Bollettino - Santissimatrinita

Download Report

Transcript Bollettino - Santissimatrinita

marzo 2016
CENTRO,
PARROCCHIALE
Foto di copertina:
Questo pensiamo sia lo scopo ultimo del
Centro Parrocchiale, quello che ci piace
chiamare "ricreatorio", quello di riscoprire
la gioia del vivere insieme.
“All'oratorio il sacro s'incontra col profano,
gli offre una spuma e poi si stringono la mano”.
Ecco devo dire che gli oratori sono sempre una
bella cosa, una cosa utile allo spirito e anche al
divertimento dove c'è un po’ di tutto ...
Il Centro Parrocchiale.
(pagina 9).
marzo 2016
4
6
10
11
12
16
18
20
22
24
26
28
29
32
33
34
36
39
40
SOMMARIO
41 Festa della Classe 1941
La Pasqua che mi piace
42 Invito ai Campiscuola 2016
La Santa Famiglia
46 Settimana della Comunità
Don Piero tra noi
48 Don Enrico Lovato
La grande festa
51 Caritas
Andare in ricreatorio
52 Il Consiglio di Quartiere
Don Piero Parolin inaugura il Centro Parr.
54 Esiste la misericordia?
Incontro speciale con don Piero
56 Anniversari di matrimonio
Vivere il tempo della misericordia
58 Associazione “La Famiglia”
Il Nome di Dio è misericordia
60 Festa della Befana
Relazione al Bilancio 31.12.2015
62 Coro Stella di Natale
Giornata mondiale del malato
64 Scout: Campo di noviziato
Cammino di fede: Prima Media
64 Reparto 5 cime: Cerealto
Cammino di fede: Seconda Media
66 Campo invernale Medie
Cammino di fede: Ia e II Elementare
68 Campo invernale Elementari
Cammino di fede: IV Elementare
70 Carnevale 2016
Giornata della vita
La nostra porta santa
76 Lettere in redazione
Pellegrinaggio a Lourdes
84 Andare per castagne
85 Programma Settimana Santa
24a Fiaccolata a Piane
PERIODICO DI INFORMAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE: Stefano Tomasoni - Aut. Tribunale di Vicenza n. 288 dell’11.10.1972
REDAZIONE: Parrocchia Ss. Trinità - via dei Boldù, 44 - 36015 Schio
tel. 0445-524715 / E-mail:[email protected] - www.santissimatrinita.it
GRAFICA E IMPAGINAZIONE: N.P.
FOTO: E. Antonietti, C. Coriele, A.Garbin, V. Lanaro, A. Maule, M. Ruzzante, D. Vivian, Kevin
Zambon, Archivio parrocchile
STAMPA: GRAFICHE MARCOLIN - VIA BELFIORE, 12 - SCHIO - WWW.GRAFICHEMARCOLIN.IT
3
la PASQUA CHE MI PIACE
i piace la Pasqua.
M La Pasqua condita di primavera e di germogli, rinati dal letargo invernale, la
marzo 2016
Pasqua accompagnata dai canti della liturgia, la Pasqua che riempie la chiesa di devoti
cristiani.
Ricordo la Pasqua di quando ero bambino e poi esuberante scolaro delle elementari e
delle medie: si andava alla messa del fanciullo che riempiva il duomo, con camicia e pantaloni lindi di fresco bucato a mano, che la mamma aveva con cura e tenerezza stirato con
il vecchio ferro arroventato di braci.
Si andava con le scarpe "da festa", con i mancabile pollo allevato per la grande
pantaloni corti alle ginocchia, con i calzet- festa.
toni confezionati nelle veglie invernali al
Era terminata la Quaresima; era terminacalore della stalla. Si andava con la to il lungo inverno con il filò in stalla e gli
mamma, a piedi. Lei con gli zoccoli di casa, anziani che intonavano il rosario e noi ingiper non consumare le preziose scarpe "da nocchiati in segno di penitenza, come ci
festa", gelosamente custodite nella borsa insegnavano a catechismo.
della spesa, che venivano indossate soltanEra la Pasqua dei poveri e dei semplici,
to prima di entrare in chiesa: ed eccoci lì,
abituati alla dura terra. Era la festa di pritutti pronti ad ascoltare con devozione la
mavera, della vita che rinasce, della natura
predica del vecchio arciprete. Non capivo
che si risveglia. A Pasqua tornavano le ronmolto, credo, della tuonante omelia; ricordo
dini sotto il portico, sui gelsi spuntavano le
confusamente le lunghe preghiere, i canti in
foglie per i "cavalieri". Rinasceva la natura,
latino del coro parrocchiale diretto dall'arcirisorgeva Gesù.
gno cappellano.
Così sono cresciuto, con questi insegnaE poi, finalmente a casa, il pranzo di
menti tramandati da una generazione all'alPasqua, tutti attorno alla grande tavola, con
tra, educato dai genitori, accompagnato
semplici vivande preparate con cura e l'imdalla comunità.
4
Così, osservando il creato, comprendevamo la bellezza della Pasqua, del germoglio che riprende a crescere, del sepolcro
che si apre. Mi piace questa Pasqua, mi
piace proporre a voi, fratelli e amici, questa
Pasqua.
Mi piace il Crocifisso, non potrei farne a
meno, ce l'ho in ogni stanza: l'istinto mi
porta ad osservare, entrando nelle case, se a
qualche parete è fissato questo segno del
più grande Amore.
Mi piace il Crocifisso, mi inginocchio
davanti, lo abbiamo baciato la sera del
Venerdì Santo, lo teniamo devotamente al
collo, il prete lo mostra con orgoglio appeso alla lunga cordicella di cuoio.
Il Venerdì santo è il giorno della Croce,
della riflessione profonda, del Sepolcro, di
Gesù che dona la sua vita per amore.
Il centro della mia, della nostra fede,
però, non può e non deve essere il Venerdì
Santo, non è il Calvario. Il centro è la
Pasqua, è Gesù che risorge, è la vita che
rinasce.
Mi piacerebbe che accanto alla Croce ci
fosse anche Gesù Risorto: potremmo porre
qualche segno pasquale di speranza sul crocifisso che esponiamo durante la Settimana
Santa.
È questa la Pasqua che mi piace: vedere
le persone che sorridono, che conservano
nel cuore la voglia di guardare il mondo e le
cose con positività e speranza. Mi piace la
Pasqua della gioia, della misericordia, degli
incontri, degli abbracci, delle strette di
mano, degli occhi che esprimono tenerezza.
Papa Francesco, giustamente e ripetutamente, ci ha ricordato più volte che noi non
siamo i cristiani del Venerdì Santo, non
siamo i figli della tristezza e dell'angoscia.
Mi succede di incontrare persone oppresse dal pessimismo, dilaniate da pensieri
negativi, bloccate dentro vecchi rancori,
invidie, inimicizie, chiuse nell'isolamento,
che non riescono a risollevarsi, a riprendere
quota. Mi sembra di toccare il vuoto delle
menti e delle coscienze: c'è forse carenza di
cuore, sembra che l'anima sia assente.
Ma... noi non siamo i cristiani del
Venerdì Santo, siamo protesi verso la speranza: il nostro presente e il nostro futuro
sono fondati su Gesù Cristo che ha vinto la
morte e ci ha spalancato la vita in pienezza,
al massimo delle nostre potenzialità, utilizzando i doni che Dio ci ha dato a servizio
degli altri.
Ecco la Pasqua: Gesù vuole che manifestiamo la nostra allegria, la gioia di vivere e
di stare bene insieme, la serenità interiore,
la capacità di far sorridere chi è triste. È
solo così che potremo diffondere la fede,
rendendola desiderabile.
È questa la Pasqua che mi piace e che
voglio augurarvi.
don Carlo
5
la SANTA FAMIGLIA
omelia del card. pietro parolin
ss. trinità - 27 dicembre 2015
Cari fratelli e sorelle,
ggi celebriamo la Santa Famiglia di
Nazareth, Gesù, Giuseppe e Maria. Perché
la collocazione di questa festa immediatamente
dopo il Natale, in questo tempo natalizio nel quale
stiamo celebrando con gioia la nascita del Figlio di
Dio a Betlemme? La risposta è facile. Papa Francesco, con quella immediatezza e freschezza di linguaggio che lo contraddistingue, l'ha così spiegata
durante la Giornata Mondiale delle Famiglie di
Philadelphia del settembre scorso. Quando l'uomo
e la donna hanno sbagliato e si sono allontanati da
Dio, Dio non li ha lasciati soli. Ha cominciato a
camminare con loro, ha cominciato a camminare
con l'umanità, finché giunse il momento di dare il
segno più grande del suo amore: il suo Figlio. "E
suo Figlio dove l'ha mandato? In un palazzo? In
una città? A fare un'impresa? L'ha mandato in una
famiglia. Dio è entrato nel mondo in una famiglia".
marzo 2016
o
6
Festeggiamo dunque la famiglia umana
nella quale Gesù è nato, è stato cresciuto
ed educato ed è vissuto fino a quando,
all'età circa di 30 anni, cominciò a dedicarsi definitivamente alle cose del Padre
suo, come aveva annunciato in maniera
profetica nel tempio di Gerusalemme all'età di dodici anni.
L'abbiamo appena ascoltato nel
Vangelo: "il fanciullo Gesù rimase a
Gerusalemme, senza che i genitori se ne
accorgessero … Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava".
Questo episodio è anticipazione del mistero pasquale: i tre giorni durante i quali
Gesù si sottrae ai suoi genitori per rimanere nella casa del Padre suo - e i suoi genitori non capiscono e rimangono oltremodo
mortificati - sono manifestamente un anti-
cipo dei tre giorni che Maria dovrà vivere
più tardi, dalla morte alla risurrezione del
Figlio. La croce, dunque, si staglia fin dall'inizio della vita terrena di Gesù, tanto è
vero che spesso, nelle rappresentazioni
orientali della Natività, la grotta di
Betlemme ha la forma di una tomba, la
culla è un sepolcro e le fasce sembrano
quelle di un morto.
Così succede anche nelle nostre famiglie. Il mistero della croce non è mai
assente. Cito ancora il Papa, il quale, a
Philadelphia, dopo aver affermato che la
cosa più bella che ha fatto Dio è la famiglia e che la carta di cittadinanza della
famiglia viene da Dio stesso, perché nel
suo seno crescessero sempre più la verità,
l'amore e la bellezza, aggiunse, sorridendo
e facendo sorridere la folla dei fedeli presenti: "Certo, qualcuno di voi mi può dire:
'Padre, Lei parla così perché non è sposato. In famiglia ci sono difficoltà. Nelle
famiglie discutiamo. Nelle famiglie a volte
volano i piatti. Nelle famiglie i figli fanno
venire il mal di testa. Non parliamo delle
suocere …'. Nelle famiglie sempre, sempre
c'è la croce. Sempre … Ma nelle famiglie,
dopo la croce, c'è anche la risurrezione,
perché il Figlio di Dio ci ha aperto questa
via". Croce e risurrezione sono le due
facce dell'amore. Lo sono perché nella
croce si manifesta il vertice supremo dell'amore - "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici", ha detto Gesù (Gv. 15,13) - ma
proprio per questo essa si trasforma in
risurrezione: chi ama non può rimanere
nella morte, perché l'amore è vita, è
sovrabbondanza di vita, è pienezza di vita.
Così la famiglia è luogo di croce e risurrezione perché è luogo dell'amore. È il
luogo dove si ama e si impara ad amare, il
luogo dove, in modo graduale, impariamo
il significato e il valore dell'amore, impariamo a spenderci per qualcuno e capiamo
che ne vale la pena.
Ed è questo precisamente il sogno di
Dio. La famiglia è il simbolo vivo del progetto d'amore che un giorno il Padre ha
sognato. Voler formare una famiglia è
avere il coraggio di far parte del sogno di
Dio, il coraggio di sognare con Lui, il
coraggio di costruire con Lui, il coraggio
di giocarci con Lui questa storia.
In fin dei conti, il Sinodo dei Vescovi
sulla famiglia, che si è svolto in due tappe
nell'ottobre del 2014 e del 2015, al di là
dei resoconti che ne hanno fatto i massmedia, troppe volte, purtroppo, interessati
a imporre una loro visione dei fatti, è stato
un grande sforzo della Chiesa per proclamare ancora una volta il Vangelo della
famiglia, la buona notizia della famiglia,
declinarla dentro le difficili e complesse
condizioni del nostro tempo e, nello stesso
tempo, chinarsi con l'atteggiamento del
S. Messa concelebrata del card. P. Parolin
buon samaritano verso tutte le situazioni
familiari fragili, vulnerabili e ferite.
Non esistono infatti famiglie perfette.
Ma questo non ci deve scoraggiare.
L'amore nasce e si sviluppa sempre tra luci
e ombre, ma - ed è questo anche parte del
Vangelo della famiglia - l'amore si può
imparare, l'amore si po' vivere e può crescere "lavorandolo" secondo le circostanze
della vita che ogni famiglia concreta attraversa.
Preghiamo, allora, affinché le nostre
famiglie, le famiglie di tutti voi qui presenti, le famiglie del mondo intero, abbiano le porte e il cuore aperti, spalancati
all'amore, che non è soltanto sentimento
potente, ma anche e soprattutto promessa,
decisione, impegno, sacrificio.
Dio è potuto venire al mondo in una
famiglia - riprendo il pensiero del Papa
con cui abbiamo iniziato la nostra riflessione - perché quella famiglia era una
famiglia che aveva il cuore aperto all'amore. "Pensiamo a Maria ragazza. Non
poteva crederci: 'Come può accadere questo?'. E quando le spiegarono, obbedì.
Pensiamo a Giuseppe, pieno di aspettative
di formare una famiglia, e si trova con
questa sorpresa che non capisce. Accetta,
obbedisce. E, nell'obbedienza d'amore di
questa donna, Maria, e di quest'uomo,
Giuseppe, si forma una famiglia in cui
viene Dio".
Per tenere accesa la fiamma dell'amore
in famiglia e farla divampare sempre più
bisogna alimentarla continuamente con la
preghiera e con il perdono. Il Papa non si
stanca mai di ricordare l'importanza della
preghiera in famiglia. La definisce poi la
scuola del perdono, una grande palestra di
allenamento al dono e al perdono reciproco, senza il quale nessun amore può durare
a lungo. Sì, perché "ogni giorno ci facciamo dei torti l'uno con l'altro. Dobbiamo
mettere in conto questi sbagli, dovuti alla
nostra fragilità e al nostro egoismo.
Quello che però ci viene
chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se
aspettiamo troppo, tutto
diventa più difficile". La
pratica del perdono non
solo salva le famiglie
dalla divisione, ma le
rende capaci di aiutare la
società ad essere meno
cattiva e meno crudele
(cfr. Udienza generale, 4
novembre 2015).
Prima di concludere,
non vorrei tacere sui due anniversari che
celebriamo oggi: il 45º anniversario della
fondazione della Parrocchia di Santissima
Trinità (8 dicembre 1970) e il 5º anniversario della dedicazione della Chiesa (8
dicembre 2010). Alla fine della Santa
Messa, poi, benediremo il Centro
Parrocchiale, ricavato da quella che era
inizialmente la residenza dei sacerdoti.
Congratulazioni, innanzitutto, per queste significative ricorrenze e per le opere
che avete realizzato nel corso del tempo,
compresa quella che oggi inauguriamo, per
rendere la vostra parrocchia sempre più
capace di svolgere la sua missione.
E che cos'è una parrocchia? Qual è la
sua missione?. Il santo Papa Giovanni
Paolo II, nella Esortazione post-sinodale
Christifideles laici, così ne delinea il volto:
"La parrocchia è l'ultima localizzazione
della Chiesa, è in un certo senso la Chiesa
stessa che vive in mezzo alla case dei suoi
figli e delle sue figlie". È la Chiesa che
vive sul posto. La parrocchia - continua lo
stesso documento - non è principalmente
una struttura, un territorio, un edificio, è
piuttosto "la famiglia di Dio, come una
fraternità animata dallo spirito d'unità", è
"una casa di famiglia, fraterna ed acco-
gliente", è "la casa aperta a tutti e al servizio di
tutti, o, come amava dire
il papa Giovanni XXIII,
'la fontana del villaggio'
alla quale tutti ricorrono
per la loro sete". È dunque una vita che trabocca, una convivenza spirituale da costruire giorno
per giorno.
Vedete quale stretta
relazione c'è tra famiglia
e parrocchia, che oggi
desideriamo mettere particolarmente in luce.
Come la mette in luce
quella definizione di parrocchia che è stata
ripresa anche dal documento finale del
Sinodo, cioè "famiglia di famiglie". I rapporti tra famiglia e parrocchia sono profondi e reciproci, che non abbiamo qui il
tempo di esplorare. Solo diciamo che la
parrocchia è chiamata a crescere in questa
dimensione familiare e la famiglia, attraverso la parrocchia deve crescere nel senso
di appartenenza ecclesiale, quel senso del
"noi" nel quale nessun membro è dimenticato. "Ogni famiglia, inserita nel contesto
ecclesiale, riscopra la gioia della comunione con altre famiglie per servire il bene
comune della società, promuovendo una
politica, un'economia e una cultura al servizio della famiglia, anche attraverso l'utilizzo dei social network e dei media. Si
auspica la possibilità di creare piccole
comunità di famiglie come testimoni viventi dei valori evangelici" (n. 90).
Davvero, come abbiamo pregato all'inizio della Santa Messa, che nelle nostre
famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore della Santa Famiglia di Nazareth,
perché, riuniti insieme nella casa del
Signore, possiamo godere la gioia senza
fine.
Così sia.
9
don PIERO TRA NOI
a tempo girava la voce che il Segretario di
Stato Vaticano sarebbe passato da SS.
Trinità di Schio per benedire il nuovo Centro
Parrocchiale, luogo destinato a momenti di incontro
per la comunità e in special modo per i giovani.
Anche chi abita lontano da SS. Trinità avvertiva
che l'agitazione aumentava di giorno in giorno.
Tutti, gruppi organizzati e singoli parrocchiani,
aspettavano trepidanti quel Cardinale Segretario di
Di certo, chi allora l'aveva conosciuto è
Stato che, per chi l'aveva conosciuto, era in
realtà il don Piero, timido e giovane semi- stato felicemente sorpreso dal fatto che, al
narista assegnato come collaboratore alla loro saluto, lui rispondeva chiamandoli per
parrocchia di SS. Trinità, perché imparasse nome: ma come faceva a ricordarsi di tutti
a fare il prete. Il parroco, don Angelo dopo più di trent'anni? Vederlo poi insieme
Lancerin, l'aveva affidato a me perché, con la mamma, così su di spirito, facevano
come prete più anziano, lo affiancassi all'i- una tenerezza che profumava di normalità.
nizio del suo ministero.
È stata una giornata attesa, intensa e
Non ci possiamo neppure dimenticare le piena di significati, che ha lasciato in me, e
ore di allegria e spensieratezza passate con penso anche in ognuno dei presenti, la cergli scout e i ragazzi dei gruppi parrocchiali. tezza di un incontro positivo.
I ricordi e gli aneddoti affioravano da
Il fatidico giorno è arrivato e tutta SS.
Trinità, e non solo, si è trovata davvero di ogni conversazione.
fronte ad un Cardinale con tanto di paraDon Angelo parlava del passato con la
menti rossi, con in testa la mitria e il pasto- fierezza di colui che è stato maestro di un
rale in mano.
giovane prete diventato il numero due della
Penso che in tutti abbia suscitato una Chiesa.
notevole impressione e sia scaturito dallo
Gli scout rivivevano episodi di campegstupore di tutti la domanda, l'esclamazione: gio, scherzi, tratti di formazione, dialoghi
ma è proprio don Piero?!
personali avuti con l'uomo-cardinale, oggi
La conferma che era lui si è avuta dalle così illustre.
parole della sua omelia, quando abbiamo
Gli allora ragazzini del seminario che l'aconstatato che l'essere salito così in alto vevano avuto come prefetto e che ora sono
nella considerazione del mondo non gli diventati preti oppure padri di famiglia, non
aveva fatto staccare i piedi da terra.
hanno perso l'occasione di manifestargli
È stato davvero un piacere vederlo muo- tutta la stima, l'affetto e l'ottimo ricordo che
versi con disinvoltura in mezzo ad amici ed tuttora conservano di lui.
ex parrocchiani.
Gli ex parrocchiani portavano aneddoti e
Lo abbiamo ancor più apprezzato quan- frasi riferite al periodo di permanenza di
do, nei ringraziamenti, si è riferito alla don Piero in questa comunità, il che arriccomunità chiamandola la "nostra comuni- chiva piacevolmente l'incontro in questa
tà". È segno che SS. Trinità è ancora nel suo data destinata a rimanere storica.
cuore.
marzo 2016
D
10
La giornata trascorsa con don Piero mi
ha lasciato forti sensazioni e commoventi
emozioni, ma soprattutto mi ha confermato
l'idea che la Chiesa è davvero il luogo dove
tutti i cercatori di Dio hanno diritto di cittadinanza.
Si è rafforzata in me la convinzione che,
se la comunità di SS. Trinità, così periferi-
ca e il Cardinale Parolin, così al vertice,
hanno vissuto un incontro tanto profondo
quanto semplice e amichevole, le parole di
Gesù riguardanti i primi e gli ultimi sono
sempre vere ed attuali.
Sarà utopia, ma ben venga anche l'utopia
se ci spinge a diventare sempre più chiesaluogo-di-incontro.
don Beppe Gobbo
la grande festa
a Messa è terminata e il cardinale Parolin,
L don Carlo e don Davide, festosamente
accompagnati da un folto numero di parrocchiani,
si dirigono verso la porta principale per dare luogo
all' inaugurazione del nuovo Centro parrocchiale.
