Riportando tutto a casa

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Transcript Riportando tutto a casa

3-4
MARZO / APRILE 2016
bimestrale DEL CIRCOLO G. DOZZA ATC
BOLOGNA FERRARA
DIECI COLLI
Riportando
tutto a casa
L‘autobus
diventa “community”
contiene
FLASH
sommario
N. 03-04 - MARZO / APRILE 2016
7
4
voci dalla città
Quel romagnolo innamorato di Bologna
dieci colli
Tra San Luca e il Dall'Ara, classica tra i classici
parole sul bus
Chi ha paura dell'uomo nero?
sotto i portici
Le silhouette arboree di Achille Ghedini
antartide
L'autobus: da comunità a community
mobilità
8
4
Periodico della “Cooperativa Giuseppe Dozza” a.r.l.
7
Registrazione presso il Tribunale di Bologna n. 6093 del 31/03/1992
8
Direttore responsabile
Marco Tarozzi
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11
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inserto staccabile
flash
I-IV
Il Danubio salato
letture a bordo
L'uomo che ha visto la terra dallo spazio
Una bici per amico
buio in sala
Il risveglio della forza o il risveglio del marketing?
arte e cultura
Egitto, splendore millenario
medicina
Parliamo di... medicina integrativa
botanica del bus
I silenzi dell'autobus
vita da circolo
Le notizie dal Circolo Giuseppe Dozza
2
nuovo informatore
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editoriale
Marco Tarozzi
Tornando a casa
C
inque lunghi anni. Nella storia della Dieci
Colli, la creatura del Circolo Dozza che
viaggia ormai a motori a potenza massima verso l’edizione numero 32, Casalecchio di
Reno e la Unipol Arena si sono guadagnati un
posto di riguardo. Non c’era solo attesa, prima
del via dell’edizione 2011, la prima lontano da
Bologna. Qualcuno si domandava se lasciare la
vecchia “tana” dei Giardini Margherita fosse stata la scelta giusta. Quelli del Circolo risposero
con i fatti: studiando un percorso affascinante,
costruendo e alimentando l’attesa, mettendo
in fila una serie di appuntamenti organizzativamente ineccepibili. E insomma, quel grande
piazzale a due passi dalla collina, cinque anni
dopo, era diventato familiare agli appassionati
delle granfondo.
È stato bello, ma ora è altrettanto giusto che la
grande corsa torni a casa. Che si riprenda Bologna, ripartendo dai luoghi che la caratterizzano: l’arco del Meloncello, il Dall’Ara, San Luca.
Come si conviene a una classica, che quando
ritrova le sue radici va anche in cerca di suggestione, fascino, passione. Di passione, del resto,
è fatta la storia di questa manifestazione: quella
di chi l’ha pensata, inventata, progettata anno
dopo anno anche in tutti i suoi cambiamenti, vissuta e a volte sofferta. Di chi ancora una volta
spenderà il suo tempo cercando di fare anche
solo una cosa migliore di un anno fa, e se tutto
funzionerà come deve si sentirà arricchito dai
sorrisi, dalle pacche sulle spalle degli appassionati che torneranno anche tra un anno.
Perché questa è la storia della Dieci Colli, di
questa fantastica creatura che ogni Primo Maggio inventa una città nella città, e unisce tutti
nell’amore per il ciclismo e per lo sport. Questa
è la Dieci Colli, e riparte da Bologna.
LA NOSTRA PIAZZA
Fateci caso. Due storie scritte da donne, in questo numero. Lorena Lusetti, affermata scrittrice
di storie tinte di giallo, e la nostra Cira Santoro. In entrambe, bellissime, si affaccia un senso
di incertezza che appartiene ai nostri tempi. Il
sentirsi soli, incapaci di comunicare, di parlare
al nostro vicino quando lo abbiamo davanti, per
farlo magari da lontano, probabilmente nascosti
dallo schermo di un computer. Siamo tutti più
bravi a giudicare, a condannare o ad assolvere,
lanciando le nostre opinioni dalla tastiera, affi3-4 / 2016
Il portico di San Luca,
uno dei simboli
di Bologna.
La Dieci Colli-G.P.
Assicoop quest'anno
avrà il traguardo in cima
al Colle della Guardia.
dando il nostro pensiero ai social, facendo la
conta dei “like” che ci danno sicurezza e omologano il pensiero.
Nasce da qui anche la riflessione sul valore che
vorremmo dare a queste pagine, e che speriamo
un giorno abbiano per tutti: un “luogo adibito al
comunicare”, allo stare insieme praticando il libero scambio di opinioni e pensieri. In questo
numero abbiamo iniziato ad arricchire il Nuovo
Informatore con rubriche fresche, che diventeranno appuntamenti fissi, cercando di darvi nuove prospettive da cui guardare un film, leggere
un libro, visitare un museo, mettersi ai fornelli.
Vi offriamo chiarimenti e proposte a proposito
della nostra medicina integrativa. Questa rivista
è la nostra piazza, dove aspettiamo chi ha voglia
di discutere aprendo una finestra, proponendo
ma anche ascoltando, arte nobile e purtroppo
quasi dimenticata.
nuovo informatore
3
voci dalla città
Marco Tarozzi
Quel romagnolo
innamorato di Bologna
I
romagnoli amano la loro terra, e Davide Cassani
non fa eccezione. Ma quando si tratta di passione sportiva, lui che dello sport è stato un protagonista vero non ha dubbi: prende la via Emilia in
direzione Bologna. Nel calcio, i suoi colori sono il
rosso e il blu. Nel basket, il bianco e il nero. Da
sempre.
Il Bologna e la Virtus li ha seguiti, dalla tribuna,
ogni volta che il suo “mestiere” di ciclista glielo
ha permesso. E anche adesso non è meno impegnato: dopo quindici anni di professionismo, è
stato uno dei più apprezzati commentatori televisivi per la disciplina che ha praticato ed amato, e
la sua esperienza e competenza lo hanno portato
a ricoprire, dal gennaio del 2015, il ruolo di Ct della Nazionale. Insomma, il tempo resta tiranno, ma
non cancella le ragioni del tifo.
“Ero ragazzino, quando mi sono innamorato di
quella che allora era la Sinudyne. Ero sportivo
praticante, ma anche appassionato degli altri
sport, mi piaceva sfogliare i giornali e tuffarmi
dentro cronache e storie. Non ero particolarmente esperto di basket, mi piaceva vederlo, ma sono
sempre stato campanilista e per me era naturale
rivolgermi a Bologna, città che amo. E’ stato così
anche quando ho deciso che nel calcio la mia
squadra del cuore sarebbe stata il Bologna. Mai
avuto un ripensamento, nel bene e nel male sono
sempre stato rossoblù”.
Insomma, se c’è qualcuno che merita di essere
considerato “bolognese onorario”, quello è lei.
Anche nella sua disciplina, a dirla tutta. Nella storia del Giro dell’Emilia, che festeggerà le cento
edizioni prorio nel 2016, solo Costante Girardengo ha messo in carniere cinque successi, e
a quota tre, accanto a quelli di Fausto Coppi e
Gianni Motta, c’è il suo nome.
“Lo sanno tutti che, dopo i Mondiali (nove edizioni disputate, ndr) la gara che ho amato di più
è stata il Giro dell’Emilia. Da ragazzo “marinai”
addirittura la scuola per venire a vedere l’edizione del 1976, quella vinta da Roger De Vlaeminck,
con l’arrivo in via Indipendenza. Credo non sia
un caso se quella classica l’ho vinta tre volte, e
quella del 1995 è stata anche l’ultima vittoria tra
i professionisti”.
C’è una vecchia storia, a proposito di quel successo: arrivò dopo un… permesso speciale.
4
nuovo informatore
“La Nazionale stava partendo per la Colombia,
che quell’anno era sede del Mondiale. Andai a
parlare con Alfredo Martini, che mi considerava
un punto fermo di quel gruppo, e gli chiesi di poter rimandare la mia partenza. C’è l’Emilia, gli dissi, lasciami gareggiare lì: lo vinco e poi vi raggiungo. Alfredo sorrise e mi disse di sì, io tenni fede
alla promessa. Ma ho altri ricordi legati a quella
corsa: quando la vinsi per la prima volta, nel 1990,
al traguardo c’era mio figlio Stefano, che aveva
appena compiuto un anno. Indimenticabile”.
E poi c’è un legame speciale con la Dieci Colli,
naturalmente. Attraversata tante volte, comprese
le ultime due edizioni, quella del trentennale e, un
Qui sopra e nella
pagina accanto, alcune
immagini di Davide
Cassani, Ct della
Nazionale di ciclismo.
A pagina 5, in alto a
sinistra, alla partenza
della Dieci Colli.
3-4 / 2016
curiosità
2014
A gennaio,
Cassani è diventato
Ct azzurro.
14
anno fa, l’ultima disputata a Casalecchio prima
del ritorno a Bologna, su un percorso nell’occasione “girato al contrario” rispetto alle annate
precedenti.
“Ho sempre detto che questa è una delle granfondo a cui sono più legato. Mi piace sempre
pedalare sulle colline bolognesi, l’anno scorso ho
addirittura fatto un bel test sul percorso lungo.
E proprio nel 2015, la Dieci Colli mi ha fatto un
bel regalo, raccogliendo al volo un mio suggerimento, sulla possibilità da parte del movimento
amatoriale di sostenere il ciclismo giovanile. Da lì
è nata l’operazione “adotta una corsa”, e gli amici
del Circolo Dozza hanno dato il loro supporto al
3-4 / 2016
Gli anni da
professionista
nel ciclismo
su strada.
