Sottorete n. 34 x stampa

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CENTRO SPORTIVO ITALIANO COMITATO DI GUBBIO
Anno V—Numero 34– Febbraio 2016
SOTTORETE
NEWS DEL COMITATO C.S.I. DI GUBBIO
ROTTAMATE GENTE, ROTTAMATE
(così non rimarrà più nulla)
La volontà e la capacità di avere memoria del proprio passato e di valorizzare quanto possa ancora esservi di attuale, definisce l’identità culturale di ogni organizzazione umana. Tale presupposto ha costituito, da sempre, un caposaldo di civiltà, considerando i “vecchi” non come peso dal quale disfarsi ma preziosi portatori di esperienze da considerare con attenzione, pur senza farne un tabù. Questa “staffetta” è messa in crisi, oggi, da una pseudo-rivoluzionaria “rottamazione”. Si buttano, come ferri
vecchi e facendo di tutt’erba un fascio, le elaborazioni culturali a volte faticosamente
conquistate nei tempi passati. O meglio: non si buttano affatto, semplicemente non ci
si preoccupa di conoscerle e farle divenire oggetto di riflessione. Con una buona dose di presunzione, taluni, assunti a ruoli
sociali di piccola o grande rilevanza e, di
conseguenza, al centro dell’interesse mediatico, agiscono come se tutt’intorno fosse
terreno vergine, mai lavorato in passato.
Semplicemente ignorano. Fidandosi ciecamente del proprio istinto, si gettano all’arrembaggio come civilizzatori di un territorio prima occupato, a loro dire, da tribù selvagge. Di porre se stessi in discussione, di usare una dose di umiltà, di ascoltare,
leggere, riflettere prima di agire, neppure l’ombra. Se taglio col passato –è il loro credo- sarò innovatore per il futuro: un “semplicismo” intellettuale che rende incapaci di
cogliere la complessità delle cose. Il tutto, a volte, accompagnato da una povertà culturale non indifferente che aumenta patologicamente la valutazione di sé, la presunzione e il personale senso di onnipotenza. Politica, scuola, associazionismo, lavoro
sono gli ambiti privilegiati per questo fenomeno.
Anche nella nostra Associazione, pericoli del genere possono essere alle porte. Il Csi
ha 72 anni e una elaborazione culturale non indifferente, spesso all’avanguardia,
quasi “utopica” per i tempi. Saperla leggere e riconsiderare oggi significherebbe cogliere spunti ancora innovativi, senza cadere in storture già un tempo evidenziate.
Una generazione che ignori la storia, come sempre, non ha passato e neppure futuro. (rg)
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Ci rendiamo conto che tutte le indagini relative alla compilazione di
questionari online riportano percentuali da…zero virgola. Sarà un
po’ la pigrizia di certi lettori, sarà l’indifferenza verso l’argomento,
sarà la voglia di non esporsi. O saranno molte altre ragioni, tutte insieme.
Nonostante ciò e “sperando oltre ogni speranza” anche noi proponiamo, nelle pagine interne, la compilazione di un questionario online ai nostri lettori. Il perché è molto semplice: giunti al quinto anno
di pubblicazione, è indispensabile conoscere cosa pensi di Sottorete chi ci legge.
La compilazione è velocissima e richiede non più di 2-3 minuti e il
questionario è totalmente anonimo
Poi, soprattutto, sappiamo che i nostri lettori non sono né pigri, né
indifferenti. Sono persone intelligenti e anche un tantino controcorrente: pensate che bello vanificare tutte quelle statistiche!
Per questo vi chiediamo di rispondere, cortesemente, al nostro questionario. Fatelo tutti e grazie davvero!
PALLA AL CENTRO. E L’UOMO ?
