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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 25 marzo 2016
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
Dal Tar schiaffo alla legge Panontin: «I sindaci scelgano l’Uti in cui stare» (M. Veneto)
Fvg maglia nera tra le Regioni speciali per crescita del Pil (M. Veneto)
Sì dell'anticorruzione al terzo lotto dell'A4 (Piccolo)
Scatta il piano “taglia code” nelle Rsa (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 6)
Al Tar per l’ospedale: “santa alleanza” tra nove sindaci (M. Veneto Udine)
Voto bulgaro sull’integrativo Wärtsilä (Piccolo Trieste)
Assemblee Fim e Uilm sull'integrativo Fincantieri… (Piccolo Trieste)
«Mai più pacchi postali», Aas, accordo sulla mobilità (Piccolo Gorizia Monfalcone)
Nuovi licenziamenti e sciopero in Porto (Piccolo Gorizia Monfalcone)
La Mangiarotti valuta nuove assunzioni (Piccolo Gorizia Monfalcone)
“Ondulati” cresce e assume 18 persone (Piccolo Gorizia Monfalcone)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE
Dal Tar schiaffo alla legge Panontin: «I sindaci scelgano l’Uti in cui stare» (M. Veneto)
di Maura Delle Case UDINE Le affinità elettive saranno rispettate. Lo ha deciso il Tar del Fvg
accogliendo i ricorsi presentati dai Comuni di Torviscosa e Tricesimo contro la collocazione in Uti
deliberata dalla giunta regionale. Il collegio giudicante ha dato ragione ai due enti locali che avevano
impugnato il piano di riordino territoriale ritenendolo lesivo dell’autonomia dei rispettivi enti poiché in
contrasto ai desiderata espressi dal due amministrazioni comunali: Tricesimo intenzionata ad aderire
all’Unione del Friuli centrale e di Torviscosa a quella dell’Agro-Aquileiese. Si sono invece ritrovate, a
luglio 2015, inserite dalla giunta Serracchiani in una diversa e poco gradita destinazione: la prima
nell’Uti del Torre, la seconda in quella della Riviera Bassa friulana. Il Tar ha dato ragione ai loro rilievi
(mentre ha respinto il ricorso presentato dai Comuni della minoranza slovena), disponendo il parziale
annullamento della delibera impugnata e rinviando la palla nelle mani della Regione, che ha già detto a
più riprese e ribadito ieri – per bocca dell’assessore alle autonomie locali, Paolo Panontin – di non
essere intenzionata a impugnare il giudizio. Bensì ad adeguarvisi e procedere così speditamente verso il
15 di aprile che vedrà infine le Uti costituite ex lege. Con le due piccole modifiche di cui sopra.
Tricesimo passerà dall’orbita gravitazionale di Tarcento a quella di Udine. Torviscosa da Latisana a
Cervignano-Palmanova. «Ritengo che assumeremo il prima possibile le nuove delibere così che i due
Comuni abbiano a disposizione il tempo utile per portare gli atti in Consiglio comunale entro il 15 di
aprile», ha commentato ieri Panontin riservandosi ulteriori commenti, nel merito della sentenza e delle
sue premesse, a margine della riunione dell’esecutivo di oggi. La prima parte della sentenza è in effetti
corposa e ripercorre in modo pedissequo tutta la legge 26. Articolo per articolo. Il collegio parla di
un’istruttoria sommaria, di criteri contraddittori, riferendosi nei due casi specifici al fatto che sono stati
tenuti in maggior considerazione gli aspetti demografici – sebbene la legge contempli espressamente la
possibilità di derogarli –, anziché le esperienze di collaborazione, che i giudici hanno viceversa ritenuto
esser state sottovalutate. Le sentenze giungono il giorno successivo alla decisione presa dal Tar di
accorpare in un’unica giornata, straordinaria, le oltre 80 cause presentate dai sindaci “ribelli” contro la
legge 26, ma non paiono scuotere l’amministrazione regionale. Pronta ad andare avanti. Procedendo in
breve alla riperimetrazione come ieri hanno richiesto i sindaci. «Siamo soddisfatti – ha commentato
Andrea Mansutti, il primo cittadino di Tricesimo, assistito dall’avvocato Elena D’Orlando –.
Ritenevamo fosse stato violato il diritto all’autonomia del nostro Comune e il Tar ci ha dato ragione.
Vista l’assicurazione della presidente Debora Serracchiani che ha annunciato di non voler ricorrere al
Consiglio di Stato, ora attendiamo la riperimetrazione che finalmente incardinerà Tricesimo con
Udine». Sulla base di criteri che guardano oltre la contiguità territoriale e la demografia, derogabili
secondo la legge, «per tenere in considerazione anzitutto – sottolinea D’Orlando – le esperienze
collaborative che Tricesimo ha con il Friuli Centrale e che la stessa norma definisce inderogabili».