3
Le vittorie al Giro
dell'Emilia, come
Coppi e Motta.
GP Zola, una grande corsa della categoria Allievi.
Gesto importantissimo”.
Ora la Dieci Colli, dopo cinque anni, torna a Bologna. Partenza dal Meloncello e arrivo a San
Luca.
“Affascinante. San Luca è il punto all’orizzonte a
cui ogni bolognese guarda mentre sta tornando
a casa. Lo fanno anche i ciclisti: quelli del Giro
dell’Emilia, ormai da anni, e adesso lo faranno anche i cicloamatori della Dieci Colli”.
Davide Cassani pedala, fa il runner e l’ultramaratoneta, si muove alla grande davanti ai microfoni,
ma non dimentica il suo mestiere di Ct. Prima dei
Mondiali, quest’anno ci sarà anche l’appuntamento con le Olimpiadi.
“Ho già diversi nomi sul taccuino, ma per ora sono
soltanto due i corridori sicuri di andare a Rio de
Janeiro: le due pedine fisse sono Fabio Aru e Vincenzo Nibali. In ogni caso, il movimento italiano è
in buona salute. Ho avuto una grande soddisfazione nel vedere Filippo Ganna, a soli diciannove anni, vincere il titolo iridato dell’inseguimento.
Non ci voleva il brutto incidente di Adriano Malori
in Argentina. Ci vorrà del tempo, ma sono certo
che tornerà ad alto livello”.
nuovo informatore
5
convenzione
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nuovo informatore
3-4 / 2016
dieci colli
Matteo Berti
Tra S. Luca e il Dall’Ara,
classica tra i classici
U
na corsa di nuovo… bolognese. Il ritorno
della Dieci Colli-GP Assicoop in città è la
conferma che rende nuova e diversa l’edizione 2016 della grande kermesse del Circolo Dozza, che festeggia i suoi primi trentadue anni senza
perdere quella voglia di guardare avanti, di progettare il futuro, che la caratterizza da sempre. La zona
prescelta per il grande ritorno, dopo cinque anni di..
piacevolissimo esilio a Casalecchio, richiama altri
momenti di gloria dello sport bolognese. C’è l’arrivo
a San Luca, che rimanda alle ultime brillanti edizioni
di una grande classica come il Giro dell’Emilia. Ci
sono gli scorci di via di Casaglia e l’arco del Meloncello, che riportano alla mente frammenti di grande
atletica, quando d’estate e di notte, rigorosamente di venerdì, andava in scena una delle più grandi
corse su strada del panorama italiano, la Casaglia
San Luca. E c’è altro, naturalmente, perché qui, intorno a piazza della Pace, si torna a respirare un
magico profumo rossoblù.
NELLA CASA DEL BOLOGNA
Proprio così. Sarà l’area interna al perimetro dello
stadio Dall’Ara, quest’anno, ad ospitare il Villaggio
Dieci Colli, l’expo e il pasta party della granfondo
del Circolo Dozza. Grazie al Bologna FC 1909, che
ha accolto con entusiasmo la richiesta dell’organizzazione, e dunque concederà lo spazio adeguato subito a ridosso dei muri della “casa” rossoblù. Succede nella stagione in cui il Bologna,
mostrando una ritrovata solidità, sta riaccendendo
la passione dei tifosi. Un presidente appassionato,
una società forte, un tecnico di grande spessore
umano e professionale, una squadra che si fonda
su giovani che hanno già attirato l’attenzione del
mondo del calcio che conta. Una ragione in più
per festeggiare il ritorno della Dieci Colli in città,
stringendo simbolicamente la mano all’eccellenza dello sport bolognese. Nel suo settore, anche
questa piccola grande corsa nata per volere di un
pugno di tranvieri appassionati del pedale, ha fatto
un gran bel cammino.
DAL MELONCELLO A SAN LUCA
Un percorso che varia, mantenendosi tecnicamente impegnativo, e parte dall’Arco del Meloncello in
via Saragozza, arriva a lambire il Corno alle Scale
per terminare, salendo da via di Casaglia, di fronte
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curiosità
alla basilica di San Luca dopo 174,229 chilometri di gara, mentre la Mediofondo si svilupperà su
93,853 chilometri. Un viaggio di grande fascino
sulle asperità del nostro Appennino.
GUARDANDO AL FUTURO
Per il secondo anno consecutivo, la Dieci Colli pensa al ciclismo dei giovani. E sostiene una corsa di
quel mondo. Non una qualunque, ma un appuntamento di rilievo nel panorama regionale e nazionale
come il G.P. Zola, che festeggerà l’edizione numero 28 grazie all’organizzazione della SC Ceretolese. Come un anno fa, un euro delle iscrizioni alla
granfondo del Circolo Dozza servitrà a sostenere
la prova riservata alla categoria Allievi, seguendo il
consiglio che a fine 2014 lanciò il Ct azzurro Davide
Cassani. La “Dieci Colli Giovani”, ancora una volta,
si consumerà sulle strade di Zola.
PEDALARE CON GUSTO...
DA DIECI ANNI
Sta diventando una “classica nella classica”, la manifestazione “Pedalare con Gusto”, che abbina le
eccellenze del territorio in fatto di enogastronomia
alla passione per il pedale, grazie al sostegno della
Regione Emilia Romagna. Se la Dieci Colli compie
trentadue anni, “Pedalare con Gusto” festeggerà
il prossimo Primo Maggio il decennale da quando
un’idea di Tiberio Rabboni lo misein pista.
174
I chilometri
del percorso
lungo
della Dieci ColliGP Assicoop.
32
Le edizioni della
corsa, compresa
quella che andrà
in scena
il prossimo
Primo Maggio.
10
Le edizioni della
manifestazione
"Pedalare
con gusto"
ASPETTANDO... IN MUSICA
Così come è confermata la kermesse “Aspettando
la Dieci Colli”, in cartellone il 30 aprile al Villaggio
Dieci Colli: intrattenimento, gastronomia e musica
a cura di gruppi musicali la cui particolarità sarà
quella di essere composti in toto o in parte da dipendenti Tper.
nuovo informatore
7
parole sul bus
Lorena Lusetti
È
Chi ha
paura
dell’uomo
nero?
una sera come tante, come tutte quelle della
mia vita negli ultimi trent’anni. Una sera d’inverno, in una Bologna immersa in una cappa
di nebbia gelata, di quelle che ti entrano fino alle
ossa e ti ghiacciano il cuore. Lavoro come segretaria nello studio di un notaio, esco tardi dall’ufficio,
verso le venti quando mi va bene. I primi anni mi
rammaricavo per questo, arrivare a casa così tardi
mi toglieva la voglia di uscire, frequentare amici, di
avere una vita mia fuori da lavoro. Con il tempo mi
ci sono abituata, le amiche si sono sposate, poco
alla volta le uscite serali hanno smesso di avere
quell’attrattiva che avevano quando ero giovane,
ma non succede sempre così? Si cambia, ecco
tutto. Alla fine mi sono trovata ad avere solo il lavoro, al punto che spesso vado in ufficio anche
al sabato, ci andrei pure la domenica se potessi,
tanto questa giornata mi riempie di noia.
Non frequento nessuno, non ho un uomo accanto,
non ho una vita al di fuori dell’ufficio, ma è meglio così, con i tempi che corrono... Non mi fido di
nessuno, se qualcuno tenta un approccio chino la
testa e me ne vado in fretta, non sia mai che voglia
truffarmi, rapinarmi, o peggio ... insidiarmi sessualmente. Come ogni giorno anche oggi esco dall’ufficio che sono quasi le venti e vado alla fermata
dell’autobus n. 20. Devo percorrere poche decine di metri appena, però mi guardo intorno, temo
sempre che da dietro una colonna possa sbucare
qualcuno che mi ruba la borsa. In sere come queste non vedo l’ora di arrivare in casa mia, al sicuro.
Ho fatto installare una porta blindata ultimo modello, per entrare oltre alla chiave occorre anche
un codice che conosco solo io. Poi ho fatto mettere robuste inferriate a tutte le finestre, ma non
di quelle che si aprono, per carità, di quelle fisse.
Mentre aspetto l’autobus mi guardo intorno, cerco
di capire se c’è qualcuno che può rappresentare
un pericolo, anche potenziali terroristi.
Uno solo di quelli che aspettano l’autobus mi crea
inquietudine, un ragazzo di colore con il cappuc8
nuovo informatore
cio del piumino tirato sulla testa; ha scarpe troppo
leggere ai piedi: che sia un delinquente in cerca
della sua prossima vittima? Un brivido mi percorre
la spina dorsale, ma arriva l’autobus n. 20 e salgo assieme ad una moltitudine di persone. Lui per
fortuna non sale, lo vedo tentennare, muovere i
piedi per terra, poi rialza la testa di colpo e guarda
nella mia direzione. Il cuore mi salta un battito. Fa
un cenno all’autista che già aveva chiuso la porta,
questo incosciente la riapre e lo fa salire.
Io sono davanti, lui per fortuna è salito di dietro, ci
divide una fitta folla. Mi assale l’ansia, e se stesse
inseguendo proprio me? Se avesse individuato la
sua preda e stesse facendo manovre di avvicinamento? Per sicurezza rimango accanto all’autista.
