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Trentino-Sichuan, partnership lanciata
Nuova missione in Cina con Federcoop e ateneo. Green Block e Roverplastik, accordi economici
THEMT© Si stringe sempre di
più il rapporto tra il Trentino e
la provincia cinese del Sichuan. Dopo la missione di un
anno fa del sistema istituzionale ed economico trentino
che aveva posto le basi per la
successiva visita della provincia cinese e per l'arrivo di una
serie di comitive estremo
orientali dall'Expo, in questi
giorni una nuova delegazione
ha raggiunto Chengdu per far
evolvere le opportunità di business. Oltre a 15 aziende trentine specializzate nel settore
della meccanica, della green
tech e della filiera agroalimentare e alle istituzioni dell'autonomia (guidate dagli assessori
Carlo Daldoss e Sara Ferrari),
la rappresentanza ha incluso i
vertici della cooperazione
(Giorgio Fracalossi) e del
mondo della ricerca con università (il rettore Paolo Colli-
ni), la Fondazione Mach e la
Fondazione Kessler.
Concretamente le parti hanno formalizzato un accordo
quadro che funge da apripista
per l'attivazione di una serie di
progetti e partnership commerciali, economiche, produttive e scientifico tecnologiche. Trentino e Sichuan si
strizzano reciprocamente l'occhio anche sul fronte turistico
con lo studio di una serie di
pacchetti al fine di favorire la
formazione di nuovi flussi turistici. Sul fronte dell'alta formazione l'ateneo e le fondazioni potranno attivare sinergie per la ricerca industriale,
accademica e scientifica, mentre un'altra ipotesi di lavoro è
quella di sollecitare lo scambio di docenti e studenti (peraltro, un gemellaggio a livello
di scuole superiori è già stato
siglato tra il Chengdu Lon-
gquanyi Experimental Primary School e l'istituto comprensivo Giudicarle Esteriori).
Infine, le 15 aziende hanno
compiuto un'ulteriore esplorazione per l'apertura di nuovi
mercati dopo quella effettuata
un anno fa. Due di loro (Green
Block e Roverplastik) hanno
sottoscritto due accordi economici con partner cinesi.
A suggellare un'intesa in
espansione ci ha pensato anche la presenza di Sergio Maffettone, console generale
d'Italia a Chonqging. «Nel vostro territorio — hanno sottolineato Ferrari e Daldoss —
state lavorando con una logica
simile a quella del Trentino,
basata sull'innovazione. Sono
molti i settori di interesse comune, l'opportunità è ora
quello di strutturare ulteriormente i nostri rapporti».
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ooperquiz, Russell oggi in tivù
CLES, La 4 a Uc del liceo
contro «La Rosa Bianca»
CLES - La terza edizione del Cooperquiz, la trasmissione televisiva prodotta dalla Federazione Trentina della Cooperazione, entra nel vivo insieme ai ragazzi e alle ragazze della quarta Uc del Liceo Russell di Cles, fondatori dell'Associazione cooperativa scolastica «FunTut», che giocheranno contro la quarta A Alni dell'Istituto La Rosa Bianca di Predazzo, scuola che ha
partecipato al Cooperquiz fin dalla prima edizione.
L'appuntamento è oggi su Trentino Tv
alle ore 18 (e in replica su Trentino Tv
sabato alle 14.30 e su Tnn domenica
alle 10).
Terminata la puntata sarà possibile
continuare a seguire il Cooperquiz ori
line attraverso gli aggiornamenti sul
sito cooperazionetrentina.it, sulla pagina Facebook della Cooperazione
Trentina e sul profilo Twitter CooperTrentina. Le puntata già andate in onda saranno disponibili sulla web tv
cooperazione.tv, insieme a quelle delle due edizioni precedenti.
La quarta Uc Liceo Russell di Cles (Acs
FunTut) - «Il piacere del lavorare insieme» è formata da ventitré ragazzi
dinamici e pieni di idee che hanno dato vita all'associazione cooperativa
scolastica FunTut (www.funtut.weebly.com), con la quale, come si intuisce dal nome nato dall'unione dell'inglese con il dialetto noneso, realizzano numerosi progetti, dalla proposta
ai loro compagni di una merenda sana a base di yogurt per la ricreazione
alla creazione di oggetti e piccola bigiotteria con materiali riciclati da
esporre ai mercatini organizzati a scuola, dall'organizzazione di serate di sen-
sibilizzazione su temi di attualità alla
creazione del bicchierometro, strumento utile per favorire la raccolta differenziata dei bicchieri della pausa caffè.
«Ci siamo iscritti perché è la prima volta che ci capita di poter vivere un'esperienza come questa - raccontano presentandosi ai microfoni del Cooperquiz - e ci aspettiamo che questa nuova avventura ci unisca ancora di più».
Ad accompagnarli in questa avventura la loro docente di diritto ed economia, professoressa Cinzia Besseghini.
Valli di NON e SOLE
:
«Casa Sebastiano» in un film i£~z
Pag. 7
Alessandro Andreatta
«Tecnologie
a servizio
della vivibilità»
TREUTO «A me
le tecnologie interessano se
possono essere messe al servizio della qualità
della vita. Abbiamo molto da imparare,
soprattutto da città come Stoccolma e Malmo:
possiamo essere contenti di quello che
facciamo, ma quello che ancora c'è da fare è
tanto». Per Alessandro Andreatta guardare al
futuro in tema di smart city significa guardare
a Nord. Il sindaco di Trento è stato uno dei tre
protagonisti deirultimo caffè dibattito
proposto da Impact Hub Trentino all'interno
del progetto FuturaTrento, insieme a Thomas
Miorin del distretto Habitech di Rovereto e
Riccardo Acerbi della cooperativa Quater.
Tema dell'incontro: la sostenibilità, concetto di
cui si discuterà anche in uno dei 22
appuntamenti organizzati da Futura Trento a
bordo degli autobus nel progetto «Prossima
fermata Futura Trento», con l'obiettivo, come
ha spiegato Federico Zappini, «di incrociare le
teorie sulle smart cities con le ricadute
concrete che possono avere». Il passo
successivo sarà quello di chiedere ai cittadini
di mappare la città in base ai beni comuni.
«Quello della sostenibilità è un tema
trasversale — spiega Andreatta —. La prima
sfida di un sindaco è quindi quella di ragionare
in maniera interassessorati e interservizi». Per
il primo cittadino di una smart city, la
necessità è innanzitutto quella di creare «un
pacchetto di pratiche trasversali», ma subito
dopo bisogna fare inevitabilmente i conti con
«la responsabilità verso la sostenibilità»,
aprendo così il confronto con gli aspetti
culturali. Ma anche con i tempi: per Andreatta
«gli amministratori fanno una figura migliore
se dicono "sì" rapidi e magari accontentando
chi alza di più la voce» ma il lavoro si fa
«valutando gli effetti a lungo termine delle
azioni». Una nosizione condivisa da Miorin, il
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quale ha sottolineato che «per creare una
smart city serve una visione a lungo termine»,
ma «più che guardare a Copenaghen o
Amsterdam, possiamo volgere lo sguardo a a
sud, come alla città brasiliana di Coritiba» e da
essa imparare «che le cicatrici possono
diventare valori da cui partire».
«Un'amministrazione deve saper avere
coraggio» ha commentato Acerbi, spiegando
che «serve porsi degli obiettivi e raggiungerli,
ma anche se ciò non succede non bisogna
viverlo come un fallimento politico».
Necessario e impegnativo per i governatori di
una città è quindi «mettere in campo politiche
che consentano ai cittadini di essere
responsabili».
Andrea Rossi Torteli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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AL POLO TECNOLOGICO
e aziende incontrano 1 musei
I cinque migliori progetti verranno finanziati con 175 mila euro
I musei trentini hanno incontrato le aziende di informazione e
comunicazione, ieri al polo tecnologico di via Zeni. Il progetto
si chiama Museum-Fi e ha visto
la partecipazione di 43 aziende
e 18 enti museali; lo scopo, incrociare proposte ed esigenze
per lanciare nuove collaborazioni. I progetti più convincenti
potranno partecipare al bando
da 175 mila euro "Creative Ring
Challenge" che finanziera i cinque progetti migliori. L'evento
è stato promosso da Trentino
Sviluppo con la collaborazione
degli Hub trentini Fies Core, Impact Hub, Social Tank e Natourism e il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e dei comuni di Trento e Rovereto
nell'ambito di CreatiFI, progetto della Commissione Europea
volto allo sviluppo di strumenti
a supporto dellTnternet del futuro (Fiware). Alla base della
giornata c'era il concetto di
"Smart City", cioè mettere in
contatto capitale umano e sociale con la tecnologia, per rendere la vita dei cittadini più
semplice. La giornata è iniziata
con l'intervento di Andrea Molinari, docente di economia e management all'Università di
Trento. La parola è passata poi
a Claudio Martinelli, responsabile del Servizio attività culturali della Provincia, che ha illustrato l'ampiezza e la complessità del sistema culturale trentino. La giornata è entrata nel vivo con l'avvio degli incontri, le
cui finalità e modalità sono state illustrate da Christian Giacomi, dell'Area Innovazione e
Nuove Imprese di Trentino Sviluppo. L'invito alle aziende è
stato di essere chiari e concreti,
quello ai musei di essere aperti
all'innovazione. Le imprese sono state suddivise in gruppi e
hanno avuto modo, durante la
giornata, di incontrare tutti i
musei presenti con appuntamenti di 10 minuti totali, comprensivi della presentazione
della propria attività, dell'ascolto delle esigenze dell'ente. Per
ogni museo è stato possibile
scegliere tre aziende con le quali è scoccata la scintilla per la nascita di una positiva collaborazione. Queste combinazioni
vincenti saranno strutturate in
queste settimane e potranno
partecipare al bando europeo
da 175 mila euro "Creative Ring
Challenge". Ad aprile questi lavori saranno presentati e valutati da un'apposita commissione
che selezionerà i 5 progetti migliori cui sarà destinato un finanziamento di 25 mila euro.
Successivamente sarà effettuata una ulteriore selezione e i 2
percorsi più meritevoli riceveranno un altro sostegno di 25
mila euro.
(m.s.)
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Al polo tecnologico l'incontro con le aziende
I musei diventano hi-tech
Musei e nuove tecnologie:
l'unione fa la forza. L'innovazione tecnologica in campo per valorizzare la cultura ed il capitale umano è uno dei principi delle «Smart cities» ed una priorità per il Trentino, che ieri ha
ospitato «Museum-FI» al polo
tecnologico di Trentino sviluppo. La era giornata dedicata all'incontro tra musei trentini e
aziende dell'informatica impegnate nello sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
L'ambito è di grande interesse,
come testimonia la partecipazione all'evento: 43 aziende
iscritte e 18 enti museali che
hanno incrociato proposte ed
esigenze utilizzando la modalità dello speed date, per un to-
leri 43 imprese
e 18 enti museali
hanno incrociato
le loro proposte
ed esigenze
tale di 764 incontri. Le combinazioni più convincenti potranno partecipare al bando da 175
mila euro "Creative Ring Challenge" che finanziera i cinque
progetti migliori.
Museum-FI è stato promosso e
organizzato da Trentino Sviluppo, con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento, dei
comuni di Trento e Rovereto e
la collaborazione degli Hub
trentini.
Ma cosa può offrire l'innovazione tecnologica per la fruizione
della cultura? Le risposte sono
infinite e dettate dall'intesa e
dalla spinta creativa che nasce
dall'incontro tra questi due
mondi. Come è accaduto ieri.
Museum-FI ha invitato tutti i
musei del Trentino ad incontrare le aziende attive nel campo
delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione
(Ict), &a aprirsi a nuove possibilità e idee per valorizzare il
proprio ruolo nei confronti della società. Un approccio che fa
riferimento al concetto di
Smart city e che mette in contatto capitale umano, capitale
sociale e tecnologia.
Proprio da qui ha preso spunto il primo intervento della mattinata a cura di Andrea Molinari, docente del Dipartimento di
economia e management dell'Università di Trento. Il contesto attuale caratterizzato da popolazione e urbanizzazione in
netta crescita necessita di nuove soluzioni, una chiamata a cui
stanno rispondendo diverse
città in tutto il mondo. L'Italia
è uno dei Paesi più attivi in tal
senso ed anche a livello locale
non mancano i buoni esempi.
Trento compresa: è stata selezionata infatti dall'ente internazionale Ieee (Institute of electrical and electronics engineers) tra le città in cui sviluppare progetti di Smart City.
La parola è passata poi a Claudio Martinelli, responsabile del
Servizio attività culturali della
Provincia, che ha illustrato
l'ampiezza e la complessità del
sistema culturale trentino, composto da diversi settori. Come
ha spiegato Martinelli, la Provincia investe in cultura una
quota superiore rispetto alla
media italiana nella convinzione della strategicità di questo
settore. L'intento è quello di
aprirsi verso altri ambiti trentini per creare nuove sinergie.
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B E S S » Per Educa 2016
«L'educazione mi sta a cuore»
Manca poco meno di un mese al ritorno in città di Educa,
la manifestazione sull'educazione nelle sue tante sfumature c h e d a l l 5 a l l 7 aprile sarà a Rovereto con la sua settima edizione.
Ma c'è un'iniziativa che la precede e regala un'assaggio
dell'evento. «Sei un creativo o un professionista dell'illustrazione, del fumetto e dell'animazione? Partecipa al concorso artistico "Libertà e educazione", promosso e organizzato dall'Associazione autori di immagini con una tua
un'opera o con un dettaglio di un'immagine già ideata che
esprima la tua idea o offra una riflessione sul tema "Libertà e regole"». Una selezione di dieci opere sarà esposta a palazzo Istruzione durante le giornate del festival,
mentre chi presenta la sua opera parteciperà insieme ad
altri artisti di tutta Italia alla campagna culturale del festival «L'educazione mi sta a cuore», che si celebra venerdì 15 aprile on line e dal vivo nella piazza del Mart a Rovereto.
Per poter avere ulteriori informazioni su questa iniziativa è possibile consultare la pagina Facebook di Educa dove oppure il sito internet della manifestazione www.educaonline.it, dove è stato pubblicato tutto il bando del concorso.
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ucchi in radio su giovani e cooperazione
Con la partecipazione in radio
di Silvio Mucchi, presidente
della Cassa Rurale Tuenno vai
di Non e coordinatore del Comitato delle Casse Rurali delle
Valli di Non e Sole, oggi alle
12.30 su Radio Anaunia si chiude la collana di trasmissioni
"Giovani: cooperazione e democrazia" che l'emittente guidata da Claudio Gabos ha dedicato al mondo della cooperazione con conduttore il professor Giovanni Corrà. In tutto sono state prodotte ben 22 puntate con ospiti amministratori
ed esponenti del mondo politico e cooperativo tra cui il presidente della Federazione trentina, Giorgio Fracalossi.
Mucchi, intervistato appunto investe di coordinatore delle Rurali delle due valli del Noce, affronterà in particolare il
tema del rapporto tra giovani e
cooperazione forte del successo dell'iniziativa che la "sua"
Cassa Rurale ha recentemente
avviato con la Rurale Tassullo
e Nanno, con il coinvolgimento nel Club giovani di oltre 400
nuovi soci.
Altro tema che sarà affrontato è il rapporto tra cooperazione (in particolare quella del
credito) e la scuola, anche questo un settore in cui la Cassa
Rurale Tuenno Val di Non è
impegnata in prima persona
con iniziative mirate, curate
dal responsabile comunicazione Matteo Lorenzoni e destinate alle scuole superiori di Cles,
che sono frequentate da studenti provenienti da tutti o
quasi in comuni delle valli di
Non e di Sole e in parte anche
della Rotaliana.
Pur senza entrare nel merito
non mancherà infine un riferimento al problema della razionalizzazione degli sportelli
bancari e al tema della riforma
del credito cooperativo che costringe i vertici della Federazione trentina ad una profonda
auto-riflessione sul futuro stesse delle Casse Rurali come erano state concepite dai fondatori all'inizio del secolo scorso.
Per quanto riguarda in particolare gli istituti di credito cooperativo nonesi, nessuna novità immediata per quanto riguarda accorpamenti e fusioni. Le Casse Rurali sono attualmente cinque (Tuenno Val di
Non, Anaunia, Novella e Alta
vai di Non, Bassa Anaunia e
Tassullo e Nanno) ma il confronto continua e non sono
escluse novità.
(g.e.)
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falli: i l |l#i§ 1 Oggi
Radio Anatrala
ospita Corrà
CLES - Radio Anaunia continua con gli approfondimenti nella puntata di oggi e poi
venerdì 25 marzo del programma «Giovani:Cooperazione e democrazia», condotto da Giovanni Corrà, interverrà in studio Silvio
Mucchi presidente della
Cassa Rurale di Tuenno Val di Non e coordinatore
del Comitato delle Casse Rurali delle Valli di Non e Sole.
Il programma è un progetto
di 22 puntate ormai verso il
termine e che ha avuto ospiti di rilievo tra cui l'assessore provinciale Michele Daliapiccoia, il presidente di
Melinda Michele Odorizzi,
l'assessore alia Comunità di
valle Noidin, il presidente
della Comunità Silvano Dominici, il senatore Panizza,
i consiglieri provinciali Zanon e Ossanna, il presidente della federazione cooperative Giorgio Fracalossi.
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I ragazzi dell'Anffas in Comunità di valle
Incontro
nella sede
di Pergine
I protagonisti
hanno
illustrato
il loro
cammino
di formazione
professionale
PERGINE - Significativo
incontro lo scorso venerdì
mattina nella sede della
Comunità Alta Valsugana
Bersntol tra i partecipanti
del percorso di formazione
professionale e lavoro
condotto da Anffas Onlus ed
i rappresentanti della
Comunità Alta Valsugana e
Bersntol.
