Programma politico di Stefano Parisi

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Transcript Programma politico di Stefano Parisi

LE MIE IDEE
PER MILANO
2016
STEFANO
SINDACO
INDICE
ARMONIA
4
INTELLIGENZA
6
VELOCITÀ
10
COMUNITÀ
12
OPPORTUNITÀ
16
IMPRESA
18
MONDO
20
MODERNITÀ
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SERENITÀ
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ARMONIA
Lo stile di Milano è riconosciuto in tutto il mondo. La nostra è la città
del design, della moda, della creatività, dell’architettura di pregio.
Milano è la sola città italiana che coniuga stile e modernità.
Ma lo “stile Milano”, l’opportunità di vivere in una città piacevole,
accogliente, è un diritto per tutti i milanesi.
Di più, deve diventare una ragione per scegliere Milano, per attrarre
risorse e talenti. Questo significa che dobbiamo liberare Milano dalla
patina di bruttezza che la degrada, in molti quartieri. La città non può
vivere soltanto delle sue eccellenze. Il Centro storico, Brera, i Navigli,
Porta Nuova, Citylife sono fiori all’occhiello che bisogna preservare e
implementare. Ma intorno ad essi c’è una città nella quale i milanesi
vivono e lavorano, non sempre nelle condizioni ottimali.
Noi vogliamo che i quartieri diventino protagonisti del rinnovamento
della città. Vogliamo che siano luoghi nei quali vivere con piacere, a
partire dalle piccole cose, che segnano la quotidianità della vita delle
persone. Spazi verdi, biblioteche, luoghi di cultura e di spettacolo, ma
anche semplicemente marciapiedi puliti, panchine ben tenute o le
fermate degli autobus in ordine.
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Una città più bella è una città più tecnologica. La tecnologia ci consente
di riqualificare le abitazioni o di riedificarle quando questo è più
conveniente. Ci consente di avere un ambiente più sano, aria più pulita,
acqua meno inquinata, gestione integrata del ciclo dei rifiuti.
Ci consente di monitorare le situazioni di degrado e di intervenire subito.
Noi vogliamo investire molto in tecnologia, per consegnare ai
milanesi una città nella quale sia bello vivere, in armonia con lo spazio
urbano, con l’ambiente, con la società.
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INTELLIGENZA
Una città più bella è una città che investe nelle sue eccellenze.
Arte, architettura, design, al servizio della qualità della vita negli spazi
urbani, ma anche del prestigio di Milano nel mondo, della capacità
di Milano di essere polo attrattivo e generatore di idee, di cultura,
di sapere, di opinioni.
Milano ha un formidabile apparato di istituzioni e di luoghi di
elaborazione culturale, pubbliche e private, senza uguali almeno
in Italia: le grandi università di prestigio internazionale, luoghi di
ricerca e al tempo stesso di alta formazione. Dagli studi umanistici
al diritto, dall’economia alla medicina, alle scienze e alle tecnologie,
non c’è branca del sapere che a Milano non sia rappresentata da
istituti d’eccellenza. A fianco dell’università, esistono a Milano altri
luoghi di ricerca scientifica di livello mondiale, collegati per esempio
all’universo della sanità, che è essa stessa un fiore all’occhiello
di questa città. Ma c’è tutto un tessuto culturale di intelligenze da
valorizzare: dobbiamo combattere la solitudine dei talenti.
I Milanesi devono essere più orgogliosi e più consapevoli di ciò che
offre la loro città, chi amministra Milano non deve solo valorizzare
questo patrimonio, deve collaborare strettamente con le istituzioni
della cultura e della scienza perché con loro si può costruire la città
che vogliamo per il nostro futuro.
Fino ad oggi Milano ha ospitato grande cultura, da oggi in poi la cultura
deve caratterizzare Milano, deve trainare Milano verso un futuro nel
quale intelligenza e conoscenza saranno il vero patrimonio di una
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città e di un territorio, il vero terreno di sfida con le altre metropoli
europee, deve essere lo strumento attraverso il quale definire la
nostra identità e i nostri valori, soprattutto delle aree della città più
fragili dal punto di vista sociale.