Si narra che un anziano rabbino, seduto un giorno a lato di un’antica porta di Gerusalemme, sentì una guida
turistica che diceva: “Lo vedete quell’uomo accanto alla
porta? Il possente arco in alto, alla sua destra, è di epoca romana». Al che il rabbino disse tra sé che il mondo
sarebbe cambiato solo quando in un’analoga circostanza la guida avesse detto: “Vedete quell’arco di epoca
romana? In basso, a sinistra, sta seduto un uomo accanto a due canestri di frutta e verdura” .
La contrapposizione evidenziata dal raccontino tra un reperto archeologico e una persona esiste anche nell’attuale cultura sportiva ove, da una parte, stanno le classifiche, i risultati tecnici, le ambizioni di manager, le pretese delle tifoserie ecc. e, dall’altra, i giocatori con i loro personali problemi. Un mondo in cui,
di solito, la dignità delle persone è relegata in un angolo. Ma, come più volte abbiamo detto, se si cura solo la forma atletica, l’uomo è solo un corpo; se si valuta
solo il risultato, l’uomo è una macchina di produzione; se si bada solo ai migliori,
l’uomo è il prodotto di un allevamento; se si trattano tutti allo stesso modo, l’uomo è una cosa; se si racchiude nel solo mondo sportivo, l’uomo è un alieno; se si
pone a servizio dei risultati, l’uomo è uno strumento.
Il declassamento della persona si estende ormai fin alle sorgenti della vita
umana come mostra il tentativo di legalizzare il cosiddetto “utero in affitto”, lo
sfruttamento cioè di povere donne costrette per denaro a cedere ad altri i loro figli appena partoriti. Il conseguente sdoppiamento tra la madre genetica, proprietaria degli ovociti, e la madre gestazionale, che porta a termine la gravidanza, è
una specie di tsunami antropologico che fa carta straccia della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e scardina un caposaldo della società umana.
Oggi, ha scritto papa Francesco, “l’essere umano è considerato come un
bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura
dello scarto “. L’uomo viene cosificato e declassato da fine a mezzo, da soggetto
a oggetto. Da questo diffuso “usa e getta” appare anni luce lontano il contenuto
del folgorante epitaffio voluto da una donna per una lapide del cimitero di guerra britannico di El Alamein: “Per il mondo egli era un soldato. Per me era il mondo”.
Anche nella vita sportiva il “mondo” da mettere al centro è solo e sempre
la persona che Dio ha posto al vertice di tutto il creato: «Dio disse: “Facciamo
l’uomo a nostra immagine e somiglianza, domini sui pesci del mare e sugli uccelli
del cielo…” ( Gn 1, 26). L’essere sua immagine sta proprio in questo essere dominus del cosmo. Gli antichi re e imperatori innalzavano statue che li rappresentassero nei territori conquistati. Per la Bibbia, l’unica icona rappresentativa del
Creatore è l’uomo, ogni uomo. A Dio va l’adorazione, all’uomo il rispetto, la tenerezza, la misericordia.
Questa è la vera rivoluzione copernicana capace di cambiare il mondo.
Nonostante la feroce opposizione dei farisei, Gesù la riproponeva in ogni occasione: «Il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,28).
don Vittorio
A CURA DI
MONS.
VITTORIO
PERI
OPEN MISTA: PLAY OFF ALLE PORTE
a cura di Attilio Bagagli
A meno di un mese dal via ai play off, in alta classifica I giochi sono praticamente fatti: I Doreno’s ed il SarH volley
hanno staccato le altre ed attenderanno di conoscere le avversarie in semifinale. Alle loro spalle Madonna del
Prato, Quelli del Martedì e Rock & blues non devono chiedere altro alla stagione regolare, ora si giocano la piazza
d’onore. La vera bagarre si sta consumando per l’ultimo posto disponibile, dove Jhonny’s e Santa Lucia sgomitano per accaparrarsi il diritto ad entrare nel tabellone principale. Chiudono Le Belle vie e Wimbledon Volley, che
saranno ago della bilancia nelle partite che restano da disputare.
