Rassegna stampa 31 marzo 2016

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Il Piccolo 31 marzo 2016 Regione L’assalto web alla sanità sferrato da un sedicenne Minorenne friulano appartenente ad Anonymous indagato come responsabile della campagna contro le prassi italiane sul Disturbo da deficit di attenzione di Davide Vicedomini. UDINE. La polizia postale lo ritiene il principale responsabile dei recenti attacchi informatici ai siti delle aziende sanitarie, a causa dei quali sono stati resi pubblici i dati sensibili dei pazienti. Protagonista un sedicenne conosciuto nell’ambiente con il nickname di “Artek”. Gli agenti nella mattinata di ieri hanno eseguito perquisizioni a Udine, dove il ragazzo risiede insieme alla madre, e a Venezia dove ha domicilio il padre, un ingegnere informatico. I fatti contestati si riferiscono alla campagna denominata #OpSafePharma, lanciata dal noto movimento Anonymous il 16 marzo, e consistente in attacchi informatici di diversa natura, quale forma di protesta contro le prassi della sanità in materia di “Disturbo da deficit di attenzione/iperattività”. La campagna aveva portato a violare diversi siti, tra cui l’Istituto superiore della sanità, il Ministero della salute, le Asl di numerose Regioni e le Asl locali. Attraverso gli attacchi informatici la campagna di Anonymous aveva non solo reso inagibili i siti destinatari, ma reso pubblici diversi dati sensibili estratti dai database ad esempio dell’Aifa e della Croce Rossa Italiana. «Salve. Noi siamo Anonymous – così si rivolgeva l’hacker udinese – e con questa operazione vogliamo rivendicare i diritti dei nostri cittadini, in particolare coloro che vengono etichettati nelle peggiori maniere. Etichettati da chi? Etichettati dai medici, ovvero da neuropsichiatri, psicologi e da tutto il compartimento che riguarda in generale i servizi sociali, soprattutto nell’ambito minorile. Le etichette sono iperattività, ipercineticismo, disturbi della condotta, disturbo ossessivo compulsivo e disturbo oppositivo provocatorio, dove le persone (soprattutto in età minorile) vengono certificate con la Legge 104/2. L’operazione vuole rivendicare i diritti di chi questi disturbi non li ha e quindi di questo certificato non necessita. Anonymous con #OpSafePharma vuole rivendicare i diritti di queste persone, non sopprimerli, perchè se una persona richiede la legge 104/2, dopo che viene attentamente considerato il caso di certificarla, e lei la richiede, è giusto che venga applicata. Solo quando uno chiede aiuto va aiutato. Ma quando uno è perfettamente sano e non ne ha bisogno, allora non si può forzare alla cura». «In primis – così si concludevano i messaggi – le associazioni di cura, possono andare a “quel paese”, ci lucrate sopra e basta! Siete proprio dei simpaticoni con i vostri numeri di telefono stile Vanna Marchi “Chiama lo 0***** e cura tuo figlio con i nostri fantastici farmaci e specialisti, soddisfatti o rimborsati. Arrivederci. We are Anonymous, we are a Legion, we don’t forgive, we don’t forget. #Expect us». Le successive indagini, come poi si è scoperto, hanno messo in luce il disagio profondo vissuto dallo stesso minore rispetto al fatto di possedere un disturbo complesso quale è la sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Già a 13 anni si era reso responsabile di altri attacchi informatici. Facendo combaciare questi dati, e visti i precedenti, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche del servizio polizia postale ha indirizzato le proprie indagini verso il 16 enne udinese, ricostruendo lo scenario nel quale aveva pianificato gli attacchi, realizzati per sostenere la propria causa e acquisire, allo stesso tempom, sempre maggiore credito da parte dei vertici di Anonymous. Una volta certi di avere identificato “Artek”, gli investigatori hanno proceduto insieme al personale della polizia postale di Venezia, Trieste ed Udine alle perquisizioni e al sequestro di diverso materiale informatico, per lo più criptato. 1 I BERSAGLI Dal ministero alla Croce rossa, una raffica di attacchi informatici La campagna di Anonymous ribattezzata #Opsafepharma, lanciata il 16 marzo scorso con attacchi informatici, ha avuto tra i suoi obiettivi l’Istituto superiore della sanità, il cui sito è stato colpito e reso inagibileUn altro attacco è stato sferrato contro il ministero della Sanità. Nel mirino di Anonymous c’erano infatti le prassi della sanità italiana in materia di Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Adhd)Gli attacchi informatici ai siti della sanità italiani hanno colpito anche le Asl di molte Regioni. Non sono: hanno portato alla pubblicazione di diversi dati sensibili esfiltrati dai database dell’Aifa e della Croce rossa italiana Esposto in procura sulla morte dell’avvocato La famiglia di Maniacco vuole chiarezza sulle cause del decesso e sull’operato dei medici di Cattinara di Roberto Covaz. GORIZIA. Confermato per domani alle 9 nella chiesa del Sacro Cuore il funerale. Ma oggi la salma non sarà esposta all’obitorio del San Giovanni di Dio. Sul decesso dell’avvocato Roberto Maniacco si allunga l’ombra di un caso giudiziario. Oggi