Milano deve tornare a produrre cultura nelle sedi prestigiose delle
quali dispone: se la Triennale ha già imboccato negli ultimi anni
la strada di un ambizioso programma di ricupero della sua antica
funzione di vetrina e di incubatore del nuovo nel campo del design
e delle arti applicate, la Scala invece deve assolutamente ritrovare
il suo ruolo di centro della vita musicale europea. La più prestigiosa
istituzione musicale italiana non può essere solo una opportunità
turistica per gli stranieri di passaggio: deve ricucire il suo rapporto
con la città e tornare a produrre attività musicali di qualità, punto di
riferimento per il panorama artistico internazionale, nel campo della
musica d’opera, ma anche dell’attività sinfonica e del balletto.
La Scala, il Piccolo Teatro, la Triennale sono strumenti per riportare
Milano al centro del mondo che conta davvero: il mondo delle idee.
Milano è contemporaneità, è elaborazione, non è una città-museo.
Deve tornare ad essere un centro internazionale di creatività
per l’arte contemporanea. E può valorizzare, sfruttando gli spazi
esistenti, le grandi collezioni private di arte contemporanea che
esistono in città.
Ma la cultura a Milano è anche altro. Sono i saperi diffusi,
l’intelligenza diffusa. Per esempio l’alto artigianato, le grandi
professionalità, la ricchezza di idee che nasce ogni giorno nel mondo
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INTELLIGENZA - SEGUE
della scuola. Milano deve diventare sede di una scuola di livello
mondiale nell’ambito del design.
Soprattutto, la cultura non può essere un’attività di élite, della quale
solo poche briciole vengono concesse ai non addetti ai lavori.
La cultura è anche il primo modo per riappropriarci della nostra città.
Per riannodare quelle cesure che si sono create fra centro e periferia.
È la strada per riqualificare la città. Le biblioteche nei quartieri sono
uno dei luoghi dai quali far partire la riqualificazione.
Un’altra chiave di volta del ricupero di qualità della vita in ogni area
della città sono le strutture sportive.
La Milano sportiva ha un grande patrimonio: se nello sport
professionistico vi sono eccellenze mondiali, come le due grandi
squadre di calcio, a Milano vi è anche - meno visibile, ma più
importante per la vita della comunità - il tessuto delle associazioni
sportive, ben 6.000, nelle discipline più disparate, che consentono una
pratica sportiva diffusa.
Nel settore dello sport il Comune valorizzerà al massimo il ruolo
dell’associazionismo privato, anche nella realizzazione e nella gestione
degli impianti.
Vi sono sempre meno ragioni per le quali l’Amministrazione comunale
debba possedere e gestire in prima persona impianti sportivi,
ripianandone i costi d’esercizio. Al contrario, è proprio attraverso
le associazioni sportive che può garantire a tutti la possibilità
di esercitare un’attività fisica in condizioni di sicurezza e a costi
accessibili anche per i meno abbienti.
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Una città sana è una città nella quale vi sono gli spazi per una vita
sana: aree verdi, impianti sportivi, piste ciclabili. Non è una scelta
ideologica, non si oppone affatto allo sviluppo, alla velocità, alla
tecnologia.
Nel mondo, i luoghi più avanzati dal punto di vista della tecnologia
sono anche quelli nei quali più alta è la cura dell’ambiente e del
benessere fisico. Noi lavoreremo esattamente su questa strada.
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VELOCITÀ
Milano ha grandi energie.
Energie intellettuali, economiche, imprenditoriali, lavorative. Il nostro
obbiettivo è liberare queste energie, non gestirle ma metterle in
condizione di svilupparsi da sole. Oggi Milano, come tutto il sistema
Italia, procede troppo lentamente. La velocità è la chiave dello
sviluppo. Velocità significa prima di tutto connessione. Da questo
punto di vista Milano è in condizioni migliori del resto d’Italia, ma
l’Italia è in grave ritardo rispetto all’Europa e agli altri competitori
internazionali. La città, ma soprattutto la pubblica Amministrazione,
non è ancora adeguatamente digitalizzata.