Passato il Collegio di Spagna mi volto per sbirciare. Si fa largo tra la folla stipata, fa fatica ma
vedo che sta comunque avanzando verso di me.
Stringo la medaglietta della Madonna di San Luca
che porto al collo e recito una silenziosa preghiera
nel tentativo di calmare il respiro. Cerco di distrarmi, guardo la strada ma non ce la faccio, mi devo
voltare. A Porta Saragozza lui è avanzato di alcuni passi tra la folla, mi guarda e mi fà quello che
mi pare un cenno con la mano. A me? Ma non
è possibile, perchè avrebbe dovuto salutare me?
Mi guardo intorno, non c’è nessuno che sembra
in contatto con l’uomo in questione, mi affretto a
3-4 / 2016
l'approfondimento
Chi è Lorena Lusetti
Bolognese, si racconta così: “Scrivo soprattutto
storie di genere giallo e noir, ma non solo. Le
vicende criminose sono in gran parte ispirate a fatti
di cronaca”. Nel 2006 ha pubblicato “Una serata
tranquilla”, romanzo giallo che ha per protagonista
Rosa Moretti, un’improbabile commercialista
investigatrice protagonista anche del successivo
“FerieFobia” Giraldi editore. Nel 2012 esce
“L’Ombra della Stella”, Damster editore, un noir,
il primo nel quale appare la nuova protagonista
Stella Spada, le cui successive avventure si
possono trovare nei romanzi “Terra alla Terra”,
Damster editore, del 2013, (premio speciale
“Profumo d’Autrice” al concorso Internazionale
Città di Cattolica 2014); “Grigio come il sangue”,
Damster, 2013; “L’Orecchio del diavolo”, ancora
per Damster, uscito nel dicembre 2015. Per Giraldi
ha pubblicato nel 2014 “Pensieri e Parole”, Premio
Targa Paris al Premio Letterario Internazionale
Itinerante World Literary Prize 2015
3-4 / 2016
girare la testa aggrappandomi al bastone di sostegno come farebbe un naufrago ad una zattera di
salvataggio. Comincia anche a mancarmi il fiato,
deglutisco, ma perchè deve capitarmi questo? Io
voglio solo andare a casa e chiudermi a doppia
mandata nella mia cassaforte inviolabile.
Di certo mi sbaglio, è la mia fantasia che mi fa vedere cose che non ci sono, sono tropo ansiosa,
ora mi volto e lui sarà di certo sceso dal bus. Giro
lentamente la testa fingendo di guardare una vetrina di via Saragozza. E’ arrivato a poche persone
da me, agita una mano, mi sembra persino di sentire un richiamo, una specie di verso rivolto a me.
Santo cielo, sono spacciata, cosa posso fare? Avvertire il conducente? Con quale motivazione poi,
correrei il rischio di sembrare paranoica, però non
posso certo aspettare che mi ammazzi per denunciarlo, non è così? Sono arrivata al Meloncello, i
passeggeri dell’autobus si stanno diradando, se
scendo alla mia fermata vedrà dove abito, un rischio che non posso correre. Faccio finta di niente, guardo dall’altra parte poi quando si aprono le
porte corro fuori travolgendo un paio di persone
e comincio a correre verso una trasversale di via
Porrettana. Tutto inutile: mi ha visto, sento i suoi
passi dietro di me, mi sta chiamando “Signora,
ehi, signora! Si fermi!” Ora ne ho la certezza, ce
l’ha proprio con me. Avevo ragione! Ha visto una
povera signorina sola con la borsa gonfia ed ha
deciso di rapinarla. E questo solo se mi va bene,
chissà che altro vuole farmi, non riesco nemmeno
a pensarci, il cervello mi si annebbia mi cala una
cortina davanti agli occhi e mi gira la testa. Prima
di svenire devo fare qualcosa, venderò cara la mia
pelle, questo è sicuro.
Mi appoggio ad una cancellata, abbasso gli occhi
e vedo un mattone, di quelli che forse servono a
tenere aperto il cancello all’occorrenza. Lo raccolgo e quando lo sento arrivare di corsa alle mie
spalle mi volto e glielo sbatto con tutte le mie forze
sulla faccia. L’uomo nero fa un sobbalzo, porta le
mani al volto e cade per terra con un lamento, il
viso pieno di sangue. Il cuore mi batte in petto,
non sono mai stata così spaventata in vita mia,
non sono nemmeno mai stata così vicina ad essere rapinata e violentata però.
Si lamenta, dice qualcosa di incomprensibile. Mi
avvicino e vedo che allunga una mano verso di
me, mi porge un oggetto. “Signora, il suo portafoglio. Le è caduto alla fermata del bus, in centro,
volevo solo riportarglielo”.
Rimango un attimo perplessa: ma come, niente
rapina? Niente violenza? Mi guardo intorno, nessuno ci ha visti. Afferro il mio portafoglio e scappo
via.
nuovo informatore
9
sotto i portici
di Marco Macciantelli
Le silhouette arboree
di Achille Ghedini
B
isogna saper distinguere i giudizi critici
dai rapporti personali. È un’avvertenza corretta, siccome scrivo, qui, alcune
righe, sul lavoro di Achille Ghidini, di cui sono
amico. Vent’anni fa è stato sindaco di Grizzana
Morandi, un comune che porta, nel toponimo,
un esplicito richiamo al maggiore tra gli artisti
bolognesi.
La sua famiglia segnata da quanto tragicamente accadde, lungo la linea gotica, alla fine della
seconda guerra mondiale. Ho davanti agli occhi
un volumetto: Achille Ghidini, La scultura degli
alberi (Bologna, Labanti e Nanni, 2015). Dalla
prima scultura, sulla spiaggia di Torvanianica,
nel 1976, sino all’abbraccio nel bosco-giardino
di Paola Scarelli, nei pressi di Pavullo, nel 2012.
Per la verità, Achille ha iniziato a scolpire nel
1975, dopo l’incontro con Giacomo Manzù. In
quasi 40 anni di lavoro, più di 400 opere, di cui
oltre 200 in legno. Sì, perché il tema è questo:
l’amore per gli alberi.
Achille Ghidini ne ha tratto una poetica, non
senza precetti, regole, principii. Un lavoro con
materiali semplici, poveri, nella trasformazione
di ciò che è dimenticato in qualcosa di vivo, parlante, palpitante.
L’artista-ingegnere - i romantici avrebbero detto
l’artiere - plasma materiali prosaici. Vetro. Pietra. Metalli: rame e ottone. Legno: ulivo, giunco,
acacia, quercia. Ove la stessa dimensione materica trova espressione elegante, svettante, tra
ellissi, coni, spirali. C’è la ricerca: con qualcosa
che richiama i pionieri della sperimentazione:
con dosi sovrapposte di meccanico e di cinetico. Tra il ready-made e certi (boccioniani) giochi
spaziali. C’è l’idea di un oggetto che contiene
un pensiero. Silhouette affidate allo spazio. In un
duplice movimento: verso l’alto e verso il basso. Nello stagliarsi sinuoso di una figura sottile,
filiforme.
Le braccia protese, in un gesto nel quale si
scorge non solo un contenuto, o un messaggio,
quanto, piuttosto, un senso estetico, qualcosa,
cioè, che ha le sue ragioni in una composizione
offerta allo sguardo e al pensiero di chi guarda.
L’arte non è che forma capace di indurre una
riflessione su un sentimento che suscita percezione del bello. Ed è qui, forse, la scommessa
10
nuovo informatore
Sopra, il monumento
alle vittime delle Foibe
di San Lazzaro
e a fianco, un'opera
di Ghedini.
di Ghidini: affidarsi ad una forma che accenda
un pensiero. In un’operazione che ha un legame
profondo, non solo biografico, con la dimensione della sofferenza e della memoria, della perdita e della redenzione, nella storia, attraverso la
creazione.
Vorrei anche ricordare che ormai quattro anni
fa, il 21 ottobre 2012, in via Martiri delle Foibe,
insieme ad Achille, inaugurammo il primo monumento, nella nostra regione, da lui realizzato, voluto dal Comitato provinciale di Bologna dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Una scultura in bronzo, alta più di un metro, su
basamento in travertino, con due figure stilizzate che, anche in quel caso, protendono le mani,
sulle quali è appoggiato del filo spinato, verso
il cielo.
3-4 / 2016
antartide
Evelin Melchiorri
L’autobus: da comunità
a community
P
er il terzo anno consecutivo Tper e l'associazione culturale Antartide lavorano
insieme nelle scuole medie e superiori a
contatto coi ragazzi, per cercare di risvegliare un
assopito senso civico all'interno della comunità
"autobus".
La collaborazione con Antartide da parte
dell'azienda è stato un ritorno alle origini, in
quanto negli anni 90 Atc intraprese un progetto di educazione civica sull'utilizzo corretto dei
mezzi pubblici rivolto ai bambini delle scuole
elementari.
Oggi grazie all'intervento " sul campo" di autisti
e verificatori i ragazzi cercano di mettersi nei nostri panni e provano a rivivere le nostre situazioni
lavorative con tutte le problematiche del caso.
Ho trovato molto interesse da parte dei ragazzi e
il loro coinvolgimento mi ha aiutato a non vederli
solo come "elemento disturbante " all'interno del
mio posto di lavoro. L'attività quest'anno ha interessato anche la generazione dei nostri nonni
se cosi si può definire, e non sarebbe per niente
male poter sviluppare anche con loro un rapporto di conoscenza. Sono convinta che questi
momenti di contatto coi ragazzi (e non solo) ci
dia la possibilità, in questa realtà di tecnologia
estrema, di tornare a mettere i piedi per terra e
riprendere in mano la nostra umanità, nel lavoro,
nel rispetto e nel rapporto con gli altri.