il medico legale Carlo Moreschi effettuerà l’autopsia sul corpo del penalista goriziano. A quanto si è potuto apprendere i familiari vogliono vederci chiaro sulle esatte cause della morte e hanno presentato istanza in tal senso alla Procura della Repubblica di Gorizia che ha incaricato il professionista udinese di procedere all’esame autoptico. Una corsa contro il tempo perché il funerale già fissato per domani rischiava di slittare, provocando con ciò disagio ai tanti che vorranno salutare il celebre legale goriziano. Invece Moreschi si è reso disponibile a procedere oggi stesso con l’autopsia in modo da “salvare” il funerale. Questa, almeno, la situazione a ieri sera. Nell’edizione di ieri, a margine della notizia della scomparsa di Maniacco, Il Piccolo riportava la perplessità della moglie, signora Margherita, relativamente alle ultime ore del marito. In particolare la signora metteva in risalto la stranezza del trasferimento dalla terapia intensiva dell’ospedale di Cattinara al San Giovanni di Dio il sabato pomeriggio, vigilia di Pasqua, a bordo di un’ambulanza. Tale trasferimento sarebbe stato dovuto alla decisione dei sanitari dell’ospedale triestino di dimettere Maniacco dal reparto di Terapia intensiva -­‐ dove era stato accolto in seguito all’ictus che l’aveva colpito -­‐ e accoglierlo in altro reparto di Cattinara. Ma non ci sarebbero stati posti letto a disposizione e, dunque, si sarebbe profilata la soluzione goriziana. Dopo l’accoglimento al San Giovanni di Dio le condizioni di Maniacco sono andate via via peggiorando. È subentrata una polmonite che avrebbe causato il decesso. Dalle perplessità alla determinazione di un accertamento vero e proprio il passo è breve ed ecco, appunto, la svolta giudiziaria sulla scomparsa di uno stimatissimo professionista, uno dei più acuti penalisti della “scuola” goriziana protagonista di celebri processi. Unanime il cordoglio nel mondo forense non solo goriziano nei confronti di un professionista preparato che ha sempre messo al primo posto la dignità e i diritti delle persone. Trieste Burlo all’avanguardia nella lotta all’autismo Consegnati i primi attestati di un nuovo metodo di terapia. Numeri in crescita: 19 casi rilevati nel 2015 di Pierpaolo Pitich. Una diagnosi precoce della sintomatologia e un percorso di trattamento inserito in una rete integrata di servizi. Si chiama Esdm (Early Start Denver Model) ed è un modello nato circa dieci ami fa negli Stati Uniti e ripreso dai più importanti istituti medico scientifici italiani per una rapida individuazione dell’autismo nei bambini di pochi mesi. Un percorso formativo rivolto al personale medico ed educativo, partito nel 2012 sotto l’organizzazione dell’Azienda per l’assistenza sanitaria triestina, con la collaborazione del Burlo Garofolo e dell’Azienda sanitaria isontina, che ieri ha vissuto la consegna dei primi 2 cinque attestati di terapista Esdm nella cornice del consiglio comunale. Un modello che vede il coinvolgimento di pediatri, medici specialisti, ma anche di operatori, educatori, insegnanti e della stessa famiglia, tutti con un ruolo attivo nei vari momenti della vita quotidiana del bambino e impegnati a impostare le attività basiche carenti. I risultati illustrati nell’incontro di ieri hanno evidenziato come il trattamento precoce aumenti di 40 volte la probabilità di ridurre la severità della sintomatologia. Rischi dell’autismo che peraltro sono in costante aumento negli ultimi anni: dalle 2 diagnosi su bambini inferiori ai 36 mesi riscontrate al Burlo nel 2009 si è passati alle 19 dello scorso anno, mentre nel 2016 sono finora 8 i casi rilevati con una proiezione che potrebbe arrivare a fine anno a quota 32. Ma la diagnosi precoce è in grado di migliorare il quadro generale: il metodo Esdm nei bambini trattati al Burlo ha fatto in modo che dopo un anno si registrasse un aumento medio del Qi di 12,5 punti, in particolare sul fronte dell'area del linguaggio. «L’autismo è un problema che non riguarda solo i bambini, ma le famiglie e la stessa società» ha affermato Nicola Delli Quadri, commissario straordinario Aas1. «Una problematica che va intercettata al più presto con la consapevolezza che esiste e che va affrontata tutti insieme». Per Gianluigi Scannapieco, direttore generale Burlo Garofolo «si tratta di un tema delicato che va sviluppato con rigore scientifico, attraverso un percorso di integrazione ed un corretto approccio metodologico». Il sindaco Cosolini e l’assessore all’educazione Grim hanno sottolineato «l’importante passo in avanti nella capacità di anticipare i segnali della patologia, frutto di un lavoro di squadra nel quale si inserisce il supporto dei servizi educativi del Comune». A tirare le fila l’assessore regionale alla Sanità Maria Sandra Telesca che si è soffermata su come «sia necessario il coinvolgimento delle diverse professionalità, dove l’aspetto fondamentale è quello della comunicazione», anticipando che la Regione sta elaborando «un documento complessivo sull’autismo che prevede l’integrazione di una rete globale». La cerimonia si è conclusa con la consegna degli attestati di terapista Esdm a