Nello scorso week end infatti
si è svolta in tutta Italia - con
modalità diverse da zona a
zona - la nona «Giornata
Nazionale della Disabilità
Intellettiva e Relazionale», e
Anf f as Onlus ha per questo
riproposto il suo «Open
Day», dedicato
all'informazione e
sensibilizzazione sulla
disabilità, promuovendo
principi e diritti civili-umani
sanciti dalla Convenzione
Onu sui diritti delle persone
con disabilità.
Alla presenza del presidente
della Comunità, Pierino
Caresia, di molti assessori e
della vicesindaco di Pergine
Daniela Casagrande, i ragazzi
di Anffas hanno posto quesiti
e domande, presentando poi
il loro percorso formativo e
le loro esperienze lavorative
avviate sul territorio della
Comunità di Valle.
«Open Day Anffas» è stato
quindi un momento
importante per
sensibilizzare anche i nostri
amministratori e referenti
politici sulla necessità
dell'inclusione, superando le
barriere e diffondendo la
cultura della disabilità con
reali diritti umani e civili,
garantendo così un
confronto e contatto diretto
con le comunità ed i territori
dóve opera Anffas Onlus (in
Italia quasi mille strutture,
che 60 anni seguono 30 mila
persone con disabilita e i
loro familiari).
D. F.
Pag. 15
Enderle: grazie per la vicinanza in tutti questi anni
Bressan, messa per l'Anffas
L'arcivescovo di Trento, monsignor Luigi
Bressan, ha presieduto ieri per l'ultima
volta la messa che ogni anno, in occasione di Natale e Pasqua, celebra per i ragazzi, le famiglie e i collaboratori dell'Anffas
Trentino.
«Questa - ha affermato Bressan - è la settimana dove Gesù è vicino alla sofferenza
per dirci che c'è una speranza nel giorno
della risurrezione. Dedicare tempo alla dimensione religiosa non è tempo perso. Incontri come quello odierno ci danno forza per proseguire nel cammino di fede».
Al termine della messa, il presidente dell'Anffas Trentino, Luciano Enderle, ha ringraziato l'arcivescovo per la sua vicinanza.
Pag. 16
Rettifiche pesanti in bilancio
Mediocredito: rosso da 7 milioni
Rettifiche di bilancio pari a 17 milioni di euro costringono Mediocredito
Trentino Alto Adige a chiudere per la prima volta in perdita: meno 6,8 milioni.
Il cda ha approvato il progetto di bilancio: il volume di credito concesso è pari a
183,2 milioni (ma i livelli di erogazione
crescono di 27 milioni). In ripresa in particolare Alto Adige e Veneto. La provvista
non ha presentato problemi (emissioni di
prestiti obbligazionari nel programma
Emtn, in particolare). Il problema semmai è la redditività: i margini di interesse,
a 14,1 milioni, perdono il 2496 a causa di
spread di mercato sempre più compressi» ha spiegato il direttore Leopoldo ScarTRENTO
pa. Si aggiungono i circa 2 milioni per
contribuire al salvataggio delle 4 banche
nazionali, e ovviamente i 17 milioni di rettifiche. Così l'indice di copertura del credito deteriorato sale da 29,8% a 34,6%,
mentre quello specifico delle sofferenze
sale da 38,3 a 41,796. Il Ceti (coefficiente
patrimoniale) sale da 16,34 a 17,84%. La
strategia futura è diventare banca corporate del credito cooperativo, come ricorda
il presidente Franco Senesi. «Spetterà agli
azionisti (Province, Regione, ndr) concretizzare il percorso», vale a dire diluire la
presenza, «per la nuova governance».
E. Oli.
Pag. 17
Mediocredito va in rosso di 6,8 milioni
Trentino in crisi, crediti in calo del 30%
Boom in Alto Adige +77% e Veneto +80%
Investiti 2,3 milioni
in 6 minibond di imprese
Primo bilancio in negativo
Mediocredito va giù
ma solo in Trentino
Mediocredito Trentino Alto
Adige chiude per la prima volta il
bilancio in negativo: nel 2015
«rosso» di 6,8 milioni di euro. I
dati della banca dicono che la
ripresa si registra in Alto Adige,
dove i nuovi crediti erogati
aumentano del 77% e in Veneto
(più 80%), ma stenta in Trentino,
dove le nuove erogazioni sono
crollate del 30%.
F.TERRERI
A PAGINA
TRENTO - Mediocredito Trentino Alto
Adige chiude per la prima volta il bilancio in rosso. I conti 2015, approvati nei giorni scorsi dal cda, registrano
una perdita di 6,8 milioni di euro contro un utile di 1,4 milioni nel 2014. Pesano, come per tutte le banche, la contrazione del margine di interesse, le
svalutazioni di crediti deteriorati, il
contributo dato al salvataggio di banche nazionali. Ma la fotografia che i dati Mediocredito scattano sull'andamento delle economie delle regioni in cui
opera la banca dicono anche un'altra
cosa: che la ripresa è consolidata in
Alto Adige, dove i nuovi crediti erogati aumentano del 77%, si comincia a
vedere in Veneto, con i prestiti che salgono dell'80%, ma stenta in Trentino,
dove le nuove erogazioni sono crollate del 30%.
«Nelle regioni vicine sembra vedersi
una ripartenza - afferma il direttore di
Mediocredito Leopoldo Scarpa (a sinistra nella foto) - Il Trentino invece appare indietro». I crediti complessivi
della banca sono diminuiti nel 2015 del
3,2% a 1,2 miliardi. Mentre però in Trentino scendono del 7,3%, in Sudtirolo
aumentano del 5,4%. I nuovi prestiti
deliberati sono pari a 183,2 milioni (1,7%), con la provincia di Trento che
vede una caduta del 27,2% a fronte di
una crescita del 47,2% della Lombardia, del 25,7% dell'Alto Adige, del 5,3%
del Veneto. Il nuovo erogato, pari a
172,2 milioni, cresce del 18,7% in tutte le regioni tranne Trentino e Emilia
Romagna.
«È questo il motivo per cui le Casse rurali sono in rosso: il Trentino arranca,
è ancora in crisi» sostiene il presidente di Mediocredito Franco Senesi (a destra nella foto). Mediocredito comun-
Bilancio appesantito da
rettifiche e contributi ai
salvataggi ma l'indice di
solidità cresce al 17.84%
que resta solido: l'indice di solidità
Ceti è salito al 17,84% (era 16,34% nel
2014), a fronte del limite minimo di
10,50%.
Nelle erogazioni sono comprese le sottoscrizioni di minibond emessi da 6
società regionali per un totale di 2,3
milioni a fianco di Fondo Strategico e
Euregio Minibond. Sul versante della
provvista, i nuovi flussi per 376,3 milioni sono stati raccolti con l'emissione di bond nell'ambito del programma Emtn, collocati per la quasi totalità sulla rete delle Casse rurali.
Sul conto economico, spiega Scarpa,
pesano la flessione del 24,6% del margine di interesse, a causa di spread di
mercato sempre più compressi, il versamento straordinario di 2 milioni al
fondo di salvataggio per il default delle 4 banche del centro Italia, «la prudenziale politica degli accantonamenti che ha portato a rettifiche di valore
per circa 17 milioni». Una plusvalenza
di 1,4 milioni è stata invece ottenuta
uscendo dalla società quotata Piteco
(gruppo Dedagroup).
Ma il futuro di Mediocredito, il ricollocamento strategico e l'aumento della
«potenza di fuoco» dipendono dalla riforma del credito coop, che ieri ha iniziato il suo percorso in aula alla Camera. «Siamo sempre impegnati - sottolinea Senesi - nel progetto della banca
corporate del credito cooperativo».
Per questo cambieranno gli assetti societari, con meno pubblico, presenza
che, tra l'altro, col bail-in non è più un
elemento di supporto del rating. Ma,
come ha puntualizzato qualche giorno fa il presidente della Provincia Ugo
Rossi, la riduzione della quota pubblica a favore delle Rurali avverrà gradualmente per garantire il valore e la
territorialità della banca.
F. Ter.
Pag. 18
IL BILANCIO DELLO SCORSO ANITO
Mediocredito, nel 2015 risultato negativo per 6,8 milioni
Il direttore generale Scarpa: «Gli spread di mercato sono sempre più compressi». Rafforzati gli indici di copertura
Risultato netto negativo per
6,8 milioni di euro nel 2015.
È quanto emerge dal bilancio dello scorso anno del Mediocredito Trentino Alto Adige. «Il 2015 è stato un anno di
flessione del margine di interesse (14,1 milioni di euro;
-24,6% rispetto al 2014) a
causa di spread di mercato
sempre più compressi e di
un gap con il costo della
provvista non più così remunerativo per una banca specializzata nel corporate, come la nostra», afferma il direttore generale, di Mediocredito Trentino Alto Adige,
Leopoldo Scarpa. Non di poco impatto è stato poi l'imprevisto versamento straordinario - di circa 2 milioni - al
fondo per la risoluzione delle
crisi bancarie, riferito all'ormai noto default delle 4 banche del centro Italia. «Infine ancora Scarpa - la prudenziale politica degli accantonamenti applicata dalla Banca
rispetto agli stock di crediti
in sofferenza e alla crescita,
seppur contenuta, dei crediti
deteriorati, ha portato l'esposizione in bilancio di rettifi_chfijdi.valnr_e_ner_cir_ca_l.7_mi-
lionidieuro».
Ciò ha portato ad un miglioramento di quasi 5 punti
percentuali dell'indice di copertura del credito deteriorato, che passa dal 29,8% al
34,6%, migliora anche l'indice specifico di copertura delle sofferenze passa dal 38,3%
ad un 41,7%. Queste tre importati componenti hanno
portato la banca, per la prim a volta, ad un risultato netto di segno negativo (6,8 milioni di euro).
Per ripartizione geografica, il Trentino Alto Adige si
conferma il principale mercato della banca: qui è concentrato il 46,6% del totale
del portafoglio crediti, per il
resto distribuito tra Veneto
(23,8%), Emilia Romagna
(11,3%), Lombardia (10%) e
altre aree (8,3%).
Mediocredito ha sostenuto i programmi di sviluppo
delle piccole e medie imprese, registrando u n aumento
nei volumi di nuovi finanziamenti erogati del 18,7%, raggiungendo nell'anno 2015
quota 172,2 milioni di Euro.
Questo positivo andamento
non si è proiettato in egual
misura sul portafoglio crediti
che, anche per l'effetto di alcune estinzioni anticipate di
natura straordinaria di mutui in essere, ha invece registrato una contrazione del
3,2%. In crescita i ricavi commissionali e quelli da plusvalenze.
Risultano rafforzati, nonostante il risultato netto negativo, gli indici di copertura
del credito deteriorato ed i
coefficienti patrimoniali con
un Ceti salito al 17,84% (era
16,34% nel 2014) confermando la tradizionale solidità patrimoniale
della
Banca.
Nell'anno 2015 si è focalizzata l'attenzione sulla selezione del nuovo credito: a fronte di una sostanziale tenuta
nei volumi di nuovo credito
concesso (183,2 milioni), i
conseguenti livelli di erogazione sono cresciuti in modo
sensibile (+27,1 milioni). La
ripresa è stata particolarmente significativa in Alto Adige
(+19,3 milioni) e in Veneto
(+24,9 milioni) ed ha contrastato i flussi in diminuzione
in alcune altre aree.
Pag. 19
Camera
Credito coop
Oggi in Aula
la probabile
«fiducia»
TREI^ST© Oggi la
riforma del
credito cooperativo è attesa al
voto alla Camera e con grande
probabilità verrà imposta la
fiducia. Ieri è iniziata la
discussione, che fra gli altri ha
visto l'intervento critico del
relatore di minoranza Filippo
Busin (Lega) che ha puntato il
dito contro le concessioni alle
Province di Trento e Bolzano,
che in automatico creano
territori di serie A e di serie B.
Tira un sospiro di sollievo
Alessandro Azzi, presidente di
Federcasse: «Se l'Aula di
Montecitorio e poi
l'Assemblea di Palazzo
Madama confermeranno le
modifiche apportate al
Decreto Legge 18/2016 dalla
Commissione Finanze della
Camera, l'autoriforma del
Credito Cooperativo si potrà
dire tutta sostanzialmente
accolta». Azzi tiene anche a
ribadire che la riforma attesa
non ha mai avuto carattere
emergenziale, di «messa in
sicurezza» del sistema Bcc,
che oggi ha un aggregato
patrimoniale di 20,3 miliardi
di euro e certifica un Ceti
medio di sistema del 16.6% (a
fronte di circa il 12% medio del
resto dell'industria bancaria).
«Il dato delle 50 Bcc citato dal
Responsabile della Vigilanza
della Banca d'Italia Barbagallo
con coefficienti di capitale più
bassi e tassi di copertura delle
sofferenze inferiori a quelli
del resto del sistema bancario
— dice il presidente — è
inferiore allo stesso dato delle
70 banche che solo un anno fa
lo stesso Barbagallo aveva
ricordato intervenendo in un
Convegno organizzato dalle
Casse Raiffeisen dell'Alto
Adige». «Segno che il sistema
è stato ed è tuttora in grado di
intervenire prontamente
laddove si è reso necessario,
sempre con strumenti di
categoria ispirati ad una
logica solidale». «Credo che a
questo proposito sia giusto
ricordare che in Italia vi sono
centinaia di Bcc che lavorano
ogni giorno con impegno e
qualità, e che non meritano di
essere catalogate, come
purtroppo capita spesso,
come appartenenti ad una
componente fragile
dell'industria bancaria».
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Pag. 20
SONO LE BANCHE CON CAPITALE E COPERTURE INFERIORI ALLA MEDIA. ERANO 70 UN ANNO FA
ankitalia: ci sono 511 Bcc tragili
Barbagallo: l'attuale contesto regolamentare e dì mercato
aumenta le probabilità di tensioni Federcasse: la way outnon
ci entusiasma ma ci può stare, Vautoriforma è stata accolta
DI FRANCESCO NINFOLE
dalla
necessità di più elevate coperture sui maggiori crediti deteriorati causati dalla recessione. Le
rettifiche hanno assorbito 1' 80%
d e j risultato di gestione negli ulti^ q ua ttro anni. Il tasso di copermsL è s a l i t o c o s ì d a l 2 6 al 39%,
^ ^ g s e j c r e d i t i deteriorati netti
|i sono 50 banche di credito
cooperativo che hanno cojemcienti di capitale e tassi
di copertura interiori alla
media del settore bancano Italiano. Lo ha ricordato ieri Carmelo
Barbagallo capo della vigilanza s o n o s a M d a l 1 0 > 5 a l 1 3 % d e i
di Banca d Italia, ui un mterven- finanziamenti totali. La capacità
to alla Fondazione Italiameuropei d i autofinanziamento si è ridotta.
nel quale ha espresso apprezza- G l i u t M i s o n o s c e s j 9 s o p r a t t u t t o
mento per gli emendamenti aUa q u a r i do sono calati! ricavi datitontorma delle Bcc Le 50 banche M d i S M a T c o s t i s o n o a u m e n t a t i
cooperative più fragili rappre- d d r ì% aU'anno, mentre il marsentano il 16% dell attivo della ^ d i intense è s c e s o d d 6 % .
categoria. Un anno ta erano 70 <<n 2 0 15 dovrebbe chiudersi per
(su un totale di circa 370), come c i r c a 6 0 B c c c o n u n u t i l e inferiore
ha ricordato il presidente di Fé- d e l 3 0 % rispetto ^ esercizio predercasse, Alessandro Azzi, che ha cedente, cui si aggiungono quelanche sottolineato che il capitale le che chiuderanno il bilancio in
Ceti medio delle Bcc è superiore perdita», ha osservato Barbagala quello nazionale ( 16,6% contro b . Oltre a tutto ciò, BanMtalia ha
12%). Nell'attuale scenario, tut- ricordato che, in caso di dissesti,
tavia, secondo Barbagallo, «au- ora non si possono più utilizzare
menta la probabilità che un nu- ifondiobbligatori di garanzia dei
mero non marginale di Bcc vada depositanti; e che le procedure di
incontro a tensioni a causa della risoluzione si possono applicare
difficoltà di alimentare il patrimo- soltanto per crisi di interesse pubnio nella misura e con la rapidità blico rilevante. Di conseguenza
imposti dal contesto regolamen- p e r m o l t e B c c n o n c i sare bbero
tare, istituzionale e di mercato», alternative alla liquidazione.
Le banche di credito coopera- Q u e s t i elementi, secondo Barrivo, nell'analisi di Bankitalia, bagallo, rendono necessaria la
sono chiuse in una morsa: da un riforma, che riunirà le Bcc sotto
lato le richieste di capitale sono u n a 0 più capogruppo. La nuova
più stringenti rispetto al passato, s t m t t U ra permetterà meccanismi
dall'altro gli utili sono compressi d i muUl0 sost egno, economie di
Pag. 21
scala, più investimenti in tecnologia, maggiore redditività, una
govemance più efficiente e più
facilità nell'accesso ai capitali. Bankitalia ha apprezzato gli
emendamenti che hanno rafforzato i poteri di indirizzo della
capogruppo, hanno previsto deroghe in casi eccezionali al controllo maggioritario delle Bcc e
hanno tolto limiti sulle azioni di
finanziamento.