A parte questo breve resoconto sul torneo, procede il nostro viaggio tra le protagoniste del torneo 2015/2016
con le squadre de i Jhonny’s ed il SarH Volley.
Johnny’s
È da due anni che la nostra squadra, Johnny's, prende parte al torneo di pallavolo
mista del CSI. Mai iniziativa fu più giusta. Fino a qualche tempo fa, le nostre domeniche scorrevano lente, lente...e inesorabilmente ci trovavamo in balia delle
ore piccole del sabato sera appena trascorso e l'ansia di un imminente ed ineludibile lunedì alle porte. Di fronte a tanto sgomento, non restava che imbracciare il
telecomando e ancorarsi ad un divano avente assunto ormai i nostri connotati
fisici. La tv? Poca l'offerta. Magari si guardava un po' di sport. Sport sì, ma fatto dagli altri. Come detto però, le
cose sono cambiate e fortunatamente la nostra domenica sera ha assunto nuova forma; forma che è molto più
coinvolgente e stimolante rispetto a quella precedente. Il torneo pallavolistico del CSI ci ha consentito innanzitutto di poter "rispolverare" uno sport che molti di noi hanno dovuto soppiantare per via di impegni di studio e/o
lavorativi, e ha fatto sì che la passione, latente per tutti i motivi di cui sopra, riemergesse con forza e tenacia rinnovata. Questo grazie al consueto appuntamento domenicale, divenuto quasi familiare. Un appuntamento che è
giusto compromesso fra i nostri impegni ed esigenze e la disponibilità di palestre, sempre più occupate durante la
settimana. Far parte di questo torneo significa giocare, ma anche prendersi gioco di sé, perché sebbene nessuno
di noi sia la reincarnazione di De Coubertin -e che dunque a tutti faccia piacere vincere ed avere la meglio sulle
altre squadre- mai ci dimentichiamo che questa non deve essere altro che occasione di divertimento, conoscenza
e sportività.
Ludovica Cacciamani
SarH Volley
Sar-h volley, nome bizzarro per una squadra altrettanto speciale.Il significato
della Sar- h ovvero della Saracca ha diverse origini : l’unica non censurabile e
che possiamo spiegarvi, è l’identificazione con il movimento brusco e violento
della mano sulla palla: “guarda che saracca che ho tirato!” Nata qualche anno
fa e formata da soli uomini, con il tempo hanno capito che per divertirsi avrebbero dovuto arruolare anche le donne, le Saracche!! Tutti ex-giocatori, forti soprattutto a tavola, nel nostro tanto amato “terzo tempo”, importato dal rugby, che ci accompagna dopo ogni allenamento e dopo ogni partita.
Giocatori nati in diverse epoche, dal 1958 al 1979, ma tutti amici e con una passione in comune: la pallavolo!
Arrivati quasi al termine di questo campionato Csi, possiamo decisamente affermare di esserci divertiti e che
questa nuova ed emozionante esperienza non finirà in quel di Gubbio!!!
Elisabetta Pieggi
4-ALLENARE ED EDUCARE CON INTELLIGENZA EMOTIVA
a cura di Roberto Grandis
LA LEADERSHIP RISONANTE DI CHI ALLENA
Se un allenatore non è un leader ha fallito il proprio mandato, qualunque sia la capacità tecnica che egli possiede.
Ma cosa significa “essere leader” ? La vera grandezza della
leadership si fonda sulla capacità di far leva sulle emozioni, tenendo alto, in tal modo, il morale del gruppo, favorendo contemporaneamente la motivazione e l’impegno
dei componenti del team. L’allenatore-leader ha la capacità di orientare le emozioni collettive in senso positivo. Si
parla, a buona ragione, di leadership “risonante”. Il buon funzionamento di una squadra dipende
in larga misura dall’efficacia con la quale l’allenatore-leader assolve a questa essenziale funzione
emotiva. La chiave di tutto ciò risiede, ovviamente, nell’intelligenza emotiva e nelle sue quattro
componenti: la consapevolezza di sé: porta alla capacità di riconoscere le emozioni su se stesso e
sul gruppo, permette all’allenatore la conoscenza dei propri limiti e punti di forza, aumenta la sua
fiducia personale; la gestione di sé: è la porta verso la congruenza, la trasparenza intesa come
capacità di ispirare fiducia e adattabilità; la consapevolezza sociale che favorisce l’empatia (ne
abbiamo parlato la scorsa volta) e la capacità di cogliere il livello affettivo del gruppo e infine la
gestione di positive relazioni interpersonali dalla quale deriva la capacità di “empowerment”.
