Chiusura Oftalmico in Sala Rossa l autogol del centrodestra

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UE A ZERO, palla al centro.
Per usare una metafora
calcistica, il maldestro
tentativo del centrodestra di
mettere in difficoltà il centrosinistra non solo si è rivelato un autogol, ma ha permesso alla maggioranza di portare a casa un doppio
risultato nella partita, ad alto
contenuto elettoralistico, dell’ospedale Oftalmico. Primo, rispedire al mittente il tentativo di attribuirle la responsabilità della
decisione sulla chiusura del presidio specialistico. Secondo, sorpassare il centrodestra attraverso la
richiesta di una moratoria sul trasferimento dei reparti alla Città
della Salute fino a quando il mega-ospedale cittadino non sarà
completato e disporrà di una sede nuova di zecca anche per l’Oftalmico.
Che l’autogol fosse andato a segno si è capito quando, dopo
quattro ore di discussione, il consigliere di Forza Italia, Angelo
D’Amico — da cui è partita la richiesta della convocazione
straordinaria e la mozione pensata per costringere la maggioranza a votare a favore dalla chiusura dell’ospedale o, in caso contrario, ad andare contro Chiamparino e Saitta — ha dichiarato: «A
questo punto ritiro tutto».
Solo poche ore prima D’Amico
e gli altri esponenti del centrodestra, da Andrea Tronzano (Fi) a
Enzo Liardo (Udc), da Fabrizio
Ricca (Lega) a Maurizio Marrone (Fdi), si erano affannati a caricare l’ordigno esplosivo: «Quando Cota voleva chiudere il Valdese il Pd faceva le barricate in piazza. Adesso che c’è Chiamparino
tutti zitti». Oppure: «Fotocopieremo i verbali di questa votazione e
li distribuiremo ai torinesi per dimostrare che il Pd vuole chiudere gli ospedali». Questo mentre i
consiglieri regionali Gianluca Vignale (Fi) e Stefania Batzella
(M5s), seduti assieme a tredici
attivisti del comitato pro-Oftalmico, capitanati dall’ex presidente
del Forza Juve Fans Club, Pier
%
Carlo Perruquet, assistevano alla discussione dalla tribuna riservata alla cittadinanza. Una claque: tra applausi a scena aperta
durante le prove oratorie dei consiglieri di opposizione, e mormorii sopra gli interventi della maggioranza.
Centrodestra e 5Stelle («Fassino vada da Chiamparino e faccia
sentire la sua voce per salvare
l’Oftalmico», ha attaccato la grillina Chiara Appendino) avrebbero voluto sottoporre al voto un documento che addossasse nero su
bianco la responsabilità politica
della chiusura dell’ospedale alla
giunta regionale, impegnando il
sindaco a chiedere ufficialmente
alla Regione di sospendere il trasferimento dei reparti. Una proposta irricevibile, per il centrosi-
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nistra, se non precisandone meglio il contenuto. Così, Lucia Centillo (Pd) ha partorito un emendamento per ricordare che è stato il leghista Roberto Cota, quando era alla guida della Regione, a
decidere che l’Oftalmico andava
chiuso e sottolineare che il problema non sono i muri, ma il mantenimento dei servizi sanitari.
Esattamente quanto ha ricordato in aula il vicesindaco Elide Tisi:
«Noi — ha detto — abbiamo il dovere di chiedere che non ci sia un
depauperamento del livello
quantitativo e qualitativo delle
prestazioni per i nostri cittadini.
Lo abbiamo chiesto a Cota, quando si è trattato del Valdese, e già
si decise del destino dell’Oftalmico. E continuiamo a chiederlo
adesso a Chiamparino».
A questo punto la situazione si
è capovolta e il boccone è diventa-
to indigesto per il centrodestra,
tanto che D’Amico, per non vedersi modificare dal Pd la proposta che aveva firmato, ha dovuto
ritirare l’ordine del giorno. Questione archiviata? No. «Ripresenteremo e voteremo la nostra proposta — ha preannunciato il capogruppo dem Michele Paolino
— nella prossima seduta del Consiglio comunale».