Marcella Guerrieri, Francesca Placer, Antonella Celea, Monica Stocchi e Sara Frisari. Gorizia Sanità Battaglia del Codacons sui precari impiegati negli ospedali pubblici Si preannuncia una nuova (clamorosa) battaglia dell’associazione consumatori del Codacons nella nostra regione. Dopo l’azione avviata a tutela dei lavoratori della scuola che sta portando a risarcimenti in favore dei docenti precari, il sodalizio che tutela i consumatori ha deciso di lanciare una nuova azione collettiva riservata ai precari del settore sanità dell’intero Friuli Venezia Giulia: pertanto, non si tratta di una questione prettamente isontina ma abbraccia l’intero territorio regionale. Entriamo nel dettaglio. L’iniziativa legale promossa dal Codacons si basa su una sentenza della Corte di Cassazione dello scorso 15 marzo: una sentenza che ha riconosciuto i diritti dei lavoratori precari degli ospedali pubblici, stabilendo che le aziende sanitarie non possono ricorrere al continuo rinnovo dei contratti a tempo determinato senza assumere personale tramite concorso. Per i supremi giudici, inoltre, in caso di abuso di contratti a termine da parte di una pubblica amministrazione, il dipendente ha diritto al risarcimento del danno da “perdita di chances lavorative”, in quanto il lavoratore rimane “confinato in una situazione di precarizzazione e perde la chance di conseguire, con percorso alternativo, l'assunzione mediante concorso nel pubblico impiego o la costituzione di un ordinario rapporto di lavoro privatistico a tempo indeterminato”. «Tutti i lavoratori a tempo determinato impiegati presso le Aziende sanitarie pubbliche del Friuli Venezia Giulia con contratti a termine che abbiano superato -­‐ nella loro durata complessiva -­‐ i 36 mesi (comprensivi di proroghe e rinnovi), possono ora aderire all’azione collettiva lanciata dal Codacons, e ottenere l’assunzione a tempo indeterminato, il riconoscimento dell'anzianità di servizio e il risarcimento del danno fino a un massimo di 50.000 euro», si legge in un 3 comunicato stampa redatto dall’associazione dei consumatori. Per maggiori informazioni e adesioni si può consultare il sito www.codacons.it. (fra.fa.) Grado Promossa la causa civile contro 3 ex cda dell’Ospizio Roberto Marin, Emanuele Oriti e Massimo Vosca chiamati a risarcire 6,7 milioni al commissario liquidatore della Fondazione. Prima udienza fissata a luglio di Roberto Covaz. GRADO. La loro cattiva amministrazione ha portato al crac della Fondazione Ospizio Marino onlus schiacciata da 28 milioni di euro. In subordine, pur essendo preposti a tale compito, non hanno vigiliato sull’amministrazione. Per questo il commissario liquidatore chiede sei milioni e 700mila euro di risarcimento. Si riapre la vicenda giudiziaria dello scandalo dell’Ospizio Marino. Il commissario liquidatore Enrico Guglielmucci -­‐ attraverso l’avvocato Ciro Carano -­‐ ha citato in giudizio, in sede civile, gli ex componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione Ospizio Marino Roberto Marin, Emanuele Oriti e Massimo Vosca. La prima udienza al Tribunale di Gorizia è fissata a luglio. La decisione di Guglielmucci è avvenuta dopo il fallimento del tentativo di giungere a un accordo extragiudiziale con i tre ex amministratori. Lo scorso 12 gennaio l’avvocato Carano aveva fatto riferimento nella diffida inviata a Marin, Oriti e Vosca «ai gravissimi inadempimenti ai doveri imposti dalle legge e dal mandato (che) hanno determinato -­‐ oltre che l'irreversibile dissesto dell'ente e l'interruzione della sua (storica) attività assistenziale -­‐ gravissimi danni alla Fondazione». Ai tre era stato chiesto il pagamento “in via bonaria” di sei milioni e 700mila euro che “sono la differenza tra i costi sostenuti dalla Fondazione Ospizio Marino onlus e i valori di stima”. Più precisamente: la palazzina di via Rismondo a Gorizia dove aveva sede la Fondazione era stata acquistata pagando un importo di un milione e 216 mila euro quando invece i valori di stima indicano in 675.925 euro il prezzo più consono. Per l'allestimento della clinica Sant'Eufemia la Fondazione Ospizio Marino onlus sborsò 22 milioni e 536.222 euro quando i valori di stima parlano di 16 milioni e 373.244 euro. La richiesta dell’avvocato Carano non ha avuto luogo perché gli interessati hanno comunicato di non disporre della liquidità necessaria a fronteggiare la richiesta. Adesso toccherà al giudice civile stabilire la verità su una vicenda che, al di là dello sperpero di danaro pubblico e della creazione di un “buco” di 28 milioni di euro, ha avuto come conseguenze la perdita del posto di lavoro di 68 dipendenti e l’impossibilità ad essere sottoposti a cure specialistiche molto apprezzate a migliaia di invalidi provenienti dal Triveneto che nella struttura sanitaria di via Amalfi trovavano sollievo. Il consiglio di amministrazione della Fondazione Ospizio Marino era composto anche da altri componenti oltre ai tre citati in giudizio. Ma il commissario ha ritenuto di non coinvolgerli sulla base di determinate risultanze giuridiche. Nel frattempo analoga richiesta di pagare il debito in via bonaria era giunta anche ai revisori