Rincara il Tar aggiungendo alla lista dei criteri da considerare in via privilegiata i legami storici e la
vicinanza sia culturale che economica. In questo senso, Tricesimo guarda a Udine ed è con la città che
intende pianificare lo sviluppo commerciale e la mobilità. «Nulla contro Taipana, ma siamo ben più
orientati verso Udine», ha concluso Mansutti. «Questa è una vittoria di Torviscosa – ha commentato
dal canto suo il sindaco Roberto Fasan –. Di fronte a una sentenza di questo tipo ribadisco quanto ho
sempre sostenuto: le nostre motivazioni di essere annessi all’Uti dell’Agroaquileiese erano e sono
valide. Sono contento per la mia gente che potrà contare su servizi più a portata di mano e lo sono
anche perché noi non ci siamo mai dichiarati contro la riforma e le Uti, abbiamo solo eccepito la
riperimetrazione e ora siamo pronti a partire. Auspichiamo anzi che ciò possa avvenire il prima
possibile».
Fvg maglia nera tra le Regioni speciali per crescita del Pil (M. Veneto)
di Maura Delle Case UDINE La grande crisi economica è inizia per tutti nel 2008, non per il Friuli
Venezia Giulia dove i segnali di difficoltà si fanno vedere ben prima, all’alba del nuovo millennio.
L’economia regionale paga dazio alla recessione da ormai 15 anni ed è passata dalle prime posizioni
della classifica regionale del Pil alla zona retrocessione. «Siamo gli ultimi tra le Speciali. Dopo la
Sicilia. E naturalmente dopo il Trentino Alto Adige dove sarà anche vero che hanno più soldi, ma li
sanno anche mettere a frutto», dice tranchant l’economista Fulvio Mattioni chiamato dalla Cisl di
Udine a scattare un’istantanea senza sconti della situazione economica della regione, guardano agli
ultimi 15 anni. Lo studio è stato presentato ieri nel salone d’onore del municipio di Palmanova, che ha
ospitato la prima delle tre tappe che la Cisl di Roberto Muradore ha inteso dedicare a tre grandi quanto
strategici temi, esordendo con l’economia cui seguiranno ad aprile e maggio i focus su lavoro e società.
Momenti di approfondimento finalizzati a cristallizzare lo stato dell’arte, «guardando in faccia la
realtà» è il motto di Muradore, e alla luce di quella compiere scelte ed elaborare strategie. «Perché se
qualcosa è mancato in questi “primi” 15 anni – afferma lo storico leader cislino – è stato il coraggio di
guardare in faccia la realtà che stava cambiando. Ben prima del 2008 le nostre imprese avevano iniziato
a soffrire. E noi?». «Abbiamo pensato alle infrastrutture» ribatte Mattioni, critico sulle scelte compiute
dalla politica nel corso delle ultime tre legislature. Al di là delle appartenenze di partito. Secondo
l’economista l’inesorabile scivolare del Fvg ai piedi della classifica regionale del prodotto interno lordo
è figlia di una mancata attenzione per l’economia, che ha reso abissale la distanza tra il primatista
Trentino, cresciuto in 15 anni del 7,8%, e il Fvg, decresciuto del 7,7%, dell’1,3% nel 2014, quando
hanno fatto peggio solo la Campania (-1,8%) e l’Abruzzo (-2,5%). Nel periodo della grande crisi la
provincia di Udine è calata di quasi un quarto (-22,9%), del 10,2% se si guarda al 2001/13 contro una
crescita del 4,1% di Trieste e un valore sì negativo, ma inferiore, di Pordenone (3,1%) e Gorizia
(7,6%). Quindi l’export. A valori costanti nel periodo preso in esame, cala del 3,1%, mentre la crisi
economica in senso stretto, dal 2008 in poi, comporta una perdita del 14,1%. «L’obiettivo minimo –
dice l’economista – è quello di riconquistare da parte della politica nostrana i 2 miliardi di export persi
nel tempo attrezzando la politica industriale per raggiungere al più presto l’obiettivo». Ancora un dato.
Stavolta sull’occupazione. I lavoratori inutilizzati sono circa 95 mila considerando quelli in cassa
integrazione, quelli iscritti alle liste di disoccupazione e quelli che si trovano a mezza via, indecisi se
abbandonare il mercato del lavoro o continuare a cercare un impiego. Alla presentazione dello studio è
seguito un dibattito tra il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, Muradore e il nazionale di
Femca, Angelo Colombini. Pur riaffermando «la centralità del manifatturiero per l’economia Fvg»,
Bolzonello ha esordito riconoscendo che «è sotto gli occhi di tutti come in questi anni sia sfumata la
centralità del manifatturiero. Dal nostro insediamento, uno degli obiettivi che ci siamo posti da subito è
stato quello di ridare la giusta collocazione a un comparto che pesa molto nell’economia regionale».
Rilancimpresa va in quella direzione e lo fa assieme a una serie di altre azioni concrete come «la
riqualificazione complessiva del manifatturiero, che deve fare i conti con l’innovazione di prodotti e
processi. Questo cambio di paradigma – ha aggiunto Bolzonello – deve basarsi sul sistema dei saperi
presenti in Friuli Venezia Giulia, composto da università, centri di ricerca e parchi tecnologici in grado
di dare risposte e soluzioni innovative al comparto». Dal canto suo, Muradore ha invocato una nuova
economia del territorio. Con doppia valenza. «Risparmiarlo da nuove cementificazioni e svilupparlo
nelle sue potenzialità, siano esse turistiche o produttive. Dobbiamo smettere di parlare di
agroalimentare e renderci conto che ci vuole più agro-industria, così come di Lignano e Grado senza
Palmanova e Aquileia».