Ma velocità non è solo un concetto immateriale. Significa potersi
spostare – persone e oggetti - in modo comodo, veloce, sicuro e
compatibile con l’ambiente.
Questo non si ottiene con i divieti, né con la regolamentazione
esasperante. Dobbiamo passare dalla stagione delle chiusure a quella
della libertà di scelta e di movimento, ovviamente all’interno di regole
e di criteri. Spostarsi a Milano non deve essere un percorso a ostacoli,
mobilità pubblica e mezzi privati non sono avversari, sono strumenti
complementari. Al cittadino l’Amministrazione non deve imporre
divieti, deve fornire opportunità da scegliere.
Noi non proporremo mai il trasporto pubblico gratis, perché vogliamo
un trasporto pubblico di qualità, che i milanesi scelgono non perché le
automobili sono vietate, ma perché è comodo, veloce e confortevole.
Trasporto pubblico, d’altronde, significa un’offerta integrata, non
solo quella gestita dal Comune. I privati hanno un ruolo altrettanto
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importante, dal servizio taxi al car sharing.
Non chiuderemo pezzi di città per una scelta ideologica, per
penalizzare la mobilità privata, realizzeremo isole pedonali dove
questo significa valorizzare uno spazio, una piazza, un’area.
Farla vivere di più, non farla spegnere come talvolta è accaduto.
Difenderemo Linate perché un city airport è una grande opportunità,
e non si fa vivere Malpensa togliendo ai milanesi la possibilità di
scegliere. Potenzieremo ancora le metropolitane esistenti, perché la
mobilità urbana del futuro sarà sempre più sotterranea.
Tuteleremo l’ambiente, ma non ci fermeremo quando si dovrà tagliare
un platano, se questo servirà a togliere dalle strade centinaia di auto
(e il platano verrà ripiantato poco distante).
Favoriremo, anche con la politica tariffaria, veicoli a basso impatto
ambientale, una scelta, questa, sulla quale punteremo con decisione
nel rinnovare il parco veicoli del Comune, privilegiando quelli elettrici o
ibridi, a partire dai mezzi pubblici di trasporto, e che dovrà coinvolgere i
fornitori del Comune e in generale i servizi di logistica in città.
Più mobilità significa, ancora una volta, più tecnologia. E più
tecnologia serve a ridurre i bisogni di mobilità. Il grattacielo di
Unicredit, voluto dalla giunta Albertini e realizzato da Cesar Pelli,
uno dei più grandi architetti del mondo, non è soltanto bello, ha fatto
risparmiare 30.000 spostamenti in auto ogni giorno.
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COMUNITÀ
Riqualificazione urbana è lo strumento per ricucire la comunità
milanese: non devono esserci ghetti, tutti i quartieri della città
devono essere luoghi di pregio, naturalmente ciascuno con le proprie
caratteristiche storiche e sociali.
Noi però crediamo che l’urbanistica sia prima di tutto un sistema
di regole, utili per coordinare le iniziative dei privati e per inserirle
in un contesto omogeneo. Ogni approccio pianificatorio e dirigista
alle scelte urbanistiche frena lo sviluppo della città, ed anche il
risanamento dei luoghi degradati.
La vecchia logica dell’edilizia popolare, dei quartieri dormitorio
contrapposti alle zone di pregio urbanistico, non è più sostenibile nel 2016.
Noi sogniamo una comunità integrata ed omogenea, nella quale l’housing
sociale si caratterizzi per progetti innovativi, non soltanto per tutelare i
più deboli, ma per rendere la città attrattiva per i giovani talenti.
Dunque edilizia di qualità, anche per riqualificare o riedificare quello
che è stato fatto a Milano, in condizioni di scarsità di risorse e di gravi
esigenze abitative, dal dopoguerra agli anni 60.
Edilizia che guardi con attenzione ai disabili, come ogni altro aspetto
dell’arredo urbano. La città dev’essere totalmente vivibile per ogni
persona, senza barriere. Questo non significa sacrificare esigenze
estetiche: l’architettura e la progettazione urbana di qualità è quella
nella quale estetica ed accessibilità sono alleate, vanno di pari passo.