Quanto alla way out per le
Bcc che non vogliano aderire a
un gruppo, uno dei punti critici
della riforma, Via Nazionale ha
sottolineato «la natura transitoria
ed eccezionale della previsione»
e l'opportunità di aver fissato a
fine 2015 il termine per avere un
patrimonio di almeno 200 milioni, condizione che rende possibile la way out. Inoltre Barbagallo
ha evidenziato che le operazioni
saranno soggette alle autorizzazioni della Banca d'Italia, che
valuterà «la coerenza delle soluzioni proposte riguardo alla sana
e prudente gestione delle singole
banche e alla stabilità del sistema». In caso di diniego dell'autorizzazione le Bcc potrebbero
scegliere tra l'adesione al gruppo
cooperativo e la demutualizzazione (con la conseguente integrale
devoluzione del patrimonio e
non più solo con l'affrancamento del 20% da versare al bilancio
dello Stato). La way out «non ci
entusiasma ma vista la logica di
straordinarietà ci può stare», ha
detto Azzi. Per il presidente di
Federcasse, «F autoriforma del
credito cooperativo si potrà dire
tutta sostanzialmente accolta» se
verrà ora recepita dal Parlamento (oggi dovrebbe essere posta la
fiducia alla Camera sul decreto),
La riforma è «utile e necessaria»
per il «rafforzamento e la stabilizzazione di questa componente
fondamentale del credito italiano», ha detto ieri il viceministro
dell'Economia Enrico Morando,
(riproduzione riservata)
Pag. 22
Ultimo dei bersaniani doc, è stato l'unico Pd che, al senato, ha votato contro VItalicum
Sonego va in difesa delle Bcc
Non vuole che abbiano
DI C A R L O VALENTINI
la possibilità
di diventare
spa
subito, a futura memoria: u n a
gestione dei lavori parlamentari di questo tipo non può essere accettata, specialmente ove
Montecitorio non apportasse le
modifiche che si rendono necessarie anche in ottemperanza del
dettato costituzionale in tema
di cooperazione».
A guidare la rivolta è app u n t o il signornò Lodovico Sonego, vera spina nel fianco del
•
• ultimo dei bersania•
* n i doc. L o d o v i c o
§§
Soneg©,60 anni, eletHBSS to nel 2013 nella circoscrizione Firuli-Venezia Giulia,
non è mai stato sfiorato dal
dubbio.E rimasto fedele, sempre
e comunque, all'ex segretario.
Tanto che è stato l'unico senatore (tra 71) che non h a votato
a favore dell'Italicum.
presidente della Regione Friuli,
O r a v a all'atD e b o r a S e r r a c c h i a n i , compatacco di M a t t e o
gna di partito ma componente
R e n z i su quella
il
cerchio magico renziano (è
che potrebbe rivicesegretaria Pd). Sonego non
sultare una buccia
gliene fa passare liscia nessudi banana, la legge
na, una spina nel fianco spesso
sulle banche coop.
dolorosa. Questa volta ha alzato
Il t e m a bancario
il tiro contro Renzi perché quenon può che essere
sta legge sulle banche coop, che
preso con le molle
sono 360 e un allettante bacino
da un governo che
elettorale,
proprio non gli va
h a sulle spalle l'ingiù: «Una settantina di Bcc è
gombrante affaire
oggi in difficoltà
di Banca Etruria.
e avendo t u t t e le
Così la legge che
Bcc nella propria
riforma le banche coop si poragione sociale lo
trebbe rivelare più delicata di
stesso marchio,
quanto il presidente del cons a r e b b e esiziale
siglio avesse previsto. Anche
per la reputazione
perché 20 senatori Pd hanno
dell'intero credito
sottoscritto u n a lettera aperta
cooperativo il «falche contesta l'operato del goverlimento» di qualno: «riteniamo che il disegno di
cuna di esse, non
legge sulle banche debba esserisolto, com'è avre modificato in più punti... Lo
venuto finora, dal
svolgimento dei lavori, al di là
credito cooperatidel calendario ufficiale, fa temevo stesso. L'errore
re una dilatazione dei tempi tale
da consegnare al senato un ddl consiste nel prevedere il diritto
non più modificabile. Lo diciamo di uscire dal credito cooperatiPag. 23
vo per esempio con la trasformazione in SpA. Ma si t r a t t a
di u n grave sbaglio consentire
la trasformazione della Bcc in
SpA. In tal modo si darebbe ai
soci attuali il pieno possesso di
riserve, che costituiscono in media il 90% del patrimonio delle
Bcc e che sono state accumulate dalle precedenti generazioni
in esenzione d'imposta per la
precisa finalità di esercitare lo
scambio mutualistico nell'attivita creditizia».
L e c r i t i c h e n o n finiscono
q u i (vedi il sito www.ludovicosonego.it) e la conclusione di
Sonego e dei suoi 20 colleghi
è lapidaria: «Una tale combinazione di errori e di lacune
può risultare fatale al sistema
bancario cooperativo con gravi
ricadute sull'intero sistema del
credito. Sarebbe u n peccato,
Chiediamo dunque di operare
in modo tale da scongiurare esiti inaccettabili».
Renzi è avvisato. Gli altri
dissenzienti sono M a s s i m o
Mucchetti, Felice Casson,
P a o l o C o r s i n i , E r i c a D ? Adda, N e r i n a Dirindin, Federico F o m a r o , Maria Grazia
Gatti, M i g u e l Gotor, M a u r o
Guerra, Paolo Guerrieri
P a l e o t t i , Silvio L a i , S e r g i o
L o Giudice, D o r i s L o Moro,
P a t r i z i a M a n a s s e r o , Claudio
Micheloni, M a u r i z i o Migliavacca, C a r l o P e g o r e r , L u c r e zia R i c c h i u t i , W a l t e r Tocci.
Tutti insieme appassionatamente contro la legge sulle banche coop, pronti a non votarla se
non sarà cambiata.
Che in particolare Sonego faccia sul serio lo sa la Serracchiani, che proprio non h a feeling
con lui. Recentemente la cresi-
dente h a capeggiato u n a delegazione regionale in Iran e h a
indossato il velo, apriti cielo, Son e g 0 ha emesso u n comunicato
a l fulmicotone: «Ho sempre considerato un errore la prassi del
c a p o coperto, anche in occasione
di visite al Sommo Pontefice. Si
tratta di una ostentazione deil a sottomissione della donna e
della negazione dell'uguaglianz a rispetto all'uomo. Ciò è tanto più Inaccettabile da parte di
chi ricopre una rilevante carica
istituzionale ed esercita un'iniportante funzione di leadership
politica nazionale».
n fatto è, h a r i b a t t u t o l a
S e r r a c h i a n i , che in Iran senza
v e l 0 non si entra. Lui però h a
a p e r t o u n altro fronte, nessun
accordo col Veneto per modificar e i confini regionali, accettando
il passaggio del comune di Sapp a d a e di altri comuni veneti:
«Sono contrario alla proposta
della Serracchiani di accogliere
questi comuni. A Roma e in ItaHa dicono che si vuole entrare in
Friuli Venezia Giulia perché ci
sono privilegi e allora avanti la
canea contro le Regioni speciali,
In pratica si tenta di rilanciare
il disegno di legge Morassut sulle macroregioni, profondamente
sbagliato. Vorrei r a m m e n t a r e
che Trento e Bolzano che sono
consapevoli di questo contesto
e più accorti che da noi hanno
sempre rifiutato di accettare
Comuni veneti».
Insomma, i muri possono
e s s e r e non solo europei ma anc he tra noi. Oltre che sui temi
specifici, mi f accuse contro il
presidente della Regione è lanciato pure per la sua fedeltà a
Matteo Renzi e di conseguenza
Pag. 24
la difesa del suo operato, per
esempio sul rifiuto di anticipare il congresso Pd: «Chi come la
Serracchiani - dice Sonego- riveste una rilevante carica istituzionale dalla quale è sempre
difficile, se non impossibile,
dissociarsi quando parla da vicesegretario di partito dovrebbe
saper mantenere un profilo più
appropriato. Non si è ancora
resa conto che in questo modo
danneggia la Regione Friuli
Venezia Giulia, che è di tutti i
suoi cittadini e di tutte le sue
imprese senza distinzione di colore politico, perché trascina la
sua funzione istituzionale nella
contesa partitica che per definìzione divide e suscita contrasti,
Dovrebbe concentrarsi un po'
più sulla funzione di governo e
farsi ossessionare un po' meno
dalla televisione a Roma».
Da convinto b e r s a n i a n o
dice: «sono totalmente contrario al partito della nazione» però
su un punto sta combattendo
una sua personale e non propriamente popolare battaglia:
reclama il vitalizio regionale,
«Il mio reddito da parlamentare
—dice- è di 4.800 euro netti per
dodici mesi. Non sono pochi, ma
non sono tutti quei soldi di cui
si favoleggia. Confermo che ho
chiesto che mi venga assegnato
il vitalizio per quando sono stato assessore regionale (che non
potrà essere pagato fintanto che
sono in senato) perché ho i requisiti previsti dalla legge. Non
è popolare chiedere il vitalizio
ma io ho servito la Regione per
tanti anni e mi spetta»,
La Serracchiani però ritiene
il contrario e ha detto no. Se la
vedranno (anche) in tribunale.
Twitter:
©cavalent
Pag. 25
Barbagallo
(Bankitalia):
rischiano di avere difficoltà
patrimoniali
Bcc, in 50 sono fragili
La riforma emendala
C
i n q u a n t a b a n c h e di
credito cooperativo
sono fragili dal punto
di vista patrimoniale:
l'allarme è stato lanciato da
Carmelo Barbagallo, capo del
dipartimento vigilanza della
Banca d'Italia. «Aumenta la
probabilità che u n n u m e r o
non m a r g i n a l e di Bcc v a d a
incontro a tensioni, a causa
della difficoltà di alimentare il
patrimonio nella misura e con
la rapidità imposti dal contesto
regolamentare, istituzionale e
di mercato».
Secondo Barbagallo, questi
istituti «presentano, contemporaneamente, coefficienti di
capitale più bassi e t a s s i di
c o p e r t u r a inferiori a quelli
m e d i del s i s t e m a b a n c a r i o
nazionale». In b a s e ai d a t i
relativi al dicembre scorso, le
Bcc in tale condizione erano
u n a cinquantina, pari al 16%
dell'attivo della categoria»,
In dicembre gli impieghi delle Bcc a m m o n t a v a n o a circa
134 miliardi di euro, in calo
di oltre il 2% rispetto al 2012.
Gli indicatori del credito, nel
frattempo, h a n n o subito u n
progressivo e marcato peggioramento. Nel giugno scorso i
crediti d e t e r i o r a t i n e t t i e le
sofferenze n e t t e h a n n o ragg i u n t o , r i s p e t t i v a m e n t e , il
12,9 e il 5% dei finanziamenti,
con u n a crescita significativa
r i s p e t t o a fine 2012 q u a n d o
del settore è positiva
erano pari al 10,5 e al 3,3%.
II dirigente di Bankitalia si è
quindi soffermato sulla riforma
delle Bcc: essa, così come si va
definendo con gli emendamenti presentati nel corso dell'iter
parlamentare, piace a via Nazionale perché diventa più efficace ed elimina alcune incertezze. «Nell'iter parlamentare
di conversione del decreto», h a
precisato il capo della vigilanza, «sono stati approvati taluni
emendamenti, alcuni dei quali
particolarmente i m p o r t a n t i ,
a t t i n e n t i alla governance e
al capitale della capogruppo
nonché alla cosiddetta way
out per le Bcc che non vogliono
aderire a u n gruppo. Si t r a t t a
di miglioramenti che, se definitivamente confermati, rafforzerebbero di molto l'efficacia
della riforma. E fondamentale
che la capogruppo del gruppo
bancario cooperativo disponga
di efficaci poteri di nomina,
revoca e sostituzione degli
organi delle Bcc». La way out
modificata «prevede che u n a o
più Bcc, con patrimonio netto
superiore a 200 milioni di euro
al 31/12/2015, potranno chieder e a Bankitalia, entro 60 giorni
dalla conversione del decreto,
l'autorizzazione a conferire le
rispettive aziende bancarie a
u n a società per azioni autorizzata all'esercizio dell'attività
bancaria»,
Barbagallo h a aggiunto che
Pag. 26
saranno autorizzate «operazioni di way out dal punto di vista
prudenziale come il controllo
sugli assetti proprietari della
banca conferita ria, l'autorizzazione dell'aumento di capitale
e del conferimento d'azienda,
l'approvazione delle modifiche
statutarie delle Bcc conferenti
e l'autorizzazione all'esercizio
dell'attività bancaria in caso
di costituzione di una nuova
banca spa. In alcuni di questi
procedimenti Bce e Bankitalia
concorreranno alla decisione
nell'ambito del meccanismo di
vigilanza unico, indipendentemente dalla dimensione significativa o meno delle banche
coinvolte».
Pag. 27
Padoan: le Bcc? Troppe e frammentate
Per Bankitalia cinquanta sono a rischio
La riforma del credito cooperativo oggi alla Camera, probabile il ricorso alla fiducia
siosiA II governo ammette i
suoi errori e Bankitalia benedice la riforma «corretta» delle banche di credito cooperativo, sulla quale oggi, con ogni
probabilità, l'esecutivo porrà
nell'Aula della Camera la questione di fiducia. Il meccanismo ipotizzato all'origine per
consentire alle Bcc più grandi
di non aderire al gruppo unico
«era sbagliato», ha ammesso
ieri a Montecitorio il vice ministro dell'Economia, Enrico
Morando, chiudendo la discussione generale sul decreto. Era una norma «inefficace
rispetto all'obiettivo», e «per
certi aspetti contraddittoria»,
ha aggiunto Morando.
Il meccanismo del way-out
è stato corretto e limitato, rafforzando la spinta alla concentrazione del sistema bancario,
per il ministro dell'Economia
Pier Carlo Padoan ancora
«troppo frammentato», in un
settore, quello del credito cooperativo, dove secondo Bankitalia almeno una cinquantina
di istituti presentano profili di
forte debolezza. Dopo le modifiche chi vorrà uscire potrà farlo, pagando come tributo il
20% delle riserve, al massimo
entro due mesi dall'approvazione del decreto chiedendo
una non scontata autorizzazione alla Banca d'Italia, soddisfatta per le modifiche apportate al provvedimento nel
corso dell'esame in Commissione.
«Si tratta di miglioramenti
che, se definitivamente confermati, rafforzerebbero di
molto l'efficacia della riforma»
ha detto ieri Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza di
Via Nazionale, che nelle scorse
settimane aveva espresso alla
Camera numerose riserve sull'impianto originale del decreto.
Limitare le possibilità di fuga anche prevedendo l'indivisibilità della riserve in capo alla cooperativa che controllerà
la nuova banca, e l'obbligo della loro devoluzione in caso di
trasformazione in altro tipo di
banca, «elimina le incertezze e
consente di minimizzare i rischi di indebolimento dei costituendi gruppi cooperativi»
ha detto Barbagallo. Una concentrazione nel settore è invece necessaria, anche perché
molte Bcc presentano profili
di debolezza. Barbagallo ha citato in particolare 50 Bcc, che
rappresentano il 16% dell'attivo
della categoria che presentano
contemporaneamente coefficienti di capitale più bassi e
tassi di copertura delle sofferenze inferiori a quelli medi
del sistema bancario nazionale. «In un tale contesto» ha
detto Barbagallo «aumenta la
probabilità che un numero
non marginale di Bcc vada incontro a tensioni a causa della
difficoltà di alimentare il patrimonio nella misura e con la
rapidità imposti dal contesto
regolamentare, istituzionale e
di mercato».
In questa chiave Bankitalia
apprezza anche il rafforzamento del ruolo della holding
nella governance del gruppo
bancario e l'eliminazione dei
vincoli ai suoi apporti di capitale alle aziende controllate. In
Aula alla Camera sono stati
presentati 400 emendamenti,
ma il voto di fiducia blinderà il
testo uscito dalla Commissione, n decreto scade il 15 aprile
e deve passare al Senato.
Mari© Sensini
Pag. 28
L'analisi
• Secondo
un'anaiisi del
responsabile
delia Vigilanza
di Bankitalia,
Carmelo
Barbagalio,
sono una
cinquantina le
Bcc in difficoltà
(su un totale di
300) e
potenzialmente sottoposte a
«tensioni»
dovute alla
scarsa
patrimonializzazioneealle
debolezze e
criticità di un
sistema reso
ancora più
fragile daiia
crisi finanziaria
• Si tratta di
un mondo
scarsamente
capitalizzato e
poco propenso
aii'innovazione
- ha detto
Barbagalioche ha nel
territorio Sa sua
forza e il suo
limite, con
confiitti di
interesse
r~^~
Pag. 29
JAMKS GORMAN
«Banche, per archiviare la crisi
servono regole più chiare»
di Federico Futóni
James Gorman ha appena firmato un'«attestazione» che sarebbe sembrata obsoleta, una
cosa da anni 30, solo poco tempo fa: come presidente e amministratore delegato, garantisce
che Morgan Stanley non investa
in proprio sui mercati. È la «Volcker Rule», un divieto imposto
negli Stati Uniti dopo la crisi.
Con Gorman in verità la banca
aveva anticipato questa scelta
prima ancora che i vincoli entrassero in vigore nel 2015. Ora
Morgan Stanley cresce puntando sulla gestione dei patrimoni
dei clienti e sull'apertura del
mercato dei capitali a favore di
altre aziende. «Le imprese del
vostro Paese hanno prodotti
fantastici—dice Gorman, a Milano per i 25 anni di Morgan
Stanley in Italia —. Vogliamo
aiutarle a crescere su scala globale attraverso i mercati azionari, quelli del debito o attraverso
fusioni e acquisizioni».