Don Piero (tutti continuano a chiamarlo così) si
avvicina sorridente a quella che fu la sua canonica
negli anni in cui era giovane cappellano…
Ma partiamo dall' inizio… Le settimane precedenti a questo evento sono state ricche di riunioni,
nelle quali, assieme ai vari gruppi di volontariato,
ci siamo riuniti per organizzare la festa.
Si è iniziato con il confezionare nel sottochiesa delle decorazioni che sono state appese per rendere le stanze del Centro ancora più accoglienti e mentre abili mani lavoravano
alacremente, si definiva cosa predisporre per il buffet.
Il giorno prima dell' inaugurazione, di buon mattino, ci siamo riuniti nella nuovissima
cucina per iniziare la preparazione di torte salate, tramezzini, tartine, pizzette e altre leccornie. La squadra era davvero notevole e si è lavorato dividendoci i vari passaggi della
realizzazione dei piatti. Intanto nel salone principale veniva allestita la mostra fotografica,
portati fiori, predisposti i tavoli ecc.
Ma ecco, ci siamo! Il grande giorno è arrivato!! Il cardinale si avvicina, e dopo un
breve discorso, taglia il nastro di raso rosso. Un forte applauso si leva nell'aria. La stanza
si riempie di persone. Sono tutte sorridenti e ammirano compiaciute la splendida ristrutturazione. Si guardano attorno e non credono ai loro occhi: niente e più uguale a prima. Il
bancone al centro della sala: bello e funzionale. I tavolini: comodi e moderni; le grandi
vetrate luminose. Tutto è perfetto.
Oramai è ora di pranzo e l'appetito comincia a farsi sentire. Dalla velocità con la quale
si sono svuotati i vassoi abbiamo capito che è stato tutto gradito e che anche il prosecco,
fresco e invitante, aveva riscosso un ottimo successo.
È stata una giornata memorabile, resa splendida dal lavoro di molte persone che hanno
donato il loro tempo e quindi sono d'obbligo i ringraziamenti. Agli organizzatori (in primis Francesca e Gildo), alle signore che hanno pulito e fatto brillare come uno specchio
tutte le stanze, ai ragazzi scout e ACR che hanno aiutato nel servire durante il buffet, a chi
si è adoperato nella cucina e a chi, in qualsiasi modo, ha reso unica questa festa.
Grazie, grazie di cuore a tutti!
Silvia Signorini per "Oratorio Aperto"
11
Andare in “RICREATORIO”
a storia racconta che, nell'aprile 1864, con una circolare dell'allora ministro
L
delle finanze Minghetti , si stabiliva che: "nel dì 27 maggio può cominciarsi il
pagamento degli stipendi agli impiegati in attività di servizio per la mesata del maggio
marzo 2016
stesso, e così nei mesi successivi". Da allora il giorno 27 è diventato il giorno in cui si raccolgono i frutti delle fatiche e del lavoro
svolto. Il 27 dicembre dello scorso anno
anche la nostra comunità ha raccolto il
frutto del lavoro di ristrutturazione, consolidamento e ampliamento del Centro
Parrocchiale. Con un bel momento di
festa, accompagnati da tanti amici di ieri e
di oggi, la struttura è stata inaugurata e
consegnata alla comunità.
Ci piace pensare quel bel momento
come il varo di una nuova nave pronta a
solcare gli oceani, ad affrontare la tempe-
12
sta come a godersi la pace di una baia
tranquilla, a navigare tra i ghiacci del Polo
Nord come tra gli atolli della barriera
corallina. Di navi ce ne sono tante: c'è la
petroliera che trasporta "energia", il
cargo che trasporta "cose", c'è la corazzata che trasporta "strumenti di morte",
e poi c'è la nave che trasporta la "gente".
Un tempo erano i bastimenti che portavano milioni di persone nei nuovi continenti in cerca di fortuna, ora sono i barconi, le carrette del mare che portano le
persone nel vecchio continente. Ma per
noi oggi, la nave che trasporta la gente è
la motonave da crociera. Una nave dove i
passeggeri sono riveriti, coccolati, serviti
in tutto e per tutto. Dove c'è un equipaggio che deve pensare a tutto, dalla sicurezza della navigazione, al benessere dei
trasportati e al loro divertimento.
Pensiamo il nostro Centro Parrocchiale
come una nave con la quale intraprendere un meraviglioso viaggio, una nave però
dove equipaggio e passeggeri si mischiano e si confondono, una nave dove la
rotta migliore per raggiungere la meta
viene cercata e trovata insieme da tutte
le persone. Il Centro Parrocchiale è una
nave dove tutti siamo invitati ad imbarcarci e ad essere protagonisti, è una nave
che ha per meta il farci riscoprire il piacere di trascorrere alcuni momenti in allegria, la gioia di stare insieme, consapevoli
che anche il divertimento è un modo per
migliorarci.
Alcuni potranno obiettare che, con
tutti i problemi, le difficoltà che affliggono la nostra società, si sarebbero potute
dedicare queste risorse ad altri fini. Ma,
come diceva Ivan Illich, un profeta del
nostro tempo, dobbiamo apprendere e
praticare la convivialità. Dobbiamo vivere
quella che lui chiama l'austerità, quella
virtù che non esclude tutti i piaceri, ma
solo quelli che degradano o ostacolano le
relazioni personali. Coltiviamo questa
virtù oggi dimenticata, la virtù di cui parlarono i grandi filosofi greci, come
Aristotele, e che poi divenne una virtù cristiana, cara a San Tommaso d'Aquino, a
San Filippo Neri, a San Francesco di Sales,
a San Giovanni Bosco. La virtù del buon
umore che ci dona quella forma di distacco e di eleganza spirituale che consente
di cogliere e di apprezzare i lati gioiosi
della vita, che ci aiuta a non darci troppa
importanza e a non montare in superbia.
Chesterton diceva che il motivo per cui
gli angeli volano è che si prendono alla
leggera.
Questo pensiamo sia lo scopo ultimo del Centro Parrocchiale, di quello
che ci piace chiamare "ricreatorio",
quello di prendersi alla leggera e così
riscoprire la gioia del vivere insieme.
E per finire, come dice il ritornello
di una canzone scritta da un gruppo
che non si è mai preso troppo sul
serio: All'oratorio il sacro s'incontra col
profano, gli offre una spuma e poi si
stringono la mano. Ecco devo dire che gli
oratori sono sempre una bella cosa, una
cosa utile allo spirito e anche al divertimento dove c'è un po’ di tutto ... (da
Oratorium - (Elio e Le Storie Tese).
Gildo Pittoni
CENTRO PARROCCHIALE
LUOGO DI
INCONTRO E CONDIVISIONE
BENEDETTO E INAUGURATO
DA S.E. IL CARDINALE
PIETRO PAROLIN
IL
27 DICEMBRE 2015
DON PIERO PAROLIN
INAUGURA IL CENTRO PARROCCHIALE
ià da quando sono iniziati i lavori di
ristrutturazione del Centro parrocchiale, ai vecchi amici di don Piero Parolin
è venuto in mente che sarebbe stata una
buona idea invitare il loro caro amico in
occasione della futura inaugurazione dell'edificio.
Don Piero Parolin era arrivato fra noi
nel 1979 ancora diacono e, dopo l'ordinazione sacerdotale, era rimasto per due
anni, per poi andare a Roma ad iniziare gli
studi di Diritto Canonico che l'avrebbero
portato al Servizio Diplomatico.
Chi non ricorda quel giovane diacono
dagli occhi limpidi, gentile, paziente,
buon ascoltatore, che ti fissava con uno
sguardo dolce e profondo? Chi non gli
aveva voluto bene?
Ora ricopre l'importante carica di
Segretario di Stato in Vaticano, ma non ha
dimenticato la sua prima e unica comunità, non ha perso la semplicità di cuore, l'umiltà, la generosità, la simpatia, il senso
dell'umorismo, la freschezza degli anni
giovanili.
Ce ne siamo resi conto quando l'abbiamo rivisto a Roma nel 2009, in occasione
della sua consacrazione vescovile e poi
nel 2014, sempre a Roma, per il
Concistoro durante il quale è stato nominato Cardinale da Papa Francesco.
Ci aveva riconosciuti tutti, chiamandoci
per nome, nonostante fossero passati
trent'anni, e noi abbiamo ritrovato lo
stesso caro amico di un tempo. E allora,
perché non ritrovarci nella nostra comunità per fare festa insieme nella gioiosa
occasione della fine dei lunghi e impegnativi lavori per trasformare l'edificio ormai
fatiscente (nato come fattoria, divenuta
chiesa nel 1970, comprendente la canoni-
marzo 2016
G
16
ca, dimora per tre anni di don Piero) in un
moderno Centro parrocchiale che sarà la
casa di chi vuole trovarsi insieme agli altri,
stringere nuove amicizie, proporre e
organizzare motivi di incontro in un clima
di sana allegria e apertura reciproca?
Stiamo attraversando anni difficili per
tanti motivi, siamo preoccupati per il
futuro, e questo ci spinge alla chiusura,
all'isolamento, all'egoismo, per paura di
perdere una pur minima parte del benessere a cui ci siamo assuefatti. Ci siamo
scordati che la vera gioia, l'unica fonte di
felicità consiste nell'apertura agli altri,
nell'aiuto reciproco disinteressato, nella
condivisione, nell'attrarre le persone con
un sorriso, una parola gentile, un servizio
offerto per amore.
In tanti avevamo incoraggiato il nostro
parroco don Carlo a portare avanti il progetto della ristrutturazione, ormai improrogabile data l'usura del tempo, anche se
presentava molte incognite e perplessità,
forti anche dell'ok della nostra commissione economica, dell'appoggio dei nostri
ingegneri, geometri, architetti che ci
hanno dato buoni consigli, della presenza
di tanti volontari che si sono sempre dati
da fare con instancabile impegno e contagioso entusiasmo.
E ora il sogno si sta realizzando, anche
se restano ancora debiti da saldare, ma
siamo fiduciosi che il Signore continuerà
ad aiutarci, che chi prima era scettico lentamente cambierà idea e offrirà un piccolo o grande contributo, pensando che
stiamo costruendo qualcosa per noi, per i
nostri figli e nipoti, e che funzionerà se
noi faremo in modo che funzioni e se nessuno farà sterile ostruzionismo ideologico.
Il Signore ci ha veramente aiutato: le
buoni condizioni atmosferiche, insolite in
questo periodo, hanno permesso che i
lavori proseguissero celermente, qualche
offerta inaspettata ha portato una boccata di ossigeno, don Piero ha accettato con
gioia ed entusiasmo il nostro invito fatto
con tutto l'affetto che ancora ci lega, e
possiamo dire che è stata una giornata
emozionante, per noi che ci abbiamo creduto fin dall'inizio, che ce l'abbiamo
messa tutta, che abbiamo avuto fiducia.
Don Piero ha condiviso la nostra gioia e
il nostro entusiasmo, di colpo ci è sembrato di essere tornati indietro di 35 anni,
di essere tornati giovani, ottimisti e
sognatori come allora. Abbiamo visto gli
occhi di don Piero luminosi, sereni e dolci
come allora, calmo e sorridente nonostante la folla che gli si assiepava intorno, stringeva le mani che gli venivano
tese, si fermava ad ascoltare chiunque
volesse dirgli qualcosa, a benedire chi
glielo chiedeva, aveva una parola buona
per tutti, spesso sorrideva divertito a
qualche battuta, rispondendo con intelligente umorismo. Non si sottraeva a nessuno, era tornato nella sua parrocchia, in
mezzo alla sua gente che gli vuole lo stesso bene di allora. E anche chi non l'aveva
conosciuto non rimaneva indifferente di
fronte al suo sguardo penetrante, al suo
immutato fascino, al portamento adeguato al suo ruolo, ma specialmente alla sua
bellezza interiore che tanto ci aveva
attratti e che ci tiene ancora legati a lui.
Entrato finalmente in canonica per
pranzare, si è intrattenuto a lungo con il
suo parroco di allora, don Angelo
Lancerin e il suo compagno don Beppe
Gobbo con cui aveva condiviso l'avventura pastorale, parlando dei tempi passati e
ridendo al ricordo di aneddoti curiosi che
tornavano alla mente. La loro emozione è
stata immensa e sono stati molto grati
alla comunità e al parroco don Carlo per
aver reso possibili questi momenti felici.
Il pranzo è stato più volte interrotto da
persone che non erano riuscite ad avvicinarlo, e nonostante i tentativi di don
Davide Vivian di arginare l'assalto, si intrufolavano per offrirgli un piccolo ricordo,
una lettera, scambiare qualche parola,
stringergli la mano. Veramente un inarrestabile bagno di folla, che del resto era
prevedibile, e che sembrava comunque
fargli piacere, vedendo la profondità del
segno lasciato dalla sua presenza, anche
se breve, nella nostra comunità.
Troppo presto è venuto il momento del
commiato.
Ti abbiamo salutato con tanta nostalgia, chissà quando potremo rivederti, con tutti i tuoi gravosi impegni di cui
ci hai fatto qualche accenno, che solo
una persona con il tuo carisma, con la
tua fede profonda e la tua calma imperturbabile può affrontare senza sentirsi
oppresso.
Auguri, don Piero! Noi crediamo fermamente che il Signore abbia messo
proprio te nell'importante posto che
occupi, perché solo tu sei in grado di
ricoprirlo, con tutte le enormi responsabilità che comporta.
Ti ricorderemo nelle nostre preghiere, perché il Signore porti a compimento l'opera che ha iniziato in te e ti assicuriamo che mai ti verrà meno il nostro
profondo affetto.
Anche tu prega per noi e per la
nostra comunità perché diventi sempre
più unita, aperta all'accoglienza reciproca e all'amicizia, rivolta al bene
comune, ma specialmente gioiosa nel
Signore: infatti, come dice Papa
Francesco, lo stile del cristiano è la
gioia della Resurrezione, non la mestizia del Venerdì Santo.
Marina Testa Antonietti
17
ttraverso con passo tranquillo la
a piazza ancora quasi deserta, accarezzata da un sole d'inverno che fa luce e
sembra avere oggi un significato particolare: i suoi raggi sono calore, presenza ed
emozione.
Oggi è il 27 dicembre, è la Festa della
Sacra Famiglia e i segni del Natale appena
trascorso sembrano ancora addormentati
nonostante il chiaro mattino.
Manca ancora un'ora all'arrivo del
Cardinale Pietro Parolin, che qui però è
semplicemente don Piero Parolin, e alla
celebrazione che presiederà insieme al
nostro parroco don Carlo, a don Davide, a
don Angelo Lancerin, a don Beppe Gobbo e
a molti altri sacerdoti.
Oggi il Centro
CIALE
E
P
S
O
NCONTR OLIN
I
n
u
di
O PAR
R
E
Diario
I
parrocchiale,
P
N
con DO
che fu la sua canonica e la sua casa
marzo 2016
Nell'aria c'è già il sentimento che accompagna un evento speciale: lo
percepisco anche nel vuoto e nell'immobilità della piazza. Infatti, appena mi affaccio
sulla porta della chiesa, si apre un mondo
nuovo, fatto di gioia ed entusiasmo incontenibile: i due giovani cori stanno provando
canti festosi, i gruppi scout, gli Alpini, le
autorità civili e militari ed i tantissimi fedeli e amici di don Piero vanno prendendo
posto in questa chiesa, che di solito vedo
così grande e oggi è piccola, fin troppo piccola per contenerci tutti.
18
per tre anni, verrà da lui benedetto e inaugurato, restituito alla comunità in questa
giornata piena di sole, fuori e dentro di noi.
Don Piero è vissuto qui come giovane
cappellano, prima che il disegno di Dio su
di lui lo portasse inizialmente a Roma nella
Pontificia Accademia Ecclesiastica e poi,
come rappresentante della Santa Sede, in
Sudamerica e nel mondo.
Non ho mai incontrato personalmente
don Piero. Lo conosco attraverso i racconti
delle persone che lo hanno visto, che hanno
condiviso con lui gli anni del servizio
pastorale a SS. Trinità.
In primis Mario Ruzzante mi parla di lui,
di come lo abbia "iniziato" alla vita parrocchiale, dandogli le "dritte" giuste per inserirsi nella vita della comunità. Tutti i ricordi parlano di lui come di una persona estremamente intelligente, buona e modesta.
Ecco. Inizia la celebrazione, si intona un
canto festoso che parla della nascita di
Gesù come della nascita della speranza.
Entra il Cardinale Parolin: oggi è don
Piero, che avanza tra gli applausi spontanei,
e i sorrisi radiosi si incrociano. Lo osservo
mentre incede lentamente e noto il suo
sguardo, calmo e buono, che si posa sui
volti che un tempo ha amato, e li accarezza
con gli occhi e con il sorriso mentre li saluta.
È emozionato e felice.
Partecipo anch'io a questa gioia autentica
della comunità e di ogni persona presente e
mi sento grata di poter essere qui a vivere
questo momento.
Ogni istante è significativo e pieno di
bellezza: i canti gioiosi, le parole nel discorso di accoglienza della comunità e nel
saluto di don Carlo, che dice a don Piero
"Bentornato alle origini e ben tornato a
casa" e a cui il Cardinale risponde con un
cenno della testa affettuoso e un sorriso
dolce.
La presenza delle persone è partecipata
ed emozionata.
L'omelia del Cardinale parla della Santa
Famiglia di Nazaret. Dice che "la famiglia
(...) è il luogo in cui impariamo il significato e il valore dell'amore, impariamo a spenderci per qualcuno e capiamo che ne vale la
pena. Ed è questo precisamente il sogno di
Dio. (...) Voler formare una famiglia è avere
il coraggio di far parte del sogno di Dio, il
coraggio di sognare con Lui, il coraggio di
costruire con Lui, il coraggio di giocarci
con Lui questa storia".
Splendido: parole splendide che parlano
di coraggio, e che sono un inno alla speranza nel futuro, nonostante tutto, perché l'amore vale sempre la pena di essere vissuto
e difeso.
È semplicemente disarmante la semplicità, la mitezza che traspare da quest'uomo
che oggi è a fianco di Papa Francesco. Mi
metto in fila per ricevere l'Eucaristia, osservo come distribuisca la Comunione a ciascun fedele guardandolo negli occhi, accarezzando con dolcezza con gli occhi i volti
delle persone. Quando è il mio turno,
abbasso lo sguardo e mi raccolgo in preghiera.
Nella celebrazione viene anche ricordato
il cinquantesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale di don Carlo: il Cardinale
Parolin legge la benedizione apostolica che
Papa Francesco gli ha inviato, ed è un istante di intensa emozione per il nostro Parroco.
Che bel momento!
Don Piero ringrazia per l'accoglienza e
per l'amore che sente di aver ricevuto da
questa comunità e, salutando i sacerdoti,
parla di se stesso dicendo di essere ancora
un cappellano, in fin dei conti.
Invita a ricordarci nella preghiera, a portarci nel cuore, e a spenderci per il bene.
Sento che sono parole vissute, che vengono pronunciate con convinzione intensa.
Sono felice di essere stata qui e di aver
incontrato un amico, un pastore, un fratello.
È ormai l'una. Lascio la chiesa ed esco
sul sagrato, mentre si stanno formando i
corridoi che permetteranno a don Piero ed
al seguito di attraversare la piazza e di raggiungere il Centro Parrocchiale per la benedizione.
Mi incammino anch'io e mi accorgo che
sto sorridendo. Sì, è stato proprio un incontro speciale.
Ivonne Valente
19
Vivere il tempo
della MISERICORDIA
na cosa è certa. Saremo giudicati sull'amore. E la misura dell'amore è amare
U
senza misura. Non bastano i rosari recitati, le Messe partecipate, i digiuni fatti.
Saranno le nostre opere a parlare di noi e per noi. "La fede senza le opere è morta" ci
marzo 2016
avverte Giacomo (2,26). Gesù, nel Vangelo delle Beatitudini, ci ha indicato la strada
maestra da percorrere per essere costruttori di pace, di relazioni nuove, di giustizia,
fraternità, misericordia. Tra la fede professata e la vita vissuta occorre che ci sia
coerenza. Infatti, "non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la
volontà del Padre mio" (Mt 7,21). Nella Parabola del Buon Samaritano troviamo l'identikit di chi compie la volontà di Dio: chi sa farsi prossimo, sa piegarsi sulle ferite del fratello, che si muove a compassione, dimostrando un amore concreto, prendendosi
cura dell'altro, generandolo a vita nuova.
20
Per non correre il rischio di essere frainteso, Gesù è molto esplicito nell'elencare
minuziosamente alcuni comportamenti.
"Avevo fame e mi avete dato da mangiare;
avevo sete e mi avete dato da bere, ero
straniero e mi avete ospitato, nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi..."
(Matteo 25, 35). Non possiamo accampare pretesti e giustificazioni. Giustamente
ammoniva don Tonino Bello, "la nostra
fede non ha molta polvere nelle scarpe,
non sa di polvere, non ha profumi di strada, non ha sapori di piazza, non ha odori di
condomini. Ha solo il profumo dell'incenso
delle nostre chiese".
Oggi, Papa Francesco ci esorta continuamente ad uscire verso le periferie
delle nostre città e del mondo, a decentrarci da noi stessi per vedere i bisogni
degli altri, a non rimanere intrappolati
nell'indifferenza, assumendoci la responsabilità dell'unica vera rivoluzione: quella
dell'amore. Ci ricorda che ogni buon
pastore, come ogni cristiano, deve sentire l'odore delle pecore, deve condividere
le fragilità e le sofferenze della gente,
deve farsi carico del peso delle ingiustizie
che rendono possibile lo scandalo della
fame, delle guerre, delle migrazioni di
popoli, della distruzione del pianeta. Una
fede ripiegata su se stessa, che non riesce
a farsi interrogare dalla vita e a dare un
orizzonte di senso, è poco significativa;
così come una fede che non sa animare
un impegno storico diventa irrilevante. È
la storia il luogo in cui Dio chiama a verificare l'autenticità della nostra risposta alla
chiamata.