dei conti che hanno sborsato circa 100 euro uscendo così da ogni futuro procedimento giudiziario. La chiamata in giudizio in sede civile di Roberto Marin non pregiudica in alcun modo dal punto di vista giuridico la sua candidatura a sindaco di Grado. È obiettivo comune che la vicenda dell’Ospizio Marino si chiuda con una verità giudiziaria certa e determinata, non come successo in sede penale dove la prescrizione ha impedito l’accertamento delle responsabilità degli ex cda o la loro estraneità ai reati loro contestati. Un'inchiesta giornalistica ad " alto rischio " In attesa del deposito della motivazione della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Trieste, la cui lettura consentirà una più puntuale ricostruzione dei fatti, Il Piccolo ricorda che il direttore Paolo Possamai e due suoi cronisti, Roberto Covaz e Fabio Malacrea, sono stati condannati a mille euro di multa con risarcimento provvisionale di 10mila euro di multa a favore di Roberto Marin. Il quale, con gli avvocati Belletti e Cattarini, aveva presentato querela 4 per diffamazione in merito ad alcuni articoli dell’inchiesta giornalistica sul crac della Fondazione Ospizio Marino. Il Piccolo ricorrerà in appello non appena letta la motivazione in quanto ritiene che l’operato dei giornalisti sia stato in linea con i diritti-­‐doveri d’informazione in un contesto molto difficile qual è stato il caso dell’Ospizio Marino che, come riportiamo accanto, è ben lungi dall’essere approdato alla verità giudiziaria. L’esiguità della condanna testimonia, nella sostanza, che più che diffamazione si è trattato di imprecisione nella scrittura di alcuni articoli. Messaggero Veneto 31 marzo 2016 Regione LA RIFORMA SANITARIA Intesa ospedali-­‐università Resa dei conti in commissione UDINE. Approda oggi in commissione il protocollo d’intesa Regione-­‐Università di Udine e di Trieste, propedeutico alla nascita -­‐ attesa per il 1° maggio -­‐ delle due nuove Aziende sanitarie universitarie integrate. Il protocollo, così come viene presentato, è già stato oggetto di valutazioni con le Aziende, le Università, i professionisti, e -­‐ anticipa l’assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca -­‐ «abbiamo cercato di tenere conto di tutte le indicazioni e richieste». Il passaggio in terza commissione, dunque, dovrebbe essere l’atto finale prima della definitiva approvazione. Ma le perplessità non mancano. «Nel protocollo d’intesa -­‐ dichiara Roberto Novelli, consigliere regionale di Forza Italia -­‐ vi è un evidente sbilanciamento a favore delle strutture universitarie. Per questo ritengo sia opportuno che la giunta chiarisca quanto prima anche un altro elemento degno di valutazione: i volumi e i risultati delle attività chirurgiche generali e specialistiche svolte nelle strutture ospedaliera e universitaria, quali le risorse assegnate dai piani aziendali a favore della componente universitaria rispetto a quella ospedaliera, e quanti medici e infermieri lavorano per l’una e l’altra struttura». Questi i contenuti di un’interrogazione che Novelli ha depositato e che indirizzata all’assessore Telesca, precisando come, nel famoso protocollo, università e medici universitari svolgeranno un ruolo primario e paritetico a quello istituzionale della Regione nella gestione di tutto il sistema del servizio sanitario regionale. I medici ospedalieri invece «vengono del tutto ignorati in riferimento al nuovo sistema gestionale delle Asui (le future Aziende sanitarie universitarie integrate) figlie della fusione delle Aas 1 e 4 con le Aziende ospedaliero universitarie». Da qui la richiesta di «informazioni più precise» Udine Inventato da un udinese “l’occhio” che cura i tumori Il chirurgo Giancarlo Tirelli ha già sperimentato su 60 pazienti la nuova tecnica Un videoendoscopio con la microchirurgia rimuove le neoplasie da testa e collo di Alessandra Ceschia. È udinese l’uomo che ha rivoluzionato le tecniche di intervento sui tumori alla testa e al collo nel mondo. Si tratta del chirurgo udinese Giancarlo Tirelli, stelliniano, 52 anni, dirige la Clinica otorinolaringoiatrica degli ospedali riuniti di Trieste e ha ideato un metodo che impiega un “occhio elettronico” capace di individuare il tumore nella primissima fase, quando non è visibile a occhio nudo abbinandolo alla chirurgia mininvasiva attraverso la bocca o le narici per rimuoverlo con massima precisione. L’annuncio, in occasione della II giornata mondiale di prevenzione otorinolaringoiatrica che sarà celebrata domani, apre nuovi scenari nella lotta contro queste patologie. «Sto applicando la tecnica con successo da circa un anno e mezzo – conferma il professor Tirelli – circa una dozzina i casi 5 pubblicati e una sessantina i pazienti già trattati. Per avere la garanzia scientifica è necessario attendere cinque anni e verificare il numero di recidive che, solitamente in questo settore sono del 50 per cento, ma la nuova tecnica consente di eliminare tutte le aree displasiche e rimuovere i nidi cellulari localizzabili fino a sei o sette centimetri dal tumore primario, visto che queste neoplasie si originano da molti focolai di cellule