Sì dell'anticorruzione al terzo lotto dell'A4 (Piccolo)
di Marco Ballico TRIESTE Nell'attesa del via al cantiere della mini-tratta Gonars-Palmanova (stralcio
del quarto lotto), la terza corsia, almeno sulla carta, fa un altro passo avanti. L'Autorità anticorruzione
presieduta da Raffaele Cantone ha dato il via libera all'esecuzione del terzo lotto, i 26 chilometri di
Venezia-Trieste che vanno da Alvisopoli a Gonars, lotto già aggiudicato ma non ancora
contrattualizzato. E dunque, assicura Debora Serracchiani, nel ruolo anche di commissario straordinario
in A4, la realizzazione «può partire senza indugi grazie all'applicazione, tra le prime infrastrutture in
Italia, della nuova norma che prevede l'affidamento della direzione lavori a un soggetto distinto da chi
realizza l'opera». Si tratterà di un dirigente di Autovie Venete. Il dossier terzo lotto è stato sottoposto a
Cantone dopo che l'affidamento dei lavori, nel 2010, si basò sulla copertura finanziaria prevista dal
piano economico-finanziario della terza corsia, ma senza disporre della liquidità. «La volontà
lungimirante di avviare l'iter in totale trasparenza e secondo criteri inoppugnabili viene ora premiata commenta Serracchiani -; questa tratta della terza corsia A4 può diventare un precedente di riferimento
per altre realizzazioni infrastrutturali nel paese». I lavori sono stati aggiudicati al Consorzio
Tiliaventum - formato da Rizzani De Eccher e Pizzarrotti - con la formula del general contractor
(ovvero l'affidamento a un unico soggetto della progettazione definitiva ed esecutiva, dell'intervento
centrale e delle attività accessorie). Sarà il commissario ad approvare il progetto definitivo e a emanare
un decreto di autorizzazione del passaggio alla fase esecutiva, con la contestuale contrattualizzazione.
Il progetto del terzo lotto coinvolge 11 territori comunali, 2 in Veneto (Fossalta di Portogruaro e San
Michele al Tagliamento) e 9 in Friuli Venezia Giulia (Ronchis, Palazzolo dello Stella, Rivignano Teor,
Pocenia, Muzzana del Turgnano, Castions di Strada, Porpetto, Torviscosa, Gonars), è interessato da
circa 450 espropri e segnato da 156 interferenze (aeree, sotterranee, in attraversamento o in
parallelismo rispetto all'asse autostradale). Allargamento della sede autostradale a parte, l'opera
comprende anche l'adeguamento dello svincolo autostradale di Porpetto e San Giorgio di Nogaro, la
realizzazione di 8 cavalcavia, 11 sottovia, 3 ponti a più campate (Tagliamento, Stella e Cormor), 4
ponti monocampata e 40 attraversamenti idraulici. Per mitigare l'impatto ambientale sono inoltre
previsti 114mila metri quadrati di forestazione, 8.500 mq di boschi idrofili, 135mila mq di fasce
arboree e oltre 15 km di barriere fonoassorbenti. In tema di terza corsia si è fatta sentire ieri anche la
voce della Cgil. A un anno esatto dall'auspicato prolungamento della concessione fino al 2038 il
segretario regionale Filt Valentino Loretti e il coordinatore di Autovie Sasa Culev definiscono la
proroga «condizione essenziale per la realizzazione degli investimenti infrastrutturali», ma non
nascondono preoccupazione per le novità sugli assetti societari, necessarie proprio a ottenere una nuova
concessione. Tra le ipotesi di una trasformazione della società o della costituzione di una newco, in
entrambi i casi a controllo totalmente pubblico, la Cgil teme in particolare lo scenario aperto dalla
seconda, «non meno costosa rispetto alla liquidazione degli attuali soci privati, ma più problematica dal
punto di vista della gestione degli oltre 600 dipendenti di Autovie». Per questo il sindacato giudica
indispensabile «che un eventuale passaggio del personale dall'attuale società a un'altra, ancorché
completamente pubblica, avvenga tutelando e preservando l'occupazione e le condizioni contrattuali
del personale, con la previsione di una forte clausola sociale per garantire, oltre agli indispensabili
investimenti infrastrutturali, anche i lavoratori e le loro famiglie».
Scatta il piano “taglia code” nelle Rsa (Piccolo)
di Giampaolo Sarti TRIESTE Liste di attesa troppo lunghe e posti letto insufficienti. La riforma della
giunta Serracchiani mette mano a uno degli anelli più deboli in assoluto della sanità regionale: le Rsa,
le residenze assistenziali temporanee riservate a chi soffre di patologie acute, anziani non
autosufficienti e disabili. «Ci stiamo lavorando, le criticità sono note ed erano rilevanti in tutto il
sistema ma abbiamo già evidenze di miglioramento», osserva l'assessore alla Salute Maria Sandra
Telesca. La questione è stata sollevata dal consigliere di Forza Italia Roberto Novelli con
un'interrogazione che, presto, approderà in aula e farà chiarezza su eventuali inefficienze. «Mi arrivano
numerose segnalazioni - afferma Novelli -, il sistema non regge. Si deve intervenire rapidamente».
