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SCHEDA TECNICA FILM “ Poema Circular” (33’, Italia, 2014) Trailer film

https://vimeo.com/154663613

Poema Circular è un film surrealista che rende omaggio a certi racconti di Borges e Calvino. Il film evoca le geometrie dei loro racconti, che si ritrovano anche nel tango argentino. Linee narrative che seguono storie concentriche come gli anelli di un albero: le avventure di un gruppo di spiriti, gli Iani del Tango, che decidono di ritornare sulla terra per vivere da umani le emozioni della vita attraverso la danza; le fantasie di un poeta, tra memoria e scrittura; l'amore di due personaggi letterari che egli immagina; la traiettoria di un fiore che unisce tante storie d'amore che si riconfigurano continuamente tra loro; il corso di un fiume pieno di ricordi che scorre nello scenario di una Torino sospesa tra l'eleganza delle sue architetture sabaude e una dimensione onirica fuori dallo spazio e dal tempo. I personaggi di Poema Circular saltano continuamente da un livello narrativo all'altro, tra passato, presente e sogno. Trattandosi di un film circolare lo spettatore può scegliere quale piano narrativo considerare il principale, e di conseguenza tutti gli altri si disporranno in maniera diversa, proprio come accade nel tango, in cui i ballerini uniscono le loro anime in modo sempre nuovo e diverso. E' un film aperto, in cui la sceneggiatura è stata costruita intrecciando finzione e realtà. Un esperimento di cinema poetico perché invece di procedere come un film lineare "va a capo" come una poesia. Un mondo magico in cui immergersi per 33 minuti e che lascia addosso una sensazione di delicata nostalgia. Il film è ambientato in luoghi noti del paesaggio metropolitano di Torino, ripresi con un occhio particolare che li trasforma in scenari onirici, dalla collina dove c’è la Basilica di Superga, al Castello del Valentino con il suo Borgo Medievale, da Piazza Castello alla Galleria Umberto 1, da Porta Palazzo sino ai Murazzi, con un tango ballato sul battello lungo il Po, e soprattutto l’ex Caffè Procope degli Artigianelli, la prima Milonga d'Italia.

Contributi critici

“In un mondo dove la globalizzazione individualista e senza spiritualità sembra voler cancellare la parola “solidarietà”, dobbiamo raddoppiare l´impegno per costruire più comunità, difendere i diritti umani e portare ovunque un messaggio in favore della inclusione sociale, contro tutti i tipi di discriminazione e razzismo. Questo è il messaggio del Papa, che porta in sé questa tradizione culturale latinoamericana. Il lavoro fatto con “Poema Circular” conferma che è arrivato il clima adeguato per potere riflettere sul grande obiettivo che tutte le persone dovrebbero avere: costruire una comunità internazionale in chiave di diritti umani.”

(Roma, Carlos Cherniak, Ministro dei Diritti Umani, Ambasciata Argentina in Italia)