geneticamente alterate». Questo significa che con questa tecnica le percentuali di sopravvivenza dei malati potrebbero aumentare notevolmente. Nel dettaglio il professor Tirelli utilizza la tecnica Nbi (Narrow band imaging), un sistema di video-­‐endoscopia, che consente di identificare le alterazioni della mucosa in fase precancerosa, abbinato alla chirurgia microinvasiva. Così si riesce a eliminare il tumore risparmiando i tessuti sani e a ridurre i rischi che il tumore di rigeneri o si ripresenti. «In Italia non abbiamo la reale percezione dell’incidenza di questa malattia – osserva Tirelli – perché i tumori del distretto testa-­‐collo che possono interessare naso, gola, guancia, lingua, laringe e ghiandole salivari, vengono considerati separatamente, in realtà – osserva ogni anno in Italia si registrano 12 mila nuovi casi, rappresentano la quinta neoplasia più diffusa e si stima che nel nostro Paese i pazienti colpiti da questa neoplasia siano 100 mila. Il nord Italia è la zona in cui questi tumori sono maggiormente diffusi, con prevalenza nell’area Nord Est, in Friuli Venezia Giulia, infatti, si registrano 400 nuovi casi all’anno. Il principale fattore di rischio è il fumo, che diventa ancora più determinante quando si associa al consumo di alcol. Altri fattori quali la scarsa igiene orale e l’esposizione tramite contatto sessuale al papilloma virus contribuiscono a favorire l’insorgenza in massima parte a livello dell’orofaringe, infatti la percentuale di tumori Hpv correlati è aumentato: nel 1980 solo il 16% dei pazienti con tumore alla gola risultava Hpv positivo, negli anni 2000 la percentuale è salita al 73%». Riconoscere precocemente questi tumori è fondamentale anche se non è facile, perché rimangono a lungo asintomatici, una prevenzione con frequenti visite da dentisti e medici di base formati è quindi basilare». L’iniziativa Screening gratuito domani all’ospedale Una mattinata di screening gratuito negli ambulatori dei reparti di otorinolaringoiatria dell’ospedale, per fare chiarezza sulle possibili malattie del cavo orale e valutare il proprio stato di salute. Così domani prenderà il via la 2ª edizione della Giornata nazionale della prevenzione Otorinolaringoiatrica dedicata alla diagnosi precoce dei tumori del cavo orale, organizzata dall’Associazione Otorinolaringologi ospedalieri italiani con il patrocinio del ministero della Salute, della società di Chirurgia maxillo facciale e del Collegio dei docenti universitari di Odontostomatologia. A Udine sarà aperto l’Ambulatorio dell’Otorinolaringoiatria al pianoterra del nuovo ospedale dalle 9 alle 13.30. Nella prima edizione è emerso che il 33% dei pazienti rischia questo genere di tumori a causa del tabagismo, il 16,4% per microtraumi delle mucose, il 12,3% per cattiva igiene orale, il 7,9% per una dieta povera di frutta e verdura, il 7,1% per alcolismo, il 6,6% per una eccessiva esposizione al sole, il 3,9% per il virus del Papilloma e il 3,5% per l’eruzione cutanea Lichen ruber planus. Fattori molto diffusi, tanto che tra i pazienti visitati nel corso della mattinata, si è riscontrato l’11,9% di patologie evidenti e che al 19,3% sono state consigliate visite di approfondimento. «L’esperienza dello scorso anno è stata molto importante, un successo che intendiamo replicare e ampliare. La prevenzione può fare davvero la differenza. E poi, è vero che le sane abitudini si imparano da piccoli, ma è vero anche che c'è sempre tempo per correggere comportamenti sbagliati e in questo noi specialisti otorinolaringoiatrici siamo a disposizione» commenta il dottor Marco Piemonte (nella foto), direttore della Soc Otorinolaringoiatria del Santa Maria della Misericordia. 6 Pediatria, Latisana non ci sta e fa la rassegna dei disservizi Il comitato apre uno sportello di assistenza perché le segnalazioni diventino reclami Lettera a Serracchiani: «Qui la struttura è stata chiusa, non sospesa: chiarisca» di Paola Mauro. LATISANA. Mentre fioccano le segnalazioni di disservizi da parte degli utenti che si rivolgono al pronto soccorso per un’assistenza pediatrica che non è più possibile, in orario notturno, il comitato Nascere a Latisana “apre” un vero e proprio sportello di assistenza perché le segnalazioni diventino veri e propri reclami diretti all’Azienda sanitaria 2 Bassa friulana-­‐Isontina. E intanto non si placano le polemiche e le azioni per un ritiro del decreto di sospensione del punto nascita e di riduzione della pediatria. Lettera aperta del comitato Destinataria la Governatrice della Regione, alla quale il comitato scrive che dopo 23 giorni dal decreto di chiusura, «non ci è dato conoscere se una decisione è stata presa e in che termini. La struttura di Latisana è stata “chiusa”, non sospesa. Giocare con le parole è una prerogativa della politica, ma in questo caso è inaccettabile: i disagi patiti dalle famiglie in questi giorni, rattristano profondamente e non basta comprare mezza pagina di giornale per informare la popolazione, come non è corretto rispondere alle legittime domande degli utenti deridendo le preoccupazioni dei genitori». Nessuna notizia sul concorso C’è poi la questione del