Nella sua interrogazione l’azzurro ha ripescato gli ultimi provvedimenti in materia: la delibera
dell'esecutivo, innanzitutto, datata 29 ottobre 2015. È il documento che rivisita la vecchie linee guida
per la gestione delle Rsa, adeguandole ai dettati della riforma. «Questo genere di residenze - ripercorre
il consigliere - sono strutture che svolgono una funzione intermedia fra l'ospedale, riservato alle
patologie acute e complesse, e i servizi domiciliari e ambulatoriali. Sono destinate alla presa in carico
del paziente affetto prevalentemente da malattie croniche, che necessita di assistenza o monitoraggio
continui al di fuori delle corsie, al fine di garantire la continuità delle cure qualora non si sia verificato
il completo recupero dell'autonomia o non vi siano le condizioni per il trattamento ambulatoriale o
domiciliare. Sono chiamate a fornire assistenza continuativa a elevato contenuto sanitario - continua - e
a prevalente indirizzo riabilitativo a soggetti anziani non autosufficienti, a soggetti temporaneamente
non autosufficienti e a soggetti affetti da disabilità di carattere fisico e psichico, esclusi i minori».
Novelli fa notare, inoltre, che la riforma sanitaria va nella direzione di una progressiva riduzione dei
tempi di degenza in ospedale controbilanciati da un aumento dei ricoveri in Rsa. Nelle intenzioni,
almeno. Ogni singolo paziente, comunque, segue una procedura specifica: segnalazione del medico,
raccolta dei dati e delle informazioni necessarie alla valutazione di idoneità all'inserimento e verifiche
da parte dal personale del distretto con il servizio sociale. «Gli accertamenti - sottolinea - devono essere
effettuati quanto più tempestivamente possibile e comunque non oltre i 3 giorni dalla proposta del
medico ospedaliero. E devono comprendere anche l'individuazione della Rsa più idonea alle esigenze
dell'utente». Ma il Fvg, stando all'analisi di Novelli, sta fronteggiando una carenza di strutture e posti
letto. «Il fabbisogno della rete dei servizi di assistenza primaria di cui disponiamo risulta del tutto
sottostimato in quanto sono numerosissime le segnalazioni di pazienti che, pur avendo titolo di essere
trasferiti dall'ospedale alla residenze, vengono invece mandati a casa loro o addirittura ulteriormente
trattenuti in ospedale in attesa che si liberino posti letto in una residenza assistenziale». Novelli,
insomma, vuole andare a fondo e capire cosa sta accadendo nelle Rsa del Fvg. Telesca assicura
verifiche. «Ne abbiamo tante in Fvg - premette l'assessore - a quali fa esattamente riferimento il
consigliere? Il problema comunque esiste e talvolta, quando non c'è posto, i pazienti non vengono
dimessi dagli ospedali. Abbiamo fatto la riforma proprio perché tutte le strutture erano in queste
condizioni. Aumenteremo i posti letto nelle Rsa, il processo è in corso. Ma dal momento che le degenze
si sono ridotte, significa che il sistema sta già migliorando».
CRONACHE LOCALI
Al Tar per l’ospedale: “santa alleanza” tra nove sindaci (M. Veneto)
di Paola Mauro LATISANA Ricorso al Tar esteso anche al primo decreto di sospensione del punto
nascita, pubblicato a dicembre dall’azienda sanitaria e ritirato dopo pochi giorni. Lo ha deciso
mercoledì, la giunta comunale di Latisana, nell’ambito della richiesta di pronunciamento da parte del
Tribunale amministrativo regionale, sul decreto che ha di fatto chiuso il punto nascita dell’ospedale
della Bassa occidentale e ridotto la presenza dei pediatri, nel dipartimento materno infantile. Il ricorso
chiede anche, in attesa del pronunciamento del Tar, una sospensiva immediata del decreto. È novità di
ieri, l’adesione al ricorso di quasi tutti i sindaci dell’Ambito socio assistenziale: oltre a Latisana
capofila, si allineano anche Palazzolo, Precenicco, Lignano, Marano, Pocenia, Ronchis e RivignanoTeor. Un po’ com’è successo con le amministrazioni ricorrenti contro le unioni territoriali, nei prossimi
giorni gli altri comuni della Bassa occidentale (a quanto pare escluso il sangiorgino), potrebbero
accodarsi a Latisana, nella presentazione del ricorso al Tar. Ottenuto l’accesso a tutti gli atti citati dalla
direzione generale dell’azienda sanitaria nel decreto di sospensione del punto nascita, lo studio legale
incaricato dal comune di Latisana sta completando la stesura del ricorso che dalla prossima settimana
sarà sottoposto all’attenzione delle altre amministrazioni, con l’integrazione votata mercoledì e riferita
al decreto emesso a dicembre: «a seguito dell’esame della documentazione – ha scritto la giunta nella
delibera di mercoledì – risulta opportuno ricorrere anche contro il precedente decreto 662 del 15
dicembre 2015 e di chiederne l’annullamento, confermando integralmente - precisa l’esecutivo
comunale - le motivazioni a tutela della salute e dell’incolumità pubblica, per le quali viene proposto il
ricorso al Tar regionale contro i citati provvedimenti e tutti gli atti presupposti». Mercoledì è stata
anche la giornata dell’imponente manifestazione di piazza, promossa dal consiglio comunale di
Latisana e seguita da centinaia di persone, anche dei comuni contermini. Ma è stata anche la giornata
del concorso bandito dall’azienda sanitaria 2 Bassa friulana isontina, per il reclutamento di alcuni
pediatri, necessari alla piena operatività del dipartimento materno infantile: dei sedici che hanno
presentato domanda, undici sono stati definiti idonei, un bel risultato che lascia ben sperare dal
momento che sarebbero sufficienti cinque pediatri per il funzionamento del reparto.