Già il Concilio metteva in guardia sul
rischio di separazione, affermando che "il
distacco, che si constata in molti, tra fede
che professano e la loro vita quotidiana,
va annoverato tra i più gravi errori del
nostro tempo... Il cristiano che trascura i
suoi impegni temporali, trascura i suoi
doveri verso il prossimo, anzi verso Dio
stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna." (Gaudium et spes, 43).
Papa Francesco, per la Celebrazio-ne
del Giubileo, ha richiamato alla nostra
memoria e al nostro impegno quotidiano,
la pratica delle Opere di Misericordia, che
la sapienza della Chiesa, madre e maestra, ha da sempre indicato come strada
preferenziale di vita buona al servizio
degli ultimi e dei poveri sia nel corpo che
nello spirito.
LE SETTE OPERE
DI MISERICORDIA CORPORALE
1 - Dar da mangiare agli affamati
2 - Dar da bere agli assetati
3 - Vestire gli ignudi
4 - Alloggiare i pellegrini
5 - Visitare gli infermi
6 - Visitare i carcerati
7 - Seppellire i morti
LE SETTE OPERE
DI MISERICORDIA SPIRITUALE
1 - Consigliare i dubbiosi
2 - Insegnare agli ignoranti
3 - Ammonire i peccatori
4 - Consolare gli afflitti
5 - Perdonare le offese
6 - Sopportare pazientemente le persone moleste
7 - Pregare Dio per i vivi e per i morti
Si tratta di una bussola per orientare i nostri stili di vita, le nostre scelte quotidiane,
generare relazioni nuove, frutto di un cuore grande capace di accogliere gli altri e di
condividerne la situazione esistenziale. L'accoglienza dell'altro nella nostra vita è l'accoglienza di Dio stesso che viene ad abitare in noi.
Certo, per cambiare il mondo, le opere di Misericordia da sole non bastano. Bisogna
far sì che le "strutture di peccato" siano eliminate e le istituzioni ordinate al bene
comune vengano poste di fronte alle loro responsabilità, in modo che i diritti umani
siano rispettati, la fame, le guerre, le ingiustizie sociali siano messe al bando e a tutti
gli uomini sia assicurato un futuro di pace. Diceva Paolo VI: "I laici devono assumere
come loro compito specifico il rinnovamento dell'ordine temporale... spetta a loro,
attraverso la loro libera iniziativa e senza attendere passivamente consegne o direttive,
di penetrare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della loro
comunità di vita" (Populorum progressio, 81).
Occorre impegnarsi per un modello di società fondato sullo sviluppo sostenibile,
sulla salvaguardia delle fasce più deboli e bisognose, proponendo la realizzazione di
riforme strutturali per eliminare le ingiustizie, la corruzione, il degrado sociale e
ambientale, lo strapotere delle lobby mafiose, gli interessi privati e la dimenticanza
del bene pubblico, lo strapotere di un'economia senza regole che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, generando la società dello scarto e dell'emarginazione.
Consapevoli che la sua misericordia è eterna, dobbiamo lavorare nella certezza che
il regno di Dio è "già" all'opera nel mondo e noi siamo chiamati ad essere "profeti" di
una cittadinanza nuova, anticipazione in un certo modo dell'altra cittadinanza piena e
definitiva.
Franco Venturella
21
marzo 2016
il nome di DIO È MISERICORDIA
22
“Dio perdona con una carezza”
Leggendo le pagine di questa conversazione tra il Santo Padre ed il giornalista
Andrea Tornielli, sembra proprio di sentire la voce di Papa Francesco, dal suo inconfondibile accento sudamericano, calda ed affettuosa. Mi sento partecipe del loro dialogo, attenta e curiosa spettatrice di un incontro che parla di misericordia.
Cosa significa la parola misericordia? E' una parola di derivazione latina, composta
da misereor (ho compassione) e cor-cordis (cuore): sta a indicare il sentimento di profonda partecipazione che il nostro cuore prova per le miserie fisiche e spirituali altrui,
mentre compassione significa: patire, soffrire, provare insieme all'altro le emozioni
che lui sta vivendo.
La misericordia
il suo perdono e la
è quindi una virtù
conversione dei
impegnativa, pernostri cuori.
ché ci chiede di
Il libro ci apre a
mettere da parte le
capire il valore del
nostre necessità ed
sacramento della
i sentimenti persor i c o n c i l i a z i o n e.
nali, e soprattutto
Papa Francesco
di mettere a dispousa parole molto
sizione i nostri
dolci, e come semtalenti per sollevare le miserie, le infelici- pre molto chiare, per aiutarci a riscoprire
tà di chi è nel bisogno.
il vero significato della confessione: noi
Papa Francesco ci spiega che la miseri- cadiamo nel peccato perché siamo creacordia è il sentimento centrale della pre- ture delicate e fragili, semplicemente perdicazione di Gesù, e credo che allora la ché il peccato esiste.
parola “vangelo”, il lieto annuncio cantaLa riconciliazione allora è strumento di
to dagli Angeli sopra la capanna di infinita carità che Dio ci dona per risolleBetlemme, acquisti un particolare signifi- varci quando il peccato ci ferisce; nella
cato in questo discorso: Dio è buono, ed confessione il sacerdote agisce in persona
il cuore dell'uomo deve rallegrarsi nel Christi, ci mettiamo di fronte al Signore e,
sapere che questa bontà esiste prima di dice il Santo Padre, l'atteggiamento giusto
noi e nonostante i nostri limiti.
che dobbiamo avere per questo incontro
Il Santo Padre vuole che quello in cui è quello che hanno i bambini che, senza
viviamo sia un kairòs, un tempo opportu- filtri, raccontano cosa è successo.
no: il momento in cui abbiamo l'opportuEcco: Crea in me, o Dio, un cuore
nità di avvicinare le nostre ferite e le puro (Sal 50) sia nel significato di possenostre debolezze a Dio Padre, chiedendo dere un cuore privo di peccato, ma anche
di essere semplici e autentici quando mettiamo a nudo le nostre cadute davanti al
padre confessore.
La confessione è un'esperienza che
deve avvenire necessariamente nell'incontro con il sacerdote, vale a dire che
non basta il dialogo personale con Dio,
perché siamo creature sociali: l'essere
umano ha bisogno di relazione e di ascolto.
Riconoscerci peccatori, ammettere la
nostra pochezza, è una grazia che dobbiamo chiedere a Dio Padre: allora la
confessione non sarà più un elenco sterile di pensieri, parole, opere ed omissioni
e acquisterà il significato di ri-creare il
nostro Spirito, finalmente in comunione
con il Padre e con i fratelli.
È importante che nel nostro percorso
verso la riconciliazione rimanga lo
stupore del perdono come dono
sempre nuovo e
rigenerante, e la
freschezza
del
sentimento di gratitudine.
Il Santo Padre
nel suo stemma
papale riporta le
parole: miserando atque eligendo, parole
che ricordano la chiamata di San Matteo,
che Gesù vide quand'era pubblicano e,
guardandolo con amore, lo scelse.
Persino la persona che Gesù scelse
come suo successore ebbe la grazia della
misericordia divina su di sé: a San Pietro,
che lo aveva rinnegato tre volte, Gesù
affida il compito di pascere il suo gregge,
senza rimproverare il suo tradimento.
Ricorda ancora Papa Francesco che
Dio nos primerea, cioè Dio viene prima di
noi e ci anticipa: questo suo amore infinito per le creature che ha plasmato, ha
solo bisogno della nostra adesione sincera. Sembra così facile visto con i nostri
occhi umani: sembra un trucchetto, io
posso sbagliare ed il Signore mi perdona
perché è bontà. No, precisa il Santo
Padre, il confessionale non è una tintoria,
semplicemente perché il peccato non è
una macchia. Il peccato è una ferita che
deve essere guarita, e come ferita lascia
cicatrici più o meno vistose nella nostra
esistenza.
Ecco: la misericordia è l'amore che
cura le ferite della nostra esistenza, a
patto che noi lo chiediamo con cuore
aperto, con la consapevolezza del nostro
essere piccoli di
fronte all'immenso Amore di Dio
Padre, e questo
apre finalmente le
nostre esistenze
alla speranza.
D'altra parte il
Giubileo è l'anno
che la Chiesa
dedica alla remissione dei peccati,
perché l'uomo riacquisti la sua dignità e, liberato dal peso e
dalle ferite del peccato, possa cominciare
una nuova vita e possa progettare il futuro con fiducia e volontà.
Perché, come ci ricorda San Paolo nella
lettera ai Romani, dove abbondò il peccato
sovrabbondò la grazia.
Ivonne Valente
23
Relazione al Bilancio 31.12.2015
SITUAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
DELLA PARROCCHIA DI SS. TRINITÀ DI SCHIO
ENTRATE
Interessi attivi su c/c bancario
1.311,92
Offerte SS. Messe, funerali,
battesimi, lumini
94.088,74
Collette diocesane raccolte
5.417,75
Gestione opere parrocchiali
6.430,07
Varie (sagra, pesca, risarcimento
Assicurazione x alluvione)
26.437,50
Offerte straordinarie (Buste x Natale
e Pasqua)
22.980,17
Offerte pro Centro Parrocch.
60.354,59
--------------------------------------------------------------
TOTALE ENTRATE
217.020,74
marzo 2016
Mutuo Banca Pop. Marostica
250.000,00
Prestiti ricevuti da privati
134.000,00
Liquidità 01-01-2015
153.480,83
--------------------------------------------------------TOTALE A PAREGGIO
754.501,57
24
USCITE
Interessi Passivi su mutui
5.157,83
Spese attività pastorale (bollettino, luce,
acqua, riscaldamento, telefono)
48.936,70
Collette diocesane versate
6.719,25
Gestione opere parrocchiali
1.159,75
Sostentamento parroco e vicario
3.825,00
Imposte, tasse, Curia 2%
10.492,26
Spese straordinarie
7.883,49
Rifacimento C. Parrocchiale
566.340,88
----------------------------------------------------------------TOTALE USCITE
650.515,16
Capitale Mutuo rimborsato
14.700,30
Liquidità 31-12-2015
89.286,11
--------------------------------------------------------------TOTALE A PAREGGIO
754.501,57
Il bilancio 2015 evidenzia che le entrate sono state di euro 217.020,74 mentre le uscite
euro 650.515,16. L'esercizio 2015 chiude quindi con un disavanzo di euro 433.494,42.
Abbiamo potuto sostenere tale disavanzo perché la disponibilità finanziaria della parrocchia al primo gennaio per euro 153.480,83 è stata integrata da due mutui concessi dalla
Banca Popolare di Marostica per complessivi 250.000 euro e da prestiti da privati per
complessivi 148.000 euro (di cui 14.000 nel 2014).
È stato necessario ristrutturare radicalmente il vecchio Centro Parrocchiale per garantire la sicurezza e la adeguatezza di un edificio nato come rurale. Di conseguenza sono stati
rifatti pavimenti, muri interni, impianti e serramenti esterni ed interni, secondo la normativa di legge e per garantire la fruibilità ai gruppi parrocchiali. A tal fine si sono resi necessari anche nuovi arredi dei locali.
Il funzionamento delle strutture parrocchiali, destinate al culto e alla pastorale e al tempo
libero, ha risentito dei disagi causati dai lavori di rifacimento protrattisi per un anno, ma
la collaborazione dei vari responsabili ha garantito l'esecuzione di tutte le iniziative programmate. Ringraziamo di cuore tutti.
Le entrate ordinarie sono inferiori all'anno precedente (euro 133.685,98 nel 2015 contro
162.850,37 del 2014) mentre quelle straordinarie superiori (euro 83.334,76 nel 2015 contro 71.563,63 nel 2014) per il risarcimento ottenuto dalla curia a seguito dell'alluvione
(euro 13.046,50). Anche le entrate complessive del 2015 sono minori del 2014 (rispettivamente euro 217.020,74 contro 234.414,00).
Le spese ordinarie del 2015 sono pari a euro 76.290,79 mentre quelle del 2014 erano di
euro 105.128,09 a causa dei minori consumi di gas, acqua, luce e delle minori spese di
manutenzione ordinaria effettuata nei locali parrocchiali nel 2015.
Schio 19 febbraio 2016
Il Consiglio Pastorale per gli Affari Economici
PARROCCHIA SS. TRINITA' VICARIATO DI SCHIO
CONFRONTO BILANCI ANNUALI 2011 - 2015
Importi espressi in Euro
ENTRATE
Interessi attivi su c/c banca
Offerte SS. Messe, funerali,
battesimi, lumini)
Collette diocesane raccolte
Gestione opere parrocchiali
Varie (sagra, pesca,
Assicurazione x alluvione)
Offerte straordinarie (Buste x
Natale e Pasqua)
Offerte
pro
Chiesa
(C.
Parrocchiale)
31/12/2011
31/12/2012 31/12/2013 31/12/2014 31/12/2015
128,49
94,74
40,56
690.89
1.311,92
103.303,44
96.955,03 95.765,90
100.601,51 94.088,74
12.683,00
12.488,89
31.565,86
5.261,54 9.928,95
15.323,73 17.777,57
26.093,24 40.030,53
9.038,06 5.417,75
13.650,75 6.430,07
38.869,16 26.437,50
23.367,00
24.760,08 19.673,27
19.543,00 22.980,17
15.487,60
52.020.63 60.354,59
------------------------------------ --------------TOTALE ENTRATE
183.536,68
-------------- -------------- -------------- -------------168.488,36 198.694,38 234.414,00 217.020,74
Liquidità 01/01/2015
60.153,38
Prestiti da privati
Mutui Banca Pop. Marostica
TOTALE A PAREGGIO
243.690,06
49.651,91
USCITE
123.501,91 128.100,39 153.480,83
14.000,00 134.000,00
250.000,00
218.140,27 322.196,29 376.514,39 754.501,57
31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013 31/12/2014 31/12/2015
Interessi passivi su mutui
Banca Pop. Marostica
Spese attività (bollettino, luce,
74.747,17
-
-
-
5.157,83
64.304,61
94.442,52
77.687,30
48.936,70
525,00
3.240,00
2.700,00
13.356,75
10.512,00
-
11.567,91
4.010,00
10.312,60
14.435,83
59.327,04
-
11.759,70
3.755,00
1.155,75
10.770,34
117.905,47
-
6.719,25
3.825,00
1.159,75
10.492,26
acqua, riscaldamento, telefono)
Collette diocesane versate
Sostentamento parroco-vicari
Gestione opere parrocchiali
Imposte, tasse, curia
Spese straordinarie
Rifacimento Centro
Parrocchiale
-------------------------------------TOTALE USCITE
7.121,00
3.355,00
3.050,00
11.129,81
94.635,07
-
-------------- -------------- -------------- -------------- -------------194.038,15 94.638,36 194.095,90 223.033,56 650.515,16
Liquidità 31/12/2015
Capitale Mutui rimborsati
TOTALE A PAREGGIO
49.651,91 123.501,91 128.100,39 153.480,83 89.286,11
----14.700,30
243.690,06 218.140,27 322.196,29 376.514,39 754.501,57
7.883,49
566.340,88
SALDO ESERCIZIO ANNUO - 30.447.46 -10.501,47
+73.850,00 +4.598,48 -433.494,42
25
A NOI NON COSTA NIENTE.
TUTTI POSSONO DESTINARE L'OTTO PER MILLE ALLA CHIESA CATTOLICA.
COME SI FA LA SCELTA DELL'OTTO PER MILLE
1) Chi deve fare la dichiarazione dei redditi (mod. 730 oppure UNICO)
può scrivere la sua firma sul CUD/2015 (ricevuto dal datore di lavoro o dall'ente pensionistico), nella casella "Chiesa Cattolica".
- Deve consegnare tale scheda, assieme agli altri documenti necessari per
la dichiarazione dei redditi, al CAAF abilitato alla trasmissione
telematica.
2) Chi non deve fare la dichiarazione dei redditi (mod. 730 o UNICO) deve:
a)
METTERE LA SUA FIRMA sul CUD/2015
(ricevuto dal datore di lavoro o dall'ente pensionistico) nella casella
"Chiesa Cattolica"
b)
FIRMARE il CUD/2015 nell'ultima casella in basso a destra, PER DICHIA
RARE CHE NON POSSIEDE ALTRI REDDITI.
c)
METTERE la scheda firmata in UNA BUSTA BIANCA, oppure nella
busta Modello 730/1 distribuita gratis dal Comune.
d)
SCRIVERE sulla BUSTA IL PROPRIO CODICE FISCALE,
IL NOME E COGNOME E L'INDICAZIONE "SCELTA PER LA
DESTINAZIONE DELL'OTTO E DEL CINQUE PER MILLE
DELL'IRPEF - ANNO 2015".
e)
CHIUDERE la busta e CONSEGNARE ad un ufficio postale che
rilascia ricevuta, senza fare pagare.
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
marzo 2016
"IO ERO GLI OCCHI PER IL CIECO,
ERO I PIEDI PER LO ZOPPO"
26
24a GIORNATA DEL MALATO
La Giornata del malato è stata voluta 24 anni fa dal santo
papa Giovanni Paolo II allo scopo di richiamare la sensibilità
delle persone nei confronti delle situazioni di malattia e di sofferenza, che riguardano i malati, ma anche le loro famiglie.
Anche la nostra parrocchia, con la celebrazione di sabato 13
febbraio, ha voluto sottolineare l'importanza di questa giornata: don Carlo aveva precedentemente inviato alle persone
ammalate, sole o anziane della parrocchia, un suo personale
invito a partecipare alla celebrazione, in modo particolare quest'anno, Anno santo della Misericordia.
All'ingresso della chiesa le sorelle
dell'UNITALSI con la loro bianca divisa hanno accolto i partecipanti, consegnando loro le preghiere preparate per
la liturgia.
La recita del S. Rosario, accompagnata dai canti del coro "La Famiglia"
diretto da Claudia Marcante, ha preceduto la S. Messa concelebrata da don
Carlo, don Davide e don Mariano, assistente del gruppo UNITALSI. Dopo la
lettura del brano del Vangelo di
Giovanni che parla di Gesù invitato con sua madre Maria alle nozze di Cana di Galilea,
don Carlo ha calorosamente salutato le
numerose persone intervenute, ha ringraziato quanti si prendono cura delle persone
ammalate o in difficoltà, rassicurando tutti
che Gesù trasformerà l'acqua della nostra
vita in vino pregiato.
Accolta con partecipata fede e devozione,
è seguita la celebrazione dell'Unzione degli
infermi: i tre celebranti con l'olio benedetto
hanno unto le persone sulla fronte e sulle
mani, recitando la preghiera liturgica.
A ricordo della cerimonia, don Carlo ha
fatto dono a tutti i presenti di un'artistica
piccola immagine con papa Francesco e il logo dell'Anno Santo della Misericordia.
La solenne benedizione eucaristica e
il canto "E' l'ora che pia", così come
avviene a Lourdes, hanno concluso la
cerimonia.
La soddisfazione per aver partecipato
si leggeva sul volto di tutti ed è stata
anche pubblicamente manifestata all'uscita dalla chiesa.
A tutti è stata
poi data la possibilità di visitare e ammirare i lavori del rinnovato centro parrocchiale, perché all'interno del grande salone al piano terra era
stato preparato un momento di incontro e di festa a cura delle
sorelle dell'UNITALSI. Anche questi momenti conviviali sono
sempre attesi, perché offrono l'occasione per uno scambio di saluti, un incoraggiamento reciproco, un rinnovato augurio e un arrivederci al prossimo incontro.
Mario Ruzzante
27
Cammino di fede
prima media
UN CAMMINO ALLA SCOPERTA DELLA BIBBIA E DEI PROFETI
C
marzo 2016
on i ragazzi abbiamo iniziato un
percorso che in questi tre anni li
condurrà alla celebrazione del sacramento della confermazione (Cresima).
Durante gli incontri vogliamo approfondire alcune pagine del libro che racconta la storia dell'uomo, ossia la nostra
storia! In questo primo anno andiamo
alla riscoperta del libro dei Giudici, la
parte della Bibbia in cui si parla delle
persone mandate da Dio a guidare il
popolo ebraico in un momento difficile
della sua storia. Per semplificare questo
approfondimento, proponiamo ai ragazzi alcune storie di personaggi biblici che
fin da giovani hanno scelto di seguire il
28
progetto del Signore donando la loro
vita, i loro talenti e le capacità. Non
vogliamo dimenticare inoltre il tema del
Giubileo e il pensiero di Papa Francesco
che lo definisce "Anno della
Misericordia"; soprattutto in questo
periodo di Quaresima cerchiamo di
capire il significato di questo messaggio
di amore.
Con l'aiuto di attività di gruppo, letture e riflessioni, andiamo alla scoperta
della parola del Signore per conoscere
il progetto che egli ha pensato per ciascuno di noi.
I ragazzi di prima media
Cammino di fede
seconda media
NATALE AL MUSEO
A
bbiamo voluto iniziare il periodo dell'Avvento in modo originale, proponendo ai
nostri ragazzi di seconda media e alle loro famiglie una visita guidata al Museo
Diocesano di Vicenza sul tema del Natale.