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OME cittadino non parlerei di “bagarre Oftalmico”, ma di “questione Oftalmico” e non di “barricate populistiche”, ma di partecipazione libera e spontanea ad un dibattito molto sentito dai cittadini». L’invito è
di Savino D’Amelio, direttore del
dipartimeno di malattie oculistiche dell’ospedale di via Juvarra,
da mesi, se non da anni, sotto i riflettori per la resistenza ad un trasferimento annunciato oramai da
due amministrazioni regionali.
Da quando si è riacceso il dibattito, particolarmente vivace dopo la
vicenda di alcuni oculisti sospesi
per avere quote in società dove
esercitano la professione fuori
dall’ospedale, i toni si sono ulteriormente alzati. Molti i punti che
D’Amelio invita a prendere in considerazione per una scelta ponderata. «Nel mondo, gli ospedali monospecialisti non vengono chiusi
ma valorizzati. La questione Oftalmico — scrive D’Amelio interve-
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nendo sui contenuti di articoli pubblicati sul nostro giornale che hanno evidenziato la tendenza a trasformare la chiusura di un ospedale in un terreno di scontro elettorale — andrebbe affrontata con un
approfondimento. Per far sì che le
voci di risparmio, indici di produt-
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tività e di qualità, occupazione
operativa degli spazi dell’ospedale possano essere interpretate con
chiarezza». Non bisogna confondere il ruolo di un ospedale monospecialistico con quello di un’unità
operativa oculistica decentrata in
un ospedale polispecialistico, insiste, «né tantomeno con quello di
cliniche private accreditate. Hanno ruoli diversi e spetta all’indirizzo politico e alle capacità manage-
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riali delle istituzioni rendere sinergici, efficaci ed economici i vari
soggetti».
I medici dell’Oftalmico, spiega
D’Amelio, «non sono contrari al
trasloco ma allo smembramento
dell’unitarietà dell’ospedale»: «È
la cooperazione fra unità superspecialistiche di oculistica concentrate nello stesso posto e la loro contemporaneità d’azione che rendono vincente il modello monospe-
cialistico. Solo con la salvaguardia
di questo modello è possibile usufrire di vantaggi da scambi interdisciplinari già in atto, ma ancor di
più nell’evenienza di un trasferimento nella Città della Salute».
Poi c’è il disorientamento dei pazienti, un aspetto che non può essere sottovalutato, prosegue il direttore del dipartimento: «È vero
che non può essere questa la motivazione per cui si fa una scelta o
l’altra, ma l’effetto che uno spostamento a spezzatino può creare sulle persone deve’essere tenuto in
considerazione». Un altro problema grave è il vuoto di formazione
dei professionisti superspecialisti
nelle varie sottobranche dell’oculistica per mancate assunzioni di
giovani medici, fa notare D’Amelio: «Per questo, invece di disgregare l’Oftalmico, si dovrebbe correre
ai ripari con un piano razionale di
assunzioni. Per evitare che fra
qualche anno l’oculistica sia azzerata o trasformata in Cenerentola
dell’oculistica italiana».
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LA STAMPA
MARTEDÌ 22 MARZO 2016
.
Cronaca di Torino .57
Il carcere inaugura un’area verde per ridurre il trauma dei colloqui
L’asilo comunale apre le porte
ai bimbi delle detenute
Dopo il permesso di frequentare il nido, si estende il progetto educativo
Fino
a 6 anni
LETIZIA TORTELLO
Oltre le sbarre, per giocare
con gli altri bambini e respirare un'atmosfera di normalità. I bimbi e le bimbe delle
mamme carcerate, dal prossimo anno scolastico, frequenteranno la scuola materna fuori dalla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno per
cinque giorni alla settimana
dalle 9 alle 13, compreso anche il momento del pasto. Un
progetto che già esisteva per i
piccoli da 0 a 3 anni, accolti
nel nido Elvira Verde di via
delle Primule 5.