Proprio quest’ultima dovrebbe essere una competenza specifica di un buon allenatore: aiutare i
ragazzi a tirare fuori il meglio di sé, non solo tecnicamente, ma anche come persone che si stanno formando, esprimendo al massimo le risorse delle quali ciascun ragazzo è potenzialmente dotato.
La capacità di utilizzare l’intelligenza emotiva aggiunge
all’autorità dell’allenatore-tecnico l’autorevolezza della sua persona che sarà la forza ispiratrice dell’intero
gruppo. Ad essa si aggiungeranno, evidentemente, le
competenze tecniche, fondamentali in chi prepara una
squadra. L’allenatore-educatore diverrà allora un vero catalizzatore dei suoi ragazzi, un punto di
riferimento capace di insegnare attraverso una costante azione di stimoli adeguati e di attenta
lettura di ciò che tali stimoli provocano sul gruppo.
2- HA 40 ANNI MA E’ ANCORA UNA SFIDA
di Mauro Ottolenghi
L’itinerario sportivo-educativo è stato, per qualche decennio, il progetto base del CSI su
cui si fondavano le scelte e i criteri metodologici delle attività motorie e sportive in
tutte le fasce di età dei praticanti, costituendo così un elemento centrale e qualificante
del progetto educativo globale dell’Associazione.
PRIMA FASCIA (BAMBINI 5 – 10 anni)
Obiettivi
Quali sono gli obiettivi formativi o meglio i compiti di sviluppo previsti per i bambini di questa età?
Far acquisire ai soggetti una prima coscienza e padronanza di sé in relazione agli altri e alle cose attraverso schemi motori semplici e solo successivamente, verso i 10-11 anni, schemi motori più complessi ludico
-sportivi.
Contenuti
Attività ludico-motoria. I bambino è aiutato e guidato a conoscersi, formarsi ed esprimersi attraverso il
movimento ludico nella più vasta gamma delle sue espressioni.
In questa prima fase dell’itinerario sportivo-educativo sono da privilegiare: il gioco che è l’unica forma di
attività che il bambino conosca attraverso la quale riesca ad esprimersi; l’espressività con vaste possibilità di applicazione: la spontaneità da non confondere con lo spontaneismo perché non esclude una guida,
anzi richiede la presenza costante di un operatore motivato; la creatività.
Criteri
In questa fascia l’attività è a carattere esclusivamente formativo, con esclusione di preoccupazioni specifiche sia di tipo tecnico sia di tipo agonistico. Le diverse attività ludico-motorie (assenza di caratteristiche
tecnico-sportive) dovranno essere accompagnate dalla interdisciplinarietà, cioè dall’abbinamento del
movimento, inteso come linguaggio del corpo, con altri ‘linguaggi’, quali il mimo, la drammatizzazione, la
musica… L’egocentrismo del bambino in questa fase non consente grandi forme di collaborazione , ma il
rapporto con gli altri e con il mondo esterno gli consente di prendere coscienza di sé.
La suddivisione in cicli
Anche se raggruppati in un’unica fascia, i bambini di questa età presentano nel loro sviluppo caratteristiche molto diverse. Per questo motivo le attività e i criteri vengono suddivisi in tre cicli:
Il primo ciclo comprende i bambini di 5 e 6 anni. Per questi soggetti è prevista un’attività sotto forma di
gioco che coinvolga tutte le loro facoltà e agevoli l’instaurarsi di un corretto rapporto con i coetanei e con
gli oggetti circostanti.