In alto l'incontro tra
studenti ed anziani
del Centro Montanari
nel 2015
ed un'immagine del
viaggio conclusivo
del progetto 2014.
Le esperienze
e le testimonianze
del progetto
sono raccolte nel blog
instamove.altervista.org
convenzioni
2016
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3-4 / 2016
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nuovo informatore 11
mobilità
Mannes Berti
I trasporti pubblici di Edimburgo
E
dimburgo è la capitale della Scozia e una
delle mete più apprezzate del Regno Unito.
Si articola in due aree principali: la Old e la
New town e il centro storico è tagliato da Princes
Street. La Old town rappresenta il nucleo medievale con la sua via principale, la Royal Mail,
mentre la New town è di epoca georgiana; su
tutto domina il castello che risale all'anno 1000;
la città è famosa per il suo Festival che in estate
attira turisti da tutto il mondo con opere teatrali e
musica classica, con contorno di manifestazioni
paramilitari e folkloristiche.
Colpisce tutti la dimensione ridotta rispetto a una
metropoli come Londra ( gli abitanti sono solo
quasi 500mila) e la rete del trasporto pubblico
non raggiunge notevoli volumi di traffico, visto
che la parte antica può essere visitata anche a
piedi in grande comodità.
Gestita dall'azienda Transport for Edinburgh, la
nuova linea tranviaria di Edimburgo si snoda per
14 km con 15 fermate e ha vissuto nel corso del
2015 il suo primo anno di vita, trasportando ben
5,1 milioni di passeggeri: e questo dal 31 maggio 2014, giorno dell'inaugurazione. La linea si
snoda, collegandoli, dall'aeroporto a New town
attraverso Park Station, Murrayfield Stadium,
DIAMO
I NUMERI
£ 1,50
Il costo dei
biglietti bus di
corsa singola
diurna - Il biglietto
è acquistabile
anche in versione
"mobile"
attraverso una
app dedicata per
smartphone.
viaria venne soppressa nel 1956 e oggi il progetto
è quello di affiancare a questa prima linea altre
due che possano, assieme, creare una sorta di
anello attorno all'area urbana.
Il nuovo servizio è stato ben accolto dalla cittadinanza e si inserisce in un contesto più ampio
di condivisione di una nuova coscienza ecologista che non contrappone, anzi accompagna,
il tram alla mobilità dolce: infatti su questi mezzi è possibile caricare biciclette a bordo, in numero di due, tranne nelle ore di punta dei giorni feriali dalle 7.30 alle 8.30 del mattino. I tram
cominciano infatti qua ad essere concepiti come
un valido collegamento fra le varie piste ciclabili
della città e ciò richiama l'attenzione dell'utenza,
come quando, nel periodo di preesercizio, molti
volontari furono affiancati ai conducenti non solo
per osservare i tempi di percorrenza in corso si
definizione, ma anche per valutare l'impatto che
il nuovo mezzo avrebbe avuto sul traffico veicolare, fermo restando che la linea si trova in corsie
protette con semafori asserviti.
Ai tempi del mio viaggio, nel 2003, il mezzo doveva ancora essere concepito e la città era servita
da una rete di autobus che qui fa capo ad una
azienda a partecipazione pubblica, la Lothian
Bus con i tradizionali colori cittadini amaranto e
crema e da una privata, la First Edinburgh. Due
furono le caratteristiche che colpirono la mia attenzione: innanzi tutto il fatto che la bigliettazione
è per tratta percorsa e non per validità temporale: per cui se si cambia bus, si cambia biglietto
(acquistabile anche dal conducente); in secondo
luogo, e questo anticipò la scelta del tram, le linee
erano protette da veri e propri corridoi contrassegnati da apposita segnaletica, le "greenways",
con esclusione del traffico privato.
Princes Street, St Andrew Square e York Square.
Le vetture sono concepite come un'evoluzione del tram tradizionale: a sette casse articolate, scartamento ordinario, su ferro e con presa
di corrente a pantografo. Quella del tram è una
felice riscoperta del Regno Unito dell'ultimo decennio: assistiamo infatti a una reintroduzione di
questo mezzo in molte città, sia per offrire alla
clientela un mezzo ecologico e confortevole, sia
per assecondare la nuova tendenza di valorizzare
gli impianti fissi. Nella città scozzese la rete tran12
nuovo informatore
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A Bologna
debutta il Crealis
I primi 3 Crealis Neo attivi
dal 2 febbraio sulla filovia urbana 13
Tutti in servizio entro l’anno
i 49 veicoli previsti dal progetto
E presto saranno “ribattezzati”
dai bambini delle scuole primarie
Alla presenza della Presidente e Amministratore
Delegato di Tper, Giuseppina Gualtieri, del Sindaco Metropolitano di Bologna, Virginio Merola,
e del Viceprefetto Vicario di Bologna, Rita Stentella, dell’Iveco Brand President, Pierre Lahutte,
e delle Autorità cittadine, si è tenuto il 2 febbraio
a Bologna il viaggio inaugurale del Crealis sul lato
ovest della filovia 13, da Piazza Minghetti al capolinea di Borgo Panigale e ritorno in centro.
La corsa inaugurale anticipa il debutto in servizio
di altri due veicoli Crealis che già dal pomeriggio
del 2 febbraio sono impiegati sulla stessa linea urbana. I passeggeri del 13 – collegamento tra i più
frequentati del servizio urbano di bus – toccano
oggi con mano una novità che diventerà sempre
più una consuetudine. Ai primi 3 veicoli Crealis già
in linea, sempre sulla linea 13 se ne aggiungeranno, nel corso delle prossime settimane, altri 5 che
hanno già superato i tutti i test per l’immissione in
servizio, poi via via tutti gli altri.
Il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, durante il
viaggio inaugurale ha dichiarato: “Oggi è una giornata importante, i primi Crealis sono in strada, stiamo dotando la città di moderni filobus, accoglienti, mezzi tecnologici ad emissione zero. una bella
scossa elettrica per la città. Si tratta del completamento dell'importante lavoro che come Comune
di Bologna e Tper abbiamo fatto assieme”.
La Presidente di Tper, Giuseppina Gualtieri, ha
dichiarato: “Il Crealis in servizio di linea è un altro
importante risultato di Tper che oggi festeggia
i primi 4 anni di attività. Il mezzo entra in servizio
non solo grazie all’accordo che ci ha consentito di
salvare veicoli e finanziamenti, ma anche e soprattutto grazie all’impegno di tante persone che hanno lavorato per due anni affinché dal prototipo si
arrivasse al risultato concreto”. La Presidente ha,
poi, proseguito: “Abbiamo lavorato per mettere a
disposizione dei nostri passeggeri il nuovo veicolo
il prima possibile. Dopo i nuovi mezzi ibridi, presentati solo pochi mesi fa, e in attesa dei 100 bus
ecocompatibili che abbiamo pianificato di acquistare nei prossimi anni, entrano da oggi in gradualmente servizio questi mezzi a trazione elettrica, a
conferma di una stagione degli investimenti a cui
si è cominciato a dar corso in modo deciso. Un
segno tangibile dell’attenzione che l’Azienda pone
alla qualità del servizio attraverso investimenti che
sono pienamente in linea con gli obiettivi dichiarati
anche a livello nazionale di puntare alla mobilità sostenibile e allo sviluppo del trasporto pubblico”.
L’Iveco Brand President, Pierre Lahutte, ha aggiunto: “Iveco Bus conferma il proprio ruolo di
partner per un trasporto sostenibile della Città di
Bologna. Siamo davvero orgogliosi dell’entrata
in servizio dei primi Crealis Iveco Bus, che a partire da oggi animeranno la città di Bologna e saranno a disposizione della cittadinanza. Ancora
una volta Iveco Bus dimostra il proprio impegno
nell’ambito della mobilità urbana sostenibile, ma
anche sicura, efficiente e confortevole. Accessibilità, flessibilità, design moderno e innovativo
concorrono a rendere il Crealis il sistema di trasegue a pagina II
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I
sporto ideale per tutte le città che dedicano attenzione alla qualità della vita dei propri cittadini,
come Bologna”.
I test sui mezzi prima
dell’immissione in servizio
segue da pagina I
Tutti i Crealis che sono giunti a Bologna, a partire dal primo, presentato in Piazza Maggiore nel
giugno scorso, sono stati sottoposti a prove in
deposito e su strada.
Tra i principali test d’officina, la verifica dell’efficienza di tutti gli impianti di bordo e le prove di
rumorosità; per quelli su strada, particolare cura
al posto di guida, sia per i risvolti legati al comfort
(ventilazione, riscaldamento, climatizzazione) sia
per i requisiti di visibilità (riflessi di giorno e di notte, disappannamento parabrezza e vetri anterolaterali), oltre alle necessarie e puntuali verifiche
degli impianti di trazione e delle prestazioni del
mezzo, della velocità, delle vibrazioni e dell’autonomia nelle diverse condizioni di marcia, sia con
alimentazione da linea di contatto, sia con alimentazione da motogeneratore diesel-elettrico.
Le prove in linea sono effettuate per una percorrenza tra i 50 e i 100 km per ogni veicolo.