Ora, la sperimentazione si
estende ai più grandi, i bambini in età prescolare, che nella
materna di via delle Primule
36 troveranno insegnanti
pronti a includerli nei progetti
educativi insieme ai compagni, tentando di azzerare le
differenze tra chi vive dentro
e fuori dal carcere. «Almeno
una parte della loro giornata spiega l’assessora all’Istruzione, Mariagrazia Pellerino - la
trascorreranno fuori. È un
modo concreto per contribuire ai percorsi di reinserimento nella vita sociale».
Fino a 6 anni con loro
Ieri, il Comune ha siglato con
il carcere il protocollo in favore di bambini, mamme e papà.
L’anno scorso hanno frequentato il nido 11 bimbi, che da do-
Si estende
il progetto
che permette
ai figli delle
detenute
di frequentare le scuole
comunali
dell’infanzia
Dopo il nido,
ora la materna di via delle
Primule 36
La legge dice
che i bimbi
di mamme
in carcere
possono
restare
con loro
fino all’età
di sei anni
Nell’anniversario
Un sala comunale dedicata a Musy
«La sua memoria va preservata»
1 «In un tempo in cui
non sempre la politica è
vista con favore dalla gente, Alberto Musy ci ricorda che esiste anche una
buona politica, fatta con
onestà e disinteresse per
il bene comune». Così il
sindaco di Torino, Piero
Fassino, ha ricordato il
consigliere comunale e avvocato ucciso in un agguato
il 21 marzo del 2012 al quale è stata intitolata oggi la
Sala Matrimoni del Municipio. Alla cerimonia, oltre alla moglie Angelica e alla sorella Antonella di Musy,
hanno preso parte i presidenti del Consiglio comunale
e regionale, Giovanni Porcino e Mauro Laus, e nume[B.MIN.]
rosi consiglieri della Sala Rossa.
gli». Il numero delle detenute
dell’Icam varia a seconda delle
scarcerazioni: «Nelle passate
settimane avevamo raggiunto
il tetto di 9 - continua Minervini -, ora siamo a 2».
vi il più possibile stabili con i genitori è un’esigenza molto sentita anche da quei figli che il carcere lo frequentano perché vanno a trovare alle Vallette papà e
mamme detenuti. «Oggi è permesso un
Tranquillità
semplice incondelle mamme
tro - continua
L’accordo per
Gallo -, non un
mandare i
momento di
bambini a nido
affettività vee materna
ro, come acL’anno scorso 11 bambini
pubbliche «dà
cade nelle
hanno frequentato il nido
anche la possicarceri di Dacomunale di via
bilità alle mamnimarca, Spadelle Primule 5
me di stare trangna, Svizzera, doquille e studiare ve genitori e figli
puntualizza la garante dei
hanno a disposizione apdiritti dei detenuti, Monica Cri- partamentini che servono per
stina Gallo -. La maggior parte non spezzare ancor di più reladi loro è minorenne e non ha zioni già molto complesse». Per
nemmeno la licenza media». andare incontro a questi proGrazie alla legge 62 del 2011, i blemi, il carcere inaugurerà ad
piccoli possono restare con le aprile un’area verde, per conmamme in carcere fino a 6 anni, sentire colloqui più distesi, con
e non solo fino a 3. Ma l’impor- passeggiate, tra figli e genitori.
tanza di creare rapporti affetti12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
11
bambini
REPORTERS
I piccoli dagli 0 ai 6
anni passeranno così
una parte della loro
giornata fuori dal
carcere, potendo
crescere insieme agli
altri bambini
Abbiamo inaugurato
l’Icam, una piccola
comunità interna al
carcere, senza sbarre,
per ridurre l’impatto
sui bimbi della
detenzione
Mariagrazia Pellerino
Domenico Minervini
Assessora comunale
all’Istruzione
Direttore carcere
Lorusso e Cutugno
Il Comune: «Nessun ritardo per la Nigra»
dici mesi abitano con le loro
madri in una nuova sezione del
Lorusso e Cutugno, l’Icam
(Istituto a custodia attenuata
per le detenute madri), una
sorta di comunità dove si scontano anche pene lunghe, nell’area della semilibertà, «senza
sbarre, per ridurre al massimo
l’impatto della detenzione sui
bimbi», spiega il direttore del
carcere, Domenico Minervini.