Ma non basta migliorare la qualità delle abitazioni, o riutilizzare le aree
dismesse. Bisogna creare, anche fuori dal centro o dalle altre zone di
pregio, luoghi nei quali si possa vivere, non solo abitare, nei quali si
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possa ricostituire la vita della comunità intorno ad alcune eccellenze
o poli attrattivi. E d’altra parte il centro storico non può morire
ogni giorno alle 19, quando chiudono i negozi, perché non ci vive più
nessuno. In una città tendenzialmente monocentrica come Milano è
indispensabile che la dimensione abitativa, quella dei servizi e quella
pubblica si integrino in ogni zona della città.
Dobbiamo ricreare le condizioni perché la comunità dei cittadini si
appropri della sua città.
Questo ovviamente comporta affrontare i due temi, innegabilmente
connessi, dell’integrazione degli stranieri e della sicurezza.
La questione dei flussi migratori è ovviamente un fenomeno epocale che
va ben al di là del raggio di azione di un Comune, per quanto importante
come Milano. Ma una cosa possiamo farla, e la faremo: distinguere,
senza mai venir meno ai principi di umanità, chi viene da noi per diventare
un cittadino milanese, da chi viene da noi per creare un corpo sociale
separato, chiuso in se stesso, potenzialmente aggressivo.
Milano è da sempre una città accogliente: lo saremo verso chi accetta
e fa propri (non semplicemente rispetta) i nostri valori civili, pur
nel rispetto della propria identità religiosa, verso chi è pronto ad
integrarsi nell’idea di società che abbiamo creato, sulla scorta della
cultura greco-romana e della tradizione giudaico-cristiana.
Saremo severissimi verso tutti gli altri. Una società libera e aperta
non è una società incapace di difendersi verso chi la minaccia.
La paura che paralizza la vita di molti milanesi, che rende poco vivibili
interi quartieri è un vero dramma sociale. Rende impossibile vivere
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COMUNITÀ - SEGUE
la città, distrugge la comunità. La sicurezza è la prima delle priorità,
perché è il primo dei compiti delle istituzioni, in un paese liberale.
Ancora una volta la tecnologia può fare molto: può mettere in rete i
sistemi di sorveglianza pubblici e privati, può rendere le strade molto
più sicure.
Ma bisogna fare molto di più. Il Vigile di quartiere non dev’essere
una versione in divisa del messo comunale. Dev’essere un terminale
delle istituzioni integrato capillarmente nella realtà del territorio,
e come tale in grado di prevenire i problemi di sicurezza, di tenerli
sotto controllo, di richiedere interventi adeguati. La stessa presenza
fisica di una divisa significa in molti casi un argine a situazioni
di degrado, significa che lo Stato riprende il controllo di luoghi
abbandonati all’illegalità. Questo è fondamentale, ma non basta
ancora. La sicurezza si ha quando la comunità non si rintana nelle
case, si riappropria della città. Ancora una volta, la riqualificazione dei
quartieri attraverso eccellenze culturali, sociali, educative, ambientali
è il primo elemento per una città vivibile e quindi sicura.
La comunità non è un insieme anonimo di individui, sono persone che
interagiscono attraverso un sistema di relazioni. Di questo sistema il
nucleo centrale è la famiglia.
La nostra visione di attenzione sociale è incentrata sulla famiglia. Più
l’istituzione sarà in grado di valorizzare la famiglia, meno costi dovrà
sostenere per le politiche di assistenza. Ma il costo più alto della crisi
della famiglia non è quello economico: è la perdita della solidarietà
e della stessa memoria intergenerazionale. La disgregazione della
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famiglia, legata a modelli culturali diversi ma anche, molto più spesso,
a difficoltà pratiche, è la precondizione di una società disgregata.
Per questo useremo tutti gli strumenti possibili per tutelare
la famiglia, da una fiscalità di vantaggio per i nuclei familiari, al
sostegno ad aziende che adottino politiche del lavoro family friendly,
alla libertà di scelta delle famiglie del modello educativo e scolastico
più confacente, avendo ben chiaro l’importante ruolo che svolge in
questo senso la scuola paritaria.