L’insieme dei test, svolti su tutti i veicoli Crealis
prima della messa in esercizio, consente di verificare la conformità, oltre che alle disposizioni
contrattuali, anche alle norme vigenti. Queste
procedure, infatti, non sono previste solo per il
Crealis, ma sono comuni a tutti i veicoli filoviari,
come impone la normativa ministeriale sui sistemi di trasporto a impianti fissi.
I prossimi mesi, serviranno, quindi, ad effettuare le prove funzionali su tutti i restanti mezzi che
comporranno la flotta di 49 Crealis in servizio
sulle quattro linee del progetto di trasporto
pubblico a guida assistita di tipo ottico, al
quale i veicoli saranno assegnati al completamento di tutte le opere civili che rimangono
ancora da ultimare. Nel frattempo, i Crealis circoleranno sulle filovie bolognesi, in particolare per
alcuni mesi sulla linea 13.
Il Crealis in strada, un debutto
molto atteso
Con il debutto del Crealis si completa l’iter
progettuale derivante dall’accordo siglato nel
novembre del 2012 tra Tper e Irisbus Italia,
oggi sotto il marchio Iveco Bus, un’intesa firmata sotto l’egida del Prefetto di Bologna e delle
Istituzioni che poneva fine ad una vicenda sino
ad allora molto travagliata e caratterizzata di un
pesante contenzioso legale. L’accordo ha consentito la ripresa dei lavori infrastrutturali per il
completamento del sistema nei comuni di Bologna e di San Lazzaro di Savena e la sostituzione,
senza oneri aggiuntivi, dei 49 Civis – mai presi in
carico dall’azienda di trasporti – con altrettanti
veicoli Crealis Neo equipaggiati con sistema di
guida ottica previsto nella fase di accostamento
alle banchine di fermata.
Concorso “Chiama il bus”
Il bus tanto atteso è arrivato e oggi già circola; ora al suo nome di fabbrica, Crealis Neo,
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se ne aggiungerà presto un altro tutto nuovo
per la città.
Come auspicato e preannunciato dal Sindaco
Merola - essendo gli studenti tra i principali utilizzatori del trasporto pubblico locale oltre che il
futuro di un territorio in cui ambiente e mobilità si
coniugheranno sempre di più – è stato deciso di
far scegliere proprio ai più giovani il nome con cui
questo nuovo mezzo sarà ribattezzato sulle linee
bolognesi. Tper gestirà il concorso con cui sono
state invitate a partecipare, attraverso i dirigenti
scolastici, tutte le scuole primarie dei comuni
di Bologna e San Lazzaro di Savena. Sono in
corso proprio in questi giorni le iscrizioni e per
consegnare le proposte ci sarà tempo fino al 29
febbraio. Nel mese di marzo la giuria comunicherà il nome prescelto e la classe che avrà vinto si
aggiudicherà un buono di 500 euro che potrà essere utilizzato per coprire le spese di trasporto per
gite e visite d’istruzione.
Trasporto regionale, 22 treni
nuovi per l'Emilia-Romagna
Presentati in Stazione centrale a Bologna
con il ministro Delrio e il presidente Bonaccini
i nuovi Stadler ETR 350 e Vivalto per il servizio
ferroviario in Emilia-Romagna. La Regione accelera
nel rinnovo dell'intero materiale rotabile e interviene
con uno stanziamento di 18,6 mln
Quattordici Stadler ETR 350 e 8 Vivalto bipiano
per i pendolari dell’Emilia-Romagna, per un totale
di 22 nuovi treni, da qui al 2017. Sono queste le
tipologie di treni – due esemplari sono stati presentati ufficialmente in Stazione centrale, a Bologna, alla presenza del ministro alle Infrastrutture e
Trasporti Graziano Delrio e del presidente della
Regione Stefano Bonaccini – che rientrano nel
piano da 150 milioni di euro circa per anticipare
il rinnovo dell’intero parco treni dell’Emilia-Romagna, previsto a partire dal 2018 grazie alla “gara
del ferro” e che porterà complessivamente sui
binari 96 nuovi convogli (totale investimento, 750
milioni).
Al piano per anticipare l’arrivo di nuovi treni, che
garantirà da subito a chi viaggia quotidianamente
per lavoro e per studio un’alta qualità del servizio,
la Regione contribuisce con uno stanziamento di
18,6 milioni di euro.
Con il ministro, sono intervenuti alla presentazione
Raffaele Donini, assessore regionale Infrastrutture e Trasporti; Giuseppina Gualtieri, presidente
Tper; Barbara Morgante, amministratore delegato Trenitalia; Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia-Romagna.
“Quella di oggi – ha sottolineato il ministro Delrio
– è una risposta strutturale, concreta, ai problemi
di sostenibilità del nostro territorio, in particolare
della Pianura Padana. Credo che lo sforzo com-
piuto dall’Emilia-Romagna sia davvero grande, qui
è stata fatta una gara molto importante. Un esempio per tutto il Paese”.
“Tutto ciò che è alla voce mobilità sostenibile, noi
lo portiamo avanti – ha ribadito il presidente Bonaccini –. La gara del ferro, così com’è stata fatta,
significa garanzia nella gestione di tutte le tratte,
da Piacenza a Rimini. E di un miglioramento tangibile del servizio ferroviario regionale, per i pendolari e coloro che si spostano quotidianamente.
segue a pagina IV
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Non solo: presentare oggi 22 nuovi treni, tra pochi anni averne un centinaio, tutti nuovi, significa
non solo qualità del servizio, ma anche garanzia
di lavoro, per le imprese che devono realizzarli e
consegnarli, dunque per chi ci lavora. Questo è un
pezzo del ‘Patto per il lavoro’, che abbiamo siglato
con il coinvolgimento di tutte le parti sociali”.
segue da pagina III
I 22 treni nuovi
I primi treni nuovi sono i 7 Stadler ETR 350 acquistati da Tper in relazione ai fondi ex Metro
– 45,5 milioni circa – : 2 entreranno in servizio
sulla linea Porrettana a partire da aprile 2016, 2
sono destinati alla Bologna-Portomaggiore (uno
è già in funzione da dicembre 2015, l’altro sarà
operativo a fine 2016); altri 2 entreranno in servizio, entro giugno di quest’anno, sulla BolognaVignola, mentre il settimo verrà utilizzato come
treno di scorta e impiegato sulle diverse linee in
caso di guasti del materiale rotabile o altre necessità. A questi si aggiungono altri 7 Stadler e
8 treni Vivalto bipiano (40 carrozze nuove) con il
concorso finanziario della Regione Emilia-Romagna. La Regione interviene infatti con 8 milioni
circa, come anticipazione per la “gara del ferro”,
sul valore totale dell’acquisto (46,5 milioni circa)
che verrà effettuato da Tper di questa seconda fornitura degli ETR 350. Destina inoltre 10,6
milioni per l’acquisto da parte di Trenitalia degli 8 treni Vivalto (costo complessivo 57 milioni
di euro circa), che verranno utilizzati sulle linee
regionali sino alla fine del 2018, quando terminerà l’attuale affidamento transitorio, ed entrerà
in funzione il nuovo gestore dei servizi (la nuova
società che sarà costituita da Trenitalia/Tper). I
primi 3 di questi ultimi 7 Stadler entreranno in
servizio a partire da maggio 2017, il quarto in
giugno e gli ultimi 3 a ottobre. Tutte le carrozze
Vivalto verranno usate sulla dorsale centrale: a
luglio 2016 entreranno in funzione 3 nuovi treni,
a febbraio 2017 altri 2 e a maggio 2017 i rimanenti 3.
Questo per quanto riguarda i 22 treni nuovi. Va
segnalato, inoltre, che da giugno di quest’anno 2 treni ALe 582 entreranno in servizio sulla
Modena-Sassuolo in sostituzione del materiale
più vecchio, mentre 3 Pesa ATR 220 viaggeranno sulle linee reggiane (i primi due da settembre
2016, il terzo si aggiungerà a dicembre).
Dichiarazioni dell’assessore Donini, Gualtieri
(Tper), Morgante (Trenitalia)
“Con la ‘gara del ferro’, tra il 2018 e il 2019 arriveremo a rinnovare la quasi totalità dei treni che
circolano in Emilia-Romagna – ha ricordato l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti,
Raffaele Donini – . Ma non ci siamo accontentati:
IV
nuovo
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informatore
abbiamo voluto anticipare una fornitura di 22 treni, tra quest’anno e l’anno prossimo, per garantire il prima possibile quel salto nella qualità del
servizio che i pendolari giustamente ci chiedono.
Il primo di questi 22 convogli è già in funzione”.
Il rinnovo dell’intero parco treni significa “un investimento da 750 milioni di euro – ha aggiunto
l’assessore – che, sommati ai 250 milioni stanziati dalla Regione in questi ultimi anni per comprare
materiale rotabile nuovo, significa concretamente
1 miliardo circa di risorse dedicate”.
“E’ un particolare motivo di soddisfazione per
Tper, che festeggia in questi giorni i primi 4 anni
di vita aziendale, poter annunciare un ulteriore
investimento in nuovi rotabili – ha dichiarato la
presidente e amministratore delegato di Tper,
Giuseppina Gualtieri – . Ai sette elettrotreni recentemente presentati, se ne aggiungono ora
altrettanti, per un investimento complessivo di
oltre 90 milioni di euro effettuato in pochi anni,
grazie anche all’intervento della Regione, che ha
contribuito con 8 milioni. Tper si è attivata per
ridurre al minimo l’iter per l’acquisto dei treni
e i tempi di consegna in modo da anticipare il
rinnovo della flotta ferroviaria. Oggi possiamo
esprimere la soddisfazione per un risultato non
scontato, consapevoli che mettere in servizio
treni nuovi significa alzare, di pari passo, il livello
qualitativo del servizio offerto, un obiettivo fondamentale per una azienda che punta allo sviluppo del trasporto pubblico al servizio dei tanti
utenti di oggi e, auspichiamo, di ulteriori nuovi
passeggeri”.