Un contesto ben diverso, «molto più civile», per costruire un
rapporto migliore genitori e fi-
Impasse del Comune sulla chiusura
La giunta sblocca i lavori Oftalmico, guerra di mozioni
per la “scuola di Renzi” La Sala Rossa rinvia il voto
A pezzi
BEPPE MINELLO
Le ansie del preside della
«Nigra» di via Bianzè, Maurizio Tomeo, preoccupato che
il Comune possa perdere i
soldi stanziati dal Governo
per mettere in sicurezza
l’edificio scolastico, pare possano quietarsi. Oggi, la giunta, su proposta dell’assessore
Mariagrazia Pellerino, approverà due delibere che, a
giudizio del segretario generale, Penasso, risolveranno
tutti i problemi. Se di problemi si trattava. Questo aveva
denunciato Tomeo il quale,
oltre che preside, è pure lui
amministratore pubblico in
quel di Trofarello dove aveva
già affrontato la questione
per una scuola del suo Comune nella quale i lavori sono
partiti da tempo. Una circostanza che ha posto il battagliero Tomeo nella condizione di dire: «Guardate che se
non fate come dico io perderete i finanziamenti e io a settembre dove metto gli alunni?». Da Palazzo Civico, sia la
Pellerino, sia l’assessore Passoni, avevano contestato i timori di Tomeo la cui denuncia, divulgata da La Stampa,
aveva fatto muovere anche
Palazzo Chigi e il presidente
del Consiglio che aveva twittato poche, lapidarie, parole:
«I lavori nella scuola Nigra
inizieranno ad aprile». Le
Il preside
Maurizio
Tomeo nella
scuola «Nigra» di via
Bianzè
dove i lavori
devono
partire al più
presto per
essere finiti
prima del
prossimo
anno
scolastico
REPORTERS
preoccupazioni sollevate da
Tomeo riguardavano il vincolo
d’uso trentennale che la giunta
avrebbe dovuto porre sull’edificio di via Bianzè per ottenere
il finanziamento: «Il vincolo lo
approveremo oggi e non c’è bisogno di passare dal Consiglio
comunale». L’altro punto riguardava l’ipotesi che lo stesso
finanziamento dovesse essere
assunto nel Bilancio 2016 che
non è ancora stato approvato.
Un intoppo che, ancora a giudizio di Tomeo, avrebbe dilatato ben oltre il 29 aprile, termine ultimo, sempre secondo il
preside, oltre il quale il finanziamento andrà ad altre scuole
in graduatoria. Per il Comune,
niente di tutto questo potrà accadere perchè il finanziamen-
to è stato già assunto dal Bilancio triennale delle opere pubbliche approvato nel 2014. Anche l’opposizione di centrodestra s’è inserita nella querelle,
ovviamente facendo proprie le
tesi di Tomeo. Ieri, firmata da
tutti i capigruppo dell’opposizione, è arrivata la richiesta al
presidente della Sala Rossa,
Giovanni Porcino, di convocare un consiglio straordinario
proprio per approvare la delibera del vincolo trentennale
«senza fare ostruzionismo»
prometteva il capogruppo di
Fd’I, Marrone. Se la tesi della
Pellerino è corretta («Basta la
delibera di giunta«), quello del
centrodestra rimarrà quindi
un gesto di buona volontà.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
È guerra di mozioni sul caso
Oftalmico. Sarà un lungo mese, quello che ci separa dalla
sospensione dell’attività amministrativa, 45 giorni prima
delle elezioni. Ieri, nel perfetto spirito della battaglia senza
quartiere per accaparrarsi
voti, lo scontro tra i partiti in
Consiglio comunale si è consumato sul dibattito per la
chiusura dell’Oftalmico.
A chiedere la convocazione
di un Consiglio straordinario,
tutto dedicato al presidio sanitario di via Juvarra, era stato Angelo d’Amico (Forza Italia), che insieme al capogruppo Andrea Tronzano ha presentato mozioni e ordini del
giorno per mettere al voto due
cose: salvaguardare l’Oftalmico e mantenerlo tutto insieme
in locali idonei, prima del trasferimento nel futuro Parco
della Salute. Subito, è stato
scontro tra maggioranza e opposizione, con la minoranza
che ha rinfacciato al Pd di avere due pesi e due misure,
avendo protestato per la chiusura degli ospedali quando governava Cota e ora appoggiando il trasferimento voluto
da Chiamparino in Regione.