Voto bulgaro sull’integrativo Wärtsilä (Piccolo Trieste)
di Massimo Greco Una volta lo si sarebbe chiamato voto “bulgaro”. Le dimensioni del “sì” espresso
dai lavoratori Wärtsilä nel referendum sul contratto integrativo sono sicuramente legittimanti per
l’accordo raggiunto una settimana fa con l’azienda. Infatti nello stabilimento di Bagnoli su 1072 aventi
diritto erano presenti in 794, hanno esercitato il diritto di voto 769 dipendenti e i “sì” sono stati 755 pari
al 98,6%. I “no” si sono limitati a 11 (1,4%) e le schede bianche 3. Che fosse lecito attendersi dalla più
grande fabbrica triestina un giudizio favorevole al contratto di “secondo livello” messo a punto in otto
mesi di trattativa, ci stava. Invece il dato forse più interessante riguarda l’affluenza alle urne, che ha
visto votare il 71,7% degli addetti di Bagnoli: considerando la settimana pre-pasquale, oltre alle
assenze per servizio, la percentuale raggiunta è considerata importante. Anzi - rileva con particolare
soddisfazione Fabio Kanidisek, responsabile della Fim in Wärtsilä dove è la prima sigla sindacale «hanno votato per l’accordo finale 170 lavoratori in più rispetto alla consultazione iniziale sulla
piattaforma, quando in genere ci sono più aspettative». Andamento insolito quindi, perchè è l’opposto a
verificarsi con maggiore frequenza. Nonostante la piattaforma fosse unitaria e nonostante l’esito
plebiscitario, Kanidisek non rinuncia a uno spunto polemico nei confronti della Fiom, accusata d’aver
speculato sull’effettuazione della verifica referendaria: «Fim è sempre stata favorevole a testare
direttamente la volontà dei lavoratori». Ma nel complesso per l’esponente cislino le cose sono andate
bene: «Abbiamo portato a casa 24 punti normativi sui 26 richiesti, non solo soldi ma miglioramenti
sugli aspetti sanitari, sulla gestione del Tfr, su ambiente e sicurezza». Un lavoro serio, insomma, sulla
cui valutazione converge il “concorrente” Sasha Colautti, segretario della Fiom triestina: «Un buon
integrativo dai contenuti avanzati, con soluzioni innovative che hanno permesso di coniugare le
richieste delle parti sociali». «Diamo atto all’azienda - prosegue - di aver cercato mediazioni su aspetti
per noi molto delicati come l’inserimento degli interinali, limitato al 10% della forza impiegati».
Colautti non intende abbassare la guardia sulla questioni-esuberi: nell’estate scorsa Helsinki ha parlato
di 600 eccedenze, senza però situarli nella planetaria geografia del gruppo «e i dirigenti italiani non
hanno ancora notizie». Anche il segretario della Uilm Antonio Rodà ritiene che si tratti di «un
integrativo buonissimo», conseguito con una lunga trattativa durata otto mesi. «Abbiamo dimostrato
che il sindacato riesce a negoziare e a ottenere risultati concreti».
Assemblee Fim e Uilm sull'integrativo Fincantieri. Si punta all'intesa entro metà aprile (Piccolo
Trieste)
I metalmeccanici di Fim e Uilm vogliono chiudere l’interminabile trattativa sull’integrativo Fincantieri
(l’a.d. Bono in foto) al più presto: il prossimo confronto è previsto il 6-7-8 aprile a Roma e in occasione
delle “tre giorni” le due sigle - ricordiamo che Fiom presenta una sua piattaforma - punterebbero a
definire l’accordo. E’ un po’ quanto emerge da un comunicato bi-firma che ha riepilogato le assemblee
informative svoltesi il 22 e il 23 marzo nelle sedi di Trieste Corporate (via Genova), Palazzo Marineria
e Monfalcone. Circa un terzo (2500 addetti) degli occupati diretti Fincantieri è concentrato nelle realtà
della Venezia Giulia. Nelle assemblee -racconta la nota- è intervenuto il coordinatore nazionale della
Uilm Mario Ghini sul documento consegnato dall’azienda. «Le distanze da colmare appaiono ancora
evidenti - chiude la nota - tuttavia da parte dei lavoratori intervenuti è stato espresso l'auspicio che nella
prossima 3 giorni si trovi una sintesi che porti finalmente al rinnovo».