concorso dei pediatri, «pare che undici professionisti siano stati ritenuti idonei, le chiediamo di assumere cinque di quei professionisti, scorrendo la graduatoria come è stato fatto recentemente per il concorso degli anestesisti. Questo permetterà di riaprire punto nascita e pediatria, fino al momento in cui la Giunta, prenderà una decisione chiara e netta, chiudendo il punto nascita che comporta il minor disagio per la popolazione». Il silenzio dell’assessore Lo sostiene il portavoce in consiglio regionale, Andrea Ussai, che non si capacita di come davanti alla segnalazione dei medici del Pronto Soccorso, all’esposto alla Procura della Repubblica, alla segnalazione al prefetto e alle lamentele degli utenti, la Regione continui a tacere. Perplessità raccolte in un’interpellanza da discutere entro un paio di settimane: «L’assessore Telesca deve anche spiegare quali provvedimenti abbia intenzione di assumere per eliminare i disservizi e per garantire criteri di sicurezza adeguati, per l’utenza pediatrica e i professionisti. Inoltre – aggiunge Ussai – il piano per la sospensione del punto nascita di Latisana, quando parla di trasporto di pazienti critici, non sembra conforme al piano delle emergenze urgenze regionale dove, viene disposto espressamente che i medici operanti sui mezzi di soccorso debbano avere una specifica formazione, mirata all’intervento di tipo pediatrico». La Regione non risponde Lo rende noto il sindaco di Latisana, Salvatore Benigno, riferendosi non solo alla mancata partecipazione al consiglio comunale aperto, ma anche alla lettera inviata alla Telesca qualche giorno fa, documento ancora privo di risposta. Nel ricordare i motivi che hanno portato il comune di Latisana a predisporre un ricorso al Tar, contro il decreto di sospensione, Benigno ribadisce che si tratta «di un atto dovuto, per avere l’assoluta certezza che quanto state facendo risponde a criteri di sicurezza e che l’utenza materno-­‐infantile del nostro territorio non correrà alcun rischio». Niente dimissioni Le ha chieste a gran voce, come atto istituzionale forte il comitato Nascere a Latisana, a termine della manifestazione di piazza della scorsa settimana, ma anche attraverso una Pec. «È una strada non percorribile – ha replicato il sindaco Benigno – perché in quest’ultimo scorcio di legislatura dobbiamo affrontare atti fondamentali per la stessa attività dell’ente, come l’approvazione del bilancio di previsione e il conto consuntivo. Pur comprendendo l’esigenza di effettuare atti forti, quello che ci viene chiesto è assolutamente impraticabile». Lettere SANITA’. Si sta raschiando il fondo del barile Mi reco a chiedere, per conto di mia madre (83 anni), un controllo di routine degli esami del sangue ed il medico condotto mi risponde che, «in base alle ultime disposizioni» del Ministero della sanità, la maggior parte delle analisi ematiche (colesterolo e valori epatici, per esempio) 7 non possono essere più mutuabili dal Servizio sanitario nazionale salvo evidenze cliniche o sospetti di patologia acclarati. Se uno o una desidera, a titolo di mero controllo, li può svolgere solo ogni 5 anni, 5 anni ribadisco, sic. Posso capire le indagini endoscopiche o gli accertamenti diagnostici di elevato costo, ma pure proibire la prescrizione di banali esami del sangue a titolo preventivo? Altrimenti resta il pagamento integrale delle prestazioni, anche per gli esenti. Resto basito. Anni di campagne e consigli sulla prevenzione cardiovascolare, per esempio, sotto “i tacchi” del risparmio delle casse statali. Mi sovviene il grido di rabbia di Cicerone nel Senato romano: «Quo usque tandem, Catilina»? A tal punto si arriva, ministro Beatrice Lorenzin? I medici di base espropriati dalla loro capacità di valutare l’anamnesi dei pazienti e ridotti alla stregua di funzionari del Dazio? La salute ricondotta a semplici protocolli standardizzati. Se il contenimento della spesa pubblica, anziché per gli sprechi delle sue propaggini più inutili, deve invece passare per queste odiose restrizioni ai danni dei cittadini, soprattutto di quelli più anziani e meno abbienti, credo che oramai si rosichi, anzi si raschi il fondo del barile, con il rischio che non resterà nemmeno tale fondo, conoscendo la nostra classe politica. E pensare che in questo governo qualcuno ha l’ardire di definirsi ancora socialista. Pierpaolo Lupieri -­‐ Tolmezzo Pordenone Il Pentagono declassa l’ospedale della Base Entro il 2019 diventerà ambulatorio e molti militari e familiari Usa saranno curati nelle strutture civili di Donatella Schettini. Il Pentagono ha deciso di declassare ad ambulatori tre dei suoi ospedali in Italia entro i prossimi tre anni. Sono quello dell’Us Air Force della base di Aviano e quelli della Navy di Napoli e Sigonella Lo riporta il quotidiano indipendente “Stars and Stripes”. A giustificare la scelta la volontà di garantire la sicurezza dei pazienti e, molto probabilmente, la necessità di risparmiare. La decisione è stata comunicata dal vice segretario alla Difesa Robert Work in una nota inviata a dicembre: nei tre ospedali si fermerà la fornitura dei servizi di degenza entro l’anno