Votazione rimandata a dopo pranzo, per trovare un accordo. La mediazione il Pd l’ha
affidata a Lucia Centillo e a un
suo emendamento in cui, un
po’ il Pd andava incontro all’opposizione, un po’ la provo-
«No allo
spezzatino»
Il futuro
dell’Oftalmico
è in mano alla
Regione, ma
ieri la Sala
Rossa aveva
deciso di
votare una
mozione per
chiedere a
Chiamparino
di preservare
la qualità
del servizio
Mozione poi
ritirata
REPORTERS
cava. Come? Chiedendo alla Regione di mantenere qualità e
quantità degli interventi dell’Oftalmico, anche se trasferito,
e obbligando l’opposizione a votare anche quel «paragrafetto»
in cui si diceva che la decisione
di chiudere l’Oftalmico era stata di Cota.
Braccio di ferro
Proprio su questo punto, quando si è trattato di mettere ai
voti il documento, è finito tutto
in una meravigliosa bolla di sapone. Con D’Amico che ha ritirato l’ordine del giorno, perché
il Pd a sua volta non ritirava
l’emendamento Centillo, ma
annunciava una mozione tutta
sua nei prossimi giorni. Braccio di ferro politico, per non
darla vinta all’avversario.
Mentre il comitato dei cittadini, guidato da Piercarlo Perroquet, forte di 76 mila firme
raccolte, continua a ripetere:
«No allo spezzatino dell’Oftalmico. Resti in via Juvarra finché non è pronta Città della Salute». Su un punto il Pd è d’accordo: «No alla collocazione al
San Lazzaro, struttura inadeguata». Mentre dice «sì a ridistribuire parte del servizio al
San Giovanni Bosco». E visto il
rinvio del voto, l’assessora Tisi
tiene a puntualizzare: «Con la
Regione c’è un’interlocuzione
aperta. Chiederò a Chiamparino garanzie perché l’offerta del
servizio non diminuisca, anche
con il trasferimento».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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LA STAMPA
MARTEDÌ 22 MARZO 2016
In breve
OMEGNA, PREOCCUPAZIONE PER I CONTI DEL MADONNA DEL POPOLO
“Sarà difficile salvare il Coq
soltanto con ortopedia”
L’ad Battaglia: “L’ospedale diventi davvero il riferimento del Nord Piemonte”
VINCENZO AMATO
OMEGNA
vità di ortopedia?» si chiede il
segretario del Pd cusiano
Alessandro Rondinelli.
«Che alcune attività svolte
non fossero più previste nella
pianificazione regionale è stato comunicato verbalmente
pochi giorni fa - prosegue Battaglia - spiegando che il “prevalente orientamento ortopedico” di cui alle deliberazione
regionale del 2012 relativa alla
stabilizzazione, a tutt’oggi disattesa, va invece inteso come
esclusivamente legato ai reparti di ortopedia e riabilitazione».
Botta e risposta tra dirigenti
del Coq, assessorato regionale alla Sanità e Asl Vco. Alle
dichiarazioni fatte dall’assessore Antonio Saitta replica
Gianmaria Battaglia, amministratore delegato del Centro ortopedico di quadrante
che gestisce il Madonna del
Popolo di Omegna.
«Le attività svolte dal Coq
dall’avvio della sperimentazione a oggi sono espressamente previste negli atti di
gara a suo tempo deliberati
che sono alla base del contratto di servizio - dichiara
Battaglia -. Annualmente il
budget di attività è stato oggetto di approfondita discussione e approvazione da parte del Consiglio di amministrazione composto in maggioranza da persone designate da Regione e Asl Vco,
che nominano il presidente».
«Nessun atto ufficiale»
Il che non trova d’accordo Battaglia che sottolinea come «tale interpretazione lessicale e
di scelta programmatica non
risulta in nessun atto ufficiale,
ma è una assoluta novità, e può
risultare gestionalmente non
compatibile con la sostenibilità economica e occupazionale
del presidio di Omegna».