La più grande ricchezza della comunità milanese è il terzo settore. C’è
una straordinaria tradizione di attenzione sociale da parte dei privati,
in passato esercitata dalle grandi famiglie aristocratiche, oggi
diffusa in ogni ambito sociale, che si articola in migliaia e migliaia di
volontari che generosamente mettono a disposizione tempo, risorse,
capacità, per aiutare i più deboli o per rendere un servizio
alla collettività.
Il ruolo dei volontari, delle associazioni, delle comunità religiose e
non, sarà al centro delle nostre politiche sociali. Anche in questo
ambito, supporteremo i privati piuttosto che gestire direttamente.
Ciò consentirà di ridurre i costi e migliorare i servizi ai più deboli.
Vogliamo che anche in questo caso sia il cittadino a scegliere. Un
sistema di voucher per l’erogazione di servizi a vantaggio di chi ne
ha bisogno, un modo concreto di finanziare l’assistenza seguendo le
richieste delle persone.
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OPPORTUNITÀ
La formazione è il presupposto fondamentale per l’accesso al mercato
del lavoro. Milano dispone di scuole e università di altissima qualità,
ma l’integrazione educazione–lavoro è ancora ai primi passi.
Per questo vogliamo dare impulso a una collaborazione organica
fra sistema dell’istruzione e sistema delle imprese.
Tutto questo allo scopo di potenziare le eccellenze formative,
coordinandole con il mercato del lavoro. Particolare cura metteremo nel
potenziare la formazione professionale offerta dalle scuole civiche, che
a Milano hanno una tradizione illustre.
Noi vogliamo modernizzare formazione e mercato del lavoro, riportare
investimenti e quindi occupazione qualificata e produttiva, al punto che
gli studenti che escono dalle scuole di Milano decidano di proseguire
gli studi all’estero, o di cercare un lavoro all’estero, in Inghilterra o in
America, solo qualora lo desiderino, non perché la formazione ricevuta
in Italia non trova prospettive nel mercato del lavoro. E nello stesso
spirito vogliamo che tanti studenti stranieri, per esempio inglesi e
americani, vengano a Milano a trovare una formazione di alto livello
e una prospettiva professionale qualificata. La Milano che vogliamo
costruire è una città nella quale le parti sociali remino nella stessa
direzione, verso il binomio inscindibile crescita/lavoro.
Il tema del lavoro è decisivo per il futuro di una città nella quale la
composizione del sistema produttivo si è profondamente trasformata,
e nella quale proprio la tecnologia da un lato offre nuove e in parte
inesplorate opportunità, dall’altro richiede professionalità non sempre
disponibili soprattutto nella parte più anziana della forza-lavoro.
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L’aumento dell’età delle pensioni, tendenza ineludibile per ragioni di
equilibrio del sistema pensionistico, pone tuttavia da questo punto
di vista nuovi e ulteriori problemi, sia perché ritarda il turnover,
sia perché la forza lavoro meno qualificata tende comunque ad
essere espulsa dal mercato del lavoro, e una volta espulsa non è in
condizione di rientrare. Per limitare la portata di questo fenomeno, le
politiche di active ageing aziendali saranno incoraggiate per quanto
possibile dalla nostra Amministrazione. In ogni caso, si può pensare
ad un impegno lavorativo anche oltre la soglia dell’età pensionistica,
ovviamente con orari e modalità adeguate, per lo svolgimento di
alcuni servizi alla collettività.
Vogliamo anche favorire lo scambio di esperienze e di formazione
intergenerazionale. Per esempio i più giovani si possono rendere utili
contribuendo all’alfabetizzazione informatica dei più anziani.
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IMPRESA
Lo spirito d’impresa è una delle parti migliori della tradizione del
novecento a Milano. Un patrimonio che è fatto di competenze ma
anche di valori, di spirito di sacrificio, di sobrietà, di professionalità,
di gusto per le sfide, di ricerca dell’eccellenza, di corsa al primato.
