente, l’oscillazione del vettore v descrive un
piccolo cerchio con un Alto, un Basso, un Dx, un Sx, oltre a
tutte le altre posizioni intermedie. Quando il fascio entra
nell’apparecchio e comincia a subire l’influenza magnetica, un 50%
degli elettroni oscilla verso il Basso (b) e un 50 % verso l’Alto (a);
le oscillazioni destra-sinistra sono insignificanti perché il campo magnetico è verticale. Con i due tratti
verdi sono indicati i piani fondamentali; l’oscillazione è stata volutamente esagerata.
 Si proietti ora il pf oscillante delle particelle su un piano ortogonale alla punta magnetizzata e lo si
osservi mentre l’elettrone attraversa l’apparecchio:
Nel caso b esiste totale discordanza tra la proiezione del pf e la rotazione degli elettroni della punta
magnetizzata: si forma una piccola componente repulsiva che spinge l’elettrone verso l’alto. Nel caso a,
l’attrazione devia la particella verso il basso. Quando una particella comincia a deviare, nonostante il suo
piano fondamentale continui a oscillare, accentua la propria deviazione sempre di più finché non esce
dall’apparecchio e colpisce un rilevatore, che indicherà ovviamente solo posizioni Su e Giù.
Non sembra necessario ricorrere al doppio verso di spin
 Allora:
Una particella carica in moto, in ogni istante, ha un preciso orientamento magnetico
L’orientamento è variabile a causa delle continue oscillazioni dovute al moto
Quando la particella entra in un campo magnetico, la componente del proprio orientamento si confronta
con la direzione del campo variabile determinando la direzione di moto prevalente
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Particelle Messaggere
Meccanica Quantistica
 E’ facile problematicizzare la teoria dei messaggeri ma non si possono negare i risultati teorici e
sperimentali, perciò si cercherà di dimostrare come, durante le interazioni, compaiano effettivamente
particelle, o qualcosa di simile, che però non hanno alcuna responsabilità nei fenomeni, essendo solo
un’inevitabile conseguenza delle dinamiche legate alla struttura dello spazio frantumato.
Quando due vortici interagiscono creando una zona di sovrapposizione significativa di glub, si forma un
addensamento anomalo che viene risolto dallo spazio con meccanismi i cui effetti sono le forze elettriche.
Perché le forze continuino a manifestarsi è necessario che i vortici rinnovino
incessantemente l’addensamento anomalo, perciò nella zona di sovrapposizione si
trova, finché dura l’interazione, un addensamento anomalo di glub (verde). Ma glub
molto addensati formano paramassa; allora, tra due grani interagenti si forma sempre
una paramassa di compattezza variabile -dipendente dalla distanza tra i grani- che si può assimilare,
ricordando la definizione di fotone, a fotoni dotati di energia variabile. Ancora: ogniqualvolta due vortici
si sovrappongono, si costituisce una paramassa pseudo-fotonica di compressione variabile a seconda
delle distanze relative tra le particelle; per questo associare l’interazione elettromagnetica ai fotoni è
corretto, solo che questi pseudo-fotoni sono conseguenze e non particelle messaggere del fenomeno.
 Avvicinando due particelle di uguale carica s’innesca la forza di guscio: tra i due grani, la
sovrapposizione di vortici molto ravvicinati provoca un addensamento-glub
elevatissimo che rende i pacchetti di paramassa molto compatti, al punto che tale
paramassa non è più pseudo-fotonica bensì assimilabile a una particella più grande
come per esempio il mesone; mentre all’esterno, nel guscio, i vortici sovrapposti
originano paramasse pseudo-fotoniche.
La forza gravitazionale non richiede sovrapposizioni.
Le particelle messaggere sono paramasse “pseudo” che si formano quando più vortici si sovrappongono;
esse sono quindi conseguenze e non cause delle interazioni
Le particelle messaggere saltellanti non messaggiano alcunché!
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Teoria dei Quanti 1
Meccanica Quantistica
 Si è giunti alla visione della realtà offerta da questa teoria; ci si deve intendere una buona volta: la
critica non sarà rivolta alla procedura matematica, che ha ottenuto, a quanto pare, numerosi successi nella
descrizione e previsione di svariati fenomeni atomici e subatomici, bensì all’interpretazione della realtà
dedotta dalla teoria e sugli atteggiamenti filosofici che ne sono derivati, alcuni dei quali sono già stati
messi in evidenza. Si seguirà “Il Cantico dei Quanti” di Ortoli-Pharabord; gli autori affermano che i
pilastri sui quali poggia la nuova fisica sono:
- le Matrici di Heisenberg
- il Principio di Indeterminazione
- le Onde di DeBroglie e Schrodinger
- il Principio di Complementarietà
- il Principio di Corrispondenza di Bohr-Ehrenfest
Le prove sperimentali citate sono due:
- il Paradosso delle Due Fessure
- l’esperimento di Aspect che dimostra la violazione della disuguaglianza di Bell
 Matrici di Heisenberg: se permettono di descrivere e prevedere fenomeni fisici, ben vengano; pur
appartenendo senza dubbio a quella conoscenza-quantitativa e alle formule improprie insignificanti per la
conoscenza, possono servire agli specialisti e tutti ne sono contenti. Ma se dall’utilità si passa
all’interpretazione, il loro valore si azzera perché offrono un’ultra-astrattizzazione della realtà senza
fornire la chiave di lettura, la legge di trasformazione che dalla matematica porti alla realtà.
 Principio di Indeterminazione: sarà per mancanza di sensibilità o di acume, tuttavia non si riesce a
comprendere il grande significato riconosciuto a questo principio e a tutte le altre indeterminazioni. E’
giustificabile che sollevi perplessità tra i fisici, che hanno una propensione paranoica verso la misurazione
e quindi il non potere eseguire simultaneamente due misure con precisione può sconvolgerli, ma qui si osa
dire che le implicazioni filosofiche sul reale sono alquanto insignificanti. Se si sbaglia, ci si scusa, ma la
domanda che scaturisce prepotente dall’essere più intimo è: “Chissenefrega? Cosa c’entra questo con
la struttura profonda dell’universo? L’umano bisogno di misurare è un atto superfluo e inutile rispetto
all’organizzazione del Tutto.
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Teoria dei Quanti 2
Meccanica Quantistica
 Onde di DeBroglie e Schrodinger: si tratta della funzione d'onda che sostituisce totalmente il
concetto di particella come punto materiale. Bisogna abbandonare l’idea usuale di materia come grano
materiale per trasformarla in uno spazio probabilistico puramente matematico, cioè astratto. L’onda ha
due caratteristiche: può espandersi fino a raggiungere dimensioni notevoli e quando viene rilevata da un
osservatore scompare istantaneamente (riduzione del pacchetto d’onde).
La prima obiezione è sempre la solita: l’equivoco dei fisici che ritengono di poter passare direttamente
dalla matematica complessa alla natura ignorando che la matematica è un eccellente strumento analiticodescrittivo ma un ben asfittico mezzo esplicativo. Così si giunge alla totale astrattizzazione del reale e si è
tutti sistemati, si va a nanna e si spegne la luce.
Ciò che però irrita è che siano stati stabiliti due fatti (la funzione d’onda con relativa riduzione) che sono
pure elucubrazioni mentali suffragate da criteri matematici e, forse, da alcune conferme sperimentali.
Ebbene, da questi fatti incerti e dubitabili si sono costruite la filosofia e l’interpretazione della realtà,
perciò è inevitabile che su basi così evanescenti le riflessioni filosofiche risultino fiacche, improbabili,
paradossali e spesso assurde.
Ci si riporti sulla terra ribadendo che le particelle sono concrete (naturalmente nel senso di spazio-glub
ultra-compresso) e non funzioni d’onda; che sono circondate dalla paramassa, certo assimilabile a un
pacchetto d’onde, che però non si espande ma assume valori fissi in base alla massa effettiva che
circonda. Si ribadisce anche che quando avviene il rilevamento da parte di un misuratore si verifica
un’interazione fra la paramassa vorticizzata delle particelle e la paramassa vorticizzata dello strumento di
rilevazione, quindi non c’è riduzione del pacchetto ma sovrapposizione di glub compressi.
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Teoria dei Quanti 3
Meccanica Quantistica
“Oltre la particella di Dio” –Ledermam/Hill
“…Via via che aumentiamo l’energia di una qualsiasi particella, la sua lunghezza d’onda quantistica diventa
sempre più piccola…se si raddoppia l’energia di una particella che si muove con una velocità prossima a
quella della luce, la sua lunghezza d’onda quantistica si dimezza.”
Se in qualche modo l’onda quantistica è assimilabile all’onda di vortice, allora il dimezzamento della
lunghezza d’onda quando si raddoppia l’energia (cioè la velocità) della particella rientra perfettamente
nella
strutturazione
proposta
dall’Ipotesi-glub.
Infatti,
l’aumento di velocità provoca la compressione dei glub frontali
( e di conseguenza anche dei restanti che circondano la
particella) perciò il pacchetto trasmesso si accorcia e riduce la
propria lunghezza. La figura evidenzia il fenomeno.
 Principio di Complementarietà: è il dualismo onda-corpuscolo. Ormai si sa che cosa lo determina: il
grano di materia è formato da massa effettiva circondata da paramassa. Il comportamento corpuscolare si
ha quando questa specie di palla molle si sposta attraverso lo spazio e ne colpisce un’altra,
compenetrandola e modificandone il moto. Il comportamento ondulatorio deriva dal fatto che le palle
interagiscono per sovrapposizione di addensamenti e vortici, e dal fatto che gli impulsi si trasmettono da
glub a glub secondo una sorta di propagazione. Ma l’ondulatorietà finisce qui.
 Principio di Corrispondenza: pare che sia una specie di agganciamento della fisica classica alla fisica
quantistica; non si crede che possa interessare più di tanto.
Si è blandamente contestato, o meglio ridotti d’importanza, i pilastri della teoria non appena gli specialisti
hanno cercato di renderli anche pilastri interpretativi e filosofici; tuttavia i fisici possono subito obiettare
che ci sono prove sperimentali delle loro nefandezze, perciò è necessario trovare una spiegazione di
queste presunte prove che sia coerente con la presente interpretazione. Si precisa subito che se la
spiegazione è immediata per l’esperimento delle due fessure (si tratta di un apparecchio semplice), per
quello di Aspect ci si dovrà limitare a suggerire una possibilità.
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Famoso Paradosso 1
Meccanica Quantistica
 Se dei fotoni o degli elettroni, lanciati contro una lastra con due fessure molto ravvicinate, la
attraversano e colpiscono un rilevatore, formano una figura a bande dovuta alla diffrazione e
all’interferenza. Per semplicità ci si occuperà solo di elettroni. Problemi:
- se gli elettroni sono particelle, come fanno a interferire?
- le figure d’interferenza si formano anche se viene lanciato un elettrone per volta; quindi si verifica
l’autointerferenza, come la si spiega?
- attraverso quale fessura è passato l’elettrone?
La fisica risolve -cioè, non risolve, lascia in sospeso- la cosa sostenendo che l’elettrone è un’onda di
probabilità che attraversa simultaneamente entrambe le fessure (d’accordo) e interferisce con se stessa
(assolutamente insoddisfacente). Feynman si spinge ancora più in là, ma su queste interpretazioni forse si
ritornerà dopo avere applicato l’interpretazione-glub.
Vanno ricordati due aspetti: 1) Ogni particella è formata dalla massa effettiva più la paramassa, ma
questa è la massa sperimentale misurabile; in realtà l’addensamento a scalare ha una estensione assai
maggiore, solo che avendo glub a bassa compressione non è rilevabile dagli strumenti grossolani; 2) La
diffrazione si deve alla compressione ( attrazione) esercitata dalla superficie di un corpo: quanto più vicine
alla superficie passano le particelle tanto più compresso risulta l’addensamento a scalare che
attraversano e quindi tanto maggiore è la deviazione per microgravità verso la superficie stessa. Il
fenomeno produce l’incurvamento delle traiettorie, come si è già visto nel capitolo sulla luce.
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Famoso Paradosso 2
Meccanica Quantistica
 La figura mostra in modo evidente la diversa situazione che si crea quando l’elettrone attraversa una
lastra a fessura singola o doppia.
Il cerchio tratteggiato (in realtà una sfera) indica l’estensione dell’addensamento a scalare che, come
detto, risulta maggiore della sfera che racchiude la massa sperimentale.
In A, l’elettrone passante per il centro della fessura subisce un’identica attrazione da parte dei due bordi
e prosegue diritto. In B, lo stesso elettrone subisce
un’attrazione
minore
nella
semisfera
inferiore
del
suo
addensamento perché c’è difetto di massa e più vuoto, allora
invece di proseguire diritto devia verso l’alto, dove la
microgravità è più elevata. Dunque, la presenza di due fessure
sufficientemente
vicine,
tali
da
essere
investite
dall’addensamento-glub della particella, altera i percorsi
elettronici rispetto alla situazione di una singola fessura o di due
fessure distanti.
Si fissino le idee:
Se la fessura è unica, gli elettroni subiscono la normale diffrazione e nello schermo di rilevazione
formano la figura a una sola gobba
Se ci sono due fessure poste a ragguardevole distanza, gli addensamenti a scalare degli elettroni non
investono entrambe le fessure e quindi continuano a formarsi figure a una sola gobba
Se le fessure sono molto ravvicinate, l’elettrone passa con la sua massa effettiva + paramassa attraverso
una delle due, ma il suo addensamento a scalare investe anche l’altra fessura, facendo subire alla
particella un’attrazione differenziata da parte delle pareti del foro, dovuta alla diversa quantità di massa
attraente, e si formano le figure a bande
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Famoso Paradosso 3
Meccanica Quantistica
 Nella figura, si osservino i percorsi di vari elettroni che attraversano la fessura superiore: le linee blu
indicano la loro traiettoria nel caso di fessura singola, le frecce rosse indicano il caso di doppia
fessurazione e i tratteggi neri in basso segnano la possibile estensione degli addensamenti.
L’elettrone 1 devia verso l’alto, come già visto. Il 2 devia verso l’alto di più del dovuto perché il suo settore
inferiore attraversa una regione a minore concentrazione di materia. Il 3 sente la prossimità del bordo
inferiore, ma il difetto di massa nello stesso settore invece di deviarlo verso il basso lo fa andare diritto. Il
4, che dovrebbe deviare molto verso il basso, a causa del solito difetto di massa devia meno. Uscendo
dalla fessura la microgravità laterale della lastra accentua ogni
deviazione.
Sul rilevatore, alla fine, vi sarà una concentrazione di segnali nella
equidistante dalle due fessure e non più in
corrispondenza delle fessure, e questo anche se gli elettroni
regione
vengono fatti passare uno per volta, perché il fenomeno non è
legato all’interferenza.
 In altri termini, il difetto di massa provocato dalle due fessure
ravvicinate determina uno sparpagliamento delle particelle
rispetto alle altre situazioni; la formazione di bande si deve
probabilmente al fatto che molti percorsi diventano situazioni
limite in cui prevale la microgravità verso l’alto o verso il basso,
rendendo tali percorsi praticamente vuoti. Ma questo si potrà
accertare facendo opportuni calcoli, il punto essenziale è che le fessure accoppiate influenzano
microgravitativamente le particelle che le attraversano, e questo permette di cancellare con un colpo di
spugna ogni sciocchezza interpretativa della meccanica quantistica.
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Aspect
Meccanica Quantistica
 Violando la disuguaglianza di Bell, l’esperimento di Aspect “dimostra” che esiste un grado di
correlazione superiore al previsto fra due particelle (o fotoni) prodotte insieme e aventi direzioni opposte.
In altri termini, esisterebbe un legame che vincola e condiziona due particelle anche molto distanti tra loro;
anzi, più sono distanti più sono vincolate.
A parte l’inaccettabilità razionale di queste affermazioni, valida solo per chi crede negli elfi e negli gnomi,
una qualche pallida e limitata correlazione potrebbe esserci, legata alle modalità di generazione dei fotoni.
Questa ipotesi sostiene che la correlazione tra fotoni si instaura nel momento stesso della loro
generazione, quando sono estremamente vicini, stabilendo un imprinting proprio come conseguenza delle
modalità di generazione. Questo carico d’informazione se lo portano dietro e lo manifestano quando
vengono rilevati.
I fotoni sono prodotti dalla vibrazione di una particella, che per ogni vibrazione completa produce due
fotoni con direzioni opposte. Si ricorda che la polarizzazione dei treni fotonici si manifesta quando il
rapporto tra velocità di vibrazione e velocità di rotazione del piano fondamentale è un numero intero (si
chiami stato K): in tal caso ogni fotone prodotto a destra della particella ha la stessa polarizzazione del
corrispondente prodotto a sinistra (+1 e +1 oppure -1 e -1).
Se invece la vibrazione raggiunge lo stato Q dove il rapporto di velocità è ½, al fotone di destra con
polarizzazione +1corrisponde quello a sinistra con -1.
stato K (+1, +1) (-1, -1)
stato Q (+1, -1) (-1, +1)
Se nell'esperimento di Aspect gli atomi di calcio vengono portati allo stato K si avrà una netta
prevalenza di +1 (per moltiplicazione algebrica delle coppie) anche tenendo conto dell’imprecisione
dell’apparecchio; se invece la vibrazione raggiunge lo stato Q prevarranno i -1. Queste prevalenze
vengono interpretate come correlazioni; allora, mentre i fisici ritengono che la correlazione si stabilisca nel
momento della rilevazione anche a notevoli distanze, qui si sostiene molto assennatamente che la
correlazione si verifica in seguito alle modalità dell’atto generativo, quando i fotoni sono vicini che più
vicini non si può; tali informazioni se le portano dietro per imprinting e le manifestano quando vengon o
rilevati. Non sono ammesse altre forme di correlazione.
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Costante di Planck 1
Meccanica Quantistica
 Sebbene sia un tema molto complesso bisogna analizzare la costante di Planck e il suo significato
fisico. Essa rappresenta il quanto d’azione e ha le dimensioni di un’energia per un tempo: h = E . t
Si consideri per prima l’energia E che dipende dalla massa e dalla velocità al quadrato. Quando v2
(carico di velocità della massa in moto) viene moltiplicata per la massa si ha il prodotto fra due equivalenti
proporzionali, cioè un’interazione. I glub compressi dell’addensamento a scalare e i glub compressi dalla
velocità interagiscono stabilendo un nuovo equilibrio di compressione: questa è energia perché dal suo
valore dipende l’intensità di eventuali flussi-glub nonché l’intensità d’azione su altre particelle.
Ora si consideri t. Secondo l’Ipotesi-glub rappresenta il tempo di vibrazione di una particella soggetta a
energia -per esempio, quando viene investita da un flusso-glub- e quindi in grado di generare fotoni. Se
così fosse ci sarebbero importanti implicazioni:
- Se t è il tempo di vibrazione (di una vibrazione), allora h compare solo quando una particella vibra e non
in qualsiasi stato si trovi il sistema
- Se h compare solo quando la particella vibra e produce fotoni, allora non la si può associare
intrinsecamente alla materia. Vale a dire: se un elettrone percorre la propria orbita intorno al nucleo
oppure se la Terra gira intorno al Sole, h non compare e non ha alcun significato; mentre se un elettrone,
vibrando, produce un fotone, allora compare h con tutte le sue implicazioni.
La costante h vale soltanto quando si generano fenomeni periodici, ossia eventi
dove vengono prodotti pacchetti di glub compressi (fotoni)
 Si torni alla formula h = E . t , i cui parametri sono la massa, la velocità di vibrazione e il tempo di
vibrazione:
m
vv
tv
Una particella (massa costante) è in vibrazione: se vibra con velocità v1 compie una vibrazione nel tempo
t1 , se vibra con v2 > v1 allora t2 < t1 perché aumentando la velocità di vibrazione diminuisce il tempo
impiegato per compiere la vibrazione stessa, se il tragitto rimane costante.