Così Domenica 29
Novembre nel pomeriggio ci siamo recati a
Vicenza, dove ci attendevano delle guide
preparate e capaci, ma
soprattutto brave ad
accogliere e coinvolgere i ragazzi che
hanno seguito da subito con attenzione ed
interesse. Divisi in
gruppetti, i ragazzi
sono stati invitati a
ricostruire e rappresentare i quattro momenti più importanti dell'avvento: l'Annunciazione, la nascita di
Gesù, l'annuncio ai pastori e l'adorazione
dei Magi. Successivamente hanno cercato
tra i dipinti e le sculture presenti nel
museo quelle relative ai quattro brani del
Vangelo, approfondendo gli aspetti storico
artistici delle opere d'arte. Nel frattempo
anche il gruppo genitori ha seguito un percorso guidato ad hoc, più ampio ed articolato. Dopo un'oretta circa, ricompattato il
gruppo, ci attendeva una super sfida genitori contro ragazzi con domande su ciò che
avevamo visto ed ascoltato. Nessun dubbio
sui vincitori: i ragazzi naturalmente! Che
si sono giustamente guadagnati l'applauso
dei genitori e i cioccolatini delle guide.
I ragazzi di seconda media
Per noi catechiste è stata un'esperienza
molto positiva, che ci ha permesso di
approfondire in modo nuovo e originale il
tema del Natale, troppo spesso privato del
suo significato più profondo.
Riportiamo di seguito alcune impressioni "a caldo" raccolte tra i ragazzi:
"è stato molto bello e divertente fare i
giochi e scoprire nei quadri dei particolari
che da soli non avremmo mai visto" "è stato interessante imparare a "leggere" i quadri e scoprire i simboli nascosti" "Il museo è stato bellissimo ed interessante" "È stato bellissimo ed interessante ana-
29
marzo 2016
30
lizzare i quadri. Mi sono divertita e ho
anche riso tanto" "è stato molto istruttivo perché ho imparato a osservare e comprendere un quadro"
"le attività sono state molto divertenti" "Mi è piaciuto molto, specialmente
quando abbiamo analizzato i quadri" Ed ora la parola ai genitori:
Una domenica pomeriggio, a pochi
giorni dal Natale, interamente impegnata
con una gita del catechismo... Con tutti gli
"impegni" che ci sono....fa anche freddo...
Va bene andiamo....
Al Museo Diocesano ci accoglie un
gruppo di guide sorridenti e preparate.
Ci dividono in gruppi: i ragazzi da una
parte e i genitori dall'altra, quindi anche
per noi è stato pensato e preparato un percorso!
Chi ci guida è molto bravo, ci racconta
del Natale attraverso gli oggetti e i dipinti
esposti che la storia ci ha consegnato. Ci
vengono spiegate molte simbologie che si
ripropongono nelle immagini dei quadri e
degli affreschi, che si possono vedere.
Impariamo qualcosa di nuovo ed interessante. Il percorso è bello e mai pesante.
L'atmosfera è tranquilla e distesa a dispetto di quello che succede fuori, in centro.
Alla fine un gioco con i ragazzi conclude
in modo spensierato il pomeriggio.
Grazie a tutti di averci regalato qualche
ora di condivisione di una bella esperienza
con i nostri figli e di arricchimento personale.
Don Davide e i catechisti
di seconda media
Immagini del
Museo vescovile di Vicenza
visitato dai ragazzi
e dai genitori
SOGNARE IN GRANDE. GESÙ, GRANDE SOGNATORE
Interessante, divertente, accattivante, ricco di spunti! Sono sempre molto coinvolgenti
gli incontri tenuti da Suor Idelma Vescovi, che giovedì 25 febbraio ha animato una serata per ragazzi e genitori di seconda media.
I brevi ma profondi interventi sono stati intervallati da preghiere, canti, mini video e
momenti di condivisione e confronto, accompagnati da qualche sana e genuina risata che
ha scaldato l'ambiente.
I ragazzi sono stati paragonati ad aquiloni che, fin da quando sono piccoli, i genitori
cercano di far volare. Ma una volta librati in volo si vive un misto di gioia per la buona
riuscita e una sorta di paura di non essere in grado di allentare o tirare il filo nel modo
corretto perché l'aquilone voli sempre più alto.
Compito dei genitori è incentivare e supportare con entusiasmo i sogni/desideri dei
figli perché è questa l'energia che muove e fa crescere, rafforzando il loro desiderio di
andare oltre. Soprattutto lasciare che i ragazzi vivano la fatica, l'impegno, il sacrificio,
perché tanto più difficile sarà il percorso, tanto più grandi saranno la soddisfazione e
l'autostima per aver raggiunto l'obiettivo. I ragazzi a loro volta hanno il diritto ma anche
il dovere di sognare, progettare, pensare in grande, distinguendo tra quelli che Suor
Idelma ha definito "Sogni spot", ovvero cercare delle risposte a bisogni esterni (ad
esempio le mode), e i "Sogni veri", ossia i desideri che nascono dal profondo, dettati
dagli ideali e i valori che ognuno porta in sé.
Gesù stesso ha sognato in grande e, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, è riuscito a
realizzare molti suoi desideri: l'eguaglianza, l'amore fraterno, il servizio, la sconfitta
della sofferenza e della schiavitù e, sogno dei sogni, la vittoria sulla morte per donare
una vita nuova ed eterna.
Durante il confronto e la condivisione in piccoli gruppi, ai genitori è stato chiesto
cosa sognano per i loro figli e ai ragazzi qual è il loro sogno per la famiglia.
Alcune risposte dei genitori: - Che trovino la loro strada e realizzino i loro desideri
Che siano coraggiosi e non abbiano paura di osare
Che nei loro sogni ci sia spazio per l'altruismo e l'attenzione al prossimo
Che siano felici e che sappiano reagire e ripartire dopo le inevitabili cadute
Alcune risposte dei ragazzi: - Che i genitori siano nostri alleati e ci supportino
Che ci sia unità
Che possiamo sempre contare sul loro aiuto
Che ci aiutino a scoprire i nostri sogni
La serata si è conclusa sulle note di "Io vagabondo", cantata dai genitori in stile concerto, tra gli sguardi imbarazzati e divertiti dei loro figli.
Siamo certi che l'incontro abbia lasciato molti spunti di riflessione, sia per gli adulti
che per i ragazzi e speriamo che questo tema sia motivo di dialogo in famiglia.
Augurando a tutti di non smettere mai di sognare, vi salutiamo con una preghiera
recitata durante l'incontro:
Mio Dio, donami di sognare, perché i sogni sono il vero patrimonio dell'uomo.
Sognare significa aspirare a volare alto, desiderare che l'impossibile si realizzi.
Perciò donami grandi desideri, grinta per cambiare e forza per andare oltre.
Anche tu, Signore Gesù, hai sognato e ti sei battuto per un mondo migliore
e più fraterno: che il tuo sogno diventi il mio stile ed il mio strumento di vita. Amen
Le catechiste
31
Cammino di fede
prima e seconda
elementare
UNA STORIA DA RACCONTARE
marzo 2016
Q
uale bambino non ha mai avuto modo di ascoltare una bella storia raccontata dalla mamma,
dal papà o dai nonni?
Ebbene, la storia raccontata e animata dal gruppo di
catechisti delle classi di prima e seconda elementare,
in occasione dell'ultimo incontro prima del Natale,
aveva proprio l'obiettivo di raccontare ai bambini una
storia, una storia lontanissima che ancora oggi avvicina numerosi popoli e ci insegna il significato dell'amore e della gioia, una storia che ha come protagonista
Gesù e la sua famiglia ed in particolare il momento
della sua nascita.
Quale modo migliore per raccontare ai bambini questa avvincente storia se non inscenandola con gli stessi personaggi che ne hanno fatto parte?
Così, la recita dei nostri catechisti, va in scena proprio con una mamma che racconta al suo
bambino, mentre preparano il presepe prima di Natale come di consueto ogni anno, la storia
dei personaggi che lo compongono, dall'Arcangelo Gabriele e la sua apparizione a Maria,
all'arrivo di Giuseppe e Maria a Betlemme, dall'apparizione della Stella Cometa, all'arrivo dei
Re Magi che portarono omaggio a Gesù bambino.
Ogni statuina trova pian piano un posto ed un significato in quella che ognuno di noi conosce come la storia della nascita di Gesù; il bambino protagonista di questa narrazione impara
a conoscere tutti i personaggi che ne fanno parte, in particolare Gesù, Giuseppe e Maria ed
ogni volta che guarderà il presepe ricorderà anche negli anni a venire tutti i momenti più
importanti che hanno caratterizzato la nascita del Signore e così ci auguriamo che sarà per i
nostri piccoli amici di prima e seconda elementare. Ma più di tutto ricorderanno il senso di
questa storia, ovvero l'importanza non tanto dei regali
materiali a cui spesso siamo troppo legati, ma dell'amore verso il prossimo che non muta mai, neanche a
distanza di tantissimi anni, quanti sono gli anni trascorsi dalla nascita di Gesù e da quelli che sono stati i
suoi insegnamenti.
La conclusione della recita natalizia è stata seguita
da un momento di festa con i bambini e le loro famiglie, animata dai catechisti con giochi di gruppo e un
po' di ristoro per tutti, e lo scambio di auguri natalizi.
Don Davide, catechiste e catechisti di
prima e seconda elementare
Cammino di fede
quarta
elementare
L’OFFERTORIO
D
omenica 28 febbraio i ragazzi di quarta elementare, assieme a catechisti e
famiglie, hanno partecipato attivamente alla Messa "esemplare. "Esemplare"
sta per "esempio", modello di partecipazione comunitaria. Il tema sviluppato dai
ragazzi è stato l' "Offertorio" collegato alla Pazienza e alla Misericordia. Questo è
stato il tema della riflessione nel cammino di Quaresima; un esercizio che genera i doni
che, portati all'altare, ci avvicinano a Gesù e ai nostri fratelli.
La Messa è stata molto partecipata; ben dieci chierichetti hanno prestato servizio
accanto a don Carlo; il coro dei ragazzi ha dato un grande contributo; i ragazzi hanno
recitato il Padre Nostro tutti assieme attorno all'altare.
È seguito il pranzo comunitario, durante il quale i ragazzi hanno scatenato la loro
vivacità e i genitori hanno avuto modo di incontrarsi.
Come afferma il Papa Francesco:... "In questo tempo, segnato da tante chiusure e
da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall'Eucaristia, diventa un'opportunità. L'Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono vincere le chiusure e costruire ponti di accoglienza e carità....La famiglia cristiana mostrerà proprio così
l'ampiezza del suo vero orizzonte, che è l'orizzonte della chiesa Madre di tutti gli
uomini, di tutti gli abbandonati e gli
esclusi, di tutti i popoli. Preghiamo perché questa convivialità familiare possa
crescere e maturare nel tempo di grazia
del Giubileo della Misericordia"...
Un sincero ringraziamento va ai catechisti che ci aiutano a guidare i nostri
figli sul cammino della fede: è importante che, accanto alla voce di noi genitori,
ci sia un ambiente positivo e comunitario dove si parli di temi come la
Pazienza e la Misericordia, così lontani
dal comune sentire.
Grazie ai volontari cuochi e agli organizzatori che hanno programmato questo momento conviviale.
Daniele Grandesso e Daniela Faccin
33
GIORNATA PER LA VITA 2016
La misericordia fa fiorire la vita
I
l 7 febbraio scorso si è festeggiata in tutta Italia la 38a
Giornata per la vita.
Il Consiglio Episcopale Permanente ha scelto, per questa
edizione, il titolo "La misericordia fa fiorire la vita", rivolgendo a tutti noi un invito a un profondo cambiamento delle
nostre vite, soprattutto in
quest'Anno Santo della misericordia. Come ogni anno, la nostra
Parrocchia trova in questa festa
l'occasione per incontrare i bambini
battezzati nell'anno precedente e i
loro genitori. Abbiamo perciò invitato i 25 bambini riferiti all'anno
2015 a partecipare alla Santa Messa delle ore 11.00 e la risposta è stata più che positiva. Con in mente ancora le immagini di queste splendide creature, non possiamo non pensare
al miracolo che è la vita e non possiamo esimerci dal sentirci
un po' responsabili per la crescita della nostra umanità attraverso la buona educazione che possiamo impartire loro fin
dalla più tenera età: attraverso la creazione di legami familiari forti e duraturi e attraverso iniziative sociali e parrocchiali che possano contribuire a formare la
coscienza e la buona educazione dei nostri
bambini.
Se è vero che "per crescere un bambino
ci vuole un intero villaggio", allora ci sentiamo tutti parte attiva, insieme ai genitori, di questa missione e la parrocchia può
rappresentare ancora un ambiente ricco
di opportunità e di spunti.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e a tutti coloro che hanno organizzato questa festa, contribuendo a renderla
un'occasione speciale.
Nella nostra Parrocchia c'è fiducia nel
futuro, anche a dispetto delle statistiche
dell'ISTAT.
Il gruppo Giovani Coppie e
Le catechiste per i battesimi
35
LA NOSTRA PORTA SANTA
12 dicembre 2015
abato 12 dicembre 2015 anche la comunità di SS. Trinità ha celebrato la solens
ne apertura dell'Anno Santo della Misericordia, un anno giubilare straordinario fortemente voluto da Papa Francesco per tutta la Chiesa, chiamata ad essere
marzo 2016
testimone della Misericordia immensa di Dio.
Di norma per ottenere l'indulgenza no impossibilitati a recarsi alla Porta Santa,
sarebbe necessario compiere un vero pel- in primo luogo gli ammalati e le persone
legrinaggio verso la Porta
anziane e sole, potranno otteSanta,
aperta
in
ogni
nere l'indulgenza semplicemenCattedrale o nelle chiese stabite vivendo la malattia e la soffelite (le quattro Basiliche Papali
renza come esperienza di vicia Roma, i Santuari e le chiese
nanza al Signore, e ricevendo la
che tradizionalmente sono
comunione o partecipando alla
identificate come Giubilari, tra
santa Messa e alla preghiera
cui anche la nostra basilica di
comunitaria, anche attraverso i
Monte Berico), ma il Papa
vari mezzi di comunicazione,
ancora una volta, secondo il
così come anche i carcerati
suo stile, si pone accanto agli
potranno ottenere l'indulgenza
ultimi, ai malati, ai poveri, ai
nelle cappelle delle carceri.
carcerati, specificando nella
L'indulgenza giubilare, infine,
bolla di indizione dell'Anno Santo che potrà essere ottenuta anche per quanti
"pur essendo previsto il passaggio alle sono defunti, nel grande mistero della
porte delle chiese giubilari, nessuno può comunione dei Santi”.
essere escluso dalla misericordia di Dio, e
Da ricordare infine la speciale attenzioquindi coloro che per diversi motivi saran- ne del Papa verso le donne schiacciate dal
36
dramma dell'aborto: “Penso, in modo particolare, a
tutte le donne che hanno
fatto ricorso all'aborto.
Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate
a questa decisione. So che è
un dramma esistenziale e
morale. . . . Il perdono di Dio
a chiunque è pentito non
può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della
Confessione per ottenere la riconciliazione
con il Padre. Anche per questo motivo ho
deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per
l'Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal
peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di
genuina accoglienza con una riflessione
che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero
e generoso perdono del Padre che tutto
rinnova con la sua presenza”.
Papa Francesco ci suggerisce un pellegrinaggio da vivere alla luce della parola
del Signore: "Siate misericordiosi come il
Padre" (Lc 6,36). L'esperienza della misericordia deve diventare visibile nella testimonianza di segni concreti; occorre fare
la nostra parte, nelle azioni quotidiane,
nei gesti e nelle parole, mettendo a frutto
i carismi che Dio ha seminato in ciascuno
di noi
In comunione con Papa Francesco
anche noi, Comunità di SS. Trinità, con
una breve ma suggestiva cerimonia,
abbiamo dato inizio all'Anno Santo sabato 12 dicembre. Poco prima della Messa
delle ore 19, ci siamo ritrovati tutti presso
il nuovo Centro Parrocchiale e da lì in processione, cantando e pregando, con le
candele accese, abbiamo fatto l'ingresso
in chiesa portando nel cuore pensieri,
emozioni, riflessioni e propositi personali.
Don Carlo ci ha invitato a passare per
questa porta ogni volta che entriamo in
chiesa.
Credo sia giusto farlo, per riflettere sul
significato di questo anno giubilare: ogni
passaggio ricorda un pellegrinaggio interiore del tutto personale, da vivere con
atteggiamenti concreti e scelte di vita
adeguate alla nostra condizione di "cristiani" cioè di chi appartiene a Cristo e a
nessun altro.
Passando per la Porta Santa ringrazio il
Signore per i moltissimi doni ricevuti nella
mia vita, primo fra tutti la fede, trasmessa
dai miei genitori e poi fatta mia col
tempo; una fede forgiata dalle esperienze e dalle sofferenze della vita; una fede a
tratti tiepida, a volte più sentita, ma sempre convinta.
Penso che il dono più grande da chiedere al Signore insieme alla fede sia la
conversione del cuore, senza stancarci
mai, proprio come fa l'amico importuno
(Luca 11, 5) che non smette di bussare finché non ottiene quello che chiede - "Se
uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: - Amico, prestami tre pani,
perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti -; e
se quegli dall'interno gli risponde: - Non
m'importunare, la porta è già chiusa e i
37
marzo 2016
38
miei bambini sono a letto con me, non
posso alzarmi per darteli -; vi dico che, se
anche non si alzerà a darglieli per amicizia,
si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Chiedete e
vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e
vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene,
chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto".
Non bastano i buoni propositi: bisogna
chiedere, senza stancarsi, perché la
nostra umanità, pur essendo impastata
dall'amore di Dio, rimane avvolta dall'imperfezione, dalla precarietà, dalla possibilità dell'errore fino a quando non è risollevata e trasformata dalla Grazia
divina; non basta
neppure il semplice desiderio di
vivere secondo i
precetti evangelici, almeno per
guadagnarci la
salvezza eterna:
Dio, che è un
Padre buono e ci
conosce bene, ci
previene in questo perché ci
dona la salvezza
non per merito
ma per amore!
Attraversare
la
porta è anche un'occasione per fare un
breve
esame
di
coscienza sulle cose
fatte, giuste o sbagliate, sulle occasioni di
bene mancate.
Arrivo presto, entro
in chiesa. Le luci sono
soffuse, non c'è quasi
nessuno. Passo oltre
la Porta giubilare, la
porta della Misericordia di Dio che accoglie e perdona, e se
cado, sempre mi rialza; mi inginocchio,
faccio il segno di croce e prego: "Eccomi
Signore nella tua casa; sono qui con tutte le
fatiche della settimana, con la stanchezza
di questo giorno pieno di corse e di affanni,
depongo tutto nelle tue mani perché Tu lo
trasformi in qualcosa di buono, insieme al
pane e al vino che diventeranno il tuo
Corpo e il tuo Sangue sull'altare durante la
Messa: in quell'ostia consacrata ogni fatica
acquista un senso per continuare a vivere
facendo del mio meglio….
Annamaria Roccato
ourdes
PELLEGRINAGGIO A LOURDES CON L'UNITALSI
PER IL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
P
iù di un migliaio saranno anche quest'anno i pellegrini a Lourdes con l'annuale pellegrinaggio dell'UNITALSI VICENTINA (IN TRENO DAL 25 AL 31 MAGGIO oppure in
AEREO DAL 26 AL 30 MAGGIO), per vivere assieme agli ammalati e a migliaia di altre persone
un'esperienza unica di fede e di affetto alla Vergine Immacolata.
I pellegrini faranno quest'anno l'ingresso al Santuario Mariano attraversando la PORTA DELLA
MISERICORDIA presso il portone d'ingresso Saint Michel, di fronte al grande calvario dei bretoni. E' stata aperta l'8 dicembre scorso da Mons. Brouwet, vescovo di Tarbes e Lourdes, in concomitanza con l'apertura a Roma, da parte di Papa Francesco, della Porta Santa di San Pietro. L'8
dicembre è una data importante per Lourdes: è la
festa dell'Immacolata Concezione, è la data dell'
anniversario della chiusura del Concilio
Vaticano II, è la data con la quale sono stati firmati molti documenti pontifici e per questo si è
voluto che a Lourdes la Porta Santa della
Misericordia fosse aperta lo stesso giorno di
apertura di quella della Basilica di S. Pietro.
Attraversando la Porta Santa, lasciamoci illuminare dallo Spirito Santo, lasciamoci condurre
dal Signore e permettiamogli di entrare in noi per scorgere se non ci siano porte chiuse che siamo
chiamati ad aprire. I pellegrini, durante la permanenza a Lourdes, avranno la possibilità di visitare
i luoghi ove visse S. Bernadette, accompagnati dagli animatori di pellegrinaggio, e potranno partecipare alle varie cerimonie in programma, (Messa internazionale nella grande Basilica sotterranea di S. Pio X, solenni processioni eucaristiche, flambeaux serali) e trovare personali momenti di
preghiera silenziosa davanti alla Grotta. Durante il pellegrinaggio saranno inoltre festeggiate le
coppie di sposi che ricordano il 25° e il 50° anniversario di matrimonio o religiosi che celebrano il
25° o 50° di vita consacrata.
Informazioni e iscrizioni entro il 31 marzo presso
Mario e Piera Ruzzante tel. 0445/529288.
FESTA DI SANTA BERNADETTE
Sabato 16 aprile ricorre l'anniversario della morte di S. Bernadette, avvenuta nel 1879 a Nevers, nel monastero delle Suore
della Carità, a soli 35 anni. Queste le sue ultime parole: "Santa
Madre di Dio, prega per me, povera peccatrice".
Ora nel convento di Nevers, visitato ogni giorno da tante persone, riposa in una bara di cristallo, rivestita con l'abito da suora e
con il volto sereno e dai lineamenti distesi.