Il secondo ciclo comprende i soggetti di 7 e 8 anni. I bambini di questa età cominciano ad uscire dal proprio egocentrismo e a sentirsi membri di un gruppo all’interno del quale compiere le prime esperienze di
collaborazione . Sono quindi realizzabili attività di gruppo dove alcune esperienze motorie sono interiorizzabili
da pagina presedente
Il terzo ciclo comprende i soggetti di 9 e 10 anni. Questi, pur avendo sostanzialmente le stesse caratteristiche degli altri componenti della 1^ fascia, tuttavia si distinguono per una più
sviluppata coscienza di sé e per una maggiore padronanza del proprio corpo; inoltre essendo
socialmente più evoluti possono realizzare esperienze più complesse di collaborazione con gli
altri. Con i bambini di questa età è possibile rendere più specifiche le attività motorie che pur
rimanendo fondamentalmente formative e ludiche, possono tuttavia essere maggiormente
orientate verso il gesto sportivo di tipo polisportivo. E’ l’età del ‘gioco sportivo’ che comunque esclude l’attività agonistica o di addestramento di tipo tradizionale.
Sarebbe auspicabile sotto il profilo educativo che, oltre ai centri gestiti direttamente dal Comitato del CSI, altri venissero promossi e gestiti dalle società sportive opportunamente integrati nella vita associativa delle società stesse.
-Continua al prossimo numero-
GABRIELE DAMIANI NUOVO ASSESSORE ALLO SPORT
Gabriele Damiani è il nuovo assessore allo sport e all’ associazionismo della Città di Gubbio. Si tratta di un assessorato determinante
per creare sia una diversa cultura dello sport sia per stimolare e sostenere un associazionismo come scuola di democrazia e come strada di formazione alla convivenza civile. Anche a lui, quindi, il compito
di portare a compimento quel “piano di intervento per le politiche giovanili” promesso dall’attuale Giunta per il 2016. Buon lavoro, assessore. Noi ci siamo per “dare
una mano”. Ovviamente se richiesto!
SALVATE LA DATA
L'Assemblea Elettiva del quadriennio 2016 - 2020 del Comitato di Gubbio si svolgerà:
SABATO 9 APRILE 2016 DALLE 9.30 ALLE 13.00
Tutte le Società Sportive affiliate sono vivamente invitate a partecipare. Nelle prossime settimane verrà pubblicato il programma ufficiale della giornata. Oltre ai Presidenti delle Società Sportive possono partecipare anche i dirigenti, gli allenatori e gli
arbitri nonché tutti coloro che fossero interessati
Non prendete impegni! Vi aspettiamo per vivere insieme il momento associativo più
importante del quadriennio
I “CENTO PASSI” DI PEPPINO IMPASTATO
di Federica Grandis
Continuiamo a raccontarvi le biografie delle
vittime di mafia cui sono
dedicate 11 vie di Gubbio. Peppino Impastato
nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5
gennaio 1948. La sua
famiglia è parte integrante del sistema mafioso
locale, sistema che lo stesso Peppino tenterà di
scardinare nell’arco di tutta la sua breve vita.
L’attivismo contro la mafia porta il giovane a
scontrarsi spesso col padre, fino all’inevitabile
allontanamento da casa. Nel 1965 Peppino fonda “L’idea socialista”, giornale di denuncia che
dopo poco verrà sequestrato, ritenuto
“scomodo” per qualche personaggio “influente”.