Per Barbara Morgante, amministratore delegato Trenitalia, “avere treni nuovi è fondamentale
per garantire più comfort e maggiore regolarità
del servizio ai nostri pendolari. Per questo Trenitalia ha indetto, lo scorso agosto, una gara per
l’acquisto di 500 nuovi convogli dedicati proprio
al servizio regionale, con un investimento complessivo in autofinanziamento di circa 5 miliardi
di euro. L’obiettivo non è peraltro solo soddisfare
la domanda dei passeggeri attuali, ma stimolarne di nuova con un’offerta di sempre maggiore
qualità. Un impegno che è ribadito anche nel
nuovo piano industriale del Gruppo FS. Il rinnovo della flotta è una necessità anche in Emilia
Romagna, dove i nostri convogli hanno un’età
media di circa 30 anni e dove finalmente un nuovo contratto di servizio fra le imprese di trasporto
e la Regione ha creato le condizioni per il loro
totale rinnovo. Anticipare l’ingresso sui binari dei
nuovi convogli è altrettanto importante, perché
consentirà ai viaggiatori di sperimentare concretamente già a partire dai prossimi mesi i primi
effetti di questo percorso”.
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chef h24
Francesco Viceré per www.chefh24.it
Il Danubio
salato
In questo numero il nostro “chefh24" propone
la ricetta del Danubio, una classico salato tipico della cucina partenopea, formato da tante
palline di pasta brioche che si staccano con un
pizzico, per questo motivo la preparazione è conosciuta anche con il nome di “torta al pizzico”.
Il contrasto tra il dolce della pasta ed il salato del
ripieno crea un connubio perfetto, assolutamente da provare.
ingredienti per la pasta
550 g di farina di Manitoba
250 ml di latte
50g di evo
30g di zucchero
10g di sale
15g di lievito di birra
1 uovo
1 tuorlo per spennellare
Per il ripieno
– Salame milanese e ricotta vaccina.
Poi a vostro piacere potete variare con alternative simili:
– Prosciutto cotto e ricotta
– Speck e scamorza
– Radicchio e stracchino ecc..
Procedimento
Preparare l'impasto in maniera classica a mano
oppure con la planetaria, prestando attenzione
a mettere lo zucchero all'inizio assieme a lievito
e farina in modo da attivare al meglio il proces-
so di lievitazione, viceversa unite il sale alla fine
così evitate di inibire la lievitazione. Ottenete un
impasto morbido e liscio, formate delle palline
con all'interno il ripieno scelto e poi ponetelo a
lievitare per circa 2 ore in una teglia di adeguate
dimensioni distanziando le palline l'una dall'altra
di circa 2cm, dopodiché in forno a 180° finché
non sarà dorato in superficie.
Il tocco
Dopo aver spennellato con il tuorlo le vostre
palline potete guarnirle con semi di papavero, di
sesamo o di zucca.
Curiosità
Questa sorta di torta composta da tante briochine a forma di pallina non nasce a Napoli, ma
è entrata in pieno nella tradizione con il nome
di Danubio o di Torta Danubiana. La “inventa”
Giovanni Scaturchio, d’origine calabrese, che
nel 1905 aveva fondato una pasticceria a Napoli
in piazza San Domenico Maggiore, pasticceria
rinomata ancora oggi.
(da ricettedicultura)
Il Sommelier abbina Weiss “incipit”
Oggi abbiniamo al Danubio napoletano una Weiss
“incipit” del birrificio artigianale Vecchia Orsa in
quel di S.Giovanni in Persiceto (BO), opalescente
dal gusto piacevolmente acidulo, dalla gradevole
freschezza e frizzantezza, aiuta a pulire il palato
dalla grassezza del ripieno composto da salame
e ricotta.
Questa birra presenta note aromatiche che ricordano la banana e i chiodi di garofano, il suo colore giallo paglierino con riflessi dorati, la schiuma è pannosa e persistente. Ottenuta da malti di
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frumento e orzo provenienti da coltivazioni 100%
italiane.
Dal 2007 mani diversamente abili, sotto la sapiente guida del maestro birraio Enrico Govoni
in collaborazione con Daniele Risi, producono
birre artigianali ottenute da energia rinnovabile, la
loro struttura è una cooperativa sociale no profit,
ricordiamo che questo birrificio ha conseguito il
riconoscimento Slow Food www.fattoriabilita.it
Antonio Liotti
Maestro Sommelier AIES per www.chefh24.it
nuovo informatore 13
letture a bordo
Maria Esmeralda Ballanti
L’uomo che ha visto la terra dallo spazio
M
aurizio Cheli racconta che quando da piccolo qualcuno gli chiedeva cosa volesse
fare da grande, lui rispondeva “l’astronauta”. Nato nel 1959, come tanti bambini di quegli anni, è cresciuto con il mito delle prime grandi
imprese spaziali, trasmesse in bianco e nero in
televisione. Cresciuto a Zocca ha poi frequentato
il Liceo Minghetti qui a Bologna, città a cui è ancora molto legato, nonostante sia ormai divenuto un
cittadino del mondo ed oltre. Perseguendo il suo
sogno, si laurea in Scienze Aeronautiche all’Accademia di Pozzuoli. Subito dopo diviene pilota
operativo di riconognizione sull’F104, il celebre
Starfighter e successivamente pilota collaudatore
sperimentatore di velivoli ad alte prestazioni nel
Regno Unito. Nel 1992, rispondendo ad una inser-
zione, entra alla European Space Agency (ESA) e
viene inviato per l’ente al Johnson Space Center di
Huston alla NASA. Inizia così il suo percorso finale
che lo porta a frequentari i lunghi, faticosi ed impegnativi corsi per diventare astronauta. Il suo sogno
diviene realtà nel 1996 quando, a bordo dello Space Shuttle Columbia, partecipa ad una missione
spaziale internazionale in cui ricopre, primo italiano, il ruolo di Mission Specialist. Ha poi proseguito
la sua brillante carriera sempre in ambito aeronautico e nel frattempo ha conseguito anche altre due
lauree ed un master.
Tutto questo lo racconta nel suo libro, dove al lato
divulgativo sulle missioni spaziali fa da contraltare
quello umano, di una persona che ha perseguito
con convinzione il proprio percorso, cogliendo le
occasioni che si presentavano. Una lettura stimolante, che fa riflettere sulle potenzialità del nostro
essere.
Come dice giustamente la presentazione del libro:
le nostre conoscenze, competenze, le nostre esperienze, tutto si concentra talvolta in quell’istante
14
nuovo informatore
tutto
in un
istante
di Maurizio Cheli
Edizione: Minerva
Prezzo: 18,00
molto preciso in cui una situazione si evolve, una
nuova avventura ha inizio o una decisione viene
presa. Tutto questo Maurizio Cheli lo ha anche
raccontato in una serata coinvolgente, in quella
che sente anche la sua Bologna, assieme al suo
editore Roberto Mugavero ed al nostro direttore
Marco Tarozzi nella splendida cornice del Grand
Hotel Majestic (già Baglioni), alla presenza anche
di tanti ex compagni e studenti attuali del Liceo
Minghetti. Accompagnava la narrazione, dai molti
particolari inediti ed aneddoti sulla vita a bordo di
una navicella spaziale, la proiezione di splendide
fotografie scattate nel corso della sua permanenza sullo Shuttle, che hanno anche permesso di
scoprire quanto sia davvero bello ma anche fragile
il nostro pianeta.
Una bici per amico
L
a passione per questo sport lo aiuta a rinunciare a vizi e impegni poco virtuosi, l’impegno delle uscite in bici prima e delle gare
dopo, lo portano a confrontarsi con altri ragazzi, fà
amicizie sempre nuove e lo portano a pensare in
positivo, con la certezza che ad ogni salita segue
sempre una discesa, e a non farsi abbattere dalle
avversità della vita di tutti i giorni...”. Queste brevi
righe sono tratte dal libro “Una bici per Amico” del
collega Carmelo Santagati ed autoprodotto tramite il canale di stampa e vendita del gruppo editoriale dell’Espresso ilmiolibro.it.
Il libro si può acquistare sul sito stesso, la Feltrinelli, Amazon.it o presso la segreteria del Circolo.
una bici
per amico
di Carmelo Santagati
Prezzo: 13,00
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Pubblicità conad
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nuovo informatore 15
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buio in sala
Alessandro “Sole” Solazzo
Il risveglio della forza o il risveglio
del marketing?
D
opo il successo planetario del VII episodio
della Saga di Star Wars, si è scatenata nel
sottoscritto (appassionato della prima ora)
l’urgenza di fare un bilancio del ciclone mediatico che ha investito il “globo terracqueo” e che
ha, di fatto, messo in secondo piano il film vero e
proprio, sommerso da un’infinità di spot, gadget,
costumi, cosplay, ecc…
E, col senno di poi, noi fan sfegatati abbiamo capito il perché: diciamolo subito, il film in quanto
tale non è stato un gran che e questo per due
motivi che hanno un comune denominatore.