Sorelle e Barellieri dell'UNITALSI ricorderanno in quel giorno S.
Bernadette con una S. Messa e con la recita del S. Rosario.
Nella nostra parrocchia abbiamo l'onore di avere una via a Lei
dedicata, a ricordo dei tanti pellegrini scledensi che si sono recati in pellegrinaggio a Lourdes o a Nevers.
Mario Ruzzante
39
24a FIACCOLATA a Piane
IN ONORE DELLA MADONNA DI LOURDES
marzo 2016
U
40
N GROSSO REGALO PER LA 24a FIACCOLATA. Da così tanto
tempo aspettavamo la pioggia, e abbondante è arrivata pochi giorni
prima della fiaccolata, costringendo ad annullare anche la sfilata di carnevale.
Ma con grande sorpresa, la mattina dell’11
febbraio uno splendido sole tingeva di rosa le
montagne imbiancate dalla neve fresca, offrendoci per tutto il giorno il suo calore. Un grosso
regalo per la fiaccolata che è diventata ormai
una tradizione, dato che da ben 24 anni si svolge in occasione della festa della Madonna di
Lourdes e a ricordo della prima apparizione della Santa
Vergine a Bernadette Soubirous, avvenuta l’11 febbraio 1858
nella grotta di Massabielle.
Il gruppo di pellegrini si ritrova puntuale: dopo il saluto
accogliente e cordiale di don Carlo, i fedeli rivolgono una preghiera e un canto a Maria e partono quindi in processione alla
volta della Chiesetta di Piane, scortati dai vigili.
Uno spicchio di luna al suo primo quarto e un cielo stellato
sorvegliano dall’alto il lungo serpentone che cammina verso la
meta recitando il Rosario; Severina guida i canti che accompagnano la preghiera. Ogni tanto è necessario un salutare
richiamo a chi guida la fiaccolata chiedendogli di
rallentare il passo, perché la salita fa sentire i suoi
effetti sul fiatone del gruppo. Arrivati finalmente al
capitello di Piane si uniscono al gruppo alcuni altri
che aspettano per la consegna dei flambeaux e,
dopo aver posato per la consueta foto di gruppo, si
riparte per l'ultimo tratto mentre il suono festoso
della campane annuncia l’arrivo dei pellegrini.
La Santa Messa è concelebrata da don Carlo,
don Davide Disconzi, don Vittorino e don Mariano Ronconi, che è assistente del gruppo
UNITALSI, ed è animata dal canto del coro di Piane.
Ai numerosi pellegrini intervenuti don Carlo rivolge un saluto pieno di soddisfazione
per questa sentita partecipazione di devozione a Maria. Brevemente poi indica all'assemblea le tre parole-chiave che potranno guidarci nel nostro cammino quaresimale, iniziato
solo il giorno prima: sono preghiera, carità, penitenza.
Alla fine della celebrazione, la visita e la preghiera personale alla piccola grotta sono
accompagnate dal canto dell'Ave Maria di Lourdes. E poi, al termine del pellegrinaggio,
la parrocchia di Piane, come è solita, offre a tutti un bicchiere di vin brulè o una tazza di
calda cioccolata, e questo momento diventa un'ottima occasione per uno scambio cordiale di saluti e per riprendere dopo con più vigore la via del ritorno a casa.
ARRIVEDERCI A TUTTI AL PROSSIMO PELLEGRINAGGIO.
Ivonne Valente
FESTA DELLA CLASSE 1941
8 febbraio - festa dei coetanei
N
on è un caso se anche quest'anno il compleanno del nostro beneamato parroco don
Carlo Coriele scadeva il giorno 8 febbraio e se anche quest'anno alla baldanzosa
schiera degli altrettanto "beneamati" coscritti del 1941 è arrivata per tempo da don Carlo
la lettera d'invito per la Messa vespertina e la pizza da consumare in lieta compagnia.
Visto che l'anno scorso il compleanno scadeva domenica 8 e l'abbiamo festeggiato la
sera della vigilia di sabato 7, per analogia anche quest'anno abbiamo anticipato la festa alla
S. Messa vespertina di domenica 7, visto che il compleanno scadeva lunedì 8.
Non è un mistero che don Carlo è tutto gongolante quando la chiesa è piena di fedeli,
visto che non perde occasione per sottolineare la numerosa presenza alle sante Messe.
Figurarsi se non scoppia di gioia in occasione del suo compleanno, festeggiato dai suoi
giovanili coetanei.
Sappiamo tutti che don Carlo era già al settimo cielo per il completamento e la inaugurazione del Centro Parrocchiale con la partecipazione del nostro Cardinale (per noi don)
Pietro Parolin. Scherzi a parte, il nostro Segretario di Stato Vaticano ha fatto un regalo
immenso alla sua Parrocchia di SS. Trinità, segno che l'esperienza di giovane cappellano
gli è rimasta intensamente viva nel cuore.
Ritornando a noi, la Messa di compleanno si è conclusa con le foto di rito del folto gruppo di coscritti presenti, scattate dalla mano esperta di Marta Casarotto.
Come da tradizione, dopo aver dato ampio spazio alla parte spirituale con la celebrazione eucaristica, per non far torto alla parte corporea si prosegue con la conviviale agape
fraterna in pizzeria.
Ovviamente le pizze, oltre che con i vari ingredienti secondo il gusto di ognuno, sono
state "farcite" con spassose barzellette e brindisi al festeggiato; come se questo non bastasse, sono poi arrivate le immancabili frittelle di carnevale, il dolce con il candelotto di
fuoco augurale e il prosecco offerto dalla Botte, pardon dalla gentile signora Daniela.
Dopo tutti questi discorsi, non fa meraviglia se per don Carlo i 75 rintocchi della
campanella hanno solo annunciato la festa
di compleanno e non del richiamo canonico dell'età pensionabile.
Figurarsi se il nostro arzillo pretino, in
prima fila in tutte le iniziative parrocchiali, ha voglia di abbandonare il campo della
buona battaglia pastorale, come S. Paolo al
termine della corsa.
Mi chiedeva un amico venuto da fuori,
vedendo don Carlo così dinamico e pieno
di entusiasmo: "vi è arrivato un nuovo cappellano?"
Mario Peron
Don Carlo con i coscritti della classe 1941
41
INVITO
ai
CAMPI SC UOL A 2016
Campo Medie
da Domenica 17 a sabato 23 Luglio
assieme ai ragazzi di S. Croce
Presso la Casa Alpina della Parrocchia di S. Croce
loc. Cerbaro di Tretto
Campo Elementari
marzo 2016
da lunedì 22 a Domenica 28 Agosto
Presso la Casa Alpina della Parrocchia di S. Croce
loc. Cerbaro di Tretto
42
Campo Cresima
da lunedì 29 Agosto a Domenica 4 Settembre
assieme ai ragazzi di S. Croce
Presso la Casa Quercia - Campo giovani 2000 - Serrada di Folgaria
NB: Raccolta iscrizioni da sabato 7 Maggio.
mn
Nella Chiesa del Signore tutti gli uomini verranno
se bussando alla sua porta, solo amore troveranno.
Che cos'è una parrocchia?
Qual è la sua missione?
Il santo Papa Giovanni Paolo II, così ne
delinea il volto: "La parrocchia è l'ultima
localizzazione della Chiesa, è in un certo
senso la Chiesa stessa che vive in mezzo
alla case dei suoi figli e delle sue figlie".
È la Chiesa che vive sul posto. La parrocchia non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio, è piuttosto "la famiglia di Dio, come una fraternità animata dallo spirito d'unità", è "una
casa di famiglia, fraterna ed accogliente",
è "la casa aperta a tutti e al servizio di
tutti, o, come amava dire il papa
Giovanni XXIII, 'la fontana del villaggio' alla quale tutti ricorrono per la loro
sete". È dunque una vita che trabocca,
una convivenza spirituale da costruire
giorno per giorno.
(dall'omelia del card. P. Parolin)
43
Nella Chiesa del Signore tutti gli uomini verranno,
se bussando alla sua porta, solo amore troveranno.
A
N
A
M
I
SETTdella COMUNITÀ
1 marzo 2016
MISERICORDI - AMO:
CON PAPA FRANCESCO
Martedì 1° marzo don Giandomenico
Tamiozzo ci ha illustrato la Bolla di
Indizione del Giubileo, "Misericordiae
Vultus", sviluppandone i contenuti con una
esposizione chiara, gradevole e profonda.
Già Papa Giovanni 23.mo, all'apertura
del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo,
aveva detto: "è meglio usare la medicina
della Misericordia invece di abbracciare le
armi del rigore".
Don Giandomenico ha toccato molti
temi interessanti, aprendo spunti di riflessione. Ci ha ricordato che la Porta Santa va
percorsa nei due sensi, entrando per incontrare e accogliere la Misericordia del Padre,
poi uscendo per diffondere a nostra volta
misericordia e perdono, consapevoli che
perdonare non è facile. Dice Papa
Francesco: "il perdono è una forza che
suscita vita nuova e infonde il coraggio per
guardare al futuro con speranza".
La frase che più mi ha colpita è di Santa
Teresa di Lisieux: "Dio è misericordioso
perché è giusto, ed è giusto perché tiene
conto dei nostri limiti". Mi ricorda la frase
di don Milani: "Non c'è nulla che sia più
ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali". Ci sarebbe molto da riflettere sul
rapporto
fra misericordia
e
giustizia: la
misericordia è una
giustizia
superiore
che l'essere
umano non riuscirà
mai a comprendere
totalmente. Non dobbiamo però perderci
d'animo ma sforzarci
di fare il meglio che
possiamo,
riconoscendo e accettando
anche i nostri limiti,
perché nemmeno il
perfezionismo è una
virtù.
don Gian. Tamiozzo
Fidiamoci dunque
di Dio e apriamo il nostro cuore al conforto
e al perdono, perché a noi per primi è stata
usata misericordia. Marina Testa Antonietti
2 marzo 2016
IL VANGELO DELLA CREAZIONE
Questo è il titolo del secondo capitolo
dell'enciclica "Laudato sì" che mercoledì
due marzo, in uno degli incontri promossi
per la settimana della comunità, abbiamo
cercato di comprendere. A far questo ci ha
aiutato il prof. Antonio Zulato, insegnante
di filosofia e innamorato delle parole. Un
uomo che viene dalla terra della nebbia, il
basso vicentino, dove bisogna essere attenti e saper cogliere i raggi del sole che la
attraversano e illuminano il mondo che
avvolge. Così, con la capacità che lo distingue, nel leggere con noi questo capitolo
dell'enciclica, ha portato alla luce il significato vero, proprio, intimo delle parole che
incontravamo.
Non ha commentato le parole di papa
Francesco, non ha dato la sua interpretazione, semplicemente ci ha stimolato a fermarci, ad interrogarci, a riflettere su cosa intendiamo quando usiamo, e spesso abusiamo,
le parole. Ha iniziato con apprendere e con
imparare; ci
ha detto che
l'apprendere
significa
l'afferrare,
l'impossessarsi, mentre quando
impariamo
ci disponiamo dentro,
facciamo ordine, ci mettiamo in relazione.
Ed è con questo spirito che ci ha invitato a
disporci alla lettura della lettera di papa
Francesco.
Ci ha letto alla fine un brano della poesia
"I fiumi" di Giuseppe Ungaretti: "Mi sono
accoccolato - vicino ai miei panni - sudici di guerra - e come un beduino mi sono
chinato a ricevere - il sole" facendoci
notare come, normalmente noi usiamo la
parola "prendere il sole", mentre il poeta
usa la parola "ricevere". Il sole non è
nostro, è un dono. Questo è lo spirito dell'enciclica.
Noi non siamo i padroni del creato,
siamo creature che devono riconciliarsi con
gli uomini, con gli animali, con sorella
acqua, con madre terra. "Per realizzare
questa riconciliazione dobbiamo esaminare
le nostre vite e riconoscere in che modo
offendiamo la creazione di Dio con le
nostre azioni e con la nostra incapacità di
agire. Dobbiamo fare l'esperienza di una
conversione, di una trasformazione del
cuore" (Laudato Sì - 218). Gildo Pittoni
Prof. Antonio
Zulato
4 marzo 2016
MISERICORDI-AMO: CON IL CARCERE
Venerdì 4 marzo don Luigi Maistrello,
cappellano della casa Circondariale Pio X
di Vicenza, ci ha fatto riflettere sulla realtà
del carcere: nei paesi che detengono il più
alto numero di carcerati, il crimine è
aumentato invece di
diminuire.
Ciò non significa
che chi delinque
debba restare impunito, ma è il sistema di
detenzione che va
totalmente riformato:
lo scopo del carcere
infatti deve essere
quello di recuperare
don Luigi Maistrello
chi sbaglia.
Ci ha fatto notare che la maggior parte di
coloro che stanno in carcere sono "pesci
piccoli", finiti nella rete della criminalità
organizzata per povertà, ignoranza, o perché nati e cresciuti in un clima di violenza
e illegalità, nel degrado economico e morale, senza altra alternativa.
Proprio nel carcere potrebbero avere la
possibilità di riflettere sulla loro vita, se
venissero seguiti e aiutati da persone preparate a condividere con loro un cammino,
con strutture diverse, percorsi adeguati,
nuove metodologie e modalità di affrontare
i problemi.
C'è chi in carcere sente per la prima volta
parlare di misericordia, di amore, di perdono, di speranza per una vita nuova.
Teniamo presente che i veri colpevoli di
questa situazione il più delle volte sono persone abili e insospettabili, che spesso hanno
legami con le sfere del potere, e quindi
intoccabili.
L'importante è che noi, che siamo dei
privilegiati perché nati in famiglie che ci
hanno cresciuti con buoni principi, che
abbiamo avuto ben altre opportunità, non ci
permettiamo di giudicare chi è stato meno
fortunato: ci siamo mai chiesti: "e se noi
fossimo stati al loro posto...?".
Il primo passo per mettere in pratica l'opera di misericordia -visitare i carcerati- è
quello di cambiare mentalità.
Marina Testa Antonietti
47
Don Enrico Lovato
I MIEI PRIMI 365 GIORNI IN BRASILE
arissimi amici e
C amiche di SS.
marzo 2016
Trinità, è ormai più di
un anno che sono partito
dall'Italia per approdare
qui in nella terra di
Roraima, lo Stato più a
nord del grande Brasile,
terra amazzonica attraversata dall'equatore, ai
confini con il Venezuela e
la Guiana Inglese.
Una terra di periferia: anche qui in
Brasile pochi conoscono questo Stato della
federazione brasiliana nato nel 1988.
Come tutte le terre amazzoniche è una
terra poco abitata: circa mezzo milione di
abitanti per una estensione equivalente
all'Italia senza le isole. Tanta natura, poche
strade, tanto sole, tanto calore (minima 24,
massima 36 gradi costanti praticamente
tutto l'anno) e tante razze di persone che si
sono mescolate in una diversità ricca e
piena di sfide.
48
Quello che ci accomuna è il sangue, è il
cuore, sono i sentimenti umani: gioia, dolore, fatica, entusiasmo, sconforto, ricca spiritualità e fede in Dio, come pure fragilità e
peccati, che sono quelli di ogni uomo: egoismo, indifferenza, violenza, sfruttamento,
abbandono, corruzione, degrado, precarietà
della vita...
Qui ho visto una terra e un popolo ricco
di potenzialità e di vita, ma con tante contraddizioni e fatica ad assumersi responsabilità, ad essere costanti e coerenti, anche
perché qui la vita è molto difficile per quanto riguarda la salute, il lavoro, l'educazione,
la casa, la terra da coltivare per vivere.
Sulla carta tutti i diritti sono garantiti, ma
poi, come spesso succede, manca il denaro
o la volontà o la capacità di realizzarli.
Comunque si sta camminando, a piccoli
passi, ma si sta camminando. Un progresso,
rispetto al passato, mi dicono i più anziani,
si è visto.
Qui in città, sono a Boa Vista capitale
dello Stato, c'è di tutto: supermercati, cinema, centri commerciali, internet, negozi
vari, ospedali, cliniche private, campi sportivi, parchi giochi, università, molte chiese... cattoliche, protestanti, evangeliche,
pentecostali. Sicuramente la fede non
manca e questo aiuta la gente a superare
Roraima, uno stato del Brasile grande come l’Italia.
È uno dei 28 Stati della Repubblica
federale del Brasile.
Ha come capitale Boa Vista.
Gli abitanti sono circa 400.000 con
una buona percentuale di Indios.
molte difficoltà, ma...ci sono
anche prostituzione, compresa
quella minorile, droga, alcool,
strade sterrate, immondizie sulle
strade, case di legno senza
fognature, mancanza di medicine e macchinari di cura delle
malattie, insegnanti sottopagati,
corruzione a livello politico e
amministrativo, nepotismo in
politica, violenza sulle strade e
nelle famiglie.
Una cosa positiva è che nessuno muore di fame, ma i più
vivono in uno stato di povertà
(salario medio, per chi ha un lavoro, è di
circa 200 euro al mese). Pur essendo il
costo della vita più basso che da noi, non si
arriva a pagare cibo, luce, acqua, gas per
cucinare, cellulare, benzina per le scarse
moto, spese per trasporto pubblico e medicine, libri di scuola per i figli, vestiti, ... E
allora si taglia su molte cose. Lo Stato aiuta
ma non in modo sufficiente, soprattutto ora
che anche il Brasile sta affrontando la crisi
economica mondiale.
Anche qui ci sono i ricchi, ma sono una
minoranza che detiene la maggior parte
della ricchezza: non è facile crescere tutti
insieme o pensare a quelli che stanno peggio di noi.
Fuori dalla città, è ancora peggio, ma almeno c'è la terra da
coltivare per ricavare il necessario per poter sopravvivere.
Un'altra realtà sociale molto
importante, qui in Roraima,
sono le popolazioni indigene, i
veri americani nati e vissuti da
millenni in queste terre. Già con
la colonizzazione europea del
XV e XVI secolo cominciò la
loro progressiva riduzione che
continua ancora oggi sottraendo
terre, tradizioni e civiltà. Per la
loro tutela sono state demarcate
dal governo federale alcune terre, delle specie di riserve, ma la sete di denaro di grandi impresari agricoli, di imprese minerarie
estrattive, di commercianti di legname, di
imprese per la produzione di energia idroelettrica, sono sempre lì in agguato per inserirsi e comprare tutto.
Notevole e importante è anche il contributo della pastorale sociale per la tutela
della terra, delle minoranze e dei piccoli
proprietari terrieri.
Per quanto riguarda l'attività pastorale, in
città siamo in tre preti: io, padre Attilio
Santuliana e padre Luigi Fontana che due
volte al mese va in missione anche fuori
città. Luigi è anche membro del collegio dei
consultori a livello diocesano e insegnante
49
marzo 2016
dei corsi di teologia per
laici che si tengono in
diocesi.
Ci sono inoltre, con
un ruolo fondamentale,
le nostre suore Orsoline
di Breganze: la Superiora suor Renata
Gonzato, vostra compaesana dei Tretti, suor
Antonia
e
suor
Annamaria.
La nostra missione consiste nel preparare bambini, giovani, adulti e famiglie a
ricevere i Sacramenti, in particolare quelli
dell'Iniziazione cristiana: battesimo, eucaristia, cresima.
C'è inoltre la visita alle famiglie, ai malati, un'importante lavoro di formazione e
animazione delle catechiste, dei giovani,
dei ministri della Parola e dell'Eucaristia,
dei coordinatori delle 10 comunità della
nostra area missionaria santa Rosa di Lima.
Padre Attilio e le suore seguono inoltre la
pastorale carceraria diocesana, soprattutto
femminile.
Le suore hanno responsabilità nella coordinazione della pastorale diocesana, nella
pastorale vocazionale, nella radio diocesana "Monte Roraima", nella pastorale familiare e chi più ne ha più ne metta.
50
Come vedete la messe è molta e gli operai sono sempre pochi, per cui ci impegniamo tutti nella preghiera affinché sia qui in
Brasile, che in Italia, il Signore mandi operai per la sua messe e questi rispondano in
molti con generosità ed entusiasmo.
La fede qui è sempre viva, un discreto
numero partecipa alle celebrazioni dei
sacramenti, alle novene, ai rosari, ai centri
di ascolto della Parola di Dio.
Tutta questa attività pastorale è possibile
grazie anche agli aiuti che ci vengono
dall'Italia, dalle vostre offerte che ci permettono di aiutare le famiglie più povere, di
tenere efficienti le nostre chiese, i centri
parrocchiali, le nostre auto, la casa dei padri
e delle suore, di procurare il materiale
necessario alla formazione dei laici.
Come non ringraziare e lodare il Signore
e voi tutti per tanta generosità e
spirito di condivisione?
Grazie ancora di cuore a
tutti, sia per la preghiera, per
l'amicizia, per la generosità e
per la pazienza di leggere queste poche e disordinate righe.
Arrivederci, a presto, in
Italia, per le prossime ferie.
Ciao.
Don (padre) Enrico
TESTIMONIARE LA MISERICORDIA NELLA CARITA'
BILANCIO CARITAS ANNO 2015
ENTRATE
Offerte varie
Offerte Ass. La Famiglia
€ 4.160,70
€
300,00
USCITE
Aiuto a Famiglie
€ 14.382,97
Solidarietà
€
100,00
Giornata della prossimità
Ulivo € 2.171,96
Funerali
Vestiario e mobilio
€ 2.344,76
€ 2.755,90
€ 1.052,14
Banco alimentare
€
Varie (abbonam. stampe, spese bancarie,
€
601,17
ecc.)