In quegli anni Peppino partecipa alle manifestazioni di protesta al fianco dei disoccupati e dei
contadini ai quali vengono espropriati terreni
per conto di interessi mafiosi nel settore dell’edilizia, compresi quelli riguardanti la costruzione
dell’aeroporto di Palermo. E’ nel 1967 che Peppino fonda la famosa “Radio Aut”, emittente radiofonica libera dai cui microfoni conduce
un’audace azione di denuncia nei confronti dei
boss locali, in particolare del capomafia Gaetano Badalamenti, “don Tano”. I suoi interventi in
diretta radiofonica sono sagaci, satirici, sarcasti-
ci e non risparmiano nessun mafioso o politico.
Nel 1978 Peppino si candida alle elezioni comunali di Cinisi nella lista di Democrazia Proletaria, ma nella notte tra l’8 e il 9 maggio di quello stesso anno viene barbaramente ucciso, legato ai binari ferroviari con una carica di tritolo
sotto il suo corpo. Inizialmente la stampa e la
magistratura lo dipingono come un possibile
attentatore, rimasto vittima del suo stesso atto
terroristico. Due procedimenti giudiziari nei confronti di Gaetano Badalamenti, accusato di essere il mandante dell’agguato a Peppino Impastato, si concludono poi con altrettante archiviazioni, nel 1984 e nel 1992. Soltanto nel 2002 la
Corte di giustizia italiana condanna Badalamenti all’ergastolo per l’omicidio di Peppino. Tano
Badalamenti era già stato arrestato in USA nel
1987 e condannato a 45
anni di galera, con l’accusa di essere a capo
dei traffici di droga gestiti dalla mafia. Alla storia di Peppino Impastato è
stato dedicato il bellissimo film “I cento passi”,
opera del 2000 diretta da Marco Tullio Giordana
che, qualora non l’aveste ancora fatto, vi consigliamo davvero di vedere.
Il 21 MARZO ANCHE A PERUGIA LA MANIFESTAZIONE DI LIBERA
Anche quest’anno, nel primo giorno di primavera, Libera ricorda tutte le vittime innocenti uccise per mano
mafiosa. Nelle più grandi piazze d’Italia, in contemporanea nazionale, il 21 marzo gli oltre 900 nomi di
questi morti innocenti risuoneranno insieme. A Perugia in piazza IV novembre la lettura dei nomi verrà
anticipata da un corteo che si snoderà per le vie della città. Per partecipare alla lettura dei nomi e alla
marcia, che si terrà a partire dalle 10 del mattino, potete scrivere le vostre adesioni sulla pagina Facebook di Libera Gubbio, dove con l’avvicinarsi della data troverete anche il programma dettagliato della
giornata. Da Gubbio parteciperanno ben 150 ragazzi delle scuole medie e superiori per fare memoria
delle vittime innocenti e dire no, con la forza dei loro simbolici passi, a ogni forma di mafia, oppressione,
corruzione.
SPORT E MISERICORDIA: UN CONNUBIO POSSIBILE
UNA BELLA INIZIATIVA DEI GIOVANISSIMI DEL CSI DON BOSCO
Nell’anno del Giubileo, una piccola dimostrazione di come sport e misericordia possano
camminare a braccetto.
Il gruppo "piccoli amici" della scuola calcio Csi Don Bosco ha preso parte all'iniziativa diocesana di raccolta Cibo 2016: “Una Catena di Bene", partecipando, con bambini e genitori, allo smistamento
del cibo preventivamente raccolto ed alla conseguente collocazione in appositi scatoloni pronti per essere caricati nel
container che a metà marzo partirà da Gubbio.
Il progetto che coinvolge da anni giovani e meno giovani,
è finalizzato a sostenere, con il cibo raccolto nelle case di
tutta la diocesi, le parrocchie Boliviane di Peñas e Santiago de Huata dove operano amici sacerdoti.
Per circa due ore i piccoli atleti, con entusiasmo e laboriosità, hanno toccato con mano cosa significhi impegnare un poco del proprio tempo per aiutare il prossimo. Piccoli semi che gli animatori della Scuola calcio hanno invitato i giovanissimi a gettare a piene mani, soprattutto in questo anno così particolare, dedicato proprio
alla misericordia. E la misericordia, come ricorda Papa Francesco, è il primo attributo di
Dio. È il nome di Dio.