«Mai più pacchi postali», Aas, accordo sulla mobilità (Piccolo Gorizia Monfalcone)
di Francesco Fain Mai più infermieri trattati come “pacchi postali”. Mai più personale sanitario
“sballottato” all’occorrenza da un ospedale all’Altro: da Gorizia a Latisana, da Monfalcone a
Palmanova. Insomma, in due parole: basta tappabuchi. Quella che era una (pessima, secondo i
sindacati) abitudine aziendale di giostrare il proprio personale nelle varie sedi su cui estende l’Aas
Bassa Friulana-Isontina verrà meno. E verrà meno grazie a un’intesa che Cgil, Cisl e Uil hanno
sottoscritto con la direzione dell’Azienda sanitaria: «un accordo importante - Luciano Bressan,
segretario generale regionale Uil Fpl - che diventa, di fatto, “antesignano” nella nostra regione. Tant’è
che simili accordi verranno sottoscritti, nelle prossime settimane, anche nelle altre Aziende sanitarie
della nostra regione, a cominciare da quella triestina». Insomma, Gorizia, Monfalcone e Bassa Friulana
faranno da battistrada. Il nuovo Regolamento Ma entriamo nel merito dell’accordo sul nuovissimo
“Regolamento aziendale per la disciplina della mobilità interna”. «Sulla scia della legge regionale 17
del 2015, ovvero della recente riforma sanitaria regionale, l’Aas Bassa Friulana-Isontina e le
rappresentanze della relazioni sindacali firmatarie di contratto, per ragioni tecniche e organizzative,
hanno declinato lo strumento che disciplina la mobilità interna del personale. Tale strumento definisce
termini e modi da adottare per la richiesta di mobilità del personale sia da parte aziendale rispettando
così i termini disposti per legge, sia da parte del personale. Vengono, quindi, descritti con estrema
trasparenza e precisione tempi e modalità da usare nel caso di mobilità d’urgenza, di ufficio o
volontaria». Il passaggio più importante, secondo i sindacati, è questo: «Nel pieno rispetto degli
operatori, l’Azienda si è dimostrata sensibile nei confronti delle professioni, delle competenze, dei
ruoli, dell’anzianità di servizio ottemperando per una scelta volontaria come primo motivo di mobilità e
rispettando tempi e distanze contrattuali quando la mobilità deve essere posta per necessità di servizio.
Inoltre, non esisterà più discrezionalità di scelta ma graduatorie specifiche a cui concorrere pur nel
rispetto delle necessità di entrambe le parti». L’intesa nel dettaglio Ci sono altri elementi, tutt’altro che
secondari. Questo accordo implementa la valorizzazione delle competenze professionali, accresce
l’esperienza e la conoscenza in materia assistenziale da parte dell’operatore, incrementa la meritocrazia
e di conseguenza aggiunge qualità del servizio da erogare. «Inoltre - conclude Bressan della Uil andremo a regolamentare e normare quella che era diventata una problematica non di poco conto in
un’azienda sanitaria che si estende su un territorio ampio, quale è l’Aas Bassa-Friulana Isontina. Un
esempio? Riguardo alla mobilità d’ufficio per uno/due mesi verrà introdotto il rimborso spese: cosa che
prima, semplicemente, non c’era. Ecco perché riteniamo si tratti di un buon regolamento».
Nuovi licenziamenti e sciopero in Porto (Piccolo Gorizia Monfalcone)
di Giulio Garau Salgono da 9 a 13 i licenziamenti nel porto di Monfalcone. Dopo la Compagnia
portuale ad annunciare di essere costretta a mettere in mobilità i suoi 4 addetti la Coracfer, attraverso il
titolare Franco De Piccoli che assieme alla stessa Compagnia portuale gestiva la manovra ferroviaria
sul raccordo che collega il porto alla rete ferroviaria. Ma si va verso lo stato di agitazione in porto, con
manifestazioni, blocchi e scioperi. Oggi i dettagli della protesta. Si concretizzano dunque le previsioni
e le conseguenze negative dopo l’entrata in scena di una nuova società logistica che, vinta la gara
bandita dalla Regione, dovrà subentrare nella gestione del raccordo ferroviario. Una gara iniziata
malissimo, con un solo concorrente, e finita peggio con il licenziamento degli attuali lavoratori
impiegati nella manovra e che, per la mancata clausola di salvaguardia di professionalità e posti di
lavoro, non obbligherà la nuova società ad assorbire gli addetti rimasti in strada. Il sindacato, ancora
una volta, accusa la Regione. «Non hanno inserito la clausola di salvaguardia - punta il dito il
segretario della Fit-Cisl, Roberto Simeon - ed è lo stesso film a cui stiamo assistendo a Pordenone dove
in una gara, sempre per una gestione logistica, ma in questo caso del magazzino e della distribuzione
dei farmaci, la Regione non ha inserito la stessa misura per salvaguardare i lavoratori. Senza contare
che la cooperativa che subentra adotterà trattamenti salariali con notevoli tagli». Un «pasticcio»