Totale entrate
€ 12.785,46
Totale uscite
SALDO ATTIVO AL 31.12.2015
€ 15.084,17
meno
€
2.298,71
Viene subito evidenziato il risultato negativo fra le entrate e le uscite dell'anno 2015,
che verrà in seguito analizzato e motivato nel dettaglio.
Alla voce Entrate si riscontra un calo:
- nelle Offerte (da € 11.342,00 del 2014 a € 4.160,70 del 2015) con una dif ferenza in
meno di € 7.181,30,
- Nella Giornata della Prossimità ( € 2.818,00 del 2014, € 2.344,76 del 2015) con
la differenza in meno di € 473,24
- Alla voce Ulivo si rileva un calo di € 220,53 (€ 2.392,49 del 2014, € 2.171,96
del 2015).
Pressochè invariato rispetto all'anno precedente è l'importo relativo al Vestiario e
mobilio, mentre c'è un aumento di € 484,81 alla voce Funerali.
La notevole differenza in meno che troviamo alla voce Offerte è data dal fatto che nel
2014 ci sono stati elargiti dei contributi straordinari in denaro di notevole entità che ci
hanno permesso di usufruire di una certa liquidità per far fronte alle necessità di famiglie
bisognose.
Alla voce Uscite:
- Per quanto riguarda Aiuto a famiglie, sono stati erogati € 3.507,71 in più rispetto
all'anno 2014 (€ 10.875,26 nel 2014 e € 14.382,97 nel 2015)
- Per il Banco Alimentare nel 2015 non ci sono state spese in quanto sono pervenuti
alimenti sufficienti per far fronte ai bisogni delle famiglie assistite.
- Alla voce Varie la spesa di € 601,20 è leggermente aumentata di € 175,16 rispetto
al 2014 mentre resta invariata l'uscita per Solidarietà.
Nell'anno 2015 sono stati erogati a 56 famiglie bisognose circa 71 quintali di generi alimentari vari, 2.450 litri di latte e 450 litri di olio. Inoltre abbiamo distribuito circa 6.000
51
capi di vestiario per adulti e bambini
Il perdurare della crisi economica ha ridotto tante famiglie alla povertà e alla mancanza
di risorse indispensabili, causando situazioni dolorose, realtà di vita difficili da sostenere.
I nostri volontari, attraverso il Centro di Ascolto aperto una volta alla settimana, si pongono all'ascolto di tante persone in difficoltà che hanno bisogno di esternare la sofferenza, lo sconforto, le preoccupazioni e di raccontare la loro storia di vita spesso amara e tribolata.
La Caritas non risolve i problemi, ma si fa accanto ai bisogni del prossimo con discrezione, con cuore aperto all'accoglienza e all'ascolto, offrendo anche sostegno economico
(pagamento bollette, spese scolastiche, ticket sanitari e medicinali, ecc), alimentare e
vestiario.
Adozioni a distanza: sono ancora attive n. 13 adozioni con l'Etiopia da parte di altrettante famiglie della nostra comunità che aprono il loro cuore a popolazioni lontane che
vivono situazioni di povertà, aiutandoli a rimanere sulla propria terra, attuando progetti di
micro realizzazioni sociali.
Grazie, grazie a tutte quelle persone sensibili che con le loro offerte e in vari modi ci
permettono di realizzare segni concreti di aiuto e solidarietà. Dio non si lascia mai vincere in generosità e saprà donare gioia profonda a chi si pone sulla strada della carità.
Stiamo vivendo l'anno del "Giubileo della Misericordia". Papa Francesco ci invita a
"riconoscere le fatiche della nostra gente e a offrire tutta la nostra attenzione compassionevole" perché la vera carità è promozione dell'altro, chiede di farsene carico e non può
essere fatta da pochi, ma da tutti. Solo così possiamo crescere come comunità accogliente che fa propri i problemi degli altri, che agisce con amore e generosità e testimonia la
Misericordia nella Carità.
Caritas Parrocchiale
mn
IL CONSIGLIO DI QUARTIERE n. 3
SI È RINNOVATO
marzo 2016
I
52
nnanzitutto un grazie sentito a chi è andato a votare domenica
29 novembre 2015 per il rinnovo del Consiglio di Quartiere n. 3
dopo la magra figura riportata il 4 ottobre precedente, quando non
si era raggiunto il quorum... E una tiratina d'orecchi a chi non ci è
andato: non tanto per il raggiungimento di quel famigerato "quorum" che era un'asticella nemmeno troppo alta, ma soprattutto perché non hanno saputo cogliere l'opportunità di una partecipazione
democratica alla vita cittadina.
Non erano votazioni politiche, nemmeno amministrative; erano
legate al nostro quartiere, senza nessun colore partitico né desiderio
di mettere in mostra qualcuno o per farsi notare sulla scena pubblica;
erano votazioni che ci toccavano da vicino e che permettevano di
eleggere alcuni rappresentanti locali che, con buona volontà e senza nessuna prebenda o mazzetta, si sarebbero messi al servizio della comunità per il bene della stessa.
Le cose sono andate per il loro verso solo quando a tarda sera si è constatato il raggiungimento della soglia minima affinché questo organismo di partecipazione alla vita
pubblica potesse vedere la luce. La conferma è arrivata il mattino dopo, quando l'apposita commissione aveva rivisto i verbali e quindi aveva proclamato gli eletti.
Un ulteriore passo è stato fatto il giorno 16 dicembre quando, alla presenza del sindaco Valter Orsi, della consigliera comunale Laura Marchetto e del funzionario Claudia
Collareta, si è proceduto alla nomina delle cariche statutarie all'interno del Consiglio di
Quartiere. E così, presidente è stato eletto Sergio Gecchelin, vicepresidente Enrico
Antonietti, segretaria Sara Gasparin e tesoriere Manuel Cont; gli altri consiglieri sono
Severino Ceola, Maria Oliva Cortiana, Vittorio Girotto, Lorenzo Picco, Iacopo
Rampon, Giuseppe Sella, Roberto Spagnolo.
Ci siamo messi all'opera subito dopo le festività, impegnandoci a seguire le commissioni comunali permanenti e a rivedere le convenzioni con chi usufruisce della sala
del Consiglio di Quartiere, ma già altre incombenze ci aspettano, come stilare uno statuto e un regolamento, preparare un calendario delle manifestazioni promosse o
sostenute dal Consiglio di Quartiere, distribuire volantini esplicativi della raccolta dei
rifiuti vegetali o ingombranti, e tante altre piccole iniziative che tendono a rendere più
facile il rapporto fra l'Amministrazione e i cittadini.
Sarà nostra cura vagliare le proposte o le osservazioni che giungeranno in Consiglio
e ci preoccuperemo di convocare singoli o gruppi di abitanti del quartiere per approfondire argomenti che stanno a cuore a chi vive in zona. Del resto, le sedute sono
aperte a tutta la popolazione e, inoltre, attraverso i recapiti sotto indicati, si possono
prendere appuntamenti e raccogliere istanze; o ancora, si possono semplicemente
portare i tappi delle bottiglie di plastica o dei detersivi che, opportunamente instradati, daranno un reddito che sarà devoluto all'Istituto Oncologico di Vittorio Veneto.
La sala del Consiglio di Quartiere può anche essere utilizzata da enti ed associazioni o privati, dietro pagamento di un contributo d'uso, per l'organizzazione di riunioni
o piccole feste di compleanno. Vi aspettiamo!
Ci trovate anche su Facebook alla pagina "Consiglio di Quartiere n. 3 - SS. Trinità,
Piane, Ressecco".
I nostri recapiti sono: Centro Civico di via dei Boldù, 42 - telef: 0445526046 e-mail: Consiglio di
[email protected]
Presidente: telef: 0445526343
cell. 3393063201 - e-mail:
[email protected]
Vicepresidente: telef:
0445527015 cell. 3474668703
e-mail: [email protected]
Il Consiglio di Quartiere n. 3
SS. Trinità-Piane-Ressecco
53
MA ESISTE LA MISERICORDIA
NELLA NOSTRA SOCIETÀ CIVILE ?
utti pensiamo di
sapere che cosa
sia il "meglio" (per gli
altri), ma dovremmo
anche sapere che per
molte persone, che pur
ce la mettono tutta,
questo "meglio" resterà
solo un ideale astratto impossibile da raggiungere. In questi casi, la concretezza e il
buon senso ci dicono che bisogna puntare al "meno peggio".
Ma, guardando dall'esterno, come si
marzo 2016
T
54
può capire quale sia il "meno peggio",
senza conoscere profondamente il vissuto e le reali possibilità delle singole persone di cui ci ergiamo a giudici?
Lo dicevano anche gli antichi romani:
"Summum ius, summa iniuria" cioè "la
migliore legge può essere causa delle peggiori ingiustizie".
E con quale autorità, con quale supponenza, con quale arroganza si pretende di
entrare a gamba tesa nella vita e nel
destino altrui, convinti di possedere la
VERITÀ? O, peggio, interpretando la
Parola di Dio a nostro uso e consumo per
crearci un alibi alla nostra indifferenza di
fronte alla sofferenza altrui?
Gesù si è sempre scagliato contro i Farisei,
che erano i più rigorosi
osservanti della Legge,
coloro che si reputavano
perfetti, per accogliere
invece con amore gli ultimi, i disperati, i dimenticati, respinti dalla "buona società".
E non ha detto forse "i pubblicani e le
prostitute vi passeranno davanti nel Regno
dei Cieli"?
E allora ringraziamo Dio se pensiamo ci
abbia donato "il meglio" (senza
alcun nostro merito) e apriamo il
cuore alla comprensione, alla misericordia, all'accoglienza delle ragioni di coloro che, senza alcuna
colpa, sono nati e vissuti in una
situazione difficile, problematica, a
volte drammatica, spesso resa tale
dall'indifferenza e dall'egoismo dei
benpensanti.
Quando riusciremo a condividere diritti e doveri, sentendoci tutti
uguali, e non solo "elargendo" agli altri
ciò che ci avanza, stando ben attenti a
tenerci stretti i nostri "privilegi acquisiti"?
Ciò che abbiamo non è nostro, ma ci è
stato consegnato per ridistribuirlo con
giustizia, e ce ne sarà chiesto conto.
Ricordiamo che saremo giudicati
sull'Amore.
Marina Testa Antonietti
PONTI, NON MURI
Da un po' di tempo la nostra comunità,
nella sua espressione del consiglio pastorale, si sta interrogando su come possiamo renderci parte attiva nell'accoglienza
dei profughi. Abbiamo negli occhi la devastazione che la guerra sta portando nel
nord Africa e nel medio oriente. La guerra
non guarda in faccia nessuno, colpisce in
modo indiscriminato ed è per questo che
stanno fuggendo. Proviamo a chiederci
cosa faremmo noi se vedessimo la nostra
casa distrutta e la vita minacciata, la vita
dei nostri cari, dei figli. Quanta giusta
preoccupazione abbiamo per il futuro dei
nostri figli! Non è giusto, allora, che questi disperati non abbiano un minimo di
speranza.
Diciamoci la verità: questa ricca Europa
che si professa cristiana e chiude la porta
a chi ha bisogno, rappresenta i nostri
ideali?
In questo anno della misericordia, noi
cristiani siamo chiamati a gran voce dal
Vangelo, dal Papa e dai nostri pastori al
perdono ed all'accoglienza: "Ero straniero e mi avete accolto".
Il papa ci esorta ogni giorno: "costruiamo ponti e non muri".
Partendo da queste considerazioni, si è
deciso in modo unanime nel consiglio
pastorale, di fare anche noi la nostra
parte. Proviamo ad accogliere qualcuno,
tre o quattro persone, che saranno
accompagnati da un gruppo di volontari
su un percorso di umanità. Non saremo
noi a cambiare il mondo, ma almeno non
guarderemo con indifferenza alla distruzione dei nostri valori. Abbiamo ben presto considerato che da soli l'impresa
sarebbe stata difficile, così ci siamo
appoggiati alla Caritas diocesana perché
ci possa assistere e supportare nella
parte burocratica. Noi ci metteremo la
nostra umanità. Un buon gruppo di per-
sone si son rese disponibili; sono presenti
tutte le espressioni della comunità: varie
età, varie professioni presenti e passate.
Tutti assieme facciamo un forza. Non sarà
quindi un'accoglienza indiscriminata, ma
limitata ad un piccolo numero che siamo
in grado di accompagnare. Ci vogliamo
mettere al livello più basso e un po' alla
volta li aiuteremo a crescere: insegneremo la nostra lingua, le nostre abitudini, le
nostre tradizioni, senza dimenticare che
chi arriverà avrà le proprie.
Quale migliore opportunità di conoscerci, se non lo stare assieme?
Il progetto consiste nell'affittare un
appartamento nel quale accogliere un
piccolo nucleo che, proprio perché piccolo, possiamo più facilmente accompagnare. Ma non potremo fare niente senza
l'aiuto della comunità. Lasciamo quindi da
parte le critiche, che leggiamo in questi
giorni su alcuni organi di stampa, e camminiamo insieme nella direzione indicata
dal Vangelo. Naturalmente continueremo, per quanto possibile, ad aiutare le
famiglie in difficoltà della nostra parrocchia. Vogliamo, tutti assieme, diventare
una comunità che accoglie e non che
respinge.
Rino Facci
55
8 dicembre 2015
ANNIVERSARI di
M ATRIMONIO
“CARISSIME COPPIE, NON ABBIATE PAURA"
“L’Amore deve essere come il pane: sempre fresco”.
marzo 2016
È
56
diventato ormai parte delle tradizioni della nostra parrocchia l'incontro che si tiene
ogni anno, l'8 dicembre, con le coppie di sposi che festeggiano assieme alla comunità l'anniversario del loro matrimonio.
Il giorno dell’Immacolata è anche l’anniversario della nascita della nostra Parrocchia (8
dicembre 1970) e della sua consacrazione (8 dicembre 2010).
Quest’anno concide anche con l’inizio solenne del giubileo straordinario della
Misericordia, con l’apertura della porta santa della Basilica di San Pietro in Roma da parte
di Papa Francesco.
Questo fatto ha sottolineato il valore dell’impegno all’amore che le coppie di sposi,
oggi qui riunite, si sono promesse un po’ di anni fa e si ripetono quotidianamente.
Tra i molti che hanno ricordato il loro "sì" anche il nostro Don Carlo, che ha festeggiato il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 27 giugno del 1965.
"Mi congratulo con voi e vedendovi così numerosi vorrei potervi parlare a lungo": con
queste parole affettuose il parroco si è rivolto ai festeggiati.
La liturgia è stata anche occasione e
spunto per proporre e condividere con i
presenti alcune riflessioni: "celebriamo
oggi l'inizio della nostra fede scaturita dal
Sì di Maria e dal suo fidarsi e saper attendere. Come Maria anche voi cari sposi non
dovete avere paura e dovete saper attendere, perché la vera tristezza è quando non
avete più niente da attendere dalla vita e
quando nessuno più verrà a bussare alla
vostra porta. Per questo, vi auguro che alla
vostra porta vengano a bussare in molti,
sempre".
Il Sì di Maria è stato un grandioso atto
di fede che ha permesso a Dio di farsi
uomo e di venire in mezzo a noi, ma anche
il sì che ogni coppia ha promesso è un piccolo grande miracolo: papa Francesco, nel
discorso alle famiglie durante il viaggio
apostolico a Cuba del settembre scorso, ha
infatti ricordato che Dio ha scelto una
famiglia per incarnarsi e venire in mezzo a
noi, perciò ogni famiglia si fa culla per l'amore di Dio.
Terminata la celebrazione, animata dai
canti del coro parrocchiale diretto da
Tarcisio Bonato, a ciascuna coppia è stato
donato un piccolo segno a ricordo della
cerimonia; poi tutti insieme hanno posato
per la tradizionale foto di rito, come in
ogni occasione che meriti, lieti per il traguardo raggiunto e già pronti a sfidare
nuove mete, sempre insieme.
La festa è continuata gioiosa con il
pranzo comunitario nel salone parrocchiale, occasione per rinsaldare le vecchie
conoscenze ed anche per allacciare nuove
amicizie e, prima dei saluti finali, il gruppo si è dato appuntamento al prossimo
anno: un nuovo anno, da percorrere con
l'impegno di rinnovare ogni giorno l'amore promesso.
Un amore sempre nuovo: come dev'essere il pane, fresco e fragrante.
Mario Ruzzante
GIOCHIAMO A CARTE
e miglioriamo la nostra attività cognitiva e deduttiva
Da mercoledì 10 febbraio 2016 è iniziato, al Centro Parrocchiale, il "gioco delle
carte". Abbiamo iniziato, con carte francesi, il gioco del "Burraco", un gioco che
negli ultimi anni ha conosciuto un vero e
proprio "boom". Alcuni partecipanti dei
nostri soggiorni marini già conoscono
questo gioco, che non è solo un semplice
passatempo, ma un vero gioco di strategia
che appassiona giocatori di carte di tutte le età. Non solo è un gioco divertente, ma è un'attività sportiva che, anche se sedentaria, implica l'impegno di imparare la tecnica del gioco
e il regolamento, la conoscenza e l'applicazione delle regole di comportamento che si traducono nel rispetto del partner e degli avversari e nel saper vincere e perdere con stile.
Esistono inoltre nel gioco contenuti culturali e scientifici quali la codifica e decodifica
delle informazioni, lo sviluppo della capacità di analisi e di sintesi, il potenziamento dell'attività cognitiva, il potenziamento del metodo deduttivo e lo sviluppo delle capacità
decisionali.
Non è tempo perso dunque il gioco delle carte. È uno sport che ci permette anche di
socializzare e ci trasmette il gusto di star bene con noi stessi e con gli altri perché possiamo scambiare quattro chiacchiere e conoscerci meglio.
marzo 2016
Per ora, e fino ad aprile, giocheremo a Burraco, nel salone teatro del Centro
Parrocchiale, tutti i mercoledì pomeriggio, a partire dalle ore 15.00, perché vogliamo essere pronti al torneo di Burraco a premi che si svolgerà, sempre al Centro Parrocchiale,
Venerdì 22 aprile alle ore
15.00.
58
Ma in associazione non
sarà questo gioco, che ora è
di moda, a monopolizzare il
gioco delle carte; in contemporanea si potranno effettuare altri diffusissimi giochi
con carte francesi e trevisane
quali Scala 40, Machiavelli,
Tresette, e altri.
Claudia Marcante
Percorso della pista ciclabile da Ponte Schiri a Settecà
LE PASSEGGIATE DELLA SALUTE nel 2016
Martedì 5 aprile 2016, con un facile percorso (Mosson-Caltrano-campagne di Cogollo
del Cengio) si darà il via alle 21 passeggiate programmate per il 2016. Quattordici
saranno le guide che, studiati i percorsi, si alterneranno per accompagnarci lungo sentieri e carrarecce.
La partenza è sempre nel piazzale della chiesa parrocchiale di SS. Trinità, davanti al
Centro Civico. La novità, quest'anno, è che è stata prevista, ogni mese, una passeggiata
di domenica, per dare modo alle famiglie di far respirare aria buona anche ai loro ragazzi.
Nel programma si sono previsti due percorsi per ricordare che il territorio che ci circonda è stato teatro della Grande Guerra: domenica 4 settembre si andrà sul Grappa, a
Col Campeggia, per esaminare da vicino gli spiazzi per gli osservatori e quelli per i
depositi sapientemente recuperati e valorizzati, le trincee e le gallerie; martedì 27 settembre si andranno a visitare, in Novegno, con una guida dell'Associazione IV
Novembre, le trincee, gli osservatori e le gallerie di Malga Campedello- Pria Forà.
Tute le passeggiate prevedono circa tre ore di
Il programma passeggiate è
cammino più lo spostamento in auto per arrivare
inserito
anche nel sito
al luogo di partenza. Ci sono percorsi facili e
www.lafamigliaschio.com, alla
meno facili, ma non pericolosi, per cui basta un
voce "Programma generale" e,
po' di allenamento e, certamente, l'equipaggiaa cura dell' Associazione "La
mento adatto (scarponi o pedule o buone scarpe
da trekking e bastoncini da escursioni che aiutano Famiglia":
a mantenere l'equilibrio ripartendo lo sforzo delle
Verrà distribuito a tutte le
gambe anche sulle spalle) per affrontare più age- famiglie del quartiere e della
volmente le salite e le discese.
Parrocchia entro il mese di
Claudia Marcante
marzo.
59
Natale con i ragazzi
Festa della "Befana"
marzo 2016
N
60
atale è invito alla riflessione profonda, alla condivisione, alla gioia, all'intimità
familiare.
Da sempre sentiamo ripetere: "Natale con i tuoi…"
Anche i ragazzi di SS. Trinità hanno sperimentato la bellezza del periodo natalizio
che, oltre ad essere periodo di vacanza, è stata occasione per vivere momenti di intimità umana e spirituale assieme alle famiglie e ai catechisti, accompagnati dalla presenza e dall'entusiasmo del gruppo "Oratorio aperto".
Particolarmente emozionante è stata l'accensione dell'Albero, "piantato" al centro della piazza della Chiesa. Non poteva mancare Babbo Natale che, posizionato
comodamente nell'immancabile slitta, dispensava a tutti sorrisi e deliziose caramelle.
Abbiamo iniziato così la preparazione alle feste natalizie, sabato 5 dicembre. Poi i
giorni seguenti sono stati contrassegnati da celebrazioni e incontri che hanno aiutato ad entrare con intensità e convinzione nel mistero natalizio. Dopo il 25 dicembre e
i campi invernali, ci siamo ritrovati a celebrare la festa dell'Epifania. In chiesa, il 6
gennaio, con la partecipazione dei ragazzi e delle famiglie, abbiamo accolto la
Befana al termine della Messa delle ore 11 e ci siamo ritrovati al pomeriggio per la
benedizione con il Bambino Gesù.