Daniele Martinelli
POSTICIPATO L’ITINERARIO DI FORMAZIONE
L’avvio dell’itinerario di formazione del Csi di Gubbio, di cui abbiamo ampiamente parlato nello scorso numero e destinato a educatori e animatori (sportivi e non), è stato prorogato al 7 marzo p.v. Iscrizioni presso la
segreteria del Comitato fino al 3 marzo: [email protected]
IL 5 E 6 MARZO IL TORNEO DI CALCETTO IN ROSA
Una delle iniziative ricorrenti e qualificanti del Csi eugubino è il Torneo
“Calcetto in rosa, trofeo Tiziana Mosca”. Nel mese di marzo, caratterizzato dalla festa della donna, atlete di diverse parti d’Italia daranno vita, sabato 5 e domenica 6 marzo, a una serie di incontri che, oltre ad aggiudicare l’attribuzione del Trofeo, permetteranno alle ragazze, come già negli
scorsi anni, di vivere due giornate di sport e amicizia. Ampio resoconto
sul prossimo numero.
CONTIAMO SU DI VOI: RISPONDETE AL QUESTIONARIO!
INDAGINE ONLINE SU SOTTORETE
Con lo scorso numero di gennaio, SOTTORETE è entrato nel quinto anno di pubblicazione. Considerato che si
tratta del prodotto della buona volontà e dell’impegno
volontario di tante persone, non possiamo che essere
orgogliosi del nostro traguardo. Tuttavia, come avrebbe
detto Lubrano “una domanda nasce spontanea”: chi legge Sottorete? Quali sono i contenuti che suscitano interesse o curiosità? Quali, eventualmente, superflui o ridondanti?
L’importanza e l’urgenza di dare risposte a queste domande ci ha spinti ad elaborare una indagine su Sottorete. Si tratta di un breve questionario online, del tutto anonimo, che chiediamo ai nostri lettori di
compilare. Le opinioni, i suggerimenti, le considerazioni di chi ci legge sono
di fondamentale importanza per dare un senso al nostro lavoro ed orientarlo
al meglio. Riteniamo, inoltre, che il questionario possa rappresentare un’ opportunità per far conoscere la propria opinione, il proprio punto di vista e dare suggerimenti utili e costruttivi.
Sappiamo benissimo che iniziative similari hanno una risposta numericamente assai poco rilevante, ma noi contiamo da una parte sull’intelligenza e
buona volontà di chi ci legge, dall’altro sulla semplicità e rapidità di compilazione del questionario
Il link per compilare il questionario è il seguente:
https://docs.google.com/forms/
d/1FMx9ou2l03R_YcSDv4vGvHhcPggMKXOBHYe62lI95Xo/viewform
Grazie davvero per la preziosa collaborazione!
“Il
corrotto è quello che si indigna perché gli rubano il portafoglio e si lamenta per la scarsità di
sicurezza che c’è nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse e magari licenzia i suoi impiegati ogni tre mesi per evitare di assumerli a tempo indeterminato, oppure sfrutta il lavoro in
nero. E poi si vanta pure con gli amici per queste sue furbizie. È quello che magari va a messa ogni
domenica, ma non si fa alcun problema dello sfruttare la sua posizione di potere pretendendo il
pagamento di tangenti. La corruzione fa perdere il pudore che custodisce la verità, la bontà, la
bellezza. “
da “Il nome di Dio è misericordia” di Papa Francesco – Piemme edizioni
NON CAPISCO IL FUORIGIOCO
Rubrica a cura di Ilaria Corazzi
BAMBINI ? NO GRAZIE
Ha suscitato una serie infinita di polemiche l’iniziativa del proprietario di un ristorante romano il quale
ha appeso un cartello all’ingresso del proprio locale
che recita così: “A causa di episodi spiacevoli dovuti
alla mancanza di educazione, in questo locale non è
gradita la presenza di bambini minori di anni 5 nonché l’ingresso di passeggini e seggioloni per motivi di
spazio. Certi della vostra comprensione si ringrazia la
clientela, firmato il comandante”. Sui siti di recensioni e sui social network si è scatenato l’inferno. C’è chi solidarizza con il
“comandante”, sottolineando come spesso i bambini siano fonte di disturbo e
disagio eccessivo per chi vuole trascorrere una tranquilla serata in trattoria; c’è
chi, invece, lo accusa apertamente, in
ordine di gravità, di insensibilità, anacronismo, ignoranza, cattiveria e razzismo.