Dobbiamo recuperare questa cultura, che è l’espressione della parte
migliore della Milano borghese, e farne uno degli elementi costitutivi
del nostro stile di governo. L’orgoglio della “milanesità” è per buona
parte l’orgoglio del nostro spirito imprenditoriale. Governare la città
non è come gestire un’impresa, l’efficienza economica è la base, ma
non è tutto, sta alla politica trovare le necessarie mediazioni fra
l’ottimizzazione dei bilanci, la tutela sociale, gli indirizzi di sviluppo.
Ma governare la città con le imprese è certamente possibile, anzi è un
modo per ottimizzare l’efficacia delle decisioni, per attingere al
know-how del mondo aziendale, per coordinare gli indirizzi di sviluppo.
Vogliamo coordinare la nostra azione di governo della città
con le storiche Associazioni d’impresa, che a Milano svolgono
tradizionalmente una funzione importantissima, non soltanto di
rappresentanza di interessi ma anche di contributo alla crescita civile
della collettività. Essere dalla parte delle imprese significa sapere
che l’impresa è il principale strumento di crescita sociale, economica
e quindi anche civile di una città moderna. Nell’impresa e nel lavoro
si realizza l’integrazione sociale più sana. Milano ha perso la quasi
totalità degli insediamenti produttivi che sorgevano nell’area urbana,
ed ha perso anche molte delle dinastie imprenditoriali che hanno fatto
la storia – non solo economica - di Milano nel ‘900. Ma non ha perso
affatto, anzi ha moltiplicato, la vocazione imprenditoriale.
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Oggi ancor più che in passato ospita intelligenza imprenditoriale,
top management di imprese, funzioni aziendali ad alto valore
aggiunto, start up vitali. L’ente pubblico ha il dovere di tutelare
l’impresa, sia riducendo al minimo i vincoli, i costi, gli impedimenti
burocratici, sia anche creando le condizioni infrastrutturali perché
l’impresa possa trovare a Milano il luogo ideale per ospitare le
funzioni direzionali, amministrative, commerciali, di marketing.
Ciò significa, ancora una volta, velocità ed efficienza delle reti di
infrastrutture materiali e immateriali.
È un investimento fondamentale per il nostro futuro.
A Milano peraltro non esiste solo la grande impresa. Anzi la vera
anima della città è fatta da un tessuto di piccole imprese artigianali e
commerciali, dalle professioni, persino dall’agricoltura (pochi lo sanno,
ma Milano è uno dei primi comuni d’Italia per produzione agricola).
Per questo mondo di piccola e media impresa commerciale e
artigianale, per i negozi, come per i professionisti, poter contare su
un supporto di infrastrutture materiali e immateriali è condizione
indispensabile per vivere e prosperare.
Noi non ci opporremo mai all’innovazione, anche nel campo
del commercio, ma il negozio di prossimità, la bottega storica,
costituiscono un patrimonio irrinunciabile da tutelare e consolidare,
non soltanto per ragioni economiche, ma anche per la sua funzione
sociale, di luogo di aggregazione e di riferimento dei quartieri.
La tutela del piccolo esercizio commerciale fa parte dell’idea di città
vivibile e attrattiva che vogliamo realizzare.
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MONDO
Il mondo è l’orizzonte di Milano.
Milano per vocazione si rivolge al mondo, e trova nel mondo la propria
unità di misura alla quale relazionarsi. Grandi eventi milanesi, come la
Settimana della moda o il Salone del mobile, hanno rilevanza mondiale
nei rispettivi settori. Il Teatro alla Scala si misura con i grandi teatri
del mondo, le squadre di calcio di Milano sono seguite da centinaia di
milioni di appassionati in tutto il mondo.
Ancora di più, è la presenza a Milano di grandi corporate di livello
internazionale a rafforzare l’immagine della città all’estero, e nello
stesso tempo a fare di Milano la destinazione di molti viaggi di lavoro.
Il brand Milano nel mondo è sinonimo di qualità e di stile.
Expo ha fatto della nostra città per sei mesi una delle capitali mondiali.
È stato un grande successo, per Milano, un successo che ha cambiato
il volto di intere aree della città, e che soprattutto ha profondamente
rafforzato l’immagine e il ruolo di Milano a livello planetario.