Innanzitutto la storia altro non è che il remake
della prima trama, senza nessuno spunto nuovo,
al grido di “… e scriviamola una sceneggiatura
nuova…”, con diversi elementi discutibili di continuità, quasi fosse una docufiction della prima trilogia in ordine di uscita (e l’unica secondo i puristi
- come chi scrive). Inoltre “Il risveglio della forza”
ha rappresentato una mega operazione nostalgia, il cui scopo, non troppo occulto, era quello
di far conoscere alla generazione dei figli dei primi appassionati, personaggi come Han Solo, la
principessa Leia (o Leila della versione italiana) e
Chewbacca (il mio preferito!!).
Lo stesso George Lucas, dopo aver venduto tutti
3-4 / 2016
i diritti alla Disney (si mormora per la mirabolante cifra di quattro miliardi di dollari!!!!) poco dopo
l’uscita del settimo episodio ha di fatto contestato l’operato di J.J. Abrams, il nuovo regista, salvo
poi ritrattare quasi subito, vista l’ombra di una
causa milionaria, ben consigliato probabilmente
dai suoi avvocati.
Cosa ci resta dunque di questa riuscitissima operazione cinematografica-commerciale?
Ecco il denominatore comune: sempre di più
oggi i film “saga” rappresentano enormi operazioni commerciali basate sul concetto di fidelizzazione, nel nostro caso plurigenerazionale,
nell’ambito delle quali il film stesso passa quasi
in secondo piano.
C’è allora qualcosa da salvare? Sicuramente non
le apparizioni “bollite” di Harrison Ford e Carrie
Fisher, piuttosto la bellissima e brava (l’unica …)
Daisy Ridley (nel ruolo di Rey) e la vera star del
VII episodio: il droide BB-8. In effetti ci sarebbe
un’altra cosa da salvare e che ci fa essere molto
meno severi nel giudizio e molto più concilianti
con l’operazione di marketing: quella impagabile
sensazione di essere tornati al tempo della prima
(“unica”) trilogia e che ci fa dire a questa generazione di teenager: noi c’eravamo!
DIAMO
I NUMERI
529
Milioni di dollari
incassati
nei primi 5 giorni
di programmazione
negli Stati Uniti.
92%
L'indice
di gradimento
positivo
nelle recensioni.
8
Gli attori
che riprendono
i loro ruoli dalla
trilogia originale.
nuovo informatore 17
arte & cultura
Maria Esmeralda Ballanti
Egitto, splendore millenario
I
n occasione della riapertura dopo la ristrutturazione del Museo Civico Archeologico è stata
inaugurata la mostra “Egitto Splendore Millenario” che resterà aperta fino al prossimo 17 luglio.
La mostra rappresenta un evento unico in Italia,
perché alla già importante sezione egiziana del
Museo di Bologna, tra le maggiori a livello europeo, aggiunge oltre 500 pezzi provenienti dal Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda,
tra le prime dieci al mondo. Sono inoltre esposti
importanti prestiti da parte del Museo Egizio di
Torino e del Museo Egizio di Firenze.
Un racconto di oltre quattro millenni di storia
dell’antico Egitto che permette di rivivere tutto lo
splendore di questa civiltà affascinante con i suoi
potenti Faraoni, la religione complessa e multiforme ed una vita quotidiana minuziosamente descritta dalle testimonianze rimaste e per questo
teatro di scoperte archeologiche avvincenti ed
entusiasmanti.
La mostra si articola in sette sezioni, nelle quali
viene ripercorsa la storia dell’Antico Egitto partendo del passaggio fondante della cività egizia
nella transizione dalla tradizione orale, passando
per Antico e Medio regno per arrivare al Nuovo
regno ed primo millennio. Periodo che chiude
con la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno la fase dei faraoni, che passerà poi
sotto il dominio greco e la dinastia del Tolomei
che avrà come ultima sovrana la famosa Cleopatra VII.
Gli oggetti e le statue esposte aiutano a ripercorrere questa lunghissima storia: a partire dai
Faraoni che nell’Antico regno si fecero costruire
tombe dapprima imponenti come le piramidi e
successivamente meno evidenti ma pur sempre
sfarzose, anche per i funzionari dello stato o chi
apparteneva a classi sociali agiate, farsi costruire una tomba con un adeguato corredo funerario significava poter aspirare ad una vita eterna.
Molti degli oggetti esposti provengono da questi
corredi, dei quali la collezione olandese è particolarmente ricca.
Tra questi di particolare bellezza e rilievo un pettorale in oro, attribuito alla tomba del generale
Djehuti, a cui il faraone Tuthmosi III (Nuovo regno)
affidò il controllo delle terre straniere durante uno
dei periodi di maggiore splendore del paese grazie anche ad una politica estera molto aggressiva
ed espansiva. Questo raffinato monile raffigura
un fiore di loto blu, simbolo di rinascita e rigenerazione, e doveva essere l’elemento centrale di
18
nuovo informatore
DIAMO
I NUMERI
1603
L’anno di istituzione
del nucleo
della collezione
egiziana di Bologna.
1881
L'anno di inaugurazione
del Museo.
un elaborato pettorale. Un cartiglio inciso sul retro suggerisce che fosse stato donato al generale
dal faraone stesso.
Numerose le antichità, sia della collezione bolognese che di quella di Leiden, provenienti dalla
necropoli di Saqqara. Vicina all’antica capitale di
Menfi, che nel Nuovo Regno riacquistò importanza strategica, la necropoli contiene sepolture
monumentali di alti funzionari dello stato, tra le
quali quella del Sovraintendente al tesoro reale
di Tutankhamon Maya e di sua moglie Meryt, le
cui statue rappresentano i massimi capolavori
egiziani del museo olandese e sono per la prima
volta esposte all’estero.
Il Museo Civico Archeologico è uno dei dodici
musei che costituiscono l’Istituzione Bologna
Musei. Oltre a quella egiziana, il Museo ospita le
collezioni storiche etrusco-italica, romana e greca. Completano il Museo una collezione numismatica ed una gipsoteca.
La mostra, che come detto resterà aperta fino al
17 luglio 2016, osserva i seguenti orari: dal martedì al giovedì dalle 9.00 alle 18.30, il venerdì dalle 9.00 alle 22.00, sabato domenica e festivi dalle
10.00 alle 18.30. Aperture straordinarie il 27 e 28
marzo, il 25 aprile ed il 2 giugno con orario dalle
10.00 alle 18.30. Il costo del biglietto intero con
audio guida inclusa è di euro 13,00.
3-4 / 2016
medicina
Domenico Riccio
Parliamo di... medicina integrativa
N
asce, a partire da questo numero del
Nuovo Informatore, la collaborazione
con la redazione del bimestrale per divulgare notizie e approfondire tematiche inerenti
la nostra Medicina Integrativa. L'associazione
nasce nel 1981 a seguito dello scioglimento della Cassa Soccorso ed ha lo scopo di erogare
rimborsi per spese mediche agli associati che
ne presentino richiesta.
L'iscrizione può avvenire attraverso l'adesione a
due tipi di profilo: Standard, con disponibilità di
rimborsi (anche per fatture intestate a familiari a
carico) massima di 530 euro annuali in cambio
di una trattenuta di 15 ore (in ferie o con trattenuta equivalente) sempre annuali, oppure Plus
nel quale i rimborsi arrivano ad un massimale
di 630 euro per una trattenuta di 20 ore. In entrambi i casi all'associato va ad aggiungersi una
ulteriore trattenuta di 1,92 ore per ogni eventuale familiare a carico. Consigliamo a tutti gli interessati di approfondire l’argomento leggendo il
Regolamento che, insieme allo Statuto ed alla
3-4 / 2016
Convenzione con l’Istituto Ramazzini, è sempre
disponibile sia sul sito del Circolo Dozza che
negli uffici della Medicina Integrativa alla Zucca
che del Circolo Dozza stesso in via San Felice.
Il Nuovo Consiglio D'Amministrazione, insediatosi a Maggio 2015, è impegnato ormai da mesi
su vari fronti per cercare di migliorare sempre
più il servizio offerto.
È anche interessante sottolineare però come
negli ultimi anni la nascita e l'incrementarsi di
vecchie e nuove patologie stiano inevitabilmente comportando il moltiplicarsi delle prestazioni
specialistiche per le quali si richiede il rimborso.
Da qui quindi la necessità di lavorare (aspettando anche di capire cosa comporterà in materia di Assistenza Sanitaria Integrativa il nuovo
Contratto Nazionale appena firmato) su una sorta di riequilibrio dei parametri del sistema, pur
cercando di mantenere, tuttavia, gli standard di
questa associazione ancora convenienti. A noi
del Consiglio di Amministrazione il duro compito…
nuovo informatore 19
botanica del bus
Cira Santoro
I silenzi dell'autobus
P
omeriggio di un giorno feriale. Sono su un
14 pieno in una fredda giornata di gennaio, una delle poche giornate fredde di
questo finto inverno dall’aria velenosa e pallida.