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Costante di Planck 2
Meccanica Quantistica
 Due osservazioni sulla massa:
- Vale quanto segue: m 2 > m1
tv2 < tv1
vv2 > vv1 non si tratta di un’indicazione particolarmente
intuitiva ma è molto importante perché dice che se la massa aumenta deve diminuire il tempo di vibrazione
(e aumentare la velocità di vibrazione), altrimenti non si forma il pacchetto-glub.
- Dai piccoli principi si sa che in un sistema esiste la relazione fra massa, velocità e glub frontali compressi
per unità di massa (m-v-gfc); il variare di uno dei parametri induce la variazione degli altri e porta il sistema
a raggiungere un nuovo equilibrio. Nella formula h = E . t si trovano m e v (di vibrazione), perciò h deve
rappresentare i glub compressi. Ma il suo è un valore costante: che cosa lo rende tale? Be’, il tempo t (di
vibrazione), che variando opportunamente regola gli altri parametri in modo da rendere h costante.
Quindi la formula esprime il solito rapporto m-v-gfc, solo che l’opportuna variazione del tempo di
vibrazione in funzione di m e v rende costante h. Allora:
h compare solo quando un sistema vibra, ma
Il sistema in vibrazione produce pacchetti-glub solo se si verificano precise condizioni tra m, v e gfc.
Questo significa che se una massa grande vibra in un tempo grande il rapporto giusto non sussiste e non
si formano pacchetti. Per tale motivo elettroni, nucleoni, atomi e molecole spesso formano pacchetti,
mentre non ne produce un pallone di calcio fatto vibrare, dato che inerzia, resistenza dell’aria e altro
richiederebbero un t (di vibrazione) bassissimo. Quindi, h rappresenta il numero (costante) di glub
compressi del pacchetto-base e il tempo di vibrazione stabilisce il grado di compressione del pacchettobase; dal che si deduce che
I fotoni sono costituiti sempre dallo stesso numero di glub, seppur variamente compressi,
di cui h è l’equivalente proporzionale
E’ impressionante pensare che il numero enorme di fotoni prodotti sin dall’inizio dell’universo materiale e
che saranno prodotti fino al suo spegnimento, erano, sono e saranno formati sempre dallo stesso numero
di glub, anche se variamente compressi.
Il tempo t di vibrazione stabilisce il grado di compressione-glub del pacchetto-base
h è l’equivalente proporzionale del numero di glub che formano il pacchetto-base, ed è un
valore costante e universale
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Costante di Planck 3
Meccanica Quantistica
 I fisici sostengono che h rappresenta la minima azione osservabile; invece secondo questa ipotesi, h
rappresenta la minima azione periodica osservabile.
Si esamini la formula  = h/mv
Secondo la teoria quantistica essa mette in relazione l’aspetto particellare (mv) con quello ondulatorio (
); ne consegue che esiste il dualismo onda-particella, per cui ogni massa è sempre accompagnata da un
pacchetto d’onde.
Secondo l’Ipotesi-glub, l’errore interpretativo nasce ancora dalla confusione che si crea quando, per
mancanza di un modello, non si ha una visualizzazione sufficiente dei fenomeni che si analizzano. In realtà,
da quanto detto, la formula non compie l’associazione onda-particella bensì l’associazione particellavibrazione, e va così letta
Se una particella vibra e se i valori dei parametri in gioco consentono la produzione di pacchetti-glub,
allora la lunghezza d’onda del treno fotonico generato risulta dal rapporto tra h e l’impulso
Ancora una volta, la formula non vale per qualsiasi stato del sistema ma solo quando il
sistema vibra e produce pacchetti-glub
 Sostenere che l’onda associata (o il pacchetto d’onde) c’è sempre, qualunque sia lo stato del sistema,
appare poco corretto. Certo, ogni massa effettiva è accompagnata dalla nube di glub compressi in
paramassa, ma siccome per onda s’intende un moto preciso caratterizzato da ampiezza, frequenza e
lunghezza d’onda, non risulta associabile perfettamente all’insieme dei glub in addensamento a scalare,
vortice o spostamento che circonda intrinsecamente la massa effettiva. In un tale assetto non si possono
stabilire né frequenze né ampiezze né lunghezze d’onda; inoltre, le interazioni sviluppano i noti meccanismi
di blocco-accumulo (repulsione) ed espulsione-sostituzione ( attrazione) che non fanno assolutamente
parte dei fenomeni ondulatori. Se il vortice venisse considerato come un tipo molto particolare di onda,
con caratteristiche e parametri diversi da quelli usuali, allora sarebbe lecito parlare di funzione d’onda
associata.
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Fisica delle Particelle
Capitolo 15
Esperimento Ideale
Effimero
1° Regola-base
2° Regola-base
3° Regola-base
Schema di Applicazione
Smantellatori 1
Smantellatori 2
Esempi 1
Esempi 2
Esempi 3
Esempi 4
Esempi 5
Esempi 6
Numero Barionico 1
Numero Barionico 2
Stranezza 1
Stranezza 2
Forza Debole 1
Forza Debole 2
Neutrino 1
Neutrino 2
Fasci di Neutrini
Neutrini: Collisioni
Mistero Pione
Mistero Muone
Bosone di Higgs 1
Bosone di Higgs 2
Simmetria e forze 1
Simmetria e forze 2
Quark 1
Quark 2
Quark: Quesiti 1
Quark: Quesiti 2
Quark: Quesiti 3
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Esperimento Ideale
Fisica delle Particelle
-Ti propongo un esperimento ideale che certo troverai sulle prime un po’ forzato e farraginoso.
- Ma senz’altro illuminante. Procedi.
- Ci servono strumenti speciali e una cavia difettosa. Strumenti: poche sferette di colori diversi e di un
materiale speciale: quando due o più entrano in contatto assumono il colore che risulta dalla miscela dei
colori originari. Se una gialla urta una rossa, entrambe diventano arancioni, se a toccarsi sono una gialla,
una rossa e una verde potrà risultare un arancio-verdognolo, e così via; cessato il contatto, ogni pallina
riprende il proprio colore. Cavia affetta da un particolare problema visivo che le impedisce di distinguere
le varie sferette pur riconoscendo ogni tonalità di colore, vedrà insomma delle macchie informi colorate.
Facciamo sedere la cavia, le diamo un notes, una penna, avviciniamo un vassoio piatto contenente le
sfere, poi le forniamo delle informazioni e un quesito “Il vassoio contiene un certo numero di palline, ogni
pallina ha un colore diverso, domanda: quante ve ne sono in tutto?”. Nel frattempo faremo vibrare con
entusiasmo il vassoio: la cavia comincerà a distinguere i colori delle singole palline, poi quelli dei vari
contatti a due, a tre, e via discorrendo, e scriverà ogni tonalità osservata nel notes. Supponiamo che tutti
i possibili contatti siano trenta; se la vibrazione sarà durata un tempo sufficiente ragionerà così:
“Ci sono alcune palline (che non vedo), ogni pallina ha un colore diverso (che vedo),
ho individuato trenta colori diversi perciò al quesito rispondo:
nel vassoio ci sono trenta palline!”
- La cavia ha errato, però è innocente.
- Certo. Pure i fisici.
- Spiegati meglio.
- Vedi, le camere a bolle sono strumenti di rilevazione grossolani che forniscono informazioni solo su
massa e carica complessive.
- E non ti sembra abbastanza?
- No, se la massa in realtà fosse un insieme di masse raggruppate, allora la camera a bolle non differirebbe
dalla cavia difettosa perché le mancherebbe la risoluzione sufficiente per distinguere ogni singola massa
del gruppo.
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Inaudito Clic Essenziale
Effimero
Fisica delle Particelle
- Applichiamo l’esperimento ideale a una situazione concreta: supponiamo che in seguito a una collisione
si trovino tre particelle di massa 300 ciascuna che i fisici decidono di chiamare suco; se le tre suco
attraversano distanziate la camera a bolle va tutto bene e avremo suco+, suco-,
suco-. Però la generazione traumatica avviene in uno spazio ristretto e le
particelle potrebbero collaborare per una frazione d’istante.
- Intendi dire che la loro estrema vicinanza può sviluppare per un tempo brevissimo la compressione
elettrica che le tiene unite?
- Esatto. La camera a bolle darà una massa di 900 con carica negativa e i fisici
chiameranno muco- la nuova particella. Tuttavia, la cooperazione è effimera perché la
situazione squilibrata allontanerà violentemente le particelle per forza di guscio
espansiva. Supponiamo che la prima a partire sia una suco-: la camera indicherà una suco- (va bene) con
una cuco° (non va bene) individuata come nuova particella di massa 600 e carica neutra.
- Perbacco! In gioco ci sono solo suco ma i fisici individuano
sia suco che muco che cuco.
- Poi la cuco° si separa in suco+ e in suco-. Noti la
differenza? Nel nostro caso tre particelle di uguale massa
hanno cooperato elettricamente per un breve istante e poi si sono separate. Fine. Nel linguaggio fisico,
invece, si è generata una muco- che è decaduta in suco- e cuco°, la quale è decaduta a sua volta in suco+ e
suco-. Vedi come si continuano a individuare nuove particelle all’infinito?
- Quindi le tante particelle diverse sarebbero solo l’associazione effimera di tre o quattro tipi standard in
diverse combinazioni.
- Già. Per dimostrare la verità o l’infondatezza di questa ipotesi i fisici dovrebbero riuscire ad analizzare le
particelle effimere per verificare se sono singole o complesse, ma considerati i tempi di vita delle
associazioni interessate temo che la cosa sia alquanto difficile da realizzare.
- Ti rendi conto che si tratterebbe di una semplificazione pazzesca?
- Già.
15
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1° Regola-base
Fisica delle Particelle
 Si proceda ordinatamente. Intanto, per cominciare si riporta la regola già illustrata nel capitolo sulla
Fisica Atomica riguardante la frantumazione del grano materiale, allo scopo di rinfrescare l’importante
concetto:
Quando una particella si frantuma, il piano di taglio è tale da formare due frammenti
a rotazione opposta: il frammento che si stacca mantiene la rotazione del ps,
che invece inverte la propria rotazione
 Adesso, per affrontare collisioni e decadimenti bisogna enunciare delle tre regole-base, chiamate così
perché sono sufficienti per spiegare la maggior parte dei fenomeni che avvengono negli acceleratori.
1° - Nelle collisioni si possono creare grani di vario tipo, ma in nessun caso
la loro massa può superare quella dell’arco-nucleone
Ammettere la possibilità di creazione di grani di dimensioni superiori ha il preoccupante significato di
negare allo spazio la capacità di autoregolazione, il che equivale a dire che la struttura-glub perde il
controllo sulla struttura-materiale, perché celle di spazio molto grandi, che in condizioni normali mai
potrebbero generare materia, ora lo fanno. Certo, non si può escludere che l’estrema particolarità delle
condizioni che si verificano negli acceleratori porti a qualche anomalia nel comportamento della strutturaglub, ma si tratterebbe comunque di situazioni particolari da esaminare singolarmente.
Nonostante il potente potere illuminante dell’esperimento ideale, la prima regola provocherà senz’altro
scetticismo tra i lettori informati, essendo noto che nelle collisioni si creano particelle assai più pesanti del
nucleone. Si invita alla pazienza e si passa alla seconda regola-base.
15
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2° Regola-base
Fisica delle Particelle
 2° - Nelle collisioni si formano una o più preparticelle neutre
Che cos’è una preparticella? E’ una masserella effettiva, creata traumaticamente dalla collisione, che si
frammenta immediatamente, prima ancora di consolidarsi.
Si deve immaginare la massa che si concentra in V 3 sotto la compressione abnorme datale dalla collisione,
e comincia a ruotare disordinatamente secondo vari piani di rotazione quasi sempre discordi: è quindi
sufficiente che la rotazione abbia inizio per provocarne la frantumazione. Ma attenzione, la preparticella
non è ancora massa sperimentale intesa come un insieme stabile di massa effettiva + paramassa, è ancora
qualcosa in formazione che non ha raggiunto l’equilibrio e la concretezza dovute e neppure il necessario
addensamento a scalare. La Pp viene rappresentata con cerchi tratteggiati che stanno a significare la
sua precarietà. A e B collidono e generano la preparticella
Pp che si frantuma istantaneamente nei frammenti a e b
consolidati.
Perché la preparticella è generalmente neutra? Essendo stata generata in condizioni non tranquille è
presumibile che alcuni dei suoi piani di rotazione assumano versi caoticamente discordi (condizione per la
neutralità), mentre è improbabile che tutti i suoi piani siano ordinatamente concordi. Giova ribadire che la
discordanza genera instabilità e quindi frantumazione; inoltre il solito controllo dello spazio sulle creazioni
fa prevalere la rotazione antioraria dei piani fondamentali.
Ora ci si deve spingere oltre: Nella Pp i due piani ortogonali sono intercambiabili, nel senso che non vi è
distinzione tra pf e ps: semplicemente, quello lungo il quale si manifesta la frantumazione inverte la propria
rotazione (secondo la nota regola) diventando automaticamente piano secondario.
Se il piano di frattura è antiorario (e l’altro orario) come nel
caso A, il frammento giallo che si stacca mantiene la
rotazione antioraria assumendo carica positiva; mentre il
resto del grano, dopo l’inversione, risulta orario sia lungo il pf che il ps (carica negativa). Il caso B è
l’opposto.
C e D mostrano il caso rarissimo di preparticella carica, cioè
con tutti i piani di rotazione concordi.
15
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3° Regola-base
Fisica delle Particelle
 3° - Le particelle collidenti e i frammenti prodotti dalle preparticelle possono interagire
per forza debole compressiva riunendosi in gruppi tenuti insieme dalle cariche opposte;
queste associazioni sono effimere e si sciolgono immediatamente per forza debole espansiva
Vi sono le associazioni effimere maggiori (aeM) e le associazioni effimere minori (aem)
Dopo la collisione, il sistema è formato dalle particelle collidenti e dalle particelle prodotte dalla
frantumazione di una o più preparticelle: i componenti del sistema sono molto vicini fra loro perciò è
possibile che alcuni si attraggano elettricamente e rimangano uniti (1), ma
interviene immediatamente la forza di guscio repulsiva che rompe
l’associazione perché dopo la collisione le particelle sono più vicine della
distanza di equilibrio (2); quindi le forze di guscio vincono le elettriche e sparano le particelle minori
lontano, in modo da raggiungere finalmente la distanza di equilibrio (3).
Si forma una associazione effimera maggiore (aeM) quando si raggruppano un nucleone
con una o più particelle leggere
Si forma una associazione effimera minore (aem) quando l’attrazione si manifesta solo
tra particelle leggere
I tre esempi mostrano alcuni aspetti importanti delle associazioni effimere minori.
- Il caso a ci dice che la forza effimera non rispetta
necessariamente la parità di carica, perciò può
manifestarsi in modo alquanto vario, per esempio tra
due positive e una negativa, o fra tre positive e cinque negative, ecc.
- In b, anche le particelle neutre partecipano alla forza effimera perché a distanze ravvicinate i loro vortici
sono attivi, mentre si dissolvono verso la periferia.
- In c, con il simbolo a trattini paralleli viene indicata una paramassa a super-compressione effimera ( pse);
si tratta di glub supercompressi dalla collisione che però vengono risolti dallo spazio prima che formino
una masserella effettiva. Nell’esempio si stavano formando due pioni, uno e riuscito a materializzarsi,
l’altro no e si dissolve sotto forma di paramassa fotonica.
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Schema di Applicazione
Fisica delle Particelle
 Il seguente è un evento di collisione dove sono applicate le regole-base. In A la rappresentazione e
generica, in B si assegnano nomi precisi alle particelle, in C si utilizza la rappresentazione usuale (con le
opportune modifiche).
A
1- due particelle positive (pf e ps antiorari) collidono
2- si forma una preparticella neutra che si frantuma
3- la frantumazione produce un frammento orario (negativo)
e uno che dopo l’inversione del ps risulta antiorario (positivo)
4- il frammento orario, sotto l’azione della forza effimera,
forma una aeM con una delle particelle antiorarie collidenti; il
secondo frammento, ancora instabile, si frantuma
5- la forza di guscio repulsiva scioglie l’associazione effimera; la frantumazione del frammento instabile
genera -secondo la regola- una particella antioraria (positiva) e una neutra.
Al termine del processo ci sono due particelle grandi positive e tre piccole (positiva, negativa, neutra). Le
ultime tre, instabili, potranno perdere neutrini e decadere ancora.
B
1- due protoni collidono
2- si forma la preparticella neutra, che si frantuma
3- dalla frantumazione si generano un kaone+ e un pione4- protone e pione- formano l’aeM (lambda) per le forze effimere; il kaone+, instabile, si frantuma
secondo la regola
5- l’associazione effimera si sfalda nei suoi componenti; il kaone+ genera un pione+ e uno neutro; i tre
pioni liberi decadranno in muoni, elettroni o positroni.
C
Nella rappresentazione è stato aggiunto il tratteggio per indicare la preparticella e le doppie frecce per
l’associazione effimera.
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Smantellatori 1
Fisica delle Particelle
- Voglio parlarti degli “Smantellatori”.
- Sentiamo.
- Supponiamo di voler capire bene come sono fatti alcuni oggetti di uso comune, come spazzole, sedie,
libri, occhiali e altro: un modo per riuscirci consiste nel separare i vari costituenti e poi riassemblarli. A
operazione conclusa, se abbiamo ottenuto gli oggetti di partenza siamo soddisfatti e possiamo affermare
di averne una ragionevole conoscenza. Ecco un esempio: “Conoscere com’è fatta una lampada da
tavolo”. A questo scopo usiamo uno “Smantellatore di 1° grado” e lo applichiamo all’oggetto: otterremo
piede, stelo, abat-jour, portalampada, lampadina, filo elettrico, pulsante acceso/spento. Con questi
elementi -e una passabile manualità- saremo in grado di riassemblare la lampada. Sei d’accordo?
- Concordo.
- Ma possiamo spingerci ancora oltre usando lo “Smantellatore di 2° grado”: ogni elemento precedente
sarà scomposto in parti più piccole e semplici come, per esempio, guaina di plastica, filo di rame, bulbo di
vetro, snodo, tubo di metallo, ecc. Anche in questo caso, se possediamo una buona manualità, saremo in
grado di montare prima i singoli elementi e poi l’apparecchio completo e funzionante. Mi segui?
- Seguo.
- Se però a ogni singola piccola parte applichiamo uno “Smantellatore di 3° grado” o addirittura “di 4°
grado”, l’avremo separata nelle componenti molecolari o atomiche e non saremo più in grado di ricostruire
la lampada originaria perché assemblando quelle molecole e atomi potremmo ottenere anche un’infinità di
altri oggetti. Quindi il nostro obiettivo “conoscere com’è fatta una lampada da tavolo” va a farsi benedire
e tanti saluti. Infatti, gli smantellatori di grado elevato in realtà sono disintegratori o assemblatori di nuove
parti non significative per l’obiettivo preposto. Ok?
- Amico, tremo al pensiero di ciò che seguirà.
- Fai bene.