Le grandi banche d'affari
americane guadagnano molto più delle loro concorrenti
europee. Perché?
«Le banche americane hanno reagito aggressivamente dopo la crisi, aumentando il capitale fino a livelli che fossero
fuori discussione. Hanno superato sei anni di severi stress
test. Hanno ridotto la leva dell'indebitamento, i loro bilanci
sono diventati più piccoli. Hanno affrontato molti tagli e noi
stessi, come istituto, abbiamo
fatto grandi progressi nel ridurre le spese. Del resto le banche
americane non avevano scelta,
perché il Tesoro Usa era diventato loro azionista tramite il
fondo Tarp. E l'economia americana, il nostro mercato domestico, finora è stata la più dinamica fra quelle avanzate».
Invece le banche europee?
«Hanno avuto più scelta, e
credo che nell'ultimo anno il
mercato stia chiedendo a ciascun istituto chiarezza sulle dimensioni e il profilo dei modelli di business. Gli investitori vogliono sapere quali rendimenti
sono in grado di generare le
banche. Probabilmente il settore finanziario in Europa è qualche anno indietro rispetto agli
Stati Uniti. Le banche americane avanzano; con cautela, ma
avanzano. Molte banche europee gestiscono ancora le macerie del passato».
Alcuni istituti lamentano
che la nuova vigilanza unica
europea presenti sempre
nuove richieste. Fa bene, o alimenta l'incertezza?
«È chiaramente parte dell'incertezza. Se le regole continuano a cambiare, come investitore non sai se la banca in cui
metti il tuo denaro avrà bisogno di più capitale o no, se potrà crescere o no».
Parla delle continue richieste di cambiare i livelli di capitale?
«Sì, per questo spererei che
siamo vicini alla fine del processo di introduzione di nuove
regole. Credo che negli Stati
Uniti più o meno ci siamo. In
Europa, temo che per le banche
sia dura. Hanno bisogno di
chiarezza sui piani della vigilanza. Se ogni anno sono di
fronte a una palla in movimento, diventa difficile indovinare
la strada. Credo che tutto questo tempo dopo la crisi finanziaria, le banche meritino di sapere quali sono le regole del
gioco. E che per qualche tempo
non cambieranno. Tutti vogliamo che le banche abbiano abbastanza fiducia per prestare,
in modo da far crescere le imprese e creare lavoro».
Teme che la regolazione diventi un obiettivo mobile?
«Be', finora lo è stato. Tutti
cercano di definire come dev'essere questo nuovo mondo.
Il retroterra è la più grande crisi
finanziaria da cento anni, e il
secondo retroterra è una ripresa economica molto tenue».
Nel 2016 stiamo vivendo alcune delle oscillazioni dei
mercati finanziari più ampie e
violente di sempre. Perché?
«Certe cicatrici delle crisi finanziaria non sono guarite bene. In parte, è l'incertezza prodotta dai continui cambiamenti
nel panorama politico: che siano le elezioni regionali in Germania, le primarie negli Stati
Uniti, l'emergere di alcuni partiti molto di destra in Europa.
Tutto questo crea un'incertezza
tremenda. C'è la crisi migratoria e il potenziale destabilizzante del referendum britannico
Pag. 30
sulla Uè. Poi ci sono i tassi d'interesse negativi, un concetto
impensabile qualche anno fa».
Che impressione le fanno i
tassi negativi?
«Come banchiere o come
idea per l'economia?»
Come banchiere.
«Si mangeranno la redditività delle banche basate nelle
giurisdizioni con tassi negativi,
non mi sorprende che esprimano preoccupazioni».
E come idea per l'economia?
«Be', non sono un economista, ma di certo è un esperimento. Sono sicuro che le autorità monetarie che lo perseguono, in particolare in Giappone e
in Europa, credono che sia la
cosa giusta per stimolare la crescita. Allo stesso tempo, è recessivo. I risparmiatori non
hanno i rendimenti di cui han-
no bisogno, quindi non spendono. Ma se non spendono, come la contrasti la recessione? È
un po' un gioco del gatto col topo, qualcosa che non avrei creduto possibile pochi anni fa».
Allora come si contrasta la
deflazione?
«C'è bisogno di più azione
dal lato delle politiche di bilancio. I governi devono tornare a
darerisposte.Non si può usare
la politica monetaria come unico strumento. La sostanza è che
il mondo sta attraversando un
doloroso riaggiustamento dopo la più grande crisi finanziaria da cent'anni, e questo mette
alla prova i modelli politici.
Guardi la turbolenza politica
negli Stati Uniti, o le pressioni
sull'Unione europea. La fiducia
degli investitori è alla prova, e a
sua volta ciò influenza la voglia
delle gente di spendere e investire. Non è ancora un circolo
vizioso, ma è una stagnazione.
Difficile fare mosse audaci».
Nelle primarie Usa è venuto
fuori il rancore degli ex ceti
medi impoveriti. Come banchiere, la preoccupa?
«Il problema della gente, almeno in America, è che il Paese
va meglio dei suoi cittadini. C'è
un'enorme disparità fra individui. Ci dovrà essere un'attenzione particolare ai sistemi sanitari, all'educazione, alla crescita di tutta la popolazione. Ma
tutte queste idee di fermare gli
scambi con altri Paesi, di costruire muri, non ci faranno fare passi avanti. Viviamo in
un'economia globale, a Morgan
Stanley lavoriamo nel mondo e
facciamo crescere le aziende
anche in Italia. Non puoi rimettere il genio nella bottiglia».
Ce©
James Gorman,
57 anni, è iiceo
di Morgan
Stanieydal
gennaio 2010.
È entrato per la
prima volta
nella banca
d'affari nel
febbraio 2006
come
presidente e
numero uno
operativo del
Global Wealth
Management
Group
Le imprese
italiane
hanno
prodotti
fantastici,
noi
vogliamo
aiutarle a
crescere su
scala
globale
Se le regole
continuano
a cambiare,
come
investitore
non sai se la
banca avrà
bisogno di
capitale, se
può crescere
ono
La
deflazione?
Ce bisogno
di più
azione dal
lato delle
politiche di
bilancio, i
governi
devono dare
risposte
Pag. 31
ÌM immìtì.
VOLCKER RULE
La «Volcker rule», dal nome del suo ideatore Paul Volcker, ex
presidente della Federai Reserve, è una norma che limita
l'attività speculativa delle banche, che non possono investire
i propri capitali in Borsa, come strumenti derivati e quote in
hedge funds al di sopra del 3%. La Volcker rule separa le
attività «commercial» da quelle di «investment banking» e
ha lo scopo di tutelare i risparmiatori da attività troppo
speculative ed evitare nuovi crac finanziari.
Pag. 32
Fiducia sul di banche
«La casa delle Bcc
ora si può costruire»
Azzi: se il Parlamento convertirà il decreto
il nostro progetto sarà sostanzialmente accolto
LOCA MAZZA
e Casse Rurali ritiene che il provvedimento
il presidente di Federasse:
«Sulla ¥ia d'uscita soluzione non
entusiasmante, ma ci può
stare», li governo tira dritto,
oggi parte ii voto aiia Camera
e la Camera e il Senato confermeranno le modifiche apportate
al decreto dalla commissione Finanze di Montecitorio, F autoriforma del credito cooperativo si potrà dire sostanzialmente accolta». Intervenuto ad un convegno organizzato dalla Fondazione "Italianieuropei", Alessandro Azzi, presidente di
Federcasse, esprime soddisfazione per i correttivi apportati al testo di riforma delle Bcc.
Se il provvedimento
varato da Palazzo
Chigi nel Consiglio
dei ministri di 40 giorni fa suscitava perplessità - soprattutto
per come era stata elaborata la via d'uscita per gli istituti contrari all'adesione alla
holdingimica - adesso l'associazione nazionale delle Banche di credito cooperativo
S
possa rappresentare una «cornice normativa adeguata per procedere alla costruzione
della casa delle Bcc». In particolare sulla way
out, Federcasse precisa come sia stata «individuata una soluzione che non ci entusiasma, ma vista in una logica di straordinarietà ci può stare».
Un parere che arriva proprio quando il provvedimento sta viaggiando spedito verso il
traguardo dell'approvazione definitiva. Ieri
si è dato il via alla discussione generale nell'Aula della Camera sul decreto banche (che
oltre alla riforma del settore contiene la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione dei
crediti in sofferenza), mentre oggi il governo - salvo sorprese dell'ultima ora - dovrebbe ufficializzare l'Intenzione di mettere
la fiducia sul testo. Quindi - a quel punto il «sì» di Montecitorio si concretizzerà già domani (o al massimo
potrebbe slittare a
giovedì). Poi, dopo
Pasqua, è previsto il
Pag. 33
passaggio al Senato,
per una conversione
che deve avvenire entro il 15 aprile.
Un intervento legislativo che, come spiega
il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ha pure l'obiettivo di integrare un
comparto bancario italiano complessivamente «ancora frammentato, con dimensioni troppo piccole e un numero di istituti
troppo grande». Dato che le banche sono
ancora la principale fonte di approvvigionamento per le imprese, alla luce della crisi
economica, secondo il numero uno del Tesoro tale canale «va rafforzato e reso complementare ad altri». Del resto, ha aggiunto
Padoan, «In quest'ottica si è mossa l'azione
riformatrice del governo con le misure sulle popolari, l'autoriforma delle fondazioni,
il rafforzamento del sistema finanziario, la
Gacs e la riforma delle Bcc».
In merito allo stato di salute dell'intera industria bancaria, anche Banldtalia evidenzia
come al momento sarebbero circa 50 le Bcc
potenzialmente sottoposte a "tensioni" per
cause relative soprattutto alla scarsa patrimonializzazione. Questo numero, tuttavia,
come puntualizza Azzi «è inferiore a quello
che sempre l'istituto di via Nazionale aveva
indicato solo un anno fa», quando si parlava di 70 istituti di credito cooperativo. Per il
presidente di Federcasse è «il segno che il sistema è stato - ed è tuttora - in grado di intervenire prontamente laddove si è reso necessario, sempre con strumenti di categoria
ispirati ad una logica solidale».
Le «good batik» tornano a dare c r e d i t o
«La nostra priorità continua a essere il territorio. Sabato
mattina abbiamo rinnovato il nostro impegno a supportare le famiglie nel realizzare i propri progetti, consapevoli che
sono un elemento determinante per la ripresa dell'economia locale». Così il presidente delle 4 good bank nate dal
salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Caritè e Carichieti commentando l'esito dell'apertura straordinaria alle famiglie dello scorso weekend, nel corso della quale sono stati realizzati, si legge in una nota, circa 1300 appuntamenti e consulenze mirate. «Dal 22 novembre 2015- sottolinea Nicastro - le quattro nuove banche hanno fatto enormi passi avanti e ciò è stato possibile grazie alla rinnovata fiducia dei clienti, così come dimostrato dagli oltre
24.000 fidi concessi alle piccole imprese» per oltre 3,5 miliardi e «gli oltre 7.000 mutui» per oltre 500 milioni «concessi ai clienti, di questi circa 3.000 destinati alle famiglie».
Pag. 34
L'intervista
Il relatore Giovanni Sanga:
«La soluzione trovata
buon pento di equilibrio»
el corso dell'esame in commissione Finanze ci
sono stati miglioramenti e integrazioni di rilievo al decreto, a partire dalla way out, che è stata definita e rigorosamente regolamentata. La soluzione
rappresenta un buon punto di equilibrio». Giovanni Sanga, deputato del Pd e relatore della riforma delle Bcc, non
nasconde una certa soddisfazione per il lavoro svolto nelle settimane trascorse tra il varo del di (il 10 febbraio) e l'approdo nell'aula di Montecitorio del "nuovo" testo.
Come si è arrivati a questo compromesso?
Più che altro la definirei una sintesi di posizioni diverse e raggiunta dopo una discussione, a volte dura e serrata, e in seguito agli spunti costruttivi arrivati anche fuori dal Parlamento.
Ilrisultatofinale è un testo condiviso e di assoluto livello.
Salvo sorprese dell'ultimo momento, oggi il governo metterà la fiducia sul decreto banche. Era davvero indispensabile visto che c'è già un accordo di maggioranza?
plw
Sono stati presentati più di 400
emendamenti per l'aula. Do, mani (oggi ndr) si deciderà, ma
j certamente una mole del genere di proposte di modifica
| potrebbe complicare la con«il
I versione in legge del prowediì mento entro i tempi stabiliti.
Padoanharimarcato l'esigenza di porre rimedio a un sisteGiovanni Sanga
mabancario che, nel suo complesso, è ancora frammentato. La riforma delle Bcc va in
questa direzione?
Sì e in questo è fondamentale il contratto di coesione, che
già dal termine usato spiega bene le finalità dello stesso. È
10 strumento cardine, che formalizza e tiene insieme il gruppo nella diversità e nella specificità dei tanti istituti. Costituisce il punto più alto dell'intero impianto su cui si misureranno da un lato gli effetti della riforma, dall'altro la tenuta del sistema.
11 M5S contesta che dietro l'eventualità di far scendere sotto la quota di maggioranza le Bcc nella holding ci sia l'intento di regalare il settore cooperativo al grande capitale
speculativo...
Non si può strumentalizzare una possibilità prevista solo
in casi eccezionali e per garantire la stabilità del sistema. Forse i Cinque Stelle non sanno che quando si mettono in campo leggi di questa portata bisogna essere previdenti e non
escludere che possano verificarsi crisi molto dure da affrontare.
Luca Mazza
Fiducia sul di banche
«La casa delle Bcc
ora si può costruire»
n
Pag. 35
Lìnterwerto. Capogruppo coop cuore della riforma
II contratto di coesione per salvaguardare la mutualità protetta dalla Costituzione
La Banca d'Italia promuove le modifiche sulla riforma del credito cooperativo apportate dalla
commissione Finanze della Camera al testo del di banche. Pubblichiamo un estratto dell'intervento che Carmelo Barbagallo - capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della
Banca d'Italia - ha tenuto ieri nel seminario organizzato dalla Fondazione Italianieuropei sulla riforma («Fare banca di comunità nell'era dell'Unione bancaria. La riforma delle Bcc nel quadro delle nuobe regole europee»), intervento intitolato «La riforma del Credito cooperativo nel
quadro delle nuove regole europee e dell'Unione bancaria».
CARMELO BARBAHALLO*
na buona riforma deve essere capace
di coniugare l'obiettivo di favorire il
rafforzamento patrimoniale delle Bcc
con quello di tener conto dei vincoli posti
dalla normativa per il riconoscimento del
gruppo e di creare i presupposti per una crescita di efficienza e per un miglioramento della qualità degli assetti di governo e di gestione delle singole Bcc.
La Banca d'Italia propone da tempo di promuovere l'aggregazione delle Bcc in uno o
pochi gruppi bancari ampi, fortemente integrati e coesi, adeguatamente patrimonializzati e capaci di attirare investitori. Per realizzare l'obiettivo del rafforzamento patrimoniale in modo coerente con l'evoluzione del
contesto europeo è necessario che gli assetti azionari della capogruppo siano aperti al
mercato dei capitali di rischio; occorrono, inoltre, meccanismi di mutuo sostegno che,
mettendo in comune le risorse patrimoniali
in eccesso rispetto ai requisiti individuali,
consentano di intervenire tempestivamente
per risolvere le difficoltà di singole entità o di
parti anche significative del gruppo, ben prima che divengano inevitabili più traumatiche
misure d'autorità.
L'assetto operativo e organizzativo della capogruppo deve consentire di sfruttare significative opportunità in termini di economie
di scala, di razionalizzazione delle reti distributive, di finanziamento degli investimenti, di salvaguardia e promozione della
U
posizione competitiva dell'intero settore. Inoltre, esso deve
porre le premesse per la professionalizzazione della gestione delle singole Bcc, per il
miglioramento dei sistemi di
governo e controllo dei rischi
dell'intero settore, per la correzione tempestiva di eventuali deviazioni da criteri di sana
e prudente gestione.
È al contempo necessario preservare i tratti essenziali della
cooperazione riconosciuta e protetta dalla
Costituzione.
L'impostazione della riforma del credito cooperativo introdotta con il decreto-legge n. 18
del 2016 - e successivamente emendata - è
in linea con tali necessità. Ne passo in rapida rassegna gli elementi salienti.
L'elemento chiave della riforma è il «gruppo bancario cooperativo», istituto introdotto ex novo nel Testo unico bancario. A valle
della capogruppo, ne farebbero parte le Bcc
affiliate attraverso un «contratto di coesione» e le altre società bancarie, finanziarie e
strumentali controllate dalla
capogruppo.
La riforma individua direttamente alcuni contenuti minimi del contratto "di coesione"
che disciplina i poteri di direzione e coordinamento della
capogruppo sulle Bcc aderenti,
la garanzia in solido delle obbligazioni assunte dalla capogruppo e dalle altre banche del
gruppo, le condizioni di ammissione nel gruppo.
A tutela della mutualità, viene confermato
che ciascuna Bcc opera prevalentemente con
i soci e nell'ambito territoriale di competenza, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti, e che il rispetto di tali regole costituisce
condizione per la qualifica della BCC come
cooperativa a mutualità prevalente anche ai
fini della disciplina fiscale di agevolazione.
La riforma interviene anche su altri aspetti
non secondari, che mi limito a richiamare
brevemente.