Budget approvato
La procedura è stata seguita
anche per il budget del 2016
approvato a dicembre. L’ad
del Coq risponde così alla domanda che in questi giorni
cittadini ed esponenti dei
partiti si stanno ponendo:
Regione e Asl potevano non
sapere che all’ospedale di
Omegna si facevano attività
aggiuntive a ortopedia? «Le
attività svolte sono state rendicontate e riconosciute economicamente dall’Asl - dice
Battaglia -. Sono oggetto di
controlli da parte delle commissioni previste dalle normative regionali e nazionali».
L’amministratore delegato aggiunge: «Diverse attività sono state svolte su specifica richiesta di Asl del Vco
per contribuire, nell’ambito
del sistema di offerta pubblica, alla risposta dei fabbisogni locali: l’ospedale di Omegna ha continuato a essere
importante punto di riferimento».
L’attenzione della politica
è proprio su questi punti:
«Che fine faranno i servizi
non ortopedici che oggi sono
al Madonna del Popolo qualora il Coq svolgesse solo atti-
Le nuove prospettive
Omegna si interroga sul futuro dell’ospedale Madonna del Popolo
Ieri confronto con l’azienda
I sindacati temono per i posti di lavoro
«Rischio di ridimensionamento»
1 E’ seguita con attenzione sia dal mondo della
politica che dal sindacato la situazione dell’ospedale
Madonna del Popolo di Omegna. Ieri i rappresentanti sindacali hanno incontrato i dirigenti del Coq. «Siamo piuttosto preoccupati perché il quadro che ci è
stato prospettato non è positivo e i rischi se non di
chiusura ma di un forte ridimensionamento ci sono afferma Tiziana Zazzali della Cisl Fp -. Abbiamo timori sia per il personale con il rischio di perdita di posti
di lavoro, come per una perdita della sanità di tutto il
territorio del Cusio». Proprio per questo motivo saranno decisivi gli incontri previsti giovedì su iniziativa dell’amministrazione comunale e venerdì quando
si confronteranno Coq e Asl. «La sensazione è che si
vada a intervenire con tagli pesanti non dove possa
servire - dicono Alessandro Buzio del Pd e Alyosha
Matella della Federazione della sinistra - ma che ci si
limiti a realizzare i maggiori tagli possibili ovunque
se ne presenti l’opportunità».
[V. A.]
Resta una possibilità che Battaglia prospetta: «Che vi sia
una reale disponibilità a consentire l’assunzione da parte
del Coq del ruolo di ortopedia
di riferimento dell’area in coerenza con l’equilibrio economico finanziario della società e
con il ruolo di struttura completamente integrata nella rete di offerta pubblica della Regione». Insomma che il Centro
ortopedico di quadrante sia
davvero tale. Un’ipotesi che
dovrà essere sottoposta a confronto con le altre strutture
ortopediche presenti negli
ospedali del territorio.
Giovedì incontro pubblico
Intanto sulla questione interviene anche Noi ci siamo per
Omegna, gruppo che fa riferimento al Pd omegnese, che
chiede di fermare tutto e non
effettuare nessun taglio dei
servizi nel Cusio. Del futuro
del Coq si parlerà giovedì sera
al Forum nel corso dell’assemblea pubblica e venerdì Coq e
Asl Vco si incontreranno per
fare chiarezza e trovare una linea comune sul futuro.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Verbania
Magistrini, firme vere
Accusa archiviata
1 Posizione definitivamen-
te archiviata per Silvia Magistrini. Era tra i nove indagati
nella «firmopoli» verbanese.
Mentre per 8 il procedimento
si è concluso con il patteggiamento, per l’ex consigliere
provinciale e assessore comunale - con posizione stralciata - la difesa, con l’avvocato Bruno Stefanetti, ha dimostrato come fosse sempre
stata presente al momento
delle autenticazione delle firme a supporto della lista «Sinistra e ambiente con Carlo
[C. P.]
Bava».