confermano gli stessi sindacati visto che a Monfalcone la società che ha vinto è partita con un prezzo
assolutamente fuori mercato per la gestione del raccordo (oltre 80 euro a carro), poi ribassato (a 42
euro) sollevando grandi preoccupazioni tra gli operatori portuali, per primi Compagnia portuale e
Coracfer, visto che finora il servizio è stato portato avanti in maniera “economica” sul filo della perdita
ma gestito “in proprio” dagli stessi operatori che fanno anche le imprese portuali. Senza contare i dubbi
sulla solidità di un’azienda di cui non si sa molto, che ha solo una sede di rappresentanza in Friuli
Venezia Giulia e che pare abbia un capitale sociale risicato. La nuova società subentra a Compagnia
portuale e Coracfer dal primo maggio, la festa dei lavoratori che paradossalmente per i 13 portuali
diventerà il primo giorno della mobilità. Questioni di cui si è parlato a lungo ieri durante il secondo
incontro tra sindacati e Compagnia portuale nella sede di Confindustria Venezia Giulia a Ronchi dei
Legionari e dove oltre alle Rsu della Compagnia c’erano Simeon e il collega, segretario della Filt-Cgil,
Valentino Lorelli. E nemmeno ieri è giunta ai sindacati la comunicazione di un incontro con la Regione
che dovrebbe fungere da Autorità portuale. «È dal 25 febbraio che attendiamo un incontro urgente con
la Regione - aggiunge Simeon - abbiamo inviato ben due richieste, ma per ora non è arrivato nulla di
ufficiale. Ufficiosamente ci hanno fatto sapere che la data potrebbe essere il 30 marzo, ma non ci sono
conferme. Noi sappiamo soltanto che dal primo maggio la Compagnia portuale assieme alla Coracfer
devono lasciare un servizio che avevano garantito fino ad oggi. La gente protesterà contro le aziende
per chiedere una marcia indietro, ma in realtà la rabbia è verso la Regione che ha permesso questa
situazione». E ieri sia Lorelli sia Simeon, nell’incontro durato tutto il pomeriggio, hanno cercato di fare
recedere la Compagnia portuale dalla decisione di mettere 9 persone in mobilità e studiare forme di
ricollocamento. «Di quei nove lavoratori solo alcuni (sei, ndr) erano specializzati nella manovra
ferroviaria - conclude il segretario Fit-Cisl - e quando non c’era da lavorare sul raccordo erano
impiegati in altri compiti». Ma la Compagnia portuale ha spiegato che oltre ad essere stata costretta a
lasciare il servizio ferroviario ci sono i nodi legati al fatturato che non cresce, all’ingresso di un quinto
operatore (nonostante la protesta delle altre imprese) e al probabile trasferimento a San Giorgio di
Nogaro del traffico di bramme dopo lo scavo del canale di ingresso. Uno dei principali business della
Compagnia portuale oltre che primo traffico nel porto di Monfalcone.
«Ci sbattono fuori dopo vent’anni»
«Sono oltre 20 anni che stiamo garantendo il servizio di manovra ferroviaria sul raccordo subendo tutti
gli oneri e gli onori, nonostante le tante difficoltà siamo andati avanti lo stesso. Siamo persone serie e
lo abbiamo dimostrato. Ma non siamo stati trattati altrettanto bene. Una scelta iniqua e sbagliata, oltre
che opinabile e che potrebbe essere impugnata». Parole di profonda amarezza quelle del numero uno di
Coracfer, Franco De Piccoli, che assieme al Consorzio prima e poi con la Compagnia portuale ha
garantito fino ad ora (e fino a fine aprile) il servizio ferroviario e il trasporto dei carri. Amareggiato
ancora di più per aver saputo solo indirettamente di dover cessare il servizio. «Di ufficiale non so nulla,
quello che ho saputo l’ho appreso dal Consorzio industriale al quale la Regione ha comunicato che il
servizio è stato assegnato ad altri - continua - e noi come Coracfer siamo costrettia mettere in strada i
quattro dipendenti che erano stati assunti per questo lavoro. Non so che intenzioni abbia la nuova
società che subentra a noi, nemmeno se la Regione li obbligherà ad assumere il personale rimasto in
strada. Io purtroppo non ho altre possibilità di reimpiego». Scuote la testa De Piccoli, ancora non ci
crede, dopo 20 anni. «Un servizio che abbiamo portato avanti con orgoglio - aggiunge - e mi ha colpito
quando la direttrice delle Infrastrutture della Regione mi ha chiesto perché vogliamo andare avanti. In
realtà in questi anni la Coracfer ci ha rimesso, ma ha portato avanti con dignità e professionalità il
servizio garantendo posti di lavoro. Il fatto di perderli mi dispiace ancor più del fatto di perdere il
business. È stata una bellissima esperienza di collaborazione con il nostro socio, il Consorzio. Abbiamo
lavorato, subito molti danni, bruciato due locomotori. E putroppo anche un lutto gravissimo con la
morte di un nostro operaio. Ma abbiamo continuato a lavorare sempre garantendo un servizio, con
dignità e professionalità». (g.g.)