Per favorire la patrimonializzazione delle singole Bcc, sono innalzati l'ammontare massimo di capitale detenibile da un socio e il numero minimo di soci di una BCC. Si interviene sulle «azioni di finanziamento» per amPag. 36
pliarne le possibilità di utilizzo e potenziarne l'efficacia come strumento di sostegno
patrimoniale intra-gruppo. Nella transizione
al nuovo assetto, si introducono meccanismi
di opt-in che attribuiscono a ciascuna Bcc il
diritto di chiedere l'ammissione a uno dei
gruppi costituiti, da ottenere entro un termine breve e alle stesse condizioni stabilite
per gli aderenti originari. Nella fase di costituzione dei gruppi, è riconosciuto all'Autorità di vigilanza un ruolo specifico di valutazione della loro adeguatezza patrimoniale e
di rispondenza a criteri di sana e prudente
gestione.
Queste scelte riprendono molte delle proposte elaborate dalla categoria in un progetto di
.."auto-riforma" sul aualeJa.Federazione na-
zionale delle Bcc si è lungamente confrontata, lo scorso anno, con la Banca d'Italia e con
il ministero dell'Economia e delle finanze.
Nell'iter parlamentare di conversione del decreto sono stati approvati taluni emendamenti, alcuni dei quali particolarmente importanti, attinenti alla governance e al capitale della capogruppo nonché alla cosiddetta way out per le BCC che non vogliano aderire a un gruppo. Si tratta di miglioramenti
che, se definitivamente confermati, rafforzerebbero di molto l'efficacia della riforma.
* Capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria
e Finanziaria Banca d'Italia
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IL CASO/1
Bankitalia: patrimonio basso, 50 Bcc a rischio
ROSARIA AMATO
ROMA. La riforma de! credito cooperativo è «un tassello fondamentale della strategia di consolidamento del sistema bancario
italiano» e offre alle Bcc «gli strumenti normativi per irrobustirsi», visto che negli ultimi anni il
sistema è stato messo a dura prova e in particolare 50 banche, il
16% dell'attivo della categoria,
sono decisamente fragili per via
«di coefficienti di capitale più
bassi e tassi di copertura inferiori a quelli medi del sistema bancario nazionale». Lo afferma a
un convegno della Fondazione
Italianieuropei Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di
Bankitalia. Pronta la replica di
Alessandro Azzi, presidente di
Federcasse: «Alcuni mesi fa erano 70, la fragilità è un fenomeno
che si sta riducendo». E del resto
la fragilità non è esclusiva del sistema cooperativo: «Il sistema
bancario italiano è ancora frammentato, costituito da molte
banche di piccole e medie dimensioni», afferma intervenendo
nel corso dello stesso convegno il
ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, aggiungendo che queste caratteristiche costituiscono
un rischio anche per le imprese
per le quali spesso le banche sono l'unico canale di approvvigionamento del credito.
Proprio per questo c'è il massimo accordo sui forti paletti temporali e patrimoniali messi alla
way out, cioè alla via d'uscita
per le Bcc che non intendano seguire il percorso di aggregazio-
ne disegnato dal decreto approdato ieri nell'Aula di Montecitorio. Per la Banca d'Italia «la norma, così configurata, elimina le
incertezze e consente di minimizzare i rischi di indebolimento dei costituendi gruppi cooperativi». Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, commenta
che «sulla way out è stata individuata una soluzione che non ci
entusiasma, ma vista in una logica di straordinarietà ci può stare». E infine il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, ha riconosciuto davanti all'Assemblea di Montecitorio che la versione precedente, emendata in
commissione Finanze, «pur essendo complessivamente difendibile, conteneva una norma sbagliata», perché «contraddittoria
rispetto all'obiettivo dichiarato», che è quello dell'aggregazione delle banche di credito cooperativo.
Aggregazione quanto mai necessaria perché, sottolinea Barbagallo, rispetto alle altre banche le Bcc hanno vissuto la crisi finanziaria in una condizione di
maggiore debolezza, dato che «il
modello di governance ne limita
la capacità di raccolta de! capitale di rischio e i vincoli territoriali
ed operativi non ne consentono
l'adeguata diversificazione». E
dunque una way out esercitarle solo nel termine di 60 giorni
dalla conversione del decreto
legge ha una corretta «natura
transitoria ed eccezionale».
I tempi di approvazione del
provvedimento si prospettano
rapidi: il governo è orientato a
porre la fiducia sul testo alla Camera già oggi.
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Bankitalia: 50 Bcc in condizioni di debolezza
Riforme. Via libera dalla Vigilanza alle modifiche al testo del decreto apportate alla Camera - Barbagallo: 50 banche sotto media per accantonamenti e ratio
crisi «i profitti delle Bcc siano stati
erosi dal calo delle nuove erogazio« • LaBancadltaliadàdisco verde
ni e dall'aumento della rischiosità
agli emendamenti che hanno cordei prenditori». Ingentile rettifiche
retto alla Camerala riforma del credivalorechesonostatefatteafronte
dito cooperativo, che óra va «nella
dell'accresciuta rischiosità, con il
giusta direzioneedèinlinea»conle
tasso di copertura delle partire denecessità del settore. H giudizio arteriorate che èpassato dal «26% del
riva da Carmelo Barbagallo, re2012 al 38,7% di fine giugno 2015,
quello delle sole sofferenze è ausponsabile della vigilanza della
mentato dal 45 al 54^%». Rettifiche
Banca d'Italia in occasione del conche, inevitabilmente, si sono riflesvegno "La riforma delle Bcc nel
se sugli equilibri reddituali. «La
quadro delle nuove regole eurocomponente più fragile del settore
pee" organizzato ieri dalla fondaè individuabile nelle Bcc che prezione ItalianieuropeL Sempre ieri è
sentano coefficienti di capitale più
iniziata alla Camera la discussione
bassi e tassi di copertura inferiori a
generale sul decreto banche che
quellimedidelsistemabancarionacontiene la riforma Oggi il Goverzionale.rnbaseaiprimidatiriferitia
nopresenteràla richiesta diporrela
fiduciasulprovvedimento.che ver- dicembre 2015, le Bcc in tale condirà votata in giornata. Le votazioni zione erano circa 50 e rappresentasuldecretoinauladovrebbero svol- vano il 16% dell'attivo della categogersi tra mercoledì e giovedì, con ria». In tale contesto, ha aggiunto,
l'obiettivo di concludere l'iter gio- «aumenta la probabilità che un nuvedì per poi mandare il decreto al- mero non marginale di Bcc vada inl'esame del Senato, dove dovrebbe contro a tensioni a causa della difficoltà di aumentare il patrimonio
arrivare attorno al 31 marzo.
nella misura e conia rapidità impoBarbagallo si è soffermato ieri
sti dal contesto regolamentare, istisulle problematiche del sistema,
evidenziando come a seguito della tuzionale e di mercato».
Il dato, però, va letto tenendo
conto dell'evoluzione rispetto al
2015. Sulla questione è intervenuto
ILTESOROEFEDERCA5SE
Alessandro Azzi, presidente di FePadoan: «Ilsistema bancario
dercasse, il quale ha fatto notare coitaliano ancora frammentato» me in uno simile bilancio fatto dalla
Azzi:«Lawayout
Banca d'Italia nel corso del 2015, le
Bcc in situazione di fragilità risultanon ci soddisfa ma ci può
vano essere 70. «Alcune di esse sostare visto il momento»
Laura Serafini
no state spinte a fare efficienze e miglioramentinellagestione-ha chiosato Azzi-altresonostate,comenoto, oggetto di operazioni di
integrazione all'interno del sistema». A proposito degli emendamenti che hanno corretto la cosiddetta way-out prevista dal decreto
banche per le Bcc che non vogliono
aderire al nuovo gruppo, Azzi ha
commentato :«È stata individuata
una soluzione che non ci entusiasma, ma vistainunalogica di straordinarietà ci può stare». Barbagallo
ha osservato che con la nuova formulazione è «chiarita la natura
transitoriaedeccezionaledellaprevisione di way out, esercitatale entro un limitato arco temporale e solonellafasediprimaapplicazione».
Al convegno anche il ministro
Piercarlo Padoan. «Usistemabancario italiano è ancora frammentato e costituito da molte banche di
piccole e medie dimensioni - ha
detto il ministro -. Forse non ci si
deve fare attrarre troppo dalla variabile dimensione, ma la mia opinione è che irischiin questo momento siano che le dimensioni siano in generale troppo piccole e il
numero troppo grande». Il governo, ha aggiunto Padoan, «sta elaborando nuove misure per sostenere
attivamente le attività di investimento delle imprese» nell'ottica
delfinanziamentoalla crescita «ed
è in questo contesto che si colloca
lariforma delle Banche del credito
cooperativo».
Pag. 39
Borgo 1 Due serate per presentare i dettagli
Dalla Rurale Valsugana e Tesino
oltre 200mila euro al volontariato
BORGO - Oltre 200 mila euro, tra contributi, sponsorizzazioni ed erogazioni a supporto delle associazioni di volontariato, sono stati destinati a sostegno della comunità locale dalla Cassa Rurale Valsugana e Tesino nel 2015.1 dettagli degli interventi, insieme alle modalità per la richiesta per il 2016, si
presentano in due serate: domani, mercoledì 23 marzo, alle
ore 18.30 ad Arsiè, e giovedì 24 marzo, sempre alle 18.30 presso il Centro polifunzionale di Castel Ivano, in via dei Molini. A
entrambe le serate interverranno inoltre Paolo Zanetti e Paolo Gonzo, rispettivamente presidente e direttore generale della Cassa Rurale Valsugana e Tesino.
Pag. 40
A MALE LA CONSEGUA DEI PREMI ALLO STUDIO
Dalla Rurale Rabbi e Calcles 22 mia euro per gli studenti
La Cassa Rurale Rabbi e Caldes
sabato nel corso di una serata-evento ha premiato tutti gli
studenti correntisti o i figli di
correntisti che si sono distinti
per meriti scolastici. Il riconoscimento è stato consegnato dal
presidente Claudio Valorz a 56
ragazzi a seconda dei risultati ottenuti, partendo da coloro che
hanno superato gli 80 punti negli esami di maturità delle scuole superiori fino ad arrivare agli
universitari che hanno concluso
nel 2015 un ciclo di laurea triennale o specialistica. Un particolare premio è stato riservato alle
6 studentesse che hanno raggiunto l'eccellenza, laureandosi
con il voto di 110 e lode, e a Silvia
Valorz, 19enne della Val di Rabbi affetta da una grave malattia
ma che con costanza e perseveranza ha concluso gli studi utilizzando il web. La Rurale sostiene
anche chi,_prqprio come Silviai,
sta provando a sconfiggere i tumori muscolo-scheletrici, ovvero l'Associazione Mario Campanacci, a cui è stato donato un assegno di 1.000 euro.
«Anche quest'anno la Cassa
Rurale ha voluto dimostrare la
sua vicinanza non solo agli studenti meritevoli ma anche a tutte quelle realtà locali che hanno
bisogno di aiuto in questo momento economico - ha spiegato
Valorz -. Stiamo dimostrando
una buona capacità di spesa distribuita sul territorio, erogando
contributi alle realtà che ne fanno richiesta. Anche quest'anno
siamo infatti qui a donare più di
22 mila euro ai nostri studenti».
Eccoli: Professionali: Pancheri
Sara. Superiori: Franceschini
Marco, Gabrielli Raul, Gironimi
Carlotta, Dall'Agnola Giovanni,
Penasa Sara, Andreis Martina,
Endrizzi Oscar, Gentilini Chiara,
Leonardi Francesca, Cavatorta
Marco, Pizzini Simone, Balcau
Catalin, Valorz Silvia, Penasa Roberto. Laurea: Zanella Sabrina,
Pedrotti Claudia, Mengon Anita,
Ghirardini Vittorio, Gentilini Silvia, Sartori Michela, Panciera
Alessandro, Pedrazzoli Roberto,
Ruatti Jessica, Depetris Silvia,
Luca Patrick, Costanzi Lorenzo,
Pancheri Silvia, Michelotti Chiara, Taller Marco, Mengon Silvia,
Ravelli Chiara, Zanella Sergio,
Fezzi Elisa, Andreis Giulia, Zanella Ilaria, Dallatorre Giulio.
Laurea con lode: Rizzi Martina,
Guarnieri Eleonora, Dalpez Sara, Pancheri Veronica, Pedrazzoli Antonella, Bertolini Matilde.
Viaggi studio: Mengon Anita,
Graifenberg Martina, Dallatorre
Giada, Leonardi Gianluca, Penasa Mara Natascha, Guarnieri
Eleonora, Taddei Sara, Rizzi Ilaria, Rizzi Matteo, Podetti Mara,
Longhi Lara, Zanella Ilaria, Gabrielli Emily, (s.z.)
Pag. 41
Dal Palazzo Balista
senza veli spunta
M
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Hi
^
j
^ j
balcone ricostruito
Il poggiolo era caduto nel 2004: tutte le pietre originali
Dalla facciata di palazzo Bali- suo posto. E questo è il risultato della conguità dei costi e
state
recuperate,
restaurate
e rimesse
al loro
postoablavoro dei restaudall'architetto
di sua fiducia
sta,sono
che tra un
anno ospiterà
la del paziente
nuova sede della Cassa rurale, ratori. Ora attendiamo le indiieri sono sparite le ultime im- cazioni della Sovrintendenza
palcature. E, una volta tolti i per il colore dell'intelaiatura
ponteggi, è ricomparso il pog- delle finestre, che non avranno
giolo sopra il portone d'ingres- più le imposte, già pronte per
so, ritornato in tutto il suo essere montate».
splendore. Un'immagine che
I lavori a palazzo Balista prodà la dimensione del delicato seguono: gran parte del lavoro
lavoro di restauro cui è sottopo- è stato completato (bellissimi
sto il palazzo e che cancella gli affreschi restaurati in due saquella bruttura, rimasta lì per le all'ingresso) mentre all'opeuna decina di anni, con la bal- ra sono ancora molti operai per
conata smontata e il pavimen- gli interventi relativi ai vari imto puntellato in seguito ad una pianti. Un investimento di 14
parziale caduta. «Ogni pietra - milioni per ridare vita ad un paspiega il presidente della Rura- lazzo da anni abbandonato.
le Paolo Marega - è stata smon- «L'impegno è notevole, ma Rotata pezzo per pezzo, numerata vereto potrà riappropriarsi di
e quindi sottoposta a restauro, un edificio di grande valore. Alsecondo le indicazioni della So- la Federazione delle Casse ruravrintendenza ai beni culturali, li - afferma Marega - abbiamo
prima di essere ricollocata al richiesto una verifica tecnica
biamo ricevuto gli elogi. Andiamo avanti rispettando i tempi
nonostante le vicissitudini legate alla capofila del consorzio
appaltatore: entro un anno il lavoro dovrebbe essere completato. Un grande lavoro lo hanno fatto o lo stanno facendo la
ditta Nerobutto (recupero artistico), Bertolini-Ocea (impiantistica) e Ticà falegnameria. A
seguire l'intervento incaricato
dalla Svrintendenza è l'architetto De Bonetti che ringraziamo
per il suo impegno».
Gli spazi della Rurale aperti
al pubblico saranno a piano terra (il cortile verrà coperto con
una teca trasparente) mentre al
primo e al secondo piano sono
previsti uffici per gli impiegati e
per la direzione.
(g.r.)
Pag. 42
• La Rurale di Remine chiede linee guida comuni sugli eventi da finanziare
Contributi al sociale, 300 mila euro
MARIO FELICETTI
TESERO - Trovare i! modo di
fare rete, individuando delle
linee guida da condividere con
gli enti pubblici della valle ed
una linea comune sugli eventi da seguire e finanziare. E' la
base di partenza evidenziata
venerdì pomeriggio a Tesero,
nel corso di una riunione pubblica convocata dalla Cassa
Rurale di Flemme presso l'auditorium di Piazza Battisti, presenti anche i sindaci di Tesero Elena Ceschini e di Panchià
Giuseppe Zorzi, il presidente
del consiglio comunale di Predazzo Giuseppe Facchini ed il
presidente della Vallata dell'Avisio del Bim Adige di Trento Armando Benedetti. Lo ha
ribadito il presidente della Rurale Dino Zanon, confermando il momento ancora difficile dell'economia e quindi la diminuzione delle risorse disponibili. Nonostante tutto comunque, l'istituto di credito
fiemmese distribuirà anche
nel 2016 circa 300.000 euro di
contributi a beneficio delle associazioni operanti sul territorio, pur nell'ottica di una ge-
stione comune dei fondi, assieme alle altre realtà amministrative. L'anno scorso, ha ricordato Cristian Larentis dell'Ufficio Marketing della Cassa Rurale, quest'ultima, che
ha dovuto far fronte al considerevole deficit registrato nel
bilancio dell'anno prima, ha
distribuito 293.000 euro, rispetto ai 410.000 del 2014 ed
ai 471.000 del 2013. La cifra di
quest'anno non è stata ancora deliberata ma, ha comunicato, rimarrà più o meno quella del 2015. Numerosi gli interventi, a favore dello sport, della promozione del territorio,
della solidarietà e dell'assistenza socio sanitaria, oltre ad
una miriade di aiuti indiretti,
per l'utilizzo dell'auditorium
(ben 103 volte) e del gazebo,
le locandine, i pettorali di gara, il canone gratuito sui conti correnti delle società. Per il
2016, si confermano determinati obiettivi legati allo sviluppo del territorio, al consolidamento dei rapporti con la comunità valligiana, al sostegno
alle fasce più deboli, all'impegno per veicolare l'immagine
della Rurale. 11 tutto nel rispetto delle linee guida che sono
equità, collaborazione, scelta
delle priorità ed interventi in
pool o di gruppo, assieme alle altre Casse Rurali di Flemme e Fassa. Tra i criteri di valutazione adottati, la progettualità dei programmi, il numero dei beneficiari, la storicità delle iniziative, lo sviluppo e l'innovazione ed infine
(novità di quest'anno) le caratteristiche di gruppo, assieme al numero degli utenti figli
di soci. Con la raccomandazione, poi sottolineata anche da
Benedetti, di tarare gli interventi ed i progetti sulla base
delle risorse disponibili, all'insegna di una maggiore razionalità. Concetti ribaditi anche
dai due sindaci presenti, con
la loro gratitudine per il ruolo
che le associazioni di volontariato riescono sempre e comunque ad interpretare. Stefania Rigoni ha anche presentato i moduli da compilare, invitando tutti a rivolgersi agli
sportelli dell'istituto per risolvere eventuali problemi di
compilazione. A disposizione
delle società che lo vogliono
è anche attivo il progetto del
sito Internet, gratuito per tutti e pronto ad ospitare nuove
adesioni.