Sono molte le emozioni che attraversano l'animo nei giorni del Natale! Si sperimentano i sentimenti della dolcezza,
della bontà. Ci si sente più buoni e vorremmo che la positiva energia presente
nelle persone potesse continuare anche
dopo. Vorremmo il Natale per tutti i 365
giorni dell'anno…
Ma si sa… La tentazione è che dopo il
6 gennaio tutto torna come prima: la
scuola, il lavoro, la famiglia, le preoccupazioni, ci obbligano a riprendere la vita ordinaria. Ma speriamo che le belle esperienze vissute possano in qualche modo rimanere impresse nella memoria e soprattutto negli animi. Vorremmo augurare che ognuno riesca a vivere le cose ordinarie in
modo diverso, con spirito rinnovato, con
entusiasmo, con la gioia e con la consapevolezza di chi riesce a trovare nella
vita le molte cose buone che ci vengono
donate e con la decisione di donare qualcosa a coloro che passano accanto a noi.
d.C.
61
coro stella di natale
LA MAGIA DEL NATALE PORTA ARMONIA
NELLE CASE E NEI NOSTRI CUORI
marzo 2016
D
62
a trent'anni il gruppo corale "Stella di Natale" si ritrova puntuale per portare un
po' di luce interiore e per creare quell'atmosfera magica, fatta anche di canti
tradizionali che uniscono i coristi a chi li ascolta. Potremmo definirlo un piccolo dono
per la nostra comunità parrocchiale, perché Natale significa anche mettere a frutto,
insieme agli altri, i nostri talenti, così che oltre alla voce ci sia anche un po' della nostra
anima.
Andare a cantare la Stella per le vie del quartiere
o in occasione della Messa dell'Epifania, è comunque un momento di gioia, simile a quando si sceglie
di fare del volontariato e si scopre che il dare e il ricevere spesso si fondono in un unico obbiettivo: muovere quell'energia positiva che abbiamo dentro noi,
così da condividere importanti esperienze e assaporare insieme i frutti della vita.
Certo, cerchiamo di essere un coro di voci affiatate per rievocare la magia del Natale e per elevare il
nostro grazie verso il Cielo. Un grazie silenzioso al
buon Dio per ogni piccola cosa, per le nostre voci
che si fondono, per l'accoglienza che riceviamo
quando entriamo nelle case dei parrocchiani, per i bimbi che correndo incontro ai
nostri Babbi Natale ci trasmettono gaiezza e buon umore.
In particolare, però, un grazie va alla maestra Silvana Miotto che ha sostituito quest'anno Alessandro, il quale ha diretto il coro fin dall'inizio. Dato che purtroppo Silvana
non potrà essere disponibile a dirigere ancora il nostro coro per il prossimo anno, stiamo cercando già da adesso qualche volenteroso sostituto. Perciò chiediamo anche a
voi di farvi portavoce di questa ricerca.
Infine, ringraziamo il nostro affezionatissimo parroco don Carlo, che sempre ci
accompagna di casa in casa, impreziosendo così il canto della Stella con il suo affetto
e la giovialità che a tutti riserva. Dunque, come lui ci
ha ricordato alla Messa dell'Epifania, se ogni stella è
un desiderio, speriamo che il nostro coro possa
avere linfa sempre nuova per allietare ancora tanti e
tanti Natali, consolidando anche l'unione nella
nostra comunità parrocchiale.
Con l'augurio che sia la luce in fondo al sentiero
ad illuminare il nostro cammino di rinascita quotidiana.
Per il coro "Stella di Natale" Silvana Valente
Scout: CAMPO di NOVIZIATO
Firenze 27-29 dicembre 2015
oi del Noviziato siamo andati tre giorni a Firenze.
Subito dopo la cerimonia con il
card. Pietro Parolin per l'inaugurazione del nuovo Centro Parrocchiale di SS. Trinità, ci siamo diretti
verso il capoluogo toscano per
passare un po' di tempo assieme,
per esplorare nuovi luoghi, conoscere nuove persone e, non da ultimo, assaggiare nuovi cibi.
N
Cosa ci rimane ancora oggi in mente?!?
Giornalisti coraggiosi dalla parte dei più deboli, i giardini di Boboli, mucchi di
lapislazzuli, accoglienti preti di periferia, selfie di gruppo, l'alluvione del'66, il
pane sciocco e partite acrobatiche a jenga!
Speriamo sia solo l'inizio di quest'avventura unitamente al percorso di noviziato!
Emma, Valentina, Tommaso, Jacopo, Francesco, Leonardo,
Chiara, Giovanni, Giulia, Simone, Filippo,
Martina, Giulia e Silvia.
marzo 2016
Reparto 5 cime: CEREALTO
64
CAMPETTO INVERNALE 27 dicembre 2015
oi ragazzi del Reparto 5 Cime, il giorno 27 dicembre siamo partiti per un'avventura entusiasmante nei pressi di Cerealto (Valdagno). Appena arrivati abbiamo
scoperto, assistendo ad una scenetta, il tema del campo: i programmi televisivi.
Quei tre giorni sono stati un susseguirsi di appassionanti attività e ardue prove che
hanno reso speciale questo tempo insieme.
N
Il primo giorno ci siamo imbattuti in
una sfida creativa (ArtAttack), nella quale
abbiamo dovuto creare dei simpatici
pupazzi di neve. La sera ogni squadriglia
ha divertito il Reparto con canti, balli e
scenette imitando il famoso programma:
Tu si que vales.
Pieni di energie, il giorno seguente, ci
siamo messi alla prova con attività di
competenze e abbiamo costruito delle
panchine innovative, fingendo di dover
sopravvivere in un'isola deserta come nel
programma televisivo: L'isola dei famosi.
Dopo questa esperienza ci siamo dilettati a preparare deliziosi biscotti alla cannella immedesimandoci nei partecipanti
de: La Prova del Cuoco.
Infine, per concludere al meglio la giornata, abbiamo guardato un piacevole film
tutti insieme.
Il tempo è volato, infatti non ci siamo
nemmeno accorti di essere giunti all' ultimo giorno, nel quale è stata premiata la
squadriglia vincitrice delle prove affrontate, concludendo in bellezza questo campetto. È stata davvero un'esperienza indimenticabile.
Reparto 5 Cime
65
CAMPO INVERNALE MEDIE
Serrada di Folgaria, 3-5 Gennaio 2016
Tutti "A caccia di Amici"!
al 3 al 5 Gennaio scorso, al Campo Giovani 2000 di Serrada di Folgaria, 38 ragazzi delle Medie di SS.Trinità e S.Croce si sono lanciati nella neve fresca per vivere
l'avventura del Campo invernale.
Divisi in 4 branchi, puzzole, orsi, cervi e
castori - sulle tracce del Cartone
Boog&Elliot - per difendersi dagli assalti
dei cacciatori si sono confrontati sulla ricerca di se stessi e degli amici.
Nelle difficoltà che nella vita si possono
incontrare, l'amicizia è un'alleanza preziosa
per aiutarsi e crescere nella stima reciproca, valorizzando la ricchezza dei diversi talenti
che abbiamo! Accompagnati poi nelle riflessioni dalla
storia del Piccolo Principe, i ragazzi hanno colto l'importanza di lasciarsi "addomesticare" dagli amici e di coltivare e curare le cose essenziali, spesso invisibili agli
occhi.
La neve, caduta provvidenzialmente giusto prima dell'attività del Campo, ha reso ancora più grande il divertimento e ci ha permesso tante discese con bob, slittini e
padelle, assieme al gusto di giocare nei boschi.
Le baite che ci hanno ospitato sono state calorose e
accoglienti, rendendo ancora più gustoso il clima alpino e
le attività interne.
Un Grazie agli animatori Mattia, Andrea, Giada, Giulia
e Francesco per essersi messi in gioco in questa breve ma
intensa avventura. E un grazie speciale ai nostri cuochi
Marco e Brunilde per il dono della loro presenza.
d. Davide
D
67
CAMPO INVERNALE ELEMENTARI
Lavarone, 3-5 Gennaio 2016
L’unione fa la forza.
a sveglia per 24 ragazzi e 5 animatori era programmata presto, quella fredda mattina del 3 gennaio: con le borse in mano e gli zaini in spalla si apprestavano a ritrovarsi per una fantastica avventura che sarebbe durata tre giorni. L'avventura è iniziata con
la celebrazione della santa Messa nella nostra parrocchia, così da ringraziare e affidare l'esperienza al nostro caro amico Gesù.
Dunque tutti in macchina, destinazione Lavarone. Dopo un'ora di viaggio, finalmente
spuntò all'orizzonte la casa che ci avrebbe ospitato: Beymax ci avrebbe sempre accompagnati in questi giorni, dato che era quello il tema trainante del campo scuola invernale
elementari 2016.
Descrivere quello che si fa durante un campo scuola è veramente difficile, a causa della
marea di attività che ogni giorno venivano proposte dagli animatori.
Si iniziava con una sveglia in stile X-Factor, con tanta musica. Dopo esserci lavati e preparati, ci si dirigeva verso la cucina, capitanata da Adelia e Chiara (le nostre cuoche preferite), che ogni giorno si premuravano di farci trovare in tavola dell'ottimo cibo.
Finita la colazione, si dedicava del tempo per riordinare le camere, pulire i bagni o il
refettorio.
Sempre divisi in squadre, si iniziavano quindi le attività della mattina. Queste erano
volte a far riflettere i ragazzi su temi importanti, come scoprire i propri talenti e metterli a
disposizione degli altri, prendersi cura degli altri, e il perdono. Per facilitarne la comprensione, i temi venivano introdotti tramite alcune scene del film "Big Hero 6" e da alcuni
video inerenti al tema. Dopo aver condiviso con gli altri quanto emerso nei gruppi, ci si
dirigeva finalmente in refettorio.
Ospite di ogni pomeriggio: la Neve…i ragazzi con slittini, padelle e bob hanno potuto
divertirsi sul pendio innevato. Non c'era mai stanchezza nello scendere e nel risalire, per
poi ripartire verso una nuova discesa; nel rincorrersi per buttarsi addosso la neve, per fare
attacchi a sorpresa contro gli animatori, nel trovare mille modi per divertirsi con la tanto
amata neve.
Dopo il rientro e la merenda, spazio alla pulizia personale (la doccia per scaldarsi un
po') e ad altre riflessioni in squadra. Dopo la cena, la serata prevedeva giochi vari; entusiasmante è stata la cena con "delitto"…. I ragazzi si sono trasformati in detective alla
ricerca dell'assassino che aveva avvelenato un animatore.
La giornata terminava lodando il Signore, ringraziandolo per la giornata.
Il tempo è volato: tra nuove amicizie e un affiatato clima di collaborazione, è arrivato
purtroppo il tempo di ritornare a casa.
Un grazie speciale alle nostre cuoche Adelia e Chiara, che ci hanno coccolato con le
loro prelibatezze; agli animatori, che con la loro voglia di fare e il loro entusiasmo hanno
reso possibile questa favolosa esperienza; ed infine un grazie speciale ai ragazzi che si
sono avventurati con noi.
Gli Animatori
marzo 2016
L
68
6
1
0
2
E
L
A
V
E
N
R
CA
Ma che Carnevale d' Egitto!!!
marzo 2016
Ma che Carnevale d' Egitto!!!
È questo il titolo del carro dei quartieri
SS. Trinità e S. Croce di quest' anno…
Quando ancora la maggior parte di noi
stava meditando sulla fine delle vacanze e i
nostri ragazzi si preparavano a ricominciare l'anno scolastico, un gruppo di persone
dei quartieri di SS. Trinità e S. Croce cariche
di entusiasmo e di buona volontà si incontrava, rinnovando l'appuntamento degli
ultimi cinque anni, per decidere, programmare e definire le linee operative per la
costruzione del carro di Carnevale dell'anno 2016.
70
Da quel momento cominciarono le lunghe serate al capannone, trascorse a tagliare e saldare tubi di ferro per costruire la
struttura, poi il lungo lavoro di carta e colla
per definire i personaggi e alla fine colore e
finiture artistiche. Il tutto vissuto in un
clima di amicizia e con una buona dose di
battute, scherzi e goliardia, ma sempre
senza interrompere il lavoro manuale. In
contemporanea un altro gruppo di
mamme e nonne, capaci e volonterose,
mettevano a frutto le loro doti creative e la
loro pazienza, confezionando preziosi abiti
che sono diventati veri capi di alta sartoria.
E poi qualche altro, con estro coreografico
si è occupato della scelta delle musiche per creare un balletto coinvolgente e d'effetto da fare
imparare ai numerosi figuranti che avrebbero
sfilato insieme al carro.
E così dopo tanto lavoro, tante fatiche serali
(per alcuni fino a tarda notte) si è arrivati, accolti da una bella giornata di sole, sabato 30 gennaio a sfilare per le vie di S.Croce e poi appuntamento domenica 31 gennaio, sempre accompagnati da un sole raggiante e cielo terso, a festeggiare il Carnevale di Quartiere a SS. Trinità.
Alle ore 14 nel piazzale della chiesa erano già
schierati più di 180 figuranti di tutte le età che
indossavano i loro vestiti da egiziani pronti a
portare per le vie del quartiere gioia, divertimento e aria di festa, ma soprattutto pronti a
dimostrare ciò che con impegno e costanza
durante le prove al centro parrocchiale avevano
imparato mettendosi in gioco, abbandonando l'
imbarazzo, lasciandosi trasportare dall'entusiasmo, dal bello di condividere in un gruppo un'esperienza gioiosa, occasione anche di nuove amicizie.
Ma nel piazzale ovviamente non c'erano solo i figuranti ma anche molte persone del
quartiere incuriosite e divertite, desiderose di trascorrere del tempo in allegria.
L'arrivo del carro è stato accolto da grida gioiose, in primo piano un dio Anubi seduto
sul trono; poi un sarcofago da cui emerge una spaventosa mummia con occhi roteanti
che ti seguono, e in fondo quello che nel
nostro immaginario consideriamo l'elemento più rappresentativo dell' antico Egitto: la
Sfinge, che sovrasta gli altri elementi.
Poi, guardando il carro da dietro, l'occhio
si perde ad ammirare le Piramidi disegnate
su uno sfondo di un incantevole cielo stellato.
A creare spettacolo nello spettacolo ci ha
pensato poi l'arrivo della regina d' Egitto, la
divina Cleopatra, che con un'entrata trionfale nella sua portantina trainata da valorose e
forzute guardie, ha dato sfoggio di tutta la
sua bellezza; poi, travolta dalla musiche e
dalle danze, ha ballato muovendosi in modo
molto sensuale e provocatorio, mettendo in
mostra le sue virtù "poco nascoste" (a nessuno dei presenti sono passate inosservate
71
delle lunghe gambe affusolate che nei movimenti "regali" di Cleopatra si potevano
intravedere tra le vesti dorate).
Dopo la sfilata per le vie del quartiere
accompagnata da applausi e conferme calorose del pubblico che ha seguito il carro e i
figuranti, la festa è continuata nel sottochiesa, dove l'instancabile e operoso gruppo di Oratorio Aperto aveva allestito un
punto di ristoro con vino, bibite, ottime frittelle e squisita cioccolata… e aveva preparato delle attività "egiziane" d'intrattenimento per i ragazzi.
Nelle varie stanze si potevano creare
gioielli egiziani, pescare i coccodrilli, colorare i geroglifici, seguire un percorso avventuroso per raggiungere la tomba di
Tutankhamon, creare con la sabbia colorata
(rigorosamente d'Egitto), e ballare con gli
Egiziani.
Alla fine della giornata tutti erano soddisfatti della bella riuscita della manifestazione, felici di aver condiviso momenti di gioia
e allegria, di aver trascorso una domenica di
festa e di amicizia.
Grazie quindi a chi ha lavorato per la
costruzione del carro, alle sarte, ai coreografi e dj e soprattutto a quanti hanno sfilato divertendosi e condividendo la gioia
dello stare insieme.
E grazie a tutta la comunità che si è unita
a noi.
Fabiola Fortunato
73
74
marzo 2016
75
LETTERE in REDAZIONE
CONSIDERAZIONI sulle UNIONI CIVILI
marzo 2016
Q
76
uand'ero giovane l'omosessualità era
un tabù. Non conoscevamo neppure il
termine specifico ma avevamo coscienza di
che cosa si trattasse perché nella cerchia di
amici e conoscenti c'era qualcuno che veniva
considerato strano, diverso. Mia mamma
diceva che bisognava avere rispetto di ogni
persona.
Di più non si poteva dire. Ricordo che leggendo le lettere al direttore di Famiglia
Cristiana c'era spesso qualcuno che confessava tutto il proprio disagio, la propria rabbia, a
volte la propria disperazione di fronte alla
situazione di isolamento a cui la società lo
condannava. Era una condizione lacerante per
sé e per la famiglia.
La risposta del direttore era sempre la stessa: non abbatterti, abbi fiducia, Dio ti vuole
bene, l'importante è che tu sia una persona
buona e casta. Soprattutto devi pregare molto.
Man mano che crescevo e andavo avanti
con gli studi queste risposte non mi sembravano adeguate. Inoltre non sopportavo la cattiveria di coloro che si divertivano a deridere
o insultare i diversi con espressioni volgari.
Ho cominciato allora a riflettere su quanta
intolleranza e ingiustizia ci fosse nella società.
Benché teoricamente si educasse al rispetto delle persone e dei loro diritti, in realtà le
diseguaglianze erano evidenti e provocavano
tanta sofferenza. Che cosa dovevano aver
provato quegli omosessuali che, durante il
ventennio fascista perdevano il posto di lavoro e venivano esiliati se solo si veniva a conoscenza delle loro tendenze sessuali? E che
dire di quelli che venivano internati nei lager
nazisti? Aberrazioni spaventose!
In seguito la società ha cominciato lenta-
mente ad aprirsi a una educazione alla sessualità intesa come rispetto tra i sessi. Il clima
è cambiato. Così negli ultimi decenni si è
presa consapevolezza che il rispetto delle
minoranze e la dignità di ogni persona devono avere alla base un riconoscimento giuridico. La corte Europea di Strasburgo ha legiferato su questo tema e, poiché l'Italia ha aderito alla Convenzione europea dei diritti fondamentali dell'uomo, non si capisce perché finora nel nostro Paese non ci si sia allineati al
processo di integrazione.
Ben venga dunque una legge italiana che
regolamenti la tutela dei diritti civili e sociali
degli omosessuali.
Insorgono però coloro che si schierano
dalla parte della famiglia "tradizionale", cioè
quella formata da padre, madre e figli, deplorando il fatto che questo tipo di famiglia non
viene abbastanza tutelato e aiutato anche dal
punto di vista economico. Hanno ragione, a
mio avviso, tuttavia questo motivo non è sufficiente per schierarsi contro la nuova legge
che non toglie nulla alla famiglia tradizionale.
È comprensibile che tutti noi, cittadini e
credenti, abituati a ragionare secondo gli
schemi del passato, siamo disorientati di fronte ai mutamenti della società, ma è un dato di
fatto che i tempi sono cambiati. Anche la
cosiddetta famiglia "tradizionale" presenta
ormai una realtà molto variegata. I matrimoni
in Chiesa sono ridotti al lumicino, diminuiscono anche i matrimoni civili mentre aumentano in modo esponenziale le convivenze di
fatto, i separati, i divorziati e i figli usati come
armi contro il coniuge, i nuclei ricostituiti
dopo un precedente matrimonio e le famiglie
allargate dove non sempre prevale l'interesse
del minore, la preoccupante diminuzione
delle nascite.
Non è colpa dei gay se la famiglia tradizionale si sta disgregando.
Di fronte a queste realtà, che atteggiamento dobbiamo assumere noi cristiani?
A volte ci infastidiscono le scene di esibizionismo dei "gay pride" che ci mostrano i
media, ma queste sono appunto esibizioni e
riguardano una minoranza. Esistono invece
numerose coppie che vivono la loro omosessualità nel silenzio, che hanno scelto di stare
insieme perché si vogliono bene e desiderano
condividere un progetto di vita con la persona
amata. Non ci accorgiamo di loro perché sono
discreti, hanno lavoro, relazioni, abitudini
come tutti. Penso che dovremmo avere il
massimo rispetto per la vita affettiva di queste persone ed essere contenti se potranno
godere dei diritti inviolabili di ogni persona:
non devono esistere cittadini di serie B.
Penso inoltre che, come cristiani, dovremmo tener presente che Gesù ci ha insegnato ad
amare tutti indistintamente e a gettare ponti
invece di alzare muri. Papa Francesco lo ribadisce continuamente.
Il Vangelo della Misericordia ci dovrebbe
indurre ad astenerci da qualsiasi giudizio o da
una condanna che porterebbe solo ad inutili
sofferenze.
Gabriella Morellato
MA CHE COS'È QUESTO "GENDER"?
È
una "cosa" di cui si sente parlare in continuazione, senza riuscire a capire di che
cosa veramente si tratti: il campo è infatti molto vasto e non si può esaurire in
poche pagine.
Volendo documentarsi, ci si avventura a fatica in un mare di argomenti diversi, di
informazioni contrastanti, a seconda della fonte di provenienza: nello stesso mondo cattolico ci sono correnti in forte contrasto fra loro. Bisogna cominciare col distinguere ciò
che è vero o plausibile da ciò che viene esagerato da informazioni distorte che creano
solo confusione e preoccupazioni.