Non è un documentario con personale intento celebrativo o propagandistico del regista. E’ ammirazione spontanea, mai forzata né nostalgica d’una particolare “grande bellezza” con inquadrature che ricordano suggestioni di T Malich e di P. Sorrentino. Non sono da prendere alla lettera le scansioni temporali e locali del film. Esso invita a pensare al presente e a ripensare ad un indeterminato passato. Offre allo spettatore interpreti con “divise” d’oggi, bianche, e di ieri, nere: nell’ultimo episodio addirittura con paludamenti cangianti. In realtà ciò che tutto e tutti unisce, ma senza confondere personaggi e circostanze, connotati gli uni e le altre d’individualità di eventi, è l’onnipresente colonna sonora caratterizzata da un ritmo inconfondibile. Lo spettatore ammira gentilezza, grande rispetto reciproco dei partecipanti al coro, nessuno dei quali è tentato d’emergere sugli altri, generosa partecipazione condivisa nell’offerta floreale d’un simbolico garofano color tangerine per iniziativa dell’anziano neo aedo Demodoco che, assunto il ruolo di corifeo, invita i coreuti d’ambo i sessi ad imitare il gesto suo gentile. Colpisce la positiva mancanza di gerarchie: qui tutti sono pari in dignità, grado, età e distinzione umana. Le sigla simbolica dell’affettuoso incontro e accettazione nel coro d’una bambina invitata a partecipare alla gioia comune, la dice chiara sullo spirito che informa il film. La sequenza conclusiva vuole esprimere quell’impalpabile ma evidente soffio spirituale che anima il candido coro. Nella sua esibizione finale sul monumentale sfondo mariano del colle torinese entra con nostra sorpresa la contaminazione della settima sinfonia di Beethoven dedicata alla danza. Quella musica, proprio perché extradiegetica, unica licenza, accostata senza pretese di improponibili paragoni alla solita colonna sonora, aggiunge valore semiologico alla danza argentina: l’arte, quando è tale, non è né di ieri né di oggi, è eterna e universale. Tutti d’ogni tempo e luogo ne beneficiano e godono della sua eterna bellezza. In una proiezione breve non possono sfuggire piccoli particolari degli interpreti: l’ampio gesto che invita a guardare lontano oltre l’orizzonte, la sorrisa paroletta breve sussurrata all’orecchio del vicino, l’occhio smarrito che pare sorpreso dal gesto amico scambiato con spontanea semplicità, il sereno cerchio del coro raggruppato attorno all’aiuola verde in silenzioso ascolto del ritmo che incalza. L’inevitabile ripetitività della sceneggiatura e il prevaricante volume musicale sulla visione sono superati dal movimento circolare dei coristi, che ogni tanto ripropongono la figurazione perfetta, che li avvolge in simpatica umana amicizia. I due tipi di sfondo di fronte al quale la danza quasi ‘aleggia, invitano lo spettatore all’immersione fiduciosa nella bellezza materna della Natura e alla gioiosa fruizione dell’arte. L’intervento danzante di alcuni spettatori in sala di proiezione durante la visione della sequenza finale del film offre un particolare esempio di coinvolgimento esterno nel cosiddetto spettacolo totale.

(Adelio Cola, filmologo, Collegio Artigianelli, Torino)

Mi sono occupato in uno dei miei studi con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia della rappresentazione della malattia nel cinema documentario d'autore. E volevo sottolineare che pur nelle grandi differenze di sguardi, prospettive, e punti di vista, tutti gli autori - Wenders, Pollet, Herzog, Moretti, Jarman, fra gli altri - erano accomunati da questa ricerca verso quel "mood terapeutico". Anche per questo motivo ero convinto e lo sono tuttora che quel tipo di cinema sia particolarmente interessante. Non tanto perché possa far qualcosa di "concreto" nel debellare o nel poter sconfiggere la malattia* (sociale nrd), ovviamente, ma tanto più importante quanto riflessione e testimonianza ampia sui concetti di materia e spirito, e in sintesi di relazione fra gli uomini, e degli uomini con il mondo. E’ il “guardare” l’altro elemento chiave del corto di Avataneo. Da un lato c’è lo sguardo dello spettatore che si posa sul film, su Torino ma soprattutto su quei personaggi surreali, quasi bunueliani, per il loro distacco, per la loro perseveranza e imperturbabilità; e dall’altro c’è lo sguardo dei personaggi stessi, che, forse nella sequenza più bella del film, richiamano a sé lo spettatore, lo interrogano con occhi abbandonati, inquietanti, speranzosi e freddi al tempo stesso. Del resto lo abbiamo capito, siamo nel regno di anime che si cercano, forse in un sogno, per un contatto non solo fisico ma anche spirituale, emotivo, emozionale.

(Mauro Brondi, Critico cinematografico UCCA, Torino)

Trentatré minuti di ermetismo emozionale…per un film muto che riporta alle Mary Pickford o, ancor più “sul pezzo”, ai Rodolfo Valentino di un Secolo fa, in cui a parlare sono le visioni ed i suoni. Proprio il soundtrack appare aver vinto una vera sfida: quella della fusion tra Piazzolla, Beethoven e, addirittura Mahler, e, altresì, trionfano le immagini e la fotografia rappresentanti i luoghi aulici di una Torino ancora e sempre barocca assieme ai corpi dei ballerini-spiriti che paiono prendere vita come da uno Schiaccianoci ciaikovskjano avvinti in una possessione danzante che non ha mai fine.