fiscale 2019. Ciò comporterà che un maggior numero di pazienti saranno inviati agli ospedali italiani. Sono interessati soprattutto i ricoveri per medicina interna e chirurgia generale anche se, si sottolinea, che tutte le strutture militari inviano già negli ospedali italiani i casi gravi che necessitano di procedure avanzate. «I cambiamenti – ha detto il maggiore Ben Sakrisson, portavoce del Dipartimento della Difesa – rientrano in un programma più ampio avviato in tutta Europa dal Pentagono che interessa le strutture sanitarie e i volumi dei pazienti». La decisione è stata assunta anche per motivi legati alla sicurezza dei pazienti: è stato portato ad esempio il caso dei medici specializzati che lavorano in aree “a bassa richiesta” e hanno, quindi, difficoltà a mantenere le proprie competenze. Per questo la convinzione è che «“gli ospedali fuori dalle basi possano colmare le lacune nelle cure da prestare». «Il punto chiave qui – ha detto il maggiore Ben Sakrisson, portavoce del Dipartimento della Difesa – è che stiamo lavorando con i fornitori locali per continuare a garantire un pronto intervento di qualità». Il comando di ciascuna clinica organizzerà le modifiche decise. «A questo punto non posso cominciare a ipotizzare quali servizi saranno disponibili e quali servizi possono passare ad altre strutture – ha detto Dora Lockwood, capitano della Navy Medicine –. La linea di fondo è che stiamo cercando molto da vicino il modo per garantire che i bisogni dei pazienti siano soddisfatti». L’ospedale di Aviano, con 18 posti letto e oltre 8 mila metri quadrati, è stato inaugurato nel 2006 ed è costato 36 milioni di dollari. Il declassamento segue la decisione adottata nel 2014 di chiudere il punto nascita della base di Vicenza con le pazienti dirottate negli ospedali italiani o in quello di Aviano. Ma secondo Stars and Stripes la prospettiva di accedere agli ospedali italiani non è proprio allettante per gli americani: «Barriere linguistiche e culturali rendono gli ospedali locali 8 un’opzione poco attraente per alcuni americani – si legge –, mentre altri sono preoccupati per la qualità delle cure. Eppure l’uso militare degli ospedali locali non è certo una cosa nuova, soprattutto in Europa. Gli ospedali italiani lavorano a stretto contatto con i militari, e molte strutture cercano di accogliere i clienti americani». La Nuova -­‐ Venezia 31 marzo 2016 Asl 13, più di ottantamila esentati dai ticket sanitari Sono partite in questi giorni le certificazioni validate dall’Agenzia delle Entrate Sessantacinquemila i cittadini con un reddito familiare inferiore a 29 mila euro MIRANO. Operazione esenzione ticket sanitari al via, interessati tra Miranese e Riviera circa 80 mila cittadini, di cui 65 mila hanno un reddito lordo familiare complessivo inferiore a 29 mila euro. L’esenzione riguarda tutta la diagnostica, gli esami strumentali e di laboratorio ed eventuali ingressi al Pronto soccorso. L’Asl 13 sta inviando in questi giorni a domicilio le esenzioni per reddito validate dalla Agenzia delle entrate per i nuovi aventi diritto, mentre per coloro che sono già stati censiti e hanno già maturato il diritto all’esenzione, i certificati si potranno scaricare dal sito https://salute.regione.veneto.it/web/guest/servizi/esenzioni. Per chi non fosse ancora registrato al sito è possibile recarsi al proprio distretto sociosanitario, con fotocopia del documento d’identità e tessera sanitaria azzurra. La certificazione dovrà poi essere esibita al proprio medico curante che riporterà l’esenzione, se previsto. Attenzione perché nel caso siano venuti meno i requisiti per il diritto all’esenzione, scatteranno i controlli: dal 2013 infatti tutte le autodichiarazioni vengono sottoposte a verifiche incrociate tra l’Agenzia delle entrate e la Regione Veneto e se verranno accertate difformità, oltre al rimborso del ticket non versato, si potrà incorrere in sanzioni che vanno dal doppio al triplo della somma dovuta. Bisogna pertanto comunicare la revoca dell’esenzione all’Asl, attraverso i distretti territoriali. Proprio nei distretti, per facilitare il rilascio delle esenzioni, sono state previste aperture straordinarie, a partire da domani: a Spinea saranno i primi tre mercoledì di aprile (6-­‐13-­‐20), a Mirano i primi tre lunedì di aprile (4-­‐11-­‐18), a Martellago i primi tre mercoledì di aprile (6-­‐13-­‐20), a Mira i primi tre martedì di aprile (5-­‐12-­‐19) e a Camponogara i primi tre mercoledì di aprile (6-­‐13-­‐20), in tutti i casi sempre dalle ore 14 alle 16. Si ha diritto all’esenzione per reddito ed età (cittadini sotto i sei anni o sopra i 65 appartenenti a un nucleo familiare con reddito complessivo lordo riferito all’anno precedente non superiore a 36.151,98 euro), per disoccupazione (cittadini che hanno perso il lavoro e familiari a carico appartenenti a un nucleo con reddito non superiore a 8.263,31 euro o 11.362,05 euro se separato), over 65 beneficiari di assegno (ex pensione) sociale, over 70 titolari di pensione al minimo e cittadini con reddito famigliare non superiore a 29 mila euro. Filippo De Gaspari Screening gratuito al cavo orale Campagna