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Smantellatori 2
Fisica delle Particelle
- Quando, sin dall’inizio del secolo scorso, i fisici si sono chiesti com’era fatto un atomo, lo hanno
sottoposto a una serie di brillanti esperimenti, utilizzando smantellatori di 1° grado, riuscendo così
a scomporlo in nucleo ed elettroni; poi lo hanno sottoposto a smantellatori di 2° grado
suddividendolo ulteriormente in protoni, neutroni, elettroni, neutrini. E fino a qui l’obiettivo iniziale
veniva raggiunto perché era possibile riassemblare i pezzi, essendo gli smantellatori di grado
inferiore molto utili allo scopo. Ma poi, presi dall’entusiasmo, i fisici hanno voluto andare oltre
commettendo l’errore fatale che li ha fatti precipitare nel cul de sac: decisero di servirsi degli
smantellatori di grado elevato, chiamati “astrazione matematica e acceleratori di particelle”, i quali
in realtà sono dei disintegratori -teorici e/o sperimentali- oppure degli assemblatori di un’infinità di
parti che poco o nulla hanno a che fare con l’obiettivo di partenza.
- Così torni ad affermare l’inutilità degli acceleratori.
- Certo, ovviamente riferito alla domanda cruciale “che cos’è l’atomo e quindi la materia e quindi la
massa”.
Le
teorie
astratte
come
quark-stringhe-superstringhe-supersimmetria-brana-
pluridimensioni di fatto disintegrano la materia senza portare a un assemblaggio soddisfacente; gli
acceleratori disintegrano e anche assemblano nuove parti che ahimè non sono per niente
significative rispetto all’obiettivo iniziale: “creano” sempre le stesse particelle che poi si associano
effimeramente per infine tornare a separarsi portando i ricercatori su strade false o fuorvianti tipo
la famosa caverna di Platone.
- Sei fortunato che il saggio che scriverò non sarà letto da nessuno perché altrimenti avresti
decine di migliaia di persecutori indignati e odianti che cercherebbero di metterti al rogo.
- Come diceva la bionda cantante? “La verità ti fa male lo so”. Gli smantellatori di grado elevato
possono essere utilizzati -con estrema cautela e profondo distacco- solo se si possiede un modello
reale-esplicativo della struttura dell’universo, altrimenti sarebbe molto sano lasciarli ammuffire nello
scafale dell’istituto.
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Esempi 1
Fisica delle Particelle
Ecco adesso alcuni esempi che, oltre a servire per applicare le regole-base, torneranno utili quando ci si
occuperà della stranezza e del numero barionico.
1
Il kaone neutro si frantuma secondo la regola in due pioni: il primo mantiene la rotazione del ps del kaone
e diventa negativo; il secondo, dopo l’inversione del piano
secondario diventa positivo. I pioni perdono neutrini, decadono in
muoni e infine in elettroni-positroni. La frantumazione ha generato
frammenti di massa simile.
2
+ + + + D+
+ + °
+
+ + B°
+
 +  + ° + - (- + °)
- + +(+ + °) + °(µ+ + µ-)
Le particelle D e B, di massa rispettivamente 1840 e 5271, sono formate dalla cooperazione per
associazione effimera minore (aem) di diverse vere particelle, tutte di massa inferiore al nucleone, come
pioni e kaoni. Tra parentesi sono indicate le particelle che stanno cooperando effimeramente e che la
camera a bolle rileva come unica particella. Il diverso peso è dovuto alla distanza reciproca variabile fra i
componenti dell’associazione, che in questo modo variano la propria quantità di paramassa.
3
Lambda° e Csi+ sono due aeM risultanti dall’associazione tra un nucleone e una particella leggera, e tali
sono ovviamente i loro prodotti di decadimento
quando si dissolve l’associazione. Lambda° è l’aeM fra
un protone (+) e un pione (-) per cui l’insieme risulta
elettricamente neutro; Csi+ risulta dall’aeM fra un
neutrone (0) e un pione (+), quindi risulta caricata
positivamente.
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Esempi 2
Fisica delle Particelle
4
Sono casi in cui si sospetta la presenza della paramassa a super-compressione effimera (pse). Sigma° è
una aeM fra un protone, un pione- e una pse; per prima decade la paramassa sotto forma di fotone;
rimane Lambda° che come detto decade in un protone e un
pione. Nel secondo esempio viene rilevato anche un pione
neutro, che potrebbe essere solo pse che si dissolve in due
fotoni (terza figura).
5
E’ il caso illustrato nel paragrafo “Schema di applicazione”. La
collisione fra due protoni genera particelle: una di queste, il
pione-, forma l’associazione effimera con uno dei protoni
collidenti generando Lambda°.
6
Questa sembra una collisione a bassa energia: un protone collidente subisce il decadimento beta (si
frantuma diventando neutrone e liberando un positrone); il positrone liberato forma una associazione
effimera con una preparticella piccola
(per la bassa energia d’impatto?) che si è
consolidata, e dalla loro cooperazione
nasce il pione.
7
Sigma- è una aeM tra un protone e due pioni-. Prima se ne stacca uno (e rimane la aeM Lambda°) e poi
l’altro, che libera il protone.
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Esempi 3
Fisica delle Particelle
8
-
° + -
(P + -) + (- + °)
° + -
(P + -) + (µ- + )
° + -
(P + - + °) + -
° + -
(P + -) + -
- +  + -
(P + - + -) +  + -
+
+
92%
2%
4%
Omega- è una aeM piuttosto pesante perché risulta formata da un protone e, generalmente, da tre
particelle leggere (pioni o muoni). Si analizzino i primi tre decadimenti, visto che sono i più frequenti:
a
La forza effimera persiste dopo il primo sfaldamento di Omega- e continua a tenere unite le particelle a
due a due: una aeM è Lambda° e l’altra aem è un kaone-.
Infine, anche queste associazioni si sfaldano liberando le quattro particelle.
b
Rispetto al caso precedente il kaone non è una associazione effimera e si frantuma in un muone e in un
neutrino.
c
Quando Omega- si sfalda, la forza effimera unisce diversamente le particelle: il protone rimane associato
al pione- e al pione° (formando Csi°) mentre l’altro pione si allontana.
Poi Csi° decade in Lambda° e in un pione°; infine decade anche Lambda°.
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Esempi 4
Fisica delle Particelle
 9
La preparticella prodotta dalla collisione tra protone e pione- si frantuma secondo la regola in due pioni
di carica opposta: si formano le
associazioni
kaone°,
effimere
che
poi
Lambda°
e
decadono,
ovviamente, nelle stesse particelle di partenza. La reazione va così spiegata:
(P + -) + (+ + -)
P +  10
° + °
a) - + + + …..
P + -
b) ° + ° + …..
+
c) - +  + …..
d) ° + N + …..
E’ un esempio un po’ più complicato riguardante la collisione tra un protone e un kaone: possono aversi
più risultati, legati alla casualità della forza effimera (da Morpurgo – Introduzione alla fisica delle
particelle - Ed. Zanichelli, 1987); si analizzino le quattro possibilità:
a
P + -
(P + - + -) + (+ + °)
- + +
La preparticella si frantuma in due pioni di carica opposta; pure il kaone- si frantuma in un pione- e un
pione°.
Poi si formano le associazioni effimere Csi- e kaone+.
b
P + -
(P + -) + (µ+ + µ-) + °
° + ° + °
° + ° + ……
Come nel caso precedente, solo che la preparticella genera muoni invece che pioni, che collaborano
effimeramente formando un pione°.
15
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Esempi 5
Fisica delle Particelle
c
P + -
(N + -) + (e+ + -) + + + °
- + ° + + + °
- + + + ……
Il protone subisce il decadimento beta diventando neutrone; la collisione genera la solita preparticella che
si frantuma; poi le particelle collaborano effimeramente.
d
P + -
+
+
N + ( + -) + (e + -) + °
N + ° + ° + °
N + ° + …..
Come nel caso precedente, ma con associazioni diverse.
 11
Sono rappresentati i decadimenti a cascata del mesone B (aem).
 12
Si esamini il caso di ++. E’ una particella dotata di doppia carica elettrica; se si trattasse di una singola
particella sarebbe un’assurdità perché non ha senso parlare di doppio vortice, deve trattarsi dunque di
una associazione del tipo protone/pione+ o neutrone/2 pioni+. Dai testi risulta che delta decade quasi
sempre in un neutrone, perciò va considerata come una aeM tra neutrone e pioni. Potrebbe però anche
essere una aem fra due pioni positivi.
15
Inaudito Clic Essenziale
Esempi 6
Fisica delle Particelle
 13
P+P
P + N + antiN + P
P+P
P + P + antiP + P
Queste collisioni rappresentano l’eccezione alle regole finora fissate, infatti prevedono che la
preparticella abbia una massa superiore al nucleone (riesce a generare due nucleoni) e inoltre manda in
crisi la nota regola sulle frantumazioni assunta come asse portante dell’ipotesi.
La prima difficoltà viene superata ricordando che la preparticella non è ancora massa vera bensì massa in
formazione; in tal caso può assumere dimensioni maggiori a patto che quando si frantuma e stabilizza
generi masse effettive minori o uguali ai nucleoni, così la capacità di autoregolazione dello spazio non
viene meno.
Per il secondo problema si propone che si verifichi l’inversione totale che consiste in questo: il piano di
taglio della frantumazione coinvolge sia il pf che il ps della preparticella (le condizioni sono estreme e
traumatiche), per cui il frammento che si stacca mantiene le rotazioni della preparticella (secondo la
regola-base) mentre quello che rimane inverte la rotazione di entrambi i piani. In altri termini, l’inversione
totale è la solita regola estesa anche al piano fondamentale.
Si veda i due casi possibili: la preparticella gigante neutra, spaccandosi, produce due frammenti, quello a
destra mantiene le rotazioni della preparticella (e diventa neutrone), quello a sinistra inverte entrambe le
rotazioni (e diventa antineutrone).
Nel secondo caso la preparticella gigante non è neutra; la spaccatura produce due frammenti di cui uno
mantiene le rotazioni della preparticella (e diventa protone) e l’altro inverte entrambe le rotazioni
(diventando antiprotone).
Tutte le volte che le collisioni producono antiparticelle si deve ritenere che si sia verificato il meccanismo
dell’inversione totale.
15
Inaudito Clic Essenziale
Numero Barionico 1
Fisica delle Particelle
 La fisica assegna numero barionico 1 a P-N-Lambda-Sigma-Omega-Csi e numero barionico 0 alle
restanti particelle stabili e metastabili. Ora si sa che Lambda-Sigma-Omega-Csi sono associazioni
effimere maggiori costituite da un nucleone unito a una o più particelle leggere. I nucleoni (protoni e
neutroni) sono particelle fondamentalmente stabili perché vengono create dallo spazio in condizioni
tranquille, al massimo possono subire qualche levigatura (decadimento beta) che diminuisce di una
piccola frazione la loro massa, senza però modificare la caratteristica di essere nucleoni. I neutroni, se
inseriti in un nucleo atomico, acquistano stabilità.
La legge di conservazione del numero barionico recita: “Ogni reazione fra particelle subnucleari in cui la
somma dei numeri barionici iniziali sia diversa dalla somma dei numeri barionici finali non può mai avvenire”.
Per forza! Visto che, in pratica,
la fisica assegna ai nucleoni il numero barionico 1
e a tutte le particelle più piccole il numero barionico 0
E’ evidente che in tutte le reazioni tale numero debba conservarsi; infatti, se i nucleoni non possono
essere distrutti (a meno di annichilazioni) e nemmeno creati (in numero dispari) nelle collisioni, si
ritroveranno ancora al termine di qualsiasi processo. Quando vengono generati nella forma materiaantimateria non modificano la situazione perché la loro somma barionica dà zero.
15
Inaudito Clic Essenziale
Numero Barionico 2
Fisica delle Particelle
 Si analizzino gli esempi del precedente capitolo dal punto di vista barionico.
1-2
Il kaone ha massa inferiore al nucleone e così anche i pioni, perciò il loro numero barionico è zero.
D e B sono associazioni effimere minori, quindi non contengono nucleoni e non possono decadere in
nucleoni: anche in questo caso il numero barionico è zero.
3-4
Lambda° è una aeM che contiene un protone, allora il suo numero barionico è 1e quando si sfalda rimane
il protone libero con numero barionico 1, perciò il numero si conserva. Lo stesso per Sigma+ e Sigma°.
5
Vengono creati pioni e un kaone, ma i nucleoni restano sempre due sia prima che dopo la collisione,
pertanto il numero barionico 2 della reazione si conserva.
6
Nonostante il decadimento beta, prima della collisione ci sono due nucleoni (P+P) e dopo ancora due
(P+N), perciò il numero barionico 2 si conserva.
7-8
In Csi e Omega c’è un protone che si ritrova nel corso dei successivi decadimenti e quindi il numero
barionico 1 si conserva.
9 - 10
La collisione genera particelle leggere, perciò il numero barionico 1 dovuto al solo protone si conserva.
Il numero barionico consiste nell’assegnazione del valore 1 ai nucleoni, -1 agli antinucleoni
e 0 a tutte le altre particelle
Il numero barionico si conserva perché nelle reazioni i nucleoni non vengono mai distrutti
e neppure creati in numero dispari
Ci si accorge come questa interpretazione renda abbastanza banali sia il concetto di barione (che
consiste in un nucleone oppure in una aeM) sia il concetto di conservazione del numero barionico.
15
Inaudito Clic Essenziale
Stranezza 1
Fisica delle Particelle
 La fisica assegna un numero di stranezza diverso da zero a quelle particelle che ritiene dotate del quark
s; ma questa ipotesi, che per il momento non si occupa di quark, tenterà una diversa spiegazione. Si tenga
ancora sott’occhio il paragrafo sugli esempi e si rifletta: la fisica assegna stranezza 0 a protone, neutrone,
elettrone, muone, pione; stranezza 1 (+ o -) a lambda e sigma; stranezza 2 a csi e stranezza 3 a omega.
Allora, si propone la seguente interpretazione:
- Tutte le particelle singole hanno stranezza zero
- Le particelle formate da una massa di base + neutrini (es.: pioni, muoni, elettroni, ecc.) hanno stranezza
zero
- Le associazioni effimere (particelle composte) hanno un numero di stranezza che dipende dal grado di
associazione:
° = protone + 1 pione
stranezza 1
 = neutrone + 1 pione
stranezza 1
° = protone + 2 pioni
stranezza 2
- = protone + 3 pioni
stranezza 3
+
Quindi il numero di stranezza è dato dalla quantità di particelle leggere che si associano effimeramente al
barione (o a un’altra particella leggera)
- Se il kaone risulta dalla frantumazione della preparticella è una massa singola e la sua stranezza vale
zero; se invece risulta dall’aem tra pioni ha stranezza 1 (pione + 1 pione)
- Il segno + o - davanti al numero di stranezza non ha alcun significato
- Rimane irrisolto il problema della particella delta.
15
Inaudito Clic Essenziale
Stranezza 2
Fisica delle Particelle
 Allora, che cos’e la stranezza?
Il numero di stranezza indica il grado di associazione effimera, cioè la complessità di un sistema
sottoposto alla forza debole effimera
La stranezza si conserva solo nei processi dove non si formano associazioni,
ossia dove non interviene la forza effimera
Siccome quando si forma un’associazione, questa decade in altre meno complesse fino a giungere alle
particelle singole, il numero di stranezza diminuisce a cascata fino al valore zero
La stranezza dice che laddove si verificano processi traumatici (solo questi producono associazioni) si
formano sistemi complessi che rapidamente si riportano alla condizione di normalità (particelle singole)
 Esempi:
P+P
° + P + -
P + P + - + - + °
0 0
1
0
0
0
0
0
0
0
La collisione produce l’associazione Lambda° (e la complessità-stranezza aumenta di un punto); poi
Lambda° decade riportando il sistema alla normalità (stranezza zero).
3
° + -
P + - + - + °
1
0
1
0
0
0
Una collisione ha generato l’associazione Omega- formata da un nucleone e tre particelle leggere: la
complessità è di livello tre. Poi Omega decade in Lambda° e kaone-, che sono associazioni meno
complesse di stranezza 1 ciascuna. Queste infine decadono riportando il sistema alla normalità (stranezza
zero).
E’ importante accettare che una associazione possa avere diversi numeri di stranezza a seconda della
quantità dei componenti. Così, anche i mesoni D e B, che la fisica considera privi di stranezza, possono
essere interpretati come associazioni minori con stranezza 2, 3, 4 o 5.
15
Inaudito Clic Essenziale
Forza Debole 1
Fisica delle Particelle
 Ora si è in grado di affrontare le manifestazioni che nell’insieme formano quella che i fisici chiamano
forza debole e che questa interpretazione ritiene invece essere solo un caso particolare della forza
elettrica-di guscio. La forza debole compressiva si sviluppa soltanto quando
si formano le associazioni effimere in seguito a eventi traumatici di creazione
di materia; si è detto che non viene necessariamente rispettata la parità di
carica perché nel caos di vortici fortemente ravvicinati questa non è necessaria; è stato altresì detto che
anche le particelle neutre vi possono partecipare perché i loro vortici sono attivi a piccole distanze dal
grano in V3.
La forza debole compressiva (attrattiva) è la forza elettrica che si manifesta quando
più particelle si ritrovano traumaticamente molto ravvicinate
La forza debole espansiva (repulsiva) scaturisce da una situazione squilibrata: il guscio interviene per
ristabilire le giuste distanze richieste dall’equilibrio elettrico sparando le particelle di dimensioni ridotte
lontano dalle grandi. La situazione di squilibrio si manifesta in tre eventi: lo scioglimento di una
associazione effimera, la levigazione di una gibba dalla particella (decadimento beta) e la frantumazione di
una particella instabile (es. frantumazione del kaone).
La forza debole espansiva (repulsiva) è la forza di guscio che si sviluppa in certe condizioni
estreme di squilibrio, ed è la responsabile dei decadimenti
 E’ stato calcolato che il nucleo, pur possedendo praticamente l’intera massa dell’atomo, ha un volume
che è la millesima parte di un miliardesimo del volume dell’atomo stesso; vale a dire che la distanza fra il
nucleo e gli elettroni orbitanti è immensa: si immagini dunque quale tremenda potenza repulsiva deve
esercitare il guscio quando una particella si trova piuttosto vicina ad un’altra dopo aver violato la distanza
di equilibrio. Per questo la velocità delle particelle “da decadimento” risulta elevatissima.
In conclusione, la forza debole non è una forza distinta dall’elettrica-di guscio, ma solo un suo caso
particolare.
La forza debole non esiste come forza autonoma
(Se si pensa che la fisica contemporanea assegna alle interazioni deboli un ruolo fondamentale nella
costruzione dell’universo c’è da rimanere alquanto perplessi, come minimo)
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Forza Debole 2
Fisica delle Particelle
 La fisica assegna ai bosoni W e Z il ruolo di particelle messaggere del fenomeno debole, che, avendo
cortissimo raggio d’azione, richiede particelle mediatrici di elevata massa (fino a 90 volte il protone!). Si
può rispondere che l’interazione debole, sia attrattiva che repulsiva, si manifesta quando le particelle
sono estremamente vicine, perciò vi è un eccesso di paramassa concentrata, che forse può essere
assimilata ai bosoni.
Nella figura 1 si vede un neutrone con una gibba, rappresentati schematicamente di forma tondeggiante,
e ruotanti solidalmente in senso orario lungo il piano secondario. Quando la gibba si stacca, per una
frazione d’istante, i due vortici sono intensissimi data l’estrema vicinanza tra le particelle (2), allora si ha un
pacchetto-glub molto compresso che risulta
assimilabile come massa alla particella W (3).
Poi, l’elettrone viene violentemente scagliato
lontano dal neutrone per forza di guscio
espansiva.
 La fisica afferma che una stessa particella -per esempio il muone- nello stato S ha le forze deboli
mentre nello stato D non le ha: si potrebbe suggerire di cercare di capire che cos’è la forza debole,
intendendo la sua natura, prima di lanciarsi in simili affermazioni?