(Paolo Turati, Giornalista ed esperto d’arte)

Bellezza e Vibrazioni di paesaggi circolari.

Gli Spazi dove viviamo troppo spesso sono luoghi di passaggio e non luoghi della nostra esistenza. Per questo molti non si accorgono del bello che ci circonda, trasformando in scontati scenari di piazze, chiese e parchi che invece si palesano ai nostri occhi quotidianamente con ben altro contenuto di un semplice sfondo. Forse questa indifferenza nasce perché non usiamo tutti i nostri sensi e così perdiamo la percezione del bello che ci accompagna che esiste intorno a noi: il bello che c'è. Quando siamo in un paesaggio ci sono due messaggi principali che giungono a noi sotto forma di forme e suoni: sono visioni e vibrazioni, composti poi nel tempo e nel come si alternano fra di loro, creando quindi ritmi. Il paesaggio che ci circonda è quindi non solo visibile ma anche da ascoltare. Ecco che allora forse, per aiutarci a sentire meglio i nostri paesaggi, possiamo utilizzare meglio l'associazione fra lo sguardo e la musica per aiutarci a sentire di più, a percepire, abbattendo il muro dell'indifferenza verso quanto ci circonda, per sentirlo davvero quindi nostro e imparare a rispettarlo ed a prendercene cura. Poema Circular prova a percorrere questa strada usando una cultura, Patrimonio immateriale dell'umanità dal 2009, e per questo annoverata fra i linguaggi che superano le etnie per il loro contenuto profondo di comunicazione: il Tango. Piazze di pietra, colonnati all'aperto o nei luoghi di culto, piazze d'erba, opere

d'arte contemporanee e antiche, vie di terra e d'acqua, viali aulici o strade di città, ponti e pensiline, castelli o palazzi, fontane, colline e fiumi, sotterranei pieni di vita: mille luoghi che la musica, il continuo vibrare delle sonorità armoniche, ci accompagna a conoscere e sentire meglio come nostre. Tutto il nostro vivere è fatto dell'incontro di due grandi realtà, quella della materia e quella del suo vibrare, le due componenti solida e ondulatoria della materia attraversano il nostro vivere, non solo i pensieri teorici della fisica. Da questa unione quindi nasce questa guida a conoscere il nostro paesaggio. Poema Circular è un racconto che usa la poesia della struttura narrativa del Poema, non a caso genere di produzione che si usa sia in letteratura che in musica, nel suo divenire formato di parti, guidate dal lirismo, che mirano a raggiunge una missione: per Poema Circular, quella di riprendere il matrimonio fra la comunità umana e il suo ambiente, con lo strumento dell'unione fra testo e musica, fra uomo e donna, fra comunità diverse, fra natura e cultura, per riconquistare il legame perso fra noi e la terra che viviamo.

(

Ippolito Ostellino, Naturalista) Introduzione alla pellicola

La narrazione del paesaggio metropolitano torinese è costruita con le stesse geometrie dei racconti di due scrittori icona del Piemonte e dell’Argentina: Italo Calvino e Jorge Luis Borges. Gli intrecci narrativi si mescolano con i passi della danza porteña: figure coreografiche come “l’otto in avanti o indietro” che, come i protagonisti del film, vanno avanti e indietro nel tempo, inseguendo storie di amore e di vita tra generazioni di figli, padri e nonni.

Una surreale visione circolare del paesaggio di Torino, città metropolitana orgogliosa delle sue architetture, del fiume e della collina e che si annette oniricamente attraverso il tango ai ricordi storici di Buenos Aires con l’ausilio di scenari danzati dai suoi protagonisti “lunari”, in equilibrio geometrico tra nostalgia, spiritualità e ironia. Il plot è montato su una serie di scatole cinesi, ovvero di molteplici variazioni su tema di luoghi -microcosmi, popolati da personaggi che si guardano - o si sognano ? - da universi paralleli (l’aldilà / l’aldiqua), attraversando il tempo e lo spazio, intrecciando luoghi simbolici ed epoche musicali: dagli anni Venti e Trenta della Guardia Vieja con Francisco Canaro, sino ai generi più contemporanei di Litto Nebbia, Roberto Goyeneche, Adriana Varela o degli attuali TorinoVocalEnsamble e Max Richter, tornando poi ai generi più amati da Piazzolla, come lo Swing, il Jazz e la Classica con Gerswhin, Beethoven, Malher.