di prevenzione, appuntamento domani all’ospedale NOALE. Un terzo dei pazienti dell’Asl 13 è a rischio di tumori al cavo orale per il tabagismo Non solo, perché il 16,4 per cento per microtraumi delle mucose, il 12,3 per cento per cattiva igiene orale, il 7,9 per cento per una dieta povera di frutta e verdura, il 7,1 per cento per alcolismo, il 6,6 per cento per una eccessiva esposizione al sole, il 3,9 per cento per il virus del Papilloma e il 3,5 per cento per l’eruzione cutanea Lichen ruber planus. L’incidenza nel Veneto è quasi il triplo rispetto alla base nazionale. Sono gli ultimi dati disponibili dell’azienda sanitaria, che punta ad aumentare le precauzioni e per domattina ha dedicato cinque ore a uno screening gratuito del cavo orale, aderendo alla Giornata Nazionale della Prevenzione Otorinolaringoiatrica. Dalle 8.30 alle 13.30 ci si potrà recare all’ambulatorio dell’ospedale di 9 Noale per farsi controllare ma anche capire quali fattori possono provocare l’insorgere del cancro. «Sono molti i fattori di rischio» dice il primario del reparto di Otorinolaringoiatria Maurizio Amadori «ma prevenire può essere un’ottima arma». Per la visita è consigliato chiamare allo 041-­‐5794761. L’iniziativa è organizzata grazie al patrocinio del Ministero della Salute, della società di Chirurgia Maxillo-­‐facciale e del Collegio dei docenti universitari di Odontostomatologia, con cui l’Associazione otorinolaringologi ospedalieri italiani (Aooi) ha creato un’alleanza per la prevenzione. «Lo screening gratuito ad accesso libero» aggiunge il direttore generale dell’Asl 13 di Mirano Giuseppe Dal Ben «è un servizio a cui il paziente potrà accedere in modo facile. Diventa un’occasione per farsi visitare ma anche per chiedere e ricevere delle corrette informazioni». Alessandro Ragazzo Pignoramenti, l’Asl ha deciso di pagare San Donà. Ieri è tornato l’ufficiale giudiziario per il mancato risarcimento da 600 mila euro per un caso di malasanità di Giovanni Cagnassi. SAN DONÀ. Caso di malasanità, alla fine paga l’Asl 10 con le sue risorse. Ieri si è nuovamente presentato l’ufficiale giudiziario alle casse del Cup per il risarcimento della morte di Egidio Dissegna di San Stino, morto a 86 anni per un errore dei medici all’ospedale di Portogruaro. Ma a sorpresa l’Asl 10 ha deciso di pagare direttamente e porre fine a questo andirivieni di avvocati e ufficiali giudiziari. «Riguardo al procedimento esecutivo», ha detto il direttore generale, Carlo Bramezza, «in mancanza dell’esecuzione dei contenuti della sentenza da parte della compagnia assicuratrice, risultando quindi inadempiente, l’Asl10 darà seguito al rimborso in via diretta. In conseguenza di ciò, verranno adottate tutte le determinazioni necessarie nei confronti della compagnia assicuratrice, per il mancato rispetto degli obblighi contrattuali, per il recupero di quanto dovrà anticipare l’azienda e per il danno d’immagine arrecato in seguito a questa situazione». La famiglia aveva ricevuto solo circa 50 mila euro dei 600 mila attesi con titolo esecutivo. L’importo pignorato alle casse ieri è stato di circa altri 6.500 euro, come nel primo caso due settimane fa. Acquisita la somma. il pignoramento è stato sospeso in attesa del prossimo accesso che a questo punto non ci sarà più. Solo ieri mattina, come hanno fatto sapere i familiari con i loro legali, l’Asl 10 avrebbe dichiarato ufficialmente l’esistenza di fondi esigibili nella tesoreria che possano soddisfare l’intero credito. Ma alla domanda dell’avvocato: «Allora perché non fate l’assegno circolare e chiudiamo tutto?», non è seguita risposta, che però è arrivata nel pomeriggio, bella forte. «L’Asl evidentemente attende che siano i creditori a pignorare il denaro in banca», spiegano i familiari, in primis il nipote Massimo Giro, «ma è necessaria una diversa e nuova procedura ex novo con altri costi. Ad oggi nessuno si è preso la responsabilità di staccare un assegno circolare per l’ importo che l’Asl stessa afferma essere a disposizione». Giro non riesce a comprendere una situazione che gli pare surreale. «L’Asl 10 aspetta di essere pignorata con ulteriori costi», dice, «ma chi paga? Che danno si arreca alla collettività anche in termini di maggiori spese? Pignorare le somme in tesoreria implica altri costi che l’Asl potrebbe evitare, ma evidentemente con i soldi degli altri, ovvero i cittadini, diventa tutto più comodo». I familiari, e i loro legali, erano indecisi se anticipare questi altri costi, che poi sarebbero ricaduti sull’Asl, o attendere che il Tar desse l’ordine di pagare, anche a mezzo del commissario ad acta. Il pignoramento ha fatto molto discutere, al punto che alcuni cittadini, tra i quali l’ex sindacalista Antonio Balliana, volevano opporsi a legali e ufficiali giudiziari per evitare la scena davanti alle casse del Cup. La situazione è stata molto tesa inizialmente, mentre ieri i legali e l’ufficiale giudiziario hanno operato in modo più discreto, pronti a continuare fino a che non fosse recuperata tutta la somma dovuta di circa 600 mila euro. Poi l’annuncio di voler pagare dell’Asl che poi tenterà di rivalersi con l’assicurazione. 10