Cannero Riviera
Dovrà scontare sei mesi
per la truffa on-line
1 Condanna a 6 mesi e 200
euro di multa (il pm aveva
chiesto un anno, 2 mesi e 500
euro) per l’abruzzese Valentino Belfiore, difeso d’ufficio
dall’avvocato Luca Molino.
Accusato di truffa on line, nel
settembre 2013 aveva ricevuto sulla carta Postepay a lui
intestata, dopo accordi definiti con telefonate a un’utenza che aveva sempre lui come
titolare, 300 euro da un acquirente di Cannero Riviera.
Avrebbe dovuto fargli pervenire un I-phone, messo in
vendita con inserzione su
eBay, ma nessuna spedizione
aveva fatto seguito al pagamento.
[C. P.]
Verbania
Lavori utili alla città
dopo le minacce ai vigili
1 Aveva insultato e minac-
ciato il vigile urbano che gli
intimava di raccogliere gli
escrementi del proprio cane,
lasciati sul lungolago d’Intra.
Alla contestazione di quella
violazione, Alessandro Lamonaca aveva risposto all’agente di polizia municipale
«se mi mandi la multa a casa,
ti vengo a cercare». Ieri in tribunale il suo avvocato Gabriele Pipicelli ha avanzato
richiesta di sospensione del
processo chiedendo la «messa alla prova», con un programma di lavori socialmente utili che verrà presentato il
27 maggio. Il giudice Rosa
Maria Fornelli ha indicato
come Lamonaca dovrebbe
essere assegnato - in una logica di «contrappasso» - alla
pulizia di spazi pubblici di
Verbania con la rimozione di
deiezioni canine e al versamento di una somma a titolo
riparatorio.
[C. P.]
.
VCO .53
DOMODOSSOLA
Donna morta
dopo la caduta
Prosciolti
tutti i medici
Non ci sono elementi per ravvisare la responsabilità penale del medico del pronto
soccorso di Omegna e di sei
colleghi del reparto di rianimazione di Domodossola che
nel settembre 2011 avevano
avuto in cura Ganna Zayaro,
badante ucraina di 53 anni,
morta per un’emorragia cerebrale. Causa dell’emorragia era stato il trauma cranico che si era procurata cadendo per strada.
La donna era stata accompagnata in ambulanza all’ospedale di Omegna verso
le 20,30, da dove dopo qualche ora era stata dimessa. Le
condizioni nella notte erano
peggiorate, tanto che il giorno dopo si era rivolta al Dea
del San Biagio: immediato il
ricovero in rianimazione, dove il decesso è sopraggiunto
due settimane più tardi.
In un primo tempo il pm
Nicola Mezzina aveva chiesto il rinvio a giudizio per i
medici Valter Antonio Staffieri, Sandra Alleva, Piero
Anchieri, Samy Mhammed,
Stefania Raffa, Paola Rosa
Soldà e Vincenzo Trotta, riscontrando comportamenti
di imperizia e negligenza che
davano fondamento all’accusa di omicidio colposo. Ieri
davanti al Gup Beatrice Alesci, che ha emesso per tutti
sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non
sussiste, è stato lo stesso
pubblico ministero a chiedere di non procedere. Una decisione assunta dopo aver
appreso le conclusioni delle
consulenze tecniche prodotte dagli avvocati Annamaria
Possetti, Giovanni Zoppetti,
Marco Daverio, Carla Zucco
e Antonio Maria Brena.
Alla luce di quanto prevede la legge sulla colpa medica, le memorie difensive hanno dimostrato come da parte
di tutti i dipendenti dell’Asl
Vco vi fosse stata osservanza
delle linee guide dei protocolli. Le figlie della collaboratrice famigliare ucraina, con gli
avvocati Silvia Paganessi e
Christian Ferretti, hanno intanto avviato una causa civile per ottenere un risarcimento dall’Asl: il giudice si è
riservato di decidere su questioni procedurali.
[C. P.]