La Mangiarotti valuta nuove assunzioni (Piccolo Gorizia Monfalcone)
Una cinquantina di nuovi assunti alla Mangiarotti e andranno tutti a potenziare la produzione dello
stabilimento di Monfalcone. Non ci sono conferme ufficiali da parte dell’azienda, soltanto notizie
informali da parte dei sindacati che mercoledì hanno concluso un incontro, terminato a tarda sera, con i
vertici aziendali. Un vertice che si è tenuto a poca distanza dall’insediamento del nuovo amministratore
delegato scelto dalla Westinghouse Toshiba per i due stabilimenti di Monfalcone e Sedegliano, Mario
Signorini. Nell’incontro, da quel poco che si è riusciti a sapere (tutte le notizie vengono finora coperte
da massimo riserbo) si è discusso a lungo dell’andamento occupazionale, della prossima assunzione di
nuovi operai, impiegati, di orario di lavoro e soprattutto di organizzazione di lavoro e produzione. Si
sono approfonditi infatti aspetti sui turni, sul riposo settimanale, sulla formazione di nuovi saldatori.
Infine si sono affrontati i temi del livello di inquadramento dei lavoratori, dei premi di produzione e
della sicurezza sul lavoro. Una riunione che si è protratta per oltre tre ore ed è terminata in serata. Tutte
questioni che comunque dovrebbero essere illustrate in maniera ampia a tutti i dipendenti nel corso di
alcune assemblee che si terranno nei due stabilimenti, di Monfalcone e Sedegliano e che sono state
programmate ai primi di aprile. Nessuna notizia per ora invece sul piano industriale, informazioni
attese da tempo dai dipendenti e richieste dai sindacati. L’azienda si sarebbe limitata a spiegare ai
sindacati e alle Rsu che i cinquanta nuovi addetti per lo stabilimento di Monfalcone dovrebbero dare
impulso al settore nucleare riportando i livelli produttivi a livelli ottimali visto che sono bloccati dallo
scorso novembre. «Westinghouse e il suo team di manager sono impegnati a garantire che ai nostri
clienti siano forniti prodotti di eccellenza, che soddisfino o superino i rigorosi standard di qualità che il
nostro settore di attività richiede per assicurare produzione di energia sempre sicura ed efficiente»,
aveva ribadito José Emeterio Gutiérrez, senior vice president di Westinghouse, responsabile della
divisione Nuclear Fuel & Component Manufacturing. E aveva spiegato anche che la nomina di
Signorini (che sarà operativo dal primo aprile) «punta a rafforzare la presenza territoriale della società
globale e la capacità di fornire fonti di energia sicure, pulite ed affidabili ai clienti».
“Ondulati” cresce e assume 18 persone (Piccolo Gorizia Monfalcone)
di Francesco Fain VILLESSE In un momento di crisi economica, di chiusure “in serie” di attività, di
conseguenti licenziamenti, di ore di cassa integrazione ormai esaurite, fa (come si suol dire) notizia
l’assunzione di diciotto persone. Merito della crescita della “Ondulati e Imballaggi del Friuli spa” che
vanta tre stabilimenti in Friuli Venezia Giulia: uno a Villesse (la sede principale), un altro a Cormoòns
e il terzo in Carnia e Cormons. Progressi importanti nella produzione e nella vendita che hanno portato
all’assunzione di 18 nuovi dipendenti nella sede villessina in ragione del ritorno “in casa” del servizio
della logistica. «È, indiscutibilmente, una buona notizia - commenta Luciano Sartori della Cgil -. Si
tratta di uno sviluppo incoraggiante. Mi auguro ci possa essere la stessa unità d’intenti fra proprietà e
forze sindacali quando si andrà a discutere del contratto integrativo, che è in scadenza». Intanto, resta la
soddisfazione per il potenziamento dell’organico. «Queste assunzioni – spiega Federico Gollino,
vicepresidente dell’azienda – sono l’ideale chiusura del cerchio su un programma di investimenti
iniziato nel settembre dello scorso anno e che si è sostanziato nel nuovo sistema di produzione di
energia da fotovoltaico di 1,4 megawatt complessivi nei nostri tre stabilimenti in Fvg, nella nuova linea
di produzione di imballaggi fustellati nello stabilimento di Villesse e, sempre a Villesse,
nell’ampliamento di 5mila 700 metri quadri del magazzino prodotto finito. Con la fine del mese di
marzo, tutto il programma di investimenti entrerà pienamente a regime. Siamo particolarmente
soddisfatti di aver riportato la logistica sotto la gestione diretta dell’azienda. Ringraziamo le segreterie
territoriali dei sindacati per la collaborazione e la sensibilità che hanno dimostrato in questa operazione.
Abbiamo ritenuto fondamentale in questo momento unire agli investimenti in competitività ed
efficienza investimenti nel capitale umano per un innalzare il livello di servizio per i nostri clienti». La
Ondulati è una realtà importante: presente anche in Ungheria con uno scatolificio e in Austria con una
filiale commerciale, l’azienda villessima occupa oltre 200 dipendenti e produce principalmente casse
americane e scatole fustellate in cartone di ogni tipo e dimensione, tarate sulle esigenze più disparate
della clientela, per lo più del settore alimentare e del legno-arredo. «Dai nostri stabilimenti – conclude
Gollino – escono oltre 130 milioni di scatole all’anno. Il nostro raggio d’azione ricomprende il centronord Italia, dove siamo leader nel triveneto, Slovenia, Austria, Ungheria, Germania e Croazia (l’export
incide per il 25-30% del fatturato complessivo)».