Regia di

Alessandro Avataneo

Scritto da

Monica Nucera Mantelli

Patrocini istituzionali

Regione Piemonte, Ambasciata Argentina in Italia di Roma, Città di Torino, Fondazione Accademia Italiana del Tango di Roma, AIAPP

Partner tecnici

Collegio Artigianelli - Opera Torinese del Murialdo , Parco del Po e della Collina torinese, Borgo Medievale di Torino - Fondazione Torino Musei , GTT Gruppo Trasporti Torinesi, Aires Nuevos, Etnotango LCMM

Interpreti:

LCMM la Libera Compagnia Musicale Migrante diretta da Monica Mantelli con:

Antonio Tartaglia Demetrio Marrara Elisabetta Fanzago Francesco Calabrò Giovanni Lauto Ilaria Doato Ippolito Ostellino MariCarmen Lecuna Mario Gangi Monica Mantelli Paolo Sesia Patrizia Milani Pierandrea Ferro Raffaella Riello Raffaella Virdò Rosi Papapietro Valerio Di Monte Viviana Lovotrico Rosario Rauber Sylvia Mendoza Alessandro Capellaro Anna Cervasio, Angela Samiolo, Donatella Capurso, Elena Ferro Mariateresa Citrino

Con la partecipazione straordinaria di

CAROLINA GOMEZ - scuola Aires Nuevos di Torino - Alessandro Guerri e Anna Boglione

e con l’attore

Stefano Ghione e la partecipazione della piccola Sofia

E inoltre con

Sergio Allamandola, Angelo Ciotti, Fulvio Brizio, Jolanda Castiglia, Umberto Bonadonna e Nadia Capello, Miguel Capriolo, Graziella Lo Duca, Andrea Rubino, Alessandra Lofino, MariaTeresa Marcato, Lorenzo Merlone, Ornella Micol, Silvano Parrotta, Susanna Ponzone, Ivo Carrozzini, Sarah Messina, Mario Steffenino, Roberto Tentoni, Luciano Sutera, Oscar Gauna, Donatella Mosso, e tanti altri

Estratti musicali da

Max Richter, Vivaldi - Le Quattro Stagioni David Lang, I lie - eseguito da Torino Vocal Ensemble Francisco Canaro ,Poema Ferruccio Busoni, Berceuse élégiaque Roberto Goyeneche - Adriana Varela - Lito Nebbia, Tango de los abuelos, los padres y los hijos Roberto Grela, Tango Triste G. Gershwin, Summertime L.V. Beethoven, Sinfonia n.7 Allegretto G. Mahler, Sinfonia n.2 Daniel Melingo, Sin Luna Astor Piazzolla, Encuentro – Olvido - Fuga

Una co-produzione

CLUSTER & STAMPEDE COMPANY ETNOTANGO

Voce narrante

Vivi Lovotrico

Poesia

Pierandrea Ferro

Musiche originali

SARA TERZANO arpa, ROBERTO MATTEA percussioni JOHN OSEZUWA bongo

Soggetto, Allestimento scenico, Locations, Casting e Costumi

Monica Mantelli

Segreteria di produzione e organizzativa

Irene Fusi

-

Ana Maria Lanata

Fotografie backstage:

Andrea Caliendo, Sabrina Scanu

Produzioni artistiche inserite nelle scenografie -

fiore in poliuretano espanso di Diego Maria Gugliermetto. nel Parco Le Vallere:

-

Acceleratore di Particelle Catastali di Andrea Caretto e Raffaella Spagna; in Galleria Umberto 1° - Tarocchi Atlantidei di Dovilio Brero; nel Procope Cafeclub Artigianelli Bancone Ocho design di Paolo Maldotti, Fotografie Tango & Design di Luciano Gallino; Foto “Un artista per quattro fotografi” di Sinyus, Max Prono, Alessia Micheletti, Lara Massa; Opere–

Media Partner

Editango

Prodotto e diretto da

Alessandro Avataneo

Una produzione indipendente di

Patrocini istituzionali di Sponsor tecnici