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M0M
Famiglia Cooperativa,riaprei negozio le via Marconi
Riapre oggi, a conclusione di un
radicale intervento di ristrutturazione, il punto vendita di via
Marconi, sulla statale, della Famiglia Cooperativa di Mori. I lavori, che hanno interessato tutte le superfici e gli impianti del
negozio, sono stati portati a termine in due mesi, con un mantenimento dell'operatività fatti
salvi gli ultimi quindici giorni, in
cui la struttura è rimasta chiusa
al pubblico. "Tutto nuovo a Mori" è lo slogan con cui il negozio
ristrutturato si presenta a soci e
clienti. A beneficio della clientela anche l'orario di apertura sarà esteso e comprenderà anche
il sabato pomeriggio. L'inaugurazione ufficiale è stata programmata per sabato 9 aprile. Si
è trattato di un intervento di rinnovo da circa 250 mila euro reso
possibile dalla collaborazione
di più soggetti: il presidente della "Famiglia" di Mori Gianmario
Baldi che ha favorito il rinnovo
della struttura ormai obsoleta, il
Consorzio Sait che ha partecipato all'investimento e la Federa_zione_che_ha_assistito_le_conne-
•
„. "
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j-
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rative. «E stato fatto un bellissimo lavoro, il negozio ha un
aspetto completamente diverso
da prima», afferma la presidente Maria Elisa Andreolli della Famiglia Cooperativa Monte Baldo di Brentonico, che ha assunto in affitto dall' 1 maggio 2015 la
gestione dei due negozi della
consorella moriana, quello di
via Marconi e quello di Tierno,
con quest'ultimo che era stato a
sua volta oggetto di un intervento di rinnovo lo scorso novembre,
(m.cass.)
Pag. 44
Dopo gli scandali, la coop tenta il rilancio
Oggi apre
dopo 15 giorni
di stop il
supermarket
di via Marconi:
del tutto
rinnovato,
e con il servizio
di spesa
a domicilio
MORI -1 primi clienti che questa mattina, dopo quindici giorni di chiusura, varcheranno la
soglia della Famiglia Cooperativa di Mori si troveranno davanti un negozio completamente diverso rispetto a quello al
quale erano abituati. «Tutto
nuovo a Mori» recita lo striscione steso sulla Ss240. Accanto,
un'insegna luminosa con il logo Coop.
I vertici Sait, dopo le magagne
che hanno travolto il punto vendita (il direttore, Giorgio De
Franceschi, è sotfo processo
per truffa e furto), hanno voluto cambiare completamente
marcia, partendo da una rivoluzione nella gestione e da un
investimento di circa 400mila
euro per rendere più moderni i
due esercizi. I due punti vendita di Mori, di fatto, sono finiti
sotto il cappello della Famiglia
cooperativa Monte Baldo, nella formula dell'affitto di ramo
d'azienda, diventando delle filiali di Brentonico, esattamente come Corné, Crosano e Besagno.
L'anno scorso il Consorzio delle cooperative di consumo, davanti alla situazione economica negativa dei due negozi moriani, anziché chiudere, ha voluto quindi tentare il rilancio,
nonostante in paese la concor-
renza sia altissima, con altri cinque super attivi. A ottobre è stato restaurato il punto vendita
di Tierno e ora sono finiti i lavori di quello in via Marconi. Oltre a un nuovo cappotto esterno, all'interno è stata rivoluzionata la disposizione dei reparti, con l'ortofrutta all'ingresso
e appositi spazi per i prodotti
locali, biologici e senza glutine,
il pane a libero servizio, illuminazione led e frigoriferi a risparmio energetico. Alle casse si potranno pagare le bollette e fare
le ricariche del telefono, mentre è confermato il servizio di
spesa a domicilio.
La.Ga.
Pag. 45
LA LEGA
ccLatte altoatesino
scontato alle coop»
• • G l i sconti applicati in
alcuni negozi della
cooperazione sul latte
altoatesino è al centro di
un'interrogazione di
Fugatti. Che chiede invece
come si voglia aiutare il
latte trentino in questo
momento di difficoltà.
Pag. 46
Millennium, un flop il nuovo orario
«Luci spente per protesta
contro la mattinata persa
»
NICOLA GUARNIERI
Fronte dei piccoli esercizi
contro l'imposizione di
aprire anche lunedì mattina
La primavera del commercio è partita con l'aimposizione» del colosso italiano dei grandi centri dello shopping,
Igd Siiq Spa di Bologna, di tenere aperto anche il lunedì mattina e pure nelle festività «pesanti» come il Primo
maggio e Ferragosto (tra le altre, ovviamente).
Ieri, dunque, serrande alzate in tutto
il Millennium Center di via del Garda
tra i mugugni dei piccoli commercianti e l'indifferenza delle grandi catene.
Risultato? Nessuno al banco, «bottegone» deserto e giusto qualche cliente al Superstore della Còop. Insomma, una giornata persa. Il flop, d'altro
canto, era abbastanza prevedibile visto che non c'è stata alcuna pubblicità, nessun annuncio ufficiale se non
il passaparola dei singoli commercianti ai rispettivi clienti. E, come «aggravante», il sito Internet ufficiale che riporta ancora i vecchi orari di apertura (lunedì mattina chiuso, serrande
alzate dalle ore 14).
L'ordine di attività non stop della sorletàiihe^eestLsr.eilMJllennLum Cen-
ter di via del Garda, in altre parole, è
stata un insuccesso all'esordio dei
nuovi orari che, appunto, da ieri hanno cancellato la pausa mattutina di
inizio'settimana.
Le firme raccolte da Jacopo Turotti
(«hanno sottoscritto la petizione tutti i negozi tranne i colossi»), ignorate
dai vertici, non sono riuscite a far cambiare idea all'Igd («la decisione di ampliare gli orari e le giornate di apertura del centro commerciale è stata presa dopo un'attenta e lunga disamina
avente per oggetto l'adeguamento
operativo agli standard nazionali ed
internazionali dei centri commerciali», questa la replica della direzione)
ma hanno comunque alimentato il desiderio di rivalsa.
Come? «Si paventa di stare tutti chiusi. Vediamo s&ci danno la multa. - spiega Turotti, colui che guida la protesta
- Entro Pasqua la società discuterà del
futuro con un consiglio d'amministrazione convocato ad hoc a cui consegneremo la lettera con le firme raccolte. Lunedì prossimo, che è Pasquetta, il Millennium resterà chiuso ma la
settimana dopo, il 4 aprile, siamo
pronti alla serrata, a non aprire i nostri negozi. Una sfida a Igd per cercare di arrivare ad un accordo. Tra l'altro siamo tutti concorsi nel chiedere
alla proprietà del centro commerciale la diminuzione dell'affitto visto che
seguendo le loro direttive abbiamo
Da un lato c'è il braccio di ferro tra
negozianti e centro commerciale sulle
regole dell'ingaggio (leggasi orari di
apertura) e dall'altro c'è il giudice del
lavoro che, con sentenza, spiega che i
commessi non sono obbligati a
lavorare durante dodici festività,
domeniche escluse. Al Millennium
Center, però, ieri è entrato in vigore il
nuovo orario: lunedì mattina aperto e
pure la Festa della Liberazione, quella
del Lavoro e Ferragosto.
solo costi, soprattutto di corrente elettrica, e dobbiamo rientrare almeno di
alcune spese». Ieri, intanto, proprio per risparmiare
e contestualmente lanciare un messaggio a Bologna, molti esercenti hanno aperto bottega ma hanno lasciato
le luci spente. «Per forza, in giro non
c'era anima viva e quindi ci è sembrato inutile spendere in consumi energetici. Io stesso mi sono messo a dipingere un mobile con i faretti spenti».
E i clienti? «Nessuno. Da me il primo
ingresso è stato alle 13.45, un quarto
d'ora prima dell'abituale orario di
apertura del lunedì. Ed era un cliente che usciva dalla Risto 3 dopo il
pranzo».
Al Millennium Center, dunque, c'è maretta. E ad alimentare i malumori per
le aperture forzate (oltre al lunedì mattina, come detto, ci sono anche il 25
aprile festa della Liberazione, il Primo maggio festa del Lavoro e Ferragosto) ci si mette pure la carenza di
comunicazione. È sempre Turotti a rimarcare il concetto: «Non è stato varato alcun piano pubblicitario, né sulla carta stampata né in televisione. E
pure il totem informativo all'esterno
del centro commerciale ha ancora gli
adesivi con i vecchi orari che ricordano la chiusura del lunedì mattina
fino alle due di pomeriggio. Sembra
quasi una presa in giro».
Non è la prima volta che i piccoli
commercianti del Millennium si
lamentano dei criteri con cui si
scelgono i giorni di apertura.
D'altronde il meccanismo è fatto per
schiacciarli: a decidere è il cda, dove
loro non hanno voce in capitolo.
Quando arriva la notizia di
un'apertura festiva, quella diventa
obbligatoria per tutti. Perché così
funziona in un centro commerciale.
Chi chiude, paga la penale.
Pag. 47
Il deserto tra gli scaffali
Il primo lunedì di apertura mattutina al Millennium
Center è stato un flop; clienti al contagocce e
commercianti che hanno tenuto alzate le serrande
ma, in tanti, hanno lasciato le luci spente per
risparmiare almeno la corrente elettrica. La
decisione di eliminare la pausa di inizio settimana
è stata presa dalla Igd di Bologna, proprietaria del
centro commerciale. E a nulla è servita la raccolta
firme per cercare di salvare almeno il lunedì
mattina libero e le festività civili còme Liberazione,
Primo maggio e Ferragosto. Il prossimo lunedì,
Pasquetta, il Millennium sarà chiuso ma quello
dopo, il 4 aprile, i negozianti potrebbero mettere in
atto una protesta clamorosa, rimanendo chiusi pur
nella consapevolezza di dover pagare la penale.
Pag. 48
• All'assemblea dei soci i dati di bilancio, chiuso con 171 mila euro di utile
Mais e patate i pilastri di Agri '90
GIULIANO BELTRAM1
STORO - Ben 3.500 quintali di
granoturco, esattamente come
le patate. Questi due dati forniscono l'idea dell'agricoltura
principale nel Chiese, ma non
sono i soli. In terra di granoturco si producono pure 1.700
quintali di fragole (350 meno
dell'anno precedente, ma avendole vendute ad un prezzo superiore, si è pareggiato il fatturato) e quantità minori di
more (54 quintali), mirtilli (26)
e lamponi (25). Un cenno particolare va dato all'uva fraga
(oggi in quantità minime, ma
con un aumento significativo,
da 21 a 41 quintali) ed ai marroni, perché la produzione era
crollata a numeri risibili a causa del cinipide, insetto che si
magia le foglie, mentre ora, grazie all'opera di risanamento curata dall'Associazione castanicoltori, è tornata a salire. Si
parla di 19 quintali: «Siamo lontani dalla produzione di dieci
anni fa, ma ci stiamo allontanando dallo zero», ha asserito
Vigilio Giovanelli, presidente
della Cooperativa Agri Novanta.
1 dati che abbiamo fornito pro-
vengono proprio dall'Assemblea della Cooperativa, che si
è tenuta venerdì sera davanti
ad una settantina dei 120 soci
e sono riferiti alla stagione
2014. A questi va aggiunta la
polenta cotta, l'ultimo prodotto della cooperativa, che ne ha
venduti 90 quintali. Cooperativa in salute, dopo un quarto
di secolo dalla nascita. A dirlo
è l'utile, che schizza dai 24.000
euro del 2014 ai 171.000 del
2015, a fronte di un fatturato
che rimane in linea, superando di poco i 3 milioni di euro.
E a dirlo è anche l'indebitamento con le banche, che scende
da 800.000 a 596.000 euro.
La diminuzione delle fragole si
deve alla drosofila, altro parassita. In compenso la lotta
alla diabrotica (l'insetto che si
mangia le radici del granoturco) continua con risultati interessanti, grazie anche alla disponibilità dei produttori a fare la rotazione, piantando patate al posto del granoturco.
Ed ecco come si spiega l'aumento della produzione delle
patate.
Il granoturco, comunque, rimane (per dirla con Giovanelli) «il
re dei prodotti», perché di gran
lunga il più redditizio. Ciò non
deve, a detta del presidente di
Agri 90, «far ignorare gli stimoli che arrivano da singoli produttori, come da associazioni
tipo Slow Food, che pensano
al recupero delle coltivazioni
antiche. Si può fare, ma tenendo presente che alla fine la gente coltiva più volentieri un prodotto che rende». L'esempio
del tentativo di recupero del
"Bicò" (nome tradizionale di
un vino in realtà studiato in laboratorio alla Fondazione Edmund Mach) fa dire a Giovanelli: «Le nostre terre sono vocate allo Chardonnay, richiesto dalle cantine (Ferrari e Toblino, ndr) per lo spumante».
La vita di un'azienda non si ferma mai. Per il 2016 la Cooperativa investirà 200.000 euro
nella copertura dei silos, a rischio di usura. 1 soci hanno approvato bilancio e programmi,
eleggendo due membri del
Consiglio di Amministrazione
in scadenza. Mentre è stato
confermato il vicepresidente
uscente Mauro Armanini, Luigia Lorenzi (che ha deciso di
non ricandidarsi dopo quindici anni) è stata sostituita dal
giovane Daniel Mora.
Pag. 49
m mele «DIO» con le aree omogenee
Due progetti «dal basso^
Un incontro a Tuenetto
Melinda punta a mille
vagoni, varietà resistenti
prima in zone sensibili
VALLI DEL NOCE - L'assessore
provinciale all'agricoltura, Michele Dallaplccola, nel comunicato stampa di domenica scorsa a margine del dibattito di
Cles, ha ricordato che la Provincia «appoggia la diffusione
del metodo biologico, pur riconoscendo che in certe situazioni gioca a sfavore la frammentazione degli appezzamenti», e che l'impegno è anche
quello «di incentivare la ricer-
11 consonili
\
Progetto bio dal
2011 con garanzia
del prezzo minimo
Michele Odorizzi
ca su varietà "resistenti" e metodi di coltivazione che riducano l'utilizzo dei farmaci e dei
diserbanti».
Dell'evoluzione del biologico
nelle Valli del Noce si era par-
lato nell'ottobre scorso in una
tavola rotonda a Cles e nell'ultimo numero del 2015 di Terra
Trentina, periodico provinciale («Oltre l'integrata», a cura di
Federico Bigaran, Giuseppe Vlsln-
taìner, Mario Springfield, Brunella Odorizzi), fra le proposte operative viene citata anche l'individuazione di zone frutticole di estensione adeguata, in
Valle di Non, da convertire al
metodo biologico.
Una possibilità che si affianca
ad altre proposte, dall'individuazione di varietà adatte alla
maggiore assistenza tecnica e
a programmi di avvicinamento al metodo di coltivazione
biologico, con incontri informativi e visite tecniche. Nel territorio del comune di Predaia
- viene spiegato nell'articolo due aree omogenee a Segno e
a Tuenetto si presterebbero alla coltivazione bio in forma collettiva. A Tuenetto, dell'idea si
è parlato in maniera più approfondita in un incontro. «Va sottolineato - si legge nel servizio
su Terra Trentina- che entrambi i progetti sono nati dalla base imprenditoriale, che si è posta l'obiettivo di modificare l'attuale impostazione produttiva
a favore di un metodo di coltivazione, quello biologico, come naturale evoluzione della
produzione integrata».
Va anche detto che nel Psr
2014-2020 sono previste misure di sostegno all'introduzione
del metodo biologico e per il
mantenimento del metodo bio.
Anche il consorzio Melinda è
interessato ad aumentare la
produzione di mele «bio» e nel
medio oeriodo l'obiettivo è di
Pag. 50
arrivare ad un migliaio di vagoni. Melinda, ci spiega il presidente del consorzio, conferma anche quest'anno, ai soci
che producono con il metodo
biologico, la garanzia del prezzo minimo (pari ad un più 80%
per i calibri più piccoli, poi a
scalare in base alla pezzatura)
introdotta con il «progetto bio»
avviato nel 2011. «In più stiamo sostenendo chi toglie la
Golden e mette altre varietà
idonee al bio», spiega il presidente del consorzio Michele
Odorizzi. 11 mercato del bio nel
settore mele - osserva Odorizzi - fa circa il 2-2,5% del volume
complessivo» e il presidente
conferma che si sta ragionando nella valle per vedere di accorpare territori e frutteti: «Non
è semplice - osserva - però la
volontà c'è». Continua anche
l'impegno per la diffusione di
varietà resistenti che permettono di ridurre i trattamenti:
«Abbiamo incentivato la Galant
fra i soci e diamo la priorità a
chi le mette a dimora nelle zo_nasensibili>>._canchide_Qdoriz-
zi.