Milano ha confermato di essere in grado di organizzare
e far funzionare grandi eventi. Rimarrà un grande merito
dell’Amministrazione Moratti aver portato Expo e Milano, averci
creduto tenacemente, averne individuato il management. Tutto questo
nonostante lo scetticismo o l’aperta ostilità di alcuni settori della città.
I comitati “no-Expo” ebbero un ruolo notevole nell’ultima campagna
elettorale per il Comune di Milano.
Il bilancio di Expo non si misurerà sulle cifre, ancora controverse,
del conto economico, ma su quello che lascerà alla città. L’area Expo
non può trasformarsi in un luogo di rimpianti e buone occasioni
perdute: oggi i cassetti sono vuoti di progetti adeguati, ma quell’area,
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ben collegata, già adeguatamente infrastrutturata, può diventare
uno straordinario contenitore di sapere, di ricerca, di studio,
di innovazione, di sport, di impresa, di vita, nel quale il sistema
universitario e di ricerca di Milano può offrire al mondo il meglio di
sé. Può diventare uno dei maggiori campus universitari e di ricerca
del mondo. L’eredità di Expo è anche altro, è una città che al mondo
è piaciuta, che è in grado di attirare turismo, che suscita curiosità.
I grandi monumenti milanesi, a cominciare dal Duomo, devono
diventare parti di un progetto di valorizzazione turistica
complessiva e integrata.
In parallelo, il turismo congressuale d’affari trova una grande
opportunità negli spazi del nuovo polo Fieristico e del Portello. Sarà
compito della futura Amministrazione lavorare con gli operatori
del settore per armonizzare il flusso turistico nel corso dell’anno in
modo da consentire l’occupazione ottimale delle strutture ricettive,
ma soprattutto sarà compito del Comune proporre nel mondo
un’immagine attrattiva di Milano, della sua offerta turistica, degli
eventi economici e culturali, dell’offerta gastronomica e alberghiera.
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MODERNITÀ
La più grande azienda che opera a Milano, la più importante struttura
erogatrice di servizi, è lo stesso Comune. Per definizione, un comune
efficiente è il punto di partenza perché una città funzioni.
A Milano oggi convivono due aspetti apparentemente contraddittori:
una macchina comunale fatta di altissime professionalità, e un diffuso
scontento dei cittadini per la qualità dei servizi erogati.
La nostra Amministrazione farà del superamento di questa
contraddizione una delle sue massime priorità.
È possibile organizzare la macchina comunale su basi diverse, proprio
utilizzando le professionalità che vi operano, in modo da raggiungere un
elevato livello di efficienza. Vogliamo che il Comune di Milano diventi un
modello di buona Amministrazione per l’intero paese.
Ciò consentirà anche di realizzare: un’Amministrazione più snella, tutta
concentrata sui suoi compiti essenziali, che rinuncia a gestire quello che
meglio può fare il privato è anche un’Amministrazione meno costosa.
Noi vogliamo ridurre il carico delle tasse comunali sui cittadini
proprio seguendo questa strada, la riduzione dei costi, che è l’unica
percorribile per ottenere davvero un risultato.
Questa macchina pubblica più piccola e più efficiente sarà anche
molto più agile nei rapporti con i cittadini. Non accadrà più che i
milanesi debbano fornire al Comune un’informazione che il Comune
già possiede, perché le banche dati non comunicano fra loro. Useremo
al massimo la tecnologia per evitare la produzione cartacea e
per consentire ai cittadini di avviare e seguire ogni pratica per via
informatica. E qualora sia necessaria la presenza fisica, non accadrà
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mai più che l’interessato debba transitare da un ufficio all’altro,
ubicati in luoghi diversi della città, per seguire le varie fasi di una
procedura.
Il patrimonio edilizio del Comune, sparso per la città, dev’essere
valorizzato oppure venduto. Ma soprattutto devono essere
valorizzate le donne e gli uomini che lavorano per Milano. Lavorare
in Comune deve diventare un motivo di orgoglio, vogliamo che i
dipendenti comunali si rechino in ufficio con il sorriso, sapendo che
sono loro i protagonisti della modernizzazione, che troveranno
condizioni di lavoro ottimali, e un assetto che premia, in termini
economici e di carriera, il merito, l’impegno, la dedizione.