Salgono i controllori. Due bei ragazzi giovani,
alti, con le spalle larghe e il viso aperto. Fa un
gran piacere vederli arrivare su che salutano ad
alta voce e quasi sorridono anche se poi, quando gli allungo l’abbonamento, ho sempre paura
che ci sia qualcosa che non vada e mi aspetto
una multa o almeno una ammonizione. Un giorno un’arzilla vecchietta dell’autobus 21 mi disse
che tanto le multe non le fanno mica, che a lei
succede spesso di non timbrare e i controllori
non le hanno mai fatto niente, ma lei è anziana,
molto anziana, e si sa, con gli anziani si tende
a chiudere un occhio. Con i giovani, invece, è
tutta un’altra storia. Quel pomeriggio d’inverno,
per esempio, c’era sull’autobus una giovane
donna indiana con un bambino di pochi mesi in
un passeggino. Avrà avuto vent’anni, non di più,
ed era simile a moltissime giovani donne indiane
che si vedono in zona San Vitale. Piccola, con
lunghi capelli neri, un orecchino al naso, un sari
colorato sopra i pantaloni con il cavallo basso e
un parka scuro a coprire tutto, quasi a renderla
invisibile. A volte penso che queste ragazze siano spose per corrispondenza, come in quel film
con Alberto Sordi emigrato in Australia che fa
arrivare dall’Italia una compaesana per convolare a giuste nozze, e che non sappiano niente
di dove si trovino. Questa ragazza in effetti, non
parla italiano, non ha il biglietto e neanche i documenti. Sa dire solo “bambino, marito”. Il controllore insiste alzando la voce, le chiede il permesso di soggiorno, dice che se non ce l’ha è
20
NuOvO INFORMAtORE
costretto a chiamare la polizia. La donna prova a
dire qualcosa come “casa” “marito” ma davvero non trova le parole, mentre il controllore si fa
insistente e pedante, incapace di dare il giusto
peso alla situazione.Sull’autobus cala il silenzio. Gli smartphone vengono riposti, le conversazioni interrotte, i brusii sospesi. Il silenzio si fa
pesante, carico di domande, di dubbi, di rabbia.
Nessuno parla ma appena tornato a casa qualcuno scriverà un post su facebook, nel gruppo
Una Bologna peggiore è possibile e racconterà
l’episodio dicendo “Le regole sono regole”.
Qualcun altro risponderà “insomma, un po' di
solidarietà sociale” e poi un fiume in piena di
commenti. Dietro le tastiere si scioglieranno le
lingue, si discuterà, qualcuno starà dalla parte
della donna contro i controllori “con attitudine
da SS”, altri dalla parte dei controllori “contro
questi stranieri che vivono con i nostri soldi”.
Qui invece, sull’autobus tutti muti, ignavi, indifferenti. L’unico suono che risale dietro la voce
del controllore sempre più balda è il pianto della donna, simile a quello di una bambina pescata con le mani nella marmellata. Il silenzio
l’accompagna mentre si asciuga le lacrime,
nasconde il viso con il foulard che le copre a
malapena il capo e scende dall’autobus seguita
dai controllori, nessuno fiata, ma appena chiuse
le porte, ricomincia il brusio delle mani che rovistano nelle tasche per afferrare gli smartphone
e scrivere su facebook. Rimane pesante come
una coltre di nebbia il silenzio imbarazzato e vile
di prima e penso che solo un’arzilla vecchietta
potrebbe rompere quella brutta atmosfera. Lei
sicuramente direbbe: “Che brutto lavoro che
sciam diventati”.
3-4 / 2016
vita da circolo
a cura della redazione
PESCA
Pranzo sociale
Si è svolto il 31 gennaio, nella sala
Mimosa di Crespellano, il pranzo
sociale della sezione Pesca del
nostro Circolo. Gruppo al completo
per organizzare e gestire l’evento, e
complimenti ad Antonio Padovani,
Giordano Dosi, Fausto Roda, Angelo
Gualandi e Gianfranco Sandri per
il grande lavoro svolto. Con una
menzione speciale per Roberto
Minguzzi, che nell'anno appena
trascorso ha aiutato veramente molto
la sezione. Prima di iniziare, un sentito
saluto all'amico Gino Bugani, la cui
assenza è pesante: negli ormai 25 anni
della mia attività di pesca Gino non
è mai mancato ad una nostra gara,
con la sua divertente e amichevole
presenza.
Il resto è stato una bella festa tra
amici e colleghi, con le premiazioni
che hanno visto mattatore Umberto
Roncarati, vincitore sia del campionato
sociale sia di quello nei laghi. Che
dire? Bravo è bravo, ma sicuramente
prestazioni del genere sono frutto
anche di una buona stella…
Un ringraziamento a chi ci aiuta tutti
L'affollata sala
del pranzo sociale
ed un'immagine
delle premiazioni.
gli anni a reggere lo sforzo economico
che la nostra attività comporta:
AVIS, che ha presenziato al nostro
pranzo con Baldassarre Morello, la
ditta Tedeschi Autospurghi, la Coop
Ansaloni e il titolare del nostro negozio
di appoggio, Gianni Grossi, che fa
anche parte delle nostre squadre
che lottano a livello agonistico nel
campionato provinciale FIPSAS.
Tortellini, tagliatelle e carne alla griglia
ci hanno accompagnato durante
FESTEGGIAMENTI
Cena dei vent'anni
Il gruppo assunti a febbraio 1996 festeggia i 20 anni in azienda
al Ristorante Club del martedì.
3-4 / 2016
il pranzo ribadendo la ormai nota
tradizione del ristorante della sala
Mimosa. E i bambini, figli e nipoti degli
amici, hanno ravvivato con le loro grida
e i loro giochi la giornata.
Ma è stata anche l'occasione per
parlare con gli amici delle altre città del
campionato italiano che quest'anno,
organizzato dai colleghi di Parma, si
svolgerà nel canale Fiuma. Campo
gara a noi noto che ha già visto
in passato lo svolgimento di altre
manifestazioni a livello nazionale,
certamente difficile, o per dirla in
maniera che ai pescatori esperti piace,
tecnico.
Un posto in cui spesso si ribolle dentro
nel vedere gli altri prendere pesci,
e facendo fatica a capire come sia
possibile che gratifichino sempre altre
lenze. Magari dopo aver copiato dai
migliori tipo di pesca, tipo di esca, tipo
di lenza. Ma quelli, i pesci, sembra
quasi che arrivino, controllino e si
innamorino perdutamente di pochi
eletti. In casi del genere monta la
rabbia… e poi dicono che la virtù del
pescatore sia la calma.
Invitiamo ovviamente tutti a venire a
tenerci compagnia, con i pescatori
della nostra sezione il divertimento è
assicurato e male che vada dopo aver
pranzato tutti insieme ci aspetta una
combattutissima briscola in sei. Per
smaltire il rischio autovelox…
gianfranco Sandri
NuOvO INFORMAtORE 21
vita da circolo
a cura della redazione
biliardo
Il bilancio del 2015
Eccoci al riassunto dell’anno 2015
della Sezione Biliardo, anno purtroppo
avaro di soddisfazioni. Nello scorso
campionato abbiamo gareggiato con
due squadre nella categoria “2 Torri”:
Atc1 è arrivata a fine campionato in
ottava posizione ma per un punto
non ha avuto accesso agli spareggi di
accesso alle finali provinciali mentre
Atc2, in un altro girone, ha terminato in
decima posizione, mancando quindi
anche lei l’accesso agli spareggi.
Per il campionato in corso, iniziato a
settembre, siamo partiti con una sola
squadra nella categoria “2 Torri” con
l’obiettivo di raggiungere l’accesso
agli spareggi. Ad oggi siamo in settima
posizione a pari merito con altre due
squadre e siamo imbattuti da ben sette
giornate, con solo 3 punti di distanza
dalla terza classificata. La speranza
è di riuscire a rimanere nel gruppone
e raggiungere quindi l’obbiettivo che
ci eravamo prefissati. Per noi rimane
sempre importante lo spirito di squadra
che ci pemette di divertirci insieme
e, dopo ogni gara, metterci a tavola
tutti insieme, sia che si vinca sia che
si perda. D’obbligo un ringramento al
Dragon Pub ed a Tempocasa, che ci
sostengono nell’attività.
Gianni De Caprio
ciclismo
Gamberini alla Paris-Brest-Paris
podismo
I maratoneti
Cosimo Adriano e Michelangelo
Renzone alla Maratona di Firenze
lo scorso 22 novembre 2015.
22
nuovo informatore
La Paris-Brest-Paris nasce come corsa
ciclistica nel 1891 ed è stata proposta
con cadenza decennale fino al 1951.
La gara professionistica è stata poi
sostituita dalla Randonneur, che negli
anni è divenuto il più grande evento
mondiale del genere su lunga distanza.
Ogni 4 anni ciclisti da tutto il mondo
affrontano i 1.200 chilometri del
percorso, che percorre piccole
strade di campagna tra Bretagna
e Normandia, all’insegna di una
esperienza autentica.
Gianfranco Gamberini nell’agosto
scorso ha voluto provare questa
grande avventura: “Non mi era mai
capitato di participare ad un evento
mondiale e devo dire che i francesi in
quanto a organizzazione sono maestri,
commovente vedere l'ospitalità delle
famiglie lungo il percorso, luoghi
suggestivi... Ecco il perché di tanto
successo... Chi avrà l'occasione
di andare in Bretagna fra 4 anni in
concomitanza con questo evento
vedrà con i propri occhi un qualcosa
di unico nel suo genere. Atmosfera
stupenda, 6300 partecipanti da 54
nazioni... Un grazie a tutti quelli che
mi sono stati vicini in questa pazzia
irripetibile...”. A lui i complimenti del
Circolo e della Redazione per la prova
sportiva.
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nuovo informatore
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