1 dati della Provincia aggiornati al 31 dicembre 2015 (Ufficio
per le produzioni biologiche)
indicano che nell'intero territorio provinciale, nel settore
frutticolo, la superficie coltivata con metodo bio era di 470,19
ettari, piccoli frutti, actinidia e
olivo compresi. Nel 2010, la superficie frutticola era di 269,55
ettari, quella dedicata ai piccoli frutti 13,46 ettari, dell'actinidia 8,21 ettari e dell'olivo 40,63
ettari.
F. T.
Pag. 51
AGRICOLTURA
Il futuro «DÌO»
è l'unico possibile
ENRICO NARDELU
o partecipato alla
serata su pesticidi e
H
salute tenuta a Cles e
vorrei fare precisazioni in
merito al dibattito seguito
alla presentazione del
team scientifico.
Premettendo subito che le
presentazioni eseguite dai
tre esperti in materia è
stata puramente di
esposizione di dati
raccolti dalla campagna
eseguita su un campione
di abitanti nonesi, va
sottolineato che nessuno
di essi, tantomeno il
moderatore del «Comitato
diritto alla salute» ha mai
usato termini offensivi
verso la categoria dei
produttori agricoltori
della Val di Non.
È stata una pura carrellata
di dati raccolti
scientificamente sul
territorio e degli effetti
che ne conseguono su chi
lo abita. Va precisato
inoltre che la valenza
scientifica della ricerca
effettuata è stata
confermata a livello
internazionale visto che la
stessa è stata accettata
dalla comunità scientifica
e sarà pubblicata presto
su prestigiose riviste
scientifiche europee.
CONTINUA A PAGINA 4 7
Questa premessa è d'obbligo, perché
ascoltando il successivo intervento di
Alessandro Dalpiaz, massimo vertice di
Apot, ho sentito delle affermazioni che
avevano l'obiettivo di screditare quanto
esposto e pure gli autori della ricerca.
Infatti, non è corretto affermare
testualmente «questa sera abbiamo
partecipato al teatro della paura»,
oppure «è molto facile terrorizzare le
persone».
Frasi come queste denigrano
direttamente gli artefici della ricerca,
che sarebbe stato più sensato
ringraziarli per il lavoro svolto. Che
queste accuse siano mosse da un
agronomo, come da lui stesso affermato,
verso un team composto da un pediatra,
un esperto di dna e titolare di cattedra
universitaria, un dottoressa in
biochimica e ricercatrice all'lrccs dì
Bologna, è assolutamente fuori luogo.
Quando poi lo stesso Dalpiaz afferma
«noi non siamo assassini», sbaglia per
due motivi: il primo perché durante
tutto l'incontro nessuno dei relatori ha
mai accusato i frutticoitori di ciò, e mai
ha usato questo termine; la seconda
perché se è vero che come contadino
non è un assassino è però purtroppo
vero che nel suo ruolo istituzionale (e
pure chi lo ha preceduto in tale ruolo) è
responsabile di aver mantenuto gli
operatori della categoria che
rappresenta nell'ignoranza, evitando che
il contadino possa sapere, per poi
eventualmente decidere con propria
volontà e coscienza.
Infatti è triste sentire altre affermazioni,
da parte di contadini presenti in sala,
come «senza irolar non vèn pomi» (senza
pesticidi non crescono mele), oppure
«mi no credo nel biologico». Sembra che
nessuno abbia informato questi
contadini di fatti straordinari, quali: la
Danimarca ha approvato un piano
governativo a lungo termine di
trasformazione del 100% della
produzione agricola nazionale in «bio» e
sostenibile, oppure che in tutte le mense
scolastiche svedesi ormai sia ammesso
solo cibo biologico. Effettivamente i
prodotti agricoli crescono anche senza
pesticidi, checché ne dicano Apot e chi
er essa,
tristissimo sentire affermare certe frasi
in Trentino e soprattutto nel 2016. Già,
perché proprio in Trentino prima che
altrove è partita la coscienza di una
coltivazione biologica nei frutteti. Come
E
fanno i contadini a non sapere che la più
antica azienda di produzione di mele a
coltivazione biologica in Italia si trova
proprio nella valle dell'Adige? C'è una
famiglia che già nel 1981 ha convertito
tutta la sua azienda (18 ettari di frutteto)
in coltivazione biologica e in Europa
queste persone sono riconosciute come
dei pionieri, e questo vuol dire che sono
35 anni che la produzione biologica in
Trentino esiste, e a soli 6 chilometri dalla
fondazione Mach di San Michele! Ora
questa azienda vende in tutta Europa,
non riesce a soddisfare tutti i suoi clienti
ma soprattutto è visitata da esperti del
settore che provengono da ogni dove;
essa tiene sempre le porte aperte e non
le ha mai chiuse a nessuno. E i contadini
trentini perché non si sono presi la briga
di informarsi? Bastava fermarsi lungo la
strada verso Trento negli anni in cui si
scendeva a chiedere gli aiuti pubblici
per sostenere la frutticoltura nonesa. Chi
teneva nascosto esempi come questi che
confermano come un'altra frutticoltura è
possibile? I vari presidenti di Apot, certo
che ne hanno responsabilità, e con loro i
vari dirigenti della Fondazione Mach e
dell'Istituto agrario di San Michele. E perché le istituzioni agricole hanno
tenuto nell'ignoranza la loro base
composta da migliaia di contadini anche
sugli aspetti finanziari? Sanno i contadini
dell'impressionante richiesta di mercato
Pag. 52
che c'è in Europa di prodotti bio? Sanno
i contadini quanto son pagati questi
prodotti? Ripropongo qui un
affermazione che Sergio De Romedis ha
fatto durante l'assemblea: «In Val di Non
c'è un'azienda certificata Bio che
produce mele e tutta una serie di
prodotti derivati (succhi, persecche,
merendine) la quale non riesce a
soddisfare la domanda del mercato.
Questa azienda è obbligata a importare
in vai d i Non mele certificate bio per
produzione industriale (cioè lo scarto) e
pagarlo 50 centesimi a chilo». Già il
dover importare mele in vai di Non grida
vendetta al cielo, poi doverle pagare
anche circa il 300% in più di quanto
incassa per lo stesso prodotto un
frutticoitore noneso a coltivazione
integrata, sinceramente fa male al cuore.
Per concludere cito l'acuta affermazione
della dottoressa Renata Alleva (relatrice
della serata), che probabilmente
conoscendo bene le caratteristiche del
tipico cittadino noneso, lancia un
appello: «Se non volete cambiare per
motivi di salute, fatelo almeno per i
soldi».
Pag. 53
Per Sae l'agricoltura bio è una necessità
Vigilio Rossi: «Dopo il convegno di Cles urgente il risanamento dei terreni e delle acque superficiali»
«Il convegno del 18 marzo ha sa tutti noi indistintamente, zione con quanto promesso
ribadito per l'ennesima voltali cittadini ed agricoltori. Un en- verbalmente. Un esempio di
danno che i pesticidi di sintesi comio va al Comitato per il di- questo modo di agire è dato
provocano alla salute umana. ritto alla salute che all'infuori dal Regolamento provinciale
Ormai queste sostanze, come di qualsiasi interesse persona- per l'uso dei prodotti fitosanialtre immesse nell'ambiente le, politico ed economico ha tari nei campi agricoli adiacendall'uomo, devono essere ban- fatto conoscere già da anni a ti alle aree sensibili di prossidite all'uso. L'agricoltura bio- tutti la pericolosità di queste ma approvazione, già ampialogica-biodinamica non è una sostanze e non solo a livello lo- mente contestato dai comitati
moda, ma un ritorno, in chia- cale. Numerosi agricoltori, di cittadini e dallo stesso Conve tecnologica, all'agricoltura hanno capito gradualmente siglio delle Autonomie, i cui
originale per un'alimentazio- questa certezza, ma i vertici contenuti se così approvati
ne umana ed animale sana e economici di settore e politica non tuteleranno sicuramente
salubre, quindi una necessità. non affrontano con soluzioni la salute e l'ambiente".
Gli obiettivi della politica loca- l'emergenza sanitaria ed am"La salute e l'ambiente sono
le devono essere questi».
bientale e in certi casi sembra beni comuni - conclude Rossi
Lo scrive Virgilio Rossi, por- fomentino indirettamente la - e perciò ognuno di noi ha il
tavoce di Sae commentando conflittualità fra agricoltori e diritto e l'obbligo di rispettarli
l'affollata serata in cui a Cles cittadini, come è successo a e soprattutto le autorità, le istisono stati presentati i risultati che al convegno di Cles".
tuzioni interessate, sono chiadi una ricerca sulle correlazioPer Rossi non è certo questa mate ad intervenire concretani tra pesticidi nell'ambiente e la strada da percorrere. mente al più presto senza favoil Dna delle persone. Secondo "Sicuramente il dialogo è la rire forme di disgregazione soRossi, alla luce di questo stu- formula migliore - afferma - ciale fra la popolazione». La
dio si deve perseguire con ur- ma deve essere un dialogo con nota si chiude con la speranza
genti provvedimenti il risana- uno specifico obiettivo: elimi- che dopo quanto emerso dal
mento dei terreni, delle acque nare l'uso dei pesticidi di sinte- Convegno "la giunta provinsuperficiali, la conversione del- si nell'agricoltura trentina. Fi- ciale rifletta sul citato regolale forme di coltivazione con nora non è stato così. La forma mento e awii concretamente
metodi biologici, ridimensio- di dialogo proposta dalla poli- la strada del rinnovamento
nare le coltivazioni intensive tica e dalle organizzazione pro- dell'agricoltura, in particolare
in favore di un'agricoltura bio- duttive (Apot) è stata solo un della frutticoltura incammidiversa. Ma soprattutto - sotto- modo per procrastinare ogni nandosi su un percorso virtuolinea - è necessario ristabilire soluzione concreta, addirittu- so che possa portare il Trentila socialità fra la popolazione. ra le scelte assunte sono state no ad essere un isola libera da
(g.e.J
"Il problema è reale ed interes- il più delle volte in contraddi- pesticidi di sintesi".
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Pinot grigio delle Venezie, il no dei vignaioli
Venerdì vertice
fra trentini
e friulani
«L'aumento
delle rese
abbasserà le
remunerazioni
Un progetto
di qualità per
le nostre doc»
TRENTO - L'appuntamento è venerdì a Cormons, in Friuli. Il Comitato friulano dei vignaioli contrari alla doc interregionale del-
le Venezie per il Pinot Grigio ha
invitato anche i vignaioli trentini, la cui associazione è diventata Consorzio Vignaioli del
Trentino. «Come piccoli produttori possiamo poco - spiega il
presidente dei Vignaioli Lorenzo Cesconi (nella foto) - ma se alziamo la voce ci ascolteranno».
«È in atto un tentativo da parte
dell'industria veneta - scrivono
i friulani nell'invito - in accordo
con la politica, le Cantine sociali friulane, trentine e alcune associazioni di categoria, di creare una Doc e una Igt interregionale che rendano indistinguibili prima il Pinot grigio e poi tutti i vini friulani, trentini o vene-
ti».
«La doc nasce per valorizzare la
tipicità locale - afferma Cesconi - Difficile trovare una tipicità
comune in tre territori. Una doc
interregionale mette in discussione il cardine delle denominazioni di origine».
Ma l'obiezione più importante
dei vignaioli trentini è quella sull'aumento delle rese per ettaro,
che ha portato alla loro uscita
dal Consorzio Vini e alla costituzione del loro Consorzio, con
60 viticoltori che producono circa 2 milioni e mezzo di bottiglie.
«La doc Venezia per il Pinot grigio prevede una resa di 180
quintali per ettaro - puntualiz-
za Cesconi - II Consorzio ha approvato l'aumento a 150 quintali con un margine del 20%, che
guarda caso porta a 180 quintali per ettaro. Ma l'aumento della produzione fa scendere le remunerazioni e mette in difficoltà i produttori. In Trentino produrre costa, bisogna puntare ad
unaremunerazione elevata e lo
si può fare solo con un progetto di qualità per le nostre doc».
Anche al prossimo Vinitaly, in
programma dal 10 al 13 aprile,
il grosso dei vignaioli trentini
sarà nello stand della Fivi, la Federazione nazionale, invece che
in quello provinciale.
F. Ter.
Pag. 55
Turismo, scarsa presenza sui social network
Rigotti: «Sul digitale ci giochiamo il futuro». Iniziativa formativa di Accademia d'impresa
e strutture ri- dali, nelle categorie più basse
cettive trentine sempre più solo un hotel su due (50,690)
connesse, ma presenza sui so- tra i 2 stelle, e un hotel su quatcial, prenotazioni on-line e tro (27,2%) tra gli 1 stella, cobelle foto della struttura sul munica e interagisce con i proproprio sito internet non ba- pri utenti. Peggio ancora la ristano per centrare promozio- sposta alle recensioni su TripAdvisor e d u n q u e sulla
ne e commercializzazione.
Accademia d ' i m p r e s a , gestione della reputazione onazienda speciale della Camera line. Solo il 36,196 degli hotel
di commercio di Trento, ha esaminati risponde regolarevidenziato che il 94,296 delle mente ai commenti. Il 58,7%
strutture dispone di un sito degli hotel 4 e 5 stelle è impeweb aziendale, ma con diffe- gnato nella gestione della prorenze evidenti a seconda delle pria reputazione su TripAdvicategorie: 100% le strutture sor: dei 3 stelle solo il 40,490,
con 4-5 stelle; 98,5% le 3 stelle; dei 2 stelle il 23,596, e degli 1
71,496 quelle a una stella e stella il 4,790.
«Sul digitale ci giochiamo il
l'88,296 quelle a 2 stelle. Discorso analogo può essere fat- futuro delle nostro aziende tuto per l'utilizzo di Facebook. A ristiche — ha rilevato il presifronte di una corposa presen- dente di Accademia Impresa
za di pagine pubbliche azien- ed ex presidente degli Albergatori, Natale Rigotti - seconTHEIJT© Alberghi
do gli ultimi dati sono solo 30
mila le imprese italiane che
usano correttamente il digitale a fronte dei 5 milioni di
aziende a livello europeo». Occorre «uno sforzo comune,
perché non basta esserci, occorre imparare a gestire meglio il mercato, anche per non
essere fagocitati dagli intermediari on-line». D'accordo
l'assessore al turismo Michele
Dallapiccola. Intanto Accademia d'Impresa offre alle imprese turistiche la formazione
digitale: i percorso, che ripartirà in aprile, tratterà sia i temi
più specifici della comunicaz i o n e d i g i t a l e , come lo
storytelling, e il social media
marketing, sia aspetti manageriali per progettare e programmare investimenti.
Linda Pisani
Pag. 56
L'ASSESSORE ARRIVA IN WALLE DOMANI
Dalapiccola incontra il Primiero
Sul tavolo il tunnel del Rolle e il Protocollo d'intesa siglato nel 2015
di Raffaele Bonaccorso
Saranno due i punti su cui si
concentreranno le attenzioni
domani quando l'assessore
provinciale al turismo Michele
Dallapiccola verrà a Primiero
per fare il punto sull'attuazione del Protocollo d'intesa siglato nel maggio 2015 dalla Provincia con gli amministratori
ed operatori economici locali.
Il primo riguarda la richiesta
di realizzare un tunnel al posto
della variante che prevede una
strada che passa per la "Busa
Bela" e questo per risolvere il
problema della valanga che cade ogni volta che c'è una nevicata abbondante. La richiesta
è forte di 1100 firme sotto l'apposita petizione on-line che
chiede una soluzione definitiva in base alle esperienze della
locale commissione valanghe.
Il secondo punto riguarda
l'infinito problema del collegamento dell'area sciabile di San
Martino con quella di Passo
Rolle. Per quest'ultimo l'assessore Dallapiccola nel novembre scorso in un incontro ave-
va detto che «riguardo ad un
possibile collegamento funiviario fra San Martino e Rolle non
è possibile dare una tempistica, ma verosimilmente potrebbe essere realizzato fra 5 o 6 anni». Gli operatori locali sono
del parere che la scadenza è
troppo lontana e non sostenibile dalla crisi in cui si trova ora
il territorio. Tocca ora agli amministratori puntare e difendere queste due sollecitazioni
che provengono dalla base.
Naturalmente
l'incontro
con Dallapiccola riguarderà
anche una disamina più generale della precaria situazione
del territorio e le diverse urgenze per cercare di risollevare la
vallata dalla crisi in cui si trova,
così come realisticamente l'ha
definita il presidente della locale Cassa Rurale, Maurizio Bonelli, nella preassemblea dei
soci: «Quando dico che la nostra valle è quella che sta soffrendo di più in Trentino, non
lo dico per fare "terrorismo"
ma per essere realista e dire le
cose come stanno. C'è bisogno
di una scossa oer la nostra co-
munità, ma che arrivi subito,
impegnando tutti, dai nostri
amministratori, agli imprenditori, alle famiglie in generale».
C'è comunque scetticismo
in valle, dimostrato dagli interventi nel web che non lasciano
dubbi. Dice Matteo: «I lavori
sono da fare con estrema urgenza per essere attivi per la
prossima stagione invernale.
Serve una decisione immediata! Speriamo che non sia la solita riunione per prendere tempo». E Daniele incalza ironicamente: «Le cose andranno così: ci sarà una valanga di promesse poi si costituiranno dei
tavoli di confronto che però si
fermeranno subito fino alle elezioni dell'8 maggio, in seguito
verrà firmato un protocollo e
saranno chiamati attorno al tavolo tutti i politici che faranno
a loro volta un tavolo con gli
esperti che faranno delle proposte con delle soluzioni assurde e complicate ed allora verrà
costituito un altro tavolo. In
questa valle con tutti i tavoli
che sono stati fatti faremmo
concorrenza allìkea».