Vogliamo che i cittadini di Milano tornino ad amare il loro Comune.
Che i Vigili Urbani non siano visti come erogatori di multe a raffica,
ma come amici ai quali rivolgersi con fiducia e confidenza. Che gli
impiegati comunali non siano percepiti come una burocrazia ottusa,
ma come un vero servizio alla collettività. Che i disabili che lavorano
per l’amministrazione siano valorizzati secondo le loro attitudini
e non “parcheggiati” con funzioni solo simboliche.
Il nostro obbiettivo è un Comune amico dei milanesi, perché Palazzo
Marino sia davvero la loro casa.
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SERENITÀ
Questa parola riassume tutto. Lo spirito con il quale affrontiamo
questa campagna elettorale, ma soprattutto lo spirito con il quale
governeremo Milano.
Serenità perché noi crediamo nella politica, che non è scontro continuo,
non è demolizione dell’avversario. Questa è una degenerazione della
politica, che purtroppo si è affermata negli anni, generando la crescente
disaffezione, l’allontanamento della gente.
Noi non combattiamo contro qualcuno o qualcosa, non combattiamo
contro la sinistra, anche se siamo critici verso molti aspetti
dell’Amministrazione di Milano. Il nostro obbiettivo non è sconfiggere
qualcuno, è costruire la Milano che sogniamo, e che tutti i milanesi
possono sognare con noi. Noi rispettiamo i nostri competitori e ne
riconosciamo il valore. Abbiamo idee diverse, e abbiamo fiducia che i
milanesi scelgano le nostre, perché le reputiamo migliori per la città.
Noi crediamo che un’Amministrazione comunale non debba
contrapporsi al governo nazionale o alla regione, qualunque sia la
formula politica sulla quale si reggono; crediamo si debba collaborare
nel modo più costruttivo, ma ad una condizione che dev’essere
chiarissima. Il futuro di Milano si decide a Milano, lo decidono i milanesi.
Un’Amministrazione comunale che fosse un braccio operativo del
governo nazionale sarebbe altrettanto sterile di un’Amministrazione
comunale che programmaticamente si contrapponesse. Nessun
campanilismo, non è nel nostro stile, ma Roma non può sostituirsi alla
volontà dei milanesi. Il centralismo non fa bene né all’Italia, né a Milano.
Noi conduciamo questa campagna elettorale con la partecipazione
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essenziale delle forze politiche che negli ultimi vent’anni hanno
costruito il centrodestra. Ma la nostra ambizione, la nostra
determinazione, è quella di andare al di là del centrodestra, al di là di
formule che suonano sempre più vuote e convenzionali. Milano può
essere il punto di partenza di una nuova forma di partecipazione dei
cittadini, che va al di là degli steccati, delle contrapposizioni, delle
definizioni stantie.
Noi vogliamo chiamare a raccolta tutti coloro che si ritrovano in
un’idea di città e di società, non di schieramento. Le distinzioni,
culturali, ideali e di valori esistono e sono fondamentali, ma devono
essere motivo di confronto e di discussione, non di delegittimazione
reciproca, e soprattutto non possono essere confuse con i tatticismi
della quotidianità politica.
Noi crediamo che a distinguerci dai nostri avversari sia, prima di tutto
la visione del ruolo del governo nazionale e locale: siamo convinti che
la migliore Amministrazione possibile sia quella che fa poche cose
molto bene, e libera per il resto le energie creative della città, delle
persone, delle imprese. Un Comune regolatore, non dirigista né tanto
meno gestore, tranne nei casi di stretta necessità.
Da Milano, da questa campagna elettorale, può partire un modello
nuovo di città e di partecipazione, al di là degli steccati. Un modello
che faccia di nuovo innamorare i milanesi della politica, delle
istituzioni, della loro città.
Proprio come ne siamo innamorati noi.
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Mandatario elettorale ROBERTO SPADA – Stampa: Boniardi Grafiche Srl - Via Vico Gian Battista 40 - MIlano
2016
STEFANO
SINDACO
stefanoparisi.it
#iocorropermilano
v. 1