 E sa il lettore come la meccanica quantistica “spiega” il fatto incredibile che il decadimento del muone
passa -secondo i suoi sostenitori- attraverso la generazione della particella W mille volte più pesante del
muone stesso: ma con la “fluttuazione quantistica” perbacco! Grazie a Heisenberg e al suo principio di
indeterminazione, può esistere un intervallo di tempo infinitesimale in cui può accadere di tutto, in barba a
ogni principio di conservazione e di ragionevolezza. E non è nemmeno necessario dimostrare alcunché.
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Neutrino 1
Fisica delle Particelle
 Ecco che cosa si sa dei neutrini: 1) Massa da 100.000 a 1 milione di volte più piccola dell’elettrone, 2)
Risentono della forza debole e gravitativa, non della forte ed elettromagnetica, 3)Tre sapori finora noti:
neutrino elettronico, muonico, tauonico; ogni tipo di neutrino ha il suo antineutrino, 4) Oscillazione dei
neutrini: nel loro percorso possono cambiare sapore, cioè diventare da elettronici in muonici e tauonici, e
viceversa, 5) Viaggiano quasi alla velocità della luce, 6) collidendo con atomi o nucleoni producono
sconquassi vari.
Il Modello Standard afferma che il neutrino è privo di massa mentre le moderne ricerche gli assegnano
una piccolissima massa, fino a un milionesimo di quella dell’elettrone. Se fosse privo di massa e viaggiasse
nello spazio non potrebbe farlo che mediante, cioè propagandosi da glub a glub; insomma sarebbe un
fotone più o meno compresso e quindi farebbe parte di un’onda di tipo elettromagnetico. Non va bene.
Allora il neutrino è una scheggia di materia (V3) che come tutte le schegge si è staccata da una particella
più grande oppure è stata generata dalla confluenza di onde di riequilibrio. Nell’Ipotesi-glub viene
considerata talmente piccola da non generare vortici significativi e da non avere che un insignificante
ruolo nelle cose dell’universo (sotto forma di materia oscura), ma la fisica le attribuisce un’importanza
assai maggiore visto che la considera in ben sei forme ed ha investito ingenti somme per la sua rilevazione.
Quindi è d’uopo occuparsi di questa particella anche se le sue dimensioni infime rendono difficile ogni
affermazione definitiva. Si riprenda il discorso sulla forza debole, che non esiste come forza autonoma
essendo la manifestazione di quella elettrica-di guscio in particolari situazioni limite. Nel decadimento
beta le schegge sono elettroni o positroni, ma pare che i conti non tornassero, allora Fermi e Pauli
supposero che la reazione fosse a tre, cioè oltre al nucleone e all’elettrone/positrone partecipasse anche
un neutrino, o meglio, un antineutrino.
E’ difficile impedirsi di vedere in questo il solito giochino matematico furbaiolo dove per fare quadrare
masse, energie e segni si introducono proditoriamente tutti gli ingredienti necessari: in questo caso una
nuova particella neutra, e meglio se antiparticella. Il problema è che per fare valere il tutto era necessario
che la nuova particella non avesse massa, quindi se invece la massa ce l’ha che cosa succede?
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Neutrino 2
Fisica delle Particelle
 Essendo una scheggia di massa minima il neutrino può non rispettare alcune regole:
- Non subisce l’effetto del condizionamento spaziale perciò i suoi piani sono liberi di ruotare a
piacimento: se discordi la scheggia risulta neutra, se concordi sarà caricata + o -, se invertiti formerà
l’antineutrino.
- Si forma un vortice perché nell’universo glub è assurda una porzione di materia (V 3) senza
l’addensamento a scalare e il vortice, ma risulta talmente piccolo da non interagire con gli altri vortici.
Insomma, ha la possibilità potenziale d’interazione elettro-guscio ma di fatto è una possibilità non
effettiva perché non provoca turbamenti nei vortici delle particelle maggiori -e naturalmente non fa
scattare gli apparecchi misuratori- per cui anche se è caricato positivamente o negativamente, il riscontro
sarà di neutralità.
I piani dei neutrini ruotano a piacimento, ma formano vortici insignificanti
- Può invece interagire per forza debole con altre particelle e soprattutto con le sue consorelle; inoltre,
avendo un addensamento interagisce anche per gravità. Si immagini dunque il neutrino in possesso del
proprio vortice però nel contempo totalmente ignorato dalle restanti particelle subatomiche, elettroni
compresi. Ma avere un vortice minimo a braccia strette significa essere in grado d’interagire con i suoi
pari: tra di loro si sentono e percepiscono gli addensamenti anomali di sovrapposizione.
I neutrini sono in grado di percepire i propri vortici, e quindi d’interagire
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Fasci di Neutrini
Fisica delle Particelle
 La densità dei fasci di neutrini è elevata e la permanenza del fascio risulta temporalmente sufficiente,
così è possibile che due neutrini, durante il viaggio, si avvicinino e formino un’associazione effimera (forza
debole compressiva) costituendo un insieme di massa complessivamente maggiore che i fisici chiamano
neutrino muonico. Sempre durante il percorso l’associazione può sciogliersi (forza debole espansiva) ma
può anche collaborare effimeramente con un altro neutrino formando una triade chiamata neutrino
tauonico.
Più il fascio permane nello spazio più probabilità ci saranno di formare le associazioni effimere: per
esempio, un rilevatore di neutrini solari posto sulla Terra percepirà i tre tipi in proporzioni variabili ma
diverse da un rilevatore posto su Marte (ma non distingueranno il neutrino singolo dall’associazione).
Teoricamente si potrebbe formare anche un’associazione effimera tra quattro neutrini, ma la probabilità
dev’essere veramente bassissima soprattutto rispetto a la probabilità di sciogliere l’associazione; quindi,
dovendo scegliere, i neutrini preferiscono sciogliersi dal legame piuttosto che formarne uno a quattro.
 Si immagini dunque il fascio neutrinico, con particelle positive, negative, neutre e antiparticelle (dagli
strumenti rilevabili tutte comunque come neutre) attraversare lo spazio anche solido nella totale
indifferenza delle restanti particelle subnucleari (che non si accorgono di loro per i vortici ultraridotti).
1- viene emesso un fascio di neutrini
2- allontanandosi dalla sorgente e col passare del tempo, i contatti reciprochi portano alla formazione
delle associazioni effimere a due (2) e a tre (3),
ma anche al loro scioglimento (4) in una situazione fortemente dinamica eppure non equilibrata perché c’è
la tendenza (puramente probabilistica) ad aggregare piuttosto che a sciogliere (oscillazione dei neutrini),
per cui alla lunga prevarranno i neutrini muonici e tauonici.
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Neutrini: Collisioni
Fisica delle Particelle
 “Neutrino” – F. Close
“Colpendo un atomo, un neutrino assume carica elettrica e si converte in un muone oppure in un
elettrone, di carica positiva o negativa.”
E’ un’affermazione priva di senso. Assumere carica elettrica, per un neutrino significa incrementare la
propria massa in modo da generare un vortice finalmente significativo, ma gli impatti subatomici non
appiccicano massa alle particelle collidenti, come invece ritengono i fisici, bensì creano nuove masse nella
zona tra i vortici. Quindi se un neutrino colpisce un atomo, la super-compressione istantanea genera una
nuova masserella assimilabile all’elettrone o al muone mentre lui se ne va per i fatti suoi oppure viene
sbriciolato.
 “Neutrino” – F. Close
“I neutrini hanno abbastanza energia da “spaccare” in due il nucleo di deuterio, liberando il solo neutrone
e il solo protone…..Un neutrino elettronico potrebbe acquisire carica, trasformandosi in un elettrone e
convertendo il neutrone in protone: da quella collisione si originerebbero un elettrone e due protoni.”
L’effetto esposto è possibile ma il meccanismo assolutamente no. Il neutrino può avere massa-energia
sufficiente per spaccare il nucleo di deuterio, ma, come detto sopra, non può acquisire carica quindi la sua
azione finisce qui. Una volta separato dal nucleo, il neutrone ritorna instabile, subisce l’azione demolitrice
dello spazio, dà luogo al decadimento beta liberando una scheggia elettronica e trasformandosi in
protone dopo l’inversione del suo piano secondario. Pertanto il neutrino si limita a sconquassare il nucleo
di deuterio, tutto il resto diventa responsabilità dello spazio-glub.
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Mistero Pione
Fisica delle Particelle
 “Il pione è una particella senza momento angolare, il suo spin intrinseco è = 0. Può essere considerato
come una piccola sfera perfetta che, se la ruotiamo, non sembra cambiare in alcun modo”.
Dalla definizione di spin nel capitolo sulla meccanica quantistica si deduce che se non c’è spin non c’è
nemmeno un piano rotante, quindi la particella non ruota, è ferma per quanto riguarda le sue
caratteristiche intrinseche. Come viene detto giustamente nella frase riportata, essa è una sfera perfetta,
perché solo così può restare immobile. I problemi sono due: solo la totale ignoranza di che cosa siano una
particella e una massa può consentire di supporla perfettamente sferica; si dovrebbe credere che i miliardi
e miliardi di pioni prodotti nel nostro universo erano, sono e saranno sempre identici e assolutamente
sferici. Ridicolo. Basta ricordare come si formano le masse (per compattazione casuale di glub in V3) per
comprendere che la cosa è inaccettabile. Secondo: la carica elettrica è data dalla rotazione della
particella; di conseguenza, una particella che non ruota non può avere carica. Allora le possibilità sono
due: o lo spazio compie incessantemente il miracolo della perfetta sfericità -solo per i pioni- e allora questi
non possono avere carica; oppure i pioni hanno carica e allora devono ruotare, avere un asse di rotazione
e quindi uno spin.
 Proprio perché le dinamiche costruttive della massa non possono dare mai forme perfettamente
sferiche, l’Ipotesi-glub afferma che tutte le particelle dell’universo, dalle più grandi (protoni e neutroni)
alle più piccole (schegge neutriniche) ruotano intrinsecamente e quindi posseggono una carica elettrica
(+ - 0); i neutrini costituiscono l’eccezione, ma solo misurativa, nel senso che ruotano ma producono una
carica troppo debole per essere percepita dalle altre particelle e dai nostri appositi strumenti.
Tutte le particelle dell’universo ruotano, quindi hanno carica elettrica (+ - 0)
Il loro piano fondamentale ruota, perciò possiede un asse di rotazione
L’asse di rotazione è lo spin, quindi tutte le particelle hanno spin diverso da 0
Il pione non può avere spin uguale a 0
Il pione ha carica e ha spin
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Mistero Muone
Fisica delle Particelle
 I fisici cianciano di S-muoni e D-muoni, di chiralità e parità, di rotture di simmetria e di altre amenità. La
scheggia neutrinica (1) ha una massa trascurabile che ruotando produce un vortice altrettanto
trascurabile, quindi ha massa quasi zero e carica impossibile da rilevare
strumentalmente. La scheggia elettrone-positrone (2) ha una massa
molto piccola, forma una piccola paramassa (azzurra), ma sufficiente per
provocare un vortice che a breve distanza dagli apparecchi è rilevabile.
Se la scheggia elettrone-positrone che viene prodotta possiede delle piccole gibbe neutroniche,
l’addensamento della paramassa aumenta di molto dando una particella assai più pesante e rotante nello
stesso verso dell’elettrone-positrone: ecco il muone (3). Si compia adesso il passaggio inverso: i raggi
cosmici producono una scheggia rotante concordemente in senso orario (elettrone) accompagnata da
diverse piccole gibbe che ne aumentano considerevolmente la paramassa: è il pione negativo. Subito
varie gibbe si staccano dalla massa madre iniziando la loro corsa come neutrini: rimane l’elettrone con
meno gibbe che forma un muone negativo; infine altre gibbe si staccano dalla massa madre, altri neutrini
vengono liberati e rimane il solo elettrone che ruota in senso orario. Se la scheggia madre è un positrone
si avrà la sequenza pione+, muone+ (e neutrini), positrone (e neutrini).
 “Oltre la particella di Dio” – Lederman/Hill
“Il risultato ottenuto eseguendo l’esperimento del decadimento del pione con carica negativa risulta
scioccante: la chiralità del muone di carica negativa prodotto nel decadimento è sempre D…”.
Basta poco per scioccare i fisici. Da quanto detto è ovvio che un pione negativo decadrà prima in un
muone negativo e poi in un elettrone. Per quale ragione la massa madre del pione, che ruota in senso
orario dovrebbe cominciare a ruotare in senso antiorario dopo essersi liberata dei neutrini? Se lo facesse
diventerebbe un muone positivo! Quindi:
pione-
muone- (D)
elettrone-
pione+
muone+ (S)
positrone
(Dove sta il problema, dove sta lo shock, dove sta il mistero? Chi lo sa, è un mistero)
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Bosone di Higgs 1
Fisica delle Particelle
 “Oltre la particella di Dio” – Lederman/Hill
“Tutte le masse delle particelle, e la loro marcia S-D-S-D attraverso lo spazio-tempo, sono dovute
all’oscillazione fra S e D, e ogni volta che un S si trasforma in D si scarica un’unità di carica debole nel
vuoto grazie al campo di Higgs. E ogni volta che un D si trasforma in S, la particella riassorbe carica
debole dal vuoto. Questa è l’origine della massa”.
Immagino, lettore, che sarai contento perché finalmente sai cos’è la massa, la capisci completamente nella
sua sostanza, nella sua natura. Grazie signori fisici!
Battute a parte, spesso ci si chiede se i fisici credano veramente, con piena consapevolezza, alle cose che
dicono. Se così fosse, starebbero ormai precipitando senza freni verso il fondo del cul de sac; fatto
peraltro inevitabile quando non esistono più paletti etico-intellettuali ma solo un completo abbandono,
anima e corpo, alla matematica e all’astrazione. Ma -risponderebbero indignati i fisici- il bosone di Higgs
è stato visto, è una realtà sperimentale.
 Alleluia! Due considerazioni:
- Ci si è sempre sforzati di non mettere in dubbio gli esperimenti dei fisici, riconoscendo loro competenza
e serietà, al massimo si è cercato di spiegare come alcuni non sembrino esaustivi, proprio per le modalità di
svolgimento (Michelson & Morley, Stern-Gerlach), ma a questi livelli, con esperimenti così complessi e
arzigogolati bisogna ammettere l’insorgere di un colpevole scetticismo: cerchiamo il bosone W e lo
troviamo, cerchiamo la particella tal dei tali e la troviamo, cerchiamo il bosone di Higgs e lo troviamo.
Insomma, devo trovare un ago nel pagliaio e bingo, eccolo qua! Questa sospettosità è spiacevole, forse
l’eccessiva frequentazione di questi signori -a livello di letture- ha finito per allentare la ferrea fiducia negli
scienziati che si occupano di fisica fondamentale.
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Bosone di Higgs 2
Fisica delle Particelle
- Se fosse vera l’ipotesi che negli acceleratori si creino sempre le poche e solite particelle, allora
interverrebbero pesantemente i fattori probabilistici e le varie “particelle pesanti” apparirebbero negli
esperimenti con frequenze date dalla probabilità di associarsi effimeramente. Aumentando il numero di
esperimenti e aumentando la potenza degli acceleratori si formerebbero, oltre alle usuali associazioni,
anche altre molto più rare, al limite dell’impossibilità statistica. Questo significa che almeno teoricamente
si può formare un infinità di particelle effimere, ognuna con precisi valori di massa, carica e altro; perciò,
insistendo, si può prima o poi trovare la particella che si cerca: se si cerca la particella di Dio con precise
caratteristiche la si trova; se si cerca la particella della Madonna, con caratteristiche diverse, che sta alla
base di un’altra teoria, con pazienza la si trova. Purtroppo quindi
Trovare tutto vuol dire non trovare niente
Trovare una particella per confermare una teoria è un’operazione spuria
Aver trovato una particella con le caratteristiche previste per il bosone di Higgs
non conferma in alcun modo tale teoria
Infatti, siamo nel 2016, sono già passati tre-quattro anni dalla sua scoperta: ti sembra, lettore, che
l’umanità abbia finalmente compreso qualcosa di più sulla struttura ultima dell’universo?
 Da Internet: “Bosone di Higgs in breve: le particelle sono descritte come increspature di entità
chiamate campi ( cosa sono?). I campi sono in genere nulli ovunque ( perché?), tranne che sulle increspature
(perché?). Il bosone di Higgs è descritto anche lui come l'increspatura di un campo, il campo di Higgs, che
assume però valori diversi da zero ovunque ( perché?). Le particelle, originariamente a massa nulla ( come
mai?), risentono della presenza di questo campo ( con quale meccanismo?) e si comportano come fossero
massive (perché?). Questo meccanismo è detto appunto Meccanismo di Higgs".
In questo breve paragrafo ci sono ben sette quesiti richiedenti spiegazione, e in tutti la risposta dei fisici
sarebbe “non lo so”, “non mi interessa”, “perché quadra matematicamente”, “sono fatti della natura”. Si
immagini cosa accadrebbe in un qualsiasi articolo, saggio, conferenza o libro divulgativo se ogni volta li
interrompessimo con la domandina chiave. Purtroppo per noi -e fortuna per i fisici- nessuno glielo chiede
così possono continuare imperterriti.
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Simmetria e Forze 1
Fisica delle Particelle
 Esaurito l’argomento delle interazioni e delle forze, si impone un quadro riassuntivo per meglio fissare
le idee. La struttura dello spazio può presentare una di queste tre situazioni:
- lo spazio ha una simmetria assoluta se si trova nella condizione di densità-glub omogenea
- lo spazio ha una simmetria imposta quando la presenza di materia ha alterato la densità omogenea, ma
non sussistono salti di densità, cioè si verifica una distribuzione a scalare perfetta
- vi è una rottura di simmetria imposta quando si verifica almeno una delle due condizioni relative alle forze,
cioè la compressione differenziata e/o la sovrapposizione di vortici. Questi eventi spingono la materia a
trovare una nuova collocazione spaziale in modo da ristabilire la simmetria imposta, che però risulterà
diversa dalla precedente. L’azione di ristabilimento di una nuova simmetria imposta è la forza.
 Si faccia ora il punto su che cosa dice la fisica contemporanea in merito alle particelle e alle interazioni,
escludendo dal discorso i fotoni perché non sono materia in senso stretto -visto che appartengono alla
struttura-glub- e i neutrini, dato che la loro quasi massa è del tutto trascurabile.
Rimangono i leptoni e gli adroni (oppure i quark); ebbene, tutte queste particelle, secondo la fisica,
partecipano alle interazioni gravitazionali, deboli ed elettromagnetiche, mentre i soli leptoni non
partecipano alle interazioni forti. Il quadro che emerge e apparentemente abbastanza plausibile visto che
“quasi tutte partecipano a tutto” (l’unica eccezione è costituita da leptone-interazione forte), ma
l’impressione di completezza scompare immediatamente quando si esaminano gli effetti poiché alcune
interazioni sono solo repulsive, altre solo attrattive e altre ancora sia attrattive che repulsive.
Questi dunque i difetti:
- Leptoni senza interazioni forti
- Interazione forte solo attrattiva
- Interazione debole solo repulsiva
Ne risulta una struttura sottostante ai fenomeni naturali con forti doti di selettività, capace di fare
preferenze e scelte secondo simpatia, che non è molto credibile.