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
CEPPO MORELLI, PENA DI UN ANNO E 5 MESI
OMEGNA, ASSOLTO UN MENDICANTE
Maltrattamenti in famiglia
Condannato un pensionato
“Richieste talmente assurde
Dopo la sentenza per doping
che non potevano essere vere” è inibito dal Coni fino al 2020
Una vita di coppia tutt’altro
che semplice, per la differenza di età ma anche perché Ceppo Morelli, in valle
Anzasca, ha poco in comune con una grande città della Columbia.
Il rapporto tra Franco Dell’Oro, 76 anni e la moglie sposata nel 2007 e dalla quale è separato dal 2013 - è finito davanti al giudice che ieri
ha condannato l’uomo a un
anno e 5 mesi (il pm Anna
Maria Rossi aveva chiesto 2
anni e 2 mesi) e 300 euro di
multa, pena sospesa. L’accusa era di maltrattamenti in
famiglia. La ex moglie e la figlia ventenne si sono costituite parte civile con l’avvocato
Per un paio di mesi, tra la primavera e l’estate del 2014,
aveva chiesto a passanti e negozianti di Gravellona Toce e
Verbania di aiutarlo a raccogliere i soldi che servivano
per operare la sua bambina,
a rischio di cecità, in un centro specializzato di Barcellona. Molti, impietositi, gli avevano dato anche 20 o 30 euro
e lui - preciso - aveva fatto loro firmare fogli su cui segnava il contributo.
Stando a quelle carte
Sasha Aerosmith, serbo di 43
anni senza fissa dimora,
avrebbe racimolato un gruzzolo di 2.600 euro, anche se
avrebbe poi dichiarato che
quel denaro andava in gran
Giovanna Perrini ed è stato loro riconosciuto un risarcimento di 5 mila e 1.500 euro.
Per l’anzaschino c’è stato il
non doversi procedere per le
ingiurie, depenalizzate, e per
un episodio di lesioni nei confronti della moglie che ha ritirato la querela. Capo d’imputazione rimasto però nei confronti della figlia per uno
schiaffo che l’uomo ha negato
di averle dato. Dell’Oro - difeso
dall’avvocato Maria Grazia
Medali - aveva conosciuto la ex
compagna in Columbia, dove
si trovava per intervenire con
una squadra di operai alla manutenzione di un impianto industriale.
[C. P.]
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parte a un gruppo di albanesi
che gli consentivano di vivere,
con moglie e due figli, in una
roulotte in viale Certosa a Milano. Denunciato per truffa aggravata, ieri è stato assolto
perché «il fatto non sussiste».
L’avvocato d’ufficio, Antonello Riccio, ha evidenziato
che Aerosmith era, come tutti i
questuanti, un fastidio per le
persone che importunava ma
non colpevole, non potendo indurre in errore nessuno mediamente accorto. Insomma,
nessuno avrebbe dovuto dar
credito al racconto, sapendo
che interventi chirurgici ai
bambini sono a carico del sistema sanitario.
[C. P.]
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VERBANIA, AVEVA PATTEGGIATO UN ANNO
Inibito da ogni attività sportiva organizzata dal Coni fino
al 7 marzo 2020. E’ questa la
pena che la Prima sezione del
Tribunale nazionale antidoping ha emesso nei confronti
di Ottavio Moresco. A lui sono state contestate due violazioni: l’uso o il tentato uso di
sostanze proibite e la somministrazione (effettuata o tentata) a un atleta durante una
competizione. Moresco (attualmente non tesserato)
erano rimasto coinvolto negli
scorsi mesi in una inchiesta
di doping portata avanti dalla Procura di Verbania, al
termine della quale aveva
patteggiato un anno. Con lui
erano rimasti coinvolti un al-
tro sportivo e un farmacista di
Intra. Nei loro confronti il Tribunale antidoping si era già
espresso a novembre: il primo
era stato squalificato per due
anni (era iscritto alla Federazione di atletica), il secondo
inibito - in quanto non tesserato - fino al 2023 per cessione di
farmaci senza ricetta (aveva
patteggiato in primo grado in
tribunale a Verbania un anno e
mezzo).
In quell’occasione i giudici
avevano chiesto, prima di
esprimersi su Moresco, di acquisire il fascicolo degli altri
due. Ora, oltre all’inibizione,
anche il pagamento di 378 euro
di spese processuali.
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