Quello che è certo è che anche da noi si
sta diffondendo lentamente la tendenza nata negli
Stati Uniti e denominata “childfree”espressione traducibile letteralmente – ed entusiasticamente - con
“libero/a da figli”. Da non confondere con la più mesta e malinconica “childless”, espressione che invece
denota la condizione di chi, pur volendo dei figli, non
riesce ad averne. Non sono pochi, in Italia e in Europa, i locali che si rivolgo apertamente ad un target
unicamente adulto, specificando nella postilla “no
kids, kinder verboten , niente bambini” la garanzia
del valore aggiunto di un soggiorno all’insegna del
relax e della tranquillità. I colossi dell’imprenditoria,
guidati da acuti studi di marketing - c’è da giurarci faranno il resto.
Come in situazioni analoghe, ho la sensazione che
l’iniziativa del ristoratore romano sia la risposta eccessiva ad un problema reale. Sono infatti condivisibili e ragionevoli sia le posizioni di chi sostiene il sacrosanto diritto di mangiarsi una pizza o bersi una
birra in pace senza essere assordato dalle urla isteriche di fanciulli senza controllo, sia di chi non vuole
spendere il proprio stipendio in tate e
babysitter o arruolare zii e nonni per
godersi una serata fuori dalle mura domestiche. E allora?
Forse è necessario ripensare al ruolo
che affidiamo ai bambini all’interno
della nostra società. Nel nostro paese,
dove l’infertilità dilaga su numeri sorprendenti, i pargoli sono spesso vissuti
come “miracoli” nei confronti dei quali
è, a volte, psicologicamente difficile porre dei limiti,
dire dei no, offrire minime frustrazioni, facendone,
poi, dei dittatori in erba. Dall’altra parte stiamo assistendo, molto più che in passato, ad una rinuncia
volontaria alla genitorialità, con un conseguente disinteresse nei confronti delle complesse problematiche infantili. In entrambi i casi una abdicazione del
ruolo di adulti e di educatori. Un problema che anche noi del Csi dobbiamo spesso affrontare, proprio
a partire dai campi di gara.
[email protected]
TRA IL DIRE E IL FARE
C’E’
Dicono che siamo una società di creativi, di persone che
sfornano idee e che amano parlarne. Forse. Aleggia però
un errore di fondo: la creatività non è insita nel momento
ideativo bensì in quello realizzativo. Essere creativi significa
realizzare ciò che si è pensato e, successivamente, progettato. La catena della creatività, dunque, è: ideare-progettare
-realizzare. Altrimenti si sarà visionari o semplicemente
“chiacchieroni”. Si utilizza spesso, invece, la strada più facile: si spiattella l’idea, si discute, magari si litiga, raramente
si trasforma l’idea in un progetto stilato come Dio comanda,
più raramente ancora si passa alla sua realizzazione. Un
monumento all’immobilismo di tutto rispetto. La foga, la
passione acritica, il parlare “di pancia” saranno i pilastri di
questo modello inutile e frustrante. Come uscirne? Mai entrandovi, operando con accortezza e intelligenza. Ciò richiede però la conoscenza di due o tre cosucce che impegnano
a pensare. E pensare è fatica. Meglio quattro passi distensivi in EASY STREET. Ovviamente chiacchierando.
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