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Inaudito Clic Essenziale
Simmetria e Forze 2
Fisica delle Particelle
 L’Ipotesi-glub fa emergere un’idea della struttura soggiacente assai più semplice e completa: partendo
dal presupposto che ogni particella materiale possiede un addensamento a scalare e un vortice, e che da
questi elementi dipendono le interazioni, si dovrà escludere qualsiasi forma di selettività; infatti:
- Tutte le particelle partecipano all’interazione elettromagnetica, sia con attrazione (compressione) sia
con repulsione (espansione)
- Tutte partecipano all’interazione forte, sia con guscio attrattivo (es. protone-protone, protoneneutrone) sia con guscio repulsivo (es. protone-elettrone)
- Tutte partecipano all’interazione debole, sia con attrazione (associazioni effimere) sia con repulsione
(scioglimento di associazioni effimere e scheggiatura di grani)
- Solo l’interazione gravitazionale risulta esclusivamente attrattiva (compressiva) perché legata
all’addensamento a scalare.
Emerge così una struttura di base assai più plausibile proprio perché non selettiva, del tutto ottusa,
incapace di scelte, in grado solamente di rispondere sempre nello stesso modo alle stesse situazioni,
fulgidamente causale.
 Nel concludere la trattazione delle forze si deve, paradossalmente, riconoscere ai fisici il merito di
riuscire a girare intorno al problema capendolo nelle sue linee generali pur senza coglierlo nella sua
essenza. Ma girarci intorno brillantemente è segno di acume e intuitività, e va giustamente apprezzato.
Appare evidente che allo stato attuale i fisici sono approdati all’incompatibilità fra meccanica quantistica
e relatività: questo li getta nel più atroce sconforto perché urta la loro paranoica tendenza a unificare
(matematicamente) e misurare. Pertanto, sono inconsapevoli dello straordinario risultato a cui sono giunti,
e cioè che meccanica quantistica e relatività sono effettivamente incompatibili e non-unificabili perché si
occupano di due fenomeni diversi: la meccanica quantistica si occupa dei vortici-glub (forza elettro-fortedebole) e dei vortici-glub in movimento (forza magnetica), la relatività si occupa degli addensamenti a
scalare (gravità). Sebbene provocati dallo stesso meccanismo di base (interazione glub-materia),
obbediscono a proprietà diverse e perciò non sono unificabili; l’unificazione sarebbe possibile solo se si
riuscisse a matematicizzare la struttura-glub, ma è ovvio come si sia ben lontani da una simile eventualità.
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Inaudito Clic Essenziale
Quark 1
Fisica delle Particelle
 I quark non sono necessari, tuttavia, se proprio si vuole accettare la loro realtà, vuol dire che il processo
generativo di materia che s’innesca entro la struttura-glub non produce l’arco-nucleone bensì l’arcoquark. Il grano elementare ha una massa compresa entro valori di massima e di minima piuttosto ravvicinati:
la metà superiore dei possibili valori di massa forma il quark u, la metà
inferiore il quark d. Il quark u, avendo valori limite vicini al massimo consentito,
può essere levigato dall’azione dello spazio e perdere qualche scheggia per diventare un quark d. Anche
il d può essere levigato, ma ne risulterà un altro d.
Le proprietà misteriose dei quark sono due: sapore e colore. Il sapore viene stabilito, molto
semplicemente, dalla quantità di massa; quindi si hanno solo due valori di sapore ( u e d).
Colore: è importante comprendere che se i quark sono una realtà, allora tutte le
proprietà descritte nei capitoli precedenti non vanno riferite ai singoli quark ma ai
sistemi costituiti da tripletti di quark, cioè ai nucleoni (le schegge rimangono
comunque tali). I quark si dispongono a tripletto, questo sistema inizia a ruotare
acquisendo un piano fondamentale di rotazione e uno secondario nonché un
vortice che si estende teoricamente all’infinito. E’ chiaro? La carica elettrica compare dopo la formazione
del tripletto, quindi il quark singolo non possiede carica elettrica ma ruota e si dispone come gli pare.
Oppure si potrebbe dire che i singoli quark hanno una carica elettrica primaria (non misurabile) mentre i
tripletti hanno una carica elettrica secondaria (misurabile). Il quark è una particella piccola e
tondeggiante, le cui ridotte asperità morfologiche producono rotazioni identiche sui vari piani (non vi
sono piani privilegiati) e soprattutto generano vortici a braccia molto più strette rispetto ai nucleoni.
I singoli quark non posseggono piani di rotazione privilegiati, sono tondeggianti con possibili
gibbe e producono vortici a braccia strette
Unendosi in tripletti per concordanza rotazionale dei vortici, formano una particella composta
che acquisisce un piano fondamentale di rotazione e uno secondario
La proprietà di “carica elettrica” compare dopo che si è formato il tripletto
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Inaudito Clic Essenziale
Quark 2
Fisica delle Particelle
 Nelle figure si vede un vortice intenso in prossimità del grano-quark, che però scema rapidamente a
mano a mano che si allontana dalla massa effettiva; il vortice della particella composta (nucleone), invece,
diminuisce con più gradualità.
 Si riassumono le caratteristiche dei quark:
- sono tondeggianti con piccole gibbe
- hanno sapore u-d, dato dalla massa
- non posseggono piani di rotazione privilegiati, perciò ruotano
e si dispongono in tutti i modi possibili
- hanno un vortice a braccia strette (per le scarse asperità morfologiche) molto intenso vicino al grano,
che s’indebolisce rapidamente allontanandosi
- tutte le proprietà materiali vengono acquisite quando tre quark si dispongono in tripletto, che appare
come la disposizione più stabile.
Allora, le onde di riequilibrio generano i grani in V 3 che cominciano a ruotare secondo i più svariati piani
di rotazione; si forma anche l’addensamento a scalare. Quando due di questi elementi, ormai diventati
quark, s’incontrano, si dispongono in modo che le rotazioni siano concordi e si produca attrazione. Ma
due costituiscono un insieme incompleto: si richiede un terzo quark per stabilizzare il sistema. Il tripletto
forma un nucleone che comincia a ruotare secondo il piano fondamentale e secondario, determinando ciò
che si chiama carica elettrica.
Poi, l’organizzazione del Nostrun procede come già descritto in altri capitoli.
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Inaudito Clic Essenziale
Quark: Quesiti 1
Fisica delle Particelle
Ora si può tentare un’interpretazione della teoria dei quark seguendo uno schema a domande-risposte.
 In quale modo i quark costruiscono le particelle complesse?
Per prima cosa si fissi il tripletto standard assegnando un nome a ogni verso di rotazione.
Nella posizione standard il quark A è rosso, il B verde e il C blu. Come esempio applicativo si consideri
la figura, dove le particelle sono libere di ruotare a loro piacimento: in questo caso due quark sono rossi e
uno blu. Incontrandosi, può accadere che il quark A
mantenga l’orientamento, che il B giri di una novantina di
gradi in senso orario per rendere il verso di rotazione dei suoi
piani concordi con quelli di A; e infine, che il quark C
mantenga la rotazione. A questo punto, i tre vortici sono concordi al centro del sistema e i quark si
attirano (per compressione) costituendo un tripletto dove A è ancora rosso, B è diventato verde e C
blu.
Dal momento che i quark possono ruotare a piacimento poteva formarsi un tripletto diverso modificando
opportunamente le rotazioni. L’unico vincolo è la concordanza rotazionale al centro del sistema.
 Quale significato assume la proprietà di colore?
Nessuno, poiché ha la stessa funzione di riferimento degli assi cartesiani, solo che questi consentono
fruttuosi sviluppi mentre il colore finisce lì. Potendo ruotare a piacimento, i quark sono in condizione di
modificare il proprio colore secondo necessità, perciò se s’incontrano due rossi e uno verde, uno dei rossi
provvede immantinente a ruotare in modo da assumere la posizione blu per formare il tripletto. Questo
spiega perché non si trovano quark liberi: essi possiedono una fortissima reattività dato che possono
orientarsi a seconda delle necessità. A causa dell’indifferenza rotazionale la proprietà di colore è
innecessaria, quasi quanto i quark.
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Inaudito Clic Essenziale
Quark: Quesiti 2
Fisica delle Particelle
 E la carica frazionaria?
Il nucleone va visto come un sistema a tre componenti rotanti concordemente al centro, che a sua volta
ruota su se stesso. Da questo si deduce che la carica elettrica è una proprietà che il sistema acquista in
una fase immediatamente successiva alla sua costituzione in tripletto, e quindi le rotazioni dei quark
(colori) non danno alcun contributo diretto alla carica elettrica.
Si può assegnare a ciascun quark qualsiasi valore di carica frazionaria purché la loro somma dia la carica
elettrica del nucleone. Per questo, l’attribuzione di cariche frazionarie ai quark con la loro risultante dal
tripletto destano l’immediato sospetto di un gioco a incastro puramente matematico, sebbene brillante e
astuto. Allora, un protone ha carica elettrica +1 non perché così risulta dalla somma delle cariche dei suoi
quark (2/3 + 2/3 - 1/3) ma perché possiede rotazioni concordi antiorarie lungo i piani di rotazione
fondamentale e secondario, rotazioni acquisite dopo la costituzione in tripletto.
 Se due particelle di massa simile e carica opposta interagiscono, si annichilano; perché ciò non accade
ai quark del tripletto?
La ragione va cercata nel guscio repulsivo del quark, che si comporta diversamente rispetto al guscio
delle particelle composte. I quark ravvicinati subiscono un’elevata attrazione quark-elettrica tra i vortici,
ma tale risulta anche la repulsione del guscio per sovrapposizione discorde intorno ai grani (il vorticequark ha le braccia piuttosto strette). Il guscio repulsivo dei quark ha raggio più corto di quello dei
nucleoni, ma in prossimità del grano produce una forza di molto superiore rispetto all’analogo tra i
nucleoni, e impedisce così l’annichilazione.
 Perché allontanando i quark l’attrazione aumenta (libertà asintotica)?
Nella figura 1 l’attrazione di tipo quark-elettrico (frecce rosse) è in equilibrio con la repulsione del guscio
(freccia blu). Allontanando i quark (2), l’attrazione di tipo quark-elettrico
diminuisce progressivamente, ma i vortici, essendo a braccia strette, diminuiscono
di molto di più l’efficacia repulsiva del guscio: il risultato è un prevalere netto
dell’attrazione elettrica sulla repulsione forte, che si traduce in un possente
richiamo tra quark.
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Quark: Quesiti 3
Fisica delle Particelle
 E i mesoni, formati da coppie quark-antiquark?
Tutti i mesoni sono schegge, residui di frantumazione e/o levigazione di quark o nucleoni, associazioni di
schegge oppure vengono generati dalle collisioni, ma non dovrebbero avere la struttura a quark. Quindi si
può affermare che le schegge hanno una carica elettrica primaria, ma misurabile rispetto a quella più
complessa del tripletto.
 E l’antiquark?
Se ha senso parlare di antimateria non ha significato parlare di antiquark. Per passare dal protone
all’antiprotone bisogna invertire le rotazioni dei piani fondamentale e secondario: risulta una particella
con la stessa massa del protone ma caricata negativamente, che non si può produrre tranquillamente a
causa del condizionamento spaziale, o che sarà presto annichilata.
Per i quark le condizioni sono assai più facili: il condizionamento spaziale agisce sui quark ma in maniera
blanda quindi può, ogni tanto e con maggiore frequenza, generarsi un antiquark che sarà comunque
presto annichilato.
 Quale ruolo giocano i gluoni?
Poiché non esistono, nessuno. L’esercizio delle forze -di tutte le forze- è compito dello spazio-glub. I
gluoni non esercitano la forza forte perché questa scaturisce dai meccanismi di espulsione-sostituzione e
blocco-accumulo subiti dai glub dei vortici; i gluoni non sono responsabili della libertà asintotica dato che
pure questa si deve ai meccanismi appena detti; i gluoni non cambiano i colori dei quark perché le
particelle provvedono da sole ad assolvere l’incombenza ruotando secondo necessità.
Certo, se i signori fisici proponessero di associare i gluoni ai glub addensati intorno alla materia, con
tutte le implicazioni a cascata che ne seguirebbero, allora si potrebbe anche prenderli in considerazione.
Per il momento il lettore cancelli senza esitare i gluoni e con loro le particelle messaggere; e già che c’è,
cancelli pure la cromodinamica quantistica e non ci pensi più.
Giova concludere con il famoso aforisma del Grande Algerino:
“Pensa a poche cose, purché siano quelle giuste”
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Cosmologia
Capitolo 16
Semplicità
Entità
1° Ipotesi 1
1° Ipotesi 2
2° Ipotesi
Nostrun: Big Bang
Gioco di Bolle
Folli Riflessioni
Imprinting
Adesione
Glub 1
Glub 2
Confronto 1
Confronto 2
Confronto 3
Espansione
Gli Oscuri
Stopini 1
Stopini 2
Eenìa Oscura
Evoluzione dell’Universo
4° Principio: Importanza
Buchi Neri 1
Buchi Neri 2
Buchi Neri 3
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Semplicità
Cosmologia
Un altro dei grandi fastidi che la fisica contemporanea reca alla mia anima è la cosiddetta “complessità”:
con il Big Bang i cosmologi fanno nascere universo-tempo-materia in un colpo solo -senza ovviamente
alcun tentativo di spiegazione al riguardo- quindi, dal momento che materia-massa-temperatura sono
forme già molto complicate -secondo loro- si deduce che l’universo è nato complesso. Io invece sostengo
che il nostro universo è nato semplice, banale e ottuso, ed ha acquistato complessità nel tempo, avendo a
disposizione qualche miliardo di anni e una struttura che gli ha consentito di provare un’infinità di
possibilità, di scartare quelle instabili e di mantenere quelle stabili. I fisici potrebbero sostenere che
l’estrema complicazione iniziale ci appaia così solamente perché non si è ancora trovata la risposta ultima,
che illuminerebbe tutto alla luce della semplicità. Sarà senz’altro così, ma secondo me questa eventualità
se la sono già giocata da tempo, hanno superato il punto di non ritorno, non è più possibile: avendo
adottato l’astrazione, la matematica e l’imperscrutabile, qualsiasi possibilità di trovare una risposta ultima
e semplice è ormai fuori dalla loro portata. Non c’è scampo, per loro l’universo è nato complesso e più
approfondiranno la cosa più accentueranno tale complessità.
Per me le possibilità sono due e tremendissime: o l’universo è stato generato da una fantomatica entità
creatrice oppure si è innescato da solo. Nel primo caso, trovo inaccettabile che l’entità creatrice abbia
schioccato le dita -metaforiche- per generare da subito qualcosa di così complicato e arzigogolato; no,
per me l’entità creatrice è la suprema semplicità, solo così potrei riconoscerne il tocco divino e, con una
dura violenza intellettuale, accettarlo. Trovo altresì inaccettabile che se il nostro universo si è innescato
da solo lo abbia fatto con una simile complessità di partenza; no, come può qualcosa di assolutamente
ottuso dare il via a qualcosa che non sia altrettanto ottuso? Comunque si rigiri la frittata, la scaturigine
non può che essere semplice, mentre la complessità è un fattore acquisito nel tempo. Almeno, questo è il
mio pensiero e su queste basi ho cercato di costruire l’ipotesi-glub.
Suddividerò il tutto in due parti ben distinte: la prima sarà il racconto dell’origine del nostro universo, con
la scontata premessa che quando si parla di cosmologia nulla è dimostrabile, perciò si fanno pure ipotesi,
più o meno ragionevoli, più o meno affascinanti, che vanno saggiamente considerate con il doveroso
scetticismo. La seconda parte conterrà il confronto fra l’Ipotesi-glub e la teoria più gettonata dai fisici, il
Big Bang.
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Entità
Cosmologia
 Cosa si sa dell’entità, questa strana cosa che costituisce l’intero universo -e non solo il Nostrun-,
capace di ogni costruzione, di ogni azione, avendone l’assoluta esclusiva?
- L’entità è lo spazio, guai ad affermare che l’entità riempie lo spazio perché starebbe a indicare che
entità e spazio sono due cose diverse
- Se l’entità è in grado di frantumarsi e di legarsi labilmente è possibile che possegga una qualche
struttura interna quantomeno accennata, grezza e semplicissima, eppur presente
- L’entità frantumata è in grado di subire spostamenti spaziali e pressioni, quindi le gocce di entità sono
impermeabili tra loro e non possono compenetrarsi
- Le gocce di entità sono in grado di collaborare: se unite dall’adesione-labile si comportano come
un’unica goccia, come se fossero capaci di rendere precariamente coerenti le loro strutture interne
- L’entità non è materia né energia né onda. E allora che diamine è?
- L’entità può essere sgretolata: le sue forme organizzate (glub, grano) possono disarticolarsi fino al
raggiungimento dell’uniformità gocciolare, ma non può essere distrutta perché implicherebbe la
scomparsa di una porzione di spazio, cioè il sopravvenire di una nuova singolarità
- Se ci fosse qualcosa oltre l’entità, sarebbe il non-spazio? Il vuoto primordiale? Allora il vuoto
primordiale non occupa spazio? O è comunque una forma di spazio diversa dall’entità? E come si fa a
essere senza occupare spazio?
- L’attività dell’entità è perfetta, non richiede energia essendo questa un effetto successivo
- Possiede tre caratteristiche meccaniche: il movimento progressivo che trasmette impulsi per
propagazione, la viscosità che permette il dislocamento per fare posto ad altra entità senza mai
determinare assurdi spazi vuoti, la capacità di frantumazione e incollaggio labile
 Filosofando. Si può concepirla come infinita? Entità infinita, pazzesco. Si può concepirla come
eterna? Entità sempre esistita, pazzesco. Entità-dio allora? Per un suo atto di volontà, si manifesta la
frantumazione con tutto ciò che ne è seguito, quindi il Nostrun è interno a dio, è una sua parte, e tutto
partecipa del divino. Se vale il divino allora ogni e-s non è la totale ottusità ma la totale perfezione? E se
è perfetto perché oscilla tra l’incollarsi e lo staccarsi? L’atto frantumante ha ridotto il suo grado di
perfezione? Il nostro universo è dunque un quasi perfetto, possiede un una specie di peccato originale?
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1° Ipotesi 1
Cosmologia
 Finora ci si è spinti fino al punto in cui lo spazio che forma l’universo si identifica con l’entità compatta;
ciò esclude qualsiasi possibilità di considerare eventi verificabili e tempi misurabili secondo i nostri
parametri (non vi sono strutture inglobate, energia, materia, luce, altre radiazioni). Ora si immagini lo
stesso spazio ma completamente vuoto, totalmente privo di entità. Dicendo vuoto s’intende il vuoto
assoluto, senza nulla, il vero nulla. Se si confronta lo spazio a entità compatta e lo spazio vuoto, ci si
accorge che entrambi sono identici in quanto a effetti: non ci si potrebbe librare nello spazio vuoto
perché non ci sarebbero esseri costituiti da più strutture, non si invierebbero messaggi sonori o luminosi
perché entrambi necessitano di strutture di supporto che il vero vuoto non possiede; insomma, sono
identici, con la differenza fondamentale, che uno è il nulla e l’altro è entità. A questo punto si incontra un
drammatico bivio: o l’universo (entità compatta) si origina dal vuoto primordiale o l’universo (entità
compatta) non trae origine da nulla perché è lui la sostanza primigenia.
 1° ipotesi: esiste il vuoto primordiale
Allora ci sono stati due fatti decisivi e non uno solo: il Grande Evento (GE) e il Piccolo Evento (PE).
Il Piccolo Evento coincide con il Big Bang: frantumando l’entità ha dato il via al nostro universo e al
nostro tempo; il Grande Evento lo precede e segna la comparsa dell’entità dal vuoto primordiale.