Tanto per chiarire, il termine inglese "gender" viene tradotto con il termine italiano
"genere" pur non essendo il significato del tutto equivalente: infatti in italiano "genere"
si usa come sinonimo di "sesso" (si parla indifferentemente di sesso o di genere maschile e femminile), mentre in inglese comprende l'insieme di vari aspetti che definiscono
l'identità sessuale, che sono principalmente:
1. Sesso biologico, che riguarda le
società in cui vivo, quali tipi di comportamenti ritiene idonei al sesso a cui io apparcaratteristiche fisiche del corpo con cui
nasciamo.
tengo?". Ad esempio, nell'antica Grecia Il
lavoro
della tessitura era tipico del ruolo
2. Identità di genere, che riguarda la
femminile,
mentre nell'antico Egitto era
percezione di sé, cioè la risposta alla
tipico
del
ruolo
maschile.
domanda "a quale sesso mi sento di appartenere?" (in accordo o no col proprio sesso
4. Orientamento sessuale, in risposta alla domanda "da quale sesso mi sento
biologico).
attratto?" (N.B. non è detto che l'identità di
3. Ruolo di genere, che è un fatto
genere debba combaciare necessariamente
culturale, in risposta alla domanda "la
con l'orientamento sessuale).
77
marzo 2016
78
5. Stereotipo di genere, che è l'insieme delle credenze, vere o presunte, riguardanti le caratteristiche maschili e femminili, ad esempio "non sei un uomo se non sei
un duro, forte, vigoroso, manesco; non sei
una donna se non sei aggraziata, minuta,
arrendevole, delicata).
Nel corso dei secoli, tali stereotipi sono
andati via via modificandosi, specialmente
nell'epoca attuale in cui sono avvenuti
veloci e consistenti trasformazioni
nei comportamenti di carattere
sociale.
Occorre quindi partire dall'analisi
della realtà attuale, coscienti di non
vivere più nella società di un tempo,
in quanto le enormi scoperte della
scienza, della medicina, della psicologia hanno portato, insieme al progresso, anche nuovi interrogativi di
non sempre facile risposta. La società è cambiata fin troppo velocemente: dall'inizio della storia dell'umanità era il maschio che dominava grazie alla
sua forza fisica, e più era forte e più otteneva diritti e privilegi, mentre la donna
dipendeva da lui, era sottomessa e procreava figli.
Quando finalmente la donna ha potuto
avere accesso alla cultura, ha capito di
avere un'intelligenza che la poneva su un
piano di parità, e quindi di competizione,
con l'uomo, e ha cominciato a rivendicare
diritti, specialmente all'indipendenza economica attraverso un lavoro qualificato.
Inoltre, a causa dello sviluppo delle tecniche contraccettive, fecondative e abortive,
le donne hanno acquisito sempre maggior
potere sul proprio corpo, potendo vivere in
libera autonomia la sessualità e la maternità.
Per tutti questi motivi è esploso il movimento femminista. Si afferma con forza
che la donna non è soggetta, per legge di
natura, al potere maschile: "io sono mia".
Esasperate però da millenni di sottomissione, una parte delle femministe ha preteso la totale omologazione con l'uomo, nel
senso di reputarsi completamente identiche
al maschio in ogni sua manifestazione,
giungendo perfino ad assumere certi atteggiamenti eccessivi, fino ad allora tipicamente maschili, che prima criticavano e
consideravano negativi.
In seguito, però, le donne hanno comin-
ciato a scoprire e a sottolineare le peculiarità loro proprie, che l'uomo non possiede,
e che fino ad allora non erano riconosciute
o addirittura sminuite: così si è attestato il
"femminismo delle differenze".
La donna non si considera più fotocopia
dell'uomo, ma complementare e alla pari,
vuole che le differenze vengano riconosciute e valorizzate, per collaborare negli
stessi campi d'azione portando ognuno le
proprie caratteristiche naturali, per un
miglioramento reciproco.
Ma una parte degli uomini, disorientati
da questa presa di posizione, minacciati
nella loro supremazia, si sono sentiti
defraudati del loro ruolo e alcuni, dotati di
scarsa autostima e incapaci di gestire la
nuova situazione utilizzando la ragione e il
buon senso, hanno reagito con l'unica
arma che ancora possedevano, cioè la
forza fisica, giungendo ad assurde violenze
sulle donne, inconcepibili in una società
civile, fino ai femminicidi attuali, a volte
seguiti dal suicidio, ammettendo così la
loro pochezza e fragilità.
Ecco, la prima questione riguardante la
"teoria del gender", che si introdurrà con
la legge sulla "Buona Scuola", consiste
nell'educazione alla "parità del genere",
per insegnare che l'uomo e la donna sono
uguali in dignità, hanno gli stessi diritti e
doveri, e parità di condizioni in cui svilupparsi, ma non necessariamente le stesse
attitudini, che andrebbero meglio capite ed
evidenziate. Il riconoscimento delle specificità di entrambi porta alla collaborazione
per un reciproco arricchimento, in totale
parità e corresponsabilità, stimolando creatività e sinergia, mentre la negazione delle
differenze non fa che creare problemi, specialmente a livello relazionale ed essere
causa di scontri invece che di incontri.
Questo non vuol dire che un ragazzo
debba necessariamente essere forte, coraggioso, rude, non piangere mai, o che non
debba collaborare nelle faccende domestiche o nell'accudimento dei bambini, o che
una ragazza non possa giocare al calcio o
aspirare a lavori che di solito vengono
considerati "da maschi" (magari solo in un
certo tipo di cultura).
Così pure è normale che esistano uomini sensibili, affettuosi, condiscendenti o
donne decisioniste con attitudini al comando, e nessuno può essere ostacolato se
vuole realizzarsi in ciò che gli è più congeniale.
È pur vero che è alla donna che la natura ha attribuito il ruolo materno, con caratteristiche non solo fisiche ma comportamentali: pazienza, tenerezza, affettuosità,
capacità di accorgersi delle necessità
altrui, e che poi influenzano in ogni circostanza il suo modo di vivere e di agire.
Pur essendo un dato di fatto che esistono anche donne prive di istinto materno e
che vogliono realizzarsi seguendo altre
strade, le peculiarità che comunque le contraddistinguono permettono loro di portare
in ogni ambiente capacità di operare in
modo complementare al maschio, apportando quel tocco di femminilità di cui
prima si notava la mancanza.
Questo tipo di educazione, inserita nei
programmi scolastici, dovrebbe prevenire
la violenza sulle donne da parte degli
uomini, dovuta a ignoranza, pregiudizi,
scarsa autostima o incapacità di gestire gli
insuccessi, per l'umiliazione di non essere
più i dominatori.
Non può e non deve esistere un
GENERE DOMINANTE.
Questo è solo l'inizio della trattazione
della vasta "teoria del gender" che non si
limita ai generi maschile e femminile (eterosessuali).
Il campo si è ampliato quando si è
cominciato ad ammettere l'esistenza, fin
dall'inizio dell'umanità, di altri tipi di
genere, che non sono scherzi di natura,
perversioni o malattie da curare, ma realtà
oggettive di cui bisogna finalmente prendere atto.
Parleremo in seguito di omosessuali,
bisessuali, transessuali, intersessuali, di cui
troviamo cenni già nella letteratura greca e
latina.
Marina Testa Antonietti
79
dalla colombia
Cinzia Poggia, volontaria per amore
marzo 2016
S
80
ono tanti i modi con cui il
Signore ci conduce per la Sua
strada. Nel mio caso, ha accettato la
sfida di far credere una non credente, in una maniera bellissima che se
ci penso mi vengono ancora i brividi per l'emozione.
Prima mi ha portata in Brasile in
un'esperienza di missione di un
mese, dove in un preciso momento
si è rivelato per la prima volta e mi
ha fatto innamorare di Lui. Poi quando ha visto che mi aveva conquistato il cuore così da
poter andare oltre a un "semplice" incontro che aveva sconvolto la mia vita, mi ha portata a cercarlo intensamente fino al punto di lasciare il lavoro, la famiglia, e il Paese per cerSe ci aggiungiamo le difficoltà di convicare di capire cosa voleva da me. Ha scelto
il mezzo del Servizio Civile Nazionale per venza con altri 5 volontari e la nostalgia di
portarmi a passare un anno in Colombia, in casa, capirete che all'inizio è stata abbaun paesino chiamato Norcasia, nel quale da stanza dura. Ma la pazienza raggiunge
4 mesi sto partecipando a un progetto di tutto, dobbiamo imparare a fidarci.
una fattoria didattica pensata per dare una
Piano piano le situazioni che mi mettevaformazione agro-zootecnica, ma soprattutto no a dura prova sono andate risolvendosi, in
umana ed educativa ad alcuni giovani, figli molte occasioni ho percepito la presenza e
di famiglie contadine, che vivono in condi- l'aiuto di Gesù.
zioni umili in "veredas" (contrade) lontano
La fede che non riuscivo a percepire
dal paese, e che spesso hanno alle spalle
nello stile di vita della gente, si è fatta senstorie difficili che hanno segnato la loro
tire nelle risposte della Provvidenza, nella
infanzia.
natura e nei piccoli gesti quotidiani. Tante
Quando sono partita mi aspettavo di volte però dobbiamo essere noi a saper
incontrare una realta' povera di beni mate- ascoltare questi piccoli segni.
riali ma ricca di fede e di calore come quelQui siamo impegnati in molte attività:
la conosciuta in Brasile, bisognosa di un
alla mattina lavoriamo nella fattoria didattiaiuto fisico e pratico. Invece sono rimasta
ca, con gli animali e le coltivazioni. Nel
sorpresa di trovare un Paese ricco di risorse
pomeriggio stiamo con i ragazzi, con corsi
naturali, dove però non si respira l'amore
di cucina, di cucito, di artigianato, o aiutantra la gente, ne' il calore della fede e deldoli a fare i compiti di scuola.
l'accoglienza, tanto che i primi due mesi mi
Alla sera li accompagniamo a fare sport
sentivo "fuori luogo"; mi chiedevo "Cosa ci
o
a
vedere un film, oppure abbiamo altre
faccio in questo contesto? Volevo mettermi
attività
per la gente del paese, il corso di itaal servizio dei poveri, ma qui non mi pare
che abbiano bisogno del mio aiuto. Perché liano o la scuola di cristianesimo.
Il sabato e la domenica aiuto una suora a
il Signore mi ha portato qui?".
Fattoria didattica a Norcasia
(Colombia)
marzo 2016
82
gestire i bambini dell'infanzia missionaria.
Questa moltitudine di cose sono mezzi
per poter "stare" con le persone, per dare il
nostro tempo, l'amicizia e la vicinanza a
chiunque riusciamo a raggiungere. Però
questo molte volte comporta la stessa ansia
frenetica e lo stress che caratterizzano la
nostra società italiana dalla quale avevo
cercato di allontanarmi, ricercando nella
cultura sudamericana il lento ritmo della
natura. Invece, arrivata qua, mi sono ritrovata nelle stesse condizioni, a correre e a
lavorare senza sosta, fino a sentirmi così
stanca e scarica da trascurare le relazioni
con le persone, sentendo il Signore lontano
e assente, perdendo così di vista le cose
importanti.
A quel punto Lui mi ha fatto capire che
invece di cambiare continente forse dovevo
cambiare me stessa. Allora ho deciso di
impormi dei momenti per fermarmi ad
ascoltare, a liberare la mente, a leggere o a
guardare le stelle, per vedere di più la Sua
presenza. Ho capito il grosso errore che
stavo facendo, peccando di superbia e arroganza nel pensare di venire a "salvare il
mondo", quando invece c'è solo Uno che
può fare miracoli, e noi possiamo soltanto
scegliere di essere strumenti Suoi.
A noi tocca fare la nostra piccola parte
nel vivere la quotidianità con amore e compromettendoci per il bene degli altri, senza
vantarci o sentirci migliori, ma in silenzio e
con umiltà, unicamente per la voglia di far
felici i nostri fratelli e Lui.
Questo paesino, come la maggioranza
dei paesini qui in Colombia, è reduce da
anni di guerra, di violenza, di corruzione,
gli abitanti sono stati depredati di ciò che
avevano coltivato e allevato da tutta una
vita con il sudore quotidiano, sono stati
costretti ad abbandonare le loro case, hanno
perso le loro radici e il senso di appartenenza a qualcosa o a qualcuno, sono stati
costretti a vedere e a vivere sulla propria
pelle scene di inaudita violenza, sono stati
privati dei loro cari, dei loro beni e della
loro dignità. Dopo un dolore così grande,
dal quale sono usciti appena 8-10 anni fa,
rimane un vuoto difficile da colmare, un'amarezza che richiede un lento processo per
ricostruire la speranza. Questo spiega perché non mi sono sentita subito accolta a
braccia aperte, perché non sento pregnante
la fede nelle parole della gente, perché
molti ragazzi sono dispersi su cattive strade, perché si respira la diffidenza negli
sguardi di chi non ti conosce, perché manca
il senso dell'onore e della sincerità, perché
ognuno pensa per sé.
Ogni luogo ha delle mancanze, qualcosa
che non va, qualcosa per cui lottare, qualcosa che si può migliorare, qualche sorriso
da portare, qualche parola di conforto a
qualche persona che ha bisogno del nostro
tempo.
Quindi in ogni luogo il Signore ci chiede
di essere missionari, donando noi stessi,
stando vicino a chi ha bisogno di compagnia per trovare la forza di sperare.
Così, se avverto che in questo paesino
manca il senso della solidarietà; se la carenza più grande è quella delle relazioni vere,
allora ciò che il Signore mi chiede sarà di
essere esempio di positività, di serietà, di
impegno gratuito e di sincerità, servendo il
progetto e prendendomi cura degli altri.
È una sfida, perché non è facile rispondere con il bene a ciò che ci fa star male,
non è facile rimanere insensibili al giudizio
degli altri e non lasciarci trasportare dal
contesto che ci circonda, non è facile con i
nostri limiti umani farci da parte e lasciar
lavorare Lui attraverso di noi, non è facile
rinunciare a se stessi e trovare l'equilibrio
nel donarsi.
Però se siamo disposti a lasciarsi condurre, Gesù ci insegna e ci guida passo passo
ad imparare ad amare.
Cinzia Poggia
UNA QUARESIMA SPECIALE
Da alcuni mesi avvertivo una "tiepidezza spirituale", un senso di abitudinarietà alle
pratiche religiose e chiedevo spesso a Dio: "Accresci in me la fede".
Poi, ecco, nel pomeriggio del 9 febbraio, l'incidente stradale di cui sono rimasta
vittima (passavo sulle strisce pedonali!) e l'inizio per me di un periodo di GRAZIA che
desidero condividere.
Mi stavo chiedendo da qualche giorno quale "fioretto" (ah, le buone abitudini dei
nostri nonni!) scegliere per questa Quaresima. Cosa impegnarsi a rinunciare a tavola,
visto che siamo troppo ben abituati e sazi?
Su quelle strisce pedonali Dio mi ha indicato la "penitenza": accettare, con serenità, quanto capitato e rendere lode a Lui. Sì, perché, se, invece di avere subìto l'impatto sul ginocchio, lo avessi avuto sulla testa, forse non sarei qui a riflettere e scrivere.
Dopo lo choc iniziale, ho percepito una serenità interiore che non è tipica del mio
carattere, quasi una pace che mi portava ad essere tranquilla e "arresa" a quanto
accaduto.
Mi sono sentita "miracolata", e questo ha aiutato l'accettazione dell'intervento
chirurgico alla tibia, del lungo e forzato periodo di immobilità che aiuterà la fase
della faticosa riabilitazione.
Che cosa ho capito di più in questa Quaresima, così diversa dalle mie precedenti?
"
"
"
"
"
"
"
"
Che Dio veramente guida e conta i nostri passi
Che nella vita bisogna sì programmare, organizzare, pianificare, ma anche
fermarsi e ridimensionare la piccola/grande dose di "onnipotenza" che abita
ognuno di noi
Che bisogna dire e dimostrare agli altri quanto Bene vogliamo loro prima che
accadano eventi che possono modificare gli equilibri preesistenti
Che dipendere in tutto e per tutto dagli altri (anche per un bicchiere di
acqua) è difficile, molto difficile, ma rende più umili
Che tanta gente di fede prega per chi soffre
Che anche chi non è cresciuto nella fede avverte il bisogno di pregare per un
altro (lo ha fatto in questi giorni per me una mia amica, dichiaratamente
"lontana")
Che se sei indifeso, debole e sofferente riesci a cogliere più in profondità lo
stato d'animo degli altri
Che la Madonna di Lourdes (a cui stavo programmando di andare per un
pellegrinaggio Unitalsi in aprile/maggio) qualche volta… viene a domicilio!
Marina Pietrobelli
83
ANDAR PER CASTAGNE
A
vete mai conosciuto gli uomini e le
donne castagna? Vi fanno dannare.
Vi scoraggiano in ogni modo dicendovi:
sono inviolabile, lasciamo stare, se tenti di
arrivare a me ti farai male, molto male;
perché sto bene qua dentro nel mio guscio
irto di spine e qui dentro resterò sempre,
fino a marcire e imputridire e sparire.
La castagna forse non si vuole bene, ma in
fondo desidera farsi voler bene. Così lascia
una fessura impercettibile. Soltanto gli
esperti, coloro che amano andar per castagne, la conoscono. Allora infilano la punta
del bastone proprio lì, dove gli aculei del
riccio sembrano inviolabili, ed esercitano
una pressione lieve. La castagna mostra la
sua pancia marrone. Sono due, sono tre.
Il riccio si arrende e si spalanca, la castagna si concede, lucida e grassa.
Chi va per castagne si fa accompagnare
dai figli piccoli che a questo punto si chinano e con le loro dita sottili e golose
estraggono le castagne cercando di non
pungersi. Naturalmente si pungono, ma
appena un po', giusto per dare un tocco di
sacrificio ed eroismo alla conquista.
I bambini sono felici di andar per castagne, specialmente se pioviggina e fa freddo e ci vanno con quell'incosciente del
papà, così la mamma brontola bonaria e li
asciuga, ma intanto guarda le castagne e
avverte già l'acquolina in bocca.
U.F.
preparazione e celebrazione
della Settimana Santa
Sabato - 19 marzo
Ore 19.00 S. Messa con benedizione degli olivi.
Domenica delle Palme - 20 marzo
Ore 8.00 Benedizione degli olivi - S.Messa.
Ore 9.15 Benedizione degli olivi nella pista di pattinaggio - Processione - S. Messa.
Ore 11.00 Benedizione dell’olivo per i ragazzi
del catechismo - S. Messa.
Ore 15.00 Apertura dell’Adorazione al
SS. Sacramento per tutti.
Ore 15.00 - 16.00 Gruppi di Preghiera.
Ore 16.00 - 17.00 Gruppo caritativo e
Gruppi Sposi.
Ore 17.30 S. Messa vespertina.
Lunedì santo - 21 marzo
Ore 14.30 Continua l’Adorazione:
Ore 14.30 - 15.30 3a - 4a - 5a elementare
Ore 15.30 - 16.30 1a - 2a - 3a media.
Ore 16.30 - 17.30 Villaggio Summano Ghebo-Forte Campolongo-Monte Zebio
Ore 17.30 - 18.30 Lanaro - Potara Pozza Gardesana - Marchioro - Priuli Fontanon - Maso Ciscato - Caussa Tamburini.
Ore 18.30 S. Messa.
Ore 20.30 Veglia per giovani e adulti (in chiesa),
con possibilità di celebrare la riconciliazione.
Martedì santo - 22 marzo
Ore 14.30 Continua l’Adorazione:
Ore 14.30 - 15.30 Villaggio Famiglia.
Ore 15.30 - 16.30 Garbin - De Lorenzi Pizzolato - Boldù - Nogarola - Rubini Largo e via dei Vigna - Scomasoni Maso Dalla Vecchia - Maso Lora Maddalena di Canossa.
Ore 16.30 - 17.30 Perlasca - Righi Volta - Galilei - Cordenons - Falloppio Bassi - Galvani - Fleming - Morgagni Meucci - Pacinotti - Giarette - Malpighi Compagni - Muratori - Maroncelli Fermi - Brocchi.
Ore 17.30 - 18.30 SS. Trinità - Pozza
Maraschin - Sassetti - Villani - Sarpi Morsolin - Cimabue - Sanudo - Luzio Nardi - Verri - Varchi - Bembo - Baronio
- Cattaneo - Abba - Balbo - Guicciardini
- Botta - Penzo - Brun - Mantese
- Gamba
Ore 18.30 S. Messa.
Mercoledì santo - 23 marzo
Ore 18.30 S. Messa.
Ore 19.15 «Via Crucis» cittadina ai Cappuccini.
Giovedì santo - 24 marzo
Ore 16.00 S. Messa della “Cena del Signore”
animata dai ragazzi della catechesi.
Ore 20.00 S. Messa della «Cena del Signore».
Ore 21.00 Adorazione eucaristica in cappellina
per tutta la notte
Venerdì santo - 25 marzo (astinenza e digiuno)
Al mattino Comunione agli ammalati.
Ore 15.00 «Via Crucis» animata dai ragazzi.
Ore 16.00 - 19.00 Confessioni.
Ore 20.00 Solenne Azione liturgica.
Adorazione della Croce. S. Comunione.
Sabato santo - 26 marzo
Ore 9.00 - 12.00 Confessioni.
Ore 15.00 - 19.00 Confessioni
Ore 21.00 Solenne Veglia pasquale
e S. Messa della Pasqua del Signore.
Domenica di Pasqua - 27 marzo
Risurrezione del Signore
Ore 8.00
Ore 9.30
Ore 11.00
Ore 18.00
S. Messa.
S. Messa.
S. Messa.
S. Messa.
Lunedì di Pasqua - 28 marzo
Ore 8.00 S. Messa.
Ore 10.00 Pasqua dell’Anziano.
(Non c’è la S. Messa serale)
85