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Provincia, piano risparmi di 140 milioni
Contratti, immobili, Rsa: le azioni di efficientamento. Tra gli obiettivi 2016 l'anticipo delle detrazioni sulle ristrutturazioni
di Chiara Bert
È di 140 milioni di euro la stima
dei risparmi che la Provincia prevede di realizzare entro il 2018
attraverso il proprio piano di miglioramento, che è lo strumento
che la giunta si è data per rendere più efficiente la macchina
pubblica. Un piano che prevede
azioni su vari fronti: dai contratti alla razionalizzazione delle
partecipate, dal centro servizi
condivisi alle sinergie tra Rsa,
dal sistema di finanziamento «a
budget» invece che a pie di lista
al piano di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico
inutilizzato.
Nella seduta di venerdì scorso
la giunta Rossi ha approvato il
programma di gestione per il
2016 con un aggiornamento delle azioni di risparmio.
Tra gli obiettivi da raggiungere entro quest'anno c'è una novità che interesserà molte famiglie intenzionate a ristrutturare
casa: entro maggio la giunta vuole predisporre un accordo con le
banche convenzionate con la
Provincia, per anticipare le risorse per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica che beneficiano delle detrazioni d'imposta statali: la
Provincia si accollerà l'onere degli interessi del mutuo e al cliente resterà da restituire solo il ca-
pitale, a mano a mano che gli ritorneranno indietro le detrazioni dallo Stato. Una soluzione studiata per andare incontro a coloro che non dispongono del capitale di partenza e per far lavorare le imprese locali.
Altri impegni: l'assegno unico provinciale che accorperà gli
interventi e le agevolazioni a favore di persone e famiglie (contributo famiglie numerose, abbattimenti tariffari sui servizi
mensa scolastica,prolungamento d'orario nelle scuole dell'infanzia, reddito di garanzia); l'avvio del progetto "Risparmio casa", strumento per promuovere
l'acquisto e la ristrutturazione
della prima casa di abitazione a
condizioni agevolate ai cittadini
che hanno investito negli anni i
propri risparmi in un fondo pensione; la delibera con i criteri per
la deduzione Irap (prevista
dall'ultima Finanziaria) alle imprese che prevedono incrementi salariali legati alla produttività; la revisione dei parametri di
organico per gli asili nido. La
giunta si dà il termine di giugno
per il nuovo bando di appalto
del Not (entro dicembre l'aggiudicazione della progettazione, a
cui seguirà un appalto distinto
per i lavori). Entro settembre dovrebbe essere chiuso l'accordo
con la Provincia di Bolzano per
smaltire circa 5.000 tonnellate di
rifiuti nell'inceneritore di Bolzano, mentre entro maggio sarà
conclusa la valutazione tecnico-economica del project financing per la gestione del secco residuo.
Sul fronte delle azioni di risparmio, entro il 2016 la Provincia prevede di aumentare a 300
le postazioni di telelavoro. A
breve sarà approvata la delibera
per programmare il turn over
nella misura di una sostituzione
ogni 10 pensionamenti. Ulteriori attività passeranno al Centro
servizi condivisi delle società
della Provincia e entro marzo sarà pronta la proposta di contratto unico per i 950 dipendenti.
Alla voce razionalizzazione
c'è la riduzione di circa 100 auto
di servizio della Provincia, ma
anche l'accentramento in via
Borsieri della sede di Tsm, del
Centro di salute mentale e del
polo archivistico, e il progetto di
accorpamento (tutto da studiare) delle Apsp che gestiscono le
Rsa (la proposta sarà pronta per
luglio). Infine gli immobili: entro dicembre sarà ultimato il
censimento degli edifici non utilizzati dalla Provincia e attivata
la procedura per le "cessioni a titolo di prezzo" per gli appalti sopra i 5 milioni. Acceleratore anche sul project financing con i
privati per realizzare le opere
pubbliche più costose.
r~-
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Comuni verso la gestione unica del porfido
Potrebbe essere affidata a Sogeca. All'incontro di Albiano le sei amministrazioni interessate
Preceduta da un incontro con
l'assessore provinciale Olivi,
presenti a Trento tutti i rappresentanti dei Comuni del porfido, si è svolta ad Albiano una
riunione convocata dall'amministrazione comunale. Pur ancora in una fase interlocutoria,
si cerca di arrivare a raccogliere
idee e a porre le basi per dar vita
alla costituzione di un ambito
unico del porfido in forma associata, e per stabilire se creare
una nuova società alla quale affidarne la gestione, o magari stipulare una convenzione con
una realtà già esistente, facendo
riferimento in particolare a So.
ge.ca, la società Gestione Cave a
capitale pubblico del comune
di Albiano che opera da quasi 15
anni.
Presenti i sindaci di Lona Lases, Fornace, Baselga di Pine, i
delegati dei Comuni di Capria-
na e Giovo, e l'ingegner Alessandro Tornasi del servizio minerario della Provincia, l'incontro è
stato introdotto dalla sindaca di
Albiano Erna Pisetta, che ha poi
dato la parola all'assessore Giuliano Ravanelli che ha illustrato
e messo in discussione i due argomenti che sono alla base del
progetto. «La proposta di arrivare alla costituzione di un ambito
unico del porfido - ha spiegato
Ravanelli - è stata condivisa da
tutti, dar vita cioè a una sorta di
gestione associata che comprenda un po' tutti Comuni interessati. Sulla necessità di creare una società ad hoc per la gestione, oppure avvalersi di una
società esistente, sono state fatte delle ipotesi, ed è accolta con
un certo interesse la possibilità,
sottolineata da alcuni dei presenti, che sia Sogeca ad esercitare questa gestione». Argomenti
che, assieme ad altri punti chia-
ve del progetto, saranno oggetto di altri incontri per condividere la decisione di dar vita in forma associata dell'ambito porfido.
Matteo Colombini, assessore
al settore estrattivo del Comune
di Fornace ha espresso una valutazione sull'incontro di Albiano. «A nome dell'amministrazione confermo il favore ad ogni
azione intrapresa nel nome dell'
uniformità e superamento della
tendenza alla frammentazione
del settore. Anche per Fornace
lo strumento attraverso cui esercitare la gestione associata del
porfido potrebbe essere Sogeca,
che metterebbe a disposizione
delle amministrazioni esperienze, tecniche e competenza consolidate. Su questa considerazione sono emersi dei distinguo, dovuti alla differente incidenza del settore cave nelle economie locali»,
(f.v.)
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Miola 1 Un appello a Comuni e organi di controllo
Porfido: il Coordinamento lavoro
chiede di tutelare i livelli retributivi
MIOLA - Nuove garanzie per i
lavoratori del settore porfido,
attraverso la riforma della legge di settore (la n. 7 del 2006),
che fissa impegni concreti e
puntuali per i concessionari dei
lotti cave di proprietà di comuni ed Asuc. Questo l'appello lanciato venerdì sera a Miola dal
«Coordinamento Lavoro Porfido», che nei giorni scorsi aveva «denunciato» alcune irregolarità retributive ai danni di operai locali, ed il mancato rispetto degli accordi salariali ed oc-
cupazionali siglati tra tre ditte
concessionarie dell'area estrattiva di San Mauro, comune di
Baselga ed Ispettorato del lavoro. Un argomento che è restato
sullo sfondo, sollevato solo da
alcune domande nel corso del
dibattito, mentre i relatori Vigilio Valentini, Walter Ferrari e Al-
do Sevegnani hanno ribadito i
noti concetti e principi alla base della loro azione di controllo e verifica. Richieste che assumono nuovo valore alla luce
dell'annunciata riforma della
«legge sul porfido» da parte dell'assessore provinciale Alessandro Olivi, e della futura gestione associata di competenze e
funzioni tra i comuni del Distretto del Porfido (Baselga, Albiano, Fornace, Lona Lases, Cembra). Alla base di una gestione
più razionale, innovativa e competitiva della risorsa porfido va
posta la formazione di «macrolotti» (con l'unione di più lotti
estrattivi limitrofi), che sappiano mantenere gli stessi livelli
occupazionali, ed in caso d'ac-
corpamento di lotti liberi garantiscano l'aumento dei livelli occupazionali secondo i nuovi volumi concessi. «Non abbiamo
gli strumenti per verificare l'effettivo rispetto degli accordi e
delle moratorie concesse - ha
precisato Vigilio Valentini - il nostro appello è rivolto a comuni
ed organi di controllo, affinché
sappiano tutelare i livelli retribuitivi e le giuste aspettative di
tanti lavoratori davvero provati dalla crisi del settore estrattivo».
D. F.
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DALLA GIUNTA DI NAGO-TORBOLE
Intervento 19, approvati quattro progetti
La giunta di Nago-Torbole ha
approvato i progetti per l'accompagnamento aU'occupabilità attraverso lavori socialmente utili
(l'edizione 2016 di Intervento
19) e i criteri di individuazione
dei relativi lavoratori. I progetti
sono quattro: abbellimento urbano compresa la relativa manutenzione, prosecuzione del progetto di riordino delle pratiche
edilizie giacenti nell'archivio di
deposito, collaborazione con la
biblioteca comunale per l'organizzazione di mostre attinenti alla valorizzazione storica e culturale del territorio (nonché riordino e valorizzazione del patrimonio librario e documentale ora
custodito nel magazzino della
biblioteca) e sostegno e compagnia alla persona sola, anziana o
portatrice di handicap, con aiuto nei piccoli gesti quotidiani, accompagnamento in passeggiate
all'aperto, in visite e a eventuali
momenti di aggregazione e socializzazione (feste, manifestazioni culturali), svolgimento di
piccole commissioni (acquisto
farmaci, generi alimentari, ritiro
referti medici, disbrigo di incombenze burocratiche, eccetera).
Per i lavoratori delle categorie B
e C (il 60% degli assunti) la scelta
avverrà sulla base della segnalazione di priorità effettuate dai
servizi segnalanti (Serd, Servizio
socio-assistenziale, Centro salute mentale, Servizio alcologia,
Centro per l'impiego), mentre
per la categoria A si procederà
dando maggior punteggio a
componenti di famiglie numerose, alla presenza di minori nel
nucleo, agli anni di frequenza
nell'Intervento 19 (verificando
la presenza continuativa nei progetti per un periodo non superiore a tre anni negli ultimi cinque e attribuendo una possibilità a di impiego a chi non è stato
inserito nell'edizione 2015) e
premiando la positiva esperienza avuta nel ruolo di caposquadra. A parità di punteggio sarà
preferito il più anziano.
fm.cass.)
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A
URI
H%
"••
J
•
Prezzo 1 alimentari
che non teme le catene
Gestione familiare, qualità, cortesia e rapporto consolidato con i clienti
permettono agli Scaia di puntare
pianto papà
serenamente
Ernesto ed ora
aliltraguardo
fi- da loro. del secolo di attività
eli Aldo Pasquazzo
In Valle del Chiese i punti vendita alimentari e le stesse cooperative sono in difficoltà di
fronte alla sempre più incalzante azione di estensione dei
punti vendita prodotta dalle
catene Poli e Crai, che in questa zona hanno il loro punti
vendita rispettivamente a Cà
RossaeaCimego.
Non sembra essere così a
Prezzo, dove un piccolo negozio, il solo a dire il vero in paese, ha da sempre una propria
clientela affezionata, che per
F80 per cento delle provviste
quotidiane si rivolge lì. Dove
magari pagherai qualche centesimo in più rispetto agli ipermercati, ma qualità e cortesia
proprio non mancano. E fiducia: se ci sono difficoltà paghi
magari qualche giorno dopo.
Stiamo parlando del negozio degli Scaia (prima il com-
glio Valter) che dal 1918 non
solo propongono un punto
vendita alimentare ma tuttora
pure un reparto macelleria dove si confezionano insaccati
caserecci. "La carne, sempre
di ottima qualità, noi la si acquista a quarti e poi nel retrobottega la si sua lavora" dice il
gestore.
Il negozio, che si trova
nell'unica piazza di paese, è
un spaccio dentro il quale si
trova un po' di tutto ed è a conduzione rigorosamente familiare. Vi lavorano Valter, la moglie Carla e la figlia Chiara. I salumi, considerati quasi unici
dal punto di vista dell'impasto, si sono ritagliati un mercato di alto livello. In estate, anche di domenica gli Scaia sono
in bottega per intercettare
quella utenza che viene da fuori e che prima di salire alla volta di Boniprati o Table passa
"Larga parte della nostra
produzione va nelle Giudicane, a Ledro e anche verso le regioni di confine" dice Valter.
"Al di là degli insaccati - aggiunge - nel reparto macelleria
produciamo cotechini, pancette arrotolate e affumicate,
spek, carne salata e lardo. Poi
quando serve si confezionano
pure gli spiedi destinati ad essere poi cucinati altrove"
Il paese di Prezzo, che fino a
poco tempo fa aveva come sindaco Celestino Boldrini, conta
190 abitanti. Da qualche mese
a questa parte però anche la
sede comunale ha chiuso i battenti a seguito della fusione
che ha visto l'ex comune aggregarsi a Pieve di Bono. Boldrini,
comunque, tra qualche settim a n a - assieme a Cosi - sarà di
nuovo in lista, non come sindaco ma come possibile assessore.
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Il 2015 è stato l'anno
delle start up digitali
Il 2015 è stato l'anno delle start up
digitali nella finanza, dell'internet of
things, della sharing economy e dei
big data mentre Brescia (23%)
incalza Milano (29%) fra le città
dell'innovazione mettendosi alle
spalle la Capitale (18%). Talent
Garden, la più grande piattaforma
europea di talenti per il digitale, e
IBM Italia hanno analizzato per il
secondo anno consecutivo le
conversazioni generate su twitter in
tema di innovazione e start up, cioè
circa un milione di tweet prodotti
nell'ultimo anno da oltre 111 mila
utenti unici. Sono state prese in
esame le conversazioni (con i relativi
hashtag) sui canali social dei
magazine digitali più rappresentativi
della comunità hi tech nazionale:
«Rispetto al 2014 - afferma Davide
Dattoli, Geo e fondatore di Talent
Garden - abbiamo rilevato come
esca dalla top ten delle discussioni il
tema #opendata, per lasciare spazio
a termini come #fintech e #loT
(InternetofThings) che si piazzano
rispettivamente al 3° e 4° posto
dopo #startup (47%) e innovazione
(17%). Entrano, invece, nei primi
dieci, rispetto all'anno precedente,
#bigdata, #droni (abbinato a #photo)
e #foodtech". «La ricerca - dichiara
Enrico Cereda, Ad di IBM Italia-ci
conferma il grande fermento sociale
sui temi dell'innovazione e del
digitale».
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Lavoro: giovani e flessibilità
Nasce la community online
TREMI© Il
sindacato si accorge
dei giovani. Dei giovani dai lavori atipici, dei tanti che fin da
subito hanno rinunciato all'idea del posto fisso, imparando a tramutare il precariato in
flessibilità, la sicurezza in dinamismo, cogliendo, perché
no, anche gli aspetti positivi di
queste nuove (e numerose) tipologie lavorative.
Chiamasi: lavoratori a progetto, co.co.pro e occasionali,
associati in partecipazioni,
somministrati, stagisti, lavoratori socialmente utili. Ma anche: lavoratori a chiamata —
oltre 10.000 in Trentino —, associati in partecipazioni, partite Iva, lavoratori ambulanti e
giornalai. Un mare magnum di
formule su cui Cisl e Felsa
Trentino intendono fare chiarezza chiedendo ai diretti interessati di raccontare la propria
esperienza su www.foramgiovanilavoro.it, job community
dedicata ai ragazzi e alle ragazze trentine tra i 15 e i 35 anni.
Sportello virtuale attraverso il
quale i lavoratori atipici potranno partecipare all'indagine «Il dritto e il rovescio. L'altra faccia del lavoro», pensata
proprio per verificare cosa accade in questo mondo frammentario, traballante, eppure
estremamente diffuso, con
un'attenzione particolare verso i più giovani. Le storie più
interessanti saranno poi presentate e premiate il prossimo
primo maggio.
«Il mondo del lavoro è ormai completamente votato alla flessibilità e sono i giovani a
risentire principalmente di
questa situazione, accentuata
dalla crisi. Il sindacato non
può voltarsi dall'altra parte e
deve dare risposte anche a
queste categorie» riflette Salvatore Conte, segretario generale della Felsa Trentino. Dopotutto, basta guardare al lavoro in somministrazione: solo l'agenzia Adecco in
provincia di Trento — fanno
sapere dalla Cisl — ha siglato
oltre 14.000 contratti, mentre
in Italia questi lavoratori sono
più di 1,4 milioni, nel 90% dei
casi con occupazioni a tempo
determinato.
«E allora — conclude Conte
— è bene che i lavoratori conoscano gli strumenti che
possono tutelarli, ricorrendo
ad esempio all'EbiTemp, l'Ente
bilaterale lavoratori temporanei, una modalità innovativa
di relazioni industriali, attraverso la quale Cgil, Cisl e Uil e
le agenzie di somministrazione italiane collaborano per ricreare un welfare aggiuntivo
in materia di tutela sanitaria,
maternità, asili nidi, sostegno
al reddito, accesso al credito,
infortunio e mobilità. Informazioni che spesso non arrivano al lavoratore ma che potrebbero migliorare notevolmente la sua condizione».
Siiwia Pagiiiica
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