Questa la successione: vuoto primordiale - (GE) - entità compatta - (PE) - entità frantumata
Cosa ha determinato la Singolarità 1 (Grande Evento) e cosa ha determinato la Singolarità 2 (Piccolo
Evento)? La Singolarità 2 (Big Bang) potrebbe essere il ritorno di una porzione di entità allo stato
primordiale precedente, ma questo implicherebbe la possibilità che il processo si manifesti ancora mentre
tutto sta a indicare che l’entità sia una condizione irreversibile. Inoltre, il ritorno allo stato primordiale
farebbe inferire la possibilità della scomparsa del Nostrun in un Grande Puff, cosa tutto sommato
sgradevole. Certo, continuando a ragionare in termini di causa-effetto si può retrocedere quanto si vuole
ma arriverà il momento in cui si troverà qualcosa che non ha causa. Oltre alla follia di pensare a qualcosa
di incausato si deve pure pensare a come l’incausato ha potuto produrre l’entità. La causa incausata che
sorge spontanea è il vuoto, il nulla di nulla, ma il vuoto può essere solo un contenitore non una causa
efficiente perciò è stata introdotta l’entità, che è vuoto per la percezione ma di fatto sostanza, sebbene di
natura ignota. Si tratta quindi di iniziare ad affrontare l’ontologia dell’entità.
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1° Ipotesi 2
Cosmologia
Come fa il vuoto primordiale a formare spazio-entità? Esiste una spiegazione che è al di fuori della
portata umana o c’è speranza? Il fisico ignora che cosa sia il nostro vuoto e che cosa sia la singolarità che
ha determinato il nostro universo mentre l’Ipotesi-glub lo sa, ciò vuol dire che è possibile trovare risposte
e che quindi potrebbe esserci una anche per il Grande Evento.
Nulla sapendo della natura di ciò di cui si sta parlando, si può lasciare che la fantasia continui a sfrenarsi:
si immagini che ogni porzione di vuoto primigenio, date le forti analogie con l’entità compatta,
abbia la possibilità di oscillare fra i due stati citati: lo stato-vuoto Sv e lo stato-entità Se.
Come fanno i fisici, si rappresenti il tutto con una manopola che può ruotare solo in senso
orario e solo di 180°, perciò allo spazio e consentito di oscillare esclusivamente da S v a Se, e
una volta raggiunto lo stato Se non può tornare indietro perché Se è irreversibile.
Lo spazio primigenio oscilla fra due stati identici negli effetti, ma agli antipodi nella loro natura:
l’uno è il vuoto assoluto, il nulla, l’altro è l’entità
L’oscillazione è orientata dallo stato-vuoto allo stato-entità; lo stato-entità è irreversibile
Sul perché possa manifestarsi tale oscillazione non sussiste la più pallida idea, ma essa dice due cose:
che l’entità scaturisce dal nulla, al quale assomiglia pericolosamente, e che lo spazio diventato entità
risulta più stabile e concreto.
Si visualizzi dunque lo spazio-vuoto servendosi di una miriade di manopoline blu, tutte con l’indice su S v:
a un certo punto, in alcuni settori si manifesta l’oscillazione,
la quale ha la capacità di condizionare i settori adiacenti –
perché?-, che a sua volta oscillano e si bloccano. Ora molte
manopoline di una parte dello spazio-vuoto sono diventate rosse (Se). Si intuisce che ben presto si
formerà una bolla rossa entro lo spazio blu, bolla irreversibile e in continua
espansione perché l’oscillazione è contagiosa: la figura mostra come appare lo
spazio primigenio in un certo istante della sua esistenza. Si è compiuto il primo
passaggio mentale della narrazione.
L’universo-vuoto sta diventando universo-entità, che si chiamerà semplicemente universo
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2° Ipotesi
Cosmologia
 2° ipotesi: l’entità compatta è la struttura primigenia
Se l’entità compatta è la struttura primigenia allora è infinita, eterna e increata. Assumendo come punto
fermo questo concetto si presentano quattro fatti problematici:
- L’entità compatta è lo spazio, perciò lo spazio e il suo volume sono sempre esistiti
- L’entità compatta è lo spazio, la sua frantumazione (Big Bang) genera il nostro spazio, quindi il
passaggio non è come dicono i fisici dal non-spazio allo spazio bensì dallo spazio al nostro-spazio
- Se l’entità compatta è spazio assolutamente inerte, come ha potuto innescarsi la frantumazione? Come
ha potuto generarsi una discontinuità nella perfetta continuità? Forse l’entità non è così perfettamente
continua e possiede un qualche germe d’imperfezione?
- Il quarto problema sembrerebbe risolvibile: se l’entità compatta è assolutamente inerte allora, di fatto,
non esiste secondo i canoni umani. Ma perché l’uomo e la sua mente devono essere il metro di misura
dell’universo? Se qualcosa è in qualche modo definibile -e l’entità compatta lo è- in qualche modo deve
esistere. Si tratta di un’altra forma di esistenza che non solo non si può negare a priori, ma esattamente al
contrario si deve accettare a priori. E’ assai dura da masticare: l’entità compatta è una forma di esistere
con gli attributi di essere infinita, eterna e increata (inevitabile che prima o poi ci si ponga il tremendo
quesito su quale forma di esistenza possa basarsi su simili attributi).
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Nostrun: Big Bang
Cosmologia
 Prima della singolarità non vi è né tempo né spazio perché l’unico spazio concepibile è quello
frantumato, attivo, generatore. Poi avviene il fatto inaudito: nello spazio-entità inerte si manifesta una
singolarità, accade cioè che una porzione di entità scompare, si annulla! Non si chieda come ciò è stato
possibile, nessuno c’era. Si potrebbero immaginare due situazioni:
- In un settore dello spazio-entità, la manopola torna indietro -o compie altri 180°- provocando
l’oscillazione che riporta da Se a Sv, cosi si forma un buco nell’entità.
Oppure:
- L’entità inerte (1) è attraversata da fluttuazioni auto-generantesi (2), le quali, concentrandosi in una
zona, e casualmente trovandosi in opposizione di verso (3), producono uno strappo nel tessuto-entità (4).
Le figure tentano di visualizzare la situazione.
Comunque sia andata, l’entità compatta
contiene ora un piccolo settore privo di se
stessa e questo risulta inaccettabile, il buco va immediatamente riempito, anzi, nell’istante stesso in cui
inizia a formarsi già l’entità deve provvedere a colmarlo. Insomma, che cosa può fare a quel punto l’entità?
Non ha scelta, deve colmare l’assurdo inviando se stessa nello strappo, collassando; ma ciò significa
strappare lungo gli orli della singolarità, e una volta strappato il primo strato, strappare il secondo e così
via (5) finché i frammenti di entità non avranno completamente colmato l’abnormità (6).
 Si torni al bordo della singolarità, laddove l’entità compatta è costretta a frantumarsi: ogni pezzettino
di entità (e-s) deve dirigere verso l’interno, quindi subisce un impulso con gradiente centripeto (5).
L’entità frantumata reagisce sempre con la stessa velocità e con lo stesso tempo (tc); allora, nel tempo tc
un frammento di entità si stacca dal bordo dell’entità compatta e muove verso la singolarità, ma qui non
esiste energia -che comparirà più tardi insieme alla materia- quindi l’impulso di strappo nel tempo tc viene
trasmesso integro dal frammento che si stacca all’entità compatta provocando un altro distacco nel tempo
tc, questo produce un altro distacco e così via, all’infinito. E chiaro il concetto? Una volta iniziato, un
impulso non può più essere fermato poiché non vi è smorzamento per perdita energetica: così inizia a
espandersi l’universo frantumato, alla velocità di circa 300.000 km al secondo. Alcuni fisici sostengono
che l’espansione ai confini dell’universo abbia un ritmo superiore a quello della luce. Ingiustificato!
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Gioco di Bolle
Cosmologia
 Adesso ci si formi un’immagine mentale: in un punto interno all’entità compatta (rossa, in espansione) si
determina dell’entità frantumata (gialla), la quale comincia a frantumare lo spazio radialmente e
centrifugamente in tutte le direzioni, alla velocità della luce: è nato e si sta
espandendo il nostro universo. Quindi il nostro universo sarebbe una bolla
nella bolla: la bolla-entità rossa non colmerà mai lo spazio-vuoto perché
questo è infinito (se vale la prima ipotesi), la bolla-entità frantumata gialla non
corroderà mai totalmente la bolla rossa perché questa si espande all’infinito, ed entrambe lo fanno alla
velocità tc (o almeno così fa quella gialla). Questo se si accetta l’esistenza del vuoto primordiale,
altrimenti dal disegno va eliminato il settore blu e la bolla rossa diventa infinita.
 Passetto indietro. E’ chiaro che le dimensioni e la forma della frattura iniziale non hanno alcuna
importanza perché sia che si tratti di uno strappone lungo miliardi di chilometri, magari a zig zag, o di un
forellino di un millimetro, il bordo dell’entità compatta subisce comunque l’impulso che frantuma miliardi e
miliardi di elementi-supern, i quali trasmetteranno detto impulso ad altri miliardi di miliardi e così via.
Per comodità, si immagini il Nostrun in espansione di forma sferica od oblunga, e soprattutto si fissi bene
in mente che espandersi vuol dire procedere nella frantumazione di sempre nuova entità compatta, vuol
dire costruire sempre altro “nostro universo” a spese dell’inerte entità compatta.
 Da notare, inoltre, che quando si genera il Nostrun non vi è alcuna traccia di materia, ci sono soltanto
elementi-supern i quali presto sfrutteranno l’adesione-labile per aggregarsi in glub, che col tempo
cominceranno a formare i grani materiali; perciò, all’inizio non vi è neppure temperatura, neanche un po’ di
calduccio, perché non c’è materia vibrante.
La domanda legittima che si sono sempre posti i cosmologi se l’universo fosse infinito o avesse un bordo
ora trova la sua risposta: l’universo -entità compatta e inerte- è forse infinito, il nostro universo -entità
frantumata- ha un bordo, ma dinamico, in continuo spostamento, nell’incessante corrosione a spese
dell’entità compatta. Einstein aveva la fissa della curvatura spaziale e così ha immaginato la tri-sfera, un
universo curvo su se stesso e senza bordi, quindi finito ma allo stesso tempo infinito. Ancora una volta, si
lascia ai lettori la scelta, ma è da preferire decisamente un universo inerte forse infinito a un trucchetto
che olezza fortemente di geometria e che risulta privo di qualsiasi “realtà”.
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Folli Riflessioni
Cosmologia
 Si è supposto che nella bolla rossa dello spazio-entità si manifestasse una singolarità che ha generato
lo spazio frantumato (giallo), ma certo nulla esclude che nello siumultaneamente o in tempi diversi si
determinino altre singolarità; in tal caso lo spazio-entità apparirebbe come
un groviera costellato di buchi, costituenti ognuno un proprio universo.
Maledizione! Com’è difficile pensare oltre, ad altri universi formatisi nello
stesso modo del Nostrun e col nostro incomunicanti. Incomunicanti? E chi
lo dice? Continuando a espandersi potrebbero intercettarsi così il
divertimento sarebbe assicurato.
 Del tutto arbitrariamente si è stabilito che la manopola fosse impossibilitata a girare di altri 180° in
modo da riportare l’oscillazione allo stato Sv, e se ciò accade, dev’essere un evento così raro -addirittura
forse unico- da costituire una singolarità. E se cosi non fosse? Se si manifestasse l’oscillazione e a poco
a poco l’intero universo-entità si ritrasformasse in universo-vuoto? Vengono in mente le parole di Heine:
“Impressioni di Viaggio” - Heine
“La vita e il mondo sono il sogno di un dio ebbro, che fugge silenzioso dal banchetto divino e va a dormire
su una stella solitaria, ignorando che quando sogna crea…E le immagini di questo sogno si presentano,
ora con una variegata stravaganza, ora armoniose e sensate…L’Iliade, Platone, la battaglia di Maratona,
la Venere dei Medici, il Munster di Strasburgo, la rivoluzione francese, Hegel, le navi a vapore, sono
pensieri che si sono staccati da quel lungo sogno. Ma un giorno il dio si sveglierà sfregandosi gli occhi
addormentati, sorriderà, e il nostro mondo sprofonderà nel nulla senza essere mai esistito.”
 Siccome è proprio la frantumazione dell’entità a permettere l’innescarsi delle strutture inglobate, con
tutto ciò che ne è seguito -materia, forze fondamentali, energia e luce-, risulta evidente che all’estrema
frontiera del nostro universo, laddove esso è a contatto con il resto dell’universo compatto, e lo corrode,
tutti i nostri meccanismi si bloccano inesorabilmente. Chi per assurdo riuscisse ad arrivarci vedrebbe un
muro nero, impenetrabile alla luce ma pure alla materia e all’energia; e si accorgerebbe che in realtà il
Nostrun, lungi dall’essere infinito è invece una prigione, che pur espandendosi, rende impossibile ogni
evasione.
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Inaudito Clic Essenziale
Imprinting
Cosmologia
 Si esporrà un’ipotesi su come potrebbero essere strutturati internamente gli e-s, per giustificare la
proprietà di adesione-labile. L’ovale rappresenta il Nostrun a entità
frantumata; il suo bordo è la zona dove avviene la corrosione a spese
dell’Universo a entità compatta; le frecce indicano le direzioni di
strappo: ogni frantume (goccia di entità o e-s) si separa violentemente
dall’entità madre compatta e dirige verso l’interno del nostro universo dove si unirà alle altre gocce e
contribuirà alla sua strutturazione. Orbene, è giunto il momento di supporre: quando il frammento
strappa lungo una qualsiasi delle direttrici, si forma al suo interno una direzione di imprinting coincidente
con la direzione di strappo, che si rappresenterà con linee più o meno dritte di colore rosso. Ogni e-s ha
quindi una direzione interna privilegiata, frutto dello stiramento che ne ha provocato il distacco dall’entità
madre. A mo’ di esempio si immagini che un grumo umido di creta sia stato appiccicato a una parete: se lo
si vuole togliere, lo si prende con la mano e poi si tira in direzione ortogonale al muro; il grumo si stacca ma
porterà impressi i solchi delle dita anch’essi ortogonali alla parete.
Intorno alla goccia, si determinano due settori ben distinti evidenziati dalla figura: un settore “di punta”
(verde) dove affiorano le estremità dell’imprinting, e un settore “di
piatto” (viola) parallelo al piano dell’imprinting. In una visione
tridimensionale, il rettangolo diventa un parallelepipedo in cui le due
basi sono “di punta", due facce laterali “di piatto” e le altre due, causate dalla spazialità, “di bordo”.
In uno spazio a entità frantumata, l’accatastamento degli e-s è caotico: possono disporsi in qualsiasi
posizione, posizione oltretutto soggetta a continui mutamenti legati alla necessità dello spazio di
adeguarsi a ogni novità che il destino gli riserva. E’ evidente che nel considerare e-s adiacenti saranno tre
le posizioni, per così dire, speciali: punta contro punta, piatto contro piatto e bordo contro bordo; in loro
si determina una continuità lineare o planare fra e-s; in tutte le altre esiste discontinuità. Nella figura, ad
esempio, rispetto all’e-s giallo, l’e-s verde stabilisce una continuità “di punta”
mentre quello viola “di piatto” (per ragioni grafiche si è omessa la terza
possibilità). Qualsiasi altro orientamento assumeranno i due e-s rispetto al
riferimento porterà comunque a forme di discontinuità.
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Inaudito Clic Essenziale
Adesione
Cosmologia
 Le tre disposizioni speciali creano situazioni di collegamento che di fatto portano a formare e-s
ingranditi. Tutti gli e-s di un gruppo locale che si collegano in tal modo costituiscono una sorta di isola
precaria dentro il mare dell’entità frantumata, e il loro comportamento privilegia la collegialità rispetto
all’individualità. Ma è stato detto che il movimento del mare frantumato è caotico, incessante, perciò
basterà che qualche ondata costringa alcuni e-s del gruppo a modificare l’orientamento perché il gruppo
stesso si dissolva, almeno in parte, magari acquistando altre gocce che prima erano dis-orientate.
Il processo di allineamento (di punta) e di accostamento (di piatto e di bordo)
è la proprietà di adesione-labile
Gli e-s collegati dall’adesione-labile formano un e-s di maggiori dimensioni
 Un insieme di pochi e-s che trova -casualmente- il reciproco allineamento e/o accostamento mantiene
tale stato, acquista cioè una certa stabilità, perché risulta intuitivo che un piccolo gruppo, quando sarà
investito dalla caoticità del mare circostante, si muoverà solidalmente conservando così la compattezza.
Quindi, se il movimento spinge un e-s, per esempio verso destra, anche quelli a lui prossimi saranno mossi
verso destra riuscendo così a mantenere, seppur precariamente, l’orientamento reciproco. Si ribadisce
che questo vale però per piccoli gruppi risultando assai improbabile che gli elementi di un gruppo grande
possano muoversi tutti solidalmente.
L’adesione-labile forma piccoli insiemi di e-s che riescono a conservare
una precaria stabilità (gruppi e-s)
 Si è detto che il Nostrun è sottoposto a due incessanti tensioni: verso la continuità, cioè verso il
ritorno alla condizione di entità compatta, operata dall’adesione-labile; e verso la discontinuità dovuta al
caotico movimento degli e-s che rimescolano sistematicamente le carte.
Quando piccoli gruppi a sua volta si collegano -per orientamento- ad altri piccoli gruppi si forma un
globulo glub e lo spazio acquista un assetto e delle proprietà tali da costituire una nuova struttura. Si
passa dall’organizzazione ad e-s (struttura-supern) all’organizzazione in globuli (struttura-glub) in un
processo di ultra-organizzazione che condurrà progressivamente a materia-biologia-intelletto. La nuova
struttura è diffusa nella precedente.
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Glub 1
Cosmologia
Ora si tenterà di spiegare una delle importanti proprietà dei glub.
 Grande più grande, piccolo più piccolo
Quando più gruppi si associano per formare un grosso glub, è probabile che semicircondino qualche
gruppo adiacente, il quale, con i movimenti impressi dal mare
frantumato avrà la possibilità di assumere parecchi
orientamenti che lo collegheranno o meno al grosso glub.
Nella prima figura si vede che se il gruppo (a tratti rossi) ha
poco contatto con il glub grosso, i movimenti imposti dal mare
frantumato sono molti e variati; solo uno di questi (freccia blu
verso il basso) porterà il gruppo a collegarsi con il glub e a
esserne assorbito. Invece, nella seconda figura si vede che il glub “avvolge” in buona parte il gruppo
rosso, abbassa la possibilità che questo possa eseguire molti movimenti e lo condiziona a svolgere solo -o
quasi- quello che condurrà all’assorbimento. Notare che le figure sono planari, nel tridimensionale
l’avvolgimento è molto più pervasivo.
Più superficie di contatto esiste tra un gruppo e un glub, maggiore è la possibilità
che il gruppo sia assorbito
Pertanto, più grande diventa un glub, più gruppi tende ad assorbire; per contro, se il glub si riduce di
dimensioni, meno probabilità avrà di assorbire altri gruppi e, anzi, più probabilità vi saranno che debba
cederne di suoi.
In questo modo si potrebbe giustificare la regola enunciata nel capitolo 4.
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Glub 2
Cosmologia
Si approfondirà il tema fondamentale delle onde di riequilibrio.
 Onde di riequilibrio
Il buon senso e la logica, oltre alla statistica, dicono che nel gioco casuale delle adesioni si manifesterà la
tendenza al raggiungimento di uno stato dimensionale standard (densità omogenea DO) diffuso nel
mare caotico del frantume. Ma la regola precedente contrasta questa tendenza. Intanto, i glub giganti
non potranno superare certi valori dimensionali altrimenti si spezzeranno in altri più piccoli compatibili con
lo stato V1: questo è ragionevole perché, come si vede nella figura 2, in un insieme di eccessive adesionilabili il movimento del mare caotico provocherà spinte diverse su vari punti del glub determinando la
cessazione e lo spezzettamento.
Un gruppo catturato si muove e assume l’orientamento del glub in
espansione, ma movendosi costringe a un movimento simile l’intero glub a
cui apparteneva; e movendosi, questo glub avrà la possibilità di allinearsi
con qualche gruppo adiacente, e così via. Si determinano due eventi assolutamente fondamentali: non vi
sono salti di densità se non infinitesimali fra glub adiacenti perché essendo di simili dimensioni hanno uno
scambio paritetico di gruppi, e si determina un onda di ordine ingrandente che a partire dal glub in
espansione si trasmette lungo il mare frantumato teoricamente all’infinito. Si tratta di un’onda di ordine
perché trasmette una direzione di allineamento privilegiata, ed è ingrandente perché l’adeguamento
spaziale dei glub coinvolti avviene nel senso di un loro aumento dimensionale.
Se invece un glub si rimpicciolisce vuol dire che i suoi gruppi si dis-allineano perdendo l’adesione-labile, e
tale dis-allineamento sarà trasmesso all’infinito mediante un onda di disordine diminuente attraverso il
mare caotico. Queste sono le famose onde di riequilibrio.
Un glub che si ingrandisce trasmette un’onda di ordine che tende ad allineare
e ingrandire i glub che investe
Un glub che si rimpicciolisce trasmette un’onda di disordine che tende a dis-allineare
e rimpicciolire, i glub che investe
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Confronto 1
Cosmologia
 E’ interessante confrontare la cosmologia bigbanghesca con la cosmologia glubica. Intanto, è
doveroso riconoscere come assai brillante l’intuizione che lo spazio sia nato in un istante, per poi
espandersi progressivamente, soprattutto tenendo conto dell’idea arcaica che gli scienziati ne hanno.
Pare altrettanto corretto stabilire che in quel istante sia nato pure il tempo, se per tempo si intende
qualcosa di teoricamente misurabile.
 La prima diversità fra i due racconti è molto importante e riguarda l’origine. Entrambe affermano che la
partenza è legata a una singolarità, a un evento anomalo e abnorme, ma da qui comincia la divaricazione
perché il Big Bang fa riferimento a un unico universo mentre l’Ipotesi-glub distingue fra Universo e
Nostrun. Per la prima, l’universo è tutto, ma il tutto coincide con l’universo materiale visibile o intuibile; per
la seconda, questo è il Nostrun, una goccia nel mare del tutto, un buco nel groviera, dal quale si
differenzia per la sua struttura frantumata. Perciò, con il Big Bang si genera ogni cosa dato che prima
non vi era nulla, anzi non ha senso parlare di prima, e quando si crea lo spazio come un’immensa bolla che
si dilata non ha senso parlare di spazio oltre la bolla. L’Ipotesi-glub sottoscrive in parte, a patto che tutto
faccia riferimento al Nostrun, e che per spazio si intenda lo spazio frantumato e discontinuo nel quale
possono evolvere le cose che si conoscono e misurano.
Il Big Bang innesta la sua singolarità in un “qualcosa” precedente che non riesce -e non vuole- neppure
immaginare, mentre per l’Ipotesi-glub prima vi era spazio (entità compatta) e forse si erano formate altre
singolarità da qualche altra parte, ognuna con il proprio sviluppo solipsistico e incomunicabile. Allora,
l’una di fatto crea dal nulla, l’altra organizza dal preesistente. Non vi è gran merito in questo, poiché
l’Ipotesi-glub non è in grado di spiegare come si è creato il preesistente, cioè l’entità compatta, ma è un
lodevole seppur patetico tentativo di inserire le cose in un continuum a suo modo storico, cronologico,
causale, invece di adagiarsi su posizioni ammantate di sovrannaturale come suggerisce la creazione dal
nulla.
La cosmologia bigbanghesca crea dal nulla, la cosmologia glubica elabora il preesistente
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Confronto 2
Cosmologia
 Nell’istante del Big Bang l’intero universo era concentrato in un punto di densità e temperatura
infinita. I sostenitori della Gravità Quantistica lo negano perché per loro la struttura discreta elimina gli
infiniti, ma comunque ritengono che sia la densità che la temperatura fossero elevatissime.
Per la cosmologia glubica, invece, nell’istante della singolarità, il Nostrun aveva dimensioni ignote, non
c’era neanche un briciolo di materia e non possedeva alcuna temperatura, essendo questa il risultato della
vibrazione di particelle materiali ben lontane dall’essere comparse. La radiazione di fondo deve avere
qualche altra spiegazione, per esempio, potrebbe essere il rumore di fondo del Nostrun causato dalle
onde di riequilibrio nel loro incessante e probabilistico sfrecciare in ogni direzione; quindi non si
tratterebbe di una temperatura elevatissima iniziale che poi è andata scemando, ma di una temperatura
rimasta costante sin dall’inizio del tempo.
La cosmologia bigbanghesca parte dalla concentrazione di tutta la materia in un punto;
quella glubica dalla non-materia
La cosmologia bigbanghesca parte da una temperatura infinita (o quasi),
quella glubica dalla non-temperatura
 Un minuto dopo il Big Bang, la temperatura si era ridotta a qualche miliardo di gradi, vi erano protoni
e neutroni e molti fotoni, elettroni e neutrini, che cominciavano a risentire della gravità e della forza
debole. Il diametro dell’universo ha già superato il milione di miliardi di chilometri e dopo altri due minuti è
stato prodotto il 98% di tutta la materia che mai esisterà. La visione bigbanghica è indubbiamente
spettacolare e pirotecnica, mentre quella glubica risulta assai più serena: un secondo dopo il Grande
Flop, se lo strappo era puntiforme il Nostrun aveva un diametro di circa 600.000 Km e dopo un minuto le
sue dimensioni erano ragguardevoli ma non immani; gli elementi-supern si sono aggregati in glub, ma certo
questi non avevano ancora raggiunto la possibilità di portarsi in modo significativo in V 3, quindi non vi
erano ancora materia né forze né energia né calore. Infine, la materia si è costituita incessantemente lungo
i miliardi di vita del Nostrun – e continua tuttora a farlo- e tassativamente non nei primi secondi dopo il
Big Bang.
Secondo la cosmologia glubica, nei primi istanti di esistenza del Nostrun non vi erano
materia-energia-forze-temperatura, ma solo spazio frantumato
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Confronto 3
Cosmologia
 Circa 100 secondi dopo il Big Bang era diventata efficace la forza forte, che procedeva a unire
protoni e neutroni in nuclei di idrogeno, deuterio, elio e qualcos’altro. Per un milione di anni non accadde
più niente, finché, essendo la temperatura scesa a qualche migliaio di gradi, comincia ad agire la forza
elettromagnetica e si formano atomi dalla cooperazione dei nuclei con gli elettroni. Si inferisce dunque
che le forze fondamentali compaiono in successione a mano a mano che la temperatura dell’universo
diminuisce: prima gravità e forza debole repulsiva, poi forza nucleare attrattiva e buona ultima, la forza
elettromagnetica.
La cosmologia glubica non è assolutamente d’accordo: quando i glub, riducendosi allo stato V 3, si sono
ultra-organizzati in materia, hanno generato gli arco-nucleoni, i quali hanno immediatamente cominciato a
ruotare secondo i ben noti piani. Perciò, appena comparsa la prima materia, subito le si sono associati i
vortici nonché i gradienti compressivi nonché le prime levigazioni di schegge: tradotto in soldoni,
simultaneamente alla materia si manifestano tutte le forze fondamentali. Ovviamente, già da un bel po’ si
manifestano flussi di glub sotto forma di energia.
Si potrebbe dire che la cosmologia glubica, avendo ben chiari i concetti di spazio frantumato, materia,
forze ed energia riesce a fornire un racconto più tranquillo del divenire del Nostrun sin dalle origini: i
processi iniziati subito dopo la singolarità si sono ripetuti identici fino ai nostri giorni e continueranno a
farlo finché qualcosa non bloccherà il propagarsi della frantumazione entro l’entità compatta. Allora
come oggi si crea incessantemente materia, che si aggrega in grandi ammassi dalle caratteristiche
abbastanza ripetitive.
La cosmologia glubica racconta di un divenire più sereno e del ripetersi immutabile dei processi
 I sostenitori della teoria bigbanghesca affermano che nell’istante della singolarità nacquero insieme
spazio-tempo-materia, e da allora tutti quanti si espandono solidalmente e in sincronia. Gli astuti glubici,
invece, ritengono che al verificarsi della singolarità, spazio-tempo nacquero insieme, mentre la materia è
successiva perché risulta essere l’effetto avanzato del processo delle strutture inglobate.
Per la cosmologia glubica, la singolarità provocò la nascita dello spazio-tempo, mentre
l’organizzazione della materia è un processo immediatamente successivo
La materia si crea incessantemente
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Espansione
Cosmologia
 I cosmologi sostengono che non sono le galassie ad allontanarsi muovendosi l’una rispetto all’altra, ma
è proprio lo spazio a espandersi costringendo le galassie all’allontanamento. Così si scopre un altro
attributo dello spazio che si aggiunge ai tanti già assegnati dalla fisica contemporanea. Comunque, si
condivide l’idea che sia lo spazio a espandersi, perché ciò è in linea con gli assunti dell’Ipotesi-glub. La
figura mostra in modo molto schematico una situazione interessante che si ripete incessantemente nel
nostro universo. Le due masse si trovano a una considerevole
distanza reciproca; i glub addensati della regione A sono certo
compressi, ma data la grande distanza dalle due masse, si trovano
nello stato V1 abbastanza dilatato. Lo spazio è in condizioni relativamente tranquille quindi la tendenza
dei glub sarà di raggiungere la densità omogenea: questo significa che i glub aumentano le proprie
dimensioni, e ciò si traduce in un incremento delle dimensioni dei glub delle zone B e C perché non sono
permessi salti di densità. La variazione, trasmessa fino alle masse, le costringe ad allontanarsi
reciprocamente per mantenere l’inviolabile addensamento a scalare. Compreso il meccanismo? A grandi
distanze dalle masse, laddove la loro influenza è minima, la relativa tranquillità dello spazio consente ai glub
di tendere asintoticamente alla densità omogenea, ma, per mantenere l’addensamento a scalare, le masse
a quel punto devono allontanarsi ulteriormente. La situazione si rinnova di continuo perché se c’è materia
la densità omogenea è irraggiungibile: i glub dello spazio si espandono –vale a dire che si espande lo
spazio- e allontanano le masse l’una dall’altra.
L’espansione del Nostrun è dovuta a meccanismi intrinsechi alla struttura dello spazio
Si può dunque affermare che nello spazio c’è una sorta di gradiente cosmico espansivo generalmente
centrifugo che accompagna la corrosione dell’universo da parte del Nostrun.
Il Nostrun è permeato da un gradiente cosmico espansivo
 Gli astrofisici sostengono che se da un lato gli oggetti dell’universo rispettano il limite di Einstein (c
velocità invalicabile), per contro la relatività non stabilisce alcuna restrizione sulla velocità di espansione
dello spazio; infatti, essi sostengono che ampie porzioni dello spazio lontano si stiano espandendo a
velocità superiori a quella della luce. Non si è d’accordo: nulla può muoversi a velocità superiori c nello
spazio a densità omogenea, quindi è impossibile che qualsiasi tipo di espansione superi il valore c.
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Gli Oscuri
Cosmologia
 Energia Oscura
Che cosa si dice oggidì della materia oscura?
- La materia oscura viene chiamata così perché non produce effetti luminosi o elettromagnetici perciò è
invisibile per l’uomo e per gli apparecchi rilevatori. Essa produce soltanto effetti gravitazionali che si
possono osservare in modo indiretto.
- Ogni galassia è avvolta da una bolla più grande e sferoidale di materia oscura che la condiziona dal
punto di vista gravitativo, infatti si è calcolato che le stelle delle galassie violano la terza legge di Keplero.
- Le galassie tendono a formare ammassi rotanti intorno a un centro gravitativo. Si può calcolare quanta
massa c’è in questi ammassi e risulta che c’è molta più massa di quella che appare sotto forma di galassie e
di gas interstellare: questa massa in eccesso è la materia oscura.
- L’anello di Einstein dimostra che fra le galassie e un osservatore sulla Terra si interpone della materia
invisibile che deflette la luce galattica formando appunto un cerchio o un anello.
- Le teorie matematiche hanno fornito alcune particelle come possibili candidate a essere le componenti
della materia oscura, ma ancora non si è deciso nulla. Si cerca di rilevarle, ma finora niente perché sono
decisamente inerti.
 Energia Oscura
Che cosa si dice dell’energia oscura?
- Le galassie si stanno allontanando le une dalle altre non perché si muovono in uno spazio immobile, ma
perché lo spazio si sta espandendo.
- Dal Big Bang lo spazio si è espanso velocemente, ma la presenza di materia crea attrazione
gravitazionale che rallenta la velocità d’espansione; quindi col progredire del tempo l’espansione dello
spazio dovrebbe rallentare progressivamente. E invece no! I calcoli dimostrano che l’espansione è sempre
più veloce. Per giustificare la cosa si introduce l’energia oscura che ha il compito di espandere lo spazio.
Di che cosa sia fatta questa fantomatica energia oscura nessuno ne ha la più pallida idea.
- Materia oscura ed energia oscura entrano in competizione perché la prima tende a formare ammassi
agendo sulla gravità mentre la seconda tende a separare le galassie espandendo lo spazio.
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Stopini 1
Cosmologia
 Quando nello spazio-glub, in un punto infinitesimale, si incrociano onde di riequilibrio sottraenti, si
forma un nocciolo di glub in V 1 che inizia una sfrenata corsa a diventare V 2, e una volta raggiunto il V2, la
corsa prosegue fino al V3, che diventa uno irreversibile e segna la nascita di un grumo di materia. Ma
questo processo viene immediatamente contrastato dalle dinamiche dello spazio, che tendono a ristabilire
la densità standard e ad annullare le anomalie dimensionali. Dunque, ecco le possibilità:
- Il nocciolo V2 è esiguo, le dinamiche dello spazio hanno la meglio e lo sciolgono: non si forma materia.
- Il nocciolo è un po’ più consistente: lo spazio riesce a ridurlo fino a quasi annullarlo, ma il “quasi” si
trasforma in V3, diventa materia e tanti saluti agli sforzi spaziali. Si tratta di una quantità di materia
piccolissima equiparabile ai neutrini che inizia a ruotare (tutta la materia dell’universo ruota!) e a formare
un addensamento a scalare. La rotazione determina una carica elettrica, ma talmente esigua che non viene
percepita né dai nucleoni né dagli apparecchi misuratori.
- Il nocciolo è più grande, forma materia più consistente, ma l’azione demolitrice dello spazio, che non era
riuscito a scioglierlo, adesso si accanisce sul grano strappandogli pezzi, schegge equiparabili a neutrini,
fino a sfaldarlo completamente: il grumo di materia si polverizza in neutrini.
- Il nocciolo ha le misure più o meno giuste: si forma il grano che resiste allo sfaldamento dello spazio e pur
perdendo schegge poi si stabilizza: ecco l’arco-nucleone gibboso (lag).
- Il nocciolo ha dimensioni decisamente abnormi: anche ammettendo che probabilisticamente possa
formarsi, sarà presto frantumato in pezzi più piccoli che saranno sfaldati in schegge oppure uno dei pezzi
avrà le dimensioni del lag e si stabilizzerà. Riassumendo:
nocciolo esiguo (niente materia)
nocciolo piccolo (neutrini)
nocciolo intermedio (sfaldamento e neutrini)
nocciolo giusto (nucleoni lag + e- + e+ + neutrini)
nocciolo abnorme (sfaldamento nucleoni lag + e- + e+ + neutrini)
Al termine di ogni processo, la materia stabile assume l’aspetto di nucleoni,
di elettroni/positroni e di neutrini
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Stopini 2
Cosmologia
 Ci si soffermi sui neutrini: si dice che viaggiano quasi alla velocità della luce, che accompagnano i raggi
cosmici, che quando gli capita di collidere con altre particelle producono sconquassi; ebbene, stando così
le cose è chiaro che non si possono scindere i neutrini dal loro movimento, dalla loro velocità. Anche i
neutrini prodotti dalla levigazione delle gibbe del lag acquistano velocità perché vengono sparati lontano
dalla forza di guscio. Ma quelli originati dalla confluenza di onde di riequilibrio non si muovono affatto, o
meglio, si muovono perché ruotano ma non viaggiano attraverso lo spazio e certo non a velocità prossime
a quella della luce: ecco perché si sente la necessità di chiamarli stopini (stop (fermi)-ini (neutrini)) per
distinguerli dagli altri anche se hanno una quantità di materia pressoché uguale. Quindi non è stata
introdotta una nuova particella (Dio ce ne salvi e guardi!) ma è la stessa che assume due nomi diversi a
seconda del suo stato di moto: quando corre è un neutrino, quando fluttua nello spazio è uno stopino.
stopini = neutrini fermi
 Gli stopini non danno alcun contributo legato alla seconda proprietà intrinseca della materia (vortice)
mentre ne forniscono uno minimo per la prima proprietà (gravità). Come per i neutrini, gli stopini sentono i
vortici dei compagni quindi è probabile che tendano ad associarsi effimeramente in coppie o in terzetti per
poi separarsi di nuovo per repulsione di guscio, e così via in una monotona ripetizione.
 Sono stati prodotti incessantemente in quantità industriali sin dalla nascita del nostro universo, perciò
hanno avuto la possibilità di formare enormi ammassi attirati dalla gravità di stelle e galassie: ecco la bolla
fluttuante di materia oscura, assolutamente inutile nell’economia dell’universo, è una sorta di scoria di
produzione che però non può essere eliminata come si dovrebbe saggiamente fare con tutte le scorie.
Contribuisce a qualche effetto gravitativo a livello di galassie ma non vale proprio la pena impegnare
troppi mezzi e intelligenza per indagarla.
La materia oscura è costituita da ammassi di stopini
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Eenìa Oscura
Cosmologia
 E si approdi alla fantomatica energia oscura. Come illustrato in un paragrafo precedente, fra masse
molto distanti si determina una regione abbastanza “tranquilla” che può essere riportata dallo spazio
vicina alla densità omogenea dilatando quel poco che basta i suoi glub. Tale dilatazione si trasmette a
tutto il restante spazio e si rinnova incessantemente: l’effetto è l’espansione dello spazio e
l’allontanamento reciproco delle galassie.
Il fenomeno è dovuto ai meccanismi intrinsechi della struttura spaziale, perciò non vi è energia di sorta,
anche perché questo termine, per la fisica moderna risulta piuttosto nebuloso e confuso. L’ipotesi-glub
sa invece che l’energia è un flusso violento e improvviso di glub in uscita o in entrata nei sistemi; e sa anche
che l’energia viene prodotta dai sistemi materiali. L’energia oscura non obbedisce a nessuna di queste
condizioni perciò il termine è improprio, infatti si tratta di eenìa. E’ sempre il solito meccanismo che vuole
lo spazio incessantemente -e statisticamente- impegnato a ristabilire la densità omogenea dei propri glub,
densità alterata sin da quando ha fatto la sua comparsa la materia. Tutto qui. Pure l’energia oscura non
merita troppo impegno.
L’energia oscura è la manifestazione di un meccanismo intrinseco alla struttura
dello spazio, quindi è eenìa
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Evoluzione dell’Universo
Cosmologia
 La figura mostra il divenire dell’universo dal vuoto primordiale fino alla materia. Se il vuoto primordiale
non esiste e tutto parte dall’entità compatta, i primi due passaggi vanno omessi.
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4° Principio: Importanza
Cosmologia
 “Lo spazio interstellare contiene enormi quantità di idrogeno…” Così comincia più o meno il racconto
nei libri di astronomia e ora si sa il perché: una volta stabilizzati gli arco-nucleoni in protoni e neutroni, si
devono stabilizzare pure le situazioni elettriche, perciò le schegge leggere si mettono in rotazione attorno
alle particelle pesanti, stabiliscono un equilibrio elettrico-di guscio e formano gli atomi più semplici, quelli
di idrogeno.
La produzione di materia procede incessantemente, e incessantemente gli equilibri portano alla
formazione di idrogeno, che comincia ad accumularsi per gravità in ammassi spropositati che hanno solo
l’abbozzo di un centro di gravità, presentando invece diverse zone di attrazione diffuse nella massa.
Ricordando il 4° Piccolo Principio, sembra logico inferire che un ammasso irregolare di atomi immerso in
uno spazio formato solo dalle strutture supern e glub, abbia a subire gli stessi effetti del singolo grano di
materia, morfologicamente irregolare, che viene sottoposto a spinte di compressione altrettanto irregolari
da parte della struttura-glub: le spinte si annullano o si compongono e si instaura una rotazione. Pertanto
gli ammassi di idrogeno cominciano a ruotare su se stessi assumendo gradualmente forme tondeggianti,
proprio a causa del tipo di movimento: si creano così le condizioni per la nascita delle galassie. Nel
frattempo gli ammassi dirigono in modo generalizzato verso la periferia del nostro universo, a causa del
gradiente cosmico espansivo. Avendo compreso perché gli accumuli di materia nello spazio acquistano un
moto rotatorio, si ricorda che tale moto si accentua quando gli ammassi diventano più piccoli per la
concentrazione di materia (stelle, pianeti), per la conservazione del momento angolare.
 Anche nella formazione del Sistema Solare sono intervenute dinamiche simili a quelle delle galassie:
l’ammasso di gas di grandi dimensioni -benché insignificante
rispetto a quello che ha formato la galassia- era inizialmente
informe (1), e proprio per questo, soggetto a spinte di
compressione-glub di intensità e direzione assai variabile (2). Alla
fine, annullate le forze antagoniste, ha prevalso una rotazione generale concorde lungo alcuni dei tanti
piani dell’ammasso (3) e il gas ha iniziato a ruotare coerentemente facendo assumere al sistema una forma
discoidale.
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Buchi Neri 1
Cosmologia
 In natura, la massima concentrazione di materia si manifesta nei nuclei atomici. Si ricorderà senz’altro
come si formano i nuclei atomici: protoni e neutroni vengono compressi da forti energie e portati a
superare una distanza minima oltre la quale si instaura l’equilibrio dinamico tra le spinte elettriche repulsive
e il guscio attrattivo, che in pratica imbriglia i nucleoni impedendo loro la fuga. La permanenza dentro
questa gabbia non è tranquilla poiché le spinte compressivo-espansive sono intensissime, allora si può
dire che si tratta di una cattura dinamica che consente al nucleo di assumere incessantemente
configurazioni diverse, comunque sempre intorno a quella di equilibrio dall’anda tondeggiante. Qualora il
nucleo fosse composto da molti nucleoni, risulterebbe instabile perché alcune configurazioni
permetterebbero ai nuclei di elio di superare la distanza minima e quindi di staccarsi dal resto.
E’ stato riproposto l’intero processo perché si sosterrà che lo spazio accetta, al massimo, una distanza
tra nucleoni oscillante intorno alla distanza minima nucleare, e anche nella fattispecie, sopporta un numero
ridotto di nucleoni. Se si volesse avvicinare ulteriormente due nucleoni, lo spazio svilupperebbe una tale
forza elettrica repulsiva che porterebbe il sistema a una talmente elevata soglia di instabilità da condurre
inevitabilmente all’esplosione, con conseguente dissoluzione del sistema stesso.
Quindi, i nucleoni e la materia in generale, al massimo possono avvicinarsi tra loro portandosi a una
distanza pari alla distanza minima dei nuclei atomici; se la superassero e le paramasse in V2 supercompresse entrassero in contatto accadrebbe il finimondo. I fisici stessi ammettono l’esistenza di questo
fenomeno che, pare, chiamano pressione di degenerazione, e lo attribuiscono alla violazione del principio
di esclusione di Pauli, una delle tante regole estemporanee che infestano la fisica. Da tutto ciò si deduce
che se si verifica il collasso di una stella dalle dimensioni ragguardevoli, la materia in essa contenuta si
disporrà comunque a una distanza fra grano e grano non inferiore alla distanza minima nucleare, con le
oscillazioni dinamiche di cui sopra. E se altra materia giungerà, espanderà il sistema e la sua azione
gravitativa, ma non comprimerà ulteriormente le masse e non incrementerà l’intensità gravitativa. Il caso,
ipotizzato dai fisici, di un corpo di massa immane che collassa fino a dimensioni inferiori al chilometro, non
può, semplicemente, verificarsi. Il corpo può collassare ma si dubita che possa raggiungere dimensioni così
piccole.
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Buchi Neri 2
Cosmologia
Lo spazio-glub controlla l’accumulo di materia
La materia non può contrarsi all’infinito
 La materia non si contrae all’infinito e la gravità si espande ma non aumenta all’infinito; ovviamente però
nel caso di grandi quantità di materia dove i grani si trovano a distanze nucleari, la gravità assume valori
assai elevati. E’ comunque ridicolo pensare che un raggio di luce emesso dall’ammasso non possa
sfuggire a causa la curvatura dello spazio, tutt’al più si può ammettere che un raggio molto inclinato verso
la superficie del corpo sia costretto a ripiegare e a tornare sul corpo, ma un raggio perpendicolare ne
uscirà senza particolari patemi, magari assai spostato verso il rosso o trasformato in un’onda
elettromagnetica fuori del campo del visibile. I fisici sostengono, invece, che se la velocità di fuga di una
massa supera quella della luce, la luce stessa rimane intrappolata e non esce più.
Qual è l’errore di base in questo ragionamento? Semplice: la velocità di fuga riguarda corpi materiali che
si spostano attraverso lo spazio-glub mentre la luce si sposta mediante lo spazio-glub, quindi non ammette
lo stesso criterio: i fotoni avanzano comunque, e se la compressione-glub dello spazio è elevata
impiegheranno più tempo ad uscire, ma lo faranno senz’altro.
La figura mostra il cono nel quale un raggio di luce riesce a fuggire dalla
trappola dell’ammasso di materia. Si inferisce perciò che il buco nero non è
affatto nero, forse è nero allo spettro del visibile, ma dovrebbe emettere
senza problemi radiazioni ad alta frequenza.
 Pare che anche i buchi neri possano svaporare e quindi restituire il maltolto allo spazio (come ciò possa
accadere è un mistero: la luce non può uscire ma la materia-energia sì, si vede che dato che la matematica
lo consente…). I sostenitori della Gravità Quantistica pensano che il calore di svaporazione possa essere
dovuto alle vibrazioni, o fluttuazioni, degli atomi di spazio.
Si risponde che ciò non è possibile: gli atomi di spazio -che qui si chiamano elementi-supern- e le loro
eventuali vibrazioni sono precedenti alla materia e quindi anche all’energia, essendo questa un flusso di
atomi di spazio. Perciò le loro fluttuazioni non possono produrre calore.
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Buchi Neri 3
Cosmologia
 Hawking, (“Dal Big Bang ai buchi neri”) sostiene che un astronauta che entra in un buco nero si
assottiglia e allunga come una fettuccina per la enorme differenza di attrazione gravitativa tra i piedi e la
testa.
Se questo fisico sapesse che la gravità non è un’attrazione bensì una compressione, capirebbe che sia i
piedi che la testa dell’astronauta subiscono quindi una enorme differenza di compressione, si
accorgerebbe che il suddetto astronauta, ben lungi
dallo sfilacciarsi sarebbe invece schiacciato come una
ciambella, o una lasagna se si rimane nel campo
pastaiolo.
Questo discorso è puramente accademico perché nulla
di vivente può entrare in un buco nero e sopravvivere: la
struttura cellulare verrebbe schiacciata, ridotta in poltiglia, i suoi atomi sarebbero del tutto scoordinati e
quindi addio bioesistenza. Perciò ogni discorso su diversi futuri fra chi entra in un buco nero e fra chi ne
rimane fuori è solo fuffa. Detto per inciso, il tempo non rallenta affatto in un buco nero: primo, perché il
tempo non esiste, è una convenzione; secondo, perché nessuna struttura organizzata, biologica o
misurativa, può sopravvivere al suo interno; terzo, perché è solo il ritmo dei rapporti reciproci a svolgersi
più lentamente e non il tempo (che, lo si ripete, non esiste).
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Schede
Capitolo 17
Universo: Nascita ed Evoluzione
Materia-Forze Fondamentali
Nella Camera a Bolle
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Universo: Nascita ed Evoluzione
Schede
All’inizio del tempo dei tempi c’era lo spazio vuoto, infinito e privo di
alcunché. L’assoluto nulla.
In un punto o in un settore dello spazio vuoto la manopola ruota di 180°
e lo spazio diventa entità, espandendosi progressivamente.
Un’immensa porzione di spazio diventa entità unica, compatta e inerte.
Un punto o un settore dell’entità torna alle origini, ridiventa vuoto e
produce una lacerazione nell’entità , la “singolarità”.
Lo spazio-entità deve colmare il vuoto, strappa lungo i bordi e lo riempie
di entità frantumata. Una volta iniziato, il processo di frantumazione non
si può più fermare. Si forma il nostro universo.
Il Nostrun primigenio è costituito da gocce di entità e-s addossate l’una
all’altra, dotate della capacità di unirsi (adesione-labile) e di separarsi
dinamicamente.
L’adesione-labile forma globuli dotati di parecchie proprietà tra cui le
dimensioni variabili, la trasmissione di spinte, l’impossibilità di salti
dimensionali.
Si forma il grano di materia, irreversibile, e intorno si dispone
l’addensamento a scalare a vortice generando una struttura ordinata.
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Materia-Forze Fondamentali
Schede
Lo spazio a struttura-glub si trova in uno stato di equilibrio dinamico
perché i glub variano le proprie dimensioni, inducendo di
conseguenza variazioni negli altri glub mediante onde di riequilibrio,
dato che lo spazio non tollera salti dimensionali.
Onde di riequilibrio tendenti a ridurre i glub si incrociano in una
porzione di spazio infinitesimale, i cui glub iniziano una rapida corsa
a diminuire di dimensione.
Lo spazio non riesce a contrastare il processo. Si forma un grumo di
glub nello stato V3 irreversibile: si è ultra-organizzata la materia.
Istantaneamente, allo scopo di evitare salti dimensionali, lo spazio dispone i
glub intorno al grano V3 secondo un addensamento a scalare. Tutti i glub
del Nostrun si adeguano. I glub dell’addensamento comprimono il grano
determinando il campo gravitazionale.
La compressione su un grano irregolare dà risultanti di spinta irregolari
che mettono in moto di rotazione il grano stesso. Questo urta a colpo
secco i glub dell’addensamento producendo un vortice centrifugo e
determinando in tal modo il campo elettrico-di guscio-debole.
Se il grano, con il suo irrinunciabile addensamento-vortice, si mette in
moto attraverso lo spazio produce un effetto di richiamotrascinamento sui glub circostanti determinando macroscopicamente
il campo magnetico.
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Nella Camera a Bolle
Schede
Si supponga che in seguito a una collisione, queste particelle si trovino molto ravvicinate:
Il giallo indica la carica positiva, l’azzurro la negativa e il verde la neutra; i numeri quantificano la massa. Si
considerino alcune combinazioni di associazioni effimere, tenendo conto che le masse A sono quelle
collidenti e che spesso fungono da attrattori dopo la collisione.
1)
2)
3)
A conti fatti, in queste reazioni le protagoniste
sono quattro particelle: A+ B- B+ B°
4)
ma la camera a bolle rivela A+ B- B+ B° C° C-
5)
ben 16 “particelle” diverse!
D+ D° E+ E++ E- F+ F° G+ H++ I°
E non sono state esaurite tutte le possibilità.
6)
7)
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Bibliografia 1
 Asimov - IL LIBRO DI FISICA - Mondadori, Milano 1987
 Asimov - L’UNIVERSO INVISIBILE - Mondadori, Milano 1992
 Atkins - LA CREAZIONE - Zanichelli, Bologna 1985
 Barbieri - FISICA E BIOFISICA - Monduzzi & C., Bologna 1972
 Barrow - PERCHE’ IL MONDO E’ MATEMATICO? - Laterza 1992
 Barrow/J.Silk - LA MANO SINISTRA DELLA CREAZIONE - Mondadori
 Bergman - L’ENIGMA DELLA GRAVITAZIONE - Mondadori, Milano
 Bernardini - CHE COS’E’ UNA LEGGE FISICA - Ed.Riuniti, Roma
 Bernardini/S.Tamburini - LEZIONI DI FISICA - Ed.Riuniti-Nuova Scuola
 Blanco – IL BOSONE DI HIGGS - Ed.RBA, 2015
 Bondi - LA RELATIVITA’ E IL SENSO COMUNE - Zanichelli, Bologna 1982
 Bryson – BREVE STORIA DI (QUASI) TUTTO - Guanda, Parma
 Capra - IL TAO DELLA FISICA - Adelphi, Milano 1989
 Careri - ORDINE E DISORDINE NELLA MATERIA - Laterza, Roma 1982
 Cartesio – I PRINCIPI DELLA FILOSOFIA - Laterza, Roma 1995
 Cassirer - LA TEORIA DELLA RELATIVITA’ DI EINSTEIN – N. Compton
 Chaisson - LA RELATIVITA’ - “Frontiere della Scienza”, Fabbri 1983
 Close - NEUTRINO – Raffaello Cortina Editore 2010
 Cohen - IL CUORE DELL’ATOMO - Zanichelli, Bologna 1979
 Cohen/Tannoudji/Spiro - LA MATERIA SPAZIO TEMPO - Jaca Book, 1988
 Curtis - INVITO ALLA BIOLOGIA - Zanichelli, Bologna 1983
 Dalla Chiara/Toraldo di Francia – INTROD. ALLA FIL. DELLA SCIENZA – Laterza 1999
 Davis - DIO E LA NUOVA FISICA - Mondadori, Milano 1986
 Davis - SULL’ORLO DELL’INFINITO - Mondadori, Milano 1985
 Davis - SUPERFORZA - Mondadori, Milano 1986
 Delmastro – PARTICELLE FAMILIARI – Editori Laterza 2014
 Durell - LA RELATIVITA’ CON LE QUATTRO OPERAZIONI - Boringhieri
 Dyson - INFINITO IN OGNI DIREZIONE - Rizzoli, 1989
 Eddington - SPAZIO TEMPO E GRAVITAZIONE - Boringhieri, Torino 1982
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Bibliografia 2
 Ferris - L’AVVENTURA DELL’UNIVERSO - Mondadori, Milano 1992
 Feyerabend - CONTRO IL METODO - Feltrinelli, Milano 1990
 Feynman - LA LEGGE FISICA - Boringhieri, Torino 1984
 Feynman - QED - Adelphi, Milano 1989
 Fritzsch - QUARK - Boringhieri, Torino 1983
 Fritzsch - GALASSIE E PARTICELLE - Boringhieri, Torino 1984
 Frova - LUCE COLORE VISIONE - Ed.Riuniti, Roma 1984
 Geymonat - LINEAMENTI DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA - Mondadori
 Greene – L’UNIVERSO ELEGANTE – Einaudi 2000
 Haken - SINERGETICA - Boringhieri, Torino 1983
 Hawking - DAL BIG BANG AI BUCHI NERI - Rizzoli, Milano 1988
 Hawking – L’UNIVERSO IN UN GUSCIO DI NOCE - Mondadori, Milano 2002
 Hurley/C.Garrod - PRINCIPI DI FISICA - Zanichelli, Bologna 1982
 Jauch - SULLA REALTA’ DEI QUANTI - Adelphi, Milano 1980
 Kastler - QUESTA STRANA MATERIA - Mondadori, Milano 1977
 Kock - ONDE SONORE E ONDE LUMINOSE - Zanichelli, Bologna 1966
 Kosko – IL FUZZY-PENSIERO – Baldini & Castoldi, Milano 1999
 Landau/Rumer - CHE COSA E’ LA RELATIVITA’ - Ed.Riuniti, Roma
 Lederman/Hill – OLTRE LA PARTICELLA DI DIO – Bollate Boringhieri 2014
 Lesch – FISICA DA TASCA – Ponte alle Grazie, Trebaseleghe (Pd) 2007
 Lindley – LA LUNA DI EINSTEIN – Longanesi, Milano 1988
 Matthews - NEL NUCLEO DELL’ATOMO - Mondadori, Milano 1980
 Meschkowski - CHE COSA SAPPIAMO VERAMENTE? - Garzanti
 Morpurgo - INTRODUZIONE ALLA FISICA DELLE PARTICELLE – Zanic.li
 Nutricati – OLTRE I PARADOSSI DELLA FISICA MODERNA – Ed. Dedalo, Bari 1998
 Ortoli/Pharabord - IL CANTICO DEI QUANTI - Theoria, Roma-Napoli
 Pagels - IL CODICE COSMICO - Boringhieri, Torino 1984
 Pagels - UNIVERSO SIMMETRICO - Bollati-Boringhieri, Torino 1988
 Petruccioli - ATOMI METAFORE PARADOSSI - Theoria, Roma-Napoli 1988
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Bibliografia 3
 Petruccioli - ATOMI METAFORE PARADOSSI - Theoria, Roma-Napoli 1988
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 Pickover - TEMPO – Cortina Editore, Milano 1999
 Pisent - NUCLEO E RADIOATTIVITA’ - Ed.Riuniti, Roma 1986
 Polkinghorne - IL MONDO DEI QUANTI - Garzanti 1986
 Prigogine - DALL’ESSERE AL DIVENIRE - Einaudi, Torino 1986
 Prigogine - LA NASCITA DEL TEMPO - Theoria, Roma-Napoli 1988
 Regge - INFINITO - Ed. Mondadori, Milano 1996
 Ridley - DALLE LEGGI DEL PENDOLO ALLA PARTICELLA INCANTATA
 Rostagni - FISICA - Zannoni & Figlio, Padova
 Rovelli – LA REALTA’ NON E’ COME CI APPARE – Cortina Editore 2014
 Russo – LA MATEMATICA E LA CONOSCENZA DELL’UNIVERSO - Federico & Ardia
 Sciama - LA RELATIVITA’ GENERALE - Zanichelli, Bologna 1981
 Selleri - CHE COS’E’ L’ENERGIA - Ed.Riuniti, Roma 1982
 Selleri - LA CAUSALITA’ IMPOSSIBILE - Jaca Book, Milano 1988
 Selleri - FISICA SENZA DOGMA - Dedalo, Bari 1989
 Selleri (a cura di) - CHE COS’E’ LA REALTA’? - Jaca Book, Milano
 Sexl - CIO’ CHE TIENE INSIEME IL MONDO - Zanichelli, Bologna
 Silvestrini - CHE COS’E’ L’ENTROPIA - Ed.Riuniti, Roma 1986
 Silvestrini - GUIDA ALLA TEORIA DELLA RELATIVITA’ - Ed.Riuniti 1984
 Smolin – LA VIA DEL COSMO - Einaudi 1998
 Tolansky - INTRODUZIONE ALLA FISICA ATOMICA - Boringhieri, Torino
 Toraldo di Francia - UN UNIVERSO TROPPO SEMPLICE - Feltrinelli, 1990
 Yang - LA SCOPERTA DELLE PARTICELLE ELEMENTARI - Boringhieri
 Weinberg - LA SCOPERTA DELLE PARTICELLE SUBATOMICHE – Zan.li
 Borja – IL VUOTO E IL